Seduta n.188 del 16/03/2011
CLXXXVIII SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Mercoledì 16 marzo 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 03.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 19 gennaio 2011 (181), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Paolo Luigi Dessì ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 16 marzo 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che il Ministro per i rapporti con le Regioni ha trasmesso, in data 16 marzo 2011, gli schemi dei decreti legislativi concernenti:
"Norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di finanza regionale";
"Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di assistenza ai grandi invalidi del lavoro".
I provvedimenti sono stati assegnati alla Prima Commissione.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Greco - Sabatini - Rodin - Pitea - Cocco Daniele Secondo - Agus - Cocco Pietro - Fois - Mulas - Planetta - Randazzo - Sechi - Stochino - Biancareddu: "Misure a sostegno del diritto allo studio per i figli delle vittime di incidenti sul lavoro in Sardegna". (262)
(Pervenuta il 10 marzo 2011 e assegnata alla sesta Commissione.)
Cocco Daniele Secondo - Cuccureddu - Diana Mario - Salis - Sanna Giacomo - Steri - Uras - Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Cappai - Capelli - Caria - Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Contu - Cucca - Cuccu - Dedoni - De Francisci - Dessì - Espa - Fois - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo Terzo - Sechi - Solinas Antonio - Stochino - Zedda Massimo - Zuncheddu: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 15 luglio 1988, n. 25 (Organizzazione e funzionamento delle compagnie barracllari)". (263)
(Pervenuta l'11 marzo 2011 e assegnata alla quinta Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione del Consorzio di bonifica del basso Sulcis". (526)
"Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla cessata illuminazione della strada statale n. 195". (527)
"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di un intervento per sanare la situazione debitoria della ASL n. 1 di Sassari nei confronti dell'azienda di vigilanza Polsarda". (528)
"Interrogazione Espa - Cuccu - Sabatini - Cocco Pietro - Meloni Marco - Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sull'evento per l'inaugurazione del cavo sottomarino SAPEI (Sardegna Penisola Italia) a Latina in concomitanza con le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia alla presenza del Ministro Romani". (529)
"Interrogazione Vargiu - Meloni Francesco, con richiesta di risposta scritta, sul collasso del sistema della dialisi cronica per i nefropatici dell'area vasta di Cagliari". (530)
"Interrogazione Cuccureddu, con richiesta di risposta scritta, sull'ipotesi di soppressione del servizio di diabetologia dell'Ospedale SS. Annunziata di Sassari". (531)
"Interrogazione Sanna Matteo, con richiesta di risposta scritta, sul trasferimento dell'ubicazione del Distretto/Polo nautico di Olbia con relativo stand fieristico". (532)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla procedura concorsuale riguardante l'assunzione a tempo indeterminato di 57 dirigenti alla Regione Sardegna". (208)
"Interpellanza Meloni Marco - Bruno - Moriconi - Manca - Lotto sull'aumento delle tariffe dei trasporti marittimi tra la Sardegna e la Penisola e sulla violazione della normativa dell'Unione europea in materia di concorrenza fra le compagnie dei trasporti marittimi". (209)
"Interpellanza Solinas Antonio - Cuccu - Meloni Valerio - Barracciu - Bruno sulle previsioni di nuovi tagli organici della scuola pubblica in Sardegna per l'anno scolastico 2011-2012". (210)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Mozione Lotto - Bruno - Uras - Salis - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Meloni Marco - Solinas Antonio - Zuncheddu - Caria - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cucca - Cuccu - Espa - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zedda Massimo sullo stato delle pratiche relative agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, eolico, fotovoltaico e biomasse, nonché sul piano energetico regionale non ancora proposto dalla Giunta regionale al Consiglio regionale e sul mancato pronunciamento della Regione Sardegna sulle linee guida nazionali entro i termini di legge del 31 gennaio 2011, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (112)
"Mozione Capelli - Sanna Matteo - Artizzu - Mulas sulla nomina del dott. Mariano Mariani a commissario straordinario per la provvisoria gestione del Comune di Olbia". (113)
"Mozione Bruno - Salis - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Giacomo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo sulla illegittimità della nomina del dott. Mariano Mariani a commissario straordinario del Comune di Olbia, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (114)
PRESIDENTE. Considerate le numerose assenze in Aula, dovute anche alla difficoltà di raggiungere questa mattina il Consiglio per il blocco della via Roma, sospendo i lavori.
(La seduta, sospesa alle 10 e 09, viene ripresa alle 10 e 25.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto. L'ordine del giorno reca le dichiarazioni del Presidente della Regione sulla vertenza entrate, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo un'ulteriore sospensione della seduta vista la perdurante scarsa presenza dei consiglieri in Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, secondo me, il problema è relativo al fatto che i colleghi non sono presenti nel Palazzo per le difficoltà di raggiungerlo questa mattina, perché c'è la via Roma bloccata. L'ho ricordato anche prima della precedente sospensione. Va bene, sospendo i lavori per altri dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 26, viene ripresa alle ore 10 e 35.)
Dichiarazioni del Presidente della Regione, ex articolo 120 del Regolamento, sulla vertenza delle entrate.
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione per rendere le sue dichiarazioni.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, ho chiesto di poter riferire all'Aula sullo stato dell'arte della vertenza entrate non per un momento che potesse essere in qualche modo celebrativo di qualche cosa, ma semplicemente per non venir meno al dovere e all'impegno che avevo assunto di gestire l'intera vertenza con il coinvolgimento sempre diretto dell'Aula. Anche la richiesta di poter, ove l'Aula lo ritenesse, aprire un momento di riflessione con la classe dirigente sarda non è finalizzata ad accendere i riflettori su alcunché, bensì nasce da una valutazione di opportunità, di strategia, anche politica, che rende necessario, a mio modo di vedere, il massimo coinvolgimento dell'intera classe dirigente e della società sarda rispetto a una vertenza che oggi certamente, per ciò che vi dirò, sconta un risultato importante e positivo, ma che, come ho detto sin dal primo momento, non è ancora chiusa e ci obbliga quindi ad assicurare il massimo impegno per poter arrivare al risultato finale.
Sin dal primo momento noi dichiarammo che quel testo novellato dell'articolo 8 richiedeva norme di attuazione che potessero consentire di evitare qualunque tipo di conflitto con lo Stato, qualunque tipo di confronto sul meccanismo concreto di calcolo, peraltro questa nostra riflessione anche recentemente è stata confermata dal parere di autorevoli giuristi. Siamo pertanto andati avanti, come sapete, su questa strada e lo scorso 8 marzo siamo arrivati a un risultato che io giudico importante sul piano della strategia, sul piano tecnico e sul piano politico. La Giunta aveva provveduto a licenziare le norme di attuazione, o meglio la bozza, la nostra proposta di decreto di norme di attuazione. Quelle norme contengono la declinazione puntuale dei meccanismi per arrivare al calcolo delle quote di compartecipazione devolute e portano a un risultato che è esattamente pari a quello che noi abbiamo iscritto in bilancio, con una leggera differenza tra il 2010 e il 2011, perché nel 2010 per prudenza non abbiamo accertato in termini finali la partita relativa al lotto, nel 2011 lo abbiamo messo in previsione.
Solo per completezza, ma molto rapidamente, voglio citare quali sono i principi che stanno alla base di quel documento. Intanto, per quanto riguarda la determinazione del gettito IRPEF, noi abbiamo proposto che sia determinata in base all'imposta assumibile dalla dichiarazione dei redditi. Abbiamo anche chiesto e ottenuto che, nelle quote di compartecipazione, fosse compresa l'IRPEF che non fosse rilevabile dalle dichiarazioni, per esempio quella evasa e recuperata con attività di accertamento e quella a tassazione separata.
Per il gettito IRES è stato concordato che la quota sia quantificata facendo riferimento all'IRAP e per le imprese monoimpianto all'IRES pagata dalle imprese operanti in Sardegna a prescindere dal domicilio fiscale, come invece il MEF proponeva di impostare il problema. La determinazione della quota dell'IVA aveva meno problemi perché già delineata in modo puntuale sull'articolo 8, però il MEF aveva proposto di cambiare il metodo di calcolo e noi, invece, abbiamo ribadito che doveva essere lo stesso già enunciato nell'articolo 8.
Per quanto riguarda le accise spettanti alla RAS, al fine di non bloccare il processo di approvazione delle norme di attuazione, abbiamo ritenuto opportuno adottare un testo asciutto che consente da subito di portare a casa le accise relative ai prodotti consumati in Sardegna, ma non esclude in via ipotetica una rivendicazione che possa portare a una interpretazione estensiva comprendente anche le compartecipazioni alle accise dei prodotti raffinati nell'isola ma consumati fuori regione. Abbiamo sempre detto, ma mi pare che su questo ci sia condivisione e unità di visione, che questa partita anche sul piano tecnico è difficilmente realizzabile.
Infine una partita importante è quella relativa alle entrate da giochi e scommesse. Secondo il MEF, i giochi relativi al lotto non dovevano essere compresi in quanto non entrate di natura tributaria. Noi abbiamo sempre contestato l'assunto che non fossero di natura tributaria e in ogni caso ci siamo basati sul fatto che la nostra norma fa riferimento alle entrate erariali e quindi queste sono comunque comprese. Il risultato è un decreto che, quando poi lo si va a declinare, sui numeri porta ai valori che ho detto e che sono stati iscritti in bilancio.
I passaggi successivi, oggi, quali sono? Sono l'approvazione in Consiglio regionale, la ratifica in Consiglio regionale di quel testo e poi l'approvazione in Consiglio dei Ministri. Questo passaggio, come ho dichiarato da subito, è tutt'altro che scontato, ma è evidente che il risultato della Commissione paritetica (che è un organo tecnico, composto da tecnici di nomina del Governo e della Regione) ha un contenuto, una veste tecnica ma indubbiamente un'anima politica, perché non sarebbe mai passato se non ci fossero stati, su quel livello ministeriale, un consenso e una disponibilità ad accettare quella tesi.
E' altrettanto evidente - l'ho già detto in Aula in precedenti occasioni - che non tutti i livelli governativi sono in questo momento allineati con le ragioni della Sardegna, anzi mi sento di sostenere che ci sono dei livelli governativi che in questo momento o in passato hanno manifestato, rispetto alle ragioni della Sardegna, addirittura ostilità e quindi si rende opportuno e necessario che il fronte sardo sia il più unito possibile e che si lavori insieme verso la soluzione del problema.
Una delle questioni, che erano state poste in quelle sedi, diciamo, poco amichevoli, era quella di mettere sullo stesso piano il tema del federalismo fiscale con la vertenza delle entrate e noi ci siamo sempre rifiutati perché la vertenza entrate è un diritto che noi riteniamo già maturato, che deve essere certificato in via definitiva e non può in alcun modo essere messo sullo stesso piano del federalismo, dando a qualcuno la possibilità o la tentazione di andare a realizzare compensazioni intaccando quella parte di entrate che, invece, è assolutamente dovuta e deve restare tale.
Allora, è importante perché è un segnale importante, come dicevo, sul piano politico, ma direi che è importante (e dal mio punto di vista straordinariamente importante), perché laddove il Consiglio dei Ministri non dovesse aderire all'impostazione della Commissione paritetica, quindi non dovesse recepire quelle norme in un decreto legislativo, allora è evidente che andremo a sollevare il conflitto di attribuzioni presso la Corte costituzionale per mancanza di quel principio di leale collaborazione tra istituzioni, ed è altrettanto evidente che, andando alla Corte costituzionale a rivendicare le ragioni che sono sancite per legge, che sono riportate già in uno schema di decreto che è stato varato da una Commissione tecnica paritetica, dove hanno partecipato i componenti del Governo e i componenti della Regione, è evidente, ripeto, che il mancato recepimento diventa solo un mancato recepimento per ragioni non tecniche ma politiche, ed è quindi evidente che le nostre ragioni sono, in modo netto e forte, rafforzate e ci consentono di andare con un potere contrattuale ben diverso.
Quindi bene abbiamo fatto a percorrere questa strada. Il risultato non è ancora arrivato, ma abbiamo un passo in più che io ritengo molto importante per arrivare a quel risultato.
Adesso tocca anche a noi, cari colleghi. Tocca a noi cercare di trovare, in termini concreti e decisivi, quella unità di intenti che possa far sentire, anche in termini di pressione e di tensione morale, quella posizione, quella posizione della Sardegna come un atto, come un qualcosa di assolutamente dovuto e farlo sentire con una voce unica che sia la voce della classe politica sarda, che sia la voce della classe dirigente sarda, che possa rivendicare in termini definitivi quella partita.
Immediatamente dopo si porrà - anche questo non lo voglio nascondere, anzi, lo dico da subito - il problema del Patto di stabilità che è il complemento necessario per la completa attuazione di quelle norme. Come voi sapete, sin dal 2007, la Regione ha tentato di concordare i termini concreti sulla base di quello che è il significato reale del concordare un livello di entrate di spesa, quindi il Patto di stabilità col Governo, non siamo mai riusciti a concordarlo. Noi riteniamo, ma non solo noi, lo ritengono eminenti giuristi, che non si può non tenere conto, nella determinazione dei criteri del patto, del mutato regime delle entrate e delle spese. Vi ricordo che quest'ultimo è mutato perché c'erano da compensare le minori entrate che derivavano dalla diminuzione, dall'assottigliamento delle quote tributarie che venivano devolute alla Sardegna, vi ricordo il caso dell'IVA che non veniva calcolata con quella funzione compensativa ma con meccanismi che penalizzavano fortemente la nostra Regione, è il caso delle imposte sui redditi, quindi per compensare, purtroppo questo è un elemento di criticità perché né la norma e neanche gli atti preliminari danno conto delle ragioni di quella modifica dell'articolo 8, e questo è un grosso problema, ma poi venivano anche trasferite delle funzioni alla Regione e le relative entrate; quindi, nel momento in cui ci sono nuove funzioni, nuove spese, nuove entrate, è evidente e di buon senso (le istituzioni devono seguire il buon senso, solo quello possono seguire) che il Patto debba essere adeguato.
In mancanza di un adeguamento che tenga conto di questo buon senso, ci sono tutte le ragioni per impugnare e sollevare il conflitto anche su quello. Io mi auguro che questo non sia necessario, mi auguro che, risultati come quello dell'8 marzo, possano arrivare anche sui passaggi successivi, ma ribadisco la necessità di mantenere la barra dritta, di mantenere la necessaria determinazione e di mantenerla con un'unica voce.
Concludo, comunque rispetto a questo risultato importante, ringraziando, consentitemelo, l'Assessore del bilancio, la struttura dell'Assessorato del bilancio che ha lavorato veramente con grande impegno per ottenere questo risultato e poi, mi fa piacere che il risultato sia arrivato l'8 marzo; ringrazio anche i rappresentanti in Commissione paritetica della Regione che sono la dottoressa Gabriella Massidda e l'avvocato Anna Maria Busia, che sono state capaci col loro lavoro di portare questo risultato.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, ringrazio il presidente Cappellacci di ciò che ha detto in Aula, e, al di là della esplicitazione dei risultati che al momento sono stati ottenuti, lo ringrazio per alcune altre cose che dirò nel corso del mio intervento. E' vero che va fatto un ringraziamento al Presidente della Regione e all'assessore La Spisa, che probabilmente hanno maggiormente contribuito a tenere la barra politica dritta per il raggiungimento di quello che giustamente è stato definito il primo passo in una vertenza che vedrà a confronto la Regione Sardegna con lo Stato, non è certo un risultato definitivo, ma devo dire che, nelle dichiarazioni che il presidente Cappellacci ha reso in Aula, c'è implicito anche un altro ringraziamento che io invece voglio rendere più esplicito, ed è il ringraziamento al centrosinistra.
Non sembri strano questo mio ringraziare il centrosinistra, in realtà io credo che il centrosinistra, pur nella dialettica comprensibile e logica della politica, abbia svolto un ruolo fondamentale, perché ha esercitato un'azione forte, noi la ricordiamo, occupando l'aula, addirittura, perché l'intero Consiglio regionale avesse una attenzione formidabile nei confronti dei problemi delle norme di attuazione e della vertenza sulle entrate.
In quella circostanza, il Consiglio regionale approvò un ordine del giorno unitario, io ricordo bene i termini della trattativa che si svolse nella saletta attigua all'aula occupata e che vide il Presidente della Regione intensamente impegnato in un'opera di mediazione che andò a buon fine. C'è stato poi, io credo, un misunderstanding, un malinteso sugli atti successivi all'ordine del giorno approvati dal Consiglio regionale, quindi sull'interpretazione e attuazione da parte della Regione, ma mi rendo conto che l'atteggiamento del centrosinistra era sempre quello di tenere sotto pressione il Governo regionale affinché non ci fosse un attimo di distrazione in quella che l'intero Consiglio (in modo diverso in alcuni momenti, ma sicuramente unitariamente dal punto di vista del modo di ragionare) ha sempre ritenuto e continua a ritenere la vertenza fondamentale di questa legislatura.
Dice bene il presidente Cappellacci che non abbiamo niente da festeggiare, nel senso che semplicemente possiamo dire che non è andata male, che è andata bene una prima fase della trattativa, ma la trattativa è lunga, le norme di attuazione devono essere approvate dal Consiglio dei Ministri, i calcoli, che devono essere fatti con esattezza dalla Ragioneria dello Stato e da quella della Regione, devono corrispondere. Poi, finita questa partita, ci sarà quella della ridefinizione del Patto di stabilità affinché un adeguamento al rialzo delle entrate non suoni come una presa in giro per l'intera Sardegna.
Inoltre c'è un'ulteriore partita che io ritengo che coinvolga ugualmente l'intero Consiglio, cioè la capacità della macchina burocratica amministrativa della Regione di spendere, nel senso che uno dei drammi di questa Regione è che, all'aumento del livello delle risorse, che noi mettiamo in bilancio, non corrisponde sempre un aumento delle risorse che arrivano ai fruitori finali, cioè ai cittadini, alle imprese, al sistema della socialità, a tutti coloro che, in Sardegna, aspettano dalla Sardegna segnali forti perché da un lato riparta lo sviluppo e dall'altro si abbia un rafforzamento della solidarietà regionale verso le parti più deboli della nostra società. Oggi sicuramente, in Aula, noi abbiamo la possibilità di segnare un passo in avanti in questa vertenza.
Colleghi del Consiglio regionale, abbiamo anche la possibilità di dire che, pur con le diversificazioni che ci sono state tra i due schieramenti, c'è stata unità di intenti dell'intero Consiglio regionale nel raggiungimento di uno scopo che è un primo passo, ma è comunque un primo passo raggiunto. Credo, e spero, che il dibattito che ci sarà in quest'Aula oggi su questo argomento possa avere questo come solco, come canale che uniformi e omogeneizzi le riflessioni che arriveranno dalle varie parti politiche; cioè voglio dire che ci sono alcune parti delle cose che noi facciamo all'interno di questo Consiglio regionale che possono essere affrontate con una logica bipartisan, logica che può anche registrare e certificare divisioni e momenti in cui non si è d'accordo su tutto, ci mancherebbe altro, però noi dobbiamo entrare nell'ordine di idee che ci sono partite che vanno giocate dall'intero Consiglio, soltanto la forza che può derivare, alla Regione e a chi la rappresenta, dalla solidarietà dell'intero Consiglio, nel muoversi nella direzione che l'intero Consiglio dovesse individuare, è in grado di aiutarci a vincere le battaglie.
Colleghi, ci sono due tipi di battaglie. La più importante è sicuramente quella con lo Stato, nel senso che noi, con lo Stato, andiamo a una fase di negoziazione che coloro i quali hanno avuto la fortuna (pochi devo dire perché probabilmente c'è stata un po' di estemporaneità nelle comunicazioni, come qualche collega del centrosinistra mi ha fatto notare) di assistere all'incontro che c'è stato sui temi del federalismo, organizzato sabato scorso dall'Assessorato della programmazione (primo di altri incontri, per cui avremo tutti l'occasione di partecipare e di informarci), non possono non aver registrato che i temi fondamentali della nostra politica, nei prossimi mesi e nei prossimi anni riguardano la nostra specialità, il federalismo, la definizione dei costi standard, i ragionamenti sui famosi indici di deprivazione, di cui oggi si parla tanto senza che però ci sia poi la possibilità di significare in maniera concreta qual è l'obiettivo che queste iniziative, questi nuovi slogan e questi nuovi modi di ragionare hanno in concreto e che cosa ricade, veramente, sulla nostra Regione da ciò che noi andremo a realizzare.
Ma c'è anche un secondo carnet di argomenti che potrebbe essere affrontato da questo Consiglio regionale con un'ottica bipartisan. Io torno su un argomento di cui mi avete sentito parlare tante volte in questa Aula: la sanità. Bene, colleghi, io vi dico, con onestà, che il Consiglio regionale, la stessa maggioranza, in assenza di una condivisione forte su un argomento del genere, potrebbe licenziare una riforma che non sarebbe la migliore in assoluto che si possa fare, una riforma che non ci consentirebbe di pensare che stiamo mettendo sotto controllo i conti della sanità e che stiamo iniziando a fare azioni virtuose di controllo di gestione finalizzate a garantire che i soldi sulla sanità siano spesi nel modo migliore per i cittadini.
Se noi continuiamo a ragionare in un'ottica di contrapposizione su argomenti di questo genere, su argomenti come quelli del settore idrico integrato in Sardegna, o del riordino dei consorzi di bonifica, guardate, procuriamo un danno a tutti, alla Sardegna sicuramente nell'immediato, ma anche a noi stessi e al centrosinistra. Se per caso, voi ve lo augurate, alle prossime elezioni regionali, le vincerete, vi troverete nella stessa identica situazione in cui ci stiamo trovando noi con un bilancio che viene rosicchiato, mangiato, divorato, stramato da problemi su cui si può soltanto intervenire pagando a piè di lista con tutta la massa di manovra che servirebbe per il rilancio dell'economia impegnata da questioni obbligatorie perché, a fine anno, pagare il deficit degli ospedali, ve lo garantisco, è obbligatorio, devo pagare a piè di lista lo Stato, oggi paga a piè di lista la Regione.
Quindi, se questo Consiglio regionale non ha quella resipiscenza, quel momento di ragionamento, quell'attimo di riflessione, quell'attimo di condivisione di cose importanti che si possono fare insieme, che può darci uno slancio per un cambiamento e un'innovazione forte vincendo il conservatorismo diffusissimo in questo Consiglio e in tutti i settori della nostra Regione, beh, insomma, sarà un'occasione perduta di cui neanche l'opposizione potrà vantarsi nè trarre vantaggio perché gli stessi problemi che questo Consiglio non avrà risolto in questa legislatura, saranno costantemente presenti a parti ribaltate nelle prossime legislature.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente e colleghi, ho ascoltato attentamente le parole del Presidente della Regione e anche il primo intervento dei colleghi della maggioranza. Mi sembra di capire che ci sia una mozione degli affetti, cioè l'ennesimo appello alla minoranza a partecipare a un percorso rivendicativo nei confronti dello Stato. C'è anche un rallegrarsi (secondo me, è un complimentarsi) anche dalle parole del Presidente della Regione; mi sembra perlomeno prematuro, credo che non porti neanche bene, forse i rallegramenti dovremo farceli nel momento in cui non solo le norme di attuazione saranno approvate dal Consiglio dei ministri ma a quelle norme di attuazione si darà pienamente sbocco attraverso un assestamento del bilancio dello Stato che ancora non prevede neanche lontanamente le cifre previste per la Sardegna; ricordo che, nell'ultimo bilancio, mancano circa 1 miliardo e 200 milioni all'appello e, quando quelle somme saranno rese spendibili, lo saranno attraverso una rivisitazione del Patto di stabilità che, come sapete, vincola le spese della Regione a livello storico.
Ma quando si fanno gli appelli e gli ennesimi appelli, al di là del senso di responsabilità che ognuno di noi avrà, e non dubiti, Presidente, che noi l'avremo, staremo molto attenti a non pregiudicare gli interessi della Sardegna anche all'interno di una battaglia e di una critica che ci sentiamo di farle, possono succedere due cose: o si è conseguenti agli appelli e si rende partecipi pienamente tutto il Consiglio, la minoranza, la Commissione consiliare competente, di quel percorso, oppure gli appelli rischiano di essere gli ennesimi appelli che vengono lanciati probabilmente perché si sa che le difficoltà e gli ostacoli sono ancora grandi e anche che alcune previsioni, alcune raccomandazioni, alcune critiche, mosse a suo tempo da questa minoranza, hanno pieno fondamento.
Voglio citare soltanto alcuni aspetti, Presidente, nel dire che siamo dispiaciuti e delusi dal fatto che, purtroppo, ai suoi appelli non corrispondono comportamenti conseguenti. Una Risoluzione del Consiglio chiedeva che la Commissione consiliare competente (sono curioso di sapere che cosa avrà da dire a proposito il Presidente della Commissione bilancio e se interverrà in questo dibattito) partecipasse pienamente a questo percorso e a questa partita essendo puntualmente informata passo passo, stando certamente attenti che le due partite, "vertenza entrate" e "percorso del federalismo fiscale", non fossero mischiate, ma dando peso politico a cominciare dalla negoziazione delle nostre rivendicazioni all'interno della Commissione paritetica.
Ecco, Presidente, io non posso che segnalarle che quei passaggi, quelle informative puntuali che dovevano coinvolgere la Commissione non sono avvenute, non sono avvenute a novembre, non sono avvenute a dicembre, non sono avvenute neanche a gennaio quando lei ci ha in qualche modo informato, ai primi di gennaio, dello stato della trattativa; ci saremmo aspettati un maggior coinvolgimento della Commissione nel costruire una base comune. Non è successo neanche in occasione dell'approvazione dell'ordine del giorno unitario che, ricordo, è rimasto grandemente inapplicato, perché noi, unitariamente, come Consiglio regionale, avevamo sostenuto che da subito andasse impugnato il bilancio dello Stato e sollevato il conflitto di attribuzione.
Sapevamo che la partita era solo iniziata, abbiamo denunciato il fatto che il percorso delle norme di attuazione rischiava di rimandare i veri nodi di uno Stato che non vuole sentire le ragioni della Sardegna, di uno Stato che - come lei stesso ha detto - non è amico, a tutti i livelli governativi. Allora, se questo è vero, perché attendere due anni? Perché non porre da subito il problema? Perché non impugnare i primi atti del Governo, siano essi lettere o dichiarazioni di intenti? Perché imbarcarci in percorsi, come quello delle norme di attuazione che, alla fine, Presidente, quando verranno approvate, anche alla luce di autorevoli pareri come quello del Presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, si riveleranno percorsi non necessari? Dopo due anni, Presidente, noi glielo ricordiamo e glielo sottolineiamo e ripeto che questo non è un sottrarci alle nostre responsabilità ma è auspicare di trovare in futuro percorsi più unitari e più coinvolgenti.
Dopo due anni, noi siamo tornati, come nel gioco dell'oca, al punto di partenza; abbiamo fatto un giro, abbiamo lanciato i dadi, abbiamo fatto i nostri proclami, i nostri annunci e, dopo un giro di tavolo, siamo tornati al punto di partenza, a un punto di partenza che però ci ha fatto perdere due anni e non abbiamo ancora alcun elemento di certezza che quelle risorse saranno rese disponibili dallo Stato, che lo schema delle norme di attuazione sarà approvato e che il Patto di stabilità verrà rivisitato. Siamo al punto di partenza, politicamente lei stesso, con le sue parole, quando ha parlato di posizioni politiche, nel suo intervento di oggi, ha detto che ci siamo costruiti l'ipotesi di sollevare il conflitto di attribuzione più forte e più fondato. Io credo che se andiamo anche a rileggere quei pareri (che purtroppo lei ci ha messo a disposizione soltanto in parte), forse gli estremi, per sollevare quel conflitto di attribuzione, per impugnare il bilancio dello Stato e arrivare subito ai nodi politici, ci sono stati anche nel corso di questi due anni.
