Seduta n.90 del 26/01/2010 

XC SEDUTA

(ANTIMERIDIANA)

Martedì 26 gennaio 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

INDICE

La seduta è aperta alle ore 10.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana di martedì 12 gennaio 2010 (83), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu, Gavino Manca, Marco Meloni, Teodoro Rodin, Christian Solinas e Renato Soru hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana di martedì 26 gennaio 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, numero 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 2, 10, 17 e 27 novembre 2009.

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Riforma del Servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5)". (99)

(Pervenuto il 22 gennaio 2010 e assegnato alla settima Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Cossa sullo stato di abbandono delle aree a ridosso delle grandi arterie stradali sarde". (102)

(Risposta scritta in data 21 gennaio 2010.)

"Interrogazione Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu - Ben Amara sul perdurante commissariamento del Parco nazionale dell'Asinara e sulla mancata nomina del presidente, del consiglio direttivo, della giunta esecutiva, del collegio dei revisori dei conti, della comunità del parco". (190)

(Risposta scritta in data 21 gennaio 2010.)

"Interrogazione Diana Giampaolo sulla carenza dei trasporti extraurbani con particolare riferimento ai collegamenti Cagliari-Dolianova e viceversa". (194)

(Risposta scritta in data 21 gennaio 2010.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interrogazione Sanjust - Artizzu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo, con richiesta di risposta scritta, sulle problematiche relative al comparto della distillazione e della produzione di "Fil'e ferru" che da tempo attende una normativa per il riconoscimento." (216)

"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulle agevolazioni previste per le zone franche urbane". (217)

"Interrogazione Porcu - Moriconi - Espa, con richiesta di risposta scritta, sulla vendita all'incanto dei quindici sedicesimi dell'Isola di Serpentara". (219)

"Interrogazione Sanjust - Artizzu - Campus - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo, con richiesta di risposta scritta, sulla vertenza avviata dall'Agenzia regionale per il lavoro nei confronti dell'INPS per la restituzione di contributi pensionistici erroneamente versati". (220)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Mozione Mula - Fois - Vargiu - Cossa - Meloni Francesco - Dedoni - Capelli - Pittalis - Ladu - Sabatini - Sanna Giacomo - Mulas - Sanna Paolo Terzo - Milia - Steri - Biancareddu - Obinu - Piras - Floris Mario - De Francisci - Pitea - Locci - Greco - Sanjust - Zedda Alessandra - Floris Rosanna - Tocco - Petrini - Rassu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo - Uras - Ben Amara sulla emergenza idrico-sanitaria del Rio Cedrino e dei comuni della bassa Baronia, con richiesta di convocazione straordinaria del consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento." (34)

"Mozione Zedda Massimo - Uras - Sechi - Ben Amara - Zuncheddu sulla situazione dell'Osservatorio astronomico di San Basilio e sull'allarme per la mancanza dei fondi necessari per l'attivazione e la gestione del più grande radiotelescopio d'Europa." (35)

Commemorazione di ex consigliere

PRESIDENTE. Colleghi, è deceduto lo scorso anno l'onorevole Pietro Pigliaru, componente del Consiglio regionale per quattro legislature dal 1969 al 1989. Leader di spicco del Partito Socialdemocratico Italiano era nato a Mores ma si stabilì ben presto a Sassari. Durante il lungo mandato in Consiglio regionale è stato Presidente di Commissione, Capogruppo, Questore, più volte Assessore regionale. Pigliaru è stato figura di primo piano nel panorama politico e istituzionale regionale negli anni difficili delle prime crisi della grande industria e delle tensioni sociali che ne erano seguite esprimendo non comuni doti di sensibilità e autorevolezza istituzionale.

La sua profonda sensibilità umana, sempre attenta alle condizioni delle parti deboli della società, accompagnata dal rigore democratico della sua formazione umana e culturale, lo avevano condotto ad aderire con convinzione alla socialdemocrazia fino a raggiungere i più alti vertici regionali. Aveva iniziato la sua carriera politica nel consiglio comunale di Sassari ma, dopo quelle prime brevi esperienze amministrative, fu ben presto eletto in Consiglio regionale nel 1969. Dopo i primi anni quale componente delle Commissioni autonomia e bilancio, Pietro Pigliaru fu chiamato alla guida del Gruppo del Partito Socialdemocratico Italiano nel 1970. Ebbe ben presto incarichi di governo con la prima elezione ad Assessore dei lavori pubblici nella Giunta Del Rio nel 1973.

Numerose le materie delle quali si occupò con iniziative legislative, interrogazioni e mozioni, dalla sanità ai trasporti, dalla formazione professionale all'ambiente con particolare attenzione al grave fenomeno degli incendi.

La sua costante attenzione ai problemi reali della gente gli valse la riconferma in Consiglio regionale nella successiva legislatura, la settima, dal 1974 al 1979. Il suo dinamismo politico istituzionale è testimoniato dalle numerose Commissioni di cui è stato componente, prima la Commissione autonomia, quindi bilancio, poi sanità fino a ricoprire la carica di Vicepresidente dei lavori pubblici. Ha anche fatto parte delle allora Commissioni speciali alla programmazione e ai trasporti, è stato in questo periodo tra i firmatari del progetto di legge per la caccia e di quello per l'istituzione dell'azienda regionale per l'informazione e gestione dati.

Nel luglio del 1979, l'onorevole Pietro Pigliaru venne rieletto in seno a questo Consiglio lavorando con il suo proverbiale impegno nelle Commissioni autonomia e trasporti. Fino al 1979 ricoprì anche la carica di Capogruppo, fino a quando fu chiamato a incarichi assessoriali, prima nelle Giunte Rais e successivamente nella Giunta Rojch, dal 1980 al 1984, in qualità di Assessore agli affari generali. Numerosi in questi anni i progetti di legge che ottennero l'approvazione del Consiglio, si ricordano quelli fondamentali sul personale e sull'organizzazione burocratica dell'apparato regionale.

Il 1984 fu l'anno della sua rielezione in occasione della nona legislatura. In questo periodo si ricordano le sue Presidenze della Commissione pubblica istruzione e la Presidenza della Commissione di vigilanza della Biblioteca. E' stato inoltre componente della Commissione speciale per la riforma della Regione ma in questi anni si occupò anche di turismo, trasporti e ambiente; anche in questa legislatura è stato Presidente del Gruppo del Partito Socialdemocratico.

In precedenza l'onorevole Pietro Pigliaru partecipò in qualità di candidato nelle liste socialdemocratiche alle consultazioni parlamentari del 1979, senza tuttavia riuscire a sedersi nei banchi della Camera e, dopo l'esperienza in Consiglio regionale, il suo Partito, del quale era il massimo esponente nella Provincia di Sassari, gli chiese di mettere a disposizione la propria esperienza e capacità istituzionale per concorrere a un seggio senatoriale per il suo territorio, non riuscendo tuttavia nell'intento, a dispetto del grosso successo ottenuto.

Terminata questa prova, l'onorevole Pigliaru ha continuato a portare avanti il suo impegno politico, mettendo a disposizione delle popolazioni della sua città e della provincia di cui era originario la sua grande esperienza politica e istituzionale, nel rispetto degli alti valori sociali e democratici cui si è sempre ispirato.

Nell'esprimere ai familiari tutti il cordoglio dell'intera Assemblea regionale e mio personale, sospendo la seduta in segno di lutto per cinque minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 09, viene ripresa alle ore 10 e 17.)

Continuazione della discussione generale del testo unificato: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" (8-21-60/A) della proposta di legge Cossa - Vargiu - Dedoni - Fois - Mula - Meloni Francesco: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose mediante oratori" (8/A), della proposta di legge Cuccu - Caria - Cucca - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori" (21/A) e della proposta di legge Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento della funzione educativa e sociale

svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del testo unificato numero 8-21-60/A.

Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Cocco Daniele, Cuccureddu, Diana Giampaolo, Maninchedda, Mariani, Meloni Valerio, Milia, Obinu, Oppi, Sabatini e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 72 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.

RASSU (P.d.L.). Signor Presidente, sarò brevissimo, anche perché, dopo l'attenta e accorata discussione che la settimana scorsa ha caratterizzato la discussione generale su questa legge, oggi, partendo a freddo, se l'Aula chiaramente lo consente, Presidente…

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Rassu. Chiedo ai colleghi di accomodarsi. Grazie.

RASSU (P.d.L.). Grazie, Presidente. Dicevo, appunto, che, nel proseguire la discussione dell'altro ieri, che a tratti è stata abbastanza intensa e qualificante, oggi, partendo a freddo, non si è, usando un termine sportivo, "gasati" altrettanto. Comunque sia, un breve intervento su questa legge, io ritengo che sia importante dal punto di vista sociale, in quanto questa è una legge che dà motivo di aggregazione, di recupero e di valorizzazione delle risorse giovanili. I giovani oggi - lo hanno detto alcuni colleghi che mi hanno preceduto - sono attirati da modelli esistenziali di sviluppo che li allontanano giorno per giorno, sempre più, dai valori reali, dai valori identitari, dai veri valori che nella vita un giovane invece deve avere. Questo è colpa di una società sempre più freneticamente aggrovigliata dal sistema consumistico, una società che ormai punta a determinati valori, che non sono quelli che hanno un tempo aggregato la famiglia, fondato le società e, non voglio esagerare, però hanno fondato quelle attività politiche di cui anche ora noi siamo esempio e siamo senz'altro eredi.

Per ognuno di noi, credo, nei piccoli centri, gli oratori parrocchiali costituivano senz'altro una base educativa indispensabile, hanno formato in molti casi, per non dire quasi in tutti i casi, i caratteri dei nostri ragazzi. Io, come credo buona parte di noi, ho fatto questa esperienza e ritengo che nessuno possa dire che sia stata un'esperienza negativa, anzi, è stata un'esperienza che, per quanto mi riguarda, mi ha formato, mi ha avvicinato ancor più alla fede cristiana (io sono cattolico, professo, lo dico perchè non ho assolutamente niente da nascondere o di cui potermi lamentare), ma non solo, mi ha dato le basi per il domani, per il rispetto della famiglia (intendendo la famiglia come nucleo centrale della società), per il rispetto delle opinioni e delle cose altrui. Gli oratori parrocchiali sono stati senz'altro una scuola di vita che hanno, ripeto ancora, inciso proprio sino al midollo coloro che li hanno frequentati dall'età subito dopo l'infanzia fino alla maggiore età. Allora erano veri e propri laboratori di vita, veri e propri laboratori culturali, veri e propri laboratori della società.

Oggi credo, come ho detto poc'anzi, che i giovani abbiano perso i valori fondanti che devono caratterizzare la loro cultura, la loro educazione, la loro vita, proprio presi da questa frenesia ormai incontrollabile. Sentivo stamattina, mentre arrivavo a Cagliari, al Giornale radio, che un giovane di sedici anni, ieri, ha accoltellato alla gola il padre. Perché? Perché lo ha fatto allontanare dai videogiochi, in quanto era tutto il giorno preso da questa ormai quasi malattia psichica. Bene, questi sono oggi gli esempi che i nostri giovani hanno!

Ecco capisco l'oratorio, ma vorrei capire che cosa si intende per "attività similari", sinceramente non l'ho capito bene. Gli oratori possono senz'altro incidere, possono sostituire o rappresentare quello che oggi manca ai nostri giovani e alla nostra società, cioè un centro, un laboratorio in cui si discute, ci si incontra, si pratica sport, si fa cultura, ci si scambia le opinioni e le idee, in poche parole ci si forma. Così come si sono formati negli oratori alcuni dei maggiori nomi della nostra politica, i padri fondatori della nostra Costituzione, il collega Gian Valerio Sanna ha citato Giorgio La Pira l'altro ieri, io cito ancora, per limitarci a Sassari, Antonio Segni, Francesco Cossiga, Pisanu, che si sono formati nell'oratorio di San Giuseppe con Monsignor Masia, così come credo che, anche a Cagliari tutti i maggiori esponenti della politica, dal dopoguerra in poi, sono stati formati proprio nei nostri oratori; credo che non abbiano dato esempio di faziosità, né tanto meno di una politica settaria, anzi sono stati fulgido esempio di grandi costituzionalisti, di grandi amministratori e di grandi politici, che hanno dato il passo e l'esempio a un'Italia moderna.

Io intendo in questo senso l'oratorio e sinceramente non riesco ad afferrare cosa si intenda per "attività similari", o cosa osti sostituire questa espressione "attività similari" con quella "centri di aggregazione sociale"; l'oratorio in se stesso è anche un centro di aggregazione sociale. Sinceramente, se uno dovesse spiegare la terminologia di "attività similari", sfido chiunque a dirmi cos'è un'attività similare. Tolto "oratorio", che giustamente è l'oggetto della legge, cosa si intende per "attività similari"? Circolo culturale? Circolo bocciofilo? Circolo politico? No! Si intende un centro di aggregazione e, sinceramente, non afferro la ratio che impedisce di citare al posto di "attività similari", l'espressione "centri di aggregazione sociale"; l'oratorio è un centro di aggregazione sociale, a suo tempo, nel dopoguerra, lo si è trattato come centro vero e proprio di aggregazione, di formazione politica, grazie a Dio!

Comunque sia, questo mio breve intervento voleva appunto andare nel senso di evidenziare la validità di questa norma. Lo dico sinceramente, non per bigottismo, perché non sono bigotto, e non perché a tutti i costi bisogna dar ragione oppure bisogna tener buone le rappresentanze ecclesiastiche, ma lo dico perché sono convintissimo che gli oratori possano rappresentare, anzi, rappresenteranno proprio quel laboratorio, quella cellula che ieri ha dato l'input, ha dato vita a tutto ciò che poi è nato, formando i nostri giovani, formando una classe politica, formando una classe dirigente.

Ritengo e suppongo che attualmente i nostri sacerdoti, a differenza di ieri, dal punto di vista politico, sono, io li descriverei, consentitemi l'espressione, "variegati", per cui non ci può essere neanche il sospetto che i nostri giovani, in questi centri, vengano formati politicamente in una certa direzione; non lo è stato ieri, non lo è oggi. Quando io ho detto che c'è stata anche una formazione politica, non intendevo dire che è stata una formazione politica indirizzata, ma intendevo dire che coloro i quali hanno frequentato (e sono molti i grandi nomi della sinistra che sono stati formati negli oratori) si sono creati da se stessi una cognizione, una convinzione, una formazione politica, senz'altro partendo da una base religiosa, per arrivare poi, mano a mano, chi da una parte e chi dall'altra, a esprimere un'attività politica laica.

E' vero, bisogna stare attenti a non confondere le iniziative sociali con le vere e proprie iniziative di carattere religioso, ma è pur vero che già l'iniziativa in se stessa contiene uno spirito laico; quando si parla di varie confessioni religiose (per cui la legge vuole intervenire), quando si parla di centri di attività similari (per le quali io, ripeto ancora, non ho capito che cosa si intenda dire, chiederò al Presidente della Commissione o a coloro i quali hanno di fatto sviluppato la norma, perché questa espressione dà adito a pensare di tutto e di più), diciamo che si parla di uno spirito laico, seppure fortemente caratterizzato da un input cattolico, la legge ce l'ha insito.

Per concludere, ritengo che questa iniziativa di legge sia senz'altro da portare avanti, da condividere. Oggi ci sono all'esame alcuni emendamenti degni di nota, che possono rappresentare un'integrazione oggettiva per completare lo spirito stesso della legge, ritengo necessario e indispensabile tenerli in considerazione, affinché una legge di questa importanza possa nascere non come espressione di una sola parte dell'Aula, ma possa avere l'approvazione dell'Aula al completo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, nel mio intervento, non mi perderò in considerazioni retoriche. Credo che le finalità di questa legge possano essere condivise, almeno in parte. Ritengo che quest'Aula debba al più presto affrontare il merito della discussione di oggi per affrontare anche altri temi, altri argomenti; non vorrei che la nostra discussione su questo testo (che, secondo me, con emendamenti opportuni, potrebbe anche essere approvato con un largo consenso in quest'Aula) ci distragga dal fatto che questa norma, seppure importante, vada celermente licenziata per affrontare i temi veri che riguardano lo sviluppo della nostra Regione. Quest'Aula, in questa legislatura, fino a oggi, non è stata protagonista di riforme tali da incidere sul futuro sociale e economico della Sardegna, questo non dobbiamo dimenticarlo.

Quindi, io non provo compiacimento oggi, perlomeno non lo provo ancora, perché credo che quest'Aula, da questo punto di vista, non sia stata all'altezza, e questa maggioranza, la vostra maggioranza, fino a oggi non sia stata all'altezza delle aspettative dei sardi. E' stata protagonista di controriforme frettolose, come quelle in campo sanitario, è stata protagonista di una controriforma sui temi del paesaggio e dell'ambiente che, con l'occasione di proporre un finto Piano casa che dovrebbe dare una stanza in più a chi ne ha bisogno, e come dimostrano le cronache di queste settimane, non riesce neanche a partire, ma nello stesso tempo rischia di liberare milioni di metri cubi in più sulle coste; non l'avete fatto con i provvedimenti all'interno della legge finanziaria, tantomeno quella del 2010.

Quindi io non provo compiacimento e trovo che oggi non dobbiamo attardarci su questa legge che, ripeto, può avere punti di condivisione per andare ad affrontare presto quelle norme e quelle riforme che possono veramente incidere sul futuro della Sardegna, a cominciare dalla norma sulla scuola, sul sistema educativo, che guarda al futuro delle generazioni, un diritto allo studio che diventa diritto a una piena cittadinanza, che ancora oggi non è compiuta, norme sul mercato del lavoro e sull'inserimento lavorativo che siano maggiormente efficaci, norme sul campo dell'energia che possano incidere sulle bollette delle famiglie, nel campo dell'acqua, norme sulla sanità, che non siano funzionali, come in questo avvio di legislatura, a tutelare gli interessi di un solo settore, c'è solo un settore le cui risorse aumentano anche a posteriori, è quello della sanità privata.

Credo che noi non dovremmo attardarci in questa discussione per cui andrò subito al merito di questa legge e spiegherò perché dobbiamo cercare di approvarla anche trovando punti di condivisione. Ne ricordo gli obiettivi. Gli obiettivi di questa legge sono quelli di riconoscere e valorizzare le strutture che svolgono attività di pubblico interesse, cioè le attività che abbiano un carattere sociale ed educativo, in particolare rivolte ai nostri giovani. Ora, io credo che sia stato un errore, nella legge licenziata dalla Commissione, trascurare l'insieme di queste strutture, cioè non prevedere oltre agli oratori, che certamente svolgono questa funzione (sono d'accordo con l'onorevole Rassu che la parola "similari" vada specificata), anche i centri di aggregazione sociale dei comuni. Perché è importante riconoscere anche i centri di aggregazione sociale dei comuni? Perché io immagino che, quando parliamo di rete di strutture di assistenza che possono incidere su questi temi, noi parliamo di una rete integrata; abbiamo bisogno di una visione di insieme che, per esempio in un quartiere della città, sappia riconoscere il ruolo svolto da un oratorio e il ruolo svolto da un centro di aggregazione sociale. E' funzionale all'efficacia di questa stessa legge avere un osservatorio, una consulta che sappia vedere l'insieme dei centri che svolgono questa funzione.

Anticipo un'obiezione che è stata fatta da alcuni colleghi della maggioranza rispetto a questa impostazione: i centri di aggregazione sociale comunali già ricevono provvidenze sulla base del Fondo unico a cui afferiscono le risorse anche per l'attività sociale; quindi questa legge andrebbe a coprire quelle realtà che non sono coperte dal Fondo unico. Ora io credo che questa obiezione sia soltanto in parte condivisibile perché, se andiamo a vedere gli obiettivi di questa legge (che riguardano anche interventi sull'ammodernamento delle strutture, e noi ne abbiamo previsto nei nostri emendamenti anche altri che prevedono la creazione di nuovi centri), noi capiamo che, per strutture nuove, che nascerebbero dove ce ne fosse bisogno, gli interventi avrebbero un carattere straordinario, quindi non rientrerebbero o difficilmente potrebbero essere affrontati dai singoli comuni nell'ambito della dotazione ordinaria dei fondi.

Quindi io credo che sia importante, fondamentale per l'efficacia stessa di questa legge, ricomprendere tra i soggetti beneficiari e i destinatari anche i comuni che intendano creare dei centri di aggregazione sociale all'interno del proprio territorio. Credo che ciò renderebbe questa legge più efficace perché consentirebbe, anche all'interno di quei protocolli che vengono citati con le varie autorità religiose, di privilegiare in termini di sostegno quelle realtà che magari insistono su città, comuni, quartieri dove non ci sono centri di aggregazione sociale e quindi avremmo una rete che si integra ricomprendendo all'interno di strutture che svolgono attività di interesse pubblico sia quelle gestite dai comuni sia quelle gestite dalle diocesi, dalle parrocchie o da altre autorità religiose.

L'obiezione sui fondi potrebbe essere accolta e credo che si possa affrontare facilmente con emendamenti che potremmo anche concordare, magari prevedendo di estendere tra i destinatari anche i comuni, riservando una quota ampia agli oratori in modo che i comuni, che sono tanti in Sardegna, non vadano ad assorbire una quota oltre il 25 o 30 per cento delle risorse e prevedendo che i comuni possano essere beneficiari degli interventi solo in casi particolari, ossia in casi di nuovi interventi.

Mi rivolgo ai colleghi che più di altri si sono dimostrati, anche nel corso del dibattito, sensibili all'argomento e si sono fatti promotori di queste proposte, tra cui ce n'è anche una che è stata presentata dai colleghi del Partito Democratico, che ringrazio per aver posto il tema all'attenzione dell'Aula, ecco, credo che se noi recuperassimo, tra i soggetti destinatari, i comuni con la finalità di creare una rete integrata tra diocesi, parrocchie e centri di aggregazione sociale comunali e ricomprendessimo, appunto, tra i destinatari anche i comuni, noi certamente potremmo cogliere in maniera migliore, più efficace, più completa gli obiettivi della legge che sono sostanzialmente quelli di rafforzare la rete di strutture in grado di prevenire e sostenere il disagio giovanile; certamente i giovani, sia nelle grandi città, sia in territori decentrati, nelle grandi periferie, ma anche in molti comuni dell'interno, oggi possono soffrire di problemi di emarginazione che vanno affrontati proprio con strutture di questo tipo.

Quindi il mio è un invito ai presentatori e all'Aula ad affrontare questa problematica, affrontarla anche in maniera congiunta, per poter rapidamente arrivare all'approvazione di questa legge che certamente è una legge importante, senza venir meno ad altrettanto importanti norme e provvedimenti - sono quelli che ho richiamato all'inizio - che, al più presto, la Commissione e il Consiglio dovranno affrontare per dare risposte di carattere più strutturale ai problemi di sviluppo e di crescita economica e sociale della nostra Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Presidente, anche io, con queste brevi considerazioni relative alla discussione di una legge apparentemente secondaria e invece, a mio parere, molto importante, voglio riprendere alcuni concetti già espressi da diversi colleghi. Il fatto stesso che in Aula si sia spesso fatto ricorso alla citazione dell'opera e del pensiero di importanti figure del mondo cattolico, a partire da Papa Giovanni Paolo II, Don Milani e tanti altri, contraddistingue di per sé il carattere di questa legge, una legge che poteva essere un'opportunità e che, se dovesse essere approvata così com'è, non lo sarà, a meno, ovviamente, di un ripensamento e di una disponibilità della maggioranza a cogliere il valore del contenuto della nostra proposta di legge e quindi degli emendamenti che sono stati presentati.

E', infatti, convinzione di tutti qui dentro che sia un dovere offrire ai giovani luoghi di svago, luoghi di vita comunitaria, luoghi di crescita e di confronto ed è un dovere per le istituzioni, per le istituzioni pubbliche, per le istituzioni religiose, per la Chiesa, per chiunque cioè abbia a cuore la crescita civile e culturale della nostra società. L'altro giorno partecipavo a una discussione in un piccolo comune dell'interno dell'isola dove si parlava del pericolo di spopolamento di questi piccoli centri, diverse persone sono intervenute, da una parte il parroco e dall'altra tanti giovani, e tra le varie questioni che ponevano per aiutare queste comunità a rinascere vi era quella di incentivare l'attività degli oratori e dei centri di aggregazione sociale. Questo fatto testimonia che il problema è sentito nelle grandi città ma anche nei piccoli comuni, ed è sentito da tutti e tutti vorrebbero essere protagonisti in questa opera. Investire risorse finanziarie e umane per realizzare e gestire strutture di oratori, di centri di aggregazione sociale, eccetera, è un obiettivo che contribuisce a qualificare l'opera di qualsiasi amministrazione pubblica.

Spesso questi investimenti, ma anche altre risorse destinate per esempio alla cultura, allo sport, incontrano nella vita quotidiana degli enti locali non pochi ostacoli; a tanti di voi, che siete stati, come ho avuto l'onore di essere io, amministratori comunali, sarà capitato di trovarsi di fronte alla contrapposizione tra finanziamenti da destinare a opere strutturali, manutenzioni stradali, reti idriche, fognature eccetera, e fondi da destinare a spettacoli teatrali, ad attività ludiche nelle scuole e alla creazione e gestione (perché poi vanno anche gestiti) di questi centri di aggregazione sociale. Sono sempre stato convinto, e lo sono ancora di più oggi, che le risorse spese in questa direzione sono tra quelle che contribuiscono più di ogni altra a migliorare le condizioni di vita delle nostre popolazioni. Quindi sono convinto che serva una grande attenzione verso questi temi in quanto dare ai giovani un punto di riferimento complementare all'attività familiare e all'attività scolastica sia assolutamente essenziale per la completezza della loro formazione e per una sana crescita culturale e sociale, oltre che essere assolutamente essenziale per una crescita complessiva e equilibrata delle nostre comunità.

Però questa legge (che affronta questo problema e si pone l'obiettivo di rispondere a questa esigenza) opera una cesura, introduce una frattura non necessaria e non opportuna. Limitare la legge ai soli oratori parrocchiali è un errore, già oggi tra l'altro moltissimi oratori vengono realizzati, interamente o in parte, con fondi pubblici e spesso si contribuisce con fondi pubblici anche alla loro gestione. E' un fatto estremamente positivo, però la vita sociale dei giovani nelle nostre comunità si svolge, oltre che negli oratori, anche in altre strutture; purtroppo questa legge non lo vuole riconoscere e si sbaglia a darne un taglio così parziale e ideologicamente di parte: in quanto tale, non è condivisibile. Va corretta e integrata affinché tutti la si possa portare in porto. Tra i beneficiari di questa legge non possono assolutamente mancare gli enti locali, non può essere che priviamo i sindaci e le nostre amministrazioni della possibilità di intervenire in una parte così importante della vita della comunità.

