Seduta n.313 del 21/03/2012
CCCXIII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Mercoledì 21 marzo 2012
Presidenza della Presidente Lombardo
Indi
del Vicepresidente Cossa
Indi
della Presidente Lombardo
La seduta è aperta alle ore 16 e 04.
PIRAS, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 febbraio 2012 (305), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Roberto Capelli, Angelo Cuccureddu, Rosanna Floris, Gabriella Greco, Marco Meloni, Eugenio Murgioni, Antonio Pitea e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 21 marzo 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, questi congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Sanna Paolo Terzo - Cappai - Solinas Antonio - Piras - Mula - Cocco Daniele Secondo - Artizzu - Cucca - Greco - Lotto - Pitea - Planetta - Stochino:
"Disposizioni per l'individuazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 984 (Coordinamento degli interventi pubblici nei settori della zootecnia, della produzione ortoflorofrutticola, della forestazione, dell'irrigazione, delle grandi colture mediterranee, della vitivinicoltura e della utilizzazione e valorizzazione dei terreni collinari e montani)". (371)
(Pervenuta il 21 marzo 2012 e assegnata alla quinta Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
PIRAS, Segretario f.f.:
"Interpellanza Planetta sulle motivazioni dell'assenza di esercizio dell'autonomia speciale nella stesura del piano di dimensionamento delle scuole sarde in riferimento alle prerogative delle minoranze linguistiche tutelate dall'articolo 6 della Carta costituzionale del 1948 e dalla legge nazionale 15 dicembre 1999, n. 482, che ha determinato la perdita di 45 autonomie scolastiche nel territorio della Sardegna". (321/C-8.)
"Interpellanza Uras - Sechi - Cugusi - Cocco Daniele Secondo sulla situazione della informatizzazione della Regione". (322)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
PIRAS, Segretario f.f.:
"Mozione Uras - Cugusi - Cocco Daniele Secondo - Sechi sui contenuti dell'accordo anti contraffazione ACTA e sulle conseguenze che si determinerebbero sul mercato digitale e sui diritti delle persone e delle comunità". (172)
PRESIDENTE. Constatata l'assenza della Giunta, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 17 e 11.)
n. 76 del 14 febbraio 2012
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle risultanze dell'Assemblea degli Stati generali convocati in attuazione dell'ordine del giorno numero 76 del 14 febbraio 2012.
Sono stati presentati due ordini del giorno.
(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno:
Ordine del giorno Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Uras - Sechi - Cocco Daniele - Cugusi - Steri - Capelli sull'avvio di una speciale sessione di lavori sulla verifica dei rapporti di lealtà istituzionale tra lo Stato e la Regione.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PRESO ATTO delle ripetute violazioni dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione da parte del Governo e dello Stato italiano nei confronti della Regione Autonoma della Sardegna,
delibera
di avviare una sessione speciale di lavori, aperta ai rappresentanti della società sarda, per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale sociale e civile con lo Stato che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della Regione Autonoma della Sardegna nella Repubblica italiana. (1)
Ordine del giorno Diana Mario - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Giacomo - Dedoni - Salis sulla convocazione urgente di un tavolo politico partecipato e sulle iniziative da assumere per conseguire gli obiettivi di cui all'ordine del giorno n. 76 del 2012.
IL CONSIGLIO REGIONALECONSIDERATA l'attuale situazione del confronto tra Stato e Regione sui temi della "vertenza Sardegna" esplicitati nell'ordine del giorno n. 76 approvato dal Consiglio regionale lo scorso 14 febbraio;
SENTITI gli Stati generali del popolo sardo nell'Assemblea del 16 marzo 2012,
riafferma la volontà
1) di richiedere al Presidente del Consiglio dei ministri la convocazione urgente del "Tavolo Politico" partecipato, oltre che dagli organi della Regione, dalle rappresentanze istituzionali locali, dal sindacato dei lavoratori e dalle associazioni e organizzazioni di categoria e delle imprese;
2) di agire sul piano istituzionale e politico per la realizzazione degli obiettivi individuati nel citato ordine del giorno n. 76/2012 e di promuovere una generale mobilitazione del popolo sardo. (2).)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli ordini del giorno, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessoredegli affari generali, personale e riforma della Regione.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Sull'ordine del giorno numero 1, ci si rimette all'Aula, mentre sull'ordine del giorno numero 2 si esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Siccome è stato presentato un altro ordine del giorno, il numero 3, ed è stato ritirato, gradirei capire il perché.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, l'ordine del giorno numero 3 non è stato ritirato, è stato dichiarato inammissibile dalla Presidenza, perché tratta una materia che è estranea all'oggetto della discussione, in particolare dell'Assemblea costituente, oggetto dei precedenti Stati generali del popolo sardo.
(Interruzione del consigliere Dedoni)
PRESIDENTE. Non è stata aperta la discussione! … Assolutamente! La discussione non è aperta! ... Non le do la parola!
Sospendo la seduta!
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 14, viene ripresa alle ore 17 e 16.)
n. 76 del 14 febbraio 2012
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, siamo arrivati al voto dell'ordine del giorno numero 1 dopo l'interruzione della discussione politica maturata durante gli Stati generali, in un clima ovviamente più disattento rispetto alla tensione che era maturata in quella discussione. Allora mi permetto di ricordare ai colleghi, faccio appello a tutti i partiti presenti in Consiglio, che l'ordine del giorno chiede di sottoporre a discussione il sistema dei rapporti con le istituzioni dello Stato italiano, la qualità e la giustizia dello stato di questi rapporti, senza pregiudicare l'esito della discussione. Per cui noi non capiremmo voti contrari a chi sta ponendo in questo momento semplicemente la questione della lealtà dei rapporti tra la Regione e lo Stato italiano.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Intervengo per dimostrare quanto la Presidenza abbia preso un abbaglio in questa circostanza nel dare un certo significato a un ordine del giorno, testé le parole dell'onorevole Maninchedda hanno dimostrato esattamente il contrario!
Io sarei favorevole alla dichiarazione di voto nei confronti di quell'ordine del giorno, lei non me lo consente, come non lo consente al mio Gruppo, perché i rapporti tra Stato e Regione passano attraverso un argomentato ragionamento fra istituzioni e che si chiama Statuto speciale della Regione Autonoma della Sardegna. Lei vorrebbe impedire qui di parlare di costituente e di rapporti fra Stato e Regione, fra Stato, Regione e Unione europea!
Lei impedisce che qui si parli veramente di esaltazione del popolo sardo, attraverso una chiamata a discutere di quelli che sono i reali rapporti con lo Stato mentre invece accettiamo che ci sia un ordine del giorno che mette in dubbio l'appartenenza della Sardegna alla Repubblica italiana! Io potrei anche essere d'accordo, ma è vergognoso che si arrivi a una condizione simile cancellando un dibattito veramente forte che è avvenuto qui, anche attraverso gli Stati generali, dove si è reclamato un nuovo rapporto fra Stato, Regione e Unione europea. Questo nuovo patto, questa nuova cosa che chiede il popolo sardo è di parlare di costituente e lei qui impedisce in questo caso un ordine del giorno che sancisce la volontà di un popolo di poter riconoscersi in questo Palazzo che, ancora una volta, come Palazzo resta chiuso alle istanze popolari e alle necessità che emergono dalla gente! Ancora una volta si vuole impedire di parlare di costituente, di Statuto nuovo, di autonomia, del fatto che la Regione abbia una nuova contrattazione con la Repubblica italiana.
Oggi si è sancito il fatto che si accetta la separatezza senza discussione!
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, forse lei è rimasto distratto quando ci sono stati gli Stati generali del popolo sardo il 5 ottobre 2010 dove si è ampiamente dibattuto degli argomenti che lei ha richiamato. Forse se n'è dimenticato, ha la memoria corta!
Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Per raggiungere il risultato, bisogna sempre mettersi in linea con l'argomento che è in discussione. In discussione c'è un ordine del giorno che non fa appello alla rivoluzione e all'indipendenza della Sardegna, fa un richiamo ben preciso che è quello della lealtà istituzionale. Il richiamo, fatto già nella precedente seduta, oggi nuovamente dal collega Maninchedda, sull'ordine del giorno, primo firmatario Giacomo Sanna, al quale abbiamo aderito come Gruppo, fa riferimento a una distrazione e disattenzione su quello che è il dettato costituzionale.
Noi sosteniamo che, a disattendere il dettato costituzionale, in questo caso, sia il Governo italiano, la Repubblica italiana, non i sardi! I sardi, che in qualche modo ormai da tempo denunciano una sorta di emarginazione, di esclusione, di mancanza di rispetto delle norme contenute nella Costituzione italiana, oggi si domandano se la Repubblica italiana, se il Governo italiano, se lo Stato italiano è interessato ad avere la Sardegna all'interno del perimetro dello Stato italiano oppure no, facendo di tutto per cercare di emarginarci e proporci una sorta di emarginazione ed espulsione. In questo senso, noi chiediamo che si apra un dibattito serio al quale ci sia una partecipazione convinta nell'interesse di un popolo e di una nazione che, nel momento in cui valuterà, se si arriverà a valutare, percorsi diversi, anche quelli di autonomia e di indipendenza e di autodeterminazione, li avvierà con gli strumenti e i mezzi che riterrà opportuno.
Però, in questo momento, la discussione è incentrata su un altro tema e su questo noi vorremmo sollevare un interesse e un dibattito serio, un problema che penalizza, oltre ogni limite, la Sardegna e il popolo della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Esprimo il voto contrario all'ordine del giorno numero 1, per diversi motivi: intanto, io credo che, alla fine dei cosiddetti Stati generali della Sardegna, noi dobbiamo esprimere una posizione che tenga conto però del fatto che siamo un Consiglio regionale e che abbiamo anche dei precedenti... Presidente, io non riesco a parlare…
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Prendete posto. Grazie.
BRUNO (P.D.). Noi abbiamo già tenuto, nell'autunno del 2010, una sessione speciale dedicata alle riforme, abbiamo preso alcune decisioni e le abbiamo concluse con un ordine del giorno, dal nostro punto di vista "sofferto"; si parlava di una possibilità, per esempio, di un'assemblea anche con una funzione costituente, si parlava di una possibilità di rendere questa legislatura una legislatura costituente. Io lo dico soprattutto a quella parte di firmatari che oggi stanno in maggioranza, lo dico al Presidente della Commissione autonomia Paolo Maninchedda, lo dico all'U.D.C. che sta in maggioranza, veramente non si può dare la responsabilità allo Stato.
In questi anni, noi abbiamo fatto una severa campagna contro un atteggiamento del Governo, che sicuramente non riconosceva i diritti della Sardegna, ma anche contro l'atteggiamento subalterno della Giunta regionale. Ora, di fronte all'incapacità di un Consiglio regionale di fare una minima riforma, di avviare una qualsiasi riforma a partire dalla sanità alla statutaria, chiedo: che c'entra lo Stato? Perché non possiamo fare la legge statutaria, dove noi possiamo decidere la nostra forma di governo? Perché non avviare un processo veramente costituente dove possiamo dimostrare al popolo sardo che questo Consiglio regionale ha senso e può veramente determinare la politica regionale?
Allora, a che cosa serve un'altra sessione speciale di lavori? Per dirci che cosa? Per dirci ciò che abbiamo già detto in tre anni con decine di ordini del giorno non attuati dal Presidente della Regione? Abbiamo bisogno di fare ancora altri ordini del giorno? Abbiamo bisogno di parlarci addosso?
Credo che servano atti, atti concludenti, e che serva capire chi sta maggioranza e chi sta in minoranza, e che chi sta in maggioranza faccia la maggioranza e chi sta all'opposizione faccia l'opposizione. E' per questo motivo che io voterò convintamente contro questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, colleghi, io credo che questo pomeriggio avrebbe dovuto rappresentare per noi l'opportunità di scrivere una sorta di agenda di speranza per il futuro della Sardegna, capace di indicare orizzonti più alti e di arrivare a costruire un bene comune; bene comune che qui si trascura perché operare per il bene comune significa perseguirlo attraverso la speranza, non certamente con la strategia dello struzzo, però, che mette la testa sotto la sabbia in attesa che passi la tempesta. Noi dobbiamo togliere la testa dalla sabbia e condizionare la realtà, e lo dobbiamo fare con atti concreti, con atti onesti, oggi invece si sente la mancanza della visione etica della politica, perché ogni azione non ha valore se alla base non c'è il sapere, ma il sapere è sterile se non c'è alla base quello che noi tutti vogliamo: l'amore.
Sono inutili le contrapposizioni, non servono a niente, bisogna far crescere la dialettica, tutti noi ci dobbiamo confrontare, nonostante le differenze di opinione, nonostante i vincoli pericolosi dell'appartenenza a uno schieramento, che portano a un bene di parte ma non portano certamente a un bene comune. Per questo chiediamo veramente una riflessione sul nostro ordine del giorno, per poter mettere insieme tutti voi, unirvi e farlo votare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, io voterò contro l'ordine del giorno numero 1, ma con motivazioni diverse. Anzi io auspico - so che i colleghi Sardisti non lo faranno - che questo ordine del giorno sia in qualche modo sospeso. Io credo che sia legittimo quello che chiede questo ordine del giorno; sostanzialmente chiede di rivedere complessivamente i rapporti con lo Stato, nel momento in cui i rapporti con lo Stato sono in qualche modo sospettati di non essere improntati a una leale collaborazione. Questo avviene da anni, avviene sulla vertenza entrate e sulle altre vertenze. Quindi il tema posto, se ha senso collaborare tra istituzioni e continuare a credere che lo Stato mantenga gli impegni o meno, credo che sia un tema legittimo, però ritengo che l'ordine del giorno si inserisca al momento sbagliato, ponga temi giusti nel momento sbagliato. Poi i colleghi Sardisti mi diranno che non c'è mai il momento giusto e io ascolterò questa critica. Perché non è il momento giusto? Perché è evidente che noi qui stiamo facendo un tentativo, l'ultimo? Non lo so, ma nel momento in cui abbiamo aperto una discussione degli Stati generali, abbiamo firmato e votato il 14 febbraio un ordine del giorno unitario che apriva una grande discussione, stiamo cercando di verificare, io dico per l'ultima volta, la lealtà dello Stato nei confronti della Sardegna, la capacità dello Stato di rispettare le sue stesse leggi.
Credo che, in questi termini, quanto c'è in questo ordine del giorno sia un tema vero, un interrogativo che ci dobbiamo porre, e ce lo potremmo porre per tanti argomenti; quindi io voterò contro perché credo che ci sia un percorso in cui noi dobbiamo andare fino in fondo, ma credo che, se alla fine di questo percorso non ci fosse una risposta positiva, perlomeno sulla vertenza entrate, noi dovremmo veramente fare un dibattito di questa natura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi).Io annuncio su questo ordine del giorno il voto contrario dei Riformatori, che vorrei argomentare. Noi crediamo che l'ordine del giorno del 2010, quello sulle riforme, che abbiamo votato unitariamente, meritasse che quest'Aula desse corso in maniera diversa alle cose che lì erano scritte. Abbiamo avuto nella scorsa settimana la rappresentazione degli Stati generali della Sardegna, per cui sostanzialmente la sessione aperta dei lavori, che questo ordine del giorno evoca, c'è già stata, e in realtà anche gli interventi che hanno chiuso quella sessione hanno dimostrato che, sinché la sessione resta dentro il Palazzo, alla fine, se tutto va bene, si partorisce un ordine del giorno dopo un bisticcio. Ebbene, noi Riformatori ci siamo stancati di questo stato di cose: non è possibile che questo Palazzo non sappia far altro che riunioni allargate, Stati generali, sessioni speciali di lavori, cioè sempre una cosa interna, da incubatrice, dalla quale non esce fuori niente, perché escono fuori ordini del giorno e mozioni e non cambia niente del nostro rapporto con lo Stato, e non cambia niente del nostro rapporto con l'Europa.
Allora, con la stessa identica passione con cui il mio collega Dedoni ha cercato di difendere l'ordine del giorno che lei (giustamente e secondo il Regolamento, io non discuto) ha dichiarato inammissibile, io mi chiedo: invece di queste tre righe di delibera, è meglio usare l'assemblea costituente che è uno strumento virile, che ci consente di decidere sul serio che cosa noi vogliamo fare nei confronti dello Stato, o è meglio aprire l'ennesima sessione dei lavori di questo Consiglio, allargata alle parti sociali, a Cgil-Cisl-Uil, alla Confapi, alla Confindustria? Noi siamo stanchi di questo teatrino che non porta poi a niente! Non votiamo questo ordine del giorno perché c'è un referendum sulla costituente che porterà i cittadini sardi a dire se la vogliono o non la vogliono, a dire se vogliono che si vada avanti con riunioni del Consiglio regionale allargate a destra o a manca, o se si vuole mettere la parola nella bocca dei cittadini! Noi siamo per far parlare i cittadini sardi! Questo Consiglio ha parlato anche troppo e non è riuscito a ottenere niente se non litigi!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Noi sappiamo che, in ogni discorso, ci sono due parti, c'è la parte confessata, la parte del "detto", e c'è un'altra parte che si chiama la parte del "non detto": questo ordine del giorno si inserisce in quella parte del non detto, perché questo ordine del giorno è dentro ed è forse la sublimazione di una cosa che vorrebbe dire ma forse non riesce a dire linguisticamente e semanticamente. Che cosa significa "verificare la lealtà tra lo Stato e la Regione sarda"? Non c'è la lealtà, e lo sappiamo tutti, e se questa lealtà manca che cosa succede? Usciamo dall'Italia? Io vorrei chiedere questo. Dunque, questo ordine del giorno non è chiaro, è molto conciso e non dice delle cose; però si capisce che ci sono delle intenzioni dietro questo ordine del giorno ed è per questo che io voterò contro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto).Signora Presidente, noi abbiamo sottoscritto questo ordine del giorno perché siamo convinti, non da oggi, che la lealtà dello Stato nei confronti della Sardegna non sia assolutamente garantita, anzi. E nella vertenza sull'articolo 8 c'è, come dire, l'esemplificazione solare di questa mancanza di lealtà; siamo convinti che sia necessario (e la sottoscrizione dell'ordine del giorno l'abbiamo assunta come impegno in questo senso) utilizzare tutte le occasioni per rimarcare la nostra insoddisfazione nei confronti di uno Stato che assolutamente non tiene conto delle esigenze della Sardegna e dei sardi.
E' un modo di esprimere la nostra protesta su una vicenda, possiamo portare ad esempio l'ultima, quella che è stata oggetto di interesse principale da parte degli Stati generali, che è quella sulla vertenza entrate, ma possiamo assumere ad esempio altri momenti di negazione dei diritti dei sardi, come la vertenza della Tirrenia, la continuità territoriale aereo-marittima, la questione dell'assetto scolastico della Sardegna, tutta una serie di questioni che ci ha visto presenti nel rimarcare la negatività dei rapporti dello Stato nei confronti della Sardegna. Quindi la nostra sottoscrizione di questo ordine del giorno vuole dare il senso di una ulteriore nostra presenza in questa sorta di momento conflittuale nei confronti dello Stato per chiedere che la lealtà istituzionale tra lo Stato e la nostra Isola venga assolutamente rispettata.
Certo non nascondiamo, con la sottoscrizione di questo ordine del giorno, le inadempienze, anche in questa vertenza o nelle altre che ho richiamato, della Giunta regionale che è stata assolutamente succube delle volontà del Governo nazionale e dello Stato centrale e che ha portato ai ritardi e alle conseguenze negative che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno e lo voteremo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, annunciamo il nostro voto a favore. Io credo che molti stiano un po' strumentalizzando, ma spero di no, o stiano confondendo anche le parole. Noi vogliamo discutere del rapporto tra lo Stato e i cittadini, va bene? Ma vogliamo discuterlo qua dentro! Io non credo che questo sia un delitto da parte nostra ma che sia un dovere.
Per quanto riguarda la sessione speciale dei lavori, alla quale qualcuno fa riferimento, noi intendiamo, l'ho dichiarato io nella seduta precedente, molti colleghi lo sanno, che questa sessione non possa avvenire qua, come gli Stati generali, nel chiuso del Palazzo, quindi nel silenzio più assoluto, come a ripetersi di un qualcosa che comunque col passare del tempo sta diventando sempre più negativo; noi vogliamo farlo fuori dal Palazzo, con la gente, questa è la sessione speciale, questo è il confronto con chi sta fuori di questa aula e i problemi che ha comunque se li porta dietro e che, da questa aula, non si riesce a dare il minimo di risposte.
Aprirsi al confronto all'esterno credo che sia la cosa più salutare che questo Consiglio possa e debba fare, se dopo qualcuno ritiene che discutere con lo Stato di questi problemi sia lesa maestà, sta sbagliando fortemente, e se si vuole leggere questo ordine del giorno solo a pezzi staccandolo dal contesto e dandogli un significato diverso per strumentalizzarlo, credo che questo sia anche, per quanto ci riguarda, scorretto.
Guardate, sul problema del rapporto con lo Stato, faccio un solo esempio che è di grande, grandissima, attualità: l'Asinara è diventata parco dello Stato italiano dal 1994. Dal 1994 a oggi, pur essendo parco, è succeduta tutta una serie di iniziative da parte dei Governi di turno e quindi dei Ministeri, soprattutto di grazia e giustizia, con interventi che andavano a stravolgere la volontà espressa. Quindi si rimette in discussione ciò che è stato già deciso. Noi vorremmo uscire da questa ambiguità, un'ambiguità che lo Stato ha nei confronti della Regione Sardegna e che qualcuno nel silenzio vuol continuare a mantenere. Noi in questo silenzio non ci vogliamo stare!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, tanto per chiarire, perché ogni tanto si capisce come si vuole ciò che è scritto. Io sono stato e sono fedele alla Costituzione repubblicana e ho giurato più volte di osservarne le norme, di rispettarla e di difenderla.
Questo mio giuramento lo fanno anche altri, lo fanno anche quelli che, ben conoscendo le leggi dello Stato, non le rispettano, anzi ne ritardano gli adempimenti. Penso, per esempio, alla partita sul nuovo regime delle entrate che è norma in legge costituzionale, ovvero la legge costituzionale numero 3, lo Statuto speciale della Sardegna.
Io penso che tutti dovremmo votare questo ordine del giorno, perché è una verifica dello stato di salute dei rapporti tra Stato e Regione, è una verifica da fare, ma non perché all'indomani di questa verifica ci sia quale processo rivoluzionario di secessione, ma perché, verificare lo stato di salute di questi rapporti, è utile per questa Repubblica e per tutte le realtà istituzionali che la compongono. E' mettersi sopra un prosciutto davanti agli occhi per nasconderci il fatto che, da anni, noi abbiamo governi autoritari e centralisti che professano il federalismo, che non fanno altro che produrre norme confuse e somministrarle violentemente a chi è amministrato, a cominciare dal cittadino che finisce per non capire niente della condizione che vive.
Allora, perché deve essere così colpevole discutere? Noi, che facciamo parte di un Parlamento, ogni volta che ci solleviamo, abbiamo paura di disturbare il manovratore che si sono scelti altri e a cui noi non dovremmo asservirci. Questo è il tema! La politica cammina su livelli che trascurano la volontà popolare e una politica che cammina su questi livelli è una politica che non ha futuro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, io leggo l'ordine del giorno e voglio dare il senso alle parole che leggo, senso che non è interpretabile. Quando si dice che il Consiglio regionale deve prendere atto delle ripetute violazioni dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione da parte del Governo e dello Stato italiano nei confronti della Regione Sardegna, beh! Per "Stato italiano" si intende quello che intende la Costituzione, intende il Presidente della Repubblica, il rappresentante dello Stato è il Presidente della Repubblica. Noi ci dobbiamo lamentare della scarsa lealtà del Presidente della Repubblica? Lo Stato italiano è rappresentato certamente dal Parlamento, possiamo lamentarci del Parlamento italiano? Ma abbiamo i nostri rappresentanti in quel Parlamento e ci devono tutelare loro, nel caso apriamo una verifica tra di noi su come veniamo rappresentati, ma non indichiamo il Parlamento come nostro nemico solo perché magari non siamo ben rappresentati!
