Seduta n.6 del 31/03/2009 

VI Seduta

(POMERIDIANA)

Martedì 31 marzo 2009

Presidenza della Presidente LOMBARDO

INDICE

La seduta è aperta alle ore 17 e 21.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Paolo Luigi Dessì, Simona De Francisci e Gavino Manca hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 31 marzo 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

"Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2009)" (2).

(Pervenuto il 30 marzo 2009 e assegnato alla terza Commissione)

"Proposta di bilancio per l'anno 2009 e di bilancio pluriennale per gli anni 2009-2012." (3).

(Pervenuto il 30 marzo 2009 e assegnato alla terza Commissione)

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che tutti i consiglieri sono convocati, ai sensi del primo comma dell'articolo 29 del Regolamento, per giovedì 2 aprile alle ore 10 nei locali del Servizio Commissioni con il seguente ordine del giorno: "Costituzione delle Commissioni permanenti".

Le designazioni dei componenti le Commissioni dovranno essere fatte pervenire, da parte dei Gruppi consiliari, a questa Presidenza entro le ore 13 di mercoledì 1º aprile. Il presente annuncio costituisce convocazione formale. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha rettificato l'orario di inizio anticipandolo alle ore 10 rispetto alle ore 11 indicate nella lettera inviata da questa Presidenza ai Capigruppo.

Continuazione della discussione sul programma di legislatura del Presidente della Regione

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sul programma di legislatura del Presidente della Regione.

E' iscritto a parlare il consigliere Fois. Ne ha facoltà.

FOIS (Riformatori Sardi). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signore e signori Assessori, gentili colleghi, nel ringraziare innanzitutto le donne e gli uomini di Sardegna che hanno riposto in noi la speranza per un futuro migliore, desidero salutare questa Aula con rinnovata emozione e con forte senso di responsabilità. Il compito che ci aspetta non sarà agevole, obbligati come siamo ad affrontare da una parte la gravità del contingente e dall'altra importanti riforme strutturali. Riconosco, presidente Cappellacci, la coerenza fra il programma presentato agli elettori, le sue dichiarazioni programmatiche e il disegno di legge per la formazione del bilancio regionale, coerenza che ora dovremo trasformare in azione concreta.

Non è più tempo né di "se" né di "ma", ora tocca a noi dimostrare capacità ed efficienza; concordo con chi ha detto: "Chi ha fede si rivolga pure a Dio", ma in Sardegna ora più che mai serviranno donne e uomini di buona volontà, capaci di strappare da questa depressione economica le famiglie, i giovani e le imprese. Diamo loro slancio, entusiasmo e soprattutto gli strumenti per credere nuovamente in se stessi.

Mi conforta, onorevole Presidente, l'idea di avere una maggioranza numericamente autosufficiente, ma alla logica dei numeri preferisco quella della ragione e la ragione mi porta a valorizzare il contributo che può darci l'opposizione; un'opposizione che, se pur battuta dal giudizio dei sardi, rientra in quella linea, nel rispetto dei ruoli, ferma ma intelligente che mi vede condividere le parole della presidente Claudia Lombardo.

Nel leggere il programma di legislatura, alla voce energia, abbiamo visto con piacere l'impegno preso con gli alleati del Partito Sardo d'Azione su precisi e condivisi punti programmatici, non possiamo che esserne contenti e condividerne metodo e merito; ma con altrettanto piacere avremmo voluto leggere i suggerimenti che i Riformatori in diverse occasioni hanno posto alla sua attenzione, come quelli relativi alle riforme, al rapporto tra Stato e Regione, all'Assemblea costituente. Questi argomenti non sono stati presi, secondo noi, nella dovuta considerazione; eppure sono argomenti che ci consentirebbero di avere un altro approccio con il Governo nazionale e con la Comunità europea. Se è vero, come è vero, che il premier Silvio Berlusconi ha l'esigenza di modificare la Costituzione per avere uno Stato più moderno, è ancor più vera l'indispensabile revisione del nostro nobile ma ormai obsoleto Statuto.

Passaggi imprescindibili per trattare ad armi pari la vertenza del federalismo fiscale sulla prerogativa identitaria e sulla nuova grande scommessa della insularità. Su questi temi l'impressione che abbiamo è che si stia troppo sulla difensiva, mentre sarebbe necessario un approccio molto, ma molto più deciso. Ma siamo qui per questo, per stare al suo fianco, onorevole Presidente, ma anche per tenere alta l'attenzione su questi temi a noi molto cari, ora più di prima. Infatti è necessaria una stagione costituente senza slogan che arrivi direttamente al cuore delle questioni; sarà costituente se passerà attraverso il riconoscimento del ruolo del Consiglio delle autonomie, prezioso presidio territoriale che fa sintesi delle necessità dei cittadini attraverso gli enti locali. In tal senso non potranno esserci scorciatoie, e se venisse a mancare uno solo di questi confronti si continuerà ad avere un quadro distorto, dispersivo e scoordinato delle politiche da mettere in campo con chiarezza e coesione.

Solo tramite i comuni e le nostre province riusciremo ad avere le giuste indicazioni capaci di creare un modello di sviluppo basato sulle esigenze reali e, quindi, competitivo e solidale. Ma tale modello, che fa delle leggi di mercato l'asse portante legato a competitività, innovazione e ricerca, non potrà sfociare in un liberismo sfrenato e senza regole. Una società liberista e ricca, ma incapace di sostenere e tutelare la solidarietà sociale, non è la società in cui noi ci riconosciamo e i più deboli, ora più che mai, devono essere al primo posto dell'azione di governo.

Condividiamo il piano strutturale degli interventi e quello strategico per le risorse umane e bisogna riconoscere al vecchio Governo la bontà del Programma Master and Back, come novità di approccio e valorizzazione per i nostri giovani; ma è altrettanto importante il legame con le proprie origini e, in tal senso, vorremmo che venissero destinate più risorse per la lingua sarda e per il catalano, parlato nella città di Alghero.

Ci piace l'impostazione sulle politiche ambientali attente affinché non si perpetuino nuovi scempi, ma garanti di regole certe e vicine alle esigenze dei cittadini e delle imprese. Non vorremmo vivere i prossimi cinque anni senza avere la capacità di decidere.

Onorevole Cappellacci, lei ha la giusta sensibilità per capire che nei giorni scorsi abbiamo assistito a una serie di votazioni che hanno messo a disagio la coalizione di centrodestra. Teniamo a dirle che questa maggioranza, prima che la nostra, è la sua maggioranza ed è la stessa che ha garantito coesione e affidabilità, ma è impensabile poter sorvolare su atteggiamenti ingiustificabili. Lei deve essere garante sempre, solo così permarrà il piacere di sostenersi, di confrontarsi e di continuare a decidere insieme.

Onorevole Presidente, con la reciproca stima e fiducia e con l'ausilio di un sano e necessario confronto, riteniamo che ci siano le basi per la valorizzazione del suo programma di governo e per il raggiungimento degli obiettivi tanto attesi dal popolo sardo. Può contare su di noi. Buon lavoro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Meloni. Poiché non è presente in Aula decade.

E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (PD). Signor presidente Cappellacci, innanzitutto vorrei rivolgere a lei e alla sua Giunta un augurio sincero perché sia una stagione positiva per la Sardegna. Io cercherò di attenermi in questo discorso a considerazioni legate alle sue dichiarazioni programmatiche e cercherò di esercitare da subito il ruolo di controllo democratico che sono stato chiamato a svolgere in quest'Aula dagli elettori.

Presidente, provo un po' di imbarazzo a darle del lei perché ci conosciamo da tanti anni, però l'etichetta istituzionale credo preveda questo gioco delle parti. Ho avuto modo di conoscerla per molto tempo nell'aula consiliare, dove ci siamo scontrati e incontrati spesso, del municipio di Cagliari, penso la seconda istituzione della Sardegna per quanto riguarda l'attività consiliare. L'ho conosciuta come persona normalmente moderata, scevra da giudizi e da considerazioni di stampo estremistico; ci sono state tante difficoltà nel suo lavoro istituzionale, nel suo confronto con le opposizioni in Consiglio comunale anche a Cagliari e non l'ho mai vista, lo devo dire, assumere delle posizioni non consone a un ruolo di governo e di bene della città.

Nelle sue dichiarazioni programmatiche ho letto che è ora di dire basta alle sterili contrapposizioni e divisioni strumentali che tanto danno hanno portato alla Sardegna. Sono rimasto colpito, da queste sue considerazioni perché mi sembra che lei abbia voluto dire che basta con la strumentalizzazione, quindi basta con i percorsi che vedono la politica contrapporsi spesso solo per motivazioni di bandiera. Leggendo le sue dichiarazioni ho rilevato che lei ha puntato spesso il dito (e questo, dicevo, non è un atteggiamento che le è proprio), credo strumentalmente e genericamente, per esempio, sui presunti ritardi dell'accessibilità alla banda larga che riguarda l'ADSL e la Sardegna, oppure sulla scarsa dotazione delle strutture sanitarie, culturali e ricreative, o su una sanità che tende solo a risparmiare e non pensa al bene delle persone.

Ecco, io, Presidente, le chiedo se la sua cultura amministrativa da Presidente dei sardi si baserà su dichiarazioni generiche o se, invece, così penso debba essere una cultura di una moderna amministrazione, darà dei segni, degli indicatori sui quali tutti possiamo confrontarci; indicatori rigorosi che possono non solo descrivere, ma dare anche conto all'esterno dell'attività amministrativa. Sto facendo solo questi due esempi e mi chiedo perché lei non ha detto com'era la situazione della banda larga nel 2004, perché c'è questo sforzo nel dire che siamo in una situazione disastrosa quando non è vero e, soprattutto, perché non viene indicato con un campione comparativo.

Penso anche, relativamente all'aspetto socio-sanitario, quali siano stati gli investimenti fatti in questi anni in cui lei non ha governato, quindi dare conto con degli indicatori. Questo lo dico non solo per il suo discorso nei confronti della Giunta che l'ha preceduta, ma anche per il suo futuro da Presidente, cioè io vorrei che lei, oltre a enunciare dichiarazioni, ci desse degli indicatori su cui misurare la sua attività, misurare politicamente ma anche amministrativamente, gli obiettivi che lei si pone, come possono essere raggiunti, in quanto tempo. Questo credo sia un dovere politico anche da parte sua.

Io (dico una cosa che non è stata sottolineata ancora in quest'Aula) strumentalmente ritorno al suo discorso che "la politica non deve essere strumentalizzata perché in questo modo tanto danno ha fatto alla Sardegna", per dirle che uno dei suoi primi atti mi ha lasciato un po' perplesso, e non so se sia un'impressione condivisa da tanti colleghi; mi riferisco alla delibera con la quale ha cambiato il logo ufficiale della Regione Sardegna.

A mio avviso dovevamo essere soddisfatti, dopo tanti anni, di avere un simbolo, me lo lasci dire, educativo e rispettoso dell'immagine che noi vogliamo dare della dignità delle persone: la bandiera sarda finalmente con i quattro mori con la benda sulla fronte; la bandiera sarda, il simbolo della nostra Regione. Mi sembra che ritornare al vecchio stemma con i quattro mori bendati sugli occhi sia stato un atto, come dire, strumentale, mi è sembrato un voler dire: "Stiamo rimuovendo quello che c'è stato nel passato". Ma, a parte i costi che comporta l'operazione, molti o pochi che siano, che messaggio lanciamo rispetto alle sue stesse dichiarazioni? Di fronte a questi segnali mi chiedo se la campagna elettorale è finita, se per chi la sostiene e anche per lei la campagna elettorale è finita.

In questi ultimi anni, io lo dico anche con orgoglio, grazie all'azione di governo di chi l'ha preceduta ci sono stati molti cambiamenti. Questi cambiamenti, sono diventati adesso patrimonio della Sardegna, non più un patrimonio di una parte. Quando i cambiamenti ci sono diventano patrimonio di chi è chiamato a governare da chi l'ha votato. Penso, per esempio, al risanamento del bilancio e in merito penso non a quello che noi possiamo dire, ma a quello che la Corte dei conti, dopo tanti anni di polemiche, ha certificato: il risanamento del bilancio, l'inversione di tendenza rispetto all'accumulazione del debito pubblico sardo.

Penso pure alle buone cose che con orgoglio, e con soddisfazione, rivendichiamo di aver portato avanti: il fondo a favore delle persone non autosufficienti (il fondo con la dotazione più importante che c'è in Italia), il taglio a centinaia di posti di sottogoverno nei vari enti e consigli di amministrazione, posti molto spesso destinati ad accrescere gli incarichi per noi stessi che facciamo politica o per gli amici che girano intorno a noi.

Presidente, io voglio capire se questi cambiamenti le appartengono, se questi sono cambiamenti che lei sente propri, che vuole tenere come risorsa per tutti i sardi non considerandoli quindi come risorsa di una parte o come risorsa che adesso, per una sterile polemica politica, vogliamo cambiare per ritornare a una stagione che sicuramente non vogliamo più vedere.

Mi fa piacere che sia presente l'assessore Liori perchè voglio entrare nello specifico di alcuni passaggi che riguardano il welfare, la sanità e il sociale. Presidente, sulle 40 pagine totali che compongono le sue dichiarazioni solo 40 righe sono dedicate al welfare, ai servizi alla persona, all'assistenza sanitaria e sociale. Mi sono chiesto il perché.

Un motivo potrebbe essere che il welfare non è tra le priorità del Governo regionale. Dico questo perché ho trovato un po' di squilibri nella rilevanza assegnata ai singoli settori nel documento programmatico; per esempio si dedica molta attenzione agli aspetti non di competenza regionale, vedi il credito, che lei stesso riconosce non essere competenza diretta della Regione, mentre si trascurano la sanità e il sociale che impegnano poco meno della metà delle risorse regionali pur essendo di competenza regionale e quindi interessando tutti i sardi.

Oppure mi sono chiesto se il Governo regionale non si esprime perché ha troppe contraddizioni al proprio interno. Cioè, sappiamo che le due anime principali del centrodestra, Alleanza Nazionale e Forza Italia adesso unificate - e faccio gli auguri anche per la nascita del nuovo partito - hanno posizioni molto differenti sulla sanità, sul rapporto pubblico-privato, sui sistemi di finanziamento, sull'Azienda sanitaria, sul mix fra cooperazione e competizione.

Oppure, questa è l'ultima analisi che faccio, si è dedicato poco spazio perché il sistema socio-sanitario non richiede interventi strutturali, ma solo manutenzione ordinaria. L'ipotesi è ovviamente molto lusinghiera per noi che abbiamo governato nella precedente legislatura, ma ciononostante sappiamo che il sistema, pur avendo recuperato ritardi e inadeguatezze, ha ancora molto bisogno di essere migliorato.

Ho segnato anche altre questioni che spero non vogliano essere un'indicazione di tendenza del suo Governo in materia sanitaria e sociale. Per esempio, alla quarta riga di pagina 8 si parla di standard minimi essenziali. Le faccio presente che il dibattito nazionale su livelli minimi e livelli appropriati di assistenza è uno dei punti di grande tensione anche fra Governo e Regioni. La Costituzione, la normativa in vigore, parlano non di livelli minimi ma di livelli essenziali, non standard minimi, ma livelli essenziali, ripeto.

Io cito in proposito un esempio abbastanza importante al quale l'assessore Liori, e credo molti consiglieri in quest'Aula, debbono prestare attenzione. Per quanto riguarda i livelli essenziali c'è una richiesta del Governo di non mettere nei livelli essenziali di assistenza il nomenclatore tariffario per le protesi e gli ausili; cioè si chiede di non considerare più quello che adesso è un diritto per le persone che hanno bisogno di protesi e ausili, che hanno bisogno di un ricambio di attrezzature. Il Governo nazionale vorrebbe porre questi costi in carico alla Regione. Su questo punto, nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, io spero che l'assessore Liori conduca una battaglia per far sì che questi livelli essenziali di assistenza siano garantiti come diritto e non come possibilità o favore.

Ancora, nel suo programma non si parla mai di prevenzione. Si parla di diagnosi e cura, di percorso sanitario fino alla guarigione e di fase riabilitativa (sempre alla pagina 8), mentre la sanità moderna comprende anche la prevenzione. Mi chiedo se è un lapsus o se è un orientamento. C'è poi una contraddizione sugli aspetti economici della sanità. Da un lato lei, Presidente, non rinuncia a criticare l'opera di risanamento svolta dal precedente Governo, vista come ossessivamente tesa a risparmiare risorse, dimenticando che il risparmio è servito a pagare i debiti che ci hanno lasciato e ad evitare molti sprechi; ma, dall'altra parte, mette le mani avanti sostenendo che non ci può essere solidarietà - è stata citata, la parola "solidarietà", solo in questo punto - senza un sistema in grado di potersela permettere.

Come possono convivere le due affermazioni se non immaginando che il principio della sostenibilità economica è utile al centrodestra per intervenire in alcuni settori dei servizi sanitari e sociali? Ecco, in questo senso mi viene da pensare ad alcune cose fatte. Adesso io penso al centro di radioterapia di Cagliari o, meglio ancora, non vorrei essere equivocato perché stiamo parlando di diritti, alle sciccherie, mi viene da dire, al lusso che, grazie al risanamento nel sistema sanitario ci siamo potuti permettere nel campo delle politiche dei servizi alla persona.

Da questo punto di vista, Presidente, lo dico anche all'Assessore, lei sta ereditando in questo momento un bilancio, un fondo sociale (entro nel merito dei servizi alla persona) che è passato dai poco più di 150 milioni di euro del 2004 ai quasi 300 milioni della nostra ultima finanziaria. E' quasi raddoppiato. Quindi, le risorse per i comuni, per le persone, per le politiche sociali in Sardegna sono quasi raddoppiate. Presidente,su questo la invito a prendere posizione.

So benissimo che l'alleato di governo è un alleato che ha molto contato qui in Sardegna per la vittoria elettorale, ma ormai lei è diventato Presidente e penso che bisogna avere la schiena dritta visto che il fondo sociale, mentre in Sardegna viene quasi raddoppiato, a livello nazionale subisce un taglio di 560 milioni di euro rispetto alle previsioni del precedente Governo. E' certificato, lo sappiamo, che il Governo Berlusconi ha tagliate le risorse per le politiche della famiglia del 33 per cento; per i servizi socio-educativi per la prima infanzia, ovvero i trasferimenti ai comuni e alle Regioni, del 51 per cento; per le politiche giovanili del 42 per cento; per il servizio civile del 51 per cento; per le pari opportunità del 32 per cento; per il sostegno alla locazione del 21 per cento; per il piano casa del 100 per cento; per l'inclusione sociale degli immigrati del 100 per cento; cioè i capitoli sono stati portati a zero.

C'è anche un dato positivo; il governo Prodi già aveva previsto nel 2008 la costituzione del fondo per l'autosufficienza e il Governo attuale ha aumentato la dotazione di 100 milioni di euro portandola a 400 milioni, di cui 10 milioni arriveranno alla regione Sardegna. Voi ereditate un patrimonio rispetto a questo fondo per la non autosufficienza di circa 130 milioni di euro che, mi sembra di aver capito da alcuni comunicati, intendete riproporre nella sua interezza.

Io ricordo che quest'Aula è stata protagonista, insieme alle persone interessate, di battaglie per la nascita di questo fondo; fondo che è stato istituito non dalla Giunta di centrosinistra, ma dalla Giunta di centrodestra nella precedente legislatura. In quel momento l'Assessore della sanità era l'onorevole Giorgio Oppi e, anche sulla base di un accordo fra centrodestra e centrosinistra, iniziò a nascere questo fondo con risorse provenienti dal Ministero della salute retto, allora, dal ministro Livia Turco .

Poi il Governo regionale precedente l'ha fatto esplodere in senso positivo, perché siamo passati da 3 mila progetti personalizzati a 20 mila che diventano patrimonio della Regione, diventano risposte personalizzate individuali per tutti i sardi. Quindi, questo mi sembra importante e significativo ricordarlo.

Sempre seguendo il filo delle sue dichiarazioni, vorrei porre l'accento sui temi dell'educazione e della scuola. In una situazione di crisi penso sia doveroso (direi obbligatorio per tutti noi e soprattutto per lei) fare grandi investimenti sull'istruzione, la specializzazione, la ricerca scientifica.. Rispetto alle criticità già denunciate da alcuni colleghi, io voglio ricordare che avremo tagli importanti riguarda soprattutto nella salvaguardia dei diritti delle persone che vivono situazioni estreme. La Sardegna, infatti, avrà 600 insegnanti di sostegno in meno a fronte di 2515 docenti di sostegno incaricati quest'anno.

