Seduta n.298 del 17/02/2012
CCXCVIII SEDUTA
Venerdì 17 febbraio 2012
Presidenza del Vicepresidente COSSA
La seduta è aperta alle ore 10 e 34.
COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 1° febbraio 2012 (291), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Elio Corda, Renato Lai, Giovanni Mariani, Valerio Meloni, Franco Mula, Antonello Peru, Onorio Petrini, Antonio Pitea, Pietro Pittalis, Angelo Stochino e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta del 17 febbraio 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, questi congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulle problematiche derivanti dall'entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sul rispetto delle norme della politica comune della pesca". (808)
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.
COCCO DANIELE, Segretario:
"Interpellanza Diana Giampaolo - Moriconi sulla mancata assegnazione delle risorse destinate ai comuni previste dalla deliberazione n. 30/65 del 12 luglio 2011". (307)
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, constatata la scarsa presenza dei consiglieri in Aula, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 35, viene ripresa alle ore 10 e 53.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, oggi il Consiglio regionale commemora l'onorevole Francesco Puligheddu, consigliere regionale nella IX e nella X legislatura.
L'onorevole Puligheddu è stato un esponente di spicco del Partito Sardo d'Azione in cui ha profuso un costante impegno politico distinguendosi per la correttezza e per la lealtà con cui ha portato avanti le battaglie per far conoscere i valori e i principi del sardismo.
Nacque a Oliena il 18 aprile 1930, orfano di guerra, si trasferì giovanissimo a Cortoghiana e poi a Carbonia. Nel periodo della sua giovinezza alternò il lavoro in miniera allo studio della politica riuscendo a diventare uno dei promotori storici del Partito Sardo d'Azione nel Sulcis-Iglesiente. A Carbonia fu eletto vicesindaco e ricoprì anche gli incarichi di consigliere comunale e assessore.
La sua profonda umanità e la delicatezza con la quale aiutava i più umili lo portarono a essere un punto di riferimento per la popolazione più disagiata. Questo suo "contatto autentico" con la gente non terminò mai, neanche quando negli anni '80 entrò a far parte dell'Assemblea legislativa della Sardegna.
Fu eletto in Consiglio regionale, per la prima volta, nel 1984 nella lista del Partito Sardo d'Azione, nella circoscrizione di Cagliari. Dall'inizio della legislatura ricoprì l'incarico di Presidente del Gruppo consiliare Partito Sardo d'Azione fino a quando fu nominato Assessore regionale della difesa dell'ambiente nella Giunta guidata dal presidente Mario Melis. La sua esperienza nell'Esecutivo durò poco meno di un anno. Tornato tra i banchi del Consiglio, dopo pochi mesi, fu rieletto Capogruppo dei Quattro mori.
Politico attento ai problemi della gente e fine conoscitore degli ideali e dei principi sardisti, per circa un anno (dal 1985 al 1986), fu Presidente della Commissione Urbanistica. Inoltre, fece parte della Commissione speciale per una indagine conoscitiva sulla condizione economica e sociale delle zone della Sardegna interessate da particolari fenomeni di criminalità, della Commissione bilancio e della Commissione programmazione economica e sociale.
Confermato in Consiglio regionale nella X legislatura, fu nominato nuovamente Presidente del Gruppo consiliare del P.S.d'Az. ed eletto vicepresidente della Commissione programmazione economica e sociale. Copiosa la sua attività legislativa che fu caratterizzata da numerosissimi provvedimenti in materia di identità della Sardegna, di riconoscimento dei diritti dei sardi, di agricoltura e di trasporti. Tra le mozioni presentate, e di cui fu primo firmatario, ricordiamo quella che intendeva introdurre il sardo tra le lingue ufficiali della Comunità europea.
Le sue battaglie politiche, soprattutto sul rapporto di sudditanza nei confronti del Governo nazionale, sulle servitù militari, sul Piano di Rinascita, sulla lotta alla cementificazione e agli incendi, furono sempre portate avanti con convinzione e rigore. L'onorevole Francesco Puligheddu non smise mai di combattere, anche quando terminò il secondo mandato consiliare, per quello che lui definiva "il riscatto del popolo sardo".
Nel formulare le sentite condoglianze alla moglie, ai figli e al collega onorevole Efisio Planetta, esprimo il profondo cordoglio dell'intero Consiglio e mio personale.
Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 58, viene ripresa alle ore 11 e 05.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato numero 343-354 (Parte I)/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Capelli, relatore.
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Presidente, Assessori, colleghi…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Capelli. Onorevoli colleghi, vorrei pregarvi cortesemente di prendere posto per consentire di iniziare l'esame del provvedimento. Prego.
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Dicevo, Presidente, signori Assessori, colleghi e colleghe, questa potrebbe essere una seduta importante; uso il condizionale perché dipende da come l'Aula intenderà affrontare questa prima seduta che dà di fatto inizio, auspico, a successive sedute che potranno portare a termine una stagione di riforme da tempo annunciata e che, con grandi difficoltà, è stata portata avanti soltanto nell'ultimo periodo. Ricordo a tutti per memoria che questo Consiglio regionale ha auspicato l'inizio delle riforme con l'ordine del giorno numero 41, un ordine del giorno che fu lungamente discusso in Aula e che scaturì da una serie di mozioni presentate da tutte le parti politiche presenti in Consiglio regionale sulle iniziative da assumere in materia di riforme. Si diede mandato al Presidente della prima Commissione di provvedere entro 90 giorni a istituire ed elaborare un percorso costituente finalizzato appunto all'inizio di una stagione di riforme.
Non si può negare, però, che l'impulso principale, affinché il Consiglio prendesse in seria considerazione l'inizio di questa stagione di riforme, ci è stato, ahimè, dato dalle iniziative nazionali: legge Tremonti prima, decreto Monti da ultimo, poi tramutato in legge. La Commissione prima è passata di mano e devo riconoscere che, grazie anche e soprattutto alla determinazione del Presidente della prima Commissione, si è potuti addivenire a questo primo passo, che ha l'ambizione di aprire realmente in questo Consiglio regionale una stagione di riforme.
Le parti politiche rappresentate in Commissione hanno collaborato tutte tra moltissime difficoltà, ascoltando le mille ragioni di tutti (in primis quella del Consiglio delle autonomie locali, ma anche dei singoli sindaci e degli amministratori locali) e affrontando la complessa materia delle riforme decidendo di partire dall'esame della riforma degli enti locali (nel caso specifico stiamo parlando dei comuni), anche spinti dall'esigenza di intervenire prima delle prossime elezioni amministrative.
Si è partiti dai due testi, unificandoli, del disegno di legge numero 343 e dal progetto di legge numero 354, si è addivenuti poi alla decisione di stralciare questa parte che è ricompresa nel testo proposto dalla Commissione per esaminare la materia sulla necessità impellente di rivedere la composizione dei consigli comunali e relative assegnazioni del numero degli assessori, anche perché, già nel 2011, eravamo intervenuti con una norma che, per i comuni sardi, all'articolo 1, comma 2, della legge numero 10, limitatamente al turno delle amministrative del 2011, cioè dell'anno scorso, confermava in via provvisoria lo stato dell'arte precedente dettato dalla legge numero 10 del 2002.
Allora io credo che il Consiglio non vorrà perdere l'opportunità di esercitare quell'autonomia tanto richiamata nell'ultimo periodo, ma non solo nell'ultimo periodo, in quest'Aula, e non solo in quest'Aula, e che ci sia la determinazione di tutte le parti politiche perché l'esercizio dell'autonomia venga svolto fino in fondo, e che non ci siano intendimenti di procrastinare ulteriormente decisioni che comunque spettano a questo Consiglio e che, se non fossero assunte nei modi e nei tempi dovuti, sarebbero superate ovviamente dall'azione del Governo nazionale. Io credo che questo aspetto debba guidare i lavori che iniziano nella giornata odierna.
Dicevo che il testo è stato presentato al Consiglio delle autonomie locali e, tenendo conto anche delle osservazioni appunto del Consiglio, si è arrivati alla stesura che è oggi all'attenzione dei colleghi. Non bisogna però prescindere da come è l'attuale composizione degli enti locali in Sardegna e neanche da quanto lo stesso Consiglio delle autonomie locali segnala sulle riforme annunciate; una per tutte, quanto previsto dall'articolo 10 della legge regionale numero 2 del 2007, che appunto legifera sulla razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni comunali, ci richiama appunto al fatto che da tempo si parla di riforme ma purtroppo troppo tempo è passato per iniziare una reale azione di riforma.
E' chiaro, ovvio e sottolineato più volte, da tutti i commissari della prima Commissione, che sarebbe opportuno inquadrare il progetto di riforma degli enti locali in una riforma organica, e non in una riforma parziale, che veda oggi l'attenzione dell'Aula rivolta verso le organizzazioni del sistema dei comuni, domani delle province, delle province "sì", delle province "no", della cancellazione in toto delle stesse, della cancellazione parziale o anticipata delle province istituite con legge regionale, però dobbiamo tenere presente come è oggi la conformazione dell'organizzazione degli enti locali nel nostro territorio.
In Sardegna, noi abbiamo oggi 377 comuni e, di questi 377, 309 sono comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti e costituiscono circa un terzo della popolazione residente in Sardegna. Perciò, anche nell'esame del testo proposto, si è partiti dalla necessità di tutela dell'istituzione "comune", di tutela del piccolo comune che è parte fondante dell'organizzazione dello Stato e della nostra Regione, non senza però rimarcare che, nell'organizzazione degli enti locali, noi abbiamo una ramificazione eccessiva dei poteri e delle funzioni. I comuni, dicevo, suddivisi tra comuni da zero a 500 abitanti sono in Sardegna attualmente 40 e costituiscono un numero di abitanti pari a 12.500 abitanti; poi ci sono quelli tra 500 e 1.000 che sono 73, con una popolazione di 54-55 mila abitanti; inoltre ci sono i comuni tra 1.000 e 2.000, che sono 92, con una popolazione di 132 mila abitanti. Ho detto questo per arrivare a ciò che vi ho annunciato e riportato, cioè ai 309 comuni sotto i 5.000 abitanti.
Esaminando ulteriormente la composizione per provincia di questi comuni, troveremo che, in provincia di Cagliari, ci sono 12 comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti, a Carbonia-Iglesias un comune sotto i 1.000 abitanti, in Medio Campidano 9, in Ogliastra 3, a Nuoro 16, a Tempio un comune sotto i 1.000 abitanti, a Oristano 48 e a Sassari 27, per un totale di 117 comuni sotto la soglia dei 1.000 abitanti. Non sono numeri a caso, come più volte ho avuto modo di sostenere in quest'Aula; a volte, i numeri letti nel modo dovuto sono come i testi delle enciclopedie, questo ci dà una fotografia della distribuzione dell'organizzazione degli enti locali in Sardegna della quale dobbiamo tener conto nel momento in cui decidiamo e legiferiamo sulla composizione dei consigli comunali, sulla composizione delle giunte comunali e quindi sull'organizzazione del nostro territorio fin dalle sue basi fondanti.
Molto spesso si è anche discusso, così come recita anche il decreto Monti, sulla necessità di intervenire su queste organizzazioni per ridurre la spesa globale dell'organizzazione dello Stato e per la razionalizzazione delle risorse finanziarie. Questo, credo di poter interpretare quanto sostenuto da tutti i componenti della Commissione, non è stata la linea guida della Commissione, siamo tutti coscienti e tutti abbiamo contezza che il vero risparmio, per l'organizzazione della struttura sia statale ma in questo caso regionale, non sta nel taglio dei consigli comunali, dei sindaci dei piccoli comuni, che incidono anche nel bilancio della nostra Regione in maniera molto limitata. Basti pensare che i nostri sindaci dei comuni della Sardegna incidono per 1.684.800 euro di indennità di carica cioè veramente un'inezia rispetto a tanti altri centri di costo del bilancio regionale, non perché paragonati ad altri centri di costo superiori ma perché è un costo della democrazia veramente irrisorio.
Sia chiaro fin da subito, perlomeno per quanto emerso in Commissione prima, che non è stato e non può essere questo il faro, l'obiettivo nel cercare di proporre un testo e un'azione legislativa che porti alla razionalizzazione del sistema enti locali in Sardegna. Per venire appunto al testo, sentite e viste anche le osservazioni del Consiglio delle autonomie locali (che, mi permetto di dire qui, però, mi inserisco a titolo personale, bene avrebbe fatto a utilizzare toni e linguaggi diversi nella comunicazione istituzionale del parere espresso, e non coinvolgo ovviamente in questa mia sottolineatura i componenti della Commissione o il Consiglio stesso), ritengo che il confronto istituzionale si debba svolgere in termini, con toni e con argomenti diversi per buona parte da quelli riportati nel testo che voi avete allegato alla proposta di legge della Commissione e usati dal Consiglio delle autonomie locali. Credo che ancora molto ci sarà da discutere, sono sempre contrario al fatto che la fretta o i tempi dettino le giuste soluzioni, anzi molto spesso le due cose non si sposano però, visti anche gli emendamenti annunciati e quelli già presentati, credo che sarà opportuna una rivisitazione attenta delle proposte, da parte dei colleghi, degli emendamenti che saranno appunto proposti; in Commissione sarà opportuno rivedere insieme velocemente, magari anche in mattinata, i testi proposti.
Per quanto attiene il merito del provvedimento di legge, all'articolo 1 si propone una diversa composizione dei consigli comunali. Un principio ha guidato anche questa proposta, come nei vecchi testi, escludendo, così come previsto nei vecchi testi, il concetto di capoluogo di provincia (anche perché tutti noi siamo orientati alla cancellazione delle province stesse) che, solo per essere capoluogo di provincia, faceva scattare dei numeri superiori alla proporzione di abitanti che gli stessi comuni rappresentavano nella definizione del numero dei consiglieri comunali e quindi anche degli assessori.
Perciò, concordemente, non si è voluto fare riferimento o dare premialità al fatto stesso di essere in questo momento capoluogo di provincia e nel contempo si è già tracciata una linea unanime, mi sembra di capire, di intendimento della cancellazione delle province. Ovviamente su questo come voi sapete si discuterà in un testo che verrà proposto all'Aula dopo che sarà visitato dal parere obbligatorio del Consiglio delle autonomie locali. Anche questo spero e auspico che possa essere portato all'attenzione dell'Aula in tempi brevi.
Ho visto che, in qualche emendamento, c'è il riferimento al capoluogo di Regione, ma sarà l'Aula a decidere se sarà opportuno o meno, non esprimo in questo momento pareri sulle proposte emendative presentate dai colleghi.
Su tutti, nelle percentuali proposte, nelle fasce proposte, c'è una riduzione delle rappresentanze in consiglio comunale. Anche questo credo che sia soprattutto per le fasce alte dei comuni, dei comuni oltre 100 mila abitanti che scendono per esempio nella formulazione precedente da 40 a 32 nella rappresentanza che possono avere, quindi proporre fino a 8 assessori e 24 membri per i comuni con popolazione superiore ai 25 mila abitanti, e anche qui sono state ridotte le rappresentanze; per farla breve in tutte le fasce proposte c'è una diminuzione delle rappresentanze consiliari.
