Seduta n.357 del 04/10/2012 

CCCLVII SEDUTA

Giovedì 4 ottobre 2012

Presidenza del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10.

BIANCAREDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 18 settembre 2012 (349), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Paolo Luigi Dessì e Paolo Maninchedda hanno chiesto congedo per la seduta del 4 ottobre 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

"Disposizioni urgenti di attuazione della legge regionale 20 settembre 2006, n. 14 (Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi di cultura). (425)

(Pervenuto il 2 ottobre 2012 e assegnata alla ottava Commissione.)

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario - Salis:

"Norme per la Continuità delle concessioni demaniali ai fini di pesca e acquacoltura". (424)

(Pervenuta il 3 ottobre 2012 e assegnata alla quinta Commissione.)

Uras - Salis - Zuncheddu - Cocco Daniele Secondo - Cugusi - Sechi - Mariani:

"Norme in materia di controlli di legittimità degli atti degli enti locali, della Regione e delle spese di funzionamento del Consiglio regionale e dei gruppi consiliari". (426)

(Pervenuta il 3 ottobre 2012 e assegnata alla prima Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sugli aumenti applicati al servizio mensa dall'ERSU di Sassari". (960)

"Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sullo stato delle procedure per l'indizione della nuova gara internazionale per l'assegnazione delle rotte della continuità territoriale aerea tra la Sardegna e la Penisola". (961)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, apprezzate le circostanze sospendo la seduta sino alle ore 10 e 20.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 02, viene ripresa alle ore 10 e 20.)

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

Continuazione della discussione e approvazione della proposta di legge Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario - Salis: "Continuità delle concessioni demaniali ai fini di pesca e acquacoltura". (424)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione della proposta di legge numero 424.

Metto in votazione il passaggio all'esame dell'articolo unico. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo unico:

Art. 1

Continuità delle concessioni demaniali

1. Le concessioni ai fini di pesca e acquacoltura nel demanio marittimo, demanio regionale e mare territoriale rilasciate dall'Amministrazione regionale nell'esercizio delle funzioni amministrative di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1965, n. 1627 (Norme di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna in materia di pesca e saline sul Demanio marittimo e nel mare territoriale), e successive modifiche e integrazioni in essere alla data 29 dicembre 2008 restano efficaci sino al 31 dicembre 2013 al fine di consentire l'ordinato avvio delle procedure di evidenza pubblica per il relativo affidamento e garantire un termine necessario e congruo per l'espletamento delle stesse.

2. La norma di cui al comma 1 non riguarda i beni per i quali tra il 29 dicembre 2008 e la data di entrata in vigore della presente legge sia stato rilasciato dall'Amministrazione regionale atto di concessione a seguito di procedura di evidenza pubblica per la comparazione delle istanze concorrenti.

3. Nelle more della revisione e del riordino della legislazione in materia di concessioni, le procedure di evidenza pubblica di cui al comma 1 sono definite e pubblicate dall'Amministrazione regionale secondo criteri generali e modalità di affidamento definiti dalla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore competente per materia, entro il 30 giugno 2013, nel rispetto dei principi di concorrenza, parità di trattamento, pubblicità, trasparenza e orientati al perseguimento dell'interesse pubblico prevalente della proficua utilizzazione della concessione.

4. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare sull'articolo unico lo metto in votazione.

Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, voterò a favore di questa proposta di legge perché ritengo che il blocco delle concessioni per la pesca sia assolutamente un nodo da sciogliere, anche se sono fortemente critica rispetto al metodo.

Non è possibile, infatti, che si ignori ancora oggi il problema di una legge più ampia che riguardi la risorsa mare. Io vorrei che arrivasse una sollecitazione forte anche alla Commissione agricoltura, che a tutt'oggi non si è ancora riunita, affinché affrontasse un problema più ampio che coinvolge anche gli interessi di altre categorie (di biologi e di tecnici, oltre che, chiaramente, dei pescatori) che sono fortemente impegnate su questa risorsa. Quindi io voto a favore, con l'impegno che si passi alla discussione della legge.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, il Gruppo del Partito Democratico ha acconsentito che la legge arrivasse immediatamente in Aula, consapevole della gravità della situazione che attraversa il settore. L'ho detto ieri, la Commissione agricoltura ha più volte discusso i diversi progetti di legge che sono stati presentati in Commissione. Come diceva la collega Zuncheddu, c'è un problema di funzionalità della Commissione agricoltura, che sta assumendo caratteri sempre più preoccupanti. Quindi chiedo anche alla Presidenza di voler verificare le ragioni di questa situazione.

Noi ci asterremo come Gruppo su questa proposta di legge perché riteniamo che si possa e si debba fare di più, che si possa e si debba dare una risposta definitiva a un settore che ormai versa in crisi profonda. Riteniamo che con questa proroga di soli 15 o 16 mesi si corra il rischio di creare ulteriori danni alla categoria. Pertanto il nostro voto sarà un voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Intervengo brevemente solo per rimarcare la nostra posizione. Noi abbiamo acconsentito responsabilmente che si affrontasse questo tema solo ed esclusivamente per venire incontro ai tantissimi lavoratori che stanno rischiando di svolgere il loro mestiere al di fuori della legge. Questo è inaccettabile, perché ciò avviene non per loro responsabilità, ma solo ed esclusivamente per responsabilità della Regione. Credo che alla Regione spetti porre rimedio a questa situazione.

Inoltre sollecito l'Assessore e la maggioranza ad affrontare in Commissione in maniera razionale e conclusiva questo tema una volta per tutte e a dare una soluzione razionale all'intera questione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Presidente, noi abbiamo presentato questa proposta, sono firmatario di questa proposta insieme agli altri Presidenti di Gruppo, perché i pescatori che lavorano nelle aree umide soggette a concessione, negli stagni soggetti a concessione, rischiano anche procedimenti penali se continuano ad agire in assenza di autorizzazioni. Essendo un intervento di assoluta urgenza ed essendo stata condivisa la procedura dell'articolo 102 del Regolamento, io dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lai per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Presidente, intervengo brevemente per esprimere il mio voto favorevole, ma vorrei mettere in evidenza il fatto che non viene presa in considerazione la situazione di quei soggetti o quelle aziende che svolgono attività in condizioni di regolarità fiscale e amministrativa, ma in mancanza di una concessione regionale, che peraltro è stata richiesta da tanti anni.

Alla luce anche del pronunciamento del TAR, io vorrei sapere se per questi soggetti - chiedo all'Assessore se può dare una risposta - può essere individuato almeno un percorso di tipo amministrativo che possa tener conto, nell'impossibilità di inserire una norma di transizione, di questa specifica situazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, prendo la parola solo per ribadire alcune perplessità che abbiamo già espresso in sede di discussione. Abbiamo dato l'assenso all'applicazione dell'articolo 102 del Regolamento perché comprendiamo benissimo le difficoltà dei numerosi lavoratori che operano in questo settore di attività che si trovano dall'anno scorso, senza alcun titolo per la gestione dei beni loro assegnati.

Non abbiamo neanche nascosto il nostro disagio per lungaggini nella procedura seguita dall'Assessorato regionale per la gestione di questa complessa partita. Ribadiamo queste critiche, però non ci sottraiamo alla responsabilità di trovare una soluzione per operatori del settore che aspettano una risposta dal Consiglio regionale. Non possiamo neanche non sottolineare però - l'Assessore l'ha ribadito nella sua replica - che nonostante la straordinarietà e l'urgenza della situazione, i rischi che questa legge possa essere impugnata o annullata sono molto presenti a tutti noi. Per cui la sollecitazione all'Assessore e alla Giunta è che si mettano in moto tutte le opportunità e tutte le potenzialità dell'Assessorato regionale perché si pervenga velocemente ad una soluzione definitiva del problema.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ne ha facoltà.

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ringrazio l'Aula soprattutto per l'attenzione nei confronti di un provvedimento urgente e necessario, così com'è stato ribadito da più interventi, confermo l'impegno della Giunta di attivare immediatamente tutte le procedure di evidenza pubblica che saranno approvate nella prossima seduta di Giunta; la delibera è già pronta.

Per quanto riguarda la questione posta dall'onorevole Lai preciso che non si tratta di concessioni in essere, ma di nuove concessioni che dovranno essere rilasciate e che verranno comunque inserite all'interno della procedura di evidenza pubblica che verrà attivata nel più breve tempo possibile, che comprenderà tutte le tipologie legate all'eventuale rilascio delle concessioni stesse.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 424.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Sanna Gian Valerio si è astenuto.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Agus - Barracciu - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Valerio - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 58

votanti 44

astenuti 14

maggioranza 23

favorevoli 44

(Il Consiglio approva).

Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni urgenti in materia sanitaria connesse alla manovra finanziaria". (385)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 385.

E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Sardegna è già Domani). Presidente, Assessore, io credo che il disegno di legge numero 385 offra al Consiglio una grande opportunità: l'opportunità di parlare finalmente in quest'Aula di sanità.

Il tema della sanità è stato affrontato da questa Giunta fin dai primi atti con il commissariamento dei direttori generali. Noi siamo stati chiamati in Commissione a esaminare una proposta di riorganizzazione del sistema sanitario (poi approvata dalla Commissione stessa unificando i testi proposti, anche se con il dissenso di alcune parti della maggioranza) ma l'Aula non ha avuto ancora l'occasione di discuterla. Perciò io ritengo che, a distanza di tre anni e mezzo, quattro, dall'insediamento di questa Giunta e di questa maggioranza, questa sia una grande opportunità perché ci si confronti in quest'Aula sul tema della sanità, anche se con grave ritardo.

Alcuni di coloro che hanno fatto parte di quella maggioranza fin dai primi momenti hanno denunciato alla maggioranza stessa e al Presidente l'inadeguatezza nell'affrontare il tema sanità. Già dalla prima presentazione di quella Giunta si capiva, infatti (o almeno lo capiva chi ha conoscenza del sistema sanitario ed esperienza di gestione dello stesso) che relativamente alla revisione del sistema sanitario non si sarebbero prospettati tempi fiorenti per questo Consiglio regionale e per questa legislatura.

I problemi del sistema sanitario erano stati affrontati nella precedente legislatura con la proposta di un piano sanitario regionale che venne decapitato da una sentenza del TAR per questioni di procedure e di legittimità, fortunatamente, relative alla parte inerente la razionalizzazione ospedaliera. Ora noi ci troviamo davanti a una scadenza imposta da un decreto del Governo Monti che, per non perdere 250 milioni di euro, ci costringe ad intervenire sul piano di razionalizzazione ospedaliera entro il 31 dicembre di quest'anno. Perciò nel giudizio su questo disegno di legge pesa il fatto che la sua mancata approvazione ci farebbe perdere una importante assegnazione finanziaria, importante per la quantità ma importante anche per soddisfare le necessità in materia di edilizia sanitaria.

Però noi non vogliamo negare quanto non è stato fatto in questi anni. Questa legislatura ha visto infatti, come tema cardine, lo stesso tema che ci ha portato poi a cambiare la maggioranza in Sardegna: il piano sanitario regionale e il sistema sanitario che, come è noto, impegnano gran parte delle risorse di bilancio (oltre il 40 per cento del bilancio regionale) e rivestono la loro importanza nel momento in cui una maggioranza politica o la politica si confronta con le esigenze, i bisogni e i servizi alla gente. Voglio ricordare che fin dai primi momenti alcune parti politiche hanno sostenuto questo Presidente e questa Giunta auspicando un cambio di passo nel confrontarsi nel merito in questo Consiglio con tutti gli attori della sanità perché la Sardegna potesse essere fra le prime in Italia nel proporre un nuovo sistema sanitario. E questo impegno è anche gravato dal fatto che la Sardegna si paga la sua sanità.

