Seduta n.340 del 02/08/2012 

CCCXL Seduta

(ANTIMERIDIANA)

Giovedì 2 agosto 2012

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 32.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 21 giugno 2012 (332), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Radhouan Ben Amara, Pietro Cocco, Vittorio Renato Lai, Giovanni Mariani, Eugenio Murgioni e Matteo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 2 agosto 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Steri - Pittalis - Diana Giampaolo - Uras - Diana Mario - Salis

"Disposizioni di modifica del comma 7 dell'articolo 3 della legge regionale 15 marzo 2012, n. 6 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2012) e disposizioni urgenti relative all'ENAS". (409)

(Pervenuta il 1° agosto 2012 e assegnata alla quarta Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interrogazione Cossa - Dedoni - Vargiu - Fois - Mula, con richiesta di risposta scritta, sulla possibile chiusura della storica Mariscuola La Maddalena". (923)

"Interrogazione Barracciu - Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sul presunto utilizzo di auto blu per spostamenti privati e non giustificati dall'attività dell'ufficio ricoperto da parte dell'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio, Luigi Crisponi". (924)

"Interrogazione Espa - Barracciu - Corda - Mariani - Bruno, con richiesta di risposta scritta, sulla recente direttiva della Direzione politiche sociali della Regione in merito all'attuazione della legge regionale n. 20 del 1997 (ex legge regionale n. 15 del 1992) in favore di persone con patologie psichiatriche, sofferenti mentali e/o con autismo". (925)

"Interrogazione Vargiu - Dedoni - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula, con richiesta di risposta scritta, sulla destinazione dl'ex Ospedale Marino di Cagliari". (926)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interpellanza Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo - Lotto - Cucca sulla vicenda relativa al drammatico stato di degrado ambientale in cui si trova l'invaso del lago Omodeo sul Tirso, in territorio di Busachi". (349)

"Interpellanza Diana Giampaolo sulla concessione discrezionale di contributi per il Piano di comunicazione istituzionale 2012". (350)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Mozione Bruno - Lotto - Meloni Valerio - Manca sulla grave condizione in cui versa la Facoltà di architettura di Alghero e sulla necessità di urgenti interventi per assicurare la continuità di un'esperienza culturale e scientifica di eccellenza". (198)

"Mozione Steri - Pittalis - Artizzu - Zuncheddu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo - Barracciu - Diana Giampaolo - Agus - Petrini - Corda - Ben Amara - Lunesu - Randazzo - Piras - Diana Mario - Uras - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Campus - Espa - Porcu - Moriconi - Cuccu - Cucca - Sabatini sulla necessità che la Giunta regionale provveda ad adottare gli atti necessari per rimuovere le ipotesi di cumulo di incarichi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (199)

PRESIDENTE. Constatata l'assenza della Giunta, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 36, viene ripresa alle ore 10 e 49.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, poiché l'assessore Milia ha comunicato che non potrà essere presente in Aula prima delle 11 e 30, convoco la Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali e sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 50, viene ripresa alle ore 11 e 39.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cocco Daniele, Cossa, Diana Giampaolo, Pittalis, Salis e Solinas Christian sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Comunico che sono presenti 31 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Fois - Greco - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Stochino - Vargiu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 40, viene ripresa alle ore 12 e 10.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, reitero la richiesta di verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cossa, Dedoni, Diana Giampaolo, Fois, Meloni Francesco, Mula, Mulas e Salis sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Comunico che sono presenti 40 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis.

Poichè il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire i lavori.

Discussione della mozione Amadu - Sanjust - Ben Amara - Sechi - Lunesu - Contu Mariano Ignazio - Meloni Marco - Espa - Biancareddu - Bruno - Cossa - Cuccu - Dedoni - Locci - Manca - Obinu - Rodin - Tocco - Zuncheddu sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per garantire adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo) (196)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 196.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Amadu - Sanjust - Ben Amara - Sechi - Lunesu - Contu Mariano Ignazio - Meloni Marco - Espa - Biancareddu - Bruno - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Locci - Manca - Obinu - Rodin - Tocco - Zuncheddu sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per garantire adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo).

IL CONSIGLIOREGIONALE

PREMESSO che la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, redatta a Strasburgo nel 1992, è entrata in vigore a livello internazionale, a seguito delle cinque ratifiche obbligatorie, il 1° marzo 1998 e attualmente è in vigore in 25 paesi, e che l'Italia, nonostante abbia firmato la Carta il 27 giugno 2000, non ha ancora perfezionato la procedura di ratifica;

CONSTATATO che il Parlamento è in procinto di approvare il disegno di legge n. 5118/XVI, concernente la ratifica ed esecuzione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie;

PREMESSO che:

1) - la legge n. 482 del 1999 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche) riconosce la minoranza linguistica sarda e quella catalana e prevede specifiche misure per "la tutela della lingua e della cultura delle popolazioni catalane e di quelle parlanti il sardo";

2) - altresì la legge regionale n. 26 del 1997 assicura alla lingua catalana di Alghero, al tabarchino delle isole del Sulcis, al dialetto sassarese e a quello gallurese la medesima valenza attribuita alla cultura e alla lingua sarda;

POSTO che l'obiettivo della Carta europea è quello di promuovere e proteggere le lingue regionali o minoritarie storicamente radicate e di preservarne l'esistenza attraverso misure specifiche da parte dei paesi membri dell'Unione europea nella considerazione del fatto che "la diversità linguistica costituisce uno degli elementi più preziosi del patrimonio culturale europeo";

CONSTATATO che la Carta propone misure specifiche per la salvaguardia delle lingue al fine di assicurare il rispetto del diritto universalmente riconosciuto e irrinunciabile di utilizzare una lingua regionale o minoritaria tanto nella vita privata che in quella pubblica;

VALUTATO che l'impostazione della Carta "rispetta i principi della sovranità nazionale" e che quindi ciascuno stato è libero, in fase di ratifica, di individuare non solo le lingue oggetto di tutela, ma anche le misure da adottare per la loro salvaguardia, e che tale flessibilità è funzionale alla necessità di tenere conto delle grandi diversità esistenti nelle situazioni reali interne ai vari stati, tra cui il numero di persone che parlano le lingue e il loro grado di frammentazione;

CONSIDERATO che pur nel rispetto di alcuni parametri precisi, gli stati membri sono quindi liberi di scegliere tra le diverse opzioni proposte "il grado di protezione" che si vuole attribuire alla singola lingua regionale o minoritaria nei diversi ambiti quali insegnamento, informazione, settore giudiziario e amministrativo, servizi pubblici, vita economica e sociale e attività culturali;

VERIFICATO che, a seguito dell'esame parlamentare, nel testo esitato dalle Commissioni non vengono garantiti alla lingua sarda, con riferimento ai suddetti ambiti, i massimi livelli di tutela, come invece avviene per altre lingue regionali o minoritarie come il tedesco, il francese o lo sloveno, nonostante la tradizione storica secolare e il peso culturale e identitario della stessa qualifichino il sardo necessariamente come lingua storica;

TENUTO CONTO che, nell'ambito dello Stato italiano, la lingua sarda è tra le lingue regionali o minoritarie quella parlata dalla popolazione più numerosa e con una vasta portata territoriale e che inoltre rispecchia perfettamente i criteri di riconoscimento individuati dalla Carta in quanto "lingua territoriale", ossia tradizionalmente utilizzata in un'area geografica determinata e presenta inoltre l'elemento della "coerenza tra il territorio di una lingua regionale o minoritaria e un'appropriata circoscrizione amministrativa" auspicato dalla stessa Carta europea;

DATO ATTO che la ratifica della predetta Carta, seppure a notevole distanza temporale dall'originaria adozione a Strasburgo, può rappresentare per la Sardegna un significativo passo in avanti, rispetto alla pressoché totale mancanza di interesse legislativo, in quanto si prefigge di estendere la diffusione delle lingue cosiddette minoritarie e regionali a partire dall'ambito della formazione pre-scolastica sino ai livelli di formazione superiore e di educazione per gli adulti e da lì nei principali settori sociali, economici e culturali;

RITENUTO che, in mancanza di un'adeguata salvaguardia, la lingua sarda rischia di perdere anche ambiti di utilizzo già praticati e di subire un arretramento rispetto alle misure previste dalla legge n. 482 del 1999, alla luce anche della recentissima sentenza della Corte di cassazione sull'utilizzo della lingua sarda in ambito giudiziario;

CONSIDERATA la necessità per la nostra Regione di perseguire la strada del bilinguismo completo che prevede come condizione fondamentale l'utilizzo del sardo nella scuola e il suo insegnamento nei vari ordini scolastici nell'ambito dei programmi ufficiali, dalla scuola materna fino all'università;

DATO ATTO che è proprio il problema dell'effettivo insegnamento nella scuola della lingua sarda a dare concretezza alla profonda e condivisa esigenza di preservare e diffondere la stessa, restando altrimenti mere enunciazioni di principio le suddette osservazioni;

VALUTATA l'importanza che avrebbe per la Sardegna disporre di mezzi di informazione nella lingua regionale e ritenuto che ciò andrebbe assicurato attraverso il massimo livello di sostegno previsto dalla Carta ossia con la possibilità di "istituire almeno una stazione radiofonica o una rete televisiva nella lingua minoritaria", come segnalato anche dal CORECOM Sardegna con nota inviata alla Seconda Commissione consiliare in data 18 giugno 2012, nella quale si invita a "intraprendere tutte le iniziative necessarie al fine di creare in Sardegna una stazione radio e televisiva e un giornale in lingua sarda, fatte salve le ulteriori modifiche necessarie anche in relazione a settori diversi da quello dei media (...)";

TENUTO CONTO che il citato disegno di legge n. 5118/XVI attualmente all'esame del Parlamento desta notevoli preoccupazioni in quanto contiene delle forti limitazioni per il sardo proprio in due settori strategici per la promozione della lingua sarda quali l'istruzione e l'informazione, laddove sarebbe più congruo e auspicabile un assetto di tutela più stringente e adeguato alle caratteristiche dell'idioma regionale;

RITENUTO che l'elemento identitario della lingua possa costituire un punto di forza per far valere le ragioni della nostra Isola anche ai fini della rivendicazione dei seggi rappresentativi della Sardegna nel Parlamento europeo, come ribadito dallo stesso Parlamento europeo nel progetto di relazione 2007/2207 (INI) che dispone che "gli Stati membri potranno istituire circoscrizioni speciali per venire incontro alle esigenze delle comunità appartenenti alle minoranze linguistiche";

RICHIAMATA la risoluzione n. 38, approvata dalle Commissioni permanenti Seconda e Ottava nella seduta del 19 luglio 2012, sulla necessità di intervenire a sostegno di adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie,

chiede al Parlamento

di prendere nella dovuta considerazione, in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie (disegno di legge n. 5118/XVI), le istanze sopra rappresentate affinché la lingua sarda possa vedere garantiti i massimi livelli di salvaguardia e promozione in ogni settore della vita economica e sociale, con particolare riguardo all'ambito dell'istruzione e dell'informazione, in modo tale da consentire una sua piena ed effettiva tutela, tenuto conto del valore storico, identitario e culturale della stessa. (196).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

AMADU (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, la mozione all'ordine del giorno e in discussione, che auspicabilmente avrà l'approvazione del Consiglio regionale, nasce dall'iniziativa congiunta delle Commissioni seconda e ottava e ha avuto l'unanime consenso di tutti i Gruppi consiliari presenti nelle stesse Commissioni. Mancano le firme dei colleghi del Gruppo sardista, che su questa questione hanno sempre portato avanti una loro battaglia (quindi c'è l'invito a firmarla rivolto al Gruppo consiliare) e poi quelle del Gruppo dell'I.d.V. e di Sardegna è già Domani in quanto questi Gruppi sono assenti nelle due Commissioni di cui ho detto.

La mozione ovviamente è aperta alle firme di tutti i consiglieri qualora si voglia assumere questa decisione, trattandosi di una mozione per la quale chiedo la trasformazione in ordine del giorno voto, con identico testo, perché assuma una violenza politico-istituzionale di maggiore peso e di maggiore efficacia.

Nel merito, il Parlamento italiano è in procinto di approvare il disegno di legge concernente la ratifica e l'applicazione della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie. Considerato che nel testo esitato dalle Commissioni non vengono garantiti alla lingua sarda i massimi livelli di tutela, così come avviene per le altre lingue regionali o minoritarie come il tedesco, il francese, lo sloveno, occorre che il Consiglio regionale chieda con forza il rispetto di queste prerogative, altrimenti la lingua sarda rischierebbe di perdere gli ambiti di utilizzo già praticati. E, siccome uno dei fari di riferimento è la necessità per la nostra Regione di perseguire la strada del bilinguismo completo, è opportuno e giusto che il Parlamento tenga conto di queste esigenze.

Quindi la mozione da trasformare in ordine del giorno voto pone come punto di forza l'elemento identitario della lingua sarda, perché possa essere salvaguardata ulteriormente. Le Commissioni seconda e ottava, unanimemente, hanno ritenuto di sottoporre all'Aula giustamente questa azione che occorre assumere con molto tempismo. Quindi chiediamo che questa mozione venga approvata trasformandola in ordine del giorno voto, con l'allargamento delle firme a cui accennavo.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi entro la fine del primo intervento.

Il primo iscritto a parlare è il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). La presentazione di queste due mozioni, numero 196 e 197, è un atto dovuto da parte del Consiglio regionale nei confronti di uno degli elementi più importanti della nostra identità: la lingua e la scuola. Atto dovuto reso necessario dal fatto che registriamo come lo Stato italiano, dopo aver firmato la Carta nell'anno 2000, ha atteso comunque sino a oggi a presentarla per l'approvazione definitiva; cosa che hanno già fatto, come si legge nei documenti allegati, altri venticinque Stati europei.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue SECHI). Lo fa adesso perché i ritmi e le decisioni della politica italiana sono questi; forse anche noi, che rivendichiamo in questo momento con un gesto d'orgoglio la nostra identità, però come comportamento siamo allineati sull'andazzo italiano.

La Carta è un documento che tutta l'Europa decise di provare a proporre perché c'era la necessità di tutelare una diversità linguistica e culturale nell'Europa moderna. Ebbene, all'interno dell'Europa io credo nessuno possa contestare che l'Italia rappresenta per la sua natura geografica, per le sue regioni storiche la patria delle diversità. Sicuramente l'Italia, non avendo altre risorse come materie prime, ha la sua grande risorsa nelle diversità: diversità artistiche, diversità paesaggistiche, diversità monumentali, diversi tra loro sono i nostri centri storici, i nostri borghi, le nostre espressioni culturali e linguistiche.

L'Italia è lo Stato europeo che ha al suo interno le maggiori diversità linguistiche e negli anni '60 e '70 si arrivò a definire, con una visione condivisa dei linguisti, dei giuristi e dalle istituzioni, quelle che dovevano essere le lingue tutelate con apposite norme, così come previsto dall'articolo 6 della Costituzione italiana che, richiamando il principio espresso nell'articolo 3, individuava una pari tutela e un pari rispetto per tutte le diversità, comprese le diversità linguistiche.

Prima del varo delle norme di tutela nazionali, norme redatte nel 1999 con la legge numero 482, anticipata tra l'altro dalla legge numero 26 del '97 della Regione sarda, qualcosa avevano fatto le regioni italiane, quelle più avanzate. Ciò che interessa noi in questo momento, ed è il fondamento dalla mozione, è che per evitare un'aggressione eccessiva da parte di parlate locali o di espressioni dialettali della lingua italiana, la diversità linguistica veniva indicata nei diversi territori individuando le comunità linguistiche che facevano riferimento a una lingua parlata fuori dai confini dello Stato italiano. Da questo parametro di riferimento erano escluse la lingua sarda, la lingua friulana e anche la lingua ladina che vive all'interno delle comunità germanofone delle province di Trento e di Bolzano.

Come ho detto prima, però, linguisti, giuristi e politici convennero sul fatto che la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia avevano una storia propria, un territorio proprio, una lingua propria e pertanto vennero equiparate e ridotte al rango di minoranza, devo dire sminuendo l'essere nazione e comunità sarda. Tanto per citare un esempio, le autonomie della Galizia, dei Paesi baschi e della Catalogna rifiutano decisamente il concetto di minoranza rispetto alla ispanità dello Stato spagnolo, e rivendicano per loro una condizione piena d'identità di popolo.