Allora lei, vede, arriva oggi in Aula, dopo che per due anni non ha ascoltato le nostre raccomandazioni, dopo due anni, come ha ricordato il collega Vargiu, in cui la minoranza ha riproposto, senza cessare mai di farlo, con forza, con vigore, la necessità di smascherare subito il gioco del Governo, ecco, lei torna, dopo due anni, ripeto, allo stesso tema che noi avevamo sollevato e richiesto: affrontare il nodo politico! Quindi siamo punto e a capo! Presidente, a questo punto, pur avendo sempre contestato il fatto che fossero necessarie, noi non saremo certo quelli che si oppongono al fatto che le norme di attuazione vengano approvate da questo Consiglio, non le vogliamo dare scuse, non vogliamo essere ostacolo, ma lei deve ammettere, Presidente, che, dopo il passaggio in Consiglio, i nodi saranno tutti al pettine.
Abbiamo anche perso l'occasione, nel momento in cui lei ha scelto, unilateralmente, non certo con il consenso di tutto questo Consiglio, di intraprendere questo percorso, che ancora non ci ha portato a niente, delle norme di attuazione, di inserire già in quella sede tecnica le ipotesi attraverso le quali il Patto di stabilità doveva essere necessariamente rivisitato. Perché, come lei sa, nel Patto di stabilità, i limiti di spesa vengono rivisitati, proprio in un accordo bilaterale tra Governo regionale e Governo nazionale. Quindi credo che abbiamo perso del tempo e delle occasioni. Noi prendiamo atto, anche dalle sue parole, che lei è preoccupato e noi siamo preoccupati con lei, ma siamo stati preoccupati da molto tempo prima di lei.
Presidente, noi le chiediamo ancora una volta di essere conseguente, di mostrare più coraggio, di mostrare il coraggio che non ha mostrato finora, di smettere di girare intorno al problema e di rilanciare, con lo Stato, una fortissima vertenza, una fortissima posizione politica che non può essere limitata oggi ad approvare le norme di attuazione da parte del Consiglio dei Ministri, ma deve richiedere rapidamente e velocemente che si recuperi il tempo perso e si dia alla Sardegna quello che è della Sardegna, magari aprendo anche quelle altre vertenze sulla chimica o sulle servitù militari che ancora ci vedono in una posizione…
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, presidente Cappellacci, Assessori e colleghi, domani in quest'Aula daremo il nostro contributo, con una convocazione straordinaria del Consiglio, per i 150 anni dell'Unità d'Italia; diversi hanno già manifestato i loro dubbi su questo atto che è più che simbolico. Devo dire che parlare oggi delle norme di attuazione, relative al novellato articolo 8, e incontrarci per dare un giudizio, che presumo sarà unanime, sull'assenso a queste norme di attuazione che con ritardo arrivano, non dico a definire, ma a iniziare un discorso, un progetto, una via di definizione con lo Stato e con il Governo centrale, crea in me qualche imbarazzo.
Domani sarò presente ovviamente, da rappresentante delle istituzioni e da cittadino convinto, per festeggiare 150 anni dell'Unità d'Italia, dell'unità dello Stato, ma ho qualche remora a intravedere o a parificare la mia idea dell'unità dello Stato con l'unità, con il consenso, con la serenità della collaborazione fra istituzioni, con il Governo centrale, se dovessi identificarlo con quel che oggi è la maggioranza, quantomeno parlamentare, dello Stato. Insomma, fermate il mondo, voglio scendere! Voglio scendere e amplificare, se è possibile, ancor più quei concetti di autonomia che mi spingerebbero a pensare a una sana indipendenza. Non mi riconosco in quel Governo, non mi riconosco, ahimè, purtroppo, in questo Governo regionale, figuriamoci quale idea di Unità d'Italia potrei avere come riferimento!
Perché dico questo? Perché, Presidente, quando rileggerà, se ne avrà pazienza, visto che non lo può seguire adesso, questo intervento, le vorrei rimarcare che noi già abbiamo avuto, con il Governo centrale, un atto della Commissione paritetica, "la medicina penitenziaria", che è ancora in attesa del decreto ministeriale. Abbiamo anticipato, abbiamo discusso, abbiamo sostenuto l'accordo, pur non essendo totalmente - perdonate il bisticcio di parole - d'accordo e, ancora oggi, noi abbiamo nelle nostre carceri, per i nostri detenuti, l'assistenza sanitaria deficitaria; ancora per volere esplicito di alcuni rappresentanti del Governo! Lei non ha fatto nomi e non ha dichiarato quale parte del Governo non è in totale sintonia sulle norme presentate nello schema di attuazione. Io, per esempio, posso dire che il ministro Calderoli è assolutamente contrario anche alle norme della medicina penitenziaria e fa sì che quelle norme non vengano approvate.
Allora mi chiedo, finché ci sono quei Ministri, quei Ministri che rinnegano l'Unità d'Italia, l'hanno fatto pubblicamente, quei Ministri che guardano dall'alto in basso le isole e il meridione, quei Ministri che stanno ostacolando, e lei sa che ostacoleranno, anche queste norme di attuazione, mi chiedo: quale sarà il futuro, il nostro futuro? Concordo con chi sostiene che dobbiamo cercare una via unitaria, assolutamente unitaria, ma che ci porti a far valere le nostre ragioni nei confronti di un Governo che è ostile sotto questo punto di vista. Come faccio ad avere fiducia in un Governo che, come ho detto, nega le norme approvate sulla medicina penitenziaria e per il quale il mio Presidente dichiara in quest'Aula che c'è una parte del Governo che mostra ostilità, che ci ha negato i fondi FAS, che ci ha depredato dei fondi FAS, che ci ha bloccato di fatto da anni la Sassari-Olbia, è una via crucis, e ancora oggi i fondi, di fatto, quelli dovuti, non ci sono? Non parliamo del CIPE, di Quirra e, ahimè, credo che si aprirà anche un contenzioso sul nucleare!
Allora dove deve andare la Sardegna per reclamare i suoi diritti e quale atteggiamento dobbiamo avere noi nei confronti di chi questi diritti li nega? Quale autorevolezza abbiamo noi per richiedere i nostri diritti? Vede, Presidente, in quest'aula, nel discutere sulle entrate, nella seconda fase, io avevo visto un altro schema di decreto legislativo per le norme di attuazione relative all'articolo 8, ora mi ritrovo uno schema leggermente modificato; lei, Presidente, quando ha visto questa modifica? Quando ha appreso di questa modifica? Mi riferisco semplicemente a una cosa, condividendo gli articoli precedenti che non tratterò: le accise, l'Iva, l'Irpef e quant'altro. Mi chiedo se per l'articolo 12 dovremo riscrivere altre norme di attuazione, perché lei ha detto che è finalmente chiaro come dobbiamo svolgere il conteggio per avere le nostre entrate.
Per me non è assolutamente chiaro, per i giochi e le scommesse, ciò che l'articolo 12, comma 1, recita: "Le compartecipazioni regionali includono tutti i proventi dei giochi e delle scommesse, le somme riscosse a seguito delle attività di accertamento e controllo effettuate dalle amministrazioni statali e regionali, le indennità, le maggiorazioni e gli interessi di mora per mancato o ritardato pagamento e non comprendono le sanzioni amministrative comminate a seguito di inadempienti tributari". Il calcolo qual è? Io credo che ci dovremo ritrovare per discutere nuove norme di attuazione per la corretta applicazione dell'articolo 12, comma 1! Perché io non riesco a calcolare che cos'è, quant'è, quello che il decreto dovrebbe dirmi! Allora, uso una frase poco istituzionale: l'articolo 12, a mio avviso, è una "fregatura", presuppone una "fregatura", è un contentino per un decreto che condivido - ribadisco - negli altri articoli precedenti e successivi ma che non comprendo per la reale applicazione dell'articolo 12.
E' chiaro che voterò perché noi siamo nella fase, se non sbaglio, mi corregga se non è così, dell'approvazione e quindi del completamento della riga che spetta a noi dello schema di decreto legislativo "Visto il parere del Consiglio regionale della Sardegna, espresso nella seduta del…", credo che sia questa la seduta per esprimere il nostro parere. A mio avviso, era obbligatorio e onesto evidenziare questi dubbi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Diana Giampaolo. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, lei stamane ci ha richiamati a unire "il fronte sardo", così lo ha definito, io credo che lei dovrebbe ricordare che il centrosinistra, lo ha detto anche il Capogruppo dei Riformatori, da tempo la sollecita a mettersi alla testa di questo "fronte sardo", che lei oggi ha richiamato. Però, Presidente, il fronte, quale esso sia (in questo caso è quello sardo e non può che essere questo), per unirci ha bisogno di obiettivi precisi. Lei oggi ci chiede di unirci per l'approvazione delle norme di attuazione, non credo che ci sia bisogno di unire il fronte sardo per le norme di attuazione, non è questo! Allora vorrei domandarle, Presidente: qual è l'obiettivo sul quale lei chiede al fronte sardo di unirsi?
L'obiettivo è forse la preoccupazione che lei ha relativamente all'atteggiamento che assumerà il Consiglio dei Ministri in relazione alle norme di attuazione? Mi pare che la sua esposizione stamane fosse permeata da questa forte preoccupazione. Lei in buona sostanza ci ha detto quali sono i prossimi passi: l'approvazione in Consiglio delle norme di attuazione e l'auspicio che il Consiglio dei Ministri le approvi.
Allora qual è? Si richiama il Consiglio, si richiama questo fronte sardo a unirsi, quando? Lei ci sta proponendo forse un'occasione di mobilitazione quando il Consiglio dei Ministri esaminerà le norme di attuazione? In che maniera, le chiedo, Presidente, lei vuole mobilitare questo fronte sardo? Soprattutto le chiedo per quali obiettivi? Ci ha detto che, dai calcoli stimati anche dalla Commissione paritetica, le somme dovrebbero essere più o meno quelle iscritte in bilancio, salvo qualche tolleranza comunque marginale, allora sarebbe importante, per esempio, che lei, Presidente, o chi per lei, fornisse al Consiglio, forse prima ancora alla Commissione competente (com'è stato chiesto da chi mi ha preceduto), esattamente i calcoli, i conti di quanto ci è dovuto dalla riscrittura dell'articolo 8.
Presidente, credo che lei dovrebbe dirci, in quest'aula, oltre a quanto ci ha appena detto nella sua illustrazione, anche che cosa intende fare relativamente all'ordine del giorno votato all'unanimità da questo Consiglio regionale nel dicembre appena trascorso. In quell'ordine del giorno, si impegna la Giunta, si impegna il Presidente, ad avviare un confronto forte con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il Governo, con lo Stato, relativamente al Patto di stabilità. Tante volte ci siamo ripetuti che noi potremmo avere a disposizione, per assurdo, anche risorse superiori a quelle che stiamo chiedendo, ma se non siamo capaci di modificare il Patto di stabilità, non siamo nelle condizioni di spendere. Presidente, io credo che lei, se vuole davvero unire il fronte sardo, debba fornire innanzitutto a questo Consiglio regionale un pacchetto di rivendicazioni serie, non radicali; per carità, non mi sto appellando al radicalismo, non è questo il problema. Ritengo che temi di confronto per un negoziato serio, impegnato, nel rispetto delle aspettative di quest'isola, ce ne siano tanti, come il Patto di stabilità o la trattativa con il Governo sul fronte industriale, come è stato richiamato. Mi pare che oggi assisteremo molto probabilmente a un altro disimpegno che vanificherà le tante aspettative che si erano create, per esempio, per rilanciare il polo chimico attraverso la green economy.
Presidente, non entro nel merito, forse perché non ho neanche gli strumenti per farlo, come possono farlo altri colleghi, ma voglio solo soffermarmi sull'appello che lei ha lanciato; non c'è, da parte del centrosinistra, una indisponibilità a raccoglierlo, c'è una totale disponibilità, se non altro perché, ripeto, è da mesi, da oltre un anno, che le chiediamo davvero di mettersi alla testa di un grande movimento per pretendere dallo Stato quanto ci è dovuto relativamente al nuovo quadro delle entrate. Però le chiedo, Presidente, di illustrarci, in maniera esaustiva, il pacchetto per cui vale la pena di chiedere la mobilitazione e di unire il fronte sardo. Su questo mi pare che lei non intenda accettare la sfida.
Ripeto, in questo Consiglio, non credo che oggi ci sarà una qualche voce contraria all'approvazione delle norme di attuazione, tra l'altro noi siamo convinti della loro inutilità e la lettura che diamo anche delle relazioni che hanno consegnato i costituzionalisti dimostra che le norme di attuazione non servivano! Però non è questo il problema, avete ritenuto di percorrere quella strada, bene, la strada è quella, le norme di attuazione ci sono, si approvino quanto prima, credo che si possano approvare oggi o quando vogliamo in Consiglio regionale, le approvi quanto prima il Consiglio dei Ministri! La sfida è questa! Mi pare che sia alla base della sua preoccupazione.
Presidente, io credo che se lei davvero vuole punire il fronte sardo, forse la cosa da fare in questo momento è che gli dimostri una qualche determinazione maggiore; forse è meglio, sarebbe preferibile per tutti, che lei sia più perentorio e indichi quali sono quei tre o quattro obiettivi per cui vale la pena di aprire un negoziato forte con lo Stato. Se lei chiede semplicemente e genericamente di unire il fronte sardo, questo appello rischia di essere vano, ma non perché non ci sia la volontà, Presidente, visto che mi pare che in questi mesi, in questo ultimo anno, non soltanto le forze politiche ma anche le forze sociali, ripetutamente, le hanno chiesto di mettersi alla testa di un movimento straordinario che chieda al Governo nazionale di essere rispettoso degli impegni e delle aspettative dei sardi. Gli impegni e le aspettative sono tanti, sono tanti i fronti: il fronte delle entrate, dei fondi FAS, delle infrastrutture, delle servitù, della riforma sanitaria e della scuola pubblica che sta continuando a depauperarsi derubricandone la qualità.
Ecco, questo è il terreno su cui vorremmo vederla impegnata e su cui vale la pena davvero di lanciare un appello come lei ha fatto stamane. Ma se lei lancia un appello semplicemente per approvare le norme di attuazione, Presidente, approveremo le norme di attuazione ma le chiederemo, immediatamente dopo, come intende far valere queste ragioni di fronte al Consiglio dei ministri. Ho l'impressione, Presidente, che lei stia chiedendo l'unità del fronte sardo da una posizione di debolezza che lei personalmente ha nel rapporto con lo Stato, sta cercando soltanto una giustificazione, una corresponsabilizzazione di fronte a una sconfitta che lei mi pare veda all'orizzonte, non mi pare che invece veda altro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.).Io intervengo brevemente per segnalare che mi sembra di vivere uno scenario a dir poco surreale. Rispetto a un risultato che lo stesso Presidente della Giunta regionale ha messo bene in evidenza come il risultato di tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, di tutte le forze sociali, del contributo dato dai parlamentari di entrambi gli schieramenti, beh, oggi ancora ci si attarda a cercare di evidenziare tutto ciò che, in negativo, è possibile evidenziare: qual è il senso scusate, colleghi? Anziché festeggiare oggi perché è stato raggiunto un primo importante contributo grazie a tutti, onorevole Porcu, grazie a tutti!. Non ho capito, avremo altri momenti di confronto e di scontro politico, avrete altri momenti e anche qualche settore della maggioranza avrà qualche altro momento per criticare o fare le pulci al presidente Cappellacci. Ma quando si raggiungono risultati di questa portata, che non sono di poco conto e che rappresentano la sintesi di uno sforzo unitario vero che è stato fatto, beh, io oggi direi che è un giorno di festa, è un giorno per dire ancora al presidente Cappellacci di andare avanti su questa strada e, anzi, dargliene anche atto, senza vergogna e senza che, per questo, nessuno venga meno al suo ruolo di oppositore e anche di maggioranza.
Perché non esaltare l'atteggiamento di prudenza istituzionale che il Presidente e l'Assessore della programmazione hanno dimostrato nel non farsi prendere dalla tentazione di sollevare un conflitto di attribuzioni tout court, ma cercando appunto di percorrere (sulla base anche di qualche autorevole parere giuridico di qualche illustre Presidente emerito della Corte costituzionale che non ha certamente simpatie per il centrodestra) utilmente le vie istituzionali che hanno portato, già in sede di Commissione paritetica, a un riconoscimento pieno e integrale di quello che tutti quanti noi, a destra come a sinistra, passando per il centro, sollecitavamo e chiedevamo con forza che il presidente Cappellacci sottoponesse all'attenzione nel rapporto con il tavolo governativo? Che non sia stata una cosuccia per pochi amici lo dimostra anche, all'indomani di quel risultato, la sensibilità dimostrata dal Presidente della Giunta nel voler, su questo aspetto e su questo risultato, creare una mobilitazione degli "stati generali"; oggi avremmo potuto farlo, alla presenza di parlamentari, delle forze economiche, sociali e produttive della nostra Isola, proprio per esaltarne la valenza e dunque valorizzarne la portata. Questo modo di piangerci sempre addosso o di evocare addirittura, come ho sentito da qualcuno, "fregature" o cose di questo genere, davvero è un bel sistema.
Presidente Cappellacci, lei si aspetti che, anche sul nucleare (rispetto al quale lei ha assunto una posizione chiara e determinata), ci sia qualcuno che imputerà a lei pure gli effetti di quel disastro che sta capitando in Giappone, perché questa è purtroppo la cultura dalla quale è difficile che noi ci discostiamo, anche quando ci sono iniziative, lo ha dimostrato nella richiesta (per la verità su questo devo riconoscere anche all'opposizione una concorde volontà sul punto) di voler creare l'abbinamento delle prossime elezioni amministrative con la tornata referendaria sul tema. Lo cito solo per una questione: almeno sulle cose sulle quali siamo d'accordo, i risultati utili e positivi per la nostra terra, valorizziamoli e cerchiamoli, proprio per tenere unito quel fronte, come hanno fatto altre realtà come quella siciliana o altre realtà territoriali della nostra Nazione che, unite, hanno saputo portare a casa risultati utili e proficui.
L'invito, Presidente, è ad andare avanti con la stessa determinazione che lei ha dimostrato. A me ha fatto piacere sentire che, se una virgola di quel risultato uscito dalla Commissione paritetica subisse, o potesse subire, una qualche modificazione in sede di Consiglio dei Ministri, lei (e le va a merito e le fa onore) è pronto a sollevare il conflitto di attribuzioni: che cos'altro possiamo chiedere, cari colleghi, al Presidente della Regione?
Mi pare davvero che ci siano altre occasioni per uno scontro politico anche acceso, con tutte le prerogative che spettano ai Gruppi di maggioranza e di opposizione, ma mi pare che, sulle cose rispetto alle quali abbiamo ottenuto un risultato utile e davvero determinante anche per le prospettive future, non sia il caso oggi di indulgere in toni davvero da commemorazione funebre ma di esaltare il risultato, anche perché si combina con quel grande risultato che noi vorremmo esaltare domani, il 150° anniversario dell'Unità.
A chi vuole piangersi addosso, anche a quei settori di questa maggioranza che continuano a piangersi addosso (guarda caso però seduti a tavola, mangiando dall'antipasto passando per il primo, il secondo, la frutta e anche il dolce) chiediamo che assumano una determinazione chiara se vogliono stare in questa maggioranza. Signor Presidente, le assicuro che da questa parte iniziamo davvero a ritenere che si sia superato il limite della ragionevolezza. Ecco quindi l'invito all'unità, all'interno di questa maggioranza, se condividiamo gli obiettivi, perché sarebbe davvero difficile poi chiedere all'opposizione di fare fronte comune su partite importanti come queste.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, comprendo e capisco la propensione festaiola del collega Pittalis, questione di punti di vista, bisogna anche comprendere ognuno ha la sua... però noi, grazie a Dio, non abbiamo bisogno di guardare lontano, al Giappone, basta guardarsi intorno per percepire la condizione disastrosa nella quale ci troviamo da tempo. E poi, vorrei dire al collega Pittalis, che non siamo noi che determiniamo un'interpretazione di questo evento così come si sta sviluppando, lo legge anche lei questo clima dimesso che registra questo evento in maniera piuttosto ordinaria, piuttosto insignificante. Un dato: anche le parole e il tono usato dallo stesso Presidente non hanno dato l'input a particolari trionfalismi, c'è la consapevolezza del limite. Se ci domandiamo, come sarebbe lecito domandarci, per quale ragione questo clima dimesso non è lo stesso che è stato registrato nel momento in cui si è stati capaci di riscrivere l'articolo 8 dello Statuto, la spiegazione è semplice: non è che allora c'era qualcuno con maggiore capacità organizzativa che era in grado di mettere insieme? Questo, nel bene e nel male, con responsabilità - diciamo - di tutti è stato fatto anche adesso. Il problema è un altro: allora ci fu la chiara percezione che si stava riproponendo in maniera, diciamo puntuale, senza sconti, una nuova idea di rivendicazione autonomistica forte che guardava in alto.
Oggi che cosa abbiamo visto? Abbiamo visto la Giunta regionale che si è barcamenata su quello che le ha proposto il Governo. Badate, siccome lo fa il Governo, dovremo farlo anche noi; i ragionamenti che si fanno sull'applicazione dell'articolo 8 e sulle norme di attuazione si devono fare a saldo, lo Stato lo ha fatto. E quello che ci ha scritto qua è l'esito di un saldo che si è calcolato molto bene e che comprende i fondi FAS e tutti gli altri trasferimenti che nel frattempo ci ha tolto. Non è che dobbiamo ragionare su questo per dimenticarci il restante! Lo Stato sa far bene i conti e li ha fatti, e in questi ultimi anni ha più tolto che dato alla Sardegna. Questo è il dato a saldo!
Vedete, il conflitto di attribuzione che noi abbiamo invocato, altro non era che un elemento che io considero una parte genetica dell'autonomia, cioè la capacità di mostrare quel fattore di propensione alla contrattualistica pattizia con lo Stato che non c'è stata, non c'è stata, tant'è che, nei passaggi intermedi (senza nulla togliere alla Commissione paritetica e ai componenti), è emersa, dalle dichiarazioni che ha reso anche in Commissione, l'esigenza che quel tavolo fosse rappresentato non dalla burocrazia ma dalla politica. Questo è l'esito della burocrazia, non della politica, che lascia inevasi tutti i restanti problemi.
In quella sede, in Commissione, chiedemmo una riflessione sul riconoscimento alla Sardegna degli oneri concessori demaniali che lo Stato si incamera al 100 per cento e che invece spetterebbero alla Regione per poter in qualche modo investire su quelle parti del territorio; la risposa fu: "Bene, interessante, lo rivendicheremo". E' stato fatto un ragionamento sulle accise, c'è stato detto che non è praticabile, non ne vogliono neanche sentire ma era lì che si doveva fare la battaglia politica per entrare nel merito. E poi abbiamo detto che non vogliamo stare ogni anno dentro un fondo indistinto e che le norme di attuazione specifichino che, ogni anno, la quota della Sardegna deve risultare da una cifra chiara per dare certezza alla programmazione regionale, perché l'autonomia chiede anche questo, la chiarezza!
E poi… ci viene a raccontare… se c'è una persona che non ha titolo per parlare dell'8 marzo, quella è il Presidente della Giunta regionale, che ha una Giunta che non rispetta il diritto alla parità di genere sancito dalle leggi e, se deve riferirsi all'8 marzo, con tutto il rispetto per le persone a cui si è riferito, dovrebbe anche avere un attimo di pensiero verso tutte quelle donne che fanno parte non degli "stati generali" ma degli stati particolari di questa Sardegna che non la pensano come noi e come lui e stanno aspettando di avere risposte sui punti nascita, sugli asili nido, sui servizi alla persona! Quindi non evochiamo questioni che non appartengono alla cultura praticata da chi ci governa.
Ecco perché non c'è nulla di cui festeggiare! C'è solo da dire che abbiamo perso un'occasione, per chiedere, assieme a queste cose, un necessario chiarimento al Governo sul regime dei controlli delle leggi regionali; perché noi dobbiamo essere sempre sotto il gioco di un controllo fazioso sempre costante, al di là di tutto, che non applica un'interlocuzione preventiva che è il rispetto dell'autonomia? Io so perché tutto ciò non è nelle corde di questo Governo regionale: questo Governo regionale è un Governo che trasforma, modifica e modella sulle sue esigenze anche le leggi che questa Aula approva. Leggete le direttive sulle opere immediatamente cantierabili e vedrete se rispettano le decisioni di questo Consiglio! Andate a vedere quello che è stato fatto sull'Osservatorio economico, lo vedremo più avanti, e se rispetta la volontà di questo Consiglio! Potrei continuare.
Quindi la festa comincerà il giorno nel quale riconosceremo i nostri diritti reciproci per chiedere i diritti al riconoscimento dell'autonomia in queste parti che non sono marginali. La politica dell'autonomia non è, e non sarà mai, solo una politica finanziaria, è una politica di dignità, è una politica di parità, è una politica di rispetto anche della funzione legislativa della Regione sarda. Allora speriamo che ci siano ancora spazi perché la politica abbia voce. Temo che il rapporto che si è instaurato, sia un rapporto che ha avuto paura di adire le vie costituzionali per avere una sede per lo meno di confronto risolutivo e tombale sulle vertenze che attengono alla vita futura della Sardegna, beh, quella paura è una paura non calcolata dai pareri, perché i pareri dei legislatori e degli esimi costituzionalisti sono pareri di carattere tecnico, la politica ha esigenze diverse. Ha l'esigenza di alzare la testa, di dire che non siamo gente che scalda le sedie e purtroppo sa, la percezione vera è che gli "stati generali" ormai a causa di questo atteggiamento sono sempre più distaccati dagli stati particolari e a me sinceramente cominciano a rappresentare assai poco.
Dovremo lavorare per ricostruire quel sentimento popolare e sociale, cominciando a dare dignità a quello che vogliamo noi, non a quello sul quale noi ci vogliamo adattare, adeguare. Questa è la sfida dell'autonomia, non ci sarà alcuna riforma di questa Regione che, se non porta con sé questo sentimento conflittuale, ma conflittuale nella finalità positiva alla comunità sarda, possa dare un benché minimo barlume di speranza al futuro dell'autonomia in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, davvero molto brevemente voglio fare con voi una riflessione sul fatto che questa giornata poteva, secondo me "doveva", iniziare con la relazione del Presidente e una presa d'atto da parte del Consiglio. Certo, molto lo sapevamo già, però il Presidente era stato richiamato più volte a parlarne con il Consiglio, e il Presidente l'ha fatto. Il Presidente ci ha portato, ci ha definito un risultato che è comunque utile, innegabilmente utile, e credo che si possa accettare, nella dialettica politica, che ci siano degli interventi che ricordino che è solo parziale, che è solo uno step; benissimo, uno, due interventi ci ricordano questo.
Il Presidente stesso l'ha detto, non con toni trionfalistici, non con toni di festa, perché indubbiamente non c'è motivo di festeggiare, ma c'è motivo di prendere atto che un risultato, così come era stato proposto da questo Consiglio, è stato acquisito. Nessun clima dimesso: concretezza! Concretezza! Senso di responsabilità! Allora, qualcuno ha parlato di "un dato insignificante", abbiamo sentito parlare di tutto, abbiamo sentito parlare certamente di un Governo dove c'è Calderoli, dove c'è la Lega, dove esistono conflittualità in maggioranza, così come esistono delle differenti posizioni in questa maggioranza, però credo davvero, al di là di tutto, che si possa concludere qua. Non giudicatemi né arrogante né presuntuoso, tutti abbiamo diritto di parlare, anch'io sto parlando e voglio solo rivolgere un invito, perché le cose e le posizioni sono state chiarite, nessuno pretende che l'opposizione rinunci alla sua posizione di dover sottolineare le sue critiche al Governo regionale, come anche è naturale sollevare le sue critiche al Governo nazionale, siete opposizione in questo Governo, siete politicamente schierati con l'opposizione al Governo nazionale, anche questo è assolutamente giusto, giustificato, però abbiamo anche altri punti all'ordine del giorno per i quali potremo esprimere ugualmente le nostre posizioni politiche.
Allora, davvero, ripeto, non giudicatemi uno che vuole dare lezioni, come una volta mi è stato detto, però, valutiamo, questo è uno step positivo, vedremo se sarà necessario combattere ancora contro o nei confronti del Governo, con la posizione che è stata chiaramente espressa dal Presidente. Prendiamo semplicemente atto che abbiamo vinto un round, che ci siamo aggiudicati un round in questo confronto, se ricordo quello che era stato detto negli interventi precedenti quando questa discussione è stata aperta, nemmeno questo veniva dato per scontato, è un round non decisivo, ma non è nemmeno una cosa da niente. E' comunque un qualcosa che ci rafforza nella nostra posizione e nel nostro confronto, un confronto dialettico che può arrivare anche alla contrapposizione e allo scontro nelle sedi in cui questo scontro deve esserci. Che senso ha che lo facciamo tra di noi?