Bene, di tutto questo purtroppo non c'è traccia in questi anni. Quando si parla di risparmio sulla sanità, di tagli sulla sanità, in un momento di crisi difficile come questo, in cui il PIL diminuisce e la spesa sanitaria aumenta (ma aumenta per due ordini di problemi: primo perché aumenta la richiesta di sanità, secondo perché non c'è nessun controllo su di essa) il pensiero corre subito alla spesa farmaceutica. La spesa farmaceutica, infatti, è l'esempio tipico di mancanza di controllo e di spesa che corre senza controllo. Si diceva che un intervento serio, efficace nel controllo della spesa sanitaria potrebbe consistere nel rivedere il sistema.

Come tutti noi sappiamo, infatti, la Sardegna oggi conta 11 enti di controllo del sistema sanitario nel territorio, anzi ne aggiungerei un dodicesimo. Il dodicesimo è quello dimenticato da questa legge, cioè l'Agenzia regionale della sanità. L'Agenzia regionale sanitaria viene sistematicamente dimenticata nei discorsi che affrontano questo tema, manca qualsiasi richiamo ad essa anche nella stesura di disegni di legge di programmazione sanitaria come questo, e ciò nonostante questa programmazione rientri pienamente nelle funzioni dell'Agenzia regionale della sanità che, come è noto, tra l'altro, svolge funzioni di supporto tecnico-scientifico nei confronti dell'Assessorato della sanità in materia di programmazione sanitaria, verifica della qualità e congruità e quantità delle prestazioni.

Quindi questo dodicesimo livello di controllo e di gestione del sistema sanitario è assente, e questa è una denuncia, non è una considerazione. Poi abbiamo altri 11 enti di gestione che sono le ASL, le aziende ospedaliere miste (università - ASL) e abbiamo le aziende ospedaliere e l'Istituto zooprofilattico. Bene, questa conformazione dell'organizzazione del sistema sanitario porta la Sardegna, come al solito, agli ultimi posti nel rapporto abitanti-enti e strutture di gestione sanitaria.

Si è fatta una gran lotta per abolire il sistema delle costosissime province in Sardegna e io (non sulla spesa ma sul sistema) concettualmente sono d'accordo . Però nessuno (o meglio solo qualche parte politica) si è avventurato e si è proposto per un progetto di riforma dicendo: "Le ASL sono troppe".

Ricordo che nel 2003, quando ebbi l'onore di guidare per un breve periodo l'Assessorato della sanità, dopo qualche mese dal mio insediamento proposi la rivisitazione delle aziende sanitarie locali e degli enti di gestione per riportare quel parametro abitanti-enti di gestione ad un livello più civile (ma direi anche più etico considerati i costi altissimi di gestione del sistema). Bene, non ci fu nessun riscontro allora, non c'è nessun riscontro oggi.

Noi sicuramente potremo discutere se è opportuno avere un ente unico di gestione, una ASL Sardegna o se è più opportuno avere 2, 3 ASL in Sardegna. Su questo argomento ci potremo confrontare. Potremo discutere se avere un solo centro di costo o di organizzazione degli acquisti in sanità, oppure due, ma credo che tutti siamo d'accordo che la gestione attuale della sanità, con 11, 12 enti di gestione, sia costosissima, dispendiosa, inutile e inopportuna. Su questi temi avremmo voluto confrontarci, ma avremmo voluto confrontarci sul fatto che, e a mio avviso, anche il governo sbaglia quando pensa di ridimensionare il costo della sanità nel nostro Paese senza tenere conto di alcune peculiarità territoriali.

Ora io mi chiedo, Assessore: lei ha potuto verificare quanto abbia inciso o abbia migliorato i costi di gestione del sistema la chiusura di alcuni reparti a Sorgono, a Ghilarza, a Bosa, a Ittiri, nei piccoli ospedali ? A Sorgono abbiamo visitato da poco con la Commissione quel presidio ospedaliero ma nessuno, nessuno ha esposto i numeri. Qual è stato il vantaggio economico? Ci sono stati reali risparmi nel chiudere quei reparti? Forse in termini qualitativi nell'offerta sanitaria potremmo aver raggiunto qualche risultato positivo, sicuramente, ma è stato un risultato economico positivo? Non mi risulta leggendo i bilanci delle ASL di riferimento di quei piccoli ospedali.

Se noi invece avessimo avuto dei riscontri, probabilmente avremmo ragionato su un più ampio programma di razionalizzazione e avremmo indirizzato la nostra attenzione sui veri centri di costo della ASL. Per esempio, abbiamo investito cifre considerevoli, 25 milioni di euro, per l'abbattimento delle liste d'attesa, ma se un consigliere regionale si reca presso i centri unici di prenotazione e esercitando un suo diritto chiede di poter avere i dati aggiornati sulle liste d'attesa, tutto ciò gli viene negato perché secondo i direttori generali di alcune ASL non ha diritto di poter accedere a quei dati. Gli viene e ci viene negato questo diritto, e lei lo sa, Assessore.

Nonostante tutto i dati sulle liste di attesa possono essere ugualmente illustrati. Che cosa hanno prodotto, quindi, questi 25 milioni di investimento nella gestione della nostra sanità? Assolutamente niente, se non in alcune eccellenze che lei bene ha fatto ad evidenziare, ma sono solo due eccellenze rispetto agli undici enti di gestione sanitaria.

Voglio fare un piccolo esempio. Se lei oggi va a prenotare, per esempio, una mammografia alla ASL 3, verrà prenotata per il 6 aprile 2013. La situazione è migliorata un po' rispetto al 20 settembre, quando l'esame sarebbe stato prenotato per il 21 marzo 2013. Se invece qualcuno avesse necessità di una risonanza con mezzo di contrasto muscolo-scheletrica dovrà aspettare il 12 aprile del 2013, e per una TAC encefalo con mezzo di contrasto il 15 aprile del 2013, ma quest'ultimo credo che non sia un dato attendibile perché la strumentazione per eseguirla è guasta. Succede anche questo nelle nostre ASL, che la strumentazione per eseguire la TAC si gusti e non ce ne sia una seconda, che pure era prevista già dal 2010. L'apparecchiatura per eseguire la TAC in una struttura privata viene riparata nel giro di 24-36 ore, in una struttura pubblica, come per esempio il San Francesco di Nuoro, viene riparata, invece, in 10-15 giorni, con le conseguenze che tutti voi potete immaginare.

Se infine qualcuno avesse bisogno di una fluorangiografia oculare, dovrà aspettare il 26 marzo del 2013. Questi sono dati reali, sono dati sui quali pesano i 25 milioni di investimento per l'abbattimento delle liste d'attesa. Ma noi abbiamo visto la Sardegna tappezzata di manifesti 6 metri per 3, che pubblicizzavano l'impegno della Regione nell'abbattimento delle liste d'attesa. Anche le hall dei nostri presidi ospedalieri sono piene di manifestini, di manifesti, di brochure che indicano quanto la Regione si stia impegnando per l'abbattimento delle liste d'attesa. Ecco questi sono problemi che non siamo riusciti ad affrontare seriamente, nonostante la grande disponibilità di risorse finanziarie. E vado oltre.

Le risorse destinate alla sanità, che come ho detto impegna ben oltre il 40 per cento del bilancio regionale, a mio avviso sono più che sufficienti per gestire il sistema sanitario regionale, o meglio, sarebbero sufficienti se fossero gestite in maniera adeguata ed oculata, e non sprecandole in mille rivoli che non arrivano ai nostri cittadini; non arrivano in termini di qualità dei servizi e non arrivano a dare una risposta alla richiesta di sanità che c'è nella nostra Isola. Allora come interviene questo disegno di legge? Interviene addirittura dicendo che dobbiamo ulteriormente accentrare e concedere autonomia gestionale e di proposta ai direttori generali delle ASL.

Vedete, in questi ultimi anni c'è stato un reale cambiamento nella gestione della sanità in peggio. Io non so come sia stato possibile compiere un simile passo indietro, in un momento in cui c'è la necessità di unità dello Stato per superare un gravissimo momento di crisi economica, morale, etica, e in cui la politica deve presentare un'altra faccia, deve presentarsi diversamente, deve cambiare e mettere da parte la gestione utilitaristica clientelare che ha caratterizzato questi ultimi decenni per riconquistare la fiducia dei cittadini ed essere di nuovo essere punto di riferimento per la società civile. Perché la gestione monocratica o meglio (diciamola tutta) monocolore della sanità è decisamente un passo indietro.

Alcune decisioni relative alla gestione del servizio sono infatti indubbiamente politiche e pertanto non possono essere demandate ai direttori generali che, tra l'altro, hanno abbassato sicuramente l'asticella della qualità e della professionalità. E' noto che molti direttori generali sono stati nominati (così come i commissari in precedenza) non avendo titolo per ricoprire quel ruolo. E allora io mi domando: si chiede un voto su questo disegno di legge, un voto che è condizionato sicuramente dalla necessità di non interrompere un flusso finanziario importante per le casse della sanità, per le casse regionali, ma che ahimè non può costituire una garanzia per il miglioramento dello stesso servizio sanitario, quindi un voto condizionato che, per quanto ci riguarda, l'avrà già detto meglio di me…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Presidente, noi voteremo contro questo provvedimento che arriva a conclusione di un iter lunghissimo e travagliato interno alla Commissione, interno alla maggioranza, con scarsa convinzione da parte di molti, anche di coloro che si apprestano a votarlo. Noi abbiamo in questa legislatura ancora una volta registrato, da questo punto di vista, un fallimento da parte di chi governa, ma direi, più in generale, un fallimento della legislazione, tutta orientata a correggere, a bloccare, a rendere sterile ciò che era stato fatto nella precedente legislatura. Questo è il male della politica, che non cerca il più alto compromesso nell'interesse della comunità che è chiamata a governare, ma persegue la logica dell'uno contro l'altro armati, in una visione della società a tinte sempre accese, bianco-nero, incapace di cogliere le sfumature che pure ci sono. Questo è il fallimento di un approccio che ormai è consolidato.

Noi non tendiamo a migliorare quello che abbiamo prodotto, ma ad interrompere, a deregolare. Io non ho mai conosciuto, per esempio, assessori della programmazione (onorevole Pittalis, lei lo è stato a suo tempo) che non arrivassero in quell'Assessorato e dicessero: "Dio ce ne scampi e liberi delle leggi esistenti in materia di contabilità, in materia di programmazione dello sviluppo; ne facciamo una nuova, migliore, facciamo la programmazione d'area, e se non basta quella d'area ci mettiamo anche quella integrata, e se non basta quella integrata ci mettiamo anche quella negoziata".

Noi abbiamo cominciato questa legislatura - lo ricordo all'Assessore - con l'approvazione di un articolo che prevedeva il commissariamento generale delle ASL, perché il primo obiettivo della nuova maggioranza era quello di togliere dalle posizioni di comando quelli che erano stati nominati dalla precedente Giunta. Quindi l'obiettivo non era quello di far funzionare la sanità ma di gestire un potere, di esercitare quel potere. E ci sarebbe molto da dire su quelle nomine dei commissari, anche relativamente alla qualità del personale scelto, ai curricula presentati, alla veridicità degli atti collegati, alle procedure di esame di quei curricula. Ci sarebbe molto da dire sulle nomine dei commissari e su quelle dei direttori generali, che poi sono rientrati in una operazione di normalizzazione dell'attività di gestione del sistema sanitario regionale che partiva da un fallimento.

Quell'articolo di commissariamento era l'articolo della riforma, se lo ricorderà l'onorevole Vargiu che lo ha così calorosamente difeso. Si fece l'articolo di commissariamento delle ASL per attribuire il compito a quei commissari di predisporre la proposta di nuovo sistema sanitario regionale. Alla fine, dopo anni, noi arriviamo con una proposta di legge che non c'entra nulla con quella vicenda e, peraltro, incrementa un potere in capo a direttori generali le cui nomine andrebbero tutte ripensate. Non che tra quei direttori generali non ci sia gente di qualità, io ho anche stima di alcuni di loro, una stima personale di vecchia data, li ho visti all'opera e so che sono capaci, altri però sono frutto di operazioni e marchingegni della politica degli schieramenti, del patteggiamento interno alle formazioni politiche che costituiscono il Governo regionale di oggi e che costituivano il Governo nazionale di ieri. E in mezzo chi c'è? C'è il cittadino.

