Seduta n.69 del 19/02/2015 

LXIX SEDUTA

(POMERIDIANA)

Giovedì 19 febbraio 2015

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 16 e 25.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 2 febbraio 2015 (65), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Fabrizio Anedda, Anna Maria Busia, Augusto Cherchi, Salvatore Demontis, Gavino Sale e Paolo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 19 febbraio 2015.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Continuazione della discussione generale congiunta del "Programma regionale di sviluppo 2014-2019". (Doc. n. 4/A), del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2015)" (170/S/A) e del disegno di legge: "Bilancio di previsione per l'anno 2015 e bilancio pluriennale per gli anni 2015-2017". (171/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale congiunta del Documento numero 4/A e dei disegni di legge numero 170/S/A e 171/A.

È iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (FI), relatrice di minoranza. Presidente, non posso non far emergere il fatto che la maggioranza è fantasma; ringrazio i pochi rappresentanti che ci sono, posso anche nominarli uno per uno ma, sinceramente, Presidente, lo dico anche all'Assessore, credo sia poco rispettoso un approccio di questo genere. Io parlerò comunque perché il mio intervento di stasera vuole essere ancora più propositivo rispetto a quanto lo sia stata la relazione, nonostante le critiche.

Voglio riferirmi in particolare al Programma regionale di sviluppo. Era da tempo che non si vedeva un libro dei sogni così corposo e ben argomentato. Da questo punto di vista avete messo dentro tutto, proprio non vi siete fatti mancare nulla. Però, Assessore, lo dico in particolare a lei che essendo l'Assessore della programmazione dovrà cercare di fare sintesi, io credo che anche dal Programma regionale di sviluppo non si evinca in maniera chiara con quali strategie si vuole affrontare la crisi, che ancora è in atto e, soprattutto, come parlare di crescita: con quale patrimonio e con quali progetti, con quale organizzazione regionale, con quale ordinamento degli enti locali, con quale posizione in ordine alle rivendicazioni nel campo delle entrate, ma soprattutto nel campo della nostra autonomia continuamente sopraffatta da uno Stato poco leale.

Io credo che questi siano degli argomenti su cui dobbiamo riflettere tutti insieme. Ecco perché oggi voglio lanciare delle proposte costruttive, dato che comunque questo Piano regionale di sviluppo dovrà essere rivisitato anno per anno e saremo obbligati a farlo perché, Assessore, le dico che già oggi nonostante la buona volontà e, ripeto, ci avete messo tutto, già il Piano non è rispondente nei tempi, non è rispondente nella quantificazione finanziaria.

Partiamo con un anno di ritardo (lo voglio sottolineare per onestà intellettuale), non per colpa della Regione Sardegna ma per colpa del farraginoso sistema europeo; è vero, magari i soldi arrivano, Assessore, però non abbiamo ancora avuto l'approvazione delle linee di indirizzo, non abbiamo ancora potuto presentare un progetto valutato ex ante, come ci dicono loro, e soprattutto quantificandolo in tutte le misure necessarie perché poi se ne colga la bontà.

Allora, detto questo, lei dice bene che il programma è una applicazione, una esternazione di ciò che avete detto in campagna elettorale. La campagna elettorale è finita, Assessore e, sinceramente, dobbiamo assolutamente agire giorno per giorno per cercare di intervenire in quei settori che, non più tardi di stamattina, tutti abbiamo evidenziato come strategici per la nostra Regione. Non ci sono interventi settoriali, lei ha chiarito, ma politiche per tutte le imprese, gli unici soggetti che possono creare lavoro.

Come possiamo dissentire da questo? Concordiamo perfettamente, ma ovviamente non possiamo rimandare il sostegno alle imprese squisitamente ai fondi comunitari; però, e come abbiamo già detto, purtroppo la finanziaria da questo punto di vista, al di là di qualche lavoro infrastrutturale, è molto carente perché le briciole che abbiamo dato a settori importanti quali artigianato, agricoltura, industria e turismo, sinceramente non sono assolutamente sufficienti o, meglio, non c'è una politica di impresa con i fondi regionali. Lei mi dirà che i fondi devono essere combinati, cioè a fianco a una programmazione comunitaria c'é la programmazione regionale e nazionale. Ma quando le risorse comunitarie e nazionali scarseggiano o sono in ritardo, capisce bene che rimane un'unica valvola di sfogo.

Comunque, detto questo, io voglio evidenziarle ancora che la vostra programmazione in questo programma è monotona, mi passi questo termine. Le risorse le stanziate più o meno simili anno per anno. In questo io dissento, Assessore, perché la crisi è adesso e perché le condizioni per lo sviluppo sono oggi, sono da costruire oggi. Voi invece rispettate un po' la filosofia del domani, aprite così questo Documento regionale di sviluppo. Ecco, per me invece gli investimenti maggiori dovevano essere fatti nei primi anni, così pure come l'impatto importante doveva avvenire i primi anni e poi si poteva intervenire sulle politiche di minor respiro. Questo non è avvenuto. Voi avete fatto una programmazione quasi uguale per tutti.

Per costruire il domani bisogna restituire la fiducia ai sardi e l'ottimismo nel futuro. Anche su questo come possiamo non concordare? Come le ho detto prima le difficoltà incontrate negli anni precedenti per la spendita dei fondi comunitari non credo che siano risolte perché la nostra macchina purtroppo continua ad avere, faccio un esempio, tre agenzie dell'agricoltura, enti inutili, dipendenti che sono doppioni di altri, altri che non hanno lavoro da fare. Sono dichiarazioni che, Assessore, non credo di avere colto solo io, credo che siano assolutamente nella disponibilità di tutti noi.

Allora, la vera sfida è quella di partire urgentemente se volete realizzare anche solo una parte di quel Documento, di quel libro dei sogni, come io l'ho definito. Riformiamo velocemente la nostra macchina, ma con assoluta urgenza, e quella degli enti locali. Enti locali che fanno parte della riforma dell'ordinamento e che non più tardi di oggi l'ANCI vi dice che vogliono partecipare al tavolo, che non sono delle comparse, che vogliono concertare con la Regione il loro futuro e il loro presente, partendo magari dagli errori del passato probabilmente. Quindi queste attenzioni le dovete continuare ad avere.

Le dicevo prima che la campagna elettorale è finita ed è finita ma, mi creda, non lo prenda né come battuta né come una mancanza di rispetto perché glielo dico in senso propositivo, è finita anche l'ora delle vostre lezioni. Oggi noi abbiamo tante tesi: la tesi del bisogno, della sofferenza, del malessere sociale, delle infrastrutture che mancano, della partita delle entrate, delle rivendicazioni generali nei confronti dello Stato. Abbiamo tante tesi della crescita, dello sviluppo, bene professor Paci, Assessore, io mi iscriverò un'altra volta all'università se lei approverà e promuoverà tutte queste tesi e sarò ben felice di prendermi la seconda laurea insieme a lei.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Presidente, credo che le tesi a cui accennava un secondo fa la collega Alessandra siano tesi non di oggi ma di qualche anno fa. E noi ci accingiamo oggi con questo disegno di legge che ci ha proposto la Giunta, e rispetto al quale nel merito e nella sostanza mi sembra che ci sia anche la condivisione di una parte dell'opposizione, a cercare di proporre soluzioni a quelle tesi rispetto alle quali purtroppo sino a ora non si è riusciti a dare risposte.

Noi oggi discutiamo questo disegno di legge numero 170 in una situazione che è sicuramente drammatica. Siamo quasi noiosi quando ripetiamo gli indicatori che abbiamo di fronte; quando parliamo cioè di una disoccupazione giovanile che in Sardegna è oltre il 50 per cento, quando parliamo di un livello complessivo di disoccupazione che è al 18 per cento, quando parliamo di soglia di povertà, gli ultimi dati ci dicono che più di 300 mila sardi vivono sotto la soglia di povertà, quando parliamo di ammortizzatori sociali e i numeri ci dicono che oltre 30 mila sardi sono sotto la tutela degli ammortizzatori sociali appunto.

Quindi da questo noi dobbiamo ripartire. Quando oggi si è detto e si è ripetuto, non solo oggi, ma anche in Commissione e nei diversi dibattiti che questa è comunque una manovra ambiziosa e coraggiosa, io credo che di questo dovete darcene atto anche voi. Perché rispetto alle manovre precedenti noi stiamo scrivendo in bilancio dei numeri veri, dei numeri certi, sono numeri la cui somma sicuramente non è né modulare né fantomatica, è una somma che dà e dovrebbe dare risultati certi.

Noi abbiamo grande fiducia nella competenza, nelle capacità dell'assessore Paci che devo anche ringraziare, a nome mio e a nome del mio partito, per il grandissimo lavoro svolto in questi giorni e per il lavoro svolto in Commissione insieme al presidente Sabatini e insieme anche a tutti voi delle opposizioni; io ho vissuto anche momenti nella scorsa legislatura e credo che l'approccio che c'è stato questa volta sia ben diverso rispetto a quello degli anni precedenti, e i risultati credo che si vedano.

E se esaminiamo il disegno di legge nel merito ci rendiamo conto che, effettivamente, ci sono delle novità importanti, e non accettiamo nella maniera più assoluta da nessuno critiche su una mancata grande attenzione sui problemi che riguardano gli ultimi, che riguardano i disoccupati, che riguardano lo spopolamento dei piccoli comuni delle zone interne e anche, ci diceva qualche giorno fa, anzi ieri, il sindaco di Cagliari, delle città della Sardegna.

E noi abbiamo posto in maniera seria la nostra attenzione su questi problemi perché abbiamo voglia di proporre soluzioni e sappiamo anche che le soluzioni non sono sicuramente facili, sappiamo che le strade che percorreremo sono sicuramente irte di ostacoli e di insidie, ne siamo ben consci e infatti noi...

PRESIDENTE. Chiedo scusa onorevole Cocco, per cortesia colleghi per parlare vi chiedo di uscire dall'Aula. Prego onorevole Cocco.

COCCO DANIELE (SEL). Dicevo che ci rendiamo conto delle difficoltà che ci aspettano e proprio per questo noi non stiamo per nulla enfatizzando questa proposta perché non è proprio il caso.

Noi vorremmo con grande sobrietà proporre le poche soluzioni che in questo momento sono a nostra disposizione; però quelle poche soluzioni, quelle poche risorse vorremmo utilizzarle nella maniera migliore possibile e ci proveremo con tutte le nostre forze. Credo che sia dovere non solo politico, ma anche istituzionale e morale di tutti noi cercare di tirare fuori la nostra Isola dai morsi sempre più violenti della crisi alla muscolatura sempre più fragile del tessuto sociale delle nostre comunità; e, ripeto, ci proveremo con tutte le nostre forze.

Il mio collega di Gruppo, il mio segretario regionale, ha ricordato stamattina che su alcuni temi ce l'abbiamo davvero messa tutta; abbiamo cercato infatti di non smantellare quel sistema sociale (qualcuno ci ha accusato di questo), che comunque garantisce ancora tutele a quelli che purtroppo ne hanno ancora bisogno e abbiamo fatto di tutto perché in quei capitoli rimanessero almeno le risorse presenti negli anni precedenti, ma in altri abbiamo fatto in modo che quelle risorse venissero rimpinguate.