Però, siccome noi siamo sempre accomodanti o forse, come ho detto in altre occasioni, abbiamo un debole senso identitario, accettiamo comunque questo status di "minoranza" che, arrivati a questo punto, lo Stato italiano vuole addirittura negarci; a parte la decisione presa dal Consiglio di Stato in merito alla riduzione al rango di dialetto della lingua sarda. E non capisco che titolo abbia per arrivare a questa decisione, non capisco che competenze abbia per interferire su quello che deve essere definito lingua o dialetto, comunque questo è un altro argomento ed esula dal nostro progetto.

Io credo che noi dobbiamo rivendicare con forza un principio, già sancito dalle norme italiane e dai provvedimenti europei, e cioè che la lingua sarda è la lingua del popolo sardo e noi non possiamo accettare che alcuno, neanche lo Stato, sminuisca questo dato per fare anche semplicemente "cassa"; il provvedimento intende infatti impedire alla Regione Sardegna, alla Regione Friuli Venezia Giulia di utilizzare il meccanismo della riduzione del numero degli alunni per la composizione delle autonomie scolastiche; e quindi lo Stato risparmia miseramente su un principio sul quale non si può decisamente accettare nessuna ipotesi di risparmio quando si tratta di difendere valori identitari, di difendere il nostro patrimonio linguistico e culturale, di difendere la nostra scuola che, come recenti studi hanno messo in evidenza, è quella che subisce la più alta percentuale di dispersione scolastica in tutta Italia, e probabilmente in tutta Europa, perché l'Italia non è certo all'avanguardia d'Europa.

Pertanto, siamo di fronte a una situazione drammatica, tragica, della quale abbiamo discusso quando abbiamo parlato di dimensionamento scolastico, rivendicando una maggiore autonomia nelle scelte per le nostre condizioni geografiche, per le condizioni della nostra scuola, per la mobilità interna in Sardegna, per difendere i centri minori da un massacro che sarebbe conseguente ai provvedimenti del Ministero della pubblica istruzione.

Noi su questa vicenda in definitiva dobbiamo veramente alzare il tiro, non possiamo minimamente accettare che si utilizzi questo meccanismo, questa furbata, questa strategia per colpirci due volte. Il primo obiettivo è sicuramente quello di colpire il dimensionamento scolastico e le autonomie scolastiche, che noi rivendichiamo debbano essere ricondotte alla norma che consente alle comunità linguistiche diverse da quelle dello Stato italiano di attestarsi su numeri che favoriscono il raggiungimento di autonomia scolastiche con numeri inferiori; l'altro punto è che l'offesa, l'oltraggio più forte che viene fatto al popolo sardo è quello di negargli il proprio patrimonio linguistico come elemento identitario fondante del popolo e della nazione sarda.

Su questo aspetto immagino si raccoglierà il consenso unanime dell'intera Assemblea, e speriamo che possa avere soprattutto un favorevole accoglimento dal Parlamento, e il sostegno non solo dei parlamentari sardi, ma di tutti i parlamentari. Perché il Parlamento italiano si è già espresso in merito a questa vicenda. Quando venne approvata la "482", rispetto alle tredici comunità linguistiche proposte, che sono comunità che hanno una storia forte all'interno del territorio italiano, venne esclusa solamente la comunità dei Rom, perché nei confronti dei Rom e dei Sinti, delle cosiddette "comunità camminanti" si era pensato di intervenire con una legge apposita successivamente, tant'è che oggi è in cammino appunto una proposta di legge in merito.

La vigliaccheria da parte di chi ha proposto questa esclusione della lingua sarda dal novero delle lingue parlate in Italia salva solamente le comunità linguistiche che hanno un accordo tra Stati, l'Italia e la Francia per il francese della Valle d'Aosta, Italia e Austria per le comunità germanofone delle Province di Trento e di Bolzano, Italia e la giovane Repubblica slovena per la comunità slovena. Però per esempio vengono salvati i ladini, sia quelli della Val Gardena, che quelli della Val di Fassa. Perché? Perché sono una comunità piccola, e probabilmente non creano problemi in termini economici e di dimensionamento scolastico…

PRESIDENTE. Onorevole Sechi, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Presidente, assessori e colleghi, mi sembra importante questa mozione proprio per significare la necessità di difendere la nostra lingua. Mi pare però che stiamo perdendo molto tempo dietro questo argomento, che dovrebbe essere la prima delle questioni che affrontiamo in quest'Aula, perché nonostante lo si tratti, poi non riusciamo a difendere questa nostra lingua.

Dirò quindi poche parole per sottolineare che è bene riprendere questo argomento, parlare la lingua sarda e fare in modo che i ragazzi a scuola parlino il sardo, il sardo che conoscono: gallurese, sassarese o campidanese, perché a furia di parlarlo credo che alla fine la lingua tornerà di nuovo unica, perché adotteremo le parole che più ci piacerà usare e che più saranno gradite alle nostre orecchie, come capita adesso quando parlando in italiano introduciamo parole inglesi che ormai sono diventate italiane a tutti gli effetti, e così dobbiamo fare parlando in sardo. Dobbiamo almeno riprovare a fare quanto dico.

Anch'io sto dimenticando come si parla in sardo, e oggi ne approfitto proprio perché credo che sia una bella occasione per iniziare a riprovare. Il professor Lilliu, che conoscevo molto bene e che stimavo e stimo, ogni volta che lo incontravo mi diceva di parlargli in sardo e non in italiano, perché il sardo è la lingua colta del nostro popolo. Queste parole mi sono rimaste impresse nella mente, e credo che uomini semplici come era il professor Lilliu meritino di essere seguiti quando espongono e cercano di praticare queste idee. Idee che dobbiamo cercare di portare avanti.

Pertanto penso, come ho detto prima, che dobbiamo rincominciare ad abituare i nostri figli fin da piccoli a parlare in sardo, senza vergognarci come invece è stato fatto con noi quando cercavamo di scrivere in sardo, non riuscendoci in italiano, e le maestre non facevano altro che sottolineare in rosso tutte le parole sbagliate in italiano, senza comprendere che spesso è molto difficile rendere il significato di una parola sarda in italiano, e molte volte in sardo basta una parola per esprimere tutta una frase italiana.

Invece ancora non riusciamo a trasmettere ai nostri figli questo modo di parlare, che è comunque proprio di una lingua ancora viva, se è vero come è vero che molti termini del sardo sono stati acquisiti dallo spagnolo, dal latino, forse dallo stesso mondo nuragico, e tuttavia vengono usati. Questo dimostra appunto che il sardo è una lingua viva, perché solo la lingua che è viva riesce ad arricchirsi di vocaboli di altre lingue adattandoli come meglio può alle sue esigenze.

Mi sembra quindi che davvero sia arrivato il momento di iniziare a riparlare il sardo, come mi ricordava il professor Lilliu ogni volta che lo vedevo. Proprio pensando a lui lascio questa testimonianza al Consiglio, con la speranza che, oltre ad approvare questa mozione, cominceremo a produrre leggi che, nell'ambito della nostra autonomia, consentano ai ragazzi di poter usufruire almeno di un'ora settimanale di lingua sarda a scuola, perché comincino a pensare in sardo, perché noi comunque pensiamo in sardo e molti pensieri, molti termini che esprimiamo stanno sparendo, non sono più ricordati, si perdono.

Oggi abbiamo diversi vocabolari sardi, però non basta scriverli, per ricordare bisogna fare come facevano i vecchi quando certi pomeriggi di grande caldo si sedevano fuori dalla porta di casa e cercavano di trasmettere ai ragazzi esperienza, cultura, storia e lingua. In questo mondo, che ormai appiattisce tutto, credo che la Sardegna e i sardi si distinguano e possono distinguersi e difendersi mantenendo la loro lingua. A questo dobbiamo badare, e in questa direzione dobbiamo fare qualcosa, perché questa unità di lingue che tutti cercano di perseguire, domandandosi se debba essere il sassarese, il campidanese, io credo che già ci sia, bisogna solo parlare e discorrere, a poco a poco essa nascerà come già accade per l'italiano, quando per esempio per dire "sì" diciamo "ok", che è diventato ormai italiano, e in sardo deve ripetersi lo stesso fenomeno, diremo "abba" anziché "acqua", ma alla fine ci intenderemo tra di noi e useremo un solo termine che unificherà di nuovo la Sardegna.

Quindi l'augurio, e concludo qui, è che vi sia l'inizio di un percorso lungo che però conduca davvero a recuperare questo simbolo principale che rappresenta il popolo sardo, e credo che senza la lingua il popolo sardo tenderà poco a poco a uniformarsi agli altri popoli del mondo e a diventare una parte che non conta più nulla, perché senza lingua ci troveremo come poveri ragazzi senza scarpe al confronto dei ragazzi più ricchi vestiti di tutto punto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Collegas, bois ammentades de seguru cando a primos de su mese de martzu su Cussìgiu de sos Ministros pariat chi aiat ratificadu s'acasagiamentu de sa Carta Europea pro sas limbas de minorias de su 1992. Nois totus pighende atu de su comunicadu ufitziale de su Guvernu aiamus cretidu pro un'iscuta chi in fines s'esseret ischiti da cussa mancàntzia de bint'annos de s'Istadu Italianu in s'inditu de unu amparu cuncretu de sas minorias linguìsticas intre sas cales cussa sarda chi est sa segunda de sa Repùblica a pustis de s'italianu pro nùmeru de sos chi la faeddant.

Totu nois aiamus pensadu tando chi in fines si esserent abertos tretos nos finas in su Guvernu Regionale in su campu de s'impreu sotziale de sa limba sarda ponende in contu s'iscola, s'universidade, sos mèdios massivos sa pùblica amministrazione.

So faeddende de su chi pertocat a barigaresos òstaculos giurìdícos e amministrativos chi ant itransidu finas a nomo a sa Regione Autònoma de Sardigna de poder tènnere ampramanu pro pòdere fàghere sas leges prus acumpridas in custa matèria: Comente ischimus, di fatis, finas a oe a s'artìculu 6 de sa Carta Costitutzionale de su 1948 fiat postu in pràtica petzi a benefitziu de sos grupos linguìsticos amparados dae sos tratados internatzionales rotetti da trattati internazionali chi sunt sos tirolesos de s'Artu Adige, sos francofonos de sa Baddede Aostasos, islovenos de su Friuli, mentres sa minoria linguìstica de sa Sardigna mancari chi siat amparada cun sa legge n. 482/99 si defensaiat cun un amparu prusminore e duncas fiat discriminada a manera crara. Ma su cuntentu pro sa nova de sa ratifica de sa Carta Europea pro sas limbas regionales e minoritarias comente, a sa matesi manera, bos ammentades, aiat tentu dura pro non prus de una chida. Sa nova pro sa ratifica acumprida di fatiss'est iscobiadu chi fiat nudda de pruschi un'ispot, unu recramu de su Guvernu Monti chi aiat finas cambiadu su comunicadu chi aiant postu in su giassu internet istituzionale chi faeddait de s'aprovatzione de su tratadu europeu. Ma s'interventu meu de oe a subra de custa motzione non cheret a bogare a campu su tratu de malu fàgheresu pagu cuida ducun su cale su Guvernu Monti aiat in antis anuntziadu sa ratifica comente fata posca pro fàghere custa pagu deghile e iscurreta curretzione de sa faddina de s'àteru comunicadu ufitziale sena mancu fàghere mancu un'annotu de retìfica sena mancu si leare sa responsabilidade pro custa faddina.

Deo mi pregonto, intamen, collega, site galu potzat serbire pro chi sas ideas nostra siant prus crarase si a beru tenimus sa dificultade a cumprèndereite betze de interlocutore depimus gherrare cara a cara. A chie, in fines, nos semus invochende e chie cherimus seberare da e nois matessi. Sa motzione faghet riferimentu a una risoluzione, sa n. 38, aprovada dae sas Cummissiones permanentes Segunda e Otava, in sa setziada de su 19 triulas 2012 chi arrecramat sa netzessidade de intervènnere agivare a fàghere livelos adeguados de amparu pro sa limba sarda in sa sea de sa ratìfica de sa Carta Europea de sas limbas regionales e minoritària scumbidat, in prus de su Presidente, finas totus sos parlamentares sardos, a istare atentos e bardiare e dare impèllida a totu sas initziativas opportuna in sa sea de aprovatzione in Parlamentu in su disinnu de lege n: 5118/XVI Como deo so isetende e nde so seguru chi su Presidente e s'Assessore de sa cultura de sa Regione Sardigna ant a ischire comente nos defensare pro amparare sos deretose s'identidade de su Pòpulu sardu ponende cun fortilesa s achistione linguistica in mesu de sos temas chi si leant cara a cara cun s'Istadu.

Non tèngio su matessi cumbinchimentu pro cantu pertocat intamessos parlamentares nostros, chi finas a eris pariat chi esserent dormidos in unu letargu longu longu e sighidu e como sunt totu abolotados pro paritzas resonesa pònnere in fatu, finas arrischende de fàghere rìere sa gente, pro more de balangiare una carchi visibilidade.

Deo, pro custas resones, mi creo chi depat èssere custu Cussìgiu a colare dae sas paràulas a sos fatos finas cun atziones e leendesi sa responsabilidade ca est petzi cun su mèdiu de atos cuncretos e Iestros, chi si podet iscutinare unu Guvernu surdue finas parlamentares pagu abistos chi forsis sunt isbeliados.

Naro custas cosas cun sentidu in su cumbinchimentu de interpretare non petzi s'idea ispartzinada de su partidu me uma finas cussu de totu su Pòpulu nostru chi, so seguru, isetat dae nois prus fatos e prus pagas paràu las prus fortza, prus orgòlliu pro nos pònnere in cara a su Guvernu Italianu cun prus atza sena èssere masedosmeda. E sende chi semus faeddende de orgòlliu, diat chèrrere ammentare a cust'ora e in custa sea chi su Partidu Sardu fiat istadu intre sos promotores de sa lege de initziativa populare chi at printzipiadu sa batalla moderna pro sa limba e, cun sos cussigeris regionales e cun s'atividade de sos militantes suos pro sa proposta e s'aprovatzione imbeniente de sa lege regionale n. 26 subra sa lingua sarda. Pedo, duncas, a custu cussìgiu de pònnere a banda totu sas divisiones pro de badasultres chi in su campu econòmicu e de s'ocupatzione gasi comente costast, pro esempru, in realidade comente cudda altoatesina e valdostana siat in sos cuncursos chi in sas assuntziones in sa pùblica ammínistratzione. Pedo galu chi sa Regione Autònoma de Sardigna cumentzet una protzedura de infrazione pro s'acordu cuadru de sas minorias natzionales Ratificadu dae su Guvernu Italianu in su Cunsìgiu de s'Europa. A chie però at detzisu chi cun sas eletziones de su parlamentu italianu lompende de ischidare su sonnu e de si nche pònnere sas bestimentas de defensore de sa limba sarda mi diat pràghere chi custu Cussìgiu esser et respostu totu paris. cun sas eletziones de su parlamentu italianu lompende di interrompere il torpore di tutore in Parlamento della lingua sarda, de ischidare su sonnu e de si nche pònnere sas bestimentas de defensore de sa limba sarda, mi diat pràghere chi custu Cussìgiu esseret respostu totu paris: "No gràtzias, nois amus a ischire bìnchere custa batalla a sa sola, comente amus semper fatu, fidende subra nois etotu". A boi totus, collegas, totus in pari: Fortza Paris.

Colleghi, ricordate certamente quando nei primi giorni di marzo, il Consiglio dei Ministri pareva aver ratificato il recepimento della Carta europea per le lingue regionali minoritarie del 1992.

Noi tutti, prendendo atto del comunicato ufficiale del Governo, avevamo creduto, per un attimo, che finalmente si fosse colmato quel ritardo ventennale dello Stato italiano nell'indirizzo di una tutela effettiva delle minoranze linguistiche fra cui quella sarda che è la seconda della Repubblica, dopo l'italiano, per numero di parlanti. Noi tutti pensammo, allora, che finalmente si aprissero scenari nuovi anche per il Governo regionale nell'ambito dell'uso sociale della lingua sarda, ivi compresa la scuola, l'università, i mass media e la pubblica amministrazione.

Mi riferisco al verosimile superamento degli ostacoli giuridici e legislativi che hanno impedito finora alla Sardegna di poter legiferare compiutamente in materia; come sappiamo, infatti, fino a oggi l'articolo 6 della Carta costituzionale del 1948 era messo in pratica soltanto a beneficio dei gruppi linguistici protetti dai trattati internazionali: quali i sud tirolesi dell'Alto Adige, i francofoni della Valle d'Aosta, e gli sloveni del Friuli, mentre la minoranza linguistica della Sardegna, pur riconosciuta con la legge numero 482 del 1999, godeva di una minore tutela ed era comunque palesemente discriminata.

