Seduta n.192 del 28/09/2016
CXCII Seduta
(ANTIMERIDIANA)
Mercoledì 28 settembre 2016
Presidenza del Vicepresidente Eugenio LAI
La seduta è aperta alle ore 10 e 32.
COSSA MICHELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 1° settembre 2016 (188), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Ugo Cappellacci, Luigi Crisponi, Daniela Forma ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 28 settembre 2016.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il disegno di legge numero 366.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le proposte di legge numero 363, 364, 365.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
COSSA MICHELE, Segretario. Sono state presentate le interrogazioni numero 848, 849, 850, 851, 853.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
COSSA MICHELE, Segretario. Sono state presentate le interpellanze numero 248 e 249.
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
COSSA MICHELE, Segretario. È stata presentata la mozione numero 258.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame congiunto delle mozioni numero 240 e 252 abbinate all'interpellanza numero 235.
(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e dell'interpellanza:
Mozione Congiu - Manca Pier Mario - Desini - Cherchi Augusto - Busia - Unal1 - Cocco Pietro - Zanchetta - Gaia - Solinas Antonio - Lai - Cocco Daniele Secondo - Lotto - Tendas - Manca Gavino - Deriu - Forma - Sabatini - Perra - Ledda - Moriconi - Cozzolino - Comandini - Pinna Rossella - Anedda - Zedda Paolo Flavio sulle misure urgenti per alleviare il danno patito dalle aziende agricole insediate nei territori percorsi dagli incendi nelle giornate del 1°, del 2 e del 5 luglio 2016: attivazione di strumenti finanziari e buoni di acquisto di materie prime per l'alimentazione animale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che, nelle giornate del 1°, 2 e 5 luglio 2016, un incendio di proporzioni gigantesche ha distrutto oltre 8000 ettari di pascoli, terreni coltivati e sugherete, arrecando un danno ambientale rilevantissimo, ma sopratutto mettendo in ginocchio innumerevoli aziende agricole insediate nei territori del Goceano e dell'Alto Oristanese e, in particolare, nei comuni Borore, Dualchi, Birori, Bortigali e Sedilo;
CONSIDERATO che, nelle more dell'effettuazione della stima dei danni, della verifica dei presupposti per il riconoscimento dello stato di calamità naturale, appare urgente e indilazionabile assicurare immediatamente una forma di aiuto straordinario alle aziende agricole insediate nei territori percorsi dall'incendio e che registrano la irrimediabile perdita del principale fattore produttivo;
RITENUTO che la Regione autonoma della Sardegna, quale ente esponenziale della collettività nel cui territorio erano ubicati i beni andati distrutti, debba promuovere ogni utile iniziativa per alleviare le sofferenze di quanti hanno subito le conseguenze di un così vile attentato;
CONSIDERATO che le prime e più impellenti esigenze da soddisfare riguardano l'approvvigionamento di mangimi, foraggio e acqua per il sostentamento del compendio zootecnico sopravvissuto;
RITENUTO che una simile emergenza possa essere validamente fronteggiata ricorrendo all'istituzione di voucher individuali per acquisto di foraggio e mangimi in favore degli imprenditori agricoli danneggiati da liquidare mediante procedure di autocertificazione del danno per il tramite dei sindaci competenti per territorio,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
ad attivare immediatamente tutti gli strumenti finanziari atti a far ripartire il comparto e, nell'immediato, un sistema dei buoni regionali di acquisto di materie prime (foraggio, mangimi,
acqua), ovvero qualunque altro strumento capace di fronteggiare l'emergenza dell'alimentazione animale sopravvissuta. (240)
Mozione Crisponi - Dedoni - Cossa sul primo bilancio della lotta agli incendi sul territorio regionale.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che il territorio della Sardegna è stato interessato, fin dall'avvio dell'annuale campagna antincendi, da un considerevole numero di incendi che hanno provocato la distruzione di migliaia di ettari di territori boscati, pascoli o di aree ricoperte da macchia mediterranea;
VALUTATO che quella in corso parrebbe essere una delle annualità più disastrose quanto a superfici percorse dai roghi, nonostante le dichiarazioni forzatamente rassicuranti rilasciate alla stampa dall'Assessore regionale della difesa dell'ambiente;
CONSIDERATO che, a seguito di tali incendi sono stati sovente messi in pericolo centri abitati, aree e case che ospitavano vacanzieri e residenti, aziende agricole che hanno visto andare in fumo edifici, capanni, ricoveri per il bestiame e scorte alimentari, così come avvenuto in questi mesi in Barbagia, nel Sulcis, in Planargia e Montiferru, nell'Oristanese e nella Giara;
FERMO RESTANDO il fondamentale e irrinunciabile operato degli effettivi in campo, Corpo forestale, Protezione civile, Agenzia Forestas, Vigili del fuoco e compagnie barracellari, chiamati spesso a operare in condizioni proibitive e al limite della resistenza umana;
RILEVATE le proteste dei sindacati che hanno denunciato che gli agenti delle stazioni forestali scontano una media del 30 per cento di inabili a prestare servizio di spegnimento, che è ultracinquantenne oltre il 70 per cento del personale complessivamente coinvolto nelle attività di contrasto agli incendi e che le alte professionalità dei nuclei investigativi del corpo forestale sono sostanzialmente sottodimensionate rispetto alle gigantesche incombenze a cui sono chiamati;
TENUTO CONTO che i vari fronti del fuoco hanno posto sotto pressione un apparato di cui mai è stato dato conto da parte dei vertici dell'assessorato competente rispetto agli uomini effettivamente schierati sul campo e dichiaratamente abili per assicurare efficacia degli interventi nel doveroso rispetto delle condizioni di sicurezza richieste al personale schierato;
RILEVATO come anche la firma della convenzione con il corpo dei vigili del fuoco è avvenuta con il colpevole ritardo da parte della Regione di almeno due mesi, con risorse finanziarie inadeguate rispetto ai gravosi impegni richiesti e con modalità operative ben differenti dalle convenzioni sottoscritte negli anni precedenti;
TENUTO CONTO che sono, pertanto, ascrivibili alla giunta regionale carenze organizzative che si sono purtroppo riverberate sui luoghi devastati dalle azioni criminali degli incendiari,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente a:
1) riferire in aula sugli effetti prodotti dai devastanti incendi cui è stato sottoposto il territorio regionale, chiarendo quali siano le forze effettive in campo per la prevenzione, la lotta e l'investigazione sugli incendi;
2) quantificare i danni economici inferti ai territori attraversati dal fuoco, specificando se sia stata avviata la stima degli indennizzi economici a quanti hanno visto trasformare in cenere pascoli, aziende, cose e animali;
3) dare conto della scandalosa situazione del telerilevamento automatico di incendi boschivi a suo tempo realizzato con ingenti risorse economiche e mai entrato in funzione;
4) valutare la possibilità di anticipare fin dal mese di maggio la prossima campagna antincendio 2017. (252)
Interpellanza Rubiu sugli incendi divampati in diverse parti della Sardegna tra il 2 e il 3 luglio 2016 e sulla carenza della macchina operativa regionale in alcune zone dell'Isola.
Il sottoscritto,
PREMESSO che nel fine settimana tra il 2 ed il 3 luglio 2016 sono divampati in diverse parti della Sardegna diversi roghi; un devastante incendio si è scatenato nei territori tra Sedilo, Aidomaggiore e Dualchi con diversi capi di bestiame uccisi dalle fiamme e molte aziende agricole danneggiate; diverse case sono state evacuate per evitare disastri maggiori, danni senza fine anche nei territori accanto a Borore dove le fiamme si sono spinte in alcuni poderi agricoli della zona; sono stati devastati ettari di macchia mediterranea, alberi d'alto fusto e bassa vegetazione; un inferno che ha messo in pericolo diverse aziende inglobate nelle località rurali, alcune delle quali costituiscono l'ossatura dell'economia agroalimentare della zona; un dramma sociale, unico nel suo genere, che ha causato anche la distruzione di un patrimonio agricolo di grande rilevanza per il territorio dell'Oristanese; in particolare, secondo una prima stima dei danni, si contano 2.300 ettari bruciati, intere aziende agro zootecniche distrutte, ovini, equini e bovini che non sono sopravvissuti all'inferno;
SOTTOLINEATO che le fiamme, alimentare dal forte vento e dal gran caldo, si sono spinte in una vasta porzione del territorio di Uta, con le campagne che corrono verso la Pedemontana incenerite dai roghi; un rogo è giunto a minacciare la zona di Macchiareddu ad Assemini; altro vasto incendio è stato segnalato a Siliqua, non molto distante dal centro abitato; a rischio anche le campagne tra Villamar e Furtei, con il rogo che ha seminato panico nelle aziende rurali; un inferno anche nei poderi sparsi tra Orani e Bitti; altri incendi sono stati registrati anche nelle campagne che attraversano il Sulcis Iglesiente;
RILEVATO che la piaga degli incendi in Sardegna è diventata un'emergenza da fronteggiare in diverse parti dell'Isola, con un apparato regionale antincendi - vigili del fuoco, forze dell'ordine, Ente foreste, protezione civile e diverse squadre di volontari - impegnato in una lotta impari contro le fiamme, viste le risorse insufficienti per domare le fiamme e i mezzi inadeguati;
OSSERVATO che l'emergenza incendi sta assumendo ormai livelli critici con il passare degli anni, visto che appare assolutamente insufficiente l'opera di prevenzione promossa dalla Regione con il mancato coinvolgimento degli altri enti locali;
APPRESO che gli episodi dei roghi estivi hanno già riguardato, negli ultimi giorni, gran parte della Sardegna, senza eccezione di territori; insomma, tutti i distretti dell'Isola non sono stati risparmiati dalla furia devastatrice delle fiamme;
ATTESO che in molti dei suddetti casi si è verificato un inaccettabile ritardo, con lungaggini inammissibili, nelle operazioni di interventi per lo spegnimento delle fiamme da parte del sistema che fa capo alla Regione, con gravi conseguenze che hanno portato a una lotta impari contro gli incendi, vista l'inefficienza della macchina predisposta dall'amministrazione in carica; tale situazione ha contribuito, così, ad aggravare i danni al paesaggio naturalistico e rurale dei diversi territori;
EVIDENZIATO che ogni anno si assiste, quasi impotenti, alla distruzione di migliaia di ettari di superficie boschiva e/o agricola, che costituisce un danno irreparabile per il patrimonio naturalistico-ambientale e per il settore agro zootecnico e questo appare come una situazione di deterioramento, con la desertificazione e l'impoverimento del suolo che produce una rovina dal punto di vista dell'immagine della Sardegna;
OSSERVATO che la piaga degli incendi ha assunto negli ultimi anni delle proporzioni tali da mettere a serio rischio l'immagine della Sardegna, come isola delle vacanze; un approdo turistico dallo scenario mozzafiato incontaminato, visto che i turisti, che più volte fanno da comparse a questo "spettacolo" spettrale, vanno in fuga da altre parti per non incorrere in pericoli più grossi e che a pagare il conto più salato di questo fenomeno sono, dunque, gli albergatori sparsi in tutti gli angoli della Sardegna; da qui la necessità di prevenire, con un apposito piano antincendi, il pericolo di devastazione del patrimonio ambientale;
ACCLARATO che nell'arco degli ultimi anni si è registrato un indietreggiamento, con notevoli sforbiciate ai mezzi impegnati sul territorio, del Governo rispetto a tale problematica vissuta nelle diverse stagioni estive dall'isola, con la sottrazione dei Canadair e dei velivoli attrezzati contro gli incendi estivi, soprattutto in alcune parti della Sardegna, con i diversi tagli ai danni degli enti locali impossibilitati a prevenire eventuali danni all'ambiente e all'economia del territorio; dunque, la maggior parte delle volte è necessario che i velivoli intervengano da altre regioni della penisola, con la conseguente perdita di tempo nello spegnimento degli incendi e nelle operazioni per gli interventi contro le fiamme;
APPURATO che i danni sinora provocati dagli incendi ai territori colpiti sarebbero stati evitabili in caso di un intervento immediato di mezzi e con risorse adeguate;
TENUTO CONTO che occorre ora attivarsi per riconoscere ai territori colpiti dai roghi lo stato di calamità naturale, vista la devastazione dei poderi, per venire incontro ai disagi provocati alle aziende agricole e zootecniche - impegnate nei diversi settori - e alle realtà imprenditoriali un adeguato indennizzo per i danni subiti;
ATTESO che sarebbe necessaria un'operazione volta alla salvaguardia del patrimonio boschivo isolano mediante un'adeguata campagna di prevenzione degli incendi e assegnando agli enti locali le risorse necessarie;
PRESO ATTO che pare opportuno prevedere una dislocazione delle strumentazioni atte alla lotta antincendi nelle diverse parti della Sardegna, in termini di mezzi - quali Canadair assegnati dal Governo ed elicotteri e personale sul campo;
RIMARCATO che occorrerebbe trovare un'intesa con i diversi enti coinvolti nella macchina operativa antincendi per non farsi trovare impreparati in caso di emergenza; a tal proposito appare urgente un incremento del numero di velivoli dislocati nei diversi angoli della Sardegna, con un impegno delle stesse forze dell'esercito militare (che si è dimostrato un utile deterrente per arginare il rischio di roghi) e l'assegnazione di ulteriori stanziamenti agli enti locali, perché si provveda al potenziamento delle diverse associazioni di protezione civile e volontariato impegnate sul territorio;
RISCONTRATO che la Regione deve dunque adottare gli opportuni provvedimenti per evitare ulteriori rischi per l'ambiente, le attività produttive e le persone in caso di incendi, mediante un piano di protezione civile adeguato,
chiede di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere se:
1) siano a conoscenza dei danni provocati dagli incendi avvenuti tra il 1° ed il 3 luglio 2016 nelle campagne di Sedilo, Aidomaggiore, Dualchi, Borore, Uta, Siliqua, Villamar e Furtei, Orani e Bitti, con una prima stima del patrimonio produttivo ed ambientale distrutto dai roghi;
2) non ritengano di dover immediatamente procedere - mediante una richiesta urgente al Governo - all'implementazione dei Canadair e degli altri mezzi aerei dislocati in Sardegna per la lotta agli incendi, evitando così di rincorrere l'emergenza; sarebbe infatti necessario un incremento dei velivoli contro le fiamme nei diversi territori dell'Isola, sollecitando un impegno dell'esercito (che si è dimostrato un deterrente utile contro i roghi) e invocando un aumento di risorse per gli enti locali;
3) sia già stata verificata la possibilità di riconoscere lo stato di calamità naturale a territori colpiti dalle fiamme, onde assegnare alle aziende un adeguato indennizzo. (235).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione numero 240 ha facoltà di illustrarla.
CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Sicuramente starò ben al di sotto dei 15 minuti a mia disposizione, in primo luogo per non appesantire il dibattito e poi perché lascerei anche spazio al rappresentante dell'Esecutivo su un tema che, anticipo, non è né istintivo né sentimentale, benché la mozione sia stata proposta da me, e firmata poi da gran parte dei consiglieri di questo Consiglio, il 6 luglio, all'indomani dei fatti incendiari che hanno colpito gran parte del territorio del Marghine. Non è una mozione che fa leva sul sentimento o una mozione finalizzata a sollecitare attenzione all'indomani di un fatto grave, per poi far calare il sipario del silenzio già nelle 48 ore successive, e una mozione di respiro, una mozione con la quale si cerca di discutere attorno ad un argomento, ahimè, di stretta attualità, che, ahimè, si ripropone ciclicamente. L'argomento è: quali sistemi di aiuto e di sostegno possono essere messi in campo utilmente dalla Regione; Regione che non è un ente amministrativo puro e semplice ma è un ente territoriale stanziato su un territorio che ha cura degli interessi delle popolazioni insediate; quali strumenti possono essere messi in campo, non per risarcire, non per andare incontro a stati di calamità o di emergenza, per i quali vi sono abbondanti disposizioni normative anche di livello nazionale che disciplinano il fenomeno, ma quali strumenti possono essere messi in campo utilmente per alleviare chi ha perduto il fattore principale del suo ciclo produttivo, chi, in un caso come l'incendio doloso o anche colposo, perde immediatamente le scorte alimentari per quanto riguarda il comparto zootecnico, perde il fattore produttivo del terreno, perde tutto quello che l'azienda ha a sua disposizione per alimentare il fabbisogno animale. Ecco, quali strumenti, se vi sono strumenti, la Regione può mettere in campo.
Noi sull'agricoltura abbiamo la competenza legislativa primaria, e quindi penso che la gamma degli interventi e anche la legittimazione e giustificazione giuridica non si faccia fatica a trovarla. Penso che questa sia una mozione che apre un dibattito sul livello di cura che noi prestiamo per le popolazioni colpite, non trascurando il fatto che gli incendi di cui stiamo parlando, e quelli che poi si sono verificati successivamente, hanno potuto acclarare il fatto che comunque la Regione già mette in campo dei sistemi di tutela e di intervento di protezione civile assolutamente efficaci.
La mozione non è orientata a stimolare un surplus di impegno in una direzione di pronto intervento ma certamente si chiede di poter mettere in campo dei sistemi di aiuto immediato, idea che è venuta ai proponenti e quella dei voucher o dei buoni di acquisto immediatamente spendibili da affidare per una ricognizione ai sindaci delle direttori colpiti, quali strumenti possono essere messi in campo per andare incontro ad una esigenza di sopravvivenza del fattore produttivo. È un dibattito che misura il livello di sensibilità di noi tutti verso un argomento come questo tenendo presente che le legislazioni che si sono stratificate nel corso dei decenni a partire da quelle post comunitarie hanno sempre via via fatto degradare l'interesse per la ruralità in un margine puramente commerciale.
Io ricordo ad esempio il vecchio codice del commercio del 1820 dove sulla ruralità si investiva anche idealmente in una maniera e in un modo molto più significativo, comparivano le farmacie rurali, comparivano le casse di risparmio rurali, compariva attorno al concetto di ruralità un sistema sociale che sosteneva quello sforzo. Oggi diciamo ai nostri allevatori, alle nostre aziende agricole: procuratevi l'energia per poter alimentare a basso costo il ciclo produttivo, se ci sono le strade sconnesse fatevene una ragione, cioè è tutto un mondo quello della ruralità che nel corso delle legislazioni nazionali post unitarie è sempre stato progressivamente messo ai margini di un mondo produttivo che via via è andato incontro invece e ha sviluppato maggior sensibilità verso cicli industriali differenti.
Allora detto questo è chiaro che in Sardegna noi scontiamo un approccio alla ruralità particolare, è chiaro che in Sardegna misuriamo questo approccio di fronte a questi fatti così eclatanti. Cosa possiamo fare se possiamo fare e se vogliamo fare qualcosa per andare incontro a tutti coloro che immediatamente perdono qualunque ragione lavorativa. La perdita del pascolo, la perdita del foraggio, la perdita delle scorte rappresenta la morte per l'azienda. Questa mozione stimola un dibattito in questa direzione. E chiedo a tutti i colleghi, non solo quelli che l'hanno sottoscritta in partenza ma anche gli altri, di condividerla. Grazie.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 252 ha facoltà di illustrarla.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Grazie Presidente, neanche io utilizzerò tutto il tempo assegnatomi, questa interrogazione prende le mosse dai dati sugli incendi al momento in cui abbiamo presentato l'interrogazione, che superavano già a quell'epoca la situazione che si era verificata nell'anno precedente quindi una situazione decisamente preoccupante. Il collega Congiu ha messo in evidenza soprattutto l'aspetto che riguarda i danni alle attività agricole, noi abbiamo evidenziato accanto a questi anche i problemi che gli incendi causano in generale alla nostra economia. Perché quest'anno si sono verificati incendi anche in importanti località turistiche a La Maddalena, a Santa Margherita di Pula, nell'oristanese situazioni che hanno cagionato preoccupazioni anche sotto un altro versante cioè sotto il versante della sicurezza percepita da parte dei turisti, turisti che si vengono a trovare in un'isola che è soggetta, in località che sono soggette a rischi derivanti da incendi certamente sono poco propensi a ritornarci, pensiamo a quello che è successo quando intere aree sono state sgomberate, le fiamme sono arrivate vicino alle abitazioni, insomma situazioni di sicuro non commendevoli.
