Seduta n.166 del 22/12/2010 

CLXVI Seduta

(ANTIMERIDIANA)

Mercoledì 22 dicembre 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 27.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'11 novembre 2010 (157), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Angelo Francesco Cuccureddu, Marco Meloni, Valerio Meloni, Antonio Pitea e Adriano Salis hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 22 dicembre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di sospendere l'esame congiunto del documento numero 12/A e dei disegni di legge numero 219/S/A e 220/A per consentire al Presidente della Regione di rendere delle dichiarazioni ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento. A seguito delle dichiarazioni si aprirà il dibattito e i consiglieri regionali che intendono intervenire avranno a disposizione dieci minuti.

Dichiarazioni della Giunta regionale ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento sulla vertenza aperta con il Governo nazionale relativamente alle entrate della Regione autonoma della Sardegna

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, in questi giorni abbiamo molto discusso sulla cosiddetta "Vertenza entrate" confrontandoci, io credo in modo proficuo, sui numeri, sulle tabelle, sull'ammontare dovuto dallo Stato in virtù del novellato articolo 8 del nostro Statuto. Io oggi vorrei, con questo breve intervento, provare a fare un po' di chiarezza su questi numeri, perché il quadro finanziario sia chiaro, ma perché sia chiara soprattutto la volontà, la strategia che deve portarci all'obiettivo, importante (un obiettivo condiviso, ne sono assolutamente convinto), di rendere attuale - non perché non lo sia e perché non sia vigente, ma operativo in termini di meccanismi di calcolo - l'articolo 8, quell'articolo 8, novellato nella precedente legislatura, che ha costituito un importante risultato per tutti.

Come voi sapete in queste settimane la Commissione paritetica ha lavorato per arrivare a questo quadro condiviso quindi a una proposta; nel corso dei lavori si è opportunamente ritenuto di aprire un tavolo tecnico-politico al quale ha partecipato il sottoscritto, al quale ha partecipato il ministro Calderoli su espressa delega del ministro Tremonti; allo stesso tavolo hanno partecipato i rappresentanti della Giunta, i funzionari regionali e statali ai massimi livelli.

Ci sono state alcune riunioni, nell'ultima delle quali, tenutasi il 13 dicembre scorso, si è arrivati a una sintesi che è stata non solo discussa in sede di incontro, ma anche trasmessa al sottoscritto sotto forma di documento. Un documento che noi riteniamo molto importante perché rappresenta un sostanziale passo avanti in quanto contiene, in relazione proprio al tema specifico della vertenza e delle norme di attuazione, una tabella, redatta dal Governo, che riporta un risultato finale quale emerge dalla valutazione di quell'articolo 8 e dei meccanismi che vengono applicati per renderlo attuale.

Questo quadro indica un ammontare di entrate devolute, abbiamo discusso anche di questo. Tutti noi sappiamo che nel nostro bilancio abbiamo un volume complessivo di entrate pari a 6 miliardi e 700 milioni di euro; di questi circa 800 milioni si riferiscono a entrate da tributi propri, altri 500 milioni sono riferiti a tributi erariali, ma che noi incassiamo direttamente, e infine la differenza, 5 miliardi e 400 milioni, è l'ammontare delle devoluzioni oggetto di questa discussione.

Quel documento ci è stato trasmesso con la seguente comunicazione: "Come richiesto si trasmette la bozza di accordo con la Regione autonoma della Sardegna concordato con il Dipartimento delle finanze e il prospetto nello stesso accordo richiamato fornito dal medesimo Dipartimento". Questo prospetto indica un volume di devoluzioni per l'anno 2010 pari a 5 miliardi e 293 milioni e una previsione per il 2011 pari a 5 miliardi e 398 milioni. In termini quantitativi noi riteniamo che si sia arrivati a un valore molto prossimo ai nostri calcoli che, peraltro, sono alla base del risultato che è stato iscritto nel nostro Documento di programmazione,

Quella comunicazione contiene anche un'ipotesi di accordo che, però, non ci soddisfa dal punto di vista qualitativo. Non ci soddisfa perché non chiarisce, anzi, meglio, vorrebbe chiarire con una norma interpretativa che quanto riferibile ai giochi, in particolare ai proventi del Lotto, sarebbe da considerare escluso dall'accordo. Noi riteniamo che questa impostazione non sia accettabile per diversi ordini di motivi. Intanto stiamo parlando di un valore di 80 milioni di euro che, peraltro, per i trend nazionali che sono costanti, è destinato a crescere nel tempo. Pensate, un dato veramente sbalorditivo, i sardi nello scorso anno hanno speso in giochi la bellezza di 1 miliardo e 200 milioni di euro.

Ma, al di là del trand in crescita, i giochi del Lotto sono a tutti gli effetti (per quanto ci riguarda, per l'interpretazione corretta supportata dalla giurisprudenza) entrate erariali che sono classificate nel bilancio dello Stato come entrate tributarie e sono ricomprese nell'articolo 8, quindi assolutamente dovute.

In termini sostanziali, nel corso dell'ultima riunione, abbiamo avuto modo di avere alcune note che si riferiscono alla corrispondenza che era intercorsa all'epoca della riforma dell'articolo 8; in questa corrispondenza ci sono i prospetti esplicativi delle varie componenti e viene (sia in termini di prospetto che di tributo) espressamente richiamata questa componente, ma è espressamente richiamata anche nella nota metodologica allegata. Quindi, non c'è dal nostro punto di vista alcun motivo, alcuna ragione per rinunziare a questa componente.

In quell'accordo poi si fa riferimento anche alla partita delle accise che, però, non forma oggetto specifico di questa vertenza, del problema relativo al novellato articolo 8.

Io ho provveduto a replicare al Ministro trasmettendo la posizione ufficiale del Governo regionale, ovverosia soddisfazione per il livello quantitativo ma insoddisfazione assoluta per quanto riguarda l'aspetto relativo a quella componente che rivendichiamo perchè riteniamo sia dovuta. Arriviamo pertanto al dunque, l'ho detto pubblicamente ma mi fa piacere ripeterlo davanti al Consiglio regionale e a tutti voi: io sono convinto, nel caso in cui questo riconoscimento non dovesse arrivare e non dovesse arrivare in tempi molto brevi (perché ormai questa è una vertenza che si deve chiudere nel giro di poche settimane), che sarà necessario attivare tutte le azioni in sede giudiziaria per far valere questo diritto della Sardegna.

I tecnici stanno già discutendo e lavorando all'ipotesi che appare più corretta, si parla di conflitto di attribuzioni e quindi di ricorso alla Corte costituzionale, si parla di giudice ordinario, questo verrà deciso a esito di questo approfondimento che si sta facendo correttamente nelle sedi tecniche competenti; sul piano politico è rilevante, e voglio sottolinearlo, che non siamo disposti e disponibili a rinunciare neanche a un euro di quello che è dovuto in forza dell'articolo 8.

Tanto meno siamo disponibili in un momento in cui è in corso un processo difficile, un processo che dobbiamo seguire con grande attenzione, quello della riforma in chiave federale dello Stato, che ci impone un ancora più forte senso di responsabilità nella difesa delle ragioni del nostro Statuto e della specialità.

A mio avviso questo è un momento molto importante per noi, molto importante per valorizzare lo spirito che credo di aver colto anche nelle interlocuzioni, nei contatti informali che ci sono stati tra maggioranza e opposizione, ma anche all'interno del mio stesso schieramento. E' il momento in cui dobbiamo fare uno sforzo per mettere da parte le strategie, le tattiche e far prevalere il senso di responsabilità. Il senso di responsabilità significa essere capaci di adottare una linea unitaria che è quella che dobbiamo portare avanti, con forza e determinazione, in nome di un unico interesse: quello del risultato ottimale per la Sardegna.

Io credo che ci siano tutte le condizioni. Partiamo dall'obiettivo di valorizzare il risultato, che io ritengo un grande risultato, ottenuto con l'articolo 8, novellato con legge finanziaria del 2007, attualizzandoloe rendendolo operativo. E' il momento in cui dobbiamo unire le forze, è il momento in cui dobbiamo superare gli steccati delle singole coalizioni, delle singole posizioni e insieme trovare una soluzione per il bene della Sardegna.

Questa soluzione, se è necessario, passa - e io sono molto determinato in questo senso - anche attraverso l'apertura di un conflitto della Regione nei confronti dello Stato. Non ci spaventa, non ci preoccupa, l'unica cosa che ci preoccupa è quella di portare a casa nei tempi più rapidi possibili questo risultato.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, Presidente della Regione, colleghi, con le dichiarazioni del Presidente della Regione e con la trattativa intercorsa nelle scorse ore tra la minoranza, il Presidente della Regione e l'Assessore del bilancio è stata detta la parola fine a un'iniziativa indubbiamente forte assunta appunto da questa minoranza. Un'iniziativa che non si prende mai a cuor leggero, l'occupazione di quest'Aula, un'iniziativa che speriamo di non dover ripetere, però un'iniziativa che, mi sembra di poter dire, anche dopo aver ascoltato il Presidente della Regione, è stata utile, importante.

Vedete, colleghi, noi siamo convinti che la "Vertenza entrate", le risorse fondamentali su cui può contare questa Regione per fare politiche, per esercitare in maniera concreta la propria autonomia, non sia e non possa essere oggetto di una trattativa privata, una trattativa per pochi di cui non conosciamo né il contenuto nè l'esito.

Allora, credo che anche le parole del Presidente della Regione - io lo ringrazio per il ruolo positivo che ha svolto in queste ore - dimostrino che quanto fatto dall'opposizione, a differenza di qualche parola fuori luogo di esponenti della maggioranza, è stato improntato non alla irresponsabilità, ma alla massima responsabilità dovuta a quel ruolo che noi dobbiamo esercitare, di controllo, di monitoraggio, di sostegno alle grandi battaglie che portiamo avanti in nome del nostro popolo.

Noi in questi mesi abbiamo cercato di portare avanti questa azione; l'abbiamo fatto con mozioni, con interpellanze, con dibattiti. In questi mesi non abbiamo cercato di ostacolare la Giunta, non abbiamo cercato di fare lo sgambetto a qualcuno, ma abbiamo cercato di mettere il nostro bagaglio di competenze, di esperienze, la nostra forza politica al servizio della Sardegna. E devo dire che ci sono stati nelle ultime ore momenti importanti; abbiamo visto infatti l'attuale Presidente della Regione e l'ex Presidente della Regione sedersi a uno stesso tavolo e discutere insieme, in maniera bipartisan, su come condurre la vertenza con lo Stato per poter ottenere risultati più alti.

E credo che a quel tavolo, se il Presidente della Commissione bilancio ha, anche lui, la bontà di ascoltarmi, siano state dette finalmente parole di verità anche sul valore di quella vertenza che nel 2006 non ha visto coinvolta una sola parte , ma ha visto protagonista tutta questa Aula, anche se alla guida della Regione vi era il centrosinistra. Parole di verità su una vertenza il cui valore spesso alcuni esponenti in questa Aula ancora hanno messo in discussione. E in queste ore è stato riconosciuto, sulla base delle stime fornite dal Ministero dell'economia e della finanza relative al gettito IVA-IRPEF, che addirittura il valore di quella vertenza non vale 1.600 milioni di euro in più di entrate, al netto delle competenze assorbite in materia di sanità e di trasporto pubblico locale, ma addirittura vale oltre 2 miliardi di euro.

Quindi sono state dette parole di verità e non dai banchi della minoranza. Quanto è successo dimostra che, se sappiamo superare gli steccati, e sappiamo dare valore e significato al ruolo di ognuno mettendo insieme le intelligenze e le competenze di questa Aula, certamente si possono ottenere risultati importanti.

Presidente, non riteniamo le battaglie finite e non riteniamo meno nette le differenze tra maggioranza e opposizione. Ci dividono certamente visioni diverse del futuro, ci divide una diversa visione di Sardegna. Ma noi non rinunceremo, Presidente, a cercare di instillarle coraggio; le chiederemo di non accontentarsi delle facili promesse di un Governo che qualcuno dichiara amico ma che, in realtà, non è certamente amico della Sardegna; un Governo che è preda degli egoismi che noi abbiamo chiamato a "trazione leghista", ma certamente degli egoismi in cui si rifugia ogni Regione in momenti di difficoltà dovendo competere per risorse che, nell'attuale contesto, sono sempre più scarse.

Pertanto, Presidente, noi la vogliamo coraggioso, coraggioso come ha dimostrato di essere oggi e coraggioso anche nelle prossime vertenze che dovremo affrontare. Battiamoci per il Lotto, battiamoci anche per il reddito catastale sulle seconde case dei non residenti, non lasciamo allo Stato neanche una quota delle compartecipazioni IVA, perché l'articolo 8 non prevede che noi dobbiamo in qualche modo rimpinguare i fondi per le compartecipazioni europee, utilizziamo e chiediamo l'applicazione integrale dell'articolo 8 riguardo a qualsiasi altra imposta che, a qualsiasi titolo, lo Stato dovesse imporre.

Soprattutto, Presidente, ricordiamoci e si ricordi che la "Vertenza entrate" non sarà conclusa fino a quando non sarà rivisto anche il Patto di stabilità nazionale, perché ha poco senso vederci riconosciute le maggiori entrate se quelle maggiori entrate non risultano essere spendibili per politiche pubbliche che possano tracciare e cambiare il futuro della Sardegna. Quindi noi le chiediamo di essere altrettanto coraggioso anche a quel tavolo; certamente anche in quella sede dovremo trovare accordi, magari accettare di ripianare prima il disavanzo, certamente accettare di abbattere ulteriormente l'indebitamento finanziario della nostra Regione, ma noi vogliamo che quelle somme non siano soltanto trasferite ma siano pienamente disponibili per le politiche di sviluppo della nostra Regione.

Quanto è avvenuto oggi, e quanto avverrà con l'approvazione di un ordine del giorno unitario, credo rappresenti parole di verità, renda giustizia alla bontà dell'iniziativa della minoranza, chiarisca che ascoltandoci possiamo ottenere risultati migliori, chiarisca che non dobbiamo accontentarci delle parole e delle promesse, delle e-mail, degli allegati, ma che dobbiamo chiedere attraverso le norme di attuazione (noi non le volevamo, voi le avete volute e a questo punto vanno completate), che i diritti della Sardegna siano pienamente e finalmente esercitati in voci specifiche del bilancio.

Se questo avverrà e se lei, Presidente, avrà coraggio su questa e su altre battaglie (dai fondi FAS, ai tagli nella rete scolastica, alle infrastrutture, alla desertificazione industriale che parte dai poli chimici statali), dico, con convinzione, che i suoi successi saranno i nostri successi perché in definitiva saranno i successi di tutto il popolo sardo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, colleghi, in questi giorni si è detto molto su un'iniziativa che nessuno alla fine adotta a cuor leggero: occupare un'istituzione, non renderla agibile non è un atto rituale o che rientra nell'ordinaria consuetudine. Però vorrei richiamare i colleghi sul fatto che noi correvamo il rischio, l'abbiamo detto per lungo tempo, non solo di essere incoerenti fra quanto già detto in questa Aula e le azioni conseguenti, ma di trasformare (il rischio vero era questo) un passaggio che ha carattere costituzionale per la Sardegna in una prassi ordinaria di quantificazione del dovuto alla Sardegna. Invece l'applicazione, per la prima volta, di un dettato che ha valore statutario per la Sardegna costituisce un momento che non può essere gestito, secondo me responsabilmente, come un passaggio o una facoltà attribuibile solo a una maggioranza che ha il compito di governare la Regione.

Perché vedete, a mio giudizio, l'applicazione di oggi del dovuto alla Sardegna rappresenterà il dovuto per il futuro. Cioè noi oggi ragioniamo di un qualcosa che avrà un valore applicativo nella sua metodologia per il futuro, ed è la prima vera applicazione di un novellato al nostro Statuto che assume valore costituzionale, intendendo mettere la Sardegna in una condizione autorevole per gestire un passaggio pattizio con lo Stato.

Il Presidente credo che oggi abbia espresso correttamente questo concetto di rapporto pattizio, che significa dire allo Stato: "Noi su questo passaggio adottiamo tutte le tutele che abbiamo in mano perché siamo entrambi costretti a configurare il giusto per la Sardegna"; è un atteggiamento che non ha un sapore conflittuale ma ha un sapore di dimensione pattizia che colloca la nostra autonomia in una posizione di non svantaggio su quel tavolo. Ecco perché, al di là della formula, io credo che quello che riusciremo a deliberare oggi abbia più un valore di risoluzione che non di ordine del giorno, nel senso che dà un mandato preciso al Presidente, e declinare oggi, per il futuro , il quadro dei nuovi diritti mi sembra una questione che anche il nostro atteggiamento ha consentito di ricondurre a un processo condiviso, prepolitico da un certo punto di vista, perché mette e deve mettere le appartenenze "fuori" e consegnare al Presidente un mandato autorevole a perseguire quell'obiettivo.

Vorrei dire ai colleghi, piuttosto distratti, che secondo me farebbero bene a considerare questo il primo atto di applicazione di quell'ordine del giorno unitario (è la cosa più importante che è stata fatta in questi giorni), che abbiamo approvato, nel quale ci siamo proposti insieme di affrontare il cammino, non facile e neanche tanto breve, della revisione e dell'attualizzazione del nostro Statuto. Oggi noi stiamo ponendo in essere la prima applicazione concreta di quell'impegno che abbiamo assunto, perché questa è definire la riforma di quello che è il quadro delle nuove entrate, che potrà cambiare, che potrà evolvere, ma che comunque parte da un punto forte.

Il punto forte l'abbiamo potuto vedere, colleghi, in questi giorni, perché quel valore dell'articolo 8 non è un valore statico, un valore fermo che dà una cifra oggi per sempre, ma si dimostra, attraverso il ragionamento, che produce degli effetti nel tempo che impegnano a una revisione dinamica dei suoi benefici sul bilancio della Regione e che, paradossalmente, fa ricadere su di noi un impegno su come conformiamo il bilancio stesso.

Mi fa piacere anche poter dire, a beneficio di coloro che considerano la politica esclusivamente un luogo di confronto di parte, che in questi giorni abbiamo avuto modo, attraverso questa nostra iniziativa, di realizzare un percorso intelligente e responsabile di continuità autonomistica, continuità di impegno autonomistico. Perché il confronto di merito fra coloro che avevano avuto la possibilità di definire con il Governo il nuovo regime di entrate, le modalità con le quali si sarebbe dovuto realizzare, e coloro che hanno in mano oggi la responsabilità di tradurlo concretamente, ha generato una continuità nell'individuazione comune del senso di questa riforma da consentire che l'ideazione, il pensiero e l'attuazione concreta di quel pensiero e di quel progetto di riforma delle nuove entrate avesse una continuità autonomistica, cioè un'interpretazione unica e autentica.

Questo è, colleghi, quell'atteggiamento che ci dovrebbe suggerire, anche nella fase successiva, di conformare i bilanci di questa Regione, di aiutare un processo riformista concreto ad avere un pensiero diverso, non un pensiero preclusivo: chi ha la maggioranza deve governare, ma si può dimostrare che chi è all'opposizione può anche contribuire dando una forza di rappresentanza, dando un senso condiviso delle proposte.

Ecco perché io credo, al di là del confronto dei numeri, Presidente, che è fondamentale anche quest'idea di considerare il bilancio dello Stato un elemento di riferimento; un elemento di riferimento con riguardo non solo al fatto che abbiamo fatto chiarezza sul 2010, ma al tavolo sul quale dobbiamo continuare a trattare noi dobbiamo sottolineare, e questo credo sia il senso, che il logorio inutile di un confronto e di una mancanza di rispetto, spesso, della specialità deve portare nel bilancio dello Stato a una riforma strutturale della sua configurazione, che metta in un capitolo, non indistinto, ma specifico, quello che la Sardegna deve avere anno per anno, perché io credo che questa mancanza abbia complicato la nostra strada.

Pertanto dobbiamo chiedere che lo Stato tecnicamente metta in evidenza, anno per anno, nel suo bilancio l'esito di questo percorso che stiamo compiendo, che serve allo Stato e serve a noi per renderci immuni da assalti, che comunque si dovranno fare nei prossimi anni, sulle consistenze finanziarie della nostra Nazione, per effetto di congiunture che si protrarranno nel tempo, che non saranno di breve durata. E noi dobbiamo mettere al sicuro la nostra prima applicazione della revisione dello Statuto, perché questo è il significato che io gli do, ma anche la prima applicazione, che vorremmo sia espressa esplicitamente, di una modalità corretta di applicare il federalismo fiscale alla specialità della Sardegna.

Vorrei ricordare che, oltre al Lotto, dobbiamo combattere anche per avere gli introiti derivanti dalle concessioni demaniali; nonostante il nome, concessione, parliamo di un'imposta, il cui gettito è di quantità enorme, che grava sugli operatori economici della Sardegna e che dovrebbe fornire una percentuale da reinvestire sul valore del patrimonio…

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, ritengo che si sia conclusa nel migliore dei modi una (come la chiamiamo?) vertenza aperta dai colleghi di minoranza, ma che attiene anche a un dibattito aperto da tempo in Commissione bilancio; e è ovviamente, una vertenza che non si chiude a questo punto. Io plaudo all'iniziativa del Presidente, alla conclusione cui si è giunti con l'ordine del giorno comune. Ritengo che si sia fatta anche chiarezza sulle cifre, per noi già chiare per certi versi, ma non possiamo neanche dimenticare che siamo rimasti soli, come Consiglio e come Giunta, in questa vertenza.