Lo Stato italiano è la magistratura, lo Stato italiano è la pubblica amministrazione e noi solleviamo un conflitto con l'universo mondo perché alcuni Governi non hanno preso con sufficiente lealtà, non hanno mantenuto, meglio, con sufficiente lealtà gli impegni presi con la Sardegna? Allora, limitiamoci a sollevare un confronto con i Governi, ma lasciamo in pace lo Stato, per carità, stiamo volando troppo alto!
Così come ritengo offensivo, consentitemi, l'ho già detto varie volte, che questo Consiglio decida di avviare una sessione speciale di lavori aperta ai rappresentanti della società sarda, ma noi che cosa rappresentiamo? Davvero, che cosa rappresentiamo? Il condominio di casa nostra? Associazioni di professionisti piuttosto che di dopolavoristi? Noi rappresentiamo la Sardegna! Davvero io mi sento onorato di rappresentare la Sardegna e di rappresentare quelli che mi hanno mandato qua! Al di là della maglietta, l'ho già detto più di una volta, anche perché me la sono tolta quella maglietta, però non ho rinunziato e non mi sono dimesso da rappresentante di chi cittadino sardo mi ha mandato qua a rappresentarlo e a legiferare, se possibile, nella maniera migliore, nell'interesse della Sardegna. Così come posso mettere in discussione la permanenza, l'alternativa alla permanenza è la separazione. Davvero, io non credo che siamo in condizione di poter mettere in discussione questo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Noi (U.D.C. e FLI) siamo per l'unità della Repubblica, la Repubblica è quella che comprende Stato, regione, province e comuni, quindi sono due concetti nettamente distinti. Noi siamo per l'unità della Repubblica e ci battiamo per l'unità della Repubblica, così come (è stato detto incidentalmente) siamo a favore dell'assemblea costituente. Siamo a favore di un'assemblea costituente che non si limiti a elaborare una proposta e a mandarla al Parlamento ma, secondo una nostra proposta di legge, che approvi direttamente uno Statuto da inviare al Governo solo per il controllo di legittimità costituzionale. Questo sia detto tra parentesi.
Il fatto di essere per l'unità dell'Italia non vuol dire negare che ci sono delle cose che non vanno; sicuramente molte non vanno per colpa nostra. Correttamente l'onorevole Bruno dice: "Perché non abbiamo fatto la statutaria, perché non abbiamo fatto lo Statuto?". Ha ragione, è anche di questo che vogliamo parlare. Vi sono però sicuramente dei comportamenti da parte del Governo che non sono consoni ai principi di lealtà. L'esempio della disposizione sulle entrate è all'ordine del giorno. E' ben vero che spesso e volentieri, anche all'interno della Regione Sardegna, non vengono applicate le disposizioni di legge per il solo fatto che vi è stato un ricorso in Corte costituzionale che, come tutti sappiamo, non sospende l'efficacia della norma impugnata, però parlare di questi problemi, chiarire quelli che sono i rapporti, decidere come dobbiamo comportarci, fare il mea culpa per le responsabilità che sono nostre, non può che cementare l'unità.
Ecco il motivo per cui noi abbiamo ritenuto di firmare questo ordine del giorno. Riteniamo che, essendo comunque un problema posto sul tavolo, sia un problema da affrontare, fermo rimanendo che poi, al termine della discussione sull'ordine del giorno finale della sessione speciale che si auspica si terrà, ognuno sarà libero di esprimere le sue posizioni. Facciamo questo perché crediamo nell'unità d'Italia e riteniamo che questa discussione non possa che rafforzarla. Annuncio il voto favorevole del Gruppo U.D.C.-FLI.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, intervengo per dire che il Gruppo del Popolo della Libertà voterà in totale autonomia senza che io dia un'indicazione particolare. Dico questo perché, già nella giornata nella quale abbiamo discusso su questo argomento, io mi sono pronunciato contro e ribadisco la mia contrarietà a questo ordine del giorno. Riconosco appieno l'articolo 5 della Costituzione, non sono mai andato in campagna elettorale e non ho mai sposato alcun programma di governo che prevedesse, anche tra le righe, una qualsiasi forma o un qualcosa di separatismo, un qualcosa che potesse individuare la nostra azione nei confronti dello Stato e della Repubblica.
Sono totalmente contrario peraltro per un altro motivo. Mi meraviglia che il collega Uras abbia scritto, un'ora fa, tre quarti d'ora fa, un ordine del giorno, di proprio pugno, nel quale sono contenute tutte le critiche possibili e immaginabili dell'ordine del giorno numero 76, che è stato riportato integralmente; in quell'ordine del giorno si ribadisce la vertenza con lo Stato e con la Repubblica italiana, si ribadiscono tutti quei concetti che sono indispensabili perché la Sardegna esca da questa situazione.
Non capisco per quale motivo, in questo momento, si debba entrare a gamba tesa con un ordine del giorno che non ottiene "nessunissimo" risultato, se non forse quello, come dire, di far valere le proprie ragioni ideologiche alla Sardegna. La mia ragione ideologica non è il separatismo, la mia ragione ideologica non è quella di creare conflitti con lo Stato, in questo momento io credo che sia indispensabile, anche alla luce dell'ordine del giorno che voteremo, del numero 2, far capire che noi siamo tutti uniti e che non ci siamo neanche mai permessi di affrontare questo tema con gli Stati generali del popolo sardo, perché nessuno ha fatto riferimento a questo.
Quindi, se fosse stato un ordine del giorno che si chiudeva con la parola "Stato", avrei anche potuto comprenderlo, ma capisco che non è questo che interessa ai colleghi del Partito Sardo d'Azione. E' legittimo che loro facciano questo tipo di battaglia, è legittimo, ma per quanto mi riguarda non posso assolutamente dare il mio voto a un ordine del giorno che tende a minare l'unità della Repubblica. L'articolo 5, chi non lo conosce se lo legga, guardi che cosa dice, e io per questo sono qui in quest'aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, ho atteso e riflettuto un po' di giorni, dopodiché ho chiesto cortesemente ai presentatori dell'ordine del giorno di potervi apporre anche la mia firma per poterlo palesemente sostenere. Perdonatemi, non è un atto di presunzione, è solo la firma di un consigliere regionale, ma ho avuto necessità di comprendere se il mio partito, Alleanza per l'Italia, potesse essere, sotto qualche punto di vista, in contraddizione col sostenere un patto di lealtà, di confronto con lo Stato, che certo apre anche a venti indipendentisti. Bene, ho trovato perfettamente coerente, e quindi è la firma di un partito che mi onoro di rappresentare, sicuramente poco rappresentato e umilmente rappresentato in questo Consiglio, ma credo molto più rappresentato tra l'opinione pubblica.
Giorni fa, proprio in sede di discussione della vertenza con il Governo centrale, mi sono permesso di proporre all'Aula (ed è stata sicuramente una proposta che è caduta nel vuoto, perché probabilmente non condivisa) di ammainare il tricolore, ammainare significa porre a mezz'asta, abbassare, in attesa che lo Stato ci faccia sentire figli di una stessa nazione, in attesa che il Governo centrale riconosca i diritti della Sardegna, i diritti di un'isola che destina gran parte del suo territorio alle basi militari, che oggi è "attenzionata" dal "41 bis", che è figlia non legittima di un patto sulle entrate riconosciuto per legge, ma non onorato dallo Stato, figlia illegittima per il trasporto, la continuità territoriale e quant'altro.
Bene, io lo ripropongo, lo ripropongo ai comuni, alle istituzioni, ripropongo che ci sia un segnale e che ci sia un simbolo da rappresentare. Abbassiamo quella bandiera finché lo Stato non ci consentirà di ritirarla su al pari della nostra bandiera regionale, al pari della bandiera europea, per sentirci Sardegna facente parte di una nazione, ma soprattutto una regione d'Europa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Intervengo molto brevemente per esprimere il mio personale punto di vista su un ordine del giorno che ritengo non debba suscitare scandalo, non mi pare che ci sia nulla di eversivo, si tratta di mettere in evidenza un aspetto. Devo dire che può costituire un contributo dal punto di vista anche culturale per dare un apporto al superamento di una situazione che ha visto, per la verità, non solo nel corso di questa legislatura, ma nel corso di lustri, la Sardegna in una situazione di subordinazione nel rapporto con lo Stato.
Se veramente abbiamo a cuore i problemi della nostra isola, se veramente vogliamo rilanciare in chiave autonomistica, se veramente siamo convinti di fare nostro il principio identitario rispetto al quale molte volte ci siamo anche confrontati con diverse posizioni, allora io penso che rilanciare, nel rapporto con lo Stato, la determinazione di un popolo, di una realtà che davvero è stufa dei continui rinvii, delle continue promesse e dei continui ammiccamenti (non si tratta di mettere il presidente Napolitano o qualche organo costituzionale sotto processo, non è questo il senso, anzi ringraziamo il presidente Napolitano per quello che ha già fatto), con questo ordine del giorno (per quanto mi riguarda, perché sono intimamente e convintamente sardista), possa rappresentare un'ulteriore evoluzione culturale per chi finora è rimasto dell'idea che tutto si possa sopportare perché facciamo parte di una realtà territoriale all'interno di uno Stato. Questo non è!
Mi pare che esperienze europee, anche vicine alla nostra, ci diano conferme che, dove si è marcata l'autonomia e l'identità, forse qualche risultato in più si è potuto portare a casa, ragione per la quale io voto convintamente a favore di questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, io voterò contro. Voto contro intanto sulla prima riga: "avviare una sessione speciale dei lavori aperta ai rappresentanti della società sarda". Ho trovato irrituale che facessimo l'altro giorno, per la terza volta in tre anni, una sessione aperta, i cosiddetti Stati generali, perché penso che il Consiglio regionale rappresenti gli interessi generali della Sardegna e credo che, per nessun motivo, debba abdicare al suo ruolo di rappresentanza e non capisco questo modo di modificare la Costituzione o lo Statuto materiale della nostra Regione. Credo che le regole vadano rispettate e conviene anche mantenerle fintanto che non decidiamo di cambiarle.
E poi perché trovo francamente inappropriata in questo momento questa discussione, soprattutto mi confonde capire chi promuove questa discussione tra parti di questo Consiglio che sono in maggioranza e che sono nella Giunta regionale, che quindi ne hanno condiviso e ne condividono la responsabilità di governo e la responsabilità anche dei rapporti finora mantenuti con lo Stato. Quella responsabilità avrebbe voluto che, eventualmente in presenza di sleale collaborazione, si ricorresse alla Corte costituzionale e si facesse puntualmente ricorso agli strumenti che la Repubblica ci consegna per rispettare appunto il principio di leale collaborazione.
Mi sembra anche che perdiamo di vista i temi del momento. Non dipende dalla sleale collaborazione dello Stato se in questo momento abbiamo raggiunto 360 milioni di disavanzo in sanità, se ci siamo fatti cancellare 350 milioni circa di fondi europei, se non siamo riusciti ad approvare neanche una riforma, se la Sardegna vive la situazione che viviamo. Mi sembra un modo di sparare il pallone fuori campo e di allontanarci dai problemi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, annuncio anch'io convintamente il mio voto contrario su questo ordine del giorno. E' vero, la discussione… non so come verrà tradotta domani dagli organi di stampa, certamente c'è molta confusione. Sarebbe preferibile, per carità, senza per questo escludere momenti di convergenza nell'interesse generale delle attese della Sardegna, che, su temi come questi, ci fosse una differenza, una distinzione tra le posizioni. Tra l'altro stiamo parlando di un tema che… l'ordine del giorno denuncia la violazione dei principi di sussidiarietà dello Stato nei nostri confronti. Io mi chiedo davvero, visto che questo ordine del giorno è stato sottoscritto da diversi Capigruppo della maggioranza, perché in questi tre anni non si è assunta una qualche decisione di carattere dirompente nei confronti di quel Governo che ha perpetuato costantemente una vessazione nei confronti della nostra Isola.
Poi voto convintamente per altre tre ragioni. La prima: credo che sia sbagliato, su un tema come questo, ricorrere a un'ulteriore sessione speciale. Ritengo che quelle che abbiamo svolto fossero necessarie e dovute, ma questa davvero non la comprendo perché mortifica il ruolo e la funzione del Consiglio regionale. Attenzione! Se noi continuiamo a ricorrere, soprattutto per argomenti come questi, a sessioni speciali aperte, rischiamo di incrinare ulteriormente il rapporto di fiducia tra i cittadini e la massima Assemblea elettiva di questa Regione.
Infine, sta per scadere il tempo, non voglio commettere l'errore della volta scorsa, io non sarò mai d'accordo a votare un ordine del giorno che adombra la possibilità di mettere in discussione l'unità di questo Paese. Ci sono già tante forze politiche che, nei tre anni passati, avete sostenuto anche da questa maggioranza, che mettono in discussione l'unità di questo Paese. Credo che non ci possiamo permettere questo lusso, soprattutto nell'interesse dell'Isola che, in qualche maniera, dovremmo rappresentare.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare su questo ordine del giorno, passiamo alla votazione. Invito un altro consigliere segretario al banco della Presidenza, grazie.
(Interruzione)
La votazione nominale non è stata chiesta.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). La chiedo io!
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Amadu, Artizzu, Cocco Daniele, Oppi e Sanna Matteo hanno votato a favore e che il consigliere Meloni Valerio ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Mariani - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pittalis - Planetta - Randazzo - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Cocco Pietro - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Lotto - Manca - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Rodin - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Soru - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Mula.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 58
votanti 56
astenuti 2
maggioranza 29
favorevoli 31
contrari 25
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'ordine del giorno numero 2. Poiché nessuno domanda di parlare su questo ordine del giorno, lo metto in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cocco Daniele e Oppi hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda.
Rispondono no i consiglieri: Ben Amara - Stochino.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus - Mulas.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 59
votanti 56
astenuti 3
maggioranza 29
favorevoli 54
contrari 2
(Il Consiglio approva).
valorizzazione dei terreni collinari e montani)" (371)
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di portare all'ordine del giorno di questo Consiglio, in base all'articolo 102 del Regolamento, la proposta di legge numero 371, primo firmatario Sanna Paolo Terzo e più: "Disposizioni per l'individuazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, numero 984".
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Paolo Terzo Sanna.
SANNA PAOLO TERZO (P.d.L.). Presidente, questa proposta di legge, in ossequio e in parziale riforma della legge numero 984 del 1977, nasce dalla necessità di rivisitare la delimitazione dei comuni montani, collinari o svantaggiati, alla luce di una sentenza della Corte costituzionale del 1983, che ha riconosciuto legittimo il ricorso delle Province autonome di Trento e Bolzano e della Regione Friuli-Venezia Giulia in materia di potestà primaria nella definizione dei limiti territoriali per i comuni montani, collinari o svantaggiati. Con questa sentenza di fatto si è riaperta la discussione su questa materia. Noi riteniamo estremamente importante che il Consiglio si esprima reistituendo la procedura, così come era stata, peraltro, approvata già nelle leggi precedenti, in merito alla definizione di questi comuni.
La proposta di legge è composta da un unico articolo nel quale si prevede che, su proposta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e previo parere della Commissione consiliare competente, la Giunta deliberi in materia. Completata questa procedura si intendono ridefiniti i limiti dei comuni così individuati montani, collinari e/o svantaggiati.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, credo anch'io che questa iniziativa (partita da una discussione avviata qualche giorno addietro in Commissione agricoltura) abbia messo in evidenza le problematiche che vive il settore dell'agricoltura in Sardegna e la necessità di porre mano all'elenco delle zone considerate montane, collinari o svantaggiate. E' emersa anche l'esigenza di fare una verifica puntuale, perché, oggi più di ieri, con la riesumazione della tassa sugli immobili, questa classificazione può incidere in maniera determinante sull'attività delle nostre imprese agricole. Verificando come i diversi comuni della Sardegna sono inseriti in questo elenco, si notano moltissime contraddizioni, aziende con identiche condizioni di terreno, qualità dei luoghi, eccetera, si ritrovano a dover pagare, allo Stato, oneri completamente diversi.
Io vorrei evidenziare, in questo brevissimo ragionamento, un dato di fondo, cioè che oggi più di ieri l'agricoltura sarda si trova in condizioni difficilissime e anche piccoli interventi di tassazione ulteriore possono determinare una crisi complessiva del settore. Ecco perché, in Commissione, abbiamo convenuto tutti quanti che era assolutamente necessario farci carico di quella competenza che la sentenza della Corte costituzionale ha confermato in occasione di un esame di una legge del Friuli; è giusto che ci assumiamo la responsabilità, come Consiglio regionale, di creare le condizioni perché la Giunta possa fare un esame più puntuale di questa tematica e costruisca le condizioni affinché, nella gran parte della Regione Sardegna, si possa usufruire delle agevolazioni spettanti a chi, in materia di agricoltura, opera in zone collinari, montane o, comunque, svantaggiate.
Chi conosce (la gran parte di voi ha avuto modo di sentirne parlare abbastanza in questi tre anni di mandato amministrativo) la realtà del nostro mondo agricolo, del mondo agricolo sardo, sa che le difficoltà non sono una finzione, sono purtroppo una gravissima realtà e questo elenco non incide solamente sulla prossima tassazione sugli immobili, sui terreni agricoli, incide anche sul come devono essere pagati i contributi per i lavoratori, incide su tante cose che possono determinare situazioni di bilancio, nelle nostre aziende, più o meno difficoltose.
Ecco perché abbiamo condiviso questa iniziativa nata in Commissione e, come Partito Democratico, ci siamo assunti anche noi la responsabilità di andare in questa direzione. Voteremo pertanto a favore in modo che la Giunta possa fare il prima possibile questo lavoro per farlo pervenire alla Commissione affinché possa, ancor prima possibile, pronunciarsi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, esprimo voto favorevole su una proposta di legge per la quale devo ricordare l'accordo unanime di tutti i componenti della Commissione agricoltura. Si è valutata l'urgenza anzitutto, perché, come tutti sappiamo, il settore agricolo regionale attraversa un momento di grande difficoltà.
Sembra ieri quando il movimento dei pastori e le associazioni di categoria sono scesi in piazza per ricordarci che erano sul punto di non ritorno; nel senso che noi stiamo assistendo, in Sardegna, giorno dopo giorno, alla chiusura di centinaia di aziende agricole e questa, che molti chiamano la patrimoniale dei poveri, rischia di essere veramente il colpo di grazia per molte aziende della Sardegna che già oggi si trovano nell'impossibilità di pagare i contributi e le rate di mutuo contratto in passato. Quindi, con una legge come questa, che cerca e spera di poter applicare a tutta la Sardegna i vantaggi che appartengono a una zona svantaggiata, si potrebbe non pagare l'IMU per i terreni agricoli, oltre che avere la riduzione dei contributi dal punto di vista previdenziale e assistenziale.
Ringrazio i Capigruppo per aver accolto la proposta della Commissione che finalmente, nonostante le mille difficoltà a operare in questi anni, è finalmente riuscita a elaborare una sua proposta. Nel ringraziare i Capigruppo e la Presidenza del Consiglio per aver iscritto immediatamente all'ordine del giorno questa proposta di legge, mi rivolgo alla Giunta, all'Assessore degli affari generali che è presente in Aula, non c'è l'Assessore competente, per ricordare che noi abbiamo scritto in legge che la Commissione avrà 60 giorni di tempo per esprimere il proprio parere, mi auguro che di questi 60 ne utilizzi al massimo 6, invitando la Giunta ad adottare possibilmente la prossima settimana il provvedimento, perché non è solo urgente approvare una legge come questa ma, considerato che stiamo delegando la Giunta ad approvare l'elenco delle aree svantaggiate, che la Giunta lo faccia nel più breve tempo possibile.
PRESIDENTE. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate
1. Ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 984 (Coordinamento degli interventi pubblici nei settori della zootecnia, della produzione ortoflorofrutticola, della forestazione, dell'irrigazione, delle grandi colture mediterranee, della vitivinicoltura e della utilizzazione e valorizzazione dei terreni collinari e montani), la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e previo parere della Commissione consiliare competente, da rendersi entro sessanta giorni decorsi i quali il parere si intende acquisito, individua con propria deliberazione i territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Intanto intervengo per esprimere il mio voto favorevole alla proposta di legge e poi per rimarcare in questo momento, oggi, un esempio che possiamo vivere questo pomeriggio, un esempio di riforma della politica. Abbiamo visto come un argomento così importante, così necessario, di interesse in questo caso del settore agricolo, abbia scaturito un esito immediato: riunione in Commissione, immediato passaggio in Consiglio, per poi essere discusso in Giunta.
Ecco, io credo che noi vogliamo vedere una politica nuova capace, così come in questo esempio, di indicare orizzonti più alti e di costruire il bene comune. Voglio rimarcare questo, perché oggi, maggioranza, opposizione e tutti i consiglieri regionali di questo Consiglio della Sardegna ne hanno dato dimostrazione.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare su questo articolo lo metto in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Corda e Manca hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 55
votanti 53
astenuti 2
maggioranza 27
favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:
Art. 2
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su questo articolo, lo metto in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Bruno ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Vargiu.
Risponde no il consigliere: Meloni Francesco.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 54
astenuti 2
maggioranza 28
favorevoli 53
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 371.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cucca ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 57
votanti 55
astenuti 2
maggioranza 28
favorevoli 55
(Il Consiglio approva).
Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (168)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 168.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
MozioneCossa - Diana Mario - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Giacomo - Dedoni - Salis - Artizzu - Cuccureddu - Zuncheddu - Sechi - Ben Amara - Dessì - Cugusi - Mula - Meloni Francesco - Fois - Vargiu - Biancareddu - Contu Felice - Obinu - Cappai - Moriconi - Pittalis - Petrini - Peru - Amadu - Piras - Tocco - Pitea - Greco - Locci - Floris Rosanna - Rodin - Bardanzellu - Lai - Campus - Gallus - Contu Mariano Ignazio - Murgioni - Mariani - Mulas - Lunesu - Lotto - Oppi - Agus - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Meloni Valerio - Espa - Barracciu - Corda - Bruno - Porcu - Cuccu - Manca - Sabatini - Capelli - Sanna Paolo Terzo sulle iniziative da assumere per evitare che gli istituti penitenziari sardi siano trasformati in carceri di massima sicurezza e per consentire l'immediata consegna dei lavori per la realizzazione di quattro nuove strutture penitenziarie, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- gli istituti penitenziari sardi versano in una situazione di fatiscenza e di inadeguatezza strutturale e funzionale aggravata dal problema del sovraffollamento;
- il Consiglio regionale ha espresso, in più occasioni, forti preoccupazioni in proposito ed ha sollecitato la Giunta regionale ad attivare tutte le iniziative necessarie al fine di portare all'attenzione del Governo nazionale la grave situazione degli istituti penitenziari in Sardegna;
CONSIDERATO che:
- in attuazione dell'articolo 44 bis della legge n. 14 del 2009, recante norme in materia di infrastrutture carcerarie, il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha adottato un programma di interventi che prevede la realizzazione in Sardegna di nuove infrastrutture penitenziarie (Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio) e l'aumento della capienza di quelle esistenti (Nuoro e Lanusei);
- con la delibera del 31 luglio 2009 (Interventi di edilizia carceraria. Assegnazione delle risorse) il CIPE ha disposto l'assegnazione di complessivi 133 milioni di euro per il completamento dei nuovi istituiti penitenziari sardi;
TENUTO CONTO che:
- nel suddetto programma si afferma: "tra gli interventi programmati merita di essere ricordata la previsione di due padiglioni detentivi presso i nuovi istituti di Cagliari e Sassari (per complessivi 180 posti) destinati a ospitare i detenuti sottoposti al particolare regime dell'articolo 41 bis dell'Ordinamento penitenziario";
- tale affermazione trova il proprio fondamento giuridico nel'articolo 2, comma 25, della legge 15 luglio 2009, n. 94 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica), che modifica l'articolo 41 bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, disponendo che "i detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti nell'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero comunque all'interno di sezioni speciali e logisticamente separate dal resto dell'istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria";
PRESO ATTO che il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, nel corso della sua audizione presso la Commissione antimafia e in diverse dichiarazioni pubbliche, ha ribadito la volontà di concentrare i 529 detenuti attualmente sottoposti al regime carcerario del 41 bis e reclusi in 14 diversi istituti penitenziari, in pochi istituiti concentrati nelle aree insulari;
VALUTATE le gravi conseguenze che potrebbero derivare per l'Isola e il suo territorio dalla concentrazione di un certo numero di capi clan (circa 180) che rischia di mettere in serio pericolo la sicurezza dell'Isola estranea finora a problemi legati alla grande criminalità organizzata;
PRESO ATTO dei rischi che tale scelta avrebbe sul territorio isolano, già gravato da un forte disagio e da una drammatica situazione socio-economica ulteriormente appesantita dalla crisi in corso, che può costituire terreno fertile per la criminalità organizzata;
CONSIDERATO che:
- tale problematica andrebbe ad aggiungersi alla grave situazione della carenza della dotazione organica degli istituti sia per il personale della polizia penitenziaria che per quello amministrativo, compresi i dirigenti, ridotto di circa il 50 per cento, che comporta gravi ripercussioni nell'organizzazione del lavoro, nello svolgimento delle funzioni di custodia e per le attività trattamentali e rieducative;
- la testimonianza di una situazione carceraria non più sostenibile è data anche dai recenti suicidi verificatisi nell'istituto penitenziario di Cagliari (due episodi in pochi giorni) che costituiscono un serio segnale di allarme dello stato delle carceri in Sardegna;
VALUTATO che a questi problemi si deve aggiungere il tormentato passaggio della sanità penitenziaria dallo Stato alla Regione avvenuta con il decreto legislativo 18 luglio 2011, n. 140, ma che ancora oggi stenta a decollare compromettendo gravemente lo stato di salute dei detenuti;
CONSTATATO che a fronte della previsione dello spostamento negli istituti penitenziari dell'Isola di pericolosi boss mafiosi rimane, invece, spesso inattuato il principio della territorializzazione della pena, sulla base del quale, per quanto possibile, si destina e/o si favorisce il rientro in istituti della Sardegna dei detenuti di origine, residenza o interessi nel territorio sardo, con gravi ripercussioni per i detenuti e per i loro familiari;
RILEVATA la necessità di conoscere i dettagli riferiti alla Regione del Piano carceri compresi i costi di costruzione degli istituti penitenziari, i tempi di consegna e i termini per il loro utilizzo,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a chiedere chiarezza allo Stato in ordine alla volontà di concentrare in Sardegna un numero di detenuti sottoposti al regime carcerario del 41 bis, ossia legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso;
ad adottare nei confronti del Governo ogni iniziativa utile a evitare che gli istituti penitenziari sardi vengano trasformati in carceri di massima sicurezza e venga impedito, con ogni mezzo, il trasferimento dei boss mafiosi nell'Isola;
a chiedere al Governo che vengano portati a conclusione i lavori e consegnate in tempi certi le quattro nuove strutture penitenziarie della Sardegna necessarie a fare fronte all'inadeguatezza e fatiscenza in cui versano gli edifici che ospitano gli istituti penitenziari sardi e al problema del sovraffollamento.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
COSSA (Riformatori Sardi). Illustrerò sinteticamente la mozione che è stata firmata, credo, da quasi tutti i colleghi, mi scuso con quelli ai quali non ho chiesto la firma, ma evidentemente non sono riuscito a raggiungerli. E' una mozione largamente condivisa rispetto alla preoccupazione che, nelle carceri sarde, possa arrivare una massa indefinita di detenuti ex articolo 41 bis, cioè stiamo parlando di detenuti condannati per reati di criminalità organizzata. Da dove nasce la preoccupazione? Nasce da una serie di elementi che si sono sommati negli ultimi mesi, dapprima si trattava di indiscrezioni, alle indiscrezioni poi si sono aggiunti atti normativi e infine anche comunicati ufficiali del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. La preoccupazione maggiore è data naturalmente dalla norma contenuta nel decreto sicurezza che, più o meno testualmente, dice che i detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari ovvero comunque all'interno di sezioni speciali logisticamente separate dal resto dell'istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria. E' evidente che è suonato il campanello d'allarme quando è stato letto il riferimento alle aree insulari.
Poi scopriamo che ieri il Ministro della giustizia ha rispolverato l'idea di creare una specie di Alcatraz nell'isola dell'Asinara, però contestualmente, rispetto al pacchetto sicurezza, è successo che il Governo ha stanziato delle somme, 15 milioni di euro, per realizzare dei bracci ad alta sicurezza nelle nuove carceri, in via di ultimazione, di Cagliari, Uta, e di Bancali a Sassari.
Nascono ovviamente, e sono comprensibili, preoccupazioni rispetto a questa vicenda, perché sorge il dubbio che si vogliano lasciare aperte le vecchie carceri per i detenuti comuni e che si vogliano destinare le nuove carceri, o per lo meno dei bracci attrezzati, specificatamente per questo tipo di detenuti; sorge il dubbio che, in questo modo, il Governo voglia liberarsi, ancora una volta a spese della Sardegna, di un problema molto rilevante, e c'è la paura che, se questo dovesse accadere, se cioè dovessero realmente essere immesse nelle carceri isolane alcune centinaia di detenuti condannati per questo genere di reati, l'isola nostra possa diventare ricettacolo di un flusso di persone legate a questi ambienti con tutto quello che si può innescare in un'isola in cui la situazione economica e sociale è quella che conosciamo, drammatica, con la potenzialità di diventare terreno fertile per l'insorgere di un tipo di criminalità che a questa nostra isola è sconosciuta.
Leggiamo su La Nuova Sardegna di oggi che, rispondendo a una interrogazione, il DAP assicura che a Nuoro non arriveranno detenuti, onorevole Cucca, del "41 bis". C'è un piccolo particolare: il carcere di Nuoro per il momento non è interessato dai finanziamenti per i reparti detentivi speciali rispetto al "41 bis".
Un problema legato a questa vicenda è quello della sanità penitenziaria. Perché? Perché si tratta di detenuti che, potendo disporre di consistenti risorse finanziarie, si giovano per la loro salute di autorevoli luminari, che li seguono nelle loro malattie, che vengono in Sardegna e la cui opera richiede uno sforzo supplementare da parte del servizio regionale a carico del quale oggi si trova la sanità penitenziaria. E' un problema accessorio che rischia di ingolfare un sistema sanitario penitenziario che già soffre di gravi problemi e di creare una situazione di ulteriore disagio, per voler usare un eufemismo, in carceri sarde che sono sovraffollate, in cui la vita dei detenuti, degli agenti di polizia penitenziaria e degli altri operatori penitenziari è al limite della sopportazione. Uno degli indicatori è sicuramente il tasso elevato dei suicidi in carcere che colpisce la nostra isola, così come purtroppo le altre regioni italiane, ma forse varrebbe la pena anche di verificare il tasso di malattie nervose in cui invece incorrono gli agenti di polizia penitenziaria e gli altri operatori carcerari.
Questa è la situazione e questa è l'origine di questa mozione che è tesa, io credo, unicamente a chiedere chiarezza al Governo. Le notizie trapelate non sono confortanti, ho fatto riferimento in apertura a un comunicato stampa del DAP, di qualche mese fa, che alimenta i dubbi e le perplessità su quello che potrebbe accadere. Credo che il presidente Cappellacci e il Governo regionale debbano chiedere chiarezza allo Stato per capire che cosa sta succedendo, se risponde al vero che c'è la volontà di concentrare in Sardegna un altissimo numero di detenuti sottoposti al regime del "41 bis", se non sia il caso di studiare qualche ipotesi di lavoro per scongiurare che questo accada e per chiedere al Governo di giungere rapidamente alla consegna delle nuove carceri per fare in modo che possano essere liberati i vecchi istituti (che poi potranno essere destinati agli usi che le comunità locali riterranno) dei quali soprattutto non si può dire assolutamente che siano più idonei perché si possa parlare di un minimo di umanità della pena, se si vuole pensare che il carcere possa essere qualcosa d'altro che non una specie di università del crimine, per cui, conclusa la pena, quelli che escono non sono certamente pronti al reinserimento sociale, ma al reinserimento nelle attività criminose.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Cucca. Ne ha facoltà.
CUCCA (P.D.). Presidente, intanto vorrei precisare che questa mozione non porta la mia firma solo per un errore materiale. Spesso capita che ci confondano, l'onorevole Cuccu e io siamo separati solo da una vocale, ma siamo due persone diverse. L'abbiamo firmata entrambi, ma il mio nome manca nella mozione, che peraltro avevo sottoscritto assieme anche all'onorevole Cuccu.
Io condivido totalmente il contenuto di questa mozione, è una preoccupazione che abbiamo esternato fin da due anni fa circa, è stata oggetto reiteratamente di discussione in seconda Commissione, avevamo effettuato anche un giro di visite nelle carceri per verificare le loro condizioni effettive. Devo dire che francamente le rassicurazioni dateci allora si sono rivelate di nuovo una bufala e, ancora una volta, la Sardegna viene vista come territorio di conquista. E' preoccupante per l'appunto quello che viene denunciato con questa mozione.
Onorevole Cossa, purtroppo io ho una preoccupazione ulteriore, per quel che riguarda il carcere di Nuoro, perché è vero che in questo momento (è riportato anche nel giornale di oggi) il carcere di Nuoro sembrerebbe non essere interessato, però di fatto la costruzione, la realizzazione di una nuova sezione nel carcere di Nuoro non fa prevedere nulla di buono. Vi ricordo che il carcere di Nuoro è stato per lungo tempo anche un carcere di massima sicurezza, nel quale è stata reclusa una serie infinita di boss mafiosi della camorra e della 'ndrangheta, di terroristi; chi ha la mia età ricorda sicuramente tutto quello che ha portato, all'interno del carcere di Nuoro, la presenza di quel genere di malavita. Credo che il territorio di Nuoro abbia già pagato, ma non è solo un discorso campanilistico, io sono convinto che abbia pagato l'intera Sardegna, nel senso che questo territorio ha già dato.
Tra l'altro è francamente riprovevole che si faccia riferimento, così come è riportato giustamente nella mozione, ai detenuti che devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati; sappiamo che questo non accadrà e che ci sarà una commistione sicura, con le conseguenze che bene l'onorevole Pisanu ha paventato la settimana scorsa nel corso di un convegno svoltosi a Sassari, esattamente per il trentennio dell'istituzione della sezione staccata della Corte d'appello. L'onorevole Pisanu ha fatto presente anche le inevitabili conseguenze di questo trasferimento dei detenuti sottoposti al regime del "41 bis" all'interno delle carceri sarde, ha detto in maniera chiara che le infiltrazioni saranno inevitabili. Questa è una cosa assolutamente da evitare!
Tra l'altro quando parlano di aree insulari, evidentemente lo fanno come specchietto per le allodole, per far pensare magari alle carceri della Gorgona, a Pianosa, ad altre carceri che esistono in Italia e che potrebbero eventualmente, io non discuto, essere destinate per questo tipo di detenuti, che invece, guarda caso, finiscono nelle carceri sarde, addirittura oggi leggiamo che si sta studiando la riapertura della sezione speciale dell'Asinara! Sono cose assolutamente fuori da qualsiasi logica, tanto più se si pensa che si parla di sezioni speciali che non esistono… certo, ci sono sezioni speciali, logisticamente separate dal resto dell'istituto. La separazione dal resto dell'istituto consisterà unicamente nella divisione rispetto a sezioni contigue, chi ha un minimo di dimestichezza con quel mondo ha conoscenza del fatto che la commistione non è soltanto il contatto in cella, "radio carcere" è un sistema ottimale per la diffusione e per i contatti fra carcerati stessi. Le commistioni in quelle condizioni ci saranno!
Ancora: si parla di reparti specializzati della polizia penitenziaria. Scusate, ma anche questa la ritengo una bufala colossale perché conosciamo perfettamente la carenza cronica che esiste nelle carceri sarde, non c'è un solo carcere che abbia l'organico completo in tutta la Sardegna, e quello di Nuoro è ancora sistemato peggio, così come San Sebastiano a Sassari, il personale non c'è, non è sufficiente; e, vi ricordo, questi sono detenuti che spesso godono dell'altissima sorveglianza, che significa sorveglianza praticamente a vista, che non sarà possibile attuare salvo sguarnire le altre carceri, con le conseguenze (di cui vi parlavo in precedenza) che abbiamo purtroppo già pagato negli anni che furono.
Ripeto, si parla di pochi istituti concentrati nelle aree insulari, si tratta di 529 detenuti, io sono convinto che questi 529 detenuti ce li troveremo tutti nelle carceri sarde e, se non avremo la forza per ribellarci in maniera determinata a questa decisione, io ho paura che patiremo ancora una volta le conseguenze di cui vi ho parlato in precedenza e, ripeto, per le quali già la Sardegna ha pagato un prezzo altissimo!
Ancora: si dice che verranno tenuti separati dagli altri detenuti. Ma le condizioni attuali delle carceri sarde questo non lo consentono! Chi ha avuto l'opportunità di entrare - noi l'abbiamo fatto diverse volte con la seconda Commissione - e di circolare all'interno delle carceri, conosce le condizioni, che sono al di sotto del livello di dignità! Vi ricordo che ogni detenuto dovrebbe godere di 3 metri quadri, di fatto spesso e volentieri ci troviamo in situazioni, nelle carceri sarde in particolare, di detenuti che vivono in 1 metro e mezzo! L'altro giorno, a Nuoro, in occasione di un'iniziativa promossa insieme all'onorevole Pittalis, qualcuno ci ha ricordato che ci sono carceri in Italia dove non è possibile stare tutti in piedi, se tre detenuti stanno in piedi, gli altri tre devono stare a letto perché non ci stanno all'interno delle celle!
Ebbene noi in Sardegna abbiamo delle situazioni analoghe a quelle di cui vi ho appena parlato. Celle dove si dovrebbe stare in due, di fatto sono occupate da sei persone, dove sono fatiscenti i servizi igienici (questo anche nel carcere di "Badu 'e Carros" a Nuoro), forse se avessimo speso quelle somme per rendere dignitosi gli istituti penitenziari avremmo fatto decisamente meglio; ci sono celle dove si cucina a fianco al servizio, che è semplicemente delimitato da un muretto, senza alcun rispetto della privacy e dell'intimità di ciascun individuo. Ripeto, i fornelli e il tavolo dove si mangia sono a fianco al servizio igienico, privo di porte, privo degli stessi sanitari! Spesso, nelle carceri sarde, si vive in queste condizioni! Mi riferisco al carcere di Nuoro, come mi riferisco al carcere di Cagliari, o al San Sebastiano di Sassari!
In questa situazione, non credo che vi sia posto per il trasferimento di questi detenuti in quanto, ripeto, sicuramente si verificherebbe una commistione assolutamente inaccettabile e inevitabilmente si avrebbero quelle infiltrazioni paventate dall'onorevole Pisanu! Si avrebbero inevitabilmente qui in Sardegna!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue CUCCA.) Allora io dico che il contenuto di questa mozione è totalmente condivisibile! Credo che sia opportuno che la Regione faccia sentire la propria voce in maniera assolutamente decisa e si faccia chiarezza sulle effettive intenzioni dello Stato relativamente a questo tema.
Pertanto io invito tutti i colleghi a riflettere bene sul contenuto della mozione stessa e a votare tutti insieme compatti per evitare che si ripetano episodi di un passato che è assolutamente recente e che ha portato, oltre a disagi incredibili all'interno delle carceri stesse, anche a fatti delittuosi gravissimi che ancora lasciano traccia pure nell'ambito delle carceri stesse.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Capelli è rientrato dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Qualche mese fa il Ministro della giustizia, Paola Severino, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario presso il distretto della Corte d'appello di Catania, ebbe a dire che, dallo stato delle carceri, si misura il livello di civiltà di un paese. E' una riflessione sensata. Io penso che il Ministro abbia anche già in sé formulato la risposta riguardo alla condizione dei penitenziari italiani; com'è stato ricordato da chi mi ha preceduto e da quanto è anche contenuto nella mozione, ancora oggi molti sono strutturalmente inadeguati e, in alcuni casi, addirittura privi dei requisiti minimi stabiliti dallo stesso ordinamento penitenziario. Qualche giorno fa, un'inchiesta de Il Corriere della Sera metteva bene in evidenza, senza generalizzare ma per fotografare la situazione, in alcuni importanti istituti penitenziari (a Milano come a Roma, ma anche in Sardegna) la condizione in cui vivono i detenuti: in una cella originariamente adibita al transito, ci sono otto detenuti, scendono dai letti solo in quattro perché tutti in piedi non ci starebbero, come ricordava il collega Cucca, fanno a turno, hanno la tazza del water accanto al tavolino dove mangiano, non c'è un muro divisorio o un paravento, i bisogni si fanno a vista davanti a tutti! Ci sono quattro livelli di brande, l'ultima arriva proprio fin sotto il soffitto, non c'è una scala per salire, perché in carcere sono vietate le scale, ovviamente, chi capita ai piani più alti deve arrampicarsi sugli altri. "A Rebibbia ci trattano come maiali, non siamo nemmeno più numeri" - protesta un detenuto - "e cuciniamo nel posto dove facciamo i bisogni" e poi si chiede di quale riabilitazione parlino!
Per non parlare poi dei casi degli ospedali psichiatrici giudiziari! La recente visita da parte di una commissione di parlamentari in sei istituti ha verificato condizioni fatiscenti, dotazione carente di attrezzature e personale medico, condizioni inaccettabili degli internati abbandonati in stanze senza alcun tipo di cura.
Di fronte a questa situazione le condizioni di sovraffollamento continuano, anno dopo anno, ad aggravare una situazione di per sé già difficile e al limite della gestibilità. Mi pare però che, da un certo punto di vista, le risposte in campo legislativo che si sono succedute nel corso di questi anni non siano adeguate, tenuto conto della complessità e della gravità del problema. In Italia complessivamente i detenuti sono poco più di 70 mila, di cui il 50 per cento, cari colleghi, ancora in attesa di giudizio, mentre la capienza dei nostri istituti di pena è pari a 43 mila posti; dunque il sovraffollamento medio è del 150 per cento, siamo secondi soltanto alla Serbia. In Sardegna abbiamo dodici istituti e, a fronte di una capienza regolamentare che è di circa 1970 detenuti, abbiamo un totale di detenuti di 2283, di cui 1000 sono stranieri, 620 in attesa di giudizio o comunque di una sentenza definitiva; i condannati definitivi sono solo 1627, rispetto al totale di 2283.
Per la verità, da questo punto di vista in Sardegna non si sta neanche male, se si ha riguardo alla situazione di altre realtà carcerarie (in Lombardia, nel Lazio, nella stessa Sicilia), ma alcuni elementi hanno concorso ad aggravare la situazione di sovraffollamento; per esempio, spesso sono state le leggi che hanno portato a creare un'inflazione carceraria (si pensi all'introduzione del reato di immigrazione che era invece considerato illecito amministrativo o ai reati in materia di droga dopo l'equiparazione che si è fatta tra le droghe leggere e quelle pesanti). Pensate che solo questi due interventi legislativi hanno determinato, nel primo caso, un aumento dei detenuti totali del 25 per cento e, nel secondo caso, sono dati degli ultimi anni, del 44 per cento, con un incremento di circa 39-40 mila unità per anno! Si è persa di vista l'anima della riforma del 1986, nota come legge Gozzini, che era un importante conquista di civiltà, un segnale di fiducia e di ottimismo perché i capisaldi di quella legge erano, prima di tutto, l'attribuzione di un carattere flessibile alla pena detentiva, l'estensione dei permessi premio semplificando le procedure per ottenerli, le cosiddette misure alternative alla detenzione (il lavoro esterno al carcere, l'affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare, la semilibertà o anche la liberazione condizionale).
Mi pare poi che questa legge, che ha dato i primi risultati nella fase iniziale di applicazione, abbia forse spaventato anche il legislatore a fronte di momenti di recrudescenza dei fenomeni criminali. Però, in Italia, è un problema tutto nostrano, se è vero com'è vero che, mentre in altri Paesi, come la Francia, soltanto il 23 per cento sta in carcere in attesa di giudizio, in Germania il 16 per cento e in Inghilterra lo stesso, in Italia questo numero sale vertiginosamente al 56,2 per cento! Allora io penso che forse questo sia il risultato di un uso non corretto, ma spesso anche di un abuso, della carcerazione preventiva;e che non siano necessarie leggi speciali ma basterebbe, anche in questo caso, il buon senso perché si eviti questo sovraffollamento che sta determinando seri problemi.
Penso che probabilmente, in Sardegna soprattutto, si debba cercare di incidere, come già la Regione ha fatto, attraverso la legge sulla istituzione del garante, forse è l'occasione per richiamare questo vuoto, non avendo il Consiglio regionale provveduto all'elezione di questa importante figura che sicuramente avrebbe anche potuto fornirci oggi qualche elemento in ordine al trattamento, che comprende la sicurezza, l'accoglienza e la rieducazione. Comunque bisogna dare atto che, almeno su due fronti, anche l'Assessorato della sanità si sta muovendo, uno è il fronte della sanità penitenziaria, col passaggio delle competenze alla Regione abbiamo notato lo sforzo per duplicare addirittura la quantità delle risorse, perché 4 milioni e mezzo di euro non sono sufficienti se si vuole puntare a una sanità di qualità (il carcerato non ha la possibilità di scegliersi il medico e quindi ecco perché questo deve essere professionale e altamente specializzato), e l'altro fronte è quello degli ospedali psichiatrici giudiziari su cui mi pare che la localizzazione di due importanti strutture, una a Cagliari e l'altra a Ulassai, possa già dare una prima risposta all'emergenza del rientro di 43 detenuti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto).Inizialmente vorrei ringraziare i colleghi Riformatori per aver portato all'attenzione dell'Aula un problema che da più e più mesi è stato sollevato fuori da quest'Aula da diverse componenti politiche, associazioni, sindacati e quant'altro. Io credo che il problema fondamentale, così come la mozione sottolinea, sia il trasferimento presso le carceri sarde, interessate da lavori di ristrutturazione, come il caso delle carceri di Nuoro e Lanusei, o altre zone della Sardegna interessate da nuove infrastrutturazioni penitenziarie, come Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio, in questo caso legato alla qualità, passatemi il termine, del detenuto che viene destinato a queste carceri, cioè soggetto al "41 bis". C'è una presa di coscienza generalizzata sul fatto che il "41 bis" porterà ovviamente, nei territori interessati, delle ricadute che, in questo momento particolare, soprattutto in questo momento particolare di crisi sociale, economica e valoriale che invade tutto il nostro Paese ma in modo particolare la nostra Regione, che ormai è riconosciuta come caso di maggior preoccupazione per quanto riguarda la crisi in atto dell'intero Paese, possano in qualche modo consentire infiltrazioni criminali che storicamente non hanno mai attecchito nella nostra regione, nella nostra cultura, tra la nostra gente.
Questo è il fatto determinante, poi sappiamo tutti (e questo secondo aspetto che ora mi accingo a sottolineare, ma che già hanno ben sottolineato i colleghi che mi hanno preceduto, non è meno rilevante) qual è la condizione disumana delle carceri nel nostro Paese; e abbiamo buoni esempi che si collocano nei primi posti, come per esempio Buoncammino, lo stesso Badu 'e Carros o San Sebastiano di Sassari, nel sistema penitenziario nazionale, classificato agli ultimi posti nel sistema penitenziario europeo. Numerose volte, non ultima una settimana fa, la Sardegna è stata sanzionata dall'Unione Europea per le condizioni delle carceri italiane, in primo luogo per il sovraffollamento e poi anche per le condizioni, come possiamo definirle, alberghiere e di sicurezza delle carceri italiane. Siamo in buona compagnia negli ultimi posti con gli ultimi Stati che formano l'Unione Europea e su questo ci sarebbe tanto da dire ma io vorrei soffermarmi sull'aspetto significativo del trasferimento al "41 bis".