E' assolutamente condiviso da tutti noi l'obiettivo di destinare risorse e attenzione alle strutture che si occupano dei giovani, però non può essere che dall'utilizzo dei fondi pubblici si escludano proprio le comunità pubbliche, le iniziative pubbliche. Non è accettabile in quanto ingiusto, come anche è inaccettabile fare una legge per gli oratori e non per i giovani che utilizzano gli oratori o per i giovani nel loro complesso che possano frequentare le strutture che si mettono loro a disposizione. Da questo ragionamento deriva un appello alla maggioranza affinché si faccia una legge che possa essere votata da tutti e utilizzata da tutti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, così come hanno già detto alcuni colleghi, questa sembrerebbe una leggina da poco; invece non lo è. Presidente Contu, sto dicendo che questa legge sembra legge da poco ma, nell'applicazione della volontà della maggioranza, tendente a limitarla esclusivamente agli oratori, la Commissione stessa, lei che la presiede, mi perdoni se mi rivolgo a lei, la Presidenza ha compiuto una lesione importante di un principio costituzionale, nella definizione della parificazione degli oratori come centri di aggregazione sociale e giovanile. Non può una legge regionale, in un Consiglio regionale che deve dare risposte alla platea complessiva del popolo sardo, con tutte le idee politiche, religiose, culturali, in un Consesso come il nostro, definire delle gabbie dove possano trovare spazio dei privilegi, tra virgolette, e interventi che tagliano fuori dalla possibilità di fruirne altri centri di aggregazione sociale e giovanile pubblici. Con questa legge, se non modificata, si sta privilegiando l'intervento privato in questo importante settore a danno dei centri di aggregazione aventi medesime finalità, al di là di quelle religiose, gestiti dai comuni, dalle province, cioè i centri pubblici. Questa è una lesione non da poco.

Badate, io ho la sensazione che, in questa cancellazione, voluta, dell'intervento della Regione sui centri di aggregazione sociale tout court, compresi gli oratori, ci sia una forzatura di carattere ideologico che niente ha a che vedere con lo spirito di aggregazione sociale degli oratori, ve lo dice uno che ha fatto vita di oratorio per tanti anni, che ne ha verificato gli aspetti positivi, ma anche parecchi aspetti negativi. Possiamo dimenticare che l'oratorio, per larga parte della storia italiana, è stato una camera di compensazione di un determinato partito politico, onorevole Contu? L'oratorio svolgeva anche questa funzione, l'abbiamo vissuto tutti. Ma non solo nel periodo della nostra gioventù, ci sono stati casi anche recentemente, come quello del quartiere La Palma di alcuni anni fa, dove questo elemento è venuto fuori con forza.

Perché dico questo? Perché bisogna evitare che, come è successo per la scuola privata, la "voglia" di accontentare la Chiesa cattolica porti a lesioni di principi anche di carattere costituzionale. Vorrei leggere l'articolo 33 della Costituzione, assessore Liori, relativamente ai finanziamenti per le scuole private: "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato". Senza oneri per lo Stato! Costituzione italiana, articolo 33! Questo articolo è ancora in vigore, e siamo nella fattispecie della Costituzione formale che viene invece superata dalle consuetudini, dalla costituzione sostanziale come si suol dire. Questo è un danno, è una lesione grave di questo principio. Cari colleghi, con l'approvazione della legge numero 206 del 2003, gli oratori sono stati assimilati ai centri di aggregazione sociale di carattere pubblico. Questo vuol dire, cari colleghi, che gli oratori, per le attività sociali di carattere culturale, musicale e sportivo che vengono in essi svolte, hanno diritto quanto le altre associazioni laiche a essere finanziati. Tant'è che tante squadre di calcio e altre attività sportive che nascono negli oratori, hanno giustamente tutti i diritti delle altre società.

Con questa legge che limita solo agli oratori l'uso delle provvidenze, 10 miliardi delle vecchie lire all'anno, voglio dire, non è roba da poco neanche di questi tempi, assessore Liori, mi dispiace che non ci sia l'Assessore dello sport, probabilmente riusciremmo a mettere a norma tutti gli impianti sportivi dei comuni della Sardegna con un mutuo quinquennale, con la dotazione di 5 milioni di euro per interessi. Quindi non è da poco, non è irrisoria la cifra che stiamo spendendo. Allora, fatto salvo il concorde giudizio sul fatto che gli oratori svolgono o possono svolgere una funzione sociale rilevante nel nostro tessuto, nella nostra popolazione, nei nostri territori, bisogna assolutamente discutere su come eliminare questa lesione. Ma come si può pensare che la Regione possa intervenire per la costruzione, la manutenzione e l'ampliamento degli oratori? E' anni che la Regione non interviene per finanziare la costruzione, la manutenzione e l'ampliamento di impianti sportivi o per dotare i comuni di centri sociali che svolgano utilmente il loro lavoro e la loro attività. Come si può pensare di creare un ulteriore privilegio di questo genere? La Chiesa è contro i privilegi, per cui è assurdo che noi in questa Aula vogliamo creare un privilegio a favore della Chiesa.

Presidente Contu, io sto facendo solo un intervento di carattere personale per molti aspetti, queste mie valutazioni sono valutazioni di carattere personale. Il Gruppo di Italia dei Valori valuterà la rispondenza, l'adesione a queste nostre perplessità comuni, a questa nostra richiesta di modificazione della legge in esame e solo a conclusione del dibattito esprimerà il parere. Noi ci aspettiamo che queste valutazioni di buon senso siano considerate in un'Aula che spero sappia ancora confrontarsi su temi di questo livello, perché se avete deciso che volete far valere la legge dei numeri non se ne parla più, ne prendiamo atto e risponderemo con la legge dei numeri dove potremo, perchè noi numeri ne abbiamo molto meno che voi. Ma, se vogliamo, facciamo un ragionamento vero, visto che ne abbiamo tutti il desiderio, in modo da approvare una legge che risponda agli interessi dei sardi e non solamente agli interessi dei comitati provinciali o delle curie.

Questo è un problema che poniamo all'attenzione dei colleghi della maggioranza, tenendo conto anche che, forse è un elemento che sfugge, lo Stato italiano nei confronti della Chiesa cattolica è impegnato in cospicui finanziamenti. Badate, a prescindere dai finanziamenti che vengono da interventi che possono essere diffusi sul territorio, lo Stato italiano finanzia la Chiesa cattolica, tra 8 per mille, 5 per mille, esenzioni ICI e tutto quello che poi noi possiamo inserire, come il sostentamento del clero, eccetera, per nove miliardi di euro all'anno. Nove miliardi di euro all'anno, cari colleghi, che non vengono spesi neanche per il mantenimento del sistema istituzionale di base di tutta la Repubblica italiana, parlo di consigli comunali e provinciali. Anche questo è un elemento da valutare. La Chiesa cattolica non può dire di non aver avuto dallo Stato tramite il Concordato e tramite alcune forzature che sono state operate; io ho detto in Commissione bilancio che considero troppo elevato il finanziamento di 22 milioni di euro per la scuola materna privata, lo considero una cosa eccezionale, troppo, diamo più alla scuola privata che alla scuola pubblica come fondi regionali. Questa è una valutazione che dobbiamo fare. Quindi facciamo salvo il principio dell'assimilazione e del valore sociale, che svolgono o possono svolgere nei comuni, soprattutto nei piccoli comuni, ma anche nei grandi comuni non è che non ci sia da lavorare per quanto riguarda il recupero e la creazione di spazi di aggregazione per i nostri giovani e non solo giovani. Ma, dicevo, fatto salvo questo principio, vediamo di non creare ulteriori barriere, ulteriori steccati e ulteriori privilegi, anche perché c'è una serie di ulteriori valutazioni da fare. Per esempio, è possibile che noi ci poniamo il problema di finanziare la formazione per gli oratori, così come si prevede di fare in questa legge? Anche questa è un'esasperazione di carattere ideologico-religioso che voi stessi dovreste considerare un errore, un'esagerazione! Ripeto, liberandoci da questioni ideologiche e religiose, che poi appesantiscono la capacità di intervenire in maniera seria e intelligente su questo problema, liberandoci da questi orpelli, facciamo una valutazione seria, interveniamo sui centri di aggregazione giovanile, di aggregazione sociale della Sardegna. Siccome la "206" del 2003 dice che gli oratori sono parificati, si può intervenire anche su questi finanziamenti e su queste disposizioni legislative; richiamiamoli nel titolo, ma non specifichiamo, non destiniamo questa legge semplicemente a essi.

Se andiamo poi a verificare, lo vedremo nell'esame dell'articolato della legge, anche le commissioni che si prevede di istituire sono assolutamente sbilanciate rispetto alla necessità di avere un provvedimento laico, come dovrebbe essere compito di questo Consiglio regionale. Io sono molto vicino, e concludo, ai fratelli cattolici, ai fratelli cristiani e ai fratelli delle religioni che hanno un'intesa con lo Stato, presidente Contu, ma sono anche molto vicino ai miei fratelli di confessioni religiose che non hanno ancora intese con lo Stato italiano e che si trovano anch'essi esclusi da queste disposizioni di legge.

Ecco, evitiamo di fare leggi "ad excludendum", facciamo una legge che possa consentire di intervenire su tutto il settore dell'aggregazione sociale e giovanile. Anche perché (qui apro, diciamo, una parentesi di carattere politico-religioso) io vorrei capire qual è l'imparzialità della Chiesa, che va poi a utilizzare questi fondi. Ho con me oggi l'ultimo numero, di domenica 20 dicembre 2009, de "Il portico", che è il giornale della diocesi di Cagliari, in cui c'è un articolo, invito a leggerlo, a pagina 2, "L'Italia dell'odio", sull'aggressione a Berlusconi in Piazza del Duomo, dove - badate - viene riportata una interpretazione che è stata rifiutata anche dai più oltranzisti rappresentanti del P.d.L. in Parlamento! Io eviterei, lo faccio qui dalla sede del Consiglio regionale, di fare riferimenti a rappresentanti di partiti politici o di istituzioni italiane. Si dice che la responsabilità politica è di chi semina odio e che lo stesso sentimento, che si annida in troppe menti considerate sane, può armare anche la loro mano, che è rancore quello che trasuda dalle pagine di Repubblica, dalle parole dei Santoro, dei Travaglio, dei Di Pietro; e ancora che la politica di queste persone si è ridotta a un odio ad personam.

Presidente Contu, mi rivolgo a lei che rappresenta la saggezza di quest'Aula e della sua storia, evitiamo che qualcuno, al di fuori di quest'Aula, possa pensare che questi fondi siano destinati non al recupero… e non voglio parlare della visita del Papa dell'anno scorso! Stendo un velo pietoso, non parlo della visita del Papa finanziata dalla Giunta Soru! Non voglio richiamarla, perché poi non avrei neanche il tempo che sta finendo. Però, presidente Contu, questa riflessione, che è fatta con molta tranquillità, con richiamo al buon senso, ai nostri doveri di legislatori regionali, noi auspichiamo che possa essere ascoltata, condivisa, e che si trovino le soluzioni, perché altrimenti questa legge, per quel che mi riguarda, non può avere quantomeno il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi del Consiglio regionale, io intervengo, tentando di riportare, se è possibile, se ci riesco, il dibattito che si sta svolgendo su questa legge su un piano un po' meno alto rispetto a quello che alcuni dei colleghi che sono intervenuti hanno scelto. Meno alto, intendo dire con meno idee di quelle su cui ci si spende come durante le guerre di religione, durante le crociate, con un accanimento che è degno di causa migliore. Perché? Perché direi che è vero che qualcuno ha detto che forse ci troviamo di fronte a una piccola legge e qualcun altro ha detto invece che non è una leggina. Io condivido quest'ultima affermazione: non ci troviamo di fronte a una piccola legge. Perché? Perché questa legge è in carico a questo Consiglio regionale da tanto tempo; la prima volta che i Riformatori presentarono la loro proposta di legge in questo Consiglio regionale data a due legislature or sono. Quindi il Consiglio regionale ha avuto tutto il modo di prendere visione dei contenuti di questa legge e di farsene un'idea. Venne presentata, primo firmatario il collega Sergio Pisano, nella legislatura 1999-2004, è stata ripresentata nella legislatura 2004-2009, in questa legislatura, insieme ad altre proposte di legge di argomento analogo, è andata in discussione in Commissione e oggi arriva in Aula.

Ma non è una piccola legge perché indica che il Consiglio regionale, nel decidere se darà 5 milioni di euro agli oratori, non ha scelto la strada più rapida. La strada più rapida per poter fare una scelta di questo genere era probabilmente un emendamento alla legge finanziaria o un emendamento al collegato. All'interno dei collegati (per i colleghi a cui non piace che ci sia l'individuazione di risorse che specificamente vanno a un settore predeterminato), normalmente le norme che individuano risorse che vanno a un settore predeterminato si sprecano, per cui un emendamento di tre righe, o due e mezzo, che avesse recato scritto "sono attribuiti, per l'anno 2010, euro 5 milioni agli oratori per le spettanze, le necessità, gli interventi di competenza", avrebbe trovato sicuramente in quest'Aula una maggioranza vasta, senza bisogno di alcuna discussione impegnata e impegnativa, come quella che si sta svolgendo in questi giorni in quest'Aula.

Il Consiglio regionale sceglie una strada diversa, sceglie la strada di dare una dignità a questo finanziamento e sceglie di dargliela sia attraverso modalità di gestione del finanziamento, che sono le più garantiste possibili, e sia spiegando il motivo per cui il Consiglio regionale della Sardegna decide di individuare negli oratori un punto di riferimento, che non merita le tre righe, o le due e mezzo, dell'emendamento alla finanziaria, ma ha la dignità di una legge.

Allora, chiediamoci quali sono le motivazioni per le quali dovremmo agire in questo modo. Io credo che le motivazioni, che cercherò sinteticamente di tratteggiare, siano tali per cui, ai colleghi del centrosinistra che hanno suggerito di inserire tra i beneficiari della legge anche i centri di aggregazione dei comuni, con una logica nella loro spiegazione assolutamente rispettabile, faccio notare che questa idea è confliggente con quella del Fondo unico che prevale all'interno del Consiglio regionale. Nel senso che noi abbiamo pensato che i finanziamenti che vogliamo dare ai comuni per la gestione di attività comunali sono contenuti all'interno del Fondo unico, se adesso iniziamo nuovamente a fare leggi in cui specificamente indichiamo che ci sono dei fondi che vanno indirizzati ai comuni per il sostegno di attività che sono tipicamente pubbliche, comunali, cioè il sostegno dei centri di aggregazione dei comuni o delle province, stiamo sostanzialmente rimettendo in discussione la logica del Fondo unico che, invece, pur con differenti valutazioni sull'entità delle somme che devono essere assegnate, è una logica che complessivamente è accettata dal Consiglio regionale e che, se per caso dovessimo decidere di rimetterla in discussione, probabilmente meriterebbe un dibattito ben diverso da quello che rappresenta un filone secondario dell'attuale discussione.

Il secondo ragionamento, che io metterei in campo, è che non è detto che ogni legge che viene fatta dal Consiglio regionale debba distribuire, in maniera contingentata e percentualizzata, a tutti i soggetti interessati per garantire un servizio in quel settore, è anche possibile che il Consiglio regionale consideri che ci sia una esigenza che ha una dignità differente dalle altre e che, come in questo caso, merita la dignità di una legge specifica.

Perché gli oratori a nostro avviso meritano una dignità di legge specifica? E' stato detto da tutti - io condivido - che la meritano perché hanno un ruolo all'interno della società (e lo hanno avuto in passato in misura maggiore in rapporto a una differente strutturazione sia della nostra società sia dell'offerta da loro rappresentata), hanno una funzione di aggregazione che ha sicuramente una distribuzione capillare e una capacità di attrazione che è unica nel panorama dell'offerta; sicuramente è basata, se così possiamo dire, su base volontaristica, quindi è assolutamente rappresentativa dal punto di vista dell'esigenza e indubbiamente è presente in contesti sociali di degrado che la rendono spesso l'unica opportunità visibile che viene offerta alla gioventù di quel contesto. Per cui, nel panorama variegato dell'offerta di aggregazione culturale, comunque giustamente dicono i colleghi del centrosinistra presente anche in mille altre forme, ha una sua unitarietà e una sua peculiarità tali che meritano di dare loro una risposta che sia altrettanto orientata alla valutazione e alla valorizzazione della peculiarità.
   
Vorrei fare un secondo ragionamento tentando di stare lontanissimo dalle ipotesi di contrapposizione religiosa che mi vedono sostanzialmente estraneo culturalmente, però io mi permetto di porre alcune piccole considerazioni all'attenzione di chi le volesse usare come strumento di riflessione: la cultura cristiana, di cui comunque gli oratori rappresentano l'espressione più autentica, non è una cultura che nella nostra civiltà occidentale ha soltanto valenze di carattere religioso; un'infinità di persone si riconoscono in valori propri del cristianesimo senza essere cattolici, senza essere confessionali, senza andare in chiesa la domenica, senza seguire precetti della Chiesa. Perché? Perché è acclarato che il cristianesimo rappresenta la radice culturale della civiltà occidentale, rappresenta peculiarità che sono accette culturalmente da qualsiasi posizione ideale della società occidentale.
   
Per chi avesse voglia di leggerlo, c'è un saggio di un filosofo ateo, Benedetto Croce, che si definiva ateo-cristiano, dal titolo "Perché non possiamo non dirci cristiani?", scritto nel 1941, quando era già abbastanza anziano, che va letto insieme a un altro suo saggio, scritto nel 1945, dal titolo " Fine della civiltà". Bene, in questi due saggi, Benedetto Croce (se uno vuole leggere degli scritti più moderni, più o meno le considerazioni a cui arriva Oriana Fallaci sono simili) valorizza del Cristianesimo quella parte che è rappresentata dalla centralità dell'individuo che è l'elemento fondante della civiltà occidentale al punto che molti commentatori di Croce, successivamente, misero in discussione il fatto che Croce si fosse definito cristiano-cattolico come alcuni altri vollero fare. In effetti, Croce non si definì né cristiano, né cattolico, semplicemente disse che i valori fondanti del cristianesimo erano diventati valori fondanti della civiltà occidentale, quelli che avevano consentito il Rinascimento, quelli che avevano consentito l'Illuminismo, quelli che oggi consentono alla nostra civiltà di avere dei valori da proporre a chi alla nostra civiltà non appartiene. Ecco, io credo che questo sia un elemento fondante del confronto, nel senso che non ci può essere confronto fra culture se una cultura perde la consapevolezza delle proprie radici, delle proprie origini, del proprio esistere e del proprio essere.
   
Quindi, non ha senso che in quest'Aula ci dividiamo tra cattolici e non cattolici, tra persone che professano una confessione e persone che indicano il rispetto verso altre confessioni. Io credo che il rispetto delle altre confessioni, il confronto, il dialogo, possano esserci soltanto nella consapevolezza dei valori di riferimento. Però questa consapevolezza dei valori di riferimento (non sarà probabilmente né soltanto né tramite la legge degli oratori che noi la potremo mai difendere) deve essere una consapevolezza di cui culturalmente il nostro popolo, questo Consiglio regionale, che lo rappresenta, deve comunque essere profondamente e fortemente conscio se vuole sperare di avviare un confronto con culture che sono diverse; quindi, colleghi, non esiste, e non esiste men che mai su questa legge, che non è una leggina ma è semplicemente uno spot su un problema. Inoltre questa, senza avere i difetti della leggina, non ha neanche la dignità della grande legge di religione, perché nessuno gliela vuole attribuire, sarebbe veramente una cosa fuori luogo se noi pensassimo di darle queste caratteristiche, è un intervento, lo ripeto, che, invece di essere fatto con un emendamento alla finanziaria, viene fatto dandogli una dignità di legge perché il Consiglio ritiene che l'argomento abbia delle peculiarità per poter essere dignità di legge. Allora, attraverso questo intervento, ma anche attraverso i mille altri interventi che questo Consiglio regionale fa e comunque è in grado di fare, cerchiamo di promuovere quella cultura del dialogo e del confronto ma nella consapevolezza di quali siano i valori ideali a difesa dei quali noi ci sentiamo comunque schierati.
   

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, consiglieri, la prima osservazione che voglio fare su questo testo riguarda il fatto che è un testo con contenuto normativo incostituzionale, cioè viola una competenza del Consiglio regionale attribuendo alla Giunta, che opera attraverso una deliberazione, il potere di regolare l'applicazione di una legge. E' noto al Presidente del Consiglio, prima che a ogni altro consigliere di quest'Aula, che il potere regolamentare, ai sensi dello Statuto e delle leggi regionali, è un potere esercitabile esclusivamente dal Consiglio regionale. Questa è la linea - io mi ci ritrovo - di chi intende valorizzare questo Consiglio regionale, i suoi poteri, la sua funzione; siccome noi siamo qua non per giocare, non si tratta di essere presenti per scaldare il banco, ma di essere presenti per esercitare pienamente la funzione e il ruolo che la Costituzione… dico queste cose all'onorevole Sanna che continua a telefonare e agli altri colleghi che sono distratti… stare in aula è importante per ascoltare, per capire, non basta stare in aula così e poi giocare a "Teletris", oppure mettersi al computer o leggersi tutti i giornali, ogni tanto bisogna anche ascoltare quelli che stanno parlando!
   
In questa fase vado a dire, signor Presidente, che questo testo si sarebbe già dovuto esaminare sotto questo profilo, non è l'unico! Per quale motivo arriva in Aula un testo che contiene norme non costituzionali, cioè in violazione alle prerogative di questo Consiglio regionale? Come fa una Commissione (che è anche assistita, sotto il profilo tecnico, dai funzionari) a non sapere che il potere regolamentare delle leggi regionali è un potere attribuito all'Aula e non alla Giunta regionale?
   

A dimostrazione del fatto, all'articolo 1 si sostiene che la Regione debba intervenire a perseguire "il recupero, l'integrazione e la prevenzione del disagio minorile nonché a coinvolgere le nuove generazioni in azioni di miglioramento del quadro sociale di riferimento, affinché possano acquisire consapevolezza, dinamismo e iniziativa rispetto ai processi di sviluppo". Mi si dovrà spiegare poi che cosa c'entri questo con l'attività degli oratori, ma questo è un limite che può avere in qualche misura espresso in questa norma chi non ha mai frequentato gli oratori. Io, che li ho frequentati per anni, so esattamente che cosa si faceva negli oratori, so per filo e per segno come si gestiva la presenza, diciamo, nella fase più amata da tutti, cioè la fase ricreativa: "Andiamo al cinema domenica", oppure "Giochiamo a pallavolo, stai in squadra", o ancora "Giochi a calcio? Stai in squadra". E c'erano i bollini che si mettevano sulla tessera, quando si andava o non si andava in chiesa, quando si andava o non si andava alla novena; la partecipazione alle cosiddette attività sociali era sempre condizionata dalla partecipazione alle attività religiose, cioè una sorta di coercizione benevola, io l'ho vissuta tutta, non mi ha fatto male, so esattamente come si governa il turibolo, ho fatto il chierichetto per anni e l'ho fatto anche bene, con convinzione, e ho mantenuto i miei riferimenti morali…

ARTIZZU (P.d.L.). E poi cos'è successo?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ho mantenuto i miei riferimenti morali, non ho detto che li ho violati; invece c'è molta gente, che è andata dietro le gonne nere del prete, che ama violarli: la moralità è anche legalità.

E torniamo al punto: cosa dice questa legge? Dice che, per il conseguimento degli obiettivi, la Regione sottoscrivere protocolli d'intesa; poi dice come si erogano i finanziamenti, lo dice all'articolo 5, "Modalità e criteri di finanziamento", e cosa dice? L'articolo 5 prevede: "1. La Regione eroga a favore dei soggetti di cui all'articolo 1, comma 2, contributi destinati al sostegno delle attività socio-educative da questi svolte.", quelle col bollino e possibilmente anche quelle senza bollino, e come lo fa? In questo modo: "2. A tal fine, con deliberazione della Giunta regionale adottata su proposta dall'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, sentiti i soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, sono stabiliti annualmente le priorità tra gli obiettivi di cui all'articolo 4, il termine per la presentazione dei progetti e la ripartizione, tenuto conto della priorità tra gli obiettivi, del finanziamento, il quale potrà essere integrale o parziale.". Cioè tutta la parte regolamentare dell'attuazione di questa legge è affidata a una delibera della Giunta! Questo è inaccettabile, Presidente! Questo è inaccettabile, perché è inaccettabile la spoliazione sistematica delle prerogative del Consiglio regionale, anche con l'assenso di chi deve sostenere sul piano tecnico questo Consiglio, la spoliazione sistematica delle prerogative del Consiglio regionale da parte dello stesso Consiglio regionale! Io non lo accetto, non lo accetto!

E parlo di questa legge perché oggi mi è capitato di parlare di questa legge, ma è sistematica, come sistematica è la violazione delle leggi da parte dell'Amministrazione regionale e dei suoi uffici, che non attuano minimamente le disposizioni di legge che sono state approvate dal Consiglio, anche quelle all'unanimità! Ne abbiamo prova provata negli atti che sono compiuti. Io dico questo per ricordare, non 5 milioni l'anno per cinque anni, che sono pari a 25 milioni, e non ne faccio più neanche una questione di "monte finanziario", però mi preoccupo, penso a quante dotazioni finanziarie noi diamo, mi dispiace non ci sia l'assessore La Spisa, glielo avrei ricordato, alla scuola paritaria, mi dispiace non ci sia l'assessore Baire, glielo avrei ricordato, alla formazione professionale e a tante altre meritevoli attività che sono svolte dal sistema religioso, cattolico.

L'altra ipocrisia, badate bene, di questa legge è proprio questa, dice che apre alle altre confessioni, poi ha una norma transitoria nella quale si dice: "Nelle more dell'adozione delle linee guida di cui all'articolo 7" - sono adottate dalla Giunta - "le parrocchie e gli enti della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato abbia stipulato un'intesa, che alla data di entrata in vigore della presente legge svolgono le attività indicate dall'articolo 1, comma 2, sono considerati transitoriamente accreditati…". Noi abbiamo previsto, in questa legge, tutto un sistema di accreditamento che non funzionerà mai, perché ci abbiamo appiccicato una norma transitoria per essere provvisoria-definitiva, nella quale riconosciamo sostanzialmente, solo ed esclusivamente, i centri di aggregazione sociale di una confessione, in questo violando anche un altro principio, perché non basta la forma per rendere una legge costituzionale, bisogna che ci siia anche la sostanza!

