Seduta n.396 del 30/04/2013 

CCCXCVI SEDUTA

MARTEDI' 30 APRILE 2013

(POMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente BRUNO

indi

della presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 02.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 5 marzo 2013 (386), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Rosanna Floris, Antonio Pitea, Teodoro Rodin e Paolo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 30 aprile 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che con nota del 23 aprile 2013 il consigliere Daniele Secondo Cocco ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Segretario dell'Ufficio di Presidenza a seguito della sua nomina a Presidente del Gruppo SEL-Sardigna libera.

Continuazione e fine della discussione generale congiunta del "Documento annuale di programmazione economica e finanziaria (DAPEF)" (34/A) e dei disegni di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2013)" (503/S/A) e "Bilancio di previsione per l'anno 2013 e bilancio pluriennale per gli anni 2013-2015" (504/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale congiunta del documento numero 34, del disegno di legge numero 503 e del disegno di legge numero 504.

E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, colleghi, in apertura vorrei dire ai colleghi e in primis all'Assessore che questo clima prefestivo, che sembra preludere all'idea di una pratica da liquidare in maniera sbrigativa, dovrebbe sensatamente essere abbandonato. A mio giudizio, nelle condizioni poste, noi non rinunceremo a fare fino in fondo e punto per punto l'esame o il riesame di questo documento lacunoso, contraddittorio e, per usare un termine più appropriato al contenuto esplicito del comma 1 dell'articolo 1, pericoloso per i cittadini della Sardegna, e ne spiegheremo il perché.

Non abbiamo fretta, nonostante i proclami. Cappellacci ci dice stamattina, in un inverosimile afflato evangelico: "L'interesse della collettività deve prevalere sulla bandiera della fazione politica. La discussione della finanziaria deve finalizzare l'attenzione su coloro che incontriamo tutti i giorni". Perbacco, non vorrete che noi siamo qui per noi stessi! Non sarete lì per contrabbandare le proposte che noi abbiamo fatto per questioni che si possano circoscrivere a un nostro miserevole interesse!

Io credo che le problematiche siano di tipo diverso. La stessa Presidente del Consiglio ieri parlava non tanto di larghe intese, ma di capacità d'intendersi sull'esigenza riformista di questa Regione, dopo tanti anni di paralisi. Perlomeno, io ho inteso così le sue parole, tenendo conto del fatto che è abbastanza improbabile che la Presidente ignori che la legge elettorale per le Regioni garantisce delle maggioranze, a differenza di quella parlamentare. Ma questi incontri auspicabili si fanno, colleghi, su un campo neutro, quello del riformismo e della responsabilità: o scendiamo in questo campo tutti, oppure la partita non si può giocare, perché è una partita possibile solo se tutti fanno un passo indietro rispetto alle loro convinzioni e regalano alla società sarda una rinuncia come atto di generosità. Può sembrare una contraddizione, ma oggi una rinuncia a una pretesa di dominio delle proprie idee su quelle degli altri può essere un grande atto di generosità verso la comunità sarda. Lo dico perché questa finanziaria potrebbe essere definita, assessore Zedda, con una massima di Bernstein: "Il movimento è tutto, il traguardo è nulla". Come dire: abbiamo l'esigenza di movimentare la discussione, di fare grandi promesse, poi poco conta la praticabilità di quello che facciamo.

Vorrei cominciare proprio da che cosa significa riformismo, Assessore: significa lavorare alle riforme confinando, nel momento di svolta, il nostro apparato burocratico nei luoghi ad esso deputati, onde evitare che sia il soggetto che vi consiglia al peggiore conservatorismo sul terreno del coraggio e del cambiamento. Diceva stamattina il presidente Fois qualcosa che non ho capito, ma vorrei capire: "I tempi non sono maturi". I tempi non sono maturi? E quando pensiamo che saranno maturi? Forse quando verremo presi di peso e delegittimati fisicamente a entrare in questo palazzo? Quando dovrebbero essere maturi i tempi? Quando la classe dirigente dirà a questa burocrazia: "Le tue ragioni contro le mie sul terreno della legittimità"?

Assessore, lei mi deve spiegare perché il Friuli-Venezia Giulia ha fatto l'operazione Irap e qui non la si può fare. Me lo deve spiegare lei, e non dicendo che "i tempi non sono maturi". Queste sono chiacchiere da strada, nelle istituzioni si parla con i fatti! Voi dovete spiegare perché altre Regioni hanno utilizzato le norme sull'Irap. La relazione del Presidente della Commissione parla di "possibili problemi di legittimità". Ohibò! Allora che cosa è scritto nell'articolo 40 del decreto legislativo numero 78 del 2010, dove la Sardegna è esplicitamente annotata tra le Regioni che possono beneficiare dell'utilità di una riduzione dell'Irap, e non della sua cancellazione, come addirittura prevede l'articolo 5 del decreto legislativo numero 68 del 2011? Stiamo parlando di leggi, quindi di legalità, non sono frottole!

Sappiamo che non possiamo beneficiare - per colpa di chi poi lo vedremo - di un elemento logico, per il quale avevate cinque anni di tempo, cioè il proporzionale allentamento del patto di stabilità, non in termini velleitari e propagandistici come quelli che avete annunciato voi, cioè 1 miliardo e 200 milioni di euro a botta sola, dopo di che interviene l'accordo su proposta della Regione. E' scritto nel comma 1 dell'articolo 1 di questa finanziaria, dove il sistema pattizio viene, diciamo così, ribaltato all'utilità: decide la Regione, se lo Stato accetta bene, se no nel secondo semestre contraiamo il mutuo. Ma voi siete matti! Dovrete rispondere della creazione di un ulteriore debito sulla pelle di ogni sardo se fate un'operazione del genere. Sarebbe stato invece logico chiedere, su un tavolo possibile di trattativa, che ci venisse mantenuta almeno la percentuale di spesa del 2009, che avrebbe ragionevolmente consentito alla Regione sarda di avere oggi 400 milioni di euro di margine in più, il che sarebbe già stato tanto. Ma siccome noi siamo velleitari, scriviamo le cose che scriviamo.

Tenete presente una cosa: il comma 1 dell'articolo 1 è il cuore pulsante della finanziaria. Se il Governo ravviserà in quel comma quella supponenza e prepotenza istituzionale che esprime questa maggioranza, l'articolo 1 verrà impugnato e la finanziaria sarà paralizzata. Siccome noi siamo persone responsabili e siccome in quel comma ci sono le risorse per gli stipendi e il funzionamento di tutto il complesso apparato della Regione, vi chiediamo: volete riflettere su questo o c'è bisogno che vi ricordiamo che cosa è scritto nell'evocato comma 454 della legge numero 228 del 2012? E' scritto questo: "Al fine di assicurare il concorso agli obiettivi di finanza pubblica, le Regioni a Statuto speciale concordano…". La parola "concordano" suscita qualche dubbio? "Le Regioni concordano", il che vuol dire che la modalità d'acquisizione di questo dato è centrale. Il comma 1 della finanziaria dice sostanzialmente che se la trattativa - che il Presidente ha detto essere stata ripresa, ma che di fatto non esiste, quindi è una velleità pura - va a buon fine bisogna passare alla seconda fase, e comunque a partire dal secondo semestre di quest'anno. Questa è la cosa grave, questo è l'elemento che scardina il principio della pattuizione comune, che è lo stesso in base al quale per cinque anni il controllo del Governo ve l'ha data in testa sulla violazione del Piano paesaggistico. Non si fanno unilateralmente le operazioni che attengono a competenze sulle quali lo Stato deve intervenire. Questo è il punto. Volete andare avanti? E' bene però che sia messo agli atti affinché le imprese e la società sarda sappiano che cosa state facendo, compreso il fatto che nessuna autorità vi consentirà di contrarre quel mutuo - nessuna! -, perché col controllo delle tesorerie sarà impossibile che voi possiate fare quella operazione.

Detto questo, noi ci siamo limitati a esercitare quella responsabilità sul terreno della nostra inclinazione riformistica, dimostrata negli anni, che ci porta a dire che, non avendo moneta da poter spendere, probabilmente con una riduzione di spesa rispetto a un introito che non ci è utile, visto il vincolo del patto di stabilità, creiamo un vantaggio competitivo. E' una cosa banale, banalissima, l'hanno fatta altre Regioni! Chiediamo anche di finalizzare le somme andate in economia a obiettivi che possiamo concordare, se volete, ma uno è quello di aiutare i comuni ad avere maggiori risorse per far fronte all'emergenza sociale, per aiutare le persone di cui loro conoscono la situazione. Altro che prevedere, come fate voi, il rimborso dell'IMU per scaglioni! Vedrete cosa succederà, deciderà sempre la delibera della Giunta illuminata. Perché non date quelle somme ai comuni? Pensate di sapere meglio dei comuni chi sono le persone indigenti che percepiscono la pensione sociale e hanno l'IMU da pagare sulla casa? Tra l'altro adesso il Governo sta provvedendo a una revisione di questa imposta.

Vorrei che l'Assessore mi prestasse attenzione, perché non sto dicendo sciocchezze, però aspetto, visto che è impegnato. Mi conceda un minuto in più, Presidente.

Assessore, lei ha sentito sicuramente, come l'ho sentito io, che il Governo sta decidendo in queste ore lo slittamento della rata di giugno dell'IMU. Cosa significa questo? Dovreste suggerirlo voi a noi, o perlomeno quegli uffici che sono restii al cambiamento dovrebbero suggerirlo a lei! Succederà che nelle previsioni di tutti i comuni della Sardegna ci sarà un'entrata che non arriverà, con un'evidente crisi che si creerà nelle amministrazioni comunali e provinciali per effetto della mancanza di un introito previsto ma che non ci sarà. Questo necessita di un provvedimento di serietà da parte della Regione e a tal fine noi presenteremo un emendamento per garantire che almeno il 40 per cento della quota 2013 del fondo unico venga erogata ai comuni entro il 30 luglio di quest'anno per far fronte alla necessaria compensazione dei bilanci dei comuni affinché questi non vengano dichiarati dissestati.

Mentre voi pensate ad acchiappare farfalle, le condizioni che cambiano non le registrate neppure e ci venite a dire che non si possono fare riforme. Sono gli Uffici che non le vogliono fare, perché sono autoreferenziali! Hanno cambiato per trentacinque volte la legge di contabilità pur di continuare a fare quello che volevano, questa è la realtà! E chi li ascolta i cittadini, Cappellacci o noi che vi stiamo dicendo: "State attenti perché state perdendo un'occasione storica per incidere sul costo del lavoro e fare un'operazione di marketing che, astutamente, Assessore, potreste gestire voi anche politicamente"? Immaginate che regalo vi stiamo facendo sul piano della speculazione politica! Ma a noi, in queste ore, più che la speculazione politica interessa la nostra coscienza ed è per questo che non vi lasceremo in pace per tutta la discussione di questa finanziaria. Questa non è una pratica da lasciare così, perché questa è una finanziaria che possiamo definire "da sottobosco": poche cose e pure propagandistiche, ma tutti i capitoli sono stati rifinanziati a pioggia per poter continuare a erogare finanziamenti a chi vi fa comodo. Sottobosco, altro che riformismo e solidarietà!

