Seduta n.13 del 28/04/2009 

XIII Seduta

(POMERIDIANA)

Martedì 28 aprile 2009

Presidenza della Presidente LOMBARDO

Indi

del Vicepresidente Cucca

La seduta è aperta alle ore 16 e 21.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 31 marzo 2009 (6), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Marco Espa e Renato Vittorio Lai hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 28 aprile 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Modifiche alla legge regionale n. 5 del 2006 in materia di orari degli esercizi commerciali." (15)

(Pervenuto il 24 aprile 2009 e assegnato alla sesta Commissione.)

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

SORU - BRUNO - AGUS - BARRACCIU - CARIA - COCCO Pietro - CUCCA - CUCCU - DIANA Giampaolo - ESPA - LOTTO - MANCA - MELONI Marco - MELONI Valerio - MORICONI - PORCU - SABATINI - SANNA Gian Valerio - SOLINAS Antonio:

"Stemma, gonfalone e sigillo della Regione autonoma della Sardegna". (14)

(Pervenuta il 24 aprile 2009 e assegnata alla prima Commissione.)

Ha domandato di parlare il consigliere Diana. Ne ha facoltà.

DIANA (P.d.L.). Presidente, chiedo dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni sospendo la seduta sino alle ore 16 e 30. Prego tutti i Capigruppo di richiamare i consiglieri in Aula. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 23, viene ripresa alle ore 16 e 30.)

Continuazione della discussione generale congiunta del documento annuale di programmazione economica e finanziaria (DAPEF 2009) (2/A) e dei disegni di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2009)" (2/A) e "Bilancio di previsione per l'anno

finanziario 2009 e bilancio pluriennale per gli anni 2009-2012" (3/A)

PRESIDENTE. Colleghi, l'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del documento 2/A e dei disegni di legge 2/A e 3/A.

Ricordo ai colleghi che intendono intervenire nella discussione generale che devono iscriversi entro la fine del primo intervento e che il tempo a disposizione per gli interventi è di venti minuti.

E' iscritto a parlare il consigliere Cucca. Ne ha facoltà.

CUCCA (P.D.). Signora Presidente, Assessori, colleghi consiglieri, il mio intervento necessariamente non riuscirà a toccare, per il contingentamento dei tempi, tutti i temi che vorrei, stante il fatto che la manovra finanziaria arriva quest'anno in un periodo particolarmente travagliato, vuoi per la crisi economica e finanziaria che è ormai universale, vuoi per i contraccolpi inevitabili sul piano politico conseguenti alla chiusura anticipata della legislatura e alla conseguente tornata elettorale che ha portato il ricambio alla guida della Regione.

Stamattina il presidente Maninchedda ha accennato a questo fatto con riferimento al contenuto del DAPEF, sul quale giocoforza è difficile pronunziarsi proprio per il cambiamento avvenuto alla guida della Regione. In più è da evidenziare il fatto che la Giunta Soru aveva ormai predisposto la manovra finanziaria per i 2009 e ci si accingeva a dare avvio al consueto iter di approvazione della manovra. Oggi mi pare inutile insistere su argomenti già trattati (le dimissioni prima dell'approvazione della finanziaria e le ripercussioni che questo fatto avrebbe creato),- dobbiamo invece prendere atto della situazione e andare avanti sulla base di quello che è accaduto (il responso delle urne, le scelte fatte dagli elettori) ma, non di meno, continuare a seguire il percorso tracciato.

A questo proposito credo sia utile sottolineare l'atteggiamento - è stato fatto anche stamattina dai relatori di maggioranza e minoranza - che le forze politiche hanno manifestato nel corso dell'esame della finanziaria; fino ad oggi i lavori hanno proceduto molto speditamente per consentire che la manovra vada a regime nei tempi più brevi possibili, comunque nel rispetto dei termini previsti dalla vigente normativa e, anzi, si è detto, anche anticipando quei tempi stessi.

L'opposizione però, nonostante questo, non vuole né potrebbe, per il rispetto nei confronti del mandato che ha ricevuto, certamente abdicare al ruolo che le è stato assegnato e ha quindi il dovere di iniziare a denunciare gli aspetti di criticità dell'operato della maggioranza dando atto, ancora una volta, comunque, del clima di collaborazione instaurato a partire dall'assessore La Spisa, che ringrazio, ne conosciamo il consueto equilibrio, dal Presidente della Commissione, Maninchedda, e da tutti i membri della Commissione.

Quest'anno è stata proposta una manovra finanziaria molto scarna per affrettarne l'approvazione, in quanto diretta a tentare di dare risposte immediate ai bisogni più urgenti e alle emergenze più gravi della Sardegna . E' da evidenziare, immediatamente, che essa ricalca integralmente la struttura del disegno di legge che era stato proposto dalla precedente Giunta. Però è altrettanto da evidenziare che, a parere di chi vi parla, essa non sia in grado di raggiungere gli obiettivi che sono stati esposti dal Presidente della Commissione e che costituiscono, appunto, l'oggetto del provvedimento stesso.

In particolare, io non credo che con il contenuto della finanziaria la Regione sia in grado di dare le risposte alle emergenze che sono sotto gli occhi di tutti, ben note, in un quadro socio-economico che manifesta patologie e problematiche che necessitano di un intervento deciso ed incisivo per evitare che si imbocchi una strada senza ritorno.

L'impressione che ne ho tratto è che la manovra finanziaria manchi di un cuore pulsante, di una fisionomia propria, e lungi dal poter essere davvero incisiva sia invece debole ed incapace di affrontare energicamente ed organicamente le emergenze di cui abbiamo parlato. Mi è parso, e spero di sbagliarmi, che si tratti di una manovra più di facciata che di sostanza e che i nodi più importanti che avrebbero dovuto essere affrontati siano invece destinati a rimanere irrisolti. Questo perché il Governo regionale pare limitarsi alla allocazione di ingenti risorse sui vari capitoli di bilancio senza tuttavia prevedere un'azione articolata e concreta che consenta di utilizzare al meglio queste risorse.

A titolo meramente esemplificativo richiamo la materia della formazione professionale alla quale sono destinati 100 milioni di euro; è una somma ingente allocata in assenza però di un piano specifico che preveda tempi e modalità di impiego di queste risorse, e non è purtroppo l'unico caso. D'altro canto non conosciamo neanche la direzione verso la quale questa Giunta intende promuovere nuovo sviluppo mediante le proprie azioni di governo; ne consegue, quindi, che di fatto è impossibile allo stato conoscere come si debba organizzare - parlavamo della formazione professionale - questo settore. Il rischio più concreto quindi di fronte ad una situazione di questo genere è che di fatto le risorse previste non vengano affatto spese o, peggio, vengano spese male.

Io credo che tutti quanti noi condividiamo un obiettivo, quello di evitare il ritorno a un passato, neanche troppo remoto, fatto di percorsi formativi inutili, mirati spesso ad un temporaneo parcheggio prima della definitiva collocazione nelle aree della disoccupazione. Ribadisco che tutti noi dobbiamo imporci di evitare che questo accada. In questo senso credo sia anche necessario sottolineare l'inopportunità di un'azione di governo tesa al classico colpo di spugna sul passato recente, né credo che questi siano gli intenti perseguiti dall'attuale Giunta, perlomeno così appare dalle dichiarazioni che abbiamo raccolto fino ad oggi. Pur nella diversità della visione politica delle cose sono certo che tutti noi condividiamo l'esigenza di far salvo quanto di buono è stato fatto dalla passata amministrazione e, del resto, anche il fatto che l'impianto del disegno di legge che oggi discutiamo ricalchi la struttura di quello proposto della Giunta presieduta dal presidente Soru depone in tal senso.

Lo stesso onorevole Maninchedda, stamattina ha, credo, tracciato la via della collaborazione che ci deve animare poiché ha invitato il Consiglio a badare più alla sostanza dei provvedimenti da adottare e agli obiettivi da raggiungere piuttosto che ad una sterile disputa tra le parti.

Il clima di collaborazione quindi allo stato esiste e sembra confermare questo orientamento virtuoso. Nella consapevolezza che abbiamo tutti che accentuare il dibattito animati dal desiderio di antagonismo, che spesso conduce allo scontro aperto piuttosto che a un sereno, serrato confronto, non paga, anzi frena l'azione amministrativa, la distoglie dai suoi obiettivi primari; obiettivi primari, giova ancora ricordarlo, che devono essere sempre diretti a perseguire gli interessi della collettività piuttosto che quelli personali o di pochi eletti.

Un ulteriore elemento di debolezza che ho riscontrato nella finanziaria è rappresentato dalla scarsa attenzione verso le zone interne. Io provengo dalla Provincia di Nuoro, come è noto, e questo argomento mi è particolarmente caro. La problematica delle zone interne non può essere trattata come un argomento secondario, è un'emergenza di somma urgenza che deve coinvolgere tutti quanti noi perché solo dal rilancio delle zone interne può ripartire anche il rilancio dell'intera Isola.

Nel corso della campagna elettorale è stato un argomento affrontato da tutti e tutti abbiamo riconosciuto che, per far fronte a questa emergenza, c'è necessità di misure urgenti e molto incisive. La finanziaria in questo senso io credo presenti una macroscopica lacuna che dovrà essere colmata mediante l'approvazione immediata di appositi emendamenti. L'alternativa, ove questo non dovesse essere, sarà che la Giunta dovrà assumere formalmente l'impegno, così come ha fatto per altri argomenti, di provvedere all'annunciata manovra di assestamento che seguirà l'approvazione del disegno di legge in discussione. Queste misure, come dicevo, dovranno essere misure molto convincenti perché proprio su questa materia le forze del centrodestra nella scorsa legislatura avevano mosso critiche pungenti al Governo regionale.

Personalmente, ed è un'opinione che ho avuto occasione di esporre in molteplici occasioni, sono convinto sia indispensabile insistere nella lotta in difesa dell'esistente; sono anche altrettanto certo, però, che se ci si limitasse a queste misure non si otterrebbero i risultati che auspichiamo in tema di rilancio e sviluppo delle zone interne. Penso sia necessario prevedere una serie di azioni dirette alla difesa del Piano della chimica in Sardegna e degli Accordi di programma da affiancare altresì ad un programma di insediamento di piccole industrie, le cosiddette industrie leggere, anche mediante l'utilizzo di risorse riassegnate dal vecchio Contratto d'area di Nuoro, secondo il percorso che la Provincia di Nuoro ha da tempo avviato.

La Regione deve fare uno sforzo straordinario mettendo a disposizione le risorse indispensabili per il rilancio di Ottana nella consapevolezza che ad Ottana, per ciò che quell'area ha rappresentato e rappresenta nell'Isola intera, si gioca la partita della ripresa economica della Sardegna. In caso contrario la Sardegna stessa avrà collezionato l'ennesimo insuccesso, l'ennesimo fallimento che però condizionerà, ne sono convinto, il rilancio dell'intera Isola.

Il tema trattato va di pari passo, evidentemente, con quello sul costo dell'energia che le imprese sarde sono costrette a sopportare. Sono costi superiori di circa il 25 percento rispetto alla media nazionale che, a sua volta, è superiore di circa il 25 percento rispetto a quella europea. Non è possibile oggi sopportare ancora questi costi, giustificandoli col fatto che, prima o poi, arriverà a regime l'utilizzo del metano. Il problema è urgente e va affrontato oggi: non vi sono assolutamente le condizioni per continuare a procrastinarne la soluzione, posto che in caso contrario le industrie sarde, le nostre imprese non riusciranno a diventare competitive e a inserirsi nel mercato. Nel contesto attuale, con i costi attuali, il rilancio delle imprese rimane evidentemente ed esclusivamente una chimera.

Una ulteriore questione che credo debba essere affrontata, considerata appunto l'assoluta emergenza che viviamo, e che è emersa anche nei lavori della Commissione, è quella della necessità che la Regione predisponga un piano concordato con le banche a sostegno del credito alle imprese. Il Banco di Sardegna, come è noto, in sede di audizione ha affermato di non avere la necessità di ricorrere ai cosiddetti Tremonti bond in quanto avrebbe sufficiente liquidità; scusatemi, ma devo dire che questo atteggiamento assunto dal Banco di Sardegna suscita in me forti perplessità e grande preoccupazione. Per questo credo sia necessario che la Regione abbia un confronto serrato con le banche che, il più delle volte, si limitano a dichiarazioni di principio alle quali, poi, non fanno seguire fatti concreti. Come sapete, spesso i quattrini vanno a chi non ne ha bisogno, ed è necessario (è un argomento che credo debba essere tenuto in grande considerazione) che la Regione Sardegna sia d'appoggio alle imprese che davvero hanno necessità di questo danaro.

Un ulteriore motivo di preoccupazione, e nel contempo anche di speranza, è determinato dall'andamento di spesa dei fondi POR; i fondi POR 2007-2013 sono ancora tutti da programmare e da spendere, mentre parte delle risorse del POR 2000-2006 non sono state ancora spese. La finanziaria prevede una norma di salvaguardia per tali risorse al fine di consentirne la conservazione e la spendita; tuttavia -è perplessità che ho già manifestato in Commissione - permane un elemento di incertezza perchè non si conosce di fatto l'esatto ammontare di queste risorse, e soprattutto manca anche il riferimento ad un atto con il quale queste risorse debbono essere riprogrammate. Il rischio, ancora una volta, è che queste ingenti somme vadano disperse in una miriade di piccole azioni anziché essere destinate a un'azione organica, complessiva, che serva davvero a dare risposte alle emergenze dell'Isola; infatti queste risorse, guarda caso, sono destinate a settori di grandissima importanza, settori assolutamente strategici come quello della sanità, della cultura, soprattutto dell'occupazione.

Bene, nella finanziaria abbiamo questa norma di garanzia ma non vedo un piano concreto per dare risposte in questi settori, e anche questa è una lacuna che io credo debba essere colmata, colmata in maniera seria, colmata con un piano organico e concreto che ci dica da oggi, da subito, dove queste risorse verranno spese per dare risposte nei settori di cui parlavo in precedenza.

Proprio per quanto ho appena esposto, debbo anche sottolineare che non mi convince neanche la scelta operata relativamente alla ricerca dei fondi del pacchetto cosiddetto anticrisi. Questi fondi sono stati recuperati tagliando le risorse destinate alla cura di persone svantaggiate, mi riferisco alle persone non autosufficienti, e all'infanzia. In particolare questa misura a favore dell'infanzia, disposta dalla precedente Amministrazione, era una misura assolutamente innovativa della quale si era parlato con grande interesse anche in sede nazionale (erano comparsi articoli sulla stampa nazionale), dato che si promuoveva in qualche modo l'incremento delle nascite in un momento nel quale molte famiglie evitavano di mettere al mondo figli per le oggettive difficoltà di sostenerli e di farli crescere. Ebbene, questa misura è stata totalmente abolita, dimenticata, e francamente non mi sento di condividere la scelta che è stata operata.