Ma, prescindendo dai 25 milioni, vorrei far notare che per far funzionare un osservatorio astronomico primo nel mondo servono 3 milioni l'anno, per gli oratori ne mettiamo a disposizione 5, badate che per il recupero del disagio giovanile esistono tanti enti che già si adoperano; l'Assessore della sanità ci potrebbe portare l'elenco di tutti i soggetti che vengono finanziati per esempio per il recupero di ex detenuti, per il recupero dei tossicodipendenti, anche nel sistema privato, anche di ispirazione religiosa: tutti meritevoli. Però sorge un interrogativo legittimo: oggi, abbiamo i lavoratori per strada, abbiamo la gente che muore di fame, ma perché non diamo alla Caritas i 25 milioni, perché non diamo alla Caritas 5 milioni l'anno per dare da mangiare ai nuovi poveri, a quelli che non hanno nulla? Ma veramente la cosa principale oggi diventa un finanziamento agli oratori, tramite la Conferenza episcopale? Se vogliamo cogliere quel mondo, quell'ambiente così vicino al bisogno, non ci sono altre strutture? Non c'è un modo migliore di utilizzare questi 25 milioni di euro, 50 miliardi del vecchio conio, direbbe il presentatore, 5 milioni l'anno?

Ma, a prescindere da questo, perché, Presidente, noi siamo costretti ad approvare una legge incostituzionale? Perché, Presidente, noi siamo costretti a lavorare in questo Consiglio dove, mi consenta, qualcuno di noi ci viene non occasionalmente, la mattina che lei decide in modo irrituale di sospendere la seduta perché al lato di una discussione generale trova cinque, sei o sette consiglieri, che poi diventano quindici o venti nei quotidiani amici della maggioranza magari nominando quelli che non ci sono e invece occultando i nomi di quelli che ci sono, creando un disagio all'interno dei Gruppi, nella interlocuzione politica, nel rapporto tra maggioranza e minoranza? Ma di noi assenteisti, io ho fatto - e parlo solo delle sedute del Consiglio - 9 assenze su 215 sedute tra il 2007 e il 2008, pari al 4 per cento, e 5 assenze nel corso del 2009 su 81 sedute, e non perché sono uno scansafatiche, non voglio dare i dati delle Commissioni perché sono uno di quelli che in Commissione ci trascorre l'esistenza tra una finanziaria e l'altra, tra un bilancio e l'altro…

PRESIDENTE. Onorevole Uras, la richiamo all'argomento in discussione.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, mi consenta Presidente.

PRESIDENTE. Eventualmente può intervenire sul Regolamento.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Mi consenta, Presidente.

PRESIDENTE. Però la richiamo, onorevole Uras.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Mi consenta, questo è argomento del Consiglio regionale, della sua funzione, del suo ruolo, anche di garanzia tra maggioranza e minoranza!

PRESIDENTE. Può intervenire, se vuole, sul Regolamento.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Noi non possiamo rimanere qua in attesa dell'ultimo scansafatiche della maggioranza di governo.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei può intervenire sul Regolamento! La richiamo al rispetto dell'ordine del giorno!

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io intervengo sulle cose che ritengo di dover dire in relazione anche alla legge che stiamo approvando.

(Interruzione)

Guarda, tu sei arrivato con 20 minuti di ritardo e, se ci fosse stata la stessa azione che c'è stata l'altro giorno, dico che non avremmo aspettato neppure la Giunta che, all'atto dell'apertura del Consiglio regionale, non era presente!

PRESIDENTE. Onorevole Uras, la prego.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dico questo perché non può succedere tra noi. Lo dico perché non voglio essere disturbato né interrotto, la minoranza è lesa nel suo diritto di essere opposizione e ci vuole la pazienza di sopportare che noi si sia opposizione, perché questo è il nostro dovere! Non siamo uguali alla maggioranza, perché se no governeremmo! Siamo diversi!

Le prerogative del Consiglio per noi sono sacre, non può succedere che arrivi in Aula una legge con contenuti incostituzionali, passata al vaglio degli organi tecnici. Se un Regolamento è un Regolamento, sia chiaro che deve essere approvato dal Consiglio se no si regolamenti, negli articoli di legge, l'operatività del provvedimento. Noi non possiamo più tollerare che alcuni Uffici, alcuni Assessorati, alcuni Assessori di questa o di altre Giunte prendano il Consiglio regionale come la sede di chi non fa il proprio dovere, di chi non ha attenzione per i problemi.

Presidente, in questo anno, questa minoranza su questo provvedimento e su altri, sulla finanziaria, sul bilancio, quanta responsabilità ha messo in campo! Dove è stato l'ostruzionismo, onorevole Vargiu, l'impedimento ad affrontare i problemi? Dove è stata la mancanza di questa minoranza di fronte alle grandi battaglie sociali? Abbiamo espresso una volontà unitaria che voi non avete mai espresso nella precedente legislatura, facendo atti qualche volta anche offensivi tanto erano di contrasto nei confronti della persona "Presidente" e della sua Giunta.

Noi non possiamo stare dentro un grande calderone nel quale viene offeso questo Consiglio regionale, la sua rappresentanza popolare, la sua capacità di risposta, il suo impegno nella elaborazione, che non abbiamo mai fatto mancare, lo dico anche all'onorevole Diana, abbiamo sempre agito con un senso di positività rispetto a ogni iniziativa, che è stata avanzata, di dialogo sulle riforme, di riorganizzazione degli organi della Regione, di buona spesa delle risorse finanziarie; ma le sedute (dispiace che non sia qua l'onorevole Maninchedda, che prima ho visto) che abbiamo fatto per l'esame del bilancio, per come utilizzare le risorse, la sanità, l'acqua, abbiamo idea? Si è detto che abbiamo un disavanzo di centinaia di milioni di euro nella sanità, non voglio dire che lo ricolmiamo con i 25 milioni che dobbiamo dare alle parrocchie, Dio ci scampi e liberi da questo pensiero! Non vogliamo togliere niente a nessuno, anzi vogliamo dare di più, vogliamo dare tutto quello di cui siamo capaci ma quello che siamo capaci lo vediamo, lo mettiamo nelle leggi, assessore Liori, noi lo mettiamo nelle leggi e poi scopriamo che 1 miliardo e 200 milioni di euro rimangono nelle casse della Regione per le politiche del lavoro, che più di 1 miliardo sulle politiche ambientali rimangono nelle casse della Regione, che anche le risorse per le politiche sociali rimangono nelle casse della Regione, ci sarà il patto di stabilità, ci sarà l'inadeguatezza delle strutture, ci sarà l'indolenza dei dirigenti, ci sarà qualche ragione, ma perché, Presidente, noi dobbiamo pagare, noi, questo Consiglio regionale, di fronte all'opinione pubblica, deve pagare sempre il prezzo anche delle manchevolezze, delle inadeguatezze, dell'inefficienza degli altri?

Io difenderò fino alla fine questo Consiglio regionale, come difenderò fino alla fine anche il suo ruolo di garanzia tra maggioranza e minoranza, di garanzia della dialettica parlamentare, delle occasioni di incontro e anche di quelle di scontro, come è giusto che ci siano quando la pensiamo diversamente. Ritengo che proprio per questo noi dobbiamo dare un'immagine di noi stessi che sia vera, né troppo positiva, perché forse non la meritiamo, ma neppure totalmente negativa. Noi non siamo gli impiegati che devono timbrare cartellini, noi siamo legislatori, abbiamo la funzione di stabilire le regole per una convivenza pacifica produttiva che è attenta a tutto, agli oratori, alle parrocchie, alla Conferenza episcopale ma anche a chi ha bisogno, a chi ha perso il lavoro, a chi non mangia perché non ha più nulla per comprare qualcosa da mangiare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Uras. Volevo rassicurarla perché la legge non è incostituzionale. Dal punto di vista tecnico e formale, è tutto regolare. Non si è inteso attribuire alla Giunta un potere regolamentare ma la definizione di linee guida. Tra le altre cose, questa è una proposta di legge che nasce da proposte che sono state presentate in Consiglio regionale, non c'è alcun disegno di legge della Giunta, quindi è una volontà politica che si è formata in Commissione quella di attribuire alla Giunta la definizione delle linee guida.

E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, intervengo sul testo ed eventualmente farò qualche considerazione anche sugli emendamenti. Non voglio spaventare nessuno, ma direi che io sono totalmente d'accordo sulle cose intelligenti che sono state dette da parte dei colleghi dell'opposizione. Condivido tutte quelle intelligenti, tralascio le altre, sia che si tratti di materie che riguardano specificatamente questo testo di legge e sia quelle che riguardano invece ragionamenti più ampi. Magari forse sarebbe meglio che un giorno o l'altro ci decidessimo a parlare per una volta almeno di un qualcosa che non riguarda la legge che abbiamo all'esame che non sia una semplice mozione o un'interpellanza, per capire veramente se c'è anche la materia, intanto del contendere, ma soprattutto se esiste, in questo Consiglio regionale, una volontà di affrontare i problemi, perché spesso e volentieri, onorevole Uras, le cose che lei dice piacciono a pochi e non sono condivise da molti. La sua accusa nei confronti della struttura regionale non è una accusa solo sua, è un'accusa generalizzata, abbastanza diffusa. Forse non siamo riusciti ancora, e non so se ci riusciremo, a far sì che cresca quell'accompagnamento che noi dovremmo avere, e al quale abbiamo diritto, per cui lei, già in questa fase, rileva motivi di incostituzionalità in un testo di legge di questo genere.

Si aprirebbe la necessità, probabilmente, che ogni legge, prima di essere esitata dalla Commissione o, anzi, una volta esitata dalla Commissione, debba avere comunque un vaglio successivo nel quale, prefigurandosi motivi di incostituzionalità, qualcosa si dovrebbe fare. La realtà è che il peso politico porta, nei lavori, una proposta di legge piuttosto che un disegno di legge e, se sufficientemente sostenuta da una maggioranza (che sia quella che è venuta fuori dalle elezioni, o che sia una maggioranza trasversale che si costruisce all'interno del Consiglio), segue l'iter e va avanti fino all'Aula. E' abbastanza semplice.

Non è il caso di questa legge, perché questa legge ha passato un vaglio leggermente diverso da tutte le altre, intanto relativamente al titolo del proponente o dei proponenti, i quali dicono: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose…". Stiamo parlando di questo argomento, tutte le altre considerazioni rese in quest'Aula, anche da qualche collega della maggioranza, sono importanti, certamente. E' stata presentata ancora una proposta di legge, chi se ne vuole far carico lo può sempre fare, dove si dice: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile…", altroprovvedimento di legge, perché sono finalità completamente diverse. Stiamo parlando di una materia specifica, la volontà è di quella maggioranza che è la maggioranza che governa la Regione Sardegna. Mi pare di capire che sia una maggioranza che ha trovato accordi, accordi tra virgolette, nel senso che ha trovato convergenze da parte di colleghi dell'opposizione. Infine dice un'altra cosa il testo esitato dalla Commissione. Peraltro, in Commissione, non mi pare che ci siano state forti manifestazioni contrarie a questo testo di legge, non mi pare neanche che siano stati presentati emendamenti, se non da parte di alcuni colleghi del centrosinistra, dove si integrano gli oratori con i centri di aggregazione giovanile. Per cui non c'è stata in Commissione una battaglia tale da poter far pensare che in Aula ci sarebbe stata una dialettica forte tra i sostenitori degli oratori e chi gli oratori non li vuole sostenere.

La volontà dei proponenti è chiara ed esplicita: noi riteniamo opportuno dedicare maggiore attenzione agli oratori, considerando tutte le confessioni religiose peraltro, c'è scritto, quindi non abbiamo fatto discriminazioni di alcun genere. La minoranza non è lesa, onorevole Uras, semmai c'è il tentativo di ledere i diritti legittimi della maggioranza! E quante volte è stata lesa la minoranza nella passata legislatura, ce ne vogliamo ricordare? Non ce ne vogliamo ricordare! Dovremmo invece fare tesoro delle esperienze negative che abbiamo avuto e cercare di lavorare, non dico addirittura in sintonia perché è difficile, su una legge come questa nella quale è chiarissima la volontà di questa maggioranza.

Capisco le considerazioni relativamente al fatto che i regolamenti debbano essere i regolamenti consiliari, benissimo, entriamo in quello specifico argomento, ma nel merito noi abbiamo deciso che vogliamo sostenere gli oratori. Questa è la decisione della maggioranza e vorremmo mandarla avanti. Ovviamente, all'interno dell'iter che ha seguito questa legge, c'è stato il voto in Commissione e, prima del voto in Commissione, c'è stato l'esame del testo da parte di una sottocommissione, non mi risulta che la sottocommissione si sia spaccata, divisa o frammentata, assolutamente no, ma non c'è stato neanche nel voto in Commissione uno strappo forte tra la maggioranza e l'opposizione. Adesso si arriva in Aula, forse è chiaro che, più dalla vostra parte che dalla nostra, si risente di aggregazioni politiche che in qualche maniera confliggono tra di loro. E' normale, si può capire.

Quando nascono nuove formazioni politiche, ma soprattutto quando si cerca di creare formazioni politiche importanti, alla fine, all'interno qualche tensione nasce per una provenienza d'origine, per formazione culturale, per formazione anche vicina agli oratori. E' chiaro che nascono questi problemi, però non rendiamo le cose molto difficili. Dicevo che l'iter di questa legge è stato un iter abbastanza lineare, senza strappi, senza conflitti, quindi abbastanza condiviso, certamente condiviso dalla maggioranza. Semmai io non ho capito perché si siano accorpate queste tre proposte di legge nella discussione, ma questo è un fatto mio personale. Io ritengo che la proposta di legge numero 21, presentata dai colleghi del centrosinistra, probabilmente adeguata, poteva essere un altro testo di legge, perché di fatto è un altro testo di legge, che segue una normativa nazionale anche completamente diversa.

Nel merito di questo provvedimento di legge, non ho molte considerazioni da fare, se non relativamente agli emendamenti. Ovviamente sono e siamo contrari all'emendamento numero 1 perché crediamo che la Conferenza Italiana Superiori Maggiori e l'Unione Superiore Maggiori d'Italia abbiano piena legittimità per essere coinvolte in questo. Non siamo certamente favorevoli agli emendamenti presentati dai colleghi Cuccu, Bruno, Caria, Espa e Meloni per quanto riguarda i centri di aggregazione giovanile, ma se ce n'è uno sul quale mi voglio soffermare un attimino è l'emendamento numero 9, dove si dice: "All'articolo 2, comma 1, le parole 'la Conferenza episcopale sarda' sono sostituite dalle seguenti: 'le diocesi della Sardegna'". Non sono assolutamente d'accordo. Io credo che l'istituzione primaria che noi dobbiamo tenere in considerazione sia la Conferenza episcopale sarda. Questo anche per semplificazione dei rapporti tra la Regione Sardegna e la Conferenza episcopale.

Guardate, credo di non dire cose nuove, ma le tensioni che esistono all'interno della politica, esistono anche all'interno di quel sistema di cui stiamo parlando. Allora aiutiamoli a semplificare le cose, perché altrimenti saremo di fronte a maggioranze e opposizioni anche all'interno delle diocesi della Sardegna. Io credo che sia molto più corretto e opportuno che l'interlocutore principale sia la Conferenza episcopale sarda; lo dico non per una convinzione mia, ma per aver avuto modo di interloquire in qualche maniera anche in quel mondo. Avreste dovuto farlo anche voi, probabilmente, per capire che le cose che sto dicendo io. Onorevole Salis, lei sa che io non sono cagliaritano, e non sono neanche "cagliaricentrico", ma ha poca rilevanza, vede, in questo momento c'è un Presidente della Regione che ha grande difficoltà a mantenere insieme i numeri, come l'ha avuta il precedente; quante volte manca il numero legale in quest'Aula? Ma voi siete convinti veramente che non accada la stessa cosa in quella organizzazione? Accadono le stesse identiche cose! Cerchiamo di semplificare tutto.

Quindi io ritengo che si dovrebbe invitare al ritiro dell'emendamento numero 9, credo che lo farà il Presidente della Commissione, spero; per quanto riguarda noi, siamo del parere che l'interlocutore debba essere la Conferenza episcopale sarda.

Questione pregiudiziale

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Devo porre una questione pregiudiziale ai sensi dell'articolo 86 del Regolamento. Prima dell'intervento, ho letto la legge numero 206 del 2003, purtroppo mi è sfuggito l'ultimo foglio nella lettura. Assessore Liori, presidente Contu, cari colleghi, chiaramente presumo che sia necessario un approfondimento sull'articolo 4 della legge numero 206 del 2003, che leggo testualmente perché ho la sensazione che metta in discussione un po' tutta l'architettura del provvedimento in esame: "Le Regioni a statuto speciale" - quindi interessa anche la Sardegna - "e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono alle finalità di cui alla presente legge" - che è richiamata nell'articolo 1 del testo unificato che stiamo discutendo - "nell'ambito delle competenze previste dallo Statuto speciale e dalle relative norme di attuazione, senza oneri a carico della finanza pubblica".

Presidente Contu, io le chiedo, e chiedo alla presidente Lombardo, se, come io penso, questa norma della legge statale, da cui discende la nostra legge regionale, abbia necessità di un approfondimento serio; se la legge nazionale dice che le Regioni deliberano in merito, quindi con leggi regionali, "senza oneri a carico della finanza pubblica", ed essendo indubbio che i fondi regionali sono fondi di finanza pubblica, la legge presentata al Consiglio regionale è una lesione della legge nazionale da cui discende. Quindi, pregherei di fare quanto meno una valutazione per evitare di dover esaminare il problema quando non saremo più in tempo per correggere il tutto. Anche perché, presidente Contu, che debbano essere leggi non a carico dello Stato, lo dice anche nell'articolo 3 per quel che riguarda gli stabili: "Ai fini della realizzazione delle finalità di cui alla presente legge, lo Stato, le regioni, gli enti locali, nonché le comunità montane" - non parla di interventi per la costruzione, ampliamento, eccetera - "possono concedere in comodato, ai soggetti di cui all'articolo 1, comma 1, beni mobili e immobili," - e poi torna sul concetto - "senza oneri a carico della finanza pubblica".

All'articolo 2 della stessa legge, lo Stato, oltre a riconoscere, concorre a finanziare gli oratori, quindi c'è già un concorso dello Stato che finanza gli oratori, per cui presumo che la Conferenza episcopale italiana ripartisca allo stesso modo, come dice il collega Diana, alle Regioni, cioè alle Conferenze episcopali regionali, quota dei finanziamenti che lo Stato già eroga, probabilmente è per questa ragione che lo Stato sta dando alle Regioni l'indicazione che questa legge si applica nelle Regioni che la vogliono applicare, che la fanno propria, senza oneri a carico della finanza pubblica. Io penso che sia molto opportuno un richiamo in Commissione della legge per esaminare questo aspetto. Grazie.

DIANA MARIO (A.N.). E' una lettura sbagliata.

SALIS (Gruppo Misto). Sarà…

PRESIDENTE. Onorevole Salis, mi sembra di capire che lei, in base all'articolo 86, stia ponendo una questione pregiudiziale per cui non può continuare l'esame del provvedimento in corso. L'articolo 86 prevede che ci sia un intervento per Gruppo della durata di cinque minuti, dopodiché l'Aula è chiamata a esprimersi.

Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu. Ne ha facoltà.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Colleghi, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi che si sono susseguiti e purtroppo devo lamentare che io sia cascato in un grande equivoco. Non mi sono iscritto a parlare nella discussione generale e ho tenuto anche una relazione brevissima perché ero convinto che, essendo un testo licenziato dalla Commissione dopo la fusione di tre proposte di legge, la discussione in Aula sarebbe stata rapidissima. Quindi, pur essendo chiamato spesso in causa dall'onorevole Gian Valerio Sanna, dall'onorevole Salis, non ho ora la possibilità materiale di rispondere, a meno che l'Aula, seppure irritualmente, non mi consenta di parlare anche se non mi sono iscritto nella discussione generale. Se l'Aula me lo consente, credo di poter portare anche qualche idea e qualche proposta di buon senso, perché siamo arrivati a un punto in cui, francamente, le posizioni si stanno sempre più incancrenendo, stanno sempre più diventando violente. Passo subito all'eccezione di pregiudizialità, purtroppo forse devo parlare solo di questo, a meno che l'Aula non mi consenta di fare un intervento come tutti gli altri, perché, ripeto, non mi sono iscritto purtroppo a parlare nella discussione generale.

Mi rivolgo all'onorevole Salis per quanto riguarda l'eccezione da lui sollevata: onorevole Salis, lei, scusi, non deve guardare solo quella che è la lettera della legge, deve guardare l'interpretazione ermeneutica; cioè, quando lo Stato dice che interviene a favore delle Regioni che sono a Statuto ordinario, è chiaro che la finanza pubblica in qualche maniera sopperisce, e poi dice che sia ben chiaro che le Regioni a statuto speciale, proprio per la loro competenza, possono legiferare come vogliono, ma non ci deve essere onere a carico della finanza pubblica. Con la parola "pubblica" si intende parlare della finanza dello Stato, non della finanza della Regione; questo mi pare ovvio! Qualunque cultore di diritto, anche quello meno preparato, può dare una risposta di questo genere e, secondo me, la dà. Quindi, non ci può essere questa eccezione.

Consente l'Aula che anch'io parli e intervenga nella discussione, visto e considerato che anche nella relazione mi sono attenuto solo a quattro minuti, pensando che avremmo approvato questo testo di legge in maniera rapida? Lo chiedo all'Aula. Presidente, lo chiedo a lei, so che è irrituale, penso anche di non doverne fare una questione che domani possa essere considerata una prassi, assolutamente no, chiedo all'Aula se mi consente di parlare anche se non mi sono iscritto in discussione generale…

(Interruzioni)

Grazie. Allora, onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. No, no, onorevole Contu, avrà la possibilità di intervenire dopo, prima dobbiamo chiudere la questione pregiudiziale sulla quale si deve esprimere l'Aula. Visto che l'Aula ha acconsentito al fatto che lei possa intervenire, eventualmente interverrà dopo.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Va bene, grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az). Vorrei solamente dire ai colleghi del Consiglio, lo specificherò in altra occasione, di andare a vedersi l'articolo 118 della Costituzione, il principio di sussidiarietà orizzontale e verticale a questo proposito. Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Planetta, è a favore o contro la questione pregiudiziale?

PLANETTA (P.S.d'Az.). Contro.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi...

PLANETTA (P.S.d'Az.). Contro la questione proposta dall'onorevole Salis.

PRESIDENTE. Sì, contro la questione pregiudiziale proposta dall'onorevole Salis.

Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Vorrei sapere a che punto della discussione siamo perché a me sembrava che l'onorevole Contu fosse intervenuto per chiedere la possibilità di spiegare la sua posizione in Aula e non sulla pregiudiziale proposta dall'onorevole Salis. Mi spieghi lei...

PRESIDENTE. L'onorevole Contu è intervenuto sulla pregiudiziale e ha approfittato dell'intervento sulla questione pregiudiziale per chiedere al Consiglio di poter intervenire a questo punto, visto che non si era iscritto nella discussione generale. Il Consiglio non può proseguire nella discussione generale finché non si esprime sulla questione proposta dall'onorevole Salis, per cui adesso sono consentiti interventi della durata di cinque minuti per Gruppo sulla questione pregiudiziale, dopo di che si dovrà votare, a meno che l'onorevole Salis non la ritiri.

URASLUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo scusa, ho chiesto di intervenire solo per avere questo chiarimento. Adesso chiedo due minuti di sospensione in aula per consentirci almeno un dialogo interno.

PRESIDENTE. Va bene. Sospendo la seduta in aula per due minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 04, viene ripresa alle ore 12 e 11.)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu sull'ordine dei lavori.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Presidente, le chiedo irritualmente di poter partecipare alla discussione generale anche se non iscritto, prima ho chiesto all'Aula che non mi è sembrata contraria. E' ovvio che la decisione finale spetta a lei come Presidente. Io ho fatto il Presidente, so bene che il Presidente non vuole giustamente mai creare precedenti, lo capisco benissimo, quindi lascio la mia richiesta alla sua discrezionalità e, come dire, anche al suo buon senso. Come vuole.

PRESIDENTE. Onorevole Contu, abbiamo già detto che lei può intervenire perché l'Aula è d'accordo. Dobbiamo però prima chiudere la questione pregiudiziale, quindi le verrà data la parola dopo che il Consiglio si sarà espresso sulla questione pregiudiziale posta dall'onorevole Salis.

Questione pregiudiziale

PRESIDENTE. Se nessun altro domanda di parlare, devo mettere in votazione la questione pregiudiziale.

(Interruzione del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, su che cosa intende intervenire?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Per sostenere, prima che si voti...

PRESIDENTE. No, aspetti, le dichiarazioni di voto non sono consentite sulle questioni pregiudiziali.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, prima che si voti, intervengo per sostenere...

PRESIDENTE. Per i cinque minuti previsti dal Regolamento?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Esatto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo per sostenere che le affermazioni dell'onorevole Salis non sono totalmente prive di fondamento. Anche se una lettura letterale della norma farebbe immaginare che il riferimento alla finanza pubblica sia un riferimento alla finanza dello Stato e quindi che si tratti di quella parte di finanza nel caso in cui si vieti un onere aggiuntivo. Io vorrei rammentare che l'ambito di competenza legislativa, in materia di rapporti tra la Repubblica e la Chiesa, è un ambito strettamente ed esclusivamente riservato al Parlamento e che lo Stato provvede con finanza propria a sostegno di quelle determinate attività. Le parrocchie, per intenderci, sono già sostenute finanziariamente, attraverso una devoluzione volontaria indicata dal contribuente con l'8 per mille, nelle funzioni che sono indicate in questo provvedimento.

Lo dico perché si aggiunge qualche altro dubbio (vi garantisco che, da questo punto di vista, io non ho dubbi) a quello che io ho sollevato anche in ragione degli aspetti di natura regolamentare, dicendo con questo che noi dobbiamo intervenire se non vogliamo introdurre dei vizi che, badate, possono essere anche in qualche misura superati dal Governo, il quale ha la potestà di intervenire e sollevare un conflitto di attribuzioni tra la Regione e lo Stato, ma può intervenire incidentalmente un ricorso alla Corte costituzionale anche da soggetti altri che possono essere beneficiari sia di questo provvedimento che di provvedimenti analoghi e che possono intervenire anche solo in ragione di esclusione.

Allora, onorevole Diana, io dico, a prescindere dall'esito che avrà la votazione sulla pregiudiziale, che forse è necessario, su questa disposizione, fare una riflessione anche di natura tecnica; poi che lo si faccia nel corso dei lavori, che lo si faccia magari questo pomeriggio già in Commissione, che lo si faccia invece accogliendo la pregiudiziale sollevata dal collega Salis rimandando il testo in Commissione, la cosa non cambia. Noi se vogliamo che l'intervento abbia un senso, operativo nel tempo, parliamo di cinque anni di validità finanziaria, dobbiamo intervenire anche sul testo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo per conto del mio Gruppo. Alcune considerazioni che ho avuto modo di fare nei cinque minuti di sospensione sono state riprese dal collega Uras. Questa è una norma che non è delegata alla Regione, questo argomento non fa parte delle norme richiamate dal collega Planetta, cioè delle norme delegate alla Regione. E' legato strettamente ai rapporti tra la Chiesa cattolica tramite il concordato o alle intese con le altre confessioni religiose, quindi il dubbio a me è sorto nel leggere questa norma specifica che impedisce alle Regioni di utilizzare fondi pubblici, perché nessuno può negare che i fondi regionali non siano fondi di finanza pubblica, per Dio, nessuno! Allora io sono stato costretto a porre il problema in termini pregiudiziali perché per un refuso di carattere organizzativo ho potuto leggere solo adesso quell'ultima pagina, altrimenti avrei sottoposto la questione al presidente Contu alcuni giorni fa e avrei magari potuto approfondirla anch'io.