Questa è la conclusione, ripeto, del mio breve intervento: proviamo a mettere altri tasselli, sono all'ordine del giorno, ci saranno, nelle prossime riunioni, altri tasselli importanti di un progetto che comunque sotto molti aspetti è condiviso, che viene visto da diverse angolazioni; però, la retorica del confronto indubbiamente non ci arricchisce, allora credo che sia più utile la retorica del fare, voi, dalle vostre posizioni sacrosante, ma, ripeto, che non diventi semplicemente il gioco delle parti. Cerchiamo, ancora una volta, se è possibile, di dimostrare che, al di là delle posizioni che dobbiamo difendere, questo è il nostro compito perché facciamo politica, abbiamo anche la cognizione che ci sono cose da fare altrettanto importanti che sono attese al di fuori di quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, anch'io non utilizzerò tutti i dieci minuti a disposizione ma, dai banchi della maggioranza, sono venuti inviti alla minoranza a condividere questo momento definito di "festa", un momento sul quale ci deve essere la condivisione della soddisfazione per i risultati raggiunti. Il Presidente della Regione, anche nella sua introduzione, ha precisato che la sua presenza qui in aula, e la richiesta di riferire su questo che sarebbe, a suo dire, un grande risultato per la Sardegna, non voleva essere e non vuole essere un momento auto-celebrativo, non vuole essere un momento per accendere i riflettori sull'attività della Giunta; in realtà, io ho interpretate le sue parole come una "excusatio non petita, ergo, accusatio manifesta", perché in realtà è esattamente quello che sta succedendo, una celebrazione di un'attività che è stata svolta fin qui, la soddisfazione, il gaudio per un risultato raggiunto.
Noi non possiamo, evidentemente, essere d'accordo su questa soddisfazione generale che pare aleggiare nei banchi della maggioranza e della Giunta, perché riteniamo, ciò che è successo, semplicemente un passo su un compitino che la Giunta regionale ha eseguito in maniera quiescente sui diktat del Governo nazionale. Noi non siamo mai stati d'accordo sulla necessità delle norme di attuazione; abbiamo sempre affermato pubblicamente, nelle aule e nei luoghi istituzionali, che quelle norme di attuazione non erano necessarie, che perseguire la strada delle norme di attuazione significava, così come è, una perdita di tempo per la Sardegna, una perdita di tempo per avere gli strumenti necessari a soddisfare le esigenze delle nostre comunità. Voi avete voluto perseguire la strada delle norme di attuazione, l'avete fatto, vi siete certamente anche confrontati con i Ministri di questa Repubblica, che, come già è stato detto, certo non sono amici di quest'Isola, né hanno mostrato nei confronti di quest'Isola non l'amicizia, perché non è l'amicizia che deve essere chiesta ai Ministri della Repubblica e al Governo nazionale, ma il rispetto, in questo caso, delle leggi che sono in vigore. Avete portato avanti questo lavoro che, nella sua sostanza, secondo noi, non aggiunge niente, assolutamente niente, a quella vertenza che era iniziata nella scorsa legislatura, ma significa per noi un'ulteriore perdita di tempo.
Tant'è che noi, Presidente, colleghi della maggioranza, abbiamo inaugurato l'ingresso nel terzo anno di questa legislatura, altro che clima surreale, purtroppo il clima è reale, ed è drammaticamente reale, dicevo che abbiamo iniziato il terzo anno di questa legislatura e non c'è traccia dell'attività della Giunta e della maggioranza che vada verso la possibilità di risoluzione dei problemi della Sardegna, in particolare, verso la conferma delle promesse elettorali in lungo e in largo portate in giro per la Sardegna durante la campagna elettorale. Questo era un punto importante del vostro programma di legislatura e invece sono passati tre anni e noi continuiamo, purtroppo, ad approvare finanziarie, ad approvare bilanci, dove vengono iscritti e dove vengono normati provvedimenti in favore di quest'Isola così ridotta male, addirittura adesso state portando avanti il lavoro su quel collegato che noi abbiamo già definito, come i precedenti, "scollegato", scollegato dalla realtà della Sardegna; stiamo andando avanti ad approvare questi provvedimenti che necessitano della chiarezza e della certezza delle risorse nelle casse dello Stato, questa chiarezza e questa certezza non le abbiamo! Su che cosa dobbiamo festeggiare? Qual è l'oggetto della festa? Chi è il festeggiato? Non c'è per noi niente da festeggiare. E' un'ulteriore perdita di tempo!
Pensiamo, peraltro, che la strada che avete intrapreso sarà ancora decisamente in salita rispetto alla possibilità di trovare la soluzione e la via positiva perché il lavoro vero, quello su cui eventualmente si potrà festeggiare, deve ancora venire, tant'è che il Presidente della Regione nutre serissimi dubbi, dopo questo passaggio, dopo aver eseguito il compitino delle norme di attuazione richiesto dal Governo nazionale, si preoccupa di cercare l'unità del popolo sardo, di richiamare gli "stati generali" della Sardegna per un'azione unitaria a sostegno del compitino perché il compitino possa avere come voto "10". Questa preoccupazione ci fa capire che la strada è abbastanza in salita.
L'unità del popolo sardo, Presidente, era già stata espressa in altre circostanze e in particolare espressa anche da questo Consiglio regionale quando ci fu l'approvazione di una risoluzione e di un ordine del giorno unitario. Allora mi chiedo con quale senso del pudore si può rilanciare la richiesta dell'unità del Consiglio regionale e del popolo sardo, quando questa è già stata ampiamente dimostrata attraverso l'approvazione di ordini del giorno che lei sistematicamente lascia lettera morta nonostante i richiami della Presidenza del Consiglio regionale. Si diceva che lei sostanzialmente viene in quest'aula debole, ma è debole anche perché ha dimostrato in più passaggi di non avere nella giusta considerazione, di non sentire il dovere di avere nella giusta considerazione i pronunciamenti del Consiglio regionale, tant'è che di quegli ordini del giorno e di quella risoluzione niente è stato fatto.
Allora, se vuole richiamare l'unità del popolo sardo, se vuole richiamare la coralità dell'azione politica a sostegno di quello che la Giunta va facendo in difesa della Sardegna nel rapporto pattizio con lo Stato e nella comunicazione con il Governo, mi scusi, lei dovrebbe per esempio sostanziare di più questo richiamo all'unità. Dovrebbe sostanziarlo con la vertenza sulla scuola. Anche sulla scuola c'è un ordine del giorno importante, unitario di questo Consiglio regionale, che è rimasto lettera morta tant'è che la scuola sarda sta subendo le stesse sorti della scuola italiana nel suo complesso, ma anzi, se è possibile, sorte ancora peggiore. Anche quell'ordine del giorno è lettera morta! Sostanzi la chiamata alle armi, tra virgolette, della politica unitaria del popolo sardo con una battaglia sulle servitù militari per esempio, sul Patto di stabilità, cioè si decida a mettere sostanza nelle parole che lei pronuncia, Presidente, perché di tutte le parole intorno alla vertenza entrate, in questi due anni e mezzo di legislatura, sono piene le fosse della Sardegna, cioè ci sono fiumi di parole, dimostrazioni di volontà di unità che ogni volta sono spese decisamente invano.
Poi io le chiedo, Presidente, il massimo del pudore nel riferirsi all'8 marzo, nel pronunciare l'8 marzo come una data importante in cui appunto si può celebrare la bravura delle donne, la capacità delle donne di portare avanti il lavoro e i problemi, perché lei non ha titolo per farlo. Non è credibile! La prego di non fare demagogia e populismo sull'8 marzo perché lei avrà titolo quando, all'ennesimo rimpasto che farà, in quei banchi siederanno almeno un po' di rappresentanti di questo universo così importante, la metà della nostra società, che sono appunto le donne! Fino a quel momento, la prego, eviti di parlare di 8 marzo!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, in prima battuta, prima che mi dimentichi, devo ringraziare il collega Pittalis perché ha dato un'interpretazione del sisma del Giappone a cui sinceramente non avevo pensato e che utilizzeremo subito, seguendo la sua indicazione, come elemento di polemica politica nei confronti del presidente Cappellacci che tutto può, anche il terremoto del Giappone, secondo la sua allegra battuta. Io la considero una cosa spiritosa, ma non accetto assolutamente il quadro di opposizione intollerante e irresponsabile che ella vuole dare con questi esempi. Sono assolutamente convinto che l'opposizione del Consiglio regionale in Sardegna (cioè noi) non ha mai assunto posizioni irresponsabili, propagandistiche o al di fuori di quello che è il ruolo che dobbiamo svolgere. Noi siamo opposizione, abbiamo sempre detto che vogliamo svolgere al meglio l'opposizione, però vogliamo essere un'opposizione di governo perché questo i sardi che ci hanno eletto ci chiedono. Vorrei, se i consiglieri prestassero un po' di attenzione, soffermarmi su un elemento che sfugge al dibattito tra "festeggiare sì, festeggiare no".
Badate, l'accordo sulla modifica dell'articolo 8 è già stato applicato, non è che stiamo partendo da zero. Vorrei ricordare ai colleghi consiglieri che, nel 2008 e nel 2009, lo Stato ha già versato nelle casse della Sardegna circa 500 milioni di euro a titolo di acconto perché, nel 2008 e nel 2009, è stata individuata tra il presidente Prodi e il presidente Soru una fase preliminare dell'accordo stesso, che doveva entrare a regime nel 2010 con un bel po' di centinaia di milioni di euro in più che dovevano essere versati nelle casse della Sardegna a beneficio dei sardi. Quindi, nel 2008 e nel 2009, i soldi sono arrivati senza norme di attuazione, senza accordi, senza commissioni paritetiche, eccetera, ma in base all'intesa. Dal 2010, Governo Berlusconi, sono cominciati i guai e bisogna dirlo con estrema chiarezza. Bisogna dirlo con estrema chiarezza! Perché dal primo momento, cioè due anni fa, l'opposizione è stata contraria, il nostro parere è stato anche confermato da autorevoli giuristi; dall'inizio della legislatura, noi le abbiamo detto, signor presidente Cappellacci (lei è testimone di questo), che doveva mettersi alla testa di un movimento di popolo quale quello che ha conquistato la modifica dell'articolo 8 e chiedere l'immediata applicazione anche per il 2010 dell'articolo 8 novellato, quanto meno per la parte che non aveva assoluto bisogno di norme di attuazione, cioè quella che era già regolata dall'intesa. Avremmo dovuto lasciare fuori giochi, lotto e quant'altro, quella parte, avremmo dovuto fare le norme di attuazione eventualmente solo per la parte non inserita nel precedente accordo.
Non è che noi diciamo di essere insoddisfatti del fatto che la Commissione paritetica abbia trovato un accordo (sarebbe assurdo, presidente Cappellacci), noi esprimiamo la nostra soddisfazione che è ampiamente sovrastata dalla delusione per il tempo che abbiamo perso, la soddisfazione per una Commissione tecnica. Voglio dire che, se ci fosse stato il ministro Fitto, e non il suo capo di Gabinetto, a presiedere quella riunione conclusiva, probabilmente avremmo qualche motivo di perplessità e di preoccupazione in meno; ma non c'era neanche il ministro Fitto! Siccome, nei rapporti di forza all'interno del Governo Berlusconi, il ministro Fitto (spero di non avere ragione e di essere smentito dai fatti) temo che sia un vaso di coccio tra i due vasi di ferro governativi che sono Calderoli e Tremonti, io prometto al collega Campus che festeggerò con lui, gli offrirò da bere e brinderemo assieme quando le modifiche dell'Intesa verranno approvate dal Governo nazionale e soprattutto quando il Governo varerà e attuerà le variazioni di bilancio per le cifre che spettano alla Sardegna per inserirle nel bilancio dello Stato perché se queste somme non vengono inserite nel bilancio dello Stato ne possiamo avere anche venticinque di commissioni tecniche paritetiche che sottoscrivono accordi, ma la Sardegna non vedrà un euro! La Sardegna non vedrà un euro!
E' vero che anche il più lungo dei viaggi inizia dal primo passo, ma questo è un primo passo tecnico. Io voglio vedere, ripeto, non mi fido! Non mi fido della forza e della capacità politica del ministro Fitto dentro un Governo che non vede l'ora di tagliare i fondi alle Regioni e soprattutto alle Regioni a Statuto speciale, soprattutto di un Governo che ha preparato delle norme di attuazione quando Calderoli gestiva il tavolo di concertazione, nel quale ha tentato addirittura di cancellare accise e altre entrate per la Sardegna. Quello che ha proposto Calderoli in un primo momento, signor Presidente, e lei mi è testimone, era un accordo a perdere perché Calderoli ha questa visione della distribuzione dei fondi, siccome sappiamo che c'è un legame strettissimo tra la Lega, Calderoli e Tremonti, è chiaro che non possiamo stare tranquilli. Non possiamo stare tranquilli!
Ecco perché, signor Presidente, anche se, dal punto di vista tecnico, poteva sembrare un gesto eccessivo rispetto alle norme giuridiche e al parere dei tecnici, noi abbiamo insistito per un'altra forma di manifestazione di disappunto e di opposizione della Sardegna, cioè l'impugnazione del bilancio dello Stato, il quale non ha adempiuto al dovere di inserire tra le sue poste quanto era dovuto per la Sardegna. Non è un bel periodo, ripeto, collega Pittalis, non è un bel periodo! Non è ancora un periodo per festeggiare, c'è e ci sarà da combattere nuovamente e duramente.
Vi faccio un esempio. Presidente, noi abbiamo apprezzato (il collega Pittalis si sorprenderà di questo) il decreto con cui il presidente Cappellacci ha abbinato elezioni amministrative e referendum, lo dico, l'abbiamo apprezzato. Stiamo preparando una mozione per cui chiederemo anche al ministro Maroni di fare, con le elezioni nazionali, ciò che ha fatto il presidente Cappellacci, invece di buttare 350 milioni di euro per mandare gli italiani a votare il 12 giugno. Bene, si trovano 350 milioni di euro per buttarli in un tentativo di evitare che il referendum possa...
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, sinceramente devo dire che, oltre al clima sicuramente un po' smorto della seduta di oggi, l'altra cosa che colpisce è il fatto che sia una discussione veramente paradossale, nel senso che chi dovrebbe avere atteggiamenti trionfalistici, perché riesce a portare a casa un risultato, dovrebbe essere chi quel risultato lo ha ricercato, si è battuto, lo ha in qualche modo voluto sottoscrivendo un accordo col Governo Prodi. Oggi pare che si contesti il metodo attraverso il quale si sta arrivando a dare esecuzione a un accordo che noi abbiamo contestato, l'abbiamo contestato nel merito, non nel metodo, nel merito perché la modifica dell'articolo 8 ci dà meno entrate di quelle che vengono riconosciute ad altre Regioni a Statuto speciale, non parliamo solo della Sicilia, e le accise - una volta per tutte diciamocelo - erano assolutamente fuori.
Credo che lo stesso presidente Soru, che oggi è assente, potrà dire che non si è parlato - quando si è scritto quell'accordo - di quella partita che poi servirà a finanziare il sistema delle province. Abbiamo ottenuto in termini di entrate meno di ciò che alle altre Regioni veniva riconosciuto, ma abbiamo avuto, oltre a ciò che alle altre Regioni a Statuto speciale veniva chiesto, il carico della sanità e dei trasporti. Badate bene che, per sanità e trasporti, per esempio in Sicilia, che hanno il 90 per cento delle imposte dell'Irpef, contribuisce lo Stato. Noi invece dobbiamo caricare la spesa sanitaria e sappiamo tutti che, al di là di tutto l'impegno che ci potremo mettere, di qualunque riforma che potremo fare, per il fatto stesso che la dinamica demografica è differente, è una spesa che andrà sempre incrementandosi, continuamente; noi non possiamo pensare di comprimere la spesa farmaceutica o di non curare nel modo migliore possibile i malati sardi solo perché abbiamo scritto forse frettolosamente un accordo.
Quindi, ripeto, la prima cosa che noto è questo clima del tutto paradossale. Io credo che questa Giunta non potesse fare altro che cercare il sistema migliore per dare esecuzione a un atto. Lo ha fatto, sono d'accordo con quanto diceva l'onorevole Salis, è un primo passo, bisognerà vedere che cosa succederà successivamente. Io mi auguro (ma mi pare che il presidente Cappellacci lo abbia detto in maniera chiara) che, qualora in sede di Consiglio dei Ministri dovessero essere apportate delle modifiche all'accordo raggiunto in sede paritetica, sia chiara l'inevitabile apertura di un contenzioso e di un conflitto di attribuzioni col Governo ma, sino a quel momento, io credo che la strada sinora perseguita dalla Giunta (e confortata, devo dire, dai pareri legali di autorevoli costituzionalisti), mi pare che stia dando i suoi frutti. Se c'è qualcuno che debba gioire per questo, è chi quel risultato lo ha ricercato e non deve oggi lamentarsi perché si è scelta una strada piuttosto che un'altra. Quindi mi pare che il percorso seguito sia stato coerente ed efficace.
Va anche detto, una volta per tutte, che non esiste un problema di tempo, non si è perso tempo, i soldi noi li abbiamo iscritti regolarmente in bilancio, se c'è qualcosa che ci impedisce di spenderli è il Patto di stabilità, non è il fatto che non abbiamo la cassa, anzi, abbiamo una cassa piuttosto corposa. Non esiste assolutamente una questione di tempo, neanche se ce li dessero tra tre anni esisterebbe, perché noi li abbiamo comunque iscritti in competenza, abbiamo fondi, ahimè, residui moltissimi, quindi per l'operatività della Regione il problema non sussiste né in termini di competenza né in termini di cassa. E' evidente che sorprende il fatto che, raggiungere un risultato, sottoscritto in maniera anche piuttosto chiara, sia così difficoltoso nei rapporti col Governo.
Credo che, dopo forse un'iniziale, come dire, poca volontà di affrontare con la dovuta durezza il confronto con lo Stato, la Regione Sardegna si sia allineata alle altre Regioni del Mezzogiorno. Mi pare di capire che, anche recentemente, stia maturando un accordo con la Regione Sicilia per rivendicare assieme e fare fronte comune, nei confronti del Governo, con battaglie importanti. Ritengo che sia la strada giusta da perseguire. Lo dovremo fare già con la riforma statutaria rivendicando, come diceva l'onorevole Gian Valerio Sanna, gli oneri delle concessioni demaniali. E' incomprensibile e inammissibile che lo Stato faccia cassa sul demanio marittimo, sul demanio portuale, imponendo magari a noi, o costringendoci a imporre, nuove sovrattasse quando tutti gli oneri sono a nostro carico: gli oneri della gestione, gli oneri delle manutenzioni, gli oneri di rendere fruibile il patrimonio demaniale, marittimo e portuale.
Rimane aperta la vicenda delle accise e, lo dico in conclusione, rimane apertissima la questione dei trasporti. Oggi abbiamo letto sui giornali del fatto che la gara "Tirrenia" probabilmente andrà deserta, i due unici partecipanti non hanno versato le risorse che dovevano essere versate per poter partecipare alla gara, addirittura c'è stata una riduzione; questo può comportare, questo sì, un attacco forte alla nostra autonomia, alla limitazione di movimento dei sardi, un vero schiaffo alla Sardegna se non dovessimo fare fronte comune con l'altra grande isola e con le altre Regioni che soffrono di questa limitazione nei collegamenti.
Credo che, avviamoci a chiudere questa partita delle entrate, io non ho mai enfatizzato la vertenza entrate e mi è sembrata sempre una questione del tutto marginale, le vere questioni siano, prima di tutto, quella di dedicare attenzione massima, visto che sta ormai tramontando la possibilità nostra di partecipare al capitale di una delle cordate, a come affrontare la vicenda Tirrenia e la vicenda della calmierazione delle tariffe navali e poi seguire da vicino e iniziare una battaglia forte sul Patto di stabilità, perché quella è la vera partita, perché Roma, l'ho ricordato già in altre occasioni in quest'aula, la città di Roma, appena ottenuta la legge su Roma capitale, ha ottenuto parallelamente e contemporaneamente anche l'esenzione dal Patto di stabilità. Invece, qualunque nuova risorsa aggiuntiva ci dovesse essere riconosciuta con l'articolo 8 che già abbiamo in bilancio, di fatto si scontra col Patto di stabilità. Quindi quella è la vera partita, quella è la vera battaglia che Roma è riuscita a fare, non perché il sindaco Alemanno si è imposto ma perché 40 parlamentari ex A.N. hanno minacciato di non dare la fiducia al Governo Berlusconi se non fosse stata esentata la città di Roma che, badate bene, ha il doppio degli abitanti di tutta la Regione Sardegna. Io non so se i nostri parlamentari abbiano il coraggio (magari rischiando di non far parte delle prossime liste elettorali) di fare la stessa battaglia e di aiutarci a raggiungere lo stesso risultato, ma quella è la battaglia vera.
Fondi FAS che non ha avuto neppure la Sicilia, benché abbia materialmente avuto il decreto, perché sono andati a finanziare, come tutti voi sapete, altri investimenti nel Nord, a pagare casse integrazioni e multe per le quote latte. Allora: fondi FAS, concessioni demaniali, accise, Patto di stabilità e una rivendicazione forte per garantire i trasporti alla nostra che è l'unica vera isola che l'Italia ha, soprattutto se si dovesse realizzare il ponte sullo stretto, sono le vere vertenze importanti che qualificheranno questi futuri tre anni di legislatura se saremo in grado di portarli avanti con forza e se la Giunta regionale sarà in grado di assumere un atteggiamento forte nei confronti dello Stato, alleandosi e ricercando tutte le alleanze che saranno necessarie per raggiungere questi obiettivi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, Presidente della Regione, colleghi, io non parlerò nel merito dello schema di decreto legislativo, è previsto che lo schema venga esaminato in Commissione, che se ne parli certamente per competenza nella prima Commissione consiliare, che se ne parli nella terza Commissione consiliare, ed è previsto che poi il Consiglio esprima il proprio parere ed eventualmente, con un ordine del giorno, indichi possibili modifiche e integrazioni alle disposizioni contenute nella proposta di schema di decreto legislativo della Commissione paritetica. Prima di ogni altra cosa io do una valutazione positiva su un risultato. Abbiamo uno schema di decreto che consiste in una forma anche utilizzabile, se eventualmente non si chiudesse con il Governo tutta la procedura, per investire della questione delle entrate regionali anche la Corte costituzionale. Do un giudizio positivo su questo risultato perché è frutto di un'accelerazione dovuta anche all'insistenza della minoranza attraverso iniziative e azioni particolarmente dure che sono state assunte in questa Aula, che hanno dato vita poi a un ordine del giorno in parte, solo in parte purtroppo, adottato come comportamento guida anche dalla Giunta regionale.
Che cosa dobbiamo discutere o, meglio, decidere: darci reciproco affidamento? Intanto sono convinto che, dal Consiglio regionale, debba partire un segnale forte nei confronti dell'intera società sarda per dire: "Badate, la controversia con il Governo è una controversia che non è terminata, che bisogna tenere alta!". Lo dico ai colleghi della maggioranza, lo dico al Presidente, perché con i Governi, con questo Governo in particolare, ogni atto e ogni comportamento, che apparisse poco poco accondiscendente, non è apprezzato, è disprezzato! Cioè questo è un Governo che ha una linea che noi abbiamo capito benissimo, che è quella di ascoltare chi urla di più e chi fa più male anche dal punto di vista della gestione della relazione politica. Questo è un Governo che si preoccupa degli altri se gli altri lo fanno preoccupare.
E siccome abbiamo uno Stato, badate, uno Stato strutturato esattamente come tanti e tanti e tanti e tanti anni fa, si festeggia il 150º, questo è un Paese che ha mantenuto purtroppo, nonostante accadimenti tragici e positive conclusioni sotto il profilo istituzionale, anche attraverso la conquista di una Costituzione repubblicana, che sicuramente è di esempio nel diritto costituzionale per tutti i Paesi, nonostante ciò, questo è un Paese che ha mantenuto la testa di 150 anni fa, una testa vecchia! Questo è un Paese che è governato dalle burocrazie, dalle relazioni sottobanco, è un Paese che dimentica il sacrificio dei suoi figli, che ne fa violenza! E' un Paese che non rispetta! Non è un gran Paese! Ha costumi che non lo rappresentano al meglio in questo nostro pianeta, che pure ha cento e centomila difetti, ma che, in altre parti, si sforza di superarli e di migliorarsi. Per cui, che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo stabilire tempi e modalità per arrivare alla conclusione di questa partita nel più breve tempo e nel modo più ristretto possibile.
Quindi la prima cosa, Presidente del Consiglio, presidente Maninchedda, presidente Pittalis, mettiamo all'ordine del giorno l'esame di questo schema di decreto, concludiamo la procedura che riguarda il Consiglio, passiamo la palla immediatamente al Governo e chiediamo al Governo il rispetto dei contenuti, che concorderemo essere quelli migliori per l'attuazione dell'articolo 8 riformato dello Statuto.
Secondo, siccome non lo possiamo fare solo ed esclusivamente noi, chiamiamo le organizzazioni sindacali, CGIL, CISL e UIL per prime, che sono quelle che hanno accompagnato lo sforzo di questa battaglia dal momento in cui è iniziata, e diamo merito anche al presidente Soru per averlo fatto. Perché questa non è una conquista, lo dico all'onorevole Pittalis, lo dico ad altri del centrodestra, ma che cosa ci vuole a dire la verità? Che quella legislatura non è una legislatura persa, è stata una legislatura di grandi conquiste e, se ci fosse stata più continuità, onorevole Cappellacci, forse ne avrebbe avuto merito anche lei di più. Diciamo questo e chiamiamo tutte le forze politiche, il sistema dell'economia, diamo un segnale che siamo un "popolo", così lo capiscono anche a Roma. Non facciamo la figuraccia dell'ultima volta, quando abbiamo dovuto votare su Quirra, perché noi stimiamo tantissimo l'operato della magistratura, ma è possibile che questo Popolo si debba solo far difendere dai giudici? Può anche difendersi da solo! Può questo Consiglio regionale capire che se c'è qualcuno che ci avvelena, e che avvelena le nostre comunità, glielo impediamo? E invece non siamo stati capaci neppure di approvare un ordine del giorno. Ne abbiamo proposto due, non li avete approvati voi che avevate i numeri e non li abbiamo approvati neppure noi che non ce li avevamo.
Detto questo: tempi e modalità, subito al dunque, e vigilanza nei confronti del Governo, che sappiamo non è un governo amico, anzi è un governo nemico.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, questo non è un giorno di festa date le condizioni in cui si trova la Sardegna; sarà per colpa nostra, di tutti noi, ma anche per gravissima responsabilità del Governo nazionale, la situazione, estremamente triste, non ci consente di essere in festa, anche in presenza di un grosso passo avanti in questa vertenza. Ecco perché non è un giorno di festa. E' una situazione che richiede più che mai un impegno unitario di tutte le forze politiche. La vertenza sulle entrate non si limita a ottenere la corretta applicazione dell'articolo 8, ma si inserisce in un contesto più ampio. L'articolo 8, come sappiamo, è entrato in vigore nel 2010, in precedenza - come ha ricordato l'onorevole Salis - sono state erogate somme che non sono un'anticipazione degli aumenti di tasse, sono semplicemente, e in maniera irrisoria, un corrispettivo per tutto quello che ci doveva essere dato e che non c'era stato dato. Quindi non è ancora l'applicazione dell'articolo 8.
Non è in questo momento importante dire che servono, o non servono, le norme di attuazione per applicarle; l'importante è auspicare che il Governo approvi immediatamente queste norme di attuazione. Va da sé che anche un ritardo nella loro approvazione, così come è avvenuto con le norme sulla sanità penitenziaria, comporta violazione del principio di leale collaborazione e, per quanto riguarda la sanità penitenziaria, diamo atto che la Regione si è comportata più che correttamente, perché in mancanza di quelle norme di attuazione poteva dire al Governo di continuare a gestirsela fino all'applicazione delle norme e all'erogazione delle risorse. Siccome noi Sardi siamo fatti in maniera particolare e spesso e volentieri siamo attenti più ad andare incontro ai bisogni che ci vengono rappresentati, che a conquistare posizioni che ci consentono di richiedere, questo non l'abbiamo fatto. Auspichiamo che il Governo provveda in tempi molto brevi, abbiamo dei forti dubbi che questo avverrà, non perché non confidiamo nell'attività che sarà svolta puntigliosamente e quotidianamente dalla Giunta regionale, ma perché purtroppo il Governo ci ha dato una serie di segnali totalmente negativi per quanto riguarda la Sardegna.