Anche perché bisogna tener conto che, soprattutto negli ultimi decenni, è difficile occuparsi di politica, è difficile trovare persone disponibili a occuparsi di politica; testimonianza di ciò sono, nella valutazione degli esiti delle elezioni non solo comunali ma anche provinciali e anche regionali, i molti "zero" che vengono riportati poi nella valutazione dell'esito del voto finale. Diversamente da quanto proposto nella norma nazionale, abbiamo voluto porre la nostra attenzione in modo particolare sui piccoli comuni e così, diversamente da quanto previsto dal decreto Monti, ribadiamo la necessità di avere delle rappresentanze assessoriali anche nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti.
Perciò, nell'articolo 1, esercitiamo la competenza primaria della Regione autonoma della Sardegna e quindi introduciamo una nuova disciplina sulla composizione dei consigli e delle giunte comunali. L'articolo 2 ovviamente, conseguentemente anch'esso dettato nell'esercizio della competenza esclusiva in materia di ordinamento degli enti locali, prevede l'applicazione con deroghe dell'articolo 16 del decreto legge richiamato poc'anzi, il "138" del 2011, convertito poi nella legge numero 148, che dispone l'obbligo per i comuni fino a 1.000 abitanti dell'esercizio associato delle funzioni amministrative tramite unione dei comuni, nell'articolo 14 del decreto legge 78 del 2010.
Un inciso: le unioni dei comuni in Sardegna sono 35, credo che debba andare rivista anche questa organizzazione intermedia, Abbiamo 35 unioni di comuni, 5 comunità montane, 8 province, 377 comuni. Fatti salvi i 377 comuni, credo che, per i numeri che vi sto riportando, sia necessaria una profonda analisi e rivisitazione dell'organizzazione del governo del territorio, che non può essere capillarizzata tra decine di enti intermedi che, a mio avviso, a volte non dialogano tra di loro e non rendono il servizio utile per un…
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la fine del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, per consentire ai colleghi di prenotarsi per gli interventi, ovviamente non utilizzerò tutti i venti minuti, mi preme intervenire su alcune questioni, in virtù del testo che si sta discutendo questa mattina. Condivido l'analisi fatta dal collega che mi ha preceduto, l'onorevole Capelli, il quale ritiene, e lo ritengo anch'io, che questo possa essere un momento nel quale questo Parlamento regionale possa realizzare delle riforme importanti che riguardano la Sardegna e certamente anche contribuire a razionalizzare e a migliorare la questione della riforma degli enti locali che, nel suo insieme, ha certamente una sua valenza. Condivido anche il fatto che non possiamo venire in aula con leggi affrettate, forse non è il caso di questa mattina naturalmente, ma certamente io farei una piccola riflessione, perché la materia di cui stiamo discutendo riguarda tanta gente, riguarda l'organizzazione dei comuni, delle province, della regione, per cui io credo che sia opportuna una riflessione approfondita su tutto, per ritornare con una legge organica che possa abbracciare tutto.
Delle volte capita che si venga in aula a discutere di leggi, come anche in questo caso probabilmente, spinti un pochino dai tempi che obbligano a fare scelte importanti. Una di queste è naturalmente il fatto che in molti comuni della Sardegna si vota a breve, per cui dobbiamo intervenire sulla norma e consentire di avere delle regole precise per tempo; altra questione riguarda il tempo che stiamo vivendo per il quale dobbiamo intervenire pesantemente sui tagli dei costi della politica, e probabilmente fare anche noi la nostra parte. Esiste una legge nazionale che interviene da questo punto di vista e io credo che anche noi dovremo intervenire.
Mi scusi, Presidente, non si riesce a fare un ragionamento per il troppo rumoreggiare!
Stavo dicendo che anche noi dovremo fare la nostra parte. Però io credo che non dovremo essere guidati su questa riflessione dalla piazza che spinge, uso volutamente termini di questo tipo, dalla piazza che spinge e che pure ha ragione a spingere su alcune questioni. Non credo che dovremo essere, come dire, spinti nelle decisioni o fare scelte affrettate per il fatto che dobbiamo tagliare a tutti i costi; questo significa in qualche modo intervenire su una materia che certamente ha bisogno di essere riformata, ma i tagli feroci, fatti con la scure, possono portare anche danni maggiori che certamente non contribuiscono a migliorare il sistema. Che cosa voglio dire? Questa nostra Sardegna è una Regione fatta da 377 comuni, la maggior parte di questi comuni, gran parte di questi comuni, sono sotto i 1.000 abitanti, diceva l'onorevole Capelli, se non sbaglio, ascoltando i numeri di cui ha detto, 107 comuni sotto i 1000 abitanti, no? Addirittura 170! Quindi sono tantissimi comuni, questa è la storia della nostra Sardegna!
La Commissione autonomia ha affrontato molto bene gli argomenti, il Presidente e tutti i commissari si sono adoperati per trovare una sintesi che potesse dare, non dico soddisfazione a tutti, ma raccogliesse un pochino le proposte che sono arrivate da tutte le parti politiche e da tutti i commissari. Certamente però bisogna arrivare a un punto di incontro. Credo, questa è una mia convinzione, che tagliare pesantemente o ridurre notevolmente la rappresentanza democratica dei comuni della Sardegna significhi togliere presidi di democrazia, non significa tagliare costi, non significa riformare; eliminare tanti consiglieri comunali che prendono pochi euro al mese o, addirittura, in molti casi, non prendono assolutamente nulla, significa tagliare spazi di democrazia, non significa tagliare i costi, significa inseguire soltanto una piazza che chiede di tagliare tutti i costi senza riflettere, sacrificando invece la possibilità, per molti comuni, di avere una rappresentanza nei loro enti che certamente non devono essere falcidiati.
Detto questo, la riforma va fatta e bisogna intervenire. Noi abbiamo presentato degli emendamenti sia sulla composizione dei consigli comunali, sia sulla questione delle funzioni associate. E a questo punto, devo dire delle cose. Per quanto riguarda i comuni, sono presidi di democrazia; presidi di democrazia, perché? Noi assistiamo a un sistematico smantellamento della presenza dello Stato nella nostra Isola, lo vediamo nei comuni, lo vediamo in tutte le sue manifestazioni, lo vediamo attraverso la scuola, attraverso la sanità, lo vediamo sui servizi sociali, non possiamo contribuire a compiere un'operazione di questo tipo, dobbiamo intervenire in maniera razionale e in maniera giusta. Allora, anche sulla questione dell'unione dei comuni, io credo che sia necessario rimandare la discussione a una legge organica, rivedendo probabilmente anche la legge regionale numero 12 del 2005, che aveva già per tempo organizzato la possibilità dei comuni della Sardegna di associarsi fra loro, senza aspettare il decreto Monti, la legge nazionale che obbliga a fare associazionismo e a mettere assieme le funzioni diciamo così fondamentali, le sei funzioni fondamentali.
La Regione Sardegna ha normato, già nel 2005 ha prodotto una legge, la legge numero 12, la quale probabilmente va aggiornata, va riformata, va migliorata, va adeguata ai tempi e alle cose che si stanno facendo, ma non può essere stravolto un sistema. Dirò anche perché. Obbligare i comuni della nostra Isola, soprattutto quelli entro i 5.000, come cita il testo, ovvero fino a 3.000 nei comuni montani, significa fare una forzatura inaudita, Assessore, mi rivolgo a lei, che non sta - secondo me - né in cielo né in terra, e dirò perché. Innanzitutto perché io ritengo che l'autonomia dei comuni debba essere assolutamente garantita. Ogni comune deve poter decidere a casa sua quali sono i servizi che possono essere associati o quelli che è in grado di gestire per conto suo; obbligarli, sulla base di una legge nazionale, che dice che bisogna mettere assieme le funzioni, e non riflettere sulla necessità di predisporre una cosa organica che rispetti la necessità dei comuni della Sardegna di fare le riforme in senso abbastanza organizzato rispetto a un testo che arriva in aula affrettato, secondo me è profondamente sbagliato.
Perché dico questo? Faccio degli esempi concreti per spiegarlo. Noi diciamo nel testo che, entro il 2012, vanno messe assieme almeno due funzioni fondamentali delle sei obbligatorie, entro il 2013 le altre quattro. Ipotizziamo di mettere assieme alcuni servizi, ad esempio i servizi sociali, oppure qualsiasi altro servizio che riguarda più comuni che si mettono assieme, e ipotizziamo che, nel Consiglio di amministrazione dell'unione dei comuni, un comune (fra quelli che sono associati obbligatoriamente) decida che, per i servizi sociali, i soldi debbano essere spesi in una direzione piuttosto che in un'altra, questo può essere assolutamente messo in minoranza, ovvero si può dire per conseguenza che, in un comune, decidono gli altri comuni le cose che devono essere fatte, non decide il sindaco o il Consiglio comunale in casa sua!
Per cui, io credo, Assessore e consiglieri tutti, che sia opportuno fare una riflessione maggiore, tant'è vero che abbiamo presentato un emendamento, che invito tutti a vedere e valutare con la giusta attenzione, per evitare di trovarci travolti. Io faccio l'amministratore e parlo a ragion veduta, non sarei fra quelli che sono sotto i 5.000 abitanti perché nel mio comune ci sono più di 5.000 abitanti, però siccome io credo che mettere assieme le funzioni sia un valore e non un disvalore, credo che noi dobbiamo incentivare i comuni a mettersi assieme, non obbligarli, non per legge dire che si devono mettere assieme, che si devono associare anche se non esistono ragioni alcune perché le cose possano essere fatte, non avremo così grandi risultati. Noi dobbiamo incentivare.
L'emendamento che abbiamo presentato prevede che venga riservato loro (oltre il 3 per cento del fondo unico dei comuni) l'ulteriore quota derivante dal taglio del 3 per cento formulato per coloro che non si mettono assieme e non fanno associazione per le funzioni fondamentali di cui stiamo parlando. Per cui stiamo incentivando ma anche penalizzando coloro che non lo fanno. Ritengo che non sia opportuno obbligare i comuni a mettere assieme le funzioni, perché questo significa davvero continuare a tagliare spazi di democrazia che sono fondamentali nella nostra Sardegna. Perché sono fondamentali? La Sardegna ha storia e tradizione nella gestione dei propri comuni, storia e tradizione antica, radicata anche nel periodo nuragico, parlavo prima con il collega Agus il quale richiamava il fatto che ci sono ritrovamenti e testimonianze archeologiche che dimostrano, anche durante il periodo nuragico, l'esistenza della sala del consiglio; questo significa che la nostra comunità già allora si organizzava in una maniera tale da poter rappresentare la propria comunità attraverso un consiglio.
Quindi "no" al taglio dei consigli in maniera feroce, perché non significa risparmiare i costi, ma una riforma assolutamente va fatta, anche in tal senso presentiamo un emendamento nel quale diciamo, ad esempio, che i comuni sotto i 1.000 abitanti possono decidere autonomamente, attraverso Statuto, se avere otto consiglieri o averne dodici. Possiamo anche decidere che i costi devono essere racchiusi attraverso una formula ben precisa, però credo che debba assolutamente essere data l'autonomia ai comuni, perché l'autonomia locale è vista come una risorsa con la possibilità del consiglio di esistere in uno spazio di democrazia conquistata che noi non solo non dobbiamo contribuire a smantellare ma dobbiamo preservare e difendere, difendere fino in fondo. In quest'ottica va vista la discussione.
Concludo per comunicare a coloro che volessero parlare, di farlo su una questione che oggi abbiamo concordato, lo dico al Presidente della Commissione, Manichedda. Oggi abbiamo concordato di portare in Aula un testo riguardante esclusivamente i comuni, correggetemi se sbaglio, sto vedendo invece degli emendamenti che riguardano le province. Credo che sia profondamente sbagliato procedere in questo modo, pertanto invito coloro che hanno presentato emendamenti sulle province a ritirarli subito, per evitare di trascinarci in una discussione che non abbiamo concordato dovesse essere fatta oggi, su una questione che ha bisogno di approfondimenti importanti, tenuto conto che dobbiamo sentire anche gli organismi preposti a formulare opinioni in merito. Certamente l'argomento è scottante, ci sono dei referendum che fra breve saranno messi in votazione, uno abrogativo e uno consultivo, che riguardano le province "nazionali" e le province "regionali".
E' un argomento importante, serio e delicato che non può essere discusso attraverso piccoli emendamenti o fughe in avanti di qualcuno che vuole pensare di approfondire le questioni in questa maniera! Non esiste, non ci stiamo, non sono questi gli accordi! Bisogna essere leali fino in fondo perché non è una questione personale, si tratta di difendere le cose nella maniera in cui devono essere difese e le leggi vanno fatte nella maniera in cui devono essere fatte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Tanto per tranquillizzare l'onorevole Cocco, per quanto mi riguarda l'emendamento presentato sulle province è da ritenersi ritirato, l'ho presentato prevedendo che ce ne potessero essere altri e quindi solo come base di eventuale discussione; se ci si concentra sul discorso "comune" evidentemente si rinvierà ad altra sede tale discussione.
Vorrei che chiarissimo bene l'ambito nel quale stiamo operando, perché già altre volte abbiamo discusso di composizione dei consigli e qualcuno si è lanciato nel pensare che questo possa essere l'inizio di una riforma. No! Sgombriamo il campo! Noi oggi stiamo semplicemente cercando di dare certezza del diritto perché la volta scorsa abbiamo redatto una legge mal fatta e l'abbiamo mal fatta anche grazie agli emendamenti in aula, agli emendamenti orali, agli emendamenti agli emendamenti, non si capiva bene, tra il primo e il secondo comma, se valesse solo per il turno del 2011 o se potesse avere una valenza ulteriore. Nel dubbio nessuno sa quale norma si applichi, se quella legge lì, se quella statale, quanti consiglieri, che composizione deve avere la lista!
Quindi questa norma urgente, che rompe anche la tradizione alla regola che durante la sessione di bilancio non si discute di altro, è esclusivamente finalizzata a dare certezza per il prossimo turno elettorale che coinvolge una settantina di comuni in Sardegna e che potrebbe coinvolgere la provincia di Cagliari. Questo è il quadro: settanta comuni, forse una provincia, o forse due, qualora si dovesse dimettere anche il Presidente della Provincia della Gallura per la nota incompatibilità.
La riforma la faremo dopo che abbiamo chiari i principi su qual è l'architettura istituzionale che vogliamo in Sardegna, su qual è la forma di governo che vogliamo in Sardegna, perché spesso, l'ho letto anche nel parere del Consiglio delle autonomie, si dice che da troppo tempo si aspetta un ordinamento sardo delle autonomie locali. Ma come si può pensare di fare un ordinamento sardo in un momento nel quale, a livello nazionale e in Sardegna, non abbiamo deciso qual è l'architettura costituzionale che vogliamo, qual è la forma di governo che vogliamo? Spesso ci sono federalisti a senso unico, persone che sono pronte a stracciarsi le vesti nel rivendicare risorse, competenze e funzioni dallo Stato, ma sono molto ma molto meno generose nel volerle concedere a un sistema efficiente di autonomie locali, a voler diffonderle nei territori. Un esempio l'abbiamo avuto ieri, ieri quella che può apparire una banalità, cioè la riduzione delle missioni, significa sempre più concentrare la Regione su Cagliari, sempre più far sì che Cagliari sia la Regione e che il resto del territorio siano parti di una provincia periferica nel quale la presenza della Regione è poco più che un optional.