Vorrei ricordare, nel leggere queste questioni, che non è materia delegata alle Regioni, che c'è un finanziamento dello Stato, che comuni, province e regione intervengono con fondi propri, che i cittadini concorrono con l'8 per mille, col 5 per mille, per quel che riguarda le strutture delle chiese, e che i comuni concorrono con una percentuale della Bucalossi (non so se tutti sanno che è stata lasciata questa possibilità ai comuni). Tutta una serie di questioni economiche che sono legate al riconoscimento; il riconoscimento serve per far concorrere gli oratori (per tutte le attività di carattere sociale, sportivo, musicale, teatrale e culturale svolte in essi) alla richiesta di finanziamento di comuni, province e regione. Se voi andate a vedere i fondi erogati dalla Regione per la musica, vedrete che tante corali sono corali di oratorio; così come, con i fondi per le attività sportive, i comuni finanziano tutte le attività sportive degli oratori.

Ecco perché mi è venuto il dubbio e, essendomi posto il problema, penso che sia opportuna un'ulteriore riflessione. Per cui, pur votando negativamente la pregiudiziale, chiederei che questo problema venga esaminato e approfondito in modo che questa legge, legge del Consiglio regionale, possa poi non avere problemi nel corso dell'iter approvativo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Un mio docente di diritto, nel richiamarci alla concretezza, quando qualche studente cercava di attaccarsi agli specchi su materia che non aveva studiato bene, diceva: "Dalle rape non spilli vino". Io ricordo questa battuta perché voglio richiamare, anche me stesso, alla concretezza e all'operatività rispetto alla questione sottoposta. Ha già chiarito l'onorevole Felicetto Contu con l'integrazione davvero dotta sui richiami costituzionali del collega Planetta, ma voglio aggiungere soltanto, come piccolo contributo, l'elenco (che da qualunque sito di Internet è possibile rilevare) delle Regioni che hanno già normato al riguardo. Voglio citare la rossa Umbria, la rossissima Umbria che ha normato con legge regionale numero 28 del 20 dicembre 2004, dal titolo: "Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie" - addirittura qui c'è una sottolineatura - "mediante gli oratori", andate a vederla quella legge, tante risorse sono destinate alle parrocchie per gli oratori.

Richiamo la legge della rossa Calabria, nella quale addirittura si va oltre: "Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale svolta dalla comunità cristiana"! Altro che religioni confessionali non cristiane, addirittura si focalizza proprio sulla comunità cristiana e sugli operatori parrocchiali nell'ambito del percorso formativo della persona.

Vogliamo richiamare anche la legge che ha fatto la rossa Liguria, colleghi della sinistra? Nel 2004, è intervenuta con la legge numero 16 del 10 agosto, sentite cosa dice il titolo: "Interventi regionali per la valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori e" - udite udite - "da enti religiosi che svolgono attività similari". Volete che continui? Con la Regione Abruzzo, con la Regione Molise, con la laicissima Regione Piemonte, dove addirittura si va oltre: "Riconoscimento e valorizzazione della funzione educativa, formativa, aggregatrice e sociale svolta dalle parrocchie, dagli istituti cattolici e dagli altri enti di culto riconosciuti dallo Stato attraverso le attività di oratorio".

Mi pare che su queste leggi non ci sia stato alcun pronunciamento dei giudici della Corte costituzionale, che nessuna impugnativa sia stata proposta da alcun Governo nazionale e che dunque la questione pregiudiziale, Presidente, mi consenta, per come è stata sottoposta, era davvero inammissibile prima che assolutamente infondata.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, non c'è una valutazione preventiva da parte della Presidenza sulla questione pregiudiziale, per cui non ci sono giudizi di ammissibilità o inammissibilità sulle questioni pregiudiziali.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Non è possibile perché il Regolamento prevede espressamente che la votazione si faccia per alzata di mano.

Metto in votazione la questione pregiudiziale posta dall'onorevole Adriano Salis. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Continuazione della discussione generale del testo unificato: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" (8-21-60/A) della proposta di legge Cossa - Vargiu - Dedoni - Fois - Mula - Meloni Francesco: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose mediante oratori" (8/A), della proposta di legge Cuccu - Caria - Cucca - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori" (21/A) e della proposta di legge Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento della funzione educativa e sociale

svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)

PRESIDENTE. Proseguiamo con la discussione generale del testo unificato 8-21-60/A.

E' iscritto a parlare il consigliere Felice Contu, relatore. Ne ha facoltà.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io vi ringrazio per avermi dato la possibilità di prendere la parola, come credo che sia opportuno perché, ripeto, non voglio nascondervi il mio imbarazzo, come Presidente della Commissione e come relatore di questo testo di legge unitario, per quello che è accaduto in questi giorni in quest'Aula. Il provvedimento di legge che è all'esame del Consiglio viene desunto da tre proposte di legge presentate in parte dall'opposizione e in parte dalla maggioranza che, ovviamente, come tutti i testi che vengono unificati, ha perduto per strada qualcosa delle proposte di legge della maggioranza e qualcosa della proposta di legge della minoranza.

Allora, cerchiamo di fare un po' di chiarezza sull'argomento. Il provvedimento di legge deriva soprattutto dalla scorsa legislatura durante la quale furono presentate altre proposte di legge che non furono portate a termine per la fine anticipata della legislatura e che sono state ripresentate oggi. Perché questo testo di legge riguarda solo gli oratori? C'è qualche punta un po' anticlericale sulla quale io non voglio fare polemica come Presidente e come relatore, non ho neanche firmato la proposta di legge sugli oratori proprio per tenermi un po' al di sopra delle parti, quindi non voglio entrare in polemica con nessuno anche se sentirei una voglia pazza di farlo, non avrei mai pensato che su questo argomento si scatenassero considerazioni che mi hanno ricordato i vecchi tempi della battaglia tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Ripeto, non desidero entrare in polemica, però mi corre l'obbligo di ricordare ai colleghi dell'opposizione che l'anno scorso, cioè nel febbraio 2009, non sono passati neanche 11 mesi, è accaduto che la Giunta regionale, in base a un accordo di programma col Governo, ha erogato 10 milioni non 5, 10 milioni a favore dei centri di aggregazione dei comuni, tant'è vero che i comuni hanno presentato le richieste per la creazione dei loro centri di aggregazione.

Quando siamo arrivati al dunque della partita finanziaria, ci siamo resiconto che vi erano da erogare solo 5 milioni, a quel punto si è pensato di preservarli agli oratori perché i centri di aggregazione sociale, da voi previsti, avevano i 10 milioni stanziati dalla precedente Giunta.

Dunque, la cosa che mi sorprende è che la legge regionale 5 marzo 2008, quindi della passata Giunta, prevede un piano straordinario a favore dei giovani e degli adolescenti per i loro percorsi di crescita e responsabilizzazione. Quali sono le finalità? Ve le leggo perché sono identiche, uguali, precise a quelle che sono contenute nel provvedimento di legge a favore degli oratori: la creazione di centri di aggregazione non solo nei capoluoghi di provincia ma anche nelle aree depresse in tutti i comuni della Sardegna dove sia possibile. Quindi la norma e l'interpretazione data dalla vecchia Giunta non era quella di creare nuovi centri di aggregazione ma quella invece di ristrutturare, arredare, formare e così via: uguale, preciso, al dettato della norma che è sottoposta alla vostra attenzione. Infatti nel testo di legge alla vostra attenzione abbiamo tolto la possibilità di costruire nuovi oratori, abbiamo parlato anche qui, copiando dalla delibera della vostra Giunta, di "ristrutturare", "attrezzare", eccetera eccetera eccetera.

Allora io mi domando, amici, scusate: "Quale vulnus, diciamo, quale pregiudizio nei confronti dei comuni quando i comuni hanno in mano 10 milioni, anzi 12 milioni da spendere per questo motivo?". La verità vera è che i 5 milioni probabilmente non sono sufficienti per gli oratori perché essi sono più di 300 in Sardegna. Io non sarei stato contrario neanche se ci fosse stata presentata un'altra proposta di legge per regolamentare meglio i centri di aggregazione. Ma qui la volontà è quella di finanziare soprattutto gli oratori; per coloro che hanno parlato di illegittimità costituzionale, gli oratori vengono a essere finanziati, la legge nazionale lo dice con molta chiarezza, non la trovo sottomano, meno male che ho una buona memoria nonostante l'età, la legge nazionale dice che si possono finanziare gli oratori e parla di finanziamenti a favore delle regioni, delle comunità montane e così via. Poi dice che le regioni possono nella loro autonomia regolamentare meglio la questione, addirittura le regioni a statuto speciale possono regolamentare come vogliono, l'importante è che non chiedano soldi allo Stato italiano.

Allora, abbiate pazienza, di quale illegittimità costituzionale stiamo parlando? Onestamente non riesco a capirlo! Ma non è questo aspetto che mi interessa. Mi interessa l'aspetto pratico, cioè, amici carissimi, quando voi avete previsto la norma riservando quei 10 milioni… scusate! Quando voi avete fatto la norma, avete riservato quei 10 milioni soltanto ai centri di aggregazione comunali, mica avete previsto qualcosa anche per gli oratori, non l'avete detto, quindi se c'è stata discriminazione, c'è stata già dalla passata legislatura.

Voi avete stanziato 12 milioni a favore dei centri di aggregazione comunale. Se volete, io ho anche l'elenco dei comuni che hanno presentato la domanda. Allora, perché rifiutare la possibilità che anche gli oratori vengano finanziati? Era una carenza, un vuoto che il legislatore regionale ha cercato in qualche maniera di colmare. Ecco perché è venuto fuori un testo di legge unitario per quanto ci riguarda, un provvedimento di legge che non ha sollevato in Commissione tutte le problematiche che sono state sollevate in Aula.

Allora la mia proposta qual è? Lasciamo passare questo provvedimento che riguarda gli oratori, abbiamo già stanziato 12 milioni a favore dei centri di aggregazione comunale, sempre per i giovani intendo dire, possiamo - se volete - fare un'altra regolamentazione dei centri di aggregazione perchè forse quella norma va anche un pochettino migliorata. Detto tra noi, a voi che difendete sempre il Consiglio: questa norma non è stata votata dal Consiglio regionale, è stata votata dalla Giunta regionale. Questo per essere chiari. Almeno noi stiamo portando il problema alla vostra attenzione, veramente non è il caso che qui si erigano le barricate, non è il caso che ci sia la guerra tra guelfi e ghibellini, siamo tutti guelfi e tutti ghibellini, quella stagione è già trascorsa, è già passata.

Colleghi, cerchiamo di mandare avanti questo provvedimento di legge per gli oratori, seguendo anche l'esempio di tante Regioni che l'hanno già fatto, infatti non capisco perché la Regione Sardegna non possa e non debba farlo. Faccio un appello: si ritirino i settanta emendamenti; non avrei mai pensato che questo testo di legge avrebbe meritato settanta emendamenti, se l'avessi pensato, lo dico con molta franchezza e molta sincerità, non avrei fatto neanche il relatore.

Ritiriamo quindi gli emendamenti presentati e variamo questo testo di legge che è dato dall'incontro di diverse forze politiche; io non voglio fare il cattivo, ma se vi leggessi la relazione presentata dagli amici Cuccu eccetera, scusate, se volessi fare il clericale, direi che è molto più clericale delle altre relazioni perché si parla di Conferenza episcopale.

Per giunta, e finisco, vorrei ricordarvi che abbiamo cassato la proposta presentata dai Riformatori di dare soldi alla Conferenza episcopale che poi a sua volta li distribuiva agli oratori; abbiamo cassato questo articolo perché abbiamo ritenuto che non fosse giusto, abbiamo detto che doveva andare direttamente agli oratori!

Ora, in ogni proposta di legge presentata da tanti gruppi è chiaro che qualcosa, come ho detto all'inizio, vada perduta per strada, ma, amici miei, qui la Chiesa non c'entra proprio un "fico secco". Cosa c'entra la Chiesa, onorevole Salis? Gli oratori non sono la Chiesa, la Chiesa è un'altra cosa e non sta a me spiegare qui che cosa è la Chiesa e che cosa sono gli oratori: è chiaro che gli oratori sono ancora un'altra cosa. Cerchiamo di essere ragionevoli, io faccio un appello al buon senso. Si tratta di prevedere un intervento, come abbiamo fatto nel 2008 e nel 2009, cerchiamo di aiutare non soltanto i centri di aggregazione comunale (a me pare giusto che si sia dato loro 12 miliardi), ma anche gli oratori. Ecco, con questo, io rivolgo l'ultimo appello al buon senso.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Anche in questi giorni, io mi sono interrogato sui motivi, sulle finalità della legge, sui suoi obiettivi, sui motivi che hanno spinto il legislatore della Sardegna a intervenire su questa materia e, nell'articolo 1, ho trovato le finalità che ha bene illustrato anche il relatore onorevole Contu. Cioè: la Sardegna, e quindi la Regione, si pone l'obiettivo di intervenire sul disagio minorile. Capisco che l'ora è tarda e che i consiglieri non hanno voglia di ascoltare ma... dicevo, vuole intervenire sul disagio minorile e lo fa, attraverso azioni che riguardano il recupero, l'integrazione, la prevenzione del disagio minorile, tentando di coinvolgere le nuove generazioni in "azioni di miglioramento del quadro sociale…", che vuol dire della comunità nella quale vivono, affinché questi giovani acquisiscano alcuni elementi come "consapevolezza, dinamismo e iniziativa rispetto ai processi di sviluppo" in atto in Sardegna. Questa è la finalità dichiarata della legge: articolo 1.

Quindi la Regione, il Consiglio regionale vuole intervenire nella materia che riguarda il disagio minorile e lo fa - dice sempre l'articolo 1 nel comma 2 - valorizzando la funzione sociale degli oratori. Interviene in una materia che è quella dei servizi alla persona, che è tra le priorità che noi abbiamo anche indicato, nella scorsa legislatura, nel Piano socio-sanitario, cioè ci inseriamo nei servizi alla persona. A questo punto ci rendiamo conto, lo abbiamo fatto noi ma lo fa anche il legislatore nazionale, che abbiamo una legge (a livello nazionale, la "328" del 2000, a livello regionale la "23" del 2005) che si occupa dei servizi alla persona e che in qualche modo disciplina questa materia. Il legislatore sardo, in sintonia con quello nazionale, quindi recependo di fatto la "206" del 2003, che si rifà proprio ai principi della "328" del 2000, e in premessa è l'articolo 1, valorizza una particolare struttura rappresentata dagli oratori parrocchiali che, di fatto (lo dice poi, nelle norme transitorie, la nostra proposta di legge), vengono equiparati, onorevole Contu, ai centri di aggregazione sociale. Il regolamento della "23" dice, all'articolo 17, che sono strutture a ciclo diurno e poi spiega esattamente cosa sono. Ritornerò poi su questo tema.

La prima perplessità che ho riguarda la definizione di oratorio, definizione che non è contenuta in questo testo di legge. Cosa intendiamo per "oratori"? Intendiamo uno spazio fisico, oppure una metodologia educativa? Anche perché "oratori" viene accompagnato da "o attività similari"; allora mi chiedo se per attività similari si intendono tutte le attività che in una parrocchia si svolgono, come movimenti, associazioni, scoutismo, oppure se per oratorio s'intende semplicemente una metodologia, per esempio quella salesiana. Io credo che la legge debba essere più chiara in questo senso e debba incidere in maniera inequivocabile, perché altrimenti le 621 parrocchie della Sardegna sono autorizzate a richiedere finanziamenti, perché ciascuna potrebbe dire di avere un oratorio. A me risulta che invece gli oratori, al momento, siano solo 3 e non 300, se intendiamo usare per "oratorio" la definizione data da Paolo VI (che è l'unica che io ho trovato, poi magari voi ne avete altre): "L'oratorio è l'istituzione complementare alla famiglia e alla scuola, è una palestra di vita, dove la preghiera, l'istruzione religiosa, il gioco, l'amicizia, il senso della disciplina, del bene comune, la letizia, il rigore morale, si fondano assieme per fare del giovane un cristiano forte, un cittadino saldo e leale". Questa è la definizione di oratorio, la legge in questo non ci aiuta.

Allora, dobbiamo verificare se l'attività di oratorio, come sopra definita, è quella che noi vogliamo che la legge disciplini e sulla quale noi basiamo i finanziamenti, se siano quegli obiettivi e quelle finalità che sono indicate nell'articolo 1 della legge. Allora, dobbiamo essere più chiari sulla definizione di "oratorio" e su quella di "attività similari". Io credo che possiamo partire dal nostro quadro normativo. Non per niente nella stessa legge, nell'articolo 8, sulle disposizioni transitorie del testo di legge che abbiamo in discussione, gli oratori vengono accreditati come centri di aggregazione sociale di cui all'articolo 17 del decreto del Presidente della Regione, 22 luglio 2008, numero 4. Di fatto è il regolamento della "23", della legge sui servizi alla persona.

Allora andiamo a vedere che cosa sono i centri di aggregazione sociale per la nostra legislazione. Se voi andate nel sito "Sardegna sociale", il sito ufficiale tematico della Regione c'è la definizione di "centro di aggregazione sociale", devo dire che non è in contrasto, anzi è molto vicina alle finalità che noi vogliamo dare agli oratori. Sono sede di riferimento e di incontro per i cittadini, hanno la funzione di promuovere iniziative culturali e ricreative, di orientamento, di informazione, di discussione pubblica, su temi rilevanti per la comunità, si rivolgono a una utenza indifferenziata e, così come gli oratori, promuovono la partecipazione e il coinvolgimento di persone che hanno difficoltà relazionali (quindi recupero, disagio), inoltre offrono opportunità per l'impiego del tempo libero, hanno valenza formativa, socializzante, promuovono momenti di incontro, prevenzione, anche in relazione a stati di solitudine dei giovani, di disagio, devono fungere - dice la nostra legislazione - come punto d'appoggio per altri servizi sociali educativi.

In Sardegna finora abbiamo censito 150 centri di aggregazione sociale, dobbiamo valorizzarli probabilmente meglio. Ne abbiamo 24 in provincia di Sassari, 36 in provincia di Oristano, 15 a Olbia-Tempio, 8 in Ogliastra, 14 in provincia di Nuoro, 11 nel Medio-Campidano, 9 nel Sulcis, 34 in provincia di Cagliari. Sono centri in gran parte a gestione comunale, diversi sono anche a carattere privato, evidentemente convenzionati, che soddisfano l'esigenza, ma probabilmente dobbiamo lavorare, stimolare a fare sempre meglio con maggiore efficacia, anche sulla base degli obiettivi che prevediamo nell'articolo 1 di questa legge. Probabilmente dobbiamo anche verificare la capillarità nel territorio, potenziarli, accrescerne il numero.

Io credo che sia necessario intervenire, perché vi è un'esigenza, soprattutto per i giovani, per le loro associazioni, per avere degli spazi, dei luoghi educativi e sociali; dove questi centri funzionano, e devo dire non mi pare in moltissimi casi in Sardegna, sono luoghi aperti dove si può anche essere ascoltati, dove viene promossa la partecipazione, dove ci sono operatori professionali, alcuni dei quali svolgono le funzioni di responsabile, affiancati da altri, soprattutto in rapporto alle attività organizzative e al numero di persone che vi partecipano; sono dotati, anzi dovrebbero essere dotati, di attrezzature informatiche, spazi per la musica, supporto allo studio, compiti, ricerche, elaborati, cineforum, la stessa banca del tempo, la mediazione culturale, eccetera.

Allora noi dobbiamo cercare di capire come questa legge che abbiamo in discussione vada a inserirsi in un progetto già in atto e in una legislazione che di fatto abbiamo già introdotto nella scorsa legislatura. Dicevamo che in Sardegna ci sono 620 parrocchie suddivise in dieci diocesi, quindi con un'articolazione territoriale. Le parrocchie sono 133 a Cagliari, 85 a Oristano, 64 a Iglesias, 61 ad Alghero-Bosa, 60 a Sassari, 57 ad Ales, 47 a Tempio, 46 a Nuoro, 34 a Lanusei, 30 a Ozieri. Noi dobbiamo renderci conto di avere potenzialmente 620 oratori; è chiaro che, se creiamo l'offerta, arriva la domanda, allora mi chiedo, con 150 centri di aggregazione, potenzialmente, e 620 altri centri di aggregazione nelle parrocchie, come la Regione riuscirà a disciplinare, a controllare, a verificare? Come riusciràanche a contribuire alla formazione degli animatori di questi centri? Con quali operatori professionali? E' chiaro che, se entra in gioco la finanza pubblica, in questo caso quella regionale, dobbiamo avere anche un ritorno da ciascun euro che spendiamo e quindi avere in qualche modo anche le modalità di verifica e di controllo. Può essere che un Comitato tecnico, tra l'altro imprecisato nella sua definizione, nella sua composizione, delegato dalla Giunta, possa svolgere questa funzione? Quali priorità poi spingerà la Giunta regionale, anche in attuazione dei protocolli che voi prevedete, per individuare dove realizzare queste strutture? In quali parti della Sardegna, tenuto conto, come voi dite, che 5 milioni sono insufficienti? Basterà un accordo tra la Regione e la Conferenza episcopale sarda o dobbiamo trovare altri meccanismi?

Io credo che affrontare una legge di questo tipo, che mi sembra buona per le finalità, debba trovare un Consiglio regionale probabilmente più attento, onorevole Contu, anche con una istruttoria probabilmente migliore in Commissione, perchè in qualche modo deve andare a inserirsi su una legislazione vigente e non in qualche modo a confliggere con essa.
   
Allora, credo che si debba ancora (attraverso gli emendamenti, attraverso una discussione in Commissione, che penso dobbiate fare forse nel pomeriggio) affrontare, in ordine, che cos'è un oratorio e quali interventi vogliamo privilegiare, tenuto conto che in Sardegna non è la modalità educativa attualmente più diffusa, per niente, sono altre le modalità che vengono utilizzate. Allora, se vogliamo creare la domanda stimolando con finanziamenti, dobbiamo capire qual è il punto d'arrivo. Capire anche come affrontare le realtà giovanili nel loro complesso, tenuto conto che i centri di aggregazione giovanile generalmente, se non vengono affrontati con una struttura stabile, rappresentano realtà passeggere, non durature, temporanee, che nascono e muoiono nel giro di pochi anni, magari sulla base dei cambi generazionali; è un po' in qualche modo l'esperienza di molti di noi  e credo che non debba essere affrontata con superficialità.
   
Mi rendo conto, oltre che della competenza, anche della buona volontà del Presidente della Commissione, però non possiamo affrontare una legge di questo tipo, fino ad arrivare all'approvazione, semplicemente perché magari in Commissione si è avuto un consenso generale. Credo che vada affrontata con molta serietà, con serenità, apprezzandone gli obiettivi e le funzioni ma anche tenendo conto di una legislazione in atto e di alcuni limiti che intravedo nella proposta che è stata fatta. Probabilmente anche andando a verificare, già introducendole in legge, alcune disposizioni che andranno a regolare le modalità e i criteri di finanziamento. In questo senso la proposta che aveva avanzato il collega Cuccu, insieme ad altri colleghi del Partito Democratico, mi sembra che in qualche modo risponda meglio alle stesse finalità e alla stessa esigenza di rendere capillari i centri di aggregazione sociale e con essi anche gli oratori parrocchiali.
   

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Signor Presidente, consiglieri, la legge che interviene a sostegno dell'attività degli oratori della Sardegna è una legge della quale c'è necessità nella nostra Isola. La soddisfazione di tale necessità deve derivare dall'attività del Consiglio, non da quella della Giunta, è assolutamente importante rilevarlo. Il risultato non è una scelta della Giunta ma tiene conto di diverse proposte che provengono dall'Aula, quindi è una necessità molto sentita. Questa legge, a mio parere, sembra equilibrata, risponde a esigenze importanti e non può avere un carattere confessionale; in verità, è stato più volte sottolineato dai colleghi, è una legge che risponde a un'esigenza ristretta, settoriale, altre esigenze potranno trovare risposte in altre proposte di legge.

Del resto credo che sia giusto che uno Stato laico risponda anche a esigenze di settori religiosi, che si organizzano al proprio interno, perché anch'essi vanno governati da uno Stato che è laico per definizione in quanto tiene conto delle esigenze di tutti, non trascura quelle di nessuno, neanche quelle delle organizzazioni religiose. A mio parere, questa legge non dà eccessiva risposta neanche in termini di fondi perché, com'è stato sottolineato dall'onorevole Bruno, numerosissime sono le attività oratoriali che si svolgono nella nostra Isola; permettetemi di ricordare che io vengo da un'esperienza di studi in istituti cattolici dove l'attività oratoriale, quella dei salesiani, era preponderante, caratterizzante anche per le attività rivolte ai giovani di tutti i centri sociali e non escludeva assolutamente - non ricordo di aver avuto mai nessun bollino - coloro che non partecipavano alle funzioni religiose. All'interno degli oratori si svolgono attività educative di alto livello, funzioni sociali molteplici, che sono certamente frutto di attenzione anche di altri provvedimenti di legge dei servizi sociali, così com'è stato ricordato anche in altri interventi, in particolare in quello dell'onorevole Bruno.

E' un patrimonio anche edilizio, quasi sempre costruito con danaro pubblico, con donazioni, quindi è giusto che venga tenuto in considerazione per un ammodernamento, per un adeguamento, per una ristrutturazione, sono comunque beni che svolgono una funzione pubblica notevole soprattutto nelle zone più disagiate delle città e dei paesi dell'interno dove non ci sono molti servizi sociali, diciamolo chiaramente. E' uno Stato che, in questi territori, disarma per la propria "presenza", tra virgolette, con le attività caratterizzanti - penso ai servizi delle poste o delle caserme - dove l'unica alternativa sociale può essere la caccia o il bar, allora forse la presenza di un oratorio merita assolutamente un'attenzione del legislatore. Io esprimo un parere positivo su questo testo unificato e la Giunta ne chiede l'approvazione.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. I lavori si concludono a questo punto, riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16 e 30. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

La seduta è tolta alle ore 12 e 55.



Allegati seduta

XC SEDUTA

(ANTIMERIDIANA)

Martedì 26 gennaio 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

INDICE

La seduta è aperta alle ore 10.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana di martedì 12 gennaio 2010 (83), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu, Gavino Manca, Marco Meloni, Teodoro Rodin, Christian Solinas e Renato Soru hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana di martedì 26 gennaio 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, numero 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 2, 10, 17 e 27 novembre 2009.