Dall'altra parte abbiamo una situazione difficile che viene evidenziata per quanto riguarda gli agenti delle stazioni forestali, i sindacati denunciano che un 30 per cento del personale è inabile a prestare il servizio di spegnimento e una parte importante sono ultracinquantenni quindi con tutti i problemi che questo comporta con un sistema che viene sottoposto a forte pressione, con una convenzione con i vigili del fuoco che è stata stipulata con oltre due mesi di ritardo rispetto ai tempi normali e razionali per poter organizzare il servizio. Questa mozione tende dunque a chiedere alla Giunta intanto di riferire in Aula sugli effetti che sono stati prodotti dagli incendi nel 2016. Quindi noi chiediamo alla Giunta di dare dati precisi in base alle rilevazioni che essa ha sicuramente fatto su come è andata quest'anno e spiegare a questo Consiglio quali siano le forze effettivamente in campo per contrastare gli incendi sia nella prevenzione che sia nella lotta e sia poi nella successiva investigazioni sulle cause degli incendi. Chiediamo alla Giunta di quantificare i danni economici che sono stati inferti ai territori che sono stati devastati dagli incendi e se sia stata avviata una stima degli indennizzi economici dovuti alle attività che sono state così pesantemente danneggiate.
Un altro aspetto che abbiamo messo in evidenza, anche attraverso un'interrogazione che abbiamo presentato accanto alla mozione, è quella della situazione del telerilevamento che merita un focus da parte della Regione, perché quest'attività nel corso degli anni, stiamo parlando ormai di una ventina d'anni che si è partiti con il telerilevamento per una spesa che supera i 27 milioni di euro, che non ha prodotto assolutamente nulla, un sistema che è potenzialmente all'avanguardia anche per i tempi della tecnologia che potenzialmente avrebbe potuto dare una mano importante nell'individuazione precoce degli incendi e quindi nello spegnimento degli stessi è stata nel corso degli anni abbandonata dalla Regione e attraverso una vicenda tortuosa, che meriterebbe anche l'attenzione degli organismi preposti al controllo della spesa, e che non è mai entrata in funzione. Quindi chiediamo alla Giunta di riferire su questo e quali intendimenti abbia rispetto a questi apparecchi che sono disseminati un po' in tutto il territorio regionale e chiediamo infine alla Giunta di dire a questo Consiglio cosa pensa di fare per avviare in tempo utile la campagna antincendio per il prossimo anno 2017. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per illustrare la sua interpellanza.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Grazie Presidente, colleghe, colleghi, Assessori presenti grazie. L'interpellanza del 6 luglio chiaramente discuterla al 28 settembre ha un senso indubbiamente limitato, stiamo parlando di un'interpellanza che è stata presentata sull'onda anche dei gravi incidenti capitati 2 e 3 luglio a Sedilo, Aidomaggiore, Dualchi, e dopo qualche giorno ha colpito il territorio dell'oristanese, quello della zona di Cagliari, della Provincia di Cagliari, Macchiareddu, Assemini, Villamar, Furtei, nonché il Sulcis-Iglesiente. Danni incalcolabili per migliaia di ettari, e questa è l'occasione anche per capire stamattina dall'Assessore quali sono i dati reali, i dati precisi a oggi di migliaia di ettari, non si capisce, 10 mila, 15 mila, se abbiamo sfiorato i 20 mila, danni incalcolabili che casualmente, proprio stamattina, il presidente dell'ordine degli agronomi scrive su L'Unione Sarda, con delle indicazioni abbastanza precise, dove dice che il doppio danno che si crea in Sardegna, perché c'è un danno al bosco, un danno al legnatico reale, ma c'è anche quel danno che è irrecuperabile, che riguarda appunto il danno ambientale. E parla Ettore Crobu nella sua lettera a L'Unione Sarda, di una guerra, guerra tra gli incendiari e guerra per chi vuole tentare di difendere il bosco, di difendere la foresta, la guerra chiaramente a suo dire è stata persa dalla politica, e un'accusa pesante ovviamente la rivolge a chi gestisce la politica contro il fuoco in questo momento in Sardegna. È inaccettabile il ritardo che si è creato, è inaccettabile che i Canadair siano arrivati con fortissimo ritardo, è inaccettabile che siano stati fatti andare via, perché noi, Assessore, come lei ricorderà, qualche anno fa avevamo in Sardegna in modo permanente, presso l'aeroporto militare di Elmas, una base operativa di Canadair, che partivano dalla Sardegna per tutta l'Italia. E anche dal punto di vista strategico, oltre che dell'importanza che la Sardegna riveste in termini di bosco, perché, Assessore, lei sa bene che noi siamo i primi in Italia come superficie imboschita, e quindi anche il rischio degli incendi è un rischio maggiore, e siamo ovviamente più esposti. Quindi riteniamo che la macchina organizzativa sul fronte degli incendi sia stata un grande fallimento. Ahimè, i dati sono dei dati che sono inconfutabili, sotto gli occhi di tutti. Spesso non comunicano tra loro chi si deve occupare di prevenzione, spesso non comunicano tra loro le radio, spesso i sistemi anche di utilizzo delle pompe non funzionano perché sono di dimensioni diverse, da quelle fisse a quelle dei pompieri, quindi è una situazione in alcuni casi ridicola e grottesca. Tutto questo con il grande danno economico, il danno di immagine che ha avuto la Sardegna in questi mesi. I colleghi che mi hanno preceduto hanno parlato anche di un danno reale, un danno alle aziende agricole che hanno perso i capi di bestiame, che hanno perso le foraggere utili per portare avanti anche quelle che sono le esigenze aziendali per l'autunno. E anche di questo, ahimè, stamattina dobbiamo discutere, e dobbiamo in qualche modo cercare di trovare soluzioni, perché è giusto dare ristoro anche a queste aziende che hanno subito dei danni a causa degli incendi. È un male, questo degli incendi, di cui è chiaro che non vogliamo addossare oggi la responsabilità all'Assessore in carica, però, di fatto, la responsabilità di programmare e di prevenire, soprattutto in prospettiva futura, è oggi in capo a lei. Occorre investire anche…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Piermario Manca. Ne ha facoltà.
Ricordo ai colleghi che durante questo intervento ci si può iscrivere per la discussione generale.
MANCA PIERMARIO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Vorrei iniziare questo intervento un po' ricordando quello che succede, almeno per me stamane. Per mesi ho attraversato la "131" e vedevo delle enormi distese nere, sono i grossi incendi che ci sono stati nel centro Sardegna. Oggi, a distanza di due mesi e settanta giorni, siamo già a fine settembre, il paesaggio inizia a mutare, ci sono state un po' di precipitazioni, si vede comunque che questo colore nero tende a sparire, c'è un colore invece bello, verde, colore tipico anche della Sardegna in questo periodo. In realtà, quello che dico io, sono passati sessanta giorni, noi da sempre, come ha ricordato anche il collega Congiu, ci siamo preoccupati di questa piaga della Sardegna che ci attanaglia ormai da trent'anni e non riusciamo a debellare. Si tratta di un fenomeno che non è ciclico, è costante negli anni, forse in alcuni anni le aree percorse sono più numerose e altre volte sono meno numerose. Noi ci siamo sempre prodigati per salvaguardare quindi gli ecosistemi che sono percorsi dal fuoco, abbiamo quindi una serie di iniziative, non da ultima anche che la legge numero 353 del 2000, che vieta il pascolamento per dieci anni. In realtà, ci siamo preoccupati per quello che riguarda la fauna selvatica, per quello che riguarda la macrofauna, delle distruzioni ambientali sul suolo, perché quando viene percorso da un incendio si raggiungono temperature al suolo anche di 70 gradi centigradi, quindi con distruzione di microfauna. Abbiamo secondo me pensato a tutti. In questi anni però ci siamo dimenticati di una cosa, che questi terreni, sopra questi terreni ci sono anche delle aziende, c'è la presenza antropica, la presenza dell'uomo, dei nostri pastori. Quindi abbiamo pensato a tutto e ci siamo dimenticati di loro, ci siamo dimenticati di loro perché, quando passa un incendio e ha distrutto tutto, grazie alla forza anche di chi si impegna giornalmente, delle guardie forestali, degli stessi pastori, rimangono, dopo la distruzione, un po' di capi che sono sopravvissuti. Ma anche questi capi, secondo me, hanno necessità di un'assistenza. Quindi vede, Assessore, e mi rivolgo ad entrambi gli Assessori, è giusto il vostro intervento iniziale, quando siamo andati nelle zone colpite, e abbiamo anche dichiarato che difficilmente poteva esserci la dichiarazione di calamità naturale perché si tratta di incendi dolosi, o comunque appiccati dall'uomo, ma è anche vero che dobbiamo trovare delle soluzioni. Gli stessi pastori tra di loro si danno una mano, c'è stato un passamano telefonico di solidarietà che si è tramutato poi nell'approvvigionamento di scorte alimentari, perché, quando un'azienda viene attraversata dal fuoco, viene attraversata nella sua totalità, e quindi abbiamo questa distesa, vi dicevo, nera, dove gli animali non hanno un filo d'erba di cui nutrirsi, molte volte non ci sono neanche le scorte alimentari. Quindi, quello che chiediamo noi è uno sforzo vero per venire incontro, come fanno già loro, i pastori, alle popolazioni, o almeno ai pastori che sono stati danneggiati da un incendio, facendogli avere un minimo di solidarietà in termini reali e anche finanziari per l'approvvigionamento di scorte per gli animali. Non possiamo abbandonare, cioè il momento vero, il momento più delicato, e questo succede sempre, anche con i terremoti, sempre, è quello di approntare immediatamente una serie di misure per venire incontro a quelle che sono le esigenze fondamentali. Quindi, se un'azienda è percorsa dal fuoco, sicuramente non ci saranno più alimenti con cui dare da mangiare agli animali, si tratta in genere di aziende anche povere, che non hanno grandi capacità finanziarie. Quindi la nostra proposta qual è? Quella di trovare delle soluzioni creando un fondo, dando dei soldi, un tanto a capo, ad animale, fino all'arrivo quindi delle precipitazioni, fino al momento, due mesi, come abbiamo dimostrato anche quest'anno, in cui le situazioni climatiche cambiano e hanno quindi la possibilità di avere adeguate scorte alimentari. Non si tratta di cifre enormi, si tratta proprio di una volontà politica, anche in questo caso tenendo conto che non andiamo incontro a un aiuto di Stato, si tratta proprio di trovare delle somme per venire incontro all'alimentazione degli animali, che se non sono costretti a morire. Io riconosco, e potrebbe essere anche una soluzione, all'Assessore dell'agricoltura, che la misura 5 l'ha divisa giustamente per la prima volta, gliene do merito, in 2 tronconi, la 5.1 e la 5.2, sono 15 milioni totali di cui 7 milioni e mezzo in prevenzione e 7 milioni e mezzo invece per riparare ai danni in caso di calamità. Io credo che una strada potrebbe essere questa, e una seconda strada potrebbe essere anche quella dei vaucher, perché potrebbero anche essere immediati e quindi costituire un fondo a livello di assessorato, predisporre un fondo per cui tutte le volte che le aziende sono percorse dal fuoco…
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ignazio Giovanni Battista Tatti. Ne ha facoltà.
TATTI IGNAZIO GIOVANNI BATTISTA (UDC Sardegna). Cari colleghi e colleghe, signor Presidente, Assessore, non passa estate che puntualmente ci si trova a dover fare la stima dei danni causati dal numero di incendi, divampati da nord a sud della Sardegna, che ci consegnano un paesaggio spettrale e desolante, facendo cadere nello sconforto intere popolazioni e numerose aziende colpite da una furia devastante. Di fronte a queste situazioni desolanti di distruzione del nostro patrimonio boschivo, ambientale e faunistico, vi è la necessità da parte delle istituzioni di dare un segno evidente e tangibile del proprio operato attraverso un impegno comune nell'interesse dei cittadini amministrati, pertanto è opportuno agire a sostegno di coloro che hanno perso tutto e/o si trovano in situazioni di disagio a causa degli incendi che annualmente divampano in varie parti dell'Isola. Purtroppo, nonostante l'ingente spiegamento di forze e di risorse da parte del sistema regionale antincendi, a volte sembra di essere impotenti di fronte alla furia devastante degli incendi che stanno diventando una vera e propria piaga sociale, anche se sotto questo aspetto occorre fare una riflessione, in più considerato che in alcune situazioni si sono presentati problemi connessi a minacce sottovalutate e a scarso coordinamento di uomini e mezzi. Ma ciononostante meritano un plauso gli operatori del Corpo forestale dell'Ente foreste, ripeto, Ente foreste, dei vigili del fuoco, delle associazioni di volontariato e numerosi cittadini che ad ogni evento si prodigano per spegnere gli incendi. È nostro compito venire incontro alle esigenze delle popolazioni e delle aziende colpite dagli eventi, ma questo deve essere la straordinarietà e non la prassi, pertanto occorre investire nella prevenzione. Secondo me la prevenzione deve essere davvero un volano per far sì che la Sardegna non continui a bruciare, la Sardegna non continui ad avere problemi come quelli che abbiamo visto ieri, problemi anche di alluvioni. Ieri c'è stata una bomba d'acqua, la cosiddetta "bomba d'acqua" a Sanluri, abbiamo visto che sono stati creati dei danni, quindi ritengo che sulla prevenzione veramente si debba investire, tutti assieme, si debba investire nel far conoscere alla gente, alle scuole, ai nostri bambini che l'ambiente è una cosa molto importante, e per questo invito tutti quanti, davvero, senza divisioni, a far sì che la Sardegna venga salvaguardata non dagli aerei, non dagli elicotteri, ma debba essere salvaguardata da noi stessi, e cioè dalla nostra coscienza che deve essere portata a conoscenza di tutti quanti, a partire dalle scuole, ripeto. Ritengo che prima di fare altre sperimentazioni, si debba portare avanti un discorso veramente di educazione ambientale nelle scuole. Già si fa qualcosa, ma ritengo che si debba fare molto di più. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.
DESINI ROBERTO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Nel condividere pienamente lo spirito della mozione numero 240, essendo uno dei firmatari, vorrei mettere in evidenza alcuni aspetti, così come diceva poc'anzi il collega Piermario Manca. In questi tragici eventi che hanno colpito, come ormai si ripete costantemente e sistematicamente tutte le stagioni estive, la Sardegna, penso che la politica in generale debba prendere spunto e soprattutto prendere esempio dal comportamento, dall'atteggiamento che gli allevatori hanno dimostrato in questa triste circostanza, perché al di là dello spirito di solidarietà che è emerso in maniera spontanea, immediata e tempestiva subito nelle fasi post atti incendiari, altrettanto non si può dire per la politica in generale, perché il fatto che stiamo discutendo questa mozione a distanza di due mesi dagli atti incendiari che si sono verificati nel mese di luglio ne è la testimonianza. Però, al di là di quelle che sono le critiche che mi sento di, o l'autocritica che mi sento di fare, penso che al di là degli interventi contingenti nell'affrontare sia la fase pre atti incendiari che quella post, che comunque va fatto un ringraziamento per tutte le forze che si sono cimentate sia dei corpi forestali, dei vigili del fuoco, ma anche dei tanti volontari che hanno prestato le loro forze, ritengo che sia opportuno, se pure abbiamo già adottato anche dei provvedimenti legislativi per cercare di venire incontro ai comuni che sono stati colpiti da questi atti, di mettere in campo tutte le azioni possibili per cercare di ricostruire un tessuto economico che ha avuto degli ingenti danni. È siccome già di per se la vita in campagna è abbastanza dura, e soprattutto le avversità e la contingenza che stiamo vivendo ne sono la dimostrazione, l'invito che gli Assessori competenti, l'Assessore all'agricoltura e all'ambiente e tutta l'intera Giunta possano adottare tutti i provvedimenti che, così come abbiamo evidenziato nella mozione, possano in qualche modo alleviare i gravi danni che hanno subito i nostri agricoltori, ma soprattutto, e vado a concludere l'intervento, rivolgendomi a coloro i quali hanno commesso questi atti incendiari, e soprattutto dicendo che chi brucia la nostra amata Terra, sicuramente non ha rispetto neanche per i propri figli. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della difesa dell'ambiente.
SPANO DONATELLA, Assessore tecnico della difesa dell'ambiente. Rispondo intanto fornendo le informazioni relative alla campagna antincendi 2016. Devo dire che nonostante i clamori, tutte le notizie comparse e la difficoltà di questa campagna, dovuta sostanzialmente all'andamento metereologico, si è trattato di una campagna ordinaria, molto simile a quella degli anni precedenti, e questi sono i dati per dimostrarlo. Perché vi dico intanto che si è trattato di una condizione meteorologica molto particolare? Perché abbiamo avuto temperature molto superiori rispetto alla media climatica, perché abbiamo avuto ben 4 avvisi di condizioni meteo avverse per ondate di calore con un bilancio idroclimatico decisamente negativo. Allora, in corrispondenza di questi 4 avvisi di condizioni meteo avverse, sono anche corrisposti gli eventi più gravi di questa campagna, eventi che comunque hanno portato danni al territorio, ad aziende agricole, com'è stato detto, ma non hanno portato vittime umane e questo è un aspetto che va tenuto in considerazione, è molto importante.
Questi sono i dati: abbiamo avuto 2495 incendi che hanno interessato una superficie di 11600 ettari di cui 3100 di superficie boschiva. Gli incendi più importanti si sono sviluppati all'inizio di luglio con circa 4000 mila ettari, il 20 luglio con 1600 ettari e il 22 e 23 luglio con 900 ettari. Poi abbiamo avuto un incendio importante ancora nell'altra ondata di calore di metà agosto in Gallura e poi l'incendio di Pula che non è stato importante per quanto riguarda l'estensione ma per l'ubicazione, è una zona turistica altamente abitata.
Vorrei però ricordare che due funzionari e due dipendenti del Corpo forestale di vigilanza ambientale sono rimasti ustionati durante le operazioni di spegnimento. Approfitto proprio di questo riferimento per esprimere il mio ringraziamento a tutti gli uomini e le donne del sistema regionale di contrasto agli incendi perché è proprio la loro opera che ci ha consentito di mantenere questi numeri. Dicevo prima che si parla di una campagna ordinaria e il confronto non va effettuato mai con una singola annata, come quella dell'anno precedente, perché la singola annata è legata all'andamento metereologico della stagione, ma va confrontata con una finestra evidentemente storica, più ampia. Questi sono i dati di come si sta evolvendo, di quello che è il trend dei dati della campagna antincendi. Il confronto fra i valori del 2016 con i dati medi del periodo 1998-2015 mette in evidenza una diminuzione dell'estensione pari al 35 per cento delle aree boscate, cioè un 35 per cento in meno e del 32 per cento delle aree non boschive. In generale una diminuzione del 33 per cento sul totale delle superfici percorse dai roghi e soprattutto una diminuzione del 30 per cento sulla media dell'estensione del singolo incendio. L'estensione del singolo incendio rappresenta l'indicatore principale dell'efficienza del sistema della macchina regionale antincendio. Nella campagna del 1998 si aveva una media di 10 ettari per singolo evento, oggi ci si ferma a 4,65 ettari. Questo è il risultato del funzionamento della macchina antincendio regionale e di tutte le componenti che intervengono. È chiaro comunque che vi sono incendi per i quali lo spegnimento è più difficoltoso perché avvengono su versanti impervi o perché le condizioni metereologiche del combustibile vegetale è tale da far ripartire le fiamme anche dopo la bonifica o ancora perché la numerosità degli eventi che si sviluppano simultaneamente è tale da non consentire di controllare tutti. Quindi benché lo schieramento di uomini e mezzi messi in campo della Regione nella lotta alla incendi sia rilevante, tuttavia ci possono essere situazioni di pericolo e incendi gravi. A questo proposito posso immaginare il travaglio della Giunta precedente quando si è trovata ad affrontare nel luglio del 2009 diversi incendi che hanno percorso 35000 ettari in 36-40 ore. In quelle due giornate difficilissime si sono sviluppati 17 incendi superiori ai 100 ettari, 9 eventi sopra i 1000 ettari e 2 perdite di vite umane. Io credo che sarebbe assurdo e squallido pensare che in quella tragedia l'attenzione si fosse limitata ad una mera speculazione o peggio al solito sciacallaggio contro il Governo regionale dal momento che non si può parlare contro l'organizzazione della macchina antincendio, ma invece si deve parlare proprio dell'efficienza di questa macchina che non potrà mai essere in grado, nonostante sia una delle migliori d'Italia, di arginare tutti gli eventi in giornate di altissimo rischio.