Allora se la Regione si ritira, i comuni devono diventare il braccio operativo della Regione, ai comuni deve essere delegata la funzione amministrativa. In quest'ottica l'onorevole Cocco ha centrato bene il nodo del problema: i comuni rappresentano il presidio della democrazia. Qui sembra che, a volte, molti di noi, pur avendo fatto in moltissimi l'esperienza di amministratori comunali, si siano dimenticati di che cosa realmente fanno i consiglieri comunali nella stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna. Fanno tutto! Se hanno la sfortuna di essere ingegneri sono anche costretti a fare i progetti, perché non ci sono i soldi per affidare le progettazioni all'esterno, fanno gli operai, vanno a montare i palchi quando c'è la festa patronale, fanno i responsabili del servizio perché non ci sono le risorse per assumere i responsabili di servizio, la legge lo consente nei comuni sotto i 5.000 abitanti, a fronte di che cosa? A fronte di 17 euro lordi di gettone di presenza per ogni consiglio comunale, 4 l'anno, 80 euro lordi l'anno. Però c'è l'esigenza di tagliare le poltrone! C'è l'esigenza di far finta di tagliare le poltrone! C'è l'esigenza di gettare un po' di fumo negli occhi, ma facendo questo stiamo incidendo in maniera significativa sull'operatività dei comuni.
Allora dobbiamo cercare di essere molto onesti in questo senso, gli sprechi ci sono e ci sono quegli emendamenti che stiamo presentando alla finanziaria, prevedere per esempio che in Sardegna, "isola" anche sotto questo aspetto, le unioni dei comuni siano incentivate con un 3 per cento, cioè con 15 milioni di euro, ripeto 15 milioni di euro, è uno spreco! E' evidente che è uno spreco se le funzioni le devono fare i comuni, o i soldi si danno ai comuni che li riverseranno alle unioni di comuni, ma non possono essere sottratte creando due centri di costo, perché quelli sono gli sprechi! Non le missioni per i funzionari che devono andare nei comuni per cercare di partecipare alle conferenze di servizi!
Ecco, allora, riportiamo la discussione su ciò che è: una norma transitoria per queste elezioni e poi immergiamoci a ragionare profondamente sull'architettura istituzionale, sulla statutaria, sulla forma di governo che vogliamo, su quale ruolo devono avere i comuni, se dovranno ancora esistere le province, se le unioni dei comuni dovranno essere associazioni che svolgono le funzioni comunali o qualche altra cosa, o enti come oggi li abbiamo disegnati. Io credo che la proposta scaturita dalla Commissione sia estremamente penalizzante per le motivazioni che dicevo, soprattutto per i comuni piccoli e quelli intermedi. Credo che gli emendamenti presentati siano più ragionevoli, che ci possa essere un punto di mediazione anche nell'ottica di un principio che nessun comune deve avere più consiglieri comunali di quelli che ha oggi, che un taglio ci deve essere e deve essere lineare e che le fasce devono avere un senso, non si possono mettere fasce a casaccio. La soglia dei 5.000 abitanti sicuramente è una soglia sopra la quale si applica il Patto di stabilità, sopra la quale gli Assessori hanno un'indennità pari al 45 per cento di quella dei sindaci, sotto è puro volontariato, e poi quella di 15.000, dove si passa dal sistema a turno unico al sistema a doppio turno, al sistema del premio di maggioranza, al sistema delle coalizioni. Tenendo presenti almeno queste fasi, quindi sotto i 1.000 abitanti, sotto i 5.000 e i 15.000, io credo che un punto di accordo, di intesa lo si possa trovare agevolmente. Quindi sicuramente una riduzione ma non una riduzione così marcata come quella che è venuta fuori dalla Commissione.
Sicuramente sono d'accordo con il fatto di eliminare questa particolarità del premio per i capoluoghi di provincia, credo che un diverso numero di consiglieri possa essere valutato per il capoluogo di Regione, perché oggi Cagliari con 150.000 abitanti non può avere lo stesso numero di consiglieri comunali di Cinisello Balsamo che ha 150.000 abitanti ma che non è il capoluogo di una Regione. E' chiaro che lì abbiamo nove fasce anche sopra il milione di abitanti, sopra i 500.000, sopra i 300.000, e quindi il numero dei consiglieri si dilata, però credo che almeno il capoluogo di Regione debba avere una rappresentatività politica di tutti i soggetti che sono presenti nella città per il ruolo che questa svolge. Insomma un po' come è stato fatto per Roma capitale.
Quindi ribadisco che, se con questa legge non stiamo dettando principi per il futuro ma siamo soltanto intervenendo in maniera finalizzata a questo turno elettorale, un'intesa sarà facile e si possa raggiungere agevolmente. Fermo restando che poi dovremo lavorare sodo in Commissione, soprattutto in sede di Statutaria per decidere che Regione vogliamo e che ruolo devono svolgere i comuni in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, sarò rapidissimo anche perché l'argomento è stato, diciamo, trattato abbastanza anche dai colleghi. Voglio solo intervenire per sollecitare quanto è stato detto, cioè che in questa sessione ci si soffermi esclusivamente al varo della norma che consenta ai comuni in fase elettiva, in fase di rinnovo, di poter avere lo schema sul quale avviare le procedure per la campagna elettorale, tutte le procedure per l'elezione dei nuovi organi amministrativi.
Quindi mi limiterei a quello proprio perché, si è detto poc'anzi, c'è la necessità di affrontare davvero una norma organica di cui tanto si è parlato, anche in questo Consiglio, c'è la necessità di dare organicità alla nostra sovranità e il decreto Monti spinge e ci dà questa opportunità. Credo che questa opportunità debba essere colta nella sua interezza, non fosse altro perché lo stesso decreto Monti rimanda in tempi rapidi, appunto, alla nostra autonomia la possibilità di articolare il nostro governo regionale.
Quindi è un'occasione importante, un'occasione…
(Interruzioni)
Vabbè, tanto non penso che sia interessato, chiederò tra poco l'intervento... Dicevo che intervengo solo per rimarcare questa necessità, necessità di voler appunto caldeggiare l'impegno delle Commissioni in primis del Consiglio nella sua interezza perché davvero si affronti una legge organica sul riordino proprio in virtù, ripeto, delle spinte che arrivano a livello nazionale. E' quindi un'opportunità che non dobbiamo eludere ma che dobbiamo affrontare di petto, non foss'altro perché spesso in questa aula abbiamo fatto riferimento e caldeggiato la nostra forza autonomistica, la nostra voglia di attuare il federalismo interno, perché lo chiediamo al Governo nazionale. Ebbene questa è un'opportunità che ci consente di articolare, già abbiamo dato un segnale con il mantenimento dei piccoli comuni, proprio in virtù della nostra tradizione, della nostra cultura democratica, ce lo riconoscevano Regioni del nord Europa, un mio collega, in un passaggio del suo intervento diceva che, nel nostro territorio, forse il seme della democrazia è stato piantato molto prima di quello del Regno Unito di cui tanto si parla come culla della democrazia in Europa. Ebbene, io credo che appunto questo dobbiamo fare.
Il mio auspicio è che oggi si colga davvero questa occasione limitandoci all'essenziale, per affrontare subito dopo una legge organica senza usare tamponi, diciamo, che consentano di rattoppare leggi ormai superate, obsolete; forse è meglio riprendere per intero la legge istituzionale che ci consenta davvero di riorganizzare la nostra Isola, il nostro modello democratico che a tutti penso prema. E' quindi l'occasione per dare davvero la dimostrazione di capacità e di volontà politica di assolvere questo compito.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori piuttosto che sul merito. Vorrei chiedere ai colleghi un minuto di sospensione per valutare un'opportunità; la Commissione ha lavorato in un clima di grande attenzione alle proposte di tutti e senza preclusioni, gli emendamenti presentati sono pochi e largamente ragionevoli, credo che si troverà il modo di intendersi, non mi pare che ci siano posizioni di difese corporative, ma cose su cui noi possiamo ragionare.
Per cui il senso del mio intervento sull'ordine dei lavori è il seguente: o sospendiamo un minuto per verificare se tutti quanti siamo in grado di rinunciare agli interventi in discussione generale, andare in Commissione, esaminare gli emendamenti, trovare le opportune intese, tornare e votare il passaggio all'esame degli articoli e votare la legge; oppure, se questa proposta può essere valutata già da questo momento, allora non sospendiamo. Ecco il senso è questo. Chiediamo una sospensione di un minuto, un minuto per capire se possiamo procedere in questo modo.
PRESIDENTE. Non essendoci opposizioni, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 52, è ripresa alle ore 11 e 56.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Onorevole Maninchedda, lei desidera ultimare il suo intervento?
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). I colleghi dovrebbero essersi cancellati.
PRESIDENTE. Ho ancora iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu.
E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.
CONTU MARIANO (P.d.L.). Rinuncio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Rinuncio, Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, avrei voluto che la proposta che l'onorevole Maninchedda ha testé fatto, fosse stata fatta all'inizio del dibattito, perché risulta sempre che alcuni parlano, mentre altri, poiché si deve abbreviare il ragionamento, non possono dire la propria a nome del proprio Gruppo. Siccome sono state dette tante e troppe cose, credo che sia il caso invece di approfondirle anche se brevemente.
Credo che non sia un problema che si riduce, quando si parla di riforme, solo ai dati numerici che sono stati esposti, comunque questo basta e avanza per questa circostanza, tenendo a mente che il problema delle riforme è un discorso che comunque ci dovrà impegnare, e anche in fretta, perché, è vero che "il presto è nemico dell'ottimo", ma vanno fatte comunque sia. Forse qualcuno non si è accorto che, se la gente fuori non può vedere i politici, è anche perché vede questa classe politica, così come è rappresentata in Consiglio, che non fa il proprio dovere! In Commissione sono arrivati venti emendamenti su cose che non vanno bene…
CAPPAI (U.D.C.-FLI). Non si può fare una legge su ogni comune!
DEDONI (Riformatori Sardi). Comunque, siccome non si vogliono sentire le ragioni per cui effettivamente questa Regione e questa politica hanno necessità di riforme serie, chiudo qui, perché qualcuno almeno rammenti e pensi nel frattempo!
PRESIDENTE. Mi sembra che la richiesta di sospensione dei lavori fosse per riportare il provvedimento all'esame della Commissione per esaminare gli emendamenti. Chiedo scusa, onorevole Maninchedda, può precisare la sua proposta, perchè c'è ancora tempo per presentare emendamenti.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, l'intesa raggiunta è la seguente: si torna in Aula alle ore 12 e 45 per il passaggio all'esame degli articoli, si considerano presentati gli emendamenti e la Commissione si riunisce per esaminarli, come se avessimo fatto il passaggio all'esame degli articoli ora.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. La ringrazio per aver esplicitato la sua proposta alla Presidenza.
(Interruzioni)
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Allora votiamo il passaggio all'esame degli articoli.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Bardanzellu, Biancareddu, Lotto e Lunesu hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Marco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda.
Si è astenuto il consigliere: Cossa.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 59
votanti 58
astenuti 1
maggioranza 30
favorevoli 58
(Il Consiglio approva).
Sospendo la seduta e convoco la prima Commissione.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 01, viene ripresa alle ore 13 e 30.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, riprendiamo i lavori.
Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale sono stati presentati degli emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Art. 1
Composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali
1. Nei comuni della Sardegna il consiglio comunale è composto dal sindaco e:
a) da 32 membri nei comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti;
b) da 24 membri nei comuni con popolazione superiore a 25.000 abitanti;
c) da 16 membri nei comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti;
d) da 12 membri nei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti;
e) da 10 membri nei comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti;
f) da 8 membri nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti.
2. Nei comuni della Sardegna il numero degli assessori comunali non deve essere superiore a un quarto, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali, computando a tale fine il sindaco.
3. Le disposizioni di cui al presente articolo sono efficaci dal turno elettorale per il rinnovo dei consigli comunali successivo all'entrata in vigore della presente legge.
4. L'articolo 10 della legge regionale 1° luglio 2002, n. 10 (Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4), è abrogato; al comma 3 dell'articolo 1 della legge regionale 18 marzo 2011, n. 10 (Disposizioni urgenti in materia di enti locali) le parole "comunale e", ovunque ricorrono, e le parole "il sindaco e" sono abrogate.
Emendamento soppressivo parziale Meloni Francesco - Dedoni - Cossa - Fois - Vargiu
Articolo 1
Il comma 2 dell'articolo 1 è soppresso. (9)
Emendamento sostitutivo parziale Meloni Francesco - Dedoni - Cossa - Fois - Vargiu
Articolo 1
Il comma 1 dell'art 1 è sostituito dal seguente:
1. Nei comuni della Sardegna il consiglio e la giunta comunale sono composti dal sindaco e:
a) da 32 membri nei comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti, con 8 assessori;
b) da 24 membri nei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti, con 8 assessori;
c) da 16 membri nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, con 6 assessori;
d) da 12 membri nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, con 4 assessori;
e) da 10 membri nei comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti, con 2 assessori;
f) da 8 membri nei comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, con 2 assessori. (10)
Emendamento di sintesi degli emendamenti numero 11, 2 e 4 sostitutivo parziale Maninchedda
Articolo 1
Il comma 1 dell'articolo 1 è sostituito dal seguente:
1. Nei comuni della Sardegna il consiglio comunale è composto dal sindaco e:
a) da 34 membri nei comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti;
b) da 28 membri nei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti;
c) da 24 membri nei comuni con popolazione superiore a 25.000 abitanti;
d) da 20 membri nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti;
e) da 16 membri nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti;
f) da 12 membri nei comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti;
g) da 8 membri nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti. (18)
Emendamento sostitutivo parziale Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Agus - Sanna Gian Valerio
Articolo 1
L'articolo 1 comma 1 è così sostituito:
1) Nei comuni della Sardegna il consiglio comunale è composto dal sindaco e:
a) da 40 membri nel comune capoluogo di regione;
b) da 36 membri nei comuni con popolazione pari o superiore a 100.000 abitanti;
c) da 30 membri nei comuni con popolazione pari o superiore a 50.000 abitanti;
d) da 24 membri nei comuni con popolazione pari o superiore a 25.000 abitanti;
e) da 16 membri nei comuni con popolazione pari o superiore ai 5.000 abitanti;
f) da 12 membri in tutti gli altri comuni.