L'ultimo impegno che è stato assunto, e sapete a che cosa mi riferisco, con la volontà dell'intero Consiglio regionale, è rivolto a una delle tante sofferenze che affliggono la nostra Regione e crediamo tutti, tutti e sessanta i consiglieri, che su questo punto noi dobbiamo indugiare a fare delle importanti riflessioni. Riflessioni che, purtroppo, potranno essere anche amare ma che ci devono portare a mettercela davvero tutta per cercare di alleviare quelle che sono solo alcune delle sofferenze che affliggono i nostri concittadini.

Questo non è altro che l'inizio di una strada che vorremmo si delineasse in maniera costruttiva. Non si può volere tutto e subito anche perché non si può avere tutto e subito. Ma la decisione di chiedere un mutuo di 700 milioni di euro, credo dipenda dal fatto che noi abbiamo coscienza che questo in questa fase poteva essere fatto. Se abbiamo deciso pur con grandi dibattiti e anche con modi diversi di vedere il tema, l'aumento...

PRESIDENTE. Onorevole Solinas per cortesia, grazie.

COCCO DANIELE (SEL). Ci sono delle fibrillazioni nel PD. È successo qualcosa? Dico, noi siamo stati precursori qualche anno fa insieme a voi devo dire di quella riduzione importante ma il contesto era sicuramente diverso anche perché comunque quelle entrate noi non potevamo spenderle perché eravamo sottoposti al cappio feroce del Patto di stabilità. Oggi forse qualcosa è cambiato, ce l'auguriamo, qualche segnale ci induce a essere un pochino più ottimisti e credo che oggi le imprese della Sardegna abbiano bisogno di lavoro e soprattutto che il lavoro svolto venga pagato in tempi certi e celeri; questo credo che nel 2015, ci siamo già dentro, potrebbe avvenire mentre non poteva avvenire prima per ovvi motivi.

Abbiamo sempre detto, lo dite tutti e lo ribadiamo sempre, che quello che da altre parti è straordinario da noi è ordinario, quello che da altre parti è congiunturale da noi è strutturale e credo che da questo avremo voglia di ripartire. L'anamnesi che è stata fatta è un'anamnesi seria, la diagnosi è altrettanto seria e corretta, ora si ha bisogno di una terapia d'urto violenta che dovrebbe servire a provocare una svolta e non essere solo una cura palliativa. Su questo noi, parlo per il mio Gruppo, siamo molto convinti che questa manovra possa dare inizio a una svolta che non è più derogabile.

Abbiamo grande fiducia nel Presidente e nell'assessore Paci. Io do atto all'Assessore di essere stato, rispetto alle nostre perplessità e dubbi, manifestati soprattutto in Commissione, molto disponibile a recepire le critiche su aspetti che non ci convincevano e credo che abbia tradotto anche in atti concreti i nostri suggerimenti. Parlo di suggerimenti da parte di consiglieri della maggioranza, ma anche dei consiglieri dell'opposizione, so che Alessandra, Pietro, che sono persone profondamente oneste intellettualmente questo lo sappiano anche se forse non ce lo vogliono dire.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, intervenendo nel dibattito in Commissione, certamente l'Assessore se lo ricorda bene, ho detto che questa finanziaria e questo bilancio erano senz'anima, senza un indirizzo per capire che cosa effettivamente si voglia fare, quando si fanno le rivoluzioni. E la rivoluzione non la fa a una norma accettata per contratto per cui vi è il pareggio di bilancio; da tutti i discorsi che ho sentito da parte della maggioranza emerge l'esultanza perché sembra che il pareggio di bilancio sia la panacea di tutti i mali della nostra isola.

Ora io mi chiedo se il significato di "fare la rivoluzione" sia vedere ciascuno dei consiglieri di maggioranza, e qualche volta anche di opposizione, andare a chiedere un incremento più o meno sostanzioso delle dotazioni finanziarie stanziate in un capitolo di bilancio. Io credo di no! Anzi, si palesa ancora una volta che non c'è motivazione seria al fondo di un bilancio che è composto esattamente come dieci, quindici, vent'anni fa, non è quello che serve alla Sardegna.

Io non critico le situazioni sulle quali si ha un confronto in Aula o in Commissione, e in quelle sedi si verifica quali sono le possibilità di miglioramento, assolutamente, anzi, è doveroso da parte di ciascuno di noi dare quello che è possibile per poter raggiungere il meglio nella formazione del bilancio, guai se non lo facessimo! Ma da qui a fare altri salti di quaglia ne passa di strada, molta strada!

Io personalmente, credo che l'Assessore me lo riconoscerà, ritengo di aver fatto dei ragionamenti sempre oggettivi, e al di là delle pretese di richieste personali o di gruppo o di altro, perché ritengo che queste siano le cose importanti; credo che sia necessario che, oggi più che mai, ci sia una qualificazione del fare politica se si vuole recuperare, aldilà delle illazioni giornalistiche, delle chimere, delle personalità che fanno solo gli sciacalli in qualunque circostanza, il nerbo dell'essere uomini politici che danno programmi e intendono fare azioni concrete per migliorare le condizioni della gente di Sardegna. Se questo non si fa tutto il resto è fuffa, diceva una consigliera della minoranza qualche giorno fa.

È l'atteggiamento di autosufficienza di chi si ritiene maggioranza e chiude in sè l'origine e la fine di tutto, l'alfa e l'omega, manco fosse Gesù Cristo! Ora, io penso invece che ciascuno di noi abbia necessità di conoscere se stesso come prima cosa, approfondire che cosa siamo e se siamo capaci anche di camminare da soli oppure se c'è bisogno di qualche aiutino. Sottolineo, Assessore, che quando dico "senz'anima" intendo che non c'è una scelta di fondo.

Se io facessi la scelta del turismo per dire: la Sardegna è così vocata, io farei una scelta, giusta o sbagliata, ma faccio una scelta; la Sardegna ha il turismo che porta con sé l'agricoltura, l'artigianato e il commercio, è una scelta ed è un indirizzo per cui posso dare finanziamenti mirati, è la rottura con il passato non i mille rivoli, cioè, che non portano a niente. Sappiamo bene che quando noi avremo veramente a che fare con il bilancio di pareggio, in entrata e in uscita, e quando dovranno collimare non solo nella parte finanziaria ma in quella di cassa (parte che probabilmente qualcuno dimentica sempre), perchè è quello il perno principale, "ci vedremo a Filippi" nel momento in cui ci sarà l'assestamento di bilancio e vedremo cioè le qualità delle politiche che verranno messe in campo e le realtà di una politica fallita.

Scusatemi: se io ho le entrate ho le uscite, se non ho le entrate non ho le uscite! Ci siamo attardati a dire che l'accordo Soru-Prodi ci ha portato il regalo di quanto costa la sanità oggi e ci si lamenta che oggi la sanità costa molto; lo sapevamo anche prima ma voi, imperterriti, siete andati su quella strada, c'è costato i trasporti interni ed esterni. Assessore Paci, con tutta la stima, io le ricordo che lei ha firmato un accordo che è, a dir poco, un accordo capestro con questo Padoan che fa giustamente il suo lavoro e lo difende bene nell'interesse suo prossimo.

Io mi chiedo, se non ci sono entrate, e non ci sono le entrate finanziarie che sono queste, e mi sto dimenticando delle accise su cui non abbiamo voluto neanche minimamente lottare per dire che la Sardegna ha ragione, abbiamo svenduto anche questa rivendicazione oltre a tutto quello che ha detto stamattina il presidente Cappellacci elencando una serie di sommatorie che poi danno sostanza a un bilancio in entrata in termini finanziari. Si vede che in sostanza per la parte di cassa se lo Stato non ti passa quello che ti deve passare, come io sono pronto a scommettere che succederà, poi ne vedremo ancora di più belle! Non siamo capaci di difendere neanche gli interessi della Sardegna, mentre avrete letto tutti che la Campania, la Puglia, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia hanno ottenuto tutte insieme, grazie allo Stato, circa 500 milioni di euro per la cultura e per la valorizzazione dei beni culturali.

Abbiamo bussato, abbiamo chiesto, ci siamo fatti avanti e meno male che abbiamo un Sottosegretario di Stato alla cultura che poteva difenderci! Ma insomma qui stiamo ragionando di che cosa? Perché bisogna capire se stiamo scherzando, non siamo però su "scherzi a parte", o stiamo cercando di programmare per il futuro della Sardegna qualcosa di diverso e di nuovo, cosa che non abbiamo fatto né oggi né ieri, chiunque sia colpevole. Per quanto mi riguarda mi prendo la mia parte di responsabilità, se qualcuno volesse ricordarmi qualcosa di diverso.

Mi dovete dire però gli assetti civili, quali sono? Le infrastrutture che mancano, quali sono le proposte serie e concrete? Io mi auguro che ci sia la voglia di questo Consiglio di non lasciare la delega alla Giunta sulle scelte da finanziare con i 700 milioni ma che sia il Consiglio a dare l'indirizzo finale. Trasporti? Tra poco chiuderà l'ARST se non gli si danno i danari stanziati. Sul sistema ferroviario, ci vogliamo prendere in giro? Erano stati dirottati 400 milioni per sistemare le traversine e il resto ed è una barzelletta che va avanti ormai da anni, inoltre siamo andati ad acquistare i trenini di velocità in Spagna lasciando che la Keller morisse.

Scuola, mi fermo qui perché è meglio non parlare di dimensionamento scolastico, e di impoverimento di un tessuto sociale, di un fatto che tocca i più marginali, le zone interne e i piccoli comuni. È vergogna! Io sono contro le pluriclassi, ma si trovino delle soluzioni adeguate. Ho l'esperienza di 25 anni nell'alta Marmilla dove si adottava il verticalizzato, perché si vuole aggregare a Oristano? Sono cose che vanno via, così come Ghilarza, faccio gli esempi più eclatanti che…

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, cercherò di riportare alla normalità i decibel dopo l'intervento del collega Dedoni. Noi approviamo la prima finanziaria della maggioranza di centrosinistra sovranista, dopo un anno dal nostro insediamento e se dovessi fare un paragone in modo semplice, per far capire la situazione anche ai comuni cittadini, vorrei citare un fatto che mi è accaduto tra le mura familiari qualche tempo fa.

L'altra sera, una cosa abbastanza rara purtroppo, ho avuto la fortuna di rientrare in orari decenti (tali per una famiglia normale), e dopo cena mi sono trattenuto sul divano con uno dei miei tre figli, con la piccola. Mentre guardavamo la televisione dopo un po' è arrivato il mio secondo figlio, Andrea, avevamo una coperta di pile, prima in due stavamo bene poi in tre un po' meno. Dopo un po', approfittando di questo momento più unico che raro di avere il padre in casa, anche l'altro mio figlio è venuto sotto la coperta di pile e a un certo punto la coperta non riusciva a coprire tutti e quattro e l'ultimo arrivato mi ha detto: "Ba', ho i piedi scoperti". Gli ho risposto: "Figlio mio, la coperta è questa". Allora, da buon padre ovviamente, mi sono sfilato e ho fatto spazio ai miei figli.