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Riforma del Servizio sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna. Abrogazione della legge regionale 26 gennaio 1995, n. 5)". (99)

(Pervenuto il 22 gennaio 2010 e assegnato alla settima Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Cossa sullo stato di abbandono delle aree a ridosso delle grandi arterie stradali sarde". (102)

(Risposta scritta in data 21 gennaio 2010.)

"Interrogazione Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu - Ben Amara sul perdurante commissariamento del Parco nazionale dell'Asinara e sulla mancata nomina del presidente, del consiglio direttivo, della giunta esecutiva, del collegio dei revisori dei conti, della comunità del parco". (190)

(Risposta scritta in data 21 gennaio 2010.)

"Interrogazione Diana Giampaolo sulla carenza dei trasporti extraurbani con particolare riferimento ai collegamenti Cagliari-Dolianova e viceversa". (194)

(Risposta scritta in data 21 gennaio 2010.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interrogazione Sanjust - Artizzu - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo, con richiesta di risposta scritta, sulle problematiche relative al comparto della distillazione e della produzione di "Fil'e ferru" che da tempo attende una normativa per il riconoscimento." (216)

"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulle agevolazioni previste per le zone franche urbane". (217)

"Interrogazione Porcu - Moriconi - Espa, con richiesta di risposta scritta, sulla vendita all'incanto dei quindici sedicesimi dell'Isola di Serpentara". (219)

"Interrogazione Sanjust - Artizzu - Campus - Bardanzellu - Floris Rosanna - Ladu - Petrini - Pitea - Randazzo - Rassu - Sanna Paolo Terzo, con richiesta di risposta scritta, sulla vertenza avviata dall'Agenzia regionale per il lavoro nei confronti dell'INPS per la restituzione di contributi pensionistici erroneamente versati". (220)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Mozione Mula - Fois - Vargiu - Cossa - Meloni Francesco - Dedoni - Capelli - Pittalis - Ladu - Sabatini - Sanna Giacomo - Mulas - Sanna Paolo Terzo - Milia - Steri - Biancareddu - Obinu - Piras - Floris Mario - De Francisci - Pitea - Locci - Greco - Sanjust - Zedda Alessandra - Floris Rosanna - Tocco - Petrini - Rassu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo - Uras - Ben Amara sulla emergenza idrico-sanitaria del Rio Cedrino e dei comuni della bassa Baronia, con richiesta di convocazione straordinaria del consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento." (34)

"Mozione Zedda Massimo - Uras - Sechi - Ben Amara - Zuncheddu sulla situazione dell'Osservatorio astronomico di San Basilio e sull'allarme per la mancanza dei fondi necessari per l'attivazione e la gestione del più grande radiotelescopio d'Europa." (35)

Commemorazione di ex consigliere

PRESIDENTE. Colleghi, è deceduto lo scorso anno l'onorevole Pietro Pigliaru, componente del Consiglio regionale per quattro legislature dal 1969 al 1989. Leader di spicco del Partito Socialdemocratico Italiano era nato a Mores ma si stabilì ben presto a Sassari. Durante il lungo mandato in Consiglio regionale è stato Presidente di Commissione, Capogruppo, Questore, più volte Assessore regionale. Pigliaru è stato figura di primo piano nel panorama politico e istituzionale regionale negli anni difficili delle prime crisi della grande industria e delle tensioni sociali che ne erano seguite esprimendo non comuni doti di sensibilità e autorevolezza istituzionale.

La sua profonda sensibilità umana, sempre attenta alle condizioni delle parti deboli della società, accompagnata dal rigore democratico della sua formazione umana e culturale, lo avevano condotto ad aderire con convinzione alla socialdemocrazia fino a raggiungere i più alti vertici regionali. Aveva iniziato la sua carriera politica nel consiglio comunale di Sassari ma, dopo quelle prime brevi esperienze amministrative, fu ben presto eletto in Consiglio regionale nel 1969. Dopo i primi anni quale componente delle Commissioni autonomia e bilancio, Pietro Pigliaru fu chiamato alla guida del Gruppo del Partito Socialdemocratico Italiano nel 1970. Ebbe ben presto incarichi di governo con la prima elezione ad Assessore dei lavori pubblici nella Giunta Del Rio nel 1973.

Numerose le materie delle quali si occupò con iniziative legislative, interrogazioni e mozioni, dalla sanità ai trasporti, dalla formazione professionale all'ambiente con particolare attenzione al grave fenomeno degli incendi.

La sua costante attenzione ai problemi reali della gente gli valse la riconferma in Consiglio regionale nella successiva legislatura, la settima, dal 1974 al 1979. Il suo dinamismo politico istituzionale è testimoniato dalle numerose Commissioni di cui è stato componente, prima la Commissione autonomia, quindi bilancio, poi sanità fino a ricoprire la carica di Vicepresidente dei lavori pubblici. Ha anche fatto parte delle allora Commissioni speciali alla programmazione e ai trasporti, è stato in questo periodo tra i firmatari del progetto di legge per la caccia e di quello per l'istituzione dell'azienda regionale per l'informazione e gestione dati.

Nel luglio del 1979, l'onorevole Pietro Pigliaru venne rieletto in seno a questo Consiglio lavorando con il suo proverbiale impegno nelle Commissioni autonomia e trasporti. Fino al 1979 ricoprì anche la carica di Capogruppo, fino a quando fu chiamato a incarichi assessoriali, prima nelle Giunte Rais e successivamente nella Giunta Rojch, dal 1980 al 1984, in qualità di Assessore agli affari generali. Numerosi in questi anni i progetti di legge che ottennero l'approvazione del Consiglio, si ricordano quelli fondamentali sul personale e sull'organizzazione burocratica dell'apparato regionale.

Il 1984 fu l'anno della sua rielezione in occasione della nona legislatura. In questo periodo si ricordano le sue Presidenze della Commissione pubblica istruzione e la Presidenza della Commissione di vigilanza della Biblioteca. E' stato inoltre componente della Commissione speciale per la riforma della Regione ma in questi anni si occupò anche di turismo, trasporti e ambiente; anche in questa legislatura è stato Presidente del Gruppo del Partito Socialdemocratico.

In precedenza l'onorevole Pietro Pigliaru partecipò in qualità di candidato nelle liste socialdemocratiche alle consultazioni parlamentari del 1979, senza tuttavia riuscire a sedersi nei banchi della Camera e, dopo l'esperienza in Consiglio regionale, il suo Partito, del quale era il massimo esponente nella Provincia di Sassari, gli chiese di mettere a disposizione la propria esperienza e capacità istituzionale per concorrere a un seggio senatoriale per il suo territorio, non riuscendo tuttavia nell'intento, a dispetto del grosso successo ottenuto.

Terminata questa prova, l'onorevole Pigliaru ha continuato a portare avanti il suo impegno politico, mettendo a disposizione delle popolazioni della sua città e della provincia di cui era originario la sua grande esperienza politica e istituzionale, nel rispetto degli alti valori sociali e democratici cui si è sempre ispirato.

Nell'esprimere ai familiari tutti il cordoglio dell'intera Assemblea regionale e mio personale, sospendo la seduta in segno di lutto per cinque minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 09, viene ripresa alle ore 10 e 17.)

Continuazione della discussione generale del testo unificato: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" (8-21-60/A) della proposta di legge Cossa - Vargiu - Dedoni - Fois - Mula - Meloni Francesco: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose mediante oratori" (8/A), della proposta di legge Cuccu - Caria - Cucca - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori" (21/A) e della proposta di legge Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento della funzione educativa e sociale

svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del testo unificato numero 8-21-60/A.

Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Cocco Daniele, Cuccureddu, Diana Giampaolo, Maninchedda, Mariani, Meloni Valerio, Milia, Obinu, Oppi, Sabatini e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 72 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.

RASSU (P.d.L.). Signor Presidente, sarò brevissimo, anche perché, dopo l'attenta e accorata discussione che la settimana scorsa ha caratterizzato la discussione generale su questa legge, oggi, partendo a freddo, se l'Aula chiaramente lo consente, Presidente…

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Rassu. Chiedo ai colleghi di accomodarsi. Grazie.

RASSU (P.d.L.). Grazie, Presidente. Dicevo, appunto, che, nel proseguire la discussione dell'altro ieri, che a tratti è stata abbastanza intensa e qualificante, oggi, partendo a freddo, non si è, usando un termine sportivo, "gasati" altrettanto. Comunque sia, un breve intervento su questa legge, io ritengo che sia importante dal punto di vista sociale, in quanto questa è una legge che dà motivo di aggregazione, di recupero e di valorizzazione delle risorse giovanili. I giovani oggi - lo hanno detto alcuni colleghi che mi hanno preceduto - sono attirati da modelli esistenziali di sviluppo che li allontanano giorno per giorno, sempre più, dai valori reali, dai valori identitari, dai veri valori che nella vita un giovane invece deve avere. Questo è colpa di una società sempre più freneticamente aggrovigliata dal sistema consumistico, una società che ormai punta a determinati valori, che non sono quelli che hanno un tempo aggregato la famiglia, fondato le società e, non voglio esagerare, però hanno fondato quelle attività politiche di cui anche ora noi siamo esempio e siamo senz'altro eredi.

Per ognuno di noi, credo, nei piccoli centri, gli oratori parrocchiali costituivano senz'altro una base educativa indispensabile, hanno formato in molti casi, per non dire quasi in tutti i casi, i caratteri dei nostri ragazzi. Io, come credo buona parte di noi, ho fatto questa esperienza e ritengo che nessuno possa dire che sia stata un'esperienza negativa, anzi, è stata un'esperienza che, per quanto mi riguarda, mi ha formato, mi ha avvicinato ancor più alla fede cristiana (io sono cattolico, professo, lo dico perchè non ho assolutamente niente da nascondere o di cui potermi lamentare), ma non solo, mi ha dato le basi per il domani, per il rispetto della famiglia (intendendo la famiglia come nucleo centrale della società), per il rispetto delle opinioni e delle cose altrui. Gli oratori parrocchiali sono stati senz'altro una scuola di vita che hanno, ripeto ancora, inciso proprio sino al midollo coloro che li hanno frequentati dall'età subito dopo l'infanzia fino alla maggiore età. Allora erano veri e propri laboratori di vita, veri e propri laboratori culturali, veri e propri laboratori della società.

Oggi credo, come ho detto poc'anzi, che i giovani abbiano perso i valori fondanti che devono caratterizzare la loro cultura, la loro educazione, la loro vita, proprio presi da questa frenesia ormai incontrollabile. Sentivo stamattina, mentre arrivavo a Cagliari, al Giornale radio, che un giovane di sedici anni, ieri, ha accoltellato alla gola il padre. Perché? Perché lo ha fatto allontanare dai videogiochi, in quanto era tutto il giorno preso da questa ormai quasi malattia psichica. Bene, questi sono oggi gli esempi che i nostri giovani hanno!

Ecco capisco l'oratorio, ma vorrei capire che cosa si intende per "attività similari", sinceramente non l'ho capito bene. Gli oratori possono senz'altro incidere, possono sostituire o rappresentare quello che oggi manca ai nostri giovani e alla nostra società, cioè un centro, un laboratorio in cui si discute, ci si incontra, si pratica sport, si fa cultura, ci si scambia le opinioni e le idee, in poche parole ci si forma. Così come si sono formati negli oratori alcuni dei maggiori nomi della nostra politica, i padri fondatori della nostra Costituzione, il collega Gian Valerio Sanna ha citato Giorgio La Pira l'altro ieri, io cito ancora, per limitarci a Sassari, Antonio Segni, Francesco Cossiga, Pisanu, che si sono formati nell'oratorio di San Giuseppe con Monsignor Masia, così come credo che, anche a Cagliari tutti i maggiori esponenti della politica, dal dopoguerra in poi, sono stati formati proprio nei nostri oratori; credo che non abbiano dato esempio di faziosità, né tanto meno di una politica settaria, anzi sono stati fulgido esempio di grandi costituzionalisti, di grandi amministratori e di grandi politici, che hanno dato il passo e l'esempio a un'Italia moderna.

Io intendo in questo senso l'oratorio e sinceramente non riesco ad afferrare cosa si intenda per "attività similari", o cosa osti sostituire questa espressione "attività similari" con quella "centri di aggregazione sociale"; l'oratorio in se stesso è anche un centro di aggregazione sociale. Sinceramente, se uno dovesse spiegare la terminologia di "attività similari", sfido chiunque a dirmi cos'è un'attività similare. Tolto "oratorio", che giustamente è l'oggetto della legge, cosa si intende per "attività similari"? Circolo culturale? Circolo bocciofilo? Circolo politico? No! Si intende un centro di aggregazione e, sinceramente, non afferro la ratio che impedisce di citare al posto di "attività similari", l'espressione "centri di aggregazione sociale"; l'oratorio è un centro di aggregazione sociale, a suo tempo, nel dopoguerra, lo si è trattato come centro vero e proprio di aggregazione, di formazione politica, grazie a Dio!

Comunque sia, questo mio breve intervento voleva appunto andare nel senso di evidenziare la validità di questa norma. Lo dico sinceramente, non per bigottismo, perché non sono bigotto, e non perché a tutti i costi bisogna dar ragione oppure bisogna tener buone le rappresentanze ecclesiastiche, ma lo dico perché sono convintissimo che gli oratori possano rappresentare, anzi, rappresenteranno proprio quel laboratorio, quella cellula che ieri ha dato l'input, ha dato vita a tutto ciò che poi è nato, formando i nostri giovani, formando una classe politica, formando una classe dirigente.

Ritengo e suppongo che attualmente i nostri sacerdoti, a differenza di ieri, dal punto di vista politico, sono, io li descriverei, consentitemi l'espressione, "variegati", per cui non ci può essere neanche il sospetto che i nostri giovani, in questi centri, vengano formati politicamente in una certa direzione; non lo è stato ieri, non lo è oggi. Quando io ho detto che c'è stata anche una formazione politica, non intendevo dire che è stata una formazione politica indirizzata, ma intendevo dire che coloro i quali hanno frequentato (e sono molti i grandi nomi della sinistra che sono stati formati negli oratori) si sono creati da se stessi una cognizione, una convinzione, una formazione politica, senz'altro partendo da una base religiosa, per arrivare poi, mano a mano, chi da una parte e chi dall'altra, a esprimere un'attività politica laica.

E' vero, bisogna stare attenti a non confondere le iniziative sociali con le vere e proprie iniziative di carattere religioso, ma è pur vero che già l'iniziativa in se stessa contiene uno spirito laico; quando si parla di varie confessioni religiose (per cui la legge vuole intervenire), quando si parla di centri di attività similari (per le quali io, ripeto ancora, non ho capito che cosa si intenda dire, chiederò al Presidente della Commissione o a coloro i quali hanno di fatto sviluppato la norma, perché questa espressione dà adito a pensare di tutto e di più), diciamo che si parla di uno spirito laico, seppure fortemente caratterizzato da un input cattolico, la legge ce l'ha insito.

Per concludere, ritengo che questa iniziativa di legge sia senz'altro da portare avanti, da condividere. Oggi ci sono all'esame alcuni emendamenti degni di nota, che possono rappresentare un'integrazione oggettiva per completare lo spirito stesso della legge, ritengo necessario e indispensabile tenerli in considerazione, affinché una legge di questa importanza possa nascere non come espressione di una sola parte dell'Aula, ma possa avere l'approvazione dell'Aula al completo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, nel mio intervento, non mi perderò in considerazioni retoriche. Credo che le finalità di questa legge possano essere condivise, almeno in parte. Ritengo che quest'Aula debba al più presto affrontare il merito della discussione di oggi per affrontare anche altri temi, altri argomenti; non vorrei che la nostra discussione su questo testo (che, secondo me, con emendamenti opportuni, potrebbe anche essere approvato con un largo consenso in quest'Aula) ci distragga dal fatto che questa norma, seppure importante, vada celermente licenziata per affrontare i temi veri che riguardano lo sviluppo della nostra Regione. Quest'Aula, in questa legislatura, fino a oggi, non è stata protagonista di riforme tali da incidere sul futuro sociale e economico della Sardegna, questo non dobbiamo dimenticarlo.

Quindi, io non provo compiacimento oggi, perlomeno non lo provo ancora, perché credo che quest'Aula, da questo punto di vista, non sia stata all'altezza, e questa maggioranza, la vostra maggioranza, fino a oggi non sia stata all'altezza delle aspettative dei sardi. E' stata protagonista di controriforme frettolose, come quelle in campo sanitario, è stata protagonista di una controriforma sui temi del paesaggio e dell'ambiente che, con l'occasione di proporre un finto Piano casa che dovrebbe dare una stanza in più a chi ne ha bisogno, e come dimostrano le cronache di queste settimane, non riesce neanche a partire, ma nello stesso tempo rischia di liberare milioni di metri cubi in più sulle coste; non l'avete fatto con i provvedimenti all'interno della legge finanziaria, tantomeno quella del 2010.

Quindi io non provo compiacimento e trovo che oggi non dobbiamo attardarci su questa legge che, ripeto, può avere punti di condivisione per andare ad affrontare presto quelle norme e quelle riforme che possono veramente incidere sul futuro della Sardegna, a cominciare dalla norma sulla scuola, sul sistema educativo, che guarda al futuro delle generazioni, un diritto allo studio che diventa diritto a una piena cittadinanza, che ancora oggi non è compiuta, norme sul mercato del lavoro e sull'inserimento lavorativo che siano maggiormente efficaci, norme sul campo dell'energia che possano incidere sulle bollette delle famiglie, nel campo dell'acqua, norme sulla sanità, che non siano funzionali, come in questo avvio di legislatura, a tutelare gli interessi di un solo settore, c'è solo un settore le cui risorse aumentano anche a posteriori, è quello della sanità privata.

Credo che noi non dovremmo attardarci in questa discussione per cui andrò subito al merito di questa legge e spiegherò perché dobbiamo cercare di approvarla anche trovando punti di condivisione. Ne ricordo gli obiettivi. Gli obiettivi di questa legge sono quelli di riconoscere e valorizzare le strutture che svolgono attività di pubblico interesse, cioè le attività che abbiano un carattere sociale ed educativo, in particolare rivolte ai nostri giovani. Ora, io credo che sia stato un errore, nella legge licenziata dalla Commissione, trascurare l'insieme di queste strutture, cioè non prevedere oltre agli oratori, che certamente svolgono questa funzione (sono d'accordo con l'onorevole Rassu che la parola "similari" vada specificata), anche i centri di aggregazione sociale dei comuni. Perché è importante riconoscere anche i centri di aggregazione sociale dei comuni? Perché io immagino che, quando parliamo di rete di strutture di assistenza che possono incidere su questi temi, noi parliamo di una rete integrata; abbiamo bisogno di una visione di insieme che, per esempio in un quartiere della città, sappia riconoscere il ruolo svolto da un oratorio e il ruolo svolto da un centro di aggregazione sociale. E' funzionale all'efficacia di questa stessa legge avere un osservatorio, una consulta che sappia vedere l'insieme dei centri che svolgono questa funzione.

Anticipo un'obiezione che è stata fatta da alcuni colleghi della maggioranza rispetto a questa impostazione: i centri di aggregazione sociale comunali già ricevono provvidenze sulla base del Fondo unico a cui afferiscono le risorse anche per l'attività sociale; quindi questa legge andrebbe a coprire quelle realtà che non sono coperte dal Fondo unico. Ora io credo che questa obiezione sia soltanto in parte condivisibile perché, se andiamo a vedere gli obiettivi di questa legge (che riguardano anche interventi sull'ammodernamento delle strutture, e noi ne abbiamo previsto nei nostri emendamenti anche altri che prevedono la creazione di nuovi centri), noi capiamo che, per strutture nuove, che nascerebbero dove ce ne fosse bisogno, gli interventi avrebbero un carattere straordinario, quindi non rientrerebbero o difficilmente potrebbero essere affrontati dai singoli comuni nell'ambito della dotazione ordinaria dei fondi.

Quindi io credo che sia importante, fondamentale per l'efficacia stessa di questa legge, ricomprendere tra i soggetti beneficiari e i destinatari anche i comuni che intendano creare dei centri di aggregazione sociale all'interno del proprio territorio. Credo che ciò renderebbe questa legge più efficace perché consentirebbe, anche all'interno di quei protocolli che vengono citati con le varie autorità religiose, di privilegiare in termini di sostegno quelle realtà che magari insistono su città, comuni, quartieri dove non ci sono centri di aggregazione sociale e quindi avremmo una rete che si integra ricomprendendo all'interno di strutture che svolgono attività di interesse pubblico sia quelle gestite dai comuni sia quelle gestite dalle diocesi, dalle parrocchie o da altre autorità religiose.

L'obiezione sui fondi potrebbe essere accolta e credo che si possa affrontare facilmente con emendamenti che potremmo anche concordare, magari prevedendo di estendere tra i destinatari anche i comuni, riservando una quota ampia agli oratori in modo che i comuni, che sono tanti in Sardegna, non vadano ad assorbire una quota oltre il 25 o 30 per cento delle risorse e prevedendo che i comuni possano essere beneficiari degli interventi solo in casi particolari, ossia in casi di nuovi interventi.

Mi rivolgo ai colleghi che più di altri si sono dimostrati, anche nel corso del dibattito, sensibili all'argomento e si sono fatti promotori di queste proposte, tra cui ce n'è anche una che è stata presentata dai colleghi del Partito Democratico, che ringrazio per aver posto il tema all'attenzione dell'Aula, ecco, credo che se noi recuperassimo, tra i soggetti destinatari, i comuni con la finalità di creare una rete integrata tra diocesi, parrocchie e centri di aggregazione sociale comunali e ricomprendessimo, appunto, tra i destinatari anche i comuni, noi certamente potremmo cogliere in maniera migliore, più efficace, più completa gli obiettivi della legge che sono sostanzialmente quelli di rafforzare la rete di strutture in grado di prevenire e sostenere il disagio giovanile; certamente i giovani, sia nelle grandi città, sia in territori decentrati, nelle grandi periferie, ma anche in molti comuni dell'interno, oggi possono soffrire di problemi di emarginazione che vanno affrontati proprio con strutture di questo tipo.

Quindi il mio è un invito ai presentatori e all'Aula ad affrontare questa problematica, affrontarla anche in maniera congiunta, per poter rapidamente arrivare all'approvazione di questa legge che certamente è una legge importante, senza venir meno ad altrettanto importanti norme e provvedimenti - sono quelli che ho richiamato all'inizio - che, al più presto, la Commissione e il Consiglio dovranno affrontare per dare risposte di carattere più strutturale ai problemi di sviluppo e di crescita economica e sociale della nostra Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Presidente, anche io, con queste brevi considerazioni relative alla discussione di una legge apparentemente secondaria e invece, a mio parere, molto importante, voglio riprendere alcuni concetti già espressi da diversi colleghi. Il fatto stesso che in Aula si sia spesso fatto ricorso alla citazione dell'opera e del pensiero di importanti figure del mondo cattolico, a partire da Papa Giovanni Paolo II, Don Milani e tanti altri, contraddistingue di per sé il carattere di questa legge, una legge che poteva essere un'opportunità e che, se dovesse essere approvata così com'è, non lo sarà, a meno, ovviamente, di un ripensamento e di una disponibilità della maggioranza a cogliere il valore del contenuto della nostra proposta di legge e quindi degli emendamenti che sono stati presentati.

E', infatti, convinzione di tutti qui dentro che sia un dovere offrire ai giovani luoghi di svago, luoghi di vita comunitaria, luoghi di crescita e di confronto ed è un dovere per le istituzioni, per le istituzioni pubbliche, per le istituzioni religiose, per la Chiesa, per chiunque cioè abbia a cuore la crescita civile e culturale della nostra società. L'altro giorno partecipavo a una discussione in un piccolo comune dell'interno dell'isola dove si parlava del pericolo di spopolamento di questi piccoli centri, diverse persone sono intervenute, da una parte il parroco e dall'altra tanti giovani, e tra le varie questioni che ponevano per aiutare queste comunità a rinascere vi era quella di incentivare l'attività degli oratori e dei centri di aggregazione sociale. Questo fatto testimonia che il problema è sentito nelle grandi città ma anche nei piccoli comuni, ed è sentito da tutti e tutti vorrebbero essere protagonisti in questa opera. Investire risorse finanziarie e umane per realizzare e gestire strutture di oratori, di centri di aggregazione sociale, eccetera, è un obiettivo che contribuisce a qualificare l'opera di qualsiasi amministrazione pubblica.

Spesso questi investimenti, ma anche altre risorse destinate per esempio alla cultura, allo sport, incontrano nella vita quotidiana degli enti locali non pochi ostacoli; a tanti di voi, che siete stati, come ho avuto l'onore di essere io, amministratori comunali, sarà capitato di trovarsi di fronte alla contrapposizione tra finanziamenti da destinare a opere strutturali, manutenzioni stradali, reti idriche, fognature eccetera, e fondi da destinare a spettacoli teatrali, ad attività ludiche nelle scuole e alla creazione e gestione (perché poi vanno anche gestiti) di questi centri di aggregazione sociale. Sono sempre stato convinto, e lo sono ancora di più oggi, che le risorse spese in questa direzione sono tra quelle che contribuiscono più di ogni altra a migliorare le condizioni di vita delle nostre popolazioni. Quindi sono convinto che serva una grande attenzione verso questi temi in quanto dare ai giovani un punto di riferimento complementare all'attività familiare e all'attività scolastica sia assolutamente essenziale per la completezza della loro formazione e per una sana crescita culturale e sociale, oltre che essere assolutamente essenziale per una crescita complessiva e equilibrata delle nostre comunità.

Però questa legge (che affronta questo problema e si pone l'obiettivo di rispondere a questa esigenza) opera una cesura, introduce una frattura non necessaria e non opportuna. Limitare la legge ai soli oratori parrocchiali è un errore, già oggi tra l'altro moltissimi oratori vengono realizzati, interamente o in parte, con fondi pubblici e spesso si contribuisce con fondi pubblici anche alla loro gestione. E' un fatto estremamente positivo, però la vita sociale dei giovani nelle nostre comunità si svolge, oltre che negli oratori, anche in altre strutture; purtroppo questa legge non lo vuole riconoscere e si sbaglia a darne un taglio così parziale e ideologicamente di parte: in quanto tale, non è condivisibile. Va corretta e integrata affinché tutti la si possa portare in porto. Tra i beneficiari di questa legge non possono assolutamente mancare gli enti locali, non può essere che priviamo i sindaci e le nostre amministrazioni della possibilità di intervenire in una parte così importante della vita della comunità.