2) Nei comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti gli statuti possono prevedere una composizione dei consigli da 8 membri fino a 12. (2)
Emendamento sostitutivo parziale Uras - Sechi - Cocco Daniele - Cugusi
Articolo 1
L'articolo 1 comma 1 è così sostituito:
1. Nei comuni della Sardegna il consiglio comunale è composto dal sindaco e:
a) da 40 membri nel comune capoluogo di regione;
b) da 36 membri nei comuni con popolazione pari o superiore a 100.000 abitanti;
c) da 30 membri nei comuni con popolazione pari o superiore a 50.000 abitanti;
d) da 24 membri nei comuni con popolazione pari o superiore a 25.000 abitanti;
e) da 16 membri nei comuni con popolazione pari o superiore ai 5.000 abitanti;
f) da 12 membri in tutti gli altri comuni.
2. Nei comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti gli statuti possono prevedere una composizione dei consigli da 8 membri fino a 12. (11)
Emendamento sostitutivo parziale Cuccureddu - Sanna Matteo - Mulas - Murgioni - Piras - Ben Amara - Stochino - Artizzu - Randazzo - Petrini - Cocco Daniele - Zuncheddu - Locci - Tocco - Floris Rosanna - Lai - Amadu - Bardanzellu - Peru - Sanjust - Sanna Paolo
Articolo 1
L'art. 1, comma 1, è sostituito dal seguente:
1) Il consiglio comunale è composto dal sindaco e dal seguente numero di consiglieri comunali:
a) 8 nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti;
b) 10 nei comuni con popolazione compresa fra i 1001 ed i 3.000 abitanti;
c) 12 nei comuni con popolazione compresa fra i 3001 ed i 5.000 abitanti;
d) 16 nei comuni con popolazione compresa fra i 5001 ed i 15.000 abitanti;
e) 20 nei comuni con popolazione compresa fra i 15.001 ed i 30.000 abitanti;
f) 24 nei comuni con popolazione compresa fra i 30.001 ed i 50.000 abitanti;
g) 28 nei comuni con popolazione compresa fra i 50.001 ed i 100.000 abitanti;
h) 32 nei comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti;
i) 38 nel comune capoluogo di regione. (4)
Emendamento sostitutivo totale Cuccureddu - Sanna Matteo - Mulas - Murgioni - Piras - Ben Amara - Stochino - Artizzu - Randazzo - Zuncheddu - Petrini - Cocco Daniele -- Locci - Tocco - Floris Rosanna - Lai - Amadu - Bardanzellu - Peru - Sanjust - Sanna Paolo
Articolo 1
L'art. 1, comma 3, è sostituito dal seguente:
1) La giunta comunale è composta dal sindaco e al massimo dal seguente numero di assessori:
a) 2 nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti;
b) 3 nei comuni con popolazione compresa fra i 1001 ed i 3.000 abitanti;
c) 4 nei comuni con popolazione compresa fra i 3001 ed i 5.000 abitanti;
d) 5 nei comuni con popolazione compresa fra i 5001 ed i 15.000 abitanti;
e) 6 nei comuni con popolazione compresa fra i 15.001 ed i 30.000 abitanti;
f) 7 nei comuni con popolazione compresa fra i 30.001 ed i 50.000 abitanti;
g) 8 nei comuni con popolazione compresa fra i 50.001 ed i 100.000 abitanti;
h) 9 nei comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti;
i) 10 nel comune capoluogo di regione. (5)
Emendamento aggiuntivo Meloni Francesco - Dedoni - Cossa - Fois - Vargiu
Articolo 1
All'art. 1 dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:
"4 bis. Per il calcolo dei consiglieri di cui al comma 1 del presente articolo vengono considerati gli abitanti risultanti dall'ultimo censimento disponibile al momento della convocazione dei comizi elettorali". (8).)
PRESIDENTE. Comunico all'Aula che i consiglieri Zuncheddu e Petrini sono rientrati dal congedo.
Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Capelli, relatore.
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Per quanto riguarda gli emendamenti numero 11, 2 e 4, è stato presentato un emendamento di sintesi della Commissione, il numero 18, sul quale si esprime parere ovviamente favorevole. Per gli emendamenti numero 10 e 5 c'è un invito al ritiro; sull'emendamento numero 8 si esprime il parere favorevole con la proposta di modifiche, riguardo non al censimento, ma all'Istat in riferimento all'anno precedente e alla convocazione dei comizi elettorali, emendamento che presenterà il collega Meloni. Sull'emendamento numero 9, si invece esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Si esprime parere conforme.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo alla votazione.
Onorevole Capelli, non risulta depositato l'emendamento di sintesi che lei ha annunciato…
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. L'emendamento di sintesi è in fase di battitura, ce l'ha il Presidente della Commissione e lo consegna all'Aula a momenti.
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, la prego di leggere l'emendamento di sintesi.
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Allora: "Nei comuni della Sardegna, il consiglio comunale è composto dal sindaco e da 8 membri nei comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti, da 12 membri nei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti, da 16 membri nei comuni con popolazione pari o inferiore ai 15.000 abitanti, da 20 membri nei comuni con popolazione da 15 a 25.000 abitanti, da 24 membri nei comuni con popolazione da 25 a 50.000 abitanti, da 28 membri nei comuni con popolazione da 50 a 100.000 abitanti, da 34 membri nei comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti".
PRESIDENTE. L'emendamento è in corso di fotocopiatura, verrà distribuito subito.
Metto in votazione l'emendamento numero 9.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 9.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Campus ha votato contro e che la consigliera Zuncheddu si è astenuta.
Rispondono sì i consiglieri: Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Vargiu.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Marco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras.
Si sono astenuti i consiglieri: Ben Amara - Cossa - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 57
astenuti 3
maggioranza 29
favorevoli 4
contrari 53
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 10, per il quale c'è un invito al ritiro.
Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, al termine di questo intervento, ritirerò l'emendamento numero 10. In Commissione, a nome del mio Gruppo, oltre che mio personale, mi sono astenuto, ho detto "giallo", tendente all'arancione, tendente al rosso, perché - secondo noi - la norma che è stata approvata in Commissione è eccessiva, nel senso che consente l'elezione di consiglieri comunali con pochissimi voti. In un comune che abbia poco più di 1000 abitanti si elegge un consigliere comunale ogni 80 abitanti, calcolando un certo numero di vecchietti, diciamo così, meno partecipi della vita democratica del loro paese e un certo numero di bambini, più gli astenuti, significa che si elegge un consigliere comunale con 50 voti, o roba del genere; e non è diversa…
(Interruzione del consigliere Antonio Solinas)
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). … e non è diversa la situazione… al di là delle interruzioni eleganti di qualche collega della sinistra, ma ognuno l'eleganza è quella che ha, gliel'hanno data mamma e papà, non può farne a meno!
Comunque, dicevo, nei comuni con 15.000 abitanti si rischia di eleggere un consigliere comunale ogni 900 voti, sempre lordi. Per questo motivo, noi riteniamo che il numero di consiglieri, che emerge dalla legge così come sta venendo fuori dal Consiglio, sia eccessivo. Tuttavia, visto che c'è stato uno sforzo da parte di tutte le forze politiche, anche di venire parzialmente incontro ad alcune nostre posizioni, noi abbiamo deciso che ci asterremo dal voto di questa legge e ritiriamo gli emendamenti.
PRESIDENTE. Quindi l'emendamento numero 10 è ritirato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Chiedo due minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni…
(Proteste dai banchi della maggioranza)
Onorevole Diana, mi pare che non ci sia…
(Interruzioni)
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, ribadisco la richiesta di due minuti di sospensione in aula.
LOCCI (P.d.L.). Sono contrario!
URAS (Gruppo Misto). Abbiate pazienza!
(Proteste dai banchi della maggioranza)
PRESIDENTE. Onorevole Diana, procediamo con la votazione.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, due minuti!
(Interruzioni)
PRESIDENTE. La richiesta è accolta. Sospendo la seduta. Prego i colleghi di rimanere in aula.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 43, viene ripresa alle ore 13 e 48.)
organi degli enti locali della Sardegna". (354 ( parte I))
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.
Metto in votazione l'emendamento numero 18.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Intervengo per chiedere, Presidente, la votazione per parti dell'emendamento di sintesi numero 18, scorporando dalla votazione complessiva il punto g)…
(Interruzioni)
PRESIDENTE. La lettera g), onorevole Cocco, forse evitiamo equivoci. Prego.
COCCO PIETRO (P.D.). Posso motivare la richiesta? La richiesta è formulata perché riteniamo, così come ampiamente abbiamo detto stamattina durante gli interventi, o almeno durante il mio intervento, e così abbiamo detto anche in Commissione, che 8 membri nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti siano pochi. Noi abbiamo detto che la legge deve tutelare i piccoli comuni più di quelli grandi, perché sono presidi di democrazia e che i costi non sono certamente tagliati eliminando i consiglieri nei piccoli comuni e nelle piccole realtà che dobbiamo garantire. Avevamo previsto una formula, che era quella di consentire, attraverso gli statuti, da un minimo di 8 consiglieri a un massimo di 12; non è passata la proposta, quindi noi ci rimettiamo alle decisioni che la Commissione ha preso. Abbiamo partecipato e condividiamo le questioni, ma su questo punto francamente, si tratta di una questione di principio, non possiamo votare favorevolmente. Per cui chiedo una votazione per parti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, i colleghi di SEL esprimono sul punto g), che richiama otto membri del consiglio comunale, un voto di astensione comprendendo le ragioni che si sono più volte manifestate attorno a una sensibilità, che per noi è doverosa, verso le piccole amministrazioni.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, vorrei porle solo un problema. Credo che non sia fattibile la votazione per parti sulla lettera g) perché, qualora dovesse essere bocciata, la legge sarebbe inapplicabile. Credo che non sia ammissibile una votazione per parti.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, a parziale rettifica di quanto avevamo espresso, cioè che avremmo votato su questo emendamento di sintesi, dichiaro che noi ci asterremo su tutti i punti, come avevamo detto, sino al comma f) e voteremo a favore del punto g). Ciò che sta succedendo in Aula ci sembra che sia l'ennesima dimostrazione che questo Consiglio regionale non è in grado di riformare alcunché. E' arrivata in Aula una proposta condivisa dalla Commissione, che prevedeva un numero di consiglieri comunali per i singoli comuni in riduzione rispetto alla proposta dell'emendamento di sintesi, adesso arriva un emendamento all'emendamento di sintesi, quindi al secondo lavoro fatto in Commissione, che è nuovamente in aumento. Questo Consiglio regionale non è in grado di riformare cose semplicissime come queste, dimostra che le Commissioni non hanno più funzione d'essere perché, se per due volte, ciò che viene deciso all'unanimità in Commissione viene ripreso in Aula e predisposto in maniera diversa, tutto il lavoro istruttorio che noi facciamo all'interno delle Commissioni non ha alcun senso per cui questo Consiglio alla fine rischia di non avere alcun senso e di non riuscire a comunicare all'esterno ciò che sta facendo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, io non ho mai amato le semplificazioni e tanto meno quest'ultima dell'onorevole Vargiu, invece, sono d'accordo per esaltare il lavoro del legislatore in qualunque momento, in qualunque momento, non ci può essere un momento che esclude o in qualche maniera tende a derubricare l'importanza di un altro livello.
Allora, l'ho detto in Commissione e lo ripeto qui, abbiamo presentato un emendamento che conteneva due punti: uno era relativo al numero dei consiglieri in ordine alle fasce e l'altro sui piccoli comuni sotto i 1.000 abitanti, vi prego di seguirmi, c'era poi un secondo punto che dava la facoltà ai comuni di normare, nei propri statuti, il numero dei consiglieri da 8 a 12. Abbiamo acceduto a una posizione di maggioranza della Commissione perché vogliamo essere dentro l'auspicio che ha fatto Capelli introducendo la riunione stamane in questo Consiglio regionale con la sua relazione.
Questo non significa, caro onorevole Vargiu, che le conclusioni devono mortificare una posizione che, vi piaccia o no, esiste e permane e si manifesterà anche con il voto. Noi abbiamo una specificità e l'Assemblea autonomistica avrebbe il dovere politico e morale di tutelarla in qualunque momento: è una realtà importantissima di piccoli comuni. Noi non vogliamo disconoscere il lavoro che abbiamo fatto ma, permetteteci, e non permetto a nessuno di semplificare la posizione del Partito Democratico, noi voteremo contro la lettera g) per le ragioni che vi ho detto e vi abbiamo detto anche in Commissione.
PRESIDENTE. E' in corso un approfondimento tecnico sul problema sollevato dall'onorevole Cocco che ha chiesto la votazione per parti di questo emendamento. Vi chiedo un attimo di pazienza.
Allora procediamo alla votazione per parti dell'emendamento numero 18.
Metto in votazione la prima parte sino alla lettera f).
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento numero 18.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zuncheddu si è astenuta.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Marco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras.
Si sono astenuti i consiglieri: Ben Amara - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Vargiu - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 53
astenuti 7
maggioranza 27
favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
Metto in votazione la seconda parte dell'emendamento, quindi la lettera g).
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della seconda parte dell'emendamento numero 18.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cappai, Lunesu e Sanna Matteo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Obinu - Petrini - Piras - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Vargiu.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Meloni Marco - Moriconi - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio.
Si sono astenuti i consiglieri: Cossa - Cugusi - Porcu - Salis - Sechi - Uras - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 53
astenuti 7
maggioranza 27
favorevoli 37
contrari 16
(Il Consiglio approva).
Per quanto riguarda l'emendamento numero 5, c'era un invito al ritiro, ed è stato ritirato.
Metto in votazione l'articolo 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Capelli, Diana Giampaolo, Lunesu e Randazzo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Marco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Zuncheddu.
Si sono astenuti i consiglieri: Ben Amara - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 54
astenuti 6
maggioranza 28
favorevoli 54
(Il Consiglio approva).
Sull'emendamento numero 8, era stato espresso parere favorevole però con una richiesta di modifica da parte del relatore e della Giunta.
Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Propongo un emendamento orale, dopo le parole "risultanti dall'ultimo" sono aggiunte le seguenti "dato ISTAT riferibile all'anno precedente a quello di convocazione dei comizi elettorali" e quindi sono abrogate le parole "censimento disponibile al momento della convocazione dei comizi elettorali".
PRESIDENTE. Non essendoci opposizioni, l'emendamento orale si intende accolto.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Mi suggerisce l'onorevole Cuccureddu di aggiungere anche le parole "dato ISTAT riferito al 31 dicembre dell'anno precedente", così lo facciamo contento.
PRESIDENTE. Direi che la precisazione è opportuna.
Non essendoci opposizioni, l'emendamento orale si intende accolto.
Metto in votazione l'emendamento numero 8 modificato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 8 modificato.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cappai ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Marco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Si sono astenuti i consiglieri: Ben Amara - Cossa.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 58
astenuti 2
maggioranza 30
favorevoli 58
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2. All'articolo 2 sono stati presentati degli emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti:
Art. 2
Razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni comunali
1. Nelle more dell'approvazione di una disciplina organica regionale dell'ordinamento degli enti locali di cui all'articolo 10, comma 5, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007), e successive modifiche ed integrazioni, negli enti locali della Sardegna si applicano l'articolo 16 del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari), con esclusione delle disposizioni dal comma 1 al comma 18 e dei commi 22, 23, 24 e 29, la legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni. Misure di sostegno per i piccoli comuni), e la disciplina di cui alla presente legge.