Ma i rallegramenti per la notizia della ratifica della Carta europea per le lingue regionali minoritarie, come, ugualmente, ricorderete, durarono neppure lo spazio di una settimana.

L'annuncio dell'avvenuta ratifica, infatti, si era rivelato essere nient'altro che uno spot del Governo Monti che provvide a rettificare il comunicato ufficiale apparso qualche giorno prima sul sito istituzionale del Consiglio dei ministri, che riportava il recepimento del trattato europeo.

Ma il mio intervento di oggi, su questa mozione, non è teso a mettere in evidenza la scorrettezza, l'inqualificabile superficialità, con cui il Governo Monti ha prima annunciato l'avvenuta ratifica per poi apportare un'incredibile e alquanto scorretta correzione del precedente comunicato ufficiale, senza peraltro alcuna nota integrativa di rettifica e senza nessuna assunzione di responsabilità.

Io mi chiedo invece, colleghi, cosa ancora occorra perché le nostre idee siano più chiare, se davvero abbiamo la difficoltà a capire che razza di interlocutore abbiamo di fronte.

A chi, insomma, ci stiamo invocando, e chi vogliamo scegliere per il nostro tramite?

La mozione fa riferimento a una risoluzione, la numero 38, approvata dalle Commissioni permanenti seconda e ottava nella seduta del 19 luglio del 2012, che richiama la necessità di intervenire a sostegno di adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, invita oltre che il nostro Presidente, anche tutti i parlamentari sardi, a vigilare e a porre in essere tutte le opportune iniziative in sede di approvazione in Parlamento del disegno di legge numero 5118/XVI.

Ora, io mi aspetto, sono anche certo, che il Presidente e l'Assessore della cultura della Regione sarda, sapranno tenere alta la guardia a tutela delle prerogative dell'identità culturale del popolo sardo, inserendo con forza la questione linguistica fra i temi di confronto con lo Stato italiano.

Non nutro la medesima convinzione per quanto riguarda invece i nostri parlamentari, che fino a ieri parevano dormire, in un lunghissimo e indisturbato letargo, e oggi sono tutti quanti in perenne agitazione, per i motivi più disparati, a inseguire anche a costo del ridicolo una qualche visibilità politica.

Io, per queste ragioni, credo che debba essere proprio questo Consiglio a passare dalle parole ai fatti, anche con gesti e assunzioni di responsabilità eclatanti, perché è solo attraverso l'adozione di atti concreti e immediati, che si può scuotere un Governo sordo, e anche dei parlamentari inefficienti o, quanto meno, molto distratti.

Dico queste cose accoratamente, nella convinzione di interpretare non solo il sentire comune del mio partito, ma anche quello di tutto il nostro popolo che, sono certo, si aspetta da noi più fatti e meno parole, più orgoglio nel porci nei confronti del Governo italiano, e meno accondiscendenza.

E, a proposito di orgoglio, desidero ricordare anche in questa sede che il P.S. d'Azione è stato fra i promotori della legge di iniziativa popolare che ha innescato la battaglia moderna per la lingua e, con i suoi consiglieri regionali e l'attività dei suoi militanti, ha saputo rappresentare il motore per la proposta e la successiva approvazione della legge regionale numero 26 sulla lingua sarda. Chiedo perciò a questo Consiglio, di mettere da parte tutte le divisioni sterili, di mostrarsi veramente unito e determinato, oltre che nell'ambito economico e dell'occupazione, così come già capita, per esempio, in realtà come quelle altoatesina e valdostana, sia nei concorsi che nelle assunzioni presso la pubblica amministrazione.

Chiedo ancora che la Regione autonoma sarda inizi una procedura di infrazione dell'accordo quadro sulle minoranze nazionali ratificato dal Governo italiano presso il Consiglio d'Europa.

A chi perciò ha deciso, con l'elezione del Parlamento italiano ormai alle porte, di interrompere il torpore e di investirsi del ruolo di tutore in Parlamento della lingua sarda mi piacerebbe che questo Consiglio rispondesse coralmente: " No, grazie,

noi sapremo ugualmente vincere questa battaglia, bastandoci da soli". A voi tutti, colleghi, tutti insieme, Fortza Paris.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.

CONTU MARIANO (P.d.L.). Signor Presidente, signori Assessori, colleghi del Consiglio, pensavamo, fin dal '97, che l'approvazione della legge regionale numero 26 costituisse un percorso per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda; percorso peraltro confermato dalla legge numero 482 del '99, legge che sostanzialmente riconosce la lingua sarda come lingua "identitaria", ne riconosce il valore storico e culturale e, soprattutto, il Governo inizia a finanziare i progetti per l'attuazione della tutela e della valorizzazione delle lingue cosiddette minoritarie.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue CONTU MARIANO.) Stiamo procedendo così su questo tema, forse anche per la poca convinzione da parte della nostra istituzione, ma soprattutto di noi sardi in generale, di avere un patrimonio da tutelare, essendo a conoscenza che la lingua non è solo un fatto di costume; spesso e volentieri il substrato culturale, il riconoscimento da parte nostra, del sardo come nostra lingua madre ci mette, volta per volta, nelle condizioni di attivare soltanto contrapposizioni tra le diverse contrade della nostra Isola.

Noi tutti siamo coscienti del fatto che dal '97 a oggi, gli unici fatti rilevabili (e anche tutte le polemiche che sono sorte in queste ultime settimane rispetto a quella sentenza della Cassazione che non riconosce l'uso del sardo nelle sedi giudiziarie) portassero a una proposta di sintesi su una posizione unica rispetto alle rivendicazioni da avanzare nei confronti del Parlamento. Invece abbiamo notato, letto sulla stampa, sentito dagli organi di informazione, le solite posizioni di contrapposizione e di ricerca di una prevaricazione di una parlata rispetto a un'altra.

Eppure siamo tutti pienamente coscienti del fatto che la norma nazionale e la legge regionale numero 26 riconoscono, diceva bene il collega Sechi, anche le parlate locali: il catalano, il tabarchino, il dialetto di Sassari, il dialetto gallurese, si riconosce e si legittima l'uso della lingua sarda nella pubblica amministrazione. Come dicevo, il Governo nel 2000 inizia a finanziare appunto i progetti sull'attivazione dei percorsi per l'uso della lingua sarda nella pubblica amministrazione ma, soprattutto, nella formazione e nell'istruzione, nella scuola di ogni ordine e grado.

Io ho avuto la responsabilità di coordinare tra il 2000 e il 2005, in qualità di Assessore per la provincia di Cagliari alla tutela della lingua sarda, le progettazioni ma soprattutto i percorsi dell'attivazione dei contenuti non solo della "482" ma anche della "26" dando luogo a una serie di iniziative che ha portato l'Università di Cagliari a istituire il master per la formazione della classe docente, ma soprattutto per 'attivazione di tutti quei percorsi per l'inserimento della lingua sarda anche nei percorsi formativi della scuola di primo ordine.

Oggi, mentre interveniva il collega Agus, e a seguire gli altri colleghi che mi hanno preceduto, sembravano non aver capito e, ancora oggi, che l'uso della lingua nel Parlamento sardo deve essere accompagnato e regolamentato per consentire a tutti di poter seguire i discorsi avendo a disposizione il testo redatto anche nelle diverse varianti.

Noi non siamo attrezzati, forse è la prima volta che questo viene esplicitato nella proposizione della mozione, dicevo che non siamo ancora attrezzati come Consiglio a istituire un ufficio dedicato a tradurre i documenti nelle varie varianti: ufficio che sarebbe dovuto essere già previsto fin dal 1997. Allora, detto questo, noi ci troviamo oggi in una Babilonia, dove ognuno si esprime nella sua lingua e gli altri però non sono messi nelle condizioni, come avveniva a Babilonia, di capire nella propria lingua.

Allora, questo è il processo che dobbiamo completare. E' importante il documento redatto dalle Commissioni, la mozione è stata firmata anche dal sottoscritto; però, per dirci che cosa? Che dobbiamo trovare l'azione sinergica all'interno dell'Aula, ma soprattutto con i nostri parlamentari che, con forza, sostengano quanto è nei contenuti di questa mozione. Io credo che, come succede per noi consiglieri regionali, anche per i parlamentari nazionali non ci siano queste sinergie.

Assessore, io credo che questa sia un'azione che lei dovrebbe sostenere soprattutto avvalendosi dell'intervento dei parlamentari nazionali perché nelle Commissioni della Camera e del Senato ci sia il sostegno pieno a che le ragioni della nostra identità, le ragioni della salvaguardia della nostra lingua, le ragioni della salvaguardia e della tutela del valore non solo identitario ma anche culturale, storico e quant'altro possiamo dire per sostenere le nostre tesi, diventino importanti non solo per questi aspetti ma per tutte le ricadute anche in termini economici.

Io credo che voi tutti siate a conoscenza del fatto che nelle regioni citate, Val d'Aosta, Trentino, Friuli, Calabria e così via dicendo, dove sono riconosciute le lingue minoritarie, ci sia un valore aggiunto anche di tipo economico grazie al bilinguismo praticato in tutti gli uffici pubblici e nella scuola. Io credo che questo sia un fattore importante per la crescita, non solo culturale, ma anche economica dei nostri giovani in modo particolare.

Un esempio pratico: un carabiniere, un poliziotto, in generale un tutore dell'ordine che vada a fare il servizio nelle zone dove è adottato il ladino come lingua minoritaria, se non parla ladino non può adire a quel ruolo, e così vale per gli insegnanti e così vale per tutta un'altra serie di figure istituzionali e di dipendenti pubblici, nelle zone dove è obbligatorio il tedesco. Io non so se voi abbiate esperienza del Trentino Alto Adige dove, non solo nelle vallate che ha citato il collega Sechi, ma in tante località, se non parli il tedesco non ti rispondono, questo l'ho vissuto personalmente; si capisce l'importanza e il valore aggiunto che, anche in termini economici, può avere il riconoscimento della lingua madre e l'uso del bilinguismo negli uffici pubblici.

Siamo pertanto a favore dell'iniziativa delle Commissioni ottava e seconda, primo firmatario il collega Amadu, e sostenuta dai componenti delle due Commissioni, che è stata portata all'attenzione dell'Aula; una iniziativa che va sostenuta da tutti con forza, Assessore, e che va portata nelle sedi istituzionali nel più breve tempo possibile prima che si arrivi all'approvazione definitiva della ratifica della Carta europea delle lingue regionali.

PRESIDENTE. Colleghi, essendo pervenuta una richiesta da parte del Presidente della Regione, convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo e sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 48, viene ripresa alle ore 12 e 54.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di consentire che il Presidente della Regione renda proprie comunicazioni, ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento, non appena sarà presente in Aula, con la conseguente interruzione del dibattito in atto.

E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Come i colleghi avranno notato, nella relazione del collega Amadu…

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, essendo presente in Aula il Presidente della Regione, le chiedo di sospendere il suo intervento che riprenderà successivamente.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Va bene, Presidente.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Chiedo scusa, Presidente, le chiedo ancora qualche minuto.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, può proseguire il suo intervento.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Come ha annunciato il presidente Amadu, il Partito Sardo d'Azione, non essendo rappresentato all'interno di questa Commissione, non è neanche tra i firmatari della proposta; di conseguenza, per evitare di dover portare all'attenzione dell'Aula un nostro ordine del giorno, credo che si possa serenamente accettare la proposta del presidente Amadu di apporre anche noi la firma su questo documento. Non avendo nostri rappresentanti, voglio sottolineare, lo dico a tutti i Presidenti di Commissione, non perché ci sia dovuto, che il Partito Sardo d'Azione da sempre ha fatto battaglie storiche; una di queste è proprio la battaglia sulla lingua, come testimonia il fatto che l'unica legge approvata da quest'Aula sull'argomento è stata presentata proprio da un sardista nella legislatura '94-'99, come del resto è stata presentata dai Sardisti anche quella sulla bandiera e, per ultima, quella sull'inno. Abbiamo sempre avuto una sensibilità su certi temi.

Mi fa piacere sentire i colleghi parlare in quest'Aula, Aula che su questo tema ha visto sempre i consiglieri essere più spettatori che attori principali; credo sia cresciuta una cultura in modo diverso, una sensibilità in modo diverso e un'attenzione, che prima non c'era, è cresciuta nella qualità e nella quantità. Questo fa solo piacere, non ci siamo arresi negli anni più difficili e vuol dire che godremo anche degli anni migliori.

Io non voglio entrare nel merito di tutto questo e non voglio essere ripetitivo delle cose già dette, a me in questo momento preoccupa che il tutto non finisca con una discussione e con un voto in quest'Aula, e che chi ha rappresentanti nel Parlamento italiano (e in questo consesso ci sono partiti che ne hanno tanti, a iniziare dal P.D. e dal P.d.L. ma anche l'I.d.V. e l'U.D.C.), dica a questi sardi mandati a Roma dalla Sardegna, che questa sensibilità sia una sensibilità reale, che si faccia una battaglia unitaria, che si chieda a quei parlamentari che arrivano da battaglie analoghe alla nostra (che abbiano o non abbiano ottenuto il riconoscimento di una identità) di essere partecipi di una battaglia comune, perché all'interno del Parlamento si consegua una soluzione positiva. Soprattutto che non succeda che usciti da quest'Aula tutto finisca e nessuno si senta più in dovere di continuare una battaglia che è una battaglia di tutti.

Se questa sensibilità si dovesse concretizzare, credo di poter dire da questo momento che a Roma ci sarebbe una soluzione diversa da quella che c'è stata sino a questo momento e che ci porta a discutere di un tema così delicato e così importante.

Su questo noi saremo attenti, faremo le nostre valutazioni, e non si pensi che terminata la discussione odierna di questo argomento non se ne possa e non se ne debba più parlare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, intervengo brevemente perché le cose importanti sono state già dette da tutti i precedenti relatori; vorrei soltanto far notare due cose ai colleghi.

Io voterò la mozione della seconda Commissione perché è ragionata, ma suggerisco all'Assessore della pubblica istruzione di valutare la possibilità di usare l'articolo 47, secondo comma, dello Statuto che prevede che il Presidente della Regione sarda partecipi alle riunioni del Consiglio dei Ministri quando il Consiglio dei Ministri adotta o approva atti che riguardano la Sardegna; nella fattispecie il Consiglio dei Ministri ha discusso la bozza di ratifica della Carta europea in assenza del Presidente della Regione sarda e in assenza dei Presidenti delle Regioni delle altre minoranze linguistiche che sono state in qualche modo ulteriormente subordinate.

Perché dico "ulteriormente"? Mi rivolgo ai colleghi che militano in partiti italiani, perché forse è il caso di chiarire molto bene un concetto: la Carta europea consentiva agli Stati membri di graduare il livello di tutela; pertanto è lo Stato italiano, è il Governo italiano che ha deciso di assegnare il più alto livello di tutela alle minoranze linguistiche, presenti nel territorio della Repubblica italiana, che hanno alle spalle Stati nazionali come la Germania, l'Austria o la Francia, e il minor grado di tutela alle cosiddette minoranze linguistiche non riferibili a Stati nazionali membri dell'Unione europea, ma riferibili sicuramente a storie, vicende, civiltà diverse da quelle della Repubblica italiana.

E' una scelta del Governo italiano. Si può dire che i parlamentari possono non aver colto la portata di questo evento? Non lo si può dire perché tutti loro sanno che l'assessore Milia ha scritto ai parlamentari sardi presenti nel Parlamento italiano e li ha informati con una lettera dettagliata, e largamente rifluita poi nella mozione presentata dalla seconda Commissione. I parlamentari sardi non sono stati incisivi, direi che non hanno proferito parola.

E qui si pone la questione, e la faccio breve. La questione della lingua non è una questione meramente culturale o identitaria ma quando la si affronta in quest'Aula la si affronta, chiaramente, in termini politici; e la domanda a cui bisogna rispondere è perché lo Stato italiano è ostile a che in Sardegna si realizzi un perfetto bilinguismo, perché è ostile, perché è ostile a riconoscere che c'è una lingua all'interno del suo territorio diversa da quella nazionale italiana? Il motivo è che una lingua esistente attesta un percorso storico di civiltà differente; e un percorso storico di civiltà differente è un argomento culturale, potente, per dire che la sovranità del popolo sardo non è delegata dalla sovranità del popolo italiano.