Diamo per assodato che si arrivi all'emanazione di queste norme di attuazione, ma questo non basta, perché noi abbiamo tutta un'altra serie di battaglie che dobbiamo portare avanti. C'è il problema del Patto di stabilità, problema che il Consiglio regionale ha già affrontato, abbiamo già approvato all'unanimità un ordine del giorno, con cui il Consiglio ha dato una serie di indicazioni, condivise e accolte convintamente anche dalla Giunta regionale, su quello che era il percorso, su quello che doveva essere il contenuto di queste norme di attuazione di applicazione del Patto di stabilità. E' una battaglia molto più complessa. Ricordo che, in quell'ordine del giorno, era stato detto espressamente, era stata richiamata anche la legge sul federalismo cosiddetto fiscale, su cui poi tornerò, era stato detto di chiedere anche l'applicazione dell'articolo 22, articolo 22 che è espressione di principi costituzionali e anche espressione dell'articolo 13 del nostro Statuto, rimasto sostanzialmente inattuato fino a oggi. Non vorremmo che anche questo dell'articolo 22 fosse uno specchietto per le allodole, messo dal Governo per cercare di rendere tutti felici e contenti, e cercare di spostare l'attenzione sul vero contenuto delle norme sul federalismo fiscale.
Questo del federalismo è un altro grosso tema che ci vedrà impegnati. Noi, e quando dico "noi" intendo il Gruppo UDC-FLI, sia a livello nazionale, sia a livello locale, abbiamo combattuto fortemente queste norme. Sono delle norme che di federalismo hanno ben poco, perché nella sostanza finiscono, in effetti, in luogo di introdurre tasse e tributi locali, per accentrare il potere impositivo in capo allo Stato, lasciando alle Regioni solo la possibilità di fare degli aumenti rispetto ai tributi disciplinati e imposti dallo Stato. Quindi è una norma che accentra e che ha l'effetto di rompere l'unità dello Stato. Ecco la prima grandissima critica che noi facciamo a queste norme. Sono norme, ne abbiamo parlato più volte, non mi soffermo a esprimere tutto, che determinano un fenomeno di fiscalità di vantaggio. Collegando queste norme con i costi standard, si determinerà un fenomeno per cui noi non "potremmo", se dovessimo aumentare il livello delle prestazioni o migliorarle qualitativamente, ma "dovremmo" aumentare le tasse con la conseguenza che tutte le imprese sposterebbero, ancorché solo formalmente, la sede legale in altre regioni come Veneto, Lombardia o quant'altre, dove si pagano meno tasse. L'unico modo per evitare questo fenomeno è quello di ridurre le tasse, il che vuol dire ridurre le prestazioni, il che vuol dire non migliorare la qualità delle prestazioni.
Ecco perché noi riteniamo che, contro questo federalismo, debba essere fatta una battaglia che dovrebbe vederci possibilmente uniti, anche se mi rendo conto che questo è impossibile, vista la posizione quantomeno a livello nazionale del P.d.L. che è ovviamente difforme. Noi riteniamo che queste norme siano in contrasto con l'articolo 2 della Costituzione, riteniamo che questo fenomeno di fiscalità di vantaggio venga a configurare un aiuto di Stato vietato dalla normativa comunitaria. Bene, nel nostro piccolo, noi faremo, sia a livello nazionale che a livello locale, tutte le battaglie necessarie per cercare, nel limite del possibile, di bloccare questo fenomeno del fiscalismo. Sappiamo benissimo che è una posizione che ci differenzia da quella del P.d.L., ma riteniamo che, ciò nonostante, la sintesi delle posizioni si possa trovare su altri aspetti; questo è un problema che passa sopra la testa della Giunta regionale e quindi non va a incidere sull'alleanza.
Non solo, ma per superare tutti questi problemi è importante fare le riforme, noi possiamo presentarci di fronte al Governo e avanzare le nostre rivendicazioni se riusciamo a dotarci degli strumenti legislativi di una nostra Carta costituzionale che ci dia le condizioni per andare avanti e che chiarisca i nostri poteri e i risultati che vogliamo raggiungere. L'autonomia non è più solo un problema economico, non è più solo un problema di rinascita della Sardegna, l'autonomia è anche riconoscimento del popolo sardo, riconoscimento della sua identità, riconoscimento dell'insularità. Sono tutte battaglie che dovremo portare avanti cercando di riempirle di contenuti; sicuramente non ci soddisfano le battaglie e le parole che vengono spese a Roma e che rimangono mere e poche. In questa battaglia, come anche nelle altre in precedenza, siamo al fianco della Giunta regionale, al fianco del Consiglio regionale, siamo al fianco di tutti i sardi che vogliono portarla avanti.
Cercheremo di contribuire nel nostro piccolo con le nostre idee e con il nostro apporto. Proponiamo sempre sul tavolo, facciamo una nostra proposta senza mai imporla, cercando di ragionarla, di spiegare i motivi e vedendo, laddove non vi sia il consenso, di raggiungere l'accordo su una proposta che comunque consenta di ottenere quei risultati. E' un comportamento, questo, che l'UDC, anche con gli amici del FLI che sostengono questa maggioranza, pur in talune ipotesi differenziandosi, ha sempre portato avanti, pertanto se le affermazioni che l'amico Pittalis in precedenza ha rivolto fossero da intendersi rivolte a noi, le ritengo fortemente immeritate. Abbiamo sempre contribuito e collaborato a questa maggioranza, abbiamo garantito, nel momento in cui per una serie di motivi il P.d.L. non poteva essere presente in aula, la nostra presenza e, in quel caso, ribadisco che la presenza degli amici di FLI è stata veramente essenziale per garantire il numero legale e portiamo avanti le nostre idee.
Portiamo avanti le nostre idee, pur avendo un bagaglio di voti che ci dà una forte rappresentatività, e non abbiamo mai preteso e né mai abbiamo ottenuto un ritorno di potere, se lo vogliamo chiamare così, rispetto alla nostra attività, che pure avremmo diritto di chiedere. Ci sono problemi nella maggioranza? Benissimo, ma non è questa la sede per affrontare quei problemi, in un momento così delicato. Se i problemi ci sono si parla, ci si incontra, si affrontano, vediamo se riusciamo a fare sintesi, se si fa sintesi si va avanti insieme, se la sintesi non è possibile, andremo per il percorso fermo rimanendo che noi saremo qua presenti a dare il nostro contributo in tutte le forme e in tutti i modi possibili.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, io credo che questo sia il momento nel quale questo Consiglio regionale e le forze politiche sarde debbano dimostrare grande comunione di intenti. Faccio l'appello a tutte le forze politiche e a tutto il Consiglio regionale, anche perché credo che sia necessario un intendimento comune ma, ancora di più, sia necessaria l'unità della maggioranza. Dovremmo astenerci, in questa sede, su questo argomento, dall'innescare polemiche, magari necessarie, ma certamente inutili in questo contesto. Questa non è una giornata di festeggiamenti, per me personalmente, ma credo per tutto il Popolo della libertà, la giornata di festeggiamenti è quella di domani, perché noi crediamo veramente all'Unità d'Italia; in casa mia io esporrò il tricolore domani ma credo che lo faranno moltissime famiglie sarde, è una mia posizione, è la nostra posizione. Così come la nostra posizione era ed è che le norme d'attuazione fossero un fatto essenziale e indispensabile, per questo non abbiamo messo in campo veleni contro chi (come i colleghi del centrosinistra) riteneva - avendo le sue ragioni - di non dover andare verso la strada delle norme di attuazione.
E' una divergenza politica? E' una divergenza tecnica? Noi abbiamo creduto che questa fosse la strada migliore. Per i colleghi del centrosinistra, almeno per alcuni che sono intervenuti, mi è sembrato che questa non fosse la strada più utile. L'importante è il risultato; qualcuno ha detto che siamo in grande ritardo. Voglio dire, per ricordarlo ai colleghi, che l'articolo 8 entrava in vigore dal primo gennaio 2010, quindi tutto ciò che è accaduto precedentemente è un fatto che riguardava certamente ma non esclusivamente questa maggioranza. Entrava in vigore il primo gennaio 2010! Come? Con un dato assodato e conclusivo da parte del Governo Prodi che le risorse dovevano essere trasferite alla Regione Sardegna? Non era così neanche allora! Non lo è mai stato così, né poteva esserlo perché l'applicazione dell'articolo 8, ecco dove noi ci siamo riagganciarti alle norme di attuazione, io credo che sia un fatto fondamentale quanto meno per le cose che ha detto poc'anzi il collega Uras.
Non può sfuggire all'attenzione del Consiglio regionale, non può essere che il Consiglio regionale sia escluso, non può essere che questa partita sia solo patrimonio esclusivo di un rapporto amministrativo tra il Presidente della Regione e la Giunta e il Governo nazionale. Non può assolutamente essere questa la strada! Non può essere questa adesso e, ancora di meno, non lo deve essere per il prosieguo di questo percorso. Io ho ascoltato anche l'intervento di autorevoli esponenti di questo Consiglio regionale che hanno ricordato altre partite che probabilmente dobbiamo ancora mettere in campo; si è parlato del demanio, si è parlato del Patto di stabilità, non si è parlato per esempio della tassa che i sardi pagano ancora al Governo nazionale che è la tassa sulla revisione delle cooperative, i colleghi siciliani incamerano in Sicilia la tassa di revisione, che è una tassa biennale. Non saranno grandi cifre ma è qualche milione di euro che non si capisce per quale motivo noi stiamo ancora pagando al Governo nazionale. Ma di questi casi ce ne sono ben altri!
Ecco perché questa non è una partita che può essere risolta con un documento che prevede la chiusura totale;, sono sicuro che le norme di attuazione (convinto come sono che verranno celermente approvate dalla prima Commissione e poi torneranno con un ordine del giorno in Consiglio) verranno immediatamente trasmesse alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in modo che immediatamente si possano attivare le fasi successive. Io leggo nelle norme di attuazione qualcosa che forse è sfuggito ad alcuni, che non è l'articolo più importante ma certamente è fondamentale, ossia l'articolo 13; dall'articolo 13 si capisce qual è l'intendimento, cioè non ci sfuggirà più un euro se l'articolo 13 verrà rispettato. Allora, il lavoro si è fatto e, al di là delle risorse (qualcuno ha chiesto quando verranno quantificate, l'onorevole Giampaolo Diana ci parlerà delle risorse e a quanto ammonteranno, ma io credo che questo conteggio sia già stato fatto, anzi ne sono certissimo), dobbiamo capire che la cifra non sarà fissa, ma in evoluzione, e quell'articolo 13 ci mette al riparo da qualsiasi sorpresa.
E' vero, l'onorevole Soru ha avuto l'intuizione nella precedente legislatura, ma nessuno ha mai fatto proclami contro il presidente Soru. Siamo andati tutti quanti a Roma per combattere quella battaglia che però è rimasta a metà, probabilmente anche perché è caduta la Giunta; certo è che noi abbiamo ripreso il percorso e vogliamo concretizzarlo, anzi vorremmo che a questo percorso partecipassero tutti, perché, colleghi del centrosinistra, se non partecipate, state compromettendo quel percorso che voi avete avviato e che noi peraltro abbiamo condiviso. Quindi massima condivisione oggi.
Credo che il risultato non sia da ascrivere tra il massimo dei risultati, è importante, però, se noi gli diamo le gambe, gli strumenti e la certezza di essere tutti quanti uniti (dentro il Consiglio regionale, fuori dal Consiglio regionale, con i parlamentari, con le associazioni, con le organizzazioni), perché tutti quanti dovremo fare il nostro sforzo, io sono sicuro che, se veramente c'è questa grande determinazione da parte di tutti, questo risultato potrà essere ascritto a questa o all'altra legislatura, ma comunque al Consiglio regionale, alla Giunta e a tutti coloro che si sono impegnati in questo senso.
Per il resto, io credo di non dover aggiungere altro, ritengo che il dibattito sia stato esaustivo e che di una cosa dobbiamo preoccuparci (l'ho già dichiarato qualche giorno fa e mi piace dichiararlo di nuovo in Consiglio regionale): se il Consiglio regionale e la Giunta regionale hanno fatto tutti gli sforzi (io sono convinto di sì), se abbiamo avuto la forza e otterremo la forza ancora più straordinaria di vedere riconosciute le nostre legittime esigenze e aspettative, io credo che la parte politica non si debba fermare qua, che sia necessario cominciare a pensare adesso al Patto di stabilità, certamente, ma anche a ciò che accadrà nel momento in cui noi supereremo anche quell'ostacolo. Non basta avere i soldi, bisogna anche saperli spendere!
Bisogna caratterizzare questa legislatura, è una legislatura che deve dare veramente un segno definitivo sullo sviluppo della Sardegna: questa è la grande sfida a cui noi siamo chiamati, tutti gli altri sono atti amministrativi che seguiremo con attenzione ma certo è che la nostra fantasia e la nostra idea di sviluppo della Sardegna deve concretizzarsi con proposte e disegni di legge che certamente dovranno far capire perché abbiamo sollevato queste rivendicazioni: perché i sardi le meritano e perché forse un minimo di impegno ce l'abbiamo messo anche noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, cercherò di parlare, cerco di farlo sempre ma a maggior ragione oggi, senza strumentalità, direi quasi col cuore. Domani celebreremo e festeggeremo i 150 anni dell'Unità d'Italia e credo che noi abbiamo diritto, forse più di altri, di farlo perché abbiamo contribuito; però vogliamo che questa unità, soprattutto oggi, messa tra l'altro in discussione, sia caratterizzata da una valorizzazione forte delle differenze dei diritti di una sovranità che vorremmo fosse attribuita anche alle Regioni e quindi in particolare alle Regioni autonome come la Sardegna. E in un momento come questo, dove i diritti e le specificità sono negate, credo che dovremmo alzare più alta la nostra voce; lo dico perché credo che poi conseguentemente, presidente Cappellacci, dovremmo essere in grado di trasferire questi poteri, non solo funzioni amministrative, anche ai comuni, per dare proprio alla municipalità quelle competenze che le sono proprie e che riguardano il nostro essere federali, solidali, autonomisti in una misura forse più forte di quella che abbiamo vissuto in questi sessant'anni. Questo appartiene però al dibattito sul nuovo patto costituzionale con lo Stato che è demandato in questo momento alla Commissione autonomia.
Presidente, oggi (lo aveva già fatto nei giorni scorsi), lei ci ha chiesto in particolare, in modo - devo dire - preoccupato ma la capisco, di mobilitare, di chiamare in qualche modo all'unità e alla coesione gli "stati generali", la classe dirigente sarda. Lo ha fatto con preoccupazione. Riteniamo, noi con lei, che non ci sia niente da festeggiare per le norme di attuazione, non necessarie e che ci riportano sostanzialmente alla situazione che avevamo nel 2009. Noi riteniamo che l'articolo 8 sia immediatamente applicabile, sia comunque effettivo, e che la vera battaglia l'abbiamo vinta in quell'occasione con la mobilitazione di tutti i sardi. La classe dirigente sarda, quella classe dirigente che in quest'Aula ha visto, per esempio nel giugno o luglio del 2009, un primo incontro che ha portato alla difesa del cracking di Porto Torres, quel cracking di Porto Torres non solo è messo oggi in discussione ma per esso, dalle parole del numero due di ENI, Renzi, si prospetta una chiusura annunciata per giugno di quest'anno. Anche lì siamo al punto di partenza, Presidente, stiamo parlando sempre del rapporto con lo Stato, che non può fare quello che vuole in Sardegna, la quale deve, se non altro, avere una voce forte di opposizione, anche attraverso la sua presenza nel Consiglio dei Ministri, Presidente, così dice lo Statuto di autonomia.
Cracking, ENI, Polimeri Europa, Vinyls, tutte partite aperte, così come il nucleare! Presidente, non possiamo accettare una legge dello Stato che semplicemente dà una facoltà alle Regioni, e quindi alla Sardegna, di poter esprimere il proprio parere ma del quale può anche benissimo non tener conto, perché poi decide uno Stato centralista, non federale ma centralista. E' sicuramente contraddittorio.
In questo quadro, lei ha voluto fare dichiarazioni al Consiglio regionale per cercare di mobilitare, credo, ma, nello stesso tempo, di illustrare quello schema di norme di attuazione che non hanno avuto modo (per motivazioni che forse comprendiamo ma che non accettiamo) di trovare spazio, se non forse oggi, non so se è stato fatto, nel sito istituzionale della Regione. Era una delibera della Giunta regionale e io credo che i consiglieri regionali debbano essere sempre messi in condizione di poter svolgere il loro lavoro, le proprie prerogative, anche quando riguardano materie delicate che non attengono soltanto al rapporto tra una Giunta e un Governo ma anche al rapporto tra la Sardegna, intesa in questo caso come la rappresentanza del popolo sardo in Consiglio regionale, e uno Stato.
Allora, la lettura del testo di quelle norme di attuazione tra l'altro un po' mi inquieta perché mi pare che siano delle norme assertive, tutte spostate sulla funzione dello Stato e meno della Regione, qualunque scelta è definita sulla base di parametri non qualificati oggettivamente, forse non lo dovevano essere in quelle norme ma mi pare di interpretare che fa tutto lo Stato: "Lo Stato stabilisce", "Il Dipartimento quantifica", "Il Ministero stabilisce". C'è una volta sola la parola "intesa" in queste norme di attuazione, una volta sola troviamo nel proseguo e nell'interpretazione di quelle norme il rapporto tra Regione e Stato che deve esserci sempre e io dico che deve esserci sempre in maniera conflittuale, una conflittualità che fa parte della leale collaborazione.
Allora, norme di attuazione non necessarie, atteggiamento dilatorio che ha portato, e capisco anche qui le preoccupazioni del Presidente, quasi a voler interferire col federalismo, perché l'obiettivo dello Stato era questo, Presidente, e lei lo sa bene: modificare il quadro delle entrate raggiunto, inserendo l'articolo 8, di fatto, nelle previsioni più ampie del federalismo fiscale, quindi in qualche modo annullandone i benefici. Questo credo che sia l'atteggiamento dello Stato, incontrovertibile, al quale dobbiamo continuare a opporci in maniera forte, decisa e autorevole.
Ricordo brevemente ciò che abbiamo vissuto in questi anni: nel dicembre 2009, ci fu un ordine del giorno unitario della Camera che portava la firma di tutti i consiglieri sardi, il primo era l'onorevole Cicu, secondo il quale le norme di attuazione non erano necessarie e l'articolo 8 era immediatamente applicabile, effettivo. Successivamente, nel marzo 2010 fu presentata un'interrogazione, ancora una volta primo firmatario Cicu, e la risposta del viceministro Vegas andava invece in direzione opposta, cioè norme di attuazione necessarie per dare efficacia a quell'articolo 8 riscritto, a quel patto tra un Governo e una Regione, tra Soru e Prodi in particolar modo. Ma questo è un fatto, come dire, accidentale tra uno Stato e una Regione. Poi ancora a giugno 2010, alla Camera, Vegas ribadisce la sua posizione sul fatto che non avremmo visto una lira fino all'approvazione delle norme di attuazione, il Governo regionale, in questa Aula, rappresentato da lei, Presidente, ha fatto propria quella impostazione andando a traino, secondo noi, del Governo e quindi seguendo un atteggiamento dilatorio che ci ha portato alla Paritetica e a un preaccordo non definito con il ministro Calderoli delegato dal Governo, e poi a una posizione che noi abbiamo voluto difendere anche con l'occupazione del Consiglio regionale, con diverse mozioni, dando valore anche a questa Aula.
Siamo arrivati di fatto a queste norme, alle norme di attuazione, che sono forse semplicemente, come dire, un "passettino", ma che ci riportano a una situazione nella quale eravamo nel 2009; occorre il pronunciamento del Consiglio regionale e quello del Consiglio dei Ministri. Anche qui capisco le sue preoccupazioni, voglio vedere quale sarà l'atteggiamento di Tremonti, non solo quello di Calderoli. Anche la revisione del Patto di stabilità non è un passaggio secondario sul quale vi siete impegnati fin dal primo momento, non avete trovato modo per attivare un tavolo che portasse a un minimo risultato.
Ancora: l'iscrizione nel bilancio dello Stato, se si farà come si farà, con un assestamento, con la legge di stabilità, abbiamo già visto cos'è successo con la legge di stabilità del 2010, che non avete voluto impugnare, nonostante un ordine del giorno unitario, con l'assestamento del bilancio 2010, col colpevole voto favorevole dei parlamentari del Popolo della Libertà e del centrodestra che, in quel momento, dovevano opporsi perché prima c'è la Sardegna e poi la propria candidatura eventuale e successiva.
Credo che questo sia il senso. Serve un'assemblea degli "stati generali"? Serve un'assemblea della classe dirigente? Io credo che serva, l'abbiamo detto nel primo momento, una mobilitazione del popolo sardo pari almeno a quella del 2005-2006, popolare, sociale e istituzionale. L'assemblea degli "stati generali" serve se è operativa, se indica un'agenda, se indica un calendario, la convochi dove vuole, Presidente, magari al centro della Sardegna, noi ci saremo, non ci siamo mai sottratti! Ci saremo se lei avrà coraggio, avrà determinazione, avrà autorevolezza, se metterà ancora una volta al primo posto gli interessi della Sardegna. La convochi dove vuole, se è un passaggio per una mobilitazione, se è un passaggio per un'apertura ancora non fatta di un conflitto istituzionale, lo faccia, lo dichiari domani, proprio il giorno dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Accanto al festeggiamento, doveroso, noi abbiamo motivi di preoccupazione.
Lo Stato, troppe volte, anche in questi anni, soprattutto in questi anni, ha attentato allo Statuto di autonomia della Sardegna, lo ha fatto in maniera consapevole, lo ha fatto anche con il suo silenzio, Presidente, noi vorremmo una svolta da questo punto di vista, lo vogliamo insieme a tutti i sardi perchè noi vogliamo veramente rendere partecipi tutti i sardi.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, oggi mi sono presentato in questa Aula per un dovere istituzionale, per dare una puntuale e completa informativa ma anche per cercare di stimolare l'Aula ad avere un atteggiamento coerente, ad avere una posizione coerente, ad avere un'unica voce che possa consentire di percorrere questo ultimo tratto di un cammino certamente complesso e difficile. Un tratto che non è esente da pericoli e insidie, l'ho detto da subito, anzi forse è il passaggio decisivo dove le insidie sono maggiori. Ho colto in molti interventi spunti positivi, la disponibilità, la volontà vera di fare quadrato intorno, non al Presidente, ma agli interessi della Sardegna. Ho anche purtroppo registrato una serie di, come dire, sforzi, equilibri dialettici che, sul filo del sillogismo aristotelico, tentano di affermare una tesi, ma peccato che quella tesi sia viziata da una premessa totalmente infondata.
Mi viene in mente, quando sento determinate affermazioni, un quadro surrealista di Magritte di fronte al quale mio figlio, durante la visita a un museo, mi disse: "Che cos'è questo, papà?". Me lo chiese perché c'era raffigurata una mela e sopra c'era scritto: "Questa non è una mela". Ecco, quando sento parlare di questo risultato, sento parlare di feste, per usare sempre un riferimento al mondo dei giovani, mi viene da chiedere: "Dov'è la festa?". Ma chi ha mai parlato di feste? Anzi, mi sono espresso in termini assolutamente contrari di ipotesi di celebrazione e di festeggiamenti.
Quando sento parlare della vicenda dell'ENI, riguardo alla quale la Sardegna intera riuscì un anno e mezzo a fermare la trasformazione di quel sito in un grande serbatoio, con tutti i rischi che poi anche vicende recenti hanno dimostrato assolutamente attuali, e arrivare a uno scenario quale quello di oggi in cui si parla di una opportunità importante, si discute intorno a un neonato che può crescere, diventare grande, forte, rispetto a quello che prima si faceva attorno a un malato terminale, che si cercava di tenere in vita, ma senza molte speranze o aspettative di vita, ecco allora mi vengono in mente quei paradossi e mi viene in mente che forse la Sardegna in questo momento non ha bisogno del paradosso, ha bisogno della concentrazione sull'immagine che dice esattamente qual è lo stato dell'arte e che fa sì che i nostri sforzi debbano essere tutti quanti diretti a ottenere quel risultato.
Io non voglio basare le mie valutazioni e soprattutto le mie azioni sui paradossi, sulle provocazioni, su atteggiamenti che comprendo sino a un certo punto anche nella dialettica politica, nel confronto. Voglio basarmi invece sull'immagine, su quel risultato e su tutti i segnali che sono arrivati, da una parte e dall'altra, tesi a dare la disponibilità per fare quadrato intorno agli interessi della Sardegna. Questo è quello che ho fatto fino a oggi, questo è quello che continuerò a fare oggi, domani e dopodomani. Sono certo che, con l'impegno, non solo del Presidente, di tutti, i risultati possono essere conquistati.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame del successivo punto all'ordine del giorno che reca la discussione del disegno di legge numero 216/A - Parte prima.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore.Mi rifaccio integralmente alla relazione già in atti.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Intervengo molto brevemente perché su questa legge noi abbiamo già assunto una posizione favorevole in Commissione; riteniamo che (lo diciamo perché ci sono sollecitazioni che ci provengono anche da altre parti e amministrazioni regionali si sono già espresse in questa direzione) l'accorpamento, previsto dal provvedimento di legge numero 216/A, per i referendum regionali e le elezioni comunali e provinciali, sarebbe utile che venisse allargato anche alle elezioni referendarie nazionali. Risparmiare risorse su questo tema (so che l'Italia dei Valori ha presentato una mozione su questo tema), è un obbligo morale che noi tutti dovremmo sostenere.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
(Interruzione)
E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Ladu, Manca e Oppi hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 64
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 64
(Il Consiglio approva).
Si dia lettura del titolo.
(Si riporta di seguito il titolo:
Abbinamento dei referendum regionali con le elezioni comunali per l'anno 2011.)
(E' approvato)
Gli articoli 1 e 2 sono stati stralciati.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolo 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3:
Art. 3
Disciplina transitoria dell'abbinamento dei referendum regionali con le elezioni
comunali e provinciali
1. Limitatamente all'anno 2011, in caso di contemporaneo svolgimento dei referendum regionali con le elezioni dei consigli comunali e provinciali e con il primo turno delle elezioni dei sindaci e dei presidenti delle province, alle consultazioni referendarie si applicano, relativamente alla durata delle operazioni di voto e al funzionamento dei seggi elettorali, le disposizioni concernenti le elezioni amministrative.
2. Per i referendum regionali da tenersi nell'anno 2011, in deroga a quanto previsto dall'articolo 8, comma 1, della legge regionale 17 maggio 1957, n. 20 (Norme in materia di referendum popolare regionale), i referendum sono indetti con decreto del Presidente della Regione non oltre il cinquantacinquesimo giorno precedente quello della votazione.
3. Nel caso di cui al comma 1, le operazioni di scrutinio relative alle elezioni dei consigli comunali e provinciali e alle elezioni dei sindaci e dei presidenti delle province cominciano, in ciascun seggio elettorale, al termine delle operazioni di scrutinio relative ai referendum regionali.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 4.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 4:
Art. 4
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale della legge. Prego i colleghi di prendere posto.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 216/A - Parte prima.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cappellacci, Espa, Greco e Petrini hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cappellacci - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 65
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 65
(Il Consiglio approva).
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo la sospensione dei lavori, perché abbiamo bisogno di interloquire con i Gruppi di minoranza.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, possiamo fare almeno l'illustrazione e la discussione, e poi magari teniamo aperto il termine per la presentazione degli eventuali emendamenti?
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Noi preferiamo interrompere.
PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo, interrompiamo i lavori, che riprenderanno alle ore 16 di questo pomeriggio.
Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo
La seduta è tolta alle ore 13 e 10.