2. Le funzioni attribuite al prefetto dall'articolo 16, comma 28, del decreto legge n. 138 del 2011 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011, sono esercitate dalla Regione.
3. Le funzioni fondamentali di cui all'articolo 21, comma 3, della legge 5 maggio 2009, n. 42 (Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione), nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 per i comuni appartenenti o che siano appartenuti a comunità montane, sono obbligatoriamente esercitate in forma associata mediante le unioni di comuni e le comunità montane costituite ai sensi della legge regionale n. 12 del 2005 o attraverso la convenzione di cui all'articolo 30 del decreto legislativo n. 267 del 2000, entro il 31 dicembre 2012 con riguardo a due funzioni, entro il 31 dicembre 2013 con riguardo a tutte le sei funzioni fondamentali. La disposizione di cui al presente comma si applica a tutti i comuni, compresi quelli facenti parte di unioni o comunità montane già costituite alla data di entrata in vigore della presente legge. Il limite demografico minimo che l'insieme dei comuni tenuti all'esercizio obbligatorio in forma associata delle funzioni fondamentali deve raggiungere è fissato di norma in 5.000 abitanti; tale limite demografico non si applica qualora il numero dei comuni coinvolti nella gestione associata sia pari o superiore a cinque e la relativa popolazione sia di almeno 3.000 abitanti.
4. I comuni non possono svolgere singolarmente le funzioni fondamentali svolte in forma associata. La medesima funzione non può essere svolta da più di una forma associativa.
5. Dall'applicazione delle disposizioni del presente articolo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza regionale.
Emendamento soppressivo totale Cocco Pietro - Sanna Gian Valerio - Agus - Diana Giampaolo
Articolo 2
Il comma 4 dell'articolo 2 è soppresso. (14)
Emendamento sostitutivo parziale Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Agus - Sanna Gian Valerio
Articolo 2
L'articolo 2 comma 3 è così sostituito:
"3. Le funzioni di cui all'articolo 21, comma 3 della legge 5 maggio 2009, n.42, nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 per i comuni appartenenti a comunità montane, sono esercitate di norma in forma associata mediante le unioni di comuni o comunità montane costituite ai sensi della legge regionale 2 agosto 2005 n.12.
Al fine di sostenere ed incentivare tale esercizio i comuni di cui sopra, oltre alla riserva del 3 per cento del fondo unico per gli enti locali di cui all'articolo 10 comma 1 della legge regionale n. 2 del 2007, beneficiano dell'ulteriore quota derivante dalla riduzione del 3 per cento del fondo unico relativo ai comuni definiti dal presente comma e che non facciano parte di unioni o comunità montane". (3)
Emendamento sostitutivo parziale Uras - Sechi - Cugusi - Cocco Daniele
Articolo 2
L'articolo 2 comma 3 è così sostituito:
"3. Le funzioni di cui all'articolo 21, comma 3 della legge 5 maggio 2009, n.42, nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 3.000 per i comuni appartenenti a comunità montane, sono esercitate di norma in forma associata mediante le unioni di comuni o comunità montane costituite ai sensi della legge regionale 2 agosto 2005 n.12.
Al fine di sostenere ed incentivare tale esercizio i comuni di cui sopra, oltre alla riserva del 3 per cento del fondo unico per gli enti locali di cui all'articolo 10 comma 1 della legge regionale n.2 del 2007, beneficiano dell'ulteriore quota derivante dalla riduzione del 3 per cento del fondo unico relativo ai comuni definiti dal presente comma e che non facciano parte di unioni o comunità montane". (12)
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Salis - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Agus - Steri - Diana Mario
Articolo 2
Dopo il comma 3 dell'articolo 2 è aggiunto il seguente:
"3 bis. Nelle elezioni amministrative per il rinnovo dei Consigli comunali e provinciali della Sardegna non è dovuta la sottoscrizione delle liste per le proposte di candidature riguardanti forze politiche presenti nel Consiglio regionale della Sardegna, nel Parlamento nazionale e Europeo con propri rappresentanti eletti con gli stessi partiti e sotto gli stessi simboli". (15)
Emendamento aggiuntivo Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Agus
Articolo 2
Dopo il comma 4 dell'art. 2 è inserito il seguente:
"4 bis. Dopo il comma 1 dell'articolo 4 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12, è aggiunto il seguente:
"1 bis. Ai fini dell'inclusione di nuovi comuni nelle unioni di comuni, fatta salva la continuità territoriale, è sufficiente l'assenso della metà più uno dei comuni costituenti.".". (1)
Emendamento aggiuntivo Uras - Sechi - Cocco Daniele - Cugusi
Articolo 2
Dopo il comma 4 dell'art. 2 è inserito il seguente:
"4 bis. Dopo il comma 1 dell'articolo 4 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12, è aggiunto il seguente:
"1 bis. Ai fini dell'inclusione di nuovi comuni nelle unioni di comuni, fatta salva la continuità territoriale, è sufficiente l'assenso della metà più uno dei comuni costituenti.".". (13)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 2
Dopo il comma 4 è aggiunto il seguente comma 4 bis:
"4 bis. Non si applica agli enti locali della Sardegna il comma 21 del Decreto legge n. 138/2011, convertito nella legge 148/2011". (6)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 2
Dopo l'art. 2 è aggiunto il seguente articolo 2 bis:
Art. 2 bis
Composizione dei consigli provinciali, modalità di elezione del Presidente e del Consiglio e durata in carica
1. Nelle more dell'adeguamento della legislazione regionale ai principi contenuti nell'art. 23 della legge 22 dicembre 2011 n. 214, per l'elezione del consiglio provinciale, si applica:
a) l'art. 37, comma 2, del D.Lgs 267/2000 per determinare la composizione dei consigli provinciali;
b) l'art. 74 del.D.Lgs 267/2000 per le modalità di elezione del Presidente della Provincia;
c) l'art. 75del D.Lgs 267/2000 per l'elezione del Consiglio provinciale.
2. Al fine di consentire il riallineamento dei mandati ed il contestuale avvio della riforma del sistema degli enti locali in tutto il territorio della Sardegna, in deroga all'art. 51 del D.Lgs 267/2000, i Consigli provinciali eletti dopo l'entrata in vigore della presente legge durano in carica fino al 30 giugno 2015. (7).)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Capelli, relatore.
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Sull'emendamento numero 14, c'è l'invito al ritiro, così come per gli emendamenti numero 13 e numero 12.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Capelli, emendamenti numero 3 e 12? Ha detto "13".
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Si invita al ritiro degli emendamenti numero 3 e 12. Per quanto riguarda l'emendamento numero 15, si esprime parere favorevole in quanto è prevista la presentazione di un emendamento orale.
Si esprime parere favorevole per gli emendamenti numero 1 e 13, uguali, così come per l'emendamento numero 6; invece per l'emendamento numero 7, c'è l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Si esprime parere conforme.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vorrei fare alcune considerazioni con totale rispetto del lavoro che è stato fatto. Prima di tutto ricordando a me stesso che, tante volte, molti di noi sono arrivati qua perché sono partiti dai loro piccoli comuni, dove hanno potuto incominciare ad apprezzare il senso della politica, il senso del servizio, e le origini non si dimenticano mai quando ci si ispira esattamente a questa complicata funzione che è la politica. Poi, da legislatori, far diventare il problema un problema economico è un errore, farlo diventare un elemento burocratico è una colossale adulterazione del sistema democratico.
Ecco perché, secondo me, dentro alcune scelte frettolose, molto "pinnicose", si nasconde anche una sottovalutazione dei problemi e dei principi dell'autonomia che esercitiamo quando facciamo queste leggi. La nostra terra è una terra dove i due terzi delle nostre comunità sono piccole e piccolissime, dove si è esercitata, negli ultimi quarant'anni, la palestra essenziale della politica che vivacizza anche la percezione nei cittadini dell'importanza della politica, oggi sotto attacco, e noi facilitiamo l'attacco populista arretrando. Questo lo vorrei dire.
Secondo, è stato chiesto il ritiro dell'emendamento numero 3, il capo delegazione esprimerà la posizione finale del Partito Democratico, ma in questo emendamento c'è la cognizione della nostra autonomia e della nostra capacità legislativa in questo settore. Sento dire che ci sono in giro freni del tipo: "Noi non possiamo metterci contro lo Stato", non è così! Noi abbiamo inventato l'unione dei comuni prima che lo Stato se ne accorgesse, noi dobbiamo rispettare il principio di equiordinazione e di leale collaborazione nei confronti delle altre istituzioni, lo deve fare prima lo Stato, ma lo dobbiamo fare anche noi. Quindi, secondo me, il rinvio di quella norma che rende obbligatoria l'associazione al 2013 è una rinuncia autonomistica, un errore fatale!
Noi abbiamo gli strumenti per incentivare e disincentivare l'isolamento, li dobbiamo usare, li abbiamo inventati noi in fondo, li dobbiamo rimettere in piedi. Vorrei ricordarvi, colleghi, che il discorso dell'unione dei comuni non è stata una semplificazione, è stato l'avvio di un processo culturale che sta portando i suoi frutti in larga misura nei nostri comuni, dobbiamo solamente completare l'opera, non assecondare questa furia iconoclasta dello Stato, riconoscendo a noi qualche volta, nella nostra autonomia, di aver anticipato stagioni, tempi, idee e progetti. Questo è un caso. Ecco perché, secondo me, l'emendamento numero 3 esprimeva la continuità rispetto a questa idea di salvaguardare un progetto culturale che in Sardegna sta camminando, invece che assecondare uno Stato che ha problemi diversi. Tra l'altro noi portiamo in dote, rispetto all'esigenza del decreto Monti, una condizione di associazione dei servizi già pregressa, con risparmi già realizzati e con capacità di realizzarne ulteriormente.
Ecco perché, secondo me, leggo una superficialità e una tensione alla remissione. Assessore, io non so che cosa pensino gli uffici, però una cosa è certa, il decreto Monti è un decreto legge, non è un decreto legislativo, un decreto legge non può sopprimere o anestetizzare la nostra capacità primaria di determinarci in materia di enti locali. Credo che, su queste cose, dovremo fare un qualche approfondimento e cercare, invece di rinviare, di affrontare lo Stato su questo terreno, perché dopo che abbiamo ceduto una volta non ci sarebbero grandi ragioni per rivendicare autonomie, sovranità e tutte queste altre "balle" che ci tiriamo fuori ogni tanto. La sovranità è realizzata con atti concreti, invece di opporsi al Governo per le tasse sui porti o sulle imbarcazioni, io gradirei confrontarmi duramente con lo Stato su questa impostazione, su un'impostazione dove, sui nostri enti locali, decidiamo noi e non decidono altri.
Poi vorrei dire anche al collega Vargiu, conclusivamente, che si può far consenso anche seguendo quest'onda di impopolarità, però abbiamo il coraggio di farla nei confronti dei più forti, non dei più deboli! Nei nostri piccoli comuni ci sono situazioni molto più amplificate di emarginazione, di residualità sociale, dobbiamo decidere di dire apertamente che li vogliamo cancellare dalla loro esistenza; la politica spetta anche a loro, è un loro diritto, è un diritto di quelle comunità, non è un diritto delle aree metropolitane. La politica sono le nostre comunità, e noi siamo anche una realtà metropolitana a Cagliari perché sono esistite quelle comunità in Sardegna, quella è la nostra peculiarità ed è anche la nostra risorsa. Io cercherò di fare tutti gli sforzi possibili per non dimenticarmi che anche io vengo da un piccolo paese e ho diritto di difendere, anche per le generazioni che vengono dopo di me, il diritto a formarsi, ad avere un'idea di difesa della loro comunità. Chissà, può darsi che i modelli di sviluppo del futuro ci spieghino anche che quelle comunità ci serviranno per risollevarci, può darsi, io penso di sì!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Nonostante l'indisponibilità di alcuni colleghi, posso dire una parola cara al Partito Democratico? Io non ci sto a questo gioco, cioè al gioco che rappresenta me e altri come nemici dei piccoli comuni. Vorrei ricordare ai colleghi, lo dico con molta sincerità e amicizia, che in questa legislatura è stata fatta la prima e unica legge di fiscalità di vantaggio per i piccoli comuni, è stata fatta la prima e unica legge per i comuni sotto i 1.000 abitanti che sta andando a bando, e con i tagli (secondo me, è sbagliato quel taglio che avete fatto in finanziaria, su cui io non voterò) avete tolto 4 milioni dal bando di 8 milioni sui piccoli comuni di 1.000 abitanti.
Io a questo non ci sto, cioè a cercare di istituire delle frontiere qui, dove da una parte c'è chi difende il piccolo comune e dall'altra c'è quello che invece punta a favorire la città. Io non ci sto! Io ho storia come tanti altri e possiamo andare a vedere i voti, come ci siamo espressi rispetto a quelle leggi che sono le vere leggi di presidio dei piccoli comuni, io ho storia per dire che i piccoli comuni li ho difesi, e se abbiamo memoria rispetto anche alla scorsa legislatura, proprio su un'interpretazione anche dell'aggregazione dei comuni, maturò uno scontro che decise anche di un'importante amicizia in quest'Aula.
Detto questo, la norma che noi stiamo andando a votare ha una ratio e spero che sia esplicita e che sia esplicitata, perché evidentemente tra i banchi del P.D. non è stata adeguatamente esplicitata. Primo, non c'è nessuno che non voglia giocare sulla leva della premialità e penalità come proposto dal P.D., anzi nella norma che s'intende andare a fare sugli enti locali di riordino questa sarà la leva, con certezza. C'è da dire che la premialità che noi avevamo istituito con la "12" ha funzionato pochissimo rispetto al fondo delle unioni, c'è da lavorarci sopra, vedremo come fare.
Secondo, certo che non è questo Consiglio regionale o, perlomeno, non lo si può dire a tanti che hanno parlato, di essere subordinati allo Stato, il problema è che, quando si ha la Corte costituzionale in cui non si è rappresentati e quant'altro, rispetto a ogni iniziativa che rischia seriamente di portare i piccoli comuni a "6", noi abbiamo tentato di normare stando all'interno di un perimetro faticoso e abbiamo individuato un periodo di adeguamento che consenta anche un processo democratico; cioè, perché si vuole arrivare al 2013? Per tentare di portare le unioni di oggi a un livello di efficienza e di coordinamento con le norme nazionali, visto che siamo in questa fase, tale per cui le si possa ottimizzare e mantenere. Ma, per cortesia, non serve per ragioni dialettiche creare confini che non esistono e a cui personalmente non sto perché sui piccoli comuni ci si misura anche su altre misure, su cui ci siamo differenziati negli interventi e nelle posizioni.
Quando si arriverà a votare l'articolo, la Commissione chiede che si possa presentare un emendamento orale al comma 3.
PRESIDENTE. Benissimo.