Ebbene se dovessi rapportare questo episodio a questa legge finanziaria noi abbiamo mamma Regione che ha tante esigenze, però purtroppo la coperta è corta, e sicuramente la coperta è insufficiente e inadeguata per far fronte ai bisogni e alle necessità del popolo sardo. Qualcuno ha detto che, già fa fughe in avanti, la nostra maggioranza è sfilacciata, o si chiede se qualche consigliere, qualche Gruppo politico, qualche partito fa il proprio dovere, state pur tranquilli, rasserenatevi, non c'è nessun problema. Ovviamente in una coalizione eterogenea e composita, quale noi siamo, c'è un confronto, c'è un dibattito, a volte anche acceso e animato, ma abbiamo la fortuna di vivere in un contesto democratico e abbiamo la fortuna di avere un allenatore che ha la capacità di sintesi, di coordinamento e soprattutto ha ben chiara qual è la rotta che dobbiamo perseguire.

Prima di entrare nel merito degli aspetti tecnico-contabili, economici e finanziari di questa finanziaria, io vorrei mettere in risalto due aspetti fondamentali, che secondo me sono molto più importanti dei numeri in quanto danno la percezione dell'indirizzo politico e del taglio che noi vogliamo dare alla nostra legislatura. Le do atto, assessore Paci, che stiamo cercando di mettere in campo una seria programmazione basata sull'integrazione delle risorse europee, nazionali e regionali: non possiamo assolutamente proseguire a governare la nostra Regione senza che si creino queste sinergie tra queste fonti di risorse.

Ugualmente, e l'ho detto l'altro giorno nella riunione di maggioranza, al di là dell'emendamento che abbiamo presentato e dei fondi che sono stati ripristinati sul sociale (mi riferisco ai 42 milioni di euro) io ho apprezzato moltissimo che la maggioranza abbia avuto la maturità, la consapevolezza di fare un ragionamento serio sulle forme di erogazione dei finanziamenti sul sociale.

Faccio degli esempi semplicissimi. Sulla legge numero 162, che è nata con uno spirito diverso rispetto alle esigenze attuali, vi cito il caso del mio comune. È un comune di 7 mila abitanti con 240 piani formulati sulla "162", stiamo parlando di oltre 840 mila euro erogati a questi piani. La cosa più paradossale e più assurda è che questi piani non rispondono più al fine per il quale sono nati, cioè quello di dare un supporto, un servizio ai malati, agli indigenti, gli anziani, ma sono considerati come l'unica fonte di reddito di interi nuclei familiari.

Allora, qui ci dobbiamo interrogare, ci dobbiamo chiedere se è questa la forma giusta per rispondere alle esigenze di queste fasce di società. Io non credo proprio. E dove sta la differenza sostanziale tra il nostro governo di centrosinistra sovranista rispetto a quello che ci ha preceduto? Abbiamo dimostrato di avere coraggio in contesti assolutamente difficili, come quelli che stiamo vivendo da un punto di vista economico e sociale, che non ha precedenti nella storia del nostro Paese, abbiamo deciso di accendere un mutuo di 700 milioni per fare interventi strutturali uscendo da quella logica di fare opere pubbliche fini a se stesse che non hanno delle ricadute in termini occupazionali ma, soprattutto, in termini di sviluppo sociale. E io condivido pienamente questa impostazione che ci siamo dati.

Qualche collega della minoranza ha detto che l'azione di governo di questa Giunta è fallimentare. Scusate, abbiamo detto che la coperta non è corta, è cortissima, ma noi abbiamo l'IRAP più bassa d'Italia e non ci siamo sognati assolutamente, non abbiamo neanche preso in considerazione l'ipotesi di aumentarla, e questa non vi sembra un'azione meritoria? Così come ci state dicendo che non siamo stati incisivi sulla vertenza entrate.

Io riconosco, e lo dico candidamente, tranquillamente, che forse in certi momenti, in certi frangenti bisogna essere rispettosi, leali e corretti ma forse anche un po' più determinati e decisi. La mozione che abbiamo presentato assieme ad altri Gruppi politici ne è la testimonianza; e, badate bene, non è una mozione in contrapposizione alla Giunta, tutt'altro, è un'azione a sostegno della Giunta, così come è stata fatta in sede parlamentare.

Anche perché vi voglio ricordare che nei fondi comunitari ASSE 2007-2013 vi sono ancora 397 milioni non spesi che rischiamo seriamente di restituire, qualora non vengano spesi entro il 2015. Accelero perché vedo che il tempo sta finendo. Io mi auguro che in questa finanziaria non si prescinda (non è possibile) da due riforme che sono fondamentali: la riforma del sistema sanitario e quella degli enti locali. Sulla sanità i primi numeri che i commissari ci stanno comunicando sono disarmanti, disarmanti, di conseguenza dobbiamo porre un freno alla voragine della sanità. Così come non è più rinviabile la riforma degli enti locali.

I Capigruppo ieri hanno ricevuto anche una delegazione delle rappresentanze sindacali delle partecipate, anche lì dobbiamo cambiare il metodo, l'approccio, sono finiti i tempi delle vacche grasse, bisogna avere il coraggio, l'umiltà… Posso continuare?

PRESIDENTE. Non ha avuto interruzioni, consigliere, chiuda prego.

(Intervento a microfono spento)

Grazie, onorevole Desini. Onorevoli colleghi, grazie.

(Brusio in aula)

È iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, colleghe, colleghi, assessore Paci, veniamo da un percorso abbastanza lungo di confronti, anche serrati, in Commissione con le parti sociali; con tutti i colleghi abbiamo affrontato largamente i temi del merito di questa finanziaria, di questo Programma regionale di sviluppo. Negli interventi dei colleghi si sono succedute anche diverse osservazioni che poi avremo modo senz'altro di riprendere nel prosieguo della discussione sull'articolato.

Io invece, mi perdonerà l'Assessore, ho voluto provare a mettere a confronto i due Programmi regionali di sviluppo, cioè le due visioni del mondo che dovrebbero differenziare i due governi che si sono succeduti negli ultimi cinque anni. E quindi ho preso il Programma regionale 2010-2014 "La persona prima di tutto, lo sviluppo nasce dall'io" e il programma regionale di sviluppo 2014-2019 cioè quello che è titolato "Ieri è finito, oggi cominciamo il domani".

Ebbene, Assessore, ho apprezzato la nuova veste grafica, ho apprezzato la nuova ripartizione dei capitoli però, cari colleghi, cambia qualche termine, la posizione di alcuni concetti, ma l'analisi di fondo resta la stessa, le parole chiave, le linee tendenziali restano le stesse. E allora vorrei proporre all'attenzione non solo di questa Giunta, di questa maggioranza, ma alla attenzione della politica in generale una questione che secondo me diviene dirimente e fondamentale, che peraltro ho colto anche nelle considerazione molto efficacemente rese dall'Anci nella terza Commissione.

Noi, prima di tutto, dobbiamo restituire ai sardi una struttura capace di produrre amministrazione, perché ancor prima di produrre linee politiche dobbiamo produrre buona amministrazione, efficiente e tempestiva. Invece facciamo ancora i conti, tutti, con una Regione che nel corso degli anni si è andata appesantendo di procedure, inefficienze, tortuosi percorsi burocratici per i quali tra la decisione politica di un intervento e il suo realizzarsi passano gli anni tra ritrosie, ritardi, veri e propri rifiuti applicativi. Vorrei ricordare che quest'Aula nella scorsa legislatura ha sentito addirittura l'esigenza di istituire una Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali.

In un tempo di grandi accelerazioni, in cui la tecnologia e l'informazione viaggiano in tempo reale nell'intero pianeta, noi non possiamo far attendere le nostre decisioni all'interlocutore, che esso sia cittadino o investitore, senza disincentivare il suo operato. In altri termini la burocrazia regionale (quella delle sue agenzie, dei suoi enti) si è trasformata in un ostacolo allo sviluppo, un ostacolo indipendente dalle politiche di questa o di quella maggioranza. Credo, colleghi, che questa riflessione vada fatta preliminarmente e vada fatta ora sul principio della legislatura per evitare il percorso ben noto dell'ennesima occasione mancata.

Assessore, noi riconosciamo le sue capacità e la sua competenza e non è una mancanza di rispetto il fatto che, in queste brevi considerazioni, non affronteremo il merito delle sue proposte di Piano regionale di sviluppo, di finanziaria o di bilancio; lo facciamo perché siamo convinti che tutto sia inutile, quasi ingenuamente velleitario, se prima non si affrontano le questioni preliminari di cui dicevo e di cui dirò tra breve. Il suo talento, il talento della tecnica sarà ancora una volta vano se la politica non saprà riprendere il suo ruolo di guida; tutta la politica. Perché il talento della politica sta nella sensibilità di cogliere le ansie, le aspettative del popolo sardo e di tradurle in progetto.

Un progetto in grado di dare risposte assumendosi la responsabilità delle scelte, assumendo anche l'onere di cambiare ciò che non funziona, e dico cambiare perché se le leggi che ci sono hanno fallito noi dobbiamo operare per cambiarle. Se i rapporti con lo Stato e con Unione europea sono perniciosi per la Sardegna il ruolo della politica è quello di operare perché un nuovo ordine si affermi senza trincerarsi dietro la comodità del "non si può" perché lo vieta il Governo, perché lo vietano le normative comunitarie.

Ci pare invece che questo primo anno di governo ci consegni un'opera, certo impegnativa, seria ma non risolutiva di razionalizzazione dell'esistente. Ecco noi crediamo che oggi far bene o fare meglio quello che già esisteva ieri non sia sufficiente davanti alla mole dei problemi che abbiamo davanti. Occorre ripartire dalle fondamenta, la Sardegna ha bisogno di una Regione che torni a essere avanguardia nella proposta politica di progetti e soluzioni, in grado di elaborare strategie e concetti nuovi e al passo con le sfide del presente piuttosto che ruminare senza sosta il passato in un eterno restyling attendista di un futuro di là da venire.

Perché stiamo ancora ruminando, e i due Piani regionali di sviluppo lo testimoniano, concetti vecchi, frutto di elaborazioni vecchie, che non sono più adeguati ad affrontare la complessità e le sfide del presente.

Oggi cominciamo il domani, è l'incipit del Piano regionale di sviluppo, ed è sintomatico. Intanto, questa nostra isola è lastricata di inizi, di avvii di riforme, di provvedimenti nelle more di interventi più ampi e strutturali; ebbene la Sardegna soffre oggi, cari colleghi, ha bisogno di risposte chiare e precise su come si superi questo presente, perché il rischio è che un futuro non ci sia. Noi Sardisti siamo convinti che si debba ripartire dagli strumenti essenziali che consentono di elaborare e attuare le politiche dello sviluppo, si deve ripartire dall'autonomia e dallo Statuto, dal nostro rapporto con lo Stato italiano e con l'Europa, che non conosce questa terra, non conosce la sua storia, i suoi bisogni, eppure assume ogni giorno decisioni che ne condizionano pesantemente la vita.

Un'autonomia che non governi l'economia non è autonomia, è solo un momento, magari avanzato, di decentramento amministrativo. Bene, noi non governiamo l'economia della Sardegna, e un Consiglio regionale, una Giunta che non hanno gli strumenti per governare l'economia dell'isola, che non hanno gli strumenti per indirizzarla, non possono svolgere appieno il loro compito.