Su questa questione, Presidente, io la inviterei a "prendere posizione" insieme al suo Assessore, altrimenti continueremo (lo diceva bene "l'Unione Sarda" ieri), a promuovere cause davanti al TAR per ottenere il diritto all'istruzione che ci deve essere garantito. Su questa questione la vostra Giunta vuole essere al fianco dei cittadini sardi che si trovano in una situazione più estrema? Ieri il Consiglio di Stato ha restituito l'insegnante di sostegno a tre bambini che sono dovuti ricorrere al Consiglio di Stato. Dico giustamente "bambini" perchè lo Stato, tramite l'Avvocatura dello Stato, ricorre contro il bambino, quindi sono tra l'altro cause molto antipatiche. Su questo ci vuole una presa di posizione del governo sardo per difendere i propri, alunni che vivono queste situazioni.

Vorrei, molto brevemente, soffermarmi ancora su alcuni aspetti. Il primo riguarda i vincoli territoriali e il loro legame con lo sviluppo del territorio. Quindi, ho sentito dire che bisogna dare protagonismo di nuovo agli enti locali e alle imprese poiché fino...

PRESIDENTE. Onorevole Espa, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (P.d.L.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, onorevoli colleghe e colleghi, signori Assessori, prendendo la parola per la prima volta in questa quattordicesima legislatura che si apre, desidero anzitutto fare gli auguri a tutti, non auguri di circostanza, ma sentiti. Auguri di poter ciascuno di noi essere una pietra viva di questa Regione e di questo Consiglio, una pietra che è tale perché regge con umiltà la piccola grande cattedrale nella quale lavoreremo nei prossimi cinque anni, una pietra viva appunto, pensante, pietra che soffra, che proponga, che lotti per il bene del popolo sardo, ciascuno dal lato della cattedrale stessa nel quale ha scelto di svolgere il proprio compito. Auguri a chi sta all'opposizione, auguri a chi sta al governo.

Onorevole Presidente della Regione, credo che il popolo sardo abbia consegnato a lei e a tutti noi una missione davvero importante e di enorme portata, tale da creare in noi un giustificato timore che porta a chiederci: "Saremo degni di questa fiducia?". Io credo che le ragioni della nostra vittoria alle elezioni anticipate di febbraio vadano aldilà di una semplice valutazione negativa, da parte del popolo, di ciò che è stato fatto nella passata legislatura; vadano anche aldilà di una banale interpretazione di una logica dell'alternanza che non può esaurirsi nel cambio di guardia che scatta quasi fatalmente ad ogni rinnovo delle Assemblee legislative, ma sia piuttosto da intendersi come un qualcosa di più profondo che si può spiegare anche come la percezione del popolo sardo nei confronti di quello che è stato il primo esperimento di applicazione della riforma elettorale, in base alla quale nel 2004 i sardi hanno eletto direttamente il Presidente della Regione consegnandogli, per la prima volta, un potere ed un ruolo del tutto nuovi rispetto al passato. Una certezza di stabilità che, se non supportata da altri elementi rivelatisi determinanti, può non essere sufficiente né a governare bene né a conservare la stabilità stessa, e quel che è accaduto lo dimostra. I sardi indicano e desiderano una lettura diversa del presidenzialismo.

Allora, qual è la chiave per interpretare il sistema presidenzialista nel contesto regionale e, in particolare, in questo contesto regionale? Certamente lei ha colto bene, nelle sue dichiarazioni programmatiche, l'autentico spirito che deve animare la sua azione nel contesto presidenzialista incentrando tutto sulla condivisione, il confronto, il dialogo con le parti sociali, sul ruolo protagonista del Consiglio regionale. Sono i presupposti indispensabili per poter realizzare una politica efficace per uscire dalla crisi e per garantire alla Sardegna una pace sociale che in alcuni momenti è mancata.

Un Presidente della Regione, non un monarca, ma primo animatore del confronto al quale spetta il compito di fare sintesi e di decidere in modo tale che le decisioni siano il più possibile quelle del popolo. Non soltanto andare verso il popolo, ma sentirsi popolo, esprimere direttamente la volontà del popolo, diceva un grande leader della destra italiana. Questa è una delle sue missioni, Presidente, e io sono certo che lei saprà portarla a compimento.

I sardi si aspettano molto da noi, la vastità impressionante del consenso elettorale è stata tale da non consentirci oggi di perdere tempo ed energie con alchimie politiche inutili e incomprensibili, esasperati protagonismi e personalismi e men che meno estenuanti "giochi di Palazzo". Oggi quindi se è vero che il centrosinistra si interroga sulle ragioni della sconfitta elettorale, ma in generale io credo, e lo dico con profondo rispetto degli avversari, sulle ragioni della sua crisi, anche noi, artefici tra l'altro proprio in questi giorni e in questi mesi della nascita di un nuovo grande soggetto politico, artefici di una vittoria sarda ma che ha avuto una inedita eco a livello nazionale, dobbiamo interrogarci sulla vittoria conseguita e sulla missione assegnata ad un centrodestra moderato con una qualificata presenza sardista, e quindi segnato da un chiaro potenziale politico nazionalitario. Non possiamo, non dobbiamo fallire perché non saremmo perdonati.

Ho molto apprezzato, signor Presidente, l'individuazione nel valore umano, nelle imprese, nel territorio, dei grandi temi da lei fissati nel programma di legislatura, punti di arrivo dell'azione politica, ma anche punti di partenza e linee guida nel loro intrinseco valore e nell'insieme di valori che essi rappresentano. Una politica che non mettesse al centro la persona umana, i suoi diritti, le sue aspettative, la sua dignità, sarebbe destinata al più mortificante dei fallimenti; e oggi parlare dei diritti della persona umana significa parlare soprattutto e innanzitutto di lavoro, di come combattere questa emergenza che umilia i nostri giovani e i meno giovani con una vastità numerica senza precedenti, attestata dai più recenti dati statistici che indicano nella ultima fase del 2008 un ulteriore, drammatico peggioramento.

Dobbiamo iniziare da qui, dal lavoro, con una straordinaria azione finalizzata alla lotta alla disoccupazione che già, bisogna dargliene atto, vede impegnati lei e la sua Giunta. Giusto e opportuno come lei indica, investire sui giovani, sul loro livello di istruzione e sulla formazione con interventi di medio e lungo periodo indirizzati alla scuola, all'università, alla ricerca, al rilancio della formazione professionale.

Questo governo regionale deve essere incisivo e determinante per il welfare, i servizi sociali e la sanità, ovvero tutte quelle misure finalizzate ad una migliore qualità della vita dei sardi. Il mondo dell'impresa attende il suo rilancio e lei bene ha fatto nell'individuare, come presupposto, l'allargamento della base produttiva regionale mediante quegli interventi integrati e di sistema a favore della diffusione delle imprese in quei settori che già rappresentano il punto di forza dell'economia sarda: l'agroindustria, le attività manifatturiere, la forestazione produttiva, il turismo, l'artigianato artistico, l'ambiente, puntando sulla introduzione di forme di fiscalità di vantaggio fondate sulla incentivazione tipica dei crediti d'imposta per chi investe e produce reddito. La leva fiscale va utilizzata non per spaventare, ma per incoraggiare chi fa impresa. La Regione può incidere su questo processo.

Concordo anche sulle linee guida da lei tracciate a proposito della tutela e dell'utilizzo del territorio. Noi, cementificatori selvaggi, noi amici e protettori dei palazzinari, noi spregiudicati speculatori edilizi sulle spiagge e sulle zone interne, noi servi del mattone, come una certa iconografia ci ha descritto e continua a descriverci, sapremo dimostrare che coniugare una vera tutela dell'ambiente con lo sviluppo è possibile. Certo, partiamo da posizioni diverse rispetto ai nostri colleghi del centrosinistra; noi non consideriamo l'ambiente in chiave museale, un bene che esclude l'uomo, che lo priva del suo diritto di lavorare, di vivere dall'ambiente, che lo esclude anche fisicamente dal territorio, che priva anche gli enti locali della necessità di governarlo, di tutelarlo, di amministrarlo, di programmarlo, no! E questo deve essere chiaro!

Con il massimo coinvolgimento degli amministratori del territorio vogliamo invece consentire che la persona e l'impresa, la creatività umana siano i veri protagonisti della ripresa del territorio, perché un territorio che esclude l'uomo è un territorio destinato prima ad essere abbandonato, e questo già in Sardegna sta avvenendo, e poi a morire. Invece devono vivere le nostre campagne, i paesi dell'interno, i campi, gli ovili, come anche i territori costieri; dobbiamo avere il coraggio di fissare regole certe e uguali per tutti, regole severe e inflessibili abbinate a sanzioni pesanti ed esemplari e, allo stesso tempo, liberare la Sardegna da vincoli impostati su un anacronistico, inutile e dannoso ambientalismo di facciata che, da un lato, non tutela e non difende l'ambiente e, dall'altro, penalizza l'uomo, la sua intelligenza e la sua creatività.

Questa deve essere l'era delle regole uguali per tutti, non l'era delle deroghe, delle intese, delle maglie larghe; maglie strette ma per tutti! Maglie entro le quali passi ciò che di buono deve passare. Le nuove iniziative nell'ambiente e nel territorio devono costruire la frontiera dell'occupazione verde in Sardegna secondo quanto indicato da lei, Presidente, e anche sostenuto dal Governo nazionale all'atto di assunzione di impegni e responsabilità con la Sardegna nella recente campagna elettorale. La Sardegna, insomma, deve ritornare ai sardi, qualunque sia lo stemma e quale che sia il vestito o la dislocazione dei mori sullo stemma e sulla bandiera, sono le cose concrete che contano piuttosto che le icone.

Dobbiamo cogliere infine le grandi opportunità che la riforma federalista dello Stato offre alla nostra terra, in particolare quella carta vincente della nostra insularità, così come oggi la riforma sembra consentirci. Per la prima volta viene riconosciuto, in una riforma fondamentale per l'assetto istituzionale dello Stato, il diritto delle regioni insulari di vedere misurati e compensati i divari strutturali e infrastrutturali, economici e sociali, conseguenti alla condizione permanente di insularità. Con questo provvedimento la Sardegna vede riconosciuto per la prima volta il principio che consente di compensare concretamente il limite insulare; passiamo dalla vecchia logica della richiesta di assistenzialismo ad un riconoscimento di un diritto non negoziabile ma parametrato e misurabile.

Certo, non è facile il compito tutto nostro, tutto suo, Signor Presidente, di affiancare al principio della responsabilità quello della virtuosità, efficienza, razionalità, qualità e controllo; sono tutti elementi decisivi della sfida federalista, ed è questa la missione culturale che la riforma vuole perseguire raccogliendo un comune sentire, ma anche ribaltando la comoda equazione che meno spesa significa minor servizio e minore qualità. Guai se il parametro della riforma si fermasse al solo aspetto finanziario e contabile, occorre contemperare qualità e costo, rendere questi elementi facenti parte di un unico, grande e imprescindibile obiettivo. Questo ci indica il contesto internazionale nel quale operiamo, questo è l'obiettivo per fare di noi degli amministratori che siano veri sardi, veri italiani, veri europei.

Presidente, la Sardegna guarda a lei con grande attesa e fiducia, guarda con fiducia a questo Consiglio regionale eletto dal popolo che nonostante tutto, nonostante una diffusa sfiducia nelle istituzioni e nella politica stessa, alimentata ad arte da Cassandre demolitrici della credibilità delle regole e delle istituzioni democratiche, ha partecipato al voto in modo convinto. Ora è il momento di lavorare con umiltà, di restituire a questo Consiglio regionale il suo ruolo, la sua funzione, la sua dignità. Nei banchi della maggioranza e in quelli dell'opposizione vi sono le qualità, le competenze, le esperienze per realizzare tutto questo; il Parlamento dei sardi è pronto ad esercitare il suo ruolo e oggi le dà fiducia.

Lei ha il nostro sostegno e ha fatto bene, però, ad appellarsi non solo agli uomini che l'affiancheranno in questa impresa ma anche a Dio. Dio dunque la assista in questa sua missione perché lei realizzi in questa porzione di popolo tutto ciò che speriamo. Auguri, Presidente, a lei e a tutti noi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oppi Ne ha facoltà.

OPPI (U.D.C.). Signor Presidente, colleghe e colleghi consiglieri, signor Presidente della Regione, a differenza di molti colleghi che sono intervenuti e anche di lei, presidente Cappellacci, io non sono emozionato nel prendere la parola oggi in Consiglio. Tre anni fa, al momento di intervenire per rassegnare le mie dimissioni da consigliere regionale per trasferirmi alla Camera dei deputati, avevo detto che il mio non era un addio ma un arrivederci, ho mantenuto la parola. Ritengo doveroso spiegare ai colleghi, pur brevemente, le motivazioni politiche di questa decisione.

Il ruolo di consigliere regionale è esaltante, è un impegno concreto a favore della Sardegna e della propria gente. Lo dico senza alcuna retorica, ma è in Consiglio regionale e nel governo autonomistico che sta la possibilità di incidere direttamente sulle questioni e sulle scelte che stanno a cuore a noi sardi.

Qualche letterato ha scritto che noi ci sentiamo una "Nazione mancata", per questo continuo a pensare che il luogo della rappresentanza della Sardegna, anche a livello nazionale ed europeo, debba rimanere il Consiglio regionale. Sarà bene anzi, presidente Cappellacci, che in sede di un generale ripensamento dell'organizzazione dello Stato, come pare stia avvenendo a Roma, si insista su una Camera delle Regioni in quanto tali, perché i singoli deputati e senatori sardi, pochi come sono, possono agire relativamente e, spesso, più a vantaggio della loro personale fortuna politica che a tutela degli interessi della nostra comunità.

Per questo mi rivolgo ai colleghi consiglieri, ai volti noti che siedono ancora su questi banchi come ai nuovi consiglieri, perché colgano appieno che il ruolo di consigliere regionale è di straordinaria importanza e grandissima efficacia; colleghi, di maggioranza come di opposizione, se sapremo ben lavorare potremo migliorare le condizioni generali di vita dei nostri concittadini e risolvere questa strana crisi che attanaglia il mondo occidentale, l'Europa e particolarmente la Sardegna. Dico particolarmente perché è noto che in tempi di vacche magre chi stava già male sta peggio.

Nel suo intervento, presidente Cappellacci, lei ha già fornito dati per la verità abbastanza inquietanti, ne aggiungo brevemente altri. I dati Istat attestano una disoccupazione al 13,3 per cento contro il già alto 10,6 del 2006. Il tasso di attività registra un 58,1, il minimo storico negli ultimi cinque anni, gli occupati sono 583 mila, il dato più basso dal gennaio del 2004, il settore industriale ha perso nel quarto trimestre 2008 20 mila unità. La percentuale delle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà, l'abbiamo detto troppe volte, si attesta intorno al 22 per cento, cioè 370 mila individui che hanno oggettive difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena.

Parlare di riforme istituzionali e coltivare le contrapposizioni politiche di puro ruolo, assumere atteggiamenti non collaborativi, colleghi, diventa molto più difficile quando si pensa a queste realtà, tanto più che la situazione va peggiorando. La crisi del settore industriale del Sulcis, dei poli industriali del nuorese e di Porto Torres, gli aspetti di politica industriale, che toccherò dettagliatamente in seguito, sono fattori che debbono occupare il primo ma anche il secondo e il terzo punto dell'ordine del giorno di questa Giunta regionale.

Il dato dell'Accordo di ieri è soddisfacente, Presidente, ma va seguito con particolare attenzione, soprattutto con riferimento alla realtà di Assemini, perché nell'Accordo di programma della chimica erano previsti 20 milioni di euro per il suo potenziamento. Gran parte di quell'Accordo deve essere ancora attuato e bisogna farsene carico.

Signor Presidente, nel suo intervento in Aula, nella campagna elettorale che si è appena chiusa, nelle sue dichiarazioni alla stampa abbiamo molto apprezzato l'uso costante di un avverbio: "insieme", "insieme". Ebbene, Signor Presidente, noi pensiamo che sia proprio il concetto espresso in quell'avverbio a dover caratterizzare i lavori di questa Giunta e di questo Consiglio. Lo dico a lei, alla Giunta, ai consiglieri regionali di maggioranza come di opposizione, le grandi battaglie in periodi di crisi si vincono insieme, come insieme abbiamo combattuto esaltanti battaglie per rivendicare molte volte anche il mantenimento dei livelli occupativi. Le grandi battaglie si vincono insieme, ciascuno rinunciando a parte delle proprie pretese, a qualche personalismo, a una visione settaria ed elitaria e faziosa della realtà politica.

Non sono certo tornato in Consiglio regionale per mettermi a dare lezioni, ma mi pare di poter dire che, tra i tanti errori e le molte cose giuste fatte nella scorsa legislatura, il vero limite culturale e politico dell'era SORU (non me ne voglia il presidente Soru, mi scuso, ma non c'è) sia consistito in una visione elitaria: il Presidente di una Giunta del Presidente governava contrapponendosi al Consiglio regionale, sia alla cosiddetta maggioranza, che maggioranza politica non è mai stata, sia alle forze di opposizione.

Noi pensiamo che questa visione sia settaria e soprattutto inutile; mentre noi ci contrapponiamo sulle nostre piccole cose nel frattempo i grandi gruppi di interesse, che di certo non sono sardi, profittano di queste divisioni e dell'immobilismo che ne consegue per fare i loro affari sulla pelle dei nostri concittadini e contro gli intendimenti della Giunta regionale, così faranno le altre Regioni e purtroppo spesso anche il Governo nazionale. La piattaforma rivendicativa, il terreno della lotta politica, le questioni che dobbiamo affrontare, Presidente, devono essere intese in questi termini: gli interessi della Sardegna contro gli interessi degli altri. Se il Consiglio regionale rimarrà paralizzato dall'idea di qualcuno che governare significa imporre la propria visione, e di qualcun altro che pensa che l'opposizione sia per contratto solo un cane che deve abbaiare alla luna, noi non andremo da nessuna parte.

Insieme, signor Presidente, significa coinvolgere nelle scelte sempre e comunque tutta la Giunta, espressione diretta delle sensibilità della maggioranza, significa coinvolgere sempre e comunque la maggioranza, significa coinvolgere le opposizioni che devono essere parte del procedimento decisionale, significa, signor Presidente, coinvolgere le forze sociali e imprenditoriali, tutto quello che chiamiamo il tavolo del parternariato.

Signor Presidente, le chiediamo di riportare la concertazione a metodo ordinario di governo dell'Isola; questo non deve andare, e non andrà, a scapito dell'efficacia e della velocità delle decisioni ma non possiamo mascherare l'autoritarismo, di cui questa Regione si è ammalata da un decennio, per amore della verità, con la scusa di dover fare presto: si può fare velocemente e bene quando si fa insieme. Se anche i colleghi dell'opposizione rinunciassero a qualche paginetta sui giornali, per qualche facile polemica, e costruissero insieme a noi un percorso unitario a guadagnarne sarebbero i sardi.

I partiti, troppo spesso vituperati e classificati come associazioni di puro potere, devono tornare ad essere luogo in cui si elaborano i programmi e si realizzano le mediazioni. Signor presidente Soru, se mi posso permettere, il grave limite che la sua azione politica ha incontrato, e secondo me quello che l'ha portata alla sconfitta, è stato pensare che i partiti siano delle forme di organizzazione del consenso che possono essere superate. I partiti sono la base irrinunciabile della nostra vita democratica e il loro ruolo si è confermato centrale ovunque, a destra come a sinistra; dopo un quindicennio di leaderismo populista si deve tornare a definire il nobile ruolo dei partiti, camera di compensazione delle contrapposizioni sociali e supporto delle istituzioni nel governo. Non è difficile per nessuno capire che se lei avesse avuto il sostegno dei partiti che componevano la sua incerta maggioranza, lei oggi probabilmente siederebbe non tra questi banchi ma sullo scranno più alto.

Così come deve essere la parola d'ordine di tutti che il centro delle decisioni è il Consiglio regionale, in cui si elabora la politica, si dettano le linee di intervento, si determinano le spese e si decidono le priorità. La Giunta è il luogo politico dell'attuazione di queste linee, non mai il Governo che decide perché investito dell'autorità regia. Questo Consiglio regionale è la camera nella quale tutto deve avvenire. Per un caso fortunato questo consesso conta ottanta membri, se l'onorevole Soru avesse vinto le elezioni, con le sproporzioni che si sono create tra lui come Presidente e le liste che lo sostenevano, oggi quest'Aula conterebbe novantadue membri: un'assurdità, che renderebbe ancora più drammatica la disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni; comunque credo che a questo noi metteremo mano per correggere questa legge che, obiettivamente, è una legge iniqua.

Se queste prime direttrici di marcia che ho delineato - la chiarezza istituzionale e la volontà di risolvere la crisi insieme - saranno il presupposto della legislatura, allora, signor Presidente della Regione, non abbia dubbi, lei troverà nell'U.D.C., nel mio partito, nel nuovo partito dell'Unione di Centro, un alleato, un alleato leale e prezioso. La nostra collocazione politica è, come è noto, difficilmente riconducibile allo schema che ha dominato la politica italiana negli ultimi due lustri: o di qua o di là, in una contrapposizione spesso fittizia che ha compresso libertà, creatività, sensibilità, storia e prospettive della ricchezza culturale e politica del Paese. Noi siamo persuasi che il cuore delle questioni debba essere rappresentato dal merito: le soluzioni ai problemi, le proposte sono buone o cattive in sè, non per il fatto di provenire dall'una o dall'altra parte; e vorremmo che il confronto avvenisse proprio sul merito. Essenzialmente per questo motivo politico noi abbiamo scelto di essere totalmente liberi e di essere alleati e non parte.

