Seduta n.38 del 23/09/2009
XXXVIII Seduta
Mercoledì 23 settembre 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 40.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 luglio 2009 (31), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giuseppe Luigi Cucca, Massimo Mulas, Onorio Petrini e Antioco Porcu hanno chiesto congedo per la seduta del 23 settembre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
54 del Regolamento. (15)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 15.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Zuncheddu - Uras - Salis - Bruno - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Cocco Daniele Secondo - Mariani - Diana Giampaolo - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sulle carceri speciali, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIOREGIONALEPREMESSO che:
- il piano di riorganizzazione delle carceri presentato dal Ministro Alfano avalla il progetto di portare in Sardegna, per scontare la pena, la più pericolosa criminalità mafiosa internazionale soggiornante nelle carceri italiane;
- tale piano, partendo dalla necessità di riorganizzare le carceri nel nostro territorio, e in particolar modo a Cagliari e a Sassari, propone di creare bracci speciali per un totale di circa 400 posti da riservare a detenuti in regime di 41 bis (carcere duro);
- i detenuti da "carcere speciale" in Italia sono circa 600 e tutti esponenti della criminalità mafiosa: dalla n'drangheta alla camorra, tutte realtà legate alla delinquenza internazionale che con i suoi traffici (dalla droga, alla prostituzione, ai rifiuti) ha inquinato il tessuto economico e sociale di diverse parti del mondo, compreso quello italiano;
PRESO ATTO che già la magistratura si è occupata, nel nord-est della Sardegna, di infiltrazioni mafiose e camorriste riguardo alla speculazione edilizia e che si fanno sempre più frequenti le dichiarazioni della stampa internazionale in cui si denuncia la presenza di interessi della mafia russa sulle nostre coste sarde;
SOTTOLINEATO che tale provvedimento apporterebbe al popolo sardo e a tutta la Sardegna notevoli svantaggi: l'arrivo nel territorio isolano di esponenti di spicco della criminalità organizzata e delle famiglie implicate nella malavita creerebbero, infatti, instabilità sociale, insicurezza per la civile convivenza e inquinamento dei tessuti economici, già fortemente mortificati dalla grave crisi,
impegnano il Presidente della Regione e gli Assessori competenti affinché:
1) si garantisca la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata appartenenti alla più agguerrita delinquenza italiana e internazionale;
2) si dia l'opportunità a quei sardi che scontano pene in carceri lontane dalla Sardegna e che ne facciano richiesta, di essere trasferiti in sedi di detenzione isolane dove sia garantito un percorso di reale rieducazione e reinserimento nel tessuto sociale di appartenenza; tale opportunità è tesa ad alleviare la sofferenza e i disagi delle famiglie, derivanti dalle distanze, dai costi e dall'inadeguatezza dei trasporti;
3) si facciano carico della situazione di grave allarme per lo stato di degrado in cui versano le carceri sarde, situazione costantemente denunciata da associazioni di cittadini, da operatori del settore, da artisti, da rappresentanti di enti locali e trovino soluzioni affinché le carceri sarde siano luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento degni di un paese civile; dando questo segno di civiltà eviteremo l'ennesimo e drammatico sopruso nei confronti di quei sardi detenuti e delle loro famiglie.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, prima che io illustri la mozione, è possibile verificare il numero legale?
PRESIDENTE. E' possibile se lo chiedono due Capigruppo. Chi appoggia la richiesta?
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sostituisco il mio Capogruppo oggi.
(Appoggiano la richiesta i consiglieri Salis e Bruno.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Essendo la prima votazione, chiedo che i lavori vengano sospesi per dieci minuti.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti, sino alle ore 10 e 53.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 43, viene ripresa alle ore 10 e 53.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Prego i colleghi di prendere posto.
Onorevole Zuncheddu, mantiene la richiesta di verifica del numero legale?
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sì.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggiano la richiesta i consiglieri Salis e Bruno.)
Comunico che il consigliere Porcu è presente in aula, pertanto il congedo si intende revocato.
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cocco Daniele, Cossa, Mario Diana, Floris Mario, Manca, Meloni Valerio, Obinu e Zedda Alessandra sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 49 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale proseguiamo i lavori.