Quante volte si è discusso in quest'Aula del divario tra raccolta e impieghi da parte delle banche in Sardegna? Quante volte abbiamo assistito inermi davanti alle rapaci politiche industriali delle partecipate statali in questa Regione? Partecipate statali che hanno drenato risorse, hanno inquinato e deciso in beata solitudine quando chiudere, lasciandoci soltanto rottami e cassa integrazione: ENI, Eurallumina, l'elenco sarebbe lungo.

Signor Presidente, colleghi, l'autonomia è certamente una conquista culturale, una presa di coscienza della soggettività e peculiarità del nostro popolo, è presa di coscienza del proprio diritto-dovere di costruire in autonomia il proprio sviluppo pensando all'esterno in termini di solidarietà e non di dipendenza, non di passiva recettività degli impulsi, degli indirizzi, delle indicazioni che vengono da una rinnovata vocazione centralista dello Stato. Noi crediamo che questo malcelato tentativo debba essere ribaltato e riproposto, in termini antitetici, in una visione autonomistica più avanzata che non proviamo imbarazzo a definire indipendenza, chiarendo il perimetro del nostro concetto di indipendenza, che non deve vivere in uno splendido isolamento, in un'astrattezza che la trasformi in una grande solitudine, ma deve contestualizzarsi sul piano politico, territoriale, istituzionale ed economico internazionale.

Bisogna anche, Assessore, cari colleghi della maggioranza, abbandonare questa sindrome ricorrente, questo complesso di inferiorità che spesso porta a una rassegnata accettazione dell'ineludibile destino di colonia di quest'isola, perché è troppo piccola, perché è troppo povera, perché noi sardi siamo troppo pochi, e ora c'è pure la globalizzazione. Ebbene, colleghi, la storia d'Europa è una storia di minoranze, una storia di diversità, di culture e potenzialità che, fino a quando hanno avuto libertà espressiva, hanno consegnato al Continente centralità politica e culturale.

Le radici della crisi affondano, a nostro avviso, nell'asfissiante omologazione della burocrazia di direttive e regolamenti che si pretendono uniformi da nord a sud, senza tenere conto della storia e della peculiarità di ciascuno. Ecco, e mi avvio a concludere, Presidente (se mi lascia un minuto per l'interruzione all'inizio), davanti al centralismo dello Stato rischiamo di rispondere con un neocentralismo della Regione rispetto agli enti territoriali. Si è parlato di Zona franca, se n'è parlato anche qui in termini molto limitativi, si è voluto dire che non è possibile ottenerla, mentre se si guarda l'esperienza europea, per non estenderla a quella mondiale, le Isole Canarie, che hanno la "Zona Especial Canaria", hanno una serie di strumenti che sono molto più avanzati dei nostri, e inviterei anche qualche collega a cessare con questo mantra dell'eredità pesante.

Ho sentito ancora una volta in quest'Aula dire che si deve privatizzare (è arrivato adesso il collega Assessore dei trasporti) la Saremar perché c'è un buco milionario. Badate, le regionali marittime sono state privatizzate tutte in Italia e sono state privatizzate senza bisogno che si facesse la flotta campana o la flotta toscana o la flotta laziale. Tutte sono state privatizzate perché lo Stato ha concordato quel percorso con l'Unione europea. Così come vorremmo tornare, assessore Paci, alla fine di quest'anno e sapere per esempio, in base al nostro Titolo III, quanto ha generato in termini di compartecipazione IVA il trasportato di Saremar negli anni passati, cioè i 400 mila turisti che sono arrivati in Sardegna, visto che lei anche in passato ha studiato con attenzione i flussi turistici verso l'isola. Sarebbe interessante per capire se si tratta di un buco o di un servizio pubblico compensato che forse è stato un investimento per la Regione che incasserà più di quello che ha speso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.

TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, oggi siamo chiamati a discutere della legge finanziaria e del Piano regionale di sviluppo, due documenti che delineano appieno le scelte strategiche di una maggioranza per il breve periodo e per l'intera legislatura, avendo la convinzione che da questa discussione, dalle scelte di questo Consiglio, dipenderà principalmente il futuro dell'isola. Scelte e decisioni che siamo abituati a pensare che siano libere e non condizionate, e invece forse è il caso di ricordare che sono scelte inevitabilmente condizionate, come diceva adesso il collega Solinas, perché discendono a cascata dal Governo e sempre più dall'Europa, dal modo in cui i nostri Governi hanno inteso l'Europa, dalle scelte suicide di politica economica, finanziaria, fiscale e monetaria perseguite in questi anni che, anziché creare crescita e sviluppo, hanno finito per incrementare la depressione dei nostri territori.

Artificio che è stato artificiosamente costruito da lobby finanziarie e politiche intorno all'euro, quasi che il destino di un intero Continente possa essere legato a una moneta, con un iniquo Patto di stabilità che, da questi stessi banchi, consiglieri del centrodestra e del centrosinistra hanno più volte denunciato. Senza polemica e solo per dovere di cronaca, vi invito a ricordare chi nel 1997 ha siglato questo Patto per l'Italia. Dobbiamo avere quindi il coraggio di dire che la possibilità di superare la più grave crisi che attanaglia la Sardegna e l'Italia è solo parzialmente nelle nostre mani.

È ovvio che con questo incipit non voglio fornire un assist alla Giunta e alla maggioranza, perché esiste la responsabilità delle scelte che, seppure condizionate, rimane, ma il semplice contributo alla riflessione sul contesto in cui ci troviamo e anche sul fatto che sempre più spesso gridiamo contro lo Stato patrigno, ma poche voci si sollevano contro l'Europa matrigna, per di più governata da soggetti non legittimati dal voto popolare.

Ma veniamo alle nostre di responsabilità; equilibrio di bilancio, fine del Patto di stabilità, integrazione dei fondi comunitari con quelli regionali e il mutuo per rilanciare le opere pubbliche sono i capisaldi della vostra manovra finanziaria, in un contesto di risorse sempre più ridotte e di bisogni sempre più crescenti. Già in fase di assestamento vi avevamo avvisato sul rischio dell'equilibrio di bilancio, sulla leale collaborazione con il Governo e sulla certezza di riduzione delle entrate. Ci avete risposto: "Vedrete che dalla finanziaria emergerà esattamente come intendiamo trasformare la Sardegna". Oggi noi abbiamo un equilibrio di bilancio, ma tutte quelle risorse in più non ci sono, anzi ce n'è qualcuna in meno perché abbiamo accettato che fosse lo Stato ad accertare le entrate che sono ridotte, e quella coperta, onorevole Desini, è più corta perché qualcuno l'ha tagliata, ed è stato lo Stato.

E la finanziaria e il PRS, così come l'assestamento, appaiono deludenti: un collage di provvedimenti scollegati, senz'anima e linea guida. Manca quell'idea forte che possa invertire la tendenza al declino, quell'idea capace di far scoccare la scintilla nel cuore e nell'anima del popolo sardo; e non lo dice il centrodestra, ma lo dicono gli enti locali, i sindacati, le confederazioni agricole, il mondo delle cooperative e delle imprese. E anche il mutuo e il rilancio degli investimenti pubblici, operazione che condivido, non possono essere certo considerati la panacea di tutti i mali, anzitutto perché prima che le opere possano completamente partire ci vorrà un po' di tempo, e poi perché dobbiamo fare anche un'operazione di onestà, non vorrei che qualcuno credesse, al di fuori di quest'Aula, che ci sono 700 milioni da spendere domani. Non è così, perché è vero che li mettiamo tra le entrate di quest'anno, ma ovviamente sono da spalmare sui prossimi cinque anni.

Che dire poi dell'IRAP? Sì, è vero, è la più bassa d'Italia, ma non è un motivo di vanto, perché non attirerà un euro in più di investimento da parte di chi fa impresa fuori dalla Sardegna. Infatti l'aliquota più bassa d'Italia non compenserà i tanti gap infrastrutturali di cui soffriamo, e allo stesso tempo la mancanza di certezze e continuità istituzionale finirà probabilmente per bloccare qualche investimento locale o qualche assunzione. Come ha ricordato il presidente Sabatini, l'opposizione ha mantenuto un atteggiamento collaborativo, proprio perché comprende le difficoltà del momento, ed è opportuno rimboccarsi tutti le maniche; però, proprio perché le risorse sono scarse, sarebbe stato meglio anche fare scelte coerenti ed evitare alcuni provvedimenti a pioggia, parlare con chiarezza, rinunciare a investire su alcuni settori e sceglierne altri su cui concentrare le risorse.

Faccio notare che il Capo terzo sulle attività produttive sembra una barzelletta, e che manca totalmente qualsiasi programmazione sulle politiche settoriali. Cosa vogliamo fare del commercio, dell'industria, dell'artigianato e del turismo? La gran parte dei denari per le imprese è destinata alle partecipate, quasi che il manifatturiero in Sardegna debba essere condannato all'oblio, nonostante le indicazioni europee ci dicano che la crescita e lo sviluppo sono possibili e duraturi in quelle economie che sul manifatturiero investono, in cui magari il manifatturiero raggiunge il 20 per cento del Pil.

A tale proposito mi permetto un piccolo suggerimento per contribuire al rilancio di questo settore: abbiamo una possibilità, che sono i Porti franchi, l'hanno ricordato diversi colleghi; facciamoli, non esitate, sono quelle scelte strategiche che possono permetterci di recuperare terreno anche su chi è partito dopo di noi e su queste linee magari è andato avanti, ci ha già superato. Così come non è il caso di perdere altro tempo sulla metanizzazione e sulla compensazione dei maggiori costi energetici. Non possiamo nemmeno pensare che in certi settori tutto si debba e possa fare solo ed esclusivamente con i fondi europei.

Fondi europei che, è vero, non spendiamo o spendiamo male, ma continueremo a farlo perché, ancora una volta, ci si muove senza conoscere il passato, senza dati e senza valutazione di ciò che è stato e di ciò di cui abbiamo bisogno, e gli indicatori posti nel PRS per valutare le azioni fanno quanto meno sorridere.

La burocrazia. L'avete detto in campagna elettorale e ribadito in quest'Aula "zona franca dalla burocrazia", ed è giusto; al di là degli annunci roboanti però evitiamo sempre di scaricare la colpa sui funzionari e sulla struttura e non aggiungiamo mielina politica. È possibile che nel 2014 si approvi una delibera di Giunta che assegna solo 900 euro a ogni comune per l'abbattimento delle barriere architettoniche? Questa è colpa della burocrazia? È possibile che negli incontri pubblici si dichiari che ci vogliono ancora tre mesi per esitare un Piano energetico che a giugno andava bene? E l'Advisor per la metanizzazione? Anche questo è colpa della burocrazia?

Un altro grande assente in questa manovra è il lavoro e, quindi, le politiche attive per il lavoro; anche su questo settore, al di là degli annunci, maggio 2014, dobbiamo avere l'onestà di dire che la disoccupazione è dilagante, non si combatte certo con "Garanzia giovani", e di conseguenza ci possiamo permettere, ancora oggi, che non partano dei corsi di formazione finalizzati all'attivazione di un tirocinio, perché magari i CSL non hanno il tempo per inviare un curriculum? Io credo di no!