Così come non sarà condizionante il fatto che siamo all'opposizione nel governo del Paese, parimenti non sarà condizionante il fatto che abbiamo sostenuto questa coalizione; e non solo sostenuto. Per essere più precisi devo rivendicare la nostra intuizione politica: la vittoria dello schieramento che ha portato il presidente Capellacci a governare la Regione. E' stato determinante il contributo dell'U.D.C. e degli amici del Partito Sardo d'Azione, un connubio che avevamo anticipato nelle elezioni amministrative con risultati clamorosi; abbiamo smantellato vecchie roccaforti di sinistra (e posso fare gli esempi di Villacidro, Decimo, Assemini, Macomer e altri), abbiamo ottenuto allora come successivamente un significativo trionfo, un vero trionfo. Ma rimane certamente chiara la nostra storia politica e personale, quella che riconosce nella libertà il cardine dell'azione politica.

Anche per questo, Presidente, le chiedo di ampliare il suo programma di governo organizzando e prevedendo azioni chiare, definite da adeguate risorse economiche, a favore delle famiglie sarde e delle persone bisognose; come dicevo velocemente prima 370 mila persone sotto la soglia della povertà sono un dramma sociale di cui l'intera collettività deve farsi carico.

Nel merito delle questioni programmatiche, alle tante cose che il dibattito ha posto in luce vorrei aggiungere poche considerazioni, in primo luogo in materia di industria posto che sono convinto che la crisi più grave sia quella che riguarda questo settore.

Già dal Piano di Rinascita, con la legge numero 267 la sinistra si faceva un vanto dell'articolo 14 della legge in questione (polo minerario metallurgico, mi riferisco anche al guspinese), che di fatto disciplinava anche il manifatturiero che, però, non si è mai concretizzato. E questa nostra difficoltà obiettiva - nell'industria sarda non abbiamo mai creato le seconde e terze lavorazioni - porta ad una difficoltà economica di posizionamento del prodotto; in altre parole se dobbiamo portare la materia non finita fuori dall'isola per farla completare, il prodotto arriverà sul mercato più tardi e con un prezzo sensibilmente più alto.

In un periodo di grave crisi dei mercati mondiali, le prime a subirne il contraccolpo sono le zone come le nostre che hanno avuto un insediamento industriale episodico, parziale, incompleto. Per essere più concreto, mi rifaccio all'esempio del territorio che oggi vive la crisi più drammatica, il Sulcis, e dico subito che non sono affatto soddisfatto della soluzione che si prospetta per l'Eurallumina. Vedete, la chiusura di un comparto, sia esso estrattivo o altro (si fecero molti errori già nell''89, allora il Presidente era Melis), è una strada senza ritorno e l'esperienza mi ha insegnato che quando una fabbrica chiude, purtroppo, non riapre.

Perché c'è un'obiettiva difficoltà? Consentitemi di precisare, innanzitutto, che le affermazioni sul problema della Nuova Guinea, sono sciocchezze. L'Eurallumina è un consorzio di trasformazione (molti neanche sanno cos'è) che, quando fu fondato, era formato da tre soci: la Metallgesellschaft tedesca, la Comalco australiana, che dava la materia prima, e l'Efim; noi siamo andati avanti grazie alla presenza delle Partecipazioni statali. Senza un interlocutore del comparto statale (può essere la Finmeccanica o altri), noi oggi siamo in balìa di tre grandi società: una società americana, l'Alcoa, una russa e l'altra svizzera; è evidente che quando il mercato non tira, e il metallo va ai minimi storici, questi operatori non vengono in Sardegna per fare opera di beneficenza. Noi dobbiamo pensare ad un progetto e inventare soluzioni alternative.

Si pensi a quello che è successo, per esempio, in Veneto; quando crollò il comparto primario Fusina e Marghera chiusero, ebbene immediatamente si attivarono piccole iniziative, seconde e terze lavorazioni, che, avendo un valore indotto notevolissimo, si sono salvate e oggi sono produzioni all'avanguardia.

Bisogna essere pronti, quindi, ad affrontare una sfida impegnativa come quella che abbiamo dinanzi. Vengo all'ultimo punto che ho in animo di trattare (salto altri argomenti) e sul quale sento l'esigenza di fare delle puntualizzazioni. Io sono contro le fughe in avanti e ovviamente, per l'esperienza maturata, intendo fare qualche considerazione.

Presidente Capellacci, la sanità (settore che ha portato alla sconfitta del centrosinistra) è il settore di governo in cui il suo lavoro, e quello dell'Assessore competente, sarà più difficile, come hanno già evidenziato gli interventi di alcuni colleghi; e dico il perché. Perché alla strutturale difficoltà di un sistema che consuma, da solo, la maggior parte delle risorse regionali, si deve aggiungere la necessità di intervenire per sanare la devastazione vera e propria che è avvenuta in questi cinque anni in cui, professionisti non sardi, neppure troppo professionisti, hanno mortificato le intelligenze locali e consumato un'enorme quantità di risorse.

Sono stati nominati direttori generali, amministrativi e sanitari privi di titoli con provvedimenti a sanatoria successiva, qualcuno con la legge numero 10 e qualcuno, mi è stato notificato su mia interpellanza, a livello ministeriale. Sono stati chiusi ospedali, anziché aprirne nuovi. Quello che è stato affermato è falso, lo sappiamo tutti. Le liste d'attesa sono ancora più drammatiche di quanto già non fossero, al di là di ciò che ancora dice la dottoressa Dirindin, mai troppo compianta. Proclami, trionfalismi, mortificazione dei medici e delle nuove professionalità, mobbizzazioni e lottizzazioni di tutto il sistema, un uso smisurato di consulenze (vediamo il 15 septies);, abbiamo presentato un'interpellanza, Assessore, la valuti con molta attenzione perché si accorgerà che tratta di un ulteriore inciuccio.

Ma la vicenda prosegue anche in queste prime settimane di Governo Cappellacci. I direttori generali, Assessore, continuano a seguire la loro strada: concorsi pubblici banditi ed espletati alla velocità del razzo. Negli ultimi sei mesi hanno realizzato più concorsi di quanti non ne abbiano fatto nei quattro anni precedenti, e si conoscono già i vincitori nella stragrande maggioranza. Io, che ho il vizio di parlare apertamente, non più tardi di tre anni fa ho parlato dei concorsi e ho fatto i nomi e i cognomi dei probabili vincitori; i vincitori sono stati quelli da me indicati. E si continua così, con sistemi che sono da Terzo mondo, con personaggi squallidi che vanno cacciati via, e si sa chi sono.

Caro Assessore, ho apprezzato la sua dichiarazione odierna, perché è correttiva, con la quale ha modificato il suo atteggiamento sulla logistica ospedaliera; logistica ospedaliera che sarà oggetto di riflessioni fatte insieme. La invito invece a porre un freno, e le chiedo di farlo subito, all'attività fuori controllo delle AA.SS.LL., che stanno portando avanti atti illegittimi. Veda su questo la nostra recentissima interpellanza, cui ho già fatto riferimento, relativa alla sentenza del TAR che annulla il Piano sanitario dei servizi sanitari nella parte in cui si disciplina la razionalizzazione della rete ospedaliera. Andare avanti vuol dire commettere illegittimità, ognuno faccia le sue riflessioni. Da ciò discende l'illegittimità di tutti gli atti aziendali che hanno quella parte del Piano come presupposto.

Dalla Dirindin abbiamo avuto - duole dirlo, e ho finito - solo bugie. La spesa farmaceutica è cresciuta e non diminuita, come impropriamente detto, di 40 milioni di euro con l'assegnazione dei farmaci in forma diretta, che sono incontrollati e il cui costo è fuori controllo; il deficit veleggia verso i 100 milioni di euro, e chi ha letto alcuni giorni fa "Il Sole 24 Ore" ha potuto verificare che anche nel 2007 eravamo al quattordicesimo posto con un buco di 78 milioni di euro.

La riduzione dei budget ha ridotto gli organici, i livelli occupativi e non solo, non ha portato un risparmio ma ha penalizzato le categorie più bisognose; molti dei fondi dell'ex articolo 20 sono stati rimodulati talvolta senza preventiva autorizzazione del nucleo di valutazione, senza parlare della bugia secondo cui la Sardegna avrebbe perso danari. Sono cinque anni che chiedo che mi si dica quali fondi avremmo perso; altro che Regioni canaglia! La Regione canaglia è arrivata nel 2005 e lo è stata in questi anni, ma non mi dilungo oltre. Quello che è certo è che la sanità va ripensata, ristrutturata, risanata essa stessa, perché nella sanità e nell'assistenza sociale si aiuta veramente l'uomo nelle sue debolezze, nei suoi tormenti.

Caro Espa, dovevi aggiungere qualche cosa. La "162", che tu hai costantemente voluto mettere in evidenza, è frutto di una mia azione corale, e siamo stati i primi in Italia. E i progetti sono 20 mila perché nel bilancio abbiamo messo ingenti risorse finanziarie. Quindi bisogna dare atto che è stata un'iniziativa del centrodestra.

Concludo, Presidente. Noi saremo lealmente al suo fianco, lealmente vuol dire che saremo assai onesti nel dire quando saremo d'accordo, ma altrettanto fermi nel dire quando non condivideremo le scelte, ma sempre rispettosi della nostra alleanza. Siamo certi che per lei aver promesso di fare insieme, anche per la conoscenza personale che ho del suo ambiente familiare, sia una promessa di onore; non ho dubbi sulla sua onestà intellettuale: lei sarà una persona corretta e manterrà fede agli impegni. Noi comunque le saremo affianco, quindi faccio a lei, alla Giunta e al Consiglio i migliori auguri.

PRESIDENTE Onorevole Oppi, mi sento di dire, a nome di tutto il Consiglio, ma in particolare dei consiglieri che erano presenti nella passata legislatura, che quando lei aveva affermato che non sarebbe stato un addio ma un arrivederci, non avevamo avuto dubbi che così sarebbe stato. Pertanto, onorevole Oppi, ben tornato in questo Consiglio regionale.

E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Colleghe e colleghi, ho ascoltato con attenzione e anche con senso di rispetto i numerosi interventi che mi hanno preceduto, e penso di non cadere nella facile retorica e, senza dubbio, neppure di esagerare se affermo che finalmente questo Consiglio torna ad essere un luogo di libero confronto e di franco dibattito. Absit iniuria verbis. Non è che voglia negare che nel passato, anche recente, quest'Aula non sia stata teatro di scontri, confronti e liberi dibattiti, ma sicuramente non accadeva almeno da un lustro che un Presidente della Regione rimanesse seduto in quello scranno, in quella sedia, in quella poltrona, chiamatela come volete, per ascoltare pazientemente e direi diligentemente gli interventi di ogni singolo consigliere regionale.

Non capitava da molto, presidente Cappellacci, nel senso che i confronti e i dibattiti si svolgevano nel circuito chiuso del confronto tra i Gruppi di maggioranza e di opposizione, con la sistematica assenza di quella interfaccia, di quell'interlocutore che era ed è rappresentato, e dovrà essere sempre rappresentato, dal Presidente della Giunta regionale e dalla sua squadra di governo. Questo sì che nei dibattiti rappresentava un grave vulnus alla democrazia, questo sì che nel recente passato ha seriamente compromesso la credibilità di questa istituzione. Parlo del Consiglio nella sua interezza, relegato a ruolo residuale, così come ridotto a ruolo insignificante quello dei Gruppi consiliari e dei singoli consiglieri, come se il Consiglio regionale fosse una sorta di appendice utile alla bisogna, una sorta di Consilium principis.

E dunque, presidente Cappellacci, noi salutiamo positivamente questa sua costante presenza in Aula, perché significa avere rispetto per questo Consiglio e per le prerogative di ogni singolo consigliere. Vedete, se si è potuto svolgere un dibattito franco e aperto, lo si è fatto sulla base anche di un documento che il presidente Cappellacci ha depositato e ha illustrato: le dichiarazioni programmatiche. Poi ognuno la può pensare come vuole, però c'è un documento. Io voglio ricordare che, rivedendo i resoconti dell'avvio della scorsa legislatura, Soru non aveva depositato un documento di dichiarazioni programmatiche, ma si era limitato ad illustrare in non più di cinque paginette considerazioni generali quanto generiche.

Al di là del contenuto, badate, anche questo denota, probabilmente dal nostro punto di vista, l'assenza di rispetto per il ruolo che quest'Aula deve svolgere, perché su considerazioni generiche e generali non si può svolgere un utile dibattito come lo si sta svolgendo su dichiarazioni precise e puntuali che si possono anche non condividere, ma costituiscono una base sulla quale avviare un confronto democratico.

Se poi pensiamo che questo cambiamento avviene nel momento in cui a presiedere la più alta Assise sarda è, per la prima volta nella nostra storia autonomistica, una donna, una persona che si è distinta per qualità, capacità, senso delle istituzioni, noi possiamo, cari colleghi anche della opposizione, forse non sprecare, anche in questo avvio di legislatura, l'opportunità (lo dico con ragionato ottimismo e con quella comune tensione che penso debba animare tutti), di provare ad ipotizzare la riscrittura, come è stato auspicato dalla stessa Presidente del Consiglio, delle regole che presiedono al funzionamento di questa Assemblea, rivisitando il Regolamento interno del Consiglio oramai datato e che non risponde più alle esigenze di una moderna Assemblea parlamentare.

Presidente Cappellacci, questa non è una legislatura ordinaria, forse è la più difficile e complessa di questi ultimi cinquant'anni. La politica è costretta ad affrontare contemporaneamente due momenti: la crisi devastante e la ripresa dello sviluppo; il suo compito, il compito della sua Giunta è immane. Guidare la Regione sarda nel mezzo di una tempesta economica e sociale di dimensioni mondiali è impresa quasi impossibile; faticano i Paesi più forti del mondo; al capezzale delle crisi finanziarie ed economiche, come leggiamo dai giornali, sono riuniti i più prestigiosi economisti della terra, tutti tentano di individuare misure anticrisi ben sapendo che ogni provvedimento potrebbe non essere adeguato.

Se ci soffermiamo sul sistema economico e produttivo isolano, con le sue strutture economiche alla deriva, con un sistema industriale in via di smantellamento, con un settore agro-pastorale che produce sottocosto, con un artigianato oramai agonizzante trascinato dalle crisi in comparti fondamentali come quello dell'edilizia (l'unico settore che tiene è quello turistico ma senza poter da solo compensare le altre perdite), ci chiediamo, Presidente, come sia possibile affrontare questa crisi e creare le condizioni per la ripresa dello sviluppo.

Che fare, dunque? E' una domanda che ci poniamo noi della maggioranza, ma penso che responsabilmente è una domanda che dovrebbe porsi anche l'opposizione, anziché limitarsi a pur legittime osservazioni di contrasto. Mi pare, tuttavia, che in una situazione come questa il senso di responsabilità comune dovrebbe vederci lavorare insieme per individuare le soluzioni che siano le più idonee, le più adeguate ad uscire da questa crisi. Intanto le dichiarazioni del presidente Cappellacci, con straordinario realismo, hanno indicato un itinerario preciso che, a nostro avviso, pare l'unico percorso possibile.

La scelta del metodo democratico e partecipato per governare l'Isola, per affermare una più forte autonomia, colleghi della sinistra, non è un'esercitazione teorica o metodo vuoto, privo di contenuti, come è stato da qualcuno di voi sostenuto, per noi è l'essenza dell'autonomia. Esso, questo metodo, lo sappiamo, si contrappone proprio a quel processo che ha informato le riforme di vertice, quel processo inaugurato dall'ex presidente Soru di un neo centralismo regionale, per affermare, noi riteniamo, ed esaltare quello democratico proposto da questo Presidente, da questa Giunta, della partecipazione e del coinvolgimento delle migliori intelligenze ed esperienze di cui è ricca la nostra società.

In una democrazia avanzata, in una Regione ad autonomia speciale, a forte connotazione iddentitaria, il metodo è prioritario, e va illuminato, a nostro avviso, dall'anima autonomistica e nazionalitaria, dall'ispirazione etica e cristiana della solidarietà. Ha fatto bene lei, Presidente, nel suo intervento, a richiamare tutta l'Assemblea al senso di responsabilità, al superamento degli scontri e delle contrapposizioni strumentali; anche se io ritengo, dal tenore degli interventi che ho ascoltato, soprattutto dell'opposizione, che sarà difficile.

Presidente Cappellacci, il nostro invito è che lei deve assolutamente continuare a fare quello che ha fatto in campagna elettorale, quello che ha fatto e sta facendo in questi giorni con la sua squadra di governo; ascolti quindi la società civile, ascolti gli attori dell'economia, del mondo culturale, del mondo sindacale, il sistema degli enti locali, ascolti l'associazionismo, ascolti il volontariato, ascolti il grido di dolore, il grido di denuncia che viene dalla Chiesa sarda. Su questo terreno, onorevole Diana, penso che lei sarà il più contento nel vedere i suoi colleghi sindacalisti tornare al metodo della concertazione; penso che tutti dovremmo inaugurare questo nuovo metodo come il metodo che può davvero portare fuori dalle secche di una crisi tutto il nostro sistema.

Bisogna inoltre, presidente Cappellacci, mettere mani per superare i difetti, se non le storture, di un finto riformismo che è stato inaugurato nella scorsa legislatura. Alcuni colleghi, anche in questo dibattito, hanno pomposamente sbandierato alcune riforme che avrebbero interessato la Regione, l'apparato amministrativo e il sistema degli enti. Noi chiediamo e vi chiediamo: perché c'è una grave disfunzione nell'amministrazione regionale? Perché c'è una demotivazione nel personale amministrativo regionale? Vi siete chiesti perché l'ARGEA rischia di perdere i finanziamenti erogati? Perché ABBANOA non ha risposto alle attese? Perché LAORE è paralizzata? Perché il sistema dei Consorzi industriali non sta assolutamente funzionando? La risposta è una sola: avete voluto inaugurare un sistema e un metodo che è quello verticistico, che è quello del controllo politico di tutto e che confligge con lo spirito autonomista che informa questa coalizione nel processo riformistico.

Altro che rappresentarci una Sardegna dell'Eldorado, come ha fatto l'onorevole Chicco Porcu: "Vi abbiamo consegnato la Sardegna con i conti in ordine". Ma, mentre le aziende licenziano padri di famiglia e non hanno liquidità, la gente è sempre più disperata, la disoccupazione aumenta, i limiti insopportabili, le povertà aumentano, nelle casse della Regione giacciono miliardi di residui passivi. Come mai? Onorevole Porcu, questa è la domanda che lei deve porsi e alla quale cercare di dare una risposta; questa è la più grave immoralità politica che ci consegnate: altro che conti a posto!

Tornando al programma del Presidente, se vogliamo continuare sul piano delle schermaglie, mi sorprende che, con una buona dose di qualunquismo e di pressappochismo, questo denota che non avete argomenti seri da proporre o da contrapporre, si sia voluto liquidare il programma del Presidente come fatto di slogan e propaganda, definendolo addirittura "letterina di buoni propositi".Così, veramente, lo giudicate voi aprioristicamente, non l'hanno giudicato così i sardi se è vero, come è vero, che ciò che il presidente Cappellacci ha esposto in quest'Aula è la sintesi del programma proposto ai sardi e che è stato promosso a pieni voti dal corpo elettorale.

Corpo elettorale che, consentitemi, non è caduto nella trappola, non si è fatto ingannare come, appunto, si è tentato di fare dando una rappresentazione di una Sardegna che non c'era e che purtroppo ancora non c'è.

Noi non vogliamo cadere nell'errore di seguirvi in questo dibattito, in questa prospettazione che fate voi, opposizione. Voi ci invitate a non recriminare sull'esperienza di governo della passata legislatura, il nostro invito allora è quello di abbandonare i toni da Cassandre di sventura, evitare quel vecchio armamentario, il ricorso ai cosiddetti poteri forti, delle grandi famiglie, perché per noi sarebbe molto facile obiettare, come sanno bene lor signori, che quest'ultimo lustro è stato caratterizzato non da una pluralità, ma da un unico, assoluto e incontrastato potere forte.