Allegati seduta
CLXXXVIII SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Mercoledì 16 marzo 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 03.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 19 gennaio 2011 (181), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Paolo Luigi Dessì ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 16 marzo 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Comunico che il Ministro per i rapporti con le Regioni ha trasmesso, in data 16 marzo 2011, gli schemi dei decreti legislativi concernenti:
"Norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di finanza regionale";
"Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di assistenza ai grandi invalidi del lavoro".
I provvedimenti sono stati assegnati alla Prima Commissione.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Greco - Sabatini - Rodin - Pitea - Cocco Daniele Secondo - Agus - Cocco Pietro - Fois - Mulas - Planetta - Randazzo - Sechi - Stochino - Biancareddu: "Misure a sostegno del diritto allo studio per i figli delle vittime di incidenti sul lavoro in Sardegna". (262)
(Pervenuta il 10 marzo 2011 e assegnata alla sesta Commissione.)
Cocco Daniele Secondo - Cuccureddu - Diana Mario - Salis - Sanna Giacomo - Steri - Uras - Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Cappai - Capelli - Caria - Diana Giampaolo - Cocco Pietro - Contu - Cucca - Cuccu - Dedoni - De Francisci - Dessì - Espa - Fois - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo Terzo - Sechi - Solinas Antonio - Stochino - Zedda Massimo - Zuncheddu: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 15 luglio 1988, n. 25 (Organizzazione e funzionamento delle compagnie barracllari)". (263)
(Pervenuta l'11 marzo 2011 e assegnata alla quinta Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione del Consorzio di bonifica del basso Sulcis". (526)
"Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sulla cessata illuminazione della strada statale n. 195". (527)
"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di un intervento per sanare la situazione debitoria della ASL n. 1 di Sassari nei confronti dell'azienda di vigilanza Polsarda". (528)
"Interrogazione Espa - Cuccu - Sabatini - Cocco Pietro - Meloni Marco - Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sull'evento per l'inaugurazione del cavo sottomarino SAPEI (Sardegna Penisola Italia) a Latina in concomitanza con le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia alla presenza del Ministro Romani". (529)
"Interrogazione Vargiu - Meloni Francesco, con richiesta di risposta scritta, sul collasso del sistema della dialisi cronica per i nefropatici dell'area vasta di Cagliari". (530)
"Interrogazione Cuccureddu, con richiesta di risposta scritta, sull'ipotesi di soppressione del servizio di diabetologia dell'Ospedale SS. Annunziata di Sassari". (531)
"Interrogazione Sanna Matteo, con richiesta di risposta scritta, sul trasferimento dell'ubicazione del Distretto/Polo nautico di Olbia con relativo stand fieristico". (532)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla procedura concorsuale riguardante l'assunzione a tempo indeterminato di 57 dirigenti alla Regione Sardegna". (208)
"Interpellanza Meloni Marco - Bruno - Moriconi - Manca - Lotto sull'aumento delle tariffe dei trasporti marittimi tra la Sardegna e la Penisola e sulla violazione della normativa dell'Unione europea in materia di concorrenza fra le compagnie dei trasporti marittimi". (209)
"Interpellanza Solinas Antonio - Cuccu - Meloni Valerio - Barracciu - Bruno sulle previsioni di nuovi tagli organici della scuola pubblica in Sardegna per l'anno scolastico 2011-2012". (210)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Mozione Lotto - Bruno - Uras - Salis - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Meloni Marco - Solinas Antonio - Zuncheddu - Caria - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cucca - Cuccu - Espa - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zedda Massimo sullo stato delle pratiche relative agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, eolico, fotovoltaico e biomasse, nonché sul piano energetico regionale non ancora proposto dalla Giunta regionale al Consiglio regionale e sul mancato pronunciamento della Regione Sardegna sulle linee guida nazionali entro i termini di legge del 31 gennaio 2011, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (112)
"Mozione Capelli - Sanna Matteo - Artizzu - Mulas sulla nomina del dott. Mariano Mariani a commissario straordinario per la provvisoria gestione del Comune di Olbia". (113)
"Mozione Bruno - Salis - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Giacomo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo sulla illegittimità della nomina del dott. Mariano Mariani a commissario straordinario del Comune di Olbia, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (114)
PRESIDENTE. Considerate le numerose assenze in Aula, dovute anche alla difficoltà di raggiungere questa mattina il Consiglio per il blocco della via Roma, sospendo i lavori.
(La seduta, sospesa alle 10 e 09, viene ripresa alle 10 e 25.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto. L'ordine del giorno reca le dichiarazioni del Presidente della Regione sulla vertenza entrate, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo un'ulteriore sospensione della seduta vista la perdurante scarsa presenza dei consiglieri in Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, secondo me, il problema è relativo al fatto che i colleghi non sono presenti nel Palazzo per le difficoltà di raggiungerlo questa mattina, perché c'è la via Roma bloccata. L'ho ricordato anche prima della precedente sospensione. Va bene, sospendo i lavori per altri dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 26, viene ripresa alle ore 10 e 35.)
Dichiarazioni del Presidente della Regione, ex articolo 120 del Regolamento, sulla vertenza delle entrate.
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione per rendere le sue dichiarazioni.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, ho chiesto di poter riferire all'Aula sullo stato dell'arte della vertenza entrate non per un momento che potesse essere in qualche modo celebrativo di qualche cosa, ma semplicemente per non venir meno al dovere e all'impegno che avevo assunto di gestire l'intera vertenza con il coinvolgimento sempre diretto dell'Aula. Anche la richiesta di poter, ove l'Aula lo ritenesse, aprire un momento di riflessione con la classe dirigente sarda non è finalizzata ad accendere i riflettori su alcunché, bensì nasce da una valutazione di opportunità, di strategia, anche politica, che rende necessario, a mio modo di vedere, il massimo coinvolgimento dell'intera classe dirigente e della società sarda rispetto a una vertenza che oggi certamente, per ciò che vi dirò, sconta un risultato importante e positivo, ma che, come ho detto sin dal primo momento, non è ancora chiusa e ci obbliga quindi ad assicurare il massimo impegno per poter arrivare al risultato finale.
Sin dal primo momento noi dichiarammo che quel testo novellato dell'articolo 8 richiedeva norme di attuazione che potessero consentire di evitare qualunque tipo di conflitto con lo Stato, qualunque tipo di confronto sul meccanismo concreto di calcolo, peraltro questa nostra riflessione anche recentemente è stata confermata dal parere di autorevoli giuristi. Siamo pertanto andati avanti, come sapete, su questa strada e lo scorso 8 marzo siamo arrivati a un risultato che io giudico importante sul piano della strategia, sul piano tecnico e sul piano politico. La Giunta aveva provveduto a licenziare le norme di attuazione, o meglio la bozza, la nostra proposta di decreto di norme di attuazione. Quelle norme contengono la declinazione puntuale dei meccanismi per arrivare al calcolo delle quote di compartecipazione devolute e portano a un risultato che è esattamente pari a quello che noi abbiamo iscritto in bilancio, con una leggera differenza tra il 2010 e il 2011, perché nel 2010 per prudenza non abbiamo accertato in termini finali la partita relativa al lotto, nel 2011 lo abbiamo messo in previsione.
Solo per completezza, ma molto rapidamente, voglio citare quali sono i principi che stanno alla base di quel documento. Intanto, per quanto riguarda la determinazione del gettito IRPEF, noi abbiamo proposto che sia determinata in base all'imposta assumibile dalla dichiarazione dei redditi. Abbiamo anche chiesto e ottenuto che, nelle quote di compartecipazione, fosse compresa l'IRPEF che non fosse rilevabile dalle dichiarazioni, per esempio quella evasa e recuperata con attività di accertamento e quella a tassazione separata.
Per il gettito IRES è stato concordato che la quota sia quantificata facendo riferimento all'IRAP e per le imprese monoimpianto all'IRES pagata dalle imprese operanti in Sardegna a prescindere dal domicilio fiscale, come invece il MEF proponeva di impostare il problema. La determinazione della quota dell'IVA aveva meno problemi perché già delineata in modo puntuale sull'articolo 8, però il MEF aveva proposto di cambiare il metodo di calcolo e noi, invece, abbiamo ribadito che doveva essere lo stesso già enunciato nell'articolo 8.
Per quanto riguarda le accise spettanti alla RAS, al fine di non bloccare il processo di approvazione delle norme di attuazione, abbiamo ritenuto opportuno adottare un testo asciutto che consente da subito di portare a casa le accise relative ai prodotti consumati in Sardegna, ma non esclude in via ipotetica una rivendicazione che possa portare a una interpretazione estensiva comprendente anche le compartecipazioni alle accise dei prodotti raffinati nell'isola ma consumati fuori regione. Abbiamo sempre detto, ma mi pare che su questo ci sia condivisione e unità di visione, che questa partita anche sul piano tecnico è difficilmente realizzabile.
Infine una partita importante è quella relativa alle entrate da giochi e scommesse. Secondo il MEF, i giochi relativi al lotto non dovevano essere compresi in quanto non entrate di natura tributaria. Noi abbiamo sempre contestato l'assunto che non fossero di natura tributaria e in ogni caso ci siamo basati sul fatto che la nostra norma fa riferimento alle entrate erariali e quindi queste sono comunque comprese. Il risultato è un decreto che, quando poi lo si va a declinare, sui numeri porta ai valori che ho detto e che sono stati iscritti in bilancio.
I passaggi successivi, oggi, quali sono? Sono l'approvazione in Consiglio regionale, la ratifica in Consiglio regionale di quel testo e poi l'approvazione in Consiglio dei Ministri. Questo passaggio, come ho dichiarato da subito, è tutt'altro che scontato, ma è evidente che il risultato della Commissione paritetica (che è un organo tecnico, composto da tecnici di nomina del Governo e della Regione) ha un contenuto, una veste tecnica ma indubbiamente un'anima politica, perché non sarebbe mai passato se non ci fossero stati, su quel livello ministeriale, un consenso e una disponibilità ad accettare quella tesi.
E' altrettanto evidente - l'ho già detto in Aula in precedenti occasioni - che non tutti i livelli governativi sono in questo momento allineati con le ragioni della Sardegna, anzi mi sento di sostenere che ci sono dei livelli governativi che in questo momento o in passato hanno manifestato, rispetto alle ragioni della Sardegna, addirittura ostilità e quindi si rende opportuno e necessario che il fronte sardo sia il più unito possibile e che si lavori insieme verso la soluzione del problema.
Una delle questioni, che erano state poste in quelle sedi, diciamo, poco amichevoli, era quella di mettere sullo stesso piano il tema del federalismo fiscale con la vertenza delle entrate e noi ci siamo sempre rifiutati perché la vertenza entrate è un diritto che noi riteniamo già maturato, che deve essere certificato in via definitiva e non può in alcun modo essere messo sullo stesso piano del federalismo, dando a qualcuno la possibilità o la tentazione di andare a realizzare compensazioni intaccando quella parte di entrate che, invece, è assolutamente dovuta e deve restare tale.
Allora, è importante perché è un segnale importante, come dicevo, sul piano politico, ma direi che è importante (e dal mio punto di vista straordinariamente importante), perché laddove il Consiglio dei Ministri non dovesse aderire all'impostazione della Commissione paritetica, quindi non dovesse recepire quelle norme in un decreto legislativo, allora è evidente che andremo a sollevare il conflitto di attribuzioni presso la Corte costituzionale per mancanza di quel principio di leale collaborazione tra istituzioni, ed è altrettanto evidente che, andando alla Corte costituzionale a rivendicare le ragioni che sono sancite per legge, che sono riportate già in uno schema di decreto che è stato varato da una Commissione tecnica paritetica, dove hanno partecipato i componenti del Governo e i componenti della Regione, è evidente, ripeto, che il mancato recepimento diventa solo un mancato recepimento per ragioni non tecniche ma politiche, ed è quindi evidente che le nostre ragioni sono, in modo netto e forte, rafforzate e ci consentono di andare con un potere contrattuale ben diverso.
Quindi bene abbiamo fatto a percorrere questa strada. Il risultato non è ancora arrivato, ma abbiamo un passo in più che io ritengo molto importante per arrivare a quel risultato.
Adesso tocca anche a noi, cari colleghi. Tocca a noi cercare di trovare, in termini concreti e decisivi, quella unità di intenti che possa far sentire, anche in termini di pressione e di tensione morale, quella posizione, quella posizione della Sardegna come un atto, come un qualcosa di assolutamente dovuto e farlo sentire con una voce unica che sia la voce della classe politica sarda, che sia la voce della classe dirigente sarda, che possa rivendicare in termini definitivi quella partita.
Immediatamente dopo si porrà - anche questo non lo voglio nascondere, anzi, lo dico da subito - il problema del Patto di stabilità che è il complemento necessario per la completa attuazione di quelle norme. Come voi sapete, sin dal 2007, la Regione ha tentato di concordare i termini concreti sulla base di quello che è il significato reale del concordare un livello di entrate di spesa, quindi il Patto di stabilità col Governo, non siamo mai riusciti a concordarlo. Noi riteniamo, ma non solo noi, lo ritengono eminenti giuristi, che non si può non tenere conto, nella determinazione dei criteri del patto, del mutato regime delle entrate e delle spese. Vi ricordo che quest'ultimo è mutato perché c'erano da compensare le minori entrate che derivavano dalla diminuzione, dall'assottigliamento delle quote tributarie che venivano devolute alla Sardegna, vi ricordo il caso dell'IVA che non veniva calcolata con quella funzione compensativa ma con meccanismi che penalizzavano fortemente la nostra Regione, è il caso delle imposte sui redditi, quindi per compensare, purtroppo questo è un elemento di criticità perché né la norma e neanche gli atti preliminari danno conto delle ragioni di quella modifica dell'articolo 8, e questo è un grosso problema, ma poi venivano anche trasferite delle funzioni alla Regione e le relative entrate; quindi, nel momento in cui ci sono nuove funzioni, nuove spese, nuove entrate, è evidente e di buon senso (le istituzioni devono seguire il buon senso, solo quello possono seguire) che il Patto debba essere adeguato.
In mancanza di un adeguamento che tenga conto di questo buon senso, ci sono tutte le ragioni per impugnare e sollevare il conflitto anche su quello. Io mi auguro che questo non sia necessario, mi auguro che, risultati come quello dell'8 marzo, possano arrivare anche sui passaggi successivi, ma ribadisco la necessità di mantenere la barra dritta, di mantenere la necessaria determinazione e di mantenerla con un'unica voce.
Concludo, comunque rispetto a questo risultato importante, ringraziando, consentitemelo, l'Assessore del bilancio, la struttura dell'Assessorato del bilancio che ha lavorato veramente con grande impegno per ottenere questo risultato e poi, mi fa piacere che il risultato sia arrivato l'8 marzo; ringrazio anche i rappresentanti in Commissione paritetica della Regione che sono la dottoressa Gabriella Massidda e l'avvocato Anna Maria Busia, che sono state capaci col loro lavoro di portare questo risultato.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, ringrazio il presidente Cappellacci di ciò che ha detto in Aula, e, al di là della esplicitazione dei risultati che al momento sono stati ottenuti, lo ringrazio per alcune altre cose che dirò nel corso del mio intervento. E' vero che va fatto un ringraziamento al Presidente della Regione e all'assessore La Spisa, che probabilmente hanno maggiormente contribuito a tenere la barra politica dritta per il raggiungimento di quello che giustamente è stato definito il primo passo in una vertenza che vedrà a confronto la Regione Sardegna con lo Stato, non è certo un risultato definitivo, ma devo dire che, nelle dichiarazioni che il presidente Cappellacci ha reso in Aula, c'è implicito anche un altro ringraziamento che io invece voglio rendere più esplicito, ed è il ringraziamento al centrosinistra.
Non sembri strano questo mio ringraziare il centrosinistra, in realtà io credo che il centrosinistra, pur nella dialettica comprensibile e logica della politica, abbia svolto un ruolo fondamentale, perché ha esercitato un'azione forte, noi la ricordiamo, occupando l'aula, addirittura, perché l'intero Consiglio regionale avesse una attenzione formidabile nei confronti dei problemi delle norme di attuazione e della vertenza sulle entrate.
In quella circostanza, il Consiglio regionale approvò un ordine del giorno unitario, io ricordo bene i termini della trattativa che si svolse nella saletta attigua all'aula occupata e che vide il Presidente della Regione intensamente impegnato in un'opera di mediazione che andò a buon fine. C'è stato poi, io credo, un misunderstanding, un malinteso sugli atti successivi all'ordine del giorno approvati dal Consiglio regionale, quindi sull'interpretazione e attuazione da parte della Regione, ma mi rendo conto che l'atteggiamento del centrosinistra era sempre quello di tenere sotto pressione il Governo regionale affinché non ci fosse un attimo di distrazione in quella che l'intero Consiglio (in modo diverso in alcuni momenti, ma sicuramente unitariamente dal punto di vista del modo di ragionare) ha sempre ritenuto e continua a ritenere la vertenza fondamentale di questa legislatura.
Dice bene il presidente Cappellacci che non abbiamo niente da festeggiare, nel senso che semplicemente possiamo dire che non è andata male, che è andata bene una prima fase della trattativa, ma la trattativa è lunga, le norme di attuazione devono essere approvate dal Consiglio dei Ministri, i calcoli, che devono essere fatti con esattezza dalla Ragioneria dello Stato e da quella della Regione, devono corrispondere. Poi, finita questa partita, ci sarà quella della ridefinizione del Patto di stabilità affinché un adeguamento al rialzo delle entrate non suoni come una presa in giro per l'intera Sardegna.
Inoltre c'è un'ulteriore partita che io ritengo che coinvolga ugualmente l'intero Consiglio, cioè la capacità della macchina burocratica amministrativa della Regione di spendere, nel senso che uno dei drammi di questa Regione è che, all'aumento del livello delle risorse, che noi mettiamo in bilancio, non corrisponde sempre un aumento delle risorse che arrivano ai fruitori finali, cioè ai cittadini, alle imprese, al sistema della socialità, a tutti coloro che, in Sardegna, aspettano dalla Sardegna segnali forti perché da un lato riparta lo sviluppo e dall'altro si abbia un rafforzamento della solidarietà regionale verso le parti più deboli della nostra società. Oggi sicuramente, in Aula, noi abbiamo la possibilità di segnare un passo in avanti in questa vertenza.
Colleghi del Consiglio regionale, abbiamo anche la possibilità di dire che, pur con le diversificazioni che ci sono state tra i due schieramenti, c'è stata unità di intenti dell'intero Consiglio regionale nel raggiungimento di uno scopo che è un primo passo, ma è comunque un primo passo raggiunto. Credo, e spero, che il dibattito che ci sarà in quest'Aula oggi su questo argomento possa avere questo come solco, come canale che uniformi e omogeneizzi le riflessioni che arriveranno dalle varie parti politiche; cioè voglio dire che ci sono alcune parti delle cose che noi facciamo all'interno di questo Consiglio regionale che possono essere affrontate con una logica bipartisan, logica che può anche registrare e certificare divisioni e momenti in cui non si è d'accordo su tutto, ci mancherebbe altro, però noi dobbiamo entrare nell'ordine di idee che ci sono partite che vanno giocate dall'intero Consiglio, soltanto la forza che può derivare, alla Regione e a chi la rappresenta, dalla solidarietà dell'intero Consiglio, nel muoversi nella direzione che l'intero Consiglio dovesse individuare, è in grado di aiutarci a vincere le battaglie.
Colleghi, ci sono due tipi di battaglie. La più importante è sicuramente quella con lo Stato, nel senso che noi, con lo Stato, andiamo a una fase di negoziazione che coloro i quali hanno avuto la fortuna (pochi devo dire perché probabilmente c'è stata un po' di estemporaneità nelle comunicazioni, come qualche collega del centrosinistra mi ha fatto notare) di assistere all'incontro che c'è stato sui temi del federalismo, organizzato sabato scorso dall'Assessorato della programmazione (primo di altri incontri, per cui avremo tutti l'occasione di partecipare e di informarci), non possono non aver registrato che i temi fondamentali della nostra politica, nei prossimi mesi e nei prossimi anni riguardano la nostra specialità, il federalismo, la definizione dei costi standard, i ragionamenti sui famosi indici di deprivazione, di cui oggi si parla tanto senza che però ci sia poi la possibilità di significare in maniera concreta qual è l'obiettivo che queste iniziative, questi nuovi slogan e questi nuovi modi di ragionare hanno in concreto e che cosa ricade, veramente, sulla nostra Regione da ciò che noi andremo a realizzare.
Ma c'è anche un secondo carnet di argomenti che potrebbe essere affrontato da questo Consiglio regionale con un'ottica bipartisan. Io torno su un argomento di cui mi avete sentito parlare tante volte in questa Aula: la sanità. Bene, colleghi, io vi dico, con onestà, che il Consiglio regionale, la stessa maggioranza, in assenza di una condivisione forte su un argomento del genere, potrebbe licenziare una riforma che non sarebbe la migliore in assoluto che si possa fare, una riforma che non ci consentirebbe di pensare che stiamo mettendo sotto controllo i conti della sanità e che stiamo iniziando a fare azioni virtuose di controllo di gestione finalizzate a garantire che i soldi sulla sanità siano spesi nel modo migliore per i cittadini.
Se noi continuiamo a ragionare in un'ottica di contrapposizione su argomenti di questo genere, su argomenti come quelli del settore idrico integrato in Sardegna, o del riordino dei consorzi di bonifica, guardate, procuriamo un danno a tutti, alla Sardegna sicuramente nell'immediato, ma anche a noi stessi e al centrosinistra. Se per caso, voi ve lo augurate, alle prossime elezioni regionali, le vincerete, vi troverete nella stessa identica situazione in cui ci stiamo trovando noi con un bilancio che viene rosicchiato, mangiato, divorato, stramato da problemi su cui si può soltanto intervenire pagando a piè di lista con tutta la massa di manovra che servirebbe per il rilancio dell'economia impegnata da questioni obbligatorie perché, a fine anno, pagare il deficit degli ospedali, ve lo garantisco, è obbligatorio, devo pagare a piè di lista lo Stato, oggi paga a piè di lista la Regione.
Quindi, se questo Consiglio regionale non ha quella resipiscenza, quel momento di ragionamento, quell'attimo di riflessione, quell'attimo di condivisione di cose importanti che si possono fare insieme, che può darci uno slancio per un cambiamento e un'innovazione forte vincendo il conservatorismo diffusissimo in questo Consiglio e in tutti i settori della nostra Regione, beh, insomma, sarà un'occasione perduta di cui neanche l'opposizione potrà vantarsi nè trarre vantaggio perché gli stessi problemi che questo Consiglio non avrà risolto in questa legislatura, saranno costantemente presenti a parti ribaltate nelle prossime legislature.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente e colleghi, ho ascoltato attentamente le parole del Presidente della Regione e anche il primo intervento dei colleghi della maggioranza. Mi sembra di capire che ci sia una mozione degli affetti, cioè l'ennesimo appello alla minoranza a partecipare a un percorso rivendicativo nei confronti dello Stato. C'è anche un rallegrarsi (secondo me, è un complimentarsi) anche dalle parole del Presidente della Regione; mi sembra perlomeno prematuro, credo che non porti neanche bene, forse i rallegramenti dovremo farceli nel momento in cui non solo le norme di attuazione saranno approvate dal Consiglio dei ministri ma a quelle norme di attuazione si darà pienamente sbocco attraverso un assestamento del bilancio dello Stato che ancora non prevede neanche lontanamente le cifre previste per la Sardegna; ricordo che, nell'ultimo bilancio, mancano circa 1 miliardo e 200 milioni all'appello e, quando quelle somme saranno rese spendibili, lo saranno attraverso una rivisitazione del Patto di stabilità che, come sapete, vincola le spese della Regione a livello storico.
Ma quando si fanno gli appelli e gli ennesimi appelli, al di là del senso di responsabilità che ognuno di noi avrà, e non dubiti, Presidente, che noi l'avremo, staremo molto attenti a non pregiudicare gli interessi della Sardegna anche all'interno di una battaglia e di una critica che ci sentiamo di farle, possono succedere due cose: o si è conseguenti agli appelli e si rende partecipi pienamente tutto il Consiglio, la minoranza, la Commissione consiliare competente, di quel percorso, oppure gli appelli rischiano di essere gli ennesimi appelli che vengono lanciati probabilmente perché si sa che le difficoltà e gli ostacoli sono ancora grandi e anche che alcune previsioni, alcune raccomandazioni, alcune critiche, mosse a suo tempo da questa minoranza, hanno pieno fondamento.
Voglio citare soltanto alcuni aspetti, Presidente, nel dire che siamo dispiaciuti e delusi dal fatto che, purtroppo, ai suoi appelli non corrispondono comportamenti conseguenti. Una Risoluzione del Consiglio chiedeva che la Commissione consiliare competente (sono curioso di sapere che cosa avrà da dire a proposito il Presidente della Commissione bilancio e se interverrà in questo dibattito) partecipasse pienamente a questo percorso e a questa partita essendo puntualmente informata passo passo, stando certamente attenti che le due partite, "vertenza entrate" e "percorso del federalismo fiscale", non fossero mischiate, ma dando peso politico a cominciare dalla negoziazione delle nostre rivendicazioni all'interno della Commissione paritetica.
Ecco, Presidente, io non posso che segnalarle che quei passaggi, quelle informative puntuali che dovevano coinvolgere la Commissione non sono avvenute, non sono avvenute a novembre, non sono avvenute a dicembre, non sono avvenute neanche a gennaio quando lei ci ha in qualche modo informato, ai primi di gennaio, dello stato della trattativa; ci saremmo aspettati un maggior coinvolgimento della Commissione nel costruire una base comune. Non è successo neanche in occasione dell'approvazione dell'ordine del giorno unitario che, ricordo, è rimasto grandemente inapplicato, perché noi, unitariamente, come Consiglio regionale, avevamo sostenuto che da subito andasse impugnato il bilancio dello Stato e sollevato il conflitto di attribuzione.
Sapevamo che la partita era solo iniziata, abbiamo denunciato il fatto che il percorso delle norme di attuazione rischiava di rimandare i veri nodi di uno Stato che non vuole sentire le ragioni della Sardegna, di uno Stato che - come lei stesso ha detto - non è amico, a tutti i livelli governativi. Allora, se questo è vero, perché attendere due anni? Perché non porre da subito il problema? Perché non impugnare i primi atti del Governo, siano essi lettere o dichiarazioni di intenti? Perché imbarcarci in percorsi, come quello delle norme di attuazione che, alla fine, Presidente, quando verranno approvate, anche alla luce di autorevoli pareri come quello del Presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, si riveleranno percorsi non necessari? Dopo due anni, Presidente, noi glielo ricordiamo e glielo sottolineiamo e ripeto che questo non è un sottrarci alle nostre responsabilità ma è auspicare di trovare in futuro percorsi più unitari e più coinvolgenti.
Dopo due anni, noi siamo tornati, come nel gioco dell'oca, al punto di partenza; abbiamo fatto un giro, abbiamo lanciato i dadi, abbiamo fatto i nostri proclami, i nostri annunci e, dopo un giro di tavolo, siamo tornati al punto di partenza, a un punto di partenza che però ci ha fatto perdere due anni e non abbiamo ancora alcun elemento di certezza che quelle risorse saranno rese disponibili dallo Stato, che lo schema delle norme di attuazione sarà approvato e che il Patto di stabilità verrà rivisitato. Siamo al punto di partenza, politicamente lei stesso, con le sue parole, quando ha parlato di posizioni politiche, nel suo intervento di oggi, ha detto che ci siamo costruiti l'ipotesi di sollevare il conflitto di attribuzione più forte e più fondato. Io credo che se andiamo anche a rileggere quei pareri (che purtroppo lei ci ha messo a disposizione soltanto in parte), forse gli estremi, per sollevare quel conflitto di attribuzione, per impugnare il bilancio dello Stato e arrivare subito ai nodi politici, ci sono stati anche nel corso di questi due anni.