La questione della lingua è una questione essenziale della questione della sovranità per cui, colleghi, se ci esercitiamo in argomenti generosi verso la lingua in questa Aula ma poi si è autonomisti, cioè si dice che la sovranità della Sardegna è delegata dallo Stato italiano si è in grande contraddizione. Se si dice che la lingua sarda è l'attestazione di un percorso culturale, civile, storico differente perché la lingua è l'attestazione di una diversità che è maturata nei secoli, se si è convinti di questo non si può accettare che sia il popolo italiano a delegare il grado di sovranità a chi vive in Sardegna.

Per cui se è vero ciò che dice oggi la mozione della seconda Commissione, mi auguro che chi si pronuncia a favore non sia candidato alle elezioni politiche sotto i contrassegni dei partiti italiani, perché sarebbe in grandissima contraddizione.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, il 28 luglio scorso il quotidiano italiano Il Corriere della Sera riportava un articolo così titolato: "Il caso: dai deputati dell'isola nessun intervento. Se per il Parlamento il sardo non rientra tra le lingue da salvare. Escluso dall'insegnamento a scuola". Il testo recita: "Da qualche tempo", voglio proprio sottolineare che si tratta di una testata italiana, "è in atto in Sardegna un vivace dibattito intorno alla lingua sarda. L'ultimo episodio risale al 10 luglio scorso, quando gli stessi parlamentari sardi non hanno presentato alcun emendamento in favore del sardo, accettando di fatto un testo di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie che finisce con il delegittimare l'insegnamento a scuola e la circolazione sociale dell'antica lingua isolana.

Di fatto il sardo non figura più tra le lingue minoritarie da difendere (come succede invece, ad esempio, per il tedesco in Alto Adige o il francese in Val d'Aosta) perché la Commissione affari esteri della Camera, che ha approvato la Carta, in assenza di interventi dei deputati sardi ha escluso la lingua dell'isola dalle garanzie del bilinguismo. E pensare che proprio l'Europa aveva erogato 128 milioni di euro per promuovere la lingua…". Tralascio la parte centrale dell'articolo che conclude: "A dispetto della consapevolezza dei suoi politici, una parte della comunità sarda è impegnata oggi nel recupero di un'idea dell'isola che oppone le proprie tradizioni alla devastazione dell'industria chimica e della speculazione edilizia. La lingua può diventare l'antidoto più forte contro la trasformazioone oggi in corso della Sardegna in una specie di Disneyland balneare e vacanziera". Questo testo non è stato scritto da un nostalgico di lingua sarda e ancor meno da un indipendentista sardo, questo articolo è stato scritto da un giornalista de Il Corriere della Sera che si chiama Franco Brevini.

Io ritengo gravissimo e colpevole il silenzio di tutti i politici sardi che, indistintamente, eletti per il Parlamento italiano per rappresentare le istanze, i diritti e le richieste del nostro popolo hanno vergognosamente rinunciato a difendere i nostri diritti su un tema fondamentale per la nostra identità: quello della nostra lingua, quindi della sua difesa e del suo insegnamento nelle scuole coinvolgendo insegnanti e creando nuova consapevolezza culturale e occupazionale. E' quindi una vergogna che sia solo il leghista Borghezio a sentirsi l'unico titolato a difendere la cultura e l'identità sarda; su questo dovremmo veramente fare qualche riflessione.

Comunque, mentre siamo in attesa che i nostri parlamentari si pronuncino per giustificare la propria complicità oppure la propria innocenza, mi chiedo quale sia anche la competenza linguistica dei giudici della Cassazione che hanno deciso che il sardo è non una vera lingua, ma solamente un dialetto. Questa sentenza, pertanto, non solo riporta indietro di alcuni decenni il dibattito culturale a pitzus de sa limba sarda ma è una retrocessione della stessa giurisprudenza italiana, europea, internazionale che ne sancisce in modo inequivocabile lo status e i diritti di lingua. Ma non sono neanche così irrispettosa da accusare i giudici di ignoranza in materia linguistica e giurisprudenziale, vorrei solo capire se hanno deciso deliberatamente oppure dietro suggerimenti di natura squisitamente politica che impongono di violare le leggi che in Italia promuovono e tutelano le lingue minoritarie; vedi la legge numero 482 del 1999 che contempla la lingua sarda tra quelle da valorizzare e tutelare essendo quella sarda, per chi l'avesse scordato, la minoranza linguistica più numerosa all'interno dello Stato italiano.

Queste leggi di tutela sono espressamente indicate e riprese a livello europeo tanto da fare sì che ogni Stato aderente le acquisisca e le attui concretamente, riconoscendo quindi che le minoranze linguistiche sono una ricchezza e un patrimonio innanzitutto europeo da cui il popolo sardo non può essere escluso, pena la perdita del diritto inalienabile del nostro popolo all'uso della propria lingua chiaramente con l'oblio della nostra identità.

Quindi dai primi del novecento a oggi tutti gli studiosi di lingua sarda non hanno mai avuto dubbi sul fatto che la lingua sarda, in tutte le sue varianti, sia dotata di una grammatica e di una sintassi comune, elementi che la classificano inequivocabilmente come lingua. Le varianti sono determinate principalmente da variazioni di fonetica e in quanto tali riconducibili a una matrice unica. Oggi l'esercizio che c'è stato è stato un esercizio di intelligenza, la pratica della lingua in Aula, e spero che non finisca qui, perché questo ha messo in evidenza che, pur avendo sentito diverse parlate, diverse varianti, abbiamo capito tutti perfettamente, era la nostra lingua.

Sarebbe comunque inutile, adesso, addentrarci ulteriormente in una discussione sulla validità del sardo come lingua a sé stante, visto che autorevoli studiosi ne hanno decretato da tempo, non da oggi, in modo inequivocabile il valore e il riconoscimento. Chiaramente dobbiamo porci una domanda: che cosa nasconde questo provvedimento, non è un taglio della lingua così casuale. La lingua è un elemento fortemente caratterizzante e fondante di una nazione, quindi rappresenta la sintesi di una storia e un vessillo di identità che conferisce al territorio e ai legami culturali interni al popolo lo status di nazione; visto che la Sardegna vanta con la piattaforma continentale dei confini ben definiti, secondo il diritto internazionale essa è una nazione.

Chi fa resistenza nel riconoscere questo concetto e questo diritto per i sardi, caso strano, è proprio lo Stato italiano. Inoltre, all'interno del cosiddetto Consiglio regionale, ovvero il Parlamento dei sardi, questi concetti e valori sono stati abbondantemente affrontati, discussi e trasformati in mozioni, ordini del giorno e conseguenti atti legislativi; è un vero peccato che non si applichino con puntualità e con tempestività.

E' chiaro che nei secoli i dominatori hanno sempre cercato di tagliare la lingua non solo in senso metaforico, ma talvolta anche in senso fisico ai popoli da loro assoggettati e colonizzati. Purtroppo, con la fine dell'epoca giudicale, gli invasori di turno hanno riservato a noi sardi la stessa sorte, impedendo in tutti i modi, anche con la violenza, di manifestare la nostra diversità culturale, di cui la lingua è sicuramente un pilastro importante. La nostra lingua è un mezzo che ci ha consentito di ereditare dai nostri padri il nostro ricco patrimonio identitario, ci ha permesso di resistere alle colonizzazioni che si sono susseguite e ci ricorda, giorno dopo giorno, che noi non siamo solo una regione autonoma dello Stato italiano, peculiarità che insistentemente in quest'ultimo decennio stanno cercando violentemente di eliminare, ma ci impone di ricordare che la Sardegna non è Italia, ma è una nazione a sè stante.

A metà degli anni '70, il professor Lilliu, di cui abbiamo commemorato l'anniversario la scorsa settimana, e altri intellettuali come Eliseo Spiga, Antonello Satta e numerosi altri, costituirono un comitato (molti di voi lo ricorderanno), che era il comitato "una firma po cumentzare", che con una raccolta di firme chiese alla Regione autonoma della Sardegna di riconoscere e legiferare il bilinguismo perfetto tra l'italiano e il sardo, e la sua attuazione in ogni ufficio pubblico e scuola di ogni ordine e grado. La testimonianza di questi valori, fatta da questi sardi illustri, oggi ci permette ancora una volta di dibattere su questi temi, di fermare l'insulto storico e culturale secondo cui il sardo non è una lingua ma un dialetto…

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Oggi stiamo trattando un argomento che, purtroppo, questo Parlamento del popolo sardo non ha mai voluto concludere in via definitiva, trovando una soluzione alla lingua sarda, ufficializzandola come è doveroso e come tutti reclamano, qualunque sia la variante ipotizzata. Di conseguenza è facile capire che l'aggressione da parte di un'altra entità è facilitata. Ma, al di là del ragionamento sulla sovranità e sui partiti italianisti, non si può non riconoscere che la Sardegna rappresenta una "Nazione non Stato" e su questo si fonda la sovranità data dall'utilizzo della lingua quale fattore identitario e unificante.

Io credo che l'attacco da parte dello Stato centrale sia più forte e pressante, diretto a togliere, a cancellare con forza, dove può arrivare, qualunque espressione dell'autonomia a tutte le regioni a Statuto speciale. Ma la disgrazia è che non abbiamo avuto una classe politica, sino a oggi, che abbia saputo tutelare nell'insieme il fattore linguistico e identitario. E fa specie effettivamente che sia un personaggio della Lega a dover difendere la lingua italiana, non avendolo fatto altri parlamentari isolani, da qualunque parte politica essi provengano.

Anzi, c'è quasi un titubare nel dare le risposte, nel dire: "Ma l'abbiamo fatto, arriverà il testo poi nella seduta plenaria, e lì presenteremo i nostri emendamenti". Io dico però che occorre vigilanza sulle cose che contano, altrimenti non va bene. E ho anche paura quando sento dire che qualcuno riconosce più lingue in Sardegna, anziché varianti. La Catalogna ha unificato più di cento dialetti, si tratta di un "normare" la lingua, come è avvenuto per l'italiano. Italiano che è nato con Federico II in Sicilia, portato in Arno, lavato in Arno, ma pur tuttavia l'italiano che si parla a Napoli, in Sicilia, in Puglia o in Lombardia è diverso dall'italiano scritto classico proprio della letteratura.

Se queste cose veramente hanno un significato per il nostro popolo e per la nostra identità, non possiamo che difenderle. Alla Carta europea delle lingue minoritarie regionali o minoritarie, redatta nel 1992, lo Stato italiano ha risposto, dopo alcune richieste specifiche dall'Unione europea, con una legge approvata nel 1999 che era un pannicello per poter bloccare le iniziative europee. E oggi si accorge che la "482", la legge del '99, non basta e vorrebbe che ratificasse quella direttiva portando lo Stato italiano a dire che non esiste una realtà, che è la prima realtà, all'interno del suo territorio che parla una lingua specifica, una lingua peraltro ricca, che porta in sé i segni di una molteplicità di lingue morte e di lingue vive.

Parliamo di lingue morte come l'accadico, o altre lingue mediorientali e mesopotamiche, lingue come il latino, il greco, ma parliamo anche del catalano, del castigliano, lingue etniche. Basterebbe pensare a come viene riproposto in Sardegna il dio egizio Min; a come viene chiamata una cittadina: Samassis da Shamash, il dio egizio Ka; ma ce ne sono diverse e potremmo andare a rivedere come sono tutte ben impiegate. Ma basterebbe pensare al termine Meigama (quando i raggi del sole sono a metà), che riprende un vocabolo greco. Ma un perfetto latino è parlato non dove si insegna, ma all'interno dei territori del centro Sardegna. E' significativo del fatto che questa sia una lingua diversa che va tutelata e difesa?

Piuttosto, io mi chiedo se il Governo Monti abbia voluto smuovere il discorso dei fondi stanziati dall'Unione europea per la tutela delle lingue minoritarie, e dove abbia voluto allocare quei finanziamenti, e se non nasconda altro all'interno di questa manovra. Ma con tutto il ragionamento che potremmo fare, se noi votassimo anche unitariamente questa mozione, questo ordine del giorno, non avremmo fatto niente; gli altri colleghi che hanno anticipato il loro ragionamento, hanno tutti reclamato una unità di intenti dopo il voto in quest'Aula, nel pressare non solo i deputati e i senatori rappresentanti dell'Isola, ma facendo leva e forza sugli interessi vitali di un'identità, di un popolo che non può essere lasciato a sé stante.

E se qualche volta diciamo che c'è necessità di innovazione e abbiamo la voglia di competere e avere un nuovo statuto, e reclamiamo la Costituente, non è solo per gioco, non è solo per riempirci la bocca, è perché sappiamo che un nuovo Trattato deve essere scritto fra lo Stato centrale italiano e la Regione Sardegna, e un nuovo trattato deve essere scritto fra la Regione Sardegna e l'Europa, perché è l'Europa delle regioni e dei popoli, non delle nazioni. E quando le nazioni si apprestano a dare maggiore disponibilità e sovranità all'Europa non vorrei che, ancora una volta, a perdere siano quelli che hanno una specialità, come la nostra Sardegna, dimenticata in tutti i parametri, anche finanziari ed economici, e non solo linguistici, aggiungo oggi, ma che viene isolata più di quanto già lo sia, come termine geografico riconosciuto, essendo in mezzo al Mare Mediterraneo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, io ho ascoltato tutti gli interventi, che ho apprezzato, ma sono profondamente stupito del fatto che tutti ignorino che la Commissione "lingue minoritarie" del Parlamento, giusto ieri, ha espresso parere favorevole alla legge a condizione che siano assicurate alla lingua sarda e friulana le stesse protezioni date per il tedesco, lo sloveno, il francese e il ladino, quindi c'è una novità che è stata completamente trascurata in quest'Aula. Aggiungo che questa è una condizione che è stata posta su espressa proposta dell'onorevole Antonello Mereu, parlamentare dell'U.D.C., condizione che è stata accolta. Quindi, come vede, onorevole Maninchedda, l'U.D.C. sui problemi è sempre presente, da solo, ma sempre e comunque presente, portando avanti gli interessi della Sardegna.

Noi non siamo quelli che, per esempio a proposito dell'IMU, dopo che la Regione ha già fatto il ricorso a gennaio, ci svegliamo a maggio-giugno per dire: "Ah! C'è questo!", per prenderci i meriti; bisogna essere seri, bisogna che tutti i parlamentari, al di là delle piazzate propagandistiche, facciano il loro lavoro nell'interesse della Sardegna. L'assessore Milia è corso a scrivere una lettera, mi spiegate perché solo l'U.D.C. si è attivato in questo campo? Non lo capisco!

Su questa critica sono d'accordo: tutti i parlamentari sardi sono parlamentari eletti dalla Sardegna, ancorché senza vincolo di mandato, e devono tutelare le ragioni della Sardegna. Noi siamo orgogliosi di far parte di un partito nazionale che questo fa, e lo fa con convinzione, relativamente a tutti i problemi, da ALCOA, Eurallumina e quant'altro; da questo punto di vista non mi stancherò mai di dare atto e merito al nostro parlamentare Antonello Mereu.

Detto questo, per riallacciarmi soprattutto al discorso dell'onorevole Maninchedda, noi siamo pienamente consci che la lingua sarda è uno degli elementi distintivi e caratterizzanti del popolo sardo, è uno degli elementi insieme a tanti altri, tant'è che noi l'avevamo posto come uno degli elementi base per giustificare la riscrittura dello Statuto dell'autonomia e per giustificare la richiesta di ulteriori poteri. Noi non parliamo di sovranità, noi riteniamo che bisogna avere ben presenti i fini e, in relazione ai fini che dobbiamo raggiungere, dobbiamo chiedere i corrispondenti poteri e vedere come questi poteri possano essere esercitati e realizzati in base alle risorse finanziarie da acquisire, che devono essere poste a disposizione.

Quindi concordiamo con quello che dice Maninchedda con questa precisazione. Noi voteremo la mozione perché la tutela della lingua sarda, ripeto, l'abbiamo invocata più volte; e rispondo all'onorevole Dedoni dicendo che noi siamo a favore della Costituente, lo siamo stati dal primo giorno della legislatura e nella passata legislatura. Dal primo giorno della legislatura in Commissione abbiamo segnalato l'urgenza di provvedere per coordinare i tempi della legislatura regionale con la legislatura parlamentare. Purtroppo, molti di coloro che si battono per la Costituente a questo appello sono stati sordi, come sono stati sordi a tantissimi altri appelli, fermo restando che poi dobbiamo capire cosa si intende quando si parla di Costituente, ma questo è un discorso che faremo in altra occasione. Quindi il nostro voto è favorevole

PRESIDENTE. Ricordo che alle ore 14 è convocata la Commissione bilancio. Il Consiglio è riconvocato alle ore 17 del pomeriggio.

La seduta è tolta alle ore 13 e 27.