E allora se, come riteniamo, dobbiamo ripristinare un livello di dibattito che davvero sia utile per affrontare le emergenze determinate dalla crisi in atto, noi riteniamo che sulla proposta del Presidente di un programma di emergenza anticrisi vale la pena soffermarsi. Noi riteniamo, Presidente, che quella sia la risposta migliore a tutto quel mare di chiacchiere che abbiamo ascoltato, risposta che troverà il primo immediato riscontro, colleghi delle opposizioni, nella proposta di legge finanziaria nella quale (debbo fare un plauso per questo all'intera Giunta e all'Assessore della programmazione), pur nella difficoltà di approntare in tempi stretti una proposta di legge finanziaria, io ho potuto già rilevare con soddisfazione che finalmente vi sono interventi mirati a sostegno dei settori sociali, per la non autosufficienza, per l'assistenza domiciliare a favore di anziani, per le cure domiciliari sanitarie, per i programmi finalizzati a favore di persone con gravi disabilità.

Vi sono azioni fatte non di parole ma di risorse concrete per contrastare la povertà, per le anticipazioni dei benefici degli ammortizzatori sociali, addirittura un fondo per sussidi di natura straordinaria per i lavoratori che non beneficiano di ammortizzatori sociali, la costituzione di un fondo di garanzia etica così come uno specifico intervento nel settore economico e a sostegno del sistema produttivo isolano, con una previsione di stanziamento di risorse pari a 100 milioni di euro per l'anno 2009. E' davvero una significativa inversione di tendenza.

Ecco perché ritengo che le forze politiche dovrebbero rinunciare, in questa fase, a esasperare l'appartenenza per misurarsi e scontrarsi sui problemi dello sviluppo e dell'occupazione, avendo come unico obiettivo l'amore per la Sardegna. Questo senso di responsabilità deve essere prioritariamente della maggioranza, che deve superare tutte le incomprensioni, le difficoltà, le ragioni, anche motivate, sull'altare degli interessi generali dell'isola. Agli amici della coalizione, al P.d.L., ai Riformatori, all'U.D.C., al M.p.A., alle altre forze di questa coalizione…

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.

PITTALIS (P.d.L.). Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, la regola è uguale per tutti.

E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi consiglieri, dalle dichiarazioni programmatiche del presidente Cappellacci, che per la prima volta discutiamo sulla base dell'articolo 11 della Statutaria, che ho ascoltato attentamente e riletto con cura in questi giorni, emerge più che un programma di legislatura una descrizione delle modalità di attuazione di alcuni obiettivi generali che lo stesso Presidente intende perseguire.

Diventa dunque difficile dibattere sulle misure concrete che la Giunta vuole mettere in campo in questa legislatura, a meno che non si voglia anticipare il dibattito sulla finanziaria che riprende in gran parte azioni già inserite nel progetto di legge approvato dalla Giunta Soru e altre misure che, invece, quelle sì, danno l'idea della direzione di marcia che si vuole imprimere alla Regione, riportando indietro, a mio modo di vedere, le lancette dell'orologio; ma di questo ne riparleremo a breve in quest'Aula e in Commissione.

Signor Presidente, dalle sue dichiarazioni programmatiche non emerge quale progetto avete per la Sardegna. Non emerge, così come non è emersa in campagna elettorale, la vostra idea di Sardegna. Il nostro compito come forze di opposizione sarà soprattutto la verifica, il controllo. Come Gruppo consiliare del Partito Democratico non ci sottrarremo alla proposta che nasce da un progetto politico di cambiamento e di riforme avviato nella scorsa legislatura.

Presidente Cappellacci, lei ha auspicato una modifica perfino del modo di pensare la politica e ha annunciato il massimo rispetto per chi ha un ruolo di opposizione in questo Parlamento. Noi vi chiediamo e vi chiederemo di essere coerenti tra il dire e il fare durante il mandato, perché noi faremo un'opposizione attenta, diversa dalla vostra che ha caratterizzato la XIII legislatura, in cui non sono mancati, anzi sono stati utilizzati strategicamente gli attacchi personali, perfino nella sfera privata, come metodo di opposizione.

Noi riteniamo che questo Consiglio regionale non sia una trincea, riteniamo che non sia soltanto un luogo di prove muscolari. La politica, anche nelle aule parlamentari, è un'altra cosa, è ascolto reciproco, è confronto di idee, è dialogo costante. Tuttavia non faremo sconti, l'opposizione sarà esplicita, sarà trasparente, sarà continua perché veramente siamo alternativi a questo Governo regionale. Vogliamo però, nel contempo, inaugurare uno stile diverso di fare opposizione perché crediamo veramente nel valore della democrazia. Valuteremo quindi nel merito le risposte che la vostra maggioranza saprà dare ai sardi e lo faremo avendo come bussola il nostro progetto, il nostro programma di governo col quale ci siamo presentati ai sardi, che ci hanno dato comunque un ruolo di minoranza, di opposizione in questo Consiglio regionale.

Presidente, lei ha parlato di democrazia dell'alternanza, ma questa non può non tenere conto di regole, di regole che devono essere rispettate da tutti, anche in campagna elettorale, con il rispetto della par condicio, per esempio, e con un chiaro confronto fra programmi, fra differenti visioni, fra candidati presidenti. E' nota a tutti l'anomalia che ha accompagnato e che abbiamo vissuto nella campagna elettorale e come non siano state rispettate, a volte, regole di pari opportunità nella comunicazione, nell'accesso ai mezzi di informazione, anche nazionali. Ripartiamo dunque dal ripristino delle regole se vogliamo una democrazia non solo formale, non solo declamata ma sostanziale, e non basta un generico richiamo al metodo partecipativo.

L'ascolto e il coinvolgimento sono precondizioni per chi è chiamato a rappresentare il popolo sardo. Non è sufficiente neppure il solo coinvolgimento degli amministratori locali. La difficile relazione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa necessita di ben altre attuazioni pratiche, soprattutto in un momento politico nel quale, come ha affermato recentemente anche il politologo Giovanni Sartori, sempre più le elezioni stabiliscono chi governerà, assai meno il contenuto del governare, e questo è accaduto anche nelle ultime elezioni regionali sarde.

La partecipazione come metodo di governo riguarda pertanto il rapporto innanzitutto tra gli eletti e gli elettori, riguarda il rapporto tra i cittadini e i propri rappresentanti ed ha, come elemento fondativo, la volontà di rendere conto sistematicamente e continuamente del proprio operato al cittadino elettore, sulla base di una chiara indicazione del programma di governo che è fatto di metodi, di contenuti, di tempi e di modalità della sua attuazione durante il mandato. Ai cittadini, se si vuole veramente concretizzare il metodo partecipativo, occorre dare strumenti di informazione che consentano loro di esercitare una funzione di controllo, di stimolo, di pari opportunità. Occorre essere estremamente pratici.

Tutti ricorderete come in precedenza venivano gestite le delibere della Giunta regionale, occorrevano mesi per poterle conoscere. Dalla scorsa legislatura sono on-line, sono pubbliche, sono consultabili in tempo reale. Questo ha favorito l'informazione, ha dato la possibilità di rendere effettivo il principio di uguaglianza, di pari opportunità tra i cittadini. E partecipazione, onorevole Cappellacci, vuol dire soprattutto trasparenza; l'impegno a dare la massima pubblicità ai contenuti della propria azione è essenziale non solo per consentire al cittadino di conoscere le scelte che si fanno e che si faranno e gli atti di chi governa, ma anche perché è col carattere pubblico che l'atto viene ad acquistare di per sé una forma di controllo.

Il lavoro di innovazione portato avanti dalla Regione in questi anni ha posto la Sardegna al primo posto in Italia nei servizi regionali on-line, sono collegate in rete le duecentoventi sedi dell'Amministrazione regionale, comprese le AA.SS.LL. Siamo un esempio per le altre Regioni d'Italia. Abbiamo superato il divario digitale in gran parte del territorio regionale. Anche i siti tematici della Regione hanno offerto, nei diversi settori ed ambiti della vita regionale, maggiori opportunità per i sardi e per coloro che decidono di visitare e di investire nella nostra regione.

Lo stesso vicepresidente Sannitu qualche giorno fa ha annunciato di voler proseguire nell'utilizzo dell'utilissimo sito "Sardegna turismo",. Lo stesso portale "Sardegna Digital Library" che rappresenta un archivio multimediale creato per favorire la diffusione e la conoscenza della storia e della cultura dell'isola, rappresenta un patrimonio che questa vostra Giunta, che questa Regione eredita sul versante di un maggiore accesso alla vita sociale, culturale e politica.

Sono fatti concreti questi, Presidente, lei li ha tralasciati, evidentemente dandoli come acquisiti, però il metodo partecipativo significa innanzitutto restituire e dare maggiori opportunità ai cittadini per affermare la loro sovranità, così come dice la Costituzione. E non basta quindi restituire protagonismo ai governi locali, a meno che non si offrano da parte della Regione alle stesse amministrazioni locali alcune premialità; lo fanno anche altre Regioni per favorire l'impostazione di processi di partecipazione dal basso, di processi di partecipazione dei cittadini alle scelte. Penso alle premialità per chi instaura percorsi di bilancio partecipativo, per chi rende anche partecipato il piano strategico comunale, insomma, una serie di misure, di strumenti di semplificazione anche dell'informazione e dell'accesso dei servizi al cittadino come quello avviato in questa Regione qualche anno fa col progetto "Comunas".

Devo dire che anche l'istituzione del fondo unico per i comuni, che ha rappresentato una novità importantissima per valorizzare l'autonomia e la sussidiarietà, è uno strumento che bisogna utilizzare anche nel corso di questa legislatura. I comuni non hanno ricevuto solo trasferimenti di competenze in un'ottica di decentramento, ma poteri, risorse da utilizzare discrezionalmente per il bene della loro comunità locale. Altro che accentramento di poteri della Regione, come diceva poco fa l'onorevole Pittalis!

L'azione politica che prende avvio in questo Consiglio regionale non può limitarsi, presidente Cappellacci, a intenzioni generali, generiche, si dovrebbe costruire, e si deve costituire su contenuti definiti. Noi abbiamo sicuramente una visione politica, un modo di intendere la stessa politica, un progetto alternativo di governo della Regione, ma dalle sue dichiarazioni programmatiche che cosa ci distingue? Non certo il richiamo all'identità, è il punto centrale del nostro progetto, è un fattore produttivo, è la risorsa più importante dei sardi. Su di essa abbiamo basato il nostro programma regionale di sviluppo.

Non può dividerci l'annunciato recupero dell'identità storica e culturale della Sardegna, noi l'abbiamo praticato, abbiamo creato in questi anni gli strumenti per preservare, gestire, raccontare al meglio le nostre enormi ricchezze, con la nuova disciplina della valorizzazione e della fruizione dei beni culturali. La legge regionale numero 14 del 2006, che detta norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura, ha disciplinato un settore privo di una normativa specifica dalla nascita dell'autonomia e favorisce l'integrazione di funzioni e di compiti concernenti la tutela, la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali. E' un progetto da completare sul quale abbiamo lavorato con determinazione.

I presupposti della vostra azione di governo ci ha detto, Presidente, si basano su tre momenti. Il primo è un richiamo generale all'identità; il secondo è un mero accenno allo sviluppo; il terzo riguarda le regole e la riscrittura dello Statuto, con un rapporto rinnovato con lo Stato. Non mancherà, Presidente, il nostro apporto se veramente ci sarà sulle regole un'apertura necessaria che coinvolga tutto il Consiglio e quindi anche le forze di opposizione, e così avverrà se questa Giunta regionale, se questa maggioranza deciderà di aprire il dibattito per scrivere insieme una nuova legge elettorale, una legge elettorale nostra.

Ma sul rapporto con lo Stato, Presidente, dobbiamo essere chiari. La dichiarata collaborazione con il Governo nazionale - e come poteva essere diversamente vista la sua compagna elettorale, visto anche il nome che portate nel simbolo e persino nella scheda elettorale - non è e non può essere subalternità. Non può prescindere da atteggiamenti che, anche parzialmente, facciano venire meno le ragioni della nostra specialità, della nostra autonomia, della nostra sovranità. Ma anche su questo tema, a parte qualche dichiarazione di principio, nulla si dice nel merito se non l'assenso alle norme previste nel disegno di legge sul federalismo fiscale.

Presidente, ha parlato di insularità, ma non abbiamo sentito una parola sul monopolio Tirrenia e ci piacerebbe sapere se farà sua la proposta del precedente Governo regionale, guidato da Renato Soru, che vedeva nell'imposizione di oneri di servizio, con gara internazionale, la soluzione per risolvere il problema della continuità territoriale delle merci. Sinora non siamo stati tutti abbastanza forti per far terminare questo monopolio, ma dobbiamo impegnarci come Consiglio regionale, come istituzione, al di là degli schieramenti, per dare contenuto alle ragioni della nostra specialità, per cercare di dare contenuto anche alle sue affermazioni, Presidente, sul principio della pari dignità di tutti i sardi rispetto a tutti gli altri cittadini italiani.

Mi chiedo che tipo di rapporto si vuole e si debba instaurare, se debba essere solo dialettico, collaborativo, leale, certamente leale e non anche di reciprocità, di pari dignità e, perché no, di conflittualità tra la Regione sarda e il Governo nazionale. Certamente non dovrà mai essere un rapporto di subalternità, Presidente. E lo dico perché non sono incoraggianti le prime azioni. Il Governo ha saputo ascoltare solo le ragioni della marina per il deposito sotterraneo di munizioni di Guardia del Moro, nell'isola di Santo Stefano, che resterà per altri cinque anni un feudo militare. L'esito negativo dell'appello della Regione davanti al Consiglio dei Ministri contro la richiesta di imposizione della servitù per altri cinque anni non era un fatto scontato, non era inevitabile, ed è avvenuto questo dopo il clamoroso scippo dei finanziamenti per la nuova Sassari-Olbia.

Lo stesso Presidente del Consiglio e i suoi Ministri durante la campagna elettorale hanno giurato ai quattro venti, davanti alla popolazione, davanti agli amministratori locali, davanti ai parenti delle tante vittime uccise dalla strada attuale, l'ultima qualche giorno fa, che i fondi della Sassari-Olbia non sarebbero stati toccati e che i sardi avrebbero avuto la nuova strada. Promesse non proprio sincere visto che ad ottobre il Governo aveva già decurtato i fondi a disposizione delle opere collegate al G8 de La Maddalena e con l'ultima riunione del CIPE, come sappiamo, il Governo ha calato la scure, ha eliminato la costruzione della nuova Sassari-Olbia concedendo alla Sardegna solo i bruscolini per l'ipotetica metropolitana sotterranea di Cagliari. Eppure, nella legislatura ormai passata, il Governo regionale aveva portato avanti il progetto concordandolo con le comunità locali, aveva reperito i fondi, fatto includere la nuova arteria nelle procedure agevolate del G8.

Nei primi giorni dello scorso dicembre la Regione aveva stipulato un accordo con il Dipartimento della protezione civile, la struttura di missione del G8, l'ANAS per la prosecuzione delle procedure di appalto già avviate per la Sassari-Olbia; procedure che vedevano in quel momento già prequalificate mediamente ottanta imprese per ciascuno dei lotti. Ma oggi questo accordo è lettera morta e le comunità del Nord Sardegna, Presidente, ora hanno poco da sorridere, vogliono risposte concrete, vogliono risultati in tempi rapidi, ce lo chiedono e glielo chiedono con forza.

Altrettanta determinazione dovrà esercitare, Presidente, nel chiedere al Governo Berlusconi l'immediata apertura del tavolo nazionale per la chimica. Intanto deve pretendere la partecipazione della Regione Sardegna a quel tavolo, sulla stessa vicenda Ineos-Sartor non basta l'accordo tampone di ieri, non basta di fronte al rischio, serio, di compromettere il futuro di migliaia di lavoratori e di famiglie sarde; occorre che l'ENI, che il Governo, ci dicano qual è la proposta, qual è il programma, che cosa vogliono fare della chimica in Italia e, di conseguenza, in Sardegna. La Regione lo deve chiedere a gran voce.

Signor Presidente, anche con le intese della Giunta Soru, stipulate con le comunità locali delle diverse aree della Sardegna (a proposito del ruolo delle città che lei ha posto come centrale nelle sue politiche), abbiamo avviato un percorso di sviluppo ed una serie di realizzazioni concrete condivise con i sindaci, i presidenti di provincia, le associazioni, gli attori locali. E con i sindaci sono stati concordati e attuati gli interventi più urgenti per fronteggiare le emergenze, promuovere lo sviluppo delle diverse aree della Sardegna; molte azioni sono state completate, altre attendono una definizione. Sul piano dei principi, Presidente, non può distinguerci neanche il richiamo all'investimento sul capitale umano, sulla conoscenza, sulla scuola, ci distingue e forse ci divide l'approccio sulla formazione professionale, ma avremo modo di parlarne in finanziaria.

La scuola per noi è un pilastro essenziale e non ci stancheremo di stimolare e di controllare la vostra azione perché dalle politiche che avvierete, e dalle leggi che approveremo sulla scuola, dipenderà a nostro modo di vedere il futuro della Sardegna, la sua capacità di reagire alla crisi attuale. E mentre il centrodestra con il Governo Berlusconi tagliava, la Giunta Soru con 33 milioni di euro finanziava laboratori nelle 426 autonomie scolastiche dell'isola per il consolidamento delle competenze di base. Trovate un'altra Regione che abbia rafforzato nello stesso modo le sue infrastrutture e qualificato le risorse umane diffondendo la conoscenza della lingua inglese a tutti i livelli, anche tramite corsi mirati al conseguimento delle certificazioni internazionali. E così vale per l'intervento quinquennale straordinario per l'edilizia scolastica: 250 milioni di euro.

Sono stati attribuiti assegni di merito fino a 500 euro mensili a favore degli studenti che si iscrivono, che sono già iscritti all'università, borse di studio, assegni, testi in comodato d'uso. Grazie al Master and Back 3185 giovani laureati sardi hanno avuto l'opportunità di migliorare le proprie competenze ed esperienze professionali e di rientrare in Sardegna per mettere a disposizione le conoscenze acquisite. E' chiaro che non si parte da zero così come ha bene evidenziato, con l'onestà intellettuale che lo contraddistingue, il collega Vargiu.

Sono generali, generiche le politiche che volete mettere in campo nel settore del turismo e dei trasporti, alle buone intenzioni che riguardano l'aumento del PIL e delle presenze, non fate seguire le modalità di attuazione rimandate ad un piano strategico di cui non elencate neppure le linee guida. Insomma, cosa volete fare dei low cost che abbiamo consolidato nell'isola, delle basi appena inaugurate di Cagliari e di Alghero, come le finanzierete, quale missione volete dare agli scali sardi, ai tre scali sardi in un'ottica di sistema, come consolidare la presenza della Regione e della SFIRS, con quali progetti per le società di gestione di Alghero e di Olbia? Non ho trovato traccia di questo nelle sue dichiarazioni e nel suo programma.

In linea di principio è assolutamente condivisibile anche l'affermazione che il nostro patrimonio ambientale è la risorsa più preziosa dell'isola, ma poi un insieme di "se" e di "ma", marcano le profonde differenze soprattutto quando parlate nell'allegato al programma di una trasformazione del modo di considerare l'ambiente stesso, e ciò si collega all'annunciata nuova pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica. Non è soddisfacente neppure l'attenzione, scarsa, che ha rivolto alle politiche sociali, ne ha parlato poco fa il collega Espa e non mi dilungo.

Di fronte alla grave crisi economica che il nostro Paese, la nostra Regione stanno attraversando, il welfare deve essere messo al primo posto dell'azione politica. Abbiamo finalmente garantito, attraverso la legge numero 23 del 2005 sui servizi alla persona, anche attraverso i Piani locali unitari dei servizi (PLUS), la necessaria integrazione socio-sanitaria. Dire che la persona oggi è al centro delle politiche in questa Regione, non è più un'affermazione di principio. lo dimostrano anche le politiche per la casa che hanno potuto contare su 25 mila euro di contributo a fondo perduto, su contributi in conto interessi per ridurre il tasso bancario e sui contributi per l'affitto.

Sulla sanità, Presidente, ha scritto nell'allegato al programma che non abbiamo dato la necessaria attenzione all'effetto pratico che le misure di riequilibrio della spesa hanno prodotto; e pure è vero che la Sardegna, onorevole Oppi, non è più tra le Regioni considerate "canaglia", un termine ormai noto in Italia per le Regioni che hanno una spesa sanitaria molto elevata. E l'effetto pratico è che questa Regione per quanto riguarda la spesa sanitaria è riuscita a evitare di dover obbligatoriamente imporre le tasse per finanziare la sanità, mettere il ticket, anzi è stata la prima Regione che ha tolto il ticket ed è riuscita a raggiungere sostanzialmente un equilibrio di bilancio.

Niente invece è stato detto né scritto sul piano che prevede per quest'anno sulla base di una delibera regionale, 862 milioni di investimenti in sanità al fine di accelerare nella costruzione di nuovi ospedali...

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.

Il Consiglio è riconvocato alle ore 10 di domani, mercoledì 1° aprile.

La seduta è tolta alle ore 19 e 05.