Poi, Assessore, che si facciano i registri epidemiologici va benissimo, che si debba riflettere sulla organizzazione generale della sanità e dei suoi presidi territoriali va benissimo, ma la caduta qual è? E la ragione vera di questo tipo di caduta qual è? Se noi avessimo voluto veramente riformare il nostro Sistema sanitario regionale, per avere ad esempio ASL che pagano i loro fornitori, per avere ad esempio strutture operative in tutto il territorio regionale che garantiscono il "salva-vita" dove deve essere garantito, se avessimo voluto riorganizzare (e vanno riorganizzati) i reparti che si occupano di igiene mentale, se avessimo cioè voluto fare un'operazione di grande risparmio potenziando la prevenzione e riducendo i posti letto, la degenza, ponendo attenzione alle convenzioni con le strutture private, garantendo quindi più servizi, meno spese e più qualità in tutto il territorio regionale, noi avremmo dovuto - e lo avremmo anche potuto fare - trovare una sede fisica in questo Consiglio regionale di confronto, una sede politica tra gli schieramenti e all'interno degli schieramenti, e poi avremmo dovuto trovare anche una sede giuridica all'interno della quale agire.

Si è detto qua che la sede giuridica sarebbe dovuta essere il Piano sanitario regionale, che è uno degli ultimi atti di pianificazione generale che sono stati approvati da questo Consiglio regionale e che questo Consiglio regionale ha mantenuto nella sua competenza. Invece no, anche in questo caso c'è stato un trasferimento (come dire? acrobatico) delle competenze di questo Consiglio, delle competenze di chi deve rispondere davanti al cittadino della propria funzione di governo, ai livelli più bassi. Non che questi livelli non siano controllati dalla politica, dai centri di potere, da quelli che contano veramente (sono controllati perché poi le nomine passano attraverso il labirinto che ben conosciamo) ma non sono controllati dal cittadino, sono espropriati al controllo sociale.

Io non mi trattengo oltre, Presidente, perché l'orientamento che noi abbiamo adottato rispetto a questo provvedimento è un orientamento, come dire, di opposizione pregiudiziale, di contrasto generale: noi non salviamo neppure una virgola di questo atto; non lo salviamo, al di là del merito di qualche paragrafo e di qualche comma, al di là della terminologia utilizzata e della sua possibilità di resistere in sede di impugnazione da parte del Governo, al di là di tutto noi siamo contrari al percorso che è stato sviluppato in questa legislatura in materia sanitaria.

Un percorso sbagliato, politicamente inefficace, giuridicamente dubbio, che ha origine in quello che, mi pare di ricordare, era quel famoso articolo 12, l'articolo di commissariamento generale che ha confermato ancora una volta che la sanità è un grande territorio che si può tranquillamente attraversare con politiche e con azioni di natura clientelare, di controllo del consenso, e non è invece quell'ambito così delicato che riguarda la salute di tutti noi, dei nostri concittadini, di coloro che spesso hanno più bisogno nella nostra società.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, colleghi, non vorrei che le mie parole venissero fraintese, perché ogni volta che parlo in quest'Aula provo sempre più acuito un forte senso di disagio e di frustrazione. Si sentono una marea di parole a cui non sempre conseguono dei fatti concreti e queste parole sono spesso in libertà, nel senso che si assiste a balletti di numeri, a affermazioni in totale contraddizione con ciò che è stato fatto in passato e che viene messo in un cantuccio. Eppure il momento che stiamo vivendo è un momento che richiederebbe da parte di tutti un forte impegno, una concentrazione sulle esigenze e le necessità più pressanti.

Assistiamo in questi giorni, anche con fatti riprovevoli, a una ulteriore campagna contro le Regioni. Ebbene, mentre prima era solo il movimento leghista che in maniera grossolana poneva in dubbio l'unità dello Stato e la sussistenza delle Regioni, oggi questo viene posto in dubbio in maniera molto ma molto più sottile con la diffusione di una serie di dati sulle spese delle Regioni totalmente falsi o facendo riferimento a degli indici che non stanno né in cielo né in terra. Mi riferisco, per esempio alla trasmissione televisiva dell'altro giorno quando si è parlato di vitalizi e si è confrontato il costo complessivo dei vitalizi degli ex consiglieri della Sardegna con quello delle altre Regioni, ignorando che noi abbiamo cinque legislature in più.

Noi dobbiamo difendere l'autonomia della Regione non solo a parole ma anche con i fatti. L'unità dello Stato- lo sappiamo tutti - si è formata a seguito di un processo di centralizzazione dei poteri. La riforma del 2001 ha reso il potere "reticolare" per cui l'unità nasce dal basso. Ecco perché le Regioni e le autonomie locali devono essere difese. Da qui il mio senso di impotenza; non trovo un termine per esprimere quello che provo di fronte a queste discussioni. Ma ho detto che non sempre le parole spese sono coerenti con quanto è stato fatto.

Allora, parlando di questo provvedimento di legge avverto la necessità di tornare indietro. Premetto subito che sui contenuti della legge ha già riferito brillantemente l'onorevole Lai, a cui ho già rivolto personalmente il mio apprezzamento per il suo intervento, apprezzamento che voglio esplicitare oggi pubblicamente; lo ringrazio anche per l'onere che si è assunto. Ma se partiamo parlando di piano sanitario, noi vediamo che ci sono stati nel tempo una miriade di procedimenti.

Il primo provvedimento è del 1985. In quell'occasione il piano sanitario è stato approvato addirittura con legge, quindi un provvedimento rigido col quale la Regione è andata disciplinare anche le minuzie, sbagliando; ci sono una marea di ricorsi al TAR anche con errori materiali. L'esempio classico è quello dell'istituzione con legge del servizio di urologia all'ospedale oncologico.

Nel 1989, poi, vi è stata l'esigenza di aggiornare il piano sanitario regionale. In quell'ipotesi, applicando le disposizioni contenute nella legislazione regionale vigente (perché ricordo che lo Stato detta i principi ma l'individuazione degli organi a cui compete l'adozione degli atti è rimessa all'autonomia regionale, su questo la giurisprudenza della Corte costituzionale è sterminata) venne costituita una commissione per la predisposizione del piano sanitario regionale. Io ho avuto l'onore e l'onere di presiedere quella commissione; è a quegli anni che risale il mio rapporto con Giorgio Oppi, che ho avuto occasione di conoscere - e qui lo dico pubblicamente - e di apprezzare, perché per tutto il periodo in cui abbiamo lavorato insieme non c'è mai stata un'occasione in cui abbia portato avanti interessi particolari, sempre e solo interessi generali e volti alla ricerca di quello che era il meglio per la Sardegna. Due partecipanti a quella commissione, Franco Meloni e Renato Lai, oggi sono presenti in aula e possono confermare quanto sto dicendo.

Quella commissione lavorò parecchio, da Assessore ereditai il lavoro svolto da Giorgio Oppi e quindi, non per merito mio ma solo per una contingenza cronologica, ebbi occasione di portare a termine quel lavoro. Quando nel 1994 terminò la legislatura e io cessai dall'incarico lasciai al mio successore il piano sanitario regionale pronto a essere portato in Giunta (solo per cortesia istituzionale non lo presentai in Giunta regionale, perché non ci sarebbero stati i tempi per portarlo in Aula). Tuttavia da quel lavoro scaturirono una serie di atti, come il piano di dialisi approvato dalla Giunta regionale e attuato, o il piano oncologia che invece è rimasto chiuso nei cassetti.

Voglio ricordare anche il sistema di allarme sanitario che conteneva già in quel momento, a prescindere dal 118, una completa razionalizzazione del sistema ospedaliero. Non illustro i contenuti, chi ha piacere può leggersi gli atti. Questo piano dell'allarme sanitario - era il momento del "governissimo" - fu in base alla legislazione vigente legittimamente approvato con delibera della Giunta e parere della Commissione regionale. Quindi in queste ipotesi si seguì un altro iter. Questo piano poi è rimasto inattuato sino alla fine della successiva legislatura quando venne attuata la parte relativa ai servizi del 118 su Sassari e Cagliari. Quindi sono stati adottati atti con procedimenti differenti, e in quel caso il procedimento scelto legittimamente era identico a quello che abbiamo scelto noi.

Ma andiamo avanti. Nella successiva legislatura, quella delle Giunte Palomba, il piano sanitario pronto fu chiuso in un cassetto e completamente ignorato. Si provvide, sempre per esigenze urgenti e immediate, ad approvare una razionalizzazione con deliberazione del Consiglio regionale del 22 luglio del 1998. Fu un procedimento di razionalizzazione che, in base al contenuto delle premesse, risultava totalmente inapplicabile e che in ogni caso si limitava, con una serie di errori, non a rideterminare struttura per struttura le ripartizioni dei costi ospedalieri, ma a determinare solo i costi ospedalieri globali per singola ASL. Quindi un atto completamente inattuato che rispondeva prevalentemente a esigenze finanziarie.

Attenzione, abbiamo assistito al balletto delle cifre sui deficit. Quando la successiva legislatura del 1999 iniziò, ereditò un pesantissimo passivo dalla Giunta Palomba per una questione tecnica. Come sapete in quel periodo c'era una quota del fondo sanitario che era a carico della Regione e un'altra quota che era a carico dello Stato che via via andava aumentando. Gli aumenti non erano stati tenuti in considerazione dalla Giunta Palomba, per cui nel periodo 1999-2004 la Giunta regionale e il Consiglio dovettero provvedere a destinare alla sanità per questi ammanchi di cassa centinaia e centinaia di milioni. Quindi quando si parla di cifre bisogna avere esattamente il quadro, bisogna conoscere di cosa si sta parlando.

Non credo di avere il tempo oggi di entrare nel merito delle cifre; se non dovesse provvedervi qualche altro collega nel seguito della discussione o l'Assessore nei successivi interventi provvederò successivamente a entrare nel dettaglio delle cifre che saranno date.

Nel 1999 cosa succede? Nel 1999, appena insediato, l'assessore Oppi presentò immediatamente un procedimento di razionalizzazione. Questo procedimento di razionalizzazione (l'amico Franco Meloni si ricorderà dei contenuti perché vi abbiamo lavorato insieme) che fu approvato dalla Commissione ma non arrivò in Aula, prevedeva sostanzialmente un percorso del tutto analogo a quello oggi previsto: conteneva già delle direttive però demandava entro 30 giorni ai direttori generali di procedere all'adeguamento e all'attuazione delle stesse. Nella stessa legislatura, (assessore l'onorevole Capelli) venne completato il lavoro della Commissione istituita dall'onorevole Oppi e approvato in Giunta il piano sanitario (piano che, nella successiva legislatura, Presidente della Regione l'onorevole Soru, finì nel cassetto e non venne mai utilizzato).

Furono anche approvati (dal Consiglio, in questo caso) una serie di atti, tra cui la delibera contenente i requisiti e le procedure per l'accreditamento delle strutture sanitarie. Nel 2001, infatti, era stata modificata con la legge numero 5 (per scelta legislativa del Consiglio, quindi, e non per norma costituzionale o norma ordinaria imperativa) la scelta dell'organo competente ad emanare tutti questi atti, per cui la competenza passò all'organo legislativo.

Nella successiva legislatura a cosa abbiamo assistito? Abbiamo assistito - nonostante ci fosse una norma di legge che prevedesse espressamente che le delibere dovessero essere adottate dal Consiglio regionale - all'adozione di tutti questi atti da parte della Giunta regionale. E' il caso, per esempio, delle delibere sui requisiti per l'accreditamento, è il caso dell'indirizzo agli atti aziendali, approvati con delibera di Giunta regionale e non dal Consiglio regionale, è il caso dei protocolli di intesa, (ero io presidente della commissione che ha elaborato il testo) presentati dall'onorevole Capelli, approvati dalla Giunta e successivamente ripresi dalla Giunta Soru con modifiche peggiorative e approvati dalla stessa Giunta regionale nonostante il parere contrario dell'allora direttore generale.