Allora lei, vede, arriva oggi in Aula, dopo che per due anni non ha ascoltato le nostre raccomandazioni, dopo due anni, come ha ricordato il collega Vargiu, in cui la minoranza ha riproposto, senza cessare mai di farlo, con forza, con vigore, la necessità di smascherare subito il gioco del Governo, ecco, lei torna, dopo due anni, ripeto, allo stesso tema che noi avevamo sollevato e richiesto: affrontare il nodo politico! Quindi siamo punto e a capo! Presidente, a questo punto, pur avendo sempre contestato il fatto che fossero necessarie, noi non saremo certo quelli che si oppongono al fatto che le norme di attuazione vengano approvate da questo Consiglio, non le vogliamo dare scuse, non vogliamo essere ostacolo, ma lei deve ammettere, Presidente, che, dopo il passaggio in Consiglio, i nodi saranno tutti al pettine.
Abbiamo anche perso l'occasione, nel momento in cui lei ha scelto, unilateralmente, non certo con il consenso di tutto questo Consiglio, di intraprendere questo percorso, che ancora non ci ha portato a niente, delle norme di attuazione, di inserire già in quella sede tecnica le ipotesi attraverso le quali il Patto di stabilità doveva essere necessariamente rivisitato. Perché, come lei sa, nel Patto di stabilità, i limiti di spesa vengono rivisitati, proprio in un accordo bilaterale tra Governo regionale e Governo nazionale. Quindi credo che abbiamo perso del tempo e delle occasioni. Noi prendiamo atto, anche dalle sue parole, che lei è preoccupato e noi siamo preoccupati con lei, ma siamo stati preoccupati da molto tempo prima di lei.
Presidente, noi le chiediamo ancora una volta di essere conseguente, di mostrare più coraggio, di mostrare il coraggio che non ha mostrato finora, di smettere di girare intorno al problema e di rilanciare, con lo Stato, una fortissima vertenza, una fortissima posizione politica che non può essere limitata oggi ad approvare le norme di attuazione da parte del Consiglio dei Ministri, ma deve richiedere rapidamente e velocemente che si recuperi il tempo perso e si dia alla Sardegna quello che è della Sardegna, magari aprendo anche quelle altre vertenze sulla chimica o sulle servitù militari che ancora ci vedono in una posizione…
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, presidente Cappellacci, Assessori e colleghi, domani in quest'Aula daremo il nostro contributo, con una convocazione straordinaria del Consiglio, per i 150 anni dell'Unità d'Italia; diversi hanno già manifestato i loro dubbi su questo atto che è più che simbolico. Devo dire che parlare oggi delle norme di attuazione, relative al novellato articolo 8, e incontrarci per dare un giudizio, che presumo sarà unanime, sull'assenso a queste norme di attuazione che con ritardo arrivano, non dico a definire, ma a iniziare un discorso, un progetto, una via di definizione con lo Stato e con il Governo centrale, crea in me qualche imbarazzo.
Domani sarò presente ovviamente, da rappresentante delle istituzioni e da cittadino convinto, per festeggiare 150 anni dell'Unità d'Italia, dell'unità dello Stato, ma ho qualche remora a intravedere o a parificare la mia idea dell'unità dello Stato con l'unità, con il consenso, con la serenità della collaborazione fra istituzioni, con il Governo centrale, se dovessi identificarlo con quel che oggi è la maggioranza, quantomeno parlamentare, dello Stato. Insomma, fermate il mondo, voglio scendere! Voglio scendere e amplificare, se è possibile, ancor più quei concetti di autonomia che mi spingerebbero a pensare a una sana indipendenza. Non mi riconosco in quel Governo, non mi riconosco, ahimè, purtroppo, in questo Governo regionale, figuriamoci quale idea di Unità d'Italia potrei avere come riferimento!
Perché dico questo? Perché, Presidente, quando rileggerà, se ne avrà pazienza, visto che non lo può seguire adesso, questo intervento, le vorrei rimarcare che noi già abbiamo avuto, con il Governo centrale, un atto della Commissione paritetica, "la medicina penitenziaria", che è ancora in attesa del decreto ministeriale. Abbiamo anticipato, abbiamo discusso, abbiamo sostenuto l'accordo, pur non essendo totalmente - perdonate il bisticcio di parole - d'accordo e, ancora oggi, noi abbiamo nelle nostre carceri, per i nostri detenuti, l'assistenza sanitaria deficitaria; ancora per volere esplicito di alcuni rappresentanti del Governo! Lei non ha fatto nomi e non ha dichiarato quale parte del Governo non è in totale sintonia sulle norme presentate nello schema di attuazione. Io, per esempio, posso dire che il ministro Calderoli è assolutamente contrario anche alle norme della medicina penitenziaria e fa sì che quelle norme non vengano approvate.
Allora mi chiedo, finché ci sono quei Ministri, quei Ministri che rinnegano l'Unità d'Italia, l'hanno fatto pubblicamente, quei Ministri che guardano dall'alto in basso le isole e il meridione, quei Ministri che stanno ostacolando, e lei sa che ostacoleranno, anche queste norme di attuazione, mi chiedo: quale sarà il futuro, il nostro futuro? Concordo con chi sostiene che dobbiamo cercare una via unitaria, assolutamente unitaria, ma che ci porti a far valere le nostre ragioni nei confronti di un Governo che è ostile sotto questo punto di vista. Come faccio ad avere fiducia in un Governo che, come ho detto, nega le norme approvate sulla medicina penitenziaria e per il quale il mio Presidente dichiara in quest'Aula che c'è una parte del Governo che mostra ostilità, che ci ha negato i fondi FAS, che ci ha depredato dei fondi FAS, che ci ha bloccato di fatto da anni la Sassari-Olbia, è una via crucis, e ancora oggi i fondi, di fatto, quelli dovuti, non ci sono? Non parliamo del CIPE, di Quirra e, ahimè, credo che si aprirà anche un contenzioso sul nucleare!
Allora dove deve andare la Sardegna per reclamare i suoi diritti e quale atteggiamento dobbiamo avere noi nei confronti di chi questi diritti li nega? Quale autorevolezza abbiamo noi per richiedere i nostri diritti? Vede, Presidente, in quest'aula, nel discutere sulle entrate, nella seconda fase, io avevo visto un altro schema di decreto legislativo per le norme di attuazione relative all'articolo 8, ora mi ritrovo uno schema leggermente modificato; lei, Presidente, quando ha visto questa modifica? Quando ha appreso di questa modifica? Mi riferisco semplicemente a una cosa, condividendo gli articoli precedenti che non tratterò: le accise, l'Iva, l'Irpef e quant'altro. Mi chiedo se per l'articolo 12 dovremo riscrivere altre norme di attuazione, perché lei ha detto che è finalmente chiaro come dobbiamo svolgere il conteggio per avere le nostre entrate.
Per me non è assolutamente chiaro, per i giochi e le scommesse, ciò che l'articolo 12, comma 1, recita: "Le compartecipazioni regionali includono tutti i proventi dei giochi e delle scommesse, le somme riscosse a seguito delle attività di accertamento e controllo effettuate dalle amministrazioni statali e regionali, le indennità, le maggiorazioni e gli interessi di mora per mancato o ritardato pagamento e non comprendono le sanzioni amministrative comminate a seguito di inadempienti tributari". Il calcolo qual è? Io credo che ci dovremo ritrovare per discutere nuove norme di attuazione per la corretta applicazione dell'articolo 12, comma 1! Perché io non riesco a calcolare che cos'è, quant'è, quello che il decreto dovrebbe dirmi! Allora, uso una frase poco istituzionale: l'articolo 12, a mio avviso, è una "fregatura", presuppone una "fregatura", è un contentino per un decreto che condivido - ribadisco - negli altri articoli precedenti e successivi ma che non comprendo per la reale applicazione dell'articolo 12.
E' chiaro che voterò perché noi siamo nella fase, se non sbaglio, mi corregga se non è così, dell'approvazione e quindi del completamento della riga che spetta a noi dello schema di decreto legislativo "Visto il parere del Consiglio regionale della Sardegna, espresso nella seduta del…", credo che sia questa la seduta per esprimere il nostro parere. A mio avviso, era obbligatorio e onesto evidenziare questi dubbi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Diana Giampaolo. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, lei stamane ci ha richiamati a unire "il fronte sardo", così lo ha definito, io credo che lei dovrebbe ricordare che il centrosinistra, lo ha detto anche il Capogruppo dei Riformatori, da tempo la sollecita a mettersi alla testa di questo "fronte sardo", che lei oggi ha richiamato. Però, Presidente, il fronte, quale esso sia (in questo caso è quello sardo e non può che essere questo), per unirci ha bisogno di obiettivi precisi. Lei oggi ci chiede di unirci per l'approvazione delle norme di attuazione, non credo che ci sia bisogno di unire il fronte sardo per le norme di attuazione, non è questo! Allora vorrei domandarle, Presidente: qual è l'obiettivo sul quale lei chiede al fronte sardo di unirsi?
L'obiettivo è forse la preoccupazione che lei ha relativamente all'atteggiamento che assumerà il Consiglio dei Ministri in relazione alle norme di attuazione? Mi pare che la sua esposizione stamane fosse permeata da questa forte preoccupazione. Lei in buona sostanza ci ha detto quali sono i prossimi passi: l'approvazione in Consiglio delle norme di attuazione e l'auspicio che il Consiglio dei Ministri le approvi.
Allora qual è? Si richiama il Consiglio, si richiama questo fronte sardo a unirsi, quando? Lei ci sta proponendo forse un'occasione di mobilitazione quando il Consiglio dei Ministri esaminerà le norme di attuazione? In che maniera, le chiedo, Presidente, lei vuole mobilitare questo fronte sardo? Soprattutto le chiedo per quali obiettivi? Ci ha detto che, dai calcoli stimati anche dalla Commissione paritetica, le somme dovrebbero essere più o meno quelle iscritte in bilancio, salvo qualche tolleranza comunque marginale, allora sarebbe importante, per esempio, che lei, Presidente, o chi per lei, fornisse al Consiglio, forse prima ancora alla Commissione competente (com'è stato chiesto da chi mi ha preceduto), esattamente i calcoli, i conti di quanto ci è dovuto dalla riscrittura dell'articolo 8.
Presidente, credo che lei dovrebbe dirci, in quest'aula, oltre a quanto ci ha appena detto nella sua illustrazione, anche che cosa intende fare relativamente all'ordine del giorno votato all'unanimità da questo Consiglio regionale nel dicembre appena trascorso. In quell'ordine del giorno, si impegna la Giunta, si impegna il Presidente, ad avviare un confronto forte con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il Governo, con lo Stato, relativamente al Patto di stabilità. Tante volte ci siamo ripetuti che noi potremmo avere a disposizione, per assurdo, anche risorse superiori a quelle che stiamo chiedendo, ma se non siamo capaci di modificare il Patto di stabilità, non siamo nelle condizioni di spendere. Presidente, io credo che lei, se vuole davvero unire il fronte sardo, debba fornire innanzitutto a questo Consiglio regionale un pacchetto di rivendicazioni serie, non radicali; per carità, non mi sto appellando al radicalismo, non è questo il problema. Ritengo che temi di confronto per un negoziato serio, impegnato, nel rispetto delle aspettative di quest'isola, ce ne siano tanti, come il Patto di stabilità o la trattativa con il Governo sul fronte industriale, come è stato richiamato. Mi pare che oggi assisteremo molto probabilmente a un altro disimpegno che vanificherà le tante aspettative che si erano create, per esempio, per rilanciare il polo chimico attraverso la green economy.
Presidente, non entro nel merito, forse perché non ho neanche gli strumenti per farlo, come possono farlo altri colleghi, ma voglio solo soffermarmi sull'appello che lei ha lanciato; non c'è, da parte del centrosinistra, una indisponibilità a raccoglierlo, c'è una totale disponibilità, se non altro perché, ripeto, è da mesi, da oltre un anno, che le chiediamo davvero di mettersi alla testa di un grande movimento per pretendere dallo Stato quanto ci è dovuto relativamente al nuovo quadro delle entrate. Però le chiedo, Presidente, di illustrarci, in maniera esaustiva, il pacchetto per cui vale la pena di chiedere la mobilitazione e di unire il fronte sardo. Su questo mi pare che lei non intenda accettare la sfida.
Ripeto, in questo Consiglio, non credo che oggi ci sarà una qualche voce contraria all'approvazione delle norme di attuazione, tra l'altro noi siamo convinti della loro inutilità e la lettura che diamo anche delle relazioni che hanno consegnato i costituzionalisti dimostra che le norme di attuazione non servivano! Però non è questo il problema, avete ritenuto di percorrere quella strada, bene, la strada è quella, le norme di attuazione ci sono, si approvino quanto prima, credo che si possano approvare oggi o quando vogliamo in Consiglio regionale, le approvi quanto prima il Consiglio dei Ministri! La sfida è questa! Mi pare che sia alla base della sua preoccupazione.
Presidente, io credo che se lei davvero vuole punire il fronte sardo, forse la cosa da fare in questo momento è che gli dimostri una qualche determinazione maggiore; forse è meglio, sarebbe preferibile per tutti, che lei sia più perentorio e indichi quali sono quei tre o quattro obiettivi per cui vale la pena di aprire un negoziato forte con lo Stato. Se lei chiede semplicemente e genericamente di unire il fronte sardo, questo appello rischia di essere vano, ma non perché non ci sia la volontà, Presidente, visto che mi pare che in questi mesi, in questo ultimo anno, non soltanto le forze politiche ma anche le forze sociali, ripetutamente, le hanno chiesto di mettersi alla testa di un movimento straordinario che chieda al Governo nazionale di essere rispettoso degli impegni e delle aspettative dei sardi. Gli impegni e le aspettative sono tanti, sono tanti i fronti: il fronte delle entrate, dei fondi FAS, delle infrastrutture, delle servitù, della riforma sanitaria e della scuola pubblica che sta continuando a depauperarsi derubricandone la qualità.
Ecco, questo è il terreno su cui vorremmo vederla impegnata e su cui vale la pena davvero di lanciare un appello come lei ha fatto stamane. Ma se lei lancia un appello semplicemente per approvare le norme di attuazione, Presidente, approveremo le norme di attuazione ma le chiederemo, immediatamente dopo, come intende far valere queste ragioni di fronte al Consiglio dei ministri. Ho l'impressione, Presidente, che lei stia chiedendo l'unità del fronte sardo da una posizione di debolezza che lei personalmente ha nel rapporto con lo Stato, sta cercando soltanto una giustificazione, una corresponsabilizzazione di fronte a una sconfitta che lei mi pare veda all'orizzonte, non mi pare che invece veda altro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.).Io intervengo brevemente per segnalare che mi sembra di vivere uno scenario a dir poco surreale. Rispetto a un risultato che lo stesso Presidente della Giunta regionale ha messo bene in evidenza come il risultato di tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, di tutte le forze sociali, del contributo dato dai parlamentari di entrambi gli schieramenti, beh, oggi ancora ci si attarda a cercare di evidenziare tutto ciò che, in negativo, è possibile evidenziare: qual è il senso scusate, colleghi? Anziché festeggiare oggi perché è stato raggiunto un primo importante contributo grazie a tutti, onorevole Porcu, grazie a tutti!. Non ho capito, avremo altri momenti di confronto e di scontro politico, avrete altri momenti e anche qualche settore della maggioranza avrà qualche altro momento per criticare o fare le pulci al presidente Cappellacci. Ma quando si raggiungono risultati di questa portata, che non sono di poco conto e che rappresentano la sintesi di uno sforzo unitario vero che è stato fatto, beh, io oggi direi che è un giorno di festa, è un giorno per dire ancora al presidente Cappellacci di andare avanti su questa strada e, anzi, dargliene anche atto, senza vergogna e senza che, per questo, nessuno venga meno al suo ruolo di oppositore e anche di maggioranza.
Perché non esaltare l'atteggiamento di prudenza istituzionale che il Presidente e l'Assessore della programmazione hanno dimostrato nel non farsi prendere dalla tentazione di sollevare un conflitto di attribuzioni tout court, ma cercando appunto di percorrere (sulla base anche di qualche autorevole parere giuridico di qualche illustre Presidente emerito della Corte costituzionale che non ha certamente simpatie per il centrodestra) utilmente le vie istituzionali che hanno portato, già in sede di Commissione paritetica, a un riconoscimento pieno e integrale di quello che tutti quanti noi, a destra come a sinistra, passando per il centro, sollecitavamo e chiedevamo con forza che il presidente Cappellacci sottoponesse all'attenzione nel rapporto con il tavolo governativo? Che non sia stata una cosuccia per pochi amici lo dimostra anche, all'indomani di quel risultato, la sensibilità dimostrata dal Presidente della Giunta nel voler, su questo aspetto e su questo risultato, creare una mobilitazione degli "stati generali"; oggi avremmo potuto farlo, alla presenza di parlamentari, delle forze economiche, sociali e produttive della nostra Isola, proprio per esaltarne la valenza e dunque valorizzarne la portata. Questo modo di piangerci sempre addosso o di evocare addirittura, come ho sentito da qualcuno, "fregature" o cose di questo genere, davvero è un bel sistema.
Presidente Cappellacci, lei si aspetti che, anche sul nucleare (rispetto al quale lei ha assunto una posizione chiara e determinata), ci sia qualcuno che imputerà a lei pure gli effetti di quel disastro che sta capitando in Giappone, perché questa è purtroppo la cultura dalla quale è difficile che noi ci discostiamo, anche quando ci sono iniziative, lo ha dimostrato nella richiesta (per la verità su questo devo riconoscere anche all'opposizione una concorde volontà sul punto) di voler creare l'abbinamento delle prossime elezioni amministrative con la tornata referendaria sul tema. Lo cito solo per una questione: almeno sulle cose sulle quali siamo d'accordo, i risultati utili e positivi per la nostra terra, valorizziamoli e cerchiamoli, proprio per tenere unito quel fronte, come hanno fatto altre realtà come quella siciliana o altre realtà territoriali della nostra Nazione che, unite, hanno saputo portare a casa risultati utili e proficui.
L'invito, Presidente, è ad andare avanti con la stessa determinazione che lei ha dimostrato. A me ha fatto piacere sentire che, se una virgola di quel risultato uscito dalla Commissione paritetica subisse, o potesse subire, una qualche modificazione in sede di Consiglio dei Ministri, lei (e le va a merito e le fa onore) è pronto a sollevare il conflitto di attribuzioni: che cos'altro possiamo chiedere, cari colleghi, al Presidente della Regione?
Mi pare davvero che ci siano altre occasioni per uno scontro politico anche acceso, con tutte le prerogative che spettano ai Gruppi di maggioranza e di opposizione, ma mi pare che, sulle cose rispetto alle quali abbiamo ottenuto un risultato utile e davvero determinante anche per le prospettive future, non sia il caso oggi di indulgere in toni davvero da commemorazione funebre ma di esaltare il risultato, anche perché si combina con quel grande risultato che noi vorremmo esaltare domani, il 150° anniversario dell'Unità.
A chi vuole piangersi addosso, anche a quei settori di questa maggioranza che continuano a piangersi addosso (guarda caso però seduti a tavola, mangiando dall'antipasto passando per il primo, il secondo, la frutta e anche il dolce) chiediamo che assumano una determinazione chiara se vogliono stare in questa maggioranza. Signor Presidente, le assicuro che da questa parte iniziamo davvero a ritenere che si sia superato il limite della ragionevolezza. Ecco quindi l'invito all'unità, all'interno di questa maggioranza, se condividiamo gli obiettivi, perché sarebbe davvero difficile poi chiedere all'opposizione di fare fronte comune su partite importanti come queste.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, comprendo e capisco la propensione festaiola del collega Pittalis, questione di punti di vista, bisogna anche comprendere ognuno ha la sua... però noi, grazie a Dio, non abbiamo bisogno di guardare lontano, al Giappone, basta guardarsi intorno per percepire la condizione disastrosa nella quale ci troviamo da tempo. E poi, vorrei dire al collega Pittalis, che non siamo noi che determiniamo un'interpretazione di questo evento così come si sta sviluppando, lo legge anche lei questo clima dimesso che registra questo evento in maniera piuttosto ordinaria, piuttosto insignificante. Un dato: anche le parole e il tono usato dallo stesso Presidente non hanno dato l'input a particolari trionfalismi, c'è la consapevolezza del limite. Se ci domandiamo, come sarebbe lecito domandarci, per quale ragione questo clima dimesso non è lo stesso che è stato registrato nel momento in cui si è stati capaci di riscrivere l'articolo 8 dello Statuto, la spiegazione è semplice: non è che allora c'era qualcuno con maggiore capacità organizzativa che era in grado di mettere insieme? Questo, nel bene e nel male, con responsabilità - diciamo - di tutti è stato fatto anche adesso. Il problema è un altro: allora ci fu la chiara percezione che si stava riproponendo in maniera, diciamo puntuale, senza sconti, una nuova idea di rivendicazione autonomistica forte che guardava in alto.
Oggi che cosa abbiamo visto? Abbiamo visto la Giunta regionale che si è barcamenata su quello che le ha proposto il Governo. Badate, siccome lo fa il Governo, dovremo farlo anche noi; i ragionamenti che si fanno sull'applicazione dell'articolo 8 e sulle norme di attuazione si devono fare a saldo, lo Stato lo ha fatto. E quello che ci ha scritto qua è l'esito di un saldo che si è calcolato molto bene e che comprende i fondi FAS e tutti gli altri trasferimenti che nel frattempo ci ha tolto. Non è che dobbiamo ragionare su questo per dimenticarci il restante! Lo Stato sa far bene i conti e li ha fatti, e in questi ultimi anni ha più tolto che dato alla Sardegna. Questo è il dato a saldo!
Vedete, il conflitto di attribuzione che noi abbiamo invocato, altro non era che un elemento che io considero una parte genetica dell'autonomia, cioè la capacità di mostrare quel fattore di propensione alla contrattualistica pattizia con lo Stato che non c'è stata, non c'è stata, tant'è che, nei passaggi intermedi (senza nulla togliere alla Commissione paritetica e ai componenti), è emersa, dalle dichiarazioni che ha reso anche in Commissione, l'esigenza che quel tavolo fosse rappresentato non dalla burocrazia ma dalla politica. Questo è l'esito della burocrazia, non della politica, che lascia inevasi tutti i restanti problemi.
In quella sede, in Commissione, chiedemmo una riflessione sul riconoscimento alla Sardegna degli oneri concessori demaniali che lo Stato si incamera al 100 per cento e che invece spetterebbero alla Regione per poter in qualche modo investire su quelle parti del territorio; la risposa fu: "Bene, interessante, lo rivendicheremo". E' stato fatto un ragionamento sulle accise, c'è stato detto che non è praticabile, non ne vogliono neanche sentire ma era lì che si doveva fare la battaglia politica per entrare nel merito. E poi abbiamo detto che non vogliamo stare ogni anno dentro un fondo indistinto e che le norme di attuazione specifichino che, ogni anno, la quota della Sardegna deve risultare da una cifra chiara per dare certezza alla programmazione regionale, perché l'autonomia chiede anche questo, la chiarezza!
E poi… ci viene a raccontare… se c'è una persona che non ha titolo per parlare dell'8 marzo, quella è il Presidente della Giunta regionale, che ha una Giunta che non rispetta il diritto alla parità di genere sancito dalle leggi e, se deve riferirsi all'8 marzo, con tutto il rispetto per le persone a cui si è riferito, dovrebbe anche avere un attimo di pensiero verso tutte quelle donne che fanno parte non degli "stati generali" ma degli stati particolari di questa Sardegna che non la pensano come noi e come lui e stanno aspettando di avere risposte sui punti nascita, sugli asili nido, sui servizi alla persona! Quindi non evochiamo questioni che non appartengono alla cultura praticata da chi ci governa.
Ecco perché non c'è nulla di cui festeggiare! C'è solo da dire che abbiamo perso un'occasione, per chiedere, assieme a queste cose, un necessario chiarimento al Governo sul regime dei controlli delle leggi regionali; perché noi dobbiamo essere sempre sotto il gioco di un controllo fazioso sempre costante, al di là di tutto, che non applica un'interlocuzione preventiva che è il rispetto dell'autonomia? Io so perché tutto ciò non è nelle corde di questo Governo regionale: questo Governo regionale è un Governo che trasforma, modifica e modella sulle sue esigenze anche le leggi che questa Aula approva. Leggete le direttive sulle opere immediatamente cantierabili e vedrete se rispettano le decisioni di questo Consiglio! Andate a vedere quello che è stato fatto sull'Osservatorio economico, lo vedremo più avanti, e se rispetta la volontà di questo Consiglio! Potrei continuare.
Quindi la festa comincerà il giorno nel quale riconosceremo i nostri diritti reciproci per chiedere i diritti al riconoscimento dell'autonomia in queste parti che non sono marginali. La politica dell'autonomia non è, e non sarà mai, solo una politica finanziaria, è una politica di dignità, è una politica di parità, è una politica di rispetto anche della funzione legislativa della Regione sarda. Allora speriamo che ci siano ancora spazi perché la politica abbia voce. Temo che il rapporto che si è instaurato, sia un rapporto che ha avuto paura di adire le vie costituzionali per avere una sede per lo meno di confronto risolutivo e tombale sulle vertenze che attengono alla vita futura della Sardegna, beh, quella paura è una paura non calcolata dai pareri, perché i pareri dei legislatori e degli esimi costituzionalisti sono pareri di carattere tecnico, la politica ha esigenze diverse. Ha l'esigenza di alzare la testa, di dire che non siamo gente che scalda le sedie e purtroppo sa, la percezione vera è che gli "stati generali" ormai a causa di questo atteggiamento sono sempre più distaccati dagli stati particolari e a me sinceramente cominciano a rappresentare assai poco.
Dovremo lavorare per ricostruire quel sentimento popolare e sociale, cominciando a dare dignità a quello che vogliamo noi, non a quello sul quale noi ci vogliamo adattare, adeguare. Questa è la sfida dell'autonomia, non ci sarà alcuna riforma di questa Regione che, se non porta con sé questo sentimento conflittuale, ma conflittuale nella finalità positiva alla comunità sarda, possa dare un benché minimo barlume di speranza al futuro dell'autonomia in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, davvero molto brevemente voglio fare con voi una riflessione sul fatto che questa giornata poteva, secondo me "doveva", iniziare con la relazione del Presidente e una presa d'atto da parte del Consiglio. Certo, molto lo sapevamo già, però il Presidente era stato richiamato più volte a parlarne con il Consiglio, e il Presidente l'ha fatto. Il Presidente ci ha portato, ci ha definito un risultato che è comunque utile, innegabilmente utile, e credo che si possa accettare, nella dialettica politica, che ci siano degli interventi che ricordino che è solo parziale, che è solo uno step; benissimo, uno, due interventi ci ricordano questo.
Il Presidente stesso l'ha detto, non con toni trionfalistici, non con toni di festa, perché indubbiamente non c'è motivo di festeggiare, ma c'è motivo di prendere atto che un risultato, così come era stato proposto da questo Consiglio, è stato acquisito. Nessun clima dimesso: concretezza! Concretezza! Senso di responsabilità! Allora, qualcuno ha parlato di "un dato insignificante", abbiamo sentito parlare di tutto, abbiamo sentito parlare certamente di un Governo dove c'è Calderoli, dove c'è la Lega, dove esistono conflittualità in maggioranza, così come esistono delle differenti posizioni in questa maggioranza, però credo davvero, al di là di tutto, che si possa concludere qua. Non giudicatemi né arrogante né presuntuoso, tutti abbiamo diritto di parlare, anch'io sto parlando e voglio solo rivolgere un invito, perché le cose e le posizioni sono state chiarite, nessuno pretende che l'opposizione rinunci alla sua posizione di dover sottolineare le sue critiche al Governo regionale, come anche è naturale sollevare le sue critiche al Governo nazionale, siete opposizione in questo Governo, siete politicamente schierati con l'opposizione al Governo nazionale, anche questo è assolutamente giusto, giustificato, però abbiamo anche altri punti all'ordine del giorno per i quali potremo esprimere ugualmente le nostre posizioni politiche.
Allora, davvero, ripeto, non giudicatemi uno che vuole dare lezioni, come una volta mi è stato detto, però, valutiamo, questo è uno step positivo, vedremo se sarà necessario combattere ancora contro o nei confronti del Governo, con la posizione che è stata chiaramente espressa dal Presidente. Prendiamo semplicemente atto che abbiamo vinto un round, che ci siamo aggiudicati un round in questo confronto, se ricordo quello che era stato detto negli interventi precedenti quando questa discussione è stata aperta, nemmeno questo veniva dato per scontato, è un round non decisivo, ma non è nemmeno una cosa da niente. E' comunque un qualcosa che ci rafforza nella nostra posizione e nel nostro confronto, un confronto dialettico che può arrivare anche alla contrapposizione e allo scontro nelle sedi in cui questo scontro deve esserci. Che senso ha che lo facciamo tra di noi?