Prego, onorevole Zuncheddu.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, a nome di tutta l'opposizione illustro la mozione riguardante il piano del ministro Alfano relativo alle carceri speciali nel territorio sardo.
Premesso che il piano di riorganizzazione delle carceri presentato dal ministro Alfano è in sintonia con il progetto di portare in Sardegna, per scontare la pena, la più pericolosa criminalità mafiosa internazionale soggiornante nelle carceri italiane; tale piano, partendo dalla necessità di riorganizzare le carceri nel nostro territorio, e in particolar modo a Cagliari e a Sassari, propone di creare bracci speciali per un totale di circa 400 posti da riservare a detenuti in regime di 41 bis, mi riferisco chiaramente al carcere duro; i detenuti da "carcere speciale" in Italia sono circa 600, tutti esponenti della criminalità mafiosa, dalla 'ndrangheta alla camorra, e tutti legati alla delinquenza internazionale, che con i suoi traffici (dalla droga alla prostituzione e ai rifiuti) ha inquinato il tessuto economico e sociale di vaste aree del mondo, compreso quello italiano; preso atto che la magistratura si è già occupata qui in Sardegna, esattamente per la realtà del nord-est dell'Isola, di infiltrazioni mafiose e camorriste impegnate sul fronte della speculazione edilizia, tanto che la stessa stampa internazionale denuncia sempre più spesso la presenza di interessi della mafia russa sulle coste sarde (questo, però, non è più gossip, come si è detto a lungo.); sottolineato che il provvedimento Alfano apporterebbe al popolo sardo e a tutta la Sardegna notevoli svantaggi, in quanto l'arrivo nel territorio isolano di esponenti di spicco della criminalità organizzata e delle famiglie implicate a loro volta nella malavita creerebbe instabilità sociale, insicurezza per la civile convivenza e inquinamento dei tessuti economici, già fortemente mortificati dalla grave crisi in corso, i consiglieri dell'opposizione impegnano il Presidente della Regione e gli Assessori competenti affinché si garantisca la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata e appartenenti alla più agguerrita delinquenza italiana e internazionale; si dia l'opportunità ai sardi che scontano pene in carceri lontane dalla Sardegna, e che ne facciano esplicita richiesta, di essere trasferiti in sedi di detenzione isolane, dove sia garantito un percorso di reale rieducazione e di reinserimento nel tessuto sociale di appartenenza (tale opportunità è chiaramente tesa anche ad alleviare le gravi sofferenze e la mortificazione delle famiglie derivanti dalle lunghe distanze, dai costi molto elevati dei trasporti, oltre che chiaramente dall'inadeguatezza degli stessi); si facciano carico della grave situazione di allarme per il degrado delle carceri sarde, situazione denunciata insistentemente dalla stampa, da associazioni di cittadini, da operatori del settore, da artisti e da rappresentanti di enti locali, e si trovino soluzioni affinché le carceri sarde siano luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento degni di un Paese civile.
Dando questo segno di civiltà eviteremo l'ennesimo e drammatico sopruso nei confronti dei sardi detenuti e, chiaramente, delle loro famiglie. Questo è uno degli aspetti molto importanti, di grande attualità, perché a mio avviso bisogna rimettere l'uomo al centro degli interessi della società e non le merci di consumo. Siamo, purtroppo, in una situazione che definisco di deriva antropologica.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo per sostenere quanto ora esposto dalla collega Zuncheddu e per mettere in evidenza un dato che è chiaro a tutti, naturalmente: la generosità dello Stato nei confronti della nostra Sardegna in termini di servitù e di presenze quanto meno scomode per il popolo sardo. E la generosità dello Stato nei confronti della Sardegna è rappresentata dal numero delle servitù militari e delle carceri, spesso carceri speciali, come è stato in passato e come si vuole ripristinare oggi, appunto con l'intervento dello Stato. Credo che se tanta generosità l'avessimo riscontrata, per esempio, in merito alla peculiarità, alla particolarità, alla specialità della Sardegna in termini di edilizia scolastica e di attenzione per la scuola pubblica probabilmente avremmo evitato, ieri, quel duro scontro a cui abbiamo assistito in quest'Aula.