Ci sarebbero poi tanti altri temi su cui intervenire e parlare: il mondo della cooperazione, dei trasporti, della scuola, intesa come istruzione e non solo come edilizia, il mondo della pesca, che vive un drammatico taglio delle risorse, e l'agricoltura, ma mi riservo di farlo quando si passerà agli articoli. Faccio solo un invito sulla vertenza entrate, Assessore, lo faccio a lei per tutta la Giunta e per il Presidente, e sulla leale cooperazione, proprio perché non siete autosufficienti, nel senso che siete la maggioranza di una minoranza, tutto sommato, nel senso che il mondo e la Sardegna non finiscono nel centrosinistra, l'invito che vi rivolgo è quello di coinvolgere il Consiglio e tutta la società isolana in una grande e unica vertenza con lo Stato, perché se continuiamo a spezzettare le vertenze, che sono tante e sono aperte, il rischio che noi corriamo è quello di fare e di vivere meglio il paradosso della rana bollita.

Si tratta di quella rana che entra in una pentola di acqua calda e schizza via perché si brucia, poi entra in una pentola d'acqua fredda e sta bene. Subito dopo, però, qualcuno accende il fuoco sotto quella pentola e la rana ha un po' di fastidio perché sente il caldo, ma pian piano si abitua. Il fuoco sale sempre di più e pian piano la rana si abitua, sempre di più, finché non si arriva a una temperatura tale che la rana muore bollita.

PRESIDENTE. Comunico al Consiglio che la consigliera Busia è rientrata dal congedo .

È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.

USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, oggi stiamo discutendo una manovra finanziaria, la prima di questa legislatura, una manovra che, in quanto tale, la prima appunto di una nuova maggioranza di Governo, dovrebbe risentire fortemente degli impegni presi in campagna elettorale, impegni ribaditi solennemente con le dichiarazioni programmatiche del Presidente e di tutti i Partiti e Gruppi consiliari della maggioranza; impegni che hanno giustamente alimentato attese e speranze di una svolta chiara, decisa, nella direzione di trovare risposte alle tante, troppe drammatiche situazioni in cui versa la Sardegna a causa della crisi, ma sicuramente anche a causa delle scelte politiche precedenti, sbagliate.

La finanziaria, il primo bilancio di una legislatura e di una classe politica nuova, sono momenti significativi, che tracciano un solco profondo nel sentire comune e nelle coscienze dei cittadini elettori. È su queste scelte che verremo valutati, ed è stato valutando le scelte delle Giunte precedenti, che i cittadini hanno deciso di cambiare maggioranza di governo. Oggi tocca a noi, così hanno scelto gli elettori, noi dobbiamo dimostrare di essere all'altezza del compito, e io dico: "Sapremo esserlo!".

Eppure non c'è entusiasmo, non c'è soddisfazione in giro, non c'è una sensazione di rasserenamento, di fiducia. Il termometro, la misura di questo sentire diffuso, di questo malcontento, lo abbiamo avuto ieri ascoltando i Sindaci in quest'Aula, ma l'abbiamo avuto anche nelle audizioni dei sindacati, nelle dichiarazioni dei rappresentanti di associazioni, categorie produttive e quant'altro, che abbiamo audito in Commissione, quasi un coro unanime.

È chiaro a tutti che a fronte di tanti impegni, e forse anche delle volontà e convinzioni forti, questa finanziaria non riesce a rispondere appieno alle aspettative, alle attese, e io dico anche alle speranze dei cittadini sardi, delle imprese sarde, degli amministratori, dei sindaci, dei comuni e di quel che rimane delle province. Credo non esista la finanziaria perfetta, che risponde a tutte le esigenze, che risolve in un colpo tutti i problemi, ancor più quando le risorse sono così scarse e fuori la realtà è quella che conosciamo.

Questa finanziaria vede fuori dal nostro Palazzo operai attendati o su piloni, vede lavoratori che aspettano, oppure disperati perché non avranno cassa integrazione, vede sindaci che minacciano dimissioni perché messi nelle condizioni di non poter rispondere alle esigenze dei cittadini, di fronte ai quali i sindaci diventano semplici esattori, o impositori di tasse e, allo stesso tempo, confinati nella solitudine di rappresentanti di uno Stato indifferente e egoista, diventano obiettivi per atti criminali di ritorsione per il solo ruolo di essere rappresentanti delle istituzioni.

Ancora questa finanziaria vede cittadini, amministratori, famiglie e comunità intere protestare per la chiusura o riduzione di presidi scolastici, di uffici pubblici, di caserme, e di altri segni e presenze dello Stato, in realtà ridotti a essere marginali e sempre più marginalizzati. Realtà povere e sempre più impoverite di risorse e di segnali di attenzione. Vede lavoratori e imprese agricole insoddisfatti e preoccupati, perché alla fatica e all'impegno del lavoro non corrispondono reddito, serenità, prospettive e certezza di un futuro per sé e per i figli.

Vede artigiani e piccole imprese chiudere le attività dopo decenni nella disperazione per la mancanza di futuro, vedi l'ultimo rapporto del CNA. Vede le zone interne e le aree rurali sempre più abbandonate a se stesse in un declino, uno spopolamento e impoverimento apparentemente senza rimedio. Questa è la fotografia, lo scenario che c'è fuori, di cui certamente le responsabilità non sono di questa Giunta o di questa maggioranza, ma è iniziato anche il momento in cui, per quanto ci compete, anche noi dobbiamo assumerci una parte di responsabilità.

Abbiamo valutato positivamente il disposto in questa finanziaria di un aumento dell'indebitamento pubblico, perché di questo si tratta quando si parla di contrarre un mutuo, ma la positività sfuma un po' quando la destinazione di queste risorse non determina una chiara ricaduta, anche in tempi brevi, sulla criticità più grande, più grave in cui si trova la Sardegna: la criticità del lavoro, la criticità povertà.

Da Rossomori avremmo voluto che una parte più importante di queste risorse venisse destinata agli enti locali, ai comuni, per essere utilizzata in opere pubbliche immediatamente cantierabili che avrebbero dato immediata ricaduta occupazionale nei territori e, nello stesso tempo, avrebbe ridato ai sindaci e amministratori locali la possibilità di assolvere, almeno in parte, il ruolo di programmatori di sviluppo locale.

Sulla base di questo intendimento abbiamo proposto emendamenti molto ben articolati, sottoscritti anche da parti importanti di questa maggioranza, emendamenti che si proponevano un solo grande obiettivo, io dico di grande peso anche per la ricaduta sociale, e cioè creare condizioni di lavoro, di occupazione, di rilancio delle piccole e medie imprese locali, di prospettive di reddito da lavoro per molti lavoratori e molte famiglie per creare di fatto quelle condizioni enunciate anche nella presentazione della Giunta di questa legge finanziaria, e cioè introdurre metodi e strumenti di decentramento, di territorializzazione nell'utilizzo delle risorse.

Si volevano aprire spazi politici ed economici per introdurre e avviare percorsi per l'istituzione del reddito di cittadinanza, per contrastare la povertà come condizione inaccettabile; e, a questo proposito, forse è utile ricordare che questo è stato e credo debba rimanere uno dei pilastri del programma elettorale di questa maggioranza. Voglio ancora ricordare che si proponeva l'istituzione di un fondo a favore degli enti locali finalizzato all'organizzazione di mense scolastiche in un programma più complessivo di scuola a tempo pieno.

Siamo convinti delle tante valenze di una proposta di questo tipo, dal contrasto alla dispersione scolastica, all'ottimizzazione dell'utilizzo dei presidi scolastici e a una diffusione di una cultura nuova e corretta di alimentazione sin dall'infanzia, all'utilizzo e valorizzazione dei nostri prodotti agroalimentari, alla creazione di posti di lavoro per personale qualificato per la preparazione di pasti e per il dopo mensa.

Si voleva introdurre la possibilità dell'istituzione di un fondo dedicato alle criticità delle aree rurali, agevolare il riconoscimento di aree di crisi anche nella prospettiva di creare opportunità per l'ottenimento di una fiscalità di vantaggio per le aree più depresse o in sofferenza. Infine non certo secondaria sarebbe stata la ricaduta dell'accoglimento di questi emendamenti su edilizia pubblica, edilizia scolastica e privata con il sostegno a interventi per l'efficientamento energetico e ristrutturazioni, per recupero e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, con un reale impulso e creazione di opportunità anche per piccole imprese e artigianato dei territori. Questa potrebbe essere considerata una politica keynesiana vera, con creazione dei posti di lavoro diffusi nel territorio e di riscontro nell'immediato o almeno in tempi brevi.

Questi emendamenti non hanno trovato ammissibilità, forse anche per errori nel proporli, me ne prendo anche la parte di responsabilità, ma noi crediamo ancora e siamo fiduciosi che questa maggioranza e questa Giunta sapranno cogliere e fare proprio questo intendimento di fondo presente nei nostri emendamenti. Dobbiamo sicuramente migliorare nella capacità di essere più coesi e pronti a un maggiore ascolto e condivisione delle scelte. Molte cose sono presenti e ben fatte e apprezzabilissime in questa finanziaria. Dico solo, e sto finendo, che si può fare ancora molto e si poteva però partire e si può ancora partire meglio. Avremmo modo e occasioni per dimostrare ai cittadini elettori che quando hanno scelto questa maggioranza hanno riposto bene la loro fiducia. Rossomori non farà mancare il suo leale contributo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.

RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi consiglieri, l'approvazione del bilancio per un'amministrazione, che sia questa comunale, provinciale o regionale, è il momento più importante della vita amministrativa dell'ente. La classe politica in questo atto esprime la propria capacità organizzativa, politica e gestionale dell'ente che amministra. Il bilancio è esattamente lo specchio degli amministratori e rappresenta inequivocabilmente la qualità delle idee, delle strategie, esaltando gli aspetti positivi, qualora ci fossero, e facendo emergere brutalmente tutti i limiti politici e manageriali della Giunta e di tutta la maggioranza.

La legge finanziaria 2015 che ci apprestiamo a discutere è un testo di estrema chiarezza e non lascia certo spazio a interpretazioni o fraintendimenti. Infatti chiunque ha saputo cogliere gli aspetti salienti della disposizione, è il leitmotiv che viene sottolineato in numerose forme. La parola d'ordine è taglio incondizionato di servizi e opportunità e aumento delle tasse in Sardegna. Componenti della Giunta, vorrei tranquillizzarvi - anche se parlo solo all'Assessore - vi annuncio che tutti i cittadini, tutte le imprese, tutti gli studenti, tutte le associazioni sparse nell'isola, tutti i commercianti, gli artigiani, gli agricoltori, tutti gli investitori, ma perfino gli anziani, i malati e i parenti che prestano loro assistenza hanno ben compreso le vostre palesi intenzioni e infatti la Sardegna intera è indignata per una manovra finanziaria di questo tipo.

Sappiamo tutti che stiamo vivendo periodi non certo facili, ma non possiamo permettere che la Sardegna venga così brutalmente punita e lasciata a una condizione di estrema difficoltà e povertà. Non bisogna essere certo docenti universitari di economia per capire che l'aumento delle tasse dal 2011 a oggi è stato un gravissimo freno per la crescita nazionale e regionale, eppure voi proponete un ulteriore aumento dell'IRAP che, non so se lo sapete, ma colpisce le poche realtà produttive rimaste su quest'isola, colpisce coloro che vogliono mostrare con orgoglio il simbolo sardo sui prodotti, coloro che vogliono impiegare giovani sardi, colpisce le grandi aziende che danno un reddito a migliaia di famiglie sarde che, nonostante le difficoltà, sognano di rimanere in questa Sardegna, nel loro territorio di origine.