Questa è la conclusione, ripeto, del mio breve intervento: proviamo a mettere altri tasselli, sono all'ordine del giorno, ci saranno, nelle prossime riunioni, altri tasselli importanti di un progetto che comunque sotto molti aspetti è condiviso, che viene visto da diverse angolazioni; però, la retorica del confronto indubbiamente non ci arricchisce, allora credo che sia più utile la retorica del fare, voi, dalle vostre posizioni sacrosante, ma, ripeto, che non diventi semplicemente il gioco delle parti. Cerchiamo, ancora una volta, se è possibile, di dimostrare che, al di là delle posizioni che dobbiamo difendere, questo è il nostro compito perché facciamo politica, abbiamo anche la cognizione che ci sono cose da fare altrettanto importanti che sono attese al di fuori di quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, anch'io non utilizzerò tutti i dieci minuti a disposizione ma, dai banchi della maggioranza, sono venuti inviti alla minoranza a condividere questo momento definito di "festa", un momento sul quale ci deve essere la condivisione della soddisfazione per i risultati raggiunti. Il Presidente della Regione, anche nella sua introduzione, ha precisato che la sua presenza qui in aula, e la richiesta di riferire su questo che sarebbe, a suo dire, un grande risultato per la Sardegna, non voleva essere e non vuole essere un momento auto-celebrativo, non vuole essere un momento per accendere i riflettori sull'attività della Giunta; in realtà, io ho interpretate le sue parole come una "excusatio non petita, ergo, accusatio manifesta", perché in realtà è esattamente quello che sta succedendo, una celebrazione di un'attività che è stata svolta fin qui, la soddisfazione, il gaudio per un risultato raggiunto.
Noi non possiamo, evidentemente, essere d'accordo su questa soddisfazione generale che pare aleggiare nei banchi della maggioranza e della Giunta, perché riteniamo, ciò che è successo, semplicemente un passo su un compitino che la Giunta regionale ha eseguito in maniera quiescente sui diktat del Governo nazionale. Noi non siamo mai stati d'accordo sulla necessità delle norme di attuazione; abbiamo sempre affermato pubblicamente, nelle aule e nei luoghi istituzionali, che quelle norme di attuazione non erano necessarie, che perseguire la strada delle norme di attuazione significava, così come è, una perdita di tempo per la Sardegna, una perdita di tempo per avere gli strumenti necessari a soddisfare le esigenze delle nostre comunità. Voi avete voluto perseguire la strada delle norme di attuazione, l'avete fatto, vi siete certamente anche confrontati con i Ministri di questa Repubblica, che, come già è stato detto, certo non sono amici di quest'Isola, né hanno mostrato nei confronti di quest'Isola non l'amicizia, perché non è l'amicizia che deve essere chiesta ai Ministri della Repubblica e al Governo nazionale, ma il rispetto, in questo caso, delle leggi che sono in vigore. Avete portato avanti questo lavoro che, nella sua sostanza, secondo noi, non aggiunge niente, assolutamente niente, a quella vertenza che era iniziata nella scorsa legislatura, ma significa per noi un'ulteriore perdita di tempo.
Tant'è che noi, Presidente, colleghi della maggioranza, abbiamo inaugurato l'ingresso nel terzo anno di questa legislatura, altro che clima surreale, purtroppo il clima è reale, ed è drammaticamente reale, dicevo che abbiamo iniziato il terzo anno di questa legislatura e non c'è traccia dell'attività della Giunta e della maggioranza che vada verso la possibilità di risoluzione dei problemi della Sardegna, in particolare, verso la conferma delle promesse elettorali in lungo e in largo portate in giro per la Sardegna durante la campagna elettorale. Questo era un punto importante del vostro programma di legislatura e invece sono passati tre anni e noi continuiamo, purtroppo, ad approvare finanziarie, ad approvare bilanci, dove vengono iscritti e dove vengono normati provvedimenti in favore di quest'Isola così ridotta male, addirittura adesso state portando avanti il lavoro su quel collegato che noi abbiamo già definito, come i precedenti, "scollegato", scollegato dalla realtà della Sardegna; stiamo andando avanti ad approvare questi provvedimenti che necessitano della chiarezza e della certezza delle risorse nelle casse dello Stato, questa chiarezza e questa certezza non le abbiamo! Su che cosa dobbiamo festeggiare? Qual è l'oggetto della festa? Chi è il festeggiato? Non c'è per noi niente da festeggiare. E' un'ulteriore perdita di tempo!
Pensiamo, peraltro, che la strada che avete intrapreso sarà ancora decisamente in salita rispetto alla possibilità di trovare la soluzione e la via positiva perché il lavoro vero, quello su cui eventualmente si potrà festeggiare, deve ancora venire, tant'è che il Presidente della Regione nutre serissimi dubbi, dopo questo passaggio, dopo aver eseguito il compitino delle norme di attuazione richiesto dal Governo nazionale, si preoccupa di cercare l'unità del popolo sardo, di richiamare gli "stati generali" della Sardegna per un'azione unitaria a sostegno del compitino perché il compitino possa avere come voto "10". Questa preoccupazione ci fa capire che la strada è abbastanza in salita.
L'unità del popolo sardo, Presidente, era già stata espressa in altre circostanze e in particolare espressa anche da questo Consiglio regionale quando ci fu l'approvazione di una risoluzione e di un ordine del giorno unitario. Allora mi chiedo con quale senso del pudore si può rilanciare la richiesta dell'unità del Consiglio regionale e del popolo sardo, quando questa è già stata ampiamente dimostrata attraverso l'approvazione di ordini del giorno che lei sistematicamente lascia lettera morta nonostante i richiami della Presidenza del Consiglio regionale. Si diceva che lei sostanzialmente viene in quest'aula debole, ma è debole anche perché ha dimostrato in più passaggi di non avere nella giusta considerazione, di non sentire il dovere di avere nella giusta considerazione i pronunciamenti del Consiglio regionale, tant'è che di quegli ordini del giorno e di quella risoluzione niente è stato fatto.
Allora, se vuole richiamare l'unità del popolo sardo, se vuole richiamare la coralità dell'azione politica a sostegno di quello che la Giunta va facendo in difesa della Sardegna nel rapporto pattizio con lo Stato e nella comunicazione con il Governo, mi scusi, lei dovrebbe per esempio sostanziare di più questo richiamo all'unità. Dovrebbe sostanziarlo con la vertenza sulla scuola. Anche sulla scuola c'è un ordine del giorno importante, unitario di questo Consiglio regionale, che è rimasto lettera morta tant'è che la scuola sarda sta subendo le stesse sorti della scuola italiana nel suo complesso, ma anzi, se è possibile, sorte ancora peggiore. Anche quell'ordine del giorno è lettera morta! Sostanzi la chiamata alle armi, tra virgolette, della politica unitaria del popolo sardo con una battaglia sulle servitù militari per esempio, sul Patto di stabilità, cioè si decida a mettere sostanza nelle parole che lei pronuncia, Presidente, perché di tutte le parole intorno alla vertenza entrate, in questi due anni e mezzo di legislatura, sono piene le fosse della Sardegna, cioè ci sono fiumi di parole, dimostrazioni di volontà di unità che ogni volta sono spese decisamente invano.
Poi io le chiedo, Presidente, il massimo del pudore nel riferirsi all'8 marzo, nel pronunciare l'8 marzo come una data importante in cui appunto si può celebrare la bravura delle donne, la capacità delle donne di portare avanti il lavoro e i problemi, perché lei non ha titolo per farlo. Non è credibile! La prego di non fare demagogia e populismo sull'8 marzo perché lei avrà titolo quando, all'ennesimo rimpasto che farà, in quei banchi siederanno almeno un po' di rappresentanti di questo universo così importante, la metà della nostra società, che sono appunto le donne! Fino a quel momento, la prego, eviti di parlare di 8 marzo!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, in prima battuta, prima che mi dimentichi, devo ringraziare il collega Pittalis perché ha dato un'interpretazione del sisma del Giappone a cui sinceramente non avevo pensato e che utilizzeremo subito, seguendo la sua indicazione, come elemento di polemica politica nei confronti del presidente Cappellacci che tutto può, anche il terremoto del Giappone, secondo la sua allegra battuta. Io la considero una cosa spiritosa, ma non accetto assolutamente il quadro di opposizione intollerante e irresponsabile che ella vuole dare con questi esempi. Sono assolutamente convinto che l'opposizione del Consiglio regionale in Sardegna (cioè noi) non ha mai assunto posizioni irresponsabili, propagandistiche o al di fuori di quello che è il ruolo che dobbiamo svolgere. Noi siamo opposizione, abbiamo sempre detto che vogliamo svolgere al meglio l'opposizione, però vogliamo essere un'opposizione di governo perché questo i sardi che ci hanno eletto ci chiedono. Vorrei, se i consiglieri prestassero un po' di attenzione, soffermarmi su un elemento che sfugge al dibattito tra "festeggiare sì, festeggiare no".
Badate, l'accordo sulla modifica dell'articolo 8 è già stato applicato, non è che stiamo partendo da zero. Vorrei ricordare ai colleghi consiglieri che, nel 2008 e nel 2009, lo Stato ha già versato nelle casse della Sardegna circa 500 milioni di euro a titolo di acconto perché, nel 2008 e nel 2009, è stata individuata tra il presidente Prodi e il presidente Soru una fase preliminare dell'accordo stesso, che doveva entrare a regime nel 2010 con un bel po' di centinaia di milioni di euro in più che dovevano essere versati nelle casse della Sardegna a beneficio dei sardi. Quindi, nel 2008 e nel 2009, i soldi sono arrivati senza norme di attuazione, senza accordi, senza commissioni paritetiche, eccetera, ma in base all'intesa. Dal 2010, Governo Berlusconi, sono cominciati i guai e bisogna dirlo con estrema chiarezza. Bisogna dirlo con estrema chiarezza! Perché dal primo momento, cioè due anni fa, l'opposizione è stata contraria, il nostro parere è stato anche confermato da autorevoli giuristi; dall'inizio della legislatura, noi le abbiamo detto, signor presidente Cappellacci (lei è testimone di questo), che doveva mettersi alla testa di un movimento di popolo quale quello che ha conquistato la modifica dell'articolo 8 e chiedere l'immediata applicazione anche per il 2010 dell'articolo 8 novellato, quanto meno per la parte che non aveva assoluto bisogno di norme di attuazione, cioè quella che era già regolata dall'intesa. Avremmo dovuto lasciare fuori giochi, lotto e quant'altro, quella parte, avremmo dovuto fare le norme di attuazione eventualmente solo per la parte non inserita nel precedente accordo.
Non è che noi diciamo di essere insoddisfatti del fatto che la Commissione paritetica abbia trovato un accordo (sarebbe assurdo, presidente Cappellacci), noi esprimiamo la nostra soddisfazione che è ampiamente sovrastata dalla delusione per il tempo che abbiamo perso, la soddisfazione per una Commissione tecnica. Voglio dire che, se ci fosse stato il ministro Fitto, e non il suo capo di Gabinetto, a presiedere quella riunione conclusiva, probabilmente avremmo qualche motivo di perplessità e di preoccupazione in meno; ma non c'era neanche il ministro Fitto! Siccome, nei rapporti di forza all'interno del Governo Berlusconi, il ministro Fitto (spero di non avere ragione e di essere smentito dai fatti) temo che sia un vaso di coccio tra i due vasi di ferro governativi che sono Calderoli e Tremonti, io prometto al collega Campus che festeggerò con lui, gli offrirò da bere e brinderemo assieme quando le modifiche dell'Intesa verranno approvate dal Governo nazionale e soprattutto quando il Governo varerà e attuerà le variazioni di bilancio per le cifre che spettano alla Sardegna per inserirle nel bilancio dello Stato perché se queste somme non vengono inserite nel bilancio dello Stato ne possiamo avere anche venticinque di commissioni tecniche paritetiche che sottoscrivono accordi, ma la Sardegna non vedrà un euro! La Sardegna non vedrà un euro!
E' vero che anche il più lungo dei viaggi inizia dal primo passo, ma questo è un primo passo tecnico. Io voglio vedere, ripeto, non mi fido! Non mi fido della forza e della capacità politica del ministro Fitto dentro un Governo che non vede l'ora di tagliare i fondi alle Regioni e soprattutto alle Regioni a Statuto speciale, soprattutto di un Governo che ha preparato delle norme di attuazione quando Calderoli gestiva il tavolo di concertazione, nel quale ha tentato addirittura di cancellare accise e altre entrate per la Sardegna. Quello che ha proposto Calderoli in un primo momento, signor Presidente, e lei mi è testimone, era un accordo a perdere perché Calderoli ha questa visione della distribuzione dei fondi, siccome sappiamo che c'è un legame strettissimo tra la Lega, Calderoli e Tremonti, è chiaro che non possiamo stare tranquilli. Non possiamo stare tranquilli!
Ecco perché, signor Presidente, anche se, dal punto di vista tecnico, poteva sembrare un gesto eccessivo rispetto alle norme giuridiche e al parere dei tecnici, noi abbiamo insistito per un'altra forma di manifestazione di disappunto e di opposizione della Sardegna, cioè l'impugnazione del bilancio dello Stato, il quale non ha adempiuto al dovere di inserire tra le sue poste quanto era dovuto per la Sardegna. Non è un bel periodo, ripeto, collega Pittalis, non è un bel periodo! Non è ancora un periodo per festeggiare, c'è e ci sarà da combattere nuovamente e duramente.
Vi faccio un esempio. Presidente, noi abbiamo apprezzato (il collega Pittalis si sorprenderà di questo) il decreto con cui il presidente Cappellacci ha abbinato elezioni amministrative e referendum, lo dico, l'abbiamo apprezzato. Stiamo preparando una mozione per cui chiederemo anche al ministro Maroni di fare, con le elezioni nazionali, ciò che ha fatto il presidente Cappellacci, invece di buttare 350 milioni di euro per mandare gli italiani a votare il 12 giugno. Bene, si trovano 350 milioni di euro per buttarli in un tentativo di evitare che il referendum possa...
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, sinceramente devo dire che, oltre al clima sicuramente un po' smorto della seduta di oggi, l'altra cosa che colpisce è il fatto che sia una discussione veramente paradossale, nel senso che chi dovrebbe avere atteggiamenti trionfalistici, perché riesce a portare a casa un risultato, dovrebbe essere chi quel risultato lo ha ricercato, si è battuto, lo ha in qualche modo voluto sottoscrivendo un accordo col Governo Prodi. Oggi pare che si contesti il metodo attraverso il quale si sta arrivando a dare esecuzione a un accordo che noi abbiamo contestato, l'abbiamo contestato nel merito, non nel metodo, nel merito perché la modifica dell'articolo 8 ci dà meno entrate di quelle che vengono riconosciute ad altre Regioni a Statuto speciale, non parliamo solo della Sicilia, e le accise - una volta per tutte diciamocelo - erano assolutamente fuori.
Credo che lo stesso presidente Soru, che oggi è assente, potrà dire che non si è parlato - quando si è scritto quell'accordo - di quella partita che poi servirà a finanziare il sistema delle province. Abbiamo ottenuto in termini di entrate meno di ciò che alle altre Regioni veniva riconosciuto, ma abbiamo avuto, oltre a ciò che alle altre Regioni a Statuto speciale veniva chiesto, il carico della sanità e dei trasporti. Badate bene che, per sanità e trasporti, per esempio in Sicilia, che hanno il 90 per cento delle imposte dell'Irpef, contribuisce lo Stato. Noi invece dobbiamo caricare la spesa sanitaria e sappiamo tutti che, al di là di tutto l'impegno che ci potremo mettere, di qualunque riforma che potremo fare, per il fatto stesso che la dinamica demografica è differente, è una spesa che andrà sempre incrementandosi, continuamente; noi non possiamo pensare di comprimere la spesa farmaceutica o di non curare nel modo migliore possibile i malati sardi solo perché abbiamo scritto forse frettolosamente un accordo.
Quindi, ripeto, la prima cosa che noto è questo clima del tutto paradossale. Io credo che questa Giunta non potesse fare altro che cercare il sistema migliore per dare esecuzione a un atto. Lo ha fatto, sono d'accordo con quanto diceva l'onorevole Salis, è un primo passo, bisognerà vedere che cosa succederà successivamente. Io mi auguro (ma mi pare che il presidente Cappellacci lo abbia detto in maniera chiara) che, qualora in sede di Consiglio dei Ministri dovessero essere apportate delle modifiche all'accordo raggiunto in sede paritetica, sia chiara l'inevitabile apertura di un contenzioso e di un conflitto di attribuzioni col Governo ma, sino a quel momento, io credo che la strada sinora perseguita dalla Giunta (e confortata, devo dire, dai pareri legali di autorevoli costituzionalisti), mi pare che stia dando i suoi frutti. Se c'è qualcuno che debba gioire per questo, è chi quel risultato lo ha ricercato e non deve oggi lamentarsi perché si è scelta una strada piuttosto che un'altra. Quindi mi pare che il percorso seguito sia stato coerente ed efficace.
Va anche detto, una volta per tutte, che non esiste un problema di tempo, non si è perso tempo, i soldi noi li abbiamo iscritti regolarmente in bilancio, se c'è qualcosa che ci impedisce di spenderli è il Patto di stabilità, non è il fatto che non abbiamo la cassa, anzi, abbiamo una cassa piuttosto corposa. Non esiste assolutamente una questione di tempo, neanche se ce li dessero tra tre anni esisterebbe, perché noi li abbiamo comunque iscritti in competenza, abbiamo fondi, ahimè, residui moltissimi, quindi per l'operatività della Regione il problema non sussiste né in termini di competenza né in termini di cassa. E' evidente che sorprende il fatto che, raggiungere un risultato, sottoscritto in maniera anche piuttosto chiara, sia così difficoltoso nei rapporti col Governo.
Credo che, dopo forse un'iniziale, come dire, poca volontà di affrontare con la dovuta durezza il confronto con lo Stato, la Regione Sardegna si sia allineata alle altre Regioni del Mezzogiorno. Mi pare di capire che, anche recentemente, stia maturando un accordo con la Regione Sicilia per rivendicare assieme e fare fronte comune, nei confronti del Governo, con battaglie importanti. Ritengo che sia la strada giusta da perseguire. Lo dovremo fare già con la riforma statutaria rivendicando, come diceva l'onorevole Gian Valerio Sanna, gli oneri delle concessioni demaniali. E' incomprensibile e inammissibile che lo Stato faccia cassa sul demanio marittimo, sul demanio portuale, imponendo magari a noi, o costringendoci a imporre, nuove sovrattasse quando tutti gli oneri sono a nostro carico: gli oneri della gestione, gli oneri delle manutenzioni, gli oneri di rendere fruibile il patrimonio demaniale, marittimo e portuale.
Rimane aperta la vicenda delle accise e, lo dico in conclusione, rimane apertissima la questione dei trasporti. Oggi abbiamo letto sui giornali del fatto che la gara "Tirrenia" probabilmente andrà deserta, i due unici partecipanti non hanno versato le risorse che dovevano essere versate per poter partecipare alla gara, addirittura c'è stata una riduzione; questo può comportare, questo sì, un attacco forte alla nostra autonomia, alla limitazione di movimento dei sardi, un vero schiaffo alla Sardegna se non dovessimo fare fronte comune con l'altra grande isola e con le altre Regioni che soffrono di questa limitazione nei collegamenti.
Credo che, avviamoci a chiudere questa partita delle entrate, io non ho mai enfatizzato la vertenza entrate e mi è sembrata sempre una questione del tutto marginale, le vere questioni siano, prima di tutto, quella di dedicare attenzione massima, visto che sta ormai tramontando la possibilità nostra di partecipare al capitale di una delle cordate, a come affrontare la vicenda Tirrenia e la vicenda della calmierazione delle tariffe navali e poi seguire da vicino e iniziare una battaglia forte sul Patto di stabilità, perché quella è la vera partita, perché Roma, l'ho ricordato già in altre occasioni in quest'aula, la città di Roma, appena ottenuta la legge su Roma capitale, ha ottenuto parallelamente e contemporaneamente anche l'esenzione dal Patto di stabilità. Invece, qualunque nuova risorsa aggiuntiva ci dovesse essere riconosciuta con l'articolo 8 che già abbiamo in bilancio, di fatto si scontra col Patto di stabilità. Quindi quella è la vera partita, quella è la vera battaglia che Roma è riuscita a fare, non perché il sindaco Alemanno si è imposto ma perché 40 parlamentari ex A.N. hanno minacciato di non dare la fiducia al Governo Berlusconi se non fosse stata esentata la città di Roma che, badate bene, ha il doppio degli abitanti di tutta la Regione Sardegna. Io non so se i nostri parlamentari abbiano il coraggio (magari rischiando di non far parte delle prossime liste elettorali) di fare la stessa battaglia e di aiutarci a raggiungere lo stesso risultato, ma quella è la battaglia vera.
Fondi FAS che non ha avuto neppure la Sicilia, benché abbia materialmente avuto il decreto, perché sono andati a finanziare, come tutti voi sapete, altri investimenti nel Nord, a pagare casse integrazioni e multe per le quote latte. Allora: fondi FAS, concessioni demaniali, accise, Patto di stabilità e una rivendicazione forte per garantire i trasporti alla nostra che è l'unica vera isola che l'Italia ha, soprattutto se si dovesse realizzare il ponte sullo stretto, sono le vere vertenze importanti che qualificheranno questi futuri tre anni di legislatura se saremo in grado di portarli avanti con forza e se la Giunta regionale sarà in grado di assumere un atteggiamento forte nei confronti dello Stato, alleandosi e ricercando tutte le alleanze che saranno necessarie per raggiungere questi obiettivi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, Presidente della Regione, colleghi, io non parlerò nel merito dello schema di decreto legislativo, è previsto che lo schema venga esaminato in Commissione, che se ne parli certamente per competenza nella prima Commissione consiliare, che se ne parli nella terza Commissione consiliare, ed è previsto che poi il Consiglio esprima il proprio parere ed eventualmente, con un ordine del giorno, indichi possibili modifiche e integrazioni alle disposizioni contenute nella proposta di schema di decreto legislativo della Commissione paritetica. Prima di ogni altra cosa io do una valutazione positiva su un risultato. Abbiamo uno schema di decreto che consiste in una forma anche utilizzabile, se eventualmente non si chiudesse con il Governo tutta la procedura, per investire della questione delle entrate regionali anche la Corte costituzionale. Do un giudizio positivo su questo risultato perché è frutto di un'accelerazione dovuta anche all'insistenza della minoranza attraverso iniziative e azioni particolarmente dure che sono state assunte in questa Aula, che hanno dato vita poi a un ordine del giorno in parte, solo in parte purtroppo, adottato come comportamento guida anche dalla Giunta regionale.
Che cosa dobbiamo discutere o, meglio, decidere: darci reciproco affidamento? Intanto sono convinto che, dal Consiglio regionale, debba partire un segnale forte nei confronti dell'intera società sarda per dire: "Badate, la controversia con il Governo è una controversia che non è terminata, che bisogna tenere alta!". Lo dico ai colleghi della maggioranza, lo dico al Presidente, perché con i Governi, con questo Governo in particolare, ogni atto e ogni comportamento, che apparisse poco poco accondiscendente, non è apprezzato, è disprezzato! Cioè questo è un Governo che ha una linea che noi abbiamo capito benissimo, che è quella di ascoltare chi urla di più e chi fa più male anche dal punto di vista della gestione della relazione politica. Questo è un Governo che si preoccupa degli altri se gli altri lo fanno preoccupare.
E siccome abbiamo uno Stato, badate, uno Stato strutturato esattamente come tanti e tanti e tanti e tanti anni fa, si festeggia il 150º, questo è un Paese che ha mantenuto purtroppo, nonostante accadimenti tragici e positive conclusioni sotto il profilo istituzionale, anche attraverso la conquista di una Costituzione repubblicana, che sicuramente è di esempio nel diritto costituzionale per tutti i Paesi, nonostante ciò, questo è un Paese che ha mantenuto la testa di 150 anni fa, una testa vecchia! Questo è un Paese che è governato dalle burocrazie, dalle relazioni sottobanco, è un Paese che dimentica il sacrificio dei suoi figli, che ne fa violenza! E' un Paese che non rispetta! Non è un gran Paese! Ha costumi che non lo rappresentano al meglio in questo nostro pianeta, che pure ha cento e centomila difetti, ma che, in altre parti, si sforza di superarli e di migliorarsi. Per cui, che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo stabilire tempi e modalità per arrivare alla conclusione di questa partita nel più breve tempo e nel modo più ristretto possibile.
Quindi la prima cosa, Presidente del Consiglio, presidente Maninchedda, presidente Pittalis, mettiamo all'ordine del giorno l'esame di questo schema di decreto, concludiamo la procedura che riguarda il Consiglio, passiamo la palla immediatamente al Governo e chiediamo al Governo il rispetto dei contenuti, che concorderemo essere quelli migliori per l'attuazione dell'articolo 8 riformato dello Statuto.
Secondo, siccome non lo possiamo fare solo ed esclusivamente noi, chiamiamo le organizzazioni sindacali, CGIL, CISL e UIL per prime, che sono quelle che hanno accompagnato lo sforzo di questa battaglia dal momento in cui è iniziata, e diamo merito anche al presidente Soru per averlo fatto. Perché questa non è una conquista, lo dico all'onorevole Pittalis, lo dico ad altri del centrodestra, ma che cosa ci vuole a dire la verità? Che quella legislatura non è una legislatura persa, è stata una legislatura di grandi conquiste e, se ci fosse stata più continuità, onorevole Cappellacci, forse ne avrebbe avuto merito anche lei di più. Diciamo questo e chiamiamo tutte le forze politiche, il sistema dell'economia, diamo un segnale che siamo un "popolo", così lo capiscono anche a Roma. Non facciamo la figuraccia dell'ultima volta, quando abbiamo dovuto votare su Quirra, perché noi stimiamo tantissimo l'operato della magistratura, ma è possibile che questo Popolo si debba solo far difendere dai giudici? Può anche difendersi da solo! Può questo Consiglio regionale capire che se c'è qualcuno che ci avvelena, e che avvelena le nostre comunità, glielo impediamo? E invece non siamo stati capaci neppure di approvare un ordine del giorno. Ne abbiamo proposto due, non li avete approvati voi che avevate i numeri e non li abbiamo approvati neppure noi che non ce li avevamo.
Detto questo: tempi e modalità, subito al dunque, e vigilanza nei confronti del Governo, che sappiamo non è un governo amico, anzi è un governo nemico.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, questo non è un giorno di festa date le condizioni in cui si trova la Sardegna; sarà per colpa nostra, di tutti noi, ma anche per gravissima responsabilità del Governo nazionale, la situazione, estremamente triste, non ci consente di essere in festa, anche in presenza di un grosso passo avanti in questa vertenza. Ecco perché non è un giorno di festa. E' una situazione che richiede più che mai un impegno unitario di tutte le forze politiche. La vertenza sulle entrate non si limita a ottenere la corretta applicazione dell'articolo 8, ma si inserisce in un contesto più ampio. L'articolo 8, come sappiamo, è entrato in vigore nel 2010, in precedenza - come ha ricordato l'onorevole Salis - sono state erogate somme che non sono un'anticipazione degli aumenti di tasse, sono semplicemente, e in maniera irrisoria, un corrispettivo per tutto quello che ci doveva essere dato e che non c'era stato dato. Quindi non è ancora l'applicazione dell'articolo 8.
Non è in questo momento importante dire che servono, o non servono, le norme di attuazione per applicarle; l'importante è auspicare che il Governo approvi immediatamente queste norme di attuazione. Va da sé che anche un ritardo nella loro approvazione, così come è avvenuto con le norme sulla sanità penitenziaria, comporta violazione del principio di leale collaborazione e, per quanto riguarda la sanità penitenziaria, diamo atto che la Regione si è comportata più che correttamente, perché in mancanza di quelle norme di attuazione poteva dire al Governo di continuare a gestirsela fino all'applicazione delle norme e all'erogazione delle risorse. Siccome noi Sardi siamo fatti in maniera particolare e spesso e volentieri siamo attenti più ad andare incontro ai bisogni che ci vengono rappresentati, che a conquistare posizioni che ci consentono di richiedere, questo non l'abbiamo fatto. Auspichiamo che il Governo provveda in tempi molto brevi, abbiamo dei forti dubbi che questo avverrà, non perché non confidiamo nell'attività che sarà svolta puntigliosamente e quotidianamente dalla Giunta regionale, ma perché purtroppo il Governo ci ha dato una serie di segnali totalmente negativi per quanto riguarda la Sardegna.