A integrazione di quanto ha detto la collega Zuncheddu, volevo portare all'attenzione del Consiglio e della Presidenza della Giunta un dato particolare, ed è questo: Bruno Bellomonte è stato arrestato e incarcerato a Roma il 10 giugno 2009 - lo cito come esempio di quello che è appena stato esposto nell'illustrazione della mozione - ed è in attesa di giudizio dal 25 luglio. Solo che dopo quarantacinque giorni di isolamento è stato trasferito nella casa circondariale di Catanzaro. Nel disporne il trasferimento non si è tenuto conto, nonostante la richiesta avanzata dai legali che difendono Bellomonte, dell'applicazione della legge numero 345 del 1975, che prevede di destinare i soggetti in istituti prossimi alle residenze delle famiglie. Per visitare, infatti, il loro congiunto la famiglia e i parenti devono affrontare un viaggio di due giorni, spendendo molti denari. Questo fatto rende impossibili, di fatto, le quattro visite mensili previste per legge e diventa conseguentemente una punizione non solo per Bellomonte, che è in attesa di giudizio, ma per i familiari tutti.
L'appello che io rivolgo adesso e che noi rivolgeremo pubblicamente al Presidente della Regione e al Consiglio regionale è che Bruno Bellomonte e tutti gli altri detenuti sardi che si trovano nelle sue condizioni, in applicazione della legge numero 354 del 1975, che è il protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006, e dell'ordine del giorno numero 37, sulla territorialità della pena, approvato dal Consiglio regionale il 22 novembre del 2007, vengano trasferiti in Sardegna e i detenuti soggetti al regime del 41 bis rimangano nelle loro carceri di riferimento.
La Sardegna non ha bisogno di presenze che ha avuto abbondantemente negli anni passati, che hanno creato quel disagio, quella difficoltà, quel malessere diffuso all'interno delle carceri che è servito a contaminare la popolazione carceraria sarda e che naturalmente non giova alla nostra società né probabilmente a nessuno dei detenuti. Noi chiediamo, in primo luogo, che vengano rispettate le leggi e rivendichiamo con forza che nelle carceri sarde ci siano detenuti sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghe e colleghi, la mozione sulle carceri speciali in Sardegna, di cui è prima firmataria l'onorevole Zuncheddu, pone all'attenzione del Consiglio alcuni problemi che riguardano la situazione delle carceri e contiene alcune considerazioni degne di interesse, anche perché c'è una situazione nella nostra regione, in questo momento, che è in fase di evoluzione e che sicuramente necessita di interventi. E' chiaro che questo Consiglio regionale deve comunque avere la possibilità di dire la sua e di intervenire eventualmente sulla base di alcune scelte che stanno maturando a livello nazionale.
Per una corretta informazione da parte di questo Consiglio regionale va detto che in questo momento in Sardegna non c'è neanche un detenuto che sia interessato dall'articolo 41 bis, e cioè sottoposto al regime di "carcere duro". Ci sono, invece, in alcune carceri isolane detenuti assoggettati al regime di alta sicurezza, che comunque è cosa diversa dal regime del 41 bis.
La nota contenuta nella mozione parla del piano di riorganizzazione delle carceri presentato dal ministro Alfano, che prevederebbe la creazione di alcuni reparti per i detenuti condannati in via definitiva e sottoposti alle norme del 41 bis, ma tale riorganizzazione è ancora una proposta, di fatto non è stata ancora approvata. E' chiaro che dobbiamo intervenire, come Consiglio regionale, per evitare che detenuti pericolosi, che in questo momento sono incarcerati altrove, possano arrivare qui da noi qualora la riorganizzazione proposta dal ministro Alfano, con la previsione di bracci speciali in Sardegna, vada in porto. Al momento, come dicevo, non ci sono detenuti altamente pericolosi assoggettati al 41 bis, ciò non toglie che il Consiglio regionale debba comunque vigilare sul fatto che la Sardegna non diventi la regione dove sistemare tutti i detenuti pericolosi italiani e anche stranieri.