E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Io pregherei i colleghi di pazientare un minuto perché è importante anche sempre dibattere e ascoltarci nel dibattito quando affrontiamo argomenti di questa natura. Bene, non vedo l'onorevole Gian Valerio Sanna, io non so in quale piccolo comune lui abbia militato, non so se sia Abbasanta, io sicuramente ho fatto il sindaco per tre legislature in un piccolo comune, piccolissimo comune, credo di avere diritto e titolo di poter parlare. Vorrei citare, in modo da diluire un po' la tensione che ne viene fuori, un comune, quello più piccolo della Sardegna, Baradili, dove, quando in tempo di Carnevale, e siamo ora in tempo di Carnevale, si vestivano a maschera ma non si poteva scoprire chi applaudiva le maschere perché erano tutti mascherati! Fuor di metafora, vorrei poter capire se l'argomento "8 o 10 consiglieri comunali" in un piccolo comune risolve i problemi di quel comune.
Vorrei capire dal Capogruppo del P.D. se le politiche dei piccoli comuni e delle zone interne della Sardegna si fanno sui numeri dei consiglieri comunali! Io non seguo nessuno sul discorso dei costi della politica e della riduzione dei costi della politica su questi dati, ancorché ricordi che ogni consigliere, comunque ogni rappresentante politico, porta con sé, comunque sia, dei costi, ma i costi nella democrazia vanno sopportati! Su questo io condivido! Ma da qui a dire che lo sviluppo di quei comuni passa per due consiglieri! E' vergognoso affermarlo perché è demagogico e significa voler prendere in giro la gente e di tutto la gente di questi tempi ha bisogno meno che di essere presa in giro!
Poi vorrei ricordare ancora all'onorevole Gian Valerio Sanna che, nella scorsa legislatura, lui ha inventato le unioni dei comuni quando ha sacrificato sull'altare le comunità montane della Sardegna, le vorrei ricordare che i danari che prendevano le comunità montane della Sardegna per pagare i propri dipendenti lo Stato non ce li ha dati e non ce li ha riconosciuti più! Abbiamo perso quei danari per le zone interne. Bastava fare una modifica e togliere Olbia e Villasimius che erano sul livello del mare e lasciare le zone interne anche quelli più misere, magari non avessero le altezze del Gennargentu, perché se qualcuno è intelligente e va a vedere gli indicatori economici della Marmilla, del Barigadu, della Trexenta, li può raffrontare tranquillamente ai paesi delle zone interne più interne.
Allora le politiche dei piccoli comuni delle zone interne si fanno con serietà, si va approfondendo, si va a fare scelte definitive, leggi che questo Consiglio non fa perché voi ci avete trattenuto in ordini del giorno, ma non avete mai proposto leggi serie da poter discutere, né avete consentito che, all'interno delle Commissioni, avvenissero! Vi posso ricordare anche questo!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, intervengo solo per trenta secondi, per tentare di votare a scrutinio elettronico palese anche la conclusione di questo provvedimento, per dire che Barcellona ha 29 componenti l'Assemblea comunale compresa la Giunta e ha anche 2 milioni di abitanti! Nella proposta che viene fuori dalla Commissione nella quale io ho presentato i medesimi emendamenti che sono stati presentati da altri colleghi che puntavano a un numero maggiore di consiglieri e anche a un'autonomia di scelta in funzione dell'esercizio comune di funzioni amministrative, Cagliari, cioè il capoluogo di Regione, con oltre 160 mila abitanti, ha 34 consiglieri e che Baradili, con 96 abitanti, ha 8 consiglieri, quindi è una proporzione che, a me pare (badate, io sono un difensore dei piccoli comuni), dal punto di vista della rappresentanza politica, più che dignitosa e più che spostata verso l'attenzione dei piccoli comuni.
Allora noi non possiamo essere, lo dico perché ne abbiamo il dovere, sempre strumentali, e non dico nel sostenere o non sostenere una tesi, ma dico nel far apparire gli altri come coloro che hanno penalizzato altri soggetti istituzionali. Noi non abbiamo penalizzato nessun soggetto istituzionale in una prospettiva di razionalizzazione del sistema rappresentativo locale e regionale incominciando dal Consiglio regionale che si è tagliato venti consiglieri! Abbiamo proceduto in questa direzione. Questa è la domanda di organizzazione che ci viene dal popolo e non è sempre giusto dire che una domanda che viene dal popolo è populista, qualche volta è anche popolare, è anche corretta, è anche giusta!
Noi siamo qua per ascoltarla, non per negarla, non è sempre un dato negativo la piazza, la piazza molte volte è un dato positivo perché è quella che determina il cambiamento in avanti della società italiana nel suo complesso, di quella europea, di quella mondiale. Che cosa abbiamo detto delle piazze delle capitali arabe quando si sono ribellate a un sistema di corruzione nella gestione dell'amministrazione pubblica, delle politiche internazionali? Abbiamo guardato con simpatia alla Tunisia che si liberava dai tiranni! Allora le piazze io le rispetto come rispetto i piccoli comuni, rispetto gli amministrati e rispetto qualche volta gli amministratori, però, se devo scegliere, preferisco gli amministrati agli amministratori, me compreso!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Diana Giampaolo. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, parto da quest'ultima affermazione del collega Uras sulla piazza e l'importanza delle piazze. Io e il collega Uras non solo rispettiamo le piazze ma le animiamo e le frequentiamo! Quindi non posso che ricavare un'indicazione positiva dal valore di quelle piazze.
Voglio dire con affetto all'onorevole Dedoni che, per fortuna, caro Attilio, il centrosinistra ha presentato molte mozioni e molti ordini del giorno perché, se non l'avessimo fatto, quel risultato, che ha destato tanto scandalo su quante ore lavorano i consiglieri regionali, pubblicato dai mass media, sarebbe stato inferiore di molto, perché voi non avete prodotto nulla di sufficiente che consentisse a questa Aula di lavorare non dico 40 ore la settimana ma almeno 15, almeno 10 e non quell'ora e 20, che mi pare sia risultata. Quindi, caro Attilio, per fortuna, abbiamo presentato e continueremo a presentare mozioni e ordini del giorno, altrimenti la produttività, anche tua, sarebbe di gran lunga inferiore a quella per cui voi siete in grado di impegnare il Consiglio regionale.
Credo che l'onorevole Maninchedda, di cui ho grande rispetto e stima ed è con questa affermazione che mi appresto a svolgere due considerazioni brevissime, abbia ragione e diritto di dire "non ci sto" riferito al P.D.; nemmeno io ci sto, caro onorevole Maninchedda, a farci enucleare come qualcuno ha voluto stamane. Voglio ricordare, e non è mia abitudine farlo, perché credo che le Commissioni esauriscano un lavoro importante, così come sta facendo in questi mesi e in queste ultime settimane la prima Commissione, che si sta tentando di recuperare un ritardo di tre anni, sul tema delle riforme istituzionali, non certamente per responsabilità dell'opposizione. Perché voglio anche ricordare a tutti che quella Commissione è impegnata forse nella legge più importante, la legge statutaria, e parte proprio dal testo base approvato dal Consiglio regionale nella precedente legislatura.
Però do atto al Presidente, come hanno fatto altri, di essere stato capace di imprimere una svolta, almeno nel metodo e nel modo di affrontare il tema delle riforme. Voglio ricordare che, in Commissione, il P.D. ha presentato alcuni emendamenti che avevano due caratteri, lo voglio ricordare a tutti, mi rendo conto che è inusuale quello che sto per fare. Uno poggiava soprattutto sul riconoscimento del ruolo della funzione del capoluogo di regione nel discutere il numero dei consiglieri da attribuire anche al capoluogo di regione, che è anche la città più grande di questa Regione e, così come Sassari, così come alcuni capoluoghi di provincia devono gestire servizi che non attengono solo e soltanto ai propri cittadini, vale per Nuoro, vale per Oristano e vale anche per altre cittadine medie, intorno ai 30-40 o 50.000 abitanti, questo vale anche per Cagliari. C'è stato detto di aver posto due questioni, questa e quella dei piccoli comuni, si può trovare un accordo unitario in Commissione prima però non possono restare questi due punti.
Abbiamo responsabilmente acceduto a derubricare la proposta relativamente al capoluogo di regione, convinti che, sui piccoli comuni, per le ragioni che sono state ricordate anche dal collega Gian Valerio Sanna (non voglio riprenderle perché non voglio tediare nessuno), si riuscisse a rispettare l'impegno preso, invece siamo arrivati alla fine dei lavori e, ahimè, me ne assumo anch'io personalmente la responsabilità, non siamo riusciti e non sono riuscito a far rispettare quell'impegno. Lo dico a tutti, ai Capigruppo e, caro Paolo, anche a te come Presidente, alla fine non è passato nulla di quelle due proposte che noi abbiamo posto. Tanto per essere chiari! Nonostante questo, non abbiamo voluto assumere una posizione che in qualche maniera ci facesse apparire come quelli che si vogliono mettere di traverso, abbiamo chiesto di fare votazione separata e abbiamo votato contro la lettera g) di quel famoso emendamento di sintesi.
Presidente, noi non ritireremo l'emendamento numero 3 per una ragione semplicissima. Anche qui, ripeto, non voglio reiterare le cose che ha detto l'onorevole Gian Valerio Sanna, che sono la sintesi di quello che pensiamo in ordine a questa materia, è una ragione semplicissima, voi, quasi tutti, avete un'esperienza maggiore della mia nella frequentazione di questa Aula, quindi non sta a me ricordare l'intuizione che c'è stata nella precedente legislatura, relativamente alla costituzione dell'unione dei comuni, siamo ancora convinti, più della passata legislatura, della necessità di fare l'impossibile per incentivare la costituzione di unioni dei comuni per le ragioni che sappiamo perfettamente tutti quanti. Allora il nostro emendamento cerca, mantenendo questo carattere, di esaltare la specialità, il senso di responsabilità dei comuni ad associarsi, cioè facendo sì che diventi una scelta propria non un'imposizione, per quanto dovuta e non più procrastinabile, però siamo convinti, pur in questa declinazione, che dobbiamo fare l'impossibile perché i comuni autonomamente, responsabilmente, si convincano della necessità, dell'urgenza e dell'importanza di associarsi. Non imponendolo! Pensiamo che lo strumento della premialità, recuperata attraverso la penalizzazione per chi non va in quella direzione, sia uno strumento utile.
Per queste ragioni, abbiamo presentato questo emendamento. In Commissione, abbiamo detto, credo con grande onestà intellettuale, che avremmo valutato in Aula se ritirarlo o meno. Il P.D. ritiene, soprattutto dopo la discussione a cui abbiamo assistito finora, che non ci siano assolutamente le condizioni per ritirarlo, anzi ci siano ragioni ancora più profonde per mantenerlo.
DEDONI (Riformatori Sardi). Pare non abbia letto l'emendamento di sintesi.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli emendamenti, c'è stato un invito al ritiro per l'emendamento numero 14.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Non lo ritiro.
PRESIDENTE. Non può ritirarlo.
(Non è approvato)
Metto in votazione l'emendamento numero 3, uguale all'emendamento numero 12.
L'onorevole Diana ha già annunciato che non intende ritirarlo.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Presidente, rassicuro i colleghi che il mio intervento sarà brevissimo. Dichiaro il voto favorevole all'emendamento numero 3, perché penso che, di fronte all'avvio di un percorso riformatore, alla prima prova utile in aula, non sia accettabile, e assolutamente neanche pensabile, che ci possano essere tentativi o sensazioni di tentativi di isolamento del maggior partito dell'opposizione. Non è possibile! Penso che questo sia un problema serio per tutta l'opposizione, è un problema serio per me, per limitare il tempo.
L'emendamento numero 3 risponde esattamente a una richiesta che è stata fatta dal Consiglio delle autonomie locali, se andate a leggervi la relazione del Consiglio delle autonomie locali (questo consesso altamente rappresentativo, dovrebbe essere quantomeno per noi altamente rappresentativo), in essa vi è detto che bisogna evitare di subire supinamente la logica del Governo Monti, che sta facendo aleggiare sul Paese una pericolosa deriva centralistica e che sta cercando di scaricare sui rami bassi delle istituzioni (piccoli comuni, comuni, soprattutto), un tentativo di presentare delle riforme o il contenimento dei costi della politica che sono per noi assolutamente ed esclusivamente propagandistici; non si può cominciare dai rami più bassi e più sensibili, più bassi in termini numerici chiaramente, non come dignità, non si può cominciare dai comuni o dalle circoscrizioni e soprattutto dai piccoli comuni, forzando, obbligandoli a unirsi e a gestire i servizi. La gestione dei servizi comuni è un qualcosa di autonomo, deve essere spinto dal basso, non può essere imposto.
Ecco perché, nel leggere l'emendamento numero 3, nel considerarlo assolutamente in linea, con questa nostra critica, all'atteggiamento governativo nazionale che discende poi verso le comunità locali, annuncio il voto favorevole all'emendamento numero 3.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, interverrò brevemente. Credo davvero che non si possa assolutamente parlare né di tentativi di isolamento né di emarginazione, tutt'altro! Se siamo ancora qua in aula alle 14 e 30, è perché in Commissione c'è stato lo sforzo di ragionare tutti insieme. Così come è stato evidente in Commissione che nessuno, né della maggioranza né dell'opposizione, vuole subire passivamente qualsiasi cosa. Vi ricordo che il Governo Monti, o il signor Monti, o il professor Monti, o il senatore Monti, o il salva-Europa o il salva-Italia, è sostenuto, ahimè, per quanto mi riguarda personalmente, sia da espressioni di quella opposizione sia da espressioni di questa maggioranza. E quel professor Monti aveva stabilito, ad esempio, che sotto i 1.000 abitanti non dovesse proprio esistere il consiglio comunale, questo ha scritto Monti, solo il sindaco!
E noi qua, non dico la maggioranza, dico la Commissione, dico questo Consiglio regionale, abbiamo deciso, anche la Giunta, perché appare nella proposta della Giunta, di non dover ascoltare il salva-Europa e il salva-Italia, ma di dover ascoltare la sua gente; così come giustamente l'onorevole Uras diceva, ascoltare quella gente che però ci dice che la politica e la casta che ne consegue è troppa. Ma non è certamente troppa nei piccoli comuni, perché lì le liste non sono fatte su istanza di corrente di partito, sono liste trans-partitiche, sono liste in cui ci si confronta davvero nel costruirle, spesso e volentieri su problemi di parentele, altre volte sul come affrontare i piccoli problemi della piccola comunità, noi questo abbiamo detto in Commissione. Siamo disposti ad andare contro anche a una logica di semplificazione, tutelando i piccoli comuni sotto i 15 mila abitanti, dove ci auguriamo e speriamo che la degenerazione della politica correntizia e clientelare non arrivi.