Quindi di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di una serie di procedimenti legislativi disciplinati con legge e parliamo di atti amministrativi adottati in violazione di legge. Pertanto coerenza vorrebbe che quanto meno certe cose venissero tenute presenti. E' vero che l'opposizione fa la sua parte ma sarebbe auspicabile che la facesse senza parole polemiche. Qua si sono sentite battute, si è sentito parlare di conflitto di interessi: assicuro che né io né il mio Gruppo ha alcun conflitto di interessi in tema di sanità. Auspico che per tutti gli altri esponenti di questo Consiglio sia così.

Si è parlato del perseguimento di interessi particolari: non è così. In questa mia breve esperienza, che ormai volge al termine, ho avuto l'onore e l'onere di esporre in Aula le posizioni del mio Gruppo (perché la scelta del mio Gruppo è stata quella, come metodo, di procedere prima a un confronto interno e di portare poi avanti con un'unica voce, in Aula e nelle diverse riunioni, tutte le istanze, evitando di parlare in tanti sullo stesso argomento) e posso quindi serenamente affermare che il mio Gruppo (e di questo chiedo anche ai colleghi dell'opposizione la testimonianza) ha sempre portato avanti battaglie generali, si è sempre battuto su problemi quali quelli del lavoro, senza avere nessun interesse personale, senza che nessuno dei lavoratori interessati fosse riferibile al nostro partito.

Di questo do atto a Giorgio Oppi, e lo dico con chiarezza: lui mi ha insegnato che in presenza di una norma o di un interesse che contrasta, all'amico si dice di no. L'ho apprezzato, ho avuto modo di apprezzare in tutti questi anni questa sua coerenza, ho avuto modo di apprezzarne l'onestà. Scusatemi se lo dico, non l'ho detto all'inizio, ma, ripeto, siccome ormai la legislatura sta per terminare, e quindi anche la mia esperienza volge al termine, ritengo di dovergliene dare pubblicamente atto.

In questa situazione cosa dobbiamo fare? La legge del 2006, legge a mio avviso pessima - a differenza di quella del '95, che era una buona legge, soprattutto nella versione originaria che era stata approvata nella precedente legislatura e non era passata in Aula - prevedeva lo scorporo di tutti gli ospedali (è stata anche copiata dalla Regione Lombardia) e attribuiva la competenza al Consiglio regionale.

Ma allora è obbligatorio che l'atto venga emanato dal Consiglio regionale? Dipende dalla natura giuridica dell'atto che andiamo ad approvare. Se si tratta di un atto regolamentare indubbiamente la competenza è del Consiglio. Questo è quello che diverse volte avevamo sostenuto noi. La Giunta Soru, invece, ci ha detto più volte che si tratta di un atto amministrativo generale, e ce l'ha detto anche a proposito del piano sanitario regionale, che infatti non è stato emanato con decreto e sottoposto al visto della Corte (come sarebbe stato necessario se fosse stato considerato un atto regolamentare) ma è stato emanato con delibera pura e semplice, il che vuol dire che è un atto amministrativo generale. E se è un atto amministrativo generale, la competenza può essere indifferentemente del Consiglio o della Giunta.

E' ben vero che nelle norme sulla statutaria che abbiamo approvato in Commissione, proprio su segnalazione e sollecitazione dell'onorevole Gian Valerio Sanna, noi abbiamo previsto in futuro che gli indirizzi li debba impartire il Consiglio regionale. Per il momento, però, quella norma della statutaria non è ancora operante.

Sappiamo tutti che questo piano sanitario è stato annullato dal TAR, non per un errore della Commissione ma per un errore dell'Assessore, perché è l'Assessore che ha omesso di effettuare le audizioni. Il Consiglio regionale non ho sbagliato una virgola in questa vicenda, ma in questo Piano sanitario il vizio non era costituito solo dalla mancata audizione di un'associazione, vi erano una serie di violazioni e di errori che il TAR non ha esaminato solo perché, a fronte di quel problema pregiudiziale, ha fermato la propria analisi.

Oggi ci troviamo in una situazione di emergenza, dobbiamo fare la riforma del servizio sanitario. Io auspico che la legge regionale già approvata oramai illo tempore venga al più presto portata in Aula. Annuncio che presenteremo una serie di emendamenti, anche se il sistema scelto non ci piace. Il sistema scelto è infatti quello di emendare la legge del 2006, mentre, secondo me si deve approvare una legge completamente differente. Se dovesse arrivare in Aula, annuncio subito che il mio Gruppo presenterà una serie di emendamenti.

Il cuore della legge sono gli articoli 10 e 11 che riguardano la razionalizzazione della rete ospedaliera. Cosa c'è di diverso rispetto al provvedimento approvato nel 2001 dalla Commissione sanità? Di diverso c'è semplicemente che in quell'atto erano già contenuti gli indirizzi, mentre in questa legge si prevede che gli indirizzi li debba impartire l'Assessore.

Anche nell'atto del 2001, comunque, si prevedeva che i direttori generali attuassero gli indirizzi entro trenta giorni, e l'atto non ripassasse in Commissione. Noi invece vogliamo che passi in Commissione con gli indirizzi attuati, in maniera tale che il controllo del Consiglio oggi sia al momento finale. Le disposizioni dell'articolo 10 sono disposizioni vincolate, perché sono limiti statali, e possono essere irrazionali. Sono d'accordo con chi dice: "Non si può ragionare sul numero di posti letto". Sono d'accordo, però purtroppo su questo noi siamo vincolati ad andare avanti. Peraltro, siccome abbiamo ben presente la particolarità del territorio della Sardegna, il comma 3 prevede che ci siano delle possibilità di deroga.

Ora, chiudere un piccolo ospedale a Isili, Muravera, Sorgono e quant'altro, vuol dire spendere, perché, se io chiudo l'ospedale in quella zona, devo poter fornire un'assistenza, devo costituire comunque dei centri di medicina d'emergenza e dei centri di base, quindi va verificato tutto con attenzione. Ripeto, però, il procedimento in questo caso è pienamente legittimo, perché quanto previsto nella legge del 2006, essendo una legge ordinaria, non è un parametro di costituzionalità su cui rapportare questa norma di legge, che nella gerarchia delle fonti si pone allo stesso livello. Il divieto nascerebbe in presenza di un obbligo costituzionale dello Statuto o della legge statutaria. Ripeto però che, essendo la qualificazione, proprio per espressa scelta della Giunta Soru, quella di atto amministrativo generale, è pienamente legittimo il ricorso a questo procedimento.

La scelta di attribuire dei poteri ai direttori generali è una scelta operativa. A monte ci sono gli indirizzi dell'Assessore, l'Assessore dovrà fornire le indicazioni sulla ripartizione nel territorio regionale dei posti letto. Per esempio è ovvio che l'Ospedale Brotzu, che è un ospedale regionale, è fuori quota, è ovvio che le aziende ospedaliero-universitarie devono avere una disciplina particolare ai sensi della legge numero 507 del '99, e in base alle funzioni che esplicitamente vanno a svolgere. Poi, sulla riduzione sappiamo benissimo che, se non sbaglio, almeno il 50 per cento è a carico del pubblico e il restante a carico del privato. Ma l'operato dei direttori generali non rimane immune da controllo, lo verifica la censura, lo verifica l'Assessorato, lo verifica la Giunta, lo verifica la Commissione.

In conclusione, entriamo nel merito del provvedimento, cerchiamo per quanto possibile di migliorarlo. E' un provvedimento urgente, è un provvedimento necessitato, non è la riforma della sanità. Ripeto, cerchiamo di far seguire alle parole i fatti, cerchiamo di dire parole che entrino nel merito dei problemi e dei contenuti e parole che siano coerenti con i precedenti comportamenti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Abbiamo sentito nella giornata di ieri (per la verità in qualche intervento anche questa mattina) toni apocalittici, cassandre che preconizzavano o preconizzano chissà quali effetti devastanti sul sistema sanitario, senza però interrogarsi (o spesso sorvolando) sugli effetti di una sanità malata e anche sulle responsabilità. Soccorre a questo proposito la massima evangelica: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Si accettano lezioni da tutti, però bisognerebbe porsi nella condizione anche di interrogarsi se, per esempio, quel disavanzo che si è accumulato nel corso dei decenni non investa anche la responsabilità di chi non c'è in questo Consiglio, o anche di chi c'è in questo Consiglio, per aver avuto responsabilità dirette nella guida e nel governo della sanità, quando, soprattutto, si moltiplicavano, in maniera davvero spudorata e clientelare, le strutture cosiddette complesse tanto da averne in quantità abnorme nella stessa struttura ospedaliera.

Tutto questo, però, siccome appartiene al passato e si pensa che ci sia gente senza memoria, lo utilizziamo per addossare a questa Giunta o a questo Assessore problematiche rispetto alle quali sicuramente non ha nessuna responsabilità. Non è responsabile certo l'assessore De Francisci se le liste di attesa ancora, purtroppo, registrano tempi che non sono assolutamente adeguati, siamo noi i primi a denunciarlo, ma ci si deve interrogare perché un certo sistema anche nel passato non è stato in grado di creare le condizioni perché oggi il tutto potesse essere messo sui binari giusti.

Noi siamo disponibili ad un confronto a tutto campo sulla sanità, ben sapendo che il provvedimento che stiamo esaminando non è la riforma del sistema sanitario, è un segmento molto importante sul quale avremmo voluto un confronto di merito oggi, per le responsabilità che noi come maggioranza ci assumiamo, ma anche per capire esattamente cosa ne pensano le opposizioni. A me dispiace che non sia presente l'onorevole Soru, perché ieri ci ha dilettato con un intervento in cui ha confermato quanto sia abile a far convivere verità e bugia e, soprattutto, a far prevalere la bugia rispetto alla verità.

Ieri, infatti, ha dato davvero i numeri (lo dico non in senso ironico ma riferendomi proprio a un passo del suo intervento, che riporto testualmente) affermando: "Se i numeri sono importanti quando si fanno i bilanci, un po' di margine c'è nel valutare lo stato dei crediti, degli impegni, lo stato dei debiti, lo stato dei magazzini, alcune partite che fanno sì che un bilancio non possa essere stravolto ma, certamente, un po' spostato, un po' modificato sì, e magari prendersi qualche sicurezza in più per il futuro, costituirsi qualche riserva in più per il futuro".

Sono delle affermazioni gravissime, pronunciate da un ex Presidente della Giunta regionale. E' quasi come giustificare dei falsi in bilancio, giustificare che i bilanci all'occorrenza vengano accomodati. Ma tutto questo perché? Tutto questo per giustificare una bugia solenne, cioè la bugia che nel 2008 la Giunta Soru avrebbe lasciato i conti della sanità a posto, perché in luogo dei 71 milioni che sarebbero stati certificati, in realtà, secondo i suoi calcoli, il deficit sarebbe stato di 38 milioni.

Io davvero di bilanci non me ne intendo, se non per quell'esperienza che richiamava l'onorevole Uras, ma so che vengono sempre certificati dai funzionari. Però, il fatto che un bilancio possa essere mascherato così, con tanta disinvoltura, veramente spiega tante cose, ma non è questa la sede per parlarne. Certo da un ex Presidente, e soprattutto da un imprenditore della levatura che tutti riconosciamo all'onorevole Soru, non ci saremmo aspettati tali affermazioni. Ma il ragionamento, vedete, non solo non è corretto, ma è addirittura menzognero.

Io ho un dato, che è quello che certificano gli uffici, pertanto, a meno che noi non abbiamo una dirigenza regionale di falsari - e allora l'onorevole Renato Soru se ne deve assumere la responsabilità - a quello dobbiamo attenerci. Io invito l'onorevole Soru a dimostrare che quei dati non sono veritieri, che non è vero quanto è stato certificato, che cioè il deficit della sanità al 2008 (quindi quando l'onorevole Soru ci lasciò) era di 146 milioni 831 mila e 780 euro. Altro che 38 mila! Altro che 71 mila! Ma di che cifre parla e da dove le ha tirate fuori?