Quando si parla di vertenze si pensa subito alle rivolte dei lavoratori del Sud, del centro e del Nord della Sardegna che si mobilitano per difendere il loro lavoro. Voi rispondete a queste persone con un aumento di imposta che blocca gli investimenti, che blocca i consumi e che blocca il lavoro. Il lavoro in realtà è: questo sconosciuto. Avremmo voluto un investimento forte per questo settore, o meglio un Piano straordinario per il lavoro, peraltro richiamato da tutti i sindacati che non hanno risparmiato critiche severe alla vostra Giunta, soprattutto avremmo voluto vedere in questa finanziaria un filo conduttore o, meglio, un progetto.

Ecco, la nostra vera preoccupazione è l'assenza totale di un progetto. Siete riusciti a costruire un bilancio senza logica, un bilancio dei rattoppi, delle pezze, dell'aria fritta, giustificato solo da spartizioni, da logiche di equilibri politici di maggioranza, di coalizione e di aggregazione interna, ma questo è evidentemente un vostro obiettivo perché infatti non è previsto alcun piano di sostegno al lavoro, non è prevista alcuna agevolazione per coloro che si trovano sotto la soglia della povertà, non è prevista nessuna manovra che possa facilitare l'accesso al mondo del lavoro e che permetta alle imprese di rimanere in questa Regione.

Ritengo abbastanza ridicolo quanto appare oggi su L'Unione Sarda, su proposta dell'Assessore del lavoro, che crea tra il CSL e i lavoratori un'agenzia privata di collocamento. Ma siamo impazziti? Probabilmente non abbiamo capito di cosa stiamo parlando! Avete snaturato e screditato il CSL! Abbiamo forse bisogno di un'agenzia privata di collocamento? Questa è pura follia. Ciò che dico è vero perché è esattamente ciò che avete previsto. Quest'anno, infatti, avete scelto di eliminare dal bilancio la parola "industria", non c'è più nel bilancio, forse è una resa incondizionata all'industria, forse è una scelta strategica. La Regione Sardegna non vuole più investire nell'industria, sostituita sì dalla parola "imprese", ma l'avreste potuta sostituire anche con le "botteghe" o con altri aggettivi che poco hanno a che fare con l'industria. Ebbene, avete sbagliato i calcoli perché con le misure presenti in questa finanziaria avreste dovuto inserire il capitolo per le botteghe, perché anche le imprese sono troppo grandi e troppo complesse per sopravvivere a queste condizioni.

Fino all'anno scorso i giovani non avevano lavoro, però potevano avere almeno l'opportunità di vivere qualche esperienza all'estero in collaborazione con numerose associazioni locali. Quest'anno anche questa possibilità la volete distruggere estinguendo il capitolo per l'internazionalizzazione giovanile, che permette loro di imparare a vivere in Europa, di fare esperienza, di imparare le lingue, di raccontare la loro e la nostra storia perché gli scambi internazionali servono anche per promuovere la cultura e le tradizioni dei paesi di provenienza dei ragazzi che una volta si sentivano ambasciatori della Sardegna.

Su questa terra vivono numerose persone che non possono spostarsi perché sono anziani o peggio ancora portatori di handicap, avete deciso di colpire anche loro. Solo ieri, con un emendamento, siete riusciti in qualche modo a nascondere la vergogna della riduzione dei fondi anche per questo tipo di disabilità, destinato soprattutto all'autosufficienza e per altri capitoli a carattere sociale, aggravando il duro colpo che già lo Stato ha sferrato nei loro confronti con la modifica dei parametri ISEE.

Questo è un altro aspetto che vi sfugge, forse non avete capito che cosa vuol dire il nuovo parametro ISEE. Il nuovo parametro ISEE tiene conto di una serie di nuovi indicatori per cui almeno il 50 per cento dei sardi perderà il beneficio sia della "162", sia il beneficio dei fondi dell'autosufficienza, ma posso aggiungere che i nostri studenti universitari perderanno i benefici per poter accedere all'università, per partecipare ai corsi e così via. Sull'argomento ISEE, sulla "162", assessore Paci, la invito a prendere visione del nuovo ISEE e sottolineo che, come Sardegna, grazie alla legge 2 del 2004, noi possiamo porre rimedio anche al regolamento ISEE del Governo nazionale.

Insomma, avete deciso di mettere nel vostro mirino i giovani che sognano di poter vivere e costruire il proprio futuro nella terra in cui sono nati, le aziende che lottano col fisco e le pretese dello Stato italiano con le imposte regionali, i disoccupati che non hanno alcun piano di inserimento professionale e nessuna agevolazione per investire, le associazioni che con grande sacrificio e con tanta volontà hanno sempre rappresentato con orgoglio la Sardegna nelle loro attività di esperienze estere, i portatori di handicap che sono chiamati a convivere quotidianamente con gravi difficoltà e che ora subiscono anche un taglio dei fondi a loro sostegno.

Che dire dell'agricoltura, che è tra i più importanti settori economici trainanti dell'economia sarda? Assenza totale di finanziamenti alle infrastrutture, alle zone interne, ai laghetti collinari, alla viabilità rurale, all'elettrificazione. Ricordiamo che tantissime zone della Sardegna non solo non sono provviste delle zone wi-fi (che oggi vanno tanto di moda e spesso nelle città tentiamo di investire in quel settore) ma non sono provviste neanche dell'energia elettrica, non sono provviste di strade e, in alcune casi, soprattutto nelle zone interne, alcuni allevatori sono costretti quotidianamente a trasferire il loro latte dalla montagna alla pianura fino al raggiungimento dei camion che trasferiscono il latte ai caseifici. La Sardegna importa il 75 per cento dell'ortofrutta pur vantando eccellenze nel settore caseario e vitivinicolo. Notizia di questi giorni: la Sardegna viene ridicolizzata dall'Europa per una incompleto e inesatto PSR. Mettiamo immediatamente mano anche a questo.

Tutta la Sardegna con questa finanziaria vede eliminate tante opportunità utili per scrivere il proprio futuro. Forse nei testi didattici non è scritto, ma per parlare di futuro, di crescita, di sviluppo, di opportunità bisogna investire e bisogna dare la possibilità alle persone, alle associazioni, alle imprese di esprimersi liberamente, di trovare orecchie disposte ad ascoltare e ad accogliere le loro richieste...

PRESIDENTE. Onorevole Rubiu, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, noi stiamo discutendo la prima finanziaria della Giunta Pigliaru. Lo facciamo a un anno esatto dalle elezioni regionali con cui il centrosinistra ha assunto l'onore e l'onere di governo della Sardegna. Lo facciamo, è stato detto un po' da tutti, in un contesto difficile, grave dal punto di vista economico e occupazionale e con la preoccupazione di un dramma sociale che non lascia nessuno, proprio nessuno, indifferente.

Una finanziaria, la prima, che non può non risentire della gestione ereditata: dai costi della sanità alla disoccupazione, salita vertiginosamente, al settore industriale cancellato. A tale proposito vorrei ricordare agli smemorati che un settore industriale cancellato non è certamente opera di questo Governo regionale che si appresta a disporre la prima finanziaria, ed è certamente nel sentimento diffuso di noi tutti l'idea che bisogna rimettere in piedi la produzione industriale in questa nostra isola, altrimenti non si va e non si andrà da nessuna parte. Ricordo anche, però, come dal punto di vista simbolico l'era della Giunta di centrodestra del presidente Cappellacci, in quel marzo del 2009, si associ al momento della chiusura dell'Eurallumina ì. In quegli anni non si è risolto il problema, anzi, si è acuito, così come quello dell'Alcoa e di altri.

In questi giorni, in questi momenti, in queste ore si sta lavorando perché ad alcune di queste vertenze (siamo qui per cercare di salvare le industrie e le fabbriche che sono state chiuse) si trovi una soluzione, sia per Alcoa sia per Eurallumina, sia per tutto il settore industriale della chimica che ha avuto colpi e tracolli verticali pesanti, certamente non a opera di Pigliaru né di questa finanziaria della quale tanto si dice e tanto si può dire, ma non tutti lo possono dire. Dicevo, quindi, che si va dal settore industriale cancellato a quello artigianale profondamente ferito, alle bonifiche ferme al palo, alle aziende regionali utilizzate in maniera inappropriata, a un'agricoltura inesistente, ai tagli sulla scuola e sui progetti per gli studenti, al fallimento dei trasporti e ai debiti lasciati, eccetera eccetera; in questo contesto stona non poco sentire alcuni interventi dei consiglieri dell'attuale minoranza privi del minimo senso del pudore. La Sardegna da loro lasciata in braghe di tela confligge con la rappresentazione farsesca degli interventi di alcuni colleghi che si ergono a paladini dell'isola.

Sulla vertenza entrate non un passo avanti è stato fatto nei cinque anni di gestione del centrodestra, così come sulla viabilità. Non lo dico a caso perché voglio ricordare come già nei primi cinque mesi, non cinque anni, dell'amministrazione Pigliaru siamo stati capaci di portare a casa 224 milioni di euro in più al contrario del Governo regionale precedente che, nella seconda metà della legislatura, ne aveva portato a casa quasi 500 in meno per la Sardegna. In poche settimane, vorrei ricordare ancora, siamo riusciti a ottenere quei 224 milioni di euro che si sono aggiunti all'Accordo di programma quadro rinforzato sulla viabilità che ne aveva stanziato altri 400.

La Giunta precedente anche sulle strade ha fatto registrare solo fallimenti con almeno due segni negativi per un totale di 480 milioni, 100 milioni in meno di penalizzazione per bandi non realizzati sulle strade e 380 milioni di euro che Raffaele Fitto (vorrei ricordarlo, allora Ministro del Governo Berlusconi) portò via alla Sardegna quando realizzò il fondo di sviluppo di coesione senza che lei, presidente Cappellacci, muovesse un dito per impedirglielo. Altro che noi supini di fronte al Governo! Questi sono i fatti, queste sono cose che possiamo verificare e che sono assolutamente verificabili. Quindi, è vero il contrario.

Tuttavia, per stare all'oggi, noi presentiamo una finanziaria da 7 miliardi e 800 milioni di euro ai quali si aggiungono 5 miliardi e mezzo di euro di fondi europei, 450 milioni di euro di residui della programmazione europea che non sono stati spesi e che devono essere spesi entro il 2015 e 300 milioni di euro di residui attivi per pagare debiti della Regione. Procediamo con la programmazione unitaria dei fondi, con l'uso integrato delle risorse regionali, europee e nazionali, superiamo il Patto di stabilità conquistando il pareggio di bilancio, strumento che ci permetterà di utilizzare le risorse disponibili, tutte le risorse disponibili. Certo, sarà necessario vigilare perché lo Stato non venga meno agli impegni sottoscritti con l'accordo siglato lo scorso mese di luglio e sarà opportuno concludere l'accertamento di diverse partite legate in particolare ai tributi erariali che sono ancora oggetto di contestazione, cosa su cui non abbasseremo di certo la guardia.