Anch'io ho letto, com'è stato rimarcato nell'illustrazione della mozione, che qualcuno asserisce per esempio che il "41 bis" non interesserà la nuova ala in costruzione del carcere di Badu 'e Carros, ma questo poco importa perché stiamo parlando di Sardegna e non stiamo parlando di Badu 'e Carros "sì" e Buoncammino "no", di Asinara "sì", San Sebastiano "no", stiamo parlando della situazione carceraria della Sardegna. Però, visto che è stato segnalato e sottolineato, vorrei smentire quanto invece è apparso sulla stampa di oggi. E, assumendomi la responsabilità di ciò che dico, è già decretato, è già stabilito che la nuova ala del carcere di Badu 'e Carros in costruzione riceverà i "41 bis" e che l'onorevole deputato radicale, che ha avuto le assicurazioni perché questo non avvenga, è stata male informata.
Mi permetto di non concordare con questa affermazione, credo di avere elementi che possano, nel prossimo futuro, purtroppo avallare quanto sto dicendo. Così come, e questo avalla ancora di più quello che sto sostenendo, non è vero che nel carcere di Badu 'e Carros oggi è detenuto soltanto un eccellente ospite mafioso, tale Iovine, nel carcere appunto di Badu 'e Carros, ma ce n'è più di uno, più di due, più di cinque! Ci sono detenuti mafiosi, interessati anche al "41 bis", che albergano già nel carcere di Badu 'e Carros, sotto questo punto di vista è disinformazione asserire il contrario. Il "41 bis" è ovvio che costituirà un pericolo nella situazione data della Sardegna.
Ricordo ancora qualcosa in più. Negli anni del terrorismo, negli anni della ristrutturazione carceraria in Sardegna, Badu 'e Carros nasce come carcere di massima sicurezza, nasce e si consolida come carcere di riferimento del sistema penitenziario italiano, come carcere di massima sicurezza.
E quando l'Asinara è salita agli onori della cronaca e della conoscenza nazionale e internazionale? L'esistenza di quest'isola nella parte nord ovest della Sardegna è venuta alla luce inizialmente, solo ed esclusivamente, per la presenza del "41 bis", tornate indietro nella cronaca, tornate agli anni famosi del "41 bis", dei carcerati eccellenti, del sistema mafioso, del sistema terroristico! E' allora che l'Asinara viene conosciuta dall'Italia, dagli italiani, dalla gente comune, per l'esistenza di quel carcere, non perchè bellissima isola che dobbiamo cercare di valorizzare per le sue bellezze naturali impareggiabili nel sistema del Mar Mediterraneo!
Oggi l'Asinara, con Stintino e quant'altro, sicuramente è riconosciuta come perla dell'ambiente del Mediterraneo ma allora venne apprezzata per l'esistenza, qualcuno stamattina l'ha ricordato, della Caienna del Mediterraneo. L'Asinara deteneva, non so se vi ricordate, qualche eccellente, tra virgolette, eccellente nel senso di pericolosità, detenuto anche sardo, vi ricordo che uno dei pochi, se non l'unico, che riuscì a evadere da quel sistema fu appunto il Matteo Boe, pluricondannato per sequestri di persona. Ecco questa è la storia di queste carceri.
Ora il Governo italiano, tecnico o non tecnico, si ricorda che esiste la Sardegna e che è necessario investire in Sardegna: quando? Quando c'è da ripristinare il "41 bis", quando ci sono da confermare le basi nucleari, quando si programma la destinazione delle scorie nucleari, quando appunto c'è da far pagare il conto alla Sardegna della sua esistenza nel sistema nazionale!
Il sistema carcerario dovrebbe essere all'attenzione del Governo italiano e anche della Giunta regionale per il sistema della medicina penitenziaria che non abbiamo ancora risolto, eppure la nostra Commissione paritetica ha già stilato il documento e anche quest'Aula l'ha votato, ma non ci sono stati gli adeguati trasferimenti. Perciò la sanità penitenziaria, i suicidi nelle nostre carceri che aumentano in maniera vertiginosa, la territorializzazione della pena che non è ancora adeguatamente riconosciuta, soprattutto presso le carceri della nostra Isola, tutto questo ci riaggancia al filo conduttore di questa seduta, della seduta pomeridiana di questa giornata in Consiglio. Che cosa rappresenta la Sardegna per lo Stato italiano? E' una Regione d'Italia o è la Caienna d'Italia e non solo con riferimento al sistema penitenziario?
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Lunesu. Ne ha facoltà.
LUNESU (P.d.L.). Presidente, nell'arco di questi tre anni, la seconda commissione del Consiglio regionale ha considerato prioritario il tema dei diritti civili prestando perciò la massima attenzione alle problematiche del settore penitenziario e incontrando nell'immediato gli operatori del settore effettuando una serie di sopralluoghi negli istituti penitenziari di tutta la Sardegna, per rilevare direttamente le principali criticità.
In queste occasioni, i principali problemi riscontrati sono stati molteplici: la carenza di agenti penitenziari in servizio nelle carceri sarde, il sovraffollamento, il mancato trasferimento della medicina penitenziaria dallo Stato alla Regione, di cui la Commissione però si è occupata formulando un parere sulla norma di attuazione che formalizzava questo passaggio ed esprimeva tutta una serie di perplessità sulla quantificazione delle risorse da trasferire alla Regione.
Certo appena 4 milioni e mezzo, come ha ricordato l'onorevole Pittalis, forse non bastano e ciò compromette lo stato della salute dei detenuti che forse hanno bisogno comunque di cure speciali e di attenzioni speciali. Premetto che l'Italia è il Paese con il maggior tasso di sovraffollamento carcerario in Europa dopo la Serbia mentre il tasso di criminalità è più basso rispetto sia alla Francia che alla Spagna. Diversi sono i problemi da affrontare per una migliore vita nelle carceri.
In tal senso abbiamo detto che una importante figura è quella del garante dei detenuti, si tratta di un organo di garanzia che abbiamo visto può essere sia regionale che provinciale che comunale. La sua presenza è indispensabile, lo è già nelle città e nelle regioni dove esiste, per determinare gli stati di illegalità evidente. Condizioni sociali e sanitarie fuori dal contesto civile, necessità particolari di detenuti gravemente ammalati o con altri importanti problemi. Sappiamo che la sua attività, quella del garante, è indipendente e non è sottoposta ad alcun controllo. E' nominato dalla Regione per le carceri presenti nel territorio regionale o dallo statuto della città dove si trovi il carcere.
Il garante interviene, quando viene segnalata una situazione che comporta la lesione di un diritto, presso le istituzioni competenti. Svolge inoltre un'attività di sensibilizzazione in ambito dei diritti umani, cercando, per quanto è possibile, di avvicinare la comunità locale al carcere e promuovendo la finalità educativa della pena.
Ricordo che il garante è una figura istituita per la prima volta in Svezia nel 1809, con il compito di sorvegliare l'applicazione delle leggi e dei regolamenti da parte dei giudici e degli ufficiali, poi nella seconda metà del 1800 si è trasformato in un organo di controllo della pubblica amministrazione e di difesa dei cittadini contro gli abusi.
Questa figura oggi è presente in 22 paesi dell'Unione europea e nella confederazione elvetica, questo è certo importante ma non basta per risolvere il problema delle nostre carceri. Io posso ricordare la situazione, visto che sono di Nuoro e della provincia, del nostro carcere, quello di Badu 'e Carros. Il 4 febbraio 2012, il deputato Rita Bernardini e Marco Pannella, quindi molto di recente, accompagnati dal garante di Nuoro il professor Gianfranco Oppo (perché a Nuoro abbiamo un garante, un garante cittadino) e dal comandante della struttura Alessandro Caria hanno visitato il carcere di Badu 'e Carros di Nuoro e naturalmente hanno verificato che la situazione del carcere è allarmante. I detenuti presenti sono 203 di cui, nella sezione ordinaria, 84 uomini e 15 donne, mentre in alta sicurezza sono 95 uomini, inoltre, in regime di "41 bis",sappiamo, appunto, del detenuto Iovine. Ci sono poi i detenuti in attesa di primo giudizio, che sono 39.
La prima sezione del carcere è sovraffollata, ha locali fatiscenti, scoppiano le fogne, cadono i calcinacci, due celle sono state chiuse perché allagate, i sistemi di sicurezza dell'istituto sono inadeguati per una struttura che ospita le tipologie dei detenuti sopra descritte, poche sentinelle schierate nel muro di cinta, telecamere con funzionamento poco efficiente, è assente l'impianto di antiscavalcamento. Non c'è un'area verde per gli incontri dei detenuti con i figli minori e sussiste ancora, nelle sale colloquio, il muretto divisorio. Su 216 agenti di polizia penitenziaria previsti, soltanto 71 sono a tutti gli effetti operativi nelle sezioni. Un altro dato allarmante, che voglio riscontrare nel carcere di Nuoro, è che si effettuano mille traduzioni all'anno, perciò si ha lo spostamento di tre detenuti e tre agenti in giro per l'Italia per processi che magari non vengono neppure celebrati, questo comporta una spesa di circa 5 milioni di euro l'anno. La spesa, lo afferma il nostro garante, quello cittadino, verrebbe risparmiata applicando il diritto alla territorialità della pena. E' preoccupante la prospettiva di un possibile arrivo a Nuoro di altri detenuti in "41 bis", oltre allo stesso Antonio Iovine, che abbiamo citato.
Il "41 bis" prevede molte limitazioni, come l'isolamento totale, la videosorveglianza ventiquattr'ore su ventiquattro, l'esclusione di qualsiasi attività ricreativa, il controllo severissimo di visita, corrispondenza e telefonate, ma i familiari eventualmente verrebbero ospitati anche nella città, e il nostro territorio in questo momento, in profonda crisi, potrebbe essere un po' troppo fertile per queste persone. In Italia voglio ricordare che sono circa settecento i detenuti in regime di "41 bis".
Premesso tutto ciò, chiedo che sia immediata la consegna dei lavori per la realizzazione delle quattro nuove strutture penitenziarie in Sardegna e che si eviti che gli istituti penitenziari sardi siano trasformati in carceri di massima sicurezza, anche perché, a mio avviso, la Sardegna è stata già disponibile ad accogliere le servitù militari, lo Stato per contro ci dà una mano per i nostri problemi, mentre non ce la dà per niente per quanto riguarda le problematiche dell'Alcoa, Porto Torres, Ottana, eccetera.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, voglio ricordare ai colleghi che mi hanno preceduto che, a suo tempo, il 6 marzo 2012, su questo argomento in discussione e sulla preoccupazione dell'ex articolo 41 bis (che voi tutti avete oggi evidenziato), c'era stata e c'è stata una mia interpellanza. Non voglio ripetere ciò che è stato detto, ma voglio invece aggiungere, alla preoccupazione dovuta a questo articolo, un'altra preoccupazione che esplicito nell'interpellanza quando vi parlo volutamente e su questa preoccupazione aggiungo l'altra, che è quella di una verifica che la Giunta dovrebbe fare per quanto riguarda i contratti di appalto che tuttora sono vigenti per la costruzione di alcune strutture penitenziarie previste in Sardegna.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue PLANETTA.) Ripercorro la storia su questo argomento: con la delibera del CIPE numero 3 del 6 marzo 2009 venivano assegnati al Fondo delle infrastrutture 5 miliardi di euro, di cui 200 milioni riservati al finanziamento di intervento di edilizia carceraria, parte di questi finanziamenti era stata riservata a istituti penitenziari in corso di costruzione, su proposta del Ministero della giustizia. Questo finanziamento prevedeva otto opere, attualmente in corso di completamento, in particolare, fra queste, i nuovi istituti penitenziari di Cagliari, di Sassari, di Tempio e di Oristano. L'articolo 17 ter del decreto legge 30 dicembre 2009, numero 195, concernente le prime misure per l'attuazione del piano straordinario per la realizzazione urgente di istituti penitenziari, introduceva norme in deroga per la localizzazione e l'espropriazione delle aree ove realizzare le nuove strutture carcerarie.
Su questo argomento si conferivano nuovi poteri al commissario straordinario, in deroga alle ordinarie competenze, mediante procedure e gare di appalto semplificate per la costruzione, entro il 2010, di quarantasette nuovi alloggi sul modello del dopo terremoto de L'Aquila, per poi realizzare nel 2011 le altre strutture di edilizia straordinaria. Il braccio operativo per gestire tale emergenza veniva individuato nella Protezione civile.
Ora, su questo problema, la mia forte preoccupazione, oltre quella sull'ipotesi di destinazione per detenuti in regime di carcere duro, è stata proprio quella di capire che cosa avvenisse nel futuro di questi contratti. Con delibera del CIPE del 6 marzo 2009, quindi, si procedeva a questo finanziamento.
Per quanto riguarda poi quattro dei nuovi istituti penitenziari degli otto in costruzione, in particolare quelli situati in Sardegna (Cagliari, Sassari, Tempio e Oristano), le gare per l'affidamento dei lavori vengono dichiarate secretate con decreto del Ministero di grazia e giustizia in data 2 ottobre 2003. Tutti gli interventi di questo decreto rivestono carattere di urgenza e la loro esecuzione deve essere accompagnata da particolari misure di sicurezza. Questi appalti vennero affidati, con la procedura di appalto integrato, mediante gara informale tra ditte di fiducia dell'amministrazione, abilitate alla sicurezza dai NOS. Questi appalti (e nella interpellanza mi riferivo anche al carcere di Bancali) erano stati aggiudicati da tre società, fra questi, proprio quello che riguarda Sassari, era stato aggiudicato niente poco di meno che dall'ATI di Anemone Srl - Igit SpA: questi lavori sono ancora in fase di completamento.
Ora, quello che dico, e che voglio sottolineare, è che queste decisioni (si ritorna sempre al solito discorso!) sono assunte unilateralmente e senza tenere nella minima considerazione il parere della comunità locale e di chi la rappresenta, denunciano il carattere spiccatamente neocolonialista dell'attuale Governo italiano e, se confermate, incideranno negativamente sul futuro del territorio e anche sul resto di quello che io ho citato poc'anzi che riguarda anche il discorso della verifica di questi appalti. La mia preoccupazione è, esclusivamente, sull'articolo 41 bis e su questi appalti che sono stati dati in affidamento a queste ditte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Questa mozione sicuramente coinvolge perché è una mozione direi in primo luogo di civiltà, partendo da un dato, cioè che la situazione drammatica in cui ci troviamo ha sicuramente delle responsabilità. La mala giustizia, i tempi di giudizio e il codice penale credo che siano i primi responsabili del problema carcere in Italia, con tutte le implicazioni che, per le cose che ho detto prima, conseguono; ma questo è sicuramente un altro problema rispetto a quello che abbiamo oggi noi in discussione ed è un problema che dovrebbero affrontare il Parlamento e il Governo italiano.
Oggi le carceri sono un dramma, una tragedia, una necessità della società civile, un'istituzione totale che fa parte del nostro essere, però oggi le carceri sono viste in Italia come i depuratori e i campi rom: nessuno li vuole o nessuno li vorrebbe o li vorrebbe da altre parti. Eppure nei Paesi civili, dove le cose funzionano, le carceri moderne, adeguate ai tempi, e non, più o meno, come tante carceri che ricordano anche la letteratura dell'Ottocento o dei primi del Novecento, perché ancora ci sono carceri che si trovano in quelle condizioni e lo sappiamo, potrebbero essere, invece, le carceri moderne, dicevo, realizzate anche nel cuore delle nostre città, delle grandi città, tanto più delle grandi città, e ancor più carceri moderne e funzionali nelle grandi città se destinate a ospitare detenuti speciali, quelli sottoposti al regime del "41 bis".
Questa mozione, io credo, che cada come il secondo capitolo della mozione che abbiamo approvato prima, perché è una conseguenza del dramma che vive questa terra, una terra completamente dimenticata, completamente emarginata e che stranamente ritorna alla mente quando c'è da utilizzarla per tutto quello che si è detto prima e per le carceri e la specialità di queste presenze, come nel caso in cui debbano essere recuperate strutture carcerarie per il "41 bis".
Intanto partiamo da un concetto, vi ha fatto riferimento prima il collega Capelli quando parlava della pena che va scontata nei territori di appartenenza. Abbiamo fatto, anche in quest'Aula, in questa legislatura, richiamo quando abbiamo detto che carcerati sardi, detenuti sardi, scontano la pena nelle carceri del continente italiano, noi vorremmo che ritornassero nelle nostre carceri a scontare la pena perché questo dice la legge. Quindi il discorso è che, su quella battaglia, siamo disposti a impegnarci sino in fondo, ma siamo altrettanto impegnati, determinati e convinti che i carcerati sottoposti al regime del "41 bis" devono rimanere fuori da quest'isola, che ha pagato un prezzo fin troppo elevato. Così come tutti abbiamo la consapevolezza della presenza (e del trasferimento) di detenuti che non appartengono al popolo sardo, ma che sono protagonisti di altre vicende in altri territori d'Italia, allora scontino la loro detenzione in carceri di massima sicurezza nella penisola italiana.
Si è fatta una distinzione tra piccole e grandi isole. L'isola di Sardegna è un'isola che vive una situazione drammatica, terribile, e oggi credo che ipotizzare il recupero dell'Asinara come un ritorno all'utilizzo di carcere per la detenzione del "41 bis" sia veramente un prendere a pedate in bocca il popolo sardo in generale, ma la città di Porto Torres in particolare.
Ricordo a voi tutti che l'isola dell'Asinara rappresenta il 50 per cento del territorio municipale del comune di Porto Torres e finalmente dopo lotte, dopo aver pagato un prezzo terribile per il fallimento dell'industria, non avergli fatto le bonifiche, averli presi in giro per anni sulla vicenda Vinyls e tutto il resto che noi conosciamo perché ne abbiamo discusso in quest'Aula, oggi bellamente qualcuno si sveglia e il Ministro decide di utilizzare l'isola dell'Asinara, il 50 per cento del territorio municipale di Porto Torres, per destinarla ad attività carcerarie, quindi sottrarla alla collettività portotorrese come se niente fosse, quando invece sappiamo che il sindaco Scarpa e il presidente del Parco Federici stanno facendo battaglie forti in difesa delle potenzialità e delle risorse che rappresenta il Parco naturale dell'Asinara per una risposta in termini economici, occupativi, di immagine del comune di Porto Torres per il rilancio dell'isola.
Concludo dicendo che noi siamo fortemente preoccupati, intanto per questa, come dire, attenzione malsana che viene riposta nei confronti della nostra terra sempre puntualmente quando c'è da occuparne porzioni, magari le più pregiate, magari quelle che hanno maggiori potenzialità in termini di sviluppo e di crescita, per essere destinate a questo genere di attività. I nuoresi avvertono, evidentemente, in maniera più forte di altre realtà urbane, la presenza del carcere di Badu 'e Carros, ma voglio dire che comunque tutte le carceri sarde sono in uno stato di degrado terribile. La disumanità vive all'interno delle carceri perché registriamo il sovraffollamento rispetto agli spazi delle celle, dei luoghi di detenzione, degli spazi comuni, degli spazi di riabilitazione, ai quali si aggiunge anche la scarsità del personale, con la polizia penitenziaria ridotta sempre di un terzo rispetto a quella che dovrebbe essere, quindi sottoponendo le guardie carcerarie a turni massacranti con una convivenza tra loro, in quelle condizioni, e il detenuto che andrebbe invece aiutato a un recupero, che può degenerare in situazioni esplosive con la conseguenza, che qualcuno ha denunciato, di suicidi in carcere.
Su questo io credo che noi dobbiamo arrivare a una conclusione e, attraverso questa mozione, ribadire soprattutto che le nostre strutture carcerarie vengano sollevate, liberate, dall'incursione e dal desiderio di occuparle per la detenzione dei detenuti sottoposti al regime del "41 bis". Pretendiamo la ristrutturazione delle nostre carceri perché sono fuori dai tempi e soprattutto da una logica di riabilitazione, la pena deve servire a riabilitare il detenuto, non a tenerlo e incattivirlo in una condizione di disumanità nella quale vive; siamo soprattutto perché le carceri diano magari una risposta a un elemento che è sempre stato richiamato dall'attuale Giunta regionale, che è il rilancio dell'edilizia.
Credo che il recupero di tutte le strutture carcerarie in Sardegna possa dare sicuramente una risposta positiva alla crisi di un comparto che lì, come in altri settori (edilizia scolastica, impiantistica sportiva), potrebbe trovare e dare soprattutto una risposta di civiltà a un'istituzione che sappiamo in quali condizioni si trova.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dei lavori pubblici.
NONNIS, Assessore tecnico dei lavori pubblici. Presidente, la Giunta chiaramente si riconosce nei contenuti e condivide pienamente quello che è stato detto in Aula stasera. Si farà parte attiva, io credo, al primo incontro con lo Stato di portare all'osservazione dello Stato proprio la problematica che non è sicuramente di secondaria importanza. Chiaramente questo è un aspetto che ci interessa particolarmente, il Presidente ieri si è espresso con i suoi comunicati negando la possibilità che questo possa succedere, quindi io posso sicuramente dire che credo che non sia solo nel pensiero del Presidente della Giunta, ma della Giunta stessa, di voi consiglieri e di tutti i sardi, considerare la nostra isola, e quindi la distanza dal resto della nostra Italia, come una condizione che possa essere vissuta in termini di ospitalità e di essere individuata la stessa Sardegna come una possibile Cayenna. Quindi, io credo che la mozione debba essere accolta e votata all'unanimità.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, non una controreplica ma semplicemente una presa d'atto della, mi pare, totalitaria condivisione, da parte del Consiglio, del problema che è stato sollevato. Gli interventi che si sono susseguiti hanno arricchito anche di ulteriori elementi le considerazioni che sono state trasfuse nella mozione, io confido che la Giunta valuti, così come ha detto l'Assessore, con la dovuta attenzione, il problema e sappia trasferire al Governo la preoccupazione che il Consiglio regionale esprime, ma che è una preoccupazione di tutti i sardi.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione la mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Planetta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Io naturalmente voto a favore di questa mozione, però che si preveda anche, Assessore, oltre a questo discorso che abbiamo condiviso tutti, in più la verifica dei contratti di appalto che sono posti in essere attualmente per la costruzione dei nuovi istituti penitenziari, soprattutto mi riferisco a quello di Sassari, Bancali.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, dichiaro il voto favorevole alla mozione e chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Amadu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AMADU (P.d.L.). Presidente, colleghe e colleghi, la convinta adesione a questa mozione è segno di un atto forte che il Consiglio intende attribuire al Presidente della Regione. Una mozione che il P.d.L. riconosce sua negli intenti, nel merito e negli obiettivi. Posso rassicurare, per quanto mi riguarda, nell'ambito dell'incarico che modestamente sono stato chiamato a ricoprire, la conduzione della Commissione seconda, che sarà prestata l'attenzione massima e una continuità di impegno della stessa Commissione sul tema, così come già dedicate, perché si raggiungano quegli obiettivi di civiltà a cui si accennava.
Bisogna riconoscere che lo Stato, in questi ultimi anni, ha investito ingenti somme per ammodernare le carceri, però non condividiamo le modalità di utilizzazione e questa deve essere una voce forte che il Consiglio deve esprimere, una voce che deve essere colta dalla Giunta, dal Presidente, perché nelle sedi opportune questa voce possa trovare il giusto accoglimento. In effetti, è scandaloso quando un Ministro della Repubblica, senza conoscere le norme e le leggi, dice: "Cambiamo qui, facciamo dell'Asinara chissà che cosa". L'Asinara è un'isola protetta, per intervenire all'Asinara occorre l'intesa con la Regione e mi ha tranquillizzato molto la tempestiva posizione del Presidente della Giunta, il quale ha detto: "Alt, stiamo fermi!". Senza intesa, sappia il Ministro (e sarebbe opportuno che qualche consigliere, qualche capo di gabinetto importante a Roma, glielo facesse sapere) che, prima di assumere posizioni di questo genere, deve consultare le norme e capisca e si renda conto che, prima, occorre acquisire il parere della Regione, quindi il rispetto delle volontà di una storia che c'è dietro determinate situazioni, poi si può anche pronunciare. Mi sembra un passo falso del Ministro.
Io credo che queste situazioni si possano evitare. In ogni caso credo che occorra vigilare, essere forti e il mandato del Consiglio in questo senso sono convinto sarà forte e determinato nei contenuti e negli obiettivi.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 168.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Lotto e Milia hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 59
votanti 59
maggioranza 30
favorevoli 59
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio è riconvocato domani mattina, giovedì 22 marzo, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 19 e 33.