Allegati seduta

VI Seduta

(POMERIDIANA)

Martedì 31 marzo 2009

Presidenza della Presidente LOMBARDO

INDICE

La seduta è aperta alle ore 17 e 21.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Paolo Luigi Dessì, Simona De Francisci e Gavino Manca hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 31 marzo 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

"Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2009)" (2).

(Pervenuto il 30 marzo 2009 e assegnato alla terza Commissione)

"Proposta di bilancio per l'anno 2009 e di bilancio pluriennale per gli anni 2009-2012." (3).

(Pervenuto il 30 marzo 2009 e assegnato alla terza Commissione)

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che tutti i consiglieri sono convocati, ai sensi del primo comma dell'articolo 29 del Regolamento, per giovedì 2 aprile alle ore 10 nei locali del Servizio Commissioni con il seguente ordine del giorno: "Costituzione delle Commissioni permanenti".

Le designazioni dei componenti le Commissioni dovranno essere fatte pervenire, da parte dei Gruppi consiliari, a questa Presidenza entro le ore 13 di mercoledì 1º aprile. Il presente annuncio costituisce convocazione formale. Comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha rettificato l'orario di inizio anticipandolo alle ore 10 rispetto alle ore 11 indicate nella lettera inviata da questa Presidenza ai Capigruppo.

Continuazione della discussione sul programma di legislatura del Presidente della Regione

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sul programma di legislatura del Presidente della Regione.

E' iscritto a parlare il consigliere Fois. Ne ha facoltà.

FOIS (Riformatori Sardi). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signore e signori Assessori, gentili colleghi, nel ringraziare innanzitutto le donne e gli uomini di Sardegna che hanno riposto in noi la speranza per un futuro migliore, desidero salutare questa Aula con rinnovata emozione e con forte senso di responsabilità. Il compito che ci aspetta non sarà agevole, obbligati come siamo ad affrontare da una parte la gravità del contingente e dall'altra importanti riforme strutturali. Riconosco, presidente Cappellacci, la coerenza fra il programma presentato agli elettori, le sue dichiarazioni programmatiche e il disegno di legge per la formazione del bilancio regionale, coerenza che ora dovremo trasformare in azione concreta.

Non è più tempo né di "se" né di "ma", ora tocca a noi dimostrare capacità ed efficienza; concordo con chi ha detto: "Chi ha fede si rivolga pure a Dio", ma in Sardegna ora più che mai serviranno donne e uomini di buona volontà, capaci di strappare da questa depressione economica le famiglie, i giovani e le imprese. Diamo loro slancio, entusiasmo e soprattutto gli strumenti per credere nuovamente in se stessi.

Mi conforta, onorevole Presidente, l'idea di avere una maggioranza numericamente autosufficiente, ma alla logica dei numeri preferisco quella della ragione e la ragione mi porta a valorizzare il contributo che può darci l'opposizione; un'opposizione che, se pur battuta dal giudizio dei sardi, rientra in quella linea, nel rispetto dei ruoli, ferma ma intelligente che mi vede condividere le parole della presidente Claudia Lombardo.

Nel leggere il programma di legislatura, alla voce energia, abbiamo visto con piacere l'impegno preso con gli alleati del Partito Sardo d'Azione su precisi e condivisi punti programmatici, non possiamo che esserne contenti e condividerne metodo e merito; ma con altrettanto piacere avremmo voluto leggere i suggerimenti che i Riformatori in diverse occasioni hanno posto alla sua attenzione, come quelli relativi alle riforme, al rapporto tra Stato e Regione, all'Assemblea costituente. Questi argomenti non sono stati presi, secondo noi, nella dovuta considerazione; eppure sono argomenti che ci consentirebbero di avere un altro approccio con il Governo nazionale e con la Comunità europea. Se è vero, come è vero, che il premier Silvio Berlusconi ha l'esigenza di modificare la Costituzione per avere uno Stato più moderno, è ancor più vera l'indispensabile revisione del nostro nobile ma ormai obsoleto Statuto.

Passaggi imprescindibili per trattare ad armi pari la vertenza del federalismo fiscale sulla prerogativa identitaria e sulla nuova grande scommessa della insularità. Su questi temi l'impressione che abbiamo è che si stia troppo sulla difensiva, mentre sarebbe necessario un approccio molto, ma molto più deciso. Ma siamo qui per questo, per stare al suo fianco, onorevole Presidente, ma anche per tenere alta l'attenzione su questi temi a noi molto cari, ora più di prima. Infatti è necessaria una stagione costituente senza slogan che arrivi direttamente al cuore delle questioni; sarà costituente se passerà attraverso il riconoscimento del ruolo del Consiglio delle autonomie, prezioso presidio territoriale che fa sintesi delle necessità dei cittadini attraverso gli enti locali. In tal senso non potranno esserci scorciatoie, e se venisse a mancare uno solo di questi confronti si continuerà ad avere un quadro distorto, dispersivo e scoordinato delle politiche da mettere in campo con chiarezza e coesione.

Solo tramite i comuni e le nostre province riusciremo ad avere le giuste indicazioni capaci di creare un modello di sviluppo basato sulle esigenze reali e, quindi, competitivo e solidale. Ma tale modello, che fa delle leggi di mercato l'asse portante legato a competitività, innovazione e ricerca, non potrà sfociare in un liberismo sfrenato e senza regole. Una società liberista e ricca, ma incapace di sostenere e tutelare la solidarietà sociale, non è la società in cui noi ci riconosciamo e i più deboli, ora più che mai, devono essere al primo posto dell'azione di governo.

Condividiamo il piano strutturale degli interventi e quello strategico per le risorse umane e bisogna riconoscere al vecchio Governo la bontà del Programma Master and Back, come novità di approccio e valorizzazione per i nostri giovani; ma è altrettanto importante il legame con le proprie origini e, in tal senso, vorremmo che venissero destinate più risorse per la lingua sarda e per il catalano, parlato nella città di Alghero.

Ci piace l'impostazione sulle politiche ambientali attente affinché non si perpetuino nuovi scempi, ma garanti di regole certe e vicine alle esigenze dei cittadini e delle imprese. Non vorremmo vivere i prossimi cinque anni senza avere la capacità di decidere.

Onorevole Cappellacci, lei ha la giusta sensibilità per capire che nei giorni scorsi abbiamo assistito a una serie di votazioni che hanno messo a disagio la coalizione di centrodestra. Teniamo a dirle che questa maggioranza, prima che la nostra, è la sua maggioranza ed è la stessa che ha garantito coesione e affidabilità, ma è impensabile poter sorvolare su atteggiamenti ingiustificabili. Lei deve essere garante sempre, solo così permarrà il piacere di sostenersi, di confrontarsi e di continuare a decidere insieme.

Onorevole Presidente, con la reciproca stima e fiducia e con l'ausilio di un sano e necessario confronto, riteniamo che ci siano le basi per la valorizzazione del suo programma di governo e per il raggiungimento degli obiettivi tanto attesi dal popolo sardo. Può contare su di noi. Buon lavoro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Meloni. Poiché non è presente in Aula decade.

E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (PD). Signor presidente Cappellacci, innanzitutto vorrei rivolgere a lei e alla sua Giunta un augurio sincero perché sia una stagione positiva per la Sardegna. Io cercherò di attenermi in questo discorso a considerazioni legate alle sue dichiarazioni programmatiche e cercherò di esercitare da subito il ruolo di controllo democratico che sono stato chiamato a svolgere in quest'Aula dagli elettori.

Presidente, provo un po' di imbarazzo a darle del lei perché ci conosciamo da tanti anni, però l'etichetta istituzionale credo preveda questo gioco delle parti. Ho avuto modo di conoscerla per molto tempo nell'aula consiliare, dove ci siamo scontrati e incontrati spesso, del municipio di Cagliari, penso la seconda istituzione della Sardegna per quanto riguarda l'attività consiliare. L'ho conosciuta come persona normalmente moderata, scevra da giudizi e da considerazioni di stampo estremistico; ci sono state tante difficoltà nel suo lavoro istituzionale, nel suo confronto con le opposizioni in Consiglio comunale anche a Cagliari e non l'ho mai vista, lo devo dire, assumere delle posizioni non consone a un ruolo di governo e di bene della città.

Nelle sue dichiarazioni programmatiche ho letto che è ora di dire basta alle sterili contrapposizioni e divisioni strumentali che tanto danno hanno portato alla Sardegna. Sono rimasto colpito, da queste sue considerazioni perché mi sembra che lei abbia voluto dire che basta con la strumentalizzazione, quindi basta con i percorsi che vedono la politica contrapporsi spesso solo per motivazioni di bandiera. Leggendo le sue dichiarazioni ho rilevato che lei ha puntato spesso il dito (e questo, dicevo, non è un atteggiamento che le è proprio), credo strumentalmente e genericamente, per esempio, sui presunti ritardi dell'accessibilità alla banda larga che riguarda l'ADSL e la Sardegna, oppure sulla scarsa dotazione delle strutture sanitarie, culturali e ricreative, o su una sanità che tende solo a risparmiare e non pensa al bene delle persone.

Ecco, io, Presidente, le chiedo se la sua cultura amministrativa da Presidente dei sardi si baserà su dichiarazioni generiche o se, invece, così penso debba essere una cultura di una moderna amministrazione, darà dei segni, degli indicatori sui quali tutti possiamo confrontarci; indicatori rigorosi che possono non solo descrivere, ma dare anche conto all'esterno dell'attività amministrativa. Sto facendo solo questi due esempi e mi chiedo perché lei non ha detto com'era la situazione della banda larga nel 2004, perché c'è questo sforzo nel dire che siamo in una situazione disastrosa quando non è vero e, soprattutto, perché non viene indicato con un campione comparativo.

Penso anche, relativamente all'aspetto socio-sanitario, quali siano stati gli investimenti fatti in questi anni in cui lei non ha governato, quindi dare conto con degli indicatori. Questo lo dico non solo per il suo discorso nei confronti della Giunta che l'ha preceduta, ma anche per il suo futuro da Presidente, cioè io vorrei che lei, oltre a enunciare dichiarazioni, ci desse degli indicatori su cui misurare la sua attività, misurare politicamente ma anche amministrativamente, gli obiettivi che lei si pone, come possono essere raggiunti, in quanto tempo. Questo credo sia un dovere politico anche da parte sua.

Io (dico una cosa che non è stata sottolineata ancora in quest'Aula) strumentalmente ritorno al suo discorso che "la politica non deve essere strumentalizzata perché in questo modo tanto danno ha fatto alla Sardegna", per dirle che uno dei suoi primi atti mi ha lasciato un po' perplesso, e non so se sia un'impressione condivisa da tanti colleghi; mi riferisco alla delibera con la quale ha cambiato il logo ufficiale della Regione Sardegna.

A mio avviso dovevamo essere soddisfatti, dopo tanti anni, di avere un simbolo, me lo lasci dire, educativo e rispettoso dell'immagine che noi vogliamo dare della dignità delle persone: la bandiera sarda finalmente con i quattro mori con la benda sulla fronte; la bandiera sarda, il simbolo della nostra Regione. Mi sembra che ritornare al vecchio stemma con i quattro mori bendati sugli occhi sia stato un atto, come dire, strumentale, mi è sembrato un voler dire: "Stiamo rimuovendo quello che c'è stato nel passato". Ma, a parte i costi che comporta l'operazione, molti o pochi che siano, che messaggio lanciamo rispetto alle sue stesse dichiarazioni? Di fronte a questi segnali mi chiedo se la campagna elettorale è finita, se per chi la sostiene e anche per lei la campagna elettorale è finita.

In questi ultimi anni, io lo dico anche con orgoglio, grazie all'azione di governo di chi l'ha preceduta ci sono stati molti cambiamenti. Questi cambiamenti, sono diventati adesso patrimonio della Sardegna, non più un patrimonio di una parte. Quando i cambiamenti ci sono diventano patrimonio di chi è chiamato a governare da chi l'ha votato. Penso, per esempio, al risanamento del bilancio e in merito penso non a quello che noi possiamo dire, ma a quello che la Corte dei conti, dopo tanti anni di polemiche, ha certificato: il risanamento del bilancio, l'inversione di tendenza rispetto all'accumulazione del debito pubblico sardo.

Penso pure alle buone cose che con orgoglio, e con soddisfazione, rivendichiamo di aver portato avanti: il fondo a favore delle persone non autosufficienti (il fondo con la dotazione più importante che c'è in Italia), il taglio a centinaia di posti di sottogoverno nei vari enti e consigli di amministrazione, posti molto spesso destinati ad accrescere gli incarichi per noi stessi che facciamo politica o per gli amici che girano intorno a noi.

Presidente, io voglio capire se questi cambiamenti le appartengono, se questi sono cambiamenti che lei sente propri, che vuole tenere come risorsa per tutti i sardi non considerandoli quindi come risorsa di una parte o come risorsa che adesso, per una sterile polemica politica, vogliamo cambiare per ritornare a una stagione che sicuramente non vogliamo più vedere.

Mi fa piacere che sia presente l'assessore Liori perchè voglio entrare nello specifico di alcuni passaggi che riguardano il welfare, la sanità e il sociale. Presidente, sulle 40 pagine totali che compongono le sue dichiarazioni solo 40 righe sono dedicate al welfare, ai servizi alla persona, all'assistenza sanitaria e sociale. Mi sono chiesto il perché.

Un motivo potrebbe essere che il welfare non è tra le priorità del Governo regionale. Dico questo perché ho trovato un po' di squilibri nella rilevanza assegnata ai singoli settori nel documento programmatico; per esempio si dedica molta attenzione agli aspetti non di competenza regionale, vedi il credito, che lei stesso riconosce non essere competenza diretta della Regione, mentre si trascurano la sanità e il sociale che impegnano poco meno della metà delle risorse regionali pur essendo di competenza regionale e quindi interessando tutti i sardi.

Oppure mi sono chiesto se il Governo regionale non si esprime perché ha troppe contraddizioni al proprio interno. Cioè, sappiamo che le due anime principali del centrodestra, Alleanza Nazionale e Forza Italia adesso unificate - e faccio gli auguri anche per la nascita del nuovo partito - hanno posizioni molto differenti sulla sanità, sul rapporto pubblico-privato, sui sistemi di finanziamento, sull'Azienda sanitaria, sul mix fra cooperazione e competizione.

Oppure, questa è l'ultima analisi che faccio, si è dedicato poco spazio perché il sistema socio-sanitario non richiede interventi strutturali, ma solo manutenzione ordinaria. L'ipotesi è ovviamente molto lusinghiera per noi che abbiamo governato nella precedente legislatura, ma ciononostante sappiamo che il sistema, pur avendo recuperato ritardi e inadeguatezze, ha ancora molto bisogno di essere migliorato.

Ho segnato anche altre questioni che spero non vogliano essere un'indicazione di tendenza del suo Governo in materia sanitaria e sociale. Per esempio, alla quarta riga di pagina 8 si parla di standard minimi essenziali. Le faccio presente che il dibattito nazionale su livelli minimi e livelli appropriati di assistenza è uno dei punti di grande tensione anche fra Governo e Regioni. La Costituzione, la normativa in vigore, parlano non di livelli minimi ma di livelli essenziali, non standard minimi, ma livelli essenziali, ripeto.

Io cito in proposito un esempio abbastanza importante al quale l'assessore Liori, e credo molti consiglieri in quest'Aula, debbono prestare attenzione. Per quanto riguarda i livelli essenziali c'è una richiesta del Governo di non mettere nei livelli essenziali di assistenza il nomenclatore tariffario per le protesi e gli ausili; cioè si chiede di non considerare più quello che adesso è un diritto per le persone che hanno bisogno di protesi e ausili, che hanno bisogno di un ricambio di attrezzature. Il Governo nazionale vorrebbe porre questi costi in carico alla Regione. Su questo punto, nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, io spero che l'assessore Liori conduca una battaglia per far sì che questi livelli essenziali di assistenza siano garantiti come diritto e non come possibilità o favore.

Ancora, nel suo programma non si parla mai di prevenzione. Si parla di diagnosi e cura, di percorso sanitario fino alla guarigione e di fase riabilitativa (sempre alla pagina 8), mentre la sanità moderna comprende anche la prevenzione. Mi chiedo se è un lapsus o se è un orientamento. C'è poi una contraddizione sugli aspetti economici della sanità. Da un lato lei, Presidente, non rinuncia a criticare l'opera di risanamento svolta dal precedente Governo, vista come ossessivamente tesa a risparmiare risorse, dimenticando che il risparmio è servito a pagare i debiti che ci hanno lasciato e ad evitare molti sprechi; ma, dall'altra parte, mette le mani avanti sostenendo che non ci può essere solidarietà - è stata citata, la parola "solidarietà", solo in questo punto - senza un sistema in grado di potersela permettere.

Come possono convivere le due affermazioni se non immaginando che il principio della sostenibilità economica è utile al centrodestra per intervenire in alcuni settori dei servizi sanitari e sociali? Ecco, in questo senso mi viene da pensare ad alcune cose fatte. Adesso io penso al centro di radioterapia di Cagliari o, meglio ancora, non vorrei essere equivocato perché stiamo parlando di diritti, alle sciccherie, mi viene da dire, al lusso che, grazie al risanamento nel sistema sanitario ci siamo potuti permettere nel campo delle politiche dei servizi alla persona.

Da questo punto di vista, Presidente, lo dico anche all'Assessore, lei sta ereditando in questo momento un bilancio, un fondo sociale (entro nel merito dei servizi alla persona) che è passato dai poco più di 150 milioni di euro del 2004 ai quasi 300 milioni della nostra ultima finanziaria. E' quasi raddoppiato. Quindi, le risorse per i comuni, per le persone, per le politiche sociali in Sardegna sono quasi raddoppiate. Presidente,su questo la invito a prendere posizione.

So benissimo che l'alleato di governo è un alleato che ha molto contato qui in Sardegna per la vittoria elettorale, ma ormai lei è diventato Presidente e penso che bisogna avere la schiena dritta visto che il fondo sociale, mentre in Sardegna viene quasi raddoppiato, a livello nazionale subisce un taglio di 560 milioni di euro rispetto alle previsioni del precedente Governo. E' certificato, lo sappiamo, che il Governo Berlusconi ha tagliate le risorse per le politiche della famiglia del 33 per cento; per i servizi socio-educativi per la prima infanzia, ovvero i trasferimenti ai comuni e alle Regioni, del 51 per cento; per le politiche giovanili del 42 per cento; per il servizio civile del 51 per cento; per le pari opportunità del 32 per cento; per il sostegno alla locazione del 21 per cento; per il piano casa del 100 per cento; per l'inclusione sociale degli immigrati del 100 per cento; cioè i capitoli sono stati portati a zero.

C'è anche un dato positivo; il governo Prodi già aveva previsto nel 2008 la costituzione del fondo per l'autosufficienza e il Governo attuale ha aumentato la dotazione di 100 milioni di euro portandola a 400 milioni, di cui 10 milioni arriveranno alla regione Sardegna. Voi ereditate un patrimonio rispetto a questo fondo per la non autosufficienza di circa 130 milioni di euro che, mi sembra di aver capito da alcuni comunicati, intendete riproporre nella sua interezza.

Io ricordo che quest'Aula è stata protagonista, insieme alle persone interessate, di battaglie per la nascita di questo fondo; fondo che è stato istituito non dalla Giunta di centrosinistra, ma dalla Giunta di centrodestra nella precedente legislatura. In quel momento l'Assessore della sanità era l'onorevole Giorgio Oppi e, anche sulla base di un accordo fra centrodestra e centrosinistra, iniziò a nascere questo fondo con risorse provenienti dal Ministero della salute retto, allora, dal ministro Livia Turco .

Poi il Governo regionale precedente l'ha fatto esplodere in senso positivo, perché siamo passati da 3 mila progetti personalizzati a 20 mila che diventano patrimonio della Regione, diventano risposte personalizzate individuali per tutti i sardi. Quindi, questo mi sembra importante e significativo ricordarlo.

Sempre seguendo il filo delle sue dichiarazioni, vorrei porre l'accento sui temi dell'educazione e della scuola. In una situazione di crisi penso sia doveroso (direi obbligatorio per tutti noi e soprattutto per lei) fare grandi investimenti sull'istruzione, la specializzazione, la ricerca scientifica.. Rispetto alle criticità già denunciate da alcuni colleghi, io voglio ricordare che avremo tagli importanti riguarda soprattutto nella salvaguardia dei diritti delle persone che vivono situazioni estreme. La Sardegna, infatti, avrà 600 insegnanti di sostegno in meno a fronte di 2515 docenti di sostegno incaricati quest'anno.