Assessore, colleghi, sono venuti da noi pietosamente, e io mi sono vergognato, i rappresentanti di categorie di persone disagiate, che svolgono azioni di carattere suppletivo rispetto allo Stato, per chiederci l'adeguamento dei fondi per l'Unione italiana ciechi. Sono venuti con i loro accompagnatori per avanzare una pietosa di richiesta di elemosina a una Regione che taglia i contributi in continuazione. Avevamo presentato un emendamento, e lo ripresenteremo, che aveva il solo scopo di definire gli oneri da destinare a queste persone; non un'elemosina, ma una spesa obbligatoria per l'alto valore sociale che compiono queste organizzazioni. Sarebbe stato un atto di civiltà e vi siete negati pure questa riforma. Vergogna! Di che cosa dovremmo parlare? Non c'è riformismo, non c'è nulla!

Vi presenteremo anche due ipotesi su come affrontare finalmente, in maniera provocatoria, se volete, il problema annoso della doppia contabilizzazione del patto di stabilità, ma io resto allibito all'idea che da parte vostra manchi qualunque proposta. Non fate niente nemmeno sul terreno delle riforme. Vi ricordate una discussione che abbiamo svolto tempo fa e che cosa ha deciso di fare, con un emendamento, questa maggioranza? "L'Agenzia per le entrate regionali? L'ha fatta Soru, sopprimetela!". E così quell'Agenzia è stata soppressa, senza ascoltare nessuno. Improvvisamente, tre anni dopo, vi accorgete di doverla ripristinare! Che cosa vi è successo? Con la differenza che mentre noi l'avevamo disciplinata attraverso una legge, voi avete pensato ad altro, alla faccia di quello che il presidente Ganau ha denunciato ieri. Quella di ieri è stata una bella circostanza: il Consiglio delle autonomie locali ha preso un pacchetto e ci ha rifilato una bella quantità di legnate sulla testa, vere, verissime, inconfutabili, fra le quali anche la denuncia di un neocentralismo irresponsabile, perché laddove determinate funzioni possono esercitarle i comuni la Regione se le riprende. E anche per quanto attiene all'Agenzia delle entrate si è detto: "Ci sarà una delibera della Giunta che stabilirà che cosa dovrà fare, quali sono gli organici, chi la dirigerà". Insomma, noi dobbiamo sapere se stiamo restituendo qualche cosa, di che cosa parliamo, a che cosa dovremmo dare il nostro assenso e perché prevediamo spese in più in un momento in cui dovremmo invece prevederne in meno.

C'è un altro aspetto, colleghi, curioso e incomprensibile, poi qualcuno di voi magari ne saprà più di me. Assessore, perché non eliminiamo la paghetta alla Sfirs? Anche quest'anno diamo alla Sfirs una paghetta di 3 milioni di euro, per che cosa? Perché - dice la Sfirs - gestisce per conto nostro le pratiche del microcredito. Noi non vogliamo che quelle pratiche vengano gestite gratis, Assessore, però negoziamo il prezzo unitario. Quanto costa gestire una pratica? Moltiplichiamo questo costo per il numero delle pratiche e paghiamo di conseguenza. Ma dare a piè di lista 3 milioni di euro alla Sfirs, mentre la gente è affamata, mi pare una cosa davvero insensata! E' la paghetta per qualcuno? Pensavo che questo fosse un retaggio delle vecchie glorie che hanno occupato la poltrona di quell'Assessorato, ma mi rendo conto che è un elemento di continuità. Evidentemente lo stato governativo dei vostri rapporti è tale per cui c'è un atto di successione continua. Ma noi possiamo permetterci di sostenere queste cose? Possiamo continuare a prendere in giro i sardi che hanno problemi di sostentamento, di lavoro, parlando di una flotta sarda posta a carico della Regione? Abbiamo diritto di dire qualcosa, Assessore, sull'esigenza che si salvi l'intera regione e che non esiste solo un'area a cui destinare vagonate di milioni di euro mentre le altre aree muoiono? I cittadini di Oristano, di Nuoro, di Sassari o di Olbia sono figli di un dio minore? Perché registriamo l'assegnazione di vagonate di milioni solo al Sulcis? E poi scartate la proposta sull'Irap, che potrebbe essere un elemento compensativo anche di tipo territoriale! Noi su questo vi costringeremo a dire la verità, dovete dire alle imprese, agli enti locali, agli enti universitari, al sistema sanitario, per quale ragione non volete adottare questa misura. Dovete una spiegazione di fronte alla condizione drammatica della vita collettiva, non ve la potete sbrigare trincerandovi dietro pareri di dubbia legittimità! Sono forse delinquenti il Friuli-Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Bolzano, che hanno applicato le norme sulla riduzione dell'Irap? Ma di che cosa parlate? Pensate davvero che qui davanti a voi ci sia una pletora d'ignoranti?

Un'altra cosa vorrei dire, ed è una mia fissazione. Io sono anche disposto a fare autocritica e a dire anche ai miei compagni di partito e ai miei amici di Gruppo: la finanziaria è il luogo più alto di una valutazione legislativa generale e astratta, spogliatevi di qualche appartenenza e giochiamo una partita strategica per la Sardegna che salvi la politica e la sua credibilità, perché questo è il problema che abbiamo oggi. Ecco perché non siamo tutti uguali e spenderemo il nostro tempo da qui alla fine della legislatura perché anche attraverso le vocazioni alle grandi intese non passi appunto l'idea che siamo tutti uguali. Non siamo tutti uguali e il tenore delle nostre proposte rimaste inevase è la dimostrazione che questa uguaglianza non c'è perché qualcuno vuole scegliere il campo che gli piace di più. Il campo neutro, il campo di tutti è quello sul quale possiamo scommettere un cambiamento. Diversamente siete destinati ad andare incontro alle vostre responsabilità e noi faremo la nostra parte per aiutare i cittadini a capire che l'ostilità che hanno nei confronti della politica deriva dall'incapacità di chi li ha governati.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Signor Presidente, cari colleghi, confesso subito che ho difficoltà a intervenire. Non è una giornata normale questa: nelle stesse ore in cui noi avviamo qui la discussione sulla legge finanziaria, al Senato della Repubblica si discute finalmente per dare la fiducia a un Governo, oltre sessanta giorni dopo le ultime elezioni. E' un momento di difficoltà della politica e ciascuno di noi lo sta vivendo in modo diverso. Io lo sento come un momento di grande difficoltà per la politica in generale e per la mia parte in modo particolare.

Sono passate poche settimane dalle elezioni e un Movimento che ha come programma quello di invitare tutti i dirigenti politici ad alzare le mani, a uscire dal Parlamento, ad arrendersi tutti, con parole di questo genere è diventato il primo partito in Sardegna e in molte altre regioni; al netto di una differenza con il voto degli italiani all'estero, questo Movimento è diventato il primo partito in Italia. A causa di una legge elettorale sciagurata, che altri hanno voluto, ci siamo ritrovati in una situazione di stallo in cui è stato impossibile costituire una maggioranza in maniera chiara: da una parte chi ha vinto le elezioni, dall'altra chi è risultato in minoranza. L'Italia si è ritrovata bloccata, tutti noi credo abbiamo assistito in diretta, nelle televisioni, su Internet, a quello che è accaduto per l'elezione del Presidente della Repubblica. Abbiamo vissuto momenti difficilissimi, imbarazzantissimi ciascuno per la sua storia politica. E' stato duro vedere piazza Montecitorio ospitare quelle che sembravano diventare sempre più delle vere e proprie sommosse, mentre a pochi passi, dentro il palazzo, si consumava il rito più importante, che sta alla base, che costituisce le fondamenta stesse della nostra democrazia: l'elezione del Presidente della Repubblica.

La politica italiana si è mostrata in tutta la sua debolezza, bloccata, incapace di compiere una qualunque azione. In questo clima di eccezionalità in queste ore sta nascendo un Governo. Mentre nasce, e capisco che era necessario, che non potevamo lasciare l'Italia per altre settimane senza una guida chiara, io mi sento smarrito. Non so dove sia andato a finire il mio voto; sarà finito con Alfano, Ministro dell'interno, il primo dei ministri con cui questo Governo si è presentato sugli schermi televisivi, nel momento in cui il giuramento veniva funestato da un attentato davanti a Palazzo Chigi.

In tanti siamo turbati, sentiamo la necessità dell'avvio di questo Governo dell'eccezionalità, ma sentiamo anche la necessità - riecheggiava anche nelle ultime parole che ho sentito poco fa - di marcare comunque una storia politica differente, una diversa visione del mondo, una diversa visione delle strade a cui affidare la costruzione di un futuro per questo Paese e per la nostra regione. Rivendichiamo la voglia e la necessità di essere alternativi, avendo un'idea del tutto alternativa. Per questo mi preoccupo e mi viene subito da ribadire, quando leggo che anche in Sardegna si possono fare prove di larghe intese, di accordi, che si può provare a stare insieme per dare risposte a questo momento difficilissimo, drammatico, come anche voi lo definite, della condizione della Sardegna, che noi siamo certamente per il dialogo, per la pacificazione delle parole, per il rispetto reciproco e per il riconoscimento reciproco della parte che a ciascuno tocca svolgere, ma ribadiamo la diversità delle nostre proposte e dei nostri comportamenti.

Nel momento in cui affrontiamo la discussione di questa finanziaria, probabilmente l'ultima di questo Governo regionale, come è stato detto, abbiamo il certamente dovere di discutere di diversi aspetti, dei diversi articoli che la compongono, degli elementi anche assurdi che essa contiene, ma a me viene soprattutto da fare un bilancio di questa legislatura che ormai volge al termine e che tra qualche mese finirà. E voglio utilizzare questi minuti proprio per fare un breve bilancio e per chiedere a voi, anzi a lei, assessore Zedda - è rimasta solo lei come rappresentante della Giunta questo pomeriggio -, che cosa ne è stato delle vostre promesse, delle vostre azioni, delle vostre politiche e in che modo vi avviate a riconsegnare la Sardegna dopo quasi cinque anni. Sul lavoro, la vostra promessa era quella di creare centomila nuovi posti di lavoro in Sardegna. Siamo quasi alla fine della legislatura, ne mancano cinquantamila rispetto a quelli che avevate promesso. Cinquantamila posti di lavoro sono andati persi velocemente, nonostante ci sia stato un cambio di maggioranza e nonostante il "male peggiore" della politica sarda fosse ormai scomparso. Nessun nuovo posto di lavoro è stato creato, cinquantamila posti sono stati cancellati, per cui rispetto alle vostre promesse oggi dovete ai sardi centocinquantamila posti di lavoro!

Nell'affrontare la finanziaria, persino l'onorevole Pittalis ha ricordato che l'articolo 8 del nostro Statuto è stato riscritto nella responsabilità di Enrico Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e del presidente Prodi. Voi dite che forse finalmente sarà più facile risolvere questa questione. In realtà questa questione è risolta dal dicembre del 2006, da quando l'articolo 8 è diventato legge dello Stato e poteva essere immediatamente utilizzato. Ed è stato immediatamente utilizzato, perché, diversamente da quello che dite nella prima pagina della vostra relazione di presentazione della legge finanziaria, l'articolo 8 non è entrato in vigore nel 2010, ma nel 2007. E nel 2007 ha portato 350 milioni di euro di entrate in più alla Sardegna. Le norme prevedevano allora un tetto di 350 milioni di euro; nel 2008 quel tetto è stato aumentato un po' e nel 2009 è stato portato a 500 milioni di euro.