Allegati seduta
CCCXIII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Mercoledì 21 marzo 2012
Presidenza della Presidente Lombardo
Indi
del Vicepresidente Cossa
Indi
della Presidente Lombardo
La seduta è aperta alle ore 16 e 04.
PIRAS, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 febbraio 2012 (305), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Roberto Capelli, Angelo Cuccureddu, Rosanna Floris, Gabriella Greco, Marco Meloni, Eugenio Murgioni, Antonio Pitea e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 21 marzo 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, questi congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Sanna Paolo Terzo - Cappai - Solinas Antonio - Piras - Mula - Cocco Daniele Secondo - Artizzu - Cucca - Greco - Lotto - Pitea - Planetta - Stochino:
"Disposizioni per l'individuazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 984 (Coordinamento degli interventi pubblici nei settori della zootecnia, della produzione ortoflorofrutticola, della forestazione, dell'irrigazione, delle grandi colture mediterranee, della vitivinicoltura e della utilizzazione e valorizzazione dei terreni collinari e montani)". (371)
(Pervenuta il 21 marzo 2012 e assegnata alla quinta Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
PIRAS, Segretario f.f.:
"Interpellanza Planetta sulle motivazioni dell'assenza di esercizio dell'autonomia speciale nella stesura del piano di dimensionamento delle scuole sarde in riferimento alle prerogative delle minoranze linguistiche tutelate dall'articolo 6 della Carta costituzionale del 1948 e dalla legge nazionale 15 dicembre 1999, n. 482, che ha determinato la perdita di 45 autonomie scolastiche nel territorio della Sardegna". (321/C-8.)
"Interpellanza Uras - Sechi - Cugusi - Cocco Daniele Secondo sulla situazione della informatizzazione della Regione". (322)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
PIRAS, Segretario f.f.:
"Mozione Uras - Cugusi - Cocco Daniele Secondo - Sechi sui contenuti dell'accordo anti contraffazione ACTA e sulle conseguenze che si determinerebbero sul mercato digitale e sui diritti delle persone e delle comunità". (172)
PRESIDENTE. Constatata l'assenza della Giunta, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 17 e 11.)
n. 76 del 14 febbraio 2012
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle risultanze dell'Assemblea degli Stati generali convocati in attuazione dell'ordine del giorno numero 76 del 14 febbraio 2012.
Sono stati presentati due ordini del giorno.
(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno:
Ordine del giorno Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Uras - Sechi - Cocco Daniele - Cugusi - Steri - Capelli sull'avvio di una speciale sessione di lavori sulla verifica dei rapporti di lealtà istituzionale tra lo Stato e la Regione.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PRESO ATTO delle ripetute violazioni dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione da parte del Governo e dello Stato italiano nei confronti della Regione Autonoma della Sardegna,
delibera
di avviare una sessione speciale di lavori, aperta ai rappresentanti della società sarda, per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale sociale e civile con lo Stato che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della Regione Autonoma della Sardegna nella Repubblica italiana. (1)
Ordine del giorno Diana Mario - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Giacomo - Dedoni - Salis sulla convocazione urgente di un tavolo politico partecipato e sulle iniziative da assumere per conseguire gli obiettivi di cui all'ordine del giorno n. 76 del 2012.
IL CONSIGLIO REGIONALECONSIDERATA l'attuale situazione del confronto tra Stato e Regione sui temi della "vertenza Sardegna" esplicitati nell'ordine del giorno n. 76 approvato dal Consiglio regionale lo scorso 14 febbraio;
SENTITI gli Stati generali del popolo sardo nell'Assemblea del 16 marzo 2012,
riafferma la volontà
1) di richiedere al Presidente del Consiglio dei ministri la convocazione urgente del "Tavolo Politico" partecipato, oltre che dagli organi della Regione, dalle rappresentanze istituzionali locali, dal sindacato dei lavoratori e dalle associazioni e organizzazioni di categoria e delle imprese;
2) di agire sul piano istituzionale e politico per la realizzazione degli obiettivi individuati nel citato ordine del giorno n. 76/2012 e di promuovere una generale mobilitazione del popolo sardo. (2).)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli ordini del giorno, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessoredegli affari generali, personale e riforma della Regione.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Sull'ordine del giorno numero 1, ci si rimette all'Aula, mentre sull'ordine del giorno numero 2 si esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Siccome è stato presentato un altro ordine del giorno, il numero 3, ed è stato ritirato, gradirei capire il perché.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, l'ordine del giorno numero 3 non è stato ritirato, è stato dichiarato inammissibile dalla Presidenza, perché tratta una materia che è estranea all'oggetto della discussione, in particolare dell'Assemblea costituente, oggetto dei precedenti Stati generali del popolo sardo.
(Interruzione del consigliere Dedoni)
PRESIDENTE. Non è stata aperta la discussione! … Assolutamente! La discussione non è aperta! ... Non le do la parola!
Sospendo la seduta!
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 14, viene ripresa alle ore 17 e 16.)
n. 76 del 14 febbraio 2012
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, siamo arrivati al voto dell'ordine del giorno numero 1 dopo l'interruzione della discussione politica maturata durante gli Stati generali, in un clima ovviamente più disattento rispetto alla tensione che era maturata in quella discussione. Allora mi permetto di ricordare ai colleghi, faccio appello a tutti i partiti presenti in Consiglio, che l'ordine del giorno chiede di sottoporre a discussione il sistema dei rapporti con le istituzioni dello Stato italiano, la qualità e la giustizia dello stato di questi rapporti, senza pregiudicare l'esito della discussione. Per cui noi non capiremmo voti contrari a chi sta ponendo in questo momento semplicemente la questione della lealtà dei rapporti tra la Regione e lo Stato italiano.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Intervengo per dimostrare quanto la Presidenza abbia preso un abbaglio in questa circostanza nel dare un certo significato a un ordine del giorno, testé le parole dell'onorevole Maninchedda hanno dimostrato esattamente il contrario!
Io sarei favorevole alla dichiarazione di voto nei confronti di quell'ordine del giorno, lei non me lo consente, come non lo consente al mio Gruppo, perché i rapporti tra Stato e Regione passano attraverso un argomentato ragionamento fra istituzioni e che si chiama Statuto speciale della Regione Autonoma della Sardegna. Lei vorrebbe impedire qui di parlare di costituente e di rapporti fra Stato e Regione, fra Stato, Regione e Unione europea!
Lei impedisce che qui si parli veramente di esaltazione del popolo sardo, attraverso una chiamata a discutere di quelli che sono i reali rapporti con lo Stato mentre invece accettiamo che ci sia un ordine del giorno che mette in dubbio l'appartenenza della Sardegna alla Repubblica italiana! Io potrei anche essere d'accordo, ma è vergognoso che si arrivi a una condizione simile cancellando un dibattito veramente forte che è avvenuto qui, anche attraverso gli Stati generali, dove si è reclamato un nuovo rapporto fra Stato, Regione e Unione europea. Questo nuovo patto, questa nuova cosa che chiede il popolo sardo è di parlare di costituente e lei qui impedisce in questo caso un ordine del giorno che sancisce la volontà di un popolo di poter riconoscersi in questo Palazzo che, ancora una volta, come Palazzo resta chiuso alle istanze popolari e alle necessità che emergono dalla gente! Ancora una volta si vuole impedire di parlare di costituente, di Statuto nuovo, di autonomia, del fatto che la Regione abbia una nuova contrattazione con la Repubblica italiana.
Oggi si è sancito il fatto che si accetta la separatezza senza discussione!
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, forse lei è rimasto distratto quando ci sono stati gli Stati generali del popolo sardo il 5 ottobre 2010 dove si è ampiamente dibattuto degli argomenti che lei ha richiamato. Forse se n'è dimenticato, ha la memoria corta!
Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Per raggiungere il risultato, bisogna sempre mettersi in linea con l'argomento che è in discussione. In discussione c'è un ordine del giorno che non fa appello alla rivoluzione e all'indipendenza della Sardegna, fa un richiamo ben preciso che è quello della lealtà istituzionale. Il richiamo, fatto già nella precedente seduta, oggi nuovamente dal collega Maninchedda, sull'ordine del giorno, primo firmatario Giacomo Sanna, al quale abbiamo aderito come Gruppo, fa riferimento a una distrazione e disattenzione su quello che è il dettato costituzionale.
Noi sosteniamo che, a disattendere il dettato costituzionale, in questo caso, sia il Governo italiano, la Repubblica italiana, non i sardi! I sardi, che in qualche modo ormai da tempo denunciano una sorta di emarginazione, di esclusione, di mancanza di rispetto delle norme contenute nella Costituzione italiana, oggi si domandano se la Repubblica italiana, se il Governo italiano, se lo Stato italiano è interessato ad avere la Sardegna all'interno del perimetro dello Stato italiano oppure no, facendo di tutto per cercare di emarginarci e proporci una sorta di emarginazione ed espulsione. In questo senso, noi chiediamo che si apra un dibattito serio al quale ci sia una partecipazione convinta nell'interesse di un popolo e di una nazione che, nel momento in cui valuterà, se si arriverà a valutare, percorsi diversi, anche quelli di autonomia e di indipendenza e di autodeterminazione, li avvierà con gli strumenti e i mezzi che riterrà opportuno.
Però, in questo momento, la discussione è incentrata su un altro tema e su questo noi vorremmo sollevare un interesse e un dibattito serio, un problema che penalizza, oltre ogni limite, la Sardegna e il popolo della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Esprimo il voto contrario all'ordine del giorno numero 1, per diversi motivi: intanto, io credo che, alla fine dei cosiddetti Stati generali della Sardegna, noi dobbiamo esprimere una posizione che tenga conto però del fatto che siamo un Consiglio regionale e che abbiamo anche dei precedenti... Presidente, io non riesco a parlare…
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Prendete posto. Grazie.
BRUNO (P.D.). Noi abbiamo già tenuto, nell'autunno del 2010, una sessione speciale dedicata alle riforme, abbiamo preso alcune decisioni e le abbiamo concluse con un ordine del giorno, dal nostro punto di vista "sofferto"; si parlava di una possibilità, per esempio, di un'assemblea anche con una funzione costituente, si parlava di una possibilità di rendere questa legislatura una legislatura costituente. Io lo dico soprattutto a quella parte di firmatari che oggi stanno in maggioranza, lo dico al Presidente della Commissione autonomia Paolo Maninchedda, lo dico all'U.D.C. che sta in maggioranza, veramente non si può dare la responsabilità allo Stato.
In questi anni, noi abbiamo fatto una severa campagna contro un atteggiamento del Governo, che sicuramente non riconosceva i diritti della Sardegna, ma anche contro l'atteggiamento subalterno della Giunta regionale. Ora, di fronte all'incapacità di un Consiglio regionale di fare una minima riforma, di avviare una qualsiasi riforma a partire dalla sanità alla statutaria, chiedo: che c'entra lo Stato? Perché non possiamo fare la legge statutaria, dove noi possiamo decidere la nostra forma di governo? Perché non avviare un processo veramente costituente dove possiamo dimostrare al popolo sardo che questo Consiglio regionale ha senso e può veramente determinare la politica regionale?
Allora, a che cosa serve un'altra sessione speciale di lavori? Per dirci che cosa? Per dirci ciò che abbiamo già detto in tre anni con decine di ordini del giorno non attuati dal Presidente della Regione? Abbiamo bisogno di fare ancora altri ordini del giorno? Abbiamo bisogno di parlarci addosso?
Credo che servano atti, atti concludenti, e che serva capire chi sta maggioranza e chi sta in minoranza, e che chi sta in maggioranza faccia la maggioranza e chi sta all'opposizione faccia l'opposizione. E' per questo motivo che io voterò convintamente contro questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, colleghi, io credo che questo pomeriggio avrebbe dovuto rappresentare per noi l'opportunità di scrivere una sorta di agenda di speranza per il futuro della Sardegna, capace di indicare orizzonti più alti e di arrivare a costruire un bene comune; bene comune che qui si trascura perché operare per il bene comune significa perseguirlo attraverso la speranza, non certamente con la strategia dello struzzo, però, che mette la testa sotto la sabbia in attesa che passi la tempesta. Noi dobbiamo togliere la testa dalla sabbia e condizionare la realtà, e lo dobbiamo fare con atti concreti, con atti onesti, oggi invece si sente la mancanza della visione etica della politica, perché ogni azione non ha valore se alla base non c'è il sapere, ma il sapere è sterile se non c'è alla base quello che noi tutti vogliamo: l'amore.
Sono inutili le contrapposizioni, non servono a niente, bisogna far crescere la dialettica, tutti noi ci dobbiamo confrontare, nonostante le differenze di opinione, nonostante i vincoli pericolosi dell'appartenenza a uno schieramento, che portano a un bene di parte ma non portano certamente a un bene comune. Per questo chiediamo veramente una riflessione sul nostro ordine del giorno, per poter mettere insieme tutti voi, unirvi e farlo votare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, io voterò contro l'ordine del giorno numero 1, ma con motivazioni diverse. Anzi io auspico - so che i colleghi Sardisti non lo faranno - che questo ordine del giorno sia in qualche modo sospeso. Io credo che sia legittimo quello che chiede questo ordine del giorno; sostanzialmente chiede di rivedere complessivamente i rapporti con lo Stato, nel momento in cui i rapporti con lo Stato sono in qualche modo sospettati di non essere improntati a una leale collaborazione. Questo avviene da anni, avviene sulla vertenza entrate e sulle altre vertenze. Quindi il tema posto, se ha senso collaborare tra istituzioni e continuare a credere che lo Stato mantenga gli impegni o meno, credo che sia un tema legittimo, però ritengo che l'ordine del giorno si inserisca al momento sbagliato, ponga temi giusti nel momento sbagliato. Poi i colleghi Sardisti mi diranno che non c'è mai il momento giusto e io ascolterò questa critica. Perché non è il momento giusto? Perché è evidente che noi qui stiamo facendo un tentativo, l'ultimo? Non lo so, ma nel momento in cui abbiamo aperto una discussione degli Stati generali, abbiamo firmato e votato il 14 febbraio un ordine del giorno unitario che apriva una grande discussione, stiamo cercando di verificare, io dico per l'ultima volta, la lealtà dello Stato nei confronti della Sardegna, la capacità dello Stato di rispettare le sue stesse leggi.
Credo che, in questi termini, quanto c'è in questo ordine del giorno sia un tema vero, un interrogativo che ci dobbiamo porre, e ce lo potremmo porre per tanti argomenti; quindi io voterò contro perché credo che ci sia un percorso in cui noi dobbiamo andare fino in fondo, ma credo che, se alla fine di questo percorso non ci fosse una risposta positiva, perlomeno sulla vertenza entrate, noi dovremmo veramente fare un dibattito di questa natura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi).Io annuncio su questo ordine del giorno il voto contrario dei Riformatori, che vorrei argomentare. Noi crediamo che l'ordine del giorno del 2010, quello sulle riforme, che abbiamo votato unitariamente, meritasse che quest'Aula desse corso in maniera diversa alle cose che lì erano scritte. Abbiamo avuto nella scorsa settimana la rappresentazione degli Stati generali della Sardegna, per cui sostanzialmente la sessione aperta dei lavori, che questo ordine del giorno evoca, c'è già stata, e in realtà anche gli interventi che hanno chiuso quella sessione hanno dimostrato che, sinché la sessione resta dentro il Palazzo, alla fine, se tutto va bene, si partorisce un ordine del giorno dopo un bisticcio. Ebbene, noi Riformatori ci siamo stancati di questo stato di cose: non è possibile che questo Palazzo non sappia far altro che riunioni allargate, Stati generali, sessioni speciali di lavori, cioè sempre una cosa interna, da incubatrice, dalla quale non esce fuori niente, perché escono fuori ordini del giorno e mozioni e non cambia niente del nostro rapporto con lo Stato, e non cambia niente del nostro rapporto con l'Europa.
Allora, con la stessa identica passione con cui il mio collega Dedoni ha cercato di difendere l'ordine del giorno che lei (giustamente e secondo il Regolamento, io non discuto) ha dichiarato inammissibile, io mi chiedo: invece di queste tre righe di delibera, è meglio usare l'assemblea costituente che è uno strumento virile, che ci consente di decidere sul serio che cosa noi vogliamo fare nei confronti dello Stato, o è meglio aprire l'ennesima sessione dei lavori di questo Consiglio, allargata alle parti sociali, a Cgil-Cisl-Uil, alla Confapi, alla Confindustria? Noi siamo stanchi di questo teatrino che non porta poi a niente! Non votiamo questo ordine del giorno perché c'è un referendum sulla costituente che porterà i cittadini sardi a dire se la vogliono o non la vogliono, a dire se vogliono che si vada avanti con riunioni del Consiglio regionale allargate a destra o a manca, o se si vuole mettere la parola nella bocca dei cittadini! Noi siamo per far parlare i cittadini sardi! Questo Consiglio ha parlato anche troppo e non è riuscito a ottenere niente se non litigi!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Gruppo Misto). Noi sappiamo che, in ogni discorso, ci sono due parti, c'è la parte confessata, la parte del "detto", e c'è un'altra parte che si chiama la parte del "non detto": questo ordine del giorno si inserisce in quella parte del non detto, perché questo ordine del giorno è dentro ed è forse la sublimazione di una cosa che vorrebbe dire ma forse non riesce a dire linguisticamente e semanticamente. Che cosa significa "verificare la lealtà tra lo Stato e la Regione sarda"? Non c'è la lealtà, e lo sappiamo tutti, e se questa lealtà manca che cosa succede? Usciamo dall'Italia? Io vorrei chiedere questo. Dunque, questo ordine del giorno non è chiaro, è molto conciso e non dice delle cose; però si capisce che ci sono delle intenzioni dietro questo ordine del giorno ed è per questo che io voterò contro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto).Signora Presidente, noi abbiamo sottoscritto questo ordine del giorno perché siamo convinti, non da oggi, che la lealtà dello Stato nei confronti della Sardegna non sia assolutamente garantita, anzi. E nella vertenza sull'articolo 8 c'è, come dire, l'esemplificazione solare di questa mancanza di lealtà; siamo convinti che sia necessario (e la sottoscrizione dell'ordine del giorno l'abbiamo assunta come impegno in questo senso) utilizzare tutte le occasioni per rimarcare la nostra insoddisfazione nei confronti di uno Stato che assolutamente non tiene conto delle esigenze della Sardegna e dei sardi.
E' un modo di esprimere la nostra protesta su una vicenda, possiamo portare ad esempio l'ultima, quella che è stata oggetto di interesse principale da parte degli Stati generali, che è quella sulla vertenza entrate, ma possiamo assumere ad esempio altri momenti di negazione dei diritti dei sardi, come la vertenza della Tirrenia, la continuità territoriale aereo-marittima, la questione dell'assetto scolastico della Sardegna, tutta una serie di questioni che ci ha visto presenti nel rimarcare la negatività dei rapporti dello Stato nei confronti della Sardegna. Quindi la nostra sottoscrizione di questo ordine del giorno vuole dare il senso di una ulteriore nostra presenza in questa sorta di momento conflittuale nei confronti dello Stato per chiedere che la lealtà istituzionale tra lo Stato e la nostra Isola venga assolutamente rispettata.
Certo non nascondiamo, con la sottoscrizione di questo ordine del giorno, le inadempienze, anche in questa vertenza o nelle altre che ho richiamato, della Giunta regionale che è stata assolutamente succube delle volontà del Governo nazionale e dello Stato centrale e che ha portato ai ritardi e alle conseguenze negative che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno e lo voteremo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, annunciamo il nostro voto a favore. Io credo che molti stiano un po' strumentalizzando, ma spero di no, o stiano confondendo anche le parole. Noi vogliamo discutere del rapporto tra lo Stato e i cittadini, va bene? Ma vogliamo discuterlo qua dentro! Io non credo che questo sia un delitto da parte nostra ma che sia un dovere.
Per quanto riguarda la sessione speciale dei lavori, alla quale qualcuno fa riferimento, noi intendiamo, l'ho dichiarato io nella seduta precedente, molti colleghi lo sanno, che questa sessione non possa avvenire qua, come gli Stati generali, nel chiuso del Palazzo, quindi nel silenzio più assoluto, come a ripetersi di un qualcosa che comunque col passare del tempo sta diventando sempre più negativo; noi vogliamo farlo fuori dal Palazzo, con la gente, questa è la sessione speciale, questo è il confronto con chi sta fuori di questa aula e i problemi che ha comunque se li porta dietro e che, da questa aula, non si riesce a dare il minimo di risposte.
Aprirsi al confronto all'esterno credo che sia la cosa più salutare che questo Consiglio possa e debba fare, se dopo qualcuno ritiene che discutere con lo Stato di questi problemi sia lesa maestà, sta sbagliando fortemente, e se si vuole leggere questo ordine del giorno solo a pezzi staccandolo dal contesto e dandogli un significato diverso per strumentalizzarlo, credo che questo sia anche, per quanto ci riguarda, scorretto.
Guardate, sul problema del rapporto con lo Stato, faccio un solo esempio che è di grande, grandissima, attualità: l'Asinara è diventata parco dello Stato italiano dal 1994. Dal 1994 a oggi, pur essendo parco, è succeduta tutta una serie di iniziative da parte dei Governi di turno e quindi dei Ministeri, soprattutto di grazia e giustizia, con interventi che andavano a stravolgere la volontà espressa. Quindi si rimette in discussione ciò che è stato già deciso. Noi vorremmo uscire da questa ambiguità, un'ambiguità che lo Stato ha nei confronti della Regione Sardegna e che qualcuno nel silenzio vuol continuare a mantenere. Noi in questo silenzio non ci vogliamo stare!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, tanto per chiarire, perché ogni tanto si capisce come si vuole ciò che è scritto. Io sono stato e sono fedele alla Costituzione repubblicana e ho giurato più volte di osservarne le norme, di rispettarla e di difenderla.
Questo mio giuramento lo fanno anche altri, lo fanno anche quelli che, ben conoscendo le leggi dello Stato, non le rispettano, anzi ne ritardano gli adempimenti. Penso, per esempio, alla partita sul nuovo regime delle entrate che è norma in legge costituzionale, ovvero la legge costituzionale numero 3, lo Statuto speciale della Sardegna.
Io penso che tutti dovremmo votare questo ordine del giorno, perché è una verifica dello stato di salute dei rapporti tra Stato e Regione, è una verifica da fare, ma non perché all'indomani di questa verifica ci sia quale processo rivoluzionario di secessione, ma perché, verificare lo stato di salute di questi rapporti, è utile per questa Repubblica e per tutte le realtà istituzionali che la compongono. E' mettersi sopra un prosciutto davanti agli occhi per nasconderci il fatto che, da anni, noi abbiamo governi autoritari e centralisti che professano il federalismo, che non fanno altro che produrre norme confuse e somministrarle violentemente a chi è amministrato, a cominciare dal cittadino che finisce per non capire niente della condizione che vive.
Allora, perché deve essere così colpevole discutere? Noi, che facciamo parte di un Parlamento, ogni volta che ci solleviamo, abbiamo paura di disturbare il manovratore che si sono scelti altri e a cui noi non dovremmo asservirci. Questo è il tema! La politica cammina su livelli che trascurano la volontà popolare e una politica che cammina su questi livelli è una politica che non ha futuro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, io leggo l'ordine del giorno e voglio dare il senso alle parole che leggo, senso che non è interpretabile. Quando si dice che il Consiglio regionale deve prendere atto delle ripetute violazioni dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione da parte del Governo e dello Stato italiano nei confronti della Regione Sardegna, beh! Per "Stato italiano" si intende quello che intende la Costituzione, intende il Presidente della Repubblica, il rappresentante dello Stato è il Presidente della Repubblica. Noi ci dobbiamo lamentare della scarsa lealtà del Presidente della Repubblica? Lo Stato italiano è rappresentato certamente dal Parlamento, possiamo lamentarci del Parlamento italiano? Ma abbiamo i nostri rappresentanti in quel Parlamento e ci devono tutelare loro, nel caso apriamo una verifica tra di noi su come veniamo rappresentati, ma non indichiamo il Parlamento come nostro nemico solo perché magari non siamo ben rappresentati!