In questo contesto si inserisce ancora la questione delle risorse per far fronte alla crisi occupazionale. È stato compiuto uno sforzo in Commissione e sono stati incrementati i fondi; però credo che la Regione possa e debba fare molto di più, credo che possa compiere uno sforzo ulteriore che consenta di dare una boccata di ossigeno ai disoccupati. La percentuale dei disoccupati cresce ormai in misura esponenziale di giorno in giorno e sta raggiungendo livelli mai raggiunti in precedenza.

Vorrei fare un cenno a due argomenti che da un po' di tempo occupano anche le pagine dei giornali. Il primo attiene al ritorno da parte di questa Giunta al sistema del ricorso al mutuo piuttosto che continuare con il metodo dell'utilizzo anticipato di una parte delle risorse che entreranno nelle casse della Regione quando andrà a regime il nuovo sistema delle entrate. Consentitemi su questo di manifestare una perplessità che è anche una paura. Stamattina ho apprezzato molto le parole dell'onorevole Maninchedda sulla necessità di un'azione dura a difesa di quelle risorse, di quella battaglia; e voglio ricordarvi, colleghi, che quella è stata una battaglia portata avanti non dal centrosinistra ma dall'intero popolo sardo, perché tutti insieme abbiamo reclamato quello che ci spettava.

Non vorrei che oggi qualcuno di noi potesse avere la consapevolezza che queste risorse ci saranno tolte, il mio timore è questo e io credo che sia necessaria una presa di coscienza da parte di tutti quanti noi per difendere lo straordinario risultato che era stato raggiunto. E non vorrei che il ricorso al mutuo possa preludere ad un mutamento di orientamento da parte del Governo che rifiuterà di darci quanto a questa Regione compete e che è stato così faticosamente conquistato. Io credo che questo, ripeto, sia un tema che dobbiamo tenere presente tutti, maggioranza e minoranza, negli anni a venire, e cioè dal 2010 quando il nuovo sistema entrerà a regime e queste risorse dovranno essere incamerate.

Il secondo tema è quello dei residui;condivido la tesi della necessità di accertarne l'effettiva consistenza ma è indispensabile rivedere, ad ogni livello, i vincoli posti dal patto di stabilità che di fatto ha vanificato il reperimento di risorse ingenti, ingessando la spesa della Regione e degli enti locali. Auspico quindi che la Regione avvii immediatamente il confronto con il Governo centrale per rivedere i vincoli attualmente vigenti.

Gli argomenti da trattare sono tanti; penso al Fondo unico per gli enti locali che risulta essere insufficiente; penso al tema del precariato che avrebbe dovuto essere affrontato in maniera molto più incisiva…

PRESIDENTE. Onorevole Cucca, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Cherchi. Ne ha facoltà.

CHERCHI (P.d.L.). Presidente, signor Presidente della Regione, Assessori, colleghi, ci accingiamo in questi giorni a dare la prima vera risposta ai sardi che ci hanno dato fiducia, e chiaramente a tutta la Sardegna. Siamo infatti impegnati nell'esame della manovra finanziaria, uno dei momenti istituzionali più alti di quest'Aula parlamentare, uno dei momenti istituzionali più alti della legislatura; un appuntamento che questa volta si carica però di una pregnanza veramente particolare in primo luogo per il difficile momento che stiamo vivendo; una crisi eccezionale che in Sardegna ha una dimensione che possiamo definire decisamente preoccupante. Sappiamo tutti che un simile scenario non lasciava certamente spazio ad alcun tentennamento.

Dopo la fine anticipata della passata legislatura, con una spesa bloccata e una terra in balia dei venti che tutti conosciamo e che hanno tentato in qualche modo di spazzare via la nostra realtà, la strada che dobbiamo percorrere e che abbiamo tracciato credo sia soltanto una: quella che passa attraverso una risposta efficace, rapida, veloce e ovviamente adeguata in termini di risorse; ed è questo genere di risposta che noi abbiamo intenzione di dare ai sardi.

Si è parlato in questi giorni di "manovra tecnica", di "legge di emergenza", io non condivido francamente questi termini, sono definizioni che lasciano il tempo che trovano; però, al di là delle etichette, che sono sempre eccessivamente riduttive, credo che questa manovra finanziaria (più che credere ne sono convinto) rappresenti l'alba di una nuova stagione per la nostra Isola.

E' un progetto di legge innovativo e concreto, nonostante l'onorevole Cucca non l'abbia definito in questi termini, ma è soprattutto un provvedimento che ha già una sua impalcatura di fondo, che dà un grande segnale e lascia intravedere un grande futuro a tutti coloro che, con ansia, fino a oggi, hanno atteso la nostra manovra finanziaria. Mi riferisco a tutte quelle persone che, stanche ed esasperate dal governo precedente attendono una inversione di rotta che finalmente arriverà con l'approvazione definitiva del disegno di legge che abbiamo oggi all'attenzione di quest'Aula.

Ora possiamo dire di aver finalmente deciso di rompere con il passato e questo faremo definitivamente. Già nel metodo utilizzato nell'elaborazione della manovra, quello che proponiamo nella discussione in quest'Aula, credo abbia un grande valore il punto di partenza: l'ascolto e il grande confronto con tutte le parti sociali, le associazioni di categoria, i sindacati. Un metodo che, fino a qualche mese fa era, diciamolo pure onestamente, finito nel dimenticatoio; eravamo, nostro malgrado, costretti a sopportare un esagerato accentramento di poteri con conseguenti decisioni sempre e solo calate dall'alto. Adesso, già nel semplice approccio alle problematiche, con una disponibilità al confronto, con la disponibilità alla partecipazione, è evidente il netto distacco rispetto al nostro passato più recente.

Gli apprezzamenti che sono arrivati all'Assessore del bilancio, e che io oggi rinnovo all'interno di quest'Aula, credo confermino la positività del metodo fin qui utilizzato e che la Giunta ha deciso di portare avanti. Ne è scaturito quindi un disegno di legge arricchito dai preziosi contributi delle associazioni e soprattutto dei sindacati, una proposta legislativa che sarà capace di riportare la Sardegna sulla strada, spero nel più breve tempo possibile, dello sviluppo.

Questo era l'impegno che abbiamo assunto in campagna elettorale, adesso abbiamo l'opportunità e l'obbligo di realizzarlo concretamente con il programma che stiamo presentando.

Sappiamo bene, lo sappiamo tutti, che le emergenze sono tante, lo avete detto negli interventi precedenti, dalla lotta alla povertà e alla disoccupazione, fino al sostegno delle imprese e, naturalmente, a quello delle industrie. Questa legge finanziaria non si fa certo cogliere in qualche modo impreparata, anzi, abbiamo tra le mani un testo asciutto e snello ma, al tempo stesso, profondamente efficace che si allontana, lo ripeto per l'ennesima volta, dal sistema del passato non soltanto nel metodo ma profondamente anche nella sostanza.

Ci sono in effetti alcune grandi novità, emblematiche del diverso passo e della differente impronta politica che vogliamo tracciare, come si può vedere fin dai primissimi articoli; sparisce infatti la scelta tanto cara al precedente governo delle anticipazioni sulle entrate future: le anticipazioni non ci saranno. Non credo possa essere una giustificazione, mi rivolgo all'onorevole Porcu che stamattina ha giudicato il ricorso ai mutui un sistema errato, dire che proseguire con il sistema delle entrate fittizie, delle entrate future, significa continuare a rivendicare i nostri diritti nei confronti dello Stato. La battaglia sulla vertenza Stato-Regione non si ferma certamente con la finanziaria che abbiamo oggi all'attenzione dell'Aula, ma proseguirà nei confronti del Governo nazionale con i metodi e con i sistemi democratici che tutti conosciamo. Basta, pertanto, con la finanza creativa e i giochi di prestigio con denari che non esistono, con denari virtuali.

Si ritorna finalmente, Assessore, questo è il maggior complimento che le rivolgo, al vecchio e semplice sistema del ricorso ai mutui, nella misura di 500 milioni di euro, per gli investimenti pubblici. Ritengo sia un altro segnale indicativo del cambiamento, ma un segnale importante, un segnale fondamentale lo riceviamo soprattutto dalla cancellazione delle tasse sul lusso e delle benedette tasse di soggiorno, un'altra grande invenzione del precedente esecutivo che viene fortunatamente e necessariamente spazzata via. Non c'è più spazio per una imposta bocciata anche alla prova dei fatti. Anche in questo caso dico, sempre all'onorevole Porcu, che è vero che si tratta non di una tassa regionale ma di una tassa che applicano gli enti locali, però diciamo realmente come stanno le cose: nel 2008 su 377 comuni della Sardegna solo due hanno applicato la tassa di soggiorno.

Mi sembra che questo sia un dato abbastanza chiaro, abbastanza esemplificativo che dimostra quanto quella disposizione fosse inutile e come fino a oggi non abbia prodotto alcun risultato. Giustamente, pertanto, si è preferito cancellare questa imposta dannosa che avrebbe potuto avere anche ricadute negative soprattutto sul turismo sardo; in periodo di crisi generale una simile tassa sarebbe stata una ulteriore penalizzazione per un settore che deve diventare uno dei pilastri, anzi sono certo lo diventerà, della nostra economia e che non può apparire all'esterno in questo modo negativo, noi sardi non possiamo apparire in questo modo così negativo.

Quindi basta con l'immagine di una Sardegna dai vincoli rigidi che si chiude sempre su se stessa e in se stessa. Dobbiamo aprirci all'esterno, abbiamo la necessità di attrarre risorse, di attrarre gente, di attrarre turismo. L'imposizione di una tassa di soggiorno, che peraltro in tutti i paesi che si affacciano nel Mediterraneo, quindi i nostri potenziali concorrenti, non esiste, non è certamente il sistema migliore per richiamare visitatori e per portare turisti qui nella nostra Isola.

Il tratto che maggiormente caratterizza questa finanziaria è l'aggressione decisa alle emergenze. E' prevista una serie di interventi che mira a contrastare la disoccupazione e la povertà, le difficoltà delle imprese e soprattutto delle famiglie. E' stata incrementata la disponibilità complessiva delle risorse destinate al settore sociale e, al tempo stesso, è stata anche ampliata la tipologia degli interventi valorizzando i suggerimenti proposti da sindacati e imprese. Cito i 28 milioni per l'assistenza domiciliare a favore di anziani non autosufficienti, i 36 milioni per i programmi personalizzati a favore dei disabili, i 5 milioni per il programma "Ritornare a casa", i 30 milioni per azioni di contrasto alla povertà; queste sono soltanto alcune delle azioni predisposte dalla Giunta nell'ambito del sociale e sono significative della linea che questo esecutivo e questa maggioranza intendono seguire.

La crisi è tale che, chiaramente, non si può non pensare alle fasce più deboli, il che non significa assolutamente promuovere azioni di mero assistenzialismo, tutt'altro; in proposito mi piace soffermarmi su un altro aspetto presente in questa finanziaria. Accanto agli stanziamenti per l'anticipazione degli ammortizzatori sociali sono previsti finanziamenti per interventi innovativi quali il sostegno a quei lavoratori e quelle imprese che decidono di far ricorso a contratti di solidarietà. La Regione interverrà nelle aziende in crisi per mantenere gli stessi livelli occupativi. Ancora, la costruzione di un fondo di garanzia etica per sostenere persone appartenenti alle fasce sociali più deboli, sottoposte ad un indebitamento insostenibile. Ma si potrebbe parlare anche del sostegno alle imprese.

Possiamo parlare soprattutto della formazione professionale, quel settore che è stato smantellato nei quattro anni precedenti e che grida al proprio riscatto. Un riscatto che è già stato messo in conto; la Giunta sta lavorando a un piano straordinario di interventi per la valorizzazione delle risorse umane cioè delle figure professionali che il mercato richiede maggiormente. L'obiettivo è ovviamente di restituire ossigeno a un settore che per anni è stato massacrato e che, pur necessitando di alcuni correttivi, ne siamo tutti convinti, non poteva essere distrutto come voi avete fatto. Da qui la necessità di riqualificare e rilanciare la formazione professionale, anima importante del nostro tessuto sociale, del nostro tessuto economico e soprattutto di quello formativo.

Il piano straordinario di interventi per la valorizzazione e lo sviluppo delle risorse umane prevede anche il potenziamento delle politiche attive del lavoro e soprattutto azioni orizzontali di collegamento tra università, scuola, formazione e impresa; un collegamento di cui spesso si avverte la mancanza e che, invece, è fondamentale per acquisire competitività nella realtà italiana e in quella europea. Senza un lavoro di rete e una sinergia tra mondo della scuola, dell'Università e del lavoro si rischia di restare fermi al palo, e questo non possiamo certamente più permetterlo e neanche permettercelo; senza considerare che una simile sinergia tra diversi soggetti rappresenta anche un'opportunità in più per i nostri giovani, un potenziale e una ricchezza su cui si deve puntare.

Nella proposta di finanziaria in discussione oggi si è pensato a un altro pilastro della nostra economia, le imprese. In questo senso vanno evidenziate le agevolazioni IRAP a favore delle imprese, ma di questo parleremo più attentamente in sede di discussione dell'articolo 2, commi dal 6 al 12. In generale ricordo che è prevista una riduzione delle aliquote ordinarie di un punto percentuale per tutte le piccole e medie imprese, a condizione che il numero dei lavoratori rimanga stabile. Queste agevolazioni, ma anche lo snellimento delle procedure, sono già un importante segnale per il mondo delle piccole e medie imprese, spesso soffocate oltre che dalla crisi anche da una eccessiva burocrazia.

Penso quindi che questi provvedimenti rappresentino un messaggio piuttosto chiaro. In un momento in cui ci sono persone che spesso hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, questa manovra finanziaria, oltre che dare risposte reali, rappresenta anche uno stimolo a far rinascere tra i sardi una certa fiducia nelle istituzioni. I sardi, che si sono sentiti abbandonati, traditi e delusi, adesso possono ricominciare a sperare e a guardare al futuro con occhi diversi, sicuri che qui non c'è una Regione matrigna, che prima li illude e poi li abbandona, ma c'è un Governo forte e concreto che ha a cuore le sorti dell'isola e mira a innescare un efficace processo di ripresa.

E' una sfida importante e mi pare di poter affermare, senza paura di essere smentito, che siamo partiti con il piede giusto. Anche lo spirito collaborativo tra maggioranza e opposizione, che finora ha caratterizzato i lavori della Commissione e anche, in parte, fino adesso, i lavori di quest'Aula, è sintomo del grande senso di responsabilità che noi tutti sentiamo di avere nei confronti dei sardi. Credo che l'astensione che è avvenuta in Commissione non sia un motivo per mettere alla prova, così come è stato dichiarato stamattina in Aula, questa maggioranza. Questa maggioranza è disponibilissima, è aperta al dialogo, nello stesso identico modo - mi verrebbe da dire, con ironia, ma non è il nostro metodo - della maggioranza della passata legislatura; allora a tutti i nostri emendamenti non veniva detto altro che no o, perlomeno, non ne veniva mai accolto neanche uno.