Per quanto riguarda i numeri e i piani ripartimentali, tutto è contenuto nel piano antincendio, un piano triennale di previsione e lotta agli incendi boschivi. Il piano contiene con precisione le procedure di emergenza e definisce i ruoli dei vari soggetti del sistema: il corpo forestale attraverso la sala operativa regionale che funziona H24; i 7 centri operativi regionali; le 82 stazioni forestali che garantiscono il coordinamento delle squadre e dei mezzi aerei nelle operazioni di spegnimento. È vero, sono ingenti, abbiamo in campo 1362 unità del corpo forestale, 2753 addetti dell'agenzia Forestas, abbiamo i volontari (111 organizzazioni di volontariato e 106 compagnie barracellari). Abbiamo 11 elicotteri regionali quindi pagati sul bilancio regionale. Quest'anno, in via sperimentale, abbiamo aggiunto l'elicottero Super Puma di capacità di carico di 4500 litri e anche su questo vorrei sottolineare che vi è stata una polemica sulla sicurezza del mezzo rilevata infondata. Questo elicottero ha dimostrato la sua grande utilità negli interventi più complessi ed è stato particolarmente utile e richiesto. Abbiamo un elicottero dello Stato sull'aeroporto di Elmas e tre Canadair a disposizione dal Dipartimento di protezione civile e all'occorrenza siamo arrivati a cinque Canadair impegnati nelle funzioni di spegnimento. La funzione di coordinamento di tutte le attività per lo spegnimento è in capo al Corpo forestale, mentre la direzione della Protezione civile partecipa alle attività antincendio con la funzione del volontariato e assistenza alle popolazioni, in particolare negli incendi definiti di interfaccia, garantendo ai sindaci e alle prefetture tutto il coordinamento necessario. È molto importante perché quest'anno c'è stata un'ulteriore modifica, un ulteriore aggiornamento: la funzione dell'attività previsionale. Il bollettino di previsione con quattro classi di pericolosità viene emesso giornalmente alle ore 14 e quest'anno l'attività previsionale è espressa non più su base provinciale ma su 26 zone di allerta territoriali più affini ed omogenee per tipologie del pericolo di incendio con l'indicazione delle fasi operative regionale conseguenti, ossia ciò che tutti i soggetti del sistema di protezione civile devono mettere in atto preventivamente. Quest'ultimo dato rappresenta un'importante novità nel continuo sforzo di miglioramento del sistema di allertamento. C'è stata chiesta anche informazione sull'attività investigativa. Innanzitutto va sottolineato che i nuclei investigativi del corpo forestale lavorano per tutto l'anno e l'attività viene rafforzata durante la campagna antincendio. Tutto il personale del corpo è abilitato a svolgere questa funzione. Durante quest'anno sono state sottoposte 8 persone a misure cautelari e abbiamo 434 indagati.
Per quanto riguarda la stima analitica dei danni questa viene fatta a fine stagione, naturalmente, e soprattutto viene conclusa entro l'anno e la stima analitica si esegue soprattutto in casi specifici cioè di costituzione di parte civile verso il responsabile individuato. È inaudito chiedere a questa Giunta conto di interventi che risalgono agli anni 90, risale infatti a quel periodo e devo dire che dalle informazioni avute dalla direzione generale del corpo forestale le verifiche di funzionalità di questi impianti diedero i risultati negativi e questi risultati sono stati portati a conoscenza della sezione di controllo della Corte dei conti. Infatti su 131 incendi nel raggio di 10 chilometri delle telecamere, solo tre furono avvistati insieme all'intollerabile disturbo di 2180 falsi allarmi e questo vale anche per il secondo impianto che era previsto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Per quanto riguarda la richiesta da parte delle mozioni odierne per l'istituzione di interventi di soccorso alle aziende zootecniche colpite dagli incendi, siamo perfettamente consapevoli che i danni sono ingenti e che la situazione è grave, ma come sapete la possibilità di intervento da parte della Giunta regionale e dell'Assessorato dell'agricoltura è limitata e condizionata dai regolamenti comunitari.
Regolamenti che impediscono di considerare gli incendi come calamità naturali qualora siano di origine dolosa, pertanto l'unica possibilità nostra di intervento è assimilabile a quelle che sono state già attivate nel 2009 e nel 2011 e prevedevano dei voucher di ristoro per le aziende zootecniche in particolare colpite dagli incendi per aiutare e sostenere le aziende per l'acquisto di foraggi per il periodo che è intercorso dal momento dell'incendio fino alla fine della stagione estiva. Riteniamo quindi possibile e ci attiveremo pertanto per portare al più presto un atto deliberativo alla Giunta regionale per l'attivazione di tali strumenti similari. C'è da dire che sia nel 2009 che nel 2011 gli strumenti che sono stati attivati hanno comunque comportato una spesa limitata proprio perché il regime di de minimis ne condiziona la possibilità di fruizione da parte delle aziende che già utilizzano il de minimis per una serie di numerosi altri interventi che la Regione attiva compatibilmente con il regolamento europeo sugli aiuti di Stato. Quindi onorevole Congiu capisco perfettamente che la volontà è anche nostra e condivisa dalla Giunta, sarebbe quella di intervenire sulle politiche e sulle difficoltà delle aziende che vivono (…) sempre più difficile ma purtroppo l'attivazione di strumenti di supporto è sempre condizionata dal meccanismo degli aiuti di Stato.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Nessuna replica, anzi saluto l'apertura e le parole dell'assessore Falchi laddove nel limite del rispetto dei regolamenti comunitari dimostra la vocazione della politica della Giunta di aprire un canale non dico indennitario o risarcitorio ma proprio un canale di concreto aiuto momentaneo e transitorio. Mi permetto di osservare però che trattandosi di fatti calamitosi o fatti comunque particolari, i regolamenti comunitari sugli aiuti di Stato e sui de minimis potrebbero essere derogati, potrebbe anche essere necessario o forse sufficiente un intervento legislativo ad hoc di questo Consiglio per coniugare le due esigenze laddove mi rendo conto che il tema che giuridicamente le stiamo ponendo è un tema che sta in una terra di mezzo e che dal punto di vista dell'aiuto materiale, del sostegno non tanto risarcitorio, ma proprio dell'aiuto materiale per fronteggiare una situazione transitoria e di disperazione, il regolamento comunitario potrebbe essere non sufficiente dal punto di vista giuridico o potrebbe addirittura creare degli ostacoli. Penso quindi che se mai dovesse essere necessario l'apertura dell'Assessorato unita anche ad uno sforzo legislativo di questo Consiglio possa farci conseguire un risultato, di dotarci di uno strumento legislativo non confliggente con la normativa sovranazionale che ci serva come misura tampone per affrontare solo un momento di difficoltà transitoria.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Più che replicare vorrei esprimere la mia perplessità sul taglio che l'Assessore della difesa dell'ambiente ha dato alla sua risposta perché onestamente ho colto alcuni toni sopra le righe e alcuni atteggiamenti che francamente non erano giustificati e non trovano riscontro nemmeno col tipo di intervento e di mozione che noi abbiamo fatto.
All'Assessore della difesa dell'ambiente vorrei dire che esiste un concetto fondamentale che chi amministra deve applicare e che si chiama continuità amministrativa. Continuità amministrativa Assessore significa che lei è lì e lei deve non rispondere ma tenere conto di quello che è successo prima e sapere che quello che succederà dopo che le non ci sarà più in qualche maniera comunque si inserirà nell'attività complessiva della Regione. Quindi per quanto riguarda, a parte che alcuni dati che le sono stati chiesti li ha forniti in maniera generica e assolutamente poco rispondente alle questioni che noi abbiamo posto invece in maniera precisa, magari potrebbe dire a chi le scrive le cose di dare un taglio più adeguato alla dignità di quest'Aula, al ruolo che riveste lei e al ruolo che rivestono i consiglieri regionali. Per quanto riguarda il discorso e in particolare del telerilevamento siccome poi ogni Assessore si beve questa cosa dei falsi allarmi, fosse anche vero, io credo che purtroppo siano abbondantemente trascorsi i termini di prescrizione per quanto riguarda l'individuazione di responsabilità amministrative e contabili, però quello che è successo quando è successo, certo che nessuno può ascrivere a questa amministrazione questa vicenda, però questo è uno scandalo, è uno scandalo italiano, è uno scandalo che si è verificato in Sardegna, sono 27 milioni di euro che sono stati buttati al vento e pensare che oggi la tecnologia con tutto quello che c'è stato in questi vent'anni non consenta comunque di ragionare su un progetto di telerilevamento che sicuramente risulterebbe più efficace dell'occhio umano da tutti i punti di vista, io credo che sia un ragionamento assolutamente privo di fondamento. Per cui io spero Assessore che la prossima volta che si affronteranno questi problemi li arrivi con dati più precisi e magari ci possa dire che cosa conta di fare anche per l'anno prossimo visto che questo aspetto non l'ha nemmeno sfiorato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per dichiarare se è soddisfatto.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Non sarei intervenuto, però l'Assessore mi ha trascinato in una nota polemica perché così come già anticipato dal collega Cossa i toni non sono quelli corretti Assessore, non sono quelli propositivi. Io non soffro di torcicollo, solitamente non guardo indietro, guardo avanti e lei è qui per guardare avanti non per guardare indietro, se poi a lei interessa solo mettere in cattiva luce chi ha avuto la sfortuna in un periodo storico di essere alla guida dell'Assessorato che lei oggi rappresenta, beh, non le fa neanche onore come Assessore politico, lei deve pensare a costruire non deve pensare a venire qui e lanciare accuse su chi c'era prima, su chi c'era dopo, 30 mila ettari di bosco, cioè veramente siamo al ridicolo, avevo un'alta considerazione di lei, oggi questa considerazione è venuta meno. Ma, al di là di questo, la risposta la ritengo anche non puntuale perché non si è spesa una parola sulla prevenzione. Cioè se in Sardegna c'è un'allerta meteo e sappiamo che il giorno dopo ci sarà un vento di maestrale a 70 nodi, è chiaro che per quella giornata noi dobbiamo vigilare, dobbiamo prevenire, e magari con gli elicotteri, non possiamo attendere che ci chiamino che è scoppiato un incendio e abbiamo ricevuto la chiamata. Noi dobbiamo in qualche modo cercare di prevenire gli incendi. E anche la stessa tecnologia ci viene in soccorso. Cosa si è fatto in Sardegna per evitare che gli incendi scoppino senza un controllo? Perché è chiaro che gli elicotteri che la Sardegna noleggia hanno un costo eccessivo per le casse già abbastanza deboli della nostra Regione, però è anche vero che si potrebbe investire una parte di questi denari in prevenzione tecnologica. Quindi ritengo che la risposta sia insoddisfacente e soprattutto non fa onore alla politica. Se posso, Presidente, visto che ho la parola, chiedere anche di sospendere per 5 minuti il Consiglio, e chiedere ai colleghi della maggioranza e della minoranza di predisporre un ordine del giorno congiunto. Grazie.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Io chiedo se ci sono obiezioni da parte del Consiglio per quanto riguarda la sospensione? Non ci sono obiezioni, quindi sospendo il Consiglio per 5 minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 31, viene ripresa alle ore 11 e 41.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Poiché non è stato presentato nessun ordine del giorno poniamo in votazione le due mozioni numero 240 e 252.
Comunico che la consigliera Daniela Forma è rientrata dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Chiedo la votazione nominale.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 240.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio approva).
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 252.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio non approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 232.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Congiu - Manca Pier Mario - Desini - Cherchi Augusto - Busia - Unali - Meloni - Zanchetta - Gaia - Perra sull'istituzione di una struttura tecnico-organizzativa autonoma e potenziata cui attribuire le funzioni in materia di pesca, acquacoltura e molluschicoltura.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che il settore della pesca ha da sempre rivestito un ruolo rilevante nello sviluppo socio-economico della Sardegna;
CONSIDERATO che, sebbene l'isola manifesti una naturale vocazione e propensione per tale attività, pur tuttavia l'economia regionale non registra un elevato grado di dipendenza economica dalle attività della filiera ittica;
ACCERTATO che, in termini di valore aggiunto a livello nazionale, il comparto ittico incide sul PIL per lo 0,24 per cento, mentre a livello regionale la percentuale è leggermente superiore, attestandosi intorno allo 0,31 per cento circa (in Sicilia siamo nell'ordine dell'1 per cento);
CONSIDERATO che:
- in termini di occupati e indotto, il comparto annovera circa 10.000 addetti, circa 3.000 marittimi risultano imbarcati su una flotta di circa 1350 imbarcazioni, cui si aggiungono i circa 1.000 operatori negli impianti lagunari;
- le norme settoriali, soprattutto quelle di derivazione sovranazionale, presentano oggi un livello di complessità tale da imporre un modello di organizzazione amministrativa e di governance dell'intera filiera ittica adeguato e, soprattutto, interamente ed esclusivamente dedicato;
- come anche l'apparato di norme che disciplinano tutte le fasi della filiera determinano un appesantimento delle incombenze e un aggravio di costi per le imprese operanti;
- nel nuovo ciclo di programmazione il volume complessivo degli stanziamenti di cui al Fondo strutturale comunitario a beneficio del comparto ittico (FEAMP) ammonta per la Sardegna a 18 mln/euro, con un sostanziale e importante innalzamento rispetto al precedente ciclo in cui erano stati stanziati 7,9 mln/euro;
- il FEAMP è principale strumento di sostegno alla nuova politica comunitaria della pesca ed è orientato a migliorare la sostenibilità sociale, economica e ambientale dei mari delle coste e sostiene progetti, aziende e comunità locali, orientandosi verso la creazione di occupazione, la diversificazione delle economie locali per una maggiore redditività e sostenibilità alla pesca;
- il concetto di sostenibilità sociale della pesca viene inteso come capacità di garantire condizioni di benessere umano, sicurezza, salute, istruzione, e richiede un'attenta analisi e valutazione dei dati ed elementi di forza e debolezza che caratterizzano il contesto economico, sociale e culturale dei pescatori e degli addetti che operano nel settore;
ACCERTATO come l'analisi degli indicatori di sostenibilità sociale ha evidenziato come gli attuali livelli di sostenibilità sociale sono decisamente insoddisfacenti e andrebbero migliorati nel quadro di specifiche politiche;
CONSIDERATO che:
- a causa delle dinamiche congiunturali, la produzione interna diminuisce, sia come quantità che come valore, ma crescono le importazioni, solo in parte compensate dall'aumento delle esportazioni, con un peggioramento del disavanzo commerciale e favorendo il fenomeno del cosiddetto "effetto impoverimento" rispetto al contesto sociale di riferimento (settore agricolo);
- con decreto n. 94 del 12 agosto 2015, il Presidente della Regione ha provveduto alla ricostituzione del Comitato tecnico consultivo regionale per la pesca, già previsto dalla legge regionale n. 14 del 1963;
EVIDENZIATO che la valenza e il merito di tale decreto vanno ben oltre l'aspetto puramente formale della ricostituzione di un CTCR, recando in sé un encomiabile tentativo di orientamento delle politiche ittiche, in quanto ci si dota di un organo tecnico per il potenziamento della pesca e un rafforzamento dei presidi di tutela e di incremento del patrimonio ittico isolano;
VERIFICATO come, dal punto di vista dell'organizzazione amministrativa regionale, la legge regionale n. 2 del 2007 ha attribuito all'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale le funzioni in materia di pesca, acquacoltura e molluschicoltura, ivi compresa la ricerca, la tutela, la valorizzazione, la qualità dei prodotti ittici e l'educazione alimentare, di cui all'articolo 14, comma primo, lettera d), della legge regionale n. 1 del 1977 e le competenze relative agli interventi di valorizzazione produttiva delle lagune, stagni e laghi salsi della Sardegna;
CONSTATATO che, all'interno dell'assessorato, è stato istituito il servizio pesca e acquacoltura, attualmente sottodimensionato rispetto alle effettive esigenze; peraltro risultano ancora vacanti l'incarico di responsabile del settore acque costiere e fiumi, quello del responsabile settore programmazione e regolamentazione del settore ittico e quello di responsabile settore stagni e acque interne, risultando unicamente nominata la figura del direttore del servizio;
CONSIDERATE tali criticità, unite al fatto che, da tempo, si registra un crescente allarme al punto che da più parti si ritiene che, senza un maggior coordinamento ma, soprattutto, senza un rafforzamento della struttura, siano a rischio i fondi comunitari;
CONSTATATO come, sulle politiche agricole, la struttura organizzativa regionale ha da sempre privilegiato il comparto agro-zootecnico rispetto a quello ittico; ne è riprova il fatto che sono nate negli anni agenzie dedicate alla ricerca in agricoltura (AGRIS) all'attuazione dei programmi in campo agricolo e sviluppo rurale (LAORE) alla gestione e l'erogazione degli aiuti in agricoltura (ARGEA), ma mai nulla di analogo nel settore pesca, se si eccettua il servizio assessoriale e il CTCR;
RITENUTO che, non solo il comparto pesca, ma tutta la filiera ittica deve avere, all'interno dell'organizzazione amministrativa regionale e per la rilevanza e potenzialità del comparto, una struttura dedicata capace di "fare sistema" con tutti gli attori della filiera, in grado di supportare e orientare le politiche e le strategie di azione,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a istituire una struttura tecnico-organizzativa dedicata, nelle forme giuridico-amministrative dell'agenzia o della direzione generale o del dipartimento, cui attribuire le funzioni attualmente individuate in materia di pesca, acquacoltura e molluschicoltura, ivi compresa la ricerca, la tutela, la valorizzazione, la qualità dei prodotti ittici e l'educazione alimentare, di cui all'articolo 14, comma primo, lettera d), della legge regionale n. 1 del 1977, oltre alle competenze relative agli interventi di valorizzazione produttiva delle lagune, stagni e laghi salsi della Sardegna, struttura entro la quale incardinare sia il Servizio pesca e acquacoltura, che il Comitato tecnico consultivo regionale per la pesca.) (232).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Questa mozione ha l'obiettivo di portare in Consiglio il dibattito attorno all'importanza che il settore della filiera ittica riveste nel ciclo socio-economico della Sardegna, dico socio-economico non a caso. I numeri economici li conosciamo, probabilmente è un settore che non esprime dal punto di vista macro economico quanto esprimono altri settori, ma dal punto di vista sociale l'indotto, la filiera annovera 10 mila addetti, con 3000 marittimi imbarcati, con una flotta di 1350 imbarcazioni, con oltre 1000 addetti negli impianti lagunari; ebbene, il settore pesca tradizionalmente esprime a livello socio-economico dei numeri dietro i quali stanno 10 mila famiglie, stanno addetti, sta prodotto interno lordo e sta la nostra tradizione.
Questa mozione nasce in un momento storico in cui non possiamo non salutare con favore l'impegno della Regione nella rivendicazione, è il caso di dirlo, di misure finanziarie importantissime. Con questo Governo regionale i fondi FEAMP sono passati da circa 7 milioni di euro a 18 milioni di euro; i fondi FEAMP sono la misura europea più importante destinata allo sviluppo e sostegno delle aziende ittiche, è quella misura che ha permesso per esempio alla marineria siciliana di diventare la prima marineria italiana, di avere un sistema amministrativo dislocato nei territori, fatto di dipartimenti, fatto di sportelli a sostegno del mondo della pesca, fatto di una flotta che si è rinnovata nel corso degli anni. E' una potenza economica. Ecco, i fondi FEAMP servono per questo, ma non solo per questo, i fondi FEAMP incidano anche sullo sviluppo delle comunità dei pescatori perché sono destinati anche a sostenere quei progetti di sviluppo sociale delle comunità all'interno delle quali la pesca svolge un ruolo importante. Il fondo FEAMP non è un fondo a pioggia, lo sappiamo perfettamente, gli ultimi cicli di programmazione europea hanno abbandonato la logica dei fondi a pioggia, ma sono dei fondi mirati, dico tutto questo, sono cose molto note, perché, a fronte di un'importanza economica, a fronte di un impegno come quello che c'è stato, portiamo a casa il risultato e cerchiamo di spendere le risorse a vantaggio di quel mondo. Devo essere anche onesto, in Sardegna la filerà pesca dal punto di vista amministrativo è allocata presso l'Assessorato dell'agricoltura; tradizionalmente l'impostazione del management tecnico-amministrativo regionale è tarato sull'agricoltura, sull'agro- zootecnia, un po' meno sul settore pesca; non esagero dicendovi che probabilmente quel settore e quella filiera, in un contesto dove la fa da padrone la campagna, è un contesto nel quale non abbiamo un pool di dirigenti dedicato a quel settore, o forse ce l'abbiamo ma è frutto di interventi probabilmente lasciati molto all'organizzazione del singolo e alle propensioni tecnico-professionali dei singoli addetti, perché comunque - l'ho scritto anche nella mozione - la pianta organica che sostiene il Servizio pesca oggi sconta delle vacatio, sconta degli incarichi non attribuiti. Ma non è questo solamente, è il fatto che tutto il sistema di agenzie che sostengono l'agricoltura, il mondo dell'agricoltura entro il quale metto l'agro- zootecnia ma metto anche la pesca, è popolato da enti come Laore, Agris e quant'altro, ma non abbiamo un'agenzia dedicata alla filiera ittica, e per filiera ittica intendo pesca e molluschicoltura. Allora questo mi induce ad aprire un dibattito in Consiglio e a chiedere che venga istituito a sostegno del comparto ittico un dipartimento? - lo dico col punto interrogativo -, un'agenzia? un secondo Assessorato? perché no, cioè una struttura tecnica che sostenga lo sforzo che dobbiamo fare per portare a casa il risultato di spendere tutti i fondi FEAMP, uno sforzo che si sposa con una professionalizzazione e con una dedizione monoculturale - non lo dico in senso ironico -, con un'attenzione monoculturale verso quel settore. Ecco, io penso che, facendo anche tesoro e lezione degli atti che voi avete assunto e con i quali ci sono stati dei rinnovi anche recenti dei vari comitati di protezione e quant'altro, avete rinnovato organismi regionali, cioè vi sono atti plurimi che denotano un impegno dell'Esecutivo verso la valorizzazione di quel settore, ecco, quell'impegno, a mio e a nostro avviso dovrebbe tradursi in una ulteriore specializzazione con la nascita di un dipartimento che dia effettivo sostegno, magari dislocato nei territori e magari che sia un buon front-office anche nei confronti di quei territori, come il Nord Sardegna per esempio, dove è molto attivo un GAC, un Gruppo di azione costiero, che recentemente per esempio ha espanso oltre misura i propri confini e abbraccia tutte le comunità di pescatori che vanno da Bosa fino all'altra cosa. Ecco, io penso che sia giunto il momento di aprire il dibattito per chiedervi appunto una specializzazione del management regionale anche in quella direzione. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agropastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Le politiche regionali della pesca, del mare e dell'acquacoltura necessitano oggi, come è riportato anche nella mozione e nell'intervento dell'onorevole Congiu, di essere potenziate e rese operative in una prospettiva di programmazione organica e coerente che inglobi in un quadro omogeneo le diverse tematiche della materia.