E' assolutamente condiviso da tutti noi l'obiettivo di destinare risorse e attenzione alle strutture che si occupano dei giovani, però non può essere che dall'utilizzo dei fondi pubblici si escludano proprio le comunità pubbliche, le iniziative pubbliche. Non è accettabile in quanto ingiusto, come anche è inaccettabile fare una legge per gli oratori e non per i giovani che utilizzano gli oratori o per i giovani nel loro complesso che possano frequentare le strutture che si mettono loro a disposizione. Da questo ragionamento deriva un appello alla maggioranza affinché si faccia una legge che possa essere votata da tutti e utilizzata da tutti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, così come hanno già detto alcuni colleghi, questa sembrerebbe una leggina da poco; invece non lo è. Presidente Contu, sto dicendo che questa legge sembra legge da poco ma, nell'applicazione della volontà della maggioranza, tendente a limitarla esclusivamente agli oratori, la Commissione stessa, lei che la presiede, mi perdoni se mi rivolgo a lei, la Presidenza ha compiuto una lesione importante di un principio costituzionale, nella definizione della parificazione degli oratori come centri di aggregazione sociale e giovanile. Non può una legge regionale, in un Consiglio regionale che deve dare risposte alla platea complessiva del popolo sardo, con tutte le idee politiche, religiose, culturali, in un Consesso come il nostro, definire delle gabbie dove possano trovare spazio dei privilegi, tra virgolette, e interventi che tagliano fuori dalla possibilità di fruirne altri centri di aggregazione sociale e giovanile pubblici. Con questa legge, se non modificata, si sta privilegiando l'intervento privato in questo importante settore a danno dei centri di aggregazione aventi medesime finalità, al di là di quelle religiose, gestiti dai comuni, dalle province, cioè i centri pubblici. Questa è una lesione non da poco.

Badate, io ho la sensazione che, in questa cancellazione, voluta, dell'intervento della Regione sui centri di aggregazione sociale tout court, compresi gli oratori, ci sia una forzatura di carattere ideologico che niente ha a che vedere con lo spirito di aggregazione sociale degli oratori, ve lo dice uno che ha fatto vita di oratorio per tanti anni, che ne ha verificato gli aspetti positivi, ma anche parecchi aspetti negativi. Possiamo dimenticare che l'oratorio, per larga parte della storia italiana, è stato una camera di compensazione di un determinato partito politico, onorevole Contu? L'oratorio svolgeva anche questa funzione, l'abbiamo vissuto tutti. Ma non solo nel periodo della nostra gioventù, ci sono stati casi anche recentemente, come quello del quartiere La Palma di alcuni anni fa, dove questo elemento è venuto fuori con forza.

Perché dico questo? Perché bisogna evitare che, come è successo per la scuola privata, la "voglia" di accontentare la Chiesa cattolica porti a lesioni di principi anche di carattere costituzionale. Vorrei leggere l'articolo 33 della Costituzione, assessore Liori, relativamente ai finanziamenti per le scuole private: "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato". Senza oneri per lo Stato! Costituzione italiana, articolo 33! Questo articolo è ancora in vigore, e siamo nella fattispecie della Costituzione formale che viene invece superata dalle consuetudini, dalla costituzione sostanziale come si suol dire. Questo è un danno, è una lesione grave di questo principio. Cari colleghi, con l'approvazione della legge numero 206 del 2003, gli oratori sono stati assimilati ai centri di aggregazione sociale di carattere pubblico. Questo vuol dire, cari colleghi, che gli oratori, per le attività sociali di carattere culturale, musicale e sportivo che vengono in essi svolte, hanno diritto quanto le altre associazioni laiche a essere finanziati. Tant'è che tante squadre di calcio e altre attività sportive che nascono negli oratori, hanno giustamente tutti i diritti delle altre società.

Con questa legge che limita solo agli oratori l'uso delle provvidenze, 10 miliardi delle vecchie lire all'anno, voglio dire, non è roba da poco neanche di questi tempi, assessore Liori, mi dispiace che non ci sia l'Assessore dello sport, probabilmente riusciremmo a mettere a norma tutti gli impianti sportivi dei comuni della Sardegna con un mutuo quinquennale, con la dotazione di 5 milioni di euro per interessi. Quindi non è da poco, non è irrisoria la cifra che stiamo spendendo. Allora, fatto salvo il concorde giudizio sul fatto che gli oratori svolgono o possono svolgere una funzione sociale rilevante nel nostro tessuto, nella nostra popolazione, nei nostri territori, bisogna assolutamente discutere su come eliminare questa lesione. Ma come si può pensare che la Regione possa intervenire per la costruzione, la manutenzione e l'ampliamento degli oratori? E' anni che la Regione non interviene per finanziare la costruzione, la manutenzione e l'ampliamento di impianti sportivi o per dotare i comuni di centri sociali che svolgano utilmente il loro lavoro e la loro attività. Come si può pensare di creare un ulteriore privilegio di questo genere? La Chiesa è contro i privilegi, per cui è assurdo che noi in questa Aula vogliamo creare un privilegio a favore della Chiesa.

Presidente Contu, io sto facendo solo un intervento di carattere personale per molti aspetti, queste mie valutazioni sono valutazioni di carattere personale. Il Gruppo di Italia dei Valori valuterà la rispondenza, l'adesione a queste nostre perplessità comuni, a questa nostra richiesta di modificazione della legge in esame e solo a conclusione del dibattito esprimerà il parere. Noi ci aspettiamo che queste valutazioni di buon senso siano considerate in un'Aula che spero sappia ancora confrontarsi su temi di questo livello, perché se avete deciso che volete far valere la legge dei numeri non se ne parla più, ne prendiamo atto e risponderemo con la legge dei numeri dove potremo, perchè noi numeri ne abbiamo molto meno che voi. Ma, se vogliamo, facciamo un ragionamento vero, visto che ne abbiamo tutti il desiderio, in modo da approvare una legge che risponda agli interessi dei sardi e non solamente agli interessi dei comitati provinciali o delle curie.

Questo è un problema che poniamo all'attenzione dei colleghi della maggioranza, tenendo conto anche che, forse è un elemento che sfugge, lo Stato italiano nei confronti della Chiesa cattolica è impegnato in cospicui finanziamenti. Badate, a prescindere dai finanziamenti che vengono da interventi che possono essere diffusi sul territorio, lo Stato italiano finanzia la Chiesa cattolica, tra 8 per mille, 5 per mille, esenzioni ICI e tutto quello che poi noi possiamo inserire, come il sostentamento del clero, eccetera, per nove miliardi di euro all'anno. Nove miliardi di euro all'anno, cari colleghi, che non vengono spesi neanche per il mantenimento del sistema istituzionale di base di tutta la Repubblica italiana, parlo di consigli comunali e provinciali. Anche questo è un elemento da valutare. La Chiesa cattolica non può dire di non aver avuto dallo Stato tramite il Concordato e tramite alcune forzature che sono state operate; io ho detto in Commissione bilancio che considero troppo elevato il finanziamento di 22 milioni di euro per la scuola materna privata, lo considero una cosa eccezionale, troppo, diamo più alla scuola privata che alla scuola pubblica come fondi regionali. Questa è una valutazione che dobbiamo fare. Quindi facciamo salvo il principio dell'assimilazione e del valore sociale, che svolgono o possono svolgere nei comuni, soprattutto nei piccoli comuni, ma anche nei grandi comuni non è che non ci sia da lavorare per quanto riguarda il recupero e la creazione di spazi di aggregazione per i nostri giovani e non solo giovani. Ma, dicevo, fatto salvo questo principio, vediamo di non creare ulteriori barriere, ulteriori steccati e ulteriori privilegi, anche perché c'è una serie di ulteriori valutazioni da fare. Per esempio, è possibile che noi ci poniamo il problema di finanziare la formazione per gli oratori, così come si prevede di fare in questa legge? Anche questa è un'esasperazione di carattere ideologico-religioso che voi stessi dovreste considerare un errore, un'esagerazione! Ripeto, liberandoci da questioni ideologiche e religiose, che poi appesantiscono la capacità di intervenire in maniera seria e intelligente su questo problema, liberandoci da questi orpelli, facciamo una valutazione seria, interveniamo sui centri di aggregazione giovanile, di aggregazione sociale della Sardegna. Siccome la "206" del 2003 dice che gli oratori sono parificati, si può intervenire anche su questi finanziamenti e su queste disposizioni legislative; richiamiamoli nel titolo, ma non specifichiamo, non destiniamo questa legge semplicemente a essi.

Se andiamo poi a verificare, lo vedremo nell'esame dell'articolato della legge, anche le commissioni che si prevede di istituire sono assolutamente sbilanciate rispetto alla necessità di avere un provvedimento laico, come dovrebbe essere compito di questo Consiglio regionale. Io sono molto vicino, e concludo, ai fratelli cattolici, ai fratelli cristiani e ai fratelli delle religioni che hanno un'intesa con lo Stato, presidente Contu, ma sono anche molto vicino ai miei fratelli di confessioni religiose che non hanno ancora intese con lo Stato italiano e che si trovano anch'essi esclusi da queste disposizioni di legge.

Ecco, evitiamo di fare leggi "ad excludendum", facciamo una legge che possa consentire di intervenire su tutto il settore dell'aggregazione sociale e giovanile. Anche perché (qui apro, diciamo, una parentesi di carattere politico-religioso) io vorrei capire qual è l'imparzialità della Chiesa, che va poi a utilizzare questi fondi. Ho con me oggi l'ultimo numero, di domenica 20 dicembre 2009, de "Il portico", che è il giornale della diocesi di Cagliari, in cui c'è un articolo, invito a leggerlo, a pagina 2, "L'Italia dell'odio", sull'aggressione a Berlusconi in Piazza del Duomo, dove - badate - viene riportata una interpretazione che è stata rifiutata anche dai più oltranzisti rappresentanti del P.d.L. in Parlamento! Io eviterei, lo faccio qui dalla sede del Consiglio regionale, di fare riferimenti a rappresentanti di partiti politici o di istituzioni italiane. Si dice che la responsabilità politica è di chi semina odio e che lo stesso sentimento, che si annida in troppe menti considerate sane, può armare anche la loro mano, che è rancore quello che trasuda dalle pagine di Repubblica, dalle parole dei Santoro, dei Travaglio, dei Di Pietro; e ancora che la politica di queste persone si è ridotta a un odio ad personam.

Presidente Contu, mi rivolgo a lei che rappresenta la saggezza di quest'Aula e della sua storia, evitiamo che qualcuno, al di fuori di quest'Aula, possa pensare che questi fondi siano destinati non al recupero… e non voglio parlare della visita del Papa dell'anno scorso! Stendo un velo pietoso, non parlo della visita del Papa finanziata dalla Giunta Soru! Non voglio richiamarla, perché poi non avrei neanche il tempo che sta finendo. Però, presidente Contu, questa riflessione, che è fatta con molta tranquillità, con richiamo al buon senso, ai nostri doveri di legislatori regionali, noi auspichiamo che possa essere ascoltata, condivisa, e che si trovino le soluzioni, perché altrimenti questa legge, per quel che mi riguarda, non può avere quantomeno il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi del Consiglio regionale, io intervengo, tentando di riportare, se è possibile, se ci riesco, il dibattito che si sta svolgendo su questa legge su un piano un po' meno alto rispetto a quello che alcuni dei colleghi che sono intervenuti hanno scelto. Meno alto, intendo dire con meno idee di quelle su cui ci si spende come durante le guerre di religione, durante le crociate, con un accanimento che è degno di causa migliore. Perché? Perché direi che è vero che qualcuno ha detto che forse ci troviamo di fronte a una piccola legge e qualcun altro ha detto invece che non è una leggina. Io condivido quest'ultima affermazione: non ci troviamo di fronte a una piccola legge. Perché? Perché questa legge è in carico a questo Consiglio regionale da tanto tempo; la prima volta che i Riformatori presentarono la loro proposta di legge in questo Consiglio regionale data a due legislature or sono. Quindi il Consiglio regionale ha avuto tutto il modo di prendere visione dei contenuti di questa legge e di farsene un'idea. Venne presentata, primo firmatario il collega Sergio Pisano, nella legislatura 1999-2004, è stata ripresentata nella legislatura 2004-2009, in questa legislatura, insieme ad altre proposte di legge di argomento analogo, è andata in discussione in Commissione e oggi arriva in Aula.

Ma non è una piccola legge perché indica che il Consiglio regionale, nel decidere se darà 5 milioni di euro agli oratori, non ha scelto la strada più rapida. La strada più rapida per poter fare una scelta di questo genere era probabilmente un emendamento alla legge finanziaria o un emendamento al collegato. All'interno dei collegati (per i colleghi a cui non piace che ci sia l'individuazione di risorse che specificamente vanno a un settore predeterminato), normalmente le norme che individuano risorse che vanno a un settore predeterminato si sprecano, per cui un emendamento di tre righe, o due e mezzo, che avesse recato scritto "sono attribuiti, per l'anno 2010, euro 5 milioni agli oratori per le spettanze, le necessità, gli interventi di competenza", avrebbe trovato sicuramente in quest'Aula una maggioranza vasta, senza bisogno di alcuna discussione impegnata e impegnativa, come quella che si sta svolgendo in questi giorni in quest'Aula.

Il Consiglio regionale sceglie una strada diversa, sceglie la strada di dare una dignità a questo finanziamento e sceglie di dargliela sia attraverso modalità di gestione del finanziamento, che sono le più garantiste possibili, e sia spiegando il motivo per cui il Consiglio regionale della Sardegna decide di individuare negli oratori un punto di riferimento, che non merita le tre righe, o le due e mezzo, dell'emendamento alla finanziaria, ma ha la dignità di una legge.

Allora, chiediamoci quali sono le motivazioni per le quali dovremmo agire in questo modo. Io credo che le motivazioni, che cercherò sinteticamente di tratteggiare, siano tali per cui, ai colleghi del centrosinistra che hanno suggerito di inserire tra i beneficiari della legge anche i centri di aggregazione dei comuni, con una logica nella loro spiegazione assolutamente rispettabile, faccio notare che questa idea è confliggente con quella del Fondo unico che prevale all'interno del Consiglio regionale. Nel senso che noi abbiamo pensato che i finanziamenti che vogliamo dare ai comuni per la gestione di attività comunali sono contenuti all'interno del Fondo unico, se adesso iniziamo nuovamente a fare leggi in cui specificamente indichiamo che ci sono dei fondi che vanno indirizzati ai comuni per il sostegno di attività che sono tipicamente pubbliche, comunali, cioè il sostegno dei centri di aggregazione dei comuni o delle province, stiamo sostanzialmente rimettendo in discussione la logica del Fondo unico che, invece, pur con differenti valutazioni sull'entità delle somme che devono essere assegnate, è una logica che complessivamente è accettata dal Consiglio regionale e che, se per caso dovessimo decidere di rimetterla in discussione, probabilmente meriterebbe un dibattito ben diverso da quello che rappresenta un filone secondario dell'attuale discussione.

Il secondo ragionamento, che io metterei in campo, è che non è detto che ogni legge che viene fatta dal Consiglio regionale debba distribuire, in maniera contingentata e percentualizzata, a tutti i soggetti interessati per garantire un servizio in quel settore, è anche possibile che il Consiglio regionale consideri che ci sia una esigenza che ha una dignità differente dalle altre e che, come in questo caso, merita la dignità di una legge specifica.

Perché gli oratori a nostro avviso meritano una dignità di legge specifica? E' stato detto da tutti - io condivido - che la meritano perché hanno un ruolo all'interno della società (e lo hanno avuto in passato in misura maggiore in rapporto a una differente strutturazione sia della nostra società sia dell'offerta da loro rappresentata), hanno una funzione di aggregazione che ha sicuramente una distribuzione capillare e una capacità di attrazione che è unica nel panorama dell'offerta; sicuramente è basata, se così possiamo dire, su base volontaristica, quindi è assolutamente rappresentativa dal punto di vista dell'esigenza e indubbiamente è presente in contesti sociali di degrado che la rendono spesso l'unica opportunità visibile che viene offerta alla gioventù di quel contesto. Per cui, nel panorama variegato dell'offerta di aggregazione culturale, comunque giustamente dicono i colleghi del centrosinistra presente anche in mille altre forme, ha una sua unitarietà e una sua peculiarità tali che meritano di dare loro una risposta che sia altrettanto orientata alla valutazione e alla valorizzazione della peculiarità.
   
Vorrei fare un secondo ragionamento tentando di stare lontanissimo dalle ipotesi di contrapposizione religiosa che mi vedono sostanzialmente estraneo culturalmente, però io mi permetto di porre alcune piccole considerazioni all'attenzione di chi le volesse usare come strumento di riflessione: la cultura cristiana, di cui comunque gli oratori rappresentano l'espressione più autentica, non è una cultura che nella nostra civiltà occidentale ha soltanto valenze di carattere religioso; un'infinità di persone si riconoscono in valori propri del cristianesimo senza essere cattolici, senza essere confessionali, senza andare in chiesa la domenica, senza seguire precetti della Chiesa. Perché? Perché è acclarato che il cristianesimo rappresenta la radice culturale della civiltà occidentale, rappresenta peculiarità che sono accette culturalmente da qualsiasi posizione ideale della società occidentale.
   
Per chi avesse voglia di leggerlo, c'è un saggio di un filosofo ateo, Benedetto Croce, che si definiva ateo-cristiano, dal titolo "Perché non possiamo non dirci cristiani?", scritto nel 1941, quando era già abbastanza anziano, che va letto insieme a un altro suo saggio, scritto nel 1945, dal titolo " Fine della civiltà". Bene, in questi due saggi, Benedetto Croce (se uno vuole leggere degli scritti più moderni, più o meno le considerazioni a cui arriva Oriana Fallaci sono simili) valorizza del Cristianesimo quella parte che è rappresentata dalla centralità dell'individuo che è l'elemento fondante della civiltà occidentale al punto che molti commentatori di Croce, successivamente, misero in discussione il fatto che Croce si fosse definito cristiano-cattolico come alcuni altri vollero fare. In effetti, Croce non si definì né cristiano, né cattolico, semplicemente disse che i valori fondanti del cristianesimo erano diventati valori fondanti della civiltà occidentale, quelli che avevano consentito il Rinascimento, quelli che avevano consentito l'Illuminismo, quelli che oggi consentono alla nostra civiltà di avere dei valori da proporre a chi alla nostra civiltà non appartiene. Ecco, io credo che questo sia un elemento fondante del confronto, nel senso che non ci può essere confronto fra culture se una cultura perde la consapevolezza delle proprie radici, delle proprie origini, del proprio esistere e del proprio essere.
   
Quindi, non ha senso che in quest'Aula ci dividiamo tra cattolici e non cattolici, tra persone che professano una confessione e persone che indicano il rispetto verso altre confessioni. Io credo che il rispetto delle altre confessioni, il confronto, il dialogo, possano esserci soltanto nella consapevolezza dei valori di riferimento. Però questa consapevolezza dei valori di riferimento (non sarà probabilmente né soltanto né tramite la legge degli oratori che noi la potremo mai difendere) deve essere una consapevolezza di cui culturalmente il nostro popolo, questo Consiglio regionale, che lo rappresenta, deve comunque essere profondamente e fortemente conscio se vuole sperare di avviare un confronto con culture che sono diverse; quindi, colleghi, non esiste, e non esiste men che mai su questa legge, che non è una leggina ma è semplicemente uno spot su un problema. Inoltre questa, senza avere i difetti della leggina, non ha neanche la dignità della grande legge di religione, perché nessuno gliela vuole attribuire, sarebbe veramente una cosa fuori luogo se noi pensassimo di darle queste caratteristiche, è un intervento, lo ripeto, che, invece di essere fatto con un emendamento alla finanziaria, viene fatto dandogli una dignità di legge perché il Consiglio ritiene che l'argomento abbia delle peculiarità per poter essere dignità di legge. Allora, attraverso questo intervento, ma anche attraverso i mille altri interventi che questo Consiglio regionale fa e comunque è in grado di fare, cerchiamo di promuovere quella cultura del dialogo e del confronto ma nella consapevolezza di quali siano i valori ideali a difesa dei quali noi ci sentiamo comunque schierati.
   

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, consiglieri, la prima osservazione che voglio fare su questo testo riguarda il fatto che è un testo con contenuto normativo incostituzionale, cioè viola una competenza del Consiglio regionale attribuendo alla Giunta, che opera attraverso una deliberazione, il potere di regolare l'applicazione di una legge. E' noto al Presidente del Consiglio, prima che a ogni altro consigliere di quest'Aula, che il potere regolamentare, ai sensi dello Statuto e delle leggi regionali, è un potere esercitabile esclusivamente dal Consiglio regionale. Questa è la linea - io mi ci ritrovo - di chi intende valorizzare questo Consiglio regionale, i suoi poteri, la sua funzione; siccome noi siamo qua non per giocare, non si tratta di essere presenti per scaldare il banco, ma di essere presenti per esercitare pienamente la funzione e il ruolo che la Costituzione… dico queste cose all'onorevole Sanna che continua a telefonare e agli altri colleghi che sono distratti… stare in aula è importante per ascoltare, per capire, non basta stare in aula così e poi giocare a "Teletris", oppure mettersi al computer o leggersi tutti i giornali, ogni tanto bisogna anche ascoltare quelli che stanno parlando!
   
In questa fase vado a dire, signor Presidente, che questo testo si sarebbe già dovuto esaminare sotto questo profilo, non è l'unico! Per quale motivo arriva in Aula un testo che contiene norme non costituzionali, cioè in violazione alle prerogative di questo Consiglio regionale? Come fa una Commissione (che è anche assistita, sotto il profilo tecnico, dai funzionari) a non sapere che il potere regolamentare delle leggi regionali è un potere attribuito all'Aula e non alla Giunta regionale?
   

A dimostrazione del fatto, all'articolo 1 si sostiene che la Regione debba intervenire a perseguire "il recupero, l'integrazione e la prevenzione del disagio minorile nonché a coinvolgere le nuove generazioni in azioni di miglioramento del quadro sociale di riferimento, affinché possano acquisire consapevolezza, dinamismo e iniziativa rispetto ai processi di sviluppo". Mi si dovrà spiegare poi che cosa c'entri questo con l'attività degli oratori, ma questo è un limite che può avere in qualche misura espresso in questa norma chi non ha mai frequentato gli oratori. Io, che li ho frequentati per anni, so esattamente che cosa si faceva negli oratori, so per filo e per segno come si gestiva la presenza, diciamo, nella fase più amata da tutti, cioè la fase ricreativa: "Andiamo al cinema domenica", oppure "Giochiamo a pallavolo, stai in squadra", o ancora "Giochi a calcio? Stai in squadra". E c'erano i bollini che si mettevano sulla tessera, quando si andava o non si andava in chiesa, quando si andava o non si andava alla novena; la partecipazione alle cosiddette attività sociali era sempre condizionata dalla partecipazione alle attività religiose, cioè una sorta di coercizione benevola, io l'ho vissuta tutta, non mi ha fatto male, so esattamente come si governa il turibolo, ho fatto il chierichetto per anni e l'ho fatto anche bene, con convinzione, e ho mantenuto i miei riferimenti morali…

ARTIZZU (P.d.L.). E poi cos'è successo?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ho mantenuto i miei riferimenti morali, non ho detto che li ho violati; invece c'è molta gente, che è andata dietro le gonne nere del prete, che ama violarli: la moralità è anche legalità.

E torniamo al punto: cosa dice questa legge? Dice che, per il conseguimento degli obiettivi, la Regione sottoscrivere protocolli d'intesa; poi dice come si erogano i finanziamenti, lo dice all'articolo 5, "Modalità e criteri di finanziamento", e cosa dice? L'articolo 5 prevede: "1. La Regione eroga a favore dei soggetti di cui all'articolo 1, comma 2, contributi destinati al sostegno delle attività socio-educative da questi svolte.", quelle col bollino e possibilmente anche quelle senza bollino, e come lo fa? In questo modo: "2. A tal fine, con deliberazione della Giunta regionale adottata su proposta dall'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, sentiti i soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, sono stabiliti annualmente le priorità tra gli obiettivi di cui all'articolo 4, il termine per la presentazione dei progetti e la ripartizione, tenuto conto della priorità tra gli obiettivi, del finanziamento, il quale potrà essere integrale o parziale.". Cioè tutta la parte regolamentare dell'attuazione di questa legge è affidata a una delibera della Giunta! Questo è inaccettabile, Presidente! Questo è inaccettabile, perché è inaccettabile la spoliazione sistematica delle prerogative del Consiglio regionale, anche con l'assenso di chi deve sostenere sul piano tecnico questo Consiglio, la spoliazione sistematica delle prerogative del Consiglio regionale da parte dello stesso Consiglio regionale! Io non lo accetto, non lo accetto!

E parlo di questa legge perché oggi mi è capitato di parlare di questa legge, ma è sistematica, come sistematica è la violazione delle leggi da parte dell'Amministrazione regionale e dei suoi uffici, che non attuano minimamente le disposizioni di legge che sono state approvate dal Consiglio, anche quelle all'unanimità! Ne abbiamo prova provata negli atti che sono compiuti. Io dico questo per ricordare, non 5 milioni l'anno per cinque anni, che sono pari a 25 milioni, e non ne faccio più neanche una questione di "monte finanziario", però mi preoccupo, penso a quante dotazioni finanziarie noi diamo, mi dispiace non ci sia l'assessore La Spisa, glielo avrei ricordato, alla scuola paritaria, mi dispiace non ci sia l'assessore Baire, glielo avrei ricordato, alla formazione professionale e a tante altre meritevoli attività che sono svolte dal sistema religioso, cattolico.

L'altra ipocrisia, badate bene, di questa legge è proprio questa, dice che apre alle altre confessioni, poi ha una norma transitoria nella quale si dice: "Nelle more dell'adozione delle linee guida di cui all'articolo 7" - sono adottate dalla Giunta - "le parrocchie e gli enti della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose con le quali lo Stato abbia stipulato un'intesa, che alla data di entrata in vigore della presente legge svolgono le attività indicate dall'articolo 1, comma 2, sono considerati transitoriamente accreditati…". Noi abbiamo previsto, in questa legge, tutto un sistema di accreditamento che non funzionerà mai, perché ci abbiamo appiccicato una norma transitoria per essere provvisoria-definitiva, nella quale riconosciamo sostanzialmente, solo ed esclusivamente, i centri di aggregazione sociale di una confessione, in questo violando anche un altro principio, perché non basta la forma per rendere una legge costituzionale, bisogna che ci siia anche la sostanza!

Ma, prescindendo dai 25 milioni, vorrei far notare che per far funzionare un osservatorio astronomico primo nel mondo servono 3 milioni l'anno, per gli oratori ne mettiamo a disposizione 5, badate che per il recupero del disagio giovanile esistono tanti enti che già si adoperano; l'Assessore della sanità ci potrebbe portare l'elenco di tutti i soggetti che vengono finanziati per esempio per il recupero di ex detenuti, per il recupero dei tossicodipendenti, anche nel sistema privato, anche di ispirazione religiosa: tutti meritevoli. Però sorge un interrogativo legittimo: oggi, abbiamo i lavoratori per strada, abbiamo la gente che muore di fame, ma perché non diamo alla Caritas i 25 milioni, perché non diamo alla Caritas 5 milioni l'anno per dare da mangiare ai nuovi poveri, a quelli che non hanno nulla? Ma veramente la cosa principale oggi diventa un finanziamento agli oratori, tramite la Conferenza episcopale? Se vogliamo cogliere quel mondo, quell'ambiente così vicino al bisogno, non ci sono altre strutture? Non c'è un modo migliore di utilizzare questi 25 milioni di euro, 50 miliardi del vecchio conio, direbbe il presentatore, 5 milioni l'anno?