Quindi sarebbe opportuno, da parte nostra, oggi non utilizzare questo metro, soprattutto di fronte a una proposta della minoranza (lo dico per chi non c'era e deve sapere come è stata la passata legislatura); noi, invece, utilizzeremo un sistema completamente diverso, aperto al dialogo e all'eventuale possibilità di accogliere quello che questa maggioranza riterrà opportuno per i sardi e per la Sardegna. Nella speranza, quindi, che si possa continuare a lavorare in questo clima di serenità, la maggioranza andrà certamente avanti con l'obiettivo fondamentale di risollevare la Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Il tema sul ruolo della maggioranza e dell'opposizione e dei rapporti che intercorrono all'interno di un'Assemblea legislativa come la nostra è di attualità e si dibatte anche a livello nazionale. Personalmente credo che l'opposizione sia da intendersi come l'esercizio di una responsabilità di rappresentanza, che nasce su un progetto politico specifico attraverso il quale gli elettori hanno orientato il proprio voto e hanno fatto la propria scelta. Programma certamente diverso da quello della maggioranza, ma che si situa sempre all'interno dei valori e dei principi della Costituzione e dello Statuto di questa Regione; soprattutto entrambi i progetti hanno uno stesso fine, un fine preciso, un fine che anima tutti noi, o che dovrebbe animare tutti noi, e cioè quello di fare il bene della Sardegna e dei sardi. Quindi io accolgo con favore i diversi appelli e le sottolineature che provengono dalla maggioranza.

L'onorevole Oppi, che adesso non è in Aula, e che ascolto sempre con grande attenzione, ha invitato tutti, maggioranza e opposizione, a un impegno comune, a una collaborazione fattiva per la soluzione dei problemi della nostra Regione; l'ha richiamato stamattina il Presidente della Commissione nella sua relazione, altri colleghi, anche in Commissione, sono intervenuti in questa stessa direzione. Il collega Vargiu ha addirittura suggerito all'assessore La Spisa l'istituzione di un tavolo permanente di confronto con le minoranze. Personalmente, ripeto, accolgo positivamente queste affermazioni e poi ci ritornerò.

Vi è oggi una riflessione in atto, a dire il vero una riflessione antica, sulle politiche di bilancio, sul modello di finanziaria, su quale finanziaria approvare; riflessione che ha investito la Commissione nelle scorse settimane, ma anche l'opinione pubblica - ci sono stati interventi di alcuni esperti, di vecchi politici, contributi venuti dall'Università - riflessione che non dobbiamo relegare al solo tempo in cui si approva la finanziaria, ma che deve essere tenuta viva dalla Commissione e da questo Consiglio perché davvero vi sia su questi temi, così importanti, il giusto dibattito e il necessario approfondimento.

Negli scorsi giorni ho riletto alcune delle relazioni di maggioranza e minoranza che hanno accompagnato le leggi finanziarie di questi ultimi decenni (di quindici anni fa, di dieci anni fa, di cinque anni fa) e ho potuto notare, con rammarico, che spesso i problemi erano più o meno gli stessi che abbiamo oggi, che continuiamo a dibattere e su cui ci confrontiamo ancora oggi.

Siamo all'inizio di questa legislatura e, al contrario di quanto dice il collega Cherchi, io credo che non si parta da zero. Non si parte da zero perché nel 2004 avevamo un disavanzo superiore ai 3 miliardi di euro e oggi è meno della metà. Nella precedente legislatura si è iniziato a lavorare a una razionalizzazione, riqualificazione e contenimento della spesa; con l'approvazione dell'articolo 102 della finanziaria nazionale del 2007, che ha riformato l'articolo 8 del nostro Statuto, si è vinta una battaglia storica per la nostra Regione, il riconoscimento di ciò che ci spettava, che invece ci veniva negato e che per anni lo Stato ha disatteso.

Quella battaglia, la grande manifestazione a Roma - lo voglio ricordare - ha visto davvero tutto il popolo sardo unito: questo Consiglio, i sindacati, i partiti, le imprese, le associazioni, i singoli cittadini. Si è lavorato a riformare, semplificandola, l'amministrazione regionale, si sono ottenute importanti risorse con l'attribuzione dei Fondi per le aree sottoutilizzate. Certamente rimangono ancora molte cose da fare nella direzione delle riforme, molti i problemi irrisolti, possiamo però affermare che un tratto importante del cammino è stato fatto in questi anni.

Tuttavia questa Regione si trascina da anni l'assoluta incapacità di spendere, di realizzare i programmi finanziati, arrivando a produrre un cumulo di residui che rischia di superare quantitativamente la stessa manovra di bilancio. Per assurdo ci troviamo davanti una Regione che avrebbe bisogno di importanti investimenti al fine di superare le differenze e allinearsi agli standard delle regioni più avanzate del nostro Paese, ma anche dell'Europa, ma si permette, allo stesso tempo, il lusso di avere una cifra che supera i 7 miliardi di residui. Un numero rilevante di capitoli dove annualmente si confermano delle poste che puntualmente vanno a foraggiare i residui.

Il collega Maninchedda ha tracciato, seppur brevemente, le ragioni di questo ritardo della spesa, legandolo vuoi al patto di stabilità, vuoi al ritardo con cui annualmente si approvano i bilanci, all'uso non corretto del bilancio pluriennale. Le condivido tutte. Io ne sottolineerei un'altra di motivazione, tutta politica, che sta nella poca attenzione diffusa nel tempo di controllare la qualità dell'attività amministrativa svolta all'interno degli Assessorati, nei vari servizi e settori dell'Amministrazione regionale. Vi sono nell'Amministrazione regionale palesi inefficienze a cui con coraggio bisogna dare un taglio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA

(Segue SABATINI.) Nella precedente legislatura si sostennero la riforma della legge di contabilità e l'istituzione delle cosiddette strategie verso cui orientare la spesa al fine di verificarne più puntualmente lo stato di attuazione. Si arrivò a ipotizzare giustamente la verifica degli investimenti pubblici riguardo agli effetti prodotti nella realtà socio-economica della nostra Isola; cioè non solo una verifica della velocità della spesa, ma anche se quegli stanziamenti avrebbero prodotto nella società effetti positivi e non inutili. Credo che sia il Piano regionale di sviluppo sia il Documento annuale di programmazione economica e finanziaria possano, se bene usati, essere strumenti utili a tal fine, certamente da soli non bastano.

Abbiamo approvato un emendamento, e lo abbiamo approvato all'unanimità, stanziando 200 mila euro per la verifica dei residui passivi. La Giunta dovrà, entro novanta giorni, così recita il comma, verificare quali residui siano accompagnati da una reale obbligazione. E' solo un buon inizio, un buon punto di partenza, ma è un lavoro urgente, da concretizzare nel breve periodo e che potrà aiutarci nel controllo del disavanzo.

Mi pare che tre possano essere i temi su cui la nostra Regione debba sentirsi impegnata al fine di rivitalizzare la nostra economia, rendendo il bilancio della Regione uno strumento più utile, più vero, più al servizio della collettività. Innanzitutto continuare nell'azione riformatrice che è stata avviata. Riformare l'amministrazione regionale, semplificarla, renderla più efficiente. Il cittadino, le nostre imprese, i nostri giovani spesso si trovano davanti a un muro: il muro della burocrazia, il muro dell'impossibile, dove tutto diventa complicato, difficile e a volte impossibile. Riformare quindi una Regione che vive di continui ritardi, dove i programmi non si realizzano, le risorse non si spendono.

In secondo luogo liberare il bilancio della Regione dai residui. Quell'emendamento cui primo ho fatto cenno è solo un timido inizio, si dovrà essere conseguenti e determinati. Il terzo versante è quello del confronto con il Governo nazionale, a cui dobbiamo chiedere con forza il rispetto del nuovo regime delle entrate. Esso non è qualcosa che ci è stato regalato, ma è quanto ci spetta di diritto, e che ci ha visto con le vecchie regole penalizzati per troppi anni. Unitamente al nuovo regime delle entrate vanno difesi i Fondi per le aree sottoutilizzate, quelli che ci sono stati assegnati e che oggi il Governo nazionale cancella.

Allo stesso tempo dobbiamo chiedere al Governo la ricontrattazione del patto di stabilità, che vede in difficoltà sia la nostra Regione che gli enti locali. Il patto di stabilità va rivisto sia per il blocco alla spesa che impone in un momento di recessione dell'economia, sia per il regime delle nuove entrate, per le maggiori risorse che saranno disponibili a partire dal 2010. Il collega Maninchedda propone in modo condivisibile di allargare i temi del negoziato con lo Stato, sottolineando i pericoli di tagli persino nei trasferimenti ordinari. Personalmente, mi rimane una forte preoccupazione per i molti dubbi, espressi in Commissione dall'Assessore della programmazione durante i lavori, sul reale concretizzarsi del nuovo regime delle entrate.

Un tempo non molto lontano, diversi esponenti del centrodestra lo definivano quella delle entrate una vertenza finita male, un risultato minimo. Oggi, che si avvicina il momento dell'incasso, si cominciano a mettere le mani avanti, a porre dei dubbi, ad avere dei timori; e dei timori a dire il vero cominciamo ad averli tutti per un Governo, come dire, troppo amico, dove ogni giorno qualche Ministro, qualche Sottosegretario ci dice dell'inutilità della Sassari-Olbia, e dove ogni giorno abbiamo bisogno di una rassicurazione che, puntualmente, viene smentita dopo qualche giorno.

Che cosa dire del G8, la cui dislocazione tra una smentita e l'altra ha fatto il giro dell'Italia, che è stato definitivamente scippato alla nostra Isola; e che nessuno mi venga a parlare dell'Abruzzo. Io mi chiedo che cosa c'entrano gli sfortunati abruzzesi, a cui va tutta la nostra solidarietà, vicinanza e disponibilità ad aiutarli, ma l'aiuto non si realizza certo tenendo il G8 in mezzo ai danni del loro terremoto.

L'articolo 102 della finanziaria nazionale 2007, che è stato una conquista di tutti i sardi, dovrà trovare piena attuazione, dovrà concretamente trasformarsi in maggiori trasferimenti. Non potranno essere accettati colpi di mano, altri scippi.

Vedete, ritorno al discorso iniziale, ho voluto richiamare la disponibilità espressa da tutti noi a una vera collaborazione, a un vero superamento delle contrapposizioni politiche fini a se stesse. Ma questa reale volontà la misureremo, come opposizione, a partire dalla capacità di non subire influenze esterne, dalla capacità di tenere la schiena dritta, dalla capacità, in modo particolare laddove vi sono da difendere i diritti della Sardegna e dei sardi, di tenere alto il confronto con lo Stato, altrimenti gli appelli ad inaugurare una nuova stagione politica rimangono mere esercitazioni oratorie, prive di senso e anche poco serie.

Personalmente concordo con il Presidente della Commissione sulla necessità che la Commissione bilancio vada oltre l'esame delle finanziarie che dovremo approvare nei prossimi anni. E' indispensabile affrontare diversi temi in campo, tutti urgenti, come la contrattazione di un nuovo patto di stabilità, la negoziazione con lo Stato nel suo complesso, la difesa dei fondi FAS, la riduzione dei residui, la rivisitazione della legge di contabilità, se necessario. Credo sia non solo importante ma necessario che questo Consiglio regionale dia un contributo forte su questi temi, che sono essenziali per il buon governo della Sardegna.

Questa è una finanziaria figlia dell'emergenza, l'emergenza di avviare subito la spesa senza ulteriori ritardi, l'emergenza di cercare di rispondere alla crisi in atto. Noi, responsabilmente, non abbiamo voluto creare difficoltà all'approvazione di questa manovra finanziaria; abbiamo cercato di dare un contributo di attenzione alle famiglie più in difficoltà, al mondo delle imprese che si trova a gestire un momento difficile, una crisi che in Sardegna non ha ancora purtroppo toccato il fondo e che,dopo le nostre industrie, toccherà il settore turistico segnando ulteriormente, a partire dalla prossima stagione, la nostra economia. E questo momento di crisi deve farci riflettere e aiutarci a sciogliere una volta per tutte i nodi che da troppo tempo ci portiamo dietro.

Rimaniamo in attesa di conoscere il Piano regionale di sviluppo, il collegato alla finanziaria da voi più volte annunciato, e su questi due prossimi documenti ci confronteremo, interessati a capire qual è la vostra idea di Sardegna e di come intendete spendere i soldi dei sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, mi sono iscritto a parlare stasera perché ritengo che questo dibattito vada reso, se si riesce (quindi un contributo di provocazione positiva lo voglio dare in questo senso), poco poco utile, perché non mi pare la strada migliore quella di dire: "Ma noi siamo qua, ci siamo impegnati, voi avete fatto malissimo, adesso arriviamo noi, ecco finalmente l'alba, sorge il sole". Questo è un tono non da finanziaria, è un tono da altro, non da finanziaria, soprattutto non da finanziaria tecnica, emergenziale, scarna, come peraltro l'Assessore del bilancio ci preannuncia debbano essere tutte le finanziarie di questa legislatura.

L'Assessore infatti rinvia la strategia complessiva della Regione non solo al Programma regionale di sviluppo ma anche alle leggi di settore, cioè a provvedimenti mirati a trattare la materia specifica di questa o quella attività, di questo o quel settore. In questo senso, Presidente, io credo che sia utile partire da alcuni elementi che sono di natura oggettiva e, di seguito, prospettare alcune soluzioni che noi vorremmo fossero inserite nella manovra finanziaria ai fini della maggiore utilità che questa manovra deve avere per risolvere i problemi, quelli più consistenti, che abbiamo di fronte.

Intanto partiamo dal dato che più ci appassiona, quello dell'occupazione. Badate, io è qualche decennio che leggo dati sull'occupazione; li ho letti per esigenze di natura professionale e li ho letti anche per passione politica. La Sardegna, negli ultimi vent'anni, ha avuto un terzo, e non va oltre, dei propri abitanti impegnati in attività lavorativa. Prima, secondo i rilevamenti dell'ISTAT, che aveva un altro sistema, le unità occupate erano circa 500, 550 mila; adesso i rilevamenti sono un po' più estesi, basti pensare che è considerato occupato chi costituisce elemento all'interno di una ditta familiare, un piccolo negozio, una piccola attività produttiva in materia agricola, che è considerato occupato chi abbia fatto un'ora di lavoro retribuito nel corso del periodo di rilevamento, che è considerato occupato colui quindi che non è applicato permanentemente o in modo appena appena stabile in un'attività lavorativa.