Allegati seduta

CCCXL Seduta

(ANTIMERIDIANA)

Giovedì 2 agosto 2012

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 32.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 21 giugno 2012 (332), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Radhouan Ben Amara, Pietro Cocco, Vittorio Renato Lai, Giovanni Mariani, Eugenio Murgioni e Matteo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 2 agosto 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Steri - Pittalis - Diana Giampaolo - Uras - Diana Mario - Salis

"Disposizioni di modifica del comma 7 dell'articolo 3 della legge regionale 15 marzo 2012, n. 6 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2012) e disposizioni urgenti relative all'ENAS". (409)

(Pervenuta il 1° agosto 2012 e assegnata alla quarta Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interrogazione Cossa - Dedoni - Vargiu - Fois - Mula, con richiesta di risposta scritta, sulla possibile chiusura della storica Mariscuola La Maddalena". (923)

"Interrogazione Barracciu - Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sul presunto utilizzo di auto blu per spostamenti privati e non giustificati dall'attività dell'ufficio ricoperto da parte dell'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio, Luigi Crisponi". (924)

"Interrogazione Espa - Barracciu - Corda - Mariani - Bruno, con richiesta di risposta scritta, sulla recente direttiva della Direzione politiche sociali della Regione in merito all'attuazione della legge regionale n. 20 del 1997 (ex legge regionale n. 15 del 1992) in favore di persone con patologie psichiatriche, sofferenti mentali e/o con autismo". (925)

"Interrogazione Vargiu - Dedoni - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula, con richiesta di risposta scritta, sulla destinazione dl'ex Ospedale Marino di Cagliari". (926)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interpellanza Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo - Lotto - Cucca sulla vicenda relativa al drammatico stato di degrado ambientale in cui si trova l'invaso del lago Omodeo sul Tirso, in territorio di Busachi". (349)

"Interpellanza Diana Giampaolo sulla concessione discrezionale di contributi per il Piano di comunicazione istituzionale 2012". (350)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Mozione Bruno - Lotto - Meloni Valerio - Manca sulla grave condizione in cui versa la Facoltà di architettura di Alghero e sulla necessità di urgenti interventi per assicurare la continuità di un'esperienza culturale e scientifica di eccellenza". (198)

"Mozione Steri - Pittalis - Artizzu - Zuncheddu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo - Barracciu - Diana Giampaolo - Agus - Petrini - Corda - Ben Amara - Lunesu - Randazzo - Piras - Diana Mario - Uras - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Campus - Espa - Porcu - Moriconi - Cuccu - Cucca - Sabatini sulla necessità che la Giunta regionale provveda ad adottare gli atti necessari per rimuovere le ipotesi di cumulo di incarichi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (199)

PRESIDENTE. Constatata l'assenza della Giunta, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 36, viene ripresa alle ore 10 e 49.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, poiché l'assessore Milia ha comunicato che non potrà essere presente in Aula prima delle 11 e 30, convoco la Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali e sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 50, viene ripresa alle ore 11 e 39.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cocco Daniele, Cossa, Diana Giampaolo, Pittalis, Salis e Solinas Christian sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Comunico che sono presenti 31 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Fois - Greco - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Stochino - Vargiu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 40, viene ripresa alle ore 12 e 10.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, reitero la richiesta di verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cossa, Dedoni, Diana Giampaolo, Fois, Meloni Francesco, Mula, Mulas e Salis sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Comunico che sono presenti 40 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis.

Poichè il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire i lavori.

Discussione della mozione Amadu - Sanjust - Ben Amara - Sechi - Lunesu - Contu Mariano Ignazio - Meloni Marco - Espa - Biancareddu - Bruno - Cossa - Cuccu - Dedoni - Locci - Manca - Obinu - Rodin - Tocco - Zuncheddu sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per garantire adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo) (196)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 196.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Amadu - Sanjust - Ben Amara - Sechi - Lunesu - Contu Mariano Ignazio - Meloni Marco - Espa - Biancareddu - Bruno - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Locci - Manca - Obinu - Rodin - Tocco - Zuncheddu sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per garantire adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo).

IL CONSIGLIOREGIONALE

PREMESSO che la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, redatta a Strasburgo nel 1992, è entrata in vigore a livello internazionale, a seguito delle cinque ratifiche obbligatorie, il 1° marzo 1998 e attualmente è in vigore in 25 paesi, e che l'Italia, nonostante abbia firmato la Carta il 27 giugno 2000, non ha ancora perfezionato la procedura di ratifica;

CONSTATATO che il Parlamento è in procinto di approvare il disegno di legge n. 5118/XVI, concernente la ratifica ed esecuzione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie;

PREMESSO che:

1) - la legge n. 482 del 1999 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche) riconosce la minoranza linguistica sarda e quella catalana e prevede specifiche misure per "la tutela della lingua e della cultura delle popolazioni catalane e di quelle parlanti il sardo";

2) - altresì la legge regionale n. 26 del 1997 assicura alla lingua catalana di Alghero, al tabarchino delle isole del Sulcis, al dialetto sassarese e a quello gallurese la medesima valenza attribuita alla cultura e alla lingua sarda;

POSTO che l'obiettivo della Carta europea è quello di promuovere e proteggere le lingue regionali o minoritarie storicamente radicate e di preservarne l'esistenza attraverso misure specifiche da parte dei paesi membri dell'Unione europea nella considerazione del fatto che "la diversità linguistica costituisce uno degli elementi più preziosi del patrimonio culturale europeo";

CONSTATATO che la Carta propone misure specifiche per la salvaguardia delle lingue al fine di assicurare il rispetto del diritto universalmente riconosciuto e irrinunciabile di utilizzare una lingua regionale o minoritaria tanto nella vita privata che in quella pubblica;

VALUTATO che l'impostazione della Carta "rispetta i principi della sovranità nazionale" e che quindi ciascuno stato è libero, in fase di ratifica, di individuare non solo le lingue oggetto di tutela, ma anche le misure da adottare per la loro salvaguardia, e che tale flessibilità è funzionale alla necessità di tenere conto delle grandi diversità esistenti nelle situazioni reali interne ai vari stati, tra cui il numero di persone che parlano le lingue e il loro grado di frammentazione;

CONSIDERATO che pur nel rispetto di alcuni parametri precisi, gli stati membri sono quindi liberi di scegliere tra le diverse opzioni proposte "il grado di protezione" che si vuole attribuire alla singola lingua regionale o minoritaria nei diversi ambiti quali insegnamento, informazione, settore giudiziario e amministrativo, servizi pubblici, vita economica e sociale e attività culturali;

VERIFICATO che, a seguito dell'esame parlamentare, nel testo esitato dalle Commissioni non vengono garantiti alla lingua sarda, con riferimento ai suddetti ambiti, i massimi livelli di tutela, come invece avviene per altre lingue regionali o minoritarie come il tedesco, il francese o lo sloveno, nonostante la tradizione storica secolare e il peso culturale e identitario della stessa qualifichino il sardo necessariamente come lingua storica;

TENUTO CONTO che, nell'ambito dello Stato italiano, la lingua sarda è tra le lingue regionali o minoritarie quella parlata dalla popolazione più numerosa e con una vasta portata territoriale e che inoltre rispecchia perfettamente i criteri di riconoscimento individuati dalla Carta in quanto "lingua territoriale", ossia tradizionalmente utilizzata in un'area geografica determinata e presenta inoltre l'elemento della "coerenza tra il territorio di una lingua regionale o minoritaria e un'appropriata circoscrizione amministrativa" auspicato dalla stessa Carta europea;

DATO ATTO che la ratifica della predetta Carta, seppure a notevole distanza temporale dall'originaria adozione a Strasburgo, può rappresentare per la Sardegna un significativo passo in avanti, rispetto alla pressoché totale mancanza di interesse legislativo, in quanto si prefigge di estendere la diffusione delle lingue cosiddette minoritarie e regionali a partire dall'ambito della formazione pre-scolastica sino ai livelli di formazione superiore e di educazione per gli adulti e da lì nei principali settori sociali, economici e culturali;

RITENUTO che, in mancanza di un'adeguata salvaguardia, la lingua sarda rischia di perdere anche ambiti di utilizzo già praticati e di subire un arretramento rispetto alle misure previste dalla legge n. 482 del 1999, alla luce anche della recentissima sentenza della Corte di cassazione sull'utilizzo della lingua sarda in ambito giudiziario;

CONSIDERATA la necessità per la nostra Regione di perseguire la strada del bilinguismo completo che prevede come condizione fondamentale l'utilizzo del sardo nella scuola e il suo insegnamento nei vari ordini scolastici nell'ambito dei programmi ufficiali, dalla scuola materna fino all'università;

DATO ATTO che è proprio il problema dell'effettivo insegnamento nella scuola della lingua sarda a dare concretezza alla profonda e condivisa esigenza di preservare e diffondere la stessa, restando altrimenti mere enunciazioni di principio le suddette osservazioni;

VALUTATA l'importanza che avrebbe per la Sardegna disporre di mezzi di informazione nella lingua regionale e ritenuto che ciò andrebbe assicurato attraverso il massimo livello di sostegno previsto dalla Carta ossia con la possibilità di "istituire almeno una stazione radiofonica o una rete televisiva nella lingua minoritaria", come segnalato anche dal CORECOM Sardegna con nota inviata alla Seconda Commissione consiliare in data 18 giugno 2012, nella quale si invita a "intraprendere tutte le iniziative necessarie al fine di creare in Sardegna una stazione radio e televisiva e un giornale in lingua sarda, fatte salve le ulteriori modifiche necessarie anche in relazione a settori diversi da quello dei media (...)";

TENUTO CONTO che il citato disegno di legge n. 5118/XVI attualmente all'esame del Parlamento desta notevoli preoccupazioni in quanto contiene delle forti limitazioni per il sardo proprio in due settori strategici per la promozione della lingua sarda quali l'istruzione e l'informazione, laddove sarebbe più congruo e auspicabile un assetto di tutela più stringente e adeguato alle caratteristiche dell'idioma regionale;

RITENUTO che l'elemento identitario della lingua possa costituire un punto di forza per far valere le ragioni della nostra Isola anche ai fini della rivendicazione dei seggi rappresentativi della Sardegna nel Parlamento europeo, come ribadito dallo stesso Parlamento europeo nel progetto di relazione 2007/2207 (INI) che dispone che "gli Stati membri potranno istituire circoscrizioni speciali per venire incontro alle esigenze delle comunità appartenenti alle minoranze linguistiche";

RICHIAMATA la risoluzione n. 38, approvata dalle Commissioni permanenti Seconda e Ottava nella seduta del 19 luglio 2012, sulla necessità di intervenire a sostegno di adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie,

chiede al Parlamento

di prendere nella dovuta considerazione, in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie (disegno di legge n. 5118/XVI), le istanze sopra rappresentate affinché la lingua sarda possa vedere garantiti i massimi livelli di salvaguardia e promozione in ogni settore della vita economica e sociale, con particolare riguardo all'ambito dell'istruzione e dell'informazione, in modo tale da consentire una sua piena ed effettiva tutela, tenuto conto del valore storico, identitario e culturale della stessa. (196).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

AMADU (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, la mozione all'ordine del giorno e in discussione, che auspicabilmente avrà l'approvazione del Consiglio regionale, nasce dall'iniziativa congiunta delle Commissioni seconda e ottava e ha avuto l'unanime consenso di tutti i Gruppi consiliari presenti nelle stesse Commissioni. Mancano le firme dei colleghi del Gruppo sardista, che su questa questione hanno sempre portato avanti una loro battaglia (quindi c'è l'invito a firmarla rivolto al Gruppo consiliare) e poi quelle del Gruppo dell'I.d.V. e di Sardegna è già Domani in quanto questi Gruppi sono assenti nelle due Commissioni di cui ho detto.

La mozione ovviamente è aperta alle firme di tutti i consiglieri qualora si voglia assumere questa decisione, trattandosi di una mozione per la quale chiedo la trasformazione in ordine del giorno voto, con identico testo, perché assuma una violenza politico-istituzionale di maggiore peso e di maggiore efficacia.

Nel merito, il Parlamento italiano è in procinto di approvare il disegno di legge concernente la ratifica e l'applicazione della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie. Considerato che nel testo esitato dalle Commissioni non vengono garantiti alla lingua sarda i massimi livelli di tutela, così come avviene per le altre lingue regionali o minoritarie come il tedesco, il francese, lo sloveno, occorre che il Consiglio regionale chieda con forza il rispetto di queste prerogative, altrimenti la lingua sarda rischierebbe di perdere gli ambiti di utilizzo già praticati. E, siccome uno dei fari di riferimento è la necessità per la nostra Regione di perseguire la strada del bilinguismo completo, è opportuno e giusto che il Parlamento tenga conto di queste esigenze.

Quindi la mozione da trasformare in ordine del giorno voto pone come punto di forza l'elemento identitario della lingua sarda, perché possa essere salvaguardata ulteriormente. Le Commissioni seconda e ottava, unanimemente, hanno ritenuto di sottoporre all'Aula giustamente questa azione che occorre assumere con molto tempismo. Quindi chiediamo che questa mozione venga approvata trasformandola in ordine del giorno voto, con l'allargamento delle firme a cui accennavo.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi entro la fine del primo intervento.

Il primo iscritto a parlare è il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). La presentazione di queste due mozioni, numero 196 e 197, è un atto dovuto da parte del Consiglio regionale nei confronti di uno degli elementi più importanti della nostra identità: la lingua e la scuola. Atto dovuto reso necessario dal fatto che registriamo come lo Stato italiano, dopo aver firmato la Carta nell'anno 2000, ha atteso comunque sino a oggi a presentarla per l'approvazione definitiva; cosa che hanno già fatto, come si legge nei documenti allegati, altri venticinque Stati europei.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue SECHI). Lo fa adesso perché i ritmi e le decisioni della politica italiana sono questi; forse anche noi, che rivendichiamo in questo momento con un gesto d'orgoglio la nostra identità, però come comportamento siamo allineati sull'andazzo italiano.

La Carta è un documento che tutta l'Europa decise di provare a proporre perché c'era la necessità di tutelare una diversità linguistica e culturale nell'Europa moderna. Ebbene, all'interno dell'Europa io credo nessuno possa contestare che l'Italia rappresenta per la sua natura geografica, per le sue regioni storiche la patria delle diversità. Sicuramente l'Italia, non avendo altre risorse come materie prime, ha la sua grande risorsa nelle diversità: diversità artistiche, diversità paesaggistiche, diversità monumentali, diversi tra loro sono i nostri centri storici, i nostri borghi, le nostre espressioni culturali e linguistiche.

L'Italia è lo Stato europeo che ha al suo interno le maggiori diversità linguistiche e negli anni '60 e '70 si arrivò a definire, con una visione condivisa dei linguisti, dei giuristi e dalle istituzioni, quelle che dovevano essere le lingue tutelate con apposite norme, così come previsto dall'articolo 6 della Costituzione italiana che, richiamando il principio espresso nell'articolo 3, individuava una pari tutela e un pari rispetto per tutte le diversità, comprese le diversità linguistiche.

Prima del varo delle norme di tutela nazionali, norme redatte nel 1999 con la legge numero 482, anticipata tra l'altro dalla legge numero 26 del '97 della Regione sarda, qualcosa avevano fatto le regioni italiane, quelle più avanzate. Ciò che interessa noi in questo momento, ed è il fondamento dalla mozione, è che per evitare un'aggressione eccessiva da parte di parlate locali o di espressioni dialettali della lingua italiana, la diversità linguistica veniva indicata nei diversi territori individuando le comunità linguistiche che facevano riferimento a una lingua parlata fuori dai confini dello Stato italiano. Da questo parametro di riferimento erano escluse la lingua sarda, la lingua friulana e anche la lingua ladina che vive all'interno delle comunità germanofone delle province di Trento e di Bolzano.

Come ho detto prima, però, linguisti, giuristi e politici convennero sul fatto che la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia avevano una storia propria, un territorio proprio, una lingua propria e pertanto vennero equiparate e ridotte al rango di minoranza, devo dire sminuendo l'essere nazione e comunità sarda. Tanto per citare un esempio, le autonomie della Galizia, dei Paesi baschi e della Catalogna rifiutano decisamente il concetto di minoranza rispetto alla ispanità dello Stato spagnolo, e rivendicano per loro una condizione piena d'identità di popolo.