La finalità generale di promuovere modelli di pesca sostenibile e di potenziare lo sviluppo dell'acquacoltura deve fare i conti con una varietà di condizioni specifiche legate alle singole tipologie di attività e alle rispettive filiere di riferimento, nella differenziazione è tuttavia necessario un rilevante sforzo di organicità che affronti in maniera complessiva una materia la cui pianificazione settoriale non può essere disgiunta dalla tutela del mare, dalla valorizzazione dei beni demaniali e del patrimonio disponibile della Regione, dalla regolamentazione portuale, dagli investimenti pubblici in materia di bonifica e assetto idrogeologico delle foci e degli stagni, dagli indennizzi erogati dallo Stato nazionale per fermo di pesca nei poligoni militari.
L'importanza di comporre organicamente temi e competenze che fanno capo a soggetti diversi dell'amministrazione regionale e nazionale sottintende la necessità di identificare con chiarezza i macro obiettivi di una politica per la pesca che possa essere definita strategica per la Sardegna, in merito sono individuati tre macro obiettivi strategici: aumentare la sostenibilità ambientale e rafforzare la pesca costiera artigianale; rafforzare la pesca nelle acque lagunari; sviluppare l'acquacoltura. Agli obiettivi sono associati interventi quali: adozione di piani di gestione delle risorse ittiche; incentivazione degli investimenti d'impresa; azioni per il rafforzamento delle filiere produttive e commerciali del comparto; misure per la tracciabilità delle produzioni e la creazione di prodotti a marchio; azioni per la promozione dei prodotti; promozione dell'organizzazione dei produttori nella pesca; piano di manutenzione e bonifica idraulica delle lagune; piano di valorizzazione di beni demaniali a beneficio delle imprese della pesca; rilascio delle nuove concessioni per la pesca nelle acque interne; miglioramento della governance verticale e orizzontale del comparto; un programma per la ricerca applicata in materia di pesca. Gli strumenti finanziari a disposizione sono il programma FEAMP 2014-2020, i fondi del bilancio regionale per la legge 14 aprile 2006, numero 3, "Disposizioni in materia di pesca" ed eventuali risorse del fondo (…) 2014-2020.
L'ipotesi di una nuova direzione generale del mare, della pesca e dell'acquacoltura risponderebbe al fabbisogno di coordinamento delle politiche integrate della pesca e alla domanda di programmazione e governo dei procedimenti. Attualmente la materia è gestita, come è stato riportato anche nella mozione, dal Servizio pesca incardinato nella Direzione generale dell'agricoltura; concorrono alla programmazione operativa e amministrativa le agenzie Laore e Argea. La struttura attuale è però insufficiente sotto il profilo numerico e dei livelli professionali necessari; l'architettura organizzativa costituita dal Servizio dell'Assessorato e dal personale presso le agenzie e parzialmente funzionale, e pertanto non consente di governare in modo organico e integrato le complesse problematiche relative agli aspetti della valorizzazione economico produttive e di protezione delle risorse del mare e delle acque interne in Sardegna.
Tale conclusione è evidente se se si analizza il limitato risultato ottenuto nella programmazione precedente del FEP 2007-2013 e anche l'ulteriore scarso livello di gestione di altre risorse finanziarie dedicate. Rimangono in particolare irrisolte, non affrontate numerose questioni programmatiche di natura tecnica amministrativa si pensi soltanto alla delicata questione delle concessioni di pesca negli stagni rimandata grazie all'autorizzazione alla proroga al 2020 ma che invece necessità di un attento e progressivo lavoro propedeutico di preparazione programmatica, tecnica e giuridica, si considera ancora la materia di confusa attribuzione di competenze relative ad interventi di bonifica idraulica negli stagni e di manutenzioni di opere infrastrutturali per la pesca nelle foci. Occorre pertanto analizzare e programmare l'attività in questione con un'unica adeguata regia al fine di consentire di orientare, concretizzare le politiche secondo la massima efficacia. Oggi ormai consolidata la prassi purtroppo di operare in emergenza rispondendo principalmente a istanze soprattutto di concessioni di aree demaniali provenienti dal mondo imprenditoriale privato guidate non sempre da scelte supportate da incontestabili presupposti economico, tecnici e scientifici, occorrono pertanto strumenti conoscitivi tipi di supporto alle decisioni, una piattaforma conoscitiva delle aree, delle risorse, un sistema informativo di raccolta gestione delle dati al fine di consentire una pianificazione razionale e sostenibile delle aree, quindi di fatto un vero e proprio osservatorio. È quanto mai necessario un processo di rivisitazione e aggiornamento dei sistemi produttivi legati al mare e le acque interne, così come occorre garantire il profilo utilizzo dei beni pubblici demaniali e patrimoniali rispondendo contestualmente alle richieste del mondo dell'impresa. È quanto mai necessario, e il momento è certamente favorevole questo, mettere a valore il grande lavoro che è stato fatto negli scorsi mesi per pretendere a livello nazionale una ripartizione più equa del fondo per la pesca che come sappiamo è sempre stato dirottato verso le cinque regioni, l'ex regioni convergenza che sono la Sicilia, com'è stato ricordato nella mozione, la Campania che fondamentalmente hanno drenato per anni la maggior parte delle risorse. È stato però un lavoro difficile anche in Commissione politiche agricole per me perorare e supportare sostenere, non avevo abbastanza argomentazioni per poter richiedere per la Sardegna maggiori risorse visto che non eravamo stati in grado di spendere le precedenti, però siamo riusciti ad ottenere più del doppio delle risorse precedentemente assegnate e questo chiaramente ci comporta e ci deve impegnare a fare in modo che queste risorse vengano spese nella maniera migliore possibile per creare posti di lavoro e garantire uno sviluppo organico del comparto. Tutto questo premesso è importante quindi e condivido e mi impegnerò ad assicurare in Consiglio circa l'impegno valutare la fattibilità della costituzione di una struttura più complessa adeguata ad affrontare le sfide preannunciate, a garantire la giusta prospettiva di crescita, sviluppo e sostenibilità ambientale al comparto della pesca e acquacoltura. Sulla base di questo il comparto avrebbe quindi la possibilità di utilizzare decisamente meglio le innumerevoli potenzialità offerte dal territorio regionale caratterizzato da una notevole estensione della fascia costiera e da un elevato numero di zone umide o ambienti particolarmente produttivi e avvocati all'acquacoltura. In questo modo sono anche più serena nell'affrontare le tavole di partenariato che a breve convocheremo presso l'Assessorato per costruire al meglio sulla base delle indicazioni che verranno dal Ministero, perché guardate che il programma del FEAMP stenta a partire ma l'autorità di gestione è un'autorità di gestione ministeriale, quindi anche domani sarò a Roma proprio per ragionare con la segreteria e il direttore del dipartimento della pesca il dottor Luca Bianchi, per sollecitare il Ministero ad attivare, ad avviare le procedure dei bandi e qui contestualmente attivare il tavolo del partenariato per fare in modo che i bandi che verranno scritti sia a livello nazionale, quindi autorità di gestione nazionale, e quelli declinati a livello regionale siano in misura date per favorire lo sviluppo del nostro comparto.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Nessuna replica, non ho nulla da aggiungere, apprezzo e sottolineo l'impostazione data dall'Assessorato dell'agricoltura, ne valorizzo il lavoro fatto finora per quanto riguarda l'impegno ministeriale per il reperimento delle risorse, passiamo alla fase due: spendiamole tutte quelle risorse e dotiamoci di quella struttura che lo stesso Assessore individuava al momento e allo stato come fosse una seconda direzione generale.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Chiedo all'onorevole Pittalis se permane la richiesta di votazione nominale.
PITTALIS PIETRO (FI). Confermo la richiesta di votazione nominale.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 232.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 250.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Usula - Zedda Paolo Flavio - Cocco Daniele Secondo - Sabatini - Gaia - Manca Pier Mario - Pinna Rossella - Congiu - Desini - Zanchetta - Cocco Pietro - Solinas Christian - Lotto - Meloni - Piscedda - Moriconi - Busia - Cherchi Augusto - Forma - Perra - Anedda - Ledda - Demontis - Tendas - Deriu - Agus - Comandini - Lai - Pizzuto sull'opposizione alla realizzazione di un impianto termodinamico della potenza di 55 mw e denominato Flumini Mannu nei comuni di Decimoputzu e Villasor e l'analogo megaimpianto industriale termodinamico solare di Gonosfanadiga-Villacidro.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la commissione tecnica ministeriale VIA/VAS ha espresso il parere conclusivo, nell'ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA), relativo al progetto per la realizzazione di una centrale solare termodinamica a concentrazione su un'area agricola di complessivi ettari 269, ricadente tra i comuni di Decimoputzu e Villasor, presentato nel dicembre 2013 dalla ditta Flumini Mannu limited, con sede legale a Londra in Bow road n. 221 e sede fiscale a Macomer in Corso Umberto I n. 226;
- l'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente ha espresso, con nota n. 3712 del febbraio 2015, parere negativo sulla proposta progettuale e, con nota del 15 giugno 2016, parere negativo sulle integrazioni volontarie della società Flumini Mannu limited al progetto;
- il Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo esprimeva il proprio parere negativo con nota del direttore generale del paesaggio, belle arti, architettura, arti contemporanee, n. 16716 del 3 luglio 2014;
- il consiglio comunale di Decimoputzu, più tutti i comuni i cui territori ricadono all'interno delle aree interessate dal progetto, con deliberazione n. 23 del 2 settembre 2015 all'unanimità esprimeva il parere contrario alla realizzazione dell'impianto solare termodinamico;
CONSIDERATO che:
- sul piano strettamente giuridico, per normativa e giurisprudenza costante, l'intervento non è compatibile in quanto nelle aree agricole della Sardegna non possono essere ubicati impianti industriali di produzione energetica di tali dimensioni (articolo 13 bis della legge regionale n. 4 del 2009 e successive modifiche e integrazioni, introdotto dall'articolo 12 della legge n. 21 del 2011; articolo 3 del decreto del Presidente della Giunta regionale 3 agosto 1994, n. 228 Direttive per le zone agricole, criteri per i'edificazione nelle zone agricole e/o strettamente connesse);
- la non compatibilità del progetto si evidenzia in quanto una parte delle aree individuate per la realizzazione del progetto sono tutelate con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modifiche e integrazioni) e, nel Piano paesaggistico regionale, le aree indicate dal progetto sono individuate per un'utilizzazione agro-forestale, dove l'articolo 29 del N.T.A. vieta "la trasformazione per destinazioni e utilizzazioni diverse da quelle agricole di cui non sia dimostrata la rilevanza pubblica-economica e sociale e l'impossibilità di localizzazioni alternative, o che interessino suoli ad elevata capacità d'uso, o paesaggi agrari di particolare pregio o habitat di interesse naturalistico";
EVIDENZIATO che:
- tale intervento avrebbe sul territorio e sull'ambiente un impatto negativo che include la trasformazione delle caratteristiche geomorfologiche e del paesaggio agrario, la modifica del deflusso dei corsi d'acqua superficiali nonché l'interferenza delle opere di fondazione con il sistema di falda multistrato presente in quell'area, caratterizzando un consumo del suolo insopportabile;
- le opere compensatorie suggerite dal proponente Flumini Mannu limited sono risibili nella ricaduta socio-economica, senza riscontri le ipotesi di mitigazione relative alla conservazione del paesaggio e del patrimonio rurale dell'area e senza riferimenti relativamente alla modifica delle condizioni microclimatiche e delle conseguenze sulle attività di allevamento oltre che sugli ecosistemi;
PRESO ATTO che:
- la Flumini Mannu limited, società privata, ha presentato un progetto da realizzare su aree che non sono di sua proprietà, utilizzando procedure improprie e descrizioni false sullo stato e sull'utilizzo dei terreni interessati, attuando, peraltro, la minaccia dell'esproprio per pubblica utilità, al solo fine di incutere timore ai proprietari e realizzare, così, un impianto funzionale all'ottenimento di ingenti incentivi statali;
- le imprese agricole che operano in quel territorio sono un riferimento per i risultati legati alla produzione e all'organizzazione aziendale, con ricadute economiche e occupazionali rilevanti per il territorio; queste imprese costituiscono la base di partenza per un'idea di sviluppo a cui si è dato avvio in Sardegna, dove l'agro-alimentare, il turismo e la cultura saranno i settori che daranno risposte allo sviluppo e all'occupazione della Sardegna; la contrarietà alla realizzazione del progetto è gridata e denunciata oltre che da queste stesse imprese, dai proprietari dei terreni, che hanno trovato ampia e ammirevole solidarietà in tutta la Sardegna, dalle amministrazioni comunali interessate, da tutta la società civile sarda, l'università, le associazioni di categoria, le associazioni ambientali e privati cittadini;
- le competenze in materia di paesaggio e pianificazione territoriale sono della Regione e la Costituzione prevede che le competenze in materia di energia sia concorrente tra Stato e Regione,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a impugnare il provvedimento presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e mettere in campo ogni azione per impedire la realizzazione dell'impianto solare termodinamico in agro dei comuni di Decimoputzu e Villasor e di altri interventi di questo tipo già previsti, quali il mega-impianto industriale termodinamico di Gonnosfanadiga-Villacidro, che possono determinare
sottrazione di territorio agricolo, in quanto speculativi e un danno alla Sardegna, per affermare i principi costituzionali dell'autonomia della Sardegna ed elevare la rappresentatività della società sarda e la capacità decisionale di questa Giunta regionale. (250).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Grazie Presidente, questa mozione ha per oggetto e trova motivazione nella vicenda che vede da una parte una multinazionale dell'energia la Flumini Mannu limited con sede legale a Londra e fiscale a Macomer che cerca con tutti i mezzi di ottenere il via libera alla costruzione di mega centrali termodinamiche e solari in territori e terreni campidanesi utilizzati da sempre a fini agricoli, e dall'altra non una sola azienda agricola e non una singola famiglia di agricoltori e pastori, come qualcuno cerca di far intendere, ma un'intera comunità, un intero territorio, io dico l'intera comunità sarda che si oppone a questi progetti. Ringrazio i firmatari della mozione ma anche i colleghi che semplicemente non hanno avuto occasione, forse per colpa mia, di sottoscriverla e condividerla. So che è una preoccupazione e un problema che anche nella minoranza si sono posti e si pongono con prese di posizioni e dichiarazioni pubbliche. Sto parlando del progetto di realizzazione di un mega impianto termodinamico nei Comuni di Villasor, Decimoputzu e di altri analoghi impianti proposti nei territori di Gonnosfanadiga e Villacidro. Si tratta di progetti che complessivamente comportano una richiesta di utilizzo di fatto una sottrazione di suolo agrario, un consumo di territorio per un'estensione di circa 340 ettari. La mozione nasce dal grande clamore e risalto che ha suscitato questa vicenda in particolare per il coinvolgimento di ogni azienda agricola nei territori di Decimoputzu, una contrapposizione ad una multinazionale straniera che da prima con modi falsamente gentili e promesse varie, poi sempre più con arroganza e metodi intimidatori cerca di impadronirsi delle terre di proprietà di questi allevatori ed agricoltori. Bisogna sottolineare subito che si tratta di terreni, di aree dove di fatto e per le leggi vigenti non sono ammessi usi diversi da quelli agricoli. Anche sotto l'aspetto umano è una cosa indecente che oggi in particolare ci si trovi a dover intervenire per tutelare il diritto sacrosanto, che non si doveva neanche mettere in discussione, di una famiglia di onesti imprenditori agricoli vessati e tartassati da pressioni speculative che sfiorano la violenza privata. Una famiglia proprietaria e titolare di una florida azienda con migliaia di capi di bestiame, un'azienda tenuta e condotta con sapienza antica ma con metodi moderni, con criteri di rispetto dei parametri di benessere animale, un'azienda capace di stare al passo dei tempi con innovazioni colturali e rinnovamento tecnologico, un'azienda che grazie alla passione, all'intelligenza, alla capacità e alla professionalità imprenditoriale ha potuto usufruire anche di regolari contributi e misure di sostegno con danari pubblici ben spesi, ben utilizzati come forse raramente succede, un'azienda che insieme ad altre, insieme ad altre, ha permesso con la qualità certificata dei propri prodotti di fare in modo che quel territorio goda di benefici pubblici, come zona di produzione di eccellenze, come il Pecorino Romano DOP, il Fiore Sardo DOP e lo stesso Pecorino Sardo DOP. Risultati produttivi di terreni, di aree e di aziende inserite da molti anni anche nel sistema di controllo del consorzio di tutela della IGP Agnello di Sardegna, a pieno titolo dentro programmi operativi e misure di sostegno e tutela previste dal PSR 2007-2013 e anche 2014-2020. Fatti chiari, certificati da associazioni di categoria come Coldiretti, ARAS, organizzazioni di pastori e altre. Non una, ma tante aziende che lavorano bene, che producono, che fanno reddito, danno e creano posti di lavoro diretti e indiretti, aziende che operano in armonia con le popolazioni di quel territorio, con le stesse amministrazioni locali, con artigiani e piccole e medie imprese locali, per cui non dovremo essere costretti a occuparcene per dire che queste realtà imprenditoriali hanno il diritto di proseguire e operare, allevando bestiame e lavorando la terra, i terreni, i loro terreni, come hanno sempre fatto in armonia con le comunità locali. Così come ha fatto l'azienda Cualbu di Decimoputzu, abbiamo anche l'onore di avere qualcuno di quella famiglia che ci ascolta in quest'aula, che è diventata forse, anche senza volerlo, anzi, suo malgrado, l'azienda simbolo, solo per il fatto che da sempre e da subito questi signori continuano semplicemente a riaffermare il loro diritto a lavorare la terra, a fare gli allevatori, a rimanere proprietari e conduttori, e proseguire con serenità quella che è l'attività di famiglia da generazioni e generazioni. In questo senso, è offensiva l'affermazione che questa sarebbe un'opportunità, peraltro non richiesta, che viene offerta a dei poveri pastori, come qualcuno ha scritto, di emanciparsi da un'agricoltura, a detta loro, improduttiva e arcaica. La verità è che siamo di fronte a predatori che si attribuiscono il ruolo di benefattori, è una vecchia storia. Su questa questione, la Regione autonoma della Sardegna, la Giunta ha già dato risposte inequivocabili e coerenti in più occasioni, e in particolare nelle articolate e circostanziate note dell'Assessorato dell'ambiente, che contiene anche i pareri e le osservazioni dell'Assessorato dell'agricoltura e dell'industria, inviati nel 2014 al Ministero dell'ambiente. Ancora, la Regione ha già espresso parere negativo con note del febbraio 2015 e giugno 2016, rispondendo anche alle integrazioni volontarie della Flumini Mannu. In quelle note si sottolinea a più riprese l'improponibilità del progetto della Flumini Mannu per motivi di inalienabilità dalla destinazione d'uso agricolo, di rispetto ambientale, di tutela della biodiversità per le gravi implicazioni derivanti anche da una grave e non mitigabile occupazione di suolo. Molto ci sarebbe da dire anche sulla colpevole vaghezza e contraddittorietà del progetto in termini di ecosostenibilità, delle ricadute certe, ma nascoste, o sottostimate, sull'enorme sottrazione di risorse idriche, sull'alterazione irreversibile dei suoli e della stessa falda acquifera sotterranea, diventerebbe forse troppo lunga. Basti dire che questo progetto, questi progetti sono in clamorosa ed evidente difformità rispetto al Piano paesaggistico regionale, da quanto disposto nel piano di assetto idrogeologico e dal piano di stralcio fasce fluviali, e infine dalla stessa pianificazione urbanistica comunale. In questo senso, si sono peraltro e a più riprese pronunciate in modo chiarissimo le amministrazioni comunali di quei territori. Solo per inciso, ma è bene ricordare e ribadire che l'intervento proposto da questi signori della Flumini Mannu nella zona di Decimoputzu-Villasor presuppone una sottrazione di territorio di 269 ettari, una superficie cioè superiore alla somma delle superfici occupate dai centri abitati di quei due paesi, di questo si tratta. Questo in poche parole è il tentativo di una multinazionale di impossessarsi di centinaia di ettari di terre fertili di proprietà di imprenditori agricoli capaci e operosi per impiantarci e farne sede di un'improbabile, e io dico anche fantasiosa, mega centrale termodinamica. Con questa mozione vogliamo denunciare anche un analogo tentativo in atto nella piana di Gonnosfanadiga, dove la proprietà più frammentata rende il piano di indebita appropriazione anche più pericoloso e insidioso. Oggi, su questa vicenda siamo chiamati ad intervenire per dare un segnale come massima istituzione rappresentativa della Sardegna, in una univoca e chiara direzione di sostegno. Siamo di fronte al tentativo di una multinazionale straniera, con gli immancabili ascari di turno locali e nazionali, di ottenere con prepotenza e con il grimaldello giuridico di un aumento di potenza installata un riconoscimento di valenza di progetto di interesse pubblico, avvalendosi della famigerata clausola di supremazia dell'interesse nazionale, superiore e prevalente rispetto agli interessi privati o della stessa Regione autonoma, come vorrebbero far intendere i sostenitori di questi novelli colonizzatori. Ecco perché questa mozione ha anche una valenza politica più ampia, che va oltre la questione particolare, perché siamo di fronte a valori, interessi e contenuti che toccano direttamente, profondamente la nostra sovranità, il nostro diritto di decidere, la nostra visione di sviluppo, la nostra più profonda essenza e capacità di far valere le prerogative e le competenze di regione con una autonomia speciale, che non può essere scavalcata in nome e per conto di presunti e tanto enfatizzati e altrettanto pericolosi interessi nazionali prevalenti. Io, e noi Rosso Mori in particolare, in questa vicenda vediamo il pericolo di un'anticipazione, una sorta di banco di prova, un cuneo di ingresso per altre questioni, interventi e decisioni dove l'interesse della Sardegna deve soccombere, o può essere messo da parte, meglio, di fronte all'invocato supremo interesse di Stato. Non voglio anticipare troppo temi che fanno parte anche del nostro modo di sentire e valutare i contenuti del prossimo referendum sulla legge costituzionale, ma su questo la nostra posizione sarà fermissima. Badate, siamo di fronte davvero a un tentativo che, se riuscisse, aprirebbe la porta ad altri inevitabili scippi, con l'identificazione della Sardegna come terra sempre facilmente conquistabile, dove è facile, grazie a leggi permissive, non tener conto del diritto di legittimità, diritto di legittima proprietà della stessa destinazione d'uso e vocazione di quelle terre, per farne un uso indiscriminato e scellerato, magari cercando e ottenendo anche lucrosi finanziamenti pubblici. Qui sta il punto centrale, la vera e più forte motivazione di certe imprese, come in questo caso sta nell'intenzione di mettere le mani su contributi e finanziamenti pubblici per impianti di strutture energetiche, anche in assenza di un vero e proprio fabbisogno di energia, che in Sardegna tra l'altro si produce già in eccedenza rispetto alle nostre necessità. L'obiettivo perseguito prioritariamente in modo subdolo, ma comunque prepotente e smaccato, non è produrre e vendere energia pulita, ma è con tutta evidenza quella di appropriarsi di risorse pubbliche. Questo ci obbliga a riflettere davvero sullo scenario probabilissimo di cosa potrebbe succedere al venir meno del sistema di incentivi pubblici, vero obiettivo e vero core business di tutta la faccenda. Verrebbe meno la finalità prioritaria dell'impresa che, a suo piacimento e discrezione, potrebbe abbandonare e lasciare solo il disastro territoriale e ambientale con altri immensi territori e aree agricole resi improduttivi e da bonificare. Mi chiedo, e chiedo a quest'Aula e alla Giunta: ma non ne abbiamo già abbastanza in Sardegna di territori espropriati e sottoposti a servitù di varia natura? Non ne abbiamo già abbastanza di siti SIN da bonificare e mai bonificati? Per questo ho presentato, e ringrazio ancora i sottoscrittori di questa mozione, una richiesta di impegno alla Giunta per impugnare… abbiamo corretto un attimino il dispositivo, chiediamo di mettere in campo ogni azione per impedire la realizzazione dell'impianto solare termodinamico in agro dei comuni di Decimoputzu e Villasor, e di altri interventi di questo tipo già previsti quali il mega impianto industriale di Gonnosfanadiga, che possono determinare lo scempio di cui ho parlato in questa mozione. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA PAOLO (Soberania e Indipendentzia).