Ma non solo, nel 2009 (che è l'esercizio di chiusura, che tiene conto, quindi, di tutto quello che è stato fatto nel 2008 e delle sopravvenienze, quindi il 2009 è un bilancio riferito alla gestione dell'onorevole Renato Soru) addirittura la cifra schizza a 239 milioni 108 mila e 90 centesimi di euro. Nel 2010, invece, e qui subentra la responsabilità piena di questa Giunta, il deficit scende a 138 milioni mentre nel 2011 scende ulteriormente e si attesta a poco più di 100 milioni. Ora, non che la cosa mi faccia gridare al successo, perché noi vorremmo un deficit zero, un pareggio di bilancio (questo è l'impegno della maggioranza, di questa Giunta per continuare e proseguire nella strada della revisione della spesa nel settore sanitario) però noi non giochiamo sui numeri e, soprattutto, non facciamo il gioco delle tre carte, come ci ha proposto ieri l'onorevole Renato Soru.

Onorevole Barracciu, lei avrà mille difetti, però ha un pregio, almeno entra nel merito delle questioni, e questo ci consente anche di poter avere un contraddittorio sul merito, non sulle bugie e sui numeri che ci propina l'onorevole Renato Soru e sulle affermazioni fatte a proposito dei bilanci fasulli. Lei, ieri, parlando del piano sulla psichiatria denunciava questa Giunta e questa maggioranza per una sorta di mancanza, di preventiva collaborazione con questo Consiglio, perché tutto avveniva nel chiuso dell' Esecutivo. Io le voglio però ricordare che lei oggi chiede, a questa Giunta e a questa maggioranza, di fare quello che non ha fatto lei, la sua Giunta e la sua maggioranza, perché nel 2007, quando voi avete presentato il progetto strategico "salute mentale", la delibera della Giunta regionale numero 35/6 del 12 settembre del 2007 è stata approvata dalla Giunta Soru senza essere stata preventivamente sottoposta al parere della Commissione consiliare.

Vedete, è sul terreno dei fatti veri, dei fatti che sono successi ieri o che possono succedere domani che dobbiamo confrontarci, e non sui giudizi generici come quelli dell'onorevole Zuncheddu, che non avendo altri argomenti deve dare per forza dell' "inadeguato" all'Assessore che oggi siede in quei banchi. Onorevole Zuncheddu, i giudizi di adeguatezza vanno pesati perché, guardi, se iniziamo a parlare di adeguatezza e inadeguatezza le ricordo che ieri la Camera ha approvato la riduzione da 80 a 60 dei consiglieri regionali, perché non se ne può più della inadeguatezza anche nello svolgimento del ruolo di consigliere regionale, per gli interventi, le fesserie che sentiamo e la superficialità che purtroppo è insita anche nel modo di fare politica, nel modo di attaccare l'avversario senza quel minimo garbo istituzionale che dovrebbe avere chi si rivolge all'Assessore.

Richiamo questo episodio perché non è possibile che ogni argomento diventi pretesto per scatenare una sorta di tifoseria da stadio, dove per forza bisogna mettere sulla croce l'Assessore di turno e addirittura arrivare a esprimere giudizi che sono di una gravità che noi respingiamo al mittente. Noi l'Assessore lo difendiamo perché riteniamo che stia operando non con sistemi clientelari, non con sistemi che probabilmente sono ben conosciuti da qualche altra parte politica, ma con serietà, responsabilità e trasparenza.

Certo, la difficoltà e la complessità del compito pone dei problemi ed è su questo che noi abbiamo tentato e cercato, anche in Commissione, di aprirci a un confronto con le opposizioni, e voi non potete non darci atto che sono state recepite alcune indicazioni utili, modificando alcune parti della proposta originaria. Noi siamo, quindi, per un confronto serio, per un confronto a tutto campo, abbandonando veramente toni che offendono, toni che nulla hanno a che vedere con il merito di un provvedimento che noi ci auguriamo sia un primo tassello importante per una razionalizzazione della spesa e della stessa rete ospedaliera.

Vedete, può essere discutibile - e su questo ci dobbiamo confrontare - se sia opportuno che sia l'Assessore a dettare le linee guida o siano i direttori generali. È un confronto di merito e su questo non ci sottraiamo. Noi riteniamo che probabilmente ogni direttore generale debba fare una valutazione in loco . Perché, veda, onorevole Barracciu, io come lei faremmo le barricate perché l'ospedale di Sorgono non chiudesse; io come l'onorevole Giuseppe Luigi Cucca e tutti i colleghi nuoresi che sono qui siamo interessati perché Macomer e perché altre strutture possano avere una loro prospettiva futura, pensando anche a forme di riconversione, pensando anche a forme di utilizzazione più razionale, migliori, per aumentare anche la qualità e l'efficienza dell'offerta sanitaria. Ma per fare tutto questo, badate, io penso che, siccome la salute dei cittadini, di cui spesso ci dimentichiamo, è l'obiettivo che deve animare tutti quanti noi anche in questa discussione, occorra abbassare davvero i toni ed entrare nel confronto di merito.

Se lo farete troverete la maggioranza e il nostro Gruppo attenti alla proposte e ai suggerimenti che potranno venire anche dalla vostra parte politica.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, pensavo che alla fine l'onorevole Pittalis entrasse nel merito, invece forse stava per scadere il tempo e non lo ha fatto. A me, che nutro ogni tanto simpatia per l'onorevole Pittalis, dispiace che lui abbia utilizzato tre quarti del suo discorso - evidentemente non aveva altri argomenti - per criticare in maniera davvero spiacevole l'intervento di un collega pronunciato ieri.

Mi dispiace, caro onorevole Pittalis, che lei non sappia discernere, non sappia distinguere un contributo appassionato e convinto, anche quando tentiaamo di respingere totalmente una proposta (in questo caso il disegno di legge presentato dalla Giunta). Mi dispiace che non sappiate distinguere un contributo forte, originale, di un partito, di un'opposizione che ha un'idea diversa dalla vostra e cerchiate di demonizzarla, di distruggerla.

A me pare che, a partire dalla relazione di opposizione presentata dalla collega Barracciu (che è scritta, è lì, è agli atti) tutti gli interventi pronunciati ieri si siano contraddistinti per due elementi: una critica feroce (capisco che possa non essere gradita, è politicamente e umanamente comprensibile) e una proposta. La collega Barracciu non ha detto: "Buttiamola al macero", ha detto che non la condividiamo. Allora riportatela in Commissione; noi diamo la nostra disponibilità entro l'anno (mancano due mesi e mezzo) a costruire davvero una proposta di organizzazione, di pianificazione, di programmazione della sanità in Sardegna che risponda al fabbisogno di salute che c'è in questa regione. Questo è stato il nostro spirito. Poi, per carità, ognuno di noi è padrone di costruire i propri interventi come vuole, però se l'adeguatezza del consigliere regionale, caro Pittalis, si misura anche in termini di proposta lei, stando all'intervento di oggi, rischia di essere tra quei 20 che la prossima legislatura non siederà in Consiglio regionale. Ma a parte questo, cara onorevole De Francisci…

PITTALIS (P.d.L.). La proposta c'è! E' questa la proposta! Dimmi la tua!

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sì, ho capito, per carità ho capito. La nostra, per esempio, è quella della passata legislatura, che voi state demolendo e che vi abbiamo detto che dopo quattro anni è certamente perfettibile, è da correggere, è da integrare, è da modificare, è da attualizzare, ma è uno strumento, caro Pietro, di pianificazione e di programmazione. E quando si parla di pianificazione e di programmazione si parla di strumenti che non si sottraggono al controllo democratico di tutti coloro i quali devono effettuarlo, a partire dal sistema delle autonomie locali.

Non è un caso, caro Pietro, che in quella legge numero 10 del 2006 si facesse riferimento anche alla conferenza delle province che aveva e ha svolto un ruolo importante di coinvolgimento, di ascolto e di proposta, che ha coinvolto comuni e ha coinvolto province, ha coinvolto chi aveva la responsabilità nel territorio come amministratore affinché rispondesse anche della qualità dei servizi sanitari che la Regione eroga. Questo è uno dei tratti connotanti di quella legge, di quello strumento di pianificazione. Non è adeguata? Ci mancherebbe altro, per carità! Discutiamo di questo.

Assessore De Francisci, con grande rispetto personale, io voglio citarle alcune linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, che sarà anche un organismo vituperato ma è un organismo che pure fornisce qualche indicazione ai Paesi che ne fanno parte e che, guarda caso, sono i Paesi più moderni del pianeta che abitiamo.

Assessore, io mi rivolgo a lei perché ieri lei ha ricevuto importanti attestati di straordinaria sensibilità e di coraggio, anche da parte di autorevoli esponenti della ex maggioranza, per essersi dichiarata disponibile a modificare un testo in Commissione che aveva i caratteri dell'ingessatura. Quindi, io parlo a un Assessore convinto che sia un Assessore che ha queste caratteristiche che ieri le sono state riconosciute E per questo mi permetto di ricordarle alcune cose.

L'Organizzazione mondiale della sanità parla di salute come di un diritto di cittadinanza. Sempre l'OMS considera la salute alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alla persona. Ancora, la Carta di Ottawa, sottoscritta dagli Stati membri dell'Organizzazione mondiale della sanità, definisce la promozione della salute come il processo - mi segua, Assessore, anche lei onorevole Pittalis, spero poi di non essere inserito, dopo questo intervento, tra i venti consiglieri di cui lei ha parlato - che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla.

Per agire in questa direttrice si declina in questa maniera e si dice: "E' necessario il rafforzamento dell'azione delle comunità locali affinché queste possano operare autonome scelte relativamente alla salute dei cittadini". L'altra direttrice attraverso la quale si declina questa direttiva (chiamiamola così, ma non è una direttiva, è un'indicazione) è un orientamento dei servizi sanitari volto a renderli più adeguati ad interagire nel territorio con gli altri settori, per svolgere un'azione comune per la salute delle comunità di riferimento.

Ecco, a me pare e a noi pare, scusate la presunzione, che nella passata legislatura - con tutti i limiti, per carità - attraverso la legge numero 10 del 2006 si sia cercato di tener conto anche di questi suggerimenti, chiamiamoli così.

Ho citato uno dei punti che è stato un elemento costitutivo della pianificazione e della programmazione attraverso la legge numero 10, che ha coinvolto e responsabilizzato il sistema del governo delle autonomie locali (che non si può mai escludere dalle scelte) e abbiamo ritenuto, insieme alle autonomie locali, di dotarci di uno strumento che ancora non è stato sostituito perché quello che proponete oggi voi è tutto tranne che pianificazione e programmazione. Ve l'hanno detto e ve lo ripeterò anch'io: è tutto tranne che pianificazione e programmazione.

Allora, voi, col disegno di legge numero 385, assessore De Francisci, cancellate uno strumento che è la legge numero 10, che è uno strumento di pianificazione che è nella disponibilità di tutti. E essere nella disponibilità di tutti è un fatto di straordinaria partecipazione democratica. Avere uno strumento che è nella disponibilità della Regione, delle Province e dei Comuni, è un fatto di partecipazione e di corresponsabilizzazione di carattere straordinario. E questa partecipazione e corresponsabilizzazione non è prevista, invece, nel disegno di legge che abbiamo in esame.

Ripeto, quella legge numero 10 ha tutti i limiti che ricordava anche l'onorevole Capelli stamattina, lo abbiamo riconosciuto anche ieri, ma è uno strumento di pianificazione e di programmazione. Voi, ahinoi, Assessore (non so quanto lei ne sia convinta, spero poco) voi di fatto - ed è dall'inizio di questa legislatura - siete ossessionati dal bisogno di cancellare qualsiasi strumento - mi segua anche lei, assessore Rassu - qualsiasi strumento di pianificazione e di programmazione. Questo è uno dei punti di scontro feroce che c'è stato sin dall'inizio tra voi maggioranza e noi opposizione.