Da questo dato, cioè un terzo della popolazione impegnata in attività lavorativa, la Sardegna non si stacca mai, e non si stacca mai perché è un dato, badate, molto difficilmente aggredibile a livello esclusivamente regionale. Se noi prendiamo i rilevamenti, soprattutto la media del 2008 che è stata pubblicata dall'ISTAT proprio il 27 aprile ( sono apparsi alcuni articoli in questi giorni) scopriamo che l'Italia è rimasta divisa in due. Da una parte c'è un Nord opulento, che è sempre più opulento, perché i ricchi sono sempre più ricchi, accumulano sempre di più profitti e sostanze e i poveri sono sempre più poveri, ne hanno sempre di meno, ne ricevono sempre di meno.

L'Italia è divisa in due, e la Sardegna ha valori di poco migliori rispetto alle più disperate e disastrose realtà di questo Paese; ma non da oggi, ma non da ieri, da sempre! E tanto li ha e tanto li aveva, che è stato fatto uno Statuto speciale perchè la Sardegna si è presentata di fronte ai Costituenti come una situazione particolare, che aveva bisogno, anche ai fini del superamento della differenza, del ghetto, della distanza con il resto delle Regioni italiane e anche di quelle europee, di poteri, di normative, di percorsi, di procedure assolutamente speciali.

Ebbene, noi abbiamo una difficoltà, lo dico a coloro che stanno accingendosi in questa legislatura alla responsabilità di governo, lo dicevo anche prima, è da tanti decenni che su questi argomenti abbiamo aperto una discussione; noi non possiamo agire come agiscono gli altri, noi non possiamo andare a rimorchio, non possiamo trattare le questioni come se fossimo in Lombardia, le dobbiamo trattare per quello che siamo; e noi siamo una Regione arretrata, siamo una Regione geograficamente isolata, siamo una Regione che ha grandi limiti sotto il profilo culturale, siamo una Regione che ha risorse importanti ma anche non inesauribili.

Siamo una Regione che è stata prevalentemente sostenuta da un intervento pubblico dello Stato in modo funzionale ai processi di sviluppo dell'altra parte d'Italia; l'intervento delle Partecipazioni statali non era un intervento tutto orientato per il bene, era un intervento orientato (come si orientava allora) a mantenere il mercato di consumo, a garantire un certo tipo di produzioni che fossero funzionali al sistema industriale del Nord. Noi siamo parte integrante della Provincia subordinata, di quello che in letteratura viene definito "il Mezzogiorno", siamo una parte della Provincia subordinata e quindi dobbiamo agire diversamente.

E noi abbiamo gli strumenti per agire diversamente, perlomeno alcuni li abbiamo, li possiamo utilizzare affinandoli meglio, ragionando di più. Noi abbiamo depositato una proposta di legge anche in questa legislatura (l'abbiamo fatto anche nell'altra) che parla di rinascita, perché la rinascita non è un piano una tantum, la rinascita è un obiettivo; e rispetto all'obiettivo di rinascere, qualora mai si sia nati, quell'obiettivo è soddisfatto una volta che si è nati, cioè una volta che quella differenza, che quella distanza, che quella qualità di vita, che quella consistenza dell'occupazione, della capacità produttiva si è realizzata; così non è, prima lo dicevo, perché i dati, la storia così ci raccontano. Quindi, in primo luogo lo strumento.

L'altro aspetto attiene al fatto che noi dobbiamo lavorare di più, per lavorare di più dobbiamo anche lavorare tutti; e le politiche del lavoro non sono una tragedia e non bisogna confonderle con le politiche per l'occupazione che sono un'altra cosa, e neppure bisogna confonderle con le politiche per lo sviluppo dell'impresa, che sono un'altra cosa ancora, e non bisogna confondere le politiche per lo sviluppo dell'impresa con le politiche per lo sviluppo perché queste politiche non sono coincidenti.

C'è un'articolazione di cui bisogna tenere conto; il lavoro è un valore, è anche uno strumento inclusivo nella società, è una modalità di partecipazione alla vita della nostra comunità, è una rottura dell'isolamento delle persone, delle famiglie, della condizione di bisogno, e a queste cose bisogna dare una risposta articolata. Non esiste soltanto una ricetta, bisogna distribuire i farmaci: bisogna farne un cocktail per aggredire la malattia che è ormai una malattia cronica!

In mezzo a questa condizione di difficoltà oggettiva che noi ci trasciniamo, ci sta anche, ovviamente, un processo ulteriore di disgregazione della nostra società, dei valori che essa è in grado di esprimere, del senso di appartenenza, anche dell'identità, tutto si scompone e noi siamo di fronte ad una crisi ancora più robusta e più forte.

Per cui, Assessore, io lo dico, la prima cosa da fare è cercare di dirci la verità. Adesso tutti dicono: "I residui". I residui ci sono sempre stati e costituiscono una modalità, perché noi facciamo un bilancio di competenza, per imbrogliare noi stessi e la nostra comunità; una modalità che non è stata pensata qua, è stata pensata a Roma, forse è stata pensata anche a Bruxelles. Noi facciamo un bel bilancio di competenza "grasso grasso" che non corrisponde al vero, poi facciamo un bel bilancio di cassa molto più magro, che forse non corrisponde manco quello al vero, poi ci mettiamo il tetto del Patto di stabilità, riduciamo la spesa all'osso, di fatto perseguiamo solo un intervento di natura obbligatoria, sosteniamo le spese correnti, e quando abbiamo fatto tutto questo, perché i meccanismi sono questi, e non ci dobbiamo raccontare bubbole, quando abbiamo fatto tutto questo è chiaro che maturano spese previste che non si fanno.

Invito a fare un'analisi su come si attivano le procedure e anche su come si crea un ingorgo, una confusione normativa. Voi sapete che noi scriviamo le norme che valgono ai sensi della Costituzione. Me ne viene in mente una, l'articolo 6 della finanziaria dello scorso anno che dice: "Alle assunzioni di personale con contratti di lavoro flessibile effettuate dagli enti locali, il cui onere è finanziato da trasferimenti delle risorse regionali, non si applicano i limiti della legge finanziaria dello Stato", il che vuol dire che non si possono prorogare i contratti. I funzionari degli enti locali dicono: "Io devo seguire la legge finanziaria", per cui contraddicono il valore della Costituzione, il Titolo V.

Questa è una materia che già è attribuita per Statuto alla Regione, e anche se fosse una materia concorrente l'iniziativa competerebbe alla Regione, in ogni caso lo Stato non ha sollevato alcuna eccezione dal punto di vista della violazione delle attribuzioni in capo a se stesso, quindi quella norma vige però non viene rispettata. E così succede per i servizi per l'impiego o per il lavoro, così come si definiscono per quanto riguarda le province, e così succede anche per altro.

Per cui noi facciamo norme che non valgono perché i funzionari decidono che devono seguire la norma che meglio gli aggrada! Non abbiamo neppure un potere, i nostri amministratori, anche gli amministratori regionali, soccombono rispetto a questo! Eppure abbiamo gli strumenti, abbiamo lo Statuto, abbiamo le norme, abbiamo il Consiglio, abbiamo le leggi. Esiste una legge, io la cito sempre, l'articolo 24 della legge numero 40 del '90, che dice che si può regolamentare un provvedimento attraverso un accordo tra i soggetti che sono interessati a quel provvedimento. Quella norma non viene utilizzata perché si preferisce fare i percorsi più lunghi, fare la deliberazione con la quale si adotta un provvedimento di carattere generale, farne discendere un altro, poi l'impegno, poi il pagamento, poi questo e alla fine si sono persi tre mesi, forse sei, forse l'intero anno.

Per cui, due sono gli impegni da assumere. Primo, rispettiamo le leggi, utilizziamo tutte le opportunità e quindi anche il Piano per l'occupazione, Assessore, previsto dalla legge numero 20 del 2005. C'è la legge finanziaria del 2008 che lo rilancia, mette dotazioni finanziarie, ha semplificato un po' le procedure; il Piano va portato in Consiglio, va approvato, si darà una risposta e si utilizzerà una parte di quelle risorse che sono state messe nel Fondo, sempre che esista ancora quel Fondo, se pure è esistito.

Secondo,. si attivino tutte le trattative che è giusto attivare in materia di entrate. Questo mondo cambia, è possibile che la contabilità pubblica debba rimanere ingessata? Si può modificare qualche disposizione della contabilità pubblica? Io penso di sì, se la nuova norma è migliore, se serve a risparmiare, se serve a recuperare risorse da spendere positivamente per il lavoro, per l'impresa, per lo sviluppo.

Quindi, la partita delle anticipazioni secondo me è un'occasione persa, non una cosa così demoniaca. Io penso, Assessore, che si possano utilizzare tutte le disposizioni vigenti per accelerare i tempi, per spendere le risorse di cui disponiamo con priorità verso la nostra comunità, per fare bilanci più veri. E' inutile dire che facciamo una manovra da 9 mila se 4 mila sappiamo già che non li dobbiamo spendere, facciamola da 5 mila! Diciamo pure che non sono soldi e disponibilità che avremo perché prima o poi lo dovremo dire, si cancelleranno quei residui e si cancelleranno con una disposizione che pareggerà tutti i bilanci pubblici, lasciando cadaveri sul terreno! Per cui noi in questo Consiglio regionale quando approviamo una legge finanziaria, un bilancio, di fatto, non destiniamo le spese dove vogliamo; le destineranno i funzionari, i dirigenti dell'Amministrazione e qualche volta la Giunta, ma sicuramente questo Consiglio non le destinerà mai!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, che non vedo, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a commentare una manovra quanto mai scarna e schematica in cui è possibile sicuramente ravvisare, a grandi linee, il percorso che si va ad intraprendere, ma si lasciano quasi totalmente all'immaginazione i dettagli.

Sappiamo tutti che saranno altri gli interventi specifici di ripartizione delle risorse, quindi non andrò a enumerare singolarmente tutti gli interventi mancanti perchè costituirebbero un elenco lungo, ma soprattutto inutile vista la situazione oggettiva. Mi limito quindi ad alcune osservazioni specifiche, alcune delle quali se condivise potranno forse trovare un seguito nel lavoro di questo Consiglio.

Sorvoliamo sulla soppressione della imposta di soggiorno e della tassa di sostenibilità ambientale su unità di diporto e aerei ad uso privato, la cosiddetta tassa sul lusso. Era uno sviluppo prevedibile del nuovo indirizzo politico, come del resto altri punti che lasciano già intuire le evoluzioni future. Preferirei piuttosto concentrare l'analisi su dei settori che sono stati dichiarati, spero, in buona fede, di assoluta priorità di intervento. Parlo dell'emergenza sociale e del sistema produttivo isolano.

Non svelo alcun mistero nel dire che, rispetto all'Europa, siamo indietro come Paese sul livello di protezione sociale garantita ai cittadini. Le risorse sono limitate e mal utilizzate, come dimostra la scarsa incidenza dei trasferimenti sociali nel ridurre la povertà. In generale, siamo sotto la media UE per quanto riguarda la spesa per la protezione sociale, sia come percentuale del PIL che in termini di spesa pro capite. E questa spesa è comunque sbilanciata a sfavore dell'erogazione dei servizi.

Basandosi sull'esperienza delle regioni del Nord Europa gli interventi che hanno avuto un successo maggiore nel tentativo di incidere sulla povertà sono proprio questi. Per esempio, senza aumentare la spesa complessiva si sono ideate delle forme di riconversione di una piccola parte del trasferimento per assegni familiari, indennità di accompagnamento o verso prestazioni di servizi. Laddove si è passati da un approccio per categoria a un approccio basato sulla persona, e si sono trovate soluzioni perché almeno una parte del trasferimento monetario potesse essere fruita in termini di servizi accessibili come prestazioni di sostegno alla domiciliarità, alle attività di socializzazione, all'inserimento lavorativo, all'accoglienza familiare, è risultata una maggiore percentuale di incidenza sulla spesa sul disagio sociale. In particolare si è puntato sulla promozione della solidarietà sociale con la valorizzazione delle forme di auto-aiuto e di reciprocità e della solidarietà organizzata.

Secondo questo ragionamento, avallato tra gli altri anche dall'ultimo rapporto Caritas, di spendere non solo di più ma soprattutto meglio, è fonte di perplessità l'istituzione di un Osservatorio sulla povertà. Tralasciamo la preesistenza di un Osservatorio nazionale presso il CNEL con funzioni presumibilmente analoghe, i cui promotori, amministrazione locale, organizzazioni sindacali e del terzo settore, dispongono già delle competenze e delle componenti territoriali necessarie per raccogliere e analizzare le informazioni anche a livello locale, e raccomandano infatti di riordinare e coordinare la molteplicità dei diversi istituti già esistenti di contrasto alla povertà per renderli più efficaci ed efficienti sul versante della spesa.

E fingiamo anche di voler intendere la sussidiarietà e il federalismo fiscale nel senso di un proliferare di strutture simili e sovrapponibili dal locale al nazionale. Non vediamo comunque l'utilità di moltiplicare ulteriormente le appendici della struttura regionale, tenuto conto che diverse iniziative lanciate anni fa non risultano ancora attivate. Poniamo il caso della Consulta regionale giovani, a tutt'oggi un organismo teorico nonostante fosse previsto il suo insediamento con legge regionale numero 11 del 1999, e sia richiesto un suo parere obbligatorio sul "Rapporto sulla evoluzione della condizione giovanile e lo stato di attuazione delle politiche giovanili" che la Giunta dovrebbe presentare unitamente ai documenti di bilancio. Forse è meglio che questa Consulta, lo dico metaforicamente, non si sia mai insediata consentendoci di ignorare serenamente certe situazioni disastrose come, per esempio, la mancata erogazione di tanta parte dei fondi per l'imprenditoria giovanile e la pessima gestione delle pratiche per avervi accesso.

E' un caso emblematico dell'inutilità del moltiplicare gli organi se poi manca la volontà di farli funzionare per una utilità comune che si presume ci debba essere, anche minima, se non si vuole cadere in una semplice moltiplicazione di cariche e poltrone. E se invece è questa la logica, forse è meglio puntare su un altro settore dove la presenza di enti superflui darà meno dolore. Sono sicuro che troveremo facilmente una nicchia dove collocare una piccola e inutile struttura da 300 mila euro, senza dare nell'occhio e senza insultare chi dovrebbe essere l'oggetto delle sue osservazioni. Non sono le informazioni sulla povertà che ci mancano, sono le azioni e le risposte ad una richiesta sempre più disperata di sostegno, non solo economico.

Nel riferirci alla povertà dobbiamo ricomprendere anche gli aspetti relazionali e sociali nel senso più ampio, infatti la povertà è solo una dimensione, per quanto importante, dell'esclusione sociale ben più ampia e articolata. L'esclusione che richiama immediatamente il concetto di disuguaglianza, e che si trova all'interno di un processo sociale dinamico e complesso, comprende problematiche molto diverse tra loro ma correlate quali la marginalità, la precarietà economica, la deprivazione culturale, la solitudine, la carenza di legami familiari e sociali.