La Commissione competente per materia ha visitato alcune realtà penitenziarie della Sardegna e devo dire che la sua posizione è proprio quella di impedire che arrivino detenuti altamente pericolosi e che ci sia una commistione tra questi e i detenuti sardi, anche perché il nostro sistema carcerario presenta una serie di problemi e certamente non ha bisogno di quel tipo di presenze.
Devo dire che su alcune parti della mozione, quelle in cui si impegnano il Presidente della Regione, la Giunta e gli Assessori competenti a garantire la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata, noi siamo d'accordo. Noi non vogliamo che le carceri sarde ospitino questo tipo di detenuti.
Noi siamo d'accordo sul contenuto della mozione e in particolare sul punto 2), in cui si dice che i detenuti sardi devono espiare la loro pena in Sardegna. Anche questo è un impegno che noi, come Commissione, abbiamo assunto, perché riteniamo che i detenuti sardi debbano avere l'opportunità di scontare la pena nella loro regione, anche perché il fatto che un detenuto sia costretto a stare fuori della Sardegna crea problemi alla sua famiglia e a tutte le persone che gli stanno intorno, derivanti dalle difficoltà oggettive di visita e da tutta una serie di motivazioni che si accavallano e che non vorremmo ci fossero.
Il punto 3), che parla della vita all'interno delle carceri è, secondo me, molto importante. Spesso le carceri sono obsolete, hanno bisogno di essere ristrutturate. C'è un piano che prevede la costruzione in Sardegna di quattro nuove carceri, anche al fine di migliorare le condizioni di vita dei detenuti. E' in corso di realizzazione il primo lotto e credo che ci vorranno ancora diversi anni prima che queste carceri siano ultimate. Pertanto i detenuti sono attualmente costretti a vivere all'interno di strutture carcerarie spesso non adeguate e sovraffollate.
Ma ci sono anche problemi che riguardano il personale che lavora nelle strutture carcerarie, perché gli agenti di polizia penitenziaria (non si chiamano più agenti di custodia) sono insufficienti, hanno difficoltà persino a effettuare le turnazioni, e il personale civile è ridotto del 50 per cento. Anche questi sono posti di lavoro e questa situazione non permette una vita facile all'interno delle strutture penitenziarie. C'è bisogno effettivamente di una ristrutturazione adeguata delle strutture carcerarie. Io aggiungerei, alle cose contenute nella mozione, l'impegno per il Governo di migliorare anche la situazione dei dipendenti delle strutture penitenziarie, che più volte sono venuti qui a protestare e a cui abbiamo espresso la nostra solidarietà per le condizioni di disagio in cui sono costretti a lavorare.
C'è un altro punto che vorrei sottolineare e che ritengo di grande importanza. Il carcere deve servire per rieducare i detenuti e prepararli a rientrare nella società, ma non sempre c'è questa possibilità. I detenuti vorrebbero lavorare all'interno delle strutture penitenziarie e questo spesso non è possibile. In Sardegna ci sono poche carceri all'aperto e le possibilità di lavorare sono minime. Di frequente il detenuto che lavora viene recuperato meglio, perché ha un impegno all'interno della struttura carceraria e perché può fornire un pur minimo contributo economico alla propria famiglia.