La Giunta e il Consiglio sono rimasti soli perché è mancato quel supporto importante, determinante, dovuto, da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento, e parlo di tutti. E' di qualche giorno fa la sigla dell'accordo, in applicazione delle norme di attuazione, tra lo Stato e il Trentino Alto Adige e tra lo Stato e la Valle d'Aosta; due Regioni che hanno ottenuto, in proporzione, molto di più di quanto stiamo cercando di ottenere noi salvaguardando i nostri diritti.

Guarda caso quell'accordo è stato concluso il 13 dicembre e, guarda caso, i rappresentanti della Volkspartei hanno votato la fiducia al Governo nazionaleportando a casa un risultato. In quell'accordo ci sono altri aspetti importanti, molto importanti. Presidente, in quell'accordo è prevista per esempio la riserva di posti nei concorsi per entrare nella polizia di Stato a chi può dimostrare di conoscere il tedesco e l'italiano, cioè a chi è bilingue.

Potrebbe sembrare una cosa insignificante, ma hanno acquisito una riserva per potere partecipare a quei concorsi nello stesso atto dove hanno acquisito la compartecipazione alle accise per il trasporto pubblico locale su ferro. Quello che purtroppo, colleghi, e mi riferisco ai colleghi della minoranza, noi ci siamo venduti per la riforma dell'articolo 8.

E' vero, noi abbiamo sostenuto in maniera unitaria, forte, manifestando insieme, fianco a fianco a Roma, le minoranze con le maggioranze di allora, il Presidente di allora, perché ci fosse una svolta nella scrittura dell'articolo 8 novellato. C'è stata un'unità sotto quel punto di vista, c'è stato però anche un momento in cui qualcuno ha accelerato troppo, e il presidente Soru, senza riportare al Consiglio le proposte del Governo e l'accordo che intendeva sottoscrivere, è andato da solo alla sottoscrizione di quell'accordo.

Colleghi, oggi noi dobbiamo riconoscere tutti insieme, senza polemica, che forse qualche maggiore attenzione nella determinazione delle norme di attuazione, e quindi norme di attuazione sì e norme di attuazione no, accise sì, accise no, Lotto sì, Lotto no, non ci avrebbe portato a queste condizioni. Ma, soprattutto, costo della sanità a totale carico della Regione, sì o no? Costo del trasporto pubblico locale a carico della Regione sarda - mettendo da parte le accise - sì o no? Questo è stato un errore!

Abbiamo cercato e stiamo cercando tutti insieme di recuperare quell'errore, credo che ci manchi una gamba! Ci manca il sostegno dei nostri eletti che, alla pari del Consiglio regionale, della Giunta, devono trattare con il Governo nazionale affinché si arrivi ad una soluzione immediata, lecita: riconoscimento di diritti e non di privilegi per la nostra terra, per la nostra Regione! In questo lei, Presidente, lo riconosco, è solo! Non ho visto atti concreti. Non ho visto un'azione paragonabile a quella del sindaco Alemanno che ha chiesto e ha ottenuto la deroga al Patto di stabilità per Roma capitale il 25 settembre, cioè prima di votare la fiducia al Governo Berlusconi sui 5 punti!

Potremmo fare altri esempi: i 4 miliardi e mezzo ottenuti in pari data, sempre il 25 settembre, dalla Sicilia con il trasferimento di fondi FAS; parlo di ciò che hanno cercato di tutelare i parlamentari eletti da quei territori per quei territori, e non in un mercato di compravendita, e se fosse così ben venga. Se fosse così ben venga!

Allora noi dobbiamo capire se in questo percorso che dobbiamo portare a conclusione continueremo a essere soli; dove sono i nostri rappresentanti? Materialmente, concretamente, qual è il sostegno? Ovviamente, colleghi, penso che possa venire un grande apporto anche da parte delle opposizioni che sono lì in quel di Roma. Quindi, come chiudere? Il federalismo sta andando avanti al di là del problema delle entrate. Abbiamo di fatto a nostro carico la sanità, e vedremo in finanziaria e in bilancio con quali difficoltà gestiamo i fondi per questo comparto. Abbiamo ugualmente una grande difficoltà nella gestione del trasporto pubblico locale, in particolare quello su ferro.

Queste argomentazioni, a mio avviso, che non sono solo politiche ma anche tecnico-economiche, devono essere portate all'attenzione della Commissione paritetica che giustamente, finalmente, è affiancata da una Commissione tecnico-politica che deve far aprire gli occhi al Ministro di turno, o ai commissari di turno che siedono in quella Commissione, sulle esigenze e i diritti - ribadisco questo aspetto - i diritti della Sardegna! Non privilegi aggiuntivi!

Ben venga pertanto l'ordine del giorno sul quale assolutamente concordo essendo uno dei sottoscrittori, ma credo anche che bisognerà riaprire il dibattito e sostenere la Giunta nell'azione necessaria perché questi diritti vengano definitivamente e chiaramente regolamentati e riconosciuti. Si apra quindi la discussione anche su ciò che è stato dimenticato nell'articolo 8: la richiesta del riconoscimento della compartecipazione alle accise che per noi, a questo punto, diventano vitali per una corretta sopravvivenza del bilancio regionale per quanto riguarda la quota investimenti, ma vitali anche per un riconoscimento di quell'autonomia, fino ad oggi negata, non da governi amici o nemici, ma da quei governi che nel tempo - e oggi purtroppo devo dire più che mai - ci hanno depredato dei fondi FAS.

Questo è un dato di fatto, non parliamo poi delle delibere Cipe, ma possiamo parlare anche degli accordi di programma non compiuti o che si compiono a distanza di anni. Assessore La Spisa, anche su questo dobbiamo fare la nostra riflessione, perché lei ricorda che cosa abbiamo chiesto per verificare la correttezza della spendita dei fondi sugli accordi di programma: quali responsabilità ci sono e perché non si sono avuti i risultati attesi. Perciò c'è un problema di entrate ma c'è anche un problema di spendita corretta e di controllo della spesa, perché non tutto dipende dal centralismo regionale, ma dipende anche dalla mancata o non corretta applicazione di quanto demandato agli enti locali.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Diana Giampaolo. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, a mio avviso oggi viviamo un momento importante, lo è certamente per il Consiglio regionale, lo è certamente per la Giunta, lo è per noi tutti, indipendentemente dalle nostre responsabilità del momento; vorrei che lo fosse e senz'altro lo è (e così dobbiamo contribuire a farglielo vivere) anche per chi all'esterno di quest'Aula ha vissuto e vive il dibattito sul tema delle entrate con molta attenzione e, direi, anche con molta tensione perchè è la parte debole di questa società che guarda alla volontà di rappresentare anche i suoi interessi in quest'Aula.

Presidente, le conclusioni alle quali siamo pervenuti nelle ore appena trascorse e quelle a cui perverremo tra qualche attimo ci debbono consentire di sviluppare qualche riflessione, molto laica, fra di noi, seppure con grande rispetto per i ruoli diversi che ognuno di noi ha. Presidente, io voglio sottolineare che le ragioni che ci hanno costretto all'occupazione di quest'Aula, e le conclusioni a cui siamo pervenuti, debbono rappresentare una sorta di monito per il futuro, per noi tutti ma, innanzitutto, per la maggioranza, per la Giunta e per lei Presidente che governa in questo momento questa Regione.

Mi permetto di dirle, con molta sincerità, che mi pare che lei (se interpreto correttamente le sue dichiarazioni di quest'oggi) sia sulla buona strada; lei deve appunto guardare alla Sardegna e quest'Aula con maggior attenzione e, soprattutto, con la consapevolezza in qualunque momento che lei è il Presidente della Sardegna e non soltanto di una parte anche in quest'Aula. Deve essere libero e convinto di pensare che le opposizioni quando la incalzano non debbono essere tacciate - perché non lo sono nel loro agire - di strumentalità.

Lei deve sapere, Presidente, l'ha capito da queste ultime 48 ore, che anche l'opposizione non smette mai di avere una responsabilità generale nel rappresentare gli interessi di quest'Isola, in particolare della sua parte più debole; ci deve essere pertanto il massimo rispetto, la massima attenzione e soprattutto la convinzione, ripeto, che da parte nostra non c'è stato e non c'è alcun secondo fine ma solo l'intento di spingere nella direzione di rappresentare al meglio quest'Isola.

Io spero, Presidente, che ci sia la consapevolezza e la convinzione a quest'oggi, a partire da lei, che l'opposizione è stata costretta a occupare l'Aula perché, se non l'avesse fatto, non si sarebbero create le condizioni per sviluppare un confronto importante tra le forze politiche, tra le forze politiche e l'Esecutivo e tra le forze politiche e lei, Presidente. Mi dispiace che nelle ore passate qualche collega invece abbia voluto, anche attraverso la stampa, lanciare messaggi completamente diversi.

Noi abbiamo voluto colmare con la nostra iniziativa, Presidente, un vuoto di assunzione di responsabilità generale, noi ci siamo assunti la responsabilità di richiamare tutti, innanzitutto il Presidente della Regione, che in questa occasione ha saputo ascoltare, ad assumersi la responsabilità generale di rappresentare gli interessi di quest'Isola anche nella parte che ha ereditato. Questo è uno degli aspetti più importanti io credo di queste ultime due giornate.

La responsabilità generale significa tutelare e pretendere l'esigibilità di quanto ci è dovuto e quanto ci è dovuto, lo ha ripetuto qualche collega che mi ha preceduto, nel recente passato è sancito dal dettato costituzionale.

A noi, Presidente, su questo lei non sarà probabilmente d'accordo ed è una delle ragioni per cui abbiamo occupato l'Aula (ovviamente le conclusioni contenute nelle sue dichiarazioni fanno giustizia anche di questo), è sembrato che non ci fossero la determinazione e la convinzione sufficienti per pretendere che ci fosse dovuto quanto abbiamo pattuito con lo Stato negli anni passati.

Su questo vorrei essere chiaro; noi non abbiamo la possibilità di partecipare a una discussione sul federalismo fiscale nelle forme necessarie, ha detto alcune cose importanti se pur per un altro aspetto l'onorevole Capelli poc'anzi, noi stiamo assistendo a una riforma (mi riferisco al federalismo fiscale) che penalizza, questa è la mia opinione, la parte più debole di questo Paese, è un federalismo fiscale che penalizza in particolare il Mezzogiorno.

Per noi, Presidente, il federalismo fiscale è contenuto nell'articolo 8, l'articolo 8 è il federalismo fiscale per la Sardegna, abbiamo un'occasione straordinaria data anche dalle modalità dinamiche proprie dell'articolo 8, non è un dispositivo immutabile, come lei stesso ha avuto modo di vedere verificando le differenze ovviamente relative alle risorse dal 2007 ad oggi, è uno strumento dinamico. L'articolo 8 costituisce l'occasione per avere un federalismo fiscale che ci tutela rispetto a una discussione che invece ci vede del tutto esclusi.

Presidente, credo che dopo questa giornata possiamo avere qualche motivo in più, soprattutto all'esterno di quest'Aula, per guardare al futuro di quest'Isola con maggiori speranze; finalmente è presente una istituzione capace o, per lo meno, che non vuole subire passivamente le vessazioni di una discussione generale nazionale che penalizza anche i nostri interessi. C'è bisogno, Presidente, lo ripeteva chi mi ha preceduto, lo voglio sottolineare, che dopo questo risultato importante lei sia impegnato in prima persona, e non sarà certamente da solo come le abbiamo dimostrato anche in questi giorni, su altri due o tre terreni importantissimi che sono quelli del Patto di stabilità, dei fondi FAS e soprattutto, Presidente, io credo che lei debba impegnare questa Aula...

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Io non voglio indulgere in toni vagamente retorici se affermo che quello odierno è un dibattito che, davvero, qualifica questa Aula perché, pur nel confronto spesso aspro sia tra maggioranza e opposizione, sia con la Giunta regionale (oggi per la verità assistiamo anche all'esito di una iniziativa forte delle opposizioni, culminata con la occupazione dell'Aula), vi è anche il riconoscimento di un percorso intelligente di continuità autonomistica, come l'ha definita l'onorevole Gian Valerio Sanna, dell'azione che sta svolgendo questo Presidente, l'Assessore della programmazione e dunque la Giunta nel suo complesso.

Per la verità è dal luglio del 2005 che questa Aula si è mobilitata, con l'allora presidente Renato Soru. Presidente Soru che, voglio ricordare, era stato sostenuto fortemente nell'azione di confronto con lo Stato sulla verifica dei conti e sulla richiesta di adempimento di quanto previsto dall'articolo 8 del nostro Statuto. Quella azione ha portato, come ha riconosciuto il presidente Cappellacci, a un primo, utile risultato; un risultato mai sottovalutato e che, anzi, il presidente Cappellacci e l'Assessore della programmazione nei mesi, settimane e giorni scorsi hanno cercato di rendere operativo, di attualizzare con l'unica preoccupazione di portare a casa un risultato che non diasemplicemente atto di un lavoro fatto da questa Giunta, ma dia atto di un lavoro complessivo che parte da lontano, che ha coinvolto le parti politiche di maggioranza e di opposizione, che ha coinvolto il complesso del sistema delle rappresentanze sociali, dalle organizzazioni sindacali a quelle datoriali, alle rappresentanze di tutte le categorie produttive.

Ecco perché io voglio sottolineare l'importanza di questo dibattito; perché sentire l'onorevole Chicco Porcu ringraziare pubblicamente il presidente Cappellacci, io dico che, non è retorica, gli fa solo onore. Devo sottolinearlo perché dimostra che cosa? Dimostra che anche prima della legittima, ancorché forte, iniziativa dell'opposizione, né da parte del Presidente né da parte dell'Assessore è stata mai abbassata la guardia sul tema.

Il Presidente, anzi, oggi ha detto a chiare lettere che non ci sono governi amici, ha detto a chiare lettere che si andrà fino in fondo salvaguardando il risultato ottenuto, ma se è necessario sollevando (anche questo l'ha detto chiaramente), un conflitto di attribuzione con lo Stato. Ecco perché ritengo questo momento solenne, perché, anche con il contributo fattivo dell'opposizione, l'intera Assemblea può dare un grande mandato al Presidente e alla sua Giunta per continuare in quest'opera che non è di mero rivendicazionismo, ma di salvaguardia di diritti e di interessi dei sardi.

Mi auguro che il confronto, per quanto aspro, tra maggioranza e opposizione, possa continuare, anche con riferimento al provvedimento, che sarà all'esame nelle prossime ore, della manovra finanziaria e di bilancio. Sarebbe un grande segnale, sempre nell'interesse dei sardi, se attraverso quel provvedimento questa Assemblea desse a quel mondo produttivo, sociale, culturale, le risposte adeguate che esso si aspetta.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Presidente, signor Presidente della Regione, Assessori e colleghi, ciò che si è sviluppato in questi giorni, a seguito della decisione dell'occupazione del Consiglio regionale da parte nostra, conferma la bontà della decisione che abbiamo preso e dell'azione che abbiamo portato avanti con determinazione e con serietà. Un'azione forte certamente, come l'ha definita anche l'onorevole Pittalis, che non avremmo voluto mettere in atto, che non avremmo voluto portare avanti, perché comunque è un'azione che in qualche modo segnala un momento di grande debolezza della politica, certamente la debolezza della politica, fino a oggi, di chi governa questa Regione.

Occupare un'istituzione, così come occupare altri luoghi istituzionali e simbolici, è un atto che testimonia una debolezza complessiva della classe dirigente di turno, e di chi ha responsabilità di governo e di guida. Un'azione forte, dicevo, che non avremmo voluto portare avanti, perché anche noi evidentemente siamo parte importante della classe dirigente sarda, ma che siamo stati costretti a fare - così come ha detto anche l'onorevole Giampaolo Diana - per farci finalmente ascoltare da lei, Presidente, e anche dalla maggioranza.

Vorrei ricordare da subito, senza toni polemici, che eravamo coscienti che la "Vertenza entrate", con i chiari di luna dei Governi nazionali, correva il rischio di rimanere lettera morta. Da subito abbiamo sollecitato responsabilmente a essere più determinati col Governo nazionale, a porre sul tavolo tutte le ragioni della Sardegna, e anche gli strumenti perché queste ragioni avessero poi un riscontro positivo da parte del Governo nazionale. Per tutto questo tempo non avete voluto "porgere l'ascolto", e questa mancanza di ascolto per noi ha significato la necessità di incrementare la portata dei mezzi a nostra disposizione per, invece, costringervi in qualche modo ad ascoltare.

Non avete voluto "porgere l'ascolto" finché l'ultimo bilancio dello Stato, la legge di stabilità che è stata approvata, ha fatto emergere chiaramente il tentativo, neanche tanto celato, di non rispettare la completa portata dell'articolo 8 per la Sardegna. Da qui la decisione, difficile, di occupare il Consiglio regionale; certamente non è stato - come alcuni hanno detto - un atto di irresponsabilità ma, al contrario, ha rappresentato per noi un grande atto di responsabilità.

Avremmo potuto non occuparci di questa situazione, avremmo potuto lasciare che la Giunta regionale e la maggioranza andassero al confronto con il Governo non con determinazione, e aspettare la debacle finale per poi appunto gridare ai quattro venti il fallimento compiuto. La responsabilità invece ci ha imposto di non aspettare la debacle finale, ma di metterci - come diceva l'onorevole Porcu - a disposizione per sollecitare un atteggiamento finalmente diverso.

Quindi, l'occupazione dell'Aula era l'unico attorimasto per sollecitare questo atteggiamento di ascolto serio, come è stato quello del Presidente. Certamente noi ringraziamo il Presidente della Regione che, a differenza della maggioranza, si è messo a disposizione delle ragioni della minoranza ascoltando seriamente; insieme abbiamo fatto chiarezza sui numeri e su quale poteva essere lo scenario futuro rispetto ai numeri presenti, alle condizioni che i funzionari del Governo con la Commissione paritetica stanno costruendo, e si è arrivati evidentemente a una condivisione della strada da intraprendere. Certamente lo ringraziamo.

Noi non siamo mai stati teneri e quando sarà il casoanche in futuro non lo saremo di certo ma, in questo momento, al Presidente bisogna dare atto di questa disponibilità, certo, arrivata con un anno di ritardo, ma comunque arrivata. Anche perché noi non abbiamo mai inteso la "Vertenza entrate" come una questione di parte, appannaggio di una sola parte politica, ma l'abbiamo intesa, al contrario, come una vertenza di tutti e a cui tutti abbiamo contribuito, a partire da quando l'abbiamo messa in campo con la determinazione che è ormai agli atti, lo sappiamo, non sto qui a ripeterlo.

E continuiamo a intenderla in questo modo, e per difenderla riteniamo sia necessario tenere costantemente alta la guardia e mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, quelli che ha a disposizione la minoranza, quelli che ha a disposizione la maggioranza; sono comunque strumenti civili, gli unici disponibili. Per quanto ci compete, noi intendiamo anche mettere da parte seriamente, per questa questione, le appartenenze politiche , purché si tratti di fare gli interessi veri della Sardegna.

Per noi oggi è un momento davvero importante, fuori assolutamente dalla retorica, ha la possibilità di risvegliare la speranza, ma non quella di ognuno di noi all'interno dell'Aula. Abbiamo la possibilità di dare un messaggio importante all'esterno, e cioè che esiste una classe dirigente sarda, eletta due anni fa, che ha la voglia e la capacità di difendere in modo serio gli interessi della Sardegna; e la difesa della vertenza delle entrate è l'unica, credo, che può consentire davvero di fare un ragionamento per il futuro della Sardegna, considerato il contesto nel quale ci stiamo muovendo e che ci stiamo apprestando ad affrontare, quello del federalismo fiscale. Quella vertenza ci consente di ragionare, con preoccupazione, ma non in termini drammatici.

Come si diceva prima, noi ci mettiamo a disposizione con le competenze che abbiamo, e credo che ieri il Presidente attuale e il Presidente della Regione della passata legislatura, l'onorevole Soru, abbiano inviato questo messaggio importante: sulla "Vertenza entrate", che è una vertenza di tutti, c'è la possibilità di ragionare e ciascuno si mette a disposizione senza per questo poi recriminare medaglie di chissà quale genere.

Naturalmente la partita non è finita, se noi approveremo oggi l'ordine del giorno unitario questo sarà un passo molto importante: il rispetto della "Vertenza entrate", il superamento delle criticità di cui il presidente Cappellacci ha parlato, e poi, naturalmente, il Patto di stabilità richiederanno la stessa determinazione; servirà naturalmente essere uniti senza "se" e senza "ma" e poi, ci appresteremo a discutere la finanziaria, con la speranza di avere definitivamente i conti certi. Finanziaria sulla quale la nostra discussione riprenderà secondo i nostri valori e secondo quello che noi intendiamo essere il bene per la Sardegna.

Ci aspettiamo, però, anche qualche ringraziamento, onorevole Pittalis, da quella parte, per il ruolo che anche noi abbiamo svolto. C'è una pagina, una "piccola" pagina che si è aperta di rispetto e di riconoscimento reciproco, che credo vada da tutti praticato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessori e colleghi, la conclusione dell'occupazione dell'Aula da parte dei partiti dell'opposizione è un fatto sicuramente positivo; diciamo che si conclude un momento di discussione, di approfondimento di alcuni problemi da parte di questo Consiglio regionale. Inoltre, l'approvazione di questo ordine del giorno concordato è un fatto sicuramente significativo, che va anche al di là dell'ordine del giorno stesso;mi piace pertanto condividere un'espressione dell'onorevole Gian Valerio Sanna il quale ha detto che questo, più che un ordine del giorno, è una risoluzione.