Ma, a prescindere da questo, perché, Presidente, noi siamo costretti ad approvare una legge incostituzionale? Perché, Presidente, noi siamo costretti a lavorare in questo Consiglio dove, mi consenta, qualcuno di noi ci viene non occasionalmente, la mattina che lei decide in modo irrituale di sospendere la seduta perché al lato di una discussione generale trova cinque, sei o sette consiglieri, che poi diventano quindici o venti nei quotidiani amici della maggioranza magari nominando quelli che non ci sono e invece occultando i nomi di quelli che ci sono, creando un disagio all'interno dei Gruppi, nella interlocuzione politica, nel rapporto tra maggioranza e minoranza? Ma di noi assenteisti, io ho fatto - e parlo solo delle sedute del Consiglio - 9 assenze su 215 sedute tra il 2007 e il 2008, pari al 4 per cento, e 5 assenze nel corso del 2009 su 81 sedute, e non perché sono uno scansafatiche, non voglio dare i dati delle Commissioni perché sono uno di quelli che in Commissione ci trascorre l'esistenza tra una finanziaria e l'altra, tra un bilancio e l'altro…

PRESIDENTE. Onorevole Uras, la richiamo all'argomento in discussione.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, mi consenta Presidente.

PRESIDENTE. Eventualmente può intervenire sul Regolamento.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Mi consenta, Presidente.

PRESIDENTE. Però la richiamo, onorevole Uras.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Mi consenta, questo è argomento del Consiglio regionale, della sua funzione, del suo ruolo, anche di garanzia tra maggioranza e minoranza!

PRESIDENTE. Può intervenire, se vuole, sul Regolamento.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Noi non possiamo rimanere qua in attesa dell'ultimo scansafatiche della maggioranza di governo.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei può intervenire sul Regolamento! La richiamo al rispetto dell'ordine del giorno!

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io intervengo sulle cose che ritengo di dover dire in relazione anche alla legge che stiamo approvando.

(Interruzione)

Guarda, tu sei arrivato con 20 minuti di ritardo e, se ci fosse stata la stessa azione che c'è stata l'altro giorno, dico che non avremmo aspettato neppure la Giunta che, all'atto dell'apertura del Consiglio regionale, non era presente!

PRESIDENTE. Onorevole Uras, la prego.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dico questo perché non può succedere tra noi. Lo dico perché non voglio essere disturbato né interrotto, la minoranza è lesa nel suo diritto di essere opposizione e ci vuole la pazienza di sopportare che noi si sia opposizione, perché questo è il nostro dovere! Non siamo uguali alla maggioranza, perché se no governeremmo! Siamo diversi!

Le prerogative del Consiglio per noi sono sacre, non può succedere che arrivi in Aula una legge con contenuti incostituzionali, passata al vaglio degli organi tecnici. Se un Regolamento è un Regolamento, sia chiaro che deve essere approvato dal Consiglio se no si regolamenti, negli articoli di legge, l'operatività del provvedimento. Noi non possiamo più tollerare che alcuni Uffici, alcuni Assessorati, alcuni Assessori di questa o di altre Giunte prendano il Consiglio regionale come la sede di chi non fa il proprio dovere, di chi non ha attenzione per i problemi.

Presidente, in questo anno, questa minoranza su questo provvedimento e su altri, sulla finanziaria, sul bilancio, quanta responsabilità ha messo in campo! Dove è stato l'ostruzionismo, onorevole Vargiu, l'impedimento ad affrontare i problemi? Dove è stata la mancanza di questa minoranza di fronte alle grandi battaglie sociali? Abbiamo espresso una volontà unitaria che voi non avete mai espresso nella precedente legislatura, facendo atti qualche volta anche offensivi tanto erano di contrasto nei confronti della persona "Presidente" e della sua Giunta.

Noi non possiamo stare dentro un grande calderone nel quale viene offeso questo Consiglio regionale, la sua rappresentanza popolare, la sua capacità di risposta, il suo impegno nella elaborazione, che non abbiamo mai fatto mancare, lo dico anche all'onorevole Diana, abbiamo sempre agito con un senso di positività rispetto a ogni iniziativa, che è stata avanzata, di dialogo sulle riforme, di riorganizzazione degli organi della Regione, di buona spesa delle risorse finanziarie; ma le sedute (dispiace che non sia qua l'onorevole Maninchedda, che prima ho visto) che abbiamo fatto per l'esame del bilancio, per come utilizzare le risorse, la sanità, l'acqua, abbiamo idea? Si è detto che abbiamo un disavanzo di centinaia di milioni di euro nella sanità, non voglio dire che lo ricolmiamo con i 25 milioni che dobbiamo dare alle parrocchie, Dio ci scampi e liberi da questo pensiero! Non vogliamo togliere niente a nessuno, anzi vogliamo dare di più, vogliamo dare tutto quello di cui siamo capaci ma quello che siamo capaci lo vediamo, lo mettiamo nelle leggi, assessore Liori, noi lo mettiamo nelle leggi e poi scopriamo che 1 miliardo e 200 milioni di euro rimangono nelle casse della Regione per le politiche del lavoro, che più di 1 miliardo sulle politiche ambientali rimangono nelle casse della Regione, che anche le risorse per le politiche sociali rimangono nelle casse della Regione, ci sarà il patto di stabilità, ci sarà l'inadeguatezza delle strutture, ci sarà l'indolenza dei dirigenti, ci sarà qualche ragione, ma perché, Presidente, noi dobbiamo pagare, noi, questo Consiglio regionale, di fronte all'opinione pubblica, deve pagare sempre il prezzo anche delle manchevolezze, delle inadeguatezze, dell'inefficienza degli altri?

Io difenderò fino alla fine questo Consiglio regionale, come difenderò fino alla fine anche il suo ruolo di garanzia tra maggioranza e minoranza, di garanzia della dialettica parlamentare, delle occasioni di incontro e anche di quelle di scontro, come è giusto che ci siano quando la pensiamo diversamente. Ritengo che proprio per questo noi dobbiamo dare un'immagine di noi stessi che sia vera, né troppo positiva, perché forse non la meritiamo, ma neppure totalmente negativa. Noi non siamo gli impiegati che devono timbrare cartellini, noi siamo legislatori, abbiamo la funzione di stabilire le regole per una convivenza pacifica produttiva che è attenta a tutto, agli oratori, alle parrocchie, alla Conferenza episcopale ma anche a chi ha bisogno, a chi ha perso il lavoro, a chi non mangia perché non ha più nulla per comprare qualcosa da mangiare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Uras. Volevo rassicurarla perché la legge non è incostituzionale. Dal punto di vista tecnico e formale, è tutto regolare. Non si è inteso attribuire alla Giunta un potere regolamentare ma la definizione di linee guida. Tra le altre cose, questa è una proposta di legge che nasce da proposte che sono state presentate in Consiglio regionale, non c'è alcun disegno di legge della Giunta, quindi è una volontà politica che si è formata in Commissione quella di attribuire alla Giunta la definizione delle linee guida.

E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, intervengo sul testo ed eventualmente farò qualche considerazione anche sugli emendamenti. Non voglio spaventare nessuno, ma direi che io sono totalmente d'accordo sulle cose intelligenti che sono state dette da parte dei colleghi dell'opposizione. Condivido tutte quelle intelligenti, tralascio le altre, sia che si tratti di materie che riguardano specificatamente questo testo di legge e sia quelle che riguardano invece ragionamenti più ampi. Magari forse sarebbe meglio che un giorno o l'altro ci decidessimo a parlare per una volta almeno di un qualcosa che non riguarda la legge che abbiamo all'esame che non sia una semplice mozione o un'interpellanza, per capire veramente se c'è anche la materia, intanto del contendere, ma soprattutto se esiste, in questo Consiglio regionale, una volontà di affrontare i problemi, perché spesso e volentieri, onorevole Uras, le cose che lei dice piacciono a pochi e non sono condivise da molti. La sua accusa nei confronti della struttura regionale non è una accusa solo sua, è un'accusa generalizzata, abbastanza diffusa. Forse non siamo riusciti ancora, e non so se ci riusciremo, a far sì che cresca quell'accompagnamento che noi dovremmo avere, e al quale abbiamo diritto, per cui lei, già in questa fase, rileva motivi di incostituzionalità in un testo di legge di questo genere.

Si aprirebbe la necessità, probabilmente, che ogni legge, prima di essere esitata dalla Commissione o, anzi, una volta esitata dalla Commissione, debba avere comunque un vaglio successivo nel quale, prefigurandosi motivi di incostituzionalità, qualcosa si dovrebbe fare. La realtà è che il peso politico porta, nei lavori, una proposta di legge piuttosto che un disegno di legge e, se sufficientemente sostenuta da una maggioranza (che sia quella che è venuta fuori dalle elezioni, o che sia una maggioranza trasversale che si costruisce all'interno del Consiglio), segue l'iter e va avanti fino all'Aula. E' abbastanza semplice.

Non è il caso di questa legge, perché questa legge ha passato un vaglio leggermente diverso da tutte le altre, intanto relativamente al titolo del proponente o dei proponenti, i quali dicono: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose…". Stiamo parlando di questo argomento, tutte le altre considerazioni rese in quest'Aula, anche da qualche collega della maggioranza, sono importanti, certamente. E' stata presentata ancora una proposta di legge, chi se ne vuole far carico lo può sempre fare, dove si dice: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile…", altroprovvedimento di legge, perché sono finalità completamente diverse. Stiamo parlando di una materia specifica, la volontà è di quella maggioranza che è la maggioranza che governa la Regione Sardegna. Mi pare di capire che sia una maggioranza che ha trovato accordi, accordi tra virgolette, nel senso che ha trovato convergenze da parte di colleghi dell'opposizione. Infine dice un'altra cosa il testo esitato dalla Commissione. Peraltro, in Commissione, non mi pare che ci siano state forti manifestazioni contrarie a questo testo di legge, non mi pare neanche che siano stati presentati emendamenti, se non da parte di alcuni colleghi del centrosinistra, dove si integrano gli oratori con i centri di aggregazione giovanile. Per cui non c'è stata in Commissione una battaglia tale da poter far pensare che in Aula ci sarebbe stata una dialettica forte tra i sostenitori degli oratori e chi gli oratori non li vuole sostenere.

La volontà dei proponenti è chiara ed esplicita: noi riteniamo opportuno dedicare maggiore attenzione agli oratori, considerando tutte le confessioni religiose peraltro, c'è scritto, quindi non abbiamo fatto discriminazioni di alcun genere. La minoranza non è lesa, onorevole Uras, semmai c'è il tentativo di ledere i diritti legittimi della maggioranza! E quante volte è stata lesa la minoranza nella passata legislatura, ce ne vogliamo ricordare? Non ce ne vogliamo ricordare! Dovremmo invece fare tesoro delle esperienze negative che abbiamo avuto e cercare di lavorare, non dico addirittura in sintonia perché è difficile, su una legge come questa nella quale è chiarissima la volontà di questa maggioranza.

Capisco le considerazioni relativamente al fatto che i regolamenti debbano essere i regolamenti consiliari, benissimo, entriamo in quello specifico argomento, ma nel merito noi abbiamo deciso che vogliamo sostenere gli oratori. Questa è la decisione della maggioranza e vorremmo mandarla avanti. Ovviamente, all'interno dell'iter che ha seguito questa legge, c'è stato il voto in Commissione e, prima del voto in Commissione, c'è stato l'esame del testo da parte di una sottocommissione, non mi risulta che la sottocommissione si sia spaccata, divisa o frammentata, assolutamente no, ma non c'è stato neanche nel voto in Commissione uno strappo forte tra la maggioranza e l'opposizione. Adesso si arriva in Aula, forse è chiaro che, più dalla vostra parte che dalla nostra, si risente di aggregazioni politiche che in qualche maniera confliggono tra di loro. E' normale, si può capire.

Quando nascono nuove formazioni politiche, ma soprattutto quando si cerca di creare formazioni politiche importanti, alla fine, all'interno qualche tensione nasce per una provenienza d'origine, per formazione culturale, per formazione anche vicina agli oratori. E' chiaro che nascono questi problemi, però non rendiamo le cose molto difficili. Dicevo che l'iter di questa legge è stato un iter abbastanza lineare, senza strappi, senza conflitti, quindi abbastanza condiviso, certamente condiviso dalla maggioranza. Semmai io non ho capito perché si siano accorpate queste tre proposte di legge nella discussione, ma questo è un fatto mio personale. Io ritengo che la proposta di legge numero 21, presentata dai colleghi del centrosinistra, probabilmente adeguata, poteva essere un altro testo di legge, perché di fatto è un altro testo di legge, che segue una normativa nazionale anche completamente diversa.

Nel merito di questo provvedimento di legge, non ho molte considerazioni da fare, se non relativamente agli emendamenti. Ovviamente sono e siamo contrari all'emendamento numero 1 perché crediamo che la Conferenza Italiana Superiori Maggiori e l'Unione Superiore Maggiori d'Italia abbiano piena legittimità per essere coinvolte in questo. Non siamo certamente favorevoli agli emendamenti presentati dai colleghi Cuccu, Bruno, Caria, Espa e Meloni per quanto riguarda i centri di aggregazione giovanile, ma se ce n'è uno sul quale mi voglio soffermare un attimino è l'emendamento numero 9, dove si dice: "All'articolo 2, comma 1, le parole 'la Conferenza episcopale sarda' sono sostituite dalle seguenti: 'le diocesi della Sardegna'". Non sono assolutamente d'accordo. Io credo che l'istituzione primaria che noi dobbiamo tenere in considerazione sia la Conferenza episcopale sarda. Questo anche per semplificazione dei rapporti tra la Regione Sardegna e la Conferenza episcopale.

Guardate, credo di non dire cose nuove, ma le tensioni che esistono all'interno della politica, esistono anche all'interno di quel sistema di cui stiamo parlando. Allora aiutiamoli a semplificare le cose, perché altrimenti saremo di fronte a maggioranze e opposizioni anche all'interno delle diocesi della Sardegna. Io credo che sia molto più corretto e opportuno che l'interlocutore principale sia la Conferenza episcopale sarda; lo dico non per una convinzione mia, ma per aver avuto modo di interloquire in qualche maniera anche in quel mondo. Avreste dovuto farlo anche voi, probabilmente, per capire che le cose che sto dicendo io. Onorevole Salis, lei sa che io non sono cagliaritano, e non sono neanche "cagliaricentrico", ma ha poca rilevanza, vede, in questo momento c'è un Presidente della Regione che ha grande difficoltà a mantenere insieme i numeri, come l'ha avuta il precedente; quante volte manca il numero legale in quest'Aula? Ma voi siete convinti veramente che non accada la stessa cosa in quella organizzazione? Accadono le stesse identiche cose! Cerchiamo di semplificare tutto.

Quindi io ritengo che si dovrebbe invitare al ritiro dell'emendamento numero 9, credo che lo farà il Presidente della Commissione, spero; per quanto riguarda noi, siamo del parere che l'interlocutore debba essere la Conferenza episcopale sarda.

Questione pregiudiziale

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Devo porre una questione pregiudiziale ai sensi dell'articolo 86 del Regolamento. Prima dell'intervento, ho letto la legge numero 206 del 2003, purtroppo mi è sfuggito l'ultimo foglio nella lettura. Assessore Liori, presidente Contu, cari colleghi, chiaramente presumo che sia necessario un approfondimento sull'articolo 4 della legge numero 206 del 2003, che leggo testualmente perché ho la sensazione che metta in discussione un po' tutta l'architettura del provvedimento in esame: "Le Regioni a statuto speciale" - quindi interessa anche la Sardegna - "e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono alle finalità di cui alla presente legge" - che è richiamata nell'articolo 1 del testo unificato che stiamo discutendo - "nell'ambito delle competenze previste dallo Statuto speciale e dalle relative norme di attuazione, senza oneri a carico della finanza pubblica".

Presidente Contu, io le chiedo, e chiedo alla presidente Lombardo, se, come io penso, questa norma della legge statale, da cui discende la nostra legge regionale, abbia necessità di un approfondimento serio; se la legge nazionale dice che le Regioni deliberano in merito, quindi con leggi regionali, "senza oneri a carico della finanza pubblica", ed essendo indubbio che i fondi regionali sono fondi di finanza pubblica, la legge presentata al Consiglio regionale è una lesione della legge nazionale da cui discende. Quindi, pregherei di fare quanto meno una valutazione per evitare di dover esaminare il problema quando non saremo più in tempo per correggere il tutto. Anche perché, presidente Contu, che debbano essere leggi non a carico dello Stato, lo dice anche nell'articolo 3 per quel che riguarda gli stabili: "Ai fini della realizzazione delle finalità di cui alla presente legge, lo Stato, le regioni, gli enti locali, nonché le comunità montane" - non parla di interventi per la costruzione, ampliamento, eccetera - "possono concedere in comodato, ai soggetti di cui all'articolo 1, comma 1, beni mobili e immobili," - e poi torna sul concetto - "senza oneri a carico della finanza pubblica".

All'articolo 2 della stessa legge, lo Stato, oltre a riconoscere, concorre a finanziare gli oratori, quindi c'è già un concorso dello Stato che finanza gli oratori, per cui presumo che la Conferenza episcopale italiana ripartisca allo stesso modo, come dice il collega Diana, alle Regioni, cioè alle Conferenze episcopali regionali, quota dei finanziamenti che lo Stato già eroga, probabilmente è per questa ragione che lo Stato sta dando alle Regioni l'indicazione che questa legge si applica nelle Regioni che la vogliono applicare, che la fanno propria, senza oneri a carico della finanza pubblica. Io penso che sia molto opportuno un richiamo in Commissione della legge per esaminare questo aspetto. Grazie.

DIANA MARIO (A.N.). E' una lettura sbagliata.

SALIS (Gruppo Misto). Sarà…

PRESIDENTE. Onorevole Salis, mi sembra di capire che lei, in base all'articolo 86, stia ponendo una questione pregiudiziale per cui non può continuare l'esame del provvedimento in corso. L'articolo 86 prevede che ci sia un intervento per Gruppo della durata di cinque minuti, dopodiché l'Aula è chiamata a esprimersi.

Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu. Ne ha facoltà.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Colleghi, ho ascoltato con molta attenzione gli interventi che si sono susseguiti e purtroppo devo lamentare che io sia cascato in un grande equivoco. Non mi sono iscritto a parlare nella discussione generale e ho tenuto anche una relazione brevissima perché ero convinto che, essendo un testo licenziato dalla Commissione dopo la fusione di tre proposte di legge, la discussione in Aula sarebbe stata rapidissima. Quindi, pur essendo chiamato spesso in causa dall'onorevole Gian Valerio Sanna, dall'onorevole Salis, non ho ora la possibilità materiale di rispondere, a meno che l'Aula, seppure irritualmente, non mi consenta di parlare anche se non mi sono iscritto nella discussione generale. Se l'Aula me lo consente, credo di poter portare anche qualche idea e qualche proposta di buon senso, perché siamo arrivati a un punto in cui, francamente, le posizioni si stanno sempre più incancrenendo, stanno sempre più diventando violente. Passo subito all'eccezione di pregiudizialità, purtroppo forse devo parlare solo di questo, a meno che l'Aula non mi consenta di fare un intervento come tutti gli altri, perché, ripeto, non mi sono iscritto purtroppo a parlare nella discussione generale.

Mi rivolgo all'onorevole Salis per quanto riguarda l'eccezione da lui sollevata: onorevole Salis, lei, scusi, non deve guardare solo quella che è la lettera della legge, deve guardare l'interpretazione ermeneutica; cioè, quando lo Stato dice che interviene a favore delle Regioni che sono a Statuto ordinario, è chiaro che la finanza pubblica in qualche maniera sopperisce, e poi dice che sia ben chiaro che le Regioni a statuto speciale, proprio per la loro competenza, possono legiferare come vogliono, ma non ci deve essere onere a carico della finanza pubblica. Con la parola "pubblica" si intende parlare della finanza dello Stato, non della finanza della Regione; questo mi pare ovvio! Qualunque cultore di diritto, anche quello meno preparato, può dare una risposta di questo genere e, secondo me, la dà. Quindi, non ci può essere questa eccezione.

Consente l'Aula che anch'io parli e intervenga nella discussione, visto e considerato che anche nella relazione mi sono attenuto solo a quattro minuti, pensando che avremmo approvato questo testo di legge in maniera rapida? Lo chiedo all'Aula. Presidente, lo chiedo a lei, so che è irrituale, penso anche di non doverne fare una questione che domani possa essere considerata una prassi, assolutamente no, chiedo all'Aula se mi consente di parlare anche se non mi sono iscritto in discussione generale…

(Interruzioni)

Grazie. Allora, onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. No, no, onorevole Contu, avrà la possibilità di intervenire dopo, prima dobbiamo chiudere la questione pregiudiziale sulla quale si deve esprimere l'Aula. Visto che l'Aula ha acconsentito al fatto che lei possa intervenire, eventualmente interverrà dopo.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Va bene, grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az). Vorrei solamente dire ai colleghi del Consiglio, lo specificherò in altra occasione, di andare a vedersi l'articolo 118 della Costituzione, il principio di sussidiarietà orizzontale e verticale a questo proposito. Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Planetta, è a favore o contro la questione pregiudiziale?

PLANETTA (P.S.d'Az.). Contro.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi...

PLANETTA (P.S.d'Az.). Contro la questione proposta dall'onorevole Salis.

PRESIDENTE. Sì, contro la questione pregiudiziale proposta dall'onorevole Salis.

Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Vorrei sapere a che punto della discussione siamo perché a me sembrava che l'onorevole Contu fosse intervenuto per chiedere la possibilità di spiegare la sua posizione in Aula e non sulla pregiudiziale proposta dall'onorevole Salis. Mi spieghi lei...

PRESIDENTE. L'onorevole Contu è intervenuto sulla pregiudiziale e ha approfittato dell'intervento sulla questione pregiudiziale per chiedere al Consiglio di poter intervenire a questo punto, visto che non si era iscritto nella discussione generale. Il Consiglio non può proseguire nella discussione generale finché non si esprime sulla questione proposta dall'onorevole Salis, per cui adesso sono consentiti interventi della durata di cinque minuti per Gruppo sulla questione pregiudiziale, dopo di che si dovrà votare, a meno che l'onorevole Salis non la ritiri.

URASLUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo scusa, ho chiesto di intervenire solo per avere questo chiarimento. Adesso chiedo due minuti di sospensione in aula per consentirci almeno un dialogo interno.

PRESIDENTE. Va bene. Sospendo la seduta in aula per due minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 04, viene ripresa alle ore 12 e 11.)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu sull'ordine dei lavori.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Presidente, le chiedo irritualmente di poter partecipare alla discussione generale anche se non iscritto, prima ho chiesto all'Aula che non mi è sembrata contraria. E' ovvio che la decisione finale spetta a lei come Presidente. Io ho fatto il Presidente, so bene che il Presidente non vuole giustamente mai creare precedenti, lo capisco benissimo, quindi lascio la mia richiesta alla sua discrezionalità e, come dire, anche al suo buon senso. Come vuole.

PRESIDENTE. Onorevole Contu, abbiamo già detto che lei può intervenire perché l'Aula è d'accordo. Dobbiamo però prima chiudere la questione pregiudiziale, quindi le verrà data la parola dopo che il Consiglio si sarà espresso sulla questione pregiudiziale posta dall'onorevole Salis.

Questione pregiudiziale

PRESIDENTE. Se nessun altro domanda di parlare, devo mettere in votazione la questione pregiudiziale.

(Interruzione del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, su che cosa intende intervenire?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Per sostenere, prima che si voti...

PRESIDENTE. No, aspetti, le dichiarazioni di voto non sono consentite sulle questioni pregiudiziali.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, prima che si voti, intervengo per sostenere...

PRESIDENTE. Per i cinque minuti previsti dal Regolamento?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Esatto.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo per sostenere che le affermazioni dell'onorevole Salis non sono totalmente prive di fondamento. Anche se una lettura letterale della norma farebbe immaginare che il riferimento alla finanza pubblica sia un riferimento alla finanza dello Stato e quindi che si tratti di quella parte di finanza nel caso in cui si vieti un onere aggiuntivo. Io vorrei rammentare che l'ambito di competenza legislativa, in materia di rapporti tra la Repubblica e la Chiesa, è un ambito strettamente ed esclusivamente riservato al Parlamento e che lo Stato provvede con finanza propria a sostegno di quelle determinate attività. Le parrocchie, per intenderci, sono già sostenute finanziariamente, attraverso una devoluzione volontaria indicata dal contribuente con l'8 per mille, nelle funzioni che sono indicate in questo provvedimento.

Lo dico perché si aggiunge qualche altro dubbio (vi garantisco che, da questo punto di vista, io non ho dubbi) a quello che io ho sollevato anche in ragione degli aspetti di natura regolamentare, dicendo con questo che noi dobbiamo intervenire se non vogliamo introdurre dei vizi che, badate, possono essere anche in qualche misura superati dal Governo, il quale ha la potestà di intervenire e sollevare un conflitto di attribuzioni tra la Regione e lo Stato, ma può intervenire incidentalmente un ricorso alla Corte costituzionale anche da soggetti altri che possono essere beneficiari sia di questo provvedimento che di provvedimenti analoghi e che possono intervenire anche solo in ragione di esclusione.

Allora, onorevole Diana, io dico, a prescindere dall'esito che avrà la votazione sulla pregiudiziale, che forse è necessario, su questa disposizione, fare una riflessione anche di natura tecnica; poi che lo si faccia nel corso dei lavori, che lo si faccia magari questo pomeriggio già in Commissione, che lo si faccia invece accogliendo la pregiudiziale sollevata dal collega Salis rimandando il testo in Commissione, la cosa non cambia. Noi se vogliamo che l'intervento abbia un senso, operativo nel tempo, parliamo di cinque anni di validità finanziaria, dobbiamo intervenire anche sul testo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo per conto del mio Gruppo. Alcune considerazioni che ho avuto modo di fare nei cinque minuti di sospensione sono state riprese dal collega Uras. Questa è una norma che non è delegata alla Regione, questo argomento non fa parte delle norme richiamate dal collega Planetta, cioè delle norme delegate alla Regione. E' legato strettamente ai rapporti tra la Chiesa cattolica tramite il concordato o alle intese con le altre confessioni religiose, quindi il dubbio a me è sorto nel leggere questa norma specifica che impedisce alle Regioni di utilizzare fondi pubblici, perché nessuno può negare che i fondi regionali non siano fondi di finanza pubblica, per Dio, nessuno! Allora io sono stato costretto a porre il problema in termini pregiudiziali perché per un refuso di carattere organizzativo ho potuto leggere solo adesso quell'ultima pagina, altrimenti avrei sottoposto la questione al presidente Contu alcuni giorni fa e avrei magari potuto approfondirla anch'io.