Lo Stato italiano è la magistratura, lo Stato italiano è la pubblica amministrazione e noi solleviamo un conflitto con l'universo mondo perché alcuni Governi non hanno preso con sufficiente lealtà, non hanno mantenuto, meglio, con sufficiente lealtà gli impegni presi con la Sardegna? Allora, limitiamoci a sollevare un confronto con i Governi, ma lasciamo in pace lo Stato, per carità, stiamo volando troppo alto!
Così come ritengo offensivo, consentitemi, l'ho già detto varie volte, che questo Consiglio decida di avviare una sessione speciale di lavori aperta ai rappresentanti della società sarda, ma noi che cosa rappresentiamo? Davvero, che cosa rappresentiamo? Il condominio di casa nostra? Associazioni di professionisti piuttosto che di dopolavoristi? Noi rappresentiamo la Sardegna! Davvero io mi sento onorato di rappresentare la Sardegna e di rappresentare quelli che mi hanno mandato qua! Al di là della maglietta, l'ho già detto più di una volta, anche perché me la sono tolta quella maglietta, però non ho rinunziato e non mi sono dimesso da rappresentante di chi cittadino sardo mi ha mandato qua a rappresentarlo e a legiferare, se possibile, nella maniera migliore, nell'interesse della Sardegna. Così come posso mettere in discussione la permanenza, l'alternativa alla permanenza è la separazione. Davvero, io non credo che siamo in condizione di poter mettere in discussione questo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Noi (U.D.C. e FLI) siamo per l'unità della Repubblica, la Repubblica è quella che comprende Stato, regione, province e comuni, quindi sono due concetti nettamente distinti. Noi siamo per l'unità della Repubblica e ci battiamo per l'unità della Repubblica, così come (è stato detto incidentalmente) siamo a favore dell'assemblea costituente. Siamo a favore di un'assemblea costituente che non si limiti a elaborare una proposta e a mandarla al Parlamento ma, secondo una nostra proposta di legge, che approvi direttamente uno Statuto da inviare al Governo solo per il controllo di legittimità costituzionale. Questo sia detto tra parentesi.
Il fatto di essere per l'unità dell'Italia non vuol dire negare che ci sono delle cose che non vanno; sicuramente molte non vanno per colpa nostra. Correttamente l'onorevole Bruno dice: "Perché non abbiamo fatto la statutaria, perché non abbiamo fatto lo Statuto?". Ha ragione, è anche di questo che vogliamo parlare. Vi sono però sicuramente dei comportamenti da parte del Governo che non sono consoni ai principi di lealtà. L'esempio della disposizione sulle entrate è all'ordine del giorno. E' ben vero che spesso e volentieri, anche all'interno della Regione Sardegna, non vengono applicate le disposizioni di legge per il solo fatto che vi è stato un ricorso in Corte costituzionale che, come tutti sappiamo, non sospende l'efficacia della norma impugnata, però parlare di questi problemi, chiarire quelli che sono i rapporti, decidere come dobbiamo comportarci, fare il mea culpa per le responsabilità che sono nostre, non può che cementare l'unità.
Ecco il motivo per cui noi abbiamo ritenuto di firmare questo ordine del giorno. Riteniamo che, essendo comunque un problema posto sul tavolo, sia un problema da affrontare, fermo rimanendo che poi, al termine della discussione sull'ordine del giorno finale della sessione speciale che si auspica si terrà, ognuno sarà libero di esprimere le sue posizioni. Facciamo questo perché crediamo nell'unità d'Italia e riteniamo che questa discussione non possa che rafforzarla. Annuncio il voto favorevole del Gruppo U.D.C.-FLI.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, intervengo per dire che il Gruppo del Popolo della Libertà voterà in totale autonomia senza che io dia un'indicazione particolare. Dico questo perché, già nella giornata nella quale abbiamo discusso su questo argomento, io mi sono pronunciato contro e ribadisco la mia contrarietà a questo ordine del giorno. Riconosco appieno l'articolo 5 della Costituzione, non sono mai andato in campagna elettorale e non ho mai sposato alcun programma di governo che prevedesse, anche tra le righe, una qualsiasi forma o un qualcosa di separatismo, un qualcosa che potesse individuare la nostra azione nei confronti dello Stato e della Repubblica.
Sono totalmente contrario peraltro per un altro motivo. Mi meraviglia che il collega Uras abbia scritto, un'ora fa, tre quarti d'ora fa, un ordine del giorno, di proprio pugno, nel quale sono contenute tutte le critiche possibili e immaginabili dell'ordine del giorno numero 76, che è stato riportato integralmente; in quell'ordine del giorno si ribadisce la vertenza con lo Stato e con la Repubblica italiana, si ribadiscono tutti quei concetti che sono indispensabili perché la Sardegna esca da questa situazione.
Non capisco per quale motivo, in questo momento, si debba entrare a gamba tesa con un ordine del giorno che non ottiene "nessunissimo" risultato, se non forse quello, come dire, di far valere le proprie ragioni ideologiche alla Sardegna. La mia ragione ideologica non è il separatismo, la mia ragione ideologica non è quella di creare conflitti con lo Stato, in questo momento io credo che sia indispensabile, anche alla luce dell'ordine del giorno che voteremo, del numero 2, far capire che noi siamo tutti uniti e che non ci siamo neanche mai permessi di affrontare questo tema con gli Stati generali del popolo sardo, perché nessuno ha fatto riferimento a questo.
Quindi, se fosse stato un ordine del giorno che si chiudeva con la parola "Stato", avrei anche potuto comprenderlo, ma capisco che non è questo che interessa ai colleghi del Partito Sardo d'Azione. E' legittimo che loro facciano questo tipo di battaglia, è legittimo, ma per quanto mi riguarda non posso assolutamente dare il mio voto a un ordine del giorno che tende a minare l'unità della Repubblica. L'articolo 5, chi non lo conosce se lo legga, guardi che cosa dice, e io per questo sono qui in quest'aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, ho atteso e riflettuto un po' di giorni, dopodiché ho chiesto cortesemente ai presentatori dell'ordine del giorno di potervi apporre anche la mia firma per poterlo palesemente sostenere. Perdonatemi, non è un atto di presunzione, è solo la firma di un consigliere regionale, ma ho avuto necessità di comprendere se il mio partito, Alleanza per l'Italia, potesse essere, sotto qualche punto di vista, in contraddizione col sostenere un patto di lealtà, di confronto con lo Stato, che certo apre anche a venti indipendentisti. Bene, ho trovato perfettamente coerente, e quindi è la firma di un partito che mi onoro di rappresentare, sicuramente poco rappresentato e umilmente rappresentato in questo Consiglio, ma credo molto più rappresentato tra l'opinione pubblica.
Giorni fa, proprio in sede di discussione della vertenza con il Governo centrale, mi sono permesso di proporre all'Aula (ed è stata sicuramente una proposta che è caduta nel vuoto, perché probabilmente non condivisa) di ammainare il tricolore, ammainare significa porre a mezz'asta, abbassare, in attesa che lo Stato ci faccia sentire figli di una stessa nazione, in attesa che il Governo centrale riconosca i diritti della Sardegna, i diritti di un'isola che destina gran parte del suo territorio alle basi militari, che oggi è "attenzionata" dal "41 bis", che è figlia non legittima di un patto sulle entrate riconosciuto per legge, ma non onorato dallo Stato, figlia illegittima per il trasporto, la continuità territoriale e quant'altro.
Bene, io lo ripropongo, lo ripropongo ai comuni, alle istituzioni, ripropongo che ci sia un segnale e che ci sia un simbolo da rappresentare. Abbassiamo quella bandiera finché lo Stato non ci consentirà di ritirarla su al pari della nostra bandiera regionale, al pari della bandiera europea, per sentirci Sardegna facente parte di una nazione, ma soprattutto una regione d'Europa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Intervengo molto brevemente per esprimere il mio personale punto di vista su un ordine del giorno che ritengo non debba suscitare scandalo, non mi pare che ci sia nulla di eversivo, si tratta di mettere in evidenza un aspetto. Devo dire che può costituire un contributo dal punto di vista anche culturale per dare un apporto al superamento di una situazione che ha visto, per la verità, non solo nel corso di questa legislatura, ma nel corso di lustri, la Sardegna in una situazione di subordinazione nel rapporto con lo Stato.
Se veramente abbiamo a cuore i problemi della nostra isola, se veramente vogliamo rilanciare in chiave autonomistica, se veramente siamo convinti di fare nostro il principio identitario rispetto al quale molte volte ci siamo anche confrontati con diverse posizioni, allora io penso che rilanciare, nel rapporto con lo Stato, la determinazione di un popolo, di una realtà che davvero è stufa dei continui rinvii, delle continue promesse e dei continui ammiccamenti (non si tratta di mettere il presidente Napolitano o qualche organo costituzionale sotto processo, non è questo il senso, anzi ringraziamo il presidente Napolitano per quello che ha già fatto), con questo ordine del giorno (per quanto mi riguarda, perché sono intimamente e convintamente sardista), possa rappresentare un'ulteriore evoluzione culturale per chi finora è rimasto dell'idea che tutto si possa sopportare perché facciamo parte di una realtà territoriale all'interno di uno Stato. Questo non è!
Mi pare che esperienze europee, anche vicine alla nostra, ci diano conferme che, dove si è marcata l'autonomia e l'identità, forse qualche risultato in più si è potuto portare a casa, ragione per la quale io voto convintamente a favore di questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, io voterò contro. Voto contro intanto sulla prima riga: "avviare una sessione speciale dei lavori aperta ai rappresentanti della società sarda". Ho trovato irrituale che facessimo l'altro giorno, per la terza volta in tre anni, una sessione aperta, i cosiddetti Stati generali, perché penso che il Consiglio regionale rappresenti gli interessi generali della Sardegna e credo che, per nessun motivo, debba abdicare al suo ruolo di rappresentanza e non capisco questo modo di modificare la Costituzione o lo Statuto materiale della nostra Regione. Credo che le regole vadano rispettate e conviene anche mantenerle fintanto che non decidiamo di cambiarle.
E poi perché trovo francamente inappropriata in questo momento questa discussione, soprattutto mi confonde capire chi promuove questa discussione tra parti di questo Consiglio che sono in maggioranza e che sono nella Giunta regionale, che quindi ne hanno condiviso e ne condividono la responsabilità di governo e la responsabilità anche dei rapporti finora mantenuti con lo Stato. Quella responsabilità avrebbe voluto che, eventualmente in presenza di sleale collaborazione, si ricorresse alla Corte costituzionale e si facesse puntualmente ricorso agli strumenti che la Repubblica ci consegna per rispettare appunto il principio di leale collaborazione.
Mi sembra anche che perdiamo di vista i temi del momento. Non dipende dalla sleale collaborazione dello Stato se in questo momento abbiamo raggiunto 360 milioni di disavanzo in sanità, se ci siamo fatti cancellare 350 milioni circa di fondi europei, se non siamo riusciti ad approvare neanche una riforma, se la Sardegna vive la situazione che viviamo. Mi sembra un modo di sparare il pallone fuori campo e di allontanarci dai problemi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, annuncio anch'io convintamente il mio voto contrario su questo ordine del giorno. E' vero, la discussione… non so come verrà tradotta domani dagli organi di stampa, certamente c'è molta confusione. Sarebbe preferibile, per carità, senza per questo escludere momenti di convergenza nell'interesse generale delle attese della Sardegna, che, su temi come questi, ci fosse una differenza, una distinzione tra le posizioni. Tra l'altro stiamo parlando di un tema che… l'ordine del giorno denuncia la violazione dei principi di sussidiarietà dello Stato nei nostri confronti. Io mi chiedo davvero, visto che questo ordine del giorno è stato sottoscritto da diversi Capigruppo della maggioranza, perché in questi tre anni non si è assunta una qualche decisione di carattere dirompente nei confronti di quel Governo che ha perpetuato costantemente una vessazione nei confronti della nostra Isola.
Poi voto convintamente per altre tre ragioni. La prima: credo che sia sbagliato, su un tema come questo, ricorrere a un'ulteriore sessione speciale. Ritengo che quelle che abbiamo svolto fossero necessarie e dovute, ma questa davvero non la comprendo perché mortifica il ruolo e la funzione del Consiglio regionale. Attenzione! Se noi continuiamo a ricorrere, soprattutto per argomenti come questi, a sessioni speciali aperte, rischiamo di incrinare ulteriormente il rapporto di fiducia tra i cittadini e la massima Assemblea elettiva di questa Regione.
Infine, sta per scadere il tempo, non voglio commettere l'errore della volta scorsa, io non sarò mai d'accordo a votare un ordine del giorno che adombra la possibilità di mettere in discussione l'unità di questo Paese. Ci sono già tante forze politiche che, nei tre anni passati, avete sostenuto anche da questa maggioranza, che mettono in discussione l'unità di questo Paese. Credo che non ci possiamo permettere questo lusso, soprattutto nell'interesse dell'Isola che, in qualche maniera, dovremmo rappresentare.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare su questo ordine del giorno, passiamo alla votazione. Invito un altro consigliere segretario al banco della Presidenza, grazie.
(Interruzione)
La votazione nominale non è stata chiesta.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). La chiedo io!
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Amadu, Artizzu, Cocco Daniele, Oppi e Sanna Matteo hanno votato a favore e che il consigliere Meloni Valerio ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Mariani - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pittalis - Planetta - Randazzo - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Cocco Pietro - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Lotto - Manca - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Rodin - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Soru - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Mula.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 58
votanti 56
astenuti 2
maggioranza 29
favorevoli 31
contrari 25
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'ordine del giorno numero 2. Poiché nessuno domanda di parlare su questo ordine del giorno, lo metto in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cocco Daniele e Oppi hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda.
Rispondono no i consiglieri: Ben Amara - Stochino.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus - Mulas.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 59
votanti 56
astenuti 3
maggioranza 29
favorevoli 54
contrari 2
(Il Consiglio approva).
valorizzazione dei terreni collinari e montani)" (371)
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di portare all'ordine del giorno di questo Consiglio, in base all'articolo 102 del Regolamento, la proposta di legge numero 371, primo firmatario Sanna Paolo Terzo e più: "Disposizioni per l'individuazione dei territori agricoli ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, numero 984".
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Paolo Terzo Sanna.
SANNA PAOLO TERZO (P.d.L.). Presidente, questa proposta di legge, in ossequio e in parziale riforma della legge numero 984 del 1977, nasce dalla necessità di rivisitare la delimitazione dei comuni montani, collinari o svantaggiati, alla luce di una sentenza della Corte costituzionale del 1983, che ha riconosciuto legittimo il ricorso delle Province autonome di Trento e Bolzano e della Regione Friuli-Venezia Giulia in materia di potestà primaria nella definizione dei limiti territoriali per i comuni montani, collinari o svantaggiati. Con questa sentenza di fatto si è riaperta la discussione su questa materia. Noi riteniamo estremamente importante che il Consiglio si esprima reistituendo la procedura, così come era stata, peraltro, approvata già nelle leggi precedenti, in merito alla definizione di questi comuni.
La proposta di legge è composta da un unico articolo nel quale si prevede che, su proposta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e previo parere della Commissione consiliare competente, la Giunta deliberi in materia. Completata questa procedura si intendono ridefiniti i limiti dei comuni così individuati montani, collinari e/o svantaggiati.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, credo anch'io che questa iniziativa (partita da una discussione avviata qualche giorno addietro in Commissione agricoltura) abbia messo in evidenza le problematiche che vive il settore dell'agricoltura in Sardegna e la necessità di porre mano all'elenco delle zone considerate montane, collinari o svantaggiate. E' emersa anche l'esigenza di fare una verifica puntuale, perché, oggi più di ieri, con la riesumazione della tassa sugli immobili, questa classificazione può incidere in maniera determinante sull'attività delle nostre imprese agricole. Verificando come i diversi comuni della Sardegna sono inseriti in questo elenco, si notano moltissime contraddizioni, aziende con identiche condizioni di terreno, qualità dei luoghi, eccetera, si ritrovano a dover pagare, allo Stato, oneri completamente diversi.
Io vorrei evidenziare, in questo brevissimo ragionamento, un dato di fondo, cioè che oggi più di ieri l'agricoltura sarda si trova in condizioni difficilissime e anche piccoli interventi di tassazione ulteriore possono determinare una crisi complessiva del settore. Ecco perché, in Commissione, abbiamo convenuto tutti quanti che era assolutamente necessario farci carico di quella competenza che la sentenza della Corte costituzionale ha confermato in occasione di un esame di una legge del Friuli; è giusto che ci assumiamo la responsabilità, come Consiglio regionale, di creare le condizioni perché la Giunta possa fare un esame più puntuale di questa tematica e costruisca le condizioni affinché, nella gran parte della Regione Sardegna, si possa usufruire delle agevolazioni spettanti a chi, in materia di agricoltura, opera in zone collinari, montane o, comunque, svantaggiate.
Chi conosce (la gran parte di voi ha avuto modo di sentirne parlare abbastanza in questi tre anni di mandato amministrativo) la realtà del nostro mondo agricolo, del mondo agricolo sardo, sa che le difficoltà non sono una finzione, sono purtroppo una gravissima realtà e questo elenco non incide solamente sulla prossima tassazione sugli immobili, sui terreni agricoli, incide anche sul come devono essere pagati i contributi per i lavoratori, incide su tante cose che possono determinare situazioni di bilancio, nelle nostre aziende, più o meno difficoltose.
Ecco perché abbiamo condiviso questa iniziativa nata in Commissione e, come Partito Democratico, ci siamo assunti anche noi la responsabilità di andare in questa direzione. Voteremo pertanto a favore in modo che la Giunta possa fare il prima possibile questo lavoro per farlo pervenire alla Commissione affinché possa, ancor prima possibile, pronunciarsi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, esprimo voto favorevole su una proposta di legge per la quale devo ricordare l'accordo unanime di tutti i componenti della Commissione agricoltura. Si è valutata l'urgenza anzitutto, perché, come tutti sappiamo, il settore agricolo regionale attraversa un momento di grande difficoltà.
Sembra ieri quando il movimento dei pastori e le associazioni di categoria sono scesi in piazza per ricordarci che erano sul punto di non ritorno; nel senso che noi stiamo assistendo, in Sardegna, giorno dopo giorno, alla chiusura di centinaia di aziende agricole e questa, che molti chiamano la patrimoniale dei poveri, rischia di essere veramente il colpo di grazia per molte aziende della Sardegna che già oggi si trovano nell'impossibilità di pagare i contributi e le rate di mutuo contratto in passato. Quindi, con una legge come questa, che cerca e spera di poter applicare a tutta la Sardegna i vantaggi che appartengono a una zona svantaggiata, si potrebbe non pagare l'IMU per i terreni agricoli, oltre che avere la riduzione dei contributi dal punto di vista previdenziale e assistenziale.
Ringrazio i Capigruppo per aver accolto la proposta della Commissione che finalmente, nonostante le mille difficoltà a operare in questi anni, è finalmente riuscita a elaborare una sua proposta. Nel ringraziare i Capigruppo e la Presidenza del Consiglio per aver iscritto immediatamente all'ordine del giorno questa proposta di legge, mi rivolgo alla Giunta, all'Assessore degli affari generali che è presente in Aula, non c'è l'Assessore competente, per ricordare che noi abbiamo scritto in legge che la Commissione avrà 60 giorni di tempo per esprimere il proprio parere, mi auguro che di questi 60 ne utilizzi al massimo 6, invitando la Giunta ad adottare possibilmente la prossima settimana il provvedimento, perché non è solo urgente approvare una legge come questa ma, considerato che stiamo delegando la Giunta ad approvare l'elenco delle aree svantaggiate, che la Giunta lo faccia nel più breve tempo possibile.
PRESIDENTE. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate
1. Ai sensi dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n. 984 (Coordinamento degli interventi pubblici nei settori della zootecnia, della produzione ortoflorofrutticola, della forestazione, dell'irrigazione, delle grandi colture mediterranee, della vitivinicoltura e della utilizzazione e valorizzazione dei terreni collinari e montani), la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e previo parere della Commissione consiliare competente, da rendersi entro sessanta giorni decorsi i quali il parere si intende acquisito, individua con propria deliberazione i territori agricoli ricadenti in aree montane, di collina o svantaggiate.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Intanto intervengo per esprimere il mio voto favorevole alla proposta di legge e poi per rimarcare in questo momento, oggi, un esempio che possiamo vivere questo pomeriggio, un esempio di riforma della politica. Abbiamo visto come un argomento così importante, così necessario, di interesse in questo caso del settore agricolo, abbia scaturito un esito immediato: riunione in Commissione, immediato passaggio in Consiglio, per poi essere discusso in Giunta.
Ecco, io credo che noi vogliamo vedere una politica nuova capace, così come in questo esempio, di indicare orizzonti più alti e di costruire il bene comune. Voglio rimarcare questo, perché oggi, maggioranza, opposizione e tutti i consiglieri regionali di questo Consiglio della Sardegna ne hanno dato dimostrazione.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare su questo articolo lo metto in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Corda e Manca hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 55
votanti 53
astenuti 2
maggioranza 27
favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:
Art. 2
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su questo articolo, lo metto in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Bruno ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Vargiu.
Risponde no il consigliere: Meloni Francesco.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 54
astenuti 2
maggioranza 28
favorevoli 53
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 371.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cucca ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Uras - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 57
votanti 55
astenuti 2
maggioranza 28
favorevoli 55
(Il Consiglio approva).
Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (168)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 168.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
MozioneCossa - Diana Mario - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Giacomo - Dedoni - Salis - Artizzu - Cuccureddu - Zuncheddu - Sechi - Ben Amara - Dessì - Cugusi - Mula - Meloni Francesco - Fois - Vargiu - Biancareddu - Contu Felice - Obinu - Cappai - Moriconi - Pittalis - Petrini - Peru - Amadu - Piras - Tocco - Pitea - Greco - Locci - Floris Rosanna - Rodin - Bardanzellu - Lai - Campus - Gallus - Contu Mariano Ignazio - Murgioni - Mariani - Mulas - Lunesu - Lotto - Oppi - Agus - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Meloni Valerio - Espa - Barracciu - Corda - Bruno - Porcu - Cuccu - Manca - Sabatini - Capelli - Sanna Paolo Terzo sulle iniziative da assumere per evitare che gli istituti penitenziari sardi siano trasformati in carceri di massima sicurezza e per consentire l'immediata consegna dei lavori per la realizzazione di quattro nuove strutture penitenziarie, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- gli istituti penitenziari sardi versano in una situazione di fatiscenza e di inadeguatezza strutturale e funzionale aggravata dal problema del sovraffollamento;
- il Consiglio regionale ha espresso, in più occasioni, forti preoccupazioni in proposito ed ha sollecitato la Giunta regionale ad attivare tutte le iniziative necessarie al fine di portare all'attenzione del Governo nazionale la grave situazione degli istituti penitenziari in Sardegna;
CONSIDERATO che:
- in attuazione dell'articolo 44 bis della legge n. 14 del 2009, recante norme in materia di infrastrutture carcerarie, il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha adottato un programma di interventi che prevede la realizzazione in Sardegna di nuove infrastrutture penitenziarie (Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio) e l'aumento della capienza di quelle esistenti (Nuoro e Lanusei);
- con la delibera del 31 luglio 2009 (Interventi di edilizia carceraria. Assegnazione delle risorse) il CIPE ha disposto l'assegnazione di complessivi 133 milioni di euro per il completamento dei nuovi istituiti penitenziari sardi;
TENUTO CONTO che:
- nel suddetto programma si afferma: "tra gli interventi programmati merita di essere ricordata la previsione di due padiglioni detentivi presso i nuovi istituti di Cagliari e Sassari (per complessivi 180 posti) destinati a ospitare i detenuti sottoposti al particolare regime dell'articolo 41 bis dell'Ordinamento penitenziario";
- tale affermazione trova il proprio fondamento giuridico nel'articolo 2, comma 25, della legge 15 luglio 2009, n. 94 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica), che modifica l'articolo 41 bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, disponendo che "i detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti nell'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero comunque all'interno di sezioni speciali e logisticamente separate dal resto dell'istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria";
PRESO ATTO che il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, nel corso della sua audizione presso la Commissione antimafia e in diverse dichiarazioni pubbliche, ha ribadito la volontà di concentrare i 529 detenuti attualmente sottoposti al regime carcerario del 41 bis e reclusi in 14 diversi istituti penitenziari, in pochi istituiti concentrati nelle aree insulari;
VALUTATE le gravi conseguenze che potrebbero derivare per l'Isola e il suo territorio dalla concentrazione di un certo numero di capi clan (circa 180) che rischia di mettere in serio pericolo la sicurezza dell'Isola estranea finora a problemi legati alla grande criminalità organizzata;
PRESO ATTO dei rischi che tale scelta avrebbe sul territorio isolano, già gravato da un forte disagio e da una drammatica situazione socio-economica ulteriormente appesantita dalla crisi in corso, che può costituire terreno fertile per la criminalità organizzata;
CONSIDERATO che:
- tale problematica andrebbe ad aggiungersi alla grave situazione della carenza della dotazione organica degli istituti sia per il personale della polizia penitenziaria che per quello amministrativo, compresi i dirigenti, ridotto di circa il 50 per cento, che comporta gravi ripercussioni nell'organizzazione del lavoro, nello svolgimento delle funzioni di custodia e per le attività trattamentali e rieducative;
- la testimonianza di una situazione carceraria non più sostenibile è data anche dai recenti suicidi verificatisi nell'istituto penitenziario di Cagliari (due episodi in pochi giorni) che costituiscono un serio segnale di allarme dello stato delle carceri in Sardegna;
VALUTATO che a questi problemi si deve aggiungere il tormentato passaggio della sanità penitenziaria dallo Stato alla Regione avvenuta con il decreto legislativo 18 luglio 2011, n. 140, ma che ancora oggi stenta a decollare compromettendo gravemente lo stato di salute dei detenuti;
CONSTATATO che a fronte della previsione dello spostamento negli istituti penitenziari dell'Isola di pericolosi boss mafiosi rimane, invece, spesso inattuato il principio della territorializzazione della pena, sulla base del quale, per quanto possibile, si destina e/o si favorisce il rientro in istituti della Sardegna dei detenuti di origine, residenza o interessi nel territorio sardo, con gravi ripercussioni per i detenuti e per i loro familiari;
RILEVATA la necessità di conoscere i dettagli riferiti alla Regione del Piano carceri compresi i costi di costruzione degli istituti penitenziari, i tempi di consegna e i termini per il loro utilizzo,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a chiedere chiarezza allo Stato in ordine alla volontà di concentrare in Sardegna un numero di detenuti sottoposti al regime carcerario del 41 bis, ossia legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso;
ad adottare nei confronti del Governo ogni iniziativa utile a evitare che gli istituti penitenziari sardi vengano trasformati in carceri di massima sicurezza e venga impedito, con ogni mezzo, il trasferimento dei boss mafiosi nell'Isola;
a chiedere al Governo che vengano portati a conclusione i lavori e consegnate in tempi certi le quattro nuove strutture penitenziarie della Sardegna necessarie a fare fronte all'inadeguatezza e fatiscenza in cui versano gli edifici che ospitano gli istituti penitenziari sardi e al problema del sovraffollamento.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
COSSA (Riformatori Sardi). Illustrerò sinteticamente la mozione che è stata firmata, credo, da quasi tutti i colleghi, mi scuso con quelli ai quali non ho chiesto la firma, ma evidentemente non sono riuscito a raggiungerli. E' una mozione largamente condivisa rispetto alla preoccupazione che, nelle carceri sarde, possa arrivare una massa indefinita di detenuti ex articolo 41 bis, cioè stiamo parlando di detenuti condannati per reati di criminalità organizzata. Da dove nasce la preoccupazione? Nasce da una serie di elementi che si sono sommati negli ultimi mesi, dapprima si trattava di indiscrezioni, alle indiscrezioni poi si sono aggiunti atti normativi e infine anche comunicati ufficiali del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. La preoccupazione maggiore è data naturalmente dalla norma contenuta nel decreto sicurezza che, più o meno testualmente, dice che i detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari ovvero comunque all'interno di sezioni speciali logisticamente separate dal resto dell'istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria. E' evidente che è suonato il campanello d'allarme quando è stato letto il riferimento alle aree insulari.
Poi scopriamo che ieri il Ministro della giustizia ha rispolverato l'idea di creare una specie di Alcatraz nell'isola dell'Asinara, però contestualmente, rispetto al pacchetto sicurezza, è successo che il Governo ha stanziato delle somme, 15 milioni di euro, per realizzare dei bracci ad alta sicurezza nelle nuove carceri, in via di ultimazione, di Cagliari, Uta, e di Bancali a Sassari.
Nascono ovviamente, e sono comprensibili, preoccupazioni rispetto a questa vicenda, perché sorge il dubbio che si vogliano lasciare aperte le vecchie carceri per i detenuti comuni e che si vogliano destinare le nuove carceri, o per lo meno dei bracci attrezzati, specificatamente per questo tipo di detenuti; sorge il dubbio che, in questo modo, il Governo voglia liberarsi, ancora una volta a spese della Sardegna, di un problema molto rilevante, e c'è la paura che, se questo dovesse accadere, se cioè dovessero realmente essere immesse nelle carceri isolane alcune centinaia di detenuti condannati per questo genere di reati, l'isola nostra possa diventare ricettacolo di un flusso di persone legate a questi ambienti con tutto quello che si può innescare in un'isola in cui la situazione economica e sociale è quella che conosciamo, drammatica, con la potenzialità di diventare terreno fertile per l'insorgere di un tipo di criminalità che a questa nostra isola è sconosciuta.
Leggiamo su La Nuova Sardegna di oggi che, rispondendo a una interrogazione, il DAP assicura che a Nuoro non arriveranno detenuti, onorevole Cucca, del "41 bis". C'è un piccolo particolare: il carcere di Nuoro per il momento non è interessato dai finanziamenti per i reparti detentivi speciali rispetto al "41 bis".
Un problema legato a questa vicenda è quello della sanità penitenziaria. Perché? Perché si tratta di detenuti che, potendo disporre di consistenti risorse finanziarie, si giovano per la loro salute di autorevoli luminari, che li seguono nelle loro malattie, che vengono in Sardegna e la cui opera richiede uno sforzo supplementare da parte del servizio regionale a carico del quale oggi si trova la sanità penitenziaria. E' un problema accessorio che rischia di ingolfare un sistema sanitario penitenziario che già soffre di gravi problemi e di creare una situazione di ulteriore disagio, per voler usare un eufemismo, in carceri sarde che sono sovraffollate, in cui la vita dei detenuti, degli agenti di polizia penitenziaria e degli altri operatori penitenziari è al limite della sopportazione. Uno degli indicatori è sicuramente il tasso elevato dei suicidi in carcere che colpisce la nostra isola, così come purtroppo le altre regioni italiane, ma forse varrebbe la pena anche di verificare il tasso di malattie nervose in cui invece incorrono gli agenti di polizia penitenziaria e gli altri operatori carcerari.
Questa è la situazione e questa è l'origine di questa mozione che è tesa, io credo, unicamente a chiedere chiarezza al Governo. Le notizie trapelate non sono confortanti, ho fatto riferimento in apertura a un comunicato stampa del DAP, di qualche mese fa, che alimenta i dubbi e le perplessità su quello che potrebbe accadere. Credo che il presidente Cappellacci e il Governo regionale debbano chiedere chiarezza allo Stato per capire che cosa sta succedendo, se risponde al vero che c'è la volontà di concentrare in Sardegna un altissimo numero di detenuti sottoposti al regime del "41 bis", se non sia il caso di studiare qualche ipotesi di lavoro per scongiurare che questo accada e per chiedere al Governo di giungere rapidamente alla consegna delle nuove carceri per fare in modo che possano essere liberati i vecchi istituti (che poi potranno essere destinati agli usi che le comunità locali riterranno) dei quali soprattutto non si può dire assolutamente che siano più idonei perché si possa parlare di un minimo di umanità della pena, se si vuole pensare che il carcere possa essere qualcosa d'altro che non una specie di università del crimine, per cui, conclusa la pena, quelli che escono non sono certamente pronti al reinserimento sociale, ma al reinserimento nelle attività criminose.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Cucca. Ne ha facoltà.
CUCCA (P.D.). Presidente, intanto vorrei precisare che questa mozione non porta la mia firma solo per un errore materiale. Spesso capita che ci confondano, l'onorevole Cuccu e io siamo separati solo da una vocale, ma siamo due persone diverse. L'abbiamo firmata entrambi, ma il mio nome manca nella mozione, che peraltro avevo sottoscritto assieme anche all'onorevole Cuccu.
Io condivido totalmente il contenuto di questa mozione, è una preoccupazione che abbiamo esternato fin da due anni fa circa, è stata oggetto reiteratamente di discussione in seconda Commissione, avevamo effettuato anche un giro di visite nelle carceri per verificare le loro condizioni effettive. Devo dire che francamente le rassicurazioni dateci allora si sono rivelate di nuovo una bufala e, ancora una volta, la Sardegna viene vista come territorio di conquista. E' preoccupante per l'appunto quello che viene denunciato con questa mozione.
Onorevole Cossa, purtroppo io ho una preoccupazione ulteriore, per quel che riguarda il carcere di Nuoro, perché è vero che in questo momento (è riportato anche nel giornale di oggi) il carcere di Nuoro sembrerebbe non essere interessato, però di fatto la costruzione, la realizzazione di una nuova sezione nel carcere di Nuoro non fa prevedere nulla di buono. Vi ricordo che il carcere di Nuoro è stato per lungo tempo anche un carcere di massima sicurezza, nel quale è stata reclusa una serie infinita di boss mafiosi della camorra e della 'ndrangheta, di terroristi; chi ha la mia età ricorda sicuramente tutto quello che ha portato, all'interno del carcere di Nuoro, la presenza di quel genere di malavita. Credo che il territorio di Nuoro abbia già pagato, ma non è solo un discorso campanilistico, io sono convinto che abbia pagato l'intera Sardegna, nel senso che questo territorio ha già dato.
Tra l'altro è francamente riprovevole che si faccia riferimento, così come è riportato giustamente nella mozione, ai detenuti che devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati; sappiamo che questo non accadrà e che ci sarà una commistione sicura, con le conseguenze che bene l'onorevole Pisanu ha paventato la settimana scorsa nel corso di un convegno svoltosi a Sassari, esattamente per il trentennio dell'istituzione della sezione staccata della Corte d'appello. L'onorevole Pisanu ha fatto presente anche le inevitabili conseguenze di questo trasferimento dei detenuti sottoposti al regime del "41 bis" all'interno delle carceri sarde, ha detto in maniera chiara che le infiltrazioni saranno inevitabili. Questa è una cosa assolutamente da evitare!
Tra l'altro quando parlano di aree insulari, evidentemente lo fanno come specchietto per le allodole, per far pensare magari alle carceri della Gorgona, a Pianosa, ad altre carceri che esistono in Italia e che potrebbero eventualmente, io non discuto, essere destinate per questo tipo di detenuti, che invece, guarda caso, finiscono nelle carceri sarde, addirittura oggi leggiamo che si sta studiando la riapertura della sezione speciale dell'Asinara! Sono cose assolutamente fuori da qualsiasi logica, tanto più se si pensa che si parla di sezioni speciali che non esistono… certo, ci sono sezioni speciali, logisticamente separate dal resto dell'istituto. La separazione dal resto dell'istituto consisterà unicamente nella divisione rispetto a sezioni contigue, chi ha un minimo di dimestichezza con quel mondo ha conoscenza del fatto che la commistione non è soltanto il contatto in cella, "radio carcere" è un sistema ottimale per la diffusione e per i contatti fra carcerati stessi. Le commistioni in quelle condizioni ci saranno!
Ancora: si parla di reparti specializzati della polizia penitenziaria. Scusate, ma anche questa la ritengo una bufala colossale perché conosciamo perfettamente la carenza cronica che esiste nelle carceri sarde, non c'è un solo carcere che abbia l'organico completo in tutta la Sardegna, e quello di Nuoro è ancora sistemato peggio, così come San Sebastiano a Sassari, il personale non c'è, non è sufficiente; e, vi ricordo, questi sono detenuti che spesso godono dell'altissima sorveglianza, che significa sorveglianza praticamente a vista, che non sarà possibile attuare salvo sguarnire le altre carceri, con le conseguenze (di cui vi parlavo in precedenza) che abbiamo purtroppo già pagato negli anni che furono.
Ripeto, si parla di pochi istituti concentrati nelle aree insulari, si tratta di 529 detenuti, io sono convinto che questi 529 detenuti ce li troveremo tutti nelle carceri sarde e, se non avremo la forza per ribellarci in maniera determinata a questa decisione, io ho paura che patiremo ancora una volta le conseguenze di cui vi ho parlato in precedenza e, ripeto, per le quali già la Sardegna ha pagato un prezzo altissimo!
Ancora: si dice che verranno tenuti separati dagli altri detenuti. Ma le condizioni attuali delle carceri sarde questo non lo consentono! Chi ha avuto l'opportunità di entrare - noi l'abbiamo fatto diverse volte con la seconda Commissione - e di circolare all'interno delle carceri, conosce le condizioni, che sono al di sotto del livello di dignità! Vi ricordo che ogni detenuto dovrebbe godere di 3 metri quadri, di fatto spesso e volentieri ci troviamo in situazioni, nelle carceri sarde in particolare, di detenuti che vivono in 1 metro e mezzo! L'altro giorno, a Nuoro, in occasione di un'iniziativa promossa insieme all'onorevole Pittalis, qualcuno ci ha ricordato che ci sono carceri in Italia dove non è possibile stare tutti in piedi, se tre detenuti stanno in piedi, gli altri tre devono stare a letto perché non ci stanno all'interno delle celle!
Ebbene noi in Sardegna abbiamo delle situazioni analoghe a quelle di cui vi ho appena parlato. Celle dove si dovrebbe stare in due, di fatto sono occupate da sei persone, dove sono fatiscenti i servizi igienici (questo anche nel carcere di "Badu 'e Carros" a Nuoro), forse se avessimo speso quelle somme per rendere dignitosi gli istituti penitenziari avremmo fatto decisamente meglio; ci sono celle dove si cucina a fianco al servizio, che è semplicemente delimitato da un muretto, senza alcun rispetto della privacy e dell'intimità di ciascun individuo. Ripeto, i fornelli e il tavolo dove si mangia sono a fianco al servizio igienico, privo di porte, privo degli stessi sanitari! Spesso, nelle carceri sarde, si vive in queste condizioni! Mi riferisco al carcere di Nuoro, come mi riferisco al carcere di Cagliari, o al San Sebastiano di Sassari!
In questa situazione, non credo che vi sia posto per il trasferimento di questi detenuti in quanto, ripeto, sicuramente si verificherebbe una commistione assolutamente inaccettabile e inevitabilmente si avrebbero quelle infiltrazioni paventate dall'onorevole Pisanu! Si avrebbero inevitabilmente qui in Sardegna!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue CUCCA.) Allora io dico che il contenuto di questa mozione è totalmente condivisibile! Credo che sia opportuno che la Regione faccia sentire la propria voce in maniera assolutamente decisa e si faccia chiarezza sulle effettive intenzioni dello Stato relativamente a questo tema.
Pertanto io invito tutti i colleghi a riflettere bene sul contenuto della mozione stessa e a votare tutti insieme compatti per evitare che si ripetano episodi di un passato che è assolutamente recente e che ha portato, oltre a disagi incredibili all'interno delle carceri stesse, anche a fatti delittuosi gravissimi che ancora lasciano traccia pure nell'ambito delle carceri stesse.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Capelli è rientrato dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Qualche mese fa il Ministro della giustizia, Paola Severino, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario presso il distretto della Corte d'appello di Catania, ebbe a dire che, dallo stato delle carceri, si misura il livello di civiltà di un paese. E' una riflessione sensata. Io penso che il Ministro abbia anche già in sé formulato la risposta riguardo alla condizione dei penitenziari italiani; com'è stato ricordato da chi mi ha preceduto e da quanto è anche contenuto nella mozione, ancora oggi molti sono strutturalmente inadeguati e, in alcuni casi, addirittura privi dei requisiti minimi stabiliti dallo stesso ordinamento penitenziario. Qualche giorno fa, un'inchiesta de Il Corriere della Sera metteva bene in evidenza, senza generalizzare ma per fotografare la situazione, in alcuni importanti istituti penitenziari (a Milano come a Roma, ma anche in Sardegna) la condizione in cui vivono i detenuti: in una cella originariamente adibita al transito, ci sono otto detenuti, scendono dai letti solo in quattro perché tutti in piedi non ci starebbero, come ricordava il collega Cucca, fanno a turno, hanno la tazza del water accanto al tavolino dove mangiano, non c'è un muro divisorio o un paravento, i bisogni si fanno a vista davanti a tutti! Ci sono quattro livelli di brande, l'ultima arriva proprio fin sotto il soffitto, non c'è una scala per salire, perché in carcere sono vietate le scale, ovviamente, chi capita ai piani più alti deve arrampicarsi sugli altri. "A Rebibbia ci trattano come maiali, non siamo nemmeno più numeri" - protesta un detenuto - "e cuciniamo nel posto dove facciamo i bisogni" e poi si chiede di quale riabilitazione parlino!
Per non parlare poi dei casi degli ospedali psichiatrici giudiziari! La recente visita da parte di una commissione di parlamentari in sei istituti ha verificato condizioni fatiscenti, dotazione carente di attrezzature e personale medico, condizioni inaccettabili degli internati abbandonati in stanze senza alcun tipo di cura.
Di fronte a questa situazione le condizioni di sovraffollamento continuano, anno dopo anno, ad aggravare una situazione di per sé già difficile e al limite della gestibilità. Mi pare però che, da un certo punto di vista, le risposte in campo legislativo che si sono succedute nel corso di questi anni non siano adeguate, tenuto conto della complessità e della gravità del problema. In Italia complessivamente i detenuti sono poco più di 70 mila, di cui il 50 per cento, cari colleghi, ancora in attesa di giudizio, mentre la capienza dei nostri istituti di pena è pari a 43 mila posti; dunque il sovraffollamento medio è del 150 per cento, siamo secondi soltanto alla Serbia. In Sardegna abbiamo dodici istituti e, a fronte di una capienza regolamentare che è di circa 1970 detenuti, abbiamo un totale di detenuti di 2283, di cui 1000 sono stranieri, 620 in attesa di giudizio o comunque di una sentenza definitiva; i condannati definitivi sono solo 1627, rispetto al totale di 2283.
Per la verità, da questo punto di vista in Sardegna non si sta neanche male, se si ha riguardo alla situazione di altre realtà carcerarie (in Lombardia, nel Lazio, nella stessa Sicilia), ma alcuni elementi hanno concorso ad aggravare la situazione di sovraffollamento; per esempio, spesso sono state le leggi che hanno portato a creare un'inflazione carceraria (si pensi all'introduzione del reato di immigrazione che era invece considerato illecito amministrativo o ai reati in materia di droga dopo l'equiparazione che si è fatta tra le droghe leggere e quelle pesanti). Pensate che solo questi due interventi legislativi hanno determinato, nel primo caso, un aumento dei detenuti totali del 25 per cento e, nel secondo caso, sono dati degli ultimi anni, del 44 per cento, con un incremento di circa 39-40 mila unità per anno! Si è persa di vista l'anima della riforma del 1986, nota come legge Gozzini, che era un importante conquista di civiltà, un segnale di fiducia e di ottimismo perché i capisaldi di quella legge erano, prima di tutto, l'attribuzione di un carattere flessibile alla pena detentiva, l'estensione dei permessi premio semplificando le procedure per ottenerli, le cosiddette misure alternative alla detenzione (il lavoro esterno al carcere, l'affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare, la semilibertà o anche la liberazione condizionale).
Mi pare poi che questa legge, che ha dato i primi risultati nella fase iniziale di applicazione, abbia forse spaventato anche il legislatore a fronte di momenti di recrudescenza dei fenomeni criminali. Però, in Italia, è un problema tutto nostrano, se è vero com'è vero che, mentre in altri Paesi, come la Francia, soltanto il 23 per cento sta in carcere in attesa di giudizio, in Germania il 16 per cento e in Inghilterra lo stesso, in Italia questo numero sale vertiginosamente al 56,2 per cento! Allora io penso che forse questo sia il risultato di un uso non corretto, ma spesso anche di un abuso, della carcerazione preventiva;e che non siano necessarie leggi speciali ma basterebbe, anche in questo caso, il buon senso perché si eviti questo sovraffollamento che sta determinando seri problemi.
Penso che probabilmente, in Sardegna soprattutto, si debba cercare di incidere, come già la Regione ha fatto, attraverso la legge sulla istituzione del garante, forse è l'occasione per richiamare questo vuoto, non avendo il Consiglio regionale provveduto all'elezione di questa importante figura che sicuramente avrebbe anche potuto fornirci oggi qualche elemento in ordine al trattamento, che comprende la sicurezza, l'accoglienza e la rieducazione. Comunque bisogna dare atto che, almeno su due fronti, anche l'Assessorato della sanità si sta muovendo, uno è il fronte della sanità penitenziaria, col passaggio delle competenze alla Regione abbiamo notato lo sforzo per duplicare addirittura la quantità delle risorse, perché 4 milioni e mezzo di euro non sono sufficienti se si vuole puntare a una sanità di qualità (il carcerato non ha la possibilità di scegliersi il medico e quindi ecco perché questo deve essere professionale e altamente specializzato), e l'altro fronte è quello degli ospedali psichiatrici giudiziari su cui mi pare che la localizzazione di due importanti strutture, una a Cagliari e l'altra a Ulassai, possa già dare una prima risposta all'emergenza del rientro di 43 detenuti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto).Inizialmente vorrei ringraziare i colleghi Riformatori per aver portato all'attenzione dell'Aula un problema che da più e più mesi è stato sollevato fuori da quest'Aula da diverse componenti politiche, associazioni, sindacati e quant'altro. Io credo che il problema fondamentale, così come la mozione sottolinea, sia il trasferimento presso le carceri sarde, interessate da lavori di ristrutturazione, come il caso delle carceri di Nuoro e Lanusei, o altre zone della Sardegna interessate da nuove infrastrutturazioni penitenziarie, come Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio, in questo caso legato alla qualità, passatemi il termine, del detenuto che viene destinato a queste carceri, cioè soggetto al "41 bis". C'è una presa di coscienza generalizzata sul fatto che il "41 bis" porterà ovviamente, nei territori interessati, delle ricadute che, in questo momento particolare, soprattutto in questo momento particolare di crisi sociale, economica e valoriale che invade tutto il nostro Paese ma in modo particolare la nostra Regione, che ormai è riconosciuta come caso di maggior preoccupazione per quanto riguarda la crisi in atto dell'intero Paese, possano in qualche modo consentire infiltrazioni criminali che storicamente non hanno mai attecchito nella nostra regione, nella nostra cultura, tra la nostra gente.
Questo è il fatto determinante, poi sappiamo tutti (e questo secondo aspetto che ora mi accingo a sottolineare, ma che già hanno ben sottolineato i colleghi che mi hanno preceduto, non è meno rilevante) qual è la condizione disumana delle carceri nel nostro Paese; e abbiamo buoni esempi che si collocano nei primi posti, come per esempio Buoncammino, lo stesso Badu 'e Carros o San Sebastiano di Sassari, nel sistema penitenziario nazionale, classificato agli ultimi posti nel sistema penitenziario europeo. Numerose volte, non ultima una settimana fa, la Sardegna è stata sanzionata dall'Unione Europea per le condizioni delle carceri italiane, in primo luogo per il sovraffollamento e poi anche per le condizioni, come possiamo definirle, alberghiere e di sicurezza delle carceri italiane. Siamo in buona compagnia negli ultimi posti con gli ultimi Stati che formano l'Unione Europea e su questo ci sarebbe tanto da dire ma io vorrei soffermarmi sull'aspetto significativo del trasferimento al "41 bis".