Io condivido l'idea che questo non sia un semplice ordine del giorno, ma sia un atto che segna un momento importante da parte di questo Consiglio regionale, un momento di confronto vero fra maggioranza e opposizione. E' emerso un senso di grande responsabilità da parte di questo Consiglio regionale, responsabilità bipartisan, perché da parte della minoranza c'è stata una presa di posizione forte. L'occupazione dell'Aula consiliare è sempre un atto di grande importanza, di grande significato, però, io credo che siano altrettanto significative le rassicurazioni che sono arrivate dopo questa occupazione.

Devo dire che assieme alla presa di posizione responsabile della minoranza c'è stato un grande senso di responsabilità anche da parte della Giunta e del suo Presidente, dell'Assessore competente, l'Assessore della programmazione, che hanno lavorato in questi giorni, in queste settimane per raggiungere questo risultato. Gli atti che provengono dalla Commissione paritetica, di conseguenza, non sono arrivati a caso, sono il risultato di una mediazione, di un confronto che si è sviluppato in questi mesi, in questi ultimi giorni; e che effettivamente si è lavorato lo dimostra il significativo risultato che stiamo per concretizzare .

Questo lavoro il Consiglio regionale l'aveva iniziato già nella passata legislatura, e si sta arricchendo di ulteriori elementi; stiamo infatti rivendicando con forza la compartecipazione alle accise e ai proventi del gioco del Lotto. Mi è piaciuto anche quanto detto dal Presidente, e confermato anche stamattina, sulla possibilità di sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato qualora non si mantengano gli impegni. Questo è un impegno importante che esalta il ruolo del Consiglio regionale all'interno delle rivendicazioni che la Regione sarda deve portare anche nei confronti dello Stato.

Abbiamo iniziato a mio avviso un percorso giusto, un percorso importante, un percorso che deve vedere la Regione autonoma trasformare in diritti riconoscimenti da parte dello Stato, perché questo è il vero problema: non è possibile tutti i giorni, tutti gli anni e in tutte le discussioni del bilancio porre questioni e sollevare problemi e ulteriori rivendicazioni. Se è stata necessaria un'occupazione dell'Aula, per arrivare a questo punto, io credo che questo chiarimento sarà stato importante soprattutto perché ci permetterà di affrontare la discussione della manovra finanziaria con maggiore serenità, convinti che i risultati saranno raggiunti nell'interesse vero del popolo sardo.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

Zuncheddu (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, questa occupazione dell'Aula, come è stato già detto, è stata una scelta molto dura, una scelta purtroppo estrema, ma direi necessaria. Dopo una lunga stagione di dibattito sui grandi temi riguardanti le riforme istituzionali, che tra l'altro si è chiusa di recente, io dico che si incomincia a vedere qualche segnale positivo. Abbiamo affrontato un dibattito molto acceso sui temi della nazione sarda, della sovranità, parlando anche di esigenza di indipendenza per il popolo sardo, ma sembrava a tratti che quel dibattito fosse un dibattito molto formale o, perlomeno, io personalmente mi sono fatta un po' quest'idea.

Oggi devo riconoscere che il Presidente Cappellacci si è assunto delle responsabilità enormi, e forse è la prima volta, a mio avviso, che il nostro Presidente si fa davvero interprete dei bisogni dei sardi, quindi dei loro diritti, rivendicando a testa alta la nostra sovranità. Io dico che, a parte questa fase iniziale, adesso sia necessario che si concretizzi questo processo, che non si torni indietro, che non si regredisca, per cui noi, come opposizioni di centrosinistra e nazionalitarie, siamo pronti ad appoggiare questo progetto per il bene del nostro popolo. Chiediamo pertanto al nostro Presidente di non tornare più indietro e quindi di avviare un processo di concretizzazione.

Ora, senza queste premesse, per una reale difesa della vertenza delle entrate, non sarebbe stato assolutamente possibile aprire alcun dibattito, mentre adesso siamo confortati da una sorta di serenità e di speranza che si apre a tutti i sardi. Non aggiungo altro perché molto è stato detto, e poi avvieremo il dibattito in merito alla finanziaria. Comunque, sinceramente, al presidente Cappellacci i miei complimenti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. L'ordine del giorno che consente la riapertura dell'Aula e il nuovo inizio dei lavori, con l'esame della legge finanziaria, è certamente un risultato politico apprezzabile e apprezzato; e, per quel che mi riguarda, sulla parte dispositiva io, con convinzione, voterò a favore. Dissento dalla premessa e cerco di illustrare il perché.

In primo luogo per un dato tecnico. Anche negli anni precedenti il gettito devoluto dallo Stato per un'annualità non veniva versato al 31/12, ma si concludeva nei mesi successivi; in tutti i bilanci della Regione noi abbiamo, nei primi mesi dell'anno, dei versamenti che riguardano l'anno precedente, di conseguenza calcolare e ipotizzare squilibri di bilancio di proporzioni considerevoli, quali quelle che vengono ipotizzate e chiaramente non certificate in premessa, lo trovo non congruo; dico questo perché diversamente non avrei fatto, se pure nelle forme che tutti conoscono, il relatore di maggioranza.

Il secondo argomento è invece più di sostanza, è una manifestazione di dissenso rispetto ad alcune parti della premessa. Colleghi, noi dobbiamo essere consapevoli che dal momento in cui l'onorevole Soru firmò l'Intesa con il Presidente Prodi, nel 2006, ad oggi sono avvenute molte cose, e noi dobbiamo guardare a quell'Intesa alla luce di ciò che è accaduto dopo. Il Governo sta rivelandosi sempre più in qualche modo non all'altezza del dettato costituzionale che vede i cittadini uguali di fronte alla legge.

Con una Regione importante come la Regione autonoma della Sardegna infatti è stato concluso un accordo senza clausole di salvaguardia del tipo "qualora lo Stato concluda accordi, con altre Regioni, di maggior vantaggio rispetto a questo il presente accordo si aggiorna rispetto a quella formula", e questo è anche normale che accada nei rapporti istituzionali perché quelle formule vengono messe in campo quando non si ha fiducia reciproca. E' normale che due istituzioni che abbiano fiducia reciproca non mettano queste formule.

Però poi cosa è accaduto? E' accaduto che il Governo ha chiuso accordi con Regioni a statuto speciale molto più vantaggiosi di quelli che ha chiuso con noi. E,qualche giorno fa, il Governo ha siglato con le Regioni a statuto ordinario un accordo che è sperequativo per i sardi. Accade infatti che mentre la Regione sarda si accolla sull'IVA, sull'IRPEF e sugli altri tributi negoziati il costo del trasporto pubblico locale, senza ulteriori finanziamenti da parte dello Stato, abbiamo, invece, uno Stato che chiude con le Regioni a statuto ordinario la devoluzione del trasporto pubblico locale e lo finanzia con una partecipazione alle accise. Questo è il Governo italiano!

Allora dobbiamo dire al Governo italiano che noi difendiamo strenuamente l'accordo del 2006, ma fino al punto in cui il Governo ci garantisce le clausole di maggior vantaggio rispetto agli accordi che sta chiudendo con gli altri, perché altrimenti siamo fessi! Ed è sintomatico che il Governo italiano contesti la parte più protettiva verso la Sardegna di quell'accordo, e cioè quella che dice: "Attenzione, quando l'imposta è generata qui ed è riscossa altrove tu me la devi dare perché è parte del mio PIL".

Adesso il Governo su questo nicchia e noi siamo timidi in questo ordine del giorno. Siamo timidi, siamo inibiti ed è sbagliato perché per noi il 2006 è la base di partenza, dopo è passata molta acqua sotto i ponti. Allora per noi è essenziale difendere ciò che è vantaggioso, contestando il tradimento dello Stato che tratta con altri condizioni di maggior vantaggio rispetto a quelle riconosciute a noi.

Se si ha questa impostazione l'impugnazione di fronte alla Corte costituzionale ha un senso, non lo ha se invece noi accettiamo di andare a difendere di fronte alla Corte costituzionale il valore, come dire, "asciutto" di quell'accordo e non il valore complessivo; noi dobbiamo difendere a tutti i costi il principio che dobbiamo incassare, noi, l'imposta prodotta nella Regione, specie quando il Governo comincia a ragionare sulle accise per finanziare le province. E guarda caso dove sono i depositi fiscali dei carburanti? Prevalentemente nel Nord-Est. Ma guarda un po'!

La clausola contenuta nell'accordo del 2006 che ci salvaguarda sulla compartecipazione alle accise viene messa in ombra, e per di più messa in ombra dal Consiglio regionale nella premessa dell'ordine del giorno; cioè la parte di quell'accordo che è suscettibile di adeguarci alle condizioni di maggior vantaggio che adesso il Governo sta riconoscendo alle altre regioni noi in premessa la nascondiamo, la stiamo nascondendo. E qual è l'obiettivo? Forse difendere il minimo e non il massimo?

Io credo che quando entreremo nel merito della discussione della legge finanziaria questi argomenti sarà opportuno discuterli e verificarli anche perché, personalmente, io partecipo alla discussione generale della legge finanziaria non per misurare le ragioni in base ai numeri, ma per verificare la ragionevolezza delle posizioni, e quando trovo ragionevole una posizione convergo, non m'interessa chi la propone. Però questo sarebbe dovuto essere anche un principio da iscrivere nell'ordine del giorno in discussione, perché che noi tacciamo sulle accise, dopo che il Governo nazionale riconosce la compartecipazione alle accise per finanziare il trasporto pubblico locale che noi abbiamo caricato sul nostro gettito, è sbagliato, è clamorosamente sbagliato!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (I.d.V.). Presidente, diceva qualcuno che questo, finalmente, è un momento qualificante per quest'Aula, è un voler dare un senso alla nostra presenza in questo Consesso; e credo che oggi questo senso stiamo cominciando a darlo. E' un ordine del giorno condiviso, soprattutto costruttivo e impegnativo, su un problema che è diventato prioritario onde sbloccare un'impasse o meglio un diritto negato alla Regione autonoma della Sardegna.

Se anche in altre occasioni, insieme, si potranno rivendicare i diritti negati, ci sarà una svolta nei rapporti con uno Stato che da sempre mortifica le aspirazioni legittime di una Regione sempre più in difficoltà. Al di fuori delle strategie e delle tattiche, diceva il Presidente, si può davvero arrivare a ottenere un grande beneficio per l'intera Sardegna. Se la svolta di oggi sarà lungimirante l'autonomia della Regione potrà finalmente intravedere quelle speranze da troppo tempo sopite.

Il Presidente ha fatto propri i suggerimenti e i consigli a dar prova di determinazione e di coraggio e, se questi sono i primi passi, credo che potremo andare lontano, dando finalmente all'esterno un segnale, un messaggio di ottimismo e recuperando quel distacco dai cittadini che sempre più si sentono traditi dalle istituzioni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Presidente, oggi per l'ennesima volta discutiamo in quest'Aula delle entrate. E' un argomento di cui abbiamo discusso più volte e che oggi arriva a una sintesi che, così come era successo in precedenza in occasione di un altro ordine del giorno unitario, vede maggioranza e opposizione unite sul tema. E' questo un segnale importante perché certe battaglie possono essere portate avanti in quest'Aula, e vinte, solo con l'unità di tutti. Giustamente il collega Capelli ha lamentato l'assenza in questa battaglia dei parlamentari sardi, sia del centrodestra che del centrosinistra, che hanno tenuto una posizione assolutamente defilata.

Questo delle entrate è un grosso problema la cui soluzione era stata avviata, a suo tempo, dall'assessore Masala e conclusa dalla Giunta Soru. Purtroppo ci sono state alcune smagliature nella stesura del nuovo testo dell'articolo 8, che hanno poi consentito al Governo l'assunzione di posizioni strumentali, soprattutto in un primo momento, che tendevano a negare i diritti della Regione sarda.

Ricordo che l'articolo 8 è non solo espressione dell'esigenza dello Stato di intervenire e di finanziare le Regioni, ma ancora prima trova il suo fondamento (al di là dell'articolo 119 come riformulato) nell'articolo 13 dello Statuto, che prevede il Piano di rinascita ed è espressione dell'obbligo morale che lo Stato italiano ha nei confronti della Regione sarda di intervenire per porre rimedio allo sfruttamento e a quant'altro è stato operato in precedenza. Quindi, è un preciso obbligo morale.

Ha ragione allora il collega Maninchedda quando dice che l'articolo 8 non è la fine ma l'inizio di una battaglia che deve essere portata avanti anche per quanto riguarda le accise. Battaglia sulle accise che noi possiamo rivendicare leggendo il primo comma, alla luce del disposto del principio enunciato al secondo comma, dello stesso articolo 8, che parrebbe darci ragione. Sicuramente non contrastano con questa posizione le pronunce della Corte costituzionale del 2010 che si riferiscono alla Regione Sicilia, in quanto quelle pronunce sono riferite espressamente a un testo statutario del tutto differente dal nostro, se mai in precedenza ci sono altre sentenze della stessa Corte costituzionale, come quella del 2006 sempre relativa alla Regione Sicilia, che ci dà pienamente ragione. Quindi, è una battaglia che sicuramente deve essere portata avanti.

Il fatto che in questo ordine del giorno non si parli di accise non vuol dire abbandonare la battaglia. Vogliamo fare un primo passo per avere una prima chiusura su quello che non è contestato, meglio, che non è legittimamente contestabile per portare avanti poi tutte le altre battaglie. Attenzione che questo apporto unitario deve essere raggiunto non solo sulla battaglia sulle entrate ma tra poco, se il Governo andrà avanti, ci si porrà il problema della battaglia contro i decreti attuativi del federalismo fiscale chee, con quei fenomeni di fiscalismo di vantaggio, determina effetti distorsivi talmente gravi che non potrà che richiedere una reazione fortissima di fronte alla Corte costituzionale, come ho già detto, anche con richiesta al Presidente della Repubblica di non emanare quei decreti.

E' una battaglia unitaria, e bisogna esprimere compiacimento per questa ritrovata unità; ma questa unità dobbiamo ricercarla e costruirla anche per un'altra serie di battaglie che dovremo portare avanti nel tempo.

Per quanto riguarda poi le azioni da adottare, puntualmente nell'ordine del giorno si parla sia di conflitto di attribuzioni sia di ricorso contro il bilancio. Perché conflitto di attribuzioni? Si parla di conflitto di attribuzioni perché la Regione sarda, qualora non si arrivasse a una definizione, può lamentare un comportamento inottemperante agli obblighi discendenti dall'articolo 8. Questa non è una ipotesi campata per aria, ma trova supporto nella giurisprudenza della Corte costituzionale; tra le tante sentenze ricordo, se non vado errato, che nel '93 proprio in tema di accise, su ricorso della Regione autonoma della Sardegna, era stato affermato che il Governo era inottemperante a seguito di una serie di comportamenti che ledevano le prerogative della Regione. Anche in quel caso c'erano delle norme, era in atto una interlocuzione, ma non si dava attuazione al disposto della norma trasferendo le relative risorse.

I presupposti per quest'azione pertanto ci sono tutti; è un'azione che noi per primi in quest'Aula, con espressa mozione, già svariati mesi fa avevamo chiesto di proporre contro le dichiarazioni dell'allora, ritengo, Viceministro Vegas (ipotizzo che si sia dimesso perché sarebbe altrimenti incompatibile vista la nomina alla Consob); è vero che era una richiesta che poteva essere ritenuta di difficile ammissibilità, peraltro sarebbe stato comunque un segnale politico fortissimo della volontà della Regione di andare avanti.

Auspico che in questo momento di estrema difficoltà si possa, esaminando i problemi concreti e lasciando da parte le questioni pregiudiziali, trovare una convergenza con l'opposizione anche sotto altri aspetti; e invito pertanto l'opposizione odierna ad assumere quella posizione costruttiva che l'U.D.C. ha dichiarato di assumere a livello nazionale. La crisi è talmente grave, e non ci interessa in questo momento sapere di chi sia la responsabilità, scaricarla da una parte o dall'altra, è irrilevante, siamo in presenza di un momento talemente difficileche richiede di porre in essere una serie di interventi che consentono di creare lavoro e di ridurre ai minimi gli effetti della povertà che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché invito nel prosieguo dei lavori, non solo della finanziaria ma anche delle altre disposizioni di legge, l'opposizione a offrire un contributo costruttivo che sarà apprezzato e sicuramente riusciremo, come è successo in passato su taluni provvedimenti, a trovare delle convergenze.

Annuncio quindi il voto favorevole dell'U.D.C. a questo ordine del giorno precisando che la battaglia delle accise, che peraltro l'attuale maggioranza ha portato avanti sin dalla campagna elettorale, non sarà abbandonata, la sosterremo con fermezza e anche in questo chiediamo l'unità di tutte le forze politiche.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, questo dibattito si sta sviluppando in una situazione di calma e con toni e modalità assolutamente serene, a differenza di quello che abbiamo avviato qualche giorno fa prima dell'iniziativa di protesta adottata dal centrosinistra, su un tema che che oggi tutti condividiamo. E lo condividiamo non solo nei tratti essenziali, ma anche nelle soluzioni da adottare.

L'ordine del giorno è frutto di una discussione tra Giunta, forze di maggioranza e forze di opposizione, e individua un dispositivo scarno, ma assolutamente significativo, poi molto brevemente dirò perché, composto da tre punti fondamentali.

Il primo è il riconoscimento da parte di tutta l'Aula, ma anche della Giunta, del valore riformatore dell'articolo 8 dello Statuto novellato.

Il secondo è il diritto dei sardi a difendere le nuove entrate che sono stabilite dalla legge dello Stato in vigore, dallo Statuto speciale in vigore; difenderle dall'attentato che i Ministeri competenti hanno cercato di promuovere per impedire il riconoscimento e il conseguente trasferimento delle nuove risorse finanziarie al bilancio della Regione, che per noi sono fondamentali per avere una disponibilità da orientare verso lo sviluppo e l'occupazione, quindi verso il rilancio dell'economia.

Il terzo riguarda il Patto di stabilità, cioè l'esigenza di trovare modalità diverse di applicazione dei vincoli del Patto e anche di superamento, in alcune circostanze, di quei limiti così da consentire maggiore capacità di impegno di spesa da parte della Regione.

Dire che tutta l'Aula, la Giunta e il Presidente della Regione convergono su queste questioni è avere di fatto una solidarietà autonomista di primissimo livello che è stata più volte richiesta dalle parti sociali, che è stata più volte richiesta dall'intera opinione pubblica sarda. La richiesta cioè di trovare livelli di unità dell'istituzione, della società, degli operatori culturali e dell'economia, dell'intellettualità tutta di questa Regione per difendere i diritti di questo popolo. Io direi che è una conquista non di poco conto, ma di grandissimo valore.

Penso che non agevolerà solo la discussione della finanziaria, questo non è un passo che realizza in modo strumentale una serenità che deve cogliere questo o quell'articolo della prossima legge di bilancio, è qualche cosa di più se lo interpretiamo bene. Vuol dire costruire le condizioni perché su alcune vicende che riguardano tutti ci sia un impegno unitario. Per esempio penso allo sviluppo del senso della responsabilità che attiene anche ai conti della Regione, che attiene a evitare ogni spreco, anche il più piccolo, di ogni risorsa che possediamo, che attiene alla possibilità di rendere, finalmente, effettivamente efficaci le leggi di questo Consiglio regionale, che attiene a una buona gestione della macchina amministrativa e burocratica, al rapporto con il sistema delle autonomie locali, al rapporto con i soggetti sociali. Io credo che noi dobbiamo lavorare su questo.

Se l'Assessore del bilancio si ritrova una scrittura contabile pasticciata, non per sua volontà ma perché non ha a disposizione quell'approfondita ricognizione dei dati anche del bisogno sociale, anche del bisogno della nostra economia, anche del bisogno delle nostre imprese, non è un problema solo dell'Assessore di turno, è un problema della funzione di governo che si esercita oggi con una maggioranza, domani con un'altra maggioranza.

Se per realizzare una riforma come quella sanitaria, e quindi il contenimento della spesa non riducendo i servizi ma avviando i servizi e riducendo gli sprechi, riducendo le pratiche clientelari, riducendo il sottobosco nel quale si alimenta anche una cultura anti istituzionale, noi troviamo delle convergenze perché non le dobbiamo concretizzare? Ci chiama la responsabilità, la nostra maggiore pretesa di risorse da parte dello Stato perché noi dobbiamo essere solidali con tutte le altre comunità nazionali, e lo siamo nel momento in cui il patrimonio complessivo, ma anche la nostra capacità di realizzazione sono al livello nel quale devono essere e devono servire da stimolo, da promozione anche delle altre realtà.

Quindi questo è un accordo che vale qualcosa di più di un semplice ordine del giorno. Non è un ordine del giorno scritto per scrivere, è un ordine del giorno che, se noi siamo coerenti, apre una stagione diversa anche nella relazione tra le forze politiche di questa nostra comunità.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Io non utilizzerò tutto il tempo che mi è concesso, però ritengo opportuno rimarcare la grandissima convergenza che c'è stata sulla stesura di questo ordine del giorno. Una convergenza che, non escludendo alcuno, credo sia da ascrivere alla capacità dei colleghi, alla capacità del Presidente della Regione; però, se il Consiglio me lo consente, credo che una parte importante,certamente, vada riconosciuta al ruolo svolto dal Presidente del Consiglio. Non dimentichiamo che, nel momento forse più difficile, il Presidente del Consiglio ha dimostrato una capacità straordinaria nell'interpretare ciò che era "nelle cose" e nella volontà del Consiglio e anche della Giunta.