Su questa questione, Presidente, io la inviterei a "prendere posizione" insieme al suo Assessore, altrimenti continueremo (lo diceva bene "l'Unione Sarda" ieri), a promuovere cause davanti al TAR per ottenere il diritto all'istruzione che ci deve essere garantito. Su questa questione la vostra Giunta vuole essere al fianco dei cittadini sardi che si trovano in una situazione più estrema? Ieri il Consiglio di Stato ha restituito l'insegnante di sostegno a tre bambini che sono dovuti ricorrere al Consiglio di Stato. Dico giustamente "bambini" perchè lo Stato, tramite l'Avvocatura dello Stato, ricorre contro il bambino, quindi sono tra l'altro cause molto antipatiche. Su questo ci vuole una presa di posizione del governo sardo per difendere i propri, alunni che vivono queste situazioni.

Vorrei, molto brevemente, soffermarmi ancora su alcuni aspetti. Il primo riguarda i vincoli territoriali e il loro legame con lo sviluppo del territorio. Quindi, ho sentito dire che bisogna dare protagonismo di nuovo agli enti locali e alle imprese poiché fino...

PRESIDENTE. Onorevole Espa, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (P.d.L.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, onorevoli colleghe e colleghi, signori Assessori, prendendo la parola per la prima volta in questa quattordicesima legislatura che si apre, desidero anzitutto fare gli auguri a tutti, non auguri di circostanza, ma sentiti. Auguri di poter ciascuno di noi essere una pietra viva di questa Regione e di questo Consiglio, una pietra che è tale perché regge con umiltà la piccola grande cattedrale nella quale lavoreremo nei prossimi cinque anni, una pietra viva appunto, pensante, pietra che soffra, che proponga, che lotti per il bene del popolo sardo, ciascuno dal lato della cattedrale stessa nel quale ha scelto di svolgere il proprio compito. Auguri a chi sta all'opposizione, auguri a chi sta al governo.

Onorevole Presidente della Regione, credo che il popolo sardo abbia consegnato a lei e a tutti noi una missione davvero importante e di enorme portata, tale da creare in noi un giustificato timore che porta a chiederci: "Saremo degni di questa fiducia?". Io credo che le ragioni della nostra vittoria alle elezioni anticipate di febbraio vadano aldilà di una semplice valutazione negativa, da parte del popolo, di ciò che è stato fatto nella passata legislatura; vadano anche aldilà di una banale interpretazione di una logica dell'alternanza che non può esaurirsi nel cambio di guardia che scatta quasi fatalmente ad ogni rinnovo delle Assemblee legislative, ma sia piuttosto da intendersi come un qualcosa di più profondo che si può spiegare anche come la percezione del popolo sardo nei confronti di quello che è stato il primo esperimento di applicazione della riforma elettorale, in base alla quale nel 2004 i sardi hanno eletto direttamente il Presidente della Regione consegnandogli, per la prima volta, un potere ed un ruolo del tutto nuovi rispetto al passato. Una certezza di stabilità che, se non supportata da altri elementi rivelatisi determinanti, può non essere sufficiente né a governare bene né a conservare la stabilità stessa, e quel che è accaduto lo dimostra. I sardi indicano e desiderano una lettura diversa del presidenzialismo.

Allora, qual è la chiave per interpretare il sistema presidenzialista nel contesto regionale e, in particolare, in questo contesto regionale? Certamente lei ha colto bene, nelle sue dichiarazioni programmatiche, l'autentico spirito che deve animare la sua azione nel contesto presidenzialista incentrando tutto sulla condivisione, il confronto, il dialogo con le parti sociali, sul ruolo protagonista del Consiglio regionale. Sono i presupposti indispensabili per poter realizzare una politica efficace per uscire dalla crisi e per garantire alla Sardegna una pace sociale che in alcuni momenti è mancata.

Un Presidente della Regione, non un monarca, ma primo animatore del confronto al quale spetta il compito di fare sintesi e di decidere in modo tale che le decisioni siano il più possibile quelle del popolo. Non soltanto andare verso il popolo, ma sentirsi popolo, esprimere direttamente la volontà del popolo, diceva un grande leader della destra italiana. Questa è una delle sue missioni, Presidente, e io sono certo che lei saprà portarla a compimento.

I sardi si aspettano molto da noi, la vastità impressionante del consenso elettorale è stata tale da non consentirci oggi di perdere tempo ed energie con alchimie politiche inutili e incomprensibili, esasperati protagonismi e personalismi e men che meno estenuanti "giochi di Palazzo". Oggi quindi se è vero che il centrosinistra si interroga sulle ragioni della sconfitta elettorale, ma in generale io credo, e lo dico con profondo rispetto degli avversari, sulle ragioni della sua crisi, anche noi, artefici tra l'altro proprio in questi giorni e in questi mesi della nascita di un nuovo grande soggetto politico, artefici di una vittoria sarda ma che ha avuto una inedita eco a livello nazionale, dobbiamo interrogarci sulla vittoria conseguita e sulla missione assegnata ad un centrodestra moderato con una qualificata presenza sardista, e quindi segnato da un chiaro potenziale politico nazionalitario. Non possiamo, non dobbiamo fallire perché non saremmo perdonati.

Ho molto apprezzato, signor Presidente, l'individuazione nel valore umano, nelle imprese, nel territorio, dei grandi temi da lei fissati nel programma di legislatura, punti di arrivo dell'azione politica, ma anche punti di partenza e linee guida nel loro intrinseco valore e nell'insieme di valori che essi rappresentano. Una politica che non mettesse al centro la persona umana, i suoi diritti, le sue aspettative, la sua dignità, sarebbe destinata al più mortificante dei fallimenti; e oggi parlare dei diritti della persona umana significa parlare soprattutto e innanzitutto di lavoro, di come combattere questa emergenza che umilia i nostri giovani e i meno giovani con una vastità numerica senza precedenti, attestata dai più recenti dati statistici che indicano nella ultima fase del 2008 un ulteriore, drammatico peggioramento.

Dobbiamo iniziare da qui, dal lavoro, con una straordinaria azione finalizzata alla lotta alla disoccupazione che già, bisogna dargliene atto, vede impegnati lei e la sua Giunta. Giusto e opportuno come lei indica, investire sui giovani, sul loro livello di istruzione e sulla formazione con interventi di medio e lungo periodo indirizzati alla scuola, all'università, alla ricerca, al rilancio della formazione professionale.

Questo governo regionale deve essere incisivo e determinante per il welfare, i servizi sociali e la sanità, ovvero tutte quelle misure finalizzate ad una migliore qualità della vita dei sardi. Il mondo dell'impresa attende il suo rilancio e lei bene ha fatto nell'individuare, come presupposto, l'allargamento della base produttiva regionale mediante quegli interventi integrati e di sistema a favore della diffusione delle imprese in quei settori che già rappresentano il punto di forza dell'economia sarda: l'agroindustria, le attività manifatturiere, la forestazione produttiva, il turismo, l'artigianato artistico, l'ambiente, puntando sulla introduzione di forme di fiscalità di vantaggio fondate sulla incentivazione tipica dei crediti d'imposta per chi investe e produce reddito. La leva fiscale va utilizzata non per spaventare, ma per incoraggiare chi fa impresa. La Regione può incidere su questo processo.

Concordo anche sulle linee guida da lei tracciate a proposito della tutela e dell'utilizzo del territorio. Noi, cementificatori selvaggi, noi amici e protettori dei palazzinari, noi spregiudicati speculatori edilizi sulle spiagge e sulle zone interne, noi servi del mattone, come una certa iconografia ci ha descritto e continua a descriverci, sapremo dimostrare che coniugare una vera tutela dell'ambiente con lo sviluppo è possibile. Certo, partiamo da posizioni diverse rispetto ai nostri colleghi del centrosinistra; noi non consideriamo l'ambiente in chiave museale, un bene che esclude l'uomo, che lo priva del suo diritto di lavorare, di vivere dall'ambiente, che lo esclude anche fisicamente dal territorio, che priva anche gli enti locali della necessità di governarlo, di tutelarlo, di amministrarlo, di programmarlo, no! E questo deve essere chiaro!

Con il massimo coinvolgimento degli amministratori del territorio vogliamo invece consentire che la persona e l'impresa, la creatività umana siano i veri protagonisti della ripresa del territorio, perché un territorio che esclude l'uomo è un territorio destinato prima ad essere abbandonato, e questo già in Sardegna sta avvenendo, e poi a morire. Invece devono vivere le nostre campagne, i paesi dell'interno, i campi, gli ovili, come anche i territori costieri; dobbiamo avere il coraggio di fissare regole certe e uguali per tutti, regole severe e inflessibili abbinate a sanzioni pesanti ed esemplari e, allo stesso tempo, liberare la Sardegna da vincoli impostati su un anacronistico, inutile e dannoso ambientalismo di facciata che, da un lato, non tutela e non difende l'ambiente e, dall'altro, penalizza l'uomo, la sua intelligenza e la sua creatività.

Questa deve essere l'era delle regole uguali per tutti, non l'era delle deroghe, delle intese, delle maglie larghe; maglie strette ma per tutti! Maglie entro le quali passi ciò che di buono deve passare. Le nuove iniziative nell'ambiente e nel territorio devono costruire la frontiera dell'occupazione verde in Sardegna secondo quanto indicato da lei, Presidente, e anche sostenuto dal Governo nazionale all'atto di assunzione di impegni e responsabilità con la Sardegna nella recente campagna elettorale. La Sardegna, insomma, deve ritornare ai sardi, qualunque sia lo stemma e quale che sia il vestito o la dislocazione dei mori sullo stemma e sulla bandiera, sono le cose concrete che contano piuttosto che le icone.

Dobbiamo cogliere infine le grandi opportunità che la riforma federalista dello Stato offre alla nostra terra, in particolare quella carta vincente della nostra insularità, così come oggi la riforma sembra consentirci. Per la prima volta viene riconosciuto, in una riforma fondamentale per l'assetto istituzionale dello Stato, il diritto delle regioni insulari di vedere misurati e compensati i divari strutturali e infrastrutturali, economici e sociali, conseguenti alla condizione permanente di insularità. Con questo provvedimento la Sardegna vede riconosciuto per la prima volta il principio che consente di compensare concretamente il limite insulare; passiamo dalla vecchia logica della richiesta di assistenzialismo ad un riconoscimento di un diritto non negoziabile ma parametrato e misurabile.

Certo, non è facile il compito tutto nostro, tutto suo, Signor Presidente, di affiancare al principio della responsabilità quello della virtuosità, efficienza, razionalità, qualità e controllo; sono tutti elementi decisivi della sfida federalista, ed è questa la missione culturale che la riforma vuole perseguire raccogliendo un comune sentire, ma anche ribaltando la comoda equazione che meno spesa significa minor servizio e minore qualità. Guai se il parametro della riforma si fermasse al solo aspetto finanziario e contabile, occorre contemperare qualità e costo, rendere questi elementi facenti parte di un unico, grande e imprescindibile obiettivo. Questo ci indica il contesto internazionale nel quale operiamo, questo è l'obiettivo per fare di noi degli amministratori che siano veri sardi, veri italiani, veri europei.

Presidente, la Sardegna guarda a lei con grande attesa e fiducia, guarda con fiducia a questo Consiglio regionale eletto dal popolo che nonostante tutto, nonostante una diffusa sfiducia nelle istituzioni e nella politica stessa, alimentata ad arte da Cassandre demolitrici della credibilità delle regole e delle istituzioni democratiche, ha partecipato al voto in modo convinto. Ora è il momento di lavorare con umiltà, di restituire a questo Consiglio regionale il suo ruolo, la sua funzione, la sua dignità. Nei banchi della maggioranza e in quelli dell'opposizione vi sono le qualità, le competenze, le esperienze per realizzare tutto questo; il Parlamento dei sardi è pronto ad esercitare il suo ruolo e oggi le dà fiducia.

Lei ha il nostro sostegno e ha fatto bene, però, ad appellarsi non solo agli uomini che l'affiancheranno in questa impresa ma anche a Dio. Dio dunque la assista in questa sua missione perché lei realizzi in questa porzione di popolo tutto ciò che speriamo. Auguri, Presidente, a lei e a tutti noi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oppi Ne ha facoltà.

OPPI (U.D.C.). Signor Presidente, colleghe e colleghi consiglieri, signor Presidente della Regione, a differenza di molti colleghi che sono intervenuti e anche di lei, presidente Cappellacci, io non sono emozionato nel prendere la parola oggi in Consiglio. Tre anni fa, al momento di intervenire per rassegnare le mie dimissioni da consigliere regionale per trasferirmi alla Camera dei deputati, avevo detto che il mio non era un addio ma un arrivederci, ho mantenuto la parola. Ritengo doveroso spiegare ai colleghi, pur brevemente, le motivazioni politiche di questa decisione.

Il ruolo di consigliere regionale è esaltante, è un impegno concreto a favore della Sardegna e della propria gente. Lo dico senza alcuna retorica, ma è in Consiglio regionale e nel governo autonomistico che sta la possibilità di incidere direttamente sulle questioni e sulle scelte che stanno a cuore a noi sardi.

Qualche letterato ha scritto che noi ci sentiamo una "Nazione mancata", per questo continuo a pensare che il luogo della rappresentanza della Sardegna, anche a livello nazionale ed europeo, debba rimanere il Consiglio regionale. Sarà bene anzi, presidente Cappellacci, che in sede di un generale ripensamento dell'organizzazione dello Stato, come pare stia avvenendo a Roma, si insista su una Camera delle Regioni in quanto tali, perché i singoli deputati e senatori sardi, pochi come sono, possono agire relativamente e, spesso, più a vantaggio della loro personale fortuna politica che a tutela degli interessi della nostra comunità.

Per questo mi rivolgo ai colleghi consiglieri, ai volti noti che siedono ancora su questi banchi come ai nuovi consiglieri, perché colgano appieno che il ruolo di consigliere regionale è di straordinaria importanza e grandissima efficacia; colleghi, di maggioranza come di opposizione, se sapremo ben lavorare potremo migliorare le condizioni generali di vita dei nostri concittadini e risolvere questa strana crisi che attanaglia il mondo occidentale, l'Europa e particolarmente la Sardegna. Dico particolarmente perché è noto che in tempi di vacche magre chi stava già male sta peggio.

Nel suo intervento, presidente Cappellacci, lei ha già fornito dati per la verità abbastanza inquietanti, ne aggiungo brevemente altri. I dati Istat attestano una disoccupazione al 13,3 per cento contro il già alto 10,6 del 2006. Il tasso di attività registra un 58,1, il minimo storico negli ultimi cinque anni, gli occupati sono 583 mila, il dato più basso dal gennaio del 2004, il settore industriale ha perso nel quarto trimestre 2008 20 mila unità. La percentuale delle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà, l'abbiamo detto troppe volte, si attesta intorno al 22 per cento, cioè 370 mila individui che hanno oggettive difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena.

Parlare di riforme istituzionali e coltivare le contrapposizioni politiche di puro ruolo, assumere atteggiamenti non collaborativi, colleghi, diventa molto più difficile quando si pensa a queste realtà, tanto più che la situazione va peggiorando. La crisi del settore industriale del Sulcis, dei poli industriali del nuorese e di Porto Torres, gli aspetti di politica industriale, che toccherò dettagliatamente in seguito, sono fattori che debbono occupare il primo ma anche il secondo e il terzo punto dell'ordine del giorno di questa Giunta regionale.

Il dato dell'Accordo di ieri è soddisfacente, Presidente, ma va seguito con particolare attenzione, soprattutto con riferimento alla realtà di Assemini, perché nell'Accordo di programma della chimica erano previsti 20 milioni di euro per il suo potenziamento. Gran parte di quell'Accordo deve essere ancora attuato e bisogna farsene carico.

Signor Presidente, nel suo intervento in Aula, nella campagna elettorale che si è appena chiusa, nelle sue dichiarazioni alla stampa abbiamo molto apprezzato l'uso costante di un avverbio: "insieme", "insieme". Ebbene, Signor Presidente, noi pensiamo che sia proprio il concetto espresso in quell'avverbio a dover caratterizzare i lavori di questa Giunta e di questo Consiglio. Lo dico a lei, alla Giunta, ai consiglieri regionali di maggioranza come di opposizione, le grandi battaglie in periodi di crisi si vincono insieme, come insieme abbiamo combattuto esaltanti battaglie per rivendicare molte volte anche il mantenimento dei livelli occupativi. Le grandi battaglie si vincono insieme, ciascuno rinunciando a parte delle proprie pretese, a qualche personalismo, a una visione settaria ed elitaria e faziosa della realtà politica.

Non sono certo tornato in Consiglio regionale per mettermi a dare lezioni, ma mi pare di poter dire che, tra i tanti errori e le molte cose giuste fatte nella scorsa legislatura, il vero limite culturale e politico dell'era SORU (non me ne voglia il presidente Soru, mi scuso, ma non c'è) sia consistito in una visione elitaria: il Presidente di una Giunta del Presidente governava contrapponendosi al Consiglio regionale, sia alla cosiddetta maggioranza, che maggioranza politica non è mai stata, sia alle forze di opposizione.

Noi pensiamo che questa visione sia settaria e soprattutto inutile; mentre noi ci contrapponiamo sulle nostre piccole cose nel frattempo i grandi gruppi di interesse, che di certo non sono sardi, profittano di queste divisioni e dell'immobilismo che ne consegue per fare i loro affari sulla pelle dei nostri concittadini e contro gli intendimenti della Giunta regionale, così faranno le altre Regioni e purtroppo spesso anche il Governo nazionale. La piattaforma rivendicativa, il terreno della lotta politica, le questioni che dobbiamo affrontare, Presidente, devono essere intese in questi termini: gli interessi della Sardegna contro gli interessi degli altri. Se il Consiglio regionale rimarrà paralizzato dall'idea di qualcuno che governare significa imporre la propria visione, e di qualcun altro che pensa che l'opposizione sia per contratto solo un cane che deve abbaiare alla luna, noi non andremo da nessuna parte.

Insieme, signor Presidente, significa coinvolgere nelle scelte sempre e comunque tutta la Giunta, espressione diretta delle sensibilità della maggioranza, significa coinvolgere sempre e comunque la maggioranza, significa coinvolgere le opposizioni che devono essere parte del procedimento decisionale, significa, signor Presidente, coinvolgere le forze sociali e imprenditoriali, tutto quello che chiamiamo il tavolo del parternariato.

Signor Presidente, le chiediamo di riportare la concertazione a metodo ordinario di governo dell'Isola; questo non deve andare, e non andrà, a scapito dell'efficacia e della velocità delle decisioni ma non possiamo mascherare l'autoritarismo, di cui questa Regione si è ammalata da un decennio, per amore della verità, con la scusa di dover fare presto: si può fare velocemente e bene quando si fa insieme. Se anche i colleghi dell'opposizione rinunciassero a qualche paginetta sui giornali, per qualche facile polemica, e costruissero insieme a noi un percorso unitario a guadagnarne sarebbero i sardi.

I partiti, troppo spesso vituperati e classificati come associazioni di puro potere, devono tornare ad essere luogo in cui si elaborano i programmi e si realizzano le mediazioni. Signor presidente Soru, se mi posso permettere, il grave limite che la sua azione politica ha incontrato, e secondo me quello che l'ha portata alla sconfitta, è stato pensare che i partiti siano delle forme di organizzazione del consenso che possono essere superate. I partiti sono la base irrinunciabile della nostra vita democratica e il loro ruolo si è confermato centrale ovunque, a destra come a sinistra; dopo un quindicennio di leaderismo populista si deve tornare a definire il nobile ruolo dei partiti, camera di compensazione delle contrapposizioni sociali e supporto delle istituzioni nel governo. Non è difficile per nessuno capire che se lei avesse avuto il sostegno dei partiti che componevano la sua incerta maggioranza, lei oggi probabilmente siederebbe non tra questi banchi ma sullo scranno più alto.

Così come deve essere la parola d'ordine di tutti che il centro delle decisioni è il Consiglio regionale, in cui si elabora la politica, si dettano le linee di intervento, si determinano le spese e si decidono le priorità. La Giunta è il luogo politico dell'attuazione di queste linee, non mai il Governo che decide perché investito dell'autorità regia. Questo Consiglio regionale è la camera nella quale tutto deve avvenire. Per un caso fortunato questo consesso conta ottanta membri, se l'onorevole Soru avesse vinto le elezioni, con le sproporzioni che si sono create tra lui come Presidente e le liste che lo sostenevano, oggi quest'Aula conterebbe novantadue membri: un'assurdità, che renderebbe ancora più drammatica la disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni; comunque credo che a questo noi metteremo mano per correggere questa legge che, obiettivamente, è una legge iniqua.

Se queste prime direttrici di marcia che ho delineato - la chiarezza istituzionale e la volontà di risolvere la crisi insieme - saranno il presupposto della legislatura, allora, signor Presidente della Regione, non abbia dubbi, lei troverà nell'U.D.C., nel mio partito, nel nuovo partito dell'Unione di Centro, un alleato, un alleato leale e prezioso. La nostra collocazione politica è, come è noto, difficilmente riconducibile allo schema che ha dominato la politica italiana negli ultimi due lustri: o di qua o di là, in una contrapposizione spesso fittizia che ha compresso libertà, creatività, sensibilità, storia e prospettive della ricchezza culturale e politica del Paese. Noi siamo persuasi che il cuore delle questioni debba essere rappresentato dal merito: le soluzioni ai problemi, le proposte sono buone o cattive in sè, non per il fatto di provenire dall'una o dall'altra parte; e vorremmo che il confronto avvenisse proprio sul merito. Essenzialmente per questo motivo politico noi abbiamo scelto di essere totalmente liberi e di essere alleati e non parte.