(Intervento in lingua sarda)
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Rossella Pinna. Ne ha facoltà.
PINNA ROSSELLA (PD). Ho sottoscritto convintamente la proposta del collega Emilio Usula, che in questa mozione, in maniera assai dettagliata, ha trattato del progetto "Flumini mannu" per la realizzazione di un impianto solare termodinamico nei comuni di Villasor e Decimoputzu, ma ho proposto un'integrazione alla stesura iniziale che facesse riferimento anche al progetto gemello, quello proposto dalla Gonnosfanadiga LTD, anche essa con sede legale a Londra e sede fiscale a Macomer, che dal punto di vista dell'iter è un po' più indietro, e oggi è sotto Via Nazionale, che prevede che in una vasta area agricola di 232 ettari fra Gonnosfanadiga e Villacidro venga costruito un impianto per la produzione di 55 megawatt di potenza complessiva lorda. Il progetto Gonnosfanadiga fu presentato per la prima volta nel 2013 col nome "Gonnosfanadiga Guspini", e prevedeva la realizzazione in una piana fertile e accessibile tra i comuni di Gonnosfanadiga e Villacidro, a pochi kilometri da Guspini e San Gavino Monreale, di un impianto solare termodinamico allora 50 megawatt. Fu successivamente archiviato per il mancato inoltro del nuovo progetto, a seguito di alcuni aggiornamenti presentati dal proponente che si configuravano come modifiche sostanziali. Io allora ero sindaco di Guspini, uno dei comuni direttamente interessati, non solo in quanto attraversato dall'elettrodotto, ma anche per la distanza di 5 kilometri della centrale dal centro abitato. Ho visto le comunità locali prendere coscienza di quanto stava accadendo a pochi passi da casa, giunte e consigli comunali discutere, cittadini riunirsi in comitati, le associazioni ambientaliste e culturali, ma anche proprietari di fondi agricoli organizzarsi per far fronte all'avanzata delle multinazionali del sole. Con una forza cresciuta sempre di più, in tanti hanno capito da subito che quei progetti presentati come innocui e spacciati per una grande opportunità di sviluppo socio economico per i sardi, in particolare per le popolazioni locali, erano un colossale bluff, ma per le multinazionali un enorme business. E così hanno scoperto amare verità, oltre al famoso miliardo di investimento, 1500 posti di lavoro per il progetto per i tre anni, 70 posti stabili, abbiamo scoperto le bugie scritte nero su bianco come il tanto sbandierato gettito IMU nelle casse comunali, mentre è noto che l'IMU per le zone D industriali e opifici viene versata sì nelle casse comunali, ma la maggior parte finisce allo Stato. Abbiamo scoperto che l'energia prodotta dalla centrale in progetto usufruirà degli incentivi statali italiani che gravano sulle bollette elettriche pagate dai cittadini, dunque oltre al danno la beffa, il danno di dover subire la devastazione del paesaggio agricolo trasformato in paesaggio industriale, la beffa di dover pure finanziare direttamente quest'ennesima speculazione calata dall'alto.
Per la Sardegna gli anni 2012 e 2013 sono stati annus horribilis a causa di una grandinata di progetti di impianti solari termodinamici. Un colosso dell'energia, l'Archimede Solar Energy si propone la realizzazione di ben quattro solari termodinamici a concentrazione per complessivi 389 megawatt termici: Villasor, Decimoputzu, Cossoine, Giave, Bonorva e campagne di Gonosfanadiga. In questo arco di tempo compreso fra il 2013 e oggi i progetti presentati per la procedura di VIA sono stati ripresentati diverse volte e hanno subito numerose modifiche sostanziali. Gli enti preposti, la Regione in particolare, hanno richiesto ulteriore documentazione integrativa allo scopo di sanare evidenti criticità tecniche, senza peraltro che questo sia avvenuto. La proposta progettuale di fatto è sempre quella di produrre energia elettrica dal sole, ma al prezzo di trasformazione e stravolgimento di oltre 900 ettari di terreno agricolo che verrebbe trasformato in area industriale. Il movimento di idee nato in questi anni dentro le comunità locali che ha animato assemblee, manifestazioni, cortei, dibattiti, dentro e fuori le istituzioni ha una voce unanime: totale contrarietà a questo tipo di impianti in aree agricole perché fortemente contrastanti con i progetti di valorizzazione del patrimonio ambientale e della filiera agro-alimentare locale e in particolare quella zootecnica. Riferendomi alle aree di Gonnosfanadiga, Villacidro, Guspini e San Gavino le amministrazioni comunali e la ex Provincia del Medio Campidano hanno negli anni incanalato risorse pubbliche sulla filiera agro-alimentare che hanno visto anche una forte partecipazione dei privati. Le nostre non sono posizioni preconcette né contro le energie rinnovabili e non è certo invece questa - vado velocemente perché il tempo sta finendo - l'idea di Sardegna che abbiamo declinato nei nostri programmi elettorali. Non è un'isola terra di conquista per le società finanziarie. Alla Giunta, in conclusione, mi sento di chiedere di far valere con tutti gli strumenti normativi...
PRESIDENTE. Onorevole Pinna, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI AUGUSTO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Presidente, cercherò di usare il tempo a disposizione essenzialmente per cercare di capire e per porre qualche domanda anche in questa ricerca della ragione. Intanto io sono sottoscrittore della mozione, però voglio mettere l'accento e gradirei venisse mantenuto l'impianto originario della mozione dove si dice che impegna la Regione a impugnare il provvedimento, non a mettere in atto azioni che possano andare verso un'impugnazione. Deve essere un'impugnazione secca, decisa. Questo perché? Perché non riesco a capire qual è questa estrema ragione di Stato che permette di mettere in atto il potere sostitutivo di cui al decreto legislativo di cui ha parlato poco fa l'onorevole Zedda. Non riesco a capire qual è l'interesse della ragione di Stato per espropriare un terreno agricolo privato, non riesco a capire qual è l'interesse, o meglio, l'unica ragione che riesco ad immaginare è quella dell'imprenditore che, ricordo, giudica totale e irragionevole l'opposizione dei funzionari della Regione al progetto. Questa mi sembra una cosa molto grave. Non riesco a capire qual è il progetto del termosolare, del termodinamico in Sardegna, perché come ha ricordato l'onorevole Pinna oltre a Flumini Mannu dobbiamo considerare anche Gonnosfanadiga, dobbiamo considerare anche Campo Giavesu, così come dobbiamo considerare anche Giave e Bonorva che sono campi in progettazione per questo progetto termodinamico in Sardegna. Non riesco a capire e anzi pensavo fosse finita l'epoca degli imprenditori che vengono in Sardegna per proporre mega investimenti e mega strutture sbandierando migliaia e migliaia di posti di lavoro per poi lasciare cattedrali nel deserto prive di qualsiasi posto di lavoro e solo da bonificare. Con propositi vengono sbandierati per quanto riguarda Flumini Mannu 100 posti di lavoro a regime con posti di lavoro per la realizzazione di impianti che vanno da 3000 a 5000 posti di lavoro. L'unico dato certo è la redditività di questi progetti che siamo intorno al paio di miliardi di euro l'anno. Cerchiamo di fare un po' le proporzioni di quello che sta succedendo. Io penso che la Regione Sardegna debba opporsi a questo potere sostitutivo dello Stato italiano considerando che comunque sia tutta la Regione Sardegna non vuole questo impianto in Sardegna, ma soprattutto non vuole che le ragioni di Stato vadano contro quelle di un cittadino privato che si vede espropriare, con un atteggiamento feudale che avevamo quasi dimenticato, la proprietà privata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, per chiedere, approfittando del dibattito sulle mozioni, siccome è notizia di poco fa un ulteriore attentato ai danni di un amministratore, in questo caso del comune di Orotelli, che segue a quello di qualche giorno fa dell'ex sindaco di Mandas Umberto Oppus, se non sia il caso che il Consiglio, siccome non è previsto nell'ordine del giorno, se ne faccia carico con almeno un documento forte di solidarietà. Mi consenta, presidente Pigliaru, richiamo anche ad un problema che abbiamo già posto che è quello della video sorveglianza. Come mai questo ritardo? Questo glielo chiederemo e vorremmo saperne le cause.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, entro la fine della discussione di oggi si possono presentare sia ordini del giorno, se condivisi, o eventualmente un documento da approvare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Piermario Manca. Ne ha facoltà.
MANCA PIERMARIO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Presidente, sarò anche abbastanza veloce. Molto è stato già detto e mi sembra che siamo tutti concordi. Stiamo andando a verificare un esproprio di circa 300 ettari motivato da che cosa? Lo Stato si trincera sul suo potere sostitutivo, quindi si tratta di un progetto di valenza, secondo loro, nazionale. Adesso io vorrei puntualizzare una cosa che credo sia però l'aspetto fondamentale: per la prima volta, credo, lo Stato va ad espropriare dei terreni, quali che fossero gli unici terreni, 300 ettari, presenti sul territorio nazionale, in Sardegna, espropriando una proprietà privata. Se passa questo fatto è un fatto di un danno incalcolabile non solo come immagine dei sardi, ma proprio sono i principi su cui si regge la nostra Costituzione, quelli anche della proprietà privata. È concepibile che lo Stato per avviare un progetto, discutibile secondo me, arrivi a sancire che non esiste la proprietà privata? Aldilà di quelle che sono tutte le cose messe in risalto, il dato fondamentale è proprio questo, che viene annullata per la prima volta dallo Stato il diritto alla proprietà. Io credo che quindi basandoci su questo sia compito proprio della Giunta opporsi fermamente a questo progetto perché se dovesse passare su questa linea ci potrebbero essere comunque altri interventi dello Stato che vanno ad annullare la proprietà privata. In realtà se fosse vera anche la logica di questo progetto nessuno vietava a una multinazionale di cercare i terreni da qualsiasi altra parte, non si capisce proprio perché una multinazionale vada con la forza e con l'appoggio dello Stato italiano ad espropriare i terreni. Ma domani allora non saremo più padroni nessuno a casa propria, viene proprio a crollare il principio fondamentale della proprietà privata. Quindi io credo che questo sia l'argomento anche principe da mettere in risalto per dare quindi un no deciso a questo progetto e un intervento concreto della Giunta per opporsi a questo progetto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Io sottoscrivo tutto quello che è stato detto dai banchi della maggioranza, non ho difficoltà a dichiararlo pubblicamente. L'introduzione esaustiva dell'onorevole Usula, però lo chiedo al presidente Pigliaru, lo chiedo all'Assessore, lo chiedo a voi della maggioranza, mettetevi d'accordo perché mi pare che qui si faccia il gioco delle tre carte. Qui avete il direttore generale di AGRIS nominato dall'Assessore dell'agricoltura, quindi onorevole Usula parliamo di un direttore espressione di questa Giunta, del suo Assessore, di questa maggioranza che ha detto cose completamente diverse da quelle che ho sentito questa mattina e siccome io le cose non le dico così per partito preso, mi sono anche documentato e c'è addirittura formalmente una nota che recita nell'oggetto: "Manifestazione di interesse alla proposta di collaborazione sulla messa a punto di un sistema foraggiero-zootecnico complementare ad una centrale termodinamica a sali fusi nel comune di Flumini Mannu." Beh, allora mettetevi d'accordo, il contenuto della missiva che il direttore generale di AGRIS indirizza alla società è ancora più esplicito, non è che sia equivoco, anzi con riferimento al progetto impianto solare termodinamico della potenza lorda di 55 eccetera, quindi dando da intendere che lo conosce bene anche perché fa seguito agli incontri intercorsi, quindi vuol dire che c'è stata interlocuzione con questa parte della Regione, eccome. E si dice che l'iniziativa viene reputata sotto diversi aspetti positiva per le possibili ricadute tecnico-scientifiche e le prospettive di sviluppo economico sostenibile. Non lo dice l'opposizione, lo dice il dottor Roberto Zurru direttore generale di AGRIS. E allora colleghi della maggioranza, signor Presidente, Assessori, Giunta regionale, dovete prima chiarire questo paradosso che non può essere ascritto a un fatto così estemporaneo, occasionale, o fra di voi non vi parlate, non comunicate o c'è qualcosa allora che nel sistema non funziona e quando dico che qui mi pare la rappresentazione grottesca del gioco delle tre carte, unu de su maccu, s'ateru de su sabiu mettetevi d'accordo perché così non funziona. Allora o rimuovete questo direttore che ha assunto un'iniziativa nella solitudine, nella sua responsabilità o altrimenti… Assessore lei se la ride, Assessore non le consento di ridere quando parlo io, non le consento di ridere! Assessore dell'agricoltura non le consento di ridere, se a lei fa ridere il fatto che un direttore generale fa quello che vuole, vuol dire che è vero che manca la politica perché in questa Giunta manca la politica nel senso nobile, siete lì che non fate nulla e state disastrando, veramente creando le condizioni del disastro più incredibile della Sardegna grazie a queste sue azioni! Lei se la rida Assessore dell'agricoltura, così non sono quelli che sono fuori di questo palazzo! Ma come si permette! Le fa ridere che il suo direttore dell'AGRIS abbia agito in questo modo? Le fa proprio ridere, è una barzelletta? Ma lei la conosce la lettera che le ho appena accennato? E abbiate rispetto per questo Consiglio!
PRESIDENTE. Per consuetudine solitamente l'intervento del Capogruppo di minoranza del maggior Gruppo è l'ultimo. Io chiedo all'onorevole Pittalis se ha obiezioni, si è iscritto l'onorevole Cocco Daniele sulla discussione generale.
PITTALIS PIETRO (FI). Prego.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Io volevo dire solo questo, che l'intera maggioranza si è schierata su questa mozione che bene ha fatto l'onorevole Usula a presentare con la condivisione di tutti perché ha detto bene all'inizio, probabilmente qualche firma mancava solo per problemi di tipo tecnico. Per dire solo all'onorevole Pittalis che noi la pensiamo tutti allo stesso modo e stiamo chiedendo al Presidente della Regione e alla Giunta regionale che crediamo la pensino come noi, di impugnare il provvedimento presso il Ministero, questa è la posizione unanime credo di tutta la maggioranza, una posizione che portiamo sino in fondo con l'auspicio che l'intervento… perché abbiamo ben rappresentato le ragioni per cui non siamo d'accordo su quello che è stato fatto e sui nullaosta che sono arrivati dal Ministero. Quindi credo che la posizione di tutta la maggioranza, Giunta compresa, sia quella che abbiamo ben espresso in questa sede, che tutti i colleghi hanno ripreso con argomentazioni più che efficaci, condivisibili e ragionevoli, per cui noi chiudiamo qui e approveremo sicuramente questa mozione credo anche con i vostri voti, chiedendo quello che abbiamo chiesto nell'impegno della stessa.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'industria.