Sottolineo questo perché, almeno per una volta, credo che sia importante che tutte le istituzioni regionali possano fregiarsi di questo risultato. E' una battaglia che secondo me è appena iniziata, anche se forse sta proseguendo quella della precedente legislatura; dico il "forse" perché io mi auguro, ma sono convinto, che se manteniamo l'unità necessaria possiamo ottenere certamente risultati straordinari.

Il rapporto con lo Stato non è mai facile per tutta una serie di questioni che sono state fin qui ricordate. Certo è che non è esaustivo ciò che noi abbiamo considerato all'interno dell'ordine del giorno; ci sono altre partite che possono essere giocate in fasi diverse. Giocarci tutto quanto all'interno di questo ordine del giorno credo non fosse corretto e neanche opportuno; forse, tatticamente, dobbiamo mantenere sempre una finestra aperta, un contenzioso aperto.

All'onorevole Maninchedda, che forse in qualche modo ha voluto marcare una differenza, dico: "Chiudiamo questa vicenda e poi apriamo le altre questioni". Credo infatti che su questa materia non dobbiamo marcare differenze; invece, dobbiamo essere tutti uniti, dobbiamo essere tutti consapevoli che solo l'unità ci può portare a un grande risultato e questo ordine del giorno è il coronamento delle interlocuzioni, di un impegno da parte di tutti. A nome del Gruppo del Popolo della Libertà sento di dover ringraziare, pertanto, tutte le componenti che hanno strenuamente cercato la condivisione, una condivisione che si è concretizzata. Adesso aspettiamo il voto e poi spero che maggiore condivisione o comunque coerente condivisione ci possa essere nella fase successiva e, quindi, nell'approvazione della finanziaria.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Io credo che abbiamo fatto bene, come opposizione di centrosinistra, ad alzare i toni anche con un gesto clamoroso come quello dell'occupazione dell'Aula. Io faccio solo alcune brevi considerazioni. Secondo me siamo ancora in una fase nella quale non dobbiamo cantare vittoria, non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia.

Sono emersi in questi giorni alcuni fatti positivi; innanzitutto il riconoscimento, ormai unanime, che la battaglia vinta nella scorsa legislatura sulla cosiddetta "Vertenza entrate" porta alla Sardegna, o dovrebbe portare, una dotazione veramente importante, quantificata dal Presidente della Regione, dall'Assessore del bilancio, su dati attuali, in circa 3 miliardi e 200 milioni in più per le casse dell'Isola. Detratte naturalmente le risorse che vanno a coprire le nuove funzioni trasferite la dotazione dovrebbe essere intorno ai 2 miliardi, nel differenziale attuale, per le casse della Regione. Questo primo dato, è sicuramente un successo, è la nostra battaglia autonomistica, federalista che è stata già vinta e che adesso dobbiamo difendere con tutte le forze.

Colleghi, i ringraziamenti che si stanno facendo in questa sede io li rivolgo innanzitutto a tutti noi, consiglieri dei Gruppi di opposizione, per la determinazione con la quale abbiamo affrontato e anche costretto la maggioranza e la Giunta a riflettere, anche in queste ore, sui dati, sulle cifre, sulla differenza tra quello che attesta il bilancio dello Stato e quello che invece iscrive la Regione nel proprio bilancio. Ma, oltre questo, la Giunta deve anche capire come tradurre il più in fretta possibile quella mail, finora una mail informale (inviata dal Ministero al presidente Cappellacci che stima in circa 5 miliardi e trecento o quattrocento miliardi le entrate per la Regione), in un atto formale, perché solo così noi possiamo, nel rispetto dei diritti già conquistati, garantire i sardi; diritti che vedremoconcretizzarsi solo con un nuovo intervento legislativo magari l'assestamento di bilancio; comunque dobbiamo avere la certezza di acquisire quelle risorse.

Io credo che non sia un merito, assessore La Spisa, aver demeritato fino a oggi; credo che l'autorevolezza, la determinazione, bisogna mostrarle sempre nei confronti di un Governo che sicuramente non ha dato finora alla Sardegna neanche minimamente quanto promesso in campagna elettorale. Sulla riscrittura dell'articolo 8, nella prima riunione di Giunta utile, assessore La Spisa, così come diciamo nell' ordine del giorno, dobbiamo avviare le procedure per impugnare il bilancio dello Stato, per sollevare il conflitto di attribuzioni, per non dare tregua al Governo e, nello stesso tempo, dobbiamo concludere la trattativa per rivedere il Patto di stabilità, ottenere i fondi FAS, che valgono 2 miliardi e 250 milioni, non dobbiamo indebitarci ulteriormente per la Sassari-Olbia, dobbiamo ottenere i fondi FAS che affrontano i nodi strutturali previsti nel Programma attuativo regionale, approvato nella scorsa legislatura e rimodulato in questa legislatura.

Ricordiamo che abbiamo già perso oltre 4 miliardi dei fondi FAS nazionali, avocati a sé dal Presidente del Consiglio nella decisione finale, decisione che sicuramente non è andata incontro alle Regioni del Mezzogiorno. E siamo ora in questa fase in cui dobbiamo continuare la mobilitazione che deve essere popolare, istituzionale e sociale da un lato e, dall'altro, deve vedere l'attivazione di tutti gli strumenti giuridici a disposizione della Giunta. Questo è solo un inizio, non è sicuramente il risultato finale.

Sarà necessario confrontarci ancora, aprire la nuova battaglia, onorevole Maninchedda, sulle accise, non l'abbiamo dimenticata, fa parte di un altro pacchetto che bisogna affrontare immediatamente, e che è sicuramente collaterale alla battaglia vinta con la riscrittura dell'articolo 8.

E allora noi ci siamo, così come i parlamentari del Partito Democratico, che hanno chiesto più volte in Commissione affari costituzionali, in Commissione finanze del Senato, l'audizione del Governo sull'articolo 8 riscritto, e che non hanno ottenuto nessuna risposta, perché c'è ancora, lo dico all'assessore La Spisa, c'è ancora un atteggiamento debole, troppo distante dagli interessi della Sardegna da parte del Governo nazionale. Noi non abbassiamo la guardia, noi riteniamo di aver svolto il nostro ruolo, ottenendo sicuramente un chiarimento che emerge dai numeri esposti, ancora molto distanti da ciò che è iscritto nel bilancio dello Stato, da ciò che è iscritto nel bilancio della Regione, tenendo conto anche delle rassicurazioni, ma sono ancora promesse fatte dal Governo, che vogliono ora tradurre in fatti concreti quanto dovuto alla Sardegna.

Noi abbiamo ottenuto chiarimenti sull'ammontare delle entrate, abbiamo ottenuto, anche grazie al lavoro di mediazione svolto dal Presidente del Consiglio regionale in queste ore, tollerando l'occupazione dell'Aula, un ordine del giorno che impegna immediatamente la Giunta regionale a deliberare sul processo d'impugnativa del bilancio dello Stato e la proposizione del conflitto di attribuzioni, ed ogni eventuale strumento giuridico che serva alla Sardegna e ai sardi per ottenere quanto dovuto.

Abbiamo fatto il nostro dovere, ma siamo ancora all'inizio di un percorso; siamo ancora all'inizio di un percorso perché vogliamo che il Presidente della Regione finalmente si occupi degli interessi complessivi della Sardegna, dopo che per 21 mesi ha affrontato più gli interessi di una parte nel rapporto diretto con la coalizione, che quelli collettivi, appunto, ai tavoli istituzionali e dando indirizzi politici anche ai nostri rappresentanti nella Commissione paritetica.

Noi ci attendiamo una svolta, e vedrete che anche nell'esame della finanziaria, nella discussione generale, noi porremo alcune condizioni attraverso un pacchetto di emendamenti; emendamenti che serviranno ad affrontare la crisi in atto in Sardegna. Noi vogliamo dare una risposta ai sardi, e l'unità che si evince dalla stesura di un documento condiviso, come l'ordine del giorno, qualcuno ha detto che è una risoluzione, che stiamo per approveremo, è il frutto di un lavoro compiuto nell'esclusivo interesse dei sardi.

Noi ci attendiamo nel proseguo della legislatura un atteggiamento di questo tipo da parte della Giunta regionale, e saremo inflessibili, saremo determinati nel pretendere, come abbiamo fatto in questi giorni, con tutti gli strumenti regolamentari a disposizione, il rispetto di una strategia che miri alla difesa degli interessi della Sardegna, alla difesa delle risorse dovute a tutti i sardi.

Quindi è un ringraziamento reciproco, ma credo che dobbiamo fare ancora molti passi avanti, e invitare i sardi, le forze sociali, le forze sindacali, le forze economiche, anche sulla base dell'appello dei sindacati (hanno già indetto una manifestazione per il 21 gennaio), a proseguire nella mobilitazione. La battaglia con lo Stato non è ancora vinta, quello odierno è un passo avanti che registriamo con soddisfazione.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Presidente, questo confronto è stato senz'altro positivo perché ha fatto evidentemente emergere che possono esserci sempre dei momenti in cui il confronto e la dialettica, anche accesa, possono mettere in luce elementi positivi; non dimenticando però, lo vorrei sottolineare e ricordare, che ci devono assistere sempre la prudenza, nei passi che facciamo, e il realismo nel considerare a che punto siamo.

Il dato positivo qual è? Il dato positivo è che in questo confronto (permettetemi anche di aprire e di chiudere velocissimamente una parentesi) il lavoro c'è stato ed è stato continuo; è stato un lavoro in cui alcune persone hanno svolto il proprio compito nell'ombra, mi riferisco in particolare ai dirigenti e ai funzionari dell'Assessorato del bilancio e della Presidenza, che hanno seguito passo passo questo confronto con il Ministero dell'economia, e che dobbiamo ringraziare per quello che hanno fatto e che stanno facendo: ogni tanto emerge.

Evidentemente senza questo lavoro non saremmo arrivati a questo dato positivo, che sinteticamente vorrei richiamare in questi termini. Il confronto non è chiuso, l'accordo con lo Stato non c'è ancora, non c'è cioè un accordo che ci permetta di stabilizzare in norme di attuazione incontrovertibili, in metodi di calcolo certi, finalmente non affidati all'interpretazione del funzionario o del dirigente della Ragioneria generale o di altre articolazioni dello Stato, la quantificazione delle risorse. Ancora non lo abbiamo.

Il dato di oggi è però che noi registriamo la volontà unanime di proseguire il confronto e di arrivare entro breve tempo a decidere anche lo scontro con lo Stato, se non ci viene riconosciuto in maniera più netta, più chiara di quanto possiamo conoscere adesso, quante sono effettivamente le risorse di cui possiamo disporre. Questo è un dato di fatto, ma all'interno di questo confronto, quindi ancora in itinere, è presente un dato positivo: noi abbiamo una comunicazione fornita in incontri ufficiali, e anche una comunicazione che, pur pervenuta attraverso Internet, è un dato formale, pur non avendo la formalità della legge. E' un elemento formale di comunicazione, da parte del Ministero dell'economia, in base al quale noi, legittimamente, attenzione, possiamo accertare le entrate per il 2010.

Questo è un dato importantissimo, è una sottigliezza tecnica, ma non è da sottovalutare. Noi per il 2010, oggi, possiamo accertare quel livello di entrate, e possiamo legittimamente e realisticamente fare una stima previsionale per il 2011, che è esattamente quella che abbiamo messo in bilancio. Questo dimostra un'altra cosa che vorrei sottolineare, e cioè che le previsioni fatte nel 2010, modificate nell'assestamento responsabilmente dalla Giunta e dal Consiglio regionale, erano previsioni corrette, così come speriamo naturalmente di poter incrementare la disponibilità di queste risorse, quindi incrementare anche la quantità di quanto noi stiamo oggi prevedendo se, attraverso il confronto e poi il conflitto davanti alla Corte costituzionale, possiamo effettivamente avere riconosciuto ancora di più.

La battaglia però continua, questo deve essere chiaro; adesso stiamo facendo dei passi a fronte di una chiarezza maggiore sui numeri, sui diritti e sulle aspettative, ed anche quindi con una unità di fondo di tutte le forze politiche. Unità di fondo che oggi, effettivamente, lo riconosco, rafforza la posizione di chi rappresenta la Regione al tavolo del confronto con lo Stato. Rafforza perché evidentemente si basa su dati molto più certi, su una consapevolezza maggiore, tenendo conto che la battaglia continua su questo aspetto del problema entrate, ma continua ancora sulle risorse che lo Stato non dà, e non solo alla Sardegna.

I fondi FAS costituiscono un problema non solo per la Sardegna maper tutte le tutte le Regioni; la battaglia ancora continua sui vincoli del Patto di stabilità che effettivamente sappiamo bene limitano l'applicabilità del livello di entrate che si può raggiungere. Anche su questo quindi il confronto proseguirà, così come sulla questione delle accise, richiamata da numerosi interventi, e prudentemente sottolineata anche dal Presidente della Commissione bilancio come una questione su cui occorre tener conto delle difficoltà che pongono alcune decisioni statali.

Ricordo in proposito il decreto legislativo di applicazione della "42" sul federalismo fiscale che attribuisce alla provincia una quota di compartecipazione sulle accise, e la chiusura di un accordo (non è ancora un provvedimento di legge) che proietta al 2012 la possibilità che il trasporto pubblico locale, per le Regioni a Statuto ordinario, possa essere coperto proprio dalla fiscalizzazione dei gettiti derivanti dalle accise sui carburanti. Sullo sfondo ci sono queste questioni, ma noi non possiamo e non dobbiamo demordere neanche su questo punto perché il contenuto dell'articolo 8, modificato nel 2006, dà questa possibilità. Vedremo se in sede di contenzioso davanti alla Corte costituzionale effettivamente otterremo dei risultati. Noi siamo chiamati, comunque, a tentare tutte le strade e questo faremo.

Voglio dire un'ultima cosa; se avete notato noi oggi possiamo dire di poter iniziare tra qualche minuto l'esame formale della legge finanziaria di bilancio del 2011 avendo un livello di entrate previste pari a 6 miliardi e 700 milioni circa. Possiamo fare il confronto rispetto all'anno scorso avendo dei dati molto più concreti. Ma, ci rendiamo conto, l'ha riconosciuto poco fa anche il Capogruppo del Partito democratico, che avremo un incremento di entrate che al netto anche della spesa sanitaria e della spesa per la contiguità territoriale e il trasporto, funzioni interamente trasferite alla Regione a seguito di quell'accordo, a spanne, sarà di circa 2 miliardi in più? Ci domandiamo come spendere queste risorse?

Il primo risultato è che tutto questo ci consente di non indebitarci ulteriormente, ed è la volontà che dobbiamo tenere assolutamente ferma. Ma, anche considerando che non dobbiamo indebitarci, e non ne abbiamo la necessità, ci dobbiamo rendere conto che nel frattempo, mentre questo livello di entrate cresce, la spesa va avanti! La spesa va avanti e ci chiama a un analogo senso di responsabilità. Avete detto tutti che la Giunta, l'opposizione, la maggioranza in questa circostanza sulle entrate hanno mostrato senso di responsabilità. Dobbiamo dimostrarne altrettanto nel governo della spesa perché non dobbiamo più consentire che queste risorse, che sono un patrimonio prezioso per una Regione speciale come la nostra, non vadano spese bene. Vanno spese infatti per lo sviluppo, vanno spese per il contrasto a tutte le forme di emarginazione e di povertà, per dare servizi adeguati ai nostri cittadini, ma non vanno più spese sulla base di decisioni irrazionali e irresponsabili che tendono, o rischiano di tendere, ad alimentare una struttura e non a trasferire al sistema sociale ed economico della Sardegna queste risorse. Questo è quello che tra qualche minuto io credo dovremmo tutti essere disponibili a dimostrare.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 29, viene ripresa alle ore 13 e 08.)

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno:

Ordine del giorno Bruno - Diana Mario - Steri - Uras - Vargiu - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Cocco Daniele Secondo - Barracciu - Capelli - Lai - Locci - Porcu - Sabatini - Sanjust - Zedda Alessandra sull'attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto speciale relativo alle entrate della Regione Sardegna.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle dichiarazioni rese dal Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento, sulla vertenza entrate:

PREMESSO che:

· è in corso la sessione finanziaria del Consiglio regionale dedicata all'approvazione della proposta di bilancio 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 della Regione Sardegna;

· giungono pressanti richieste dalle rappresentanze istituzionali, dalle forze economiche e sociali e dagli operatori del terzo settore della Sardegna affinché tale sessione finanziaria possa dare risposte concrete ai bisogni delle famiglie, del mondo del lavoro e dell'impresa colpiti da un crisi economica tra le più gravi degli ultimi 30 anni;

· in tale difficile contesto diventa fondamentale l'immediata attuazione dell'articolo 8 dello Statuto così come novellato dall'articolo 1, comma 834 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007);

· nelle comunicazioni del Presidente della Regione sullo stato della trattativa con il Governo, avvenute in Aula il 22 dicembre 2010 ai sensi dell'articolo 120 del regolamento consiliare, sono state confermate alcune criticità in merito alla completa applicazione di quanto previsto dall'articolo 8 riformato dello Statuto regionale con riferimento al riconoscimento da parte dello Stato delle quote dei tributi sul gioco del lotto, sul reddito delle seconde case dei non residenti e sulla completa compartecipazione regionale al gettito IVA, a cui il Governo vorrebbe detrarre una quota per l'ammortizzazione delle quote dell'Unione europea, e su altre imposte minori comunque derivanti dalla completa e puntuale applicazione del nuovo articolo 8 dello Statuto regionale;

· il 10 dicembre 2010 è stata definitivamente approvata la legge di stabilità (finanziaria nazionale) ed il bilancio 2011 dello Stato e che in tale bilancio vengono quantificate in 4.750 milioni le devoluzioni del gettito di entrate erariali spettanti alla Sardegna per il 2010 con quantificazione non ancora esplicitata per il 2011;

· nel bilancio della Regione il totale delle entrate viene quantificato per il 2011 in 6.712 milioni che, al netto dei tributi regionali e dei tributi erariali riscossi direttamente (imposte sui consumi e tasse sugli affari pari a 1.353 milioni di euro), comporterebbero ad oggi, nel caso di una devoluzione erariale per il 2011 identica a quella già riconosciuta per il 2010, una differenza stimata in 610 milioni di euro per il 2011 e di 1.200 milioni di euro per il biennio 2010-2011, differenza che, tenendo conto delle compartecipazioni erariali ancora non riconosciute dal Governo e delle ultime stime fornite dall'amministrazione statale sulla base delle ultime dichiarazioni disponibili, supererebbe i 1.500 milioni di euro;

· in data 13 dicembre 2010 i rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze hanno comunicato in via preliminare che, in base alle ultimissime stime effettuate dall'amministrazione finanziaria statale mediante l'elaborazione dei dati più recenti e delle ultime dichiarazioni disponibili, le compartecipazioni regionali ai tributi erariali da devolvere alla Regione per l'esercizio 2011 risultano quantificate in 5.400 milioni di euro, ossia in misura superiore a quella prevista nel bilancio di previsione della Regione in approvazione e che gli stanziamenti del bilancio statale destinati alla devoluzione delle compartecipazioni spettanti alle Regioni a statuto speciale sono, come di consueto, adeguati in corso d'esercizio al gettito tributario in formazione;

· l'amministrazione regionale non ha ritenuto pienamente condivisibili le proposte d'accordo formulate dal Ministero dell'economia e delle finanze in particolare in merito al mancato riconoscimento delle compartecipazioni sopra richiamate e ha richiesto la rapida formalizzazione delle previsioni delle devoluzioni erariali spettanti alla Sardegna,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a completare, ad un anno dall'entrata in vigore del nuovo regime di compartecipazioni erariali, l'attuazione della riforma del nuovo articolo 8 dello Statuto ai sensi dell'articolo 56 dello Statuto speciale, per il formale riconoscimento ed il conseguente trasferimento delle somme relative alle entrate erariali spettanti alla Regione Sardegna dall'applicazione integrale del nuovo articolo 8 riformato senza alcuna eccezione come citato in premessa;

ad adottare nella prima riunione utile di Giunta la deliberazione che avvii, autorizzandola sin d'ora, per l'ipotesi che non si pervenga, entro i termini di legge, all'intesa secondo quanto previsto in premessa, la proposizione di un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale per il caso di persistente integrale o parziale violazione del predetto articolo 8 dello Statuto speciale nonché la proposizione d'impugnazione avverso il bilancio dello Stato;

a concludere con il Ministro dell'economia e delle finanze il tavolo di confronto mirato alla rinegoziazione del Patto di stabilità imposto alla Regione Sardegna che tenga conto del nuovo regime d'entrata in vigore dal 2010. (1)

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno.

Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Biancareddu, Cappellacci, Fois, Oppi, Planetta, Rassu, Sanna Giacomo, Solinas Christian, Stochino, Vargiu e Zedda Alessandra hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri:Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cappellacci - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 69

votanti 68

astenuti 1

maggioranza 35

favorevoli 68

(Il Consiglio approva).

I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16 e 30. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

La seduta è tolta alle ore 13 e 13.