Informazioni noi ne abbiamo d'avanzo, sappiamo dove sono le fragilità, le fasce di popolazione a rischio di maggior esclusione sociale, sappiamo come sono composti i loro nuclei familiari e quali sono le criticità da affrontare subito. E ormai abbiamo anche un'idea abbastanza chiara di quali siano gli interventi con maggiori e minori probabilità di successo; e allora con questa miniera di informazioni a disposizione vogliamo istituire l'ennesimo osservatorio sulla povertà?

E mentre noi li osserviamo, i poveri che cosa fanno? Ed è in questa ottica che sono state presentate diverse proposte, da noi il progetto di legge sul reddito di cittadinanza, l'emendamento sull'istituzione di condomini sociali. Noi abbiamo proposto sia in questa sede che a livello locale, per quanto è di competenza di ognuno, la costituzione di condomini sociali in un tentativo di applicazione del modello di residenzialità integrata che si sta sperimentando con successo in altre zone d'Italia, nell'ottica di una gestione partecipata per alcune delle tante situazioni in cui non è necessaria tanto l'assistenza medicalizzata quanto affettiva, unita a un sostegno sociale.

Si tratta di individuare degli alloggi a canoni concordati che possono variare dai piccoli appartamenti a un intero stabile da assegnare ad anziani disabili, parzialmente o totalmente autosufficienti. La gestione degli spazi abitativi verrebbe affidata a soggetti da individuare, tramite apposito bando, tra cooperative di giovani e lavoratori svantaggiati e altre categorie socialmente vulnerabili. Per gli assegnatari degli alloggi vivere in un condominio sociale può significare mantenere la propria indipendenza e riservatezza sapendo di avere l'aiuto e la compagnia che si dovesse rendere necessaria in relazione alle esigenze quotidiane.

L'ottica del progetto è di incidere positivamente sul livello di qualità della vita degli anziani e dei disabili, di favorire la conservazione delle capacità residue e dell'autonomia degli ospiti e di sviluppare una rete di relazioni con la comunità. Per le categorie svantaggiate può essere incalcolabile il beneficio ricavabile dall'avere non più un lavoro socialmente utile ma una funzione socialmente riconosciuta e apprezzata nel prevenire o migliorare situazioni di emarginazione derivanti non da gravi handicap o estrema indigenza, ma da disagio relazionale e familiare.

E sempre nell'ottica di attivare quanto già esiste prima di pensare a gravare le nostre strutture con nuove creazioni, si insiste anche in questa sede per una piena partecipazione della Regione Sardegna al processo di Barcellona in cui finora ha avuto un coinvolgimento solo nominale. Il processo di Barcellona costituisce lo strumento centrale di relazione euromediterranea dal 1995; l'UE resta il partner principale dei Paesi mediterranei sia per quanto riguarda gli scambi delle merci che per i servizi; sono stati realizzati dei progressi significativi in vista della creazione di una zona di libero scambio euromediterraneo da qui al 2010.

La liberalizzazione progressiva degli scambi con l'UE ha favorito le esportazioni e gli investimenti, ma nonostante l'avanzata, lenta ma costante, in materia di integrazione economica sud-sud (e qui torna la questione gramsciana che Luciano Uras ha evocato), questa resta ancora inferiore alle aspettative. La sfida che si pone adesso, oltre alla suddivisione delle responsabilità e al consolidamento della relazione multilaterale, consiste nel rendere l'intero processo più visibile per i cittadini e dare un nuovo slancio come auspicato dalla Commissione europea. La dichiarazione di Barcellona e i suoi obiettivi e i settori di intervento che essa prevede restano attuali. E i tre pilastri su cui poggia la cooperazione: dialogo politico - altro che noi e voi - cooperazione economica e libero scambio, dialogo umano sociale e culturale, costituiranno ancora la spina dorsale delle relazioni euromediterranee.

Il programma di lavoro quinquennale, adottato durante la Conferenza di Barcellona del 2005 (i quattro capitoli su immigrazione, integrazione sociale, sicurezza e giustizia), e l'aggiornamento, adottato in occasione della Conferenza dei Ministri degli affari esteri a Lisbona, sono sulla stessa linea. Sarebbe auspicabile una maggiore partecipazione della cittadinanza, anche tramite l'organizzazione di iniziative volte alla disseminazione di adeguate informazioni sull'argomento. Visto il carattere regionale, sub regionale, transnazionale dei progetti proponibili nell'ambito dei vari settori di intervento, si ritiene possano rivestire un notevole interesse per le diverse tipologie di soggetti privati e pubblici destinatari potenziali del Piano in Sardegna.

In ultimo, e concludo, mi auguro che si riesca a reperire una parte, anche piccola, dei fondi, per ora genericamente allocati alla ricerca, da far gestire direttamente con criteri trasparenti e meritocratici a ricercatori di recente inserimento nelle strutture universitarie sarde, per facilitare lo start up di nuovi progetti di potenzialità, che spesso rischiano di restare inespressi; che si riesca a superare le divergenze politiche nel settore strategico della ricerca e dell'alta formazione, e si dia continuità all'esperienza positiva già in essere.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente e Assessori, signor Presidente, in via preliminare vorrei chiedere se lei reputa dignitoso per la Regione Sardegna che si operi una riflessione sulla manovra finanziaria, in una stagione non assolutamente classificabile ordinaria, in una condizione in cui la maggioranza è presente per circa il 30 per cento, in una condizione nella quale l'interlocuzione con la Giunta è persino limitata ad alcune rappresentanze. Tuttavia, lo voglio dire in premessa, perché da un po' di tempo a questa parte sento in quest'Aula, intorno alle retoriche e teatrali celebrazioni a cui siamo molto affezionati, il richiamo a personaggi storici, come è avvenuto anche stamattina.

Io direi questo: sarebbe più utile invece di invocare, per esempio, Eleonora ad ogni piè sospinto (forse capisco anche l'esigenza di, in qualche modo, esorcizzare il nero, il buio del nostro presente), ricordare che se Eleonora fosse presente, a fronte di un profilo di dignità giuridico e istituzionale ben diverso rispetto a quello che si dimostra in quest'Aula in questo momento, avrebbe ordinato a qualcuno di darci un paio di calci nel fondoschiena. Tuttavia, noi siamo in quest'Aula perché dobbiamo rappresentare in questo momento il bisogno della società sarda, e lo rappresentiamo per quello che è oggi, drammaticamente, col ritardo col quale lo affrontiamo, ma anche con la consapevolezza che molte cose sono cambiate.

Di fronte al disegno e alla manovra finanziaria (non con l'impostazione prestabilita dell'onorevole Cherchi), io domanderei se abbiamo la consapevolezza di quale percezione hanno i sardi di questa manovra finanziaria. E, semmai, ci avete spiegato quali effetti attesi dobbiamo mettere nel conto, in una stagione nella quale una manovra finanziaria risponde non ad un tempo ordinario ma un tempo straordinario? E' delittuoso chiedere al Governo regionale, rispetto a quello che ci ha proposto, che cosa si attende sul piano potenziale della risposta alla crisi? A queste domande attualmente non c'è nessuna risposta.

E non c'è neanche una forzata interpretazione autonoma, di ciascuno di noi, di quelle che possono essere le ricadute vere di questo atto, e lo spiegheremo. Si è detto e ridetto in questi giorni che la manovra è quasi la manovra della vecchia Giunta. Mi permetto di dire che non è così. Questa manovra è strutturalmente una manovra diversa rispetto a quella presentata l'anno scorso. Ed è diversa perché? La prima diversità è data dal fatto che voi abbiate scelto di togliere, di cancellare l'anticipazione delle quote d'entrata del 2009-2015. E questo non è mica un elemento di tecnica di bilancio, o solo un elemento di tecnica di bilancio, è un segno di significato politico centrale, nel momento nel quale noi dovevamo dare continuità ad un processo di difesa di una prerogativa di riforma dell'articolo 8 che ogni giorno, e lo vedete, è sottoposto ad un rischio immane di essere spazzato via dalle scelte che il Governo nazionale fa senza neppure chiedere il permesso.

Cioè non possiamo continuare a pensare che la riscrittura dell'articolo 8 sia una cosa per sempre e priva di rischi. E la funzione di anticipare, di mettere le risorse nella struttura portante del bilancio attivo, aveva il senso anche politico di mettere un paletto chiaro di difesa di una prerogativa sulla quale non si tornava indietro, ma semmai si poteva andare avanti. Ma questo non si coglie, perché tutti i nostri bellissimi tecnicismi fanno sì che ci ammantiamo di parole che poi non hanno significato sul piano della ricaduta concreta. Quindi, primo punto, la manovra non è la stessa per questo, perché nella nostra c'era un significato, in questa ce n'è tutt'altro.

Secondo. Che cosa è dunque questa manovra? Possiamo dire: un po' di scopiazzatura della precedente e un po' di cose disordinate ma prive di costrutto. Non è la stessa cosa, quindi, anche perché quando si tratta della manovra finanziaria non si può esimersi dal guardare il complesso degli strumenti finanziari attraverso i quali la Regione opera nell'ambito delle sue competenze; pertanto non possiamo non tenere conto che la manovra finanziaria opera sinergicamente in maniera complementare a tutta una serie di altri strumenti, come i Fondi per le aree sottosviluppate e gli investimenti pubblici, che devono dare una risposta, soprattutto oggi, ad un sistema sociale fortemente in crisi; in crisi perché già partiva con più difficoltà rispetto alle Regioni che, invece, da sempre, hanno strumenti economici in grado di dare grande slancio e grande prospettiva.

Sui Fondi per le aree sottoutilizzate (FAS) il Governo regionale dovrebbe, non chiediamo molto, almeno in sede di replica dare una ricognizione reale dello stato dei tetti previsti, dicendoci se ci sono, se non ci sono, quanti ce ne sono, e quanti non ce ne sono. Perché noi il giudizio, che dovremmo dare nel nostro voto finale, non lo potremmo dare compiutamente se non tenendo conto di questo complesso di questioni. Perché il bilancio ordinario della Regione svolge una funzione, le grandi partite degli investimenti strutturali devono compiere un'altra funzione; e, guarda caso, in questo momento straordinario di crisi economica, intervengono anche in maniera sostanziale a riequilibrare l'insufficienza delle risorse ordinarie della Regione per tenere in piedi il sistema economico e la coesione sociale.

Un tempo si chiamavano Fondi per la coesione sociale, proprio perché intervenivano in sinergia con le risorse ordinarie. Bene, sui fondi FAS risposte non ne abbiamo. Noi abbiamo fatto in tempo, questo sì, ed è questo un altro elemento che è correlato alla nostra manovra dal significato compiuto di quegli atti. Noi avevamo quantificato, sulla base delle nostre programmazioni, sulla base degli atti e delle scelte che erano state fatte, di poter appaltare tra il 2009 e il 2010 opere, programmate e finanziate della Regione, degli enti locali, delle province per oltre 4 miliardi e 200 milioni di euro.

Io non ho più la certezza che questi soldi ci siano, e se non ci sono lo scenario cambia e lo dovete dire con chiarezza perché l'interlocutore della Giunta regionale è la più complessa società sarda, sono le province, sono i comuni, sono le comunità e le organizzazioni imprenditoriali che devono sapere che quei gap infrastrutturali programmati di dover cessare o diminuire in un tempo dato, non diminuiranno più in quel tempo dato e che quindi gli investimenti, ancora più rischiosi oggi di fronte alla crisi, potrebbero trovare un ampliamento temporale ancora più ampio e più pericoloso per i risultati economici complessivi che noi chiediamo, già a partire da questa finanziaria.

Questo è il dato e noi abbiamo bisogno di questi dati, Assessore, che sono obbligatori per dare un giudizio compiuto sulla manovra finanziaria e che al momento non ci sono.

Poi andiamo a vedere gli aspetti di carattere più tecnico. Si è parlato qui, l'ha fatto anche pubblicamente il Presidente della Commissione, dei residui passivi, il gran monte dei residui passivi; sul patto di stabilità io credo che dovremmo e potremmo fare di più. Non vi è ombra di dubbio che siamo in forte ritardo nel riportare il regime del patto di stabilità sia nell'equilibrio di una ragionevole capacità di spesa delle Regioni ma anche, io direi di più, in un significato che intersechi anche il principio di autonomia che hanno le Regioni a Statuto differenziato. Io credo che da questo punto di vista noi dovremmo fare anche un passo in più, non solo inseguire le pubblicità sulle insularità, che ci vengono propagandate ogni due giorni, ma inventarci dei terreni sui quali costringere il Governo ad un confronto più di merito sulla specialità, perché se non inventiamo dei traguardi nuovi dovremo subire sempre e solo i traguardi ordinari, quelli già previsti per le Regioni a statuto ordinario.

Ma sui 7 miliardi di residui passivi che cosa possiamo dire? Intanto possiamo dire di un tempo che ha gestito il record dei residui passivi, e di un tempo che ha cercato di contenerli; ma dentro il dato ci sono anche degli elementi che andrebbero raccolti da un governo regionale e tradotti in provvedimenti atti a disincentivare la formazione del cumulo dei residui passivi. Uno è classico ed è la cultura dello stanziamento: circa 3 miliardi e mezzo dei 7 miliardi sono solo di trasferimenti agli enti locali, in stagioni diverse, dove per poter tacitare tutti quanti bisognava stanziare. Non c'erano progetti, c'era solo una vaga idea e forse non c'erano neanche le condizioni logistiche per fare determinate cose.

Su questo terreno bisogna capire: scegliete di nuovo la strada della cultura dello stanziamento oppure intendiamo svolgere insieme un'azione per monitorare più assiduamente la capacità di spesa degli enti locali e, semmai, attrezzare strumenti amministrativi che accelerino i processi di spesa e di cantierabilità delle opere pubbliche? Stabiliamo la regola per cui se non c'è almeno un progetto di massima o un progetto di livello dignitoso non si finanziano le opere? Possiamo decidere questo, in un tempo in cui le risorse ci servono semmai per altre cose che sono immediatamente realizzabili? Quindi, il tema dei residui è un tema che non va contemplato, va articolato in risposte, va articolato con scelte, e io in questa finanziaria sinceramente sul terreno della semplificazione amministrativa, sul terreno dell'accelerazione non tecnica ma reale della spesa per accelerare l'apertura dei cantieri, per cercare di portare a compimento processi e lungaggini che ci portiamo appresso da anni e anni, non sono vedo novità. Provvederemo noi a dare alcuni suggerimenti nel corso del dibattito, ma credo che questa sia una risposta assolutamente attesa.

Per un altro verso ci sono delle contraddizioni. Cancellate, anzi diminuite i fondi per la redazione dei piani urbanistici comunali. Come, voi, che avete tanto criticato l'ipotetica paralisi all'economia del mattone, fatta nella precedente legislatura, non capite che oggi, in regime di norme transitorie, dobbiamo investire per dare i PUC ai comuni e per farli uscire il più rapidamente possibile dalle fasi transitorie con PUC adeguati? Se non li rifinanziamo non fanno i PUC e continuano a far rimanere le loro comunità nel regime transitorio. Da un lato inneggiate al piano sulla casa e dall'altra parte vi comportate in maniera esattamente contraddittoria.