Così come non sarà condizionante il fatto che siamo all'opposizione nel governo del Paese, parimenti non sarà condizionante il fatto che abbiamo sostenuto questa coalizione; e non solo sostenuto. Per essere più precisi devo rivendicare la nostra intuizione politica: la vittoria dello schieramento che ha portato il presidente Capellacci a governare la Regione. E' stato determinante il contributo dell'U.D.C. e degli amici del Partito Sardo d'Azione, un connubio che avevamo anticipato nelle elezioni amministrative con risultati clamorosi; abbiamo smantellato vecchie roccaforti di sinistra (e posso fare gli esempi di Villacidro, Decimo, Assemini, Macomer e altri), abbiamo ottenuto allora come successivamente un significativo trionfo, un vero trionfo. Ma rimane certamente chiara la nostra storia politica e personale, quella che riconosce nella libertà il cardine dell'azione politica.

Anche per questo, Presidente, le chiedo di ampliare il suo programma di governo organizzando e prevedendo azioni chiare, definite da adeguate risorse economiche, a favore delle famiglie sarde e delle persone bisognose; come dicevo velocemente prima 370 mila persone sotto la soglia della povertà sono un dramma sociale di cui l'intera collettività deve farsi carico.

Nel merito delle questioni programmatiche, alle tante cose che il dibattito ha posto in luce vorrei aggiungere poche considerazioni, in primo luogo in materia di industria posto che sono convinto che la crisi più grave sia quella che riguarda questo settore.

Già dal Piano di Rinascita, con la legge numero 267 la sinistra si faceva un vanto dell'articolo 14 della legge in questione (polo minerario metallurgico, mi riferisco anche al guspinese), che di fatto disciplinava anche il manifatturiero che, però, non si è mai concretizzato. E questa nostra difficoltà obiettiva - nell'industria sarda non abbiamo mai creato le seconde e terze lavorazioni - porta ad una difficoltà economica di posizionamento del prodotto; in altre parole se dobbiamo portare la materia non finita fuori dall'isola per farla completare, il prodotto arriverà sul mercato più tardi e con un prezzo sensibilmente più alto.

In un periodo di grave crisi dei mercati mondiali, le prime a subirne il contraccolpo sono le zone come le nostre che hanno avuto un insediamento industriale episodico, parziale, incompleto. Per essere più concreto, mi rifaccio all'esempio del territorio che oggi vive la crisi più drammatica, il Sulcis, e dico subito che non sono affatto soddisfatto della soluzione che si prospetta per l'Eurallumina. Vedete, la chiusura di un comparto, sia esso estrattivo o altro (si fecero molti errori già nell''89, allora il Presidente era Melis), è una strada senza ritorno e l'esperienza mi ha insegnato che quando una fabbrica chiude, purtroppo, non riapre.

Perché c'è un'obiettiva difficoltà? Consentitemi di precisare, innanzitutto, che le affermazioni sul problema della Nuova Guinea, sono sciocchezze. L'Eurallumina è un consorzio di trasformazione (molti neanche sanno cos'è) che, quando fu fondato, era formato da tre soci: la Metallgesellschaft tedesca, la Comalco australiana, che dava la materia prima, e l'Efim; noi siamo andati avanti grazie alla presenza delle Partecipazioni statali. Senza un interlocutore del comparto statale (può essere la Finmeccanica o altri), noi oggi siamo in balìa di tre grandi società: una società americana, l'Alcoa, una russa e l'altra svizzera; è evidente che quando il mercato non tira, e il metallo va ai minimi storici, questi operatori non vengono in Sardegna per fare opera di beneficenza. Noi dobbiamo pensare ad un progetto e inventare soluzioni alternative.

Si pensi a quello che è successo, per esempio, in Veneto; quando crollò il comparto primario Fusina e Marghera chiusero, ebbene immediatamente si attivarono piccole iniziative, seconde e terze lavorazioni, che, avendo un valore indotto notevolissimo, si sono salvate e oggi sono produzioni all'avanguardia.

Bisogna essere pronti, quindi, ad affrontare una sfida impegnativa come quella che abbiamo dinanzi. Vengo all'ultimo punto che ho in animo di trattare (salto altri argomenti) e sul quale sento l'esigenza di fare delle puntualizzazioni. Io sono contro le fughe in avanti e ovviamente, per l'esperienza maturata, intendo fare qualche considerazione.

Presidente Capellacci, la sanità (settore che ha portato alla sconfitta del centrosinistra) è il settore di governo in cui il suo lavoro, e quello dell'Assessore competente, sarà più difficile, come hanno già evidenziato gli interventi di alcuni colleghi; e dico il perché. Perché alla strutturale difficoltà di un sistema che consuma, da solo, la maggior parte delle risorse regionali, si deve aggiungere la necessità di intervenire per sanare la devastazione vera e propria che è avvenuta in questi cinque anni in cui, professionisti non sardi, neppure troppo professionisti, hanno mortificato le intelligenze locali e consumato un'enorme quantità di risorse.

Sono stati nominati direttori generali, amministrativi e sanitari privi di titoli con provvedimenti a sanatoria successiva, qualcuno con la legge numero 10 e qualcuno, mi è stato notificato su mia interpellanza, a livello ministeriale. Sono stati chiusi ospedali, anziché aprirne nuovi. Quello che è stato affermato è falso, lo sappiamo tutti. Le liste d'attesa sono ancora più drammatiche di quanto già non fossero, al di là di ciò che ancora dice la dottoressa Dirindin, mai troppo compianta. Proclami, trionfalismi, mortificazione dei medici e delle nuove professionalità, mobbizzazioni e lottizzazioni di tutto il sistema, un uso smisurato di consulenze (vediamo il 15 septies);, abbiamo presentato un'interpellanza, Assessore, la valuti con molta attenzione perché si accorgerà che tratta di un ulteriore inciuccio.

Ma la vicenda prosegue anche in queste prime settimane di Governo Cappellacci. I direttori generali, Assessore, continuano a seguire la loro strada: concorsi pubblici banditi ed espletati alla velocità del razzo. Negli ultimi sei mesi hanno realizzato più concorsi di quanti non ne abbiano fatto nei quattro anni precedenti, e si conoscono già i vincitori nella stragrande maggioranza. Io, che ho il vizio di parlare apertamente, non più tardi di tre anni fa ho parlato dei concorsi e ho fatto i nomi e i cognomi dei probabili vincitori; i vincitori sono stati quelli da me indicati. E si continua così, con sistemi che sono da Terzo mondo, con personaggi squallidi che vanno cacciati via, e si sa chi sono.

Caro Assessore, ho apprezzato la sua dichiarazione odierna, perché è correttiva, con la quale ha modificato il suo atteggiamento sulla logistica ospedaliera; logistica ospedaliera che sarà oggetto di riflessioni fatte insieme. La invito invece a porre un freno, e le chiedo di farlo subito, all'attività fuori controllo delle AA.SS.LL., che stanno portando avanti atti illegittimi. Veda su questo la nostra recentissima interpellanza, cui ho già fatto riferimento, relativa alla sentenza del TAR che annulla il Piano sanitario dei servizi sanitari nella parte in cui si disciplina la razionalizzazione della rete ospedaliera. Andare avanti vuol dire commettere illegittimità, ognuno faccia le sue riflessioni. Da ciò discende l'illegittimità di tutti gli atti aziendali che hanno quella parte del Piano come presupposto.

Dalla Dirindin abbiamo avuto - duole dirlo, e ho finito - solo bugie. La spesa farmaceutica è cresciuta e non diminuita, come impropriamente detto, di 40 milioni di euro con l'assegnazione dei farmaci in forma diretta, che sono incontrollati e il cui costo è fuori controllo; il deficit veleggia verso i 100 milioni di euro, e chi ha letto alcuni giorni fa "Il Sole 24 Ore" ha potuto verificare che anche nel 2007 eravamo al quattordicesimo posto con un buco di 78 milioni di euro.

La riduzione dei budget ha ridotto gli organici, i livelli occupativi e non solo, non ha portato un risparmio ma ha penalizzato le categorie più bisognose; molti dei fondi dell'ex articolo 20 sono stati rimodulati talvolta senza preventiva autorizzazione del nucleo di valutazione, senza parlare della bugia secondo cui la Sardegna avrebbe perso danari. Sono cinque anni che chiedo che mi si dica quali fondi avremmo perso; altro che Regioni canaglia! La Regione canaglia è arrivata nel 2005 e lo è stata in questi anni, ma non mi dilungo oltre. Quello che è certo è che la sanità va ripensata, ristrutturata, risanata essa stessa, perché nella sanità e nell'assistenza sociale si aiuta veramente l'uomo nelle sue debolezze, nei suoi tormenti.

Caro Espa, dovevi aggiungere qualche cosa. La "162", che tu hai costantemente voluto mettere in evidenza, è frutto di una mia azione corale, e siamo stati i primi in Italia. E i progetti sono 20 mila perché nel bilancio abbiamo messo ingenti risorse finanziarie. Quindi bisogna dare atto che è stata un'iniziativa del centrodestra.

Concludo, Presidente. Noi saremo lealmente al suo fianco, lealmente vuol dire che saremo assai onesti nel dire quando saremo d'accordo, ma altrettanto fermi nel dire quando non condivideremo le scelte, ma sempre rispettosi della nostra alleanza. Siamo certi che per lei aver promesso di fare insieme, anche per la conoscenza personale che ho del suo ambiente familiare, sia una promessa di onore; non ho dubbi sulla sua onestà intellettuale: lei sarà una persona corretta e manterrà fede agli impegni. Noi comunque le saremo affianco, quindi faccio a lei, alla Giunta e al Consiglio i migliori auguri.

PRESIDENTE Onorevole Oppi, mi sento di dire, a nome di tutto il Consiglio, ma in particolare dei consiglieri che erano presenti nella passata legislatura, che quando lei aveva affermato che non sarebbe stato un addio ma un arrivederci, non avevamo avuto dubbi che così sarebbe stato. Pertanto, onorevole Oppi, ben tornato in questo Consiglio regionale.

E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Colleghe e colleghi, ho ascoltato con attenzione e anche con senso di rispetto i numerosi interventi che mi hanno preceduto, e penso di non cadere nella facile retorica e, senza dubbio, neppure di esagerare se affermo che finalmente questo Consiglio torna ad essere un luogo di libero confronto e di franco dibattito. Absit iniuria verbis. Non è che voglia negare che nel passato, anche recente, quest'Aula non sia stata teatro di scontri, confronti e liberi dibattiti, ma sicuramente non accadeva almeno da un lustro che un Presidente della Regione rimanesse seduto in quello scranno, in quella sedia, in quella poltrona, chiamatela come volete, per ascoltare pazientemente e direi diligentemente gli interventi di ogni singolo consigliere regionale.

Non capitava da molto, presidente Cappellacci, nel senso che i confronti e i dibattiti si svolgevano nel circuito chiuso del confronto tra i Gruppi di maggioranza e di opposizione, con la sistematica assenza di quella interfaccia, di quell'interlocutore che era ed è rappresentato, e dovrà essere sempre rappresentato, dal Presidente della Giunta regionale e dalla sua squadra di governo. Questo sì che nei dibattiti rappresentava un grave vulnus alla democrazia, questo sì che nel recente passato ha seriamente compromesso la credibilità di questa istituzione. Parlo del Consiglio nella sua interezza, relegato a ruolo residuale, così come ridotto a ruolo insignificante quello dei Gruppi consiliari e dei singoli consiglieri, come se il Consiglio regionale fosse una sorta di appendice utile alla bisogna, una sorta di Consilium principis.

E dunque, presidente Cappellacci, noi salutiamo positivamente questa sua costante presenza in Aula, perché significa avere rispetto per questo Consiglio e per le prerogative di ogni singolo consigliere. Vedete, se si è potuto svolgere un dibattito franco e aperto, lo si è fatto sulla base anche di un documento che il presidente Cappellacci ha depositato e ha illustrato: le dichiarazioni programmatiche. Poi ognuno la può pensare come vuole, però c'è un documento. Io voglio ricordare che, rivedendo i resoconti dell'avvio della scorsa legislatura, Soru non aveva depositato un documento di dichiarazioni programmatiche, ma si era limitato ad illustrare in non più di cinque paginette considerazioni generali quanto generiche.

Al di là del contenuto, badate, anche questo denota, probabilmente dal nostro punto di vista, l'assenza di rispetto per il ruolo che quest'Aula deve svolgere, perché su considerazioni generiche e generali non si può svolgere un utile dibattito come lo si sta svolgendo su dichiarazioni precise e puntuali che si possono anche non condividere, ma costituiscono una base sulla quale avviare un confronto democratico.

Se poi pensiamo che questo cambiamento avviene nel momento in cui a presiedere la più alta Assise sarda è, per la prima volta nella nostra storia autonomistica, una donna, una persona che si è distinta per qualità, capacità, senso delle istituzioni, noi possiamo, cari colleghi anche della opposizione, forse non sprecare, anche in questo avvio di legislatura, l'opportunità (lo dico con ragionato ottimismo e con quella comune tensione che penso debba animare tutti), di provare ad ipotizzare la riscrittura, come è stato auspicato dalla stessa Presidente del Consiglio, delle regole che presiedono al funzionamento di questa Assemblea, rivisitando il Regolamento interno del Consiglio oramai datato e che non risponde più alle esigenze di una moderna Assemblea parlamentare.

Presidente Cappellacci, questa non è una legislatura ordinaria, forse è la più difficile e complessa di questi ultimi cinquant'anni. La politica è costretta ad affrontare contemporaneamente due momenti: la crisi devastante e la ripresa dello sviluppo; il suo compito, il compito della sua Giunta è immane. Guidare la Regione sarda nel mezzo di una tempesta economica e sociale di dimensioni mondiali è impresa quasi impossibile; faticano i Paesi più forti del mondo; al capezzale delle crisi finanziarie ed economiche, come leggiamo dai giornali, sono riuniti i più prestigiosi economisti della terra, tutti tentano di individuare misure anticrisi ben sapendo che ogni provvedimento potrebbe non essere adeguato.

Se ci soffermiamo sul sistema economico e produttivo isolano, con le sue strutture economiche alla deriva, con un sistema industriale in via di smantellamento, con un settore agro-pastorale che produce sottocosto, con un artigianato oramai agonizzante trascinato dalle crisi in comparti fondamentali come quello dell'edilizia (l'unico settore che tiene è quello turistico ma senza poter da solo compensare le altre perdite), ci chiediamo, Presidente, come sia possibile affrontare questa crisi e creare le condizioni per la ripresa dello sviluppo.

Che fare, dunque? E' una domanda che ci poniamo noi della maggioranza, ma penso che responsabilmente è una domanda che dovrebbe porsi anche l'opposizione, anziché limitarsi a pur legittime osservazioni di contrasto. Mi pare, tuttavia, che in una situazione come questa il senso di responsabilità comune dovrebbe vederci lavorare insieme per individuare le soluzioni che siano le più idonee, le più adeguate ad uscire da questa crisi. Intanto le dichiarazioni del presidente Cappellacci, con straordinario realismo, hanno indicato un itinerario preciso che, a nostro avviso, pare l'unico percorso possibile.

La scelta del metodo democratico e partecipato per governare l'Isola, per affermare una più forte autonomia, colleghi della sinistra, non è un'esercitazione teorica o metodo vuoto, privo di contenuti, come è stato da qualcuno di voi sostenuto, per noi è l'essenza dell'autonomia. Esso, questo metodo, lo sappiamo, si contrappone proprio a quel processo che ha informato le riforme di vertice, quel processo inaugurato dall'ex presidente Soru di un neo centralismo regionale, per affermare, noi riteniamo, ed esaltare quello democratico proposto da questo Presidente, da questa Giunta, della partecipazione e del coinvolgimento delle migliori intelligenze ed esperienze di cui è ricca la nostra società.

In una democrazia avanzata, in una Regione ad autonomia speciale, a forte connotazione iddentitaria, il metodo è prioritario, e va illuminato, a nostro avviso, dall'anima autonomistica e nazionalitaria, dall'ispirazione etica e cristiana della solidarietà. Ha fatto bene lei, Presidente, nel suo intervento, a richiamare tutta l'Assemblea al senso di responsabilità, al superamento degli scontri e delle contrapposizioni strumentali; anche se io ritengo, dal tenore degli interventi che ho ascoltato, soprattutto dell'opposizione, che sarà difficile.

Presidente Cappellacci, il nostro invito è che lei deve assolutamente continuare a fare quello che ha fatto in campagna elettorale, quello che ha fatto e sta facendo in questi giorni con la sua squadra di governo; ascolti quindi la società civile, ascolti gli attori dell'economia, del mondo culturale, del mondo sindacale, il sistema degli enti locali, ascolti l'associazionismo, ascolti il volontariato, ascolti il grido di dolore, il grido di denuncia che viene dalla Chiesa sarda. Su questo terreno, onorevole Diana, penso che lei sarà il più contento nel vedere i suoi colleghi sindacalisti tornare al metodo della concertazione; penso che tutti dovremmo inaugurare questo nuovo metodo come il metodo che può davvero portare fuori dalle secche di una crisi tutto il nostro sistema.

Bisogna inoltre, presidente Cappellacci, mettere mani per superare i difetti, se non le storture, di un finto riformismo che è stato inaugurato nella scorsa legislatura. Alcuni colleghi, anche in questo dibattito, hanno pomposamente sbandierato alcune riforme che avrebbero interessato la Regione, l'apparato amministrativo e il sistema degli enti. Noi chiediamo e vi chiediamo: perché c'è una grave disfunzione nell'amministrazione regionale? Perché c'è una demotivazione nel personale amministrativo regionale? Vi siete chiesti perché l'ARGEA rischia di perdere i finanziamenti erogati? Perché ABBANOA non ha risposto alle attese? Perché LAORE è paralizzata? Perché il sistema dei Consorzi industriali non sta assolutamente funzionando? La risposta è una sola: avete voluto inaugurare un sistema e un metodo che è quello verticistico, che è quello del controllo politico di tutto e che confligge con lo spirito autonomista che informa questa coalizione nel processo riformistico.

Altro che rappresentarci una Sardegna dell'Eldorado, come ha fatto l'onorevole Chicco Porcu: "Vi abbiamo consegnato la Sardegna con i conti in ordine". Ma, mentre le aziende licenziano padri di famiglia e non hanno liquidità, la gente è sempre più disperata, la disoccupazione aumenta, i limiti insopportabili, le povertà aumentano, nelle casse della Regione giacciono miliardi di residui passivi. Come mai? Onorevole Porcu, questa è la domanda che lei deve porsi e alla quale cercare di dare una risposta; questa è la più grave immoralità politica che ci consegnate: altro che conti a posto!

Tornando al programma del Presidente, se vogliamo continuare sul piano delle schermaglie, mi sorprende che, con una buona dose di qualunquismo e di pressappochismo, questo denota che non avete argomenti seri da proporre o da contrapporre, si sia voluto liquidare il programma del Presidente come fatto di slogan e propaganda, definendolo addirittura "letterina di buoni propositi".Così, veramente, lo giudicate voi aprioristicamente, non l'hanno giudicato così i sardi se è vero, come è vero, che ciò che il presidente Cappellacci ha esposto in quest'Aula è la sintesi del programma proposto ai sardi e che è stato promosso a pieni voti dal corpo elettorale.

Corpo elettorale che, consentitemi, non è caduto nella trappola, non si è fatto ingannare come, appunto, si è tentato di fare dando una rappresentazione di una Sardegna che non c'era e che purtroppo ancora non c'è.

Noi non vogliamo cadere nell'errore di seguirvi in questo dibattito, in questa prospettazione che fate voi, opposizione. Voi ci invitate a non recriminare sull'esperienza di governo della passata legislatura, il nostro invito allora è quello di abbandonare i toni da Cassandre di sventura, evitare quel vecchio armamentario, il ricorso ai cosiddetti poteri forti, delle grandi famiglie, perché per noi sarebbe molto facile obiettare, come sanno bene lor signori, che quest'ultimo lustro è stato caratterizzato non da una pluralità, ma da un unico, assoluto e incontrastato potere forte.