L'articolo 8 vige dal 2007, ha funzionato nel 2007, nel 2008 e nel 2009, portando mezzo miliardo di euro in più, non con quattro soldi! Mezzo miliardo è la somma che viene data ai comuni dal fondo unico, proviamo a pensare che cosa sarebbe la Sardegna oggi senza quel fondo, per capire l'entità di quei 500 milioni di euro. L'articolo 8 ha smesso di funzionare con voi, nel 2010, perché voi avete smesso di pretendere che venisse rispettato. Ci avete raccontato da quei banchi un sacco di storie. L'Assessore che l'ha preceduta, onorevole Zedda, ci diceva: il sottosegretario tale ci ha detto, il sottosegretario talaltro ci ha assicurato, il Governo ci ha promesso, Berlusconi ci ha assicurato. Sono passati tre anni senza che le leggi dello Stato per quanto riguarda la Sardegna siano state rispettate per il 2010, per il 2011 e per il 2012. C'è voluto il Governo Monti per dire che quella legge è attuabile e viene attuata, e quelle entrate sono state riconosciute, a quel che ho capito io, per il 2012. Vorrei sapere se in qualche parte del bilancio dello Stato sono anche stanziate e riconosciute le entrate che non vi siete fatti dare per il 2011 e per il 2012, circa 2 miliardi e mezzo di euro, più o meno la somma per sei anni dei fondi FESR e FSE per le grandi politiche europee. La scusa più volte ribadita in quest'Aula è stata: "Ma non avevate pensato alla revisione del patto di stabilità". Il perché è ovvio, dovevamo forse rivedere il patto di stabilità quando questo non aveva nessun impatto? Non ha avuto impatto nel 2007, non ha avuto impatto nel 2008 e nemmeno nel 2009, nonostante avessimo a disposizione 500 milioni di euro in più. Ha certamente avuto un impatto nel 2010, perché voi non vi siete mossi per tempo e non avete semplicemente adeguato le norme di attuazione, norme secondarie rispetto agli articoli del nostro Statuto. E' di totale evidenza che è stata una vostra colpa ed è la vostra colpa storica davanti a una Regione che finalmente stava tutelando i suoi principi statutari di compartecipazione al gettito fiscale in maniera adeguata e simile a quella delle altre Regioni. Nonostante il lavoro fatto in precedenza, nonostante vi sia stato lasciato in eredità un articolo 8 riscritto, per la vostra protervia e totale incapacità d'ascolto siete riusciti a non farlo rispettare.

Noi la nostra parte l'abbiamo fatta riscrivendo l'articolo 8, a voi chiedo: qual è stata la vostra parte su questo argomento in questi anni, se non quella di aver aspettato tre anni prima di fare ricorso alla Corte costituzionale (laddove occorreva farlo subito, ve l'abbiamo detto più volte) per vedere rispettati i nostri diritti? Che cosa avete fatto in tema di trasporti? Che ne è della nostra possibilità di muoverci? Che ne è della continuità territoriale? Che ne è di quei dieci voli tra i quali potevo scegliere per partire ogni giorno per Roma, Milano o le altre province italiane? Che cosa ne è di un diritto che era stato conquistato, che avete calpestato e che oggi è praticamente inesistente? Mentre discutevate tra i modelli proposti da un deputato, dalla Giunta, dall'uno o dall'altro, alla fine è emerso l'unico modello possibile: la continuità territoriale non esiste più! E oggi siamo alla graziosa beneficenza delle compagnie aeree, che decidono di fare quel che vogliono. In questi giorni le statistiche sul turismo ci hanno ricordato che solo a Olbia è mancato un milione di passeggeri l'anno scorso, che il turismo è diminuito non di tanto in Sardegna l'anno scorso, solo del 14 per cento, e le presenze del 16 per cento. Non di tanto! Se fosse accaduto in altri anni non so quali parole si sarebbero spese su un argomento di questo genere.

In una situazione come questa per il turismo, per il trasporto di noi stessi, delle nostre auto, delle nostre merci, dov'è finita la Flotta sarda? Dov'è finita la possibilità di andare a Bruxelles e pretendere l'utilizzo delle norme europee sull'imposizione degli oneri di servizio pubblico, e quindi sulla continuità territoriale marittima? Dalle pagine dei giornali di oggi sappiamo che i poveri albergatori galluresi ormai si organizzano e affittano loro le navi per avere la possibilità di competere un pochino, essendo stati lasciati soli da una Regione che non è stata capace di muovere un passo verso la continuità territoriale marittima. Questo è il bilancio che lasciate, Assessore.

Non c'è l'Assessore della sanità, ma vi chiedo ugualmente: che ne è della sanità sarda, che rispetto a quanto previsto dal fondo sanitario nazionale spende 360 milioni di euro in più all'anno? Secondo i dati della Corte dei conti vi è stata restituita una sanità che spendeva 60-70 milioni di euro in più all'anno rispetto alla quota del fondo sanitario nazionale. In quattro anni avete maturato una differenza di 300 milioni di euro, un'enormità! Ma non vedo migliorare i livelli di salute o i livelli di assistenza, non vedo migliorare l'efficienza dei nostri ospedali, non vedo diminuire la quota di sardi che vanno fuori della Sardegna per curarsi bene. A un certo punto della vita le chiacchiere stanno a zero, i nodi vengono al pettine, della retorica si fa un gran falò e i titoli di giornale contano meno di niente. Dov'è finita la stagione in cui i giovani sardi avevano qualche speranza, sapevano che c'era qualcuno che investiva su di loro, pensava a loro? Abbiamo investito sulle autonomie scolastiche, fidandoci dei nostri insegnanti e del personale della scuola. Abbiamo affidato loro, onorevole Diana, 40 milioni di euro in un solo anno perché potessero tenere aperte le scuole la sera, investire sui corsi serali, sulle competenze di base, sulla lingua inglese per tutti, sulla formazione universitaria, con gli assegni di merito, e sulla possibilità per i giovani laureati di andare all'estero e diventare migliori di noi. Che ne è stato di tutta quella stagione? Credete che i giovani sardi oggi abbiano più speranze rispetto a cinque anni fa o che ne abbiano semmai qualcuna in meno? Pensate che abbiano entusiasmo e coraggio in più nell'affrontare la vita oppure credete che ne abbiano perso un po' in questi anni? Provate a chiedere ai vostri figli - per chi ne ha, come me -, ai vostri vicini o ai vostri parenti e vedrete dove li avete portati, dopo una stagione di speranza appunto.

In questi giorni torniamo a parlare di energia: pensate di lasciare una buona eredità, siete orgogliosi di quanto accaduto nell'utilizzo della nostra grande fonte energetica, il sole e il vento? Lo ricordava il mio collega Luigi Lotto stamattina: il sole e il vento sono serviti ai sardi, agli agricoltori sardi, alle imprese sarde o sono serviti, come vi ho detto all'inizio di questa legislatura, a ingrassare le mafie anche in Sardegna? Sono stato aggredito quando ho usato quella parola in quest'Aula, in cui ho denunciato che quella industria stava iniziando a ingrassare le mafie anche in Sardegna. Ora nessuno ha più il coraggio di dire niente, perché questo è stato. Non un solo agricoltore ha potuto avere un reddito aggiuntivo per difendere la propria azienda, nonostante le decisioni che già due anni fa avremmo potuto prendere, avreste potuto prendere se foste stati attenti agli interessi dei sardi invece che agli interessi di qualcun altro.

Per l'energia e la valorizzazione dei beni culturali, provate a chiedere in che stato versano, qual è il progetto, qual è l'idea, se non quella di mettere un pannicello caldo e andare avanti anno per anno. Non c'è un argomento per il quale possiate dire che un passo avanti è stato fatto. Non è stato fatto un passo avanti in niente! Sono stati fatti invece molti passi indietro, per questo non è il momento delle larghe intese. Non è il momento di dire che siamo uguali, non è il momento di dire che possiamo collaborare, perché non avete voluto collaborare, avete solamente voluto cancellare e negare l'altro, con violenza verbale spesso. E' il momento invece della chiarezza e dovrebbe essere il momento di mettere da parte la demagogia una volta per tutte e la volontà, che sembra quasi ineludibile, di ingannare.

Sommessamente mi chiedo: ma che ci fa in questa finanziaria un articolo che per far fronte alla necessità di garantire un piccolo reddito a tanti disoccupati della Sardegna prevede di utilizzare quella che è stata chiamata valuta complementare o moneta complementare o Sardex? Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere! L'Italia riderà di tutti voi su questo argomento. Noi siamo un pezzo dello Stato, la Regione è un pezzo dello Stato, dove mai si è visto uno Stato che mette da parte il suo diritto di imporre il corso forzoso della propria moneta, mette da parte la sua moneta e utilizza la monetina di un altro? Scrivete la finanziaria con i miniassegni, con i gettoni del telefono di quando mancavano gli spiccioli o con le palline del Club Méditerranée? Almeno il ridicolo mettiamolo da parte e viviamo la tragedia di questa stagione in maniera seria!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (Fratelli d'Italia). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Non so se sarò breve, Presidente, perché qualche spunto me l'ha offerto un mio storico nemico politico, l'onorevole Soru, che a suo tempo ho combattuto. Oggi non ho più questo ruolo, sono in una posizione politica che non mi permette di difendere la maggioranza, però non mi impedisce di far sì che non si spari sulla Croce Rossa, perché questo è ciò che ha fatto il presidente Soru.

Comincio col dire che se lui faceva riferimento a ciò che ha detto ieri la presidente Lombardo in quest'Aula evidentemente non ha letto il suo intervento oppure qualche agenzia gli ha fornito notizie che non corrispondono al vero, perché la Presidente di tutto ha parlato, con grande puntualità e credo anche con grande capacità, ma di certo non di larghe intese. Semmai è stato qualcun altro che ha parlato di larghe intese. Cercare le larghe intese oggi, alla luce di quello che lei, onorevole Soru, ha ricordato essere successo nella politica nazionale, credo non vada bene, sono d'accordo con lei. Non sono d'accordo sulle larghe intese neanch'io che sono all'opposizione, ma non nel centrosinistra. Continuo a pensare che nel centrodestra ci siano le capacità, la forza e la voglia di governare bene questa Regione, così come di governare bene l'Italia.

Vede, presidente Soru, lei mi ricorda un altro Presidente di Regione, il quale fino a quando è stato in quest'Aula pensava di avere ai piedi le scarpette da tennis, di essere ancora in campagna elettorale e di continuare a condurre da solo una battaglia che l'aveva visto perdente, e guarda caso in un periodo che lei ricorda molto bene. Ecco, lei, secondo me, sta commettendo lo stesso errore. Io avrei gradito che lei non fosse stato presente in quest'Aula solo in momenti particolari, perché con una presenza continua e costante probabilmente avrebbe aiutato molto questo Consiglio, avrebbe aiutato molto la sua parte politica e tutti avremmo avuto modo di confrontarci ancora una volta sulle cose che lei ha richiamato. Però le ricordo che lei non è andato da solo, a Roma, a perorare l'articolo 8, ci siamo andati anche noi! Lei non era pellegrino solitario a Palazzo Chigi, ci siamo andati tutti e il risultato ottenuto lo dobbiamo riconoscere, lo sappiamo. Poi che il Capogruppo del P.d.L. l'abbia riconosciuto o no, lei non può escludere comunque che, al di là del fatto che il patto di stabilità allora non aveva i limiti di oggi, quelle entrate dovevano essere previste. E quando si è parlato dell'articolo 8, i suoi colleghi qui hanno detto che non c'era bisogno d'altro, che quell'articolo andava applicato esclusivamente in quel modo, senza trattare con lo Stato. Dopo abbiamo capito che non si può non trattare con lo Stato, l'ha riconosciuto anche lei, oggi. Con lo Stato bisogna trattare, certo che bisogna trattare!