PIRAS MARIA GRAZIA, Assessore tecnico dell'industria. La mozione, in gran parte condivisibile presentata riguardo un progetto che è all'attenzione dell'Assessorato dell'industria fin dal 2014 e dell'Assessorato dell'ambiente quando con nota a firma del direttore generale si esprimeva parere negativo all'Assessorato della difesa dell'ambiente che doveva provvedere ad esprimere il parere di competenza nella procedura di VIA ex articolo 23 del decreto legislativo numero 152 del 2006 con la motivazione che gli interventi non appaiono coerenti con gli indirizzi pianificatori stabiliti dalla Regione Sardegna, non appaiono coerenti con gli indirizzi pianificatori. Lo stesso Direttore generale ha confermato il parere negativo con nota 2790 del 15 febbraio 2015 sulla documentazione integrativa della medesima procedura di via come ha ricordato molto bene l'onorevole Usula. Per quanto concerne il progetto dell'impianto termodinamico di Flumini Mannu di grande taglia quindi occorre specificare che il piano energetico ambientale regionale della Sardegna, e ricordo noi non avevamo fino ad ora un piano energetico regionale, e questa Giunta lo ha approvato, ed è un elemento pianificatorio importantissimo anche in questo caso. Nell'ambito generale dell' … e sicurezza energetica indica quale obiettivo specifico nella … promozione della generazione distribuita da fonti rinnovabili destinata all'autoconsumo, per il quale la generazione distribuita da fonte rinnovabile è considerata azione strategica del piano, e lo sviluppo di azioni destinate all'aumento della quota di autoconsumo della produzione di energia da fonte rinnovabile attualmente installata è condizione propedeutica per l'incremento sostenibile della generazione distribuita secondo i trend indicati negli scenari del presente documento di pianificazione. In coerenza quindi con tale strategia relativamente alle tecnologie per la produzione di energia elettrica termica da fondo solare, per cui anche a pieno titolo anche il termodinamico rientra in questa strategia, l'amministrazione regionale promuove e favorisce prioritariamente la diffusione di impianti ed installazioni di taglia medio piccola calibrata sul fabbisogno specifico di elettricità e calore delle utenze finali. Il Piano pone quale indicazione tecnica di riferimento quello di giungere ad una quota di autoconsumo almeno pari al 50 per cento dell'energia prodotta, è chiarissimo il piano energetico. Il progetto di che trattasi quindi non è evidentemente coerente con l'obiettivo di cui sopra del Piano e in generale con la sua strategia. La stessa circostanza che l'impianto sia connesso alla rete di trasmissione nazionale in alta tensione, e non a reti locali di distribuzione, non consente alcun discorso relativo all'autoconsumo e all'utilizzo in reti locali del medesimo. Si evidenzia inoltre che la Sardegna ha già raggiunto con quattro anni di anticipo il suo obiettivo … sharing fissato dal decreto ministeriale Mise del 15/3/2012, e che pertanto non necessita anche da questo punto di vista che impianti di taglia piccola e tipologia. A ciò si aggiunga che l'energia termica prodotta non ha le caratteristiche di pressione e temperatura che la rendono idonea per scopi industriali produttivi. Quindi non è adatto per gli scopi industriali. L'energia termica prodotta non può comunque essere utilizzata in quanto non è presente un'utenza termica nel luogo e nel sito di cui stiamo parlando con una dimensione idonea da assorbirla nelle immediate adiacenze dell'impianto. Per le motivazioni quindi sopra esposte già nel 2015 è stato dato un parere negativo dagli uffici del servizio energia dell'Assessorato dell'industria in sede di via nazionale, che oggi si ribadisce per tutte le motivazioni. Io credo che la normativa, onorevoli consiglieri, che noi abbiamo messo in campo ci permetta di contrastare qualsiasi iniziativa portata avanti dal Governo vada nel senso non condiviso. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Sì, intervengo per chiarire la posizione dell'assessorato dell'agricoltura che è sempre stato allineato a quello della Giunta, è sempre stato del parere che le terre agricole non devono essere coinvolti in fenomeni speculativi come questo. E per chiarire la posizione dell'agenzia Agris che è stata coinvolta in una fase interlocutoria dalla società che ha fatto la domanda e sta avviando la richiesta per l'installazione dell'impianto. L'agenzia Agris vi ricordo è l'agenzia di ricerca regionale e c'è stata un'interlocuzione informale con il direttore Zurru al quale era stato chiesto eventualmente di collaborare nella valutazione degli effetti dell'impianto sui terreni agricoli e sulle coltivazioni. L'agenzia ha il dovere di capire e di studiare quello che accade nel nostro territorio, quindi aveva dato soltanto una semplice indicazione su un'eventuale disponibilità dell'agenzia qualora l'impianto fosse stato realizzato ai sensi della normativa e dei pareri positivi della Regione che poi non ci sono stati. Quindi non c'è nessun incidente diplomatico e nessuna questione di vedute differenti tra l'Assessorato all'agricoltura e il resto, anzi l'assessorato all'agricoltura ha sempre, io in particolare, ho sempre espresso la posizione che le terre agricole devono essere preservate, che non ci può essere esproprio per causa di pubblica utilità con queste motivazioni. Quindi, onorevole Pittalis, la voglio rassicurare che sia l'agenzia Agris, che l'agenzia Laore peraltro anche successivamente coinvolta in alcuni comunicati stampa, in alcune ipotesi di convegni dalla società, hanno ribadito che la loro collaborazione in questo momento non c'è e non ci sarà se non quando eventualmente le cose andassero avanti in maniera positiva, cosa che naturalmente auspichiamo che non accada, e stiamo lavorando e prendiamo oggi formale impegno proprio perché questo non accada.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della difesa dell'ambiente.
SPANO DONATELLA, Assessore tecnico della difesa dell'ambiente. Sì, solo per confermare ciò che è accaduto durante il procedimento e tutte le fasi che si sono svolte in cui l'assessorato all'ambiente è stato coinvolto, in quanto assessorato che fa da raccordo e raccoglie tutte le osservazioni non solo dell'assessorato all'industria e dell'agricoltura, dell'urbanistica, ma anche dei cittadini e di tutte le istituzioni che possono esprimere parere su questo intervento. Allora si tratta come è stato detto di una via nazionale, quindi i progetti sono stati spostati da valutazioni di tipo regionale a valutazioni di tipo nazionale, quindi non è più l'assessorato dell'ambiente a coordinarne l'istruttoria. L'assessorato si è espresso comunque e ha portato tre pareri, dal settembre 2015 fino al giugno del 2016, in cui puntualmente ha riportato i punti di vista e la sintesi delle conferenze e dei pareri che sono stati presentati. In particolare è bene sottolineare che alcuni aspetti non sono mai stati colmati. E infatti la proponente non ha per esempio mai esaminato eventuali localizzazioni alternative tese a limitare il consumo di suolo, e quindi ha giustificato soltanto la scelta della localizzazione sulla base del presunto degrado in produttività delle aree oggetto di intervento. Naturalmente dai sopraluoghi effettuati l'area risulta invece utilizzata e produttiva. Quindi questo è stato espresso nel parere riportato. Un altro punto importante è il fatto che per la normativa vigente le opere autorizzate per la realizzazione di impianti fotovoltaici sono considerate opere di pubblica utilità, e per gli impianti termodinamici parrebbe non necessaria la disponibilità dei soli ai fini di ottenere l'autorizzazione. Però è evidente sotto questo aspetto una lacuna normativa dell'ordinamento, e la Regione Sardegna nei pareri espressi ha posto l'accento, chiedendo alla commissione nazionale di via, che gli impianti termodinamici in sede di valutazione di impatto ambientale venissero assimilati a quelli fotovoltaici, affinché la società proponente debba dimostrare nel corso del procedimento autorizzativo la disponibilità di tutte le aree. Sul piano energetico si è già espressa l'assessore Piras. Per quanto riguarda lo sviluppo rurale l'assessorato all'agricoltura ha puntualmente contrastato il fatto che questo progetto andasse contro gli obiettivi della politica agricola regionale, e in più abbiamo anche l'aspetto che riguarda le aree, i beni sottoposti a tutela paesaggistica, e anche in questo caso sono state messe in evidenza le contraddizioni dell'intervento. Allora a questo punto questi sono gli aspetti che riguardano i pareri regionali, ma a livello nazionale esiste un parere contrario del Ministero dei beni culturali. Questo parere contrastante tra i due Ministeri fa deferire alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la decisione e quindi l'assunzione di un provvedimento. Il punto è che ancora ci troviamo in una fase vendo endoprocedimentale, per cui si deve continuare evidentemente ad assumere in tutte le sedi possibili le azioni che possono contrastare il parere finale che ancora però non è stato assunto, e quindi questo sarà il nostro impegno.
PRESIDENTE. Comunico all'Aula che il consigliere Edoardo Tocco è rientrato dal congedo.
Ha domandato di replicare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Sono soddisfatto delle risposte date univocamente dagli Assessori; conoscevamo perfettamente le note e non ci sono contraddizioni nelle note inviate al Ministero. Chiedo anche all'onorevole Pittalis di non inalberarsi troppo: un parere dato in una fase intermedia dal direttore di un'agenzia sicuramente non esprime la volontà politica di questa maggioranza e di questa Giunta, si avrà anche occasione di discutere di questo ma senza polemizzare più di tanto.
Io credo che con questa mozione ribadisco solo l'impegno della Giunta, l'impegno del Presidente a che nelle interlocuzioni con il Governo su questo tema la Sardegna debba mantenere ancora una volta, lo ribadiamo, la schiena dritta. Non ci potranno essere clausole di supremazia che in qualche modo possano determinare scelte che noi assolutamente in questo caso contrastiamo. Grazie.
PRESIDENTE. Metto in votazione la mozione numero 250.
Ha domandato di parlare il consigliere Alessandro Collu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COLLU ALESSANDRO (Soberania e Indipendentzia). La mia richiesta di voto è ovvia, chiedo di apporre la mia firma perché, come ha ben descritto il collega prima, magari qualcuno non era presente il giorno che si è preparata la mozione e per questo la mia firma manca.
Provo un attimino di disagio davanti a questa vicenda, perché sembra una vicenda degna del miglior Kafka: le popolazioni locali sono contrarie, le amministrazioni locali sono contrarie, gli Assessorati sono contrari, addirittura il Ministero dei Beni culturali ha espresso parere negativo, le aree sono agricole e non sono compatibili con l'impianto, una parte delle aree è soggetta al Piano paesaggistico, le aree non sono di proprietà della società, con la realizzazione di questa centrale non si avrà una riduzione del costo dell'energia per i cittadini (anzi noi ricordiamo spesso la presenza di centrali perché in bolletta troviamo un aumento). Non possiamo continuare ad assistere alla realizzazione di centrali la cui produzione è totalmente slegata dai territori, e dovremmo stare attenti perché in futuro con l'instabilità politica nell'altra sponda del Mediterraneo potremmo assistere sempre più a tentativi di interventi di questo tipo, potremmo diventare nuovamente terra di conquista "a gratis", senza usufruire di niente, perché da noi veramente non usufruisce di niente nessuno visto che in questi impianti che sono stati realizzati (parlo di eolico, parlo in generale) i posti di lavoro sono ben pochi. E non lasciamo sole le popolazioni, perché a me è capitato personalmente da amministratore locale di avere assistito alla realizzazione di pale eoliche, di avere chiesto l'intervento della Regione e non sono stato degnato di risposta, questo qualche anno fa. Noi non commettiamo questo errore, non lasciamo sole queste persone, non lasciamo sole queste amministrazioni, per una cosa che non porterà nessun beneficio alla nostra regione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Ovviamente per esprimere il voto favorevole alla mozione e ringraziare i colleghi della maggioranza che l'hanno presentata, e anche per l'esposizione perché hanno messo in evidenza tutti gli aspetti politici di questa questione, non ultimo l'onorevole Collu con il suo intervento, e per rimarcare invece un po' di delusione, lo devo dire, per l'intervento degli Assessori, che ci hanno fatto una descrizione di questa vicenda come se fosse una vicenda meramente tecnica. Io capisco l'aspetto amministrativo ma questa è una vicenda politica, e le parole politiche, ahimè, le ho sentite esclusivamente dei consiglieri seduti in quest'Aula. E invece noi, al di là tutte le questioni procedurali, gli endoprocedimenti, il Piano energetico (che è una bella cosa ma non ci sta salvando da questa situazione), avremmo dovuto avere il coraggio di dire, e doveva averlo la Giunta perché la Giunta rappresenta l'intera regione, che questo è un atto gravissimo. Perché qua c'è un privato che, in nome di una forza superiore e magari con alcuni collegamenti romani, sta chiedendo di espropriare un terreno privato per motivi di pubblica utilità che non esistono; è una mera speculazione e questo doveva essere detto da chi ci rappresenta politicamente, invece prendo atto che l'hanno detto i colleghi consiglieri e devo notare la totale assenza politica della Giunta.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (F.I.). Per capire se stiamo votando il testo della mozione così come distribuita, perché noi siamo contrari alle modifiche.
PRESIDENTE. Sì, onorevole Pittalis, si sta votando la mozione numero 250 così come distribuita, anche perché prima di lei anche l'onorevole Cherchi aveva già dichiarato la contrarietà alla modifica della stessa mozione.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 250.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame congiunto delle mozioni numero 253 e 220 e dell'interpellanza numero 149.
(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e dell'interpellanza:
Mozione Cappellacci - Pittalis - Carta Giancarlo - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sugli sbarchi di migranti nell'Isola e sul superamento della quota prevista per la Regione.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- il 31 agosto 2016 sono sbarcati presso il porto di Cagliari 617 migranti dalla nave irlandese James Joyce;
- tale operazione, secondo quanto ammesso dal Presidente della Regione, ha determinato il superamento della quota di riparto delle presenze di ben 500 unità;
- il 2 settembre 2016, presso il porto canale di Cagliari, è avvenuto un nuovo sbarco di altri 931 migranti, giunti a bordo della nave Dattilo;
- la Sardegna continua altresì ad essere interessata da continui sbarchi diretti, come quelli provenienti dall'Algeria;
- la quota di ripartizione assegnata all'Isola risulta pertanto ampiamente superata;
- ciò avviene in uno scenario in cui la cosiddetta "macchina dell'accoglienza" è al già al collasso, come rilevato dai rappresentanti degli enti locali, dai sindacati della Polizia e dagli operatori sanitari;
- la scelta politica di dirottare nell'Isola persone che non la vedono come destinazione finale della loro migrazione non solo è illogica, ma è foriera di tensioni difficilmente controllabili, come dimostrano i sempre più numerosi episodi avvenuti nei vari centri ospitanti e perfino il blocco nel pieno centro della città di Cagliari;
- lo stesso prefetto di Cagliari, durante il recente incontro con il capo dipartimento dell'immigrazione del Ministero dell'interno, Mario Morcone, ha affermato che "la maggior parte dei migranti che viene in Sardegna non vuole restare nell'Isola e che all'indomani dell'arrivo abbandona i centri di accoglienza e converge verso Cagliari con la speranza di imbarcarsi con problemi igienico-sanitari e di sicurezza pubblica";
- nonostante le diverse prese di posizione, il Governo appare intenzionato a proseguire la linea fin qui seguita e ad utilizzare stabilmente la Sardegna come una sorta di grande campo di accoglienza, come "muro d'Europa" per contenere la pressione esercitata dalla massa di persone proveniente dalla sponda sud del Mediterraneo;
- tale orientamento è confermato dalla linea illustrata, con un atteggiamento inaccettabile sul piano politico, dal prefetto Morcone a Cagliari che prefigura soluzione unilaterali, calate dall'alto, in caso di resistenze da parte della Regione e dei territori;
- nel lungo periodo, la politica dei continui sbarchi di massa rischia di creare altresì uno squilibrio per le piccole comunità di una Regione poco popolosa come la Sardegna;
- lo Stato centrale ha tradotto in Sardegna anche numerosi stranieri che non sono stati salvati dal mare, ma erano già al sicuro sulla terraferma, in seguito ai disordini di Ventimiglia, utilizzando di fatto la nostra terra come area di confino,
impegna il presidente della Regione
1) a rappresentare con urgenza la contrarietà della Regione autonoma della Sardegna a nuovi sbarchi di migranti nella nostra Isola;
2) a chiedere, come sollecitato anche dall'ANCI, un confronto immediato con il Governo al fine di chiedere un cambiamento della politica relativa all'emergenza-migranti;
3) a verificare nell'immediato il rispetto delle quote di ripartizione. (253)
Mozione Agus - Pizzuto - Lai - Cocco Daniele Secondo sul coordinamento delle attività di prima e seconda accoglienza e della gestione dei servizi per le persone richiedenti asilo e i cittadini stranieri.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la Costituzione della Repubblica italiana, tra i principi fondamentali, prevede che "lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha il diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge";
- tale principio significa riconoscere l'obbligo di accoglienza per chi fugge da situazioni di guerra, ma anche di fame e da condizioni di vita non dignitose;
PRESO ATTO che:
- l'immigrazione di cittadini stranieri nel territorio regionale, inserito nel più ampio scenario nazionale e internazionale, è un fenomeno strutturale caratterizzante l'attuale fase storica;
- componente importante di questo fenomeno è la migrazione, derivante da motivazioni di ordine politico e persecutorio e/o scaturente dalla presenza di conflitti armati nei paesi di origine dei migranti;
- nonostante le motivazioni che ne comportano l'esistenza tale fenomeno suscita talvolta allarme sociale e xenofobia, alimentati spesso da campagne massmediatiche che accrescono tali sentimenti;
OSSERVATO che:
- la percezione dei fenomeni migratori nel nostro paese è piuttosto falsata e sproporzionata, anche considerando l'entità numerica del fenomeno, visto che il numero di profughi presenti in Italia non arriva a 150 mila unità;
- in Sardegna il fenomeno è allo stesso modo limitato numericamente, ma ciò nonostante l'allarme sociale è altresì elevato, per cause legate alla percezione visiva del fenomeno e alla speculazione politica e propagandistica che si fa della presenza "extracomunitaria";
- in effetti in Sardegna la popolazione è costante e i flussi di immigrazione sono talmente ridotti da costituire appena un fattore di riequilibrio demografico;
CONSIDERATO che:
- la limitata portata quantitativa del fenomeno comporta comunque la necessità dell'impegno pubblico nella gestione dello stesso, per la complessità dello stesso e per la sua trasversalità, in quanto coinvolge aspetti di ordine lavorativo e occupazionale, culturale e formativo, assistenziale;
- nonostante la riconosciuta importanza del fenomeno le azioni operative svolte da parte degli enti pubblici nel nostro paese sono ancora esigue: su 8 mila comuni italiani solo 700 danno asilo ai profughi;
- in Sardegna, attualmente, promuovono progetti formativi per l'integrazione dei rifugiati attraverso i programmi Sprar solo la Provincia di Cagliari e i comuni di Quartu Sant'Elena e Villasimius;
RILEVATO che:
- l'intesa sull'attuazione del Piano nazionale accoglienza, approvata il 10 luglio 2014 in Conferenza unificata, individua livelli di responsabilità e di governo con l'intento di promuovere l'organizzazione di un sistema di accoglienza in grado di rispondere in maniera dignitosa e tempestiva all'arrivo di migranti;
- la Circolare del Ministero dell'interno, Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del 27 novembre 2014, sollecita gli enti territoriali e locali a porre in essere percorsi finalizzati a superare la condizione di passività dei richiedenti asilo e di coloro che sono in attesa della definizione del ricorso attraverso il loro coinvolgimento in attività volontarie di pubblica utilità svolte a favore delle popolazioni locali e finalizzate ad assicurare maggiori prospettive di integrazione nel tessuto sociale;
- la Regione ha come riferimento normativo la legge regionale n. 46 del 1990 "Norme di tutela di promozione delle condizioni di vita dei lavoratori extracomunitari in Sardegna", che promuove azioni positive volte al superamento delle condizioni di svantaggio dei lavoratori stranieri nell'isola con interventi di carattere sociale, culturale ed economico;
EVIDENZIATO che:
- la presenza di cittadini stranieri contribuisce allo sviluppo economico e sociale dei territori che li accolgono, in considerazione, innanzitutto, di un positivo inserimento nel mondo del lavoro anche in ambiti particolarmente delicati e rilevanti quali il lavoro domestico e di assistenza alla persona;
- gli stranieri sono una risorsa per i Paesi che li ospitano, sono oggi l'8,3 per cento della popolazione e producono l'8,6 per cento della ricchezza del Paese, che corrisponde a circa 125 miliardi di euro all'anno;
- specie nei comuni segnati da una pesante decrescita demografica e da invecchiamento della popolazione sarebbe importante attivare politiche e protocolli che favoriscano l'inserimento di stranieri nella vita delle comunità;
POSTO che:
- al fine di promuovere e garantire l'adeguatezza delle politiche di integrazione occorre considerare le differenze di provenienza, di radicamento, di competenze, di prospettive e aspirazioni di vita dei cittadini stranieri presenti nei nostri territori;
- tali considerazioni richiedono interventi mirati e consapevoli da parte delle istituzioni e dei servizi territoriali, con lo sviluppo di politiche territoriali nei diversi ambiti, quali ad esempio l'istruzione, la sanità, il lavoro, l'accesso all'alloggio, tese a favorire un processo di positiva integrazione dei cittadini stranieri, con l'obiettivo di costruire una comunità plurale e coesa;
- occorre, pertanto, costruire un modello di "governance" che, attraverso nuovi strumenti basati su una puntuale osservazione e analisi del fenomeno migratorio, delinei una serie di programmi e azioni da parte dell'Amministrazione regionale e degli enti locali, in collaborazione con le organizzazioni statali e internazionali, e in una relazione di forte integrazione con gli organismi sociali e del terzo settore;
- occorre valorizzare il ruolo dell'associazionismo straniero e lo sviluppo di nuove modalità di rappresentanza e di partecipazione alla vita della comunità dei cittadini stranieri, in particolare attraverso la qualificazione e la diffusione nel territorio dei consigli e delle consulte degli stranieri istituiti presso gli enti locali della Regione;
- gli interventi tesi a favorire l'integrazione partecipe dei cittadini stranieri devono essere innanzitutto finalizzati alla rimozione delle disuguaglianze sostanziali collegate a differenze di lingua e di cultura;
- occorre, quindi, strutturare efficienti modelli di integrazione ed evitare di gestire il fenomeno attraverso modalità operative di tipo emergenziale;
RILEVATO che:
- occorre riqualificare il sistema dell'accoglienza e ribaltare la situazione dei numeri tra prima accoglienza (100 mila persone circa) e seconda accoglienza, qualificata e diffusa, (21 mila persone circa);
- occorre ampliare la platea dei comuni ospitanti al fine di offrire un servizio migliore, distribuire in maniera omogenea i richiedenti asilo e garantire opportunità a tutti i territori.