Bisogna mettere di più, semmai, in questo momento negli ambiti in cui sta maturando, in termini diversi, anche la sensibilità nell'approccio alle scelte urbanistiche, perché i comuni portino a casa degli strumenti davvero in grado di interpretare in maniera moderna le leggi e gli orientamenti esistenti.

(Interruzioni)

Io non sono abituato a interloquire. Anche per quanto riguarda l'equilibrio, l'equità sociale e la coesione sociale, mancano delle risposte. Vedete, la questione della tassa di soggiorno è emblematica, è emblematica di un fatto che non è stato analizzato. Adesso lasciamo perdere gli aspetti giuridici, perché sappiamo bene come stanno le cose e sappiamo che le cose che sto dicendo sono realizzabili nei termini anche giuridici che ci sono stati consegnati; Ma voglio sottolineare che quando noi indichiamo la possibilità di togliere a chi ha di più per darlo a chi ha di meno, in un momento delicato come questo, nessuno può gridare allo scandalo.

Noi, però, non solo effettuavamo un prelievo su chi ha di più (e non sta neanche oggi percependo assolutamente l'entità della crisi perché ha un reddito diverso), ma nel concepire quel sistema di tassazioni così mirato avevamo anche istituito un Fondo per il riequilibrio territoriale. Cioè una quota parte delle risorse derivanti da quella tassazione, che si prelevava dai luoghi dove la ricchezza in qualche modo produceva effetti maggiori, veniva trasferita alle comunità dell'interno per far sì che in un momento di crisi in cui la spinta alla depressione è più forte, c'è maggiore povertà, in qualche modo venisse operata una azione di riequilibrio strutturale da parte della Regione in opportunità e in posizioni diverse. Non si riflette. Non è una cosa nostra? Togliamola! Ma c'era una riflessione, c'era un principio di riequilibrio, che è stato rimosso.

Sul precariato la stessa cosa, fate quello che ritenete opportuno, però la strada era tracciata. Su queste cose noi possiamo solo dirvi che c'è una strada tracciata, un percorso che andava compiuto e che va compiuto, e che secondo me è affidato alla sensibilità di chi governa oggi rispetto alle condizioni drammatiche che abbiamo davanti. Per quanto riguarda il Fondo sociale europeo, la stessa cosa, non se ne parla, non se ne parla abbastanza mentre in effetti si fanno scelte, anche se differenziate nel tempo, sull'uso dei fondi per la formazione professionale.

Vorrei solo avvertire su una cosa: documentiamoci bene tutti quanti. Il Fondo sociale europeo ha subito, nel trapasso da un quadro comunitario ad un altro, un certo cambiamento, la scelta è chiara: meno formazione e più istruzione. I dati dell'acculturamento in Europa hanno fatto sì che l'orientamento di questi fondi debba andare più all'istruzione e alla scommessa sull'intelligenza dei nostri giovani, proprio per rispondere in qualche maniera a questa condizione deficitaria dell'istruzione e della cultura in alcuni Paesi d'Europa.

Per cui, anche qui vorremmo capire se si condivide questo disegno o se si vuole tornare a vecchie logiche di tipo diverso, che tappano un buco momentaneo ma che nello spazio di pochi mesi faranno sparire gli effetti apparentemente benefici. Noi dobbiamo investire sulla istruzione, e lo diciamo da anni con enfasi, anche se né voi né il Governo nazionale sembra scommettere o voler scommettere su questa nuova frontiera, benché tutti i dati sulla capacità di produrre cultura e istruzione sono chiari, ahimè, per l'Italia e per la Sardegna; e su questo la finanziaria non dà nessuna risposta, rimane tutto inalterato.

Vedremo poi nell'ambito della discussione dell'articolato che cosa dire, per esempio, sull'industria, sulla crisi industriale. Badate, chi aveva le industrie si può porre legittimamente il problema di quali reggeranno, come reggeranno, come sostenerle e come cercare di farle riprendere; da noi il problema è cento volte maggiore perché noi industrie, purtroppo, non ne abbiamo, e quelle poche che abbiamo vengono da una condizione di crisi sulla quale non si può non dire una parola chiara, non avere una strategia chiara, che metta nelle condizioni anche la piccola e media impresa della nostra regione non soltanto di pensare che esistono i Consorzi fidi, ma di avere degli strumenti e un messaggio generale della Regione sulla capacità di investire in ricerca, in istruzione, in capacità per resistere a un momento di crisi.

Conclusivamente, Assessore, da modesto rappresentante della Regione Sardegna, io provo una certa vergogna, lo dico con semplicità e con amicizia, poiché tutti noi da mesi ormai parliamo della crisi, ne parlano i giornali, qualcuno di noi nel fine settimana vive anche l'esperienza di verificare la drammaticità con la quale certe famiglie devono chiudere il mese o come riescono a chiuderlo, nel vedere che nel vostro bilancio avete deciso di spendere 300 mila euro per pagare coloro che dovrebbero osservare le povertà e 800 mila euro per finanziare gli uffici studi dei sindacati. Credo che non sia un bellissimo biglietto di visita.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Colleghi, sospendo brevemente la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 17, viene ripresa alle ore 18 e 28.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno)

PRESIDENTE. Procediamo con la verifica del numero legale, richiesta da due Capigruppo. Prego i colleghi di predisporsi per la votazione e invito un segretario della minoranza ai banchi della Presidenza. Colleghi, mi viene segnalato un problema di malfunzionamento del sistema elettronico di votazione per cui sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 33, viene ripresa alle ore 18 e 45.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Chiedo ai consiglieri Uras e Bruno se reiterano la richiesta di verifica del numero legale.

URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rosso Mori.). La richiesta è reiterata.

PRESIDENTE. Poiché persiste il malfunzionamento del sistema elettronico, dispongo che la verifica del numero legale avvenga per appello nominale.

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Indico la votazione per appello nominale per la verifica del numero legale. Estraggo a sorte il nome del consigliere dal quale avrà inizio l'appello. (E' estratto il numero 46, corrispondente al nome del consigliere Moriconi.)

Invito i consiglieri Segretari Cappai e Zuncheddu a procedere all'appello cominciando dal consigliere Moriconi.

CAPPAI, Segretario, procede all'appello.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Prendo atto che il consigliere Lai è rientrato dal congedo.

Dichiaro che sono presenti 65 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu - Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio)

Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo la seduta.

E' iscritto a parlare il consigliere Peru. Ne ha facoltà.

PERU (P.d.L.). Signor Presidente, signori della Giunta, colleghi e colleghe

intervengo nella discussione sulla manovra finanziaria per due motivi di fondo. Primo, per sottolineare, come hanno già sostenuto i colleghi della maggioranza che mi hanno preceduto, che questa manovra finanziaria, così come il Documento annuale di programmazione economica, è uno strumento snello, più tecnico che strutturale, orientato principalmente a essere approvato entro i termini del quarto mese di esercizio provvisorio, al fine di affrontare i più gravi problemi dell'emergenza sociale e dell'emergenza economica della nostra Isola, per poi trasferire al collegato di giugno e al Piano regionale di sviluppo le strategie e gli obiettivi (l'azione politico-amministrativa) che questa maggioranza si impegna a onorare.

Ma, cari colleghi, pur nella brevità dei tempi determinata dalle elezioni anticipate, onorevole Gian Valerio Sanna, non dimentichiamo questo, le scelte politiche presenti nella proposta sono volte principalmente a dare risposte all'emergenza sociale e al sistema produttivo.

Sul versante delle politiche sociali, come ha evidenziato il mio collega di maggioranza, l'onorevole Cherchi, vengono stanziati 28 milioni per l'assistenza domiciliare a favore degli anziani non autosufficienti; 36 milioni per i programmi personalizzati a favore dei disabili (entrambe le misure potranno essere realizzate attraverso personale esterno o familiare);5 milioni per il programma "Ritornare a casa"; 9 milioni per le azioni di integrazione socio-sanitaria; 48 milioni a favore dei soggetti con particolari patologie. Una particolare attenzione è stata dedicata alla riqualificazione della formazione professionale. Riguardo poi alle politiche per l'impresa sono stati stanziati 19 milioni e cinquecentomila euro per l'integrazione dei fondi rischi dei Consorzi fidi, ed è stata prevista la riduzione di un punto percentuale sull'IRAP.

Io ho apprezzato, in occasione del dibattito sulle dichiarazioni programmatiche, diversi interventi svolti da colleghi della minoranza, che hanno dimostrato in quest'Aula grande senso di responsabilità, grande sensibilità per il bene della Sardegna e dei sardi, ma ho anche potuto notare, da parte dei colleghi della minoranza di centrosinistra in merito ai provvedimenti della finanziaria, che qualcuno non ha puntato sul merito e sulla sostanza del provvedimento, ma solo sull'immagine, strumentalizzando le scelte di questa maggioranza; una maggioranza che ha inserito all'interno del provvedimento scelte dettate da ragionamenti fatti con cognizione di causa, ragionamenti determinati dai suggerimenti dei sardi, dal confronto con le parti sociali e le parti produttive della nostra Sardegna.

E da qui passo al secondo motivo del mio intervento. Riferendomi alle dichiarazioni rese dal Capogruppo, l'onorevole Mario Bruno, ma anche dall'onorevole Chicco Porcu, e per ultimo da chi mi ha preceduto, l'onorevole Gian Valerio Sanna, ribadisco che questa maggioranza ha lavorato sulla manovra con cognizione di causa. Per esempio, prendiamo in esame la tassa di soggiorno; questa tassa viene costantemente richiamata in quest'Aula dai consiglieri della minoranza i quali sostengono che la tassa di soggiorno è non un'imposta regionale ma un'imposta locale che consente, fornendo un gettito abbastanza sostanziale alle amministrazioni locali e favorendo ricadute occupazionali all'interno dei territori, lo sviluppo dei territori medesimi.

Signori della maggioranza, questa non è assolutamente la verità: lo dico con cognizione di causa; è per questo motivo che mi permetto di intervenire esclusivamente sulla tassa di soggiorno ringraziando la Commissione, la Giunta, l'assessore La Spisa per aver proposto l'abrogazione di questo balzello; un balzello che se fosse ancora in piedi, consiglierei di non istituire. L'imposta di soggiorno infatti è stata recepita, su 377 comuni, esclusivamente da due comuni: Villasimius e Sorso, comune nel quale risiedo e sono stato amministratore pubblico.

Perché dico che sconsiglierei di imporre questa imposta? Perché l'amministrazione comunale di Sorso (il Comune di Sorso è stato commissariato dieci giorni fa), è caduta esclusivamente a causa della tassa di soggiorno.

SOLINAS (P.D.). Porta sfiga!

PERU (P.d.L.). Sicuramente sì! Chiedete ai vostri amici ex consiglieri comunali del Comune di Sorso! Allora, vorrei evidenziare le motivazioni per le quali l'istituzione di questo balzello ha solo ed esclusivamente debolezza e non forza, ha solo negatività. Prima ho posto un interrogativo, e cioè come mai su 377 comuni della Sardegna sia stata istituita solo in due comuni. Questa è una domanda che ci dobbiamo porre tutti.

Noi diciamo che essendo una tassa locale, come qualcuno di voi ha ribadito, era discriminante nei confronti dei comuni vicini. Nel senso che l'attività ricettiva alberghiera del comune confinante col comune di Sorso, dico comune di Sorso perchè è l'esempio pratico, era discriminata dal fatto che tanti turisti per protesta trascorrevano le serate in altri territori e quindi era colpito l'indotto del territorio.

Immaginatevi che questa imposta era applicata anche ai campeggi e ai Bed & Breakfast. I campeggi e i Bed & Breakfast principalmente sono frequentati da turisti monoreddito, l'imposta di soggiorno costava settimanalmente, in media, dai 40 ai 50 euro a famiglia. Questo costo veniva sottratto ai consumi sul territorio, veniva sottratto poi alla fine all'indotto che nel territorio stesso poteva essere sviluppato. Se consideriamo che nella precedente legge finanziaria si stabiliva che il 50 per cento degli introiti dell'imposta di soggiorno veniva trasferito alle casse dell'Amministrazione regionale, vi lascio immaginare alla fine quale vantaggio poteva trarne il comune.

Questo balzello ha causato tanti problemi anche dal punto di vista contabile sia ai comuni che alle aziende ricettive alberghiere, perché bisognava separare l'importo destinato all'imposta dall'importo destinato all'attività ricettiva.

Tutti i territori, ma anche la Regione sarda come istituzione, lanciano iniziative sulla promozione dei territori; questa era una pessima pubblicità per l'immagine del territorio. Io ho qui dei quotidiani, di cui due nazionali, dai quali vi leggo alcuni titoli che mostrano il putiferio nato nel comune di Sorso nel periodo in cui venne istituita l'imposta.

Stiamo parlando del mese di luglio, quindi in piena stagione turistica, e questi sono i titoli: "Rivolta dei turisti per il balzello", "Tassa di soggiorno, scontro in riva al mare". "Tassa sui turisti, poca democrazia". Questo l'ha detto Paolo Savona intervenuto sull'istituzione dell'imposta nel comune di Sorso. "Rivolta tra i turisti, in hotel arrivano i carabinieri". Sempre Paolo Savona:"Tassazione selvaggia sul turismo".

Per ben cinque volte, a causa della tassa di soggiorno, per le proteste dei clienti, nel comune di Sorso sono intervenuti i carabinieri in tre hotel; hotel che in quel periodo ospitavano anche mille persone al giorno. I turisti hanno attuato una forma di protesta forte, recandosi, come dicevo prima nel tempo libero nei territori limitrofi. Le attività commerciali del mio comune pertanto hanno subito una perdita nel corso di tutta la passata stagione estiva.

Pensate quale immagine il nostro comune ha ricavato dall'istituzione di questa imposta. Questo fa capire anche come mai solo due comuni in tutta la Regione Sardegna l'abbiano istituita. Io ringrazio quindi nuovamente la Giunta che ne ha proposto l'abrogazione nella finanziaria.

Colleghi della maggioranza, credo di aver chiarito che cosa intendo quando mi riferisco alla "cognizione di causa". Oggi abbiamo la possibilità di una comparazione cui attingere per verificare se mettere le mani in tasca dei cittadini porta sviluppo;noi siamo convinti che la politica delle tasse non regge e crea sfiducia nei cittadini. La politica deve necessariamente investire in risorse e idee per attrarre, mentre far pagare respinge e quindi porta solo problemi. Noi siamo convinti che vi sia necessità di idee e investimenti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI MARCO (P.D.). Signor Presidente, rappresentanti della Giunta e cari colleghi, pur avendo parenti a Villasimius, quindi una uguale cognizione di causa, io non interverrò in difesa della tassa di soggiorno. La discussione odierna credo che offra un'occasione, un'opportunità, oltre che per fare una prima valutazione sulla legge finanziaria, anche per tracciare un primo bilancio su un'attività di questa Giunta regionale che ormai (le elezioni si sono tenute due mesi e mezzo fa) ha già avuto modo di cimentarsi nel mostrare a questo Consiglio e ai sardi la capacità di rispondere positivamente agli impegni assunti di fronte agli elettori.