Io non voglio discutere di questa finanziaria, che ho seguito pochissimo per vicende che non c'entrano niente con la politica, ma riguardano la mia persona. E' un problema mio, tant'è che toccherò marginalmente l'argomento finanziaria. Ho predisposto un centinaio di emendamenti che presenterò giovedì, nella tarda mattinata, per avere la possibilità durante la discussione di entrare nel merito della legge, perché per venti giorni non sono stato qui presente, quindi non potevo assolutamente partecipare ai lavori della Commissione. Valuterò quindi volta per volta quello che penso sia da accettare. Però, presidente Soru, la campagna elettorale che lei sta iniziando non è diversa da quella iniziata dal presidente Cappellacci. State infatti facendo entrambi lo stesso percorso, lei certamente in modo molto più intelligente, il presidente Cappellacci fa altro. Il presidente Cappellacci ha annunciato di essere il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione. Lei questo ancora non lo ha fatto, perché usa un garbo diverso ed è molto più fine, più sottile; ha un'intelligenza più vicina a quella del Medio Campidano, dico io, quindi usa un tono diverso. Il presidente Cappellacci invece è già il candidato alla presidenza della Regione sarda, e questo spaventa, ahimè, non solo me. Si fosse almeno alzato qualcuno per dire: "Presidente Cappellacci, continua pure la tua battaglia sul governo del territorio, se ci riesci, continua a essere il demagogo di turno…", perché per come sta sposando le tesi dell'autonomia della Sardegna in questi giorni credo che il presidente Cappellacci non abbia rivali!

In una giornata straordinariamente importante come quella di ieri, alla presenza del Consiglio delle autonomie locali, il Presidente era assente. Sì, va bene, capisco che debba trottare, che debba seguire tante cose, ma forse poteva andare oggi a firmare un protocollo d'intesa su una specie rara come il cavallino della Giara ed essere presente qui ieri, perché qui si discutevano i problemi della Sardegna ed era qui che il Consiglio delle autonomie locali ha mosso accuse e reprimende più o meno velate. A un argomentato intervento come quello della presidente Lombardo e alle accuse del Presidente del CAL e di altri non si può far seguire dopo due ore un comunicato con cui si riprende il filo del ragionamento. Colleghi del centrodestra, ma perché rincorrere? Non si deve rincorrere nulla, si deve fare altro! Poi i giornali, o per lo meno alcuni di essi, interpretano male; le agenzie scrivono, ma alcune dispongono del comunicato del Presidente, altre no. Capita anche questo. Poi alcuni giornali interpretano in un modo, altri in un altro. E nella trappola è caduto anche il presidente Soru (una volta lo chiamavo collega Soru, ma l'ho rivalutato; continuiamo a chiamare "presidente" tutti gli ex presidenti, così non sbagliamo), perché di inciuci la presidente Lombardo non ne parla e non ne parlerà mai, in quanto ha un'idea diversa e le cose che intende le ha dette e le ha scritte. Credo le sia stato riconosciuto anche dal collega Giampaolo Diana e da altri.

Il quadro politico di riferimento certamente è diverso, lo ha riconosciuto anche il presidente Soru, perché prima eravamo in due, adesso siamo in tre. Questo è ciò che è successo in Sardegna ultimamente e che apre scenari totalmente diversi. Non ci si può fermare alla considerazione che esistono il centrodestra e il centrosinistra; esistono anche altri. Esiste chi dissente ed esiste anche chi cambia il suo voto di volta in volta; esiste un mondo che probabilmente non siamo riusciti a intercettare e meno che meno stiamo intercettando oggi con questa finanziaria.

Io non posso accomunarmi a lei, onorevole Soru, nello sparare sulla Croce Rossa. Dovrei sparare sull'Assessore di turno, che si è ritrovato con una finanziaria che era in elaborazione dal mese di settembre. Avevamo quasi abituato i sardi a veder approvata la finanziaria prima della fine dell'anno, ma è durato poco, forse il primo e il secondo anno. Probabilmente chi verrà dopo di noi dovrà fare quello che noi abbiamo fatto all'inizio della legislatura, cioè approvare l'ultima finanziaria presentata dalla Giunta precedente, nel nostro caso dalla Giunta Soru.

In questa finanziaria non si vogliono dare risposte. Vedete, l'argomento province ritornerà quando affronteremo - se la affronteremo - la legge sulle province, convinto come sono che sarà un errore drammatico abolire le quattro province storiche della Sardegna, però pare che ci sia un pronunciamento in tal senso, il referendum, che in questo caso è consultivo e demolitivo: è consultivo per quattro province ed è demolitivo per le altre quattro. Discuteremo anche di questo, non ci si può però accusare o non si può sostenere oggi che il referendum ha demolito tutto. Il referendum ha demolito quattro province, sulle altre quattro discutiamo. Ci apprestiamo a discutere e forse ridisegnare l'architettura istituzionale della Sardegna, e come vogliamo discuterne, viste le critiche che il Consiglio delle autonomie locali e gli amministratori locali fanno quotidianamente perché non riescono più ad andare avanti? Da qui saremmo dovuti ripartire, non dai 550 o 580 milioni di euro. Io personalmente avrei fatto un'altra operazione: tutto ciò che è disponibile in questa finanziaria va agli enti locali. Mettiamo qualche vincolo? Possiamo anche metterlo. Chi è qui da più di una legislatura sa quanto io fossi contrario all'abolizione dei controlli: ero contrario nel momento in cui sono stati aboliti - onorevole Soru, era presidente lei - e lo sono ancora oggi, ma questo non vuol dire che agli enti locali non si debba dare ciò che è giusto, ancora di più oggi alla luce di una considerazione. Sapete quali sono le zone dell'Italia che stanno soffrendo meno la congiuntura internazionale e i problemi economici, quei problemi di cui però il presidente Soru si dimentica? E' cambiato il mondo dal 2009 a oggi, e non lo dico per difendere questa maggioranza, lo dico perché bisogna essere obiettivi. Ebbene le aree del Paese che stanno soffrendo di meno sono quelle in cui c'è un rapporto stretto con le autonomie locali. Provate ad andare in Trentino-Alto Adige per vedere che cosa accade lì, e non perché, come si potrebbe pensare, ci sia un'economia più florida per via del turismo, ma perché c'è un rapporto strettissimo tra l'amministrazione centrale e le autonomie locali, un rapporto che noi invece stiamo ignorando.

Del problema dell'autonomia ne abbiamo parlato tante volte e continuiamo a parlarne. Il Partito Sardo d'Azione oggi parla addirittura di indipendentismo. Per carità, quando il momento è drammatico cerchiamo tutte le soluzioni! Sa a cosa faceva riferimento la presidente Lombardo, onorevole Soru? Proprio al fatto che ci sono valori che non hanno colore politico. Ci deve essere uno spirito di appartenenza che va al di là della sterile contrapposizione politica, e questo non vuol dire appartenere a un centrodestra o a un centrosinistra che "inciuciano". Quello che succede nelle grandi autonomie del Nord Italia è proprio il fatto che tutto può essere messo in discussione, ma non l'autonomia: su alcuni valori si segue la stessa strada, sia che governi il centrodestra sia che governi il centrosinistra. Ma è proprio questo ciò che noi non riusciamo a fare, o forse non l'abbiamo mai fatto perché prima il problema non esisteva. Oggi il problema esiste, ecco perché è necessario uno sforzo da parte di tutti, che non so dove ci porterà, soprattutto se il Presidente della Regione è assente, totalmente assente, anche nei momenti drammatici. Era comprensibile che fosse a suo tempo assente il presidente Soru, impegnato a Roma per discutere dell'articolo 8 del nostro Statuto; non è comprensibile, mentre il mondo sta crollando, che il presidente Cappellacci non fosse qui nella giornata di ieri e tanto meno che sia assente nella giornata odierna, in cui si discute della finanziaria regionale. Ma non si discute solo di questo, perché nessuno di noi può discutere solo di una finanziaria assolutamente insignificante, non per ciò che in essa è scritto, ma per i risultati che non può portare alla Sardegna.

Questo è ciò che il presidente Cappellacci avrebbe dovuto capire. Un Presidente che si vuole riproporre alla Presidenza della Regione sarebbe dovuto venire qui a spiegare le ragioni per cui deve essere ancora lui il candidato del centrodestra. Forse l'avrebbero capito, spero di no, io certamente no; forse l'avrebbero capito i sardi. Sono totalmente convinto che i sardi non lo capiranno mai, ma qui doveva stare. Non si scappa dalla nave che affonda, gli Schettino non ci servono! Noi vogliamo persone che affrontino la realtà. La Sardegna è al dramma eppure non sento levarsi una voce, assessore Zedda, per dire: dobbiamo fare qualcosa in questo momento, tutti insieme. Credo sia disponibile anche il presidente Soru, una volta tanto. Ma non si può andare avanti in questo modo. In questo modo la Sardegna è destinata a soccombere, a morire! Noi continuiamo a fare le nostre battaglie, continuiamo a darci una ragione del nostro ruolo, ma la gente ci sputerà negli occhi e ci dirà: "Non meritate il nostro consenso, non l'avete meritato prima e non lo meriterete neanche domani".

E allora nasce la terza forza, che non è qualificabile dal punto di vista politico, perché non ha un'identità, però esiste. Un terzo dei sardi ha deciso di non votare né per noi del centrodestra né per voi del centrosinistra, di questo dobbiamo tenere assolutamente conto, ecco perché il Presidente della Regione - e ho terminato - doveva essere in quest'aula nella giornata di ieri e soprattutto oggi. Probabilmente ha altri protocolli d'intesa da firmare e ha deciso che dal trotto passerà al galoppo. Io credo che dovrebbe andare al passo!

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Pitea è rientrato dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). Presidente, a fine seduta vorrei chiedere all'onorevole Mario Diana qual è la differenza tra i cavallini della Giara e l'intelligenza del Medio Campidano, perché non sono riuscito a coglierla.

"La Sardegna si trova ad attraversare, come spesso è accaduto nella sua lunga storia, una grave crisi dai risvolti ancora non del tutto chiari. Il processo di globalizzazione sta investendo la politica, l'economia, la cultura, determinando una situazione di omologazione che comporta il rischio di una perdita della nostra identità. Deve essere a tutti evidente che i meccanismi, gli strumenti, le politiche che noi dobbiamo mettere in atto devono essere improntate a contrastare queste forti tendenze a comprimere le diversità e la nostra unicità. La Sardegna deve giocare un ruolo importante per riacquisire i caratteri della propria identità politica, sociale e culturale. Solo in questo modo possiamo scongiurare che la crisi mondiale possa assumere nella nostra isola aspetti di maggiore gravità e di più lunga durata. Diversità e unicità sono il nostro valore aggiunto, la ricchezza sulla quale intendiamo costruire il nostro effettivo riscatto attraverso un rilancio della base produttiva ed economica. Dobbiamo nutrire il massimo della fiducia nelle nostre capacità per reagire positivamente a un quadro che oggi appare negativo, ma che nell'immediato futuro, siamo fiduciosi, potrà trasformarsi nell'inizio di una fase di rilancio economico. Abbiamo i mezzi, le intelligenze e le capacità per reagire e superare la crisi. Va però modificato il modo di pensare la politica. Questa è la vera sfida che oggi siamo chiamati a vincere. 20 marzo 2009, Programma di legislatura del Presidente della Regione autonoma della Sardegna Ugo Cappellacci". Sicuramente ci siamo persi qualcosa!