Pertanto ritengo che sia necessario fare su questo argomento una riflessione seria. La Commissione competente ci sta lavorando e ha avanzato delle proposte che vanno proprio in questa direzione, cioè in direzione del recupero del detenuto, della creazione di nuove strutture carcerarie e dell'accelerazione della realizzazione delle quattro nuove strutture previste in Sardegna, perché c'è bisogno effettivamente di carceri adeguate alla vita non solo dei detenuti, ma anche del personale che lavora al loro interno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Assessore, intervengo solo per un ulteriore apporto alle ragioni che sottendono questa importante mozione. Vorrei ricordare brevemente l'azione già avviata dalla Commissione consiliare competente in materia di diritti civili, che nel marzo del 2005 metteva in evidenza le cose che già i miei colleghi hanno sottolineato e che brevemente richiamo, perché c'è la necessità che la Giunta e il Consiglio regionale avviino una trattativa con il Ministero della giustizia affinché il sistema carcerario regionale possa essere riordinato. Ricordo che quando la Commissione diritti civili visitò il carcere di Buoncammino, che allora ospitava 400 detenuti (due terzi dei quali costituiti da tossicodipendenti, sieropositivi o affetti da epatite B e/o C, e l'80 per cento da recidivi), rilevò una situazione di sovraffollamento, da tutti denunciata, e oggi la tendenza al sovraffollamento è ripresa. La Commissione denunciò situazioni come la presenza di sei detenuti in una cella di nove metri quadrati. Non so se tale situazione permanga, lo si può verificare, però presumo che dopo l'approvazione della legge fatta proprio per svuotare le carceri, di fatto la tendenza al sovraffollamento sia ripresa in maniera costante. La Commissione rilevava: "A ciò si aggiunga la carenza di personale", già ribadita, non credo di dire nulla di nuovo, ma la situazione è persino peggiorata, perché non sono stati banditi concorsi per l'assunzione di guardie carcerarie.
Non da meno sono gli istituti carcerari di Sassari, Oristano, Tempio e Lanusei, tutti ormai obsoleti e irrecuperabili. E' stato fatto sicuramente qualche intervento di manutenzione, ma la situazione a Sassari, come sappiamo tutti, ma anche a Oristano e Tempio è ferma all'Ottocento. E' una situazione che dura da tempo e che già oltre dieci anni fa noi denunciavamo, ma nulla di nuovo è successo.
Altro aspetto denunciato è il trasferimento dei detenuti sardi oltre Tirreno e viceversa, che causa un dispendio economico per le famiglie. La distanza inoltre porta a un'incrinazione delle relazioni affettive tra familiari e detenuti, che sono un elemento fondamentale, dovrebbero essere l'elemento fondante del recupero dei detenuti alla vita civile. La mancanza di questo aspetto relazionale credo che possa solo costituire un elemento di rabbia e di rifiuto verso la società.
Vi è la necessità, come ho detto prima, di negoziare una radicale riforma dell'amministrazione penitenziaria in Sardegna col Ministero della giustizia. Mancano ancora direttori stabili; si parlava del fatto che qualcuno abbia sedi non solo in Sardegna, ma anche nel continente. C'è, quindi, la necessità di presenze fisse, perché questo può permettere di dare un'organizzazione e un'attenzione diversa alla situazione carceraria.
Nella riforma andrebbe anche previsto, come è stato sottolineato prima, il rientro in Sardegna del personale che lo richiedesse. Molti nostri conterranei lavorano nella penisola e quindi vivono una situazione di distacco familiare. Anche questo è un elemento relazionale che non favorisce una serena attività lavorativa. Il bisogno di rapportarsi alla propria famiglia è nella natura umana, per cui credo che questo sia uno degli elementi da perseguire nella riforma delle carceri che andrebbe portata a compimento. Andrebbe anche riordinato l'aspetto sanitario, anche al fine di non tenere nello stesso ambito detenuti gravi che potrebbero essere, invece, assegnati a strutture di recupero a rilevanza sanitaria.
Mi soffermo un attimo sul carcere di Macomer, che peraltro è l'ultimo a essere stato realizzato e forse il più "moderno". Il carcere di Macomer parrebbe adeguato ai tempi; viene, infatti, indicato come carcere idoneo a ospitare addirittura i detenuti ad alto rischio terroristico. E' un carcere moderno, tanto che non esiste una protezione esterna, come nelle tipiche carceri, per cui non so in che modo possa essere garantita la sicurezza non solo dei carcerati, ma anche di tutto il personale amministrativo, qualora dovesse ospitare personaggi provenienti dal mondo terroristico. Si è parlato addirittura di terroristi di Al Qaeda. Possiamo pertanto immaginare a quale esposizione andrebbe incontro un carcere senza un minimo di protezione e così piccolo (ospita 60 carcerati) se dovesse essere oggetto di mire terroristiche.