Allegati seduta

CLXVI Seduta

(ANTIMERIDIANA)

Mercoledì 22 dicembre 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 27.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'11 novembre 2010 (157), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Angelo Francesco Cuccureddu, Marco Meloni, Valerio Meloni, Antonio Pitea e Adriano Salis hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 22 dicembre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di sospendere l'esame congiunto del documento numero 12/A e dei disegni di legge numero 219/S/A e 220/A per consentire al Presidente della Regione di rendere delle dichiarazioni ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento. A seguito delle dichiarazioni si aprirà il dibattito e i consiglieri regionali che intendono intervenire avranno a disposizione dieci minuti.

Dichiarazioni della Giunta regionale ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento sulla vertenza aperta con il Governo nazionale relativamente alle entrate della Regione autonoma della Sardegna

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, in questi giorni abbiamo molto discusso sulla cosiddetta "Vertenza entrate" confrontandoci, io credo in modo proficuo, sui numeri, sulle tabelle, sull'ammontare dovuto dallo Stato in virtù del novellato articolo 8 del nostro Statuto. Io oggi vorrei, con questo breve intervento, provare a fare un po' di chiarezza su questi numeri, perché il quadro finanziario sia chiaro, ma perché sia chiara soprattutto la volontà, la strategia che deve portarci all'obiettivo, importante (un obiettivo condiviso, ne sono assolutamente convinto), di rendere attuale - non perché non lo sia e perché non sia vigente, ma operativo in termini di meccanismi di calcolo - l'articolo 8, quell'articolo 8, novellato nella precedente legislatura, che ha costituito un importante risultato per tutti.

Come voi sapete in queste settimane la Commissione paritetica ha lavorato per arrivare a questo quadro condiviso quindi a una proposta; nel corso dei lavori si è opportunamente ritenuto di aprire un tavolo tecnico-politico al quale ha partecipato il sottoscritto, al quale ha partecipato il ministro Calderoli su espressa delega del ministro Tremonti; allo stesso tavolo hanno partecipato i rappresentanti della Giunta, i funzionari regionali e statali ai massimi livelli.

Ci sono state alcune riunioni, nell'ultima delle quali, tenutasi il 13 dicembre scorso, si è arrivati a una sintesi che è stata non solo discussa in sede di incontro, ma anche trasmessa al sottoscritto sotto forma di documento. Un documento che noi riteniamo molto importante perché rappresenta un sostanziale passo avanti in quanto contiene, in relazione proprio al tema specifico della vertenza e delle norme di attuazione, una tabella, redatta dal Governo, che riporta un risultato finale quale emerge dalla valutazione di quell'articolo 8 e dei meccanismi che vengono applicati per renderlo attuale.

Questo quadro indica un ammontare di entrate devolute, abbiamo discusso anche di questo. Tutti noi sappiamo che nel nostro bilancio abbiamo un volume complessivo di entrate pari a 6 miliardi e 700 milioni di euro; di questi circa 800 milioni si riferiscono a entrate da tributi propri, altri 500 milioni sono riferiti a tributi erariali, ma che noi incassiamo direttamente, e infine la differenza, 5 miliardi e 400 milioni, è l'ammontare delle devoluzioni oggetto di questa discussione.

Quel documento ci è stato trasmesso con la seguente comunicazione: "Come richiesto si trasmette la bozza di accordo con la Regione autonoma della Sardegna concordato con il Dipartimento delle finanze e il prospetto nello stesso accordo richiamato fornito dal medesimo Dipartimento". Questo prospetto indica un volume di devoluzioni per l'anno 2010 pari a 5 miliardi e 293 milioni e una previsione per il 2011 pari a 5 miliardi e 398 milioni. In termini quantitativi noi riteniamo che si sia arrivati a un valore molto prossimo ai nostri calcoli che, peraltro, sono alla base del risultato che è stato iscritto nel nostro Documento di programmazione,

Quella comunicazione contiene anche un'ipotesi di accordo che, però, non ci soddisfa dal punto di vista qualitativo. Non ci soddisfa perché non chiarisce, anzi, meglio, vorrebbe chiarire con una norma interpretativa che quanto riferibile ai giochi, in particolare ai proventi del Lotto, sarebbe da considerare escluso dall'accordo. Noi riteniamo che questa impostazione non sia accettabile per diversi ordini di motivi. Intanto stiamo parlando di un valore di 80 milioni di euro che, peraltro, per i trend nazionali che sono costanti, è destinato a crescere nel tempo. Pensate, un dato veramente sbalorditivo, i sardi nello scorso anno hanno speso in giochi la bellezza di 1 miliardo e 200 milioni di euro.

Ma, al di là del trand in crescita, i giochi del Lotto sono a tutti gli effetti (per quanto ci riguarda, per l'interpretazione corretta supportata dalla giurisprudenza) entrate erariali che sono classificate nel bilancio dello Stato come entrate tributarie e sono ricomprese nell'articolo 8, quindi assolutamente dovute.

In termini sostanziali, nel corso dell'ultima riunione, abbiamo avuto modo di avere alcune note che si riferiscono alla corrispondenza che era intercorsa all'epoca della riforma dell'articolo 8; in questa corrispondenza ci sono i prospetti esplicativi delle varie componenti e viene (sia in termini di prospetto che di tributo) espressamente richiamata questa componente, ma è espressamente richiamata anche nella nota metodologica allegata. Quindi, non c'è dal nostro punto di vista alcun motivo, alcuna ragione per rinunziare a questa componente.

In quell'accordo poi si fa riferimento anche alla partita delle accise che, però, non forma oggetto specifico di questa vertenza, del problema relativo al novellato articolo 8.

Io ho provveduto a replicare al Ministro trasmettendo la posizione ufficiale del Governo regionale, ovverosia soddisfazione per il livello quantitativo ma insoddisfazione assoluta per quanto riguarda l'aspetto relativo a quella componente che rivendichiamo perchè riteniamo sia dovuta. Arriviamo pertanto al dunque, l'ho detto pubblicamente ma mi fa piacere ripeterlo davanti al Consiglio regionale e a tutti voi: io sono convinto, nel caso in cui questo riconoscimento non dovesse arrivare e non dovesse arrivare in tempi molto brevi (perché ormai questa è una vertenza che si deve chiudere nel giro di poche settimane), che sarà necessario attivare tutte le azioni in sede giudiziaria per far valere questo diritto della Sardegna.

I tecnici stanno già discutendo e lavorando all'ipotesi che appare più corretta, si parla di conflitto di attribuzioni e quindi di ricorso alla Corte costituzionale, si parla di giudice ordinario, questo verrà deciso a esito di questo approfondimento che si sta facendo correttamente nelle sedi tecniche competenti; sul piano politico è rilevante, e voglio sottolinearlo, che non siamo disposti e disponibili a rinunciare neanche a un euro di quello che è dovuto in forza dell'articolo 8.

Tanto meno siamo disponibili in un momento in cui è in corso un processo difficile, un processo che dobbiamo seguire con grande attenzione, quello della riforma in chiave federale dello Stato, che ci impone un ancora più forte senso di responsabilità nella difesa delle ragioni del nostro Statuto e della specialità.

A mio avviso questo è un momento molto importante per noi, molto importante per valorizzare lo spirito che credo di aver colto anche nelle interlocuzioni, nei contatti informali che ci sono stati tra maggioranza e opposizione, ma anche all'interno del mio stesso schieramento. E' il momento in cui dobbiamo fare uno sforzo per mettere da parte le strategie, le tattiche e far prevalere il senso di responsabilità. Il senso di responsabilità significa essere capaci di adottare una linea unitaria che è quella che dobbiamo portare avanti, con forza e determinazione, in nome di un unico interesse: quello del risultato ottimale per la Sardegna.

Io credo che ci siano tutte le condizioni. Partiamo dall'obiettivo di valorizzare il risultato, che io ritengo un grande risultato, ottenuto con l'articolo 8, novellato con legge finanziaria del 2007, attualizzandoloe rendendolo operativo. E' il momento in cui dobbiamo unire le forze, è il momento in cui dobbiamo superare gli steccati delle singole coalizioni, delle singole posizioni e insieme trovare una soluzione per il bene della Sardegna.

Questa soluzione, se è necessario, passa - e io sono molto determinato in questo senso - anche attraverso l'apertura di un conflitto della Regione nei confronti dello Stato. Non ci spaventa, non ci preoccupa, l'unica cosa che ci preoccupa è quella di portare a casa nei tempi più rapidi possibili questo risultato.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, Presidente della Regione, colleghi, con le dichiarazioni del Presidente della Regione e con la trattativa intercorsa nelle scorse ore tra la minoranza, il Presidente della Regione e l'Assessore del bilancio è stata detta la parola fine a un'iniziativa indubbiamente forte assunta appunto da questa minoranza. Un'iniziativa che non si prende mai a cuor leggero, l'occupazione di quest'Aula, un'iniziativa che speriamo di non dover ripetere, però un'iniziativa che, mi sembra di poter dire, anche dopo aver ascoltato il Presidente della Regione, è stata utile, importante.

Vedete, colleghi, noi siamo convinti che la "Vertenza entrate", le risorse fondamentali su cui può contare questa Regione per fare politiche, per esercitare in maniera concreta la propria autonomia, non sia e non possa essere oggetto di una trattativa privata, una trattativa per pochi di cui non conosciamo né il contenuto nè l'esito.

Allora, credo che anche le parole del Presidente della Regione - io lo ringrazio per il ruolo positivo che ha svolto in queste ore - dimostrino che quanto fatto dall'opposizione, a differenza di qualche parola fuori luogo di esponenti della maggioranza, è stato improntato non alla irresponsabilità, ma alla massima responsabilità dovuta a quel ruolo che noi dobbiamo esercitare, di controllo, di monitoraggio, di sostegno alle grandi battaglie che portiamo avanti in nome del nostro popolo.

Noi in questi mesi abbiamo cercato di portare avanti questa azione; l'abbiamo fatto con mozioni, con interpellanze, con dibattiti. In questi mesi non abbiamo cercato di ostacolare la Giunta, non abbiamo cercato di fare lo sgambetto a qualcuno, ma abbiamo cercato di mettere il nostro bagaglio di competenze, di esperienze, la nostra forza politica al servizio della Sardegna. E devo dire che ci sono stati nelle ultime ore momenti importanti; abbiamo visto infatti l'attuale Presidente della Regione e l'ex Presidente della Regione sedersi a uno stesso tavolo e discutere insieme, in maniera bipartisan, su come condurre la vertenza con lo Stato per poter ottenere risultati più alti.

E credo che a quel tavolo, se il Presidente della Commissione bilancio ha, anche lui, la bontà di ascoltarmi, siano state dette finalmente parole di verità anche sul valore di quella vertenza che nel 2006 non ha visto coinvolta una sola parte , ma ha visto protagonista tutta questa Aula, anche se alla guida della Regione vi era il centrosinistra. Parole di verità su una vertenza il cui valore spesso alcuni esponenti in questa Aula ancora hanno messo in discussione. E in queste ore è stato riconosciuto, sulla base delle stime fornite dal Ministero dell'economia e della finanza relative al gettito IVA-IRPEF, che addirittura il valore di quella vertenza non vale 1.600 milioni di euro in più di entrate, al netto delle competenze assorbite in materia di sanità e di trasporto pubblico locale, ma addirittura vale oltre 2 miliardi di euro.

Quindi sono state dette parole di verità e non dai banchi della minoranza. Quanto è successo dimostra che, se sappiamo superare gli steccati, e sappiamo dare valore e significato al ruolo di ognuno mettendo insieme le intelligenze e le competenze di questa Aula, certamente si possono ottenere risultati importanti.

Presidente, non riteniamo le battaglie finite e non riteniamo meno nette le differenze tra maggioranza e opposizione. Ci dividono certamente visioni diverse del futuro, ci divide una diversa visione di Sardegna. Ma noi non rinunceremo, Presidente, a cercare di instillarle coraggio; le chiederemo di non accontentarsi delle facili promesse di un Governo che qualcuno dichiara amico ma che, in realtà, non è certamente amico della Sardegna; un Governo che è preda degli egoismi che noi abbiamo chiamato a "trazione leghista", ma certamente degli egoismi in cui si rifugia ogni Regione in momenti di difficoltà dovendo competere per risorse che, nell'attuale contesto, sono sempre più scarse.

Pertanto, Presidente, noi la vogliamo coraggioso, coraggioso come ha dimostrato di essere oggi e coraggioso anche nelle prossime vertenze che dovremo affrontare. Battiamoci per il Lotto, battiamoci anche per il reddito catastale sulle seconde case dei non residenti, non lasciamo allo Stato neanche una quota delle compartecipazioni IVA, perché l'articolo 8 non prevede che noi dobbiamo in qualche modo rimpinguare i fondi per le compartecipazioni europee, utilizziamo e chiediamo l'applicazione integrale dell'articolo 8 riguardo a qualsiasi altra imposta che, a qualsiasi titolo, lo Stato dovesse imporre.

Soprattutto, Presidente, ricordiamoci e si ricordi che la "Vertenza entrate" non sarà conclusa fino a quando non sarà rivisto anche il Patto di stabilità nazionale, perché ha poco senso vederci riconosciute le maggiori entrate se quelle maggiori entrate non risultano essere spendibili per politiche pubbliche che possano tracciare e cambiare il futuro della Sardegna. Quindi noi le chiediamo di essere altrettanto coraggioso anche a quel tavolo; certamente anche in quella sede dovremo trovare accordi, magari accettare di ripianare prima il disavanzo, certamente accettare di abbattere ulteriormente l'indebitamento finanziario della nostra Regione, ma noi vogliamo che quelle somme non siano soltanto trasferite ma siano pienamente disponibili per le politiche di sviluppo della nostra Regione.

Quanto è avvenuto oggi, e quanto avverrà con l'approvazione di un ordine del giorno unitario, credo rappresenti parole di verità, renda giustizia alla bontà dell'iniziativa della minoranza, chiarisca che ascoltandoci possiamo ottenere risultati migliori, chiarisca che non dobbiamo accontentarci delle parole e delle promesse, delle e-mail, degli allegati, ma che dobbiamo chiedere attraverso le norme di attuazione (noi non le volevamo, voi le avete volute e a questo punto vanno completate), che i diritti della Sardegna siano pienamente e finalmente esercitati in voci specifiche del bilancio.

Se questo avverrà e se lei, Presidente, avrà coraggio su questa e su altre battaglie (dai fondi FAS, ai tagli nella rete scolastica, alle infrastrutture, alla desertificazione industriale che parte dai poli chimici statali), dico, con convinzione, che i suoi successi saranno i nostri successi perché in definitiva saranno i successi di tutto il popolo sardo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, colleghi, in questi giorni si è detto molto su un'iniziativa che nessuno alla fine adotta a cuor leggero: occupare un'istituzione, non renderla agibile non è un atto rituale o che rientra nell'ordinaria consuetudine. Però vorrei richiamare i colleghi sul fatto che noi correvamo il rischio, l'abbiamo detto per lungo tempo, non solo di essere incoerenti fra quanto già detto in questa Aula e le azioni conseguenti, ma di trasformare (il rischio vero era questo) un passaggio che ha carattere costituzionale per la Sardegna in una prassi ordinaria di quantificazione del dovuto alla Sardegna. Invece l'applicazione, per la prima volta, di un dettato che ha valore statutario per la Sardegna costituisce un momento che non può essere gestito, secondo me responsabilmente, come un passaggio o una facoltà attribuibile solo a una maggioranza che ha il compito di governare la Regione.

Perché vedete, a mio giudizio, l'applicazione di oggi del dovuto alla Sardegna rappresenterà il dovuto per il futuro. Cioè noi oggi ragioniamo di un qualcosa che avrà un valore applicativo nella sua metodologia per il futuro, ed è la prima vera applicazione di un novellato al nostro Statuto che assume valore costituzionale, intendendo mettere la Sardegna in una condizione autorevole per gestire un passaggio pattizio con lo Stato.

Il Presidente credo che oggi abbia espresso correttamente questo concetto di rapporto pattizio, che significa dire allo Stato: "Noi su questo passaggio adottiamo tutte le tutele che abbiamo in mano perché siamo entrambi costretti a configurare il giusto per la Sardegna"; è un atteggiamento che non ha un sapore conflittuale ma ha un sapore di dimensione pattizia che colloca la nostra autonomia in una posizione di non svantaggio su quel tavolo. Ecco perché, al di là della formula, io credo che quello che riusciremo a deliberare oggi abbia più un valore di risoluzione che non di ordine del giorno, nel senso che dà un mandato preciso al Presidente, e declinare oggi, per il futuro , il quadro dei nuovi diritti mi sembra una questione che anche il nostro atteggiamento ha consentito di ricondurre a un processo condiviso, prepolitico da un certo punto di vista, perché mette e deve mettere le appartenenze "fuori" e consegnare al Presidente un mandato autorevole a perseguire quell'obiettivo.

Vorrei dire ai colleghi, piuttosto distratti, che secondo me farebbero bene a considerare questo il primo atto di applicazione di quell'ordine del giorno unitario (è la cosa più importante che è stata fatta in questi giorni), che abbiamo approvato, nel quale ci siamo proposti insieme di affrontare il cammino, non facile e neanche tanto breve, della revisione e dell'attualizzazione del nostro Statuto. Oggi noi stiamo ponendo in essere la prima applicazione concreta di quell'impegno che abbiamo assunto, perché questa è definire la riforma di quello che è il quadro delle nuove entrate, che potrà cambiare, che potrà evolvere, ma che comunque parte da un punto forte.

Il punto forte l'abbiamo potuto vedere, colleghi, in questi giorni, perché quel valore dell'articolo 8 non è un valore statico, un valore fermo che dà una cifra oggi per sempre, ma si dimostra, attraverso il ragionamento, che produce degli effetti nel tempo che impegnano a una revisione dinamica dei suoi benefici sul bilancio della Regione e che, paradossalmente, fa ricadere su di noi un impegno su come conformiamo il bilancio stesso.

Mi fa piacere anche poter dire, a beneficio di coloro che considerano la politica esclusivamente un luogo di confronto di parte, che in questi giorni abbiamo avuto modo, attraverso questa nostra iniziativa, di realizzare un percorso intelligente e responsabile di continuità autonomistica, continuità di impegno autonomistico. Perché il confronto di merito fra coloro che avevano avuto la possibilità di definire con il Governo il nuovo regime di entrate, le modalità con le quali si sarebbe dovuto realizzare, e coloro che hanno in mano oggi la responsabilità di tradurlo concretamente, ha generato una continuità nell'individuazione comune del senso di questa riforma da consentire che l'ideazione, il pensiero e l'attuazione concreta di quel pensiero e di quel progetto di riforma delle nuove entrate avesse una continuità autonomistica, cioè un'interpretazione unica e autentica.

Questo è, colleghi, quell'atteggiamento che ci dovrebbe suggerire, anche nella fase successiva, di conformare i bilanci di questa Regione, di aiutare un processo riformista concreto ad avere un pensiero diverso, non un pensiero preclusivo: chi ha la maggioranza deve governare, ma si può dimostrare che chi è all'opposizione può anche contribuire dando una forza di rappresentanza, dando un senso condiviso delle proposte.

Ecco perché io credo, al di là del confronto dei numeri, Presidente, che è fondamentale anche quest'idea di considerare il bilancio dello Stato un elemento di riferimento; un elemento di riferimento con riguardo non solo al fatto che abbiamo fatto chiarezza sul 2010, ma al tavolo sul quale dobbiamo continuare a trattare noi dobbiamo sottolineare, e questo credo sia il senso, che il logorio inutile di un confronto e di una mancanza di rispetto, spesso, della specialità deve portare nel bilancio dello Stato a una riforma strutturale della sua configurazione, che metta in un capitolo, non indistinto, ma specifico, quello che la Sardegna deve avere anno per anno, perché io credo che questa mancanza abbia complicato la nostra strada.

Pertanto dobbiamo chiedere che lo Stato tecnicamente metta in evidenza, anno per anno, nel suo bilancio l'esito di questo percorso che stiamo compiendo, che serve allo Stato e serve a noi per renderci immuni da assalti, che comunque si dovranno fare nei prossimi anni, sulle consistenze finanziarie della nostra Nazione, per effetto di congiunture che si protrarranno nel tempo, che non saranno di breve durata. E noi dobbiamo mettere al sicuro la nostra prima applicazione della revisione dello Statuto, perché questo è il significato che io gli do, ma anche la prima applicazione, che vorremmo sia espressa esplicitamente, di una modalità corretta di applicare il federalismo fiscale alla specialità della Sardegna.

Vorrei ricordare che, oltre al Lotto, dobbiamo combattere anche per avere gli introiti derivanti dalle concessioni demaniali; nonostante il nome, concessione, parliamo di un'imposta, il cui gettito è di quantità enorme, che grava sugli operatori economici della Sardegna e che dovrebbe fornire una percentuale da reinvestire sul valore del patrimonio…

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, ritengo che si sia conclusa nel migliore dei modi una (come la chiamiamo?) vertenza aperta dai colleghi di minoranza, ma che attiene anche a un dibattito aperto da tempo in Commissione bilancio; e è ovviamente, una vertenza che non si chiude a questo punto. Io plaudo all'iniziativa del Presidente, alla conclusione cui si è giunti con l'ordine del giorno comune. Ritengo che si sia fatta anche chiarezza sulle cifre, per noi già chiare per certi versi, ma non possiamo neanche dimenticare che siamo rimasti soli, come Consiglio e come Giunta, in questa vertenza.