- occorre procedere, da parte della Regione, all'osservazione sistematica del fenomeno immigratorio e delle sue caratteristiche, nonché alla realizzazione e divulgazione di studi e ricerche sull'argomento;
- la Regione deve promuovere, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle direttive dell'Unione europea, la tutela del diritto di asilo e la protezione sussidiaria attraverso interventi di prima accoglienza e di integrazione, in raccordo con gli uffici centrali o periferici dello Stato, coinvolti per competenza, e con gli enti locali;
- occorre considerare attentamente la complessiva debolezza della condizione dei cittadini stranieri e promuovere il rafforzamento di una rete di punti informativi, con specifica competenza nelle materie relative ai titoli di soggiorno, integrata con i servizi di accesso polifunzionale ai servizi della pubblica amministrazione, nonché di una rete di servizi di tutela per la prevenzione e il contrasto dei comportamenti discriminatori;
- occorre agevolare l'accesso e la fruizione dei servizi territoriali da parte dei cittadini stranieri attraverso la qualificazione dei mediatori culturali, la formazione degli operatori pubblici e privati sui temi dell'intercultura e l'adeguamento in genere dei servizi a un'utenza pluriculturale;
- esistono modelli virtuosi da prendere come riferimento, quali le politiche portate avanti dalla Regione Toscana che, sin dall'emergenza nord Africa del 2011, ha sperimentato un modello di accoglienza diffusa sul proprio territorio caratterizzato da moduli di piccole dimensioni alla cui attuazione hanno attivamente concorso soggetti pubblici e del privato sociale e che attiva costantemente nuovi servizi quali la creazione di un numero telefonico a cui comunicare la propria disponibilità a offrire servizi o chiedere informazioni e lo stanziamento di 100 mila euro per coprire le spese assicurative per cittadini stranieri impiegati in attività socialmente utili o di volontariato;
- in diverse regioni d'Italia è stata istituita la figura del Garante dei diritti dei rifugiati e delle persone bisognose di protezione internazionale o umanitaria;
CONSTATATO che:
- con deliberazione n. 1/9 del 12 gennaio 2016 "Disposizioni regionali per l'accoglienza dei flussi migratori non programmati. Piano regionale 2016", la Giunta regionale ha stabilito:
1) di costituire un gruppo di lavoro interassessoriale coordinato dalla Presidenza con il compito di porre in essere, nel rispetto delle indicazioni e degli indirizzi adottati dalla stessa Giunta, ogni utile adempimento per favorire un'efficace politica regionale in materia di migrazione;
2) di individuare una figura esperta della tematica migratoria che assicuri il necessario coordinamento del gruppo di lavoro interassessoriale e rappresenti la Sardegna nelle opportune sedi;
3) di dotarsi della necessaria assistenza tecnica di supporto ai soggetti istituzionali e al gruppo di lavoro nelle attività di programmazione, gestione, implementazione, monitoraggio e valutazione delle azioni;
- la predisposizione, da parte del gruppo di lavoro, di un Piano regionale 2016 per l'accoglienza dei flussi non programmati finalizzato a promuovere azioni positive volte a una migliore gestione dei flussi migratori sul territorio regionale,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad assumere la regia dei programmi di accoglienza di primo e secondo livello, promuovendo un tavolo interistituzionale con la Prefettura e i soggetti che gestiscono servizi di prima accoglienza e progetti formativi per l'integrazione dei rifugiati attraverso i programmi Sprar;
2) ad attivare una collaborazione tra la Regione, la Prefettura, ANCI Sardegna, associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali e altri soggetti gestori delle attività di accoglienza, in relazione alla necessità di promuovere percorsi che possano consentire ai migranti di interagire positivamente con il contesto sociale che li ospita attraverso lo svolgimento di attività di volontariato, senza fini di lucro, finalizzate a favorire un ruolo attivo e partecipe all'interno della comunità nella quale sono accolti e a realizzare uno scopo sociale e/o di pubblico interesse;
3) a favorire e promuovere la diffusione della conoscenza della lingua italiana tra i cittadini stranieri;
4) a promuovere la formazione e la qualificazione di mediatori culturali, operatori pubblici e privati sui temi dell'intercultura, dando attuazione alla deliberazione n. 25/17 del 26 maggio 2015 "Sperimentazione innovativa per la messa a sistema dei servizi di mediazione culturale a valere sul POR FSE 2014-2020";
5) a promuovere campagne informative e iniziative culturali relative alle comunità e ai cittadini stranieri presenti in Sardegna al fine di utilizzare la conoscenza come antidoto alla paura;
6) a favorire e promuovere la diffusione dei consigli e delle consulte dei cittadini stranieri e apolidi presso gli enti locali della Regione;
7) ad aggiornare il quadro normativo che disciplina la presenza e i diritti dei cittadini stranieri in Sardegna, con particolare riferimento alla legge regionale n. 46 del 1990 e al Piano sanitario, e, tenendo conto del mutato panorama nazionale e internazionale, definire nuove figure quali il Garante dei diritti dei rifugiati e delle persone bisognose di protezione internazionale o umanitaria o un Piano di indirizzo integrato per le politiche sull'immigrazione, come già fatto da altre regioni italiane;
8) a farsi promotori di un tavolo di confronto tra enti locali e Governo nazionale per definire lo status giuridico per coloro che non ottengono l'asilo e, allo stato attuale, rimangono nel nostro paese da clandestini. (220)
Interpellanza Locci - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sull'accoglienza dei migranti in Sardegna.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- nelle giornate del 22 e del 23 agosto 2015, nell'ambito dell'operazione "Triton", circa 4.000 persone provenienti da acque libiche sono state tratte in salvo nelle acque del canale di Sicilia da unità navali della Marina italiana e della Guardia di finanza con l'ausilio di una nave battente bandiera norvegese;
- circa 950 migranti sono stati accompagnati per i primi soccorsi nel porto di Cagliari;
- secondo fonti di stampa verranno allocati in centri di accoglienza non meglio identificati dislocati nel territorio della Regione;
EVIDENZIATO che:
- si tratta della terza operazione di salvataggio che vede come centrale operativa il porto di Cagliari e il territorio della Regione;
- delle tre operazioni di salvataggio, quest'ultima è da considerarsi la più grossa in virtù del numero delle persone da soccorrere;
- i rappresentanti dell'ANCI Sardegna hanno manifestato più volte preoccupazione sulle modalità di gestione delle operazioni di soccorso dei migranti;
RITENUTO che sia necessario fare chiarezza sulle modalità di gestione delle operazioni di assistenza e sul livello di collaborazione tra istituzioni statali, regionali e locali,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione per sapere:
1) quanti migranti siano sbarcati in Sardegna dall'inizio dell'emergenza;
2) quanti di loro hanno lasciato la Sardegna per recarsi nella Penisola;
3) in quali strutture siano ospitati;
4) quali siano gli enti che stanno incassando i 35 euro giornalieri per migrante assistito, messi a disposizione dall'Europa;
5) chi effettui il controllo sui servizi effettivamente resi ai migranti e sulla loro sistemazione;
6) se esista una rendicontazione dei soldi spesi o impegnati;
7) quali siano le procedure di accreditamento delle associazioni;
8) quali siano le procedure di assegnazione dei migranti ai vari enti accreditati;
9) quanti altri sbarchi e quante altre ripartenze verso la Penisola siano previsti nel prossimo mese;
10) se esista un piano per l'integrazione dei migranti che decidessero di restare nell'Isola. (149).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione numero 253 ha facoltà di illustrarla.
PITTALIS PIETRO (FI). Vorrei preliminarmente sgombrare il campo da ogni forma di giudizio, e a maggior ragione anche di pregiudizio, cui potrebbe prestarsi il tema in discussione. Senza indulgere in toni vagamente retorici, quando si parla di migranti dobbiamo avere tutti ben presente che parliamo di persone, parliamo di esseri umani in carne ed ossa, almeno quelli che sopravvivono alle terribili tragedie che i mezzi di comunicazione ci propongono quotidianamente nelle acque del Mediterraneo. Uomini e donne, bambini e anziani ai quali va tutto il nostro rispetto e la nostra considerazione, e non solo per un senso civico, laico, ma perché una società che si riconosce e si ispira anche ai valori cristiani non è fuori luogo richiamare il senso della caritas di cui ci parla nelle sue epistole San Paolo di Tarso. E questo lo dico in premessa perché non stiamo parlando di numeri, non stiamo parlando di cose ma voglio sottolineare stiamo parlando di persone e dunque ecco perché ritengo che non debba trasformarsi questo dibattito come il luogo del ring dei favorevoli, dei contrari, di quelli che si riconoscono in posizioni estremistiche, perché questo renderebbe viziato anche il dibattito e perderebbe senso la mozione che noi abbiamo sottoposto all'attenzione di quest'Aula.
E detto questo però dobbiamo anche interrogarci se tutto ciò che è stato finora fatto a livello europeo, dallo Stato italiano, dalla nostra Regione, dalle nostre comunità sia stato sufficiente, se tutto ciò che è stato fatto è adeguato allo scopo o se, come invece io ritengo, abbia addirittura aumentato in qualche misura le sofferenze delle persone che già di per sé si trovano in quella scritte triste condizione per chi ha lasciato il Paese di origine e che si trova in terra straniera, vuoi perché nel Paese d'origine c'è la guerra, vuoi perché nel Paese d'origine c'è la fame e tante sono le cause, ma arrivano in Italia, arrivano in Sardegna e cosa trovano? Trovano davvero l'accoglienza, questo, Presidente della Regione, io vorrei innanzitutto chiederle se secondo lei chi arriva trova davvero l'accoglienza; pur in una terra ospitale come la nostra. O se invece chi arriva nella nostra terra si trovi ad affrontare il problema della pessima organizzazione dell'accoglienza, dove spesso manca anzi sempre manca il coinvolgimento del sistema delle autonomie locali, scaricando quindi sui sindaci dei comuni il problema. E tutto ciò da cosa nasce? Nasce da una sottovalutazione del problema, nasce dall'aver affidato all'Europa delle banche, della finanza e non all'Europa dei popoli la soluzione di un problema che non ha trovato assolutamente unicità di posizioni, univocità di soluzioni e andando in ordine sparso con poi i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. È stato sottovalutato dall'Europa, è stato sottovalutato il problema dal Governo Renzi, se è vero come è vero che oggi mancano quei 600 milioni per pagare i crediti che hanno già maturato le cooperative, le associazioni che si occupano del problema. E mancano quei 100 milioni nella contingenza che servono di mese in mese per affrontare il problema non dei migranti, che si è ormai risolto e definito, ma addirittura senza considerare che, come scrive qualcuno, qualcuno che è di quelle parti, che conosce la situazione delle coste africane, ci dice che ci sono 235.000 migranti che aspettano solo l'occasione per andare in Italia e lo faranno. Solo il Governo Renzi di questo sembra non accorgersi. E allora, presidente Pigliaru, io le pongo al nome del mio Gruppo alcune questioni che penso possano servire come spunti di riflessione nel momento in cui lei dovrà, e chieda di poter andare a Palazzo Chigi perché lasciando le cose che le decidano altri, lasciando che siano altri a decidere le questioni senza un confronto serrato con lei in qualità di Presidente della Regione, mi pare che noi rischiamo di subire e non di essere invece come dovremmo coattori, coprotagonisti nella gestione di questa emergenza.
Perché bisogna ricordare a Renzi che forse deve moltiplicare gli sforzi perché si faccia qualcosa in quei Paesi da dove questa gente scappa, perché forse bisogna ricordare a Renzi che non si possono individuare soluzioni senza coinvolgere il sistema delle autonomie locali e rendere partecipi delle decisioni e delle scelte la Regione. Non è che la nomina di Fassino Presidente dell'Anci possa dire che c'è l'attenzione verso il sistema delle autonomie locali, è la solita furbata di Renzi, non lo dico io, lo dicono i suoi stessi compagni di partito, che deve da un lato rasserenare gli animi dissenzienti all'interno del suo partito e dall'altro dare un segnale che c'è una qualche attenzione. Ma aspettiamo di capire che cosa farà Fassino di più rispetto al nulla che finora riteniamo abbia fatto il Governo nazionale. E siccome non è la prima volta che noi promuoviamo in Consiglio la questione, ricordo che a giugno del 2015 presentammo un'altra mozione in cui chiedevamo di affrontare quella che già allora ai nostri occhi era un'emergenza, e io ricordo che in quell'occasione avete fatto spallucce, colleghi della maggioranza, siete addirittura arrivati in quella occasione a tacciarci di razzismo perché portavamo all'attenzione dell'Aula la problematica. Ricordo che lo stesso Presidente della Regione in quella occasione liquidò con sufficienza, mi consenta Presidente, il problema, affermando che bastava guardare la carta geografica per comprendere che l'Isola non poteva diventare una nuova Lampedusa. Questo lei ebbe a dire e questo in un certo modo ci tranquillizzò, perché voleva dire che lei avendo ben presenti tutti i dati che sicuramente avrà avuto a disposizione, lasciava pensare a questo. Ma il dato vero è che in 13 mesi, Presidente, e quindi ad un anno e tre mesi da quel voto anche ci ritroviamo con una situazione che è drammatica, ci sono i dati del Ministero che parlano chiaro, oltre 9000 migranti sbarcati nella nostra Terra, tra cui, segnalo, persone che possiamo ascrivere alle fasce deboli soprattutto bambini, minori e migliaia di persone, Presidente, questo è l'altro grave problema, di cui si sono perse anche le tracce. È un sistema dell'accoglienza che ormai è al collasso, in cui tutto grava sulle spalle delle forze dell'ordine, dei volontari, dei sindaci, che sono sovraesposti, e logicamente, sempre in prima linea la Chiesa sarda. Lei stesso lo ha ammesso, Presidente, che le cosiddette quote in Sardegna sono già saldate. E allora che senso ha incontrarsi con il rappresentante del Ministero dell'interno, fare una riunione, se poi sul piano operativo i problemi che c'erano permangono e anzi si aggravano, perché questo è il problema anche della prospettiva. Qui rischiamo che questo sistema, che già non regge, un sistema dell'accoglienza senza criteri, senza reali controlli, tradisca proprio quella finalità umanitaria sulla quale siamo tutti quanti d'accordo. Allora, perpetua il circuito di tratta delle persone, perpetua il circuito di tratta, mi sia consentito dirlo, di persone che purtroppo rischiano la vita e quindi di persone morte. C'è questa tendenza poi ad accettare indiscriminatamente tutto e tutti senza distinguere tra chi ha diritto di asilo e chi invece deve essere rimpatriato. Allora, Presidente, noi le chiediamo un'azione energica, un'azione forte, perché lei non può essere indicato come il responsabile dei problemi di ordine pubblico che si creeranno in Sardegna, perché non può essere additato il Presidente della Regione come il responsabile di un dissidio sociale che si aggrava con la presenza già di una situazione di disoccupati, di persone che non hanno lavoro, che non hanno casa, e parlo di sardi, che debbono poi anche vedersi con una situazione di arrivi che, certo, non agevola la loro situazione, ma la aggrava, e non rende assolutamente adeguata la situazione, appunto, dei migranti.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 220 ha facoltà di illustrarla.