Purtroppo, e questo l'onorevole Diana lo sa perché mi ha ribattuto in Commissione, nelle grandi città e nei grandi centri troppo spesso le liste vengono decise da capibastone e vengono decise perché i consiglieri comunali un giorno potranno, con il loro consenso nel comune, sostenere l'elezione del consigliere regionale e i consiglieri regionali, con i loro consensi, sostenere, quando si votava e quando i cittadini decidevano, l'elezione dei parlamentari. Ce ne siamo già dimenticati? Lì abbiamo detto, non la maggioranza, la Commissione ha deciso: "E' giusto che quelle degenerazioni della politica debbano essere combattute anche riducendo quel mercato", perché mercato era!
Ha ragione l'onorevole Meloni, e hanno ragione tutti quelli che sono intervenuti, ma davvero un consigliere in più o in meno è un vulnus alla democrazia?
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Presidente, mi rivolgo al Capogruppo del Partito Democratico, anch'io rappresento un partito che è in opposizione a questa maggioranza, ma non condivido la presa di posizione del Partito Democratico, la reputo molto scorretta, perché è evidente che non ci ascoltiamo. Il presidente Maninchedda, nel suo intervento, ha chiarito qual è l'impostazione di tutti voi e di tutti noi nel perseguire, nell'immediato futuro, il principio di premialità per favorire l'associazione dell'unione dei comuni.
E' su questa base che in Commissione ci siamo accordati per un emendamento orale al comma 3, che il Presidente farà, per rinviare l'obbligatorietà al 2013 e abbiamo tutti preso l'impegno di provvedere immediatamente a normare anche questo aspetto prendendo a indicazione quanto riportato nell'emendamento numero 3. Perciò, tutto questo che si sta discutendo oggi è inopportuno, a mio avviso, permettetemi, perché ognuno si deve assumere le responsabilità di quello che rappresenta anche in Commissione. E' inopportuno, non corretto e parzialmente non veritiero, perché poi persone che io stimo, come altri Capigruppo, cioè l'onorevole Salis, sono giustamente costrette a fare l'intervento che hanno fatto, ma manca tutta la premessa, cioè l'accordo che è stato fatto tra le parti politiche in Commissione per riconoscere immediatamente il principio della premialità per favorire l'aggregazione, prendendo spunto dall'emendamento numero 3. L'invito al ritiro era per questo, a cui deve seguire l'emendamento del Presidente della Commissione sul comma 3.
Perciò, siccome noi lo sappiamo, come lo sanno tutti quelli che erano in Commissione, tutti i Capigruppo erano in Commissione, fuorché il collega Salis, ritengo l'azione portata avanti dal Partito Democratico estremamente scorretta.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, io ritengo che oggi, in talune occasioni, i toni si siano alzati anche in maniera inopportuna, fermo ovviamente il rispetto dei concetti e dei principi che sono stati espressi. Oggi stiamo semplicemente facendo, lo abbiamo detto più volte, delle norme urgenti che servono a disciplinare le prossime elezioni amministrative, con l'impegno, all'interno delle stagioni delle riforme che vogliamo portare avanti e il presidente Maninchedda ha dato un impulso forte in questa iniziativa, di arrivare in tempi brevi a una legge organica sugli enti locali, in cui tutto quello che stiamo decidendo oggi sarà ovviamente rivisto, così come confermo l'impegno preso di rifare in tempi brevi le norme per disciplinare anche quelli che sono i contenuti dell'articolo 3.
In quest'ottica, anche noi, che difendiamo fortemente i piccoli comuni, abbiamo assentito all'accordo in Commissione che, ripeto, è solo ed esclusivamente una norma urgente che disciplinerà le prossime elezioni amministrative e che non impegna nessuno per quelli che saranno i principi che regoleranno il prossimo disegno di legge sugli enti locali.
Ecco, in quest'ottica, io ritengo che, e rivolgo a tutti un invito ad abbassare un attimo i toni, fermo rimanendo che ognuno deve esprimere il principio e le posizioni che riconosce, questo, ancorché norma urgente, sia il primo passo di quella che (spero si aprirà da qui al 2013) sarà la stagione delle riforme. Sicuramente questo non è un buon inizio. Spero e mi auguro che il clima possa cambiare e che si possa andare avanti serenamente; ripeto, con il rispetto delle posizioni che da tutti sono state espresse. Però, anche in questo concordo con l'onorevole Maninchedda, i piccoli comuni siamo in molti a volerli difendere; per cui, quando faremo la legge organica, sono sicuro che, con tutte le forze, P.D., P.d.L., API-FLI, Riformatori, troveremo delle sintesi che saranno produttive e riusciremo a fare delle riforme che cambieranno l'attuale situazione della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Per gli atti di questo Consiglio, io vorrei ricordare anche al carissimo amico, onorevole Salis, che il relatore interno della principale legge che noi andremo a istruire è l'onorevole Gian Valerio Sanna, voluto da tutta la Commissione, le cui dimissioni sono state respinte, cioè difeso dalla Commissione nel suo ruolo. Nessuno ha in testa di emarginare il Partito Democratico, però, se ci si dice che le posizioni del Partito Democratico non sono state portate a sintesi, io per gli atti devo ricordare alcune cose: se oggi, sotto i 5.000 abitanti, da 1.000 a 5.000, i consigli comunali hanno 12 consiglieri, è per accogliere una proposta del Partito Democratico; l'emendamento numero 13, che disciplina diversamente l'ammissione nell'unione dei comuni, ha parere favorevole ed è del Partito Democratico; l'emendamento numero 15 è del Partito Democratico e ha parere favorevole.
Io credo una cosa, colleghi, ce lo diciamo con amicizia e con franchezza: per fare le riforme bisogna avere il mandato a dialogare, se il nostro elettorato, per il contesto in cui siamo, non ci può dare il mandato a dialogare, e quindi dialoghiamo nei luoghi normali delle mediazioni, le riforme si fanno mediando, ma non possiamo rappresentare la mediazione, diciamocelo ufficialmente e prendiamone atto! Allora ha ragione l'onorevole Vargiu, cioè, se il contesto nazionale e regionale non consente il dialogo tra le forze politiche, diciamocelo! Allora ho ragione io quando dico che dobbiamo andare a elezioni. Se invece ci sono le condizioni per un negoziato, per cui tutti perdiamo un pezzo delle nostre convinzioni in ragione di una norma che vale per tutti, allora quando negoziamo nelle sedi in cui si negozia, quando si vota, non si revoca il negoziato. Diciamocelo per il futuro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Avevamo iniziato dichiarando uno spirito di disponibilità e di dialogo, credo che tutti abbiano sottolineato, negli interventi precedenti, questa volontà di dare inizio, con la seduta di oggi, alla strada delle riforme. E' per questo che abbiamo rinunciato, in discussione generale, ai nostri interventi, per recuperare, nella discussione che si è fatta in Commissione, quello spirito unitario che io dichiaro qui che noi abbiamo confermato, praticamente ricalcando gli emendamenti che ha presentato il P.D. e per rafforzare proprio quello spirito unitario che volevamo emergesse in Aula in termini di intenti.
E' chiaro che, naturalmente, ognuno di noi deve avere quel mandato al dialogo che richiamava il collega Maninchedda. Noi ci troviamo sicuramente, per tradizione, per convinzione personale, in difesa dei piccoli comuni; sono la grande risorsa, la grande peculiarità della nazione sarda. Chi ha mai sollevato alcuna osservazione critica su quello che deve essere, anzi, siamo qui per rafforzare e studiare un cammino che, sicuramente, la legge organica e tutte le altre riforme che saremo in grado di attuare rafforzeranno. In merito ai numeri, voglio ricordare anche una cosa a voi tutti, questa Aula ha una presenza di moltissimi amministratori locali ed ex amministratori locali forti di un'esperienza diretta maturata nei comuni e nelle province della Sardegna, ma credo che dovremmo avere quello spirito più aperto che non deve metterci in difesa della comunità locale che, in qualche modo, rappresentiamo, o abbiamo rappresentato.
Voglio ricordare a voi tutti che, nella riduzione dei numeri che avevamo tentato già con la riforma della legge l'anno scorso, rinviata perché eravamo sotto pressione per le elezioni comunali, in modo particolare di Cagliari, noi abbiamo avuto, di fatto, un'alterazione nella composizione dei consigli comunali con la norma introdotta agli inizi degli anni '90, che non ha parlato di numeri, ha parlato semplicemente dell'incompatibilità del ruolo di assessore, comunale e provinciale, con quello di consigliere, di membro dell'assemblea; i numeri sono schizzati decisamente in alto. Un comune come Alghero, per farvi un esempio, aveva 30 consiglieri comunali, compreso il sindaco e l'esecutivo. Io ho fatto l'assessore negli anni '90, per statuto potevo scegliere tra 6 o 8 assessori, ho scelto per 6, avrei scelto anche per 5, come in effetti per un largo numero di mesi ho fatto, perché io ritengo che dovesse essere privilegiata la snellezza e la praticità.
Noi qui non siamo chiamati a tagliare il numero dei consiglieri e degli assessori solo per un discorso di risparmio di indennità, perché non è quello il risparmio, il risparmio maggiore si trova in efficienza e in efficacia, quindi stiamo reintroducendo numeri: Alghero, con la riduzione a 24, più il sindaco e i 6 assessori, passerà a 31, quindi, comunque un'unità in più rispetto al vecchio ordinamento che avevamo. Allora, su questo, siamo onesti e facciamo chiarezza!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Io penso che non sia accettabile che si sposti l'attenzione rispetto all'argomento che stiamo affrontando e che il problema diventi chi solleva o chi difende certe posizioni; se è così, noi siamo contenti di essere un problema. Noi abbiamo posto delle questioni alle quali non rinunciamo, non vogliamo rinunciare. Noi pensiamo, l'abbiamo detto non oggi, ma da sempre, che un cardine del nostro sistema istituzionale, della nostra architettura istituzionale, siano i piccoli comuni; abbiamo posto questa questione e non vogliamo che questa questione sia confusa con quello che era tutto il pasticcio delle comunità montane. Onorevole Dedoni, non possiamo banalizzare le cose!
Le comunità montane: ma ci ricordiamo che cosa erano le comunità montane? Io ero assessore in comunità montana, 12 assessori a 3 milioni di euro al mese, con i consiglieri di minoranza in giunta! Ma li vogliamo confondere con con i due consiglieri di Setzu che sono quelli che accendono il quadro il giorno della festa, che vanno a controllare i cantieri, lei lo sa meglio di me! Noi rivendichiamo, onorevole Capelli, il diritto di sostenere (che per noi è irrinunciabile) l'autonomia dei comuni. L'abbiamo dichiarato sia quando abbiamo detto che vogliamo che decidano il numero dei consiglieri nei loro statuti i comuni sotto i 1.000 abitanti, e lo diciamo adesso quando dichiariamo che la rinuncia a una propria sovranità per devolvere la gestione di funzioni fondamentali all'unione dei comuni deve essere su base volontaria, come era pensata nella "12". Su base volontaria vuole dire che un comune rinuncia alla propria sovranità nella gestione dei servizi fondamentali, deve essere su base volontaria, e comunque va pensata su una legge complessiva.
Ma voi state sfiduciando l'assessore, state rinunciando a portare in aula l'ordinamento delle autonomie locali, se fate questo adesso, con questa urgenza. Noi vi stiamo dicendo questo, e non vogliamo rinunciare a dirlo, non possiamo essere accusati di essere scorretti perché diciamo le cose che abbiamo sempre detto e perché siamo in coerenza con le cose che abbiamo fatto nella passata legislatura quando abbiamo fatto la "12", riconosciuta da tutti comunque come una fase evolutiva, seppur parziale, seppur con limiti, comunque una fase evolutiva nella riscrittura…
PRESIDENTE. Onorevole Cuccu, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Intervengo soltanto sulla sostanza delle cose, i colleghi che mi hanno preceduto hanno già detto (io condivido) e io stesso, stamattina, durante l'intervento, ho detto ciò che penso. Voglio intervenire perché, a seguito delle parole dell'onorevole Capelli e dell'onorevole Maninchedda, credo che sia bene lasciare agli atti di questo Consiglio le cose per quelle che sono e non modificate. Noi abbiamo detto che eravamo disponibili a un percorso condiviso e lo stiamo dimostrando, lo stiamo dimostrando adesso durante le riforme sugli enti locali, lo abbiamo dimostrato durante la discussione sul FITQ, che è arrivata in Aula in tempi molto rapidi, e abbiamo, come dire, prodotto risultati in condivisione; non accettiamo, io non lo accetto, e non lo accettiamo noi tutti come Gruppo, come Partito, che qualcuno richiami il fatto che non ci siano rispetto e lealtà nei comportamenti e nelle cose che vengono fatte.
Per stare agli atti, noi abbiamo condiviso un percorso all'interno della Commissione e, su questo emendamento specifico, il Partito Democratico, il Gruppo, che era all'interno della Commissione, ha detto che non avrebbe ritirato quell'emendamento, il presidente Maninchedda sa (perché mi dice di no, onorevole Capelli?) che avrebbe valutato in aula se ritirarlo o meno, infatti questo lo rivendico, in Aula abbiamo valutato di non ritirarlo, siamo nel pieno del percorso che abbiamo fatto, non siamo stati quelli che hanno detto una cosa e ne hanno fatto un'altra. Per cui, onorevole Capelli, lei non si può permettere di dire cose di questo tipo, non lo può fare, perché sono cose gravi, queste sì che minano i rapporti di collaborazione. Come lei ha il diritto di esprimere la sua opinione, l'abbiamo anche noi e la esprimiamo in un percorso condiviso che abbiamo portato avanti in Commissione e ci teniamo a portarlo avanti fino a fondo ancora adesso, rispettando gli impegni presi.
Su questo punto specifico, abbiamo espresso una posizione in aula stamattina, l'abbiamo ribadita in Commissione, la ribadiamo ancora adesso fortemente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Sarò brevissimo, ma vorrei ricordare che la speciosità di alcune argomentazioni portate in Aula dalla minoranza è proprio il dato che certifica che questo Consiglio regionale è incapace di fare una legge che dia perlomeno una risposta nel presente. Se poi dovessi rivolgermi all'onorevole Cuccu, gli dovrei dire che se c'è uno che fraintende, quello è proprio lui, perché forse mi sono dimenticato di citare, tra quei paesi che devono andare via, Sardara, che è in pianura; volevo soltanto dire che, su trent'anni di amministrazione della Regione, venti sono stati in mano del centrosinistra, allora non avete riformato le comunità montane e potevate riformarle, potevate riformarle qui perché fatte con legge regionale quando c'eravate…
(Interruzione del consigliere Salis)
DEDONI (Riformatori Sardi). Non è vero manco quello, perché non sa manco quello, lei da buon legislatore dovrebbe sapere che ci sono comunità montane, per lo meno quelle che sono rimaste, nella Barbagia. Comunque si informi meglio e si ricordi del percorso che ha fatto come consigliere regionale nella passata legislatura. Ma se questo non le basta possiamo aggiungere altro. Siccome credo che invece il tempo occorra essere utilizzato al meglio, preferirei che si passasse al voto, al di là delle dichiarazioni di disponibilità fatte da una parte e negate dall'altra!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per dichiarare il voto. Siccome l'emendamento numero 3 è identico all'emendamento numero 12 che noi abbiamo presentato, siccome non votiamo contro gli emendamenti che abbiamo presentato, ovviamente voteremo a favore dell'emendamento numero 12 che va in votazione con l'emendamento numero 3.