La Giunta e il Consiglio sono rimasti soli perché è mancato quel supporto importante, determinante, dovuto, da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento, e parlo di tutti. E' di qualche giorno fa la sigla dell'accordo, in applicazione delle norme di attuazione, tra lo Stato e il Trentino Alto Adige e tra lo Stato e la Valle d'Aosta; due Regioni che hanno ottenuto, in proporzione, molto di più di quanto stiamo cercando di ottenere noi salvaguardando i nostri diritti.

Guarda caso quell'accordo è stato concluso il 13 dicembre e, guarda caso, i rappresentanti della Volkspartei hanno votato la fiducia al Governo nazionaleportando a casa un risultato. In quell'accordo ci sono altri aspetti importanti, molto importanti. Presidente, in quell'accordo è prevista per esempio la riserva di posti nei concorsi per entrare nella polizia di Stato a chi può dimostrare di conoscere il tedesco e l'italiano, cioè a chi è bilingue.

Potrebbe sembrare una cosa insignificante, ma hanno acquisito una riserva per potere partecipare a quei concorsi nello stesso atto dove hanno acquisito la compartecipazione alle accise per il trasporto pubblico locale su ferro. Quello che purtroppo, colleghi, e mi riferisco ai colleghi della minoranza, noi ci siamo venduti per la riforma dell'articolo 8.

E' vero, noi abbiamo sostenuto in maniera unitaria, forte, manifestando insieme, fianco a fianco a Roma, le minoranze con le maggioranze di allora, il Presidente di allora, perché ci fosse una svolta nella scrittura dell'articolo 8 novellato. C'è stata un'unità sotto quel punto di vista, c'è stato però anche un momento in cui qualcuno ha accelerato troppo, e il presidente Soru, senza riportare al Consiglio le proposte del Governo e l'accordo che intendeva sottoscrivere, è andato da solo alla sottoscrizione di quell'accordo.

Colleghi, oggi noi dobbiamo riconoscere tutti insieme, senza polemica, che forse qualche maggiore attenzione nella determinazione delle norme di attuazione, e quindi norme di attuazione sì e norme di attuazione no, accise sì, accise no, Lotto sì, Lotto no, non ci avrebbe portato a queste condizioni. Ma, soprattutto, costo della sanità a totale carico della Regione, sì o no? Costo del trasporto pubblico locale a carico della Regione sarda - mettendo da parte le accise - sì o no? Questo è stato un errore!

Abbiamo cercato e stiamo cercando tutti insieme di recuperare quell'errore, credo che ci manchi una gamba! Ci manca il sostegno dei nostri eletti che, alla pari del Consiglio regionale, della Giunta, devono trattare con il Governo nazionale affinché si arrivi ad una soluzione immediata, lecita: riconoscimento di diritti e non di privilegi per la nostra terra, per la nostra Regione! In questo lei, Presidente, lo riconosco, è solo! Non ho visto atti concreti. Non ho visto un'azione paragonabile a quella del sindaco Alemanno che ha chiesto e ha ottenuto la deroga al Patto di stabilità per Roma capitale il 25 settembre, cioè prima di votare la fiducia al Governo Berlusconi sui 5 punti!

Potremmo fare altri esempi: i 4 miliardi e mezzo ottenuti in pari data, sempre il 25 settembre, dalla Sicilia con il trasferimento di fondi FAS; parlo di ciò che hanno cercato di tutelare i parlamentari eletti da quei territori per quei territori, e non in un mercato di compravendita, e se fosse così ben venga. Se fosse così ben venga!

Allora noi dobbiamo capire se in questo percorso che dobbiamo portare a conclusione continueremo a essere soli; dove sono i nostri rappresentanti? Materialmente, concretamente, qual è il sostegno? Ovviamente, colleghi, penso che possa venire un grande apporto anche da parte delle opposizioni che sono lì in quel di Roma. Quindi, come chiudere? Il federalismo sta andando avanti al di là del problema delle entrate. Abbiamo di fatto a nostro carico la sanità, e vedremo in finanziaria e in bilancio con quali difficoltà gestiamo i fondi per questo comparto. Abbiamo ugualmente una grande difficoltà nella gestione del trasporto pubblico locale, in particolare quello su ferro.

Queste argomentazioni, a mio avviso, che non sono solo politiche ma anche tecnico-economiche, devono essere portate all'attenzione della Commissione paritetica che giustamente, finalmente, è affiancata da una Commissione tecnico-politica che deve far aprire gli occhi al Ministro di turno, o ai commissari di turno che siedono in quella Commissione, sulle esigenze e i diritti - ribadisco questo aspetto - i diritti della Sardegna! Non privilegi aggiuntivi!

Ben venga pertanto l'ordine del giorno sul quale assolutamente concordo essendo uno dei sottoscrittori, ma credo anche che bisognerà riaprire il dibattito e sostenere la Giunta nell'azione necessaria perché questi diritti vengano definitivamente e chiaramente regolamentati e riconosciuti. Si apra quindi la discussione anche su ciò che è stato dimenticato nell'articolo 8: la richiesta del riconoscimento della compartecipazione alle accise che per noi, a questo punto, diventano vitali per una corretta sopravvivenza del bilancio regionale per quanto riguarda la quota investimenti, ma vitali anche per un riconoscimento di quell'autonomia, fino ad oggi negata, non da governi amici o nemici, ma da quei governi che nel tempo - e oggi purtroppo devo dire più che mai - ci hanno depredato dei fondi FAS.

Questo è un dato di fatto, non parliamo poi delle delibere Cipe, ma possiamo parlare anche degli accordi di programma non compiuti o che si compiono a distanza di anni. Assessore La Spisa, anche su questo dobbiamo fare la nostra riflessione, perché lei ricorda che cosa abbiamo chiesto per verificare la correttezza della spendita dei fondi sugli accordi di programma: quali responsabilità ci sono e perché non si sono avuti i risultati attesi. Perciò c'è un problema di entrate ma c'è anche un problema di spendita corretta e di controllo della spesa, perché non tutto dipende dal centralismo regionale, ma dipende anche dalla mancata o non corretta applicazione di quanto demandato agli enti locali.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Diana Giampaolo. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, a mio avviso oggi viviamo un momento importante, lo è certamente per il Consiglio regionale, lo è certamente per la Giunta, lo è per noi tutti, indipendentemente dalle nostre responsabilità del momento; vorrei che lo fosse e senz'altro lo è (e così dobbiamo contribuire a farglielo vivere) anche per chi all'esterno di quest'Aula ha vissuto e vive il dibattito sul tema delle entrate con molta attenzione e, direi, anche con molta tensione perchè è la parte debole di questa società che guarda alla volontà di rappresentare anche i suoi interessi in quest'Aula.

Presidente, le conclusioni alle quali siamo pervenuti nelle ore appena trascorse e quelle a cui perverremo tra qualche attimo ci debbono consentire di sviluppare qualche riflessione, molto laica, fra di noi, seppure con grande rispetto per i ruoli diversi che ognuno di noi ha. Presidente, io voglio sottolineare che le ragioni che ci hanno costretto all'occupazione di quest'Aula, e le conclusioni a cui siamo pervenuti, debbono rappresentare una sorta di monito per il futuro, per noi tutti ma, innanzitutto, per la maggioranza, per la Giunta e per lei Presidente che governa in questo momento questa Regione.

Mi permetto di dirle, con molta sincerità, che mi pare che lei (se interpreto correttamente le sue dichiarazioni di quest'oggi) sia sulla buona strada; lei deve appunto guardare alla Sardegna e quest'Aula con maggior attenzione e, soprattutto, con la consapevolezza in qualunque momento che lei è il Presidente della Sardegna e non soltanto di una parte anche in quest'Aula. Deve essere libero e convinto di pensare che le opposizioni quando la incalzano non debbono essere tacciate - perché non lo sono nel loro agire - di strumentalità.

Lei deve sapere, Presidente, l'ha capito da queste ultime 48 ore, che anche l'opposizione non smette mai di avere una responsabilità generale nel rappresentare gli interessi di quest'Isola, in particolare della sua parte più debole; ci deve essere pertanto il massimo rispetto, la massima attenzione e soprattutto la convinzione, ripeto, che da parte nostra non c'è stato e non c'è alcun secondo fine ma solo l'intento di spingere nella direzione di rappresentare al meglio quest'Isola.

Io spero, Presidente, che ci sia la consapevolezza e la convinzione a quest'oggi, a partire da lei, che l'opposizione è stata costretta a occupare l'Aula perché, se non l'avesse fatto, non si sarebbero create le condizioni per sviluppare un confronto importante tra le forze politiche, tra le forze politiche e l'Esecutivo e tra le forze politiche e lei, Presidente. Mi dispiace che nelle ore passate qualche collega invece abbia voluto, anche attraverso la stampa, lanciare messaggi completamente diversi.

Noi abbiamo voluto colmare con la nostra iniziativa, Presidente, un vuoto di assunzione di responsabilità generale, noi ci siamo assunti la responsabilità di richiamare tutti, innanzitutto il Presidente della Regione, che in questa occasione ha saputo ascoltare, ad assumersi la responsabilità generale di rappresentare gli interessi di quest'Isola anche nella parte che ha ereditato. Questo è uno degli aspetti più importanti io credo di queste ultime due giornate.

La responsabilità generale significa tutelare e pretendere l'esigibilità di quanto ci è dovuto e quanto ci è dovuto, lo ha ripetuto qualche collega che mi ha preceduto, nel recente passato è sancito dal dettato costituzionale.

A noi, Presidente, su questo lei non sarà probabilmente d'accordo ed è una delle ragioni per cui abbiamo occupato l'Aula (ovviamente le conclusioni contenute nelle sue dichiarazioni fanno giustizia anche di questo), è sembrato che non ci fossero la determinazione e la convinzione sufficienti per pretendere che ci fosse dovuto quanto abbiamo pattuito con lo Stato negli anni passati.

Su questo vorrei essere chiaro; noi non abbiamo la possibilità di partecipare a una discussione sul federalismo fiscale nelle forme necessarie, ha detto alcune cose importanti se pur per un altro aspetto l'onorevole Capelli poc'anzi, noi stiamo assistendo a una riforma (mi riferisco al federalismo fiscale) che penalizza, questa è la mia opinione, la parte più debole di questo Paese, è un federalismo fiscale che penalizza in particolare il Mezzogiorno.

Per noi, Presidente, il federalismo fiscale è contenuto nell'articolo 8, l'articolo 8 è il federalismo fiscale per la Sardegna, abbiamo un'occasione straordinaria data anche dalle modalità dinamiche proprie dell'articolo 8, non è un dispositivo immutabile, come lei stesso ha avuto modo di vedere verificando le differenze ovviamente relative alle risorse dal 2007 ad oggi, è uno strumento dinamico. L'articolo 8 costituisce l'occasione per avere un federalismo fiscale che ci tutela rispetto a una discussione che invece ci vede del tutto esclusi.

Presidente, credo che dopo questa giornata possiamo avere qualche motivo in più, soprattutto all'esterno di quest'Aula, per guardare al futuro di quest'Isola con maggiori speranze; finalmente è presente una istituzione capace o, per lo meno, che non vuole subire passivamente le vessazioni di una discussione generale nazionale che penalizza anche i nostri interessi. C'è bisogno, Presidente, lo ripeteva chi mi ha preceduto, lo voglio sottolineare, che dopo questo risultato importante lei sia impegnato in prima persona, e non sarà certamente da solo come le abbiamo dimostrato anche in questi giorni, su altri due o tre terreni importantissimi che sono quelli del Patto di stabilità, dei fondi FAS e soprattutto, Presidente, io credo che lei debba impegnare questa Aula...

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Io non voglio indulgere in toni vagamente retorici se affermo che quello odierno è un dibattito che, davvero, qualifica questa Aula perché, pur nel confronto spesso aspro sia tra maggioranza e opposizione, sia con la Giunta regionale (oggi per la verità assistiamo anche all'esito di una iniziativa forte delle opposizioni, culminata con la occupazione dell'Aula), vi è anche il riconoscimento di un percorso intelligente di continuità autonomistica, come l'ha definita l'onorevole Gian Valerio Sanna, dell'azione che sta svolgendo questo Presidente, l'Assessore della programmazione e dunque la Giunta nel suo complesso.

Per la verità è dal luglio del 2005 che questa Aula si è mobilitata, con l'allora presidente Renato Soru. Presidente Soru che, voglio ricordare, era stato sostenuto fortemente nell'azione di confronto con lo Stato sulla verifica dei conti e sulla richiesta di adempimento di quanto previsto dall'articolo 8 del nostro Statuto. Quella azione ha portato, come ha riconosciuto il presidente Cappellacci, a un primo, utile risultato; un risultato mai sottovalutato e che, anzi, il presidente Cappellacci e l'Assessore della programmazione nei mesi, settimane e giorni scorsi hanno cercato di rendere operativo, di attualizzare con l'unica preoccupazione di portare a casa un risultato che non diasemplicemente atto di un lavoro fatto da questa Giunta, ma dia atto di un lavoro complessivo che parte da lontano, che ha coinvolto le parti politiche di maggioranza e di opposizione, che ha coinvolto il complesso del sistema delle rappresentanze sociali, dalle organizzazioni sindacali a quelle datoriali, alle rappresentanze di tutte le categorie produttive.

Ecco perché io voglio sottolineare l'importanza di questo dibattito; perché sentire l'onorevole Chicco Porcu ringraziare pubblicamente il presidente Cappellacci, io dico che, non è retorica, gli fa solo onore. Devo sottolinearlo perché dimostra che cosa? Dimostra che anche prima della legittima, ancorché forte, iniziativa dell'opposizione, né da parte del Presidente né da parte dell'Assessore è stata mai abbassata la guardia sul tema.

Il Presidente, anzi, oggi ha detto a chiare lettere che non ci sono governi amici, ha detto a chiare lettere che si andrà fino in fondo salvaguardando il risultato ottenuto, ma se è necessario sollevando (anche questo l'ha detto chiaramente), un conflitto di attribuzione con lo Stato. Ecco perché ritengo questo momento solenne, perché, anche con il contributo fattivo dell'opposizione, l'intera Assemblea può dare un grande mandato al Presidente e alla sua Giunta per continuare in quest'opera che non è di mero rivendicazionismo, ma di salvaguardia di diritti e di interessi dei sardi.

Mi auguro che il confronto, per quanto aspro, tra maggioranza e opposizione, possa continuare, anche con riferimento al provvedimento, che sarà all'esame nelle prossime ore, della manovra finanziaria e di bilancio. Sarebbe un grande segnale, sempre nell'interesse dei sardi, se attraverso quel provvedimento questa Assemblea desse a quel mondo produttivo, sociale, culturale, le risposte adeguate che esso si aspetta.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Presidente, signor Presidente della Regione, Assessori e colleghi, ciò che si è sviluppato in questi giorni, a seguito della decisione dell'occupazione del Consiglio regionale da parte nostra, conferma la bontà della decisione che abbiamo preso e dell'azione che abbiamo portato avanti con determinazione e con serietà. Un'azione forte certamente, come l'ha definita anche l'onorevole Pittalis, che non avremmo voluto mettere in atto, che non avremmo voluto portare avanti, perché comunque è un'azione che in qualche modo segnala un momento di grande debolezza della politica, certamente la debolezza della politica, fino a oggi, di chi governa questa Regione.

Occupare un'istituzione, così come occupare altri luoghi istituzionali e simbolici, è un atto che testimonia una debolezza complessiva della classe dirigente di turno, e di chi ha responsabilità di governo e di guida. Un'azione forte, dicevo, che non avremmo voluto portare avanti, perché anche noi evidentemente siamo parte importante della classe dirigente sarda, ma che siamo stati costretti a fare - così come ha detto anche l'onorevole Giampaolo Diana - per farci finalmente ascoltare da lei, Presidente, e anche dalla maggioranza.

Vorrei ricordare da subito, senza toni polemici, che eravamo coscienti che la "Vertenza entrate", con i chiari di luna dei Governi nazionali, correva il rischio di rimanere lettera morta. Da subito abbiamo sollecitato responsabilmente a essere più determinati col Governo nazionale, a porre sul tavolo tutte le ragioni della Sardegna, e anche gli strumenti perché queste ragioni avessero poi un riscontro positivo da parte del Governo nazionale. Per tutto questo tempo non avete voluto "porgere l'ascolto", e questa mancanza di ascolto per noi ha significato la necessità di incrementare la portata dei mezzi a nostra disposizione per, invece, costringervi in qualche modo ad ascoltare.

Non avete voluto "porgere l'ascolto" finché l'ultimo bilancio dello Stato, la legge di stabilità che è stata approvata, ha fatto emergere chiaramente il tentativo, neanche tanto celato, di non rispettare la completa portata dell'articolo 8 per la Sardegna. Da qui la decisione, difficile, di occupare il Consiglio regionale; certamente non è stato - come alcuni hanno detto - un atto di irresponsabilità ma, al contrario, ha rappresentato per noi un grande atto di responsabilità.

Avremmo potuto non occuparci di questa situazione, avremmo potuto lasciare che la Giunta regionale e la maggioranza andassero al confronto con il Governo non con determinazione, e aspettare la debacle finale per poi appunto gridare ai quattro venti il fallimento compiuto. La responsabilità invece ci ha imposto di non aspettare la debacle finale, ma di metterci - come diceva l'onorevole Porcu - a disposizione per sollecitare un atteggiamento finalmente diverso.

Quindi, l'occupazione dell'Aula era l'unico attorimasto per sollecitare questo atteggiamento di ascolto serio, come è stato quello del Presidente. Certamente noi ringraziamo il Presidente della Regione che, a differenza della maggioranza, si è messo a disposizione delle ragioni della minoranza ascoltando seriamente; insieme abbiamo fatto chiarezza sui numeri e su quale poteva essere lo scenario futuro rispetto ai numeri presenti, alle condizioni che i funzionari del Governo con la Commissione paritetica stanno costruendo, e si è arrivati evidentemente a una condivisione della strada da intraprendere. Certamente lo ringraziamo.

Noi non siamo mai stati teneri e quando sarà il casoanche in futuro non lo saremo di certo ma, in questo momento, al Presidente bisogna dare atto di questa disponibilità, certo, arrivata con un anno di ritardo, ma comunque arrivata. Anche perché noi non abbiamo mai inteso la "Vertenza entrate" come una questione di parte, appannaggio di una sola parte politica, ma l'abbiamo intesa, al contrario, come una vertenza di tutti e a cui tutti abbiamo contribuito, a partire da quando l'abbiamo messa in campo con la determinazione che è ormai agli atti, lo sappiamo, non sto qui a ripeterlo.

E continuiamo a intenderla in questo modo, e per difenderla riteniamo sia necessario tenere costantemente alta la guardia e mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, quelli che ha a disposizione la minoranza, quelli che ha a disposizione la maggioranza; sono comunque strumenti civili, gli unici disponibili. Per quanto ci compete, noi intendiamo anche mettere da parte seriamente, per questa questione, le appartenenze politiche , purché si tratti di fare gli interessi veri della Sardegna.

Per noi oggi è un momento davvero importante, fuori assolutamente dalla retorica, ha la possibilità di risvegliare la speranza, ma non quella di ognuno di noi all'interno dell'Aula. Abbiamo la possibilità di dare un messaggio importante all'esterno, e cioè che esiste una classe dirigente sarda, eletta due anni fa, che ha la voglia e la capacità di difendere in modo serio gli interessi della Sardegna; e la difesa della vertenza delle entrate è l'unica, credo, che può consentire davvero di fare un ragionamento per il futuro della Sardegna, considerato il contesto nel quale ci stiamo muovendo e che ci stiamo apprestando ad affrontare, quello del federalismo fiscale. Quella vertenza ci consente di ragionare, con preoccupazione, ma non in termini drammatici.

Come si diceva prima, noi ci mettiamo a disposizione con le competenze che abbiamo, e credo che ieri il Presidente attuale e il Presidente della Regione della passata legislatura, l'onorevole Soru, abbiano inviato questo messaggio importante: sulla "Vertenza entrate", che è una vertenza di tutti, c'è la possibilità di ragionare e ciascuno si mette a disposizione senza per questo poi recriminare medaglie di chissà quale genere.

Naturalmente la partita non è finita, se noi approveremo oggi l'ordine del giorno unitario questo sarà un passo molto importante: il rispetto della "Vertenza entrate", il superamento delle criticità di cui il presidente Cappellacci ha parlato, e poi, naturalmente, il Patto di stabilità richiederanno la stessa determinazione; servirà naturalmente essere uniti senza "se" e senza "ma" e poi, ci appresteremo a discutere la finanziaria, con la speranza di avere definitivamente i conti certi. Finanziaria sulla quale la nostra discussione riprenderà secondo i nostri valori e secondo quello che noi intendiamo essere il bene per la Sardegna.

Ci aspettiamo, però, anche qualche ringraziamento, onorevole Pittalis, da quella parte, per il ruolo che anche noi abbiamo svolto. C'è una pagina, una "piccola" pagina che si è aperta di rispetto e di riconoscimento reciproco, che credo vada da tutti praticato.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessori e colleghi, la conclusione dell'occupazione dell'Aula da parte dei partiti dell'opposizione è un fatto sicuramente positivo; diciamo che si conclude un momento di discussione, di approfondimento di alcuni problemi da parte di questo Consiglio regionale. Inoltre, l'approvazione di questo ordine del giorno concordato è un fatto sicuramente significativo, che va anche al di là dell'ordine del giorno stesso;mi piace pertanto condividere un'espressione dell'onorevole Gian Valerio Sanna il quale ha detto che questo, più che un ordine del giorno, è una risoluzione.