Oggi ci accingiamo a discutere la legge finanziaria mentre fuori di qui ci sono gli operatori Cesil, Csl, Aras, i semestrali dell'Ente foreste, i lavoratori dell'Agris e dell'Aias, i barracelli, che aspettano di fare la visita per poter espletare l'attività relativa alla campagna antincendio: tutti loro attendono risposte su norme approvate e ancora inattuate. Questa legge finanziaria risente pesantemente di quanto per quattro anni non si è riusciti a concretizzare soprattutto a causa della mancanza di rapporto o meglio del riconoscimento da parte dei Governi nazionali - ahimè, sempre amici - della maggioranza di questo Consiglio, prima con il Governo Berlusconi e poi con il Governo Monti. La totale inattuazione delle previsioni che il novellato articolo 8 dello Statuto ha determinato per la situazione sarda si è congiunta alla mancata revisione del patto di stabilità, penalizzando in maniera letale la capacità di programmazione della Regione. Ci chiediamo oggi: in questa situazione e con scarse possibilità di variazione siamo e saremo in grado di rispondere almeno alle previsioni di carattere obbligatorio? La finanziaria che andremo o meglio andrete ad approvare contiene risorse vere o solo virtuali? L'idea di ribellarsi, dopo quattro anni, ai limiti imposti dal patto di stabilità, assegnando 1 miliardo e 200 milioni di euro di maggiori entrate derivanti dall'applicazione dell'articolo 8, può essere praticata sulla base delle leggi vigenti? E comunque, perché lo si fa così in ritardo? Ci si rende conto di una congiuntura sempre più negativa e ciascuno di noi dovrà assumersi responsabilità che gli derivano dalla funzione che è chiamato a ricoprire. Non è più tempo di meline, di sotterfugi, di ostruzionismi inutili e dannosi. La minoranza e noi per quanto ci riguarda saremo siamo a disposizione esclusivamente perché la disperazione fuori da quest'aula possa essere attenuata.

I suggerimenti contenuti nella relazione di minoranza dell'onorevole Sabatini, che a un'analisi circostanziata, attenta e reale, fa seguire proposte molto serie che, secondo noi, devono essere prese in considerazione, credo siano l'unica maniera perché questa legge finanziaria molto debole possa davvero dare delle risposte esaustive. La questione dell'Irap, per esempio, è da tenere assolutamente in considerazione e credo che per la sua sensibilità il Presidente della Commissione bilancio possa fare in modo che questo problema possa essere riaperto. I forti vincoli del patto di stabilità limitano i pagamenti e gli impegni di spesa a 2 miliardi e 510 milioni di euro, al netto della spesa sanitaria e dei fondi europei. Non deve poi sfuggire il fatto che presso la Sfirs giace un vero e proprio tesoretto non speso di fondi europei gestiti dalla Regione. Tale tesoro ammonta a 275 milioni di euro. Alla Sfirs sono state versate, tra il 2010 e il 2012, le seguenti somme: Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, 233 milioni di euro; Fondo Jessica energie alternative, 35 milioni; Fondi venture capital, 24 milioni; Fondo reindustrializzazione aree industriali, 18 milioni. I movimenti reali su tali fondi sono stati, al 31 dicembre 2012, pari a soli 70 milioni di euro, eppure per la contabilità dell'Unione europea risultano totalmente pagati 345 milioni e 700 mila euro. Noi vorremmo sapere se per la contabilità regionale quelle somme esistono ancora e se sono state attribuite. Se così non fosse spiegateci il perché.

In Sardegna in questo periodo anche le pecore diventano nere. La situazione è sempre più drammatica, gli indici di disoccupazione e di povertà sono diventati straordinari; sono processi che appaiono quasi ineludibili. Nessun segnale di ripresa arriva dal settore agricolo e dell'allevamento in particolare; progressiva e inarrestabile è la desertificazione industriale. La politica sinora discriminatoria verso la Sardegna da parte dei Governi succedutisi non aiuta a risolvere i gravissimi problemi nei quali da troppo tempo annaspa la Giunta regionale. Le entrate non trasferite al bilancio regionale, con palese violazione delle norme dello Statuto speciale, si traducono per la Sardegna nell'impossibilità a intervenire anche solo per mantenere le minime misure di assistenza sociale. E' una finanziaria debole, con un disavanzo dopato, foriero di illusioni per le comunità e gli enti locali in attesa di improbabili opere e investimenti, e con una dilatazione di residui passivi, mancate promesse di spesa e prebende per mantenere enti inutili già cancellati dagli ultimi referendum regionali. Ricordiamoci che quei referendum, oltre alla modifica degli assetti territoriali, quindi all'abolizione delle province, prevedevano anche l'abolizione di enti che comunque continuano a operare.

Si dovrebbe davvero fare un'operazione verità per dire ai nostri concittadini quanto sia drammatica la situazione finanziaria della Regione, pretendere il trasferimento finanziario dovuto, cancellare tutti i residui passivi non fondati giuridicamente e non immediatamente spendibili, riducendo di pari importo il disavanzo, diminuire le spese correnti abbattendo sprechi e razionalizzando la spesa per il funzionamento della macchina pubblica, destinare ogni risorsa recuperata a interventi per il lavoro e lo sviluppo. Quasi tutti i colleghi che sono intervenuti hanno detto che in questo momento tutti i fondi disponibili andrebbero trasferiti agli enti locali, ma io dico ai comuni. E' l'unico modo per creare in questo momento economia, per combattere la paralisi in atto. Occorre un piano da affidare, sulla base di regole certe e celeri, esclusivamente ai comuni sardi per dare risposte ai precari, ai disoccupati, alle persone con più gravi svantaggi; occorre inoltre creare un sistema infrastrutturale a sostegno del sistema produttivo e dello sviluppo locale.

Noi del centrosinistra faremo di tutto per rimuovere la paralisi nella quale è caduta l'istituzione autonomista, proponendo contenuti importanti e diversi alla manovra di bilancio, che sono già presenti nella relazione di minoranza ampiamente e ottimamente presentata dall'onorevole Sabatini.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Signor Presidente, stasera mi è stato dato l'incarico di parlare a nome della maggioranza. Per la verità l'incarico mi è stato dato prima che dagli interventi pomeridiani emergesse, soprattutto in taluni interventi, l'inizio di una sorta di campagna elettorale. Si è detto infatti che questa è l'ultima finanziaria di questo Governo. L'ultima finanziaria di questo Governo se il Consiglio si scioglierà anticipatamente, perché la prossima finanziaria sarà approvata entro il mese di dicembre, come peraltro noi avremmo preferito fare anche in questa occasione.

Per quanto ci riguarda, noi avevamo chiesto che anche questa finanziaria venisse approvata prima. All'interno della maggioranza, il nostro Gruppo era contrario a che venissero dilatati i tempi. Peraltro, quando si fa parte di una maggioranza o di un partito nelle discussioni interne chi è in minoranza accetta le ragioni della maggioranza, altrimenti esce da quel partito o da quella maggioranza. Forse è una lezione che taluno a Roma dovrebbe imparare, perché quando si fa parte di un partito di maggioranza e non ci si attiene alle regole democratiche, da quella maggioranza o da quel partito, se si è seri, si esce. Sicuramente, per quanto ci riguarda, noi abbiamo sempre dato un esempio di serietà e vogliamo continuare a darlo. Non abbiamo mai, in quest'Aula, tanto meno la nostra parte politica, gridato slogan. Ci siamo sempre confrontati sui problemi concreti, sui programmi, talora raggiungendo degli accordi con talune parti dell'opposizione su problemi come il precariato o comunque riguardanti il lavoro. Anche in futuro, per quanto ci riguarda, noi faremo queste scelte. Con le forze politiche con cui ci alleeremo faremo un confronto sui programmi; a seguito dell'accordo sui programmi sarà scelto il candidato. Questo faremo noi, questo faranno tutte le forze politiche. Gli accordi non si fanno sulle persone, si fanno sui programmi, ma non si fanno inciuci. E' ben vero che anche in queste ultime elezioni amministrative da parte di talune forze politiche ci sono stati dei chiari esempi di inciuci, basta vedere quel che è successo a sinistra: gli accordi tra P.D., Scelta Civica e SEL sono il più chiaro esempio di inciucio. Ma a noi non piace parlare di inciuci, non li facciamo e non ci piace neanche rinfacciarli a chi li fa. Ci piace però parlare di fatti concreti, di fatti che corrispondono a quello che è avvenuto.

Uno degli argomenti centrali della discussione è stato il problema dell'articolo 8 dello Statuto. Effettivamente l'articolo 8 ha iniziato a trovare attuazione prima del 2010, ovvero la parte con cui si è data attuazione alla transazione per il mancato pagamento di quanto ci era dovuto per gli anni pregressi ha trovato attuazione ben prima del 2010. Nel 2010 sarebbe dovuto entrare in funzione il nuovo regime delle entrate. Rimane il problema del perché quella norma non sia stata totalmente attuata da subito. Possiamo svolgere delle critiche sulla sua formulazione e dire: attenzione, perché quando hanno parlato dell'IVA facevano riferimento alle valutazioni annuali dell'Istat, che non esistono, perché si fanno valutazioni triennali, quindi ci hanno teso un trabocchetto. Possiamo dire che la norma è sbagliata sulle accise, possiamo dire tutto quello che vogliamo, tutto quello che più volte in quest'Aula è stato detto, sicuramente però quella norma ha contenuti altamente positivi, al di là delle critiche che le possono essere mosse.

Peraltro è stato detto che servono norme di attuazione. Non è un'invenzione del centrodestra, è un qualcosa che si legge anche nel Dapef 2008, approvato quindi nella precedente legislatura. La necessità di norme di attuazione non è stata affermata dal centrodestra, ma dalle forze che allora sostenevano il centrosinistra. Questo è un dato di fatto, basta leggere gli atti. Ma se era vero che servivano delle norme di attuazione, perché neanche voi - questa è la critica che è stata sollevata - vi siete attivati immediatamente per predisporle? E' ben vero che in questa legislatura avete cambiato avviso, vi ricordo, però, che i primi che in quest'Aula hanno parlato contro la necessità delle norme di attuazione siamo stati noi dell'U.D.C., e per la verità anche il Gruppo sardista. Noi avevamo paventato tutto quello che sarebbe potuto succedere.

In questa ipotesi, vi diamo atto che effettivamente la Giunta si è mossa con ritardo, che l'assessore La Spisa avrebbe dovuto seguire tutte le spinte che gli sono arrivate dalla Commissione bilancio e attivarsi immediatamente per il confronto con lo Stato. Sia chiaro che non ci è stato amico né il Governo Prodi né il Governo Berlusconi e nemmeno il Governo Monti. Nessuno di questi Governi ci è stato amico, ma noi non cerchiamo Governi amici; noi cerchiamo Governi che riconoscano i nostri diritti. Non ci inchiniamo, non ci sottomettiamo, non baciamo la mano o l'anello di nessuno. Ci presentiamo con la dignità e l'autorevolezza che ci viene da coloro che ci hanno dato l'incarico di sedere in questo Consiglio, in maggioranza o all'opposizione. Noi oggi rappresentiamo i sardi, tutti i sardi, senza vincolo di mandato, questo non lo deve dimenticare nessuno, neanche chi al di fuori di quest'Aula tenta di seminare zizzania, di gettare discredito e odio sulla classe politica. Così facendo getta discredito anche su chi ci ha eletto, e questo non è accettabile.