Credo che con la chiusura del carcere dell'Asinara si ritenesse - spero che l'idea sia ancora attuale - di aver abbandonato definitivamente l'idea delle carceri di massima sicurezza per interessarsi di più dei nostri detenuti, che necessitano di essere curati e recuperati a una vita sociale possibile; aspetto ormai lasciato alla buona volontà dei direttori part-time, come ho detto, e ai pochi operatori sociali che con grande abnegazione cercano di recuperare l'uomo carcerato. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Signora Presidente, dopo l'intervento del Presidente della Commissione mi permetto anch'io di dire che su questa mozione siamo d'accordo con la prima firmataria, l'onorevole Zuncheddu. Credo che le problematiche rappresentate in questo documento siano condivisibili e che questo Consiglio non possa esimersi dal votare a favore e unitariamente la mozione, per tutte le problematiche che, appunto, sono state ben rappresentate.
Ci lamentiamo continuamente del fatto che la Sardegna viene scippata dallo Stato centrale e dobbiamo dire che, invece, in questa occasione qualcosa ce la vogliono dare, se è vero come è vero che buona parte dei detenuti sottoposti al regime del 41 bis potrebbe, a brevissimo termine, soggiornare nella nostra isola! Sappiamo chi sono questi signori, persone di altissimo lignaggio malavitoso, per cui non credo assolutamente che la Sardegna, pur essendo terra di grande ospitalità, possa permettersi di ospitarli, per tutte le ragioni che sono state ben rappresentate. Credo che si debba cogliere con soddisfazione l'atteggiamento dei colleghi dell'opposizione e, in primis, del Presidente della seconda Commissione, affinché si possa avviare davvero un discorso di unitarietà rispetto a problematiche serie che riguardano la nostra Isola e le nostre comunità. Pertanto ritengo che questa mozione, integrata con i suggerimenti dell'onorevole Silvestro Ladu, possa essere davvero votata all'unanimità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). E' vero, onorevole Ladu, che questa è una proposta che rientra nel piano Ionta-Alfano, rispettivamente Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e Ministro della giustizia. E' vero che è una proposta, però è una proposta alla quale noi, come Consiglio regionale, dobbiamo dire no in maniera forte, perché 400 dei 600 detenuti sottoposti al cosiddetto carcere duro arriverebbero, dal 2010, a Cagliari e a Sassari. La Sardegna diventerebbe, cioè, roccaforte per reclusi pericolosi.
Ma non è soltanto il piano Ionta a prevederlo (tra l'altro è vero che mancano ancora i soldi per completare le strutture di Cagliari e Sassari; sono soldi che rientrano nell'arcipelago dei fondi FAS e chissà quando li vedremo), perché, per esempio, il disegno di legge sulla sicurezza dice molto chiaramente che i detenuti sottoposti al regime del 41 bis "devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari". Quindi 200 posti, su un totale di 550, sarebbero previsti nel nuovo carcere di Macchiareddu e altri 200, su 430, nel nuovo carcere di Bancali, in comune di Sassari.
Allora, io credo che la Sardegna abbia già dato in termini di servitù militari - poi parleremo del nucleare -, per cui queste proposte sono da rigettare con forza. Bene hanno fatto la collega Zuncheddu e tutto il centrosinistra a presentare questa mozione, che mi auguro venga votata all'unanimità da quest'Aula. Bisogna mettere fine all'emergenza negli istituti di pena isolani, che hanno una capienza complessiva di 1.700 posti e attualmente ospitano oltre 2.100 detenuti. In Italia ci sono 23.000 detenuti in più di quanti gli istituti di pena ne possano tollerare, insomma le carceri sarde nel frattempo diventerebbero valvole di sfogo di quelle della penisola.
C'è un altro impegno che chiediamo di assumere, ed è quello di trasferire i detenuti sardi nelle sedi di detenzione isolane, come ha ricordato anche il collega Carlo Sechi. Lo dobbiamo fare ai sensi della legge numero 350 del 1975, che lo prevede esplicitamente all'articolo 42, lo dobbiamo fare sulla base del protocollo d'intesa sottoscritto dalla Regione Sardegna e dal Ministero della giustizia il 7 febbraio 2006, e lo dobbiamo fare in attuazione dell'ordine del giorno approvato dal Consiglio il 22 novembre 2007, uno dei tanti ordini del giorno che approviamo, ma difficilmente attuiamo.