Una Giunta regionale e un Presidente della Regione che vivono la luna di miele che si vive normalmente subito dopo le elezioni e hanno una condizione perfetta per agire; una condizione perfetta per agire perché hanno appena ricevuto una grande investitura popolare. Una investitura popolare che si riceve quando si vincono le elezioni, perché la maggioranza consiliare è molto ampia, perché il Governo è amico, è molto amico della Sardegna, il Presidente del Consiglio è proprio amicissimo, ha più case di quante ne abbia ciascuno di noi qui in Sardegna, quindi le condizioni ideali.

A me pare di poter dire, proverò ad argomentare, che il bilancio sia davvero peggiore di quanto potessimo immaginare nelle nostre peggiori previsioni. Io non so se sia un periodo sfortunato, se sia il fatto che l'amicizia espressa con una particolare intensità nel periodo elettorale poi sia venuta meno, però obiettivamente quello che sta accadendo in poche settimane se si riproducesse nei prossimi mesi, nei prossimi anni sarebbe qualcosa di impossibile; perché che in pochi mesi si disattenda qualunque impegno, non si sia capaci di affrontarli , perché a questo voglio arrivare, insomma, è piuttosto stupefacente: bisogna impegnarsi veramente. Ma questo Governo e, devo dire, un pochino anche questa Giunta, si stanno impegnando!

Quindi, anzitutto la legge finanziaria. Una finanziaria provvisoria perché quella vera, dato il poco tempo a disposizione, verrà presentata successivamente. La legge finanziaria è stata approvata dalla Giunta mi pare quarantacinque giorni dopo l'esito delle elezioni; sono passati, come dicevo, oltre due mesi, quindi c'è stato il tempo, il tempo c'è. E dopo sarà tardi perché la crisi economica richiede un intervento straordinario, "di testa", per capire come la si può affrontare con le risorse che abbiamo a disposizione.

La prima risorsa che dovremmo avere a disposizione sono i dati, la famosa cognizione di causa, e gli obiettivi. La cognizione di causa manca del tutto. Qualunque Assessore sia venuto nelle Commissioni ha detto: "Noi non sappiamo nulla, non sappiamo come va e come andrà l'occupazione, come va e come andrà il PIL, come possiamo aiutare le imprese, quanti occupati sono coperti dalle risorse che destiniamo a fronteggiare la crisi occupazionale". Crisi occupazionale che è già in atto e che si produrrà con maggiore intensità, purtroppo così dicono tutte le previsioni, nei prossimi mesi. E quindi non si commisurano gli strumenti a degli obiettivi, che non ci sono, ma certamente si può dire che quelli che vengono predisposti con questa finanziaria sono insufficienti.

Credo che i 3 milioni di euro stanziati a favore dei lavoratori che non possono fruire dei trattamenti di cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali possano coprirne, in realtà, qualche centinaia, ma i lavoratori interessati da questa condizione saranno migliaia, per cui i soggetti che già vivono una situazione di precarietà rischiano di perdere tutto. Nella relazione di minoranza abbiamo detto che movimentiamo una parte infima del prodotto interno lordo regionale, a differenza di altre regioni (abbiamo proposto anche degli esempi) che hanno agito diversamente dopo poche settimane dalla vittoria alle elezioni. Sono dati accessibili a tutti. Molte regioni per i lavoratori precari non coperti da trattamenti di cassa integrazione, ad esempio, hanno raddoppiato il trattamento una tantum straordinario previsto dal Governo, così da coprire questi lavoratori per un intero anno.

E' poco, è molto poco il contributo del Governo, è ancora poco quanto stabilito da queste regioni, ma l'hanno fatto. Altre hanno proposto di integrare i trattamenti di cassa integrazione collegandoli alle attività di formazione; insomma, hanno individuato delle modalità per provare ad affrontare questa grande emergenza occupazionale, per cui il nostro intervento dovrebbe coprire soprattutto i lavoratori precari, i molti giovani che non hanno neanche la possibilità di fruire dei trattamenti di cassa integrazione.

Tutti gli Assessori, che abbiamo potuto interpellare in materia, hanno detto che manca una visione di come si realizzerà la politica di incentivi alle imprese; li richiameremo dopo questa finanziaria, non so quanto tempo sarà necessario, però è utile o dotare le leggi che sono leggi vecchie, molto spesso inattuali, ma comunque ci sono gli strumenti, di risorse adeguate, oppure avere un'idea di come si possono aiutare le imprese in un momento nel quale le maglie delle norme comunitarie in materia sono più ampie appunto perché bisogna, ora, aiutare il sistema delle imprese a reagire a questa situazione.

E poi ci sono alcuni annunci, alcuni li abbiamo detti prima, che non portano proprio buone notizie. Sulla formazione professionale, siccome c'è il rischio che si ritorni a meccanismi che nel passato si chiamavano "sperpero di risorse pubbliche", vigileremo, perché la formazione deve formare davvero soggetti che devono poter avere una qualificazione professionale e poter lavorare veramente e non essere rivolta solamente a chi invece la sfrutta impropriamente.

Abbiamo letto un'altra cosa; una delle ultime leggi che abbiamo approvato in Consiglio regionale è stata la riforma dei consorzi industriali sulla quale ho lavorato. Ricordo l'intervento dell'onorevole La Spisa che, insieme a tanti di noi richiamò l'utilità di un metodo di lavoro che permise, con l'astensione della minoranza, di varare una riforma sulla quale si era trovato non un accordo complessivo, ma si era lavorato molto in Commissione e in Consiglio. Ora voi dite che in attesa dell'approvazione di una nuova disciplina organica i cosiddetti nuovi consorzi industriali non possono adottare gli statuti (si blocca la loro attività oppure adotteranno i vecchi statuti), perché avete deciso, la maggioranza ha approvato questa norma, di cambiare una disposizione approvata pochi mesi fa.

Va bene, ma sarebbe anche utile capire nell'attesa se c'è anche in nuce un pensiero, un'idea, se avete cambiato opinione oppure se volete fare degli statuti che consentano sotto altre forme di ripetere molte delle distorsioni che abbiamo richiamato in mesi e mesi di dibattiti in Consiglio e fuori dal Consiglio.

Ci sono altre cose; l'onorevole Sanna richiamava i 300 mila euro destinati all'Osservatorio sulla povertà, è previsto anche uno stanziamento di 300 mila euro perché il Comitato interassessoriale anticrisi osservi come affrontare la crisi, ma non l'ha ancora affrontata. E' strano, 300 mila euro per un comitato costituito da Assessori e da personale della Regione, più 300 mila. Quindi in totale 600 mila euro per osservare prima la povertà, poi per vedere come intervenire, nel frattempo non si fa niente; magari se si operasse adesso, se aveste già capito come fare, questi soldi non sarebbero più necessari.

Ci sono altre questioni che abbiamo ugualmente richiamato, secondo me importanti, che riproponiamo ora perché hanno diretta connessione con il modo con cui riteniamo di affrontare la crisi e quindi anche con questa finanziaria. Per esempio, gli investimenti pubblici; anche su questo ripeto in parte ciò che è stato detto perchè ci sono equivoci e solo, forse, ripetendoci le cose, convincendoci a vicenda, possiamo rappresentare i fatti oggettivamente. In relazione ai Fondi per le aree sottoutilizzate, quel 12,6 per cento che noi abbiamo contrattato su oltre 30 miliardi (nonostante il Presidente della Regione nella replica alle dichiarazioni programmatiche abbia finto di non saperlo), cioè circa 4 miliardi di euro, che il Governo si è ripreso, lo avevamo ottenuto per bilanciare il fatto che un altro governo Berlusconi, avesse chiuso la trattativa sulla programmazione comunitaria 2007-2013 non inserendo la Sardegna (pur coperta dalla norma comunitaria sull'insularità del Trattato dell'Unione europea) tra le regioni dell'ex Obiettivo 1, tra le regioni in ritardo di sviluppo, benché il nostro PIL sia superiore al 75 per cento della media comunitaria.

Con quel 12,6 per cento è come se si fosse coperti dalla norma dell'Unione Europea, e voi che parlate tanto di insularità, siete della stessa parte politica che dal Governo sottrae quelle risorse per indirizzarle alla cassa integrazione, quindi a beneficio delle regioni del Nord che, come è noto, sebbene abbiano una elevata incidenza momentanea della disoccupazione, sono più sviluppate di noi, e per opere strategiche che sono essenzialmente, abbiamo capito, sempre e comunque qualunque disastro accada, il ponte sullo Stretto, e poi 60 milioni per chi progetterà questa fantomatica metropolitana sotterranea di Cagliari.

Poi c'è questa vicenda del G8 sulla quale siamo tutti un po' annichiliti, tutti come classe politica, come cittadini, come realtà produttive, perché è stato obiettivamente uno shock significativo. Ci parlano di solidarietà; parliamo di cose serie, perché la solidarietà significa o atti individuali o atti collettivi che riguardano tutta la comunità nazionale.

E' tutto da dimostrare che le risorse che vengono sottratte alla Sardegna vadano all'Abruzzo; ed è tutto da dimostrare che all'Abruzzo serva nei due mesi estivi, mentre ancora adesso fa freddo e piove, organizzare un vertice che, come sappiamo, necessita anche di interventi specifici, di misure di sicurezza, piuttosto che lavorare seriamente per la ricostruzione. Noi sappiamo quanto stiamo perdendo, sappiamo che le ordinanze del Governo del 2008 destinavano 840 milioni di euro per la celebrazione del G8, di questi solo 90 erano fondi dello Stato ed era la somma destinata all'organizzazione vera e propria del vertice.

Sappiamo che ne sono rimasti forse 233. Quindi sappiamo che il sistema produttivo, economico, occupazionale della Sardegna perde circa 600 milioni di euro. Questa è l'unica cosa certa che emerge dai dati disponibili che stiamo cercando di comprendere meglio e sui quali vorremmo che la Giunta, se lo riterrà urgente come noi lo riteniamo urgente, ci fornisse un aggiornamento preciso. Sappiamo che noi avevamo destinato740 milioni di euro, fondi della collettività regionale, alla realizzazione delle infrastrutture per il G8; sappiamo che anche i 233 milioni di fondi FAS della Regione, li abbiamo indirizzati lì, per uno scopo. Così come sappiamo che il sistema delle imprese, le persone che lavorano, le persone che dirigono gli investimenti, le persone che hanno programmato la loro attività per tutto quest'anno in funzione del vertice subiscono un danno molto rilevante che va oltre questi danni specifici derivanti da una perdita di risorse. Dunque la solidarietà è sottrarre risorse alla Sardegna.

Questo è il Governo amico, questo è il Governo del quale si è soddisfatti, perché il Presidente della Regione, ricevuto nella abitazione privata del Premier, dichiara di essere uscito soddisfatto da quell'abitazione. Ora, a parte che noi lo invitiamo, quando ci rappresenta e rappresenta la Sardegna, a incontrare ufficialmente nelle sedi istituzionali (gli incontri privati ognuno li fa dove vuole) i rappresentanti, anche al massimo livello, del Governo, perché quanto accaduto è una umiliazione per tutti noi, a parte che la decisione è stata presa umiliandoci ancora di più, perché il Presidente della Regione avrebbe dovuto essere presente in quel Consiglio dei Ministri, non si può essere soddisfatti di nulla.

Noi, anche per difendere quelle risorse che sono a rischio perché l'articolo 17 del decreto, che entra in vigore oggi, dice che si rinegozia tutto, che non c'è la certezza del diritto, vi chiediamo di dirci precisamente e presto quali opere si faranno veramente, con quali risorse, a che punto è lo stato dei lavori. Se, infatti, le garanzie fornite sono come le garanzie date sulla Sassari-Olbia, che si è persa nella nostra distrazione, se non ci si mette d'accordo, entro un mese i professionisti, i subappaltatori, i lavoratori perderanno il 50 per cento degli eventuali guadagni perchè le grandi imprese lavoreranno altrove.

L'ultima questione riguarda la questione delle entrate; ne abbiamo parlato tutti. Io vorrei che su questo fossimo onesti con noi stessi e ci avvicinassimo alla verità. I dati sono chiari, la Ragioneria generale dello Stato li aveva elaborati quando venne adottata la disposizione relativa, ed era molto contraria per questa ragione. Però, siccome nel bilancio dello Stato dovrebbe essere iscritta, nell'autunno di quest'anno, la somma di circa 3 miliardi di euro, ma il beneficio per la Sardegna sarà detratti i maggiori costi, intorno ai 2 miliardi, noi corriamo un rischio enorme se su questo punto non abbiamo le idee chiare. La Giunta deve dire chiaramente se vuole farsi "fregare" di nuovo da sotto il naso delle risorse, oppure se siamo tutti uniti come in passato, maggioranza, opposizione, corpi sociali, cittadini sardi, per dire che è una battaglia che è stata merito di tutti, perché tutti siamo andati, ciascuno col proprio ruolo, a rappresentare la Sardegna per ottenere un risultato di questo genere. E'una battaglia che vorremmo aver vinto davvero e non per scherzo. E non ci prendano per il naso, appunto, con la questione dell'insularità. L'insularità è presente nei trattati comunitari, si potrà inserire nei testi sul federalismo, potrà finanziare infrastrutture funzionali al superamento del divario e delle difficoltà collegate all'insularità medesima. Io direi, per adesso, di infrastrutture ci basterebbero quelle dei fondi per le aree sottoutilizzate che ci vengono sottratte. Ma, nel bilancio della Regione le risorse che derivano dall'accordo sulle entrate sono risorse che possiamo utilizzare per organizzare le politiche della Regione. E'una cosa ben diversa. Su questo cerchiamo di farci un'idea, se possibile condivisa, per essere uniti a difesa di una questione che è fondamentale per l'autonomia finanziaria, per la responsabilità finanziaria, per la possibilità di impostare da parte della nostra Regione politiche di lungo periodo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (P.d.L.). Presidente, colleghi, signor Assessore, la finanziaria che stiamo discutendo è una finanziaria innovativa, a differenza di quanto asserito da qualche collega che mi ha preceduto, è una finanziaria che presenta soprattutto quell'elemento, da voi negli anni passati tanto caldeggiato ma mai attuato, che è la concertazione. È una finanziaria che nasce dal basso, è una finanziaria che vista l'emergenza e la ristrettezza dei tempi ci porta a delle scelte, che noi condividiamo, che noi sosteniamo, che noi facciamo nostre in tutto questo percorso che ci porterà poi alla sua votazione e relativa approvazione.