Però, siccome noi siamo sempre accomodanti o forse, come ho detto in altre occasioni, abbiamo un debole senso identitario, accettiamo comunque questo status di "minoranza" che, arrivati a questo punto, lo Stato italiano vuole addirittura negarci; a parte la decisione presa dal Consiglio di Stato in merito alla riduzione al rango di dialetto della lingua sarda. E non capisco che titolo abbia per arrivare a questa decisione, non capisco che competenze abbia per interferire su quello che deve essere definito lingua o dialetto, comunque questo è un altro argomento ed esula dal nostro progetto.

Io credo che noi dobbiamo rivendicare con forza un principio, già sancito dalle norme italiane e dai provvedimenti europei, e cioè che la lingua sarda è la lingua del popolo sardo e noi non possiamo accettare che alcuno, neanche lo Stato, sminuisca questo dato per fare anche semplicemente "cassa"; il provvedimento intende infatti impedire alla Regione Sardegna, alla Regione Friuli Venezia Giulia di utilizzare il meccanismo della riduzione del numero degli alunni per la composizione delle autonomie scolastiche; e quindi lo Stato risparmia miseramente su un principio sul quale non si può decisamente accettare nessuna ipotesi di risparmio quando si tratta di difendere valori identitari, di difendere il nostro patrimonio linguistico e culturale, di difendere la nostra scuola che, come recenti studi hanno messo in evidenza, è quella che subisce la più alta percentuale di dispersione scolastica in tutta Italia, e probabilmente in tutta Europa, perché l'Italia non è certo all'avanguardia d'Europa.

Pertanto, siamo di fronte a una situazione drammatica, tragica, della quale abbiamo discusso quando abbiamo parlato di dimensionamento scolastico, rivendicando una maggiore autonomia nelle scelte per le nostre condizioni geografiche, per le condizioni della nostra scuola, per la mobilità interna in Sardegna, per difendere i centri minori da un massacro che sarebbe conseguente ai provvedimenti del Ministero della pubblica istruzione.

Noi su questa vicenda in definitiva dobbiamo veramente alzare il tiro, non possiamo minimamente accettare che si utilizzi questo meccanismo, questa furbata, questa strategia per colpirci due volte. Il primo obiettivo è sicuramente quello di colpire il dimensionamento scolastico e le autonomie scolastiche, che noi rivendichiamo debbano essere ricondotte alla norma che consente alle comunità linguistiche diverse da quelle dello Stato italiano di attestarsi su numeri che favoriscono il raggiungimento di autonomia scolastiche con numeri inferiori; l'altro punto è che l'offesa, l'oltraggio più forte che viene fatto al popolo sardo è quello di negargli il proprio patrimonio linguistico come elemento identitario fondante del popolo e della nazione sarda.

Su questo aspetto immagino si raccoglierà il consenso unanime dell'intera Assemblea, e speriamo che possa avere soprattutto un favorevole accoglimento dal Parlamento, e il sostegno non solo dei parlamentari sardi, ma di tutti i parlamentari. Perché il Parlamento italiano si è già espresso in merito a questa vicenda. Quando venne approvata la "482", rispetto alle tredici comunità linguistiche proposte, che sono comunità che hanno una storia forte all'interno del territorio italiano, venne esclusa solamente la comunità dei Rom, perché nei confronti dei Rom e dei Sinti, delle cosiddette "comunità camminanti" si era pensato di intervenire con una legge apposita successivamente, tant'è che oggi è in cammino appunto una proposta di legge in merito.

La vigliaccheria da parte di chi ha proposto questa esclusione della lingua sarda dal novero delle lingue parlate in Italia salva solamente le comunità linguistiche che hanno un accordo tra Stati, l'Italia e la Francia per il francese della Valle d'Aosta, Italia e Austria per le comunità germanofone delle Province di Trento e di Bolzano, Italia e la giovane Repubblica slovena per la comunità slovena. Però per esempio vengono salvati i ladini, sia quelli della Val Gardena, che quelli della Val di Fassa. Perché? Perché sono una comunità piccola, e probabilmente non creano problemi in termini economici e di dimensionamento scolastico…

PRESIDENTE. Onorevole Sechi, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Presidente, assessori e colleghi, mi sembra importante questa mozione proprio per significare la necessità di difendere la nostra lingua. Mi pare però che stiamo perdendo molto tempo dietro questo argomento, che dovrebbe essere la prima delle questioni che affrontiamo in quest'Aula, perché nonostante lo si tratti, poi non riusciamo a difendere questa nostra lingua.

Dirò quindi poche parole per sottolineare che è bene riprendere questo argomento, parlare la lingua sarda e fare in modo che i ragazzi a scuola parlino il sardo, il sardo che conoscono: gallurese, sassarese o campidanese, perché a furia di parlarlo credo che alla fine la lingua tornerà di nuovo unica, perché adotteremo le parole che più ci piacerà usare e che più saranno gradite alle nostre orecchie, come capita adesso quando parlando in italiano introduciamo parole inglesi che ormai sono diventate italiane a tutti gli effetti, e così dobbiamo fare parlando in sardo. Dobbiamo almeno riprovare a fare quanto dico.

Anch'io sto dimenticando come si parla in sardo, e oggi ne approfitto proprio perché credo che sia una bella occasione per iniziare a riprovare. Il professor Lilliu, che conoscevo molto bene e che stimavo e stimo, ogni volta che lo incontravo mi diceva di parlargli in sardo e non in italiano, perché il sardo è la lingua colta del nostro popolo. Queste parole mi sono rimaste impresse nella mente, e credo che uomini semplici come era il professor Lilliu meritino di essere seguiti quando espongono e cercano di praticare queste idee. Idee che dobbiamo cercare di portare avanti.

Pertanto penso, come ho detto prima, che dobbiamo rincominciare ad abituare i nostri figli fin da piccoli a parlare in sardo, senza vergognarci come invece è stato fatto con noi quando cercavamo di scrivere in sardo, non riuscendoci in italiano, e le maestre non facevano altro che sottolineare in rosso tutte le parole sbagliate in italiano, senza comprendere che spesso è molto difficile rendere il significato di una parola sarda in italiano, e molte volte in sardo basta una parola per esprimere tutta una frase italiana.

Invece ancora non riusciamo a trasmettere ai nostri figli questo modo di parlare, che è comunque proprio di una lingua ancora viva, se è vero come è vero che molti termini del sardo sono stati acquisiti dallo spagnolo, dal latino, forse dallo stesso mondo nuragico, e tuttavia vengono usati. Questo dimostra appunto che il sardo è una lingua viva, perché solo la lingua che è viva riesce ad arricchirsi di vocaboli di altre lingue adattandoli come meglio può alle sue esigenze.

Mi sembra quindi che davvero sia arrivato il momento di iniziare a riparlare il sardo, come mi ricordava il professor Lilliu ogni volta che lo vedevo. Proprio pensando a lui lascio questa testimonianza al Consiglio, con la speranza che, oltre ad approvare questa mozione, cominceremo a produrre leggi che, nell'ambito della nostra autonomia, consentano ai ragazzi di poter usufruire almeno di un'ora settimanale di lingua sarda a scuola, perché comincino a pensare in sardo, perché noi comunque pensiamo in sardo e molti pensieri, molti termini che esprimiamo stanno sparendo, non sono più ricordati, si perdono.

Oggi abbiamo diversi vocabolari sardi, però non basta scriverli, per ricordare bisogna fare come facevano i vecchi quando certi pomeriggi di grande caldo si sedevano fuori dalla porta di casa e cercavano di trasmettere ai ragazzi esperienza, cultura, storia e lingua. In questo mondo, che ormai appiattisce tutto, credo che la Sardegna e i sardi si distinguano e possono distinguersi e difendersi mantenendo la loro lingua. A questo dobbiamo badare, e in questa direzione dobbiamo fare qualcosa, perché questa unità di lingue che tutti cercano di perseguire, domandandosi se debba essere il sassarese, il campidanese, io credo che già ci sia, bisogna solo parlare e discorrere, a poco a poco essa nascerà come già accade per l'italiano, quando per esempio per dire "sì" diciamo "ok", che è diventato ormai italiano, e in sardo deve ripetersi lo stesso fenomeno, diremo "abba" anziché "acqua", ma alla fine ci intenderemo tra di noi e useremo un solo termine che unificherà di nuovo la Sardegna.

Quindi l'augurio, e concludo qui, è che vi sia l'inizio di un percorso lungo che però conduca davvero a recuperare questo simbolo principale che rappresenta il popolo sardo, e credo che senza la lingua il popolo sardo tenderà poco a poco a uniformarsi agli altri popoli del mondo e a diventare una parte che non conta più nulla, perché senza lingua ci troveremo come poveri ragazzi senza scarpe al confronto dei ragazzi più ricchi vestiti di tutto punto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Collegas, bois ammentades de seguru cando a primos de su mese de martzu su Cussìgiu de sos Ministros pariat chi aiat ratificadu s'acasagiamentu de sa Carta Europea pro sas limbas de minorias de su 1992. Nois totus pighende atu de su comunicadu ufitziale de su Guvernu aiamus cretidu pro un'iscuta chi in fines s'esseret ischiti da cussa mancàntzia de bint'annos de s'Istadu Italianu in s'inditu de unu amparu cuncretu de sas minorias linguìsticas intre sas cales cussa sarda chi est sa segunda de sa Repùblica a pustis de s'italianu pro nùmeru de sos chi la faeddant.

Totu nois aiamus pensadu tando chi in fines si esserent abertos tretos nos finas in su Guvernu Regionale in su campu de s'impreu sotziale de sa limba sarda ponende in contu s'iscola, s'universidade, sos mèdios massivos sa pùblica amministrazione.

So faeddende de su chi pertocat a barigaresos òstaculos giurìdícos e amministrativos chi ant itransidu finas a nomo a sa Regione Autònoma de Sardigna de poder tènnere ampramanu pro pòdere fàghere sas leges prus acumpridas in custa matèria: Comente ischimus, di fatis, finas a oe a s'artìculu 6 de sa Carta Costitutzionale de su 1948 fiat postu in pràtica petzi a benefitziu de sos grupos linguìsticos amparados dae sos tratados internatzionales rotetti da trattati internazionali chi sunt sos tirolesos de s'Artu Adige, sos francofonos de sa Baddede Aostasos, islovenos de su Friuli, mentres sa minoria linguìstica de sa Sardigna mancari chi siat amparada cun sa legge n. 482/99 si defensaiat cun un amparu prusminore e duncas fiat discriminada a manera crara. Ma su cuntentu pro sa nova de sa ratifica de sa Carta Europea pro sas limbas regionales e minoritarias comente, a sa matesi manera, bos ammentades, aiat tentu dura pro non prus de una chida. Sa nova pro sa ratifica acumprida di fatiss'est iscobiadu chi fiat nudda de pruschi un'ispot, unu recramu de su Guvernu Monti chi aiat finas cambiadu su comunicadu chi aiant postu in su giassu internet istituzionale chi faeddait de s'aprovatzione de su tratadu europeu. Ma s'interventu meu de oe a subra de custa motzione non cheret a bogare a campu su tratu de malu fàgheresu pagu cuida ducun su cale su Guvernu Monti aiat in antis anuntziadu sa ratifica comente fata posca pro fàghere custa pagu deghile e iscurreta curretzione de sa faddina de s'àteru comunicadu ufitziale sena mancu fàghere mancu un'annotu de retìfica sena mancu si leare sa responsabilidade pro custa faddina.

Deo mi pregonto, intamen, collega, site galu potzat serbire pro chi sas ideas nostra siant prus crarase si a beru tenimus sa dificultade a cumprèndereite betze de interlocutore depimus gherrare cara a cara. A chie, in fines, nos semus invochende e chie cherimus seberare da e nois matessi. Sa motzione faghet riferimentu a una risoluzione, sa n. 38, aprovada dae sas Cummissiones permanentes Segunda e Otava, in sa setziada de su 19 triulas 2012 chi arrecramat sa netzessidade de intervènnere agivare a fàghere livelos adeguados de amparu pro sa limba sarda in sa sea de sa ratìfica de sa Carta Europea de sas limbas regionales e minoritària scumbidat, in prus de su Presidente, finas totus sos parlamentares sardos, a istare atentos e bardiare e dare impèllida a totu sas initziativas opportuna in sa sea de aprovatzione in Parlamentu in su disinnu de lege n: 5118/XVI Como deo so isetende e nde so seguru chi su Presidente e s'Assessore de sa cultura de sa Regione Sardigna ant a ischire comente nos defensare pro amparare sos deretose s'identidade de su Pòpulu sardu ponende cun fortilesa s achistione linguistica in mesu de sos temas chi si leant cara a cara cun s'Istadu.

Non tèngio su matessi cumbinchimentu pro cantu pertocat intamessos parlamentares nostros, chi finas a eris pariat chi esserent dormidos in unu letargu longu longu e sighidu e como sunt totu abolotados pro paritzas resonesa pònnere in fatu, finas arrischende de fàghere rìere sa gente, pro more de balangiare una carchi visibilidade.

Deo, pro custas resones, mi creo chi depat èssere custu Cussìgiu a colare dae sas paràulas a sos fatos finas cun atziones e leendesi sa responsabilidade ca est petzi cun su mèdiu de atos cuncretos e Iestros, chi si podet iscutinare unu Guvernu surdue finas parlamentares pagu abistos chi forsis sunt isbeliados.

Naro custas cosas cun sentidu in su cumbinchimentu de interpretare non petzi s'idea ispartzinada de su partidu me uma finas cussu de totu su Pòpulu nostru chi, so seguru, isetat dae nois prus fatos e prus pagas paràu las prus fortza, prus orgòlliu pro nos pònnere in cara a su Guvernu Italianu cun prus atza sena èssere masedosmeda. E sende chi semus faeddende de orgòlliu, diat chèrrere ammentare a cust'ora e in custa sea chi su Partidu Sardu fiat istadu intre sos promotores de sa lege de initziativa populare chi at printzipiadu sa batalla moderna pro sa limba e, cun sos cussigeris regionales e cun s'atividade de sos militantes suos pro sa proposta e s'aprovatzione imbeniente de sa lege regionale n. 26 subra sa lingua sarda. Pedo, duncas, a custu cussìgiu de pònnere a banda totu sas divisiones pro de badasultres chi in su campu econòmicu e de s'ocupatzione gasi comente costast, pro esempru, in realidade comente cudda altoatesina e valdostana siat in sos cuncursos chi in sas assuntziones in sa pùblica ammínistratzione. Pedo galu chi sa Regione Autònoma de Sardigna cumentzet una protzedura de infrazione pro s'acordu cuadru de sas minorias natzionales Ratificadu dae su Guvernu Italianu in su Cunsìgiu de s'Europa. A chie però at detzisu chi cun sas eletziones de su parlamentu italianu lompende de ischidare su sonnu e de si nche pònnere sas bestimentas de defensore de sa limba sarda mi diat pràghere chi custu Cussìgiu esser et respostu totu paris. cun sas eletziones de su parlamentu italianu lompende di interrompere il torpore di tutore in Parlamento della lingua sarda, de ischidare su sonnu e de si nche pònnere sas bestimentas de defensore de sa limba sarda, mi diat pràghere chi custu Cussìgiu esseret respostu totu paris: "No gràtzias, nois amus a ischire bìnchere custa batalla a sa sola, comente amus semper fatu, fidende subra nois etotu". A boi totus, collegas, totus in pari: Fortza Paris.

Colleghi, ricordate certamente quando nei primi giorni di marzo, il Consiglio dei Ministri pareva aver ratificato il recepimento della Carta europea per le lingue regionali minoritarie del 1992.

Noi tutti, prendendo atto del comunicato ufficiale del Governo, avevamo creduto, per un attimo, che finalmente si fosse colmato quel ritardo ventennale dello Stato italiano nell'indirizzo di una tutela effettiva delle minoranze linguistiche fra cui quella sarda che è la seconda della Repubblica, dopo l'italiano, per numero di parlanti. Noi tutti pensammo, allora, che finalmente si aprissero scenari nuovi anche per il Governo regionale nell'ambito dell'uso sociale della lingua sarda, ivi compresa la scuola, l'università, i mass media e la pubblica amministrazione.

Mi riferisco al verosimile superamento degli ostacoli giuridici e legislativi che hanno impedito finora alla Sardegna di poter legiferare compiutamente in materia; come sappiamo, infatti, fino a oggi l'articolo 6 della Carta costituzionale del 1948 era messo in pratica soltanto a beneficio dei gruppi linguistici protetti dai trattati internazionali: quali i sud tirolesi dell'Alto Adige, i francofoni della Valle d'Aosta, e gli sloveni del Friuli, mentre la minoranza linguistica della Sardegna, pur riconosciuta con la legge numero 482 del 1999, godeva di una minore tutela ed era comunque palesemente discriminata.