Voi avete agito sin dal primo giorno accecati da questa ossessione di cancellare gli strumenti di pianificazione e di programmazione. Non voglio ricordarvi i singoli episodi per evitare polemiche, ma lo avete fatto sin dall'inizio. Perché? Perché, ripeto, gli strumenti di pianificazione e di programmazione sono strumenti nella disponibilità della dinamica democratica che non escludono nessuno, ed è questo che voi avete cercato di demolire ossessivamente sin dall'inizio di questa legislatura. Questo è il punto che ci divide e ci sono anni luce tra noi e voi; c'è una cultura di governo che è agli antipodi. Non ci sono possibilità di mediazione.

La pianificazione e la programmazione si fa qua dentro e dobbiamo consentire a chi non è qua dentro e ha la responsabilità che gli deriva dal mandato dei cittadini, di avere uno strumento disponibile per poter intervenire a loro tutela nel territorio che amministra.

Ma chi la farà la pianificazione sanitaria d'ora in poi, Assessore? La farà forse la conferenza dei direttori generali? Io non ho nulla contro i direttori generali, anzi, contro qualcuno sì (e lo dirò alla fine sperando di non perdermi con il tempo) ma certamente anche i più bravi (e ce ne sono che godono della stima non soltanto mia, che conta poco, ma della stragrande maggioranza) hanno necessariamente una visione parziale della sanità, hanno una visione parziale delle singole ASL, delle singole aziende miste, delle singole aziende. Hanno una visione parziale, una responsabilità parziale e non è loro compito fare politica sanitaria, dovrebbero invece gestire al meglio, con i risultati migliori, gli indirizzi, gli orientamenti, gli strumenti di pianificazione e di programmazione del legislatore regionale.

Ecco, pianificare e programmare vuol dire guardare in prospettiva, guardare oltre il presente, pensare in termini di dieci, quindici anni. Assessore, io le faccio un esempio, per entrare nel merito. La metà dei sardi vive nei nostri paesi, paesi piccoli, di poche migliaia di abitanti. Ebbene, in queste comunità sono disponibili, rispetto al totale, solo una minima parte di posti letto. Cagliari rispetto a questi paesi ha il doppio dei posti necessari alla popolazione della provincia, Sassari appena appena meno. Ciò nonostante i pronto soccorso a Cagliari scoppiano e immagino succeda anche a Sassari. Nei reparti degli ospedali si mettono i letti in corsia, e se questo è vero - ed è vero - vuol dire che c'è qualcosa che non funziona.

Rispetto a questo esempio che sto facendo, Assessore, dobbiamo essere noi a chiedere alla metà di quella popolazione, che ha pochissimi posti letto disponibili negli ospedali del territorio, di spostarsi per cercare la salute o deve essere la salute (compatibilmente con tutto ciò che vogliamo, anche con esigenze di bilancio, e siamo qui per discuterne) a dover raggiungere i cittadini? E' un concetto, quest'ultimo (quello che deve essere la salute a raggiungere i cittadini) così osceno da non meritare un minimo di ascolto, di riflessione? Abbiamo tentato di esporlo in Commissione, nella relazione, dappertutto, ma voi non ci ascoltate! Evidentemente c'è qualcosa che non va nemmeno nella comunicazione. Eppure so che è un concetto condiviso anche da tanti colleghi della maggioranza, quindi (non fosse altro che per questo) credo meriti di essere affrontato seriamente e non attraverso questo disegno di legge che non lo affronta affatto. Su questo vi chiediamo un confronto.

Ancora, lo ricordava mi pare la collega Barracciu nel suo intervento, il problema dell' assenza di regole. Io capisco che le regole possano dar fastidio, voi però l'assenza di regole la perseguite perché è sinonimo di interessi particolari che volete tutelare. Dimostrateci il contrario. Questo disegno di legge è lo specchio di una assenza di proposta di programmazione e di pianificazione nel settore della sanità, e questo modello che voi propugnate - anche se lei, Assessore, non ne è responsabile - sta già condizionando la corretta dialettica politica anche qua dentro.

Parliamoci chiaro, perché purtroppo la sanità anche adesso è stata utilizzata per risolvere problemi di ordine politico, e quando viene utilizzata per questo condiziona non soltanto la corretta dialettica democratica, ma anche - ed è ancora più grave - la possibilità di offrire un servizio sanitario rispondente alle attese e ai bisogni della nostra gente.

Noi vi abbiamo detto con gli interventi di ieri, di Soru, di Gian Valerio Sanna, di Espa, di tutti coloro che sono intervenuti : "Siamo pronti a discutere su alcuni punti, ma davvero servono tutte le ASL?" Ma Dio mio, vi sembra una cosa di poco conto? Qual è la vostra disponibilità? Ditecelo, ve lo chiedo. Noi siamo pronti a discutere, però secondo noi le ASL attuali sono troppe, così come sono troppi anche i centri di costo, come ieri qualcuno vi ha detto. Allora queste sono le questioni, la spesa farmaceutica, la rete ospedaliera eccetera.

E infine una critica, finora non ne ho fatto: Assessore, è non più sopportabile che al Brotzu il direttore generale continui ad usare i lavoratori interinali in questa maniera. Io non so cosa dobbiamo fare: dobbiamo incatenarci qua dentro? E' una vergogna! Io vorrei sapere perché altri direttori, cito soltanto la ASL 8 di Cagliari, la più grande ASL, la più importante …

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Poiché nessun altro è iscritto parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

DE FRANCISCI (P.d.L.), Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Io ho ascoltato con molta attenzione e molto interesse gli interventi di ieri e questa mattina, e devo dire, lo dico senza retorica, ho apprezzato l'incoraggiamento, ho apprezzato lo sforzo costruttivo di tutti quanti voi, anche le critiche, le critiche anche aspre, le critiche rivolte certamente non alla sottoscritta ma alla fotografia, così come è, del servizio sanitario regionale oggi. Io volevo partire da una frase pronunciata ieri dall'onorevole Campus, un'affermazione. L'onorevole Campus ieri tra le tante cose ha detto: "La politica è scelta, la politica è decisione".

Allora, se la politica è scelta noi abbiamo scelto, abbiamo scelto di mettere ordine nel servizio sanitario regionale intervenendo in particolare con questo disegno di legge nella rete ospedaliera, punto nodale dell'assistenza e della produzione dei costi. Non ci siamo mai nascosti; abbiamo detto sin dall'inizio in Commissione, sin dai primi giorni dell'esame di questo provvedimento, che non pensavamo minimamente di porre mano alla madre di tutte le riforme in sanità e di procedere alla mega riforma.

Noi l'abbiamo definita, onorevole Corda, non una povera riformina come l'ha definita lei ieri, ma certamente una leggina, un disegno di legge, appunto, di riordino della rete sanitaria, un provvedimento che, vi ricordo - l'abbiamo detto in Commissione e l'ho dichiarato pubblicamente diverse volte in questi mesi, adesso mi fa piacere farlo in Aula - è assolutamente fondamentale approvare in tempi rapidi. Ecco perché è un documento snello: perché i tempi - è stato ricordato anche in qualche intervento di oggi e di ieri - sono strettissimi.

Noi abbiamo iniziato a lavorare su questo documento a febbraio, abbiamo approvato il disegno di legge in Giunta ad aprile, oggi 4 ottobre ne stiamo parlando in Aula. Certamente quando abbiamo iniziato a lavorare su questo documento non potevamo pensare che poi a luglio sarebbe arrivato il decreto sulla spending rewiew , ma il problema di mettere ordine al sistema ce lo eravamo posti ugualmente. E l'abbiamo fatto convintamente, onorevole Zuncheddu, e non c'è stata accettazione passiva da parte della Regione perché noi ci siamo battuti (la sottoscritta insieme a tutti gli altri Assessori regionali della sanità) ci siamo battuti fortemente, abbiamo aperto tavoli infuocati a Roma col ministro Balduzzi (e la invito ad andare a rileggere la rassegna stampa di quel periodo).

Noi ci siamo battuti - noi insieme a tutti gli altri Assessori - contro quello che abbiamo dichiarato potesse essere lo smantellamento del sistema sanitario nazionale. Avevamo la paura che dietro quel decreto (non quello sulla spending rewiew ma il decretone successivo) si nascondesse lo smantellamento del servizio sanitario nazionale. Del resto la competenza legislativa in materia di sanità è concorrente; ciò vuol dire che Regione e Governo devono dialogare attraverso il patto della salute non attraverso i decreti.

Noi pertanto abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo anche presentato degli emendamenti correttivi e due di questi emendamenti sono anche stati accolti. Quindi, come vede, non c'è stata nessuna accettazione passiva. Ma l'esigenza di approvare in tempi rapidi questo disegno di legge (entro il 31 dicembre) non è solo legata alla necessità di non vanificare lo stanziamento di 244 milioni di euro (di cui 200 già assegnati alla Sardegna) ma è legata anche all'opportunità di decidere noi, nello spazio di autonomia di cui la Regione ha diritto, come e dove tagliare.

Allora mi piace ripetere una frase che l'onorevole Uras ha pronunciato in un'altra circostanza, la scorsa settimana durante la discussione sulla flotta sarda: "Stiamo lavorando" - ha detto- "per riconquistare spazi di potere, di sovranità, di autodeterminazione". Quindi bocciare questa legge, rispedirla al mittente potrebbe voler dire far decidere ad altri. E allora vanno a farsi benedire - scusatemi l'espressione - questi spazi di sovranità, di autodeterminazione, questa difesa dell'autonomia della Regione a cui faceva riferimento questa mattina l'onorevole Steri.

Questo documento motivato dall'urgenza, documento che abbiamo definito snello, abbiamo definito "leggina", è aperto al contributo di tutti; nell'arco della discussione ci sarà spazio per valutare insieme quali modifiche eventualmente apportare. Certamente la parte che ha creato più perplessità - ed è stata richiamata in questi giorni - è quella legata al ruolo dei direttori generali.

Qualcuno ha detto che la Regione sta abdicando al proprio ruolo. Io voglio sottolineare, invece, che la Regione non abdica a nessun ruolo, perché i direttori generali formulano una proposta, una proposta dal basso, la commissione consiliare seguirà tutto l'iter e potrà esprimere in qualunque momento i pareri, mentre il coinvolgimento del territorio è garantito attraverso la Conferenza provinciale sanitaria e sociosanitaria. Quindi mi pare che ci siano le condizioni per una partecipazione amplissima, anche se - non è mai superfluo ricordarlo - questo disegno di legge non è un piano sanitario e non vuole minimamente essere sostitutivo del piano sanitario. E' un provvedimento invece alternativo, anche e soprattutto perché motivato da ragioni d'urgenza. Quindi da parte nostra c'è la massima disponibilità a modificarlo, a migliorarlo, in ossequio a quella logica, a quel linguaggio comune a cui faceva riferimento ieri il presidente Soru.

Si è poi parlato di piccoli ospedali e purtroppo devo registrare, ancora una volta, che quest'Aula non ha su di essi una visione comune. L'onorevole Gian Valerio Sanna ieri ha affermato che su questi argomenti bisogna essere chiari e ha usato l'espressione "durezza", altri nell'intervenire sulla necessità di salvare i piccoli presidi sono stati molto più morbidi. Quindi anche questo è un tema estremamente delicato che ci deve portare a guardarci in faccia chiaramente.

E' necessario uscire da qui con una visione unitaria e condivisa, Giunta e Consiglio, senza alcun tatticismo politico. Dobbiamo guardarci in faccia e decidere che cosa fare e dobbiamo farlo tutti insieme, sapendo ed essendo consapevoli del fatto che tenere in piedi i piccoli presidi comporta dei costi. La regione Puglia, che tra poco vedrete come Regione che improvvisamente diventa virtuosa, ha già chiuso 19 ospedali e si appresta a chiuderne altri 10. Noi vogliamo fare la stessa cosa? Se sì, perché? Se no, perché? Però ce lo dobbiamo dire qua tutti insieme. E'un invito a dialogare e a ragionare davvero su temi così delicati tutti insieme.