Io concordo con chi, fra i colleghi di maggioranza, ha sostenuto l'idea che questa è una manovra di avvio dei lavori, sobria, che non vende fumo, non racconta balle, che cerca di intercettare le difficoltà del tempo difficile che attraversiamo e cerca di interpretare la consapevolezza che è necessario attivare politiche per l'istruzione, per i giovani, per la qualità dei prodotti agricoli e alimentari, rafforzare la ricerca e l'innovazione tecnologica, accrescere la competitività delle piccole e medie imprese, promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà.

In questo contesto si inquadra la scelta di attivare a distanza di anni un mutuo per opere infrastrutturali e investimenti immediati nel settore della mitigazione del rischio idrogeologico e risorse verso i territori e i comuni capaci di dare una spinta propulsiva alla nostra economia. Sono previsti interventi per circa 15 milioni di euro per l'edilizia universitaria, più di 33 per rinnovare i mezzi di trasporto, 40 milioni per opere di interesse locale, oltre 20 milioni per aree in crisi. Non sarà facile invertire la tendenza, ne siamo consapevoli, ma, per carità, evitate di raccontare quello che avreste voluto essere e non siete mai stati capaci di diventare. Abbiamo ricevuto in eredità una spesa sanitaria fuori controllo che pare essere ancora superiore ai dati finora conosciuti.

Su questa spesa è necessario intervenire attraverso riforme importanti capaci di dare servizi migliori e spesa più contenuta. A tale proposito abbiamo approvato una prima legge di riforma della sanità, certo, anche necessaria per commissariare la gestione di un percorso di riforma, riforma che continuerà nei prossimi mesi con l'obiettivo di fornire una sanità migliore per i cittadini, una sanità pubblica e con diritti uguali per tutti, capace di avere nosocomi all'avanguardia per contenere la cosiddetta mobilità passiva che costringe tante persone ad andare fuori dall'isola e sottrae parecchie risorse alla Sardegna. Una gestione che coinvolga gli enti locali per rafforzare lo spirito collaborativo di cui anche durante la discussione di ieri si è detto.

A proposito di enti locali il Fondo unico è dimensionato a 600 milioni di euro a cui si aggiungono 49 milioni di euro di addizionale per l'energia elettrica, accise, che erano stati sottratti. Sono state iscritte poste di bilancio importanti nei settori dell'istruzione, della cultura, lingua sarda, biblioteche, cinema, spettacolo, editoria, formazione, lavoro, ammortizzatori sociali, lavoratori socialmente utili, insomma tutti quei settori nei quali e per i quali ho sentito diversi interventi di colleghi, in particolare della minoranza, puntare il dito come se in due giorni noi avessimo avuto la capacità di risolvere i problemi. Sono stati predisposti interventi di Flexicurity con programmi come Garanzia giovani per 40 milioni di euro e per gli over 45 per altri 40 milioni di euro.

Consentitemi a tale proposito di censurare alcune battute, poco eleganti e di cattivo gusto, di qualche incauto collega della minoranza nei confronti dell'assessore Mura che non solo gode della fiducia di questa maggioranza ma sta dimostrando concretamente di lavorare bene, pur nelle mille difficoltà che deve affrontare causate anche da politiche fallimentari ereditate dalla precedente gestione. Ancora. Abbiamo dato copertura completa al Fondo per il sociale fino a 242 milioni di euro per la legge numero 162, per il progetto "Ritornare a casa", per il fondo della non autosufficienza: 199 milioni di euro è l'importo che sarà iscritto nel provvedimento attraverso un emendamento del quale abbiamo già dato comunicazione anche tramite stampa.

Concludo dicendo che concordo con la collega Zedda, relatrice di minoranza, relativamente al fatto che i settori strategici sono sanità, mezzi di comunicazione, infrastrutture, scuole, strade, istruzione, lavoro. Non solo quelli ovviamente; proprio su quei settori ho centrato però il mio intervento per raccontare che abbiamo, sì, come lei dice, un mare in tempesta ma gli interventi non sono piccole gocce, bensì risorse importanti per cercare di costruire una barca che sappia navigare e reggere l'urto delle difficoltà, più di quanto siano state capaci di fare quelle della vostra flotta sarda naufragata indecorosamente.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, intanto una nota di disappunto per il fatto che i banchi della Giunta siano troppo vuoti; la presenza occasionale di qualche Assessore sta a dimostrare proprio la assoluta mancanza di rispetto di fronte a un'occasione solenne come è quella, appunto, della discussione del bilancio e della finanziaria. Lo dico non perché gli Assessori con la loro presenza avrebbero dato lustro o aggiunto qualcosa in termini di utilità, no assolutamente, ma perché forse avrebbero imparato qualche cosa, se è vero, come è vero, che dopo un anno dal vostro insediamento dobbiamo registrare l'assoluta inadeguatezza di gran parte della squadra di governo se non l'assoluta incompetenza.

Sembra infatti che gli Assessori si trovino sulle nuvole e che siano assolutamente scollegati dalla vita reale. Assessore Paci lei è presente, così come nonostante i molti impegni almeno si degna qualche volta di venire in Aula il presidente Pigliaru, altrettanto non fanno certuni Assessori che, davvero, avrebbero imparato qualcosa dal dibattito e, forse, su qualche questione ci saremmo potuti anche confrontare nel corso dell'esame dell'articolato.

Bisogna allora ricordare a qualcuno che la luna di miele è finita; è finito il momento, caro Pietro Cocco, delle accuse che erano comprensibili in una prima fase dopo l'insediamento della Giunta. Nei primi mesi ci avete riempito di accuse di ogni genere, ma non ho sentito una sola parola di un'azione in positivo, di un'azione concreta fatta da questa maggioranza di centrosinistra, aggiungo eterogenea, e da questa Giunta regionale.

Se questo documento che è un documento politico è la rappresentazione plastica di questo primo anno di legislatura, è il vostro biglietto da visita, beh, direi che è trascorso un anno sulle illusioni, è trascorso un anno sulle promesse, è trascorso un anno nel quale vi vergognate perfino di far cenno al nome di alcune vertenze perchè il nome vertenza proprio ormai è sparito dal vostro vocabolario: da quelle industriali a quelle che riguardano il comparto agricolo, a quelle che riguardano tutti i settori produttivi.

Dunque un anno che, questo sì, siete riusciti a caratterizzare proprio per gli annunci da un lato e l'abisso totale tra ciò che avete promesso e i risultati concreti di cui io non ho sentito parlare da nessuno degli esponenti della maggioranza che sono intervenuti nel corso di questo dibattito. Avevate promesso la riforma della Regione e vi siete scomodati solo per aggregare due consulenti in più presso la Presidenza della Giunta regionale. Avevate promesso la riforma degli enti locali, e questa riforma non solo non la conosce questo Consiglio, non solo non ha preso neanche la benché minima forma nella Commissione competente ma, addirittura, il sistema degli enti locali a iniziare dalle province patisce veramente l'immobilismo, patisce le conseguenze di una situazione nella quale state mettendo a repentaglio migliaia di posti di lavoro. E lo dimostra quello che è successo in questi giorni grazie, io lo devo riconoscere, alla sensibilità anche del Presidente del Consiglio che ha riunito i Capigruppo di maggioranza e di opposizione per trovare insieme una soluzione al problema delle società in house.

Avevate promesso la revisione del Piano paesaggistico compiuta con grande impegno nella passata legislatura, ma compiuta con grande impegno non solo perché c'era un'attenta direzione politica ma, soprattutto, perché vi hanno lavorato quegli stessi funzionari, impiegati che ancora sono lì all'Assessorato degli enti locali e che hanno corretto gli errori, hanno sopperito alle lacune e sappiamo che cos'è successo: avete cancellato con un tratto di penna per tornare al testo di nove anni fa. Avete negato la proroga di un Piano casa promettendo una legge edilizia che doveva arrivare entro novembre e che non solo non è arrivata in Consiglio nel 2014 ma, di questo passo, davvero non ne vedremo mai la vita perché veramente non si sa dove sia ancora confinata.

Avete l'ardire di dare la colpa all'opposizione, di dare la colpa all'opposizione per quello che non è stato fatto ieri, ma non vi giustificate per quello che non state facendo voi oggi, o che state facendo male oggi, e vi trincerate sempre dietro la sorte, ma la crisi c'era anche ieri ed era devastante ieri come lo è oggi, non è una scusante. Ma, ne approfitto perché è presente l'Assessore della pubblica istruzione, il tradimento più clamoroso che avete consumato, ed è gravissimo perché era il primo punto del programma del presidente Pigliaru, è sulla scuola.

Infatti, mentre noi, pur con le difficoltà incontrate, abbiamo messo a correre circa 120 milioni di euro per l'edilizia scolastica e abbiamo varato il Piano scuola digitale, si sta verificando che le scuole intanto le state chiudendo, intanto state facendo un'operazione classista dato che non si comprende perché le pluriclassi prima erano quaranta poi ritornano a essere ventinove, chissà come e con quali criteri avete riammesso alcuni e non altri; e non vorrei che in quella graduatoria ci fossero sindaci con la striscia rossa e altri con la striscia di altro colore, Assessore, perché questo è quello che è successo ed è davvero vergognoso.

Noi affronteremo anche questa questione con un dibattito ad hoc sulla base di una mozione che abbiamo già presentato ma abbiamo visto che in campagna elettorale avete detto che avreste esercitato una sorta di sovranismo al riguardo e abbiamo visto come è andata a finire. Ma l'aspetto ancora più eclatante è che la sinistra è stata sempre contraria all'indebitamento, questa volta voi parlate di risorse in più ma poi indebitate la Sardegna con 700 milioni, cosa faremo il prossimo bilancio e la prossima finanziaria, Assessore, chiederemo altri 700 milioni? Ma voi pensate di governare con l'indebitamento per i prossimi anni? Vedete vi state davvero contraddicendo clamorosamente e state introducendo una politica dell'indebitamento che contravviene a ogni regola, anche quella della buona amministrazione.

Tutti gli indicatori, assessore Paci, il PIL per abitante, la spesa per consumi, il reddito, tutte queste voci, confinano la Sardegna nella parte arretrata del Paese per cui quello che le chiediamo, Assessore, è che bisogna uscire da questo stato, non bisogna dire solo che la maggioranza va bene, la maggioranza non va bene, non va bene se chiedete la revoca dell'assessore Arru, vuol dire che avete problemi, se chiamate l'assessore Arru "l'assessore sceriffo" come leggo in una interpellanza di cui dà notizia ora l'agenzia.

Dite la verità, non potete sanare i contrasti al vostro interno dicendo che tutto va bene, qui ci sono i problemi del lavoro, i problemi dei disoccupati, i problemi dei cassaintegrati, dei 28 mila che non avranno più l'assegno di mobilità, su queste cose io penso che dovremmo riportare il confronto e il dibattito in questa Aula perché davvero il resto significa ancora ingannare i sardi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare per la replica l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Signor Presidente, signori consiglieri, voglio riportare il dibattito sul tema oggi all'ordine del giorno che sono la proposta di legge finanziaria, il Programma regionale di sviluppo, ma riprenderò alcuni temi più politici toccati per ultimo dall'intervento dell'onorevole Pittalis. Inizio con il richiamare il titolo che abbiamo dato alla nostra manovra, ovverosia un patto sociale per la Sardegna in cui cerchiamo di coniugare il rigore della proposta finanziaria con lo sviluppo che vogliamo far ripartire nella nostra Regione.

La situazione è drammatica, non c'è il tempo per richiamarla ma è un dato che tutti condividiamo: una situazione drammatica di disoccupazione, di crisi dei nostri territori, una situazione drammatica che condividiamo purtroppo con le altre regioni dell'Italia, chi più chi meno, è una situazione che, lo dico con molta sincerità non è responsabilità nostra ma non è neanche responsabilità di chi governava prima. È una situazione di forte crisi che l'Europa, l'Italia in particolare sta attraversando dal 2008, e per quanto riguarda l'Italia è una mancata crescita che ormai ci portiamo dietro da tanto tempo.

In una situazione di questo genere noi abbiamo cercato, obbligatoriamente, di mantenere i conti pubblici a posto perché è doveroso, perché lo dice la Costituzione, l'equilibrio di bilancio non è un'invenzione nostra, c'è scritto nelle leggi contabili, c'è scritto nella Costituzione, lo dobbiamo rispettare ma abbiamo anche cercato di portare dentro questa manovra una forte linea di sviluppo.

I capisaldi di questa manovra sono tre. Il primo si basa su un risultato secondo me importante, che abbiamo ottenuto nei mesi scorsi, ovverossia l'abolizione del vincolo del Patto di stabilità; il secondo è la programmazione unitaria di tutte le risorse disponibili; il terzo è un forte intervento di tipo keynesiano per sviluppare la domanda interna attraverso il Piano regionale delle infrastrutture.

Parto dal primo. Grazie all'accordo di luglio possiamo spendere a partire dal 2015 tutte le nostre risorse. Non abbiamo mai detto che questo significhi avere maggiori entrate, spero che in questa sede tutti siano in grado di distinguere tra entrate ed erogazioni ma, se qualcuno ancora confondesse i due termini lo ricordo, il vincolo del Patto di stabilità, che non ha niente a che vedere con le entrate, significa che uno non può spendere tutte le proprie entrate e quindi allo stanziamento che viene messo in finanziaria non corrisponde la possibilità di erogare questi fondi. Bene, questo è finito, dal 2015 possiamo erogare tutte le nostre entrate, significa all'incirca poter erogare settecento milioni in più, significa che tutti gli stanziamenti che sono oggi appostati dalla manovra finanziaria per la prima volta dopo tanti anni, potranno tutti essere erogati nell'anno di competenza.

Io penso che sia un risultato importante, lo vedremo alla fine dell'anno quando non creeremo più residui passivi; residui passivi che, lo ricordo, ammontano oggi d oltre 2 miliardi, per colpa di qualcuno? Per colpa del vincolo del Patto di stabilità che impediva anche alle precedenti amministrazioni, ovviamente, la possibilità di trasformare in effettiva erogazione quelle somme. Quindi questo significa avere una lettura diversa del bilancio, necessariamente non fermarsi allo stanziamento ma essere consapevoli che questo stanziamento per la prima volta si trasformerà nell'anno in effettiva erogazione.

Il superamento del vincolo del Patto significa però che con la liquidità residua, che ci portiamo dietro dal 2014 (il pezzo della vertenza entrate), possiamo finalmente anche coprire i residui passivi che si erano sviluppati negli anni precedenti. Questo significa un altro importante risultato che spero che tutti qui dentro possano apprezzare, perché se avessimo avuto ancora il vincolo del Patto questo non sarebbe stato possibile.

Vertenza entrate. Io l'ho detto in quest'Aula presentando il Patto di luglio. La vertenza entrate non è risolta, nessuno lo ha detto, e saremo pronti a trattarla continuamente, lo stiamo facendo; il risultato raggiunto nel gennaio di quest'anno è il riconoscimento residuo della vertenza entrate e ci sono stati dati 300 milioni di acconto, c'è un accordo per chiudere entro luglio le norme di attuazione dell'articolo 8 e quindi mettere una pietra finale, complessiva su questa vicenda col pieno riconoscimento dei diritti della Sardegna. Abbiamo anche chiuso il discorso delle riserve erariali sulle quali c'è l'accordo per cui rimangono in Sardegna e possono essere utilizzate per coprire il debito pubblico, sia dalla Regione che degli Enti locali.

Sulla finanza pubblica abbiamo quindi raggiunto dei risultati importanti, questo risolve il problema del bilancio? No assolutamente, non lo risolve. Le nostre entrate sono insufficienti, c'è poco da fare, dobbiamo riuscire ad averne di più, riuscendo a dialogare, a confrontarci con lo Stato per far ridurre gli accantonamenti, ma ricordiamoci anche che in situazioni di crisi le entrate si riducono per via della riduzione della fiscalità e della tassazione. Quindi questo è un bilancio che soffre obbligatoriamente, perché è così la congiuntura economica, di una riduzione delle entrate, come l'abbiamo affrontata? Introducendo pienamente nel bilancio un'idea di unitarietà del bilancio, ovverossia considerando i fondi regionali, i fondi europei e i fondi infrastrutturali.

Anche questo è un passaggio culturale, viene spesso detto, però poi alla fine i fondi europei vengono lasciati indietro, ci rimangono da spendere sul FESR, per il 2015, 397 milioni, non penso che possano essere imputati a noi questi ritardi, sono dovuti al sistema, sono dovuti alla difficoltà del sistema. Bene, l'idea è di iniziare a spendere i fondi europei immediatamente e abbiamo oltre 500 milioni disponibili per il 2015, sono soldi veri, sono soldi immediatamente spendibili, appena la finanziaria sarà approvata in quest'Aula avremo 81 milioni disponibili per il cofinanziamento e quindi potranno partire i bandi.

Ci vogliamo credere a questo? Questa è una rivoluzione culturale, una rivoluzione di approccio, allora iniziamo a guardare i numeri, ci sono 59 milioni di fondi europei disponibili per le politiche attive per il lavoro, ci sono 73 milioni disponibili per le politiche per le imprese, non per coprire gli stipendi delle partecipate, ma per le imprese, incentivi alle imprese, imprese di qualunque genere: imprese agricole, imprese artigiane, imprese piccole e medie imprese, per fare innovazione, per fare investimenti. Ci sono 47 milioni disponibili per la cultura, per lo sport, per il turismo. Ci sono 165 milioni disponibili per l'agricoltura. Allora, questa è la realtà e con queste cose creiamo lo sviluppo. Ovviamente dobbiamo essere in grado di realizzarli, dobbiamo essere in grado di far partire i bandi europei.

Terzo punto fondamentale è quello degli investimenti nel settore pubblico che partono dal settore pubblico. Questo è un altro elemento importante della visione di questo momento dell'economia. Nel momento in cui la Banca centrale immette nel sistema molta liquidità, noi sappiamo che le imprese hanno ancora difficoltà ad accedere a quella liquidità, perché hanno difficoltà nei bilanci, è a questo punto che deve intervenire lo Stato attraverso il programma di opere pubbliche, ed è esattamente quello che stiamo facendo.

Lo facciamo con un importante programma di opere pubbliche; 700 milioni di mutuo distribuito in otto anni per cui, alla fine, stiamo parlando di neanche 100 milioni all'anno di investimento. Quindi stiamo tranquilli, non stiamo indebitando nessuno per i prossimi anni, anzi rassicuro chi ancora non si è reso conto, ma l'indebitamento scende perché contemporaneamente abbattiamo il debito pubblico, che ha tassi di interesse molto più alti, di 150 milioni l'anno. Quindi complessivamente il servizio, onorevole Cappellacci stia tranquillo, del debito pubblico si riduce perché oggi il costo del denaro andando alla BEI, andando alla CDP è praticamente nullo proprio perché c'è questa liquidità.

Allora noi riusciamo a far ripartire la domanda interna attraverso questo programma di infrastrutture e attraverso i fondi europei. Io penso che sia una manovra importante di sviluppo. È stato criticato il discorso dell'IRAP, beh è la prima volta che la riduzione dell'IRAP del 25 per cento viene messa a regime, diamo uno sgravio di cinque anni alle nuove imprese, abbiamo l'aliquota IRAP più bassa di tutta l'Italia. Io mi auguro che prima della chiusura della legislatura ci sia anche un cambiamento del ciclo economico, che possa aiutare a ridurre ulteriormente le tasse, perché questo è un obiettivo che condividiamo. Oggi questa nostra manovra si aggiunge alla manovra nazionale che, lo ricordo, fa comunque abbattere l'IRAP di un 20 - 30 per cento, ed è importante ricordare quindi che le condizioni per le nostre imprese sono le migliori in Italia.

Dicevo, è una manovra che aiuta lo sviluppo, è una manovra che è stata migliorata sensibilmente nel corso del lavoro in Commissione assegnando 45 milioni in più in settori strategici dell'istruzione, della cultura, del lavoro, dell'agricoltura; un lavoro che è stato portato avanti attraverso un dibattito, che io ho apprezzato molto, sui contenuti insieme alla maggioranza e insieme all'opposizione. È una manovra che potrà essere migliorata ulteriormente in Aula, in particolare sul sociale, che è un tema che non abbiamo trascurato ma abbiamo ritenuto in Commissione che essendo così delicato si dovesse trattare in Aula.

Io penso che anche su quel tema ci sarà una piena condivisione, dobbiamo però anche su questo accettare la sfida riformista per cui non devono esistere vincoli fissi per sempre, ma dobbiamo vedere le leggi, dobbiamo capire se ci sono possibilità di razionalizzazione, possibilità di ridurre gli sprechi proprio per premiare e dare le risorse a chi ne ha effettivamente bisogno.

La nostra relazione al bilancio si chiude dicendo che il rilancio della Sardegna non passa solo dalla manovra di bilancio; ne sono pienamente convinto, passa anche da tante riforme che sono state richiamate anche dall'intervento finale dell'onorevole Pittalis. Quindi dall'assoluta necessità di continuare a procedere in modo spedito sulla strada delle riforme: dall'organizzazione della Regione, della pubblica amministrazione, agli enti locali, all'urbanistica, alla semplificazione, alla razionalizzazione degli organismi agricoli e industriali. Sono tutte riforme a costo zero che porteranno ulteriore sviluppo. Dobbiamo procedere con maggior speditezza, anche da parte nostra, della Giunta, ma anche di tutto il Consiglio lungo la via di queste riforme.

Entusiasmo? Veniva chiesto per la manovra. Io l'entusiasmo lo lascio da altre parti, l'entusiasmo lo avrò e penso che lo avremo solamente quando inizieremo a vedere gli indicatori della disoccupazione che scendono, quando inizieremo a vedere che i nostri giovani trovano lavoro, allora ci sarà l'entusiasmo; oggi l'entusiasmo lo lascio da parte per una "consapevolezza di serietà", un atteggiamento che condividiamo con la nostra maggioranza, variegata, della quale siamo fieri; ma permettetemi di dire, una consapevolezza che finora, e sono certo anche in futuro, condividiamo con…

PRESIDENTE. Assessore, il tempo a sua disposizione è terminato. Dichiaro chiusa la discussione generale. Ricordo che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato a lunedì 23 febbraio, alle ore 12. Il Consiglio è convocato martedì 24 febbraio, alle ore 16.

La seduta è tolta alle ore 18 e 30.