Dicevo che sicuramente non ci ha aiutato il Governo. Noi peraltro avevamo una posizione un po' più particolare perché, unico partito a livello nazionale, eravamo contrari anche alle norme sul federalismo. Ribadisco che siamo l'unico partito che ha votato contro le norme sul federalismo fiscale, che, a nostro avviso, violano il principio di solidarietà e minano politicamente l'unità dello Stato. Perché minano politicamente l'unità dello Stato? Perché nel momento in cui l'unità è basata sul centralismo, quindi sull'affermazione di un potere centrale forte, quando questo potere viene meno non è più centralizzato, diventa un potere reticolare, per cui a quel punto l'unità può essere creata solo dal basso, può essere creata solo dallo sviluppo e dalla valorizzazione di tutte le autonomie locali.

E' in questo contesto che si deve porre il problema della riforma delle autonomie locali, e in particolare delle province, che deve condurre a un nuovo assetto istituzionale che valorizzi le autonomie locali, perché se non si valorizzano le autonomie locali si mina sotto un altro profilo l'unità dello Stato italiano, e questo noi non lo vogliamo. Ecco che in questo quadro vanno ricondotte anche le riforme che devono essere fatte. Sia chiaro che non aver fatto le riforme non è colpa solo della maggioranza; è colpa di tutto il Consiglio, perché le riforme si fanno non da soli, ma a maggioranza qualificata, altrimenti non si fanno. Tanto è vero che quando abbiamo parlato della legge statutaria, di cui in Commissione, con il contributo essenziale del P.D., era stata approvata la parte sulla forma di governo, e da rilevanti forze dell'opposizione ci è stata rappresentata la volontà di non discuterla, abbiamo accettato democraticamente questa volontà. Quindi la modifica della forma di governo o dei metodi di governo non la facciamo da soli, ma la concordiamo.

Il non aver fatto le riforme è dunque una responsabilità di tutti; sarà maggiore da parte della maggioranza e minore da parte degli altri, benissimo, però è una responsabilità di tutti. Sicuramente dobbiamo fare la riforma delle province, non è più accettabile che questa riforma venga ulteriormente rinviata. Non c'è un problema di contrasto tra referendum consultivi e referendum abrogativi. Come sappiamo tutti i referendum, per quanto siano stati formulati in questa maniera, hanno determinato l'abrogazione di tutta la legislazione regionale che aveva ricostituito il territorio di tutte le province.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue STERI.) Va da sé che l''abrogazione dello schema di assetto territoriale travolge tutte le province, siccome però lo Statuto ci impone l'assetto provinciale noi dobbiamo mantenerlo in vita, ripeto, finché l'assetto costituzionale non verrà modificato.

Si è parlato di tanti altri aspetti, si è riparlato di energia ed è riemersa la parola mafia. Scusatemi, non l'ho accettato a suo tempo, non lo accetto oggi. Mi spiace dover ricordare che i più grossi interventi sull'energia sono antecedenti al 2009: ricordo le sette autorizzazioni Fri-El, ricordo le autorizzazioni Saras, ricordo le autorizzazioni Enel. Capisco la polemica politica, ma per cortesia evitiamo queste parole che fanno solo male, e fanno male soprattutto a chi le pronuncia.

Si è parlato di sanità e di un deficit di più di 300 milioni di euro, ma molte delle cose che sono state dette sulla sanità sono critiche che noi abbiamo espresso recentemente, anche in questi giorni. Però, attenzione, bisogna essere rispondenti alla verità anche in queste occasioni e non bisogna dimenticare che nel 2005 il deficit era di 350 milioni di euro. Quindi non prendiamoci in giro, diciamo le cose come stanno, diciamo anche che il termine deficit è sbagliato perché lo rapportiamo alle assegnazioni pro capite del Cipe, che sappiamo essere sbagliate e penalizzanti soprattutto per la Sardegna. Parliamo pure di deficit, ma è un termine improprio. Non solo, considerate anche che nel deficit della sanità è compreso un notevole aumento dei fondi per gli interventi della legge numero 162.

Ho fatto una serie di flash per dimostrare che oggi si è voluta iniziare una campagna elettorale e come in tutte le campagne elettorali si sono dette molte, ma molte bugie, il che ha allontanato l'attenzione dalla finanziaria e da quello che deve essere fatto con questa legge. Tengo a ricordarvi che nella discussione delle scorse finanziarie noi abbiamo sempre accettato il confronto. Ricordo soprattutto le finanziarie del 2009 e del 2010, in cui erano previsti degli interventi estremamente innovativi in materia di lavoro. Parlo dei cantieri verdi per tutti, parlo di quello che taluni chiamano reddito di cittadinanza, che qua viene chiamato reddito di comunità e che noi avevamo già previsto nel 2009, anche se in quella occasione l'Assessorato non provvide ad attribuire le somme che noi avevamo stanziato. Quindi non è vero che non sia stato fatto niente, non è assolutamente vero.

Si è parlato di paesaggio, è in corso una serie di attività con il Ministero, ma parlare di paesaggio non vuol dire distruggere; parlare di paesaggio vuol dire consentire uno sviluppo sostenibile. Potrei parlare di cento altri argomenti, sicuramente nel corso della discussione avremo altre occasioni per entrare nel merito dei singoli provvedimenti, ribadisco però che quello che conta è il confronto sui programmi e sulle cose concrete che dobbiamo fare. Su questo siamo disponibili, come lo siamo sempre stati, gli inciuci li lasciamo a chi ha usato questa parola.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Rosanna Floris è rientrata dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). In alcuni interventi soprattutto questo pomeriggio si è rivolta a qualcuno l'accusa di aver aperto la campagna elettorale. A me non pare che da parte del Partito Democratico, a partire dalla relazione di minoranza svolta dal collega Sabatini, per continuare con gli interventi dei colleghi Cuccu e Sanna, componenti della Commissione bilancio, siano stati fatti interventi che avessero il sapore della campagna elettorale. Mi è sembrato invece che ci sia stata, e non è la prima volta da parte nostra, un'assunzione di responsabilità e che rispetto all'assenza di proposte da parte della Giunta ci siamo assunti noi la responsabilità di fare alcune proposte. E non mi pare affatto che qualcuno abbia inteso agitare strumentalmente quelle proposte per aprire surrettiziamente la campagna elettorale. Tuttavia voglio ricordare questo: nel febbraio del 2009 in Sardegna il centrodestra ha ottenuto una larga maggioranza: 53 consiglieri contro i 27 del centrosinistra, quasi il doppio. Quattro anni dopo, nel 2013, dalle urne non è uscita una maggioranza, da qui i problemi per il Parlamento e per il Paese di avere un Governo, da qui l'obbligo del ricorso alle larghe intese, altrimenti c'era il rischio, come qualcuno ha detto, di dover portare i libri contabili dell'azienda Italia in tribunale. Badate, solo e soltanto per questo in Parlamento si è fatto ricorso alle larghe intese, cioè per dare un Governo al Paese circa sessanta giorni dopo le elezioni. In Sardegna, lo voglio ripetere, non c'è assolutamente, almeno per quanto ci riguarda, la volontà e tanto meno la "fregola" di imitare quanto si è fatto a livello nazionale. Come ricordava Gian Valerio Sanna nel suo intervento, per nostra fortuna noi abbiamo una legge elettorale certamente da riscrivere, ma mantenendo il premio di maggioranza che garantisce la governabilità a chi si aggiudica le elezioni.

Rappresentiamo schieramenti alternativi, c'è il centrodestra e c'è il centrosinistra, rappresentiamo bisogni e interessi che stanno agli antipodi; non c'è, per fortuna, in Sardegna nessuna consequenzialità, almeno per quanto ci riguarda. Non ci saranno larghe intese, visto che è stata evocata questa formula forzatamente voluta a livello nazionale. E' vero, caro collega Diana, ci sono alcuni valori e interessi generali, quali la specialità e l'autonomia, come lei ha richiamato, che nel confronto con lo Stato non hanno colore. Credo che questo lo si sia dimostrato non soltanto in alcuni interventi di questo pomeriggio, ma lo si sia dimostrato... Presidente, mi rendo conto che siamo alla fine...

PRESIDENTE. Onorevole Diana, ha ragione. Colleghi, prendete posto, grazie.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Io credo che quanto affermava il collega Mario Diana relativamente ad alcuni valori che non possono essere riconducibili a un colore o a una coalizione politica… Presidente, rinuncio!

PRESIDENTE. Onorevole Diana, ha ragione.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). La ringrazio. Dicevo che si è dimostrato nel passato che in effetti ci sono alcuni valori, come quelli richiamati dall'onorevole Mario Diana, che non sono riconducibili solo e soltanto a uno schieramento politico e tanto meno solo e soltanto a un partito politico. Credo che in questa Regione si sia data prova della fondatezza di queste affermazioni. Io ricordo che il 1° dicembre del 2005, in piazza, a Roma, in una giornata infame, sotto la pioggia, con il vento e al freddo, c'era tutta la Sardegna, non mancava nessuno: l'intera Giunta regionale, guidata dall'allora presidente Renato Soru, il Consiglio regionale, maggioranza e opposizione al completo, i sindaci del centrosinistra e quelli del centrodestra, i presidenti delle province del centrosinistra e di quelle del centrodestra e le parti sociali. Non mancava proprio nessuno e si è ottenuto un risultato importante.

Badate, noi abbiamo provato, lo sa bene il collega Diana, a ricreare quel clima anche in questa legislatura. Ricordo, a mo' d'esempio, soltanto l'incontro con il presidente Monti, a cui hanno partecipato la maggioranza e l'opposizione. Prima di quell'incontro, quando il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, si convocarono gli Stati generali in questo Consiglio regionale, e in quella occasione qualche autorevole rappresentante del centrodestra coniò la frase: "Prima gli interessi della Sardegna", cioè gli interessi della Sardegna innanzitutto poi gli interessi politici. Quindi c'è stata, onorevole Diana, anche in questa legislatura da parte delle forze politiche e delle forze sociali la convinzione che su alcuni valori non ci può essere una competizione, ma ci può essere la messa a disposizione dei partiti dei diversi schieramenti nell'interesse generale della Sardegna. La differenza qual è? La differenza è semplicissima: in questa legislatura abbiamo avuto un Presidente della Regione che non è stato all'altezza di rappresentare quegli interessi generali e che ha sempre giocato la partita da solo, convinto che potesse averne un tornaconto. La differenza è che stavolta l'autorevolezza che è stata posta in essere comunque dall'intero Consiglio regionale, dal sistema delle autonomie locali, dagli Stati generali e dalle forze sociali ha trovato nel Presidente della Regione una persona che non aveva minimamente la credibilità per rappresentare quanto si è messo a disposizione della Sardegna. Questo è il problema in questa legislatura, cari colleghi, e voi lo sapete meglio di me, perché siamo arrivati a poco meno di un anno dalla scadenza della legislatura e il rapporto che ho richiamato, scaturito all'indomani delle elezioni del febbraio 2009, non è più lo stesso, non è più 53 a 27, la forbice si è ridotta moltissimo, perché il Presidente della Regione non soltanto non è stato capace, ripeto, di interpretare una volontà unitaria di questo Consiglio e della Sardegna, ma non è stato nemmeno all'altezza di interpretare in maniera unitaria il centrodestra che lo ha espresso. La differenza è tutta qui. Quindi in questo fallimento c'è una responsabilità del centrodestra e del Presidente della Regione. E allora, badate, non ci saranno azioni salvifiche, nella maniera più assoluta, tanto meno da parte nostra.