Io condivido l'idea che questo non sia un semplice ordine del giorno, ma sia un atto che segna un momento importante da parte di questo Consiglio regionale, un momento di confronto vero fra maggioranza e opposizione. E' emerso un senso di grande responsabilità da parte di questo Consiglio regionale, responsabilità bipartisan, perché da parte della minoranza c'è stata una presa di posizione forte. L'occupazione dell'Aula consiliare è sempre un atto di grande importanza, di grande significato, però, io credo che siano altrettanto significative le rassicurazioni che sono arrivate dopo questa occupazione.

Devo dire che assieme alla presa di posizione responsabile della minoranza c'è stato un grande senso di responsabilità anche da parte della Giunta e del suo Presidente, dell'Assessore competente, l'Assessore della programmazione, che hanno lavorato in questi giorni, in queste settimane per raggiungere questo risultato. Gli atti che provengono dalla Commissione paritetica, di conseguenza, non sono arrivati a caso, sono il risultato di una mediazione, di un confronto che si è sviluppato in questi mesi, in questi ultimi giorni; e che effettivamente si è lavorato lo dimostra il significativo risultato che stiamo per concretizzare .

Questo lavoro il Consiglio regionale l'aveva iniziato già nella passata legislatura, e si sta arricchendo di ulteriori elementi; stiamo infatti rivendicando con forza la compartecipazione alle accise e ai proventi del gioco del Lotto. Mi è piaciuto anche quanto detto dal Presidente, e confermato anche stamattina, sulla possibilità di sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato qualora non si mantengano gli impegni. Questo è un impegno importante che esalta il ruolo del Consiglio regionale all'interno delle rivendicazioni che la Regione sarda deve portare anche nei confronti dello Stato.

Abbiamo iniziato a mio avviso un percorso giusto, un percorso importante, un percorso che deve vedere la Regione autonoma trasformare in diritti riconoscimenti da parte dello Stato, perché questo è il vero problema: non è possibile tutti i giorni, tutti gli anni e in tutte le discussioni del bilancio porre questioni e sollevare problemi e ulteriori rivendicazioni. Se è stata necessaria un'occupazione dell'Aula, per arrivare a questo punto, io credo che questo chiarimento sarà stato importante soprattutto perché ci permetterà di affrontare la discussione della manovra finanziaria con maggiore serenità, convinti che i risultati saranno raggiunti nell'interesse vero del popolo sardo.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

Zuncheddu (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, questa occupazione dell'Aula, come è stato già detto, è stata una scelta molto dura, una scelta purtroppo estrema, ma direi necessaria. Dopo una lunga stagione di dibattito sui grandi temi riguardanti le riforme istituzionali, che tra l'altro si è chiusa di recente, io dico che si incomincia a vedere qualche segnale positivo. Abbiamo affrontato un dibattito molto acceso sui temi della nazione sarda, della sovranità, parlando anche di esigenza di indipendenza per il popolo sardo, ma sembrava a tratti che quel dibattito fosse un dibattito molto formale o, perlomeno, io personalmente mi sono fatta un po' quest'idea.

Oggi devo riconoscere che il Presidente Cappellacci si è assunto delle responsabilità enormi, e forse è la prima volta, a mio avviso, che il nostro Presidente si fa davvero interprete dei bisogni dei sardi, quindi dei loro diritti, rivendicando a testa alta la nostra sovranità. Io dico che, a parte questa fase iniziale, adesso sia necessario che si concretizzi questo processo, che non si torni indietro, che non si regredisca, per cui noi, come opposizioni di centrosinistra e nazionalitarie, siamo pronti ad appoggiare questo progetto per il bene del nostro popolo. Chiediamo pertanto al nostro Presidente di non tornare più indietro e quindi di avviare un processo di concretizzazione.

Ora, senza queste premesse, per una reale difesa della vertenza delle entrate, non sarebbe stato assolutamente possibile aprire alcun dibattito, mentre adesso siamo confortati da una sorta di serenità e di speranza che si apre a tutti i sardi. Non aggiungo altro perché molto è stato detto, e poi avvieremo il dibattito in merito alla finanziaria. Comunque, sinceramente, al presidente Cappellacci i miei complimenti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. L'ordine del giorno che consente la riapertura dell'Aula e il nuovo inizio dei lavori, con l'esame della legge finanziaria, è certamente un risultato politico apprezzabile e apprezzato; e, per quel che mi riguarda, sulla parte dispositiva io, con convinzione, voterò a favore. Dissento dalla premessa e cerco di illustrare il perché.

In primo luogo per un dato tecnico. Anche negli anni precedenti il gettito devoluto dallo Stato per un'annualità non veniva versato al 31/12, ma si concludeva nei mesi successivi; in tutti i bilanci della Regione noi abbiamo, nei primi mesi dell'anno, dei versamenti che riguardano l'anno precedente, di conseguenza calcolare e ipotizzare squilibri di bilancio di proporzioni considerevoli, quali quelle che vengono ipotizzate e chiaramente non certificate in premessa, lo trovo non congruo; dico questo perché diversamente non avrei fatto, se pure nelle forme che tutti conoscono, il relatore di maggioranza.

Il secondo argomento è invece più di sostanza, è una manifestazione di dissenso rispetto ad alcune parti della premessa. Colleghi, noi dobbiamo essere consapevoli che dal momento in cui l'onorevole Soru firmò l'Intesa con il Presidente Prodi, nel 2006, ad oggi sono avvenute molte cose, e noi dobbiamo guardare a quell'Intesa alla luce di ciò che è accaduto dopo. Il Governo sta rivelandosi sempre più in qualche modo non all'altezza del dettato costituzionale che vede i cittadini uguali di fronte alla legge.

Con una Regione importante come la Regione autonoma della Sardegna infatti è stato concluso un accordo senza clausole di salvaguardia del tipo "qualora lo Stato concluda accordi, con altre Regioni, di maggior vantaggio rispetto a questo il presente accordo si aggiorna rispetto a quella formula", e questo è anche normale che accada nei rapporti istituzionali perché quelle formule vengono messe in campo quando non si ha fiducia reciproca. E' normale che due istituzioni che abbiano fiducia reciproca non mettano queste formule.

Però poi cosa è accaduto? E' accaduto che il Governo ha chiuso accordi con Regioni a statuto speciale molto più vantaggiosi di quelli che ha chiuso con noi. E,qualche giorno fa, il Governo ha siglato con le Regioni a statuto ordinario un accordo che è sperequativo per i sardi. Accade infatti che mentre la Regione sarda si accolla sull'IVA, sull'IRPEF e sugli altri tributi negoziati il costo del trasporto pubblico locale, senza ulteriori finanziamenti da parte dello Stato, abbiamo, invece, uno Stato che chiude con le Regioni a statuto ordinario la devoluzione del trasporto pubblico locale e lo finanzia con una partecipazione alle accise. Questo è il Governo italiano!

Allora dobbiamo dire al Governo italiano che noi difendiamo strenuamente l'accordo del 2006, ma fino al punto in cui il Governo ci garantisce le clausole di maggior vantaggio rispetto agli accordi che sta chiudendo con gli altri, perché altrimenti siamo fessi! Ed è sintomatico che il Governo italiano contesti la parte più protettiva verso la Sardegna di quell'accordo, e cioè quella che dice: "Attenzione, quando l'imposta è generata qui ed è riscossa altrove tu me la devi dare perché è parte del mio PIL".

Adesso il Governo su questo nicchia e noi siamo timidi in questo ordine del giorno. Siamo timidi, siamo inibiti ed è sbagliato perché per noi il 2006 è la base di partenza, dopo è passata molta acqua sotto i ponti. Allora per noi è essenziale difendere ciò che è vantaggioso, contestando il tradimento dello Stato che tratta con altri condizioni di maggior vantaggio rispetto a quelle riconosciute a noi.

Se si ha questa impostazione l'impugnazione di fronte alla Corte costituzionale ha un senso, non lo ha se invece noi accettiamo di andare a difendere di fronte alla Corte costituzionale il valore, come dire, "asciutto" di quell'accordo e non il valore complessivo; noi dobbiamo difendere a tutti i costi il principio che dobbiamo incassare, noi, l'imposta prodotta nella Regione, specie quando il Governo comincia a ragionare sulle accise per finanziare le province. E guarda caso dove sono i depositi fiscali dei carburanti? Prevalentemente nel Nord-Est. Ma guarda un po'!

La clausola contenuta nell'accordo del 2006 che ci salvaguarda sulla compartecipazione alle accise viene messa in ombra, e per di più messa in ombra dal Consiglio regionale nella premessa dell'ordine del giorno; cioè la parte di quell'accordo che è suscettibile di adeguarci alle condizioni di maggior vantaggio che adesso il Governo sta riconoscendo alle altre regioni noi in premessa la nascondiamo, la stiamo nascondendo. E qual è l'obiettivo? Forse difendere il minimo e non il massimo?

Io credo che quando entreremo nel merito della discussione della legge finanziaria questi argomenti sarà opportuno discuterli e verificarli anche perché, personalmente, io partecipo alla discussione generale della legge finanziaria non per misurare le ragioni in base ai numeri, ma per verificare la ragionevolezza delle posizioni, e quando trovo ragionevole una posizione convergo, non m'interessa chi la propone. Però questo sarebbe dovuto essere anche un principio da iscrivere nell'ordine del giorno in discussione, perché che noi tacciamo sulle accise, dopo che il Governo nazionale riconosce la compartecipazione alle accise per finanziare il trasporto pubblico locale che noi abbiamo caricato sul nostro gettito, è sbagliato, è clamorosamente sbagliato!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (I.d.V.). Presidente, diceva qualcuno che questo, finalmente, è un momento qualificante per quest'Aula, è un voler dare un senso alla nostra presenza in questo Consesso; e credo che oggi questo senso stiamo cominciando a darlo. E' un ordine del giorno condiviso, soprattutto costruttivo e impegnativo, su un problema che è diventato prioritario onde sbloccare un'impasse o meglio un diritto negato alla Regione autonoma della Sardegna.

Se anche in altre occasioni, insieme, si potranno rivendicare i diritti negati, ci sarà una svolta nei rapporti con uno Stato che da sempre mortifica le aspirazioni legittime di una Regione sempre più in difficoltà. Al di fuori delle strategie e delle tattiche, diceva il Presidente, si può davvero arrivare a ottenere un grande beneficio per l'intera Sardegna. Se la svolta di oggi sarà lungimirante l'autonomia della Regione potrà finalmente intravedere quelle speranze da troppo tempo sopite.

Il Presidente ha fatto propri i suggerimenti e i consigli a dar prova di determinazione e di coraggio e, se questi sono i primi passi, credo che potremo andare lontano, dando finalmente all'esterno un segnale, un messaggio di ottimismo e recuperando quel distacco dai cittadini che sempre più si sentono traditi dalle istituzioni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Presidente, oggi per l'ennesima volta discutiamo in quest'Aula delle entrate. E' un argomento di cui abbiamo discusso più volte e che oggi arriva a una sintesi che, così come era successo in precedenza in occasione di un altro ordine del giorno unitario, vede maggioranza e opposizione unite sul tema. E' questo un segnale importante perché certe battaglie possono essere portate avanti in quest'Aula, e vinte, solo con l'unità di tutti. Giustamente il collega Capelli ha lamentato l'assenza in questa battaglia dei parlamentari sardi, sia del centrodestra che del centrosinistra, che hanno tenuto una posizione assolutamente defilata.

Questo delle entrate è un grosso problema la cui soluzione era stata avviata, a suo tempo, dall'assessore Masala e conclusa dalla Giunta Soru. Purtroppo ci sono state alcune smagliature nella stesura del nuovo testo dell'articolo 8, che hanno poi consentito al Governo l'assunzione di posizioni strumentali, soprattutto in un primo momento, che tendevano a negare i diritti della Regione sarda.

Ricordo che l'articolo 8 è non solo espressione dell'esigenza dello Stato di intervenire e di finanziare le Regioni, ma ancora prima trova il suo fondamento (al di là dell'articolo 119 come riformulato) nell'articolo 13 dello Statuto, che prevede il Piano di rinascita ed è espressione dell'obbligo morale che lo Stato italiano ha nei confronti della Regione sarda di intervenire per porre rimedio allo sfruttamento e a quant'altro è stato operato in precedenza. Quindi, è un preciso obbligo morale.

Ha ragione allora il collega Maninchedda quando dice che l'articolo 8 non è la fine ma l'inizio di una battaglia che deve essere portata avanti anche per quanto riguarda le accise. Battaglia sulle accise che noi possiamo rivendicare leggendo il primo comma, alla luce del disposto del principio enunciato al secondo comma, dello stesso articolo 8, che parrebbe darci ragione. Sicuramente non contrastano con questa posizione le pronunce della Corte costituzionale del 2010 che si riferiscono alla Regione Sicilia, in quanto quelle pronunce sono riferite espressamente a un testo statutario del tutto differente dal nostro, se mai in precedenza ci sono altre sentenze della stessa Corte costituzionale, come quella del 2006 sempre relativa alla Regione Sicilia, che ci dà pienamente ragione. Quindi, è una battaglia che sicuramente deve essere portata avanti.

Il fatto che in questo ordine del giorno non si parli di accise non vuol dire abbandonare la battaglia. Vogliamo fare un primo passo per avere una prima chiusura su quello che non è contestato, meglio, che non è legittimamente contestabile per portare avanti poi tutte le altre battaglie. Attenzione che questo apporto unitario deve essere raggiunto non solo sulla battaglia sulle entrate ma tra poco, se il Governo andrà avanti, ci si porrà il problema della battaglia contro i decreti attuativi del federalismo fiscale chee, con quei fenomeni di fiscalismo di vantaggio, determina effetti distorsivi talmente gravi che non potrà che richiedere una reazione fortissima di fronte alla Corte costituzionale, come ho già detto, anche con richiesta al Presidente della Repubblica di non emanare quei decreti.

E' una battaglia unitaria, e bisogna esprimere compiacimento per questa ritrovata unità; ma questa unità dobbiamo ricercarla e costruirla anche per un'altra serie di battaglie che dovremo portare avanti nel tempo.

Per quanto riguarda poi le azioni da adottare, puntualmente nell'ordine del giorno si parla sia di conflitto di attribuzioni sia di ricorso contro il bilancio. Perché conflitto di attribuzioni? Si parla di conflitto di attribuzioni perché la Regione sarda, qualora non si arrivasse a una definizione, può lamentare un comportamento inottemperante agli obblighi discendenti dall'articolo 8. Questa non è una ipotesi campata per aria, ma trova supporto nella giurisprudenza della Corte costituzionale; tra le tante sentenze ricordo, se non vado errato, che nel '93 proprio in tema di accise, su ricorso della Regione autonoma della Sardegna, era stato affermato che il Governo era inottemperante a seguito di una serie di comportamenti che ledevano le prerogative della Regione. Anche in quel caso c'erano delle norme, era in atto una interlocuzione, ma non si dava attuazione al disposto della norma trasferendo le relative risorse.

I presupposti per quest'azione pertanto ci sono tutti; è un'azione che noi per primi in quest'Aula, con espressa mozione, già svariati mesi fa avevamo chiesto di proporre contro le dichiarazioni dell'allora, ritengo, Viceministro Vegas (ipotizzo che si sia dimesso perché sarebbe altrimenti incompatibile vista la nomina alla Consob); è vero che era una richiesta che poteva essere ritenuta di difficile ammissibilità, peraltro sarebbe stato comunque un segnale politico fortissimo della volontà della Regione di andare avanti.

Auspico che in questo momento di estrema difficoltà si possa, esaminando i problemi concreti e lasciando da parte le questioni pregiudiziali, trovare una convergenza con l'opposizione anche sotto altri aspetti; e invito pertanto l'opposizione odierna ad assumere quella posizione costruttiva che l'U.D.C. ha dichiarato di assumere a livello nazionale. La crisi è talmente grave, e non ci interessa in questo momento sapere di chi sia la responsabilità, scaricarla da una parte o dall'altra, è irrilevante, siamo in presenza di un momento talemente difficileche richiede di porre in essere una serie di interventi che consentono di creare lavoro e di ridurre ai minimi gli effetti della povertà che sono sotto gli occhi di tutti. Ecco perché invito nel prosieguo dei lavori, non solo della finanziaria ma anche delle altre disposizioni di legge, l'opposizione a offrire un contributo costruttivo che sarà apprezzato e sicuramente riusciremo, come è successo in passato su taluni provvedimenti, a trovare delle convergenze.

Annuncio quindi il voto favorevole dell'U.D.C. a questo ordine del giorno precisando che la battaglia delle accise, che peraltro l'attuale maggioranza ha portato avanti sin dalla campagna elettorale, non sarà abbandonata, la sosterremo con fermezza e anche in questo chiediamo l'unità di tutte le forze politiche.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, questo dibattito si sta sviluppando in una situazione di calma e con toni e modalità assolutamente serene, a differenza di quello che abbiamo avviato qualche giorno fa prima dell'iniziativa di protesta adottata dal centrosinistra, su un tema che che oggi tutti condividiamo. E lo condividiamo non solo nei tratti essenziali, ma anche nelle soluzioni da adottare.

L'ordine del giorno è frutto di una discussione tra Giunta, forze di maggioranza e forze di opposizione, e individua un dispositivo scarno, ma assolutamente significativo, poi molto brevemente dirò perché, composto da tre punti fondamentali.

Il primo è il riconoscimento da parte di tutta l'Aula, ma anche della Giunta, del valore riformatore dell'articolo 8 dello Statuto novellato.

Il secondo è il diritto dei sardi a difendere le nuove entrate che sono stabilite dalla legge dello Stato in vigore, dallo Statuto speciale in vigore; difenderle dall'attentato che i Ministeri competenti hanno cercato di promuovere per impedire il riconoscimento e il conseguente trasferimento delle nuove risorse finanziarie al bilancio della Regione, che per noi sono fondamentali per avere una disponibilità da orientare verso lo sviluppo e l'occupazione, quindi verso il rilancio dell'economia.

Il terzo riguarda il Patto di stabilità, cioè l'esigenza di trovare modalità diverse di applicazione dei vincoli del Patto e anche di superamento, in alcune circostanze, di quei limiti così da consentire maggiore capacità di impegno di spesa da parte della Regione.

Dire che tutta l'Aula, la Giunta e il Presidente della Regione convergono su queste questioni è avere di fatto una solidarietà autonomista di primissimo livello che è stata più volte richiesta dalle parti sociali, che è stata più volte richiesta dall'intera opinione pubblica sarda. La richiesta cioè di trovare livelli di unità dell'istituzione, della società, degli operatori culturali e dell'economia, dell'intellettualità tutta di questa Regione per difendere i diritti di questo popolo. Io direi che è una conquista non di poco conto, ma di grandissimo valore.

Penso che non agevolerà solo la discussione della finanziaria, questo non è un passo che realizza in modo strumentale una serenità che deve cogliere questo o quell'articolo della prossima legge di bilancio, è qualche cosa di più se lo interpretiamo bene. Vuol dire costruire le condizioni perché su alcune vicende che riguardano tutti ci sia un impegno unitario. Per esempio penso allo sviluppo del senso della responsabilità che attiene anche ai conti della Regione, che attiene a evitare ogni spreco, anche il più piccolo, di ogni risorsa che possediamo, che attiene alla possibilità di rendere, finalmente, effettivamente efficaci le leggi di questo Consiglio regionale, che attiene a una buona gestione della macchina amministrativa e burocratica, al rapporto con il sistema delle autonomie locali, al rapporto con i soggetti sociali. Io credo che noi dobbiamo lavorare su questo.

Se l'Assessore del bilancio si ritrova una scrittura contabile pasticciata, non per sua volontà ma perché non ha a disposizione quell'approfondita ricognizione dei dati anche del bisogno sociale, anche del bisogno della nostra economia, anche del bisogno delle nostre imprese, non è un problema solo dell'Assessore di turno, è un problema della funzione di governo che si esercita oggi con una maggioranza, domani con un'altra maggioranza.

Se per realizzare una riforma come quella sanitaria, e quindi il contenimento della spesa non riducendo i servizi ma avviando i servizi e riducendo gli sprechi, riducendo le pratiche clientelari, riducendo il sottobosco nel quale si alimenta anche una cultura anti istituzionale, noi troviamo delle convergenze perché non le dobbiamo concretizzare? Ci chiama la responsabilità, la nostra maggiore pretesa di risorse da parte dello Stato perché noi dobbiamo essere solidali con tutte le altre comunità nazionali, e lo siamo nel momento in cui il patrimonio complessivo, ma anche la nostra capacità di realizzazione sono al livello nel quale devono essere e devono servire da stimolo, da promozione anche delle altre realtà.

Quindi questo è un accordo che vale qualcosa di più di un semplice ordine del giorno. Non è un ordine del giorno scritto per scrivere, è un ordine del giorno che, se noi siamo coerenti, apre una stagione diversa anche nella relazione tra le forze politiche di questa nostra comunità.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Io non utilizzerò tutto il tempo che mi è concesso, però ritengo opportuno rimarcare la grandissima convergenza che c'è stata sulla stesura di questo ordine del giorno. Una convergenza che, non escludendo alcuno, credo sia da ascrivere alla capacità dei colleghi, alla capacità del Presidente della Regione; però, se il Consiglio me lo consente, credo che una parte importante,certamente, vada riconosciuta al ruolo svolto dal Presidente del Consiglio. Non dimentichiamo che, nel momento forse più difficile, il Presidente del Consiglio ha dimostrato una capacità straordinaria nell'interpretare ciò che era "nelle cose" e nella volontà del Consiglio e anche della Giunta.