Sulla spesa farmaceutica qualcuno ha detto: "Per ridurre i costi della sanità e ridurre il disavanzo" - e tra poco arriverò anche a parlare di disavanzo - "è necessario intervenire non solo sul taglio dei posti letto, ma anche sul contenimento della spesa farmaceutica". Beh, noi lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo, abbiamo approvato una delibera che fissa dieci punti sul contenimento della spesa farmaceutica, uno tra questi - ma sono tutti importanti - riguarda la centralizzazione delle gare d'acquisto. Questo è uno strumento fondamentale che va nella direzione del contenimento della spesa farmaceutica.

Quindi, come vedete, non siamo stati con le mani in mano ad aspettare che il disavanzo crescesse. E arrivo al disavanzo. Ieri, come ha detto l'onorevole Pittalis - e anche come ha richiamato l'onorevole Steri - c'è stato il balletto dei numeri: qualcuno ha detto che il disavanzo attuale è 360 milioni, qualcun altro (credo l'onorevole Corda) ha parlato di 270, qualcun altro ha detto addirittura 500. Stamattina leggo la rassegna stampa e vedo che da un'indagine di Confartigianato il disavanzo reale attualmente ammonterebbe a 786 milioni di euro. Poi ci faremo dire da Confartigianato su quali basi e come hanno ricavato questi numeri. Fatto sta che il disavanzo attuale, certificato da Ministero delle finanze e dal Ministero della sanità, è di 118 milioni e 700 mila euro.

Adesso non cominciamo certo a ballare perché il deficit è "solo" 118 milioni di euro, perché non è certamente un risultato che ci lascia sereni, ma stiamo intervenendo, e questo è uno strumento che va esattamente nella direzione di contenimento del disavanzo. Onorevole Barracciu, lei nella relazione, che ho apprezzato in molti punti, afferma che il disavanzo del 2008 ammonta a 75 milioni; quello è il disavanzo del 2007, onorevole Barracciu, dopo che nel 2006 c'è stato un ripiano di 300 milioni di euro. Nessuno scandalo, per l'amor di Dio, per il ripiano, fatto sta che negli anni successivi avete triplicato la perdita in piano di rientro, e questo è un caso unico in Italia: triplicare la perdita in piano di rientro. Il tasso d'inappropriatezza è aumentato drasticamente anche durante l'esperienza dell'assessore Dirindin; negli atti aziendali - lo diceva il nostro Capogruppo - c'è stato un proliferare di strutture complesse che noi adesso dobbiamo tagliare, e se non le tagliamo noi lo farà comunque la spending rewiew.

Un'altra considerazione, visto che ieri l'onorevole Zuncheddu e l'onorevole Corda hanno fatto riferimento alla mobilità passiva: la mobilità passiva in Sardegna è tra le più basse d'Italia; lo stesso dato ufficiale del cinque per cento di mobilità passiva non è reale, perché se lo ripuliamo di tutte le persone che per la continuità territoriale preferiscono mantenere la residenza qua, ma vivono e si curano in regioni come la Lombardia, il Lazio e il Piemonte, va da sé che il dato è ancora inferiore. Ma noi puntiamo naturalmente a ridurlo al minimo, quindi a potenziare la qualità dei servizi erogati per quella domanda di salute che richiamava l'onorevole Diana. Relativamente all'out of pocket, cui fa riferimento l'onorevole Barracciu, beh in Sardegna non c'è alcun aumento di out of pocket, la sanità privata è anche qui tra le più basse d'Italia.

La sanità privata incide per 103 milioni su 3 miliardi; abbiamo semmai un difetto di sanità privata, è troppo poca la sanità privata, bisognerebbe provare a ragionare come ragionano le regioni virtuose in sanità, come la Regione Lombardia, dove c'è un diverso equilibrio tra pubblico e privato. Ma di questo avremo modo di parlare in altre sedi e in altri momenti, probabilmente già in una fase successiva della discussione di questo disegno di legge.

Mi piace chiudere questo momento di replica riprendendo ancora una volta le considerazioni espresse dall'onorevole Campus, che ieri ha detto: "La politica è scelta, è decisione ed è sanzione". Beh a sanzionarci se non riusciremo a fare le cose che abbiamo detto di voler fare saranno eventualmente i sardi, come hanno fatto già nel 2009 con l'allora maggioranza di centrosinistra. Noi puntiamo a farle le cose, l'ideale è farle con la partecipazione di tutto il Consiglio, proprio con quello spirito di collaborazione estrema cui faceva riferimento anche nella relazione introduttiva l'onorevole Lai. Quindi massima condivisione.

Proviamo a ragionare su un linguaggio comune (un'espressione che richiamo dell'onorevole Soru). Se quest'Aula dovesse dire no ad un provvedimento come questo, dovessero esserci dei problemi, degli intoppi su un provvedimento come questo, quello che viene da pensare è che evidentemente ha ragione chi sostiene che non si voglia parlare di sanità.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione a scrutinio segreto.

Votazione a scrutinio segreto

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge numero 385.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Diana Mario - Mulas.)

Discussione e approvazione del disegno di legge: "Norme di interpretazione autentica in materia di beni paesaggistici" (398/A)

PRESIDENTE. Così come deciso dalla Conferenza dei Presidenti di Gruppo, sospendiamo l'esame del disegno di legge numero 385 per passare all'esame del disegno di legge numero 398. Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Stochino, relatore di maggioranza.

STOCHINO (P.d.L.), relatore di maggioranza. Presidente, mi rimetto alla relazione scritta.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Cugusi, relatore di minoranza.

CUGUSI (Gruppo Misto), relatore di minoranza. La legge in discussione oggi rientra, insieme al resto del contesto di cui è stralcio (il disegno di legge n. 398 proposto dall'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica) in quell'ormai vasto settore della legislazione urbanistica…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cugusi.

Colleghi, non siamo in ricreazione!

CUGUSI (Gruppo Misto), relatore di minoranza. Capisco l'atmosfera, anche perché se prima qualcuno ha definito "leggina" la legge precedente, non so esattamente come altri potrebbero definire questa.

Dicevo, la legge in discussione oggi rientra, insieme al resto del contesto di cui è stralcio, e quindi del disegno di legge numero 398 proposto dall'assessore Rassu, in quell'ormai vasto settore della legislazione urbanistica, sicuramente poco nobile, che mira a conformizzare interventi edilizi realizzati in difetto dalla norma, almeno di quella norma letta in sede giudiziaria.

E' certamente molto apprezzabile l'attenzione che l'assessore Rassu ha prestato con questa proposta verso situazioni che preoccupano ad oggi migliaia di famiglie, che poco sanno sulle perimetrazioni cautelari di beni paesaggistici e identitari. Poco sanno quelle famiglie sul fatto che l'articolo 17, alla lettera g) del comma 3 delle norme di attuazione del piano paesaggistico regionale nel definire la fascia di 300 trecento metri dalla linea di battigia intendesse riferirsi esclusivamente ai laghi naturali e gli invasi artificiali e non, come si è pensato in alcune sedi giudiziarie, anche al mare e alle saline.

Ma forse purtroppo poco sapevano anche i legislatori regionali che il 4 agosto 2008, con la ormai famosa legge n. 13, intendevano esplicitare meglio, superandolo, il concetto di tipizzazione di bene identitario e di bene paesaggistico. Infatti quella legge, che serviva a togliere dalla confusione totale gli uffici tecnici dei Comuni sardi, riportò chiarezza su alcune norme contenute nel piano paesaggistico regionale. Riportò chiarezza, per esempio - lo dico anche con ilarità - sul carattere identitario del fico d'India sardo e del casello ferroviario, togliendoli dall'impiccio di dover essere fonte di perimetrazione cautelare.

Ebbene, quella legge del 4 agosto 2008, la numero 13, non è stata totalmente esaustiva, e la presenza oggi di questa proposta ne è la controprova: a distanza di quattro anni la legge stralcio di oggi torna sull'argomento perimetrazioni cautelari dei beni paesaggistici e identitari.

La legge che ci apprestiamo a discutere segna la devastante distanza tra azione legislativa e azione applicativa delle leggi regionali; segna l'incomunicabilità ormai cronica tra la struttura regionale centrale dell'urbanistica, sia politica sia amministrativa, e quella locale, anch'essa sia politica sia tecnico-amministrativa.

Questa legge non fa altro che incrementare ancora di più il già vasto settore della legislazione urbanistica (che sana e interpreta con effetto retroattivo) rispetto al più nobile settore della legislazione urbanistica che pianifica gli interventi edilizi promuovendo e valorizzando il paesaggio, così come per esempio il Codice dei beni culturali e del paesaggio ha inteso fare, l'ormai famoso decreto legislativo n.42 del 22 gennaio 2004.

La minoranza oggi non intende assolutamente attivare alcuna azione ostruzionistica su questa legge; questa intenzione l'abbiamo chiaramente manifestata in sede di discussione in Commissione. Siamo anche noi, assessore Rassu, fortemente preoccupati per quelle migliaia di famiglie che aspettano che venga totalmente legittimato il titolo abilitativo della propria casa, ma siamo altresì preoccupati dalla tenuta della legge stessa. Troppe volte, infatti, siamo stati testimoni di quanto le leggi regionali siano state bersaglio di censure di incostituzionalità. Ci preoccupa ancora l'intensa dialettica di questi ultimi anni tra potere giudiziario, potere legislativo e strutture tecniche che devono applicare le leggi urbanistiche (ormai la magistratura sta creando al proprio interno uffici ad hoc proprio per poter penetrare meglio l'aspetto tecnico).

Proprio questo passaggio legislativo di oggi deve stimolarci verso la ripresa di una strada interrotta ormai da tempo. Se potesse, Assessore, le saremmo grati se ci raccontasse oggi qualcosa sulle modifiche, sugli interventi, sugli adeguamenti al piano paesaggistico regionale, di cui abbiamo parlato qualche mese fa: quando e come quest'Aula intenderà promuovere e stimolare con strumenti anche finanziari l'adozione da parte della quasi totalità dei comuni sardi di piani urbanistici di adeguamento al PPR, strumenti indispensabili perché sia garantito un livello alto nella scala di certezza del diritto in campo urbanistico?

Quando e come intendiamo porre limitazioni temporali agli enti territoriali su questa inderogabile certificazione dei piani urbanistici? E una volta che decidessimo di dare strumenti e di porre limiti temporali sull'adeguamento dei piani urbanistici, perché non censurare chi resta fuori dalla pianificazione certificata, attraverso per esempio lo strumento collaudato della nomina di commissari ad acta? Quando e come quest'Aula vorrà discutere e approvare la nuova legge urbanistica che superi la vecchia legge n. 45 del 1989 che vige ormai da una generazione?

Sinistra, Ecologia e Libertà (offro un piccolo dettaglio) sta concludendo i lavori sulla propria proposta che a brevissimo verrà depositata, e ci aspettiamo che la Commissione urbanistica lavori su un testo unificato, visto che anche il Partito Democratico e il P.d.L. hanno depositato le loro proposte; auspichiamo anche che altri Gruppi lo facciano.

La legge urbanistica regionale, in un sistema di piani urbanistici comunali adeguati al PPR, rappresenta un importantissimo caposaldo della pianificazione urbanistica. Se questa legislatura vuole recuperare un minimo di affidabilità in tema di urbanistica è soprattutto su questi temi che dovrà orientarsi nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame del titolo.

(Si riporta di seguito il testo del titolo:

Norme di interpretazione autentica in materia di beni paesaggistici.)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare sul titolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 4 e del relativo emendamento.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 4 e del relativo emendamento:

Art. 4

Norme di interpretazione autentica in materia di beni paesaggistici

1. In applicazione dei principi generali del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), e successive modifiche ed integrazioni e ai sensi dell'articolo 1 della legge regionale 4 agosto 2008, n. 13 (Norme urgenti in materia di beni paesaggistici e delimitazione dei centri storici e dei perimetri cautelari dei beni paesaggistici e identitari), l'articolo 17, comma 3, lettera g), delle norme di attuazione del Piano paesaggistico regionale è interpretato nel senso che la fascia della profondità dei 300 metri dalla linea di battigia è da riferirsi esclusivamente ai laghi naturali e agli invasi artificiali, come già stabilito negli atti ed elaborati del Piano paesaggistico regionale.