Vorrei ricordare, nel leggere queste questioni, che non è materia delegata alle Regioni, che c'è un finanziamento dello Stato, che comuni, province e regione intervengono con fondi propri, che i cittadini concorrono con l'8 per mille, col 5 per mille, per quel che riguarda le strutture delle chiese, e che i comuni concorrono con una percentuale della Bucalossi (non so se tutti sanno che è stata lasciata questa possibilità ai comuni). Tutta una serie di questioni economiche che sono legate al riconoscimento; il riconoscimento serve per far concorrere gli oratori (per tutte le attività di carattere sociale, sportivo, musicale, teatrale e culturale svolte in essi) alla richiesta di finanziamento di comuni, province e regione. Se voi andate a vedere i fondi erogati dalla Regione per la musica, vedrete che tante corali sono corali di oratorio; così come, con i fondi per le attività sportive, i comuni finanziano tutte le attività sportive degli oratori.

Ecco perché mi è venuto il dubbio e, essendomi posto il problema, penso che sia opportuna un'ulteriore riflessione. Per cui, pur votando negativamente la pregiudiziale, chiederei che questo problema venga esaminato e approfondito in modo che questa legge, legge del Consiglio regionale, possa poi non avere problemi nel corso dell'iter approvativo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Un mio docente di diritto, nel richiamarci alla concretezza, quando qualche studente cercava di attaccarsi agli specchi su materia che non aveva studiato bene, diceva: "Dalle rape non spilli vino". Io ricordo questa battuta perché voglio richiamare, anche me stesso, alla concretezza e all'operatività rispetto alla questione sottoposta. Ha già chiarito l'onorevole Felicetto Contu con l'integrazione davvero dotta sui richiami costituzionali del collega Planetta, ma voglio aggiungere soltanto, come piccolo contributo, l'elenco (che da qualunque sito di Internet è possibile rilevare) delle Regioni che hanno già normato al riguardo. Voglio citare la rossa Umbria, la rossissima Umbria che ha normato con legge regionale numero 28 del 20 dicembre 2004, dal titolo: "Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale, educativa e formativa svolta dalle parrocchie" - addirittura qui c'è una sottolineatura - "mediante gli oratori", andate a vederla quella legge, tante risorse sono destinate alle parrocchie per gli oratori.

Richiamo la legge della rossa Calabria, nella quale addirittura si va oltre: "Riconoscimento e valorizzazione della funzione sociale svolta dalla comunità cristiana"! Altro che religioni confessionali non cristiane, addirittura si focalizza proprio sulla comunità cristiana e sugli operatori parrocchiali nell'ambito del percorso formativo della persona.

Vogliamo richiamare anche la legge che ha fatto la rossa Liguria, colleghi della sinistra? Nel 2004, è intervenuta con la legge numero 16 del 10 agosto, sentite cosa dice il titolo: "Interventi regionali per la valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori e" - udite udite - "da enti religiosi che svolgono attività similari". Volete che continui? Con la Regione Abruzzo, con la Regione Molise, con la laicissima Regione Piemonte, dove addirittura si va oltre: "Riconoscimento e valorizzazione della funzione educativa, formativa, aggregatrice e sociale svolta dalle parrocchie, dagli istituti cattolici e dagli altri enti di culto riconosciuti dallo Stato attraverso le attività di oratorio".

Mi pare che su queste leggi non ci sia stato alcun pronunciamento dei giudici della Corte costituzionale, che nessuna impugnativa sia stata proposta da alcun Governo nazionale e che dunque la questione pregiudiziale, Presidente, mi consenta, per come è stata sottoposta, era davvero inammissibile prima che assolutamente infondata.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, non c'è una valutazione preventiva da parte della Presidenza sulla questione pregiudiziale, per cui non ci sono giudizi di ammissibilità o inammissibilità sulle questioni pregiudiziali.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Non è possibile perché il Regolamento prevede espressamente che la votazione si faccia per alzata di mano.

Metto in votazione la questione pregiudiziale posta dall'onorevole Adriano Salis. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Continuazione della discussione generale del testo unificato: "Norme in materia di valorizzazione e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori e delle attività similari" (8-21-60/A) della proposta di legge Cossa - Vargiu - Dedoni - Fois - Mula - Meloni Francesco: "Norme per la tutela e il sostegno delle attività con finalità sociali ed educative svolte dalle parrocchie e dalle comunità religiose mediante oratori" (8/A), della proposta di legge Cuccu - Caria - Cucca - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini: "Norme in materia di valorizzazione dei centri di aggregazione giovanile e riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori" (21/A) e della proposta di legge Steri - Capelli - Biancareddu - Cappai - Milia - Obinu: "Disposizioni in materia di riconoscimento della funzione educativa e sociale

svolta mediante attività di oratorio o attività similari" (60/A)

PRESIDENTE. Proseguiamo con la discussione generale del testo unificato 8-21-60/A.

E' iscritto a parlare il consigliere Felice Contu, relatore. Ne ha facoltà.

CONTU FELICE (U.D.C.), relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, io vi ringrazio per avermi dato la possibilità di prendere la parola, come credo che sia opportuno perché, ripeto, non voglio nascondervi il mio imbarazzo, come Presidente della Commissione e come relatore di questo testo di legge unitario, per quello che è accaduto in questi giorni in quest'Aula. Il provvedimento di legge che è all'esame del Consiglio viene desunto da tre proposte di legge presentate in parte dall'opposizione e in parte dalla maggioranza che, ovviamente, come tutti i testi che vengono unificati, ha perduto per strada qualcosa delle proposte di legge della maggioranza e qualcosa della proposta di legge della minoranza.

Allora, cerchiamo di fare un po' di chiarezza sull'argomento. Il provvedimento di legge deriva soprattutto dalla scorsa legislatura durante la quale furono presentate altre proposte di legge che non furono portate a termine per la fine anticipata della legislatura e che sono state ripresentate oggi. Perché questo testo di legge riguarda solo gli oratori? C'è qualche punta un po' anticlericale sulla quale io non voglio fare polemica come Presidente e come relatore, non ho neanche firmato la proposta di legge sugli oratori proprio per tenermi un po' al di sopra delle parti, quindi non voglio entrare in polemica con nessuno anche se sentirei una voglia pazza di farlo, non avrei mai pensato che su questo argomento si scatenassero considerazioni che mi hanno ricordato i vecchi tempi della battaglia tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Ripeto, non desidero entrare in polemica, però mi corre l'obbligo di ricordare ai colleghi dell'opposizione che l'anno scorso, cioè nel febbraio 2009, non sono passati neanche 11 mesi, è accaduto che la Giunta regionale, in base a un accordo di programma col Governo, ha erogato 10 milioni non 5, 10 milioni a favore dei centri di aggregazione dei comuni, tant'è vero che i comuni hanno presentato le richieste per la creazione dei loro centri di aggregazione.

Quando siamo arrivati al dunque della partita finanziaria, ci siamo resiconto che vi erano da erogare solo 5 milioni, a quel punto si è pensato di preservarli agli oratori perché i centri di aggregazione sociale, da voi previsti, avevano i 10 milioni stanziati dalla precedente Giunta.

Dunque, la cosa che mi sorprende è che la legge regionale 5 marzo 2008, quindi della passata Giunta, prevede un piano straordinario a favore dei giovani e degli adolescenti per i loro percorsi di crescita e responsabilizzazione. Quali sono le finalità? Ve le leggo perché sono identiche, uguali, precise a quelle che sono contenute nel provvedimento di legge a favore degli oratori: la creazione di centri di aggregazione non solo nei capoluoghi di provincia ma anche nelle aree depresse in tutti i comuni della Sardegna dove sia possibile. Quindi la norma e l'interpretazione data dalla vecchia Giunta non era quella di creare nuovi centri di aggregazione ma quella invece di ristrutturare, arredare, formare e così via: uguale, preciso, al dettato della norma che è sottoposta alla vostra attenzione. Infatti nel testo di legge alla vostra attenzione abbiamo tolto la possibilità di costruire nuovi oratori, abbiamo parlato anche qui, copiando dalla delibera della vostra Giunta, di "ristrutturare", "attrezzare", eccetera eccetera eccetera.

Allora io mi domando, amici, scusate: "Quale vulnus, diciamo, quale pregiudizio nei confronti dei comuni quando i comuni hanno in mano 10 milioni, anzi 12 milioni da spendere per questo motivo?". La verità vera è che i 5 milioni probabilmente non sono sufficienti per gli oratori perché essi sono più di 300 in Sardegna. Io non sarei stato contrario neanche se ci fosse stata presentata un'altra proposta di legge per regolamentare meglio i centri di aggregazione. Ma qui la volontà è quella di finanziare soprattutto gli oratori; per coloro che hanno parlato di illegittimità costituzionale, gli oratori vengono a essere finanziati, la legge nazionale lo dice con molta chiarezza, non la trovo sottomano, meno male che ho una buona memoria nonostante l'età, la legge nazionale dice che si possono finanziare gli oratori e parla di finanziamenti a favore delle regioni, delle comunità montane e così via. Poi dice che le regioni possono nella loro autonomia regolamentare meglio la questione, addirittura le regioni a statuto speciale possono regolamentare come vogliono, l'importante è che non chiedano soldi allo Stato italiano.

Allora, abbiate pazienza, di quale illegittimità costituzionale stiamo parlando? Onestamente non riesco a capirlo! Ma non è questo aspetto che mi interessa. Mi interessa l'aspetto pratico, cioè, amici carissimi, quando voi avete previsto la norma riservando quei 10 milioni… scusate! Quando voi avete fatto la norma, avete riservato quei 10 milioni soltanto ai centri di aggregazione comunali, mica avete previsto qualcosa anche per gli oratori, non l'avete detto, quindi se c'è stata discriminazione, c'è stata già dalla passata legislatura.

Voi avete stanziato 12 milioni a favore dei centri di aggregazione comunale. Se volete, io ho anche l'elenco dei comuni che hanno presentato la domanda. Allora, perché rifiutare la possibilità che anche gli oratori vengano finanziati? Era una carenza, un vuoto che il legislatore regionale ha cercato in qualche maniera di colmare. Ecco perché è venuto fuori un testo di legge unitario per quanto ci riguarda, un provvedimento di legge che non ha sollevato in Commissione tutte le problematiche che sono state sollevate in Aula.

Allora la mia proposta qual è? Lasciamo passare questo provvedimento che riguarda gli oratori, abbiamo già stanziato 12 milioni a favore dei centri di aggregazione comunale, sempre per i giovani intendo dire, possiamo - se volete - fare un'altra regolamentazione dei centri di aggregazione perchè forse quella norma va anche un pochettino migliorata. Detto tra noi, a voi che difendete sempre il Consiglio: questa norma non è stata votata dal Consiglio regionale, è stata votata dalla Giunta regionale. Questo per essere chiari. Almeno noi stiamo portando il problema alla vostra attenzione, veramente non è il caso che qui si erigano le barricate, non è il caso che ci sia la guerra tra guelfi e ghibellini, siamo tutti guelfi e tutti ghibellini, quella stagione è già trascorsa, è già passata.

Colleghi, cerchiamo di mandare avanti questo provvedimento di legge per gli oratori, seguendo anche l'esempio di tante Regioni che l'hanno già fatto, infatti non capisco perché la Regione Sardegna non possa e non debba farlo. Faccio un appello: si ritirino i settanta emendamenti; non avrei mai pensato che questo testo di legge avrebbe meritato settanta emendamenti, se l'avessi pensato, lo dico con molta franchezza e molta sincerità, non avrei fatto neanche il relatore.

Ritiriamo quindi gli emendamenti presentati e variamo questo testo di legge che è dato dall'incontro di diverse forze politiche; io non voglio fare il cattivo, ma se vi leggessi la relazione presentata dagli amici Cuccu eccetera, scusate, se volessi fare il clericale, direi che è molto più clericale delle altre relazioni perché si parla di Conferenza episcopale.

Per giunta, e finisco, vorrei ricordarvi che abbiamo cassato la proposta presentata dai Riformatori di dare soldi alla Conferenza episcopale che poi a sua volta li distribuiva agli oratori; abbiamo cassato questo articolo perché abbiamo ritenuto che non fosse giusto, abbiamo detto che doveva andare direttamente agli oratori!

Ora, in ogni proposta di legge presentata da tanti gruppi è chiaro che qualcosa, come ho detto all'inizio, vada perduta per strada, ma, amici miei, qui la Chiesa non c'entra proprio un "fico secco". Cosa c'entra la Chiesa, onorevole Salis? Gli oratori non sono la Chiesa, la Chiesa è un'altra cosa e non sta a me spiegare qui che cosa è la Chiesa e che cosa sono gli oratori: è chiaro che gli oratori sono ancora un'altra cosa. Cerchiamo di essere ragionevoli, io faccio un appello al buon senso. Si tratta di prevedere un intervento, come abbiamo fatto nel 2008 e nel 2009, cerchiamo di aiutare non soltanto i centri di aggregazione comunale (a me pare giusto che si sia dato loro 12 miliardi), ma anche gli oratori. Ecco, con questo, io rivolgo l'ultimo appello al buon senso.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Anche in questi giorni, io mi sono interrogato sui motivi, sulle finalità della legge, sui suoi obiettivi, sui motivi che hanno spinto il legislatore della Sardegna a intervenire su questa materia e, nell'articolo 1, ho trovato le finalità che ha bene illustrato anche il relatore onorevole Contu. Cioè: la Sardegna, e quindi la Regione, si pone l'obiettivo di intervenire sul disagio minorile. Capisco che l'ora è tarda e che i consiglieri non hanno voglia di ascoltare ma... dicevo, vuole intervenire sul disagio minorile e lo fa, attraverso azioni che riguardano il recupero, l'integrazione, la prevenzione del disagio minorile, tentando di coinvolgere le nuove generazioni in "azioni di miglioramento del quadro sociale…", che vuol dire della comunità nella quale vivono, affinché questi giovani acquisiscano alcuni elementi come "consapevolezza, dinamismo e iniziativa rispetto ai processi di sviluppo" in atto in Sardegna. Questa è la finalità dichiarata della legge: articolo 1.

Quindi la Regione, il Consiglio regionale vuole intervenire nella materia che riguarda il disagio minorile e lo fa - dice sempre l'articolo 1 nel comma 2 - valorizzando la funzione sociale degli oratori. Interviene in una materia che è quella dei servizi alla persona, che è tra le priorità che noi abbiamo anche indicato, nella scorsa legislatura, nel Piano socio-sanitario, cioè ci inseriamo nei servizi alla persona. A questo punto ci rendiamo conto, lo abbiamo fatto noi ma lo fa anche il legislatore nazionale, che abbiamo una legge (a livello nazionale, la "328" del 2000, a livello regionale la "23" del 2005) che si occupa dei servizi alla persona e che in qualche modo disciplina questa materia. Il legislatore sardo, in sintonia con quello nazionale, quindi recependo di fatto la "206" del 2003, che si rifà proprio ai principi della "328" del 2000, e in premessa è l'articolo 1, valorizza una particolare struttura rappresentata dagli oratori parrocchiali che, di fatto (lo dice poi, nelle norme transitorie, la nostra proposta di legge), vengono equiparati, onorevole Contu, ai centri di aggregazione sociale. Il regolamento della "23" dice, all'articolo 17, che sono strutture a ciclo diurno e poi spiega esattamente cosa sono. Ritornerò poi su questo tema.

La prima perplessità che ho riguarda la definizione di oratorio, definizione che non è contenuta in questo testo di legge. Cosa intendiamo per "oratori"? Intendiamo uno spazio fisico, oppure una metodologia educativa? Anche perché "oratori" viene accompagnato da "o attività similari"; allora mi chiedo se per attività similari si intendono tutte le attività che in una parrocchia si svolgono, come movimenti, associazioni, scoutismo, oppure se per oratorio s'intende semplicemente una metodologia, per esempio quella salesiana. Io credo che la legge debba essere più chiara in questo senso e debba incidere in maniera inequivocabile, perché altrimenti le 621 parrocchie della Sardegna sono autorizzate a richiedere finanziamenti, perché ciascuna potrebbe dire di avere un oratorio. A me risulta che invece gli oratori, al momento, siano solo 3 e non 300, se intendiamo usare per "oratorio" la definizione data da Paolo VI (che è l'unica che io ho trovato, poi magari voi ne avete altre): "L'oratorio è l'istituzione complementare alla famiglia e alla scuola, è una palestra di vita, dove la preghiera, l'istruzione religiosa, il gioco, l'amicizia, il senso della disciplina, del bene comune, la letizia, il rigore morale, si fondano assieme per fare del giovane un cristiano forte, un cittadino saldo e leale". Questa è la definizione di oratorio, la legge in questo non ci aiuta.

Allora, dobbiamo verificare se l'attività di oratorio, come sopra definita, è quella che noi vogliamo che la legge disciplini e sulla quale noi basiamo i finanziamenti, se siano quegli obiettivi e quelle finalità che sono indicate nell'articolo 1 della legge. Allora, dobbiamo essere più chiari sulla definizione di "oratorio" e su quella di "attività similari". Io credo che possiamo partire dal nostro quadro normativo. Non per niente nella stessa legge, nell'articolo 8, sulle disposizioni transitorie del testo di legge che abbiamo in discussione, gli oratori vengono accreditati come centri di aggregazione sociale di cui all'articolo 17 del decreto del Presidente della Regione, 22 luglio 2008, numero 4. Di fatto è il regolamento della "23", della legge sui servizi alla persona.

Allora andiamo a vedere che cosa sono i centri di aggregazione sociale per la nostra legislazione. Se voi andate nel sito "Sardegna sociale", il sito ufficiale tematico della Regione c'è la definizione di "centro di aggregazione sociale", devo dire che non è in contrasto, anzi è molto vicina alle finalità che noi vogliamo dare agli oratori. Sono sede di riferimento e di incontro per i cittadini, hanno la funzione di promuovere iniziative culturali e ricreative, di orientamento, di informazione, di discussione pubblica, su temi rilevanti per la comunità, si rivolgono a una utenza indifferenziata e, così come gli oratori, promuovono la partecipazione e il coinvolgimento di persone che hanno difficoltà relazionali (quindi recupero, disagio), inoltre offrono opportunità per l'impiego del tempo libero, hanno valenza formativa, socializzante, promuovono momenti di incontro, prevenzione, anche in relazione a stati di solitudine dei giovani, di disagio, devono fungere - dice la nostra legislazione - come punto d'appoggio per altri servizi sociali educativi.

In Sardegna finora abbiamo censito 150 centri di aggregazione sociale, dobbiamo valorizzarli probabilmente meglio. Ne abbiamo 24 in provincia di Sassari, 36 in provincia di Oristano, 15 a Olbia-Tempio, 8 in Ogliastra, 14 in provincia di Nuoro, 11 nel Medio-Campidano, 9 nel Sulcis, 34 in provincia di Cagliari. Sono centri in gran parte a gestione comunale, diversi sono anche a carattere privato, evidentemente convenzionati, che soddisfano l'esigenza, ma probabilmente dobbiamo lavorare, stimolare a fare sempre meglio con maggiore efficacia, anche sulla base degli obiettivi che prevediamo nell'articolo 1 di questa legge. Probabilmente dobbiamo anche verificare la capillarità nel territorio, potenziarli, accrescerne il numero.

Io credo che sia necessario intervenire, perché vi è un'esigenza, soprattutto per i giovani, per le loro associazioni, per avere degli spazi, dei luoghi educativi e sociali; dove questi centri funzionano, e devo dire non mi pare in moltissimi casi in Sardegna, sono luoghi aperti dove si può anche essere ascoltati, dove viene promossa la partecipazione, dove ci sono operatori professionali, alcuni dei quali svolgono le funzioni di responsabile, affiancati da altri, soprattutto in rapporto alle attività organizzative e al numero di persone che vi partecipano; sono dotati, anzi dovrebbero essere dotati, di attrezzature informatiche, spazi per la musica, supporto allo studio, compiti, ricerche, elaborati, cineforum, la stessa banca del tempo, la mediazione culturale, eccetera.

Allora noi dobbiamo cercare di capire come questa legge che abbiamo in discussione vada a inserirsi in un progetto già in atto e in una legislazione che di fatto abbiamo già introdotto nella scorsa legislatura. Dicevamo che in Sardegna ci sono 620 parrocchie suddivise in dieci diocesi, quindi con un'articolazione territoriale. Le parrocchie sono 133 a Cagliari, 85 a Oristano, 64 a Iglesias, 61 ad Alghero-Bosa, 60 a Sassari, 57 ad Ales, 47 a Tempio, 46 a Nuoro, 34 a Lanusei, 30 a Ozieri. Noi dobbiamo renderci conto di avere potenzialmente 620 oratori; è chiaro che, se creiamo l'offerta, arriva la domanda, allora mi chiedo, con 150 centri di aggregazione, potenzialmente, e 620 altri centri di aggregazione nelle parrocchie, come la Regione riuscirà a disciplinare, a controllare, a verificare? Come riusciràanche a contribuire alla formazione degli animatori di questi centri? Con quali operatori professionali? E' chiaro che, se entra in gioco la finanza pubblica, in questo caso quella regionale, dobbiamo avere anche un ritorno da ciascun euro che spendiamo e quindi avere in qualche modo anche le modalità di verifica e di controllo. Può essere che un Comitato tecnico, tra l'altro imprecisato nella sua definizione, nella sua composizione, delegato dalla Giunta, possa svolgere questa funzione? Quali priorità poi spingerà la Giunta regionale, anche in attuazione dei protocolli che voi prevedete, per individuare dove realizzare queste strutture? In quali parti della Sardegna, tenuto conto, come voi dite, che 5 milioni sono insufficienti? Basterà un accordo tra la Regione e la Conferenza episcopale sarda o dobbiamo trovare altri meccanismi?

Io credo che affrontare una legge di questo tipo, che mi sembra buona per le finalità, debba trovare un Consiglio regionale probabilmente più attento, onorevole Contu, anche con una istruttoria probabilmente migliore in Commissione, perchè in qualche modo deve andare a inserirsi su una legislazione vigente e non in qualche modo a confliggere con essa.
   
Allora, credo che si debba ancora (attraverso gli emendamenti, attraverso una discussione in Commissione, che penso dobbiate fare forse nel pomeriggio) affrontare, in ordine, che cos'è un oratorio e quali interventi vogliamo privilegiare, tenuto conto che in Sardegna non è la modalità educativa attualmente più diffusa, per niente, sono altre le modalità che vengono utilizzate. Allora, se vogliamo creare la domanda stimolando con finanziamenti, dobbiamo capire qual è il punto d'arrivo. Capire anche come affrontare le realtà giovanili nel loro complesso, tenuto conto che i centri di aggregazione giovanile generalmente, se non vengono affrontati con una struttura stabile, rappresentano realtà passeggere, non durature, temporanee, che nascono e muoiono nel giro di pochi anni, magari sulla base dei cambi generazionali; è un po' in qualche modo l'esperienza di molti di noi  e credo che non debba essere affrontata con superficialità.
   
Mi rendo conto, oltre che della competenza, anche della buona volontà del Presidente della Commissione, però non possiamo affrontare una legge di questo tipo, fino ad arrivare all'approvazione, semplicemente perché magari in Commissione si è avuto un consenso generale. Credo che vada affrontata con molta serietà, con serenità, apprezzandone gli obiettivi e le funzioni ma anche tenendo conto di una legislazione in atto e di alcuni limiti che intravedo nella proposta che è stata fatta. Probabilmente anche andando a verificare, già introducendole in legge, alcune disposizioni che andranno a regolare le modalità e i criteri di finanziamento. In questo senso la proposta che aveva avanzato il collega Cuccu, insieme ad altri colleghi del Partito Democratico, mi sembra che in qualche modo risponda meglio alle stesse finalità e alla stessa esigenza di rendere capillari i centri di aggregazione sociale e con essi anche gli oratori parrocchiali.
   

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Signor Presidente, consiglieri, la legge che interviene a sostegno dell'attività degli oratori della Sardegna è una legge della quale c'è necessità nella nostra Isola. La soddisfazione di tale necessità deve derivare dall'attività del Consiglio, non da quella della Giunta, è assolutamente importante rilevarlo. Il risultato non è una scelta della Giunta ma tiene conto di diverse proposte che provengono dall'Aula, quindi è una necessità molto sentita. Questa legge, a mio parere, sembra equilibrata, risponde a esigenze importanti e non può avere un carattere confessionale; in verità, è stato più volte sottolineato dai colleghi, è una legge che risponde a un'esigenza ristretta, settoriale, altre esigenze potranno trovare risposte in altre proposte di legge.

Del resto credo che sia giusto che uno Stato laico risponda anche a esigenze di settori religiosi, che si organizzano al proprio interno, perché anch'essi vanno governati da uno Stato che è laico per definizione in quanto tiene conto delle esigenze di tutti, non trascura quelle di nessuno, neanche quelle delle organizzazioni religiose. A mio parere, questa legge non dà eccessiva risposta neanche in termini di fondi perché, com'è stato sottolineato dall'onorevole Bruno, numerosissime sono le attività oratoriali che si svolgono nella nostra Isola; permettetemi di ricordare che io vengo da un'esperienza di studi in istituti cattolici dove l'attività oratoriale, quella dei salesiani, era preponderante, caratterizzante anche per le attività rivolte ai giovani di tutti i centri sociali e non escludeva assolutamente - non ricordo di aver avuto mai nessun bollino - coloro che non partecipavano alle funzioni religiose. All'interno degli oratori si svolgono attività educative di alto livello, funzioni sociali molteplici, che sono certamente frutto di attenzione anche di altri provvedimenti di legge dei servizi sociali, così com'è stato ricordato anche in altri interventi, in particolare in quello dell'onorevole Bruno.

E' un patrimonio anche edilizio, quasi sempre costruito con danaro pubblico, con donazioni, quindi è giusto che venga tenuto in considerazione per un ammodernamento, per un adeguamento, per una ristrutturazione, sono comunque beni che svolgono una funzione pubblica notevole soprattutto nelle zone più disagiate delle città e dei paesi dell'interno dove non ci sono molti servizi sociali, diciamolo chiaramente. E' uno Stato che, in questi territori, disarma per la propria "presenza", tra virgolette, con le attività caratterizzanti - penso ai servizi delle poste o delle caserme - dove l'unica alternativa sociale può essere la caccia o il bar, allora forse la presenza di un oratorio merita assolutamente un'attenzione del legislatore. Io esprimo un parere positivo su questo testo unificato e la Giunta ne chiede l'approvazione.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. I lavori si concludono a questo punto, riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16 e 30. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

La seduta è tolta alle ore 12 e 55.