Diamo per assodato che si arrivi all'emanazione di queste norme di attuazione, ma questo non basta, perché noi abbiamo tutta un'altra serie di battaglie che dobbiamo portare avanti. C'è il problema del Patto di stabilità, problema che il Consiglio regionale ha già affrontato, abbiamo già approvato all'unanimità un ordine del giorno, con cui il Consiglio ha dato una serie di indicazioni, condivise e accolte convintamente anche dalla Giunta regionale, su quello che era il percorso, su quello che doveva essere il contenuto di queste norme di attuazione di applicazione del Patto di stabilità. E' una battaglia molto più complessa. Ricordo che, in quell'ordine del giorno, era stato detto espressamente, era stata richiamata anche la legge sul federalismo cosiddetto fiscale, su cui poi tornerò, era stato detto di chiedere anche l'applicazione dell'articolo 22, articolo 22 che è espressione di principi costituzionali e anche espressione dell'articolo 13 del nostro Statuto, rimasto sostanzialmente inattuato fino a oggi. Non vorremmo che anche questo dell'articolo 22 fosse uno specchietto per le allodole, messo dal Governo per cercare di rendere tutti felici e contenti, e cercare di spostare l'attenzione sul vero contenuto delle norme sul federalismo fiscale.
Questo del federalismo è un altro grosso tema che ci vedrà impegnati. Noi, e quando dico "noi" intendo il Gruppo UDC-FLI, sia a livello nazionale, sia a livello locale, abbiamo combattuto fortemente queste norme. Sono delle norme che di federalismo hanno ben poco, perché nella sostanza finiscono, in effetti, in luogo di introdurre tasse e tributi locali, per accentrare il potere impositivo in capo allo Stato, lasciando alle Regioni solo la possibilità di fare degli aumenti rispetto ai tributi disciplinati e imposti dallo Stato. Quindi è una norma che accentra e che ha l'effetto di rompere l'unità dello Stato. Ecco la prima grandissima critica che noi facciamo a queste norme. Sono norme, ne abbiamo parlato più volte, non mi soffermo a esprimere tutto, che determinano un fenomeno di fiscalità di vantaggio. Collegando queste norme con i costi standard, si determinerà un fenomeno per cui noi non "potremmo", se dovessimo aumentare il livello delle prestazioni o migliorarle qualitativamente, ma "dovremmo" aumentare le tasse con la conseguenza che tutte le imprese sposterebbero, ancorché solo formalmente, la sede legale in altre regioni come Veneto, Lombardia o quant'altre, dove si pagano meno tasse. L'unico modo per evitare questo fenomeno è quello di ridurre le tasse, il che vuol dire ridurre le prestazioni, il che vuol dire non migliorare la qualità delle prestazioni.
Ecco perché noi riteniamo che, contro questo federalismo, debba essere fatta una battaglia che dovrebbe vederci possibilmente uniti, anche se mi rendo conto che questo è impossibile, vista la posizione quantomeno a livello nazionale del P.d.L. che è ovviamente difforme. Noi riteniamo che queste norme siano in contrasto con l'articolo 2 della Costituzione, riteniamo che questo fenomeno di fiscalità di vantaggio venga a configurare un aiuto di Stato vietato dalla normativa comunitaria. Bene, nel nostro piccolo, noi faremo, sia a livello nazionale che a livello locale, tutte le battaglie necessarie per cercare, nel limite del possibile, di bloccare questo fenomeno del fiscalismo. Sappiamo benissimo che è una posizione che ci differenzia da quella del P.d.L., ma riteniamo che, ciò nonostante, la sintesi delle posizioni si possa trovare su altri aspetti; questo è un problema che passa sopra la testa della Giunta regionale e quindi non va a incidere sull'alleanza.
Non solo, ma per superare tutti questi problemi è importante fare le riforme, noi possiamo presentarci di fronte al Governo e avanzare le nostre rivendicazioni se riusciamo a dotarci degli strumenti legislativi di una nostra Carta costituzionale che ci dia le condizioni per andare avanti e che chiarisca i nostri poteri e i risultati che vogliamo raggiungere. L'autonomia non è più solo un problema economico, non è più solo un problema di rinascita della Sardegna, l'autonomia è anche riconoscimento del popolo sardo, riconoscimento della sua identità, riconoscimento dell'insularità. Sono tutte battaglie che dovremo portare avanti cercando di riempirle di contenuti; sicuramente non ci soddisfano le battaglie e le parole che vengono spese a Roma e che rimangono mere e poche. In questa battaglia, come anche nelle altre in precedenza, siamo al fianco della Giunta regionale, al fianco del Consiglio regionale, siamo al fianco di tutti i sardi che vogliono portarla avanti.
Cercheremo di contribuire nel nostro piccolo con le nostre idee e con il nostro apporto. Proponiamo sempre sul tavolo, facciamo una nostra proposta senza mai imporla, cercando di ragionarla, di spiegare i motivi e vedendo, laddove non vi sia il consenso, di raggiungere l'accordo su una proposta che comunque consenta di ottenere quei risultati. E' un comportamento, questo, che l'UDC, anche con gli amici del FLI che sostengono questa maggioranza, pur in talune ipotesi differenziandosi, ha sempre portato avanti, pertanto se le affermazioni che l'amico Pittalis in precedenza ha rivolto fossero da intendersi rivolte a noi, le ritengo fortemente immeritate. Abbiamo sempre contribuito e collaborato a questa maggioranza, abbiamo garantito, nel momento in cui per una serie di motivi il P.d.L. non poteva essere presente in aula, la nostra presenza e, in quel caso, ribadisco che la presenza degli amici di FLI è stata veramente essenziale per garantire il numero legale e portiamo avanti le nostre idee.
Portiamo avanti le nostre idee, pur avendo un bagaglio di voti che ci dà una forte rappresentatività, e non abbiamo mai preteso e né mai abbiamo ottenuto un ritorno di potere, se lo vogliamo chiamare così, rispetto alla nostra attività, che pure avremmo diritto di chiedere. Ci sono problemi nella maggioranza? Benissimo, ma non è questa la sede per affrontare quei problemi, in un momento così delicato. Se i problemi ci sono si parla, ci si incontra, si affrontano, vediamo se riusciamo a fare sintesi, se si fa sintesi si va avanti insieme, se la sintesi non è possibile, andremo per il percorso fermo rimanendo che noi saremo qua presenti a dare il nostro contributo in tutte le forme e in tutti i modi possibili.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, io credo che questo sia il momento nel quale questo Consiglio regionale e le forze politiche sarde debbano dimostrare grande comunione di intenti. Faccio l'appello a tutte le forze politiche e a tutto il Consiglio regionale, anche perché credo che sia necessario un intendimento comune ma, ancora di più, sia necessaria l'unità della maggioranza. Dovremmo astenerci, in questa sede, su questo argomento, dall'innescare polemiche, magari necessarie, ma certamente inutili in questo contesto. Questa non è una giornata di festeggiamenti, per me personalmente, ma credo per tutto il Popolo della libertà, la giornata di festeggiamenti è quella di domani, perché noi crediamo veramente all'Unità d'Italia; in casa mia io esporrò il tricolore domani ma credo che lo faranno moltissime famiglie sarde, è una mia posizione, è la nostra posizione. Così come la nostra posizione era ed è che le norme d'attuazione fossero un fatto essenziale e indispensabile, per questo non abbiamo messo in campo veleni contro chi (come i colleghi del centrosinistra) riteneva - avendo le sue ragioni - di non dover andare verso la strada delle norme di attuazione.
E' una divergenza politica? E' una divergenza tecnica? Noi abbiamo creduto che questa fosse la strada migliore. Per i colleghi del centrosinistra, almeno per alcuni che sono intervenuti, mi è sembrato che questa non fosse la strada più utile. L'importante è il risultato; qualcuno ha detto che siamo in grande ritardo. Voglio dire, per ricordarlo ai colleghi, che l'articolo 8 entrava in vigore dal primo gennaio 2010, quindi tutto ciò che è accaduto precedentemente è un fatto che riguardava certamente ma non esclusivamente questa maggioranza. Entrava in vigore il primo gennaio 2010! Come? Con un dato assodato e conclusivo da parte del Governo Prodi che le risorse dovevano essere trasferite alla Regione Sardegna? Non era così neanche allora! Non lo è mai stato così, né poteva esserlo perché l'applicazione dell'articolo 8, ecco dove noi ci siamo riagganciarti alle norme di attuazione, io credo che sia un fatto fondamentale quanto meno per le cose che ha detto poc'anzi il collega Uras.
Non può sfuggire all'attenzione del Consiglio regionale, non può essere che il Consiglio regionale sia escluso, non può essere che questa partita sia solo patrimonio esclusivo di un rapporto amministrativo tra il Presidente della Regione e la Giunta e il Governo nazionale. Non può assolutamente essere questa la strada! Non può essere questa adesso e, ancora di meno, non lo deve essere per il prosieguo di questo percorso. Io ho ascoltato anche l'intervento di autorevoli esponenti di questo Consiglio regionale che hanno ricordato altre partite che probabilmente dobbiamo ancora mettere in campo; si è parlato del demanio, si è parlato del Patto di stabilità, non si è parlato per esempio della tassa che i sardi pagano ancora al Governo nazionale che è la tassa sulla revisione delle cooperative, i colleghi siciliani incamerano in Sicilia la tassa di revisione, che è una tassa biennale. Non saranno grandi cifre ma è qualche milione di euro che non si capisce per quale motivo noi stiamo ancora pagando al Governo nazionale. Ma di questi casi ce ne sono ben altri!
Ecco perché questa non è una partita che può essere risolta con un documento che prevede la chiusura totale;, sono sicuro che le norme di attuazione (convinto come sono che verranno celermente approvate dalla prima Commissione e poi torneranno con un ordine del giorno in Consiglio) verranno immediatamente trasmesse alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in modo che immediatamente si possano attivare le fasi successive. Io leggo nelle norme di attuazione qualcosa che forse è sfuggito ad alcuni, che non è l'articolo più importante ma certamente è fondamentale, ossia l'articolo 13; dall'articolo 13 si capisce qual è l'intendimento, cioè non ci sfuggirà più un euro se l'articolo 13 verrà rispettato. Allora, il lavoro si è fatto e, al di là delle risorse (qualcuno ha chiesto quando verranno quantificate, l'onorevole Giampaolo Diana ci parlerà delle risorse e a quanto ammonteranno, ma io credo che questo conteggio sia già stato fatto, anzi ne sono certissimo), dobbiamo capire che la cifra non sarà fissa, ma in evoluzione, e quell'articolo 13 ci mette al riparo da qualsiasi sorpresa.
E' vero, l'onorevole Soru ha avuto l'intuizione nella precedente legislatura, ma nessuno ha mai fatto proclami contro il presidente Soru. Siamo andati tutti quanti a Roma per combattere quella battaglia che però è rimasta a metà, probabilmente anche perché è caduta la Giunta; certo è che noi abbiamo ripreso il percorso e vogliamo concretizzarlo, anzi vorremmo che a questo percorso partecipassero tutti, perché, colleghi del centrosinistra, se non partecipate, state compromettendo quel percorso che voi avete avviato e che noi peraltro abbiamo condiviso. Quindi massima condivisione oggi.
Credo che il risultato non sia da ascrivere tra il massimo dei risultati, è importante, però, se noi gli diamo le gambe, gli strumenti e la certezza di essere tutti quanti uniti (dentro il Consiglio regionale, fuori dal Consiglio regionale, con i parlamentari, con le associazioni, con le organizzazioni), perché tutti quanti dovremo fare il nostro sforzo, io sono sicuro che, se veramente c'è questa grande determinazione da parte di tutti, questo risultato potrà essere ascritto a questa o all'altra legislatura, ma comunque al Consiglio regionale, alla Giunta e a tutti coloro che si sono impegnati in questo senso.
Per il resto, io credo di non dover aggiungere altro, ritengo che il dibattito sia stato esaustivo e che di una cosa dobbiamo preoccuparci (l'ho già dichiarato qualche giorno fa e mi piace dichiararlo di nuovo in Consiglio regionale): se il Consiglio regionale e la Giunta regionale hanno fatto tutti gli sforzi (io sono convinto di sì), se abbiamo avuto la forza e otterremo la forza ancora più straordinaria di vedere riconosciute le nostre legittime esigenze e aspettative, io credo che la parte politica non si debba fermare qua, che sia necessario cominciare a pensare adesso al Patto di stabilità, certamente, ma anche a ciò che accadrà nel momento in cui noi supereremo anche quell'ostacolo. Non basta avere i soldi, bisogna anche saperli spendere!
Bisogna caratterizzare questa legislatura, è una legislatura che deve dare veramente un segno definitivo sullo sviluppo della Sardegna: questa è la grande sfida a cui noi siamo chiamati, tutti gli altri sono atti amministrativi che seguiremo con attenzione ma certo è che la nostra fantasia e la nostra idea di sviluppo della Sardegna deve concretizzarsi con proposte e disegni di legge che certamente dovranno far capire perché abbiamo sollevato queste rivendicazioni: perché i sardi le meritano e perché forse un minimo di impegno ce l'abbiamo messo anche noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, cercherò di parlare, cerco di farlo sempre ma a maggior ragione oggi, senza strumentalità, direi quasi col cuore. Domani celebreremo e festeggeremo i 150 anni dell'Unità d'Italia e credo che noi abbiamo diritto, forse più di altri, di farlo perché abbiamo contribuito; però vogliamo che questa unità, soprattutto oggi, messa tra l'altro in discussione, sia caratterizzata da una valorizzazione forte delle differenze dei diritti di una sovranità che vorremmo fosse attribuita anche alle Regioni e quindi in particolare alle Regioni autonome come la Sardegna. E in un momento come questo, dove i diritti e le specificità sono negate, credo che dovremmo alzare più alta la nostra voce; lo dico perché credo che poi conseguentemente, presidente Cappellacci, dovremmo essere in grado di trasferire questi poteri, non solo funzioni amministrative, anche ai comuni, per dare proprio alla municipalità quelle competenze che le sono proprie e che riguardano il nostro essere federali, solidali, autonomisti in una misura forse più forte di quella che abbiamo vissuto in questi sessant'anni. Questo appartiene però al dibattito sul nuovo patto costituzionale con lo Stato che è demandato in questo momento alla Commissione autonomia.
Presidente, oggi (lo aveva già fatto nei giorni scorsi), lei ci ha chiesto in particolare, in modo - devo dire - preoccupato ma la capisco, di mobilitare, di chiamare in qualche modo all'unità e alla coesione gli "stati generali", la classe dirigente sarda. Lo ha fatto con preoccupazione. Riteniamo, noi con lei, che non ci sia niente da festeggiare per le norme di attuazione, non necessarie e che ci riportano sostanzialmente alla situazione che avevamo nel 2009. Noi riteniamo che l'articolo 8 sia immediatamente applicabile, sia comunque effettivo, e che la vera battaglia l'abbiamo vinta in quell'occasione con la mobilitazione di tutti i sardi. La classe dirigente sarda, quella classe dirigente che in quest'Aula ha visto, per esempio nel giugno o luglio del 2009, un primo incontro che ha portato alla difesa del cracking di Porto Torres, quel cracking di Porto Torres non solo è messo oggi in discussione ma per esso, dalle parole del numero due di ENI, Renzi, si prospetta una chiusura annunciata per giugno di quest'anno. Anche lì siamo al punto di partenza, Presidente, stiamo parlando sempre del rapporto con lo Stato, che non può fare quello che vuole in Sardegna, la quale deve, se non altro, avere una voce forte di opposizione, anche attraverso la sua presenza nel Consiglio dei Ministri, Presidente, così dice lo Statuto di autonomia.
Cracking, ENI, Polimeri Europa, Vinyls, tutte partite aperte, così come il nucleare! Presidente, non possiamo accettare una legge dello Stato che semplicemente dà una facoltà alle Regioni, e quindi alla Sardegna, di poter esprimere il proprio parere ma del quale può anche benissimo non tener conto, perché poi decide uno Stato centralista, non federale ma centralista. E' sicuramente contraddittorio.
In questo quadro, lei ha voluto fare dichiarazioni al Consiglio regionale per cercare di mobilitare, credo, ma, nello stesso tempo, di illustrare quello schema di norme di attuazione che non hanno avuto modo (per motivazioni che forse comprendiamo ma che non accettiamo) di trovare spazio, se non forse oggi, non so se è stato fatto, nel sito istituzionale della Regione. Era una delibera della Giunta regionale e io credo che i consiglieri regionali debbano essere sempre messi in condizione di poter svolgere il loro lavoro, le proprie prerogative, anche quando riguardano materie delicate che non attengono soltanto al rapporto tra una Giunta e un Governo ma anche al rapporto tra la Sardegna, intesa in questo caso come la rappresentanza del popolo sardo in Consiglio regionale, e uno Stato.
Allora, la lettura del testo di quelle norme di attuazione tra l'altro un po' mi inquieta perché mi pare che siano delle norme assertive, tutte spostate sulla funzione dello Stato e meno della Regione, qualunque scelta è definita sulla base di parametri non qualificati oggettivamente, forse non lo dovevano essere in quelle norme ma mi pare di interpretare che fa tutto lo Stato: "Lo Stato stabilisce", "Il Dipartimento quantifica", "Il Ministero stabilisce". C'è una volta sola la parola "intesa" in queste norme di attuazione, una volta sola troviamo nel proseguo e nell'interpretazione di quelle norme il rapporto tra Regione e Stato che deve esserci sempre e io dico che deve esserci sempre in maniera conflittuale, una conflittualità che fa parte della leale collaborazione.
Allora, norme di attuazione non necessarie, atteggiamento dilatorio che ha portato, e capisco anche qui le preoccupazioni del Presidente, quasi a voler interferire col federalismo, perché l'obiettivo dello Stato era questo, Presidente, e lei lo sa bene: modificare il quadro delle entrate raggiunto, inserendo l'articolo 8, di fatto, nelle previsioni più ampie del federalismo fiscale, quindi in qualche modo annullandone i benefici. Questo credo che sia l'atteggiamento dello Stato, incontrovertibile, al quale dobbiamo continuare a opporci in maniera forte, decisa e autorevole.
Ricordo brevemente ciò che abbiamo vissuto in questi anni: nel dicembre 2009, ci fu un ordine del giorno unitario della Camera che portava la firma di tutti i consiglieri sardi, il primo era l'onorevole Cicu, secondo il quale le norme di attuazione non erano necessarie e l'articolo 8 era immediatamente applicabile, effettivo. Successivamente, nel marzo 2010 fu presentata un'interrogazione, ancora una volta primo firmatario Cicu, e la risposta del viceministro Vegas andava invece in direzione opposta, cioè norme di attuazione necessarie per dare efficacia a quell'articolo 8 riscritto, a quel patto tra un Governo e una Regione, tra Soru e Prodi in particolar modo. Ma questo è un fatto, come dire, accidentale tra uno Stato e una Regione. Poi ancora a giugno 2010, alla Camera, Vegas ribadisce la sua posizione sul fatto che non avremmo visto una lira fino all'approvazione delle norme di attuazione, il Governo regionale, in questa Aula, rappresentato da lei, Presidente, ha fatto propria quella impostazione andando a traino, secondo noi, del Governo e quindi seguendo un atteggiamento dilatorio che ci ha portato alla Paritetica e a un preaccordo non definito con il ministro Calderoli delegato dal Governo, e poi a una posizione che noi abbiamo voluto difendere anche con l'occupazione del Consiglio regionale, con diverse mozioni, dando valore anche a questa Aula.
Siamo arrivati di fatto a queste norme, alle norme di attuazione, che sono forse semplicemente, come dire, un "passettino", ma che ci riportano a una situazione nella quale eravamo nel 2009; occorre il pronunciamento del Consiglio regionale e quello del Consiglio dei Ministri. Anche qui capisco le sue preoccupazioni, voglio vedere quale sarà l'atteggiamento di Tremonti, non solo quello di Calderoli. Anche la revisione del Patto di stabilità non è un passaggio secondario sul quale vi siete impegnati fin dal primo momento, non avete trovato modo per attivare un tavolo che portasse a un minimo risultato.
Ancora: l'iscrizione nel bilancio dello Stato, se si farà come si farà, con un assestamento, con la legge di stabilità, abbiamo già visto cos'è successo con la legge di stabilità del 2010, che non avete voluto impugnare, nonostante un ordine del giorno unitario, con l'assestamento del bilancio 2010, col colpevole voto favorevole dei parlamentari del Popolo della Libertà e del centrodestra che, in quel momento, dovevano opporsi perché prima c'è la Sardegna e poi la propria candidatura eventuale e successiva.
Credo che questo sia il senso. Serve un'assemblea degli "stati generali"? Serve un'assemblea della classe dirigente? Io credo che serva, l'abbiamo detto nel primo momento, una mobilitazione del popolo sardo pari almeno a quella del 2005-2006, popolare, sociale e istituzionale. L'assemblea degli "stati generali" serve se è operativa, se indica un'agenda, se indica un calendario, la convochi dove vuole, Presidente, magari al centro della Sardegna, noi ci saremo, non ci siamo mai sottratti! Ci saremo se lei avrà coraggio, avrà determinazione, avrà autorevolezza, se metterà ancora una volta al primo posto gli interessi della Sardegna. La convochi dove vuole, se è un passaggio per una mobilitazione, se è un passaggio per un'apertura ancora non fatta di un conflitto istituzionale, lo faccia, lo dichiari domani, proprio il giorno dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Accanto al festeggiamento, doveroso, noi abbiamo motivi di preoccupazione.
Lo Stato, troppe volte, anche in questi anni, soprattutto in questi anni, ha attentato allo Statuto di autonomia della Sardegna, lo ha fatto in maniera consapevole, lo ha fatto anche con il suo silenzio, Presidente, noi vorremmo una svolta da questo punto di vista, lo vogliamo insieme a tutti i sardi perchè noi vogliamo veramente rendere partecipi tutti i sardi.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, oggi mi sono presentato in questa Aula per un dovere istituzionale, per dare una puntuale e completa informativa ma anche per cercare di stimolare l'Aula ad avere un atteggiamento coerente, ad avere una posizione coerente, ad avere un'unica voce che possa consentire di percorrere questo ultimo tratto di un cammino certamente complesso e difficile. Un tratto che non è esente da pericoli e insidie, l'ho detto da subito, anzi forse è il passaggio decisivo dove le insidie sono maggiori. Ho colto in molti interventi spunti positivi, la disponibilità, la volontà vera di fare quadrato intorno, non al Presidente, ma agli interessi della Sardegna. Ho anche purtroppo registrato una serie di, come dire, sforzi, equilibri dialettici che, sul filo del sillogismo aristotelico, tentano di affermare una tesi, ma peccato che quella tesi sia viziata da una premessa totalmente infondata.
Mi viene in mente, quando sento determinate affermazioni, un quadro surrealista di Magritte di fronte al quale mio figlio, durante la visita a un museo, mi disse: "Che cos'è questo, papà?". Me lo chiese perché c'era raffigurata una mela e sopra c'era scritto: "Questa non è una mela". Ecco, quando sento parlare di questo risultato, sento parlare di feste, per usare sempre un riferimento al mondo dei giovani, mi viene da chiedere: "Dov'è la festa?". Ma chi ha mai parlato di feste? Anzi, mi sono espresso in termini assolutamente contrari di ipotesi di celebrazione e di festeggiamenti.
Quando sento parlare della vicenda dell'ENI, riguardo alla quale la Sardegna intera riuscì un anno e mezzo a fermare la trasformazione di quel sito in un grande serbatoio, con tutti i rischi che poi anche vicende recenti hanno dimostrato assolutamente attuali, e arrivare a uno scenario quale quello di oggi in cui si parla di una opportunità importante, si discute intorno a un neonato che può crescere, diventare grande, forte, rispetto a quello che prima si faceva attorno a un malato terminale, che si cercava di tenere in vita, ma senza molte speranze o aspettative di vita, ecco allora mi vengono in mente quei paradossi e mi viene in mente che forse la Sardegna in questo momento non ha bisogno del paradosso, ha bisogno della concentrazione sull'immagine che dice esattamente qual è lo stato dell'arte e che fa sì che i nostri sforzi debbano essere tutti quanti diretti a ottenere quel risultato.
Io non voglio basare le mie valutazioni e soprattutto le mie azioni sui paradossi, sulle provocazioni, su atteggiamenti che comprendo sino a un certo punto anche nella dialettica politica, nel confronto. Voglio basarmi invece sull'immagine, su quel risultato e su tutti i segnali che sono arrivati, da una parte e dall'altra, tesi a dare la disponibilità per fare quadrato intorno agli interessi della Sardegna. Questo è quello che ho fatto fino a oggi, questo è quello che continuerò a fare oggi, domani e dopodomani. Sono certo che, con l'impegno, non solo del Presidente, di tutti, i risultati possono essere conquistati.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame del successivo punto all'ordine del giorno che reca la discussione del disegno di legge numero 216/A - Parte prima.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore.Mi rifaccio integralmente alla relazione già in atti.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Intervengo molto brevemente perché su questa legge noi abbiamo già assunto una posizione favorevole in Commissione; riteniamo che (lo diciamo perché ci sono sollecitazioni che ci provengono anche da altre parti e amministrazioni regionali si sono già espresse in questa direzione) l'accorpamento, previsto dal provvedimento di legge numero 216/A, per i referendum regionali e le elezioni comunali e provinciali, sarebbe utile che venisse allargato anche alle elezioni referendarie nazionali. Risparmiare risorse su questo tema (so che l'Italia dei Valori ha presentato una mozione su questo tema), è un obbligo morale che noi tutti dovremmo sostenere.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
(Interruzione)
E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Ladu, Manca e Oppi hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 64
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 64
(Il Consiglio approva).
Si dia lettura del titolo.
(Si riporta di seguito il titolo:
Abbinamento dei referendum regionali con le elezioni comunali per l'anno 2011.)
(E' approvato)
Gli articoli 1 e 2 sono stati stralciati.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolo 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3:
Art. 3
Disciplina transitoria dell'abbinamento dei referendum regionali con le elezioni
comunali e provinciali
1. Limitatamente all'anno 2011, in caso di contemporaneo svolgimento dei referendum regionali con le elezioni dei consigli comunali e provinciali e con il primo turno delle elezioni dei sindaci e dei presidenti delle province, alle consultazioni referendarie si applicano, relativamente alla durata delle operazioni di voto e al funzionamento dei seggi elettorali, le disposizioni concernenti le elezioni amministrative.
2. Per i referendum regionali da tenersi nell'anno 2011, in deroga a quanto previsto dall'articolo 8, comma 1, della legge regionale 17 maggio 1957, n. 20 (Norme in materia di referendum popolare regionale), i referendum sono indetti con decreto del Presidente della Regione non oltre il cinquantacinquesimo giorno precedente quello della votazione.
3. Nel caso di cui al comma 1, le operazioni di scrutinio relative alle elezioni dei consigli comunali e provinciali e alle elezioni dei sindaci e dei presidenti delle province cominciano, in ciascun seggio elettorale, al termine delle operazioni di scrutinio relative ai referendum regionali.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 4.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 4:
Art. 4
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale della legge. Prego i colleghi di prendere posto.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 216/A - Parte prima.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cappellacci, Espa, Greco e Petrini hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cappellacci - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 65
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 65
(Il Consiglio approva).
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo la sospensione dei lavori, perché abbiamo bisogno di interloquire con i Gruppi di minoranza.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, possiamo fare almeno l'illustrazione e la discussione, e poi magari teniamo aperto il termine per la presentazione degli eventuali emendamenti?
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Noi preferiamo interrompere.
PRESIDENTE. Se l'Aula è d'accordo, interrompiamo i lavori, che riprenderanno alle ore 16 di questo pomeriggio.
Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo
La seduta è tolta alle ore 13 e 10.