Sottolineo questo perché, almeno per una volta, credo che sia importante che tutte le istituzioni regionali possano fregiarsi di questo risultato. E' una battaglia che secondo me è appena iniziata, anche se forse sta proseguendo quella della precedente legislatura; dico il "forse" perché io mi auguro, ma sono convinto, che se manteniamo l'unità necessaria possiamo ottenere certamente risultati straordinari.

Il rapporto con lo Stato non è mai facile per tutta una serie di questioni che sono state fin qui ricordate. Certo è che non è esaustivo ciò che noi abbiamo considerato all'interno dell'ordine del giorno; ci sono altre partite che possono essere giocate in fasi diverse. Giocarci tutto quanto all'interno di questo ordine del giorno credo non fosse corretto e neanche opportuno; forse, tatticamente, dobbiamo mantenere sempre una finestra aperta, un contenzioso aperto.

All'onorevole Maninchedda, che forse in qualche modo ha voluto marcare una differenza, dico: "Chiudiamo questa vicenda e poi apriamo le altre questioni". Credo infatti che su questa materia non dobbiamo marcare differenze; invece, dobbiamo essere tutti uniti, dobbiamo essere tutti consapevoli che solo l'unità ci può portare a un grande risultato e questo ordine del giorno è il coronamento delle interlocuzioni, di un impegno da parte di tutti. A nome del Gruppo del Popolo della Libertà sento di dover ringraziare, pertanto, tutte le componenti che hanno strenuamente cercato la condivisione, una condivisione che si è concretizzata. Adesso aspettiamo il voto e poi spero che maggiore condivisione o comunque coerente condivisione ci possa essere nella fase successiva e, quindi, nell'approvazione della finanziaria.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Io credo che abbiamo fatto bene, come opposizione di centrosinistra, ad alzare i toni anche con un gesto clamoroso come quello dell'occupazione dell'Aula. Io faccio solo alcune brevi considerazioni. Secondo me siamo ancora in una fase nella quale non dobbiamo cantare vittoria, non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia.

Sono emersi in questi giorni alcuni fatti positivi; innanzitutto il riconoscimento, ormai unanime, che la battaglia vinta nella scorsa legislatura sulla cosiddetta "Vertenza entrate" porta alla Sardegna, o dovrebbe portare, una dotazione veramente importante, quantificata dal Presidente della Regione, dall'Assessore del bilancio, su dati attuali, in circa 3 miliardi e 200 milioni in più per le casse dell'Isola. Detratte naturalmente le risorse che vanno a coprire le nuove funzioni trasferite la dotazione dovrebbe essere intorno ai 2 miliardi, nel differenziale attuale, per le casse della Regione. Questo primo dato, è sicuramente un successo, è la nostra battaglia autonomistica, federalista che è stata già vinta e che adesso dobbiamo difendere con tutte le forze.

Colleghi, i ringraziamenti che si stanno facendo in questa sede io li rivolgo innanzitutto a tutti noi, consiglieri dei Gruppi di opposizione, per la determinazione con la quale abbiamo affrontato e anche costretto la maggioranza e la Giunta a riflettere, anche in queste ore, sui dati, sulle cifre, sulla differenza tra quello che attesta il bilancio dello Stato e quello che invece iscrive la Regione nel proprio bilancio. Ma, oltre questo, la Giunta deve anche capire come tradurre il più in fretta possibile quella mail, finora una mail informale (inviata dal Ministero al presidente Cappellacci che stima in circa 5 miliardi e trecento o quattrocento miliardi le entrate per la Regione), in un atto formale, perché solo così noi possiamo, nel rispetto dei diritti già conquistati, garantire i sardi; diritti che vedremoconcretizzarsi solo con un nuovo intervento legislativo magari l'assestamento di bilancio; comunque dobbiamo avere la certezza di acquisire quelle risorse.

Io credo che non sia un merito, assessore La Spisa, aver demeritato fino a oggi; credo che l'autorevolezza, la determinazione, bisogna mostrarle sempre nei confronti di un Governo che sicuramente non ha dato finora alla Sardegna neanche minimamente quanto promesso in campagna elettorale. Sulla riscrittura dell'articolo 8, nella prima riunione di Giunta utile, assessore La Spisa, così come diciamo nell' ordine del giorno, dobbiamo avviare le procedure per impugnare il bilancio dello Stato, per sollevare il conflitto di attribuzioni, per non dare tregua al Governo e, nello stesso tempo, dobbiamo concludere la trattativa per rivedere il Patto di stabilità, ottenere i fondi FAS, che valgono 2 miliardi e 250 milioni, non dobbiamo indebitarci ulteriormente per la Sassari-Olbia, dobbiamo ottenere i fondi FAS che affrontano i nodi strutturali previsti nel Programma attuativo regionale, approvato nella scorsa legislatura e rimodulato in questa legislatura.

Ricordiamo che abbiamo già perso oltre 4 miliardi dei fondi FAS nazionali, avocati a sé dal Presidente del Consiglio nella decisione finale, decisione che sicuramente non è andata incontro alle Regioni del Mezzogiorno. E siamo ora in questa fase in cui dobbiamo continuare la mobilitazione che deve essere popolare, istituzionale e sociale da un lato e, dall'altro, deve vedere l'attivazione di tutti gli strumenti giuridici a disposizione della Giunta. Questo è solo un inizio, non è sicuramente il risultato finale.

Sarà necessario confrontarci ancora, aprire la nuova battaglia, onorevole Maninchedda, sulle accise, non l'abbiamo dimenticata, fa parte di un altro pacchetto che bisogna affrontare immediatamente, e che è sicuramente collaterale alla battaglia vinta con la riscrittura dell'articolo 8.

E allora noi ci siamo, così come i parlamentari del Partito Democratico, che hanno chiesto più volte in Commissione affari costituzionali, in Commissione finanze del Senato, l'audizione del Governo sull'articolo 8 riscritto, e che non hanno ottenuto nessuna risposta, perché c'è ancora, lo dico all'assessore La Spisa, c'è ancora un atteggiamento debole, troppo distante dagli interessi della Sardegna da parte del Governo nazionale. Noi non abbassiamo la guardia, noi riteniamo di aver svolto il nostro ruolo, ottenendo sicuramente un chiarimento che emerge dai numeri esposti, ancora molto distanti da ciò che è iscritto nel bilancio dello Stato, da ciò che è iscritto nel bilancio della Regione, tenendo conto anche delle rassicurazioni, ma sono ancora promesse fatte dal Governo, che vogliono ora tradurre in fatti concreti quanto dovuto alla Sardegna.

Noi abbiamo ottenuto chiarimenti sull'ammontare delle entrate, abbiamo ottenuto, anche grazie al lavoro di mediazione svolto dal Presidente del Consiglio regionale in queste ore, tollerando l'occupazione dell'Aula, un ordine del giorno che impegna immediatamente la Giunta regionale a deliberare sul processo d'impugnativa del bilancio dello Stato e la proposizione del conflitto di attribuzioni, ed ogni eventuale strumento giuridico che serva alla Sardegna e ai sardi per ottenere quanto dovuto.

Abbiamo fatto il nostro dovere, ma siamo ancora all'inizio di un percorso; siamo ancora all'inizio di un percorso perché vogliamo che il Presidente della Regione finalmente si occupi degli interessi complessivi della Sardegna, dopo che per 21 mesi ha affrontato più gli interessi di una parte nel rapporto diretto con la coalizione, che quelli collettivi, appunto, ai tavoli istituzionali e dando indirizzi politici anche ai nostri rappresentanti nella Commissione paritetica.

Noi ci attendiamo una svolta, e vedrete che anche nell'esame della finanziaria, nella discussione generale, noi porremo alcune condizioni attraverso un pacchetto di emendamenti; emendamenti che serviranno ad affrontare la crisi in atto in Sardegna. Noi vogliamo dare una risposta ai sardi, e l'unità che si evince dalla stesura di un documento condiviso, come l'ordine del giorno, qualcuno ha detto che è una risoluzione, che stiamo per approveremo, è il frutto di un lavoro compiuto nell'esclusivo interesse dei sardi.

Noi ci attendiamo nel proseguo della legislatura un atteggiamento di questo tipo da parte della Giunta regionale, e saremo inflessibili, saremo determinati nel pretendere, come abbiamo fatto in questi giorni, con tutti gli strumenti regolamentari a disposizione, il rispetto di una strategia che miri alla difesa degli interessi della Sardegna, alla difesa delle risorse dovute a tutti i sardi.

Quindi è un ringraziamento reciproco, ma credo che dobbiamo fare ancora molti passi avanti, e invitare i sardi, le forze sociali, le forze sindacali, le forze economiche, anche sulla base dell'appello dei sindacati (hanno già indetto una manifestazione per il 21 gennaio), a proseguire nella mobilitazione. La battaglia con lo Stato non è ancora vinta, quello odierno è un passo avanti che registriamo con soddisfazione.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Presidente, questo confronto è stato senz'altro positivo perché ha fatto evidentemente emergere che possono esserci sempre dei momenti in cui il confronto e la dialettica, anche accesa, possono mettere in luce elementi positivi; non dimenticando però, lo vorrei sottolineare e ricordare, che ci devono assistere sempre la prudenza, nei passi che facciamo, e il realismo nel considerare a che punto siamo.

Il dato positivo qual è? Il dato positivo è che in questo confronto (permettetemi anche di aprire e di chiudere velocissimamente una parentesi) il lavoro c'è stato ed è stato continuo; è stato un lavoro in cui alcune persone hanno svolto il proprio compito nell'ombra, mi riferisco in particolare ai dirigenti e ai funzionari dell'Assessorato del bilancio e della Presidenza, che hanno seguito passo passo questo confronto con il Ministero dell'economia, e che dobbiamo ringraziare per quello che hanno fatto e che stanno facendo: ogni tanto emerge.

Evidentemente senza questo lavoro non saremmo arrivati a questo dato positivo, che sinteticamente vorrei richiamare in questi termini. Il confronto non è chiuso, l'accordo con lo Stato non c'è ancora, non c'è cioè un accordo che ci permetta di stabilizzare in norme di attuazione incontrovertibili, in metodi di calcolo certi, finalmente non affidati all'interpretazione del funzionario o del dirigente della Ragioneria generale o di altre articolazioni dello Stato, la quantificazione delle risorse. Ancora non lo abbiamo.

Il dato di oggi è però che noi registriamo la volontà unanime di proseguire il confronto e di arrivare entro breve tempo a decidere anche lo scontro con lo Stato, se non ci viene riconosciuto in maniera più netta, più chiara di quanto possiamo conoscere adesso, quante sono effettivamente le risorse di cui possiamo disporre. Questo è un dato di fatto, ma all'interno di questo confronto, quindi ancora in itinere, è presente un dato positivo: noi abbiamo una comunicazione fornita in incontri ufficiali, e anche una comunicazione che, pur pervenuta attraverso Internet, è un dato formale, pur non avendo la formalità della legge. E' un elemento formale di comunicazione, da parte del Ministero dell'economia, in base al quale noi, legittimamente, attenzione, possiamo accertare le entrate per il 2010.

Questo è un dato importantissimo, è una sottigliezza tecnica, ma non è da sottovalutare. Noi per il 2010, oggi, possiamo accertare quel livello di entrate, e possiamo legittimamente e realisticamente fare una stima previsionale per il 2011, che è esattamente quella che abbiamo messo in bilancio. Questo dimostra un'altra cosa che vorrei sottolineare, e cioè che le previsioni fatte nel 2010, modificate nell'assestamento responsabilmente dalla Giunta e dal Consiglio regionale, erano previsioni corrette, così come speriamo naturalmente di poter incrementare la disponibilità di queste risorse, quindi incrementare anche la quantità di quanto noi stiamo oggi prevedendo se, attraverso il confronto e poi il conflitto davanti alla Corte costituzionale, possiamo effettivamente avere riconosciuto ancora di più.

La battaglia però continua, questo deve essere chiaro; adesso stiamo facendo dei passi a fronte di una chiarezza maggiore sui numeri, sui diritti e sulle aspettative, ed anche quindi con una unità di fondo di tutte le forze politiche. Unità di fondo che oggi, effettivamente, lo riconosco, rafforza la posizione di chi rappresenta la Regione al tavolo del confronto con lo Stato. Rafforza perché evidentemente si basa su dati molto più certi, su una consapevolezza maggiore, tenendo conto che la battaglia continua su questo aspetto del problema entrate, ma continua ancora sulle risorse che lo Stato non dà, e non solo alla Sardegna.

I fondi FAS costituiscono un problema non solo per la Sardegna maper tutte le tutte le Regioni; la battaglia ancora continua sui vincoli del Patto di stabilità che effettivamente sappiamo bene limitano l'applicabilità del livello di entrate che si può raggiungere. Anche su questo quindi il confronto proseguirà, così come sulla questione delle accise, richiamata da numerosi interventi, e prudentemente sottolineata anche dal Presidente della Commissione bilancio come una questione su cui occorre tener conto delle difficoltà che pongono alcune decisioni statali.

Ricordo in proposito il decreto legislativo di applicazione della "42" sul federalismo fiscale che attribuisce alla provincia una quota di compartecipazione sulle accise, e la chiusura di un accordo (non è ancora un provvedimento di legge) che proietta al 2012 la possibilità che il trasporto pubblico locale, per le Regioni a Statuto ordinario, possa essere coperto proprio dalla fiscalizzazione dei gettiti derivanti dalle accise sui carburanti. Sullo sfondo ci sono queste questioni, ma noi non possiamo e non dobbiamo demordere neanche su questo punto perché il contenuto dell'articolo 8, modificato nel 2006, dà questa possibilità. Vedremo se in sede di contenzioso davanti alla Corte costituzionale effettivamente otterremo dei risultati. Noi siamo chiamati, comunque, a tentare tutte le strade e questo faremo.

Voglio dire un'ultima cosa; se avete notato noi oggi possiamo dire di poter iniziare tra qualche minuto l'esame formale della legge finanziaria di bilancio del 2011 avendo un livello di entrate previste pari a 6 miliardi e 700 milioni circa. Possiamo fare il confronto rispetto all'anno scorso avendo dei dati molto più concreti. Ma, ci rendiamo conto, l'ha riconosciuto poco fa anche il Capogruppo del Partito democratico, che avremo un incremento di entrate che al netto anche della spesa sanitaria e della spesa per la contiguità territoriale e il trasporto, funzioni interamente trasferite alla Regione a seguito di quell'accordo, a spanne, sarà di circa 2 miliardi in più? Ci domandiamo come spendere queste risorse?

Il primo risultato è che tutto questo ci consente di non indebitarci ulteriormente, ed è la volontà che dobbiamo tenere assolutamente ferma. Ma, anche considerando che non dobbiamo indebitarci, e non ne abbiamo la necessità, ci dobbiamo rendere conto che nel frattempo, mentre questo livello di entrate cresce, la spesa va avanti! La spesa va avanti e ci chiama a un analogo senso di responsabilità. Avete detto tutti che la Giunta, l'opposizione, la maggioranza in questa circostanza sulle entrate hanno mostrato senso di responsabilità. Dobbiamo dimostrarne altrettanto nel governo della spesa perché non dobbiamo più consentire che queste risorse, che sono un patrimonio prezioso per una Regione speciale come la nostra, non vadano spese bene. Vanno spese infatti per lo sviluppo, vanno spese per il contrasto a tutte le forme di emarginazione e di povertà, per dare servizi adeguati ai nostri cittadini, ma non vanno più spese sulla base di decisioni irrazionali e irresponsabili che tendono, o rischiano di tendere, ad alimentare una struttura e non a trasferire al sistema sociale ed economico della Sardegna queste risorse. Questo è quello che tra qualche minuto io credo dovremmo tutti essere disponibili a dimostrare.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 29, viene ripresa alle ore 13 e 08.)

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno:

Ordine del giorno Bruno - Diana Mario - Steri - Uras - Vargiu - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Cocco Daniele Secondo - Barracciu - Capelli - Lai - Locci - Porcu - Sabatini - Sanjust - Zedda Alessandra sull'attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto speciale relativo alle entrate della Regione Sardegna.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle dichiarazioni rese dal Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento, sulla vertenza entrate:

PREMESSO che:

· è in corso la sessione finanziaria del Consiglio regionale dedicata all'approvazione della proposta di bilancio 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013 della Regione Sardegna;

· giungono pressanti richieste dalle rappresentanze istituzionali, dalle forze economiche e sociali e dagli operatori del terzo settore della Sardegna affinché tale sessione finanziaria possa dare risposte concrete ai bisogni delle famiglie, del mondo del lavoro e dell'impresa colpiti da un crisi economica tra le più gravi degli ultimi 30 anni;

· in tale difficile contesto diventa fondamentale l'immediata attuazione dell'articolo 8 dello Statuto così come novellato dall'articolo 1, comma 834 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007);

· nelle comunicazioni del Presidente della Regione sullo stato della trattativa con il Governo, avvenute in Aula il 22 dicembre 2010 ai sensi dell'articolo 120 del regolamento consiliare, sono state confermate alcune criticità in merito alla completa applicazione di quanto previsto dall'articolo 8 riformato dello Statuto regionale con riferimento al riconoscimento da parte dello Stato delle quote dei tributi sul gioco del lotto, sul reddito delle seconde case dei non residenti e sulla completa compartecipazione regionale al gettito IVA, a cui il Governo vorrebbe detrarre una quota per l'ammortizzazione delle quote dell'Unione europea, e su altre imposte minori comunque derivanti dalla completa e puntuale applicazione del nuovo articolo 8 dello Statuto regionale;

· il 10 dicembre 2010 è stata definitivamente approvata la legge di stabilità (finanziaria nazionale) ed il bilancio 2011 dello Stato e che in tale bilancio vengono quantificate in 4.750 milioni le devoluzioni del gettito di entrate erariali spettanti alla Sardegna per il 2010 con quantificazione non ancora esplicitata per il 2011;

· nel bilancio della Regione il totale delle entrate viene quantificato per il 2011 in 6.712 milioni che, al netto dei tributi regionali e dei tributi erariali riscossi direttamente (imposte sui consumi e tasse sugli affari pari a 1.353 milioni di euro), comporterebbero ad oggi, nel caso di una devoluzione erariale per il 2011 identica a quella già riconosciuta per il 2010, una differenza stimata in 610 milioni di euro per il 2011 e di 1.200 milioni di euro per il biennio 2010-2011, differenza che, tenendo conto delle compartecipazioni erariali ancora non riconosciute dal Governo e delle ultime stime fornite dall'amministrazione statale sulla base delle ultime dichiarazioni disponibili, supererebbe i 1.500 milioni di euro;

· in data 13 dicembre 2010 i rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze hanno comunicato in via preliminare che, in base alle ultimissime stime effettuate dall'amministrazione finanziaria statale mediante l'elaborazione dei dati più recenti e delle ultime dichiarazioni disponibili, le compartecipazioni regionali ai tributi erariali da devolvere alla Regione per l'esercizio 2011 risultano quantificate in 5.400 milioni di euro, ossia in misura superiore a quella prevista nel bilancio di previsione della Regione in approvazione e che gli stanziamenti del bilancio statale destinati alla devoluzione delle compartecipazioni spettanti alle Regioni a statuto speciale sono, come di consueto, adeguati in corso d'esercizio al gettito tributario in formazione;

· l'amministrazione regionale non ha ritenuto pienamente condivisibili le proposte d'accordo formulate dal Ministero dell'economia e delle finanze in particolare in merito al mancato riconoscimento delle compartecipazioni sopra richiamate e ha richiesto la rapida formalizzazione delle previsioni delle devoluzioni erariali spettanti alla Sardegna,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a completare, ad un anno dall'entrata in vigore del nuovo regime di compartecipazioni erariali, l'attuazione della riforma del nuovo articolo 8 dello Statuto ai sensi dell'articolo 56 dello Statuto speciale, per il formale riconoscimento ed il conseguente trasferimento delle somme relative alle entrate erariali spettanti alla Regione Sardegna dall'applicazione integrale del nuovo articolo 8 riformato senza alcuna eccezione come citato in premessa;

ad adottare nella prima riunione utile di Giunta la deliberazione che avvii, autorizzandola sin d'ora, per l'ipotesi che non si pervenga, entro i termini di legge, all'intesa secondo quanto previsto in premessa, la proposizione di un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale per il caso di persistente integrale o parziale violazione del predetto articolo 8 dello Statuto speciale nonché la proposizione d'impugnazione avverso il bilancio dello Stato;

a concludere con il Ministro dell'economia e delle finanze il tavolo di confronto mirato alla rinegoziazione del Patto di stabilità imposto alla Regione Sardegna che tenga conto del nuovo regime d'entrata in vigore dal 2010. (1)

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno.

Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Biancareddu, Cappellacci, Fois, Oppi, Planetta, Rassu, Sanna Giacomo, Solinas Christian, Stochino, Vargiu e Zedda Alessandra hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri:Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cappellacci - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 69

votanti 68

astenuti 1

maggioranza 35

favorevoli 68

(Il Consiglio approva).

I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16 e 30. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

La seduta è tolta alle ore 13 e 13.