In questa legislatura, fin dall'inizio voi avete distrutto, perché avevate l'ossessione di distruggere tutto ciò che era passato attraverso la programmazione e la pianificazione nella passata legislatura. Avevate l'obiettivo di deregolamentare tutto ciò che è stato oggetto di programmazione e di pianificazione. L'avete fatto in materia di energia, trasporto pubblico locale e sanità, sin dall'inizio. E non si è intervenuti soltanto a livello politico. Sapete bene che ci sono stati interventi anche d'altra natura, perché quegli interventi di deregolamentazione, come ha ricordato poc'anzi qualcuno della nostra parte politica, hanno aperto i cancelli a una combriccola di affaristi, sui quali non ha discusso soltanto questo Consiglio regionale all'inizio della legislatura, ma hanno discusso e stanno ancora discutendo anche altri organi indipendenti dello Stato che hanno il dovere di verificare, di controllare anche questo tipo di azioni.

Voglio soltanto citare un dato. Il collega Vincenzo Floris stamattina ricordava alcuni indicatori economici, io ne aggiungo due, assessore Zedda, e mi rivolgo a lei perché so che ha questa sensibilità: oggi in Sardegna ci sono centomila persone - centomila! - che hanno smesso di cercare un posto di lavoro. Stiamo parlando di persone disperate che hanno perso qualsiasi speranza. In questa regione, in queste ore, il tasso di fiducia delle imprese è sceso di circa il 6 per cento, mentre nell'ultimo semestre a livello nazionale si è registrata una timida ripresa. Richiamo soltanto questi due indicatori economici perché dalla maggioranza e dalla Giunta regionale, di fronte a questi dati e ad altri richiamati da colleghi che mi hanno preceduto, che non è il caso di ripetere perché li conosciamo tutti, chiedo scusa per il tedio, mi sarei aspettato una finanziaria che in qualche maniera provasse ad aggredire seriamente questi fenomeni. Siamo invece in presenza, non lo dico solo io, l'hanno detto egregiamente i colleghi Sabatini, Sanna, Cuccu e gli altri che sono intervenuti, di una finanziaria che è diventata, questa sì, una sorta di cartello, un manifesto elettorale da agitare demagogicamente e strumentalmente in presenza di un'imminente campagna elettorale.

Faccio appello a lei, assessore Zedda, e le rivolgerò una o due domande precise e le chiederò la cortesia di rispondere, così come le hanno chiesto alcuni colleghi che mi hanno preceduto. Voi avete presentato una manovra finanziaria che non affronta nessuno di questi problemi. Noi abbiamo provato, lo ha detto egregiamente chi mi ha preceduto, a esercitare il ruolo di opposizione con senso di responsabilità, guardando al futuro di quest'isola. Lo abbiamo fatto avvertendo questa responsabilità - so che voi non sarete d'accordo - e registrando che da parte vostra con questa finanziaria non c'è l'assunzione di questa responsabilità, ma c'è soltanto, ripeto, l'ansia di utilizzare questo strumento per prepararvi la vostra campagna elettorale.

Noi abbiamo presentato alcune proposte, che stasera Gian Valerio Sanna ha richiamato egregiamente. Una di queste prevede l'eliminazione della doppia contabilizzazione del patto di stabilità per gli enti locali. Assessore, le chiedo per cortesia, nella sua replica, di non leggerci un intervento, pure interessante, ma preparato prima di sentire questo dibattito. La prego di avere rispetto di quest'Aula e anche delle nostre proposte e di convincerci del perché esse non sono accettabili o non rispondono agli interessi del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Lei ci deve spiegare dove sono sbagliate le nostre proposte, siamo persone mediamente intelligenti, ce ne faremo una ragione se lei avrà argomenti convincenti, ma per cortesia provi a convincerci.

Altra questione: noi abbiamo chiesto di destinare nell'annualità tutto il fondo unico ai comuni e alle province. Vorremmo che anche su questo, che era un impegno pregresso, lei ci desse una spiegazione. La terza proposta, Assessore, come è stato detto, concerne uno dei temi che ha affrontato anche il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, eletto ieri. E' una proposta che si pone l'obiettivo di abbattere il peso eccessivo del fisco sul lavoro, e noi per questo stiamo chiedendo (non sto a spiegare cose che hanno illustrato meglio di me i colleghi che mi hanno preceduto) di abbattere l'Irap. Questa non è un'invenzione del P.D. o del centrosinistra, ma è una proposta maturata in confronti, durati mesi, con il sistema economico. Quando parlo di sistema economico intendo le imprese, le parti sociali più in generale, il sistema delle autonomie locali, le università, come è stato ricordato stamattina; mi riferisco anche ai luoghi in cui risiede l'intellighenzia, appunto le università. E' possibile che anche questi soggetti non abbiano capito nulla e abbiate capito tutto soltanto voi? Anche soggetti del mondo accademico, della ricerca, del sistema delle autonomie locali e delle imprese vedono che questa proposta ha il carattere di una fiscalità capace di creare competitività e liberare risorse per il sistema delle autonomie locali. Assessore, su questo in particolare io le chiedo di intervenire e di darci una risposta.

Il presidente Fois, persona che non soltanto io stimo, ci ha ricordato stamattina che il patto di stabilità strangola, soffoca l'economia di questa regione. Siamo, ahinoi, d'accordo con il presidente Fois, il quale però ha detto che per le nostre proposte, che a noi sembrano intercettare il bisogno delle imprese, del mondo del lavoro, dell'università e degli enti locali, non sono maturi i tempi. A noi sembra che queste proposte intercettino il grido d'allarme che viene da questi soggetti, che ci dicono che quella sull'Irap è una misura giusta, che si muove in quella direzione. Abbiamo sentito tutti in Commissione bilancio e non c'è stato un solo soggetto che non ci abbia incoraggiato ad andare in quella direzione. Oggi però il centrodestra e la Giunta regionale ci dicono che non sono maturi i tempi! Che cosa vuol dire? Anche qui mi scuso con Gian Valerio Sanna, che su questo punto ha già detto abbastanza, quindi richiamo quanto chiesto nel suo intervento.

Abbiamo in mano una finanziaria, non c'entra nulla dire che non sono maturi i tempi. Questo lo si può dire per un adolescente che si affaccia alla vita, che si prepara a una nuova esperienza, come un matrimonio precoce, ma non è pertinente per misure di questa natura. Che cosa vuol dire "non sono maturi i tempi"? Probabilmente vuol dire che voi non siete stati capaci di fare una proposta che rispondesse al grido d'allarme che viene dalla società e allora respingete forse le uniche proposte serie che vanno incontro a quelle aspettative e a quelle richieste semplicemente perché provengono dall'opposizione, dal centrosinistra. Assessore, facendo appello alla sua onestà intellettuale, le chiedo di darci una risposta su questo. Infine, se mi rimane qualche secondo, a scanso di polemiche vorrei dire che noi non siamo contrari, anzi siamo pronti a confrontarci con voi immediatamente dopo la conclusione dell'esame della finanziaria.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

ZEDDA (P.d.L.) Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Onorevole Diana, rispondo subito alla sua prima richiesta. Avevo preparato un intervento, ma mi limiterò a trattare gli argomenti che sono stati oggetto dell'incontro di oggi.

Con indubbio ritardo, per tante ragioni, entriamo nella sessione di bilancio per l'approvazione della manovra finanziaria 2013. Spero che sapremo recuperare insieme il tempo perduto, anche perché la Sardegna ci chiede in questo momento l'approvazione del bilancio. Ho ascoltato tutti con attenzione e ho anche colto alcune proposte costruttive. In questi giorni lavoreremo, come già è avvenuto, in Commissione e se delle proposte arriveranno, a seguito di un confronto costruttivo, con azioni valide e condivise, non sarà certo questa Giunta a rifiutarne l'accoglimento. Ho sentito però anche parole forti, accuse e processi alle intenzioni dovuti a posizioni ideologiche precostituite, o peggio a errata conoscenza. Mi riferisco in particolare anche a lei, onorevole Sabatini, che, pur sempre attento, ha commesso un errore sui fondi comunitari: forse si riferiva al periodo 2000-2006, perché per quanto riguarda il periodo 2007-2013 i report parlano di ben altro valore della spesa, con delle accelerazioni soprattutto negli ultimi anni.

Con una manovra come quella in trattazione non possono esistere né false promesse, né spot elettorali, né annunci. Parliamo di un bilancio che contempla entrate per 7 miliardi e 100 milioni di euro circa, con 500 milioni di euro in meno rispetto al 2012. Da subito rispondo alle riflessioni fatte da tanti colleghi sulla vertenza entrate, comprese anche le mezze verità dell'onorevole Soru. La Regione ha sempre svolto un ruolo corretto, dapprima in termini propositivi di confronto leale, e solo a seguito di resistenze, di non risposte, il presidente Cappellacci, la Giunta, e credo anche l'intero Consiglio, hanno dovuto cambiare le azioni, impugnare atti, e proprio a seguito di numerosi ricorsi sono state riconosciute le tanto agognate entrate, pari a 1 miliardo e 600 milioni di euro, ma solo nel bilancio di assestamento del 2012. Per gli anni 2007, 2008 e 2009 sono stati dati degli acconti, ma non di certo le entrate complessive, che sono state iscritte correttamente, ripeto, solo nel bilancio di assestamento del 2012. Lo Stato ci ha sempre parlato della necessità di mantenere i saldi invariati a seguito delle politiche restrittive a cui ci sottopongono i vincoli di finanza dell'Unione europea.

Per quanto riguarda il patto di stabilità, colleghi, purtroppo sappiamo tutti che tale strumento rovina la vita amministrativa di tutte le istituzioni italiane. Abbiamo intrapreso anche qui una battaglia con azioni forti e decise, con chiaro riconoscimento anche da parte della Corte dei Conti, nonché della Corte costituzionale (sentenza numero 118 del 2012), del diritto della Sardegna a ottenere un adeguamento della capacità di spesa alle entrate già riconosciute. Oggi il nostro patto di stabilità racconta di un limite di spesa di 2 miliardi e 510 milioni di euro, ai quali si possono aggiungere, con l'ultimo decreto legge approvato, il numero 35 del 2013, 360 milioni di euro di debito commerciale, di cui 220 milioni per spese correnti e 140 milioni in conto capitale, e 84 milioni di compartecipazione regionale ai fondi Ue, e anche qui c'è stato un incremento rispetto ai 46 milioni di euro dello scorso anno. La spesa fuori patto è di 123 milioni di euro, e confermo all'onorevole Espa, che l'ha chiesto anche stamattina, che il rifinanziamento della legge numero 162 è compreso per intero. Il totale è quindi di circa 3 miliardi e 77 milioni di euro.