C'è, poi, la situazione del personale, come diceva molto bene il Presidente della seconda Commissione, l'onorevole Ladu. La pianta organica prevede 1.324 unità, sono in servizio 1.153 dipendenti, di cui 1.091 uomini e 62 donne. Occorre, quindi, potenziare l'organico degli agenti di polizia penitenziaria. Bisogna, inoltre, attivare un tavolo tecnico-politico; lo chiedono i sindacati e lo prevede il protocollo d'intesa sottoscritto dalla Regione e dal Ministero della giustizia il 7 febbraio 2006, con il quale la Regione si è impegnata a istituire una Commissione interistituzionale permanente e una segreteria tecnica regionale che supportasse la Commissione nell'attuazione di quel protocollo.
Credo che dobbiamo dare seguito agli atti di questo Consiglio regionale, ai protocolli che vengono siglati, rispetto ai quali dobbiamo essere conseguenti. Per questi motivi naturalmente sono d'accordissimo sul fatto che la Regione debba farsi carico della situazione di grave allarme per lo stato di degrado in cui versano le carceri sarde, affinché veramente, anche sulla base della legge sui servizi alla persona, che ha dato origine a quel protocollo, ci siano per i detenuti condizioni che ne favoriscano effettivamente la rieducazione e il reinserimento nella società, come è degno di un Paese civile.
Per questi motivi noi abbiamo proposto questa mozione, sulla quale crediamo, anche sulla base delle parole del Presidente della Commissione, che possa esserci il voto unanime del Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevoli consiglieri, onorevole Presidente, diciamo subito che nelle carceri sarde, così come nelle altre carceri italiane, oggi si registra un livello di sovraffollamento superiore a quello esistente prima dell'ultimo indulto varato dal Governo nazionale. In Sardegna la soglia massima tollerabile prevista per le carceri viene superata di circa 400 unità. I detenuti sardi rappresentano il 50 per cento della popolazione carceraria, mentre il 40 per cento è costituito da detenuti extracomunitari, che vengono inviati in Sardegna perché per le famiglie che devono raggiungerli è indifferente che siano nella nostra isola o in un'altra regione italiana. Solo il 10 per cento dei carcerati presenti nella nostra isola sono cittadini di altre regioni dello Stato. Invece i detenuti sardi che sono fuori della Sardegna sono meno di 150.
L'Amministrazione penitenziaria, nella distribuzione dei carcerati, non risponde alle trattative intercorse con la Regione sarda, bensì a propri programmi, al Parlamento nazionale e al Governo. Naturalmente, da quel che ci risulta, cerca di distribuire la popolazione carceraria in modo uniforme su tutto il territorio dello Stato, con criteri per quanto possibile oggettivi. Ripeto, c'è in Sardegna una concentrazione di detenuti extracomunitari percentualmente superiore a quella presente nelle altre regioni proprio perché ci sono problemi di sovraffollamento delle carceri un po' dappertutto e l'Amministrazione penitenziaria ha ritenuto che ciò fosse più rispondente alle proprie esigenze organizzative. Comunque non ha contrattato con noi questo aspetto.
L'Amministrazione regionale ha competenze che attengono al funzionamento delle carceri e che riguardano soprattutto il mio Assessorato sotto l'aspetto della sanità, cosa della quale abbiamo avuto modo di parlare anche in Commissione sanità. Ci stiamo attivando per il buon funzionamento della sanità carceraria, stiamo procedendo al recepimento della direttiva nazionale per creare un sistema di assistenza sanitaria regionale nelle carceri, per migliorare la situazione nel suo complesso e anche per garantire il mantenimento degli attuali posti di lavoro. Abbiamo anche competenze notevoli in campo sociale, come è facilmente comprensibile, e comunque esistono, mi risulta, dei programmi di collaborazione tra Amministrazione penitenziaria, amministrazioni locali e associazioni dei territori dove le carceri insistono e quindi anche della Sardegna.