Ma i rallegramenti per la notizia della ratifica della Carta europea per le lingue regionali minoritarie, come, ugualmente, ricorderete, durarono neppure lo spazio di una settimana.

L'annuncio dell'avvenuta ratifica, infatti, si era rivelato essere nient'altro che uno spot del Governo Monti che provvide a rettificare il comunicato ufficiale apparso qualche giorno prima sul sito istituzionale del Consiglio dei ministri, che riportava il recepimento del trattato europeo.

Ma il mio intervento di oggi, su questa mozione, non è teso a mettere in evidenza la scorrettezza, l'inqualificabile superficialità, con cui il Governo Monti ha prima annunciato l'avvenuta ratifica per poi apportare un'incredibile e alquanto scorretta correzione del precedente comunicato ufficiale, senza peraltro alcuna nota integrativa di rettifica e senza nessuna assunzione di responsabilità.

Io mi chiedo invece, colleghi, cosa ancora occorra perché le nostre idee siano più chiare, se davvero abbiamo la difficoltà a capire che razza di interlocutore abbiamo di fronte.

A chi, insomma, ci stiamo invocando, e chi vogliamo scegliere per il nostro tramite?

La mozione fa riferimento a una risoluzione, la numero 38, approvata dalle Commissioni permanenti seconda e ottava nella seduta del 19 luglio del 2012, che richiama la necessità di intervenire a sostegno di adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, invita oltre che il nostro Presidente, anche tutti i parlamentari sardi, a vigilare e a porre in essere tutte le opportune iniziative in sede di approvazione in Parlamento del disegno di legge numero 5118/XVI.

Ora, io mi aspetto, sono anche certo, che il Presidente e l'Assessore della cultura della Regione sarda, sapranno tenere alta la guardia a tutela delle prerogative dell'identità culturale del popolo sardo, inserendo con forza la questione linguistica fra i temi di confronto con lo Stato italiano.

Non nutro la medesima convinzione per quanto riguarda invece i nostri parlamentari, che fino a ieri parevano dormire, in un lunghissimo e indisturbato letargo, e oggi sono tutti quanti in perenne agitazione, per i motivi più disparati, a inseguire anche a costo del ridicolo una qualche visibilità politica.

Io, per queste ragioni, credo che debba essere proprio questo Consiglio a passare dalle parole ai fatti, anche con gesti e assunzioni di responsabilità eclatanti, perché è solo attraverso l'adozione di atti concreti e immediati, che si può scuotere un Governo sordo, e anche dei parlamentari inefficienti o, quanto meno, molto distratti.

Dico queste cose accoratamente, nella convinzione di interpretare non solo il sentire comune del mio partito, ma anche quello di tutto il nostro popolo che, sono certo, si aspetta da noi più fatti e meno parole, più orgoglio nel porci nei confronti del Governo italiano, e meno accondiscendenza.

E, a proposito di orgoglio, desidero ricordare anche in questa sede che il P.S. d'Azione è stato fra i promotori della legge di iniziativa popolare che ha innescato la battaglia moderna per la lingua e, con i suoi consiglieri regionali e l'attività dei suoi militanti, ha saputo rappresentare il motore per la proposta e la successiva approvazione della legge regionale numero 26 sulla lingua sarda. Chiedo perciò a questo Consiglio, di mettere da parte tutte le divisioni sterili, di mostrarsi veramente unito e determinato, oltre che nell'ambito economico e dell'occupazione, così come già capita, per esempio, in realtà come quelle altoatesina e valdostana, sia nei concorsi che nelle assunzioni presso la pubblica amministrazione.

Chiedo ancora che la Regione autonoma sarda inizi una procedura di infrazione dell'accordo quadro sulle minoranze nazionali ratificato dal Governo italiano presso il Consiglio d'Europa.

A chi perciò ha deciso, con l'elezione del Parlamento italiano ormai alle porte, di interrompere il torpore e di investirsi del ruolo di tutore in Parlamento della lingua sarda mi piacerebbe che questo Consiglio rispondesse coralmente: " No, grazie,

noi sapremo ugualmente vincere questa battaglia, bastandoci da soli". A voi tutti, colleghi, tutti insieme, Fortza Paris.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.

CONTU MARIANO (P.d.L.). Signor Presidente, signori Assessori, colleghi del Consiglio, pensavamo, fin dal '97, che l'approvazione della legge regionale numero 26 costituisse un percorso per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda; percorso peraltro confermato dalla legge numero 482 del '99, legge che sostanzialmente riconosce la lingua sarda come lingua "identitaria", ne riconosce il valore storico e culturale e, soprattutto, il Governo inizia a finanziare i progetti per l'attuazione della tutela e della valorizzazione delle lingue cosiddette minoritarie.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue CONTU MARIANO.) Stiamo procedendo così su questo tema, forse anche per la poca convinzione da parte della nostra istituzione, ma soprattutto di noi sardi in generale, di avere un patrimonio da tutelare, essendo a conoscenza che la lingua non è solo un fatto di costume; spesso e volentieri il substrato culturale, il riconoscimento da parte nostra, del sardo come nostra lingua madre ci mette, volta per volta, nelle condizioni di attivare soltanto contrapposizioni tra le diverse contrade della nostra Isola.

Noi tutti siamo coscienti del fatto che dal '97 a oggi, gli unici fatti rilevabili (e anche tutte le polemiche che sono sorte in queste ultime settimane rispetto a quella sentenza della Cassazione che non riconosce l'uso del sardo nelle sedi giudiziarie) portassero a una proposta di sintesi su una posizione unica rispetto alle rivendicazioni da avanzare nei confronti del Parlamento. Invece abbiamo notato, letto sulla stampa, sentito dagli organi di informazione, le solite posizioni di contrapposizione e di ricerca di una prevaricazione di una parlata rispetto a un'altra.

Eppure siamo tutti pienamente coscienti del fatto che la norma nazionale e la legge regionale numero 26 riconoscono, diceva bene il collega Sechi, anche le parlate locali: il catalano, il tabarchino, il dialetto di Sassari, il dialetto gallurese, si riconosce e si legittima l'uso della lingua sarda nella pubblica amministrazione. Come dicevo, il Governo nel 2000 inizia a finanziare appunto i progetti sull'attivazione dei percorsi per l'uso della lingua sarda nella pubblica amministrazione ma, soprattutto, nella formazione e nell'istruzione, nella scuola di ogni ordine e grado.

Io ho avuto la responsabilità di coordinare tra il 2000 e il 2005, in qualità di Assessore per la provincia di Cagliari alla tutela della lingua sarda, le progettazioni ma soprattutto i percorsi dell'attivazione dei contenuti non solo della "482" ma anche della "26" dando luogo a una serie di iniziative che ha portato l'Università di Cagliari a istituire il master per la formazione della classe docente, ma soprattutto per 'attivazione di tutti quei percorsi per l'inserimento della lingua sarda anche nei percorsi formativi della scuola di primo ordine.

Oggi, mentre interveniva il collega Agus, e a seguire gli altri colleghi che mi hanno preceduto, sembravano non aver capito e, ancora oggi, che l'uso della lingua nel Parlamento sardo deve essere accompagnato e regolamentato per consentire a tutti di poter seguire i discorsi avendo a disposizione il testo redatto anche nelle diverse varianti.

Noi non siamo attrezzati, forse è la prima volta che questo viene esplicitato nella proposizione della mozione, dicevo che non siamo ancora attrezzati come Consiglio a istituire un ufficio dedicato a tradurre i documenti nelle varie varianti: ufficio che sarebbe dovuto essere già previsto fin dal 1997. Allora, detto questo, noi ci troviamo oggi in una Babilonia, dove ognuno si esprime nella sua lingua e gli altri però non sono messi nelle condizioni, come avveniva a Babilonia, di capire nella propria lingua.

Allora, questo è il processo che dobbiamo completare. E' importante il documento redatto dalle Commissioni, la mozione è stata firmata anche dal sottoscritto; però, per dirci che cosa? Che dobbiamo trovare l'azione sinergica all'interno dell'Aula, ma soprattutto con i nostri parlamentari che, con forza, sostengano quanto è nei contenuti di questa mozione. Io credo che, come succede per noi consiglieri regionali, anche per i parlamentari nazionali non ci siano queste sinergie.

Assessore, io credo che questa sia un'azione che lei dovrebbe sostenere soprattutto avvalendosi dell'intervento dei parlamentari nazionali perché nelle Commissioni della Camera e del Senato ci sia il sostegno pieno a che le ragioni della nostra identità, le ragioni della salvaguardia della nostra lingua, le ragioni della salvaguardia e della tutela del valore non solo identitario ma anche culturale, storico e quant'altro possiamo dire per sostenere le nostre tesi, diventino importanti non solo per questi aspetti ma per tutte le ricadute anche in termini economici.

Io credo che voi tutti siate a conoscenza del fatto che nelle regioni citate, Val d'Aosta, Trentino, Friuli, Calabria e così via dicendo, dove sono riconosciute le lingue minoritarie, ci sia un valore aggiunto anche di tipo economico grazie al bilinguismo praticato in tutti gli uffici pubblici e nella scuola. Io credo che questo sia un fattore importante per la crescita, non solo culturale, ma anche economica dei nostri giovani in modo particolare.

Un esempio pratico: un carabiniere, un poliziotto, in generale un tutore dell'ordine che vada a fare il servizio nelle zone dove è adottato il ladino come lingua minoritaria, se non parla ladino non può adire a quel ruolo, e così vale per gli insegnanti e così vale per tutta un'altra serie di figure istituzionali e di dipendenti pubblici, nelle zone dove è obbligatorio il tedesco. Io non so se voi abbiate esperienza del Trentino Alto Adige dove, non solo nelle vallate che ha citato il collega Sechi, ma in tante località, se non parli il tedesco non ti rispondono, questo l'ho vissuto personalmente; si capisce l'importanza e il valore aggiunto che, anche in termini economici, può avere il riconoscimento della lingua madre e l'uso del bilinguismo negli uffici pubblici.

Siamo pertanto a favore dell'iniziativa delle Commissioni ottava e seconda, primo firmatario il collega Amadu, e sostenuta dai componenti delle due Commissioni, che è stata portata all'attenzione dell'Aula; una iniziativa che va sostenuta da tutti con forza, Assessore, e che va portata nelle sedi istituzionali nel più breve tempo possibile prima che si arrivi all'approvazione definitiva della ratifica della Carta europea delle lingue regionali.

PRESIDENTE. Colleghi, essendo pervenuta una richiesta da parte del Presidente della Regione, convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo e sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 48, viene ripresa alle ore 12 e 54.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di consentire che il Presidente della Regione renda proprie comunicazioni, ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento, non appena sarà presente in Aula, con la conseguente interruzione del dibattito in atto.

E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Come i colleghi avranno notato, nella relazione del collega Amadu…

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, essendo presente in Aula il Presidente della Regione, le chiedo di sospendere il suo intervento che riprenderà successivamente.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Va bene, Presidente.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Chiedo scusa, Presidente, le chiedo ancora qualche minuto.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, può proseguire il suo intervento.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Come ha annunciato il presidente Amadu, il Partito Sardo d'Azione, non essendo rappresentato all'interno di questa Commissione, non è neanche tra i firmatari della proposta; di conseguenza, per evitare di dover portare all'attenzione dell'Aula un nostro ordine del giorno, credo che si possa serenamente accettare la proposta del presidente Amadu di apporre anche noi la firma su questo documento. Non avendo nostri rappresentanti, voglio sottolineare, lo dico a tutti i Presidenti di Commissione, non perché ci sia dovuto, che il Partito Sardo d'Azione da sempre ha fatto battaglie storiche; una di queste è proprio la battaglia sulla lingua, come testimonia il fatto che l'unica legge approvata da quest'Aula sull'argomento è stata presentata proprio da un sardista nella legislatura '94-'99, come del resto è stata presentata dai Sardisti anche quella sulla bandiera e, per ultima, quella sull'inno. Abbiamo sempre avuto una sensibilità su certi temi.

Mi fa piacere sentire i colleghi parlare in quest'Aula, Aula che su questo tema ha visto sempre i consiglieri essere più spettatori che attori principali; credo sia cresciuta una cultura in modo diverso, una sensibilità in modo diverso e un'attenzione, che prima non c'era, è cresciuta nella qualità e nella quantità. Questo fa solo piacere, non ci siamo arresi negli anni più difficili e vuol dire che godremo anche degli anni migliori.

Io non voglio entrare nel merito di tutto questo e non voglio essere ripetitivo delle cose già dette, a me in questo momento preoccupa che il tutto non finisca con una discussione e con un voto in quest'Aula, e che chi ha rappresentanti nel Parlamento italiano (e in questo consesso ci sono partiti che ne hanno tanti, a iniziare dal P.D. e dal P.d.L. ma anche l'I.d.V. e l'U.D.C.), dica a questi sardi mandati a Roma dalla Sardegna, che questa sensibilità sia una sensibilità reale, che si faccia una battaglia unitaria, che si chieda a quei parlamentari che arrivano da battaglie analoghe alla nostra (che abbiano o non abbiano ottenuto il riconoscimento di una identità) di essere partecipi di una battaglia comune, perché all'interno del Parlamento si consegua una soluzione positiva. Soprattutto che non succeda che usciti da quest'Aula tutto finisca e nessuno si senta più in dovere di continuare una battaglia che è una battaglia di tutti.

Se questa sensibilità si dovesse concretizzare, credo di poter dire da questo momento che a Roma ci sarebbe una soluzione diversa da quella che c'è stata sino a questo momento e che ci porta a discutere di un tema così delicato e così importante.

Su questo noi saremo attenti, faremo le nostre valutazioni, e non si pensi che terminata la discussione odierna di questo argomento non se ne possa e non se ne debba più parlare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, intervengo brevemente perché le cose importanti sono state già dette da tutti i precedenti relatori; vorrei soltanto far notare due cose ai colleghi.

Io voterò la mozione della seconda Commissione perché è ragionata, ma suggerisco all'Assessore della pubblica istruzione di valutare la possibilità di usare l'articolo 47, secondo comma, dello Statuto che prevede che il Presidente della Regione sarda partecipi alle riunioni del Consiglio dei Ministri quando il Consiglio dei Ministri adotta o approva atti che riguardano la Sardegna; nella fattispecie il Consiglio dei Ministri ha discusso la bozza di ratifica della Carta europea in assenza del Presidente della Regione sarda e in assenza dei Presidenti delle Regioni delle altre minoranze linguistiche che sono state in qualche modo ulteriormente subordinate.

Perché dico "ulteriormente"? Mi rivolgo ai colleghi che militano in partiti italiani, perché forse è il caso di chiarire molto bene un concetto: la Carta europea consentiva agli Stati membri di graduare il livello di tutela; pertanto è lo Stato italiano, è il Governo italiano che ha deciso di assegnare il più alto livello di tutela alle minoranze linguistiche, presenti nel territorio della Repubblica italiana, che hanno alle spalle Stati nazionali come la Germania, l'Austria o la Francia, e il minor grado di tutela alle cosiddette minoranze linguistiche non riferibili a Stati nazionali membri dell'Unione europea, ma riferibili sicuramente a storie, vicende, civiltà diverse da quelle della Repubblica italiana.

E' una scelta del Governo italiano. Si può dire che i parlamentari possono non aver colto la portata di questo evento? Non lo si può dire perché tutti loro sanno che l'assessore Milia ha scritto ai parlamentari sardi presenti nel Parlamento italiano e li ha informati con una lettera dettagliata, e largamente rifluita poi nella mozione presentata dalla seconda Commissione. I parlamentari sardi non sono stati incisivi, direi che non hanno proferito parola.

E qui si pone la questione, e la faccio breve. La questione della lingua non è una questione meramente culturale o identitaria ma quando la si affronta in quest'Aula la si affronta, chiaramente, in termini politici; e la domanda a cui bisogna rispondere è perché lo Stato italiano è ostile a che in Sardegna si realizzi un perfetto bilinguismo, perché è ostile, perché è ostile a riconoscere che c'è una lingua all'interno del suo territorio diversa da quella nazionale italiana? Il motivo è che una lingua esistente attesta un percorso storico di civiltà differente; e un percorso storico di civiltà differente è un argomento culturale, potente, per dire che la sovranità del popolo sardo non è delegata dalla sovranità del popolo italiano.