2. L'articolo 17, comma 3, lettera g), delle norme di attuazione del Piano paesaggistico regionale, come interpretato ai sensi del comma 1, si applica con effetti retroattivi ai titoli abilitativi rilasciati a decorrere dal 24 maggio 2006, data di adozione del Piano paesaggistico regionale. I comuni sono tenuti ad adottare i necessari atti conseguenti.

Emendamento sostitutivo totale Stochino

L'art. 4 "Norme di interpretazione autentica in materia di beni paesaggistici " è sostituito dal seguente testo:

Art. 4

1. La Giunta Regionale, nel rispetto della norma fondamentale di riforma economico-sociale di cui all'art. 142 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ed in particolare in applicazione di quanto disposto alle lettere a) e b) di detto articolo, assume una deliberazione di interpretazione autentica della lettera g), comma 3, dell'articolo 17 delle norme di attuazione del Piano Paesaggistico Regionale nel senso che la fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia è da riferirsi esclusivamente, come in tali disposizioni già stabilito, ai laghi naturali e agli invasi artificiali, e non si applica alle zone umide.

2. I Comuni e gli altri enti competenti, in conformità alla deliberazione di interpretazione autentica della Giunta Regionale di cui al comma 1, sono tenuti ad adottare i necessari atti conseguenti con riferimento ai titoli abilitativi rilasciati a decorrere dalla data del 24 maggio 2006 di adozione del Piano Paesaggistico Regionale. (1).)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'emendamento numero 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 5.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5:

Art. 5

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare sull'articolo 5, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo alla votazione finale della legge.

Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Grazie Presidente, intervengo solo per annunciare l'astensione del mio Gruppo. Su questo argomento abbiamo avuto modo, sia in Commissione sia direttamente con l'Assessore, di sottolineare il fatto che riscontriamo la veridicità e l'obiettività di un problema esistente che va risolto in sede interpretativa, ma non condividiamo le modalità con le quali viene tradotto questo bisogno.

Tra l'altro faccio notare, Assessore, che voi avete richiamato l'articolo 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che è una norma che si applica in attesa che venga approvato il piano paesaggistico, ma noi il piano paesaggistico ce l'abbiamo. Quindi stiamo attenti a quello che facciamo perché molte volte una visione eccessivamente burocratica - spesso acquisita da professionisti che, invece di evitarli, stanno aspettando che si inneschino contenziosi - non aiuta. Molte volte bisogna avere umiltà e saper seguire le procedure, le vie maestre che vi abbiamo sempre indicato. Io spero che questa legge rappresenti una soluzione, ma abbiamo alcuni dubbi e per questi motivi ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Presidente, anche io intervengo per ribadire la scelta che ha già anticipato il collega Gian Valerio Sanna. Io non sono assolutamente convinto che stiamo facendo la cosa migliore affrontando questo tema e che lo stiamo affrontando nel modo migliore. Diciamo che una interpretazione non sempre lineare di quanto legiferato nella scorsa legislatura ha portato delle situazioni controverse con pronunciamenti che hanno creato non poche difficoltà.

Oggi il Consiglio regionale viene chiamato a una interpretazione di un atto amministrativo: non è la cosa migliore del mondo. L'atto che stiamo andando a interpretare con questa proposta di legge, anche con l'emendamento che viene proposto dalla maggioranza, prevede invece questo percorso. Non è la soluzione che noi credevamo si dovesse attuare; nonostante ciò abbiamo in Commissione acconsentito che da questa proposta di legge, che era piuttosto ampia, si stralciasse questo contenuto per poter comunque dare una risposta a delle situazioni in cui diversi cittadini si sono trovati in grave difficoltà per scelte contraddittorie e non sempre lineari delle amministrazioni, in particolare in quel caso del Comune di Cagliari.

Noi riteniamo pertanto di doverci astenere su questo provvedimento in quanto non lo riteniamo la soluzione migliore per affrontare quel problema che pure esiste e per il quale ribadiamo la nostra attenzione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario del mio Gruppo, della mia componente politica. E dichiaro questo voto contrario per una ragione: perché noi viviamo in una totale confusione normativa in materia paesaggistica e in materia urbanistica. Ci sono comuni in Sardegna che continuano ad operare con vecchi piani di fabbricazione e varianti a quei piani; non vi è certezza di diritto, e questo mette a rischio i cittadini rispetto anche agli investimenti immobiliari. E tanto più quei cittadini sono cittadini-lavoratori, e quindi non dispongono di grandi risorse, tanto più pagano il prezzo di questa incertezza.

Ma non è un'incertezza che ci piove come un destino cinico e baro sulla testa, ci piove sulla testa per una scelta esplicita di ambienti chiaramente individuabili anche sul piano politico. Ci piove sulla testa perché si vuole un sistema non regolato, perché appena finiamo di fare un provvedimento di pianificazione, un atto di pianificazione generale lo rimettiamo in discussione, ma non per migliorarlo in alcune parti: per devastarlo e cancellarlo.

Questa incertezza è frutto del sistema di deroghe sistematiche, continue che vengono introdotte nella legislazione: piano casa 1, piano casa 2, piano casa 3, rilancio del piano casa; tutte deroghe e interventi di pianificazione territoriale di varia natura. Questo è il dato. E anche coloro che vanno dicendo che vogliono che l'impresa possa operare con serenità, questa situazione di confusione la mantengono. Per queste ragioni noi voteremo contro.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 398.

(Segue la votazione)

Prendo atto che consigliere Cappai ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.

Rispondono no i consiglieri: Cocco Daniele - Cugusi - Salis - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Agus - Barracciu - Bruno - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 66

votanti 49

astenuti 17

maggioranza 25

favorevoli 43

contrari 6

(Il Consiglio approva).

I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 9 ottobre alle ore 16.

La seduta è tolta alle ore 12 e 32.



Allegati seduta

Testo delle interrogazioni annunziate in apertura di seduta

Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sugli aumenti applicati al servizio mensa dall'ERSU di Sassari.

Il sottoscritto,

premesso che:

- l'ERSU di Sassari ha pubblicato le "nuove tariffe" dei pasti mensa che saranno applicate a partire dal mese di ottobre 2012;

- si tratta di un'autentica stangata: partendo da un aumento minimo che va da 1,90 euro a 2,10 o 2,30 euro a pasto per gli studenti le cui famiglie hanno un reddito compreso nella prima fascia, ma con variazioni a seconda dei crediti scolastici maturati, fino ad arrivare ad autentico salasso per la quinta fascia di reddito, con un aumento pari al 100 per cento, da 3,5 a 7 euro a pasto;

considerato che:

- uno studente con reddito della prima fascia dovrà spendere per la mensa tra 4,20 e 4,60 euro al giorno e nella fascia n. 5 la bellezza di 14 euro;

- una famiglia media, con due figli, per farli studiare all'Università di Sassari, in prima fascia dovrà sborsare, solo per la mensa, da 126 o 138 euro al mese per ognuno, per arrivare all'assurdo della quinta fascia con 420 euro per ogni figlio per un totale di 840 euro per due al mese;

- da un attento esame e da un confronto con le tariffe delle università delle altre città in Italia, risulta che le tariffe per la mensa sono nettamente inferiori: ad esempio la Toscana, con le prestigiose sedi di Firenze, Pisa e Siena, per la fascia con reddito da 36.000 euro fino, addirittura, a 75.000 euro, stabilisce un costo di 3 euro a pasto completo, mentre alla Sapienza di Roma, la terza e quarta fascia di reddito, col reddito oltre 56.917,86 euro, pagano, rispettivamente, 4 e 5,75 euro;

sottolineato che:

- l'Università di Sassari, nel servizio ristorazione per gli studenti, va così a collocarsi tra le più care d'Italia;

- peraltro in nessun'altra città italiana si sono registrati aumenti così elevati da configurare una vera e propria stangata per gli studenti e le loro famiglie;

- il consiglio di amministrazione ha giustificato i gravosi aumenti operati sulla base della maggiore inflazione e del conseguente aumento dei costi;

- tale giustificazione risulta invalidata dal fatto che l'inflazione e l'aumento dei costi dei prodotti alimentari colpiscono, in ugual misura, tutte le regioni, mentre si ribadisce che gli aumenti imposti dall'ERSU di Sassari sono i più alti in Italia;

- una politica di aggravio intollerabile per un servizio essenziale, avrebbe un effetto deterrente e mortificante sulle immatricolazioni e quindi andrebbe ad incidere negativamente sul numero di studenti dell'ateneo, di fatto rivelandosi una scelta pregiudizievole per il polo universitario sassarese;

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:

1) se siano a conoscenza dell'ulteriore stangata imposta dal consiglio di amministrazione dell'ERSU agli studenti dell'Università di Sassari;

2) se ritengano legittime ed accettabili le motivazioni addotte dal consiglio di amministrazione, per giustificare aumenti che vanno ad aggravare le tariffe della mensa da un minimo del 20 per cento fino al 100 per cento;

3) quali azioni intendano avviare per impedire che la stangata annunciata dall'ERSU di Sassari si abbatta sugli studenti universitari e le loro famiglie già duramente colpite dalla più grave crisi economica che abbia mai investito la nostra Isola ed il territorio del nord Sardegna in particolare. (960)

Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sullo stato delle procedure per l'indizione della nuova gara internazionale per l'assegnazione delle rotte della continuità territoriale aerea tra la Sardegna e la Penisola.

Il sottoscritto,

premesso che:

- successivamente alla pubblicazione in data 27 gennaio 2011 dei decreti relativi all'imposizione di oneri di servizio pubblico sui servizi aerei di linea da e per la Sardegna da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la Giunta regionale ne ha chiesto la revoca per introdurre "la tariffa unica agevolata" per residenti e non residenti;

- la revoca dei decreti ha, di fatto, bloccato la procedura dei bandi per l'aggiudicazione delle rotte per la continuità territoriale aerea della Sardegna;

- in seguito al mancato rinnovo è stato prorogato il vecchio contratto di servizio con l'assicurazione del rispetto delle precedenti condizioni, spesso tuttavia disattese dalle compagnie;

- nell'ottobre 2011 il Presidente della Regione annunciava in tono trionfale la conclusione della conferenza di servizi sulla nuova continuità territoriale aerea con la definizione dello schema per l'imposizione degli oneri di servizio pubblico dichiarando: "Avanti verso la tariffa unica e tariffe meno care";

- il Governo non ha firmato il decreto con i nuovi oneri di servizio per mancanza di copertura finanziaria da parte della Regione e, dopo notevoli ritardi, la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea, del nuovo bando è avvenuta 1'11 febbraio 2012;

considerato che:

- nessuna compagnia aerea ha partecipato alla gara valutando quel modello di continuità territoriale antieconomico;

- altresì, l'ulteriore proroga del regime in vigore scadrà a fine ottobre 2012;

richiamata la propria interrogazione n. 645 del 21 settembre 2012 che denunciava una forte riduzione nei collegamenti e nelle rotte per la prossima stagione;

preso atto che ulteriori tagli sono annunciati dal novembre 2012, in particolare la tratta Alghero-Milano è stata cancellata nelle giornate di martedì, sabato e domenica e nei restanti giorni sono stati cancellati i primi voli del mattino (delle 6,40 e delle 10,30), il volo di rientro da Milano delle ore 21,30 ed è stato annullato il collegamento tra Alghero e Bologna,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per sapere:

1) quali utili iniziative intendano intraprendere, anche con il coinvolgimento del Governo e dell'ENAC, per convincere la compagnia CAI Alitalia a ripristinare i voli cancellati e a garantire un congruo tempo di proroga della vecchia continuità;

2) se sia stato avviato l'iter per la pubblicazione del nuovo bando di gara per l'assegnazione delle tratte in continuità territoriale;

3) se non ritengano opportuno, considerata l'importanza e l'urgenza dell'argomento oggetto della presente interrogazione, riferire al Consiglio regionale sullo stato delle procedure per l'indizione della nuova gara e sui suoi contenuti. (961)