Qualche considerazione sull'articolo 1, tanto criticato. Dopo uno sforzo di leale collaborazione, come impongono le normative vigenti, abbiamo deciso di riscrivere, adeguandolo al patto, l'articolo 1. In che modo? Abbiamo deciso di continuare - questo è contenuto nell'articolo - una trattativa leale e costruttiva, ci auguriamo da parte di tutti, con il nuovo Governo italiano. Fino a quando? Almeno fino al primo semestre, perché se poi non interveniamo con l'adeguamento, e quindi con un'apertura di credito nel secondo semestre, non riusciremo a garantire delle spese importanti, non le spese obbligatorie, per le quali non ci sarà alcun rischio, voglio chiarirlo subito, così come non c'è alcun rischio per quanto riguarda ciò che è già stato speso nei primi quattro mesi di esercizio provvisorio, in cui è stata data un'accelerazione alla spesa obbligatoria. Mi riferisco a quella relativa al personale, pari al 72 per cento, mentre le altre spese si aggirano intorno al 15 per cento.

Quindi noi attiveremo un confronto chiaro, dopodiché ricordo che l'apertura di credito non è assoggettata al sistema di tesoreria unica e possiamo ancora contrarre mutui in quanto il nostro indebitamento ci consente ancora degli spazi in tal senso. Onorevole Sanna, non si preoccupi, perché l'attivazione del mutuo sarà relativa a spese veramente importanti, che dovranno garantire la lotta contro la crisi del momento e interventi a favore delle categorie più deboli. Ma soprattutto utilizzeremo la diligenza del buon padre di famiglia, come ho avuto modo di spiegare altre volte. Dopo indicherò le spese a cui dobbiamo far fronte, e così vediamo di quale campagna elettorale si tratta.

Voglio ricordare che con il nostro bilancio noi facciamo fronte alle spese per la sanità, i trasporti, l'istruzione, finanziamo le amministrazioni locali, spesso, anzi quasi sempre, sostituendoci allo Stato nelle azioni più importanti, quindi la garanzia del fondo unico ovviamente viene data, perché abbiamo aggiustato il tiro. Devo anche dire che il ritiro della tabella F, tanto criticata, è stato un segnale di disponibilità e di condivisione di uno strumento che magari non siamo stati in grado, in questo momento, di spiegare compiutamente, o forse abbiamo ritenuto necessario adeguarci alle richieste propositive che sono venute dalla stessa minoranza e da tutte le associazioni di categoria nonché dagli enti locali che abbiamo sentito in questi giorni.

Nel corso del mese di maggio riprenderemo, quindi, il confronto con lo Stato e sarà quanto mai necessario trovare l'unità e la condivisione di questo percorso. Non possiamo certo dire, colleghi, che gli stanziamenti che riguardano il fondo regionale per la non autosufficienza, il piano straordinario per l'occupazione e per il lavoro, l'istruzione primaria, l'università, la ricerca, l'alta formazione, gli assegni di merito, il fitto casa, gli stessi strumenti straordinari che abbiamo deciso di attivare in un momento di crisi, come il reddito di comunità e il rimborso IMU, nonché le azioni a favore delle imprese, come il credito d'imposta, il microcredito in agricoltura (a integrazione del microcredito per le altre attività produttive), i contributi in conto capitale, i fondi di garanzia o, come ho detto prima, i trasferimenti alle autonomie locali siano cose da campagna elettorale. Vorrei ricordare che i trasferimenti agli enti locali, oltre al fondo unico, assommano a quasi 1 miliardo di euro, ovvero il 40 per cento del valore del patto di stabilità per la Regione. Non credo che tutte queste spese e anche tante altre, come quelle che riguardano le infrastrutture, l'ambiente, il sostegno alla famiglia, la stessa Flotta sarda, la continuità territoriale, tanto criticata, che probabilmente fra pochi mesi vedrà i risultati di una lotta che ormai dura da molto tempo, o la garanzia del servizio idrico integrato siano forme di campagna elettorale o annunci. Sono spese che abbiamo sempre garantito e continueremo a garantire anche quest'anno.

Arriviamo a quanto chiesto in materia di Irap e soprattutto alla doppia incidenza del patto di stabilità. Per carità, ogni contributo è sempre gradito, però non stiamo di certo aspettando proposte in questo senso. La doppia incidenza del patto di stabilità l'abbiamo già fatta presente e abbiamo anche suggerito al Governo, da ultimo la settimana scorsa, i percorsi affinché non ci sia la doppia imposizione, con trasferimenti diretti, con gli adeguamenti della fiscalità o quanto meno con la possibilità di recuperare, anche nei saldi dello Stato, la detrazione del fondo unico e degli altri trasferimenti che la Sardegna, insieme alla sola Sicilia, al di là delle Regioni più ricche, attiva nei confronti delle proprie autonomie locali. Quindi sulla doppia incidenza del patto ci troviamo d'accordo, colleghi. Ci sarà un momento di confronto con il Governo e se troveremo delle formule, da qui alla loro approvazione definitiva, le valuteremo insieme.

Per quanto riguarda invece il discorso dell'Irap, devo dire che il citato decreto legislativo numero 68 parla delle Regioni a statuto ordinario. E' vero, per onestà intellettuale, che non lo vieta alle Regioni a statuto speciale, ma le Regioni a statuto speciale, come la Sardegna, scontano un vincolo che è richiamato anche nell'articolo 10 del nostro Statuto, che dovrà essere comunque modificato, in quanto vengono contemplate solamente le esenzioni e le agevolazioni per le nuove imprese. Anche questo è un elemento di confronto che insieme possiamo portare all'attenzione del Parlamento, unitamente alla rivisitazione, chiesta dal presidente Cappellacci, del patto di stabilità, che necessita di una legge nazionale, così come la revisione dell'articolo 10 dello Statuto che, anche se è norma statutaria, può essere modificato con una legge nazionale. Sono tutte questioni che possono essere oggetto di emendamento nell'approvando disegno di legge di conversione del decreto legge numero 35.

Le riflessioni sui tempi non maturi per l'Irap sono riferite a questi aspetti di carattere squisitamente giuridico, la volontà invece e la bontà dell'intervento nessuno le mette in discussione. Poi, siccome qualcuno ha avuto da dire sui ragionamenti in ordine alle misure sulla moneta complementare, voglio ricordare, colleghi, che la finanziaria contempla i fondi regionali, i fondi nazionali e i fondi comunitari e che gli interventi di finanza pubblica devono essere considerati congiuntamente. In questo senso credo che ci sia lo sforzo comune per poter ancora migliorare la legge, però non dobbiamo dimenticare quanto è già stato impostato e soprattutto quanto viene fatto in un momento di crisi che, forse a qualcuno è sfuggito in termini concreti, sinceramente non vivevamo da tantissimi anni.

Per quanto riguarda, quindi, il ragionamento sulle battaglie che ci possono accomunare, credo sia importante, colleghi, che questa manovra finanziaria sia approvata urgentemente, cercando di eliminare tutti i contrasti, che non servono a nessuno. Potremmo invece continuare insieme la battaglia che riguarda la questione Sardegna, di cui tanto parliamo, che ci porta a trattare insieme i temi dell'identità, dell'autonomia, della lotta alla crisi e dello sviluppo, che altro non sono che i temi appena citati che questa finanziaria può, a mio avviso, affrontare compiutamente, come la continuità territoriale, l'adeguamento della nostra capacità di spesa, la fiscalità di vantaggio, su cui ci dobbiamo ancora confrontare con il Governo nazionale, e da ultimo, perché no, c'è anche la forte motivazione di poter raggiungere al più presto la tanto agognata zona franca, che potrebbe veramente essere un fattore di grande sviluppo industriale della nostra terra.

Credo che se ci impegniamo tutti insieme potremo arrivare in tempi più o meno brevi all'approvazione di questa manovra finanziaria, provando - e io ho già dato la mia disponibilità - a lavorare insieme in Commissione per recepire anche delle misure che potranno migliorarla. Ma certamente questo non sarà possibile se continueremo ad accusarci di voler fare campagna elettorale, annunci o favori a pochi amici.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 59, viene ripresa alle ore 18 e 04.)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del passaggio agli articoli.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ho rinunciato a intervenire nella discussione generale e quindi non toccherò i punti che avrei voluto trattare, mi voglio però soffermare su due aspetti, fare tre flash rapidissimi preannunciando il voto favorevole al passaggio agli articoli. Uno di questi aspetti, di cui mi pare abbia parlato l'onorevole Soru, è relativo alla spesa sanitaria. La spesa sanitaria è in aumento e aumenterà ancora perché stiamo utilizzando il fatto che tale spesa è fuori dal patto di stabilità per poterci consentire le spese di natura socioassistenziale, per esempio quelle per gli interventi previsti dalla legge numero 162, di cui abbiamo parlato prima. I 190 milioni di euro stanziati verranno dirottati dal settore socioassistenziale a quello sociosanitario, quindi quest'anno ci sarà un incremento notevole della spesa sanitaria, ma il patto ci consentirà di spendere queste risorse.

C'è un aspetto sul patto di stabilità e sulla sua doppia contabilizzazione: vi inviterei a leggere e utilizzare la legge numero 16 del 2010, che abbiamo approvato quasi all'unanimità, perché prevede proprio che il patto di stabilità sia territoriale e non più per enti. Si sommi la spesa complessiva, come avviene, per esempio, nella Regione Toscana, con un saldo obiettivo che riguardi il complesso degli enti che ricadono in un determinato territorio, e quindi nel nostro caso nell'intera regione.

Il secondo aspetto che vorrei citare riguarda la moneta complementare, Sardex o quel che sarà. Bisogna dare atto che il primo ad averne parlato è stato l'onorevole Mulas; ne ha parlato in Commissione, è agli atti, e ha inviato al riguardo due note al Presidente della Regione. Ma il discorso sulla moneta complementare discende da una precisa analisi che è stata fatta già lo scorso anno in Commissione, per esempio, con l'audizione dell'economista Savona, il quale ci disse chiaramente che l'unico strumento per poter temperare gli effetti della globalizzazione era quello di avvalersi di monete complementari, perché l'85 per cento di ciò che noi dovessimo dare come contributo di assistenza a qualunque cittadino sardo andrebbe a incrementare il Pil della Lombardia o magari della Germania. L'unico modo per far sì che le risorse rimangano il più possibile in Sardegna è appunto quello di creare una moneta complementare. Chi l'ha fatto per prima è stata una Giunta di centrosinistra, la Giunta Bresso, che ha realizzato la moneta complementare nella Regione Piemonte. Quindi l'idea nasce dal centrosinistra ed è un'ottima idea, brillante e intelligente, che serve a temperare gli effetti della globalizzazione.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Ben Amara è rientrato dal congedo.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Cuccureddu - Dedoni - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pisano - Pitea - Pittalis - Randazzo - Sanjust - Sanna Matteo - Steri - Stochino - Tocco - Tupponi - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Arbau - Ben Amara - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Vincenzo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Planetta - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Stocchino - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus - Diana Mario - Mulas.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 70

votanti 66

astenuti 4

maggioranza 34

favorevoli 35

contrari 31

(Il Consiglio approva).

I lavori si concludono qui, colleghi. La terza Commissione è convocata per giovedì 2 maggio, alle ore 16, per il parere sugli emendamenti, mentre il Consiglio è riconvocato per lunedì 6 maggio, alle ore 16.

La seduta è tolta alle ore 18 e 08.