La questione della lingua è una questione essenziale della questione della sovranità per cui, colleghi, se ci esercitiamo in argomenti generosi verso la lingua in questa Aula ma poi si è autonomisti, cioè si dice che la sovranità della Sardegna è delegata dallo Stato italiano si è in grande contraddizione. Se si dice che la lingua sarda è l'attestazione di un percorso culturale, civile, storico differente perché la lingua è l'attestazione di una diversità che è maturata nei secoli, se si è convinti di questo non si può accettare che sia il popolo italiano a delegare il grado di sovranità a chi vive in Sardegna.

Per cui se è vero ciò che dice oggi la mozione della seconda Commissione, mi auguro che chi si pronuncia a favore non sia candidato alle elezioni politiche sotto i contrassegni dei partiti italiani, perché sarebbe in grandissima contraddizione.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, il 28 luglio scorso il quotidiano italiano Il Corriere della Sera riportava un articolo così titolato: "Il caso: dai deputati dell'isola nessun intervento. Se per il Parlamento il sardo non rientra tra le lingue da salvare. Escluso dall'insegnamento a scuola". Il testo recita: "Da qualche tempo", voglio proprio sottolineare che si tratta di una testata italiana, "è in atto in Sardegna un vivace dibattito intorno alla lingua sarda. L'ultimo episodio risale al 10 luglio scorso, quando gli stessi parlamentari sardi non hanno presentato alcun emendamento in favore del sardo, accettando di fatto un testo di ratifica della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie che finisce con il delegittimare l'insegnamento a scuola e la circolazione sociale dell'antica lingua isolana.

Di fatto il sardo non figura più tra le lingue minoritarie da difendere (come succede invece, ad esempio, per il tedesco in Alto Adige o il francese in Val d'Aosta) perché la Commissione affari esteri della Camera, che ha approvato la Carta, in assenza di interventi dei deputati sardi ha escluso la lingua dell'isola dalle garanzie del bilinguismo. E pensare che proprio l'Europa aveva erogato 128 milioni di euro per promuovere la lingua…". Tralascio la parte centrale dell'articolo che conclude: "A dispetto della consapevolezza dei suoi politici, una parte della comunità sarda è impegnata oggi nel recupero di un'idea dell'isola che oppone le proprie tradizioni alla devastazione dell'industria chimica e della speculazione edilizia. La lingua può diventare l'antidoto più forte contro la trasformazioone oggi in corso della Sardegna in una specie di Disneyland balneare e vacanziera". Questo testo non è stato scritto da un nostalgico di lingua sarda e ancor meno da un indipendentista sardo, questo articolo è stato scritto da un giornalista de Il Corriere della Sera che si chiama Franco Brevini.

Io ritengo gravissimo e colpevole il silenzio di tutti i politici sardi che, indistintamente, eletti per il Parlamento italiano per rappresentare le istanze, i diritti e le richieste del nostro popolo hanno vergognosamente rinunciato a difendere i nostri diritti su un tema fondamentale per la nostra identità: quello della nostra lingua, quindi della sua difesa e del suo insegnamento nelle scuole coinvolgendo insegnanti e creando nuova consapevolezza culturale e occupazionale. E' quindi una vergogna che sia solo il leghista Borghezio a sentirsi l'unico titolato a difendere la cultura e l'identità sarda; su questo dovremmo veramente fare qualche riflessione.

Comunque, mentre siamo in attesa che i nostri parlamentari si pronuncino per giustificare la propria complicità oppure la propria innocenza, mi chiedo quale sia anche la competenza linguistica dei giudici della Cassazione che hanno deciso che il sardo è non una vera lingua, ma solamente un dialetto. Questa sentenza, pertanto, non solo riporta indietro di alcuni decenni il dibattito culturale a pitzus de sa limba sarda ma è una retrocessione della stessa giurisprudenza italiana, europea, internazionale che ne sancisce in modo inequivocabile lo status e i diritti di lingua. Ma non sono neanche così irrispettosa da accusare i giudici di ignoranza in materia linguistica e giurisprudenziale, vorrei solo capire se hanno deciso deliberatamente oppure dietro suggerimenti di natura squisitamente politica che impongono di violare le leggi che in Italia promuovono e tutelano le lingue minoritarie; vedi la legge numero 482 del 1999 che contempla la lingua sarda tra quelle da valorizzare e tutelare essendo quella sarda, per chi l'avesse scordato, la minoranza linguistica più numerosa all'interno dello Stato italiano.

Queste leggi di tutela sono espressamente indicate e riprese a livello europeo tanto da fare sì che ogni Stato aderente le acquisisca e le attui concretamente, riconoscendo quindi che le minoranze linguistiche sono una ricchezza e un patrimonio innanzitutto europeo da cui il popolo sardo non può essere escluso, pena la perdita del diritto inalienabile del nostro popolo all'uso della propria lingua chiaramente con l'oblio della nostra identità.

Quindi dai primi del novecento a oggi tutti gli studiosi di lingua sarda non hanno mai avuto dubbi sul fatto che la lingua sarda, in tutte le sue varianti, sia dotata di una grammatica e di una sintassi comune, elementi che la classificano inequivocabilmente come lingua. Le varianti sono determinate principalmente da variazioni di fonetica e in quanto tali riconducibili a una matrice unica. Oggi l'esercizio che c'è stato è stato un esercizio di intelligenza, la pratica della lingua in Aula, e spero che non finisca qui, perché questo ha messo in evidenza che, pur avendo sentito diverse parlate, diverse varianti, abbiamo capito tutti perfettamente, era la nostra lingua.

Sarebbe comunque inutile, adesso, addentrarci ulteriormente in una discussione sulla validità del sardo come lingua a sé stante, visto che autorevoli studiosi ne hanno decretato da tempo, non da oggi, in modo inequivocabile il valore e il riconoscimento. Chiaramente dobbiamo porci una domanda: che cosa nasconde questo provvedimento, non è un taglio della lingua così casuale. La lingua è un elemento fortemente caratterizzante e fondante di una nazione, quindi rappresenta la sintesi di una storia e un vessillo di identità che conferisce al territorio e ai legami culturali interni al popolo lo status di nazione; visto che la Sardegna vanta con la piattaforma continentale dei confini ben definiti, secondo il diritto internazionale essa è una nazione.

Chi fa resistenza nel riconoscere questo concetto e questo diritto per i sardi, caso strano, è proprio lo Stato italiano. Inoltre, all'interno del cosiddetto Consiglio regionale, ovvero il Parlamento dei sardi, questi concetti e valori sono stati abbondantemente affrontati, discussi e trasformati in mozioni, ordini del giorno e conseguenti atti legislativi; è un vero peccato che non si applichino con puntualità e con tempestività.

E' chiaro che nei secoli i dominatori hanno sempre cercato di tagliare la lingua non solo in senso metaforico, ma talvolta anche in senso fisico ai popoli da loro assoggettati e colonizzati. Purtroppo, con la fine dell'epoca giudicale, gli invasori di turno hanno riservato a noi sardi la stessa sorte, impedendo in tutti i modi, anche con la violenza, di manifestare la nostra diversità culturale, di cui la lingua è sicuramente un pilastro importante. La nostra lingua è un mezzo che ci ha consentito di ereditare dai nostri padri il nostro ricco patrimonio identitario, ci ha permesso di resistere alle colonizzazioni che si sono susseguite e ci ricorda, giorno dopo giorno, che noi non siamo solo una regione autonoma dello Stato italiano, peculiarità che insistentemente in quest'ultimo decennio stanno cercando violentemente di eliminare, ma ci impone di ricordare che la Sardegna non è Italia, ma è una nazione a sè stante.

A metà degli anni '70, il professor Lilliu, di cui abbiamo commemorato l'anniversario la scorsa settimana, e altri intellettuali come Eliseo Spiga, Antonello Satta e numerosi altri, costituirono un comitato (molti di voi lo ricorderanno), che era il comitato "una firma po cumentzare", che con una raccolta di firme chiese alla Regione autonoma della Sardegna di riconoscere e legiferare il bilinguismo perfetto tra l'italiano e il sardo, e la sua attuazione in ogni ufficio pubblico e scuola di ogni ordine e grado. La testimonianza di questi valori, fatta da questi sardi illustri, oggi ci permette ancora una volta di dibattere su questi temi, di fermare l'insulto storico e culturale secondo cui il sardo non è una lingua ma un dialetto…

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Oggi stiamo trattando un argomento che, purtroppo, questo Parlamento del popolo sardo non ha mai voluto concludere in via definitiva, trovando una soluzione alla lingua sarda, ufficializzandola come è doveroso e come tutti reclamano, qualunque sia la variante ipotizzata. Di conseguenza è facile capire che l'aggressione da parte di un'altra entità è facilitata. Ma, al di là del ragionamento sulla sovranità e sui partiti italianisti, non si può non riconoscere che la Sardegna rappresenta una "Nazione non Stato" e su questo si fonda la sovranità data dall'utilizzo della lingua quale fattore identitario e unificante.

Io credo che l'attacco da parte dello Stato centrale sia più forte e pressante, diretto a togliere, a cancellare con forza, dove può arrivare, qualunque espressione dell'autonomia a tutte le regioni a Statuto speciale. Ma la disgrazia è che non abbiamo avuto una classe politica, sino a oggi, che abbia saputo tutelare nell'insieme il fattore linguistico e identitario. E fa specie effettivamente che sia un personaggio della Lega a dover difendere la lingua italiana, non avendolo fatto altri parlamentari isolani, da qualunque parte politica essi provengano.

Anzi, c'è quasi un titubare nel dare le risposte, nel dire: "Ma l'abbiamo fatto, arriverà il testo poi nella seduta plenaria, e lì presenteremo i nostri emendamenti". Io dico però che occorre vigilanza sulle cose che contano, altrimenti non va bene. E ho anche paura quando sento dire che qualcuno riconosce più lingue in Sardegna, anziché varianti. La Catalogna ha unificato più di cento dialetti, si tratta di un "normare" la lingua, come è avvenuto per l'italiano. Italiano che è nato con Federico II in Sicilia, portato in Arno, lavato in Arno, ma pur tuttavia l'italiano che si parla a Napoli, in Sicilia, in Puglia o in Lombardia è diverso dall'italiano scritto classico proprio della letteratura.

Se queste cose veramente hanno un significato per il nostro popolo e per la nostra identità, non possiamo che difenderle. Alla Carta europea delle lingue minoritarie regionali o minoritarie, redatta nel 1992, lo Stato italiano ha risposto, dopo alcune richieste specifiche dall'Unione europea, con una legge approvata nel 1999 che era un pannicello per poter bloccare le iniziative europee. E oggi si accorge che la "482", la legge del '99, non basta e vorrebbe che ratificasse quella direttiva portando lo Stato italiano a dire che non esiste una realtà, che è la prima realtà, all'interno del suo territorio che parla una lingua specifica, una lingua peraltro ricca, che porta in sé i segni di una molteplicità di lingue morte e di lingue vive.

Parliamo di lingue morte come l'accadico, o altre lingue mediorientali e mesopotamiche, lingue come il latino, il greco, ma parliamo anche del catalano, del castigliano, lingue etniche. Basterebbe pensare a come viene riproposto in Sardegna il dio egizio Min; a come viene chiamata una cittadina: Samassis da Shamash, il dio egizio Ka; ma ce ne sono diverse e potremmo andare a rivedere come sono tutte ben impiegate. Ma basterebbe pensare al termine Meigama (quando i raggi del sole sono a metà), che riprende un vocabolo greco. Ma un perfetto latino è parlato non dove si insegna, ma all'interno dei territori del centro Sardegna. E' significativo del fatto che questa sia una lingua diversa che va tutelata e difesa?

Piuttosto, io mi chiedo se il Governo Monti abbia voluto smuovere il discorso dei fondi stanziati dall'Unione europea per la tutela delle lingue minoritarie, e dove abbia voluto allocare quei finanziamenti, e se non nasconda altro all'interno di questa manovra. Ma con tutto il ragionamento che potremmo fare, se noi votassimo anche unitariamente questa mozione, questo ordine del giorno, non avremmo fatto niente; gli altri colleghi che hanno anticipato il loro ragionamento, hanno tutti reclamato una unità di intenti dopo il voto in quest'Aula, nel pressare non solo i deputati e i senatori rappresentanti dell'Isola, ma facendo leva e forza sugli interessi vitali di un'identità, di un popolo che non può essere lasciato a sé stante.

E se qualche volta diciamo che c'è necessità di innovazione e abbiamo la voglia di competere e avere un nuovo statuto, e reclamiamo la Costituente, non è solo per gioco, non è solo per riempirci la bocca, è perché sappiamo che un nuovo Trattato deve essere scritto fra lo Stato centrale italiano e la Regione Sardegna, e un nuovo trattato deve essere scritto fra la Regione Sardegna e l'Europa, perché è l'Europa delle regioni e dei popoli, non delle nazioni. E quando le nazioni si apprestano a dare maggiore disponibilità e sovranità all'Europa non vorrei che, ancora una volta, a perdere siano quelli che hanno una specialità, come la nostra Sardegna, dimenticata in tutti i parametri, anche finanziari ed economici, e non solo linguistici, aggiungo oggi, ma che viene isolata più di quanto già lo sia, come termine geografico riconosciuto, essendo in mezzo al Mare Mediterraneo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, io ho ascoltato tutti gli interventi, che ho apprezzato, ma sono profondamente stupito del fatto che tutti ignorino che la Commissione "lingue minoritarie" del Parlamento, giusto ieri, ha espresso parere favorevole alla legge a condizione che siano assicurate alla lingua sarda e friulana le stesse protezioni date per il tedesco, lo sloveno, il francese e il ladino, quindi c'è una novità che è stata completamente trascurata in quest'Aula. Aggiungo che questa è una condizione che è stata posta su espressa proposta dell'onorevole Antonello Mereu, parlamentare dell'U.D.C., condizione che è stata accolta. Quindi, come vede, onorevole Maninchedda, l'U.D.C. sui problemi è sempre presente, da solo, ma sempre e comunque presente, portando avanti gli interessi della Sardegna.

Noi non siamo quelli che, per esempio a proposito dell'IMU, dopo che la Regione ha già fatto il ricorso a gennaio, ci svegliamo a maggio-giugno per dire: "Ah! C'è questo!", per prenderci i meriti; bisogna essere seri, bisogna che tutti i parlamentari, al di là delle piazzate propagandistiche, facciano il loro lavoro nell'interesse della Sardegna. L'assessore Milia è corso a scrivere una lettera, mi spiegate perché solo l'U.D.C. si è attivato in questo campo? Non lo capisco!

Su questa critica sono d'accordo: tutti i parlamentari sardi sono parlamentari eletti dalla Sardegna, ancorché senza vincolo di mandato, e devono tutelare le ragioni della Sardegna. Noi siamo orgogliosi di far parte di un partito nazionale che questo fa, e lo fa con convinzione, relativamente a tutti i problemi, da ALCOA, Eurallumina e quant'altro; da questo punto di vista non mi stancherò mai di dare atto e merito al nostro parlamentare Antonello Mereu.

Detto questo, per riallacciarmi soprattutto al discorso dell'onorevole Maninchedda, noi siamo pienamente consci che la lingua sarda è uno degli elementi distintivi e caratterizzanti del popolo sardo, è uno degli elementi insieme a tanti altri, tant'è che noi l'avevamo posto come uno degli elementi base per giustificare la riscrittura dello Statuto dell'autonomia e per giustificare la richiesta di ulteriori poteri. Noi non parliamo di sovranità, noi riteniamo che bisogna avere ben presenti i fini e, in relazione ai fini che dobbiamo raggiungere, dobbiamo chiedere i corrispondenti poteri e vedere come questi poteri possano essere esercitati e realizzati in base alle risorse finanziarie da acquisire, che devono essere poste a disposizione.

Quindi concordiamo con quello che dice Maninchedda con questa precisazione. Noi voteremo la mozione perché la tutela della lingua sarda, ripeto, l'abbiamo invocata più volte; e rispondo all'onorevole Dedoni dicendo che noi siamo a favore della Costituente, lo siamo stati dal primo giorno della legislatura e nella passata legislatura. Dal primo giorno della legislatura in Commissione abbiamo segnalato l'urgenza di provvedere per coordinare i tempi della legislatura regionale con la legislatura parlamentare. Purtroppo, molti di coloro che si battono per la Costituente a questo appello sono stati sordi, come sono stati sordi a tantissimi altri appelli, fermo restando che poi dobbiamo capire cosa si intende quando si parla di Costituente, ma questo è un discorso che faremo in altra occasione. Quindi il nostro voto è favorevole

PRESIDENTE. Ricordo che alle ore 14 è convocata la Commissione bilancio. Il Consiglio è riconvocato alle ore 17 del pomeriggio.

La seduta è tolta alle ore 13 e 27.