Mi preme solo chiarire, Presidente, perché non riesco a capirlo più, che ci deve essere un qualcosa nel percorso tra le Commissioni e l'Aula che cambia il clima, allora mettiamo un condizionatore particolare, un disinfettante, un profumo, un qualcosa che lasci il clima inalterato tra la Commissione e l'Aula!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Rinuncio.
PRESIDENTE. Metto in votazione gli emendamenti numero 3 e 12, uguali.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, degli emendamenti numero 3 e 12, uguali.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cucca e Cugusi hanno votato a favore e che la consigliera Lunesu ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sechi - Solinas Antonio - Uras.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Campus - Capelli - Cappai - Contu Mariano - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti i consiglieri: Cossa - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 48
astenuti 2
maggioranza 25
favorevoli 18
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
Prima di passare alla votazione del testo dell'articolo, vorrei dare la parola all'onorevole Maninchedda che ha annunciato un emendamento orale sul comma 3.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Dopo le parole "decreto legislativo numero 267 del 2000" bisogna cassare interamente il periodo "entro il 31 dicembre 2012 con riguardo a due funzioni". Questa parentetica va cancellata.
PRESIDENTE. Fino a "fondamentali"?
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). No, le parole "entro il 31 dicembre 2012 con riguardo a due funzioni". Basta.
PRESIDENTE. Perfetto. E' chiaro per tutti l'emendamento orale? Non essendoci opposizioni, la proposta si intende accolta.
Metto in votazione l'articolo 2 modificato con l'emendamento orale appena enunciato dall'onorevole Maninchedda.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 2 modificato.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Si sono astenuti i consiglieri: Ben Amara - Cossa.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 50
astenuti 2
maggioranza 26
favorevoli 50
(Il Consiglio approva).
Sull'emendamento numero 15, era stato espresso parere favorevole con una richiesta di modifica.
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). E' stato predisposto un emendamento orale, che ho già consegnato gli uffici, che ha riscritto integralmente il testo della norma formulandola tecnicamente meglio, la modifica sostanziale consiste nel senso che non sono tenuti alla raccolta delle firme i partiti politici che hanno un rappresentante in Consiglio regionale, in Parlamento e in Parlamento europeo, ancorché non eletto con quel partito. Questa è la modifica sostanziale. Comunque il testo è stato già consegnato agli uffici.
PRESIDENTE. Non essendoci opposizioni, questo emendamento orale si intende accolto.
Metto in votazione l'emendamento numero 15, modificato con l'emendamento orale testé enunciato dall'onorevole Steri.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 15 modificato.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Fois, Sabatini e Sanna Matteo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Zuncheddu.
Si è astenuto il consigliere: Cossa.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 49
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 49
(Il Consiglio approva).
(Sono approvati)
Passiamo all'emendamento numero 6.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Dopo le parole "della Sardegna", vanno aggiunte le parole "l'articolo 16".
PRESIDENTE. Si tratta di aggiungere il riferimento normativo. Non essendo opposizioni, l'emendamento orale dell'onorevole Cuccureddu si intende accolto.
(E' approvato)
Per quanto riguarda l'emendamento numero 7, c'era un invito al ritiro ed è stato ritirato.
Passiamo all'esame dell'articolo 3. All'articolo 3 sono stati presentati degli emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3 e dei relativi emendamenti:
Art. 3
Centrale unica di committenza
1. Negli enti locali della Sardegna l'articolo 33, comma 3 bis, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), si applica alle gare bandite successivamente alla data del 31 dicembre 2012.
2. A tal fine gli enti locali possono utilizzare le convenzioni quadro stipulate dalla Regione, ovvero avvalersi della piattaforma telematica della medesima per la gestione di procedure di gara aggregate, previo convenzionamento con l'Amministrazione regionale.
Emendamento aggiuntivo Dessì - Sanna Giacomo - Planetta - Sanna Matteo - Piras - Greco - Biancareddu - Cocco Pietro - Sanna Gian Valerio - Capelli - Cocco Daniele - Cuccu - Salis - Sabatini - Obinu - Contu - Porcu - Mulas - Dedoni - Sanna Paolo - Randazzo - Amadu - Floris Rosanna - Locci - Rodin - Campus - Gallus - Diana Mario - Murgioni - Bardanzellu - Agus - Vargiu - Meloni Francesco - Barracciu - Sechi - Cugusi
Articolo 3
(Norme in materia funeraria e di polizia mortuaria sulla dispersione ed affidamento delle ceneri)
1. Nelle more dell'emanazione di un'organica disciplina regionale in materia funeraria e di polizia mortuaria, il presente articolo detta norme relative alla dispersione e all'affidamento delle ceneri in conformità ai principi contenuti nella legge 30 marzo 2001, n. 130 (Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri).
2. L'autorizzazione alla cremazione e alla dispersione delle ceneri è rilasciata dal soggetto competente individuato dalla normativa statale di cui al comma 1 e secondo le modalità stabilite dalla medesima, con particolare riferimento alla manifestazione di volontà espressa dal defunto o dai suoi familiari.
3. La dispersione delle ceneri è consentita, nel rispetto della volontà del defunto, unicamente in aree a ciò appositamente destinate all'interno dei cimiteri, in natura o in aree private. La dispersione in aree private deve avvenire all'aperto e con il consenso dei proprietari e non può costituire, comunque, oggetto di attività aventi fini di lucro. La dispersione delle ceneri è in ogni caso vietata nei centri abitati, come definiti dall'articolo 3, comma 1, numero 8), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codicedella strada). La dispersione nel mare, nei laghi e nei fiumi è consentita relativamente ai tratti liberi da natanti e da manufatti.
4. La dispersione delle ceneri è eseguita dal coniuge o da altro familiare avente diritto, dall'esecutore testamentario o dal rappresentante legale dell'associazione di cui all'articolo 3, comma 1, lettera b), numero 2), della I. 130/2001, cui il defunto risultava iscritto o, in mancanza, dal personale a tal fine autorizzato dal comune.
5. Nel caso in cui il defunto non abbia manifestato la volontà di far disperdere le sue ceneri, le stesse vengono riposte in un'urna sigillata, recante i dati anagrafici, ai fini della tumulazione, dell'interramento o dell'affidamento ai familiari. In caso di affidamento a un familiare, il comune annota in un apposito registro le generalità dell'affidatario unico, previamente indicato in vita dal defunto, e quelle del defunto medesimo. Con apposito regolamento comunale sono stabilite le dimensioni delle urne, le caratteristiche dei luoghi di conservazione da parte dei privati in modo da garantire la sicurezza da ogni forma di profanazione e ogni altra prescrizione di carattere igienico sanitario, nonché le modalità di rinuncia all'affidamento, di consegna dell'urna cineraria al comune in caso di decesso dell'affidatario o di rinvenimento dell'urna stessa da parte di terzi.
6. La consegna dell'urna cineraria è effettuata previa sottoscrizione di un documento nel quale i soggetti affìdatari di cui al comma 5 dichiarano la destinazione finale dell'urna o delle ceneri. Il documento, conservato in copia presso l'impianto di cremazione e presso il comune in cui è avvenuto il decesso, costituisce documento di accompagnamento obbligatorio nelle fasi di trasporto delle ceneri.
7.Il trasporto delle urne contenenti le ceneri non è soggetto alle misure precauzionali igieniche previste per il trasporto delle salme, salvo diversa indicazione dell'autorità sanitaria.
8. Le ceneri già custodite al momento dell'entrata in vigore della presente legge possono essere disperse o affidate secondo le modalità previste dal presente articolo. (16)
Emendamento aggiuntivo Capelli - Maninchedda - Cocco Pietro - Meloni Francesco - Agus- Campus - Contu Mariano - Cuccureddu - Greco - Pitea - Steri - Tocco
Articolo 3
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna. (17).)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Capelli, relatore.
CAPELLI (Gruppo Misto), relatore. Si esprime parere favorevole sugli emendamenti numero 16 e 17.
Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Si esprime parere conforme.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 3.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 3.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cappai ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lotto - Lunesu - Meloni Francesco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Si è astenuto il consigliere: Cossa.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 16.
Ha domandato di parlare il consigliere Dessì. Ne ha facoltà.
DESSI' (P.S.d'Az.). Intervengo semplicemente per chiedere di cassare al punto 3, dopo le parole "la dispersione delle ceneri è consentita", questo inciso, "nel rispetto della volontà del defunto", perché è già ben esplicitato nei punti 2 e 5, potrebbe esserci ambiguità creando il rischio di un'errata interpretazione in chi deve far rispettare la legge. Quindi le parole "nel rispetto della volontà del defunto" vanno cassate, quindi cancellate.
PRESIDENTE. Ha detto comma 3?
DESSI' (P.S.d'Az.). Punto 3.
PRESIDENTE. Non essendoci opposizioni, l'emendamento orale si intende accolto.
(E' approvato)
Metto in votazione l'emendamento numero 17. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del Testo unificato numero 343-354 (Parte I)/A.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Diana Giampaolo, Lunesu e Sechi hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Moriconi - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Si è astenuto il consigliere: Cossa.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio regionale è convocato in seduta solenne, alla presenza del Capo dello Stato, alle ore 16 e 30 di lunedì 20 febbraio.
Comunico inoltre che il Consiglio è convocato, per la continuazione dell'esame della legge finanziaria e del bilancio, alle ore 10 di mercoledì 22 febbraio.
La seduta è tolta alle ore 15 e 09.
Allegati seduta
Testo dell'interrogazione e dell'interpellanza annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulle problematiche derivanti dall'entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sul rispetto delle norme della politica comune della pesca.
Il sottoscritto,
PRESO ATTO che:
- a partire dal 10 gennaio 2012 è entrato in vigore il regolamento di esecuzione (UE) n. 404/2011 dell'8 aprile 2011, con le modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1224/2009 che istituisce un regime di controllo comunitario per garantire il rispetto delle norme della politica comune della pesca;
- tale regolamento non tiene sufficientemente conto delle singole peculiarità dei territori della Comunità europea e, quindi, delle diversità nell'attività di pesca;
CONSIDERATO che:
- l'entrata in vigore del regolamento sancisce l'obbligo di attenersi ad una serie di adempimenti di non sempre facile attuazione, come ad esempio il recarsi ogni due giorni alla Capitaneria di porto con il registro di bordo debitamente compilato con quantità esatte e nomi scientifici del pescato, e la non ottemperanza di tali doveri comporta gravi sanzioni;
- il suddetto regolamento comporta anche delle restrizioni che limitano sempre più l'attività dei pescatori, come l'introduzione della patente a punti, e rischia di mettere in crisi, in particolare, la piccola pesca, impossibilitata ad adeguarsi correttamente alle norme previste;
- in Sardegna è praticata quasi solo esclusivamente la piccola pesca;
- la piccola pesca in Sardegna è in grande difficoltà, come dimostrano l'oltre 25 per cento di pescherecci ritirati dall'attività e una riduzione del pescato fino a coprire il solo 40 per cento dell'intero mercato isolano;
TENUTO CONTO che:
- la pesca è in Sardegna un'attività trainante dell'economia, con le sue 1.400 imbarcazioni e i suoi 4.000 impiegati, che diventano più di 10.000 con l'indotto, soprattutto in virtù del fatto che permette di mantenere la ricchezza nel territorio, e per questo va salvaguardata, preservata e pianificata;
- l'aumento dell'IVA ha causato un aumento dei costi del carburante, che incidono in maniera sempre più marcata sulle attività, costituendo fino al 65 per cento delle spese di produzione e gestione;
- i fondi europei destinati alla pesca vengono erogati con estrema lentezza;
- manca un piano contro i danni arrecati dalla fauna selvatica (delfini e cormorani soprattutto);
- un eventuale abbandono del mestiere di pescatore avrebbe come conseguenza non solo il lavoro nero o sommerso, ma anche la pesca di frodo,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere quali iniziative intenda mettere in atto al fine di tutelare la categoria dei pescatori, sia in termini economici che di sviluppo. (808)
Interpellanza Diana Giampaolo - Moriconi sulla mancata assegnazione delle risorse destinate ai comuni previste dalla deliberazione n. 30/65 del 12 luglio 2011.
I sottoscritti,
PREMESSO che la Giunta regionale con la deliberazione n. 30/65 del 12 luglio 2011, sulla base di quanto previsto dall'articolo 5, comma 3, della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1 (legge finanziaria 2011), ha approvato le linee di indirizzo per la realizzazione del piano di finanziamenti destinati alla costruzione, ristrutturazione e adeguamento di strutture socio-assistenziali e alla prosecuzione e potenziamento del programma straordinario per lo sviluppo dei servizi socio-educativi finalizzato all'istituzione di nuovi centri di accoglienza per la prima infanzia e al miglioramento strutturale di quelli esistenti e dei servizi erogati;
CONSIDERATO che:
- per la realizzazione del piano d'intervento la Regione ha disposto, complessivamente per il triennio 2011-2013, di un importo di euro 23.550.000 di cui euro 3.550.000 annualità 2011, euro 10.000.000 annualità 2012 e euro 10.000.000 annualità 2013;
- con determinazione prot. n. 11556, rep. n. 536, del 29 luglio 2011, il Servizio attuazione politiche sociali, comunitarie, nazionali e regionali della direzione generale delle politiche sociali dell'Assessorato dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale ha approvato l'avviso pubblico di invito a manifestare interesse di cui alla delibera della Giunta regionale n. 30/65 del 12 luglio 2011 per l'assegnazione dei finanziamenti di cui sopra;
EVIDENZIATO che con l'avviso pubblico l'intenzione dell'Amministrazione regionale era quella di avviare la programmazione delle risorse assegnate da destinare a comuni ed enti pubblici per gli interventi citati in premessa nonché, di conseguenza, recuperare parte del deficit infrastrutturale regionale sulle strutture socio-assistenziali pubbliche, mediante l'adeguamento alla normativa vigente sia in materia edilizia che in materia di sicurezza e di abolizione delle barriere architettoniche;
PRESO ATTO che i comuni rispondenti ai requisiti previsti dal bando che hanno presentato regolare domanda entro il 16 settembre 2011, quale data di scadenza, sono ancora in attesa di conoscere quale destinazione abbiano avuto o avranno le risorse dell'annualità 2011 a loro eventualmente destinate,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:
1) quali siano state le cause che, ad oggi, hanno portato l'Amministrazione regionale ad essere inadempiente all'espletamento dell'avviso pubblico di invito a manifestare interesse di cui alla delibera della Giunta regionale n. 30/65 del 12 luglio 2011;
2) quali azioni urgenti il Presidente e l'Assessore abbiano posto, o intentano porre in essere, per garantire responsabilmente il recupero delle risorse di euro 3.550.000 dell'annualità 2011 non utilizzate nell'arco di tempo utile entro cui l'Amministrazione regionale avrebbe dovuto assolvere alla loro assegnazione. (307)