AGUS FRANCESCO (SEL). Il testo della mozione risente del tempo trascorso dalla data di presentazione della stessa, è stata presentata circa nove mesi fa, ma di fronte a tragedie umanitarie come quelle che stanno sconvolgendo le terre da cui hanno origine i fenomeni migratori, nove mesi equivalgono a un'era geologica. Oggi credo comunque che sia importante discutere anche nei toni, condividendo i toni proposti dall'onorevole Pittalis, in quest'aula e con il Presidente della Regione che sicuramente, meglio di altri, sarà in grado di fornirci tutte le informazioni necessarie anche a capire cosa è avvenuto e cosa sta avvenendo in questo 2016. Il tema è serio e merita una discussione quindi che esuli dai toni da bar, a cui purtroppo ci stanno abituando talk show televisivi e leader politici da quattro soldi che aspirano forse a costruire la loro carriera sulla sofferenza, sulla paura e sulla morte altrui. Toni da bar che possono esser a malapena tollerabili quando motivo della disputa è la scelta tra Storari e Rafael, e forse neanche in quel caso quando si esagera, meno che mai quando oggetto del discorso sono temi che incidono sulla vita delle persone e sui principi che la comunità umana di questo pianeta ha deciso di darsi quando nel '48, a seguito della più grande carneficina che la storia ricordi, ha redatto la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Quel documento ha voluto rappresentare quelli che sono i diritti inalienabili per noi cittadini di questo pianeta, diritti che valgono a prescindere dal colore della pelle, della religione, delle origini, dal fatto di essere nati in un Paese ad alto reddito, in un Paese in via di sviluppo, o in uno Stato povero e sconvolto dalla guerra civile, in un contesto quindi, ed è questa la storia che accomuna molti dei migranti che in questi giorni, in questi mesi, in questi anni stanno raggiungendo le nostre coste, in un contesto quindi che prevede alla morte solo un'unica strada, la fuga. Alcune posizioni politiche che animano il dibattito, fortunatamente al di fuori di quest'aula, sono al di fuori di quel tracciato. Cercherei invece di ricondurre il discorso in quest'aula ai problemi reali e alle soluzioni possibili, problemi che ci toccano da vicino. Sulle spalle della Sardegna gravano pesi che da soli non siamo in grado di sostenere, una sproporzione insostenibile tra quello che servirebbe davvero e quello che possiamo dare rischia addirittura di peggiorare una situazione già difficile per le nostre comunità alle prese con problemi più grandi di loro e per gli uomini e le donne in fuga dai loro Paesi che meritano e necessitano dell'assistenza e delle opportunità che meritano. Ci vuole più Europa, questa emergenza ce lo ricorda in maniera violenta, la nostra isola è un confine di un territorio più ampio, e in questo modo viene percepita, non sopporterà da sola le responsabilità e i doveri di un intero continente, responsabilità perché non è possibile discutere di questo tema senza inquadrarlo nel campo ampio dei rapporti tra continenti, tra popoli e tra economie diverse, rapporti che non possono non considerare i centinaia di anni di sfruttamento e di colonialismo degli Stati europei verso il sud del mondo, e per cui non possiamo, in quanto europei, pretendere di non pagare tornaconti. E in questo quadro ampio occorre ragionare, l'Europa e l'Italia non lascino sola la Sardegna, la Regione non lasci soli i comuni. Tra i compiti dei sindaci e dei consiglieri degli uffici comunali non ci sono le scelte in materia di politica estera, non ci sono da gestire i mezzi per reagire all'emergenza come questa, non ci sono le competenze per fronteggiare le catastrofi umanitarie. Oggi invece l'emergenza è resa ancora più di difficile gestione da una colpevole sottovalutazione non certo in campo regionale, ma su altri tavoli, dei temi che sono tutti i giorni all'attenzione degli enti locali, ma che purtroppo faticano ad entrare nell'agenda delle istituzioni comunitarie. Se l'Europa latita di fronte a questa immane tragedia e si rivela giorno dopo giorno più un ostacolo che un sostegno, l'Italia sta faticosamente facendo la sua parte. Ma non basta, a fronte di un'innegabile buona volontà dimostrata dal Governo nazionale, pesa come un macigno la disorganizzazione del sistema periferico delle prefetture. Oggi, colgo con piacere la calendarizzazione delle mozioni sul tema perché ci consente di discutere, di renderci conto e portare al centro del dibattito necessità ormai rimandabili che i comuni ci pongono ogni giorno da anni a questa parte. La Regione si faccia parte attiva affinché venga chiuso il prima possibile un patto nazionale dell'accoglienza sottoscritto da comuni, regioni e Stato. È auspicio questo anche delle associazioni dei comuni, a maggior ragione deve esserlo di una Regione come la nostra. E occorre evitare di parlare ancora di emergenza. Per emergenza, dizionario alla mano, si intende una circostanza imprevista, un accidente, un momento critico che richiede un intervento immediato, una situazione di improvvisa difficoltà circostanziata e temporanea. Continuare a considerare la questione migratoria come emergenza circostanziata e temporanea è il modo più sbagliato per approcciarsi al tema. Il Governo, ed è in questo senso che auspico un rafforzamento dell'azione della Regione a Roma, deve provvedere a nuova politica di integrazione dotata di mezzi finanziari adeguati per far uscire da una condizione di provvisorietà le migliaia di profughi che stazionano nelle nostre città come in altre parti del Paese. Non è più accettabile assistere a uno scaricabarile che si gioca sulla pelle dei più deboli del mondo e fornisce argomenti ai populisti per riportare le coscienze di questo Paese indietro di cento anni, ricevendo in cambio qualche manciata di voti. Il modo migliore per non fare questo è guardare in faccia i problemi, a cominciare da quelli più vicini a noi. I comuni, come ho già detto, non ce la fanno più, le associazioni che si occupano di migranti non ce la fanno più, i minori, le donne, chi è arrivato arriva sfinito, malato, in fin di vita, a maggior ragione non ce la fanno più. Serve ed è necessario che la Regione porti, quanto prima possibile, questa esigenza nei tavoli aperti con il Ministero degli interni. Occorre un tavolo organico, un piano organico per affrontare le questioni, serve la costituzione di piani di sistema di assistenza mobile, che partano dal rapporto tra gli enti centrali, i comuni e le unioni dei comuni, ed evitino pericolosi accentramenti che non stanno risolvendo la questione e sono quanto prima da superare. Per costituire un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza, questo è l'intento che si sta concretizzando anche a livello nazionale, e crediamo sia importante sostenerlo, ma verificare che la creazione di questo soggetto dai effettivamente risposte nei territori, occorre quindi mettere insieme i diversi pezzi di un puzzle, che ragiona troppo spesso per compartimenti stagni - il sistema Sprar, il rapporto con i comuni, la circolazione di buone pratiche, l'uso di caserme -, così, con una logica emergenziale, non risolve il problema, in futuro occorre un'ottica … per spostare, nel nostro caso peculiare e unico nel suo genere nello scenario europeo, in capo alla Regione le politiche di accoglienza, di comune accordo con i sindaci, superando quindi il canale di distribuzione di profughi attraverso le prefetture, canale che si sta rivelando fallimentare, e il conseguente addensamento di responsabilità su piccoli e grandi comuni, per costruire strumenti di cooperazione e di collaborazione tra i comuni ospitanti e soggetti ospitati, per mettere a disposizione conoscenze, soprattutto quelle delle nostre leggi, della nostra lingua, perché la semplice accoglienza non basta più per situazioni che durano mesi, anni, e possono avere orizzonti anche più ampi, per semplificare e accelerare i tempi delle procedure di asilo. È in ultimo, ma non per importanza e urgenza, per portare finalmente all'approvazione in Parlamento il disegno di legge fermo da un anno sui minori non accompagnati, questione che pesa in modo ormai insostenibile sui bilanci dei comuni. Su questo punto mi soffermo un minuto prima di chiudere, lo dico ai componenti della Giunta sicuramente informati sul tema: la situazione che riguarda i minori non accompagnati sta esplodendo, parliamo di numeri in continua e incontrollabile crescita, che mutano anche in relazione alle fughe dai centri di accoglienza e i trasferimenti di strutture in struttura non sempre concordati con i comuni. La carenza di una normativa nazionale è chiara, fa sì che l'accoglienza sia a totale carico degli enti locali, peraltro in regime di totale incertezza su quale sia l'ente preposto al pagamento dell'assistenza. E' difficile quantificare l'ampiezza del fenomeno, effettuare una ricognizione precisa dei minori in carico, perché spesso, ed è questa frutto della logica emergenziale che purtroppo ci contraddistingue, porta le associazioni a dover scegliere sistemazioni non ottimali, senza sincerarsi dell'idoneità delle strutture, senza verificare che il rimborso comunitario sia sufficiente a pagare l'intero ammontare della retta, senza assicurarsi dell'effettiva possibilità di coprire le spese da parte degli enti. In questo scenario aggravano ulteriormente la situazione le decisioni del tribunale, che dopo l'affidamento da parte della questura a strutture del territorio assegnano per decreto, quindi provocando debiti fuori bilancio negli enti locali, a prescindere dalla reale capacità del comune di sopperire alle esigenze, e a volte a comuni che hanno già raggiunto i limiti massimi sia di disponibilità nelle strutture che in quelle di spesa, aggravano quindi una situazione già di per sé grave. A questo si aggiunge il problema dei ritardi nelle liquidazioni. Lo Stato, e in misura diversa, visto che sopperisce in estrema istanza, la Regione, non trasferiscono i fondi per tempo, e i comuni, in serie difficoltà contabili, spesso non sono in grado di anticipare le somme. Le comunità, le associazioni che si occupano dell'assistenza, ultimo anello di una catena che sta evidentemente cedendo, si trovano quindi a non avere i mezzi necessari per andare avanti. Questa la situazione quotidianamente affrontata Sardegna; mai come in questo caso occorre da parte delle istituzioni regionali il massimo supporto. Affinché la Sardegna sia terra di accoglienza e opportunità, c'è la necessità di migliorare urgentemente una macchina che non dipende solo ne dipende principalmente da noi, ma che ha in noi, nelle istituzioni regionali, una potenziale soluzione che mai come oggi i comuni dell'Isola, i sardi, e decine di migliaia di persone tra i più deboli e sfortunati di questo pianeta stanno aspettando con urgenza. Grazie.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Ignazio Locci per illustrare la sua interpellanza.
LOCCI IGNAZIO (FI). Si dà per letta.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI FRANCESCO (PD). Io ho accolto positivamente i modi con cui ha tenuto il suo intervento il Capogruppo di Forza Italia il collega Pittalis, perché credo che quello che non dovrebbe fare mai la politica è fare propri i luoghi comuni, cavalcare il populismo, affrontare i problemi con superficialità, rincorrendo molto spesso il consenso. L'estate del 2016 è iniziata con le polemiche sull'accampamento di alcuni migranti in piazza Matteotti, proteste poi di autorità comunali su insediamenti e centri di accoglienza, la violentissima aggressione a un parcheggiatore abusivo a Cagliari, la devastazione di un centro di accoglienza a Burcei, la protesta contro l'accoglienza di alcuni bambini stranieri al Microcitemico, una manifestazione, per fortuna poco frequentata, contro l'invasione dei migranti, ecco, sarebbe davvero ingenuo sottovalutare questi accadimenti, che sono gravi e che segnalano una disfunzione, una difficoltà sociale della nostra Regione. Ma credo che sia molto grave chi ha affrontato questo tema presentandolo come l'invasione dei migranti, promuovendo reazioni così violente fino ad arrivare ad azioni di pura intolleranza sociale. Io credo che questo modo di affrontare sia grave e che dobbiamo invece ripartire dalle cose e dai dati reali, dalle cose che effettivamente succedono nel nostro territorio. E allora, innanzitutto il tema principale a cui dobbiamo fare riferimento, il tema più importante ci riconduce alla Convenzione di Dublino del 1990, che regola in ambito europeo la competenza per l'esame delle domande di protezione internazionale. Nell'Unione europea gli interessati, salvo che abbiano familiari in altri stati o un precedente permesso di soggiorno, non possono scegliere liberamente lo Stato di destinazione, ma la competenza spetta allo Stato che li accoglie, al territorio che fa la prima accoglienza. È questo è il primo problema che è stato posto a livello europeo, ma che l'Europa non è stata disponibile, nonostante il Consiglio europeo abbia indicato agli Stati membri una revisione della Convenzione di Dublino, gli Stati nazionali si sono rifiutati. Questo crea una forte pressione negli Stati, nel nostro Stato italiano e nello Stato greco, l'Italia riceve ogni anno 150.000 sbarchi, la Grecia ne riceve 6 volte in più, quindi un numero molto più elevato, ma questo crea una forte pressione in questi due stati. L'Europa ha provato a porre rimedio, non è riuscita a rivedere la Convenzione di Dublino e ha cercato di attenuare attraverso la nota relocation che prevede la distribuzione negli Stati membri, ma poi sappiamo che alcuni Stati membri si rifiutano di applicare quelle che sono state le direttive dell'Unione europea. Gli immigrati, si dice, non vogliono essere identificati, ma non vogliono essere identificati non per arroganza o per irriconoscenza nei confronti dei paesi che li accolgono, non vogliono essere identificati perché loro hanno in testa altre mete e sanno che accedendo all'identificazione hanno più difficoltà a trasferirsi in Francia, in Germania, in Inghilterra, dove magari hanno altri amici e parenti che li attendono. Quindi non è un fatto di arroganza, ma è quasi una disobbedienza civile. Il secondo tema. Noi dobbiamo distinguere le operazioni di prima accoglienza e di permanenza nella Regione, mentre invece facciamo confusione, e allora diciamo: "Nella nostra Regione sono presenti 12.000 persone"; sono stati 12.000 gli arrivi nel triennio, nella nostra Regione ormai sono presenti immigrati per un numero inferiore alle 5000 persone, e questo le prefetture danno dati così chiari che a tutti è dato conoscere. Abbiamo addirittura il tasso di uscita più alto, cioè nella nostra regione non vogliono rimanere, anzi, quando capiscono di essere sbarcati in un'isola hanno difficoltà ad accettare questa condizione e vanno in depressione perché sono altri gli Stati su cui vogliono procedere nel loro percorso. Quindi, è falso dire che non stiamo rispettando le quote che ci sono state assegnate che sono del 2,9 per cento. Il tema è un altro, ed è il terzo punto per ritornare alle cose reali: come vengono accolti nella nostra regione e nelle altre regioni? Attraverso due modalità. La prima modalità è lo...
PRESIDENTE. Onorevole Sabatini, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, ha detto bene il nostro Capogruppo, noi rifuggiamo dalla retorica spicciola del "prima i sardi, prima gli italiani, poi i migranti". Non ci inseriamo in questo contesto polemico che riteniamo di non altissimo profilo, non ci interessa, assolutamente no. Però io credo personalmente che questa mozione abbia vari punti di contatto con la mozione sull'indipendenza proposta da Solinas. Perché dico questo? Perché ormai è risaputo che la nostra isola è votata a fare il deposito per scorie nucleari, è risaputo che è stata ed è terra di conquista per speculatori affaristi senza scrupoli e purtroppo lo Stato non ci rispetta neppure per quanto attiene ai migranti, ai rifugiati o ai profughi che possono arrivare su questa isola. Ci manca il rispetto dello Stato nei confronti della Sardegna. È questo il vero tema, che è un tema legato all'indipendenza di cui discuteremo nei prossimi giorni. La Sardegna rischia di diventare proprio una terra di confino, una terra di confino per questi esseri umani, questi poveri cristi che scappano a volte dalla guerra, a volte da situazioni economiche molto delicate e che comunque hanno necessità di accoglienza, hanno necessità di sostegno, hanno necessità di assistenza e noi siamo per l'accoglienza, noi siamo per la solidarietà, però un'accoglienza e una solidarietà concreti. Noi vogliamo che questi esseri umani, questi nostri simili vengano accolti come si deve, come si deve accogliere un essere umano. È del tutto evidente che la macchina dell'accoglienza invece è collassata, i sindaci sono lasciati soli, molto spesso, troppo spesso o quasi sempre gli immobili che accolgono questi disperati sono privi di agibilità, servizi igienici non idonei e ospitano questi poveracci in situazioni veramente indegne, indegne di uno Stato civile. Io ho visitato più di un centro che accoglie questi profughi e purtroppo in tutti i centri che ho visitato ci sono gli stessi problemi. In molti, in troppi, fanno finta di non accorgersene, in troppi fanno finta di non accorgersene. E comunque noi il 31 agosto abbiamo contato 500 unità in più rispetto a quelle che erano assegnate alla Regione, il 2 di settembre 1431 migranti in più, ci chiediamo quanti di questi migranti avranno poi diritto d'asilo, avranno diritto ad avere lo status di rifugiato, sono pochissimi, secondo alcuni il 5 per cento, secondo altri il 10 per cento, l'8 per cento, ma sono pochissimi. Ecco perché io personalmente sono convinto che molto meglio sarebbe stato se l'Agenzia per i rifugiati Onu avesse realizzato dei centri di accoglienza nel Nord Africa, in Libia, per esempio, in Tunisia, per esempio. Questi centri di accoglienza avrebbero potuto verificare sul posto se l'aspirazione a ottenere lo status di rifugiato del profugo è legittima o meno e questo risolverebbe tantissimi problemi, ma così non è. Renzi non ci pensa, non fa richieste di questo tipo, non le coltiva, noi probabilmente non abbiamo la forza, ma neanche la voglia di avanzare richieste di questo tipo, istanze di questo tipo, proposte di questo tipo, ma io sono profondamente convinto che sarebbe il modo migliore anche sotto il profilo dei costi, Presidente. Sotto il profilo dei costi fare un centro di accoglienza in Libia o in Tunisia comporta dei costi di gran lunga inferiori ai costi che invece sosteniamo in Italia pro rifugiati o meglio pro migrante. Ecco perché noi siamo convinti che la Regione autonoma debba esercitare un ruolo più determinato, più deciso. È una situazione difficile, Presidente, la comprendo, la capisco, siamo con lei, non siamo contro il Presidente della Regione, questa è una tematica sulla quale non ci si può dividere, però credo, Presidente - se non la disturbo durante la sua telefonata - credo, Presidente, che lei debba decidere assieme a questo Consiglio che cosa fare, cosa chiedere e quale dev'essere la strada migliore per accogliere degnamente questi rifugiati, per non esagerare col numero dei profughi in Sardegna, per dare la possibilità comunque ai sindaci di essere sostenuti in questo lavoro molto difficile...
PRESIDENTE. Onorevole Tedde, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Presidente, anch'io faccio un doveroso preambolo come hanno fatto alcuni colleghi. Ovviamente quando parliamo di questi temi e quando nel corso dell'intervento affrontiamo certi argomenti il riferimento è alla gestione dell'immigrazione e non all'emigrato in sé. Voglio chiarirlo perché non vorrei poi di essere tacciato di qualcosa che non sono. Quale futuro vogliamo dare alla nostra terra, ai nostri popoli e ai nostri giovani? Sono queste le domande che ci dovremmo porre l'interno di quest'Aula, è il lavoro che dovremo affrontare quotidianamente e ancor di più ce lo dovremmo porre in un'Assemblea in cui le forze autonomiste, sovraniste e anche indipendentiste non sono mai state così numerose e influenti, tanto nell'Assemblea regionale quanto nella Giunta. Ce lo dobbiamo porre perché io credo che nel corso di quest'anno, di questi anni, abbiamo fatto delle scelte sotto un certo punto di vista illogiche, forse delle scelte semplici che ci hanno portato ad affrontare una situazione difficoltosa che oggi tutti denunciamo come problematica. Abbiamo lamentato un business senza scrupoli dell'accoglienza nella nostra terra per soggetti che tra l'altro, come detto anche da autorevoli esponenti della maggioranza, in questa terra non ci vogliono stare. Oggi spendiamo almeno 90 milioni l'anno direttamente, non come Regione ma con i contributi dell'Unione europea, per la gestione dell'accoglienza. È una fetta importante del nostro PIL. Stiamo investendo inoltre risorse locali per un'integrazione che non ci sarà mai perché le quote sono troppo elevate. Ci preoccupiamo di offrire un futuro a chi arriva dall'altra parte del Mediterraneo ma ignoriamo quotidianamente il grido di disperazione dei nostri giovani costretti sempre più spesso a varcare il Mediterraneo. Soprattutto stiamo rinunciando ad investire per creare occupazione solida e sviluppo accontentandoci invece di sfruttare l'assistenza, stiamo trasformando strutture alberghiere, cioè realtà che dovrebbero trainare l'economia isolana, che dovrebbero vivere di turismo tutto l'anno, in vere e proprie associazioni per lo sfruttamento del bisogno altrui, in cui coop e associazioni (alcune che operano meritoriamente, alcune invece molto poco meritoriamente) hanno creato un vero business profondamente differente da quello per cui erano nate in origine. Abbiamo scelto, come ho detto prima, le soluzioni più semplici cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto e creando rimedi che hanno finito per alimentare il contrasto sociale e spesso l'odio come i fatti che denunciava poco fa l'onorevole Sabatini. E allora quali sono oggi le risposte che offre la politica non agli uni o agli altri ma a tutti? Perché se noi continuiamo a ragionare in termini di uni e altri sbagliamo, dobbiamo incominciare a ragionare in termini di tutti, le risposte vanno date agli immigrati ma vanno date anche ai sardi perché solo così è possibile evitare quel razzismo e quell'odio sociale che non più di un anno fa avevamo denunciato in un dibattito simile a questo, come rischio concreto, logica conseguenza di una politica di aiuti indiscriminata, senza alcun controllo di chi arriva al confine e senza alcun controllo di chi sta all'interno dei nostri confini nazionali perché le denunce delle forze dell'ordine sono sempre più frequenti. È preoccupante inoltre che autorevoli esponenti di questa Giunta, amministratori di partecipate della Regione, esponenti sindacali, arrivino addirittura a preconizzare la necessità degli immigrati visto il calo demografico dell'isola. È preoccupante perché denota un approccio razzistico verso l'uomo sardo, Assessore, perché gli immigrati che arrivano in parte preponderante sono perlopiù uomini e da che mondo e mondo i figli li fanno le donne, quindi sembrerebbe che gli uomini sardi non siano più capaci di fecondare le donne sarde e non tiene nemmeno conto della realtà, perché in questi 10 anni il tasso di natalità delle donne straniere, negli ultimi 10 anni, si è adeguato a quello delle donne sarde, sono quasi uguali. E allora noi dovremmo cercare come ha detto qualcuno di banalizzare il discorso cioè di banalizzare tra chi dice: "Salviamoli tutti e accogliamoli tutti", e chi dice invece: "Lasciamoli morire in mare", perché questa non è la logica. E allora qual è il concetto? Il concetto è che l'Europa non deve né spalancare i suoi confini né alzare il ponte levatoio, quello che serve è una politica sicuramente di solidarietà con un mondo di oppressi, di chi sta dall'altra parte del Mediterraneo, ma è necessario anche sfatare alcuni tabù. Bisogna riconoscere che dire alla gente di entrare in empatia con gli sconosciuti è inutile, non porta a nulla, si può dire e sostenere anche che abbiamo creato nella nostra società un sistema di valori non dico superiore ma sicuramente differente e che cercare di proteggere il proprio modo di vita, le proprie organizzazioni statuarie, il proprio modello di riferimento, il proprio modello sociale non è né razzista né fascista, ma è il primo compito della politica. E dobbiamo anche dire che esiste una distanza siderale fra la nostra cultura e le centinaia di migliaia di migranti africani che entrano nella nostra terra e dobbiamo anche riconoscere che ci sono delle preoccupazioni sulla questione del lavoro perché una economia come la nostra che non riesce a produrre lavoro per i locali avrà sempre maggiori problemi. E allora il problema, sintetizzo per non andare ad (…) un pochino, ma per andare al finale, il problema come avevano detto alcuni colleghi non è qui, è dall'altra parte del Mediterraneo, il problema è l'Africa come ha capito anche il Presidente del Consiglio che negli ultimi 20 giorni ha cominciato a differenziarsi dalle politiche della Germania e della Francia. Le soluzioni non servono tanto in Europa quanto in Africa perché solo uscendo dalla logica assistenziale e solo creando le possibilità di crescere tra sicurezza e sviluppo…
PRESIDENTE. Come da accordi tra i Capigruppo la seduta riprende alle ore 16 e 30 con lo stesso punto all'ordine del giorno. Ricordo ai Capigruppo che è convocata alle ore 16 la stessa Conferenza nei piani della Presidenza per l'incontro con i lavoratori precari delle province.
La seduta è tolta alle ore 13 e 48.