Non ci risulta che siano previsti trasferimenti di massa in Sardegna di detenuti di particolare pericolosità sociale. Non ci è stato riferito nulla di simile né da parte del Governo né da parte dell'Amministrazione penitenziaria, almeno per il presente e per il futuro prossimo. Comunque, diciamo che questo sarebbe oltremodo difficoltoso, perché vi è già una situazione di notevole sovraffollamento nelle nostre carceri, come risulta dai dati che ho testé riferito (circa 400 unità in più della capienza prevista) e se questi soggetti pericolosi dovessero essere trasferiti in Sardegna occorrerebbe programmare il trasferimento di un numero di carcerati ben superiore a quello delle unità in esubero, bisognerebbe prendere particolari accorgimenti tecnici e così via. Per cui mi sembra molto improbabile che nel breve e medio periodo possa arrivare una popolazione carceraria di questo tipo in Sardegna senza causare contraccolpi su tutta l'organizzazione carceraria.
Diciamo che risulta anche a noi che sia prevista l'apertura - già ricordata da alcuni colleghi - di quattro nuove carceri a Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio, che potrebbero garantire, per la loro capienza, condizioni di vivibilità ben più civili rispetto alle attuali e rispondenti ai parametri fissati per tutte le carceri italiane. Per quanto riguarda la consegna di queste strutture, anch'io ho dati che prevedono la consegna, tra qualche anno, degli edifici attualmente in stato di costruzione più avanzato, per cui nessuno può pensare che nel breve periodo possa arrivare la popolazione carceraria di cui si parla, proprio per un'oggettiva impossibilità.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue LIORI.) Tanto meno posso dare indicazioni su quale tipo di popolazione carceraria potrebbe arrivare un domani, perché fra tre, quattro o cinque anni lo Stato potrebbe decidere diversamente e non essendo noi certamente dei chiaroveggenti non possiamo prevedere questa decisione, che va comunque concordata con lo Stato e, giustamente, anche con la Regione, perché lo Stato non può prendere un provvedimento di questo tipo senza informarci.
In ogni caso vorrei ricordare che l'apertura delle nuove carceri, fatto non irrilevante, offrirà a migliaia di agenti di polizia penitenziaria sardi che lavorano nella penisola e che attendono da decenni di poter ritornare in Sardegna, un'opportunità importante di avvicinamento alle loro famiglie, cosa che riteniamo assolutamente positiva per tutta la regione sarda. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, ringrazio il consigliere Ladu, Presidente della seconda Commissione, per aver riferito sul dibattito in corso nella Commissione a favore del progetto di miglioramento delle condizioni di vivibilità nelle carceri sarde e di recupero dei nostri detenuti. Un ringraziamento speciale va all'Assessore per le parole assolutamente rassicuranti. Per cui se non è reale che sia previsto questo "dono Alfano" - io lo chiamo così "dono Alfano" per la Sardegna, che si aggiunge agli altri doni che questo Governo ci sta riservando, purtroppo, fra centrali nucleari e minacce varie -, e se lei, Assessore, è così rassicurante nel dirci che non c'è niente di vero al riguardo, noi ne siamo molto contenti e auspichiamo realmente un voto unitario a favore di questa mozione.
Ringrazio anche per l'integrazione ai temi portati dai consiglieri nei loro interventi rispetto alla condizione delle carceri, sia sul fronte sanitario sia sul fronte sociale e urbanistico. La novità della situazione carceraria odierna è che mentre cresce il numero dei detenuti diminuisce il numero degli agenti e questo avviene anche perché il numero degli agenti, di per sé insufficiente, viene decimato anche dalle assenze; assenze assolutamente giustificate per le patologie a cui vanno incontro, soprattutto quelle da stress, e questo è assolutamente comprensibile. L'incremento della popolazione carceraria è attribuibile in buona parte anche alla legge Bossi-Fini, che affronta i problemi dell'immigrazione clandestina in termini che assolutamente io, a livello personale, e tutta l'opposizione non possiamo condividere.
Il nostro Stato noi lo definiamo spesso sociale e