E allora se, come riteniamo, dobbiamo ripristinare un livello di dibattito che davvero sia utile per affrontare le emergenze determinate dalla crisi in atto, noi riteniamo che sulla proposta del Presidente di un programma di emergenza anticrisi vale la pena soffermarsi. Noi riteniamo, Presidente, che quella sia la risposta migliore a tutto quel mare di chiacchiere che abbiamo ascoltato, risposta che troverà il primo immediato riscontro, colleghi delle opposizioni, nella proposta di legge finanziaria nella quale (debbo fare un plauso per questo all'intera Giunta e all'Assessore della programmazione), pur nella difficoltà di approntare in tempi stretti una proposta di legge finanziaria, io ho potuto già rilevare con soddisfazione che finalmente vi sono interventi mirati a sostegno dei settori sociali, per la non autosufficienza, per l'assistenza domiciliare a favore di anziani, per le cure domiciliari sanitarie, per i programmi finalizzati a favore di persone con gravi disabilità.

Vi sono azioni fatte non di parole ma di risorse concrete per contrastare la povertà, per le anticipazioni dei benefici degli ammortizzatori sociali, addirittura un fondo per sussidi di natura straordinaria per i lavoratori che non beneficiano di ammortizzatori sociali, la costituzione di un fondo di garanzia etica così come uno specifico intervento nel settore economico e a sostegno del sistema produttivo isolano, con una previsione di stanziamento di risorse pari a 100 milioni di euro per l'anno 2009. E' davvero una significativa inversione di tendenza.

Ecco perché ritengo che le forze politiche dovrebbero rinunciare, in questa fase, a esasperare l'appartenenza per misurarsi e scontrarsi sui problemi dello sviluppo e dell'occupazione, avendo come unico obiettivo l'amore per la Sardegna. Questo senso di responsabilità deve essere prioritariamente della maggioranza, che deve superare tutte le incomprensioni, le difficoltà, le ragioni, anche motivate, sull'altare degli interessi generali dell'isola. Agli amici della coalizione, al P.d.L., ai Riformatori, all'U.D.C., al M.p.A., alle altre forze di questa coalizione…

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.

PITTALIS (P.d.L.). Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, la regola è uguale per tutti.

E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi consiglieri, dalle dichiarazioni programmatiche del presidente Cappellacci, che per la prima volta discutiamo sulla base dell'articolo 11 della Statutaria, che ho ascoltato attentamente e riletto con cura in questi giorni, emerge più che un programma di legislatura una descrizione delle modalità di attuazione di alcuni obiettivi generali che lo stesso Presidente intende perseguire.

Diventa dunque difficile dibattere sulle misure concrete che la Giunta vuole mettere in campo in questa legislatura, a meno che non si voglia anticipare il dibattito sulla finanziaria che riprende in gran parte azioni già inserite nel progetto di legge approvato dalla Giunta Soru e altre misure che, invece, quelle sì, danno l'idea della direzione di marcia che si vuole imprimere alla Regione, riportando indietro, a mio modo di vedere, le lancette dell'orologio; ma di questo ne riparleremo a breve in quest'Aula e in Commissione.

Signor Presidente, dalle sue dichiarazioni programmatiche non emerge quale progetto avete per la Sardegna. Non emerge, così come non è emersa in campagna elettorale, la vostra idea di Sardegna. Il nostro compito come forze di opposizione sarà soprattutto la verifica, il controllo. Come Gruppo consiliare del Partito Democratico non ci sottrarremo alla proposta che nasce da un progetto politico di cambiamento e di riforme avviato nella scorsa legislatura.

Presidente Cappellacci, lei ha auspicato una modifica perfino del modo di pensare la politica e ha annunciato il massimo rispetto per chi ha un ruolo di opposizione in questo Parlamento. Noi vi chiediamo e vi chiederemo di essere coerenti tra il dire e il fare durante il mandato, perché noi faremo un'opposizione attenta, diversa dalla vostra che ha caratterizzato la XIII legislatura, in cui non sono mancati, anzi sono stati utilizzati strategicamente gli attacchi personali, perfino nella sfera privata, come metodo di opposizione.

Noi riteniamo che questo Consiglio regionale non sia una trincea, riteniamo che non sia soltanto un luogo di prove muscolari. La politica, anche nelle aule parlamentari, è un'altra cosa, è ascolto reciproco, è confronto di idee, è dialogo costante. Tuttavia non faremo sconti, l'opposizione sarà esplicita, sarà trasparente, sarà continua perché veramente siamo alternativi a questo Governo regionale. Vogliamo però, nel contempo, inaugurare uno stile diverso di fare opposizione perché crediamo veramente nel valore della democrazia. Valuteremo quindi nel merito le risposte che la vostra maggioranza saprà dare ai sardi e lo faremo avendo come bussola il nostro progetto, il nostro programma di governo col quale ci siamo presentati ai sardi, che ci hanno dato comunque un ruolo di minoranza, di opposizione in questo Consiglio regionale.

Presidente, lei ha parlato di democrazia dell'alternanza, ma questa non può non tenere conto di regole, di regole che devono essere rispettate da tutti, anche in campagna elettorale, con il rispetto della par condicio, per esempio, e con un chiaro confronto fra programmi, fra differenti visioni, fra candidati presidenti. E' nota a tutti l'anomalia che ha accompagnato e che abbiamo vissuto nella campagna elettorale e come non siano state rispettate, a volte, regole di pari opportunità nella comunicazione, nell'accesso ai mezzi di informazione, anche nazionali. Ripartiamo dunque dal ripristino delle regole se vogliamo una democrazia non solo formale, non solo declamata ma sostanziale, e non basta un generico richiamo al metodo partecipativo.

L'ascolto e il coinvolgimento sono precondizioni per chi è chiamato a rappresentare il popolo sardo. Non è sufficiente neppure il solo coinvolgimento degli amministratori locali. La difficile relazione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa necessita di ben altre attuazioni pratiche, soprattutto in un momento politico nel quale, come ha affermato recentemente anche il politologo Giovanni Sartori, sempre più le elezioni stabiliscono chi governerà, assai meno il contenuto del governare, e questo è accaduto anche nelle ultime elezioni regionali sarde.

La partecipazione come metodo di governo riguarda pertanto il rapporto innanzitutto tra gli eletti e gli elettori, riguarda il rapporto tra i cittadini e i propri rappresentanti ed ha, come elemento fondativo, la volontà di rendere conto sistematicamente e continuamente del proprio operato al cittadino elettore, sulla base di una chiara indicazione del programma di governo che è fatto di metodi, di contenuti, di tempi e di modalità della sua attuazione durante il mandato. Ai cittadini, se si vuole veramente concretizzare il metodo partecipativo, occorre dare strumenti di informazione che consentano loro di esercitare una funzione di controllo, di stimolo, di pari opportunità. Occorre essere estremamente pratici.

Tutti ricorderete come in precedenza venivano gestite le delibere della Giunta regionale, occorrevano mesi per poterle conoscere. Dalla scorsa legislatura sono on-line, sono pubbliche, sono consultabili in tempo reale. Questo ha favorito l'informazione, ha dato la possibilità di rendere effettivo il principio di uguaglianza, di pari opportunità tra i cittadini. E partecipazione, onorevole Cappellacci, vuol dire soprattutto trasparenza; l'impegno a dare la massima pubblicità ai contenuti della propria azione è essenziale non solo per consentire al cittadino di conoscere le scelte che si fanno e che si faranno e gli atti di chi governa, ma anche perché è col carattere pubblico che l'atto viene ad acquistare di per sé una forma di controllo.

Il lavoro di innovazione portato avanti dalla Regione in questi anni ha posto la Sardegna al primo posto in Italia nei servizi regionali on-line, sono collegate in rete le duecentoventi sedi dell'Amministrazione regionale, comprese le AA.SS.LL. Siamo un esempio per le altre Regioni d'Italia. Abbiamo superato il divario digitale in gran parte del territorio regionale. Anche i siti tematici della Regione hanno offerto, nei diversi settori ed ambiti della vita regionale, maggiori opportunità per i sardi e per coloro che decidono di visitare e di investire nella nostra regione.

Lo stesso vicepresidente Sannitu qualche giorno fa ha annunciato di voler proseguire nell'utilizzo dell'utilissimo sito "Sardegna turismo",. Lo stesso portale "Sardegna Digital Library" che rappresenta un archivio multimediale creato per favorire la diffusione e la conoscenza della storia e della cultura dell'isola, rappresenta un patrimonio che questa vostra Giunta, che questa Regione eredita sul versante di un maggiore accesso alla vita sociale, culturale e politica.

Sono fatti concreti questi, Presidente, lei li ha tralasciati, evidentemente dandoli come acquisiti, però il metodo partecipativo significa innanzitutto restituire e dare maggiori opportunità ai cittadini per affermare la loro sovranità, così come dice la Costituzione. E non basta quindi restituire protagonismo ai governi locali, a meno che non si offrano da parte della Regione alle stesse amministrazioni locali alcune premialità; lo fanno anche altre Regioni per favorire l'impostazione di processi di partecipazione dal basso, di processi di partecipazione dei cittadini alle scelte. Penso alle premialità per chi instaura percorsi di bilancio partecipativo, per chi rende anche partecipato il piano strategico comunale, insomma, una serie di misure, di strumenti di semplificazione anche dell'informazione e dell'accesso dei servizi al cittadino come quello avviato in questa Regione qualche anno fa col progetto "Comunas".

Devo dire che anche l'istituzione del fondo unico per i comuni, che ha rappresentato una novità importantissima per valorizzare l'autonomia e la sussidiarietà, è uno strumento che bisogna utilizzare anche nel corso di questa legislatura. I comuni non hanno ricevuto solo trasferimenti di competenze in un'ottica di decentramento, ma poteri, risorse da utilizzare discrezionalmente per il bene della loro comunità locale. Altro che accentramento di poteri della Regione, come diceva poco fa l'onorevole Pittalis!

L'azione politica che prende avvio in questo Consiglio regionale non può limitarsi, presidente Cappellacci, a intenzioni generali, generiche, si dovrebbe costruire, e si deve costituire su contenuti definiti. Noi abbiamo sicuramente una visione politica, un modo di intendere la stessa politica, un progetto alternativo di governo della Regione, ma dalle sue dichiarazioni programmatiche che cosa ci distingue? Non certo il richiamo all'identità, è il punto centrale del nostro progetto, è un fattore produttivo, è la risorsa più importante dei sardi. Su di essa abbiamo basato il nostro programma regionale di sviluppo.

Non può dividerci l'annunciato recupero dell'identità storica e culturale della Sardegna, noi l'abbiamo praticato, abbiamo creato in questi anni gli strumenti per preservare, gestire, raccontare al meglio le nostre enormi ricchezze, con la nuova disciplina della valorizzazione e della fruizione dei beni culturali. La legge regionale numero 14 del 2006, che detta norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura, ha disciplinato un settore privo di una normativa specifica dalla nascita dell'autonomia e favorisce l'integrazione di funzioni e di compiti concernenti la tutela, la valorizzazione e la fruizione dei beni culturali. E' un progetto da completare sul quale abbiamo lavorato con determinazione.

I presupposti della vostra azione di governo ci ha detto, Presidente, si basano su tre momenti. Il primo è un richiamo generale all'identità; il secondo è un mero accenno allo sviluppo; il terzo riguarda le regole e la riscrittura dello Statuto, con un rapporto rinnovato con lo Stato. Non mancherà, Presidente, il nostro apporto se veramente ci sarà sulle regole un'apertura necessaria che coinvolga tutto il Consiglio e quindi anche le forze di opposizione, e così avverrà se questa Giunta regionale, se questa maggioranza deciderà di aprire il dibattito per scrivere insieme una nuova legge elettorale, una legge elettorale nostra.

Ma sul rapporto con lo Stato, Presidente, dobbiamo essere chiari. La dichiarata collaborazione con il Governo nazionale - e come poteva essere diversamente vista la sua compagna elettorale, visto anche il nome che portate nel simbolo e persino nella scheda elettorale - non è e non può essere subalternità. Non può prescindere da atteggiamenti che, anche parzialmente, facciano venire meno le ragioni della nostra specialità, della nostra autonomia, della nostra sovranità. Ma anche su questo tema, a parte qualche dichiarazione di principio, nulla si dice nel merito se non l'assenso alle norme previste nel disegno di legge sul federalismo fiscale.

Presidente, ha parlato di insularità, ma non abbiamo sentito una parola sul monopolio Tirrenia e ci piacerebbe sapere se farà sua la proposta del precedente Governo regionale, guidato da Renato Soru, che vedeva nell'imposizione di oneri di servizio, con gara internazionale, la soluzione per risolvere il problema della continuità territoriale delle merci. Sinora non siamo stati tutti abbastanza forti per far terminare questo monopolio, ma dobbiamo impegnarci come Consiglio regionale, come istituzione, al di là degli schieramenti, per dare contenuto alle ragioni della nostra specialità, per cercare di dare contenuto anche alle sue affermazioni, Presidente, sul principio della pari dignità di tutti i sardi rispetto a tutti gli altri cittadini italiani.

Mi chiedo che tipo di rapporto si vuole e si debba instaurare, se debba essere solo dialettico, collaborativo, leale, certamente leale e non anche di reciprocità, di pari dignità e, perché no, di conflittualità tra la Regione sarda e il Governo nazionale. Certamente non dovrà mai essere un rapporto di subalternità, Presidente. E lo dico perché non sono incoraggianti le prime azioni. Il Governo ha saputo ascoltare solo le ragioni della marina per il deposito sotterraneo di munizioni di Guardia del Moro, nell'isola di Santo Stefano, che resterà per altri cinque anni un feudo militare. L'esito negativo dell'appello della Regione davanti al Consiglio dei Ministri contro la richiesta di imposizione della servitù per altri cinque anni non era un fatto scontato, non era inevitabile, ed è avvenuto questo dopo il clamoroso scippo dei finanziamenti per la nuova Sassari-Olbia.

Lo stesso Presidente del Consiglio e i suoi Ministri durante la campagna elettorale hanno giurato ai quattro venti, davanti alla popolazione, davanti agli amministratori locali, davanti ai parenti delle tante vittime uccise dalla strada attuale, l'ultima qualche giorno fa, che i fondi della Sassari-Olbia non sarebbero stati toccati e che i sardi avrebbero avuto la nuova strada. Promesse non proprio sincere visto che ad ottobre il Governo aveva già decurtato i fondi a disposizione delle opere collegate al G8 de La Maddalena e con l'ultima riunione del CIPE, come sappiamo, il Governo ha calato la scure, ha eliminato la costruzione della nuova Sassari-Olbia concedendo alla Sardegna solo i bruscolini per l'ipotetica metropolitana sotterranea di Cagliari. Eppure, nella legislatura ormai passata, il Governo regionale aveva portato avanti il progetto concordandolo con le comunità locali, aveva reperito i fondi, fatto includere la nuova arteria nelle procedure agevolate del G8.

Nei primi giorni dello scorso dicembre la Regione aveva stipulato un accordo con il Dipartimento della protezione civile, la struttura di missione del G8, l'ANAS per la prosecuzione delle procedure di appalto già avviate per la Sassari-Olbia; procedure che vedevano in quel momento già prequalificate mediamente ottanta imprese per ciascuno dei lotti. Ma oggi questo accordo è lettera morta e le comunità del Nord Sardegna, Presidente, ora hanno poco da sorridere, vogliono risposte concrete, vogliono risultati in tempi rapidi, ce lo chiedono e glielo chiedono con forza.

Altrettanta determinazione dovrà esercitare, Presidente, nel chiedere al Governo Berlusconi l'immediata apertura del tavolo nazionale per la chimica. Intanto deve pretendere la partecipazione della Regione Sardegna a quel tavolo, sulla stessa vicenda Ineos-Sartor non basta l'accordo tampone di ieri, non basta di fronte al rischio, serio, di compromettere il futuro di migliaia di lavoratori e di famiglie sarde; occorre che l'ENI, che il Governo, ci dicano qual è la proposta, qual è il programma, che cosa vogliono fare della chimica in Italia e, di conseguenza, in Sardegna. La Regione lo deve chiedere a gran voce.

Signor Presidente, anche con le intese della Giunta Soru, stipulate con le comunità locali delle diverse aree della Sardegna (a proposito del ruolo delle città che lei ha posto come centrale nelle sue politiche), abbiamo avviato un percorso di sviluppo ed una serie di realizzazioni concrete condivise con i sindaci, i presidenti di provincia, le associazioni, gli attori locali. E con i sindaci sono stati concordati e attuati gli interventi più urgenti per fronteggiare le emergenze, promuovere lo sviluppo delle diverse aree della Sardegna; molte azioni sono state completate, altre attendono una definizione. Sul piano dei principi, Presidente, non può distinguerci neanche il richiamo all'investimento sul capitale umano, sulla conoscenza, sulla scuola, ci distingue e forse ci divide l'approccio sulla formazione professionale, ma avremo modo di parlarne in finanziaria.

La scuola per noi è un pilastro essenziale e non ci stancheremo di stimolare e di controllare la vostra azione perché dalle politiche che avvierete, e dalle leggi che approveremo sulla scuola, dipenderà a nostro modo di vedere il futuro della Sardegna, la sua capacità di reagire alla crisi attuale. E mentre il centrodestra con il Governo Berlusconi tagliava, la Giunta Soru con 33 milioni di euro finanziava laboratori nelle 426 autonomie scolastiche dell'isola per il consolidamento delle competenze di base. Trovate un'altra Regione che abbia rafforzato nello stesso modo le sue infrastrutture e qualificato le risorse umane diffondendo la conoscenza della lingua inglese a tutti i livelli, anche tramite corsi mirati al conseguimento delle certificazioni internazionali. E così vale per l'intervento quinquennale straordinario per l'edilizia scolastica: 250 milioni di euro.

Sono stati attribuiti assegni di merito fino a 500 euro mensili a favore degli studenti che si iscrivono, che sono già iscritti all'università, borse di studio, assegni, testi in comodato d'uso. Grazie al Master and Back 3185 giovani laureati sardi hanno avuto l'opportunità di migliorare le proprie competenze ed esperienze professionali e di rientrare in Sardegna per mettere a disposizione le conoscenze acquisite. E' chiaro che non si parte da zero così come ha bene evidenziato, con l'onestà intellettuale che lo contraddistingue, il collega Vargiu.

Sono generali, generiche le politiche che volete mettere in campo nel settore del turismo e dei trasporti, alle buone intenzioni che riguardano l'aumento del PIL e delle presenze, non fate seguire le modalità di attuazione rimandate ad un piano strategico di cui non elencate neppure le linee guida. Insomma, cosa volete fare dei low cost che abbiamo consolidato nell'isola, delle basi appena inaugurate di Cagliari e di Alghero, come le finanzierete, quale missione volete dare agli scali sardi, ai tre scali sardi in un'ottica di sistema, come consolidare la presenza della Regione e della SFIRS, con quali progetti per le società di gestione di Alghero e di Olbia? Non ho trovato traccia di questo nelle sue dichiarazioni e nel suo programma.

In linea di principio è assolutamente condivisibile anche l'affermazione che il nostro patrimonio ambientale è la risorsa più preziosa dell'isola, ma poi un insieme di "se" e di "ma", marcano le profonde differenze soprattutto quando parlate nell'allegato al programma di una trasformazione del modo di considerare l'ambiente stesso, e ciò si collega all'annunciata nuova pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica. Non è soddisfacente neppure l'attenzione, scarsa, che ha rivolto alle politiche sociali, ne ha parlato poco fa il collega Espa e non mi dilungo.

Di fronte alla grave crisi economica che il nostro Paese, la nostra Regione stanno attraversando, il welfare deve essere messo al primo posto dell'azione politica. Abbiamo finalmente garantito, attraverso la legge numero 23 del 2005 sui servizi alla persona, anche attraverso i Piani locali unitari dei servizi (PLUS), la necessaria integrazione socio-sanitaria. Dire che la persona oggi è al centro delle politiche in questa Regione, non è più un'affermazione di principio. lo dimostrano anche le politiche per la casa che hanno potuto contare su 25 mila euro di contributo a fondo perduto, su contributi in conto interessi per ridurre il tasso bancario e sui contributi per l'affitto.

Sulla sanità, Presidente, ha scritto nell'allegato al programma che non abbiamo dato la necessaria attenzione all'effetto pratico che le misure di riequilibrio della spesa hanno prodotto; e pure è vero che la Sardegna, onorevole Oppi, non è più tra le Regioni considerate "canaglia", un termine ormai noto in Italia per le Regioni che hanno una spesa sanitaria molto elevata. E l'effetto pratico è che questa Regione per quanto riguarda la spesa sanitaria è riuscita a evitare di dover obbligatoriamente imporre le tasse per finanziare la sanità, mettere il ticket, anzi è stata la prima Regione che ha tolto il ticket ed è riuscita a raggiungere sostanzialmente un equilibrio di bilancio.

Niente invece è stato detto né scritto sul piano che prevede per quest'anno sulla base di una delibera regionale, 862 milioni di investimenti in sanità al fine di accelerare nella costruzione di nuovi ospedali...

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.

Il Consiglio è riconvocato alle ore 10 di domani, mercoledì 1° aprile.

La seduta è tolta alle ore 19 e 05.