Assessore, a lei, alla Giunta, alla Commissione che ha lavorato tanto in questi giorni, nelle scorse settimane, il nostro più sincero apprezzamento per aver portato avanti questo importante lavoro con grande dedizione, con grande serietà, ascoltando tutti. Quell'ascolto che è mancato, devo dire, nella passata legislatura, conclusasi come tutti sappiamo, una conclusione che ci ha portato a questa corsa contro il tempo per evitare il quarto mese di esercizio provvisorio. Noi siamo contenti di questo. Questa finanziaria, pur nella brevità dei tempi, scaturisce da un grande confronto con le parti sociali, e questo ci viene riconosciuto anche da coloro i quali, storicamente, stanno non dalla parte del centrodestra, ma da quella del centrosinistra.

È una finanziaria che parte dal basso e che tiene in considerazione elementi caratterizzanti della società sarda, elementi e problematiche che ci preoccupano, che finalmente vengono affrontate con la dovuta serietà; la serietà di chi ha il senso di responsabilità, di chi ha il senso del dovere e, soprattutto, ha il senso della cosa pubblica. Particolare attenzione, collega Marco Meloni, è stata destinata anche alla formazione professionale. Vi è un impegno da parte della Giunta a predisporre al più presto un piano straordinario per questo settore.

Quel settore che da voi è stato dimenticato, che qualche volta è stato offeso e vilipeso, che è stato scardinato con una logica che nella sua storia non ha eguali, non solo in Sardegna, ma neanche in Italia, con la conseguenza che sono stati mandati a casa numerosi operatori, si sono fatte fallire numerose realtà, alcune delle quali operavano ormai da anni con grande serietà in questo importante settore. Un settore che noi riteniamo strategico, che noi vogliamo valorizzare con quelle società serie, con quelle società che guardano a questa nostra proposta con grande attenzione e soprattutto con grande rispetto.

Per quanto riguarda le politiche a favore dell'impresa e dell'artigianato, che qualcuno ha evidenziato in questa giornata, ritengo che ci sia ancora tanto da fare, di questo ne siamo consapevoli, ma abbiamo di fronte a noi cinque anni, cinque anni di impegno, cinque anni che ci vedranno protagonisti del rilancio della vita politica, sociale ed economica della Sardegna, e soprattutto cinque anni che segneranno una svolta, di questo ne sono certo. Ne sono certo perché conosco l'Assessore, conosco buona parte degli Assessori che siedono in questa sala, e conosco soprattutto molti dei consiglieri che, insieme a chi vi parla, hanno condiviso un'esperienza all'opposizione.

Una cosa è certa, per lavorare bene, per fare del bene alla Sardegna non dobbiamo ripetere gli errori che sono stati fatti nella passata legislatura. Il dialogo prima di tutto, Assessore, la concertazione prima di tutto. Sono sicuro che così facendo riusciremo a dare finalmente nuova linfa a questa Regione, e soprattutto una prospettiva ai nostri giovani, una prospettiva alle nostre imprese, ai nostri operatori e a tutti quei settori strategici che nella passata legislatura sono stati dimenticati. Grande spazio, Assessore, credo che debba essere dato soprattutto agli enti locali, quegli enti locali commissariati, quegli enti locali che nella passata legislatura si sono visti togliere anche la potestà pianificatoria sul proprio territorio, quegli enti locali che spesso sono stati trattati a pesci in faccia.

E allora restituiamo alla Sardegna la politica, restituiamo alla Sardegna una speranza, diamo alla Sardegna soprattutto fatti e atti concreti che derivano necessariamente da una concertazione con le parti sociali, da una concertazione con i sindacati, da una concertazione con tutti gli attori principali della nostra vita politica economica e sociale. Il nostro apprezzamento è rivolto non solo a lei, Assessore, ma al Presidente e a tutta la Giunta, che ha ben lavorato in questa fase che, come tutti abbiamo detto, è una fase delicata, è una fase d'emergenza. Credo che meglio di così, in questo momento, non si potesse fare. Grazie Assessore e grazie Presidente.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Signor Presidente, oggi sono arrivato un pochino in ritardo, credo che nelle prime ore si sia celebrata Sa die de sa Sardinia, e quale miglior modo di celebrare questa giornata con una finanziaria che, dalle parole che ho sentito fino adesso, sembra essere una finanziaria storica, una finanziaria di grande svolta, una finanziaria che segnerà sicuramente la nascita di una nuova era in Sardegna. Difficilmente ho sentito tanta enfasi come oggi, per questa finanziaria così innovativa; ho appena sentito dire che è una finanziaria che nasce dal basso, certamente innovativa; mi piacerebbe sapere il parere del ministro Tremonti su una finanziaria che nasce dal basso.

I meriti, il valore, non dico della concertazione ma almeno dell'ascolto bisognerebbe forse ricordarli anche al presidente Berlusconi, ad esempio, quando si discute su delle cose che una qualche importanza hanno per la nostra Regione, soprattutto se non si rispetta quella legge che garantisce che il Presidente della Regione sia consultato in Consiglio dei ministri quando si discutono provvedimenti importanti per l'economia di questa Regione.

E' per questo che il Presidente della nostra Regione, insieme a quelli di altre Regioni a Statuto speciale, viene invitato e ascoltato in Consiglio dei ministri sulla legge finanziaria. Si sarebbe dovuto ascoltare anche per un provvedimento non di poco conto come quello di ribaltare e cancellare un programma che riguardava investimenti di fondi FAS per circa 600 o 700 milioni di euro a favore di La Maddalena.

Però, per non uscire fuori strada, direi che la definizione "storica", "innovativa", per questa finanziaria è troppo esagerata, così celebrativa; viene utilizzato un tono su cui non si poteva tacere. Ci sarà nei prossimi giorni la possibilità di entrare nel merito delle diverse cose ma vorrei spendere due parole del tempo che mi rimane sullo schema generale, sulla cornice generale di questa legge finanziaria e sulla questione che mi preoccupa. Cito due numeri che ho già citato nell'intervento che ho svolto nel corso delle dichiarazioni programmatiche del Presidente.

Nella prima linea del bilancio che avete presentato ci sono le entrate tributarie proprie della Regione; e, allora, poiché la politica vive di fatti concreti, come è stato richiamato, non solo di "demonologia", in quella linea confrontando i dati del 2004 (i fondi e le entrate tributarie proprie di questa Regione nel 2004) e le entrate tributarie proprie che voi ponete alla base del bilancio che ci presentate, si parte da circa 3 miliardi e mezzo, poco più, per arrivare a oltre 5 miliardi; si cresce di circa un miliardo e mezzo.

E' evidente che non si tratta di un recupero dell'inflazione di questi pochi anni ma si tratta di entrate vere, di entrate tributarie proprie che sono cresciute in modo rilevante e non semplicemente perché è migliorato il tempo atmosferico, ma perché sono state fatte delle politiche e tra queste politiche c'è la riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto. Sento forte il dovere di richiamare che nei documenti che ci avete consegnato forse non c'è nessun richiamo al fatto che un pezzo dello Statuto della Sardegna sia stato riscritto: l'articolo 8, quello che ci garantisce le entrate.

Questo articolo 8 non solo garantisce una parte rilevantissima di queste maggiori entrate, che poi sono alla base del vostro disegno di legge finanziaria, ma come è stato richiamato, nei prossimi mesi quando si discuterà la legge finanziaria dello Stato per il 2010, porterà in sé una quantità di risorse straordinarie per il bilancio della Regione per il 2010, e lo stesso in futuro.

Mi piacerebbe trovare traccia della consapevolezza di questo fatto nei vostri documenti e avere la certezza che questo diritto, conquistato per tutti i sardi, venga difeso da questa maggioranza nei prossimi mesi. Mi piacerebbe avere la certezza, e credo che una discussione la dovremo fare su questo che il bilancio regionale del 2010 (del 2011, del 2012 e in futuro ancora meglio, se saprete fare meglio), almeno contenga quello che è stato conquistato fino ad oggi.

Il dato successivo relativo alle entrate regionali porta una differenza rispetto alla nostra proposta di circa 500 milioni che noi anticipavamo, come ha richiamato anche l'onorevole Gian Valerio Sanna, mentre voi autorizzate un nuovo mutuo per quell'importo. Immagino che se autorizzate 500 milioni di mutuo è perché pensate di poterlo ripagare negli anni successivi. E per poterlo ripagare occorre appunto che queste entrate siano difese per gli anni successivi, altrimenti non ci sarà modo di ripagarlo. Non cambia molto, cambia solamente un rigore che noi abbiamo cercato di portare avanti negli anni scorsi dicendo: ci impegniamo oggi, ma ci impegniamo anche a risparmiare negli anni successivi e soprattutto ci rendiamo conto subito, immediatamente, avvertendo il Governo che siamo dentro un quadro di riscrittura delle leggi sulle entrate e di negoziazioni di quanto c'era dovuto ed era mancato.

Si è parlato, invece che dell'articolo 8, soprattutto nel DAPEF del fatto che abbiamo appena conquistato un grande risultato: il riconoscimento dell'insularità; in realtà questo grande risultato, lo ha ricordato l'onorevole Vargiu, era stato conquistato già nei documenti europei ad opera ad esempio di Mario Segni, ma non venne tenuto in conto dal precedente Governo nel difendere la condizione della Sardegna nell'ambito della presentazione della posizione dell'Italia sulle politiche comunitarie per il settennio 2007-2013. Ma quel riconoscimento ancora non ci permetterà di avere maggiori risorse per pagare gli insegnanti o per pagare la formazione professionale o per pagare medici ed infermieri o per pagare gli impiegati e i dirigenti della Regione.

Il riconoscimento dell'insularità non ci farà avere maggiori risorse da inserire nel bilancio ordinario della Regione; caso mai serve per riconoscere che c'è un ritardo nelle dotazioni infrastrutturali, poi il ritardo va colmato, va colmato quindi con risorse straordinarie, non con enunciazioni.

Trovo pertanto contraddittorio che nel frattempo accettiamo, in maniera passiva, quanto sta accadendo in Italia e in Sardegna in questi ultimi mesi e cioè la cancellazione di una quantità straordinaria di risorse FAS che avrebbero dovuto servire proprio per colmare quel deficit infrastrutturale, in Sardegna come nelle altre regioni. L'unica infrastruttura di cui pare che l'Italia abbia estremo bisogno è il Ponte sullo Stretto, a qualunque costo, si parla di 12 miliardi di euro, certamente più di 20, di sicuro mentre si dice che si vuole aiutare la Sardegna a colmare questo deficit infrastrutturale, in realtà, con destrezza e con velocità, in maniera silenziosa, si stanno cancellando le risorse della nostra Regione proprio per questo.

Ancora, questa legge finanziaria viene esitata in un momento di difficoltà straordinaria non della nostra Regione, ma della nostra Regione, dell'Italia e del mondo, come tutti ormai siamo consapevoli. Lo affronta in maniera adeguata? Io credo di no, anzi, direi di no! Perché nonostante sia discussa oggi (un periodo che è molto diverso rispetto al mese di ottobre scorso), trascura due fatti fondamentali. In un momento di crisi, come gli altri governi ci insegnano, ci spiegano, come leggiamo tutti i giorni, a una debolezza della domanda privata si risponde con una forte domanda pubblica: investimenti pubblici, infrastrutture pubbliche che possano dare lavoro e sostenere la domanda. Noi, invece, stiamo assistendo in maniera passiva alla cancellazione di una parte importantissima di domanda pubblica; mi riferisco ai progetti per La Maddalena, alla Olbia-Sassari, all'aeroporto di Cagliari, alle altre strade, agli ospedali: opere progettate e che dovrebbero partire.

Stiamo assistendo alla cancellazione di lavori importanti che avrebbero migliorato non solo le condizioni infrastrutturali della nostra Regione, ma avrebbero dato anche una mano importante, creando nuove opportunità di lavoro, per superare i disagi attuali.

Domanda pubblica e politiche sociali. Ho sentito parlare coon enfasi delle politiche sociali che avete messo in campo: "Ritornare a casa", sostegno alle persone non autosufficienti. Mi ricordano delle cose già sentite negli anni scorsi e di cui tutti noi giustamente andiamo orgogliosi; ma, a fronte di politiche che sono state doverosamente avviate, non vedo l'innovazione necessaria ad affrontare la crisi che stiamo vivendo. Non la vedo, scusate. Non la vedo nelle politiche che tante volte avete richiamato e che non erano mai sufficienti, mentre tanto è stato fatto negli ultimi anni nelle politiche di superamento del precariato, nelle politiche di integrazione degli ammortizzatori sociali, nelle politiche di sostegno alla creazione di impresa giovanile. Però su queste cose entreremo nel merito nei prossimi giorni. In questo momento mi preme chiedere dove sono i fondi che la Regione ha conquistato negli anni scorsi. Abbiamo deciso di difenderli nei prossimi anni? Io spero di sì. Nei documenti che ci avete dato non c'è traccia. Dove sono i fondi FAS? Abbiamo deciso di difenderli? Non c'è traccia nei documenti che ci avete consegnato.

Un ultimo secondo per il G8 a La Maddalena. C'è un punto che stiamo trascurando. Tutti quei lavori sono stati gestiti da una Struttura di missione, dal commissario Bertolaso, perché ormai viviamo in un'Italia dove la regolamentazione è così faticosa che l'unico modo per fare qualunque cosa, anche gestire la presenza e il viaggio di un Papa, sembra sia quello di ricorrere alla Protezione civile. La Protezione civile si occupa di tutto! Si occupa anche dell'evento di La Maddalena. Le abbiamo dato da gestire un nostro luogo, appena riconquistato, appena liberato da servitù militare, e le nostre risorse. L'abbiamo fatto all'interno di un patto con lo Stato: prendi le risorse, decidi i progetti, appaltali come vuoi, spendi anche il doppio o il triplo del necessario perché hai fretta, però mi porti a casa qualcosa. Ebbene, quel patto tra Regione e Stato è stato rotto! Rimangono i soldi spesi male, rimane un affidamento di cui non sappiamo nulla di un luogo appena restituito alla Regione; rimane, insomma, una grandissima "fregatura" di cui abbiamo sentito per Tv, di cui il Presidente della Regione ha sentito alla televisione e poi ha avuto qualche dettaglio nelle case private, non nelle sedi istituzionali.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). In considerazione del fatto che in questo momento il numero legale è assicurato dalla minoranza e che il Presidente della Regione è assente, nonostante si fosse impegnato a seguire il dibattito, suggerisco di anticipare di dieci minuti la chiusura dei lavori, evitando così di chiedere la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Il Presidente è assente per impegni istituzionali. Se l'Aula è d'accordo non ho difficoltà a chiudere i lavori.

Ha domandato di parlare il consigliere Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Si potrebbe polemizzare, ma mi pare che non sia il caso. Ritengo pertanto che si possa accogliere la richiesta di sospendere i lavori.

PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato per domani, mercoledì 29 aprile, alle ore 10.

La seduta è tolta alle ore 19 e 48.