Anch'io ho letto, com'è stato rimarcato nell'illustrazione della mozione, che qualcuno asserisce per esempio che il "41 bis" non interesserà la nuova ala in costruzione del carcere di Badu 'e Carros, ma questo poco importa perché stiamo parlando di Sardegna e non stiamo parlando di Badu 'e Carros "sì" e Buoncammino "no", di Asinara "sì", San Sebastiano "no", stiamo parlando della situazione carceraria della Sardegna. Però, visto che è stato segnalato e sottolineato, vorrei smentire quanto invece è apparso sulla stampa di oggi. E, assumendomi la responsabilità di ciò che dico, è già decretato, è già stabilito che la nuova ala del carcere di Badu 'e Carros in costruzione riceverà i "41 bis" e che l'onorevole deputato radicale, che ha avuto le assicurazioni perché questo non avvenga, è stata male informata.
Mi permetto di non concordare con questa affermazione, credo di avere elementi che possano, nel prossimo futuro, purtroppo avallare quanto sto dicendo. Così come, e questo avalla ancora di più quello che sto sostenendo, non è vero che nel carcere di Badu 'e Carros oggi è detenuto soltanto un eccellente ospite mafioso, tale Iovine, nel carcere appunto di Badu 'e Carros, ma ce n'è più di uno, più di due, più di cinque! Ci sono detenuti mafiosi, interessati anche al "41 bis", che albergano già nel carcere di Badu 'e Carros, sotto questo punto di vista è disinformazione asserire il contrario. Il "41 bis" è ovvio che costituirà un pericolo nella situazione data della Sardegna.
Ricordo ancora qualcosa in più. Negli anni del terrorismo, negli anni della ristrutturazione carceraria in Sardegna, Badu 'e Carros nasce come carcere di massima sicurezza, nasce e si consolida come carcere di riferimento del sistema penitenziario italiano, come carcere di massima sicurezza.
E quando l'Asinara è salita agli onori della cronaca e della conoscenza nazionale e internazionale? L'esistenza di quest'isola nella parte nord ovest della Sardegna è venuta alla luce inizialmente, solo ed esclusivamente, per la presenza del "41 bis", tornate indietro nella cronaca, tornate agli anni famosi del "41 bis", dei carcerati eccellenti, del sistema mafioso, del sistema terroristico! E' allora che l'Asinara viene conosciuta dall'Italia, dagli italiani, dalla gente comune, per l'esistenza di quel carcere, non perchè bellissima isola che dobbiamo cercare di valorizzare per le sue bellezze naturali impareggiabili nel sistema del Mar Mediterraneo!
Oggi l'Asinara, con Stintino e quant'altro, sicuramente è riconosciuta come perla dell'ambiente del Mediterraneo ma allora venne apprezzata per l'esistenza, qualcuno stamattina l'ha ricordato, della Caienna del Mediterraneo. L'Asinara deteneva, non so se vi ricordate, qualche eccellente, tra virgolette, eccellente nel senso di pericolosità, detenuto anche sardo, vi ricordo che uno dei pochi, se non l'unico, che riuscì a evadere da quel sistema fu appunto il Matteo Boe, pluricondannato per sequestri di persona. Ecco questa è la storia di queste carceri.
Ora il Governo italiano, tecnico o non tecnico, si ricorda che esiste la Sardegna e che è necessario investire in Sardegna: quando? Quando c'è da ripristinare il "41 bis", quando ci sono da confermare le basi nucleari, quando si programma la destinazione delle scorie nucleari, quando appunto c'è da far pagare il conto alla Sardegna della sua esistenza nel sistema nazionale!
Il sistema carcerario dovrebbe essere all'attenzione del Governo italiano e anche della Giunta regionale per il sistema della medicina penitenziaria che non abbiamo ancora risolto, eppure la nostra Commissione paritetica ha già stilato il documento e anche quest'Aula l'ha votato, ma non ci sono stati gli adeguati trasferimenti. Perciò la sanità penitenziaria, i suicidi nelle nostre carceri che aumentano in maniera vertiginosa, la territorializzazione della pena che non è ancora adeguatamente riconosciuta, soprattutto presso le carceri della nostra Isola, tutto questo ci riaggancia al filo conduttore di questa seduta, della seduta pomeridiana di questa giornata in Consiglio. Che cosa rappresenta la Sardegna per lo Stato italiano? E' una Regione d'Italia o è la Caienna d'Italia e non solo con riferimento al sistema penitenziario?
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Lunesu. Ne ha facoltà.
LUNESU (P.d.L.). Presidente, nell'arco di questi tre anni, la seconda commissione del Consiglio regionale ha considerato prioritario il tema dei diritti civili prestando perciò la massima attenzione alle problematiche del settore penitenziario e incontrando nell'immediato gli operatori del settore effettuando una serie di sopralluoghi negli istituti penitenziari di tutta la Sardegna, per rilevare direttamente le principali criticità.
In queste occasioni, i principali problemi riscontrati sono stati molteplici: la carenza di agenti penitenziari in servizio nelle carceri sarde, il sovraffollamento, il mancato trasferimento della medicina penitenziaria dallo Stato alla Regione, di cui la Commissione però si è occupata formulando un parere sulla norma di attuazione che formalizzava questo passaggio ed esprimeva tutta una serie di perplessità sulla quantificazione delle risorse da trasferire alla Regione.
Certo appena 4 milioni e mezzo, come ha ricordato l'onorevole Pittalis, forse non bastano e ciò compromette lo stato della salute dei detenuti che forse hanno bisogno comunque di cure speciali e di attenzioni speciali. Premetto che l'Italia è il Paese con il maggior tasso di sovraffollamento carcerario in Europa dopo la Serbia mentre il tasso di criminalità è più basso rispetto sia alla Francia che alla Spagna. Diversi sono i problemi da affrontare per una migliore vita nelle carceri.
In tal senso abbiamo detto che una importante figura è quella del garante dei detenuti, si tratta di un organo di garanzia che abbiamo visto può essere sia regionale che provinciale che comunale. La sua presenza è indispensabile, lo è già nelle città e nelle regioni dove esiste, per determinare gli stati di illegalità evidente. Condizioni sociali e sanitarie fuori dal contesto civile, necessità particolari di detenuti gravemente ammalati o con altri importanti problemi. Sappiamo che la sua attività, quella del garante, è indipendente e non è sottoposta ad alcun controllo. E' nominato dalla Regione per le carceri presenti nel territorio regionale o dallo statuto della città dove si trovi il carcere.
Il garante interviene, quando viene segnalata una situazione che comporta la lesione di un diritto, presso le istituzioni competenti. Svolge inoltre un'attività di sensibilizzazione in ambito dei diritti umani, cercando, per quanto è possibile, di avvicinare la comunità locale al carcere e promuovendo la finalità educativa della pena.
Ricordo che il garante è una figura istituita per la prima volta in Svezia nel 1809, con il compito di sorvegliare l'applicazione delle leggi e dei regolamenti da parte dei giudici e degli ufficiali, poi nella seconda metà del 1800 si è trasformato in un organo di controllo della pubblica amministrazione e di difesa dei cittadini contro gli abusi.
Questa figura oggi è presente in 22 paesi dell'Unione europea e nella confederazione elvetica, questo è certo importante ma non basta per risolvere il problema delle nostre carceri. Io posso ricordare la situazione, visto che sono di Nuoro e della provincia, del nostro carcere, quello di Badu 'e Carros. Il 4 febbraio 2012, il deputato Rita Bernardini e Marco Pannella, quindi molto di recente, accompagnati dal garante di Nuoro il professor Gianfranco Oppo (perché a Nuoro abbiamo un garante, un garante cittadino) e dal comandante della struttura Alessandro Caria hanno visitato il carcere di Badu 'e Carros di Nuoro e naturalmente hanno verificato che la situazione del carcere è allarmante. I detenuti presenti sono 203 di cui, nella sezione ordinaria, 84 uomini e 15 donne, mentre in alta sicurezza sono 95 uomini, inoltre, in regime di "41 bis",sappiamo, appunto, del detenuto Iovine. Ci sono poi i detenuti in attesa di primo giudizio, che sono 39.
La prima sezione del carcere è sovraffollata, ha locali fatiscenti, scoppiano le fogne, cadono i calcinacci, due celle sono state chiuse perché allagate, i sistemi di sicurezza dell'istituto sono inadeguati per una struttura che ospita le tipologie dei detenuti sopra descritte, poche sentinelle schierate nel muro di cinta, telecamere con funzionamento poco efficiente, è assente l'impianto di antiscavalcamento. Non c'è un'area verde per gli incontri dei detenuti con i figli minori e sussiste ancora, nelle sale colloquio, il muretto divisorio. Su 216 agenti di polizia penitenziaria previsti, soltanto 71 sono a tutti gli effetti operativi nelle sezioni. Un altro dato allarmante, che voglio riscontrare nel carcere di Nuoro, è che si effettuano mille traduzioni all'anno, perciò si ha lo spostamento di tre detenuti e tre agenti in giro per l'Italia per processi che magari non vengono neppure celebrati, questo comporta una spesa di circa 5 milioni di euro l'anno. La spesa, lo afferma il nostro garante, quello cittadino, verrebbe risparmiata applicando il diritto alla territorialità della pena. E' preoccupante la prospettiva di un possibile arrivo a Nuoro di altri detenuti in "41 bis", oltre allo stesso Antonio Iovine, che abbiamo citato.
Il "41 bis" prevede molte limitazioni, come l'isolamento totale, la videosorveglianza ventiquattr'ore su ventiquattro, l'esclusione di qualsiasi attività ricreativa, il controllo severissimo di visita, corrispondenza e telefonate, ma i familiari eventualmente verrebbero ospitati anche nella città, e il nostro territorio in questo momento, in profonda crisi, potrebbe essere un po' troppo fertile per queste persone. In Italia voglio ricordare che sono circa settecento i detenuti in regime di "41 bis".
Premesso tutto ciò, chiedo che sia immediata la consegna dei lavori per la realizzazione delle quattro nuove strutture penitenziarie in Sardegna e che si eviti che gli istituti penitenziari sardi siano trasformati in carceri di massima sicurezza, anche perché, a mio avviso, la Sardegna è stata già disponibile ad accogliere le servitù militari, lo Stato per contro ci dà una mano per i nostri problemi, mentre non ce la dà per niente per quanto riguarda le problematiche dell'Alcoa, Porto Torres, Ottana, eccetera.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, voglio ricordare ai colleghi che mi hanno preceduto che, a suo tempo, il 6 marzo 2012, su questo argomento in discussione e sulla preoccupazione dell'ex articolo 41 bis (che voi tutti avete oggi evidenziato), c'era stata e c'è stata una mia interpellanza. Non voglio ripetere ciò che è stato detto, ma voglio invece aggiungere, alla preoccupazione dovuta a questo articolo, un'altra preoccupazione che esplicito nell'interpellanza quando vi parlo volutamente e su questa preoccupazione aggiungo l'altra, che è quella di una verifica che la Giunta dovrebbe fare per quanto riguarda i contratti di appalto che tuttora sono vigenti per la costruzione di alcune strutture penitenziarie previste in Sardegna.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue PLANETTA.) Ripercorro la storia su questo argomento: con la delibera del CIPE numero 3 del 6 marzo 2009 venivano assegnati al Fondo delle infrastrutture 5 miliardi di euro, di cui 200 milioni riservati al finanziamento di intervento di edilizia carceraria, parte di questi finanziamenti era stata riservata a istituti penitenziari in corso di costruzione, su proposta del Ministero della giustizia. Questo finanziamento prevedeva otto opere, attualmente in corso di completamento, in particolare, fra queste, i nuovi istituti penitenziari di Cagliari, di Sassari, di Tempio e di Oristano. L'articolo 17 ter del decreto legge 30 dicembre 2009, numero 195, concernente le prime misure per l'attuazione del piano straordinario per la realizzazione urgente di istituti penitenziari, introduceva norme in deroga per la localizzazione e l'espropriazione delle aree ove realizzare le nuove strutture carcerarie.
Su questo argomento si conferivano nuovi poteri al commissario straordinario, in deroga alle ordinarie competenze, mediante procedure e gare di appalto semplificate per la costruzione, entro il 2010, di quarantasette nuovi alloggi sul modello del dopo terremoto de L'Aquila, per poi realizzare nel 2011 le altre strutture di edilizia straordinaria. Il braccio operativo per gestire tale emergenza veniva individuato nella Protezione civile.
Ora, su questo problema, la mia forte preoccupazione, oltre quella sull'ipotesi di destinazione per detenuti in regime di carcere duro, è stata proprio quella di capire che cosa avvenisse nel futuro di questi contratti. Con delibera del CIPE del 6 marzo 2009, quindi, si procedeva a questo finanziamento.
Per quanto riguarda poi quattro dei nuovi istituti penitenziari degli otto in costruzione, in particolare quelli situati in Sardegna (Cagliari, Sassari, Tempio e Oristano), le gare per l'affidamento dei lavori vengono dichiarate secretate con decreto del Ministero di grazia e giustizia in data 2 ottobre 2003. Tutti gli interventi di questo decreto rivestono carattere di urgenza e la loro esecuzione deve essere accompagnata da particolari misure di sicurezza. Questi appalti vennero affidati, con la procedura di appalto integrato, mediante gara informale tra ditte di fiducia dell'amministrazione, abilitate alla sicurezza dai NOS. Questi appalti (e nella interpellanza mi riferivo anche al carcere di Bancali) erano stati aggiudicati da tre società, fra questi, proprio quello che riguarda Sassari, era stato aggiudicato niente poco di meno che dall'ATI di Anemone Srl - Igit SpA: questi lavori sono ancora in fase di completamento.
Ora, quello che dico, e che voglio sottolineare, è che queste decisioni (si ritorna sempre al solito discorso!) sono assunte unilateralmente e senza tenere nella minima considerazione il parere della comunità locale e di chi la rappresenta, denunciano il carattere spiccatamente neocolonialista dell'attuale Governo italiano e, se confermate, incideranno negativamente sul futuro del territorio e anche sul resto di quello che io ho citato poc'anzi che riguarda anche il discorso della verifica di questi appalti. La mia preoccupazione è, esclusivamente, sull'articolo 41 bis e su questi appalti che sono stati dati in affidamento a queste ditte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Questa mozione sicuramente coinvolge perché è una mozione direi in primo luogo di civiltà, partendo da un dato, cioè che la situazione drammatica in cui ci troviamo ha sicuramente delle responsabilità. La mala giustizia, i tempi di giudizio e il codice penale credo che siano i primi responsabili del problema carcere in Italia, con tutte le implicazioni che, per le cose che ho detto prima, conseguono; ma questo è sicuramente un altro problema rispetto a quello che abbiamo oggi noi in discussione ed è un problema che dovrebbero affrontare il Parlamento e il Governo italiano.
Oggi le carceri sono un dramma, una tragedia, una necessità della società civile, un'istituzione totale che fa parte del nostro essere, però oggi le carceri sono viste in Italia come i depuratori e i campi rom: nessuno li vuole o nessuno li vorrebbe o li vorrebbe da altre parti. Eppure nei Paesi civili, dove le cose funzionano, le carceri moderne, adeguate ai tempi, e non, più o meno, come tante carceri che ricordano anche la letteratura dell'Ottocento o dei primi del Novecento, perché ancora ci sono carceri che si trovano in quelle condizioni e lo sappiamo, potrebbero essere, invece, le carceri moderne, dicevo, realizzate anche nel cuore delle nostre città, delle grandi città, tanto più delle grandi città, e ancor più carceri moderne e funzionali nelle grandi città se destinate a ospitare detenuti speciali, quelli sottoposti al regime del "41 bis".
Questa mozione, io credo, che cada come il secondo capitolo della mozione che abbiamo approvato prima, perché è una conseguenza del dramma che vive questa terra, una terra completamente dimenticata, completamente emarginata e che stranamente ritorna alla mente quando c'è da utilizzarla per tutto quello che si è detto prima e per le carceri e la specialità di queste presenze, come nel caso in cui debbano essere recuperate strutture carcerarie per il "41 bis".
Intanto partiamo da un concetto, vi ha fatto riferimento prima il collega Capelli quando parlava della pena che va scontata nei territori di appartenenza. Abbiamo fatto, anche in quest'Aula, in questa legislatura, richiamo quando abbiamo detto che carcerati sardi, detenuti sardi, scontano la pena nelle carceri del continente italiano, noi vorremmo che ritornassero nelle nostre carceri a scontare la pena perché questo dice la legge. Quindi il discorso è che, su quella battaglia, siamo disposti a impegnarci sino in fondo, ma siamo altrettanto impegnati, determinati e convinti che i carcerati sottoposti al regime del "41 bis" devono rimanere fuori da quest'isola, che ha pagato un prezzo fin troppo elevato. Così come tutti abbiamo la consapevolezza della presenza (e del trasferimento) di detenuti che non appartengono al popolo sardo, ma che sono protagonisti di altre vicende in altri territori d'Italia, allora scontino la loro detenzione in carceri di massima sicurezza nella penisola italiana.
Si è fatta una distinzione tra piccole e grandi isole. L'isola di Sardegna è un'isola che vive una situazione drammatica, terribile, e oggi credo che ipotizzare il recupero dell'Asinara come un ritorno all'utilizzo di carcere per la detenzione del "41 bis" sia veramente un prendere a pedate in bocca il popolo sardo in generale, ma la città di Porto Torres in particolare.
Ricordo a voi tutti che l'isola dell'Asinara rappresenta il 50 per cento del territorio municipale del comune di Porto Torres e finalmente dopo lotte, dopo aver pagato un prezzo terribile per il fallimento dell'industria, non avergli fatto le bonifiche, averli presi in giro per anni sulla vicenda Vinyls e tutto il resto che noi conosciamo perché ne abbiamo discusso in quest'Aula, oggi bellamente qualcuno si sveglia e il Ministro decide di utilizzare l'isola dell'Asinara, il 50 per cento del territorio municipale di Porto Torres, per destinarla ad attività carcerarie, quindi sottrarla alla collettività portotorrese come se niente fosse, quando invece sappiamo che il sindaco Scarpa e il presidente del Parco Federici stanno facendo battaglie forti in difesa delle potenzialità e delle risorse che rappresenta il Parco naturale dell'Asinara per una risposta in termini economici, occupativi, di immagine del comune di Porto Torres per il rilancio dell'isola.
Concludo dicendo che noi siamo fortemente preoccupati, intanto per questa, come dire, attenzione malsana che viene riposta nei confronti della nostra terra sempre puntualmente quando c'è da occuparne porzioni, magari le più pregiate, magari quelle che hanno maggiori potenzialità in termini di sviluppo e di crescita, per essere destinate a questo genere di attività. I nuoresi avvertono, evidentemente, in maniera più forte di altre realtà urbane, la presenza del carcere di Badu 'e Carros, ma voglio dire che comunque tutte le carceri sarde sono in uno stato di degrado terribile. La disumanità vive all'interno delle carceri perché registriamo il sovraffollamento rispetto agli spazi delle celle, dei luoghi di detenzione, degli spazi comuni, degli spazi di riabilitazione, ai quali si aggiunge anche la scarsità del personale, con la polizia penitenziaria ridotta sempre di un terzo rispetto a quella che dovrebbe essere, quindi sottoponendo le guardie carcerarie a turni massacranti con una convivenza tra loro, in quelle condizioni, e il detenuto che andrebbe invece aiutato a un recupero, che può degenerare in situazioni esplosive con la conseguenza, che qualcuno ha denunciato, di suicidi in carcere.
Su questo io credo che noi dobbiamo arrivare a una conclusione e, attraverso questa mozione, ribadire soprattutto che le nostre strutture carcerarie vengano sollevate, liberate, dall'incursione e dal desiderio di occuparle per la detenzione dei detenuti sottoposti al regime del "41 bis". Pretendiamo la ristrutturazione delle nostre carceri perché sono fuori dai tempi e soprattutto da una logica di riabilitazione, la pena deve servire a riabilitare il detenuto, non a tenerlo e incattivirlo in una condizione di disumanità nella quale vive; siamo soprattutto perché le carceri diano magari una risposta a un elemento che è sempre stato richiamato dall'attuale Giunta regionale, che è il rilancio dell'edilizia.
Credo che il recupero di tutte le strutture carcerarie in Sardegna possa dare sicuramente una risposta positiva alla crisi di un comparto che lì, come in altri settori (edilizia scolastica, impiantistica sportiva), potrebbe trovare e dare soprattutto una risposta di civiltà a un'istituzione che sappiamo in quali condizioni si trova.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dei lavori pubblici.
NONNIS, Assessore tecnico dei lavori pubblici. Presidente, la Giunta chiaramente si riconosce nei contenuti e condivide pienamente quello che è stato detto in Aula stasera. Si farà parte attiva, io credo, al primo incontro con lo Stato di portare all'osservazione dello Stato proprio la problematica che non è sicuramente di secondaria importanza. Chiaramente questo è un aspetto che ci interessa particolarmente, il Presidente ieri si è espresso con i suoi comunicati negando la possibilità che questo possa succedere, quindi io posso sicuramente dire che credo che non sia solo nel pensiero del Presidente della Giunta, ma della Giunta stessa, di voi consiglieri e di tutti i sardi, considerare la nostra isola, e quindi la distanza dal resto della nostra Italia, come una condizione che possa essere vissuta in termini di ospitalità e di essere individuata la stessa Sardegna come una possibile Cayenna. Quindi, io credo che la mozione debba essere accolta e votata all'unanimità.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, non una controreplica ma semplicemente una presa d'atto della, mi pare, totalitaria condivisione, da parte del Consiglio, del problema che è stato sollevato. Gli interventi che si sono susseguiti hanno arricchito anche di ulteriori elementi le considerazioni che sono state trasfuse nella mozione, io confido che la Giunta valuti, così come ha detto l'Assessore, con la dovuta attenzione, il problema e sappia trasferire al Governo la preoccupazione che il Consiglio regionale esprime, ma che è una preoccupazione di tutti i sardi.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione la mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Planetta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Io naturalmente voto a favore di questa mozione, però che si preveda anche, Assessore, oltre a questo discorso che abbiamo condiviso tutti, in più la verifica dei contratti di appalto che sono posti in essere attualmente per la costruzione dei nuovi istituti penitenziari, soprattutto mi riferisco a quello di Sassari, Bancali.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, dichiaro il voto favorevole alla mozione e chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Amadu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AMADU (P.d.L.). Presidente, colleghe e colleghi, la convinta adesione a questa mozione è segno di un atto forte che il Consiglio intende attribuire al Presidente della Regione. Una mozione che il P.d.L. riconosce sua negli intenti, nel merito e negli obiettivi. Posso rassicurare, per quanto mi riguarda, nell'ambito dell'incarico che modestamente sono stato chiamato a ricoprire, la conduzione della Commissione seconda, che sarà prestata l'attenzione massima e una continuità di impegno della stessa Commissione sul tema, così come già dedicate, perché si raggiungano quegli obiettivi di civiltà a cui si accennava.
Bisogna riconoscere che lo Stato, in questi ultimi anni, ha investito ingenti somme per ammodernare le carceri, però non condividiamo le modalità di utilizzazione e questa deve essere una voce forte che il Consiglio deve esprimere, una voce che deve essere colta dalla Giunta, dal Presidente, perché nelle sedi opportune questa voce possa trovare il giusto accoglimento. In effetti, è scandaloso quando un Ministro della Repubblica, senza conoscere le norme e le leggi, dice: "Cambiamo qui, facciamo dell'Asinara chissà che cosa". L'Asinara è un'isola protetta, per intervenire all'Asinara occorre l'intesa con la Regione e mi ha tranquillizzato molto la tempestiva posizione del Presidente della Giunta, il quale ha detto: "Alt, stiamo fermi!". Senza intesa, sappia il Ministro (e sarebbe opportuno che qualche consigliere, qualche capo di gabinetto importante a Roma, glielo facesse sapere) che, prima di assumere posizioni di questo genere, deve consultare le norme e capisca e si renda conto che, prima, occorre acquisire il parere della Regione, quindi il rispetto delle volontà di una storia che c'è dietro determinate situazioni, poi si può anche pronunciare. Mi sembra un passo falso del Ministro.
Io credo che queste situazioni si possano evitare. In ogni caso credo che occorra vigilare, essere forti e il mandato del Consiglio in questo senso sono convinto sarà forte e determinato nei contenuti e negli obiettivi.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 168.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Lotto e Milia hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 59
votanti 59
maggioranza 30
favorevoli 59
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio è riconvocato domani mattina, giovedì 22 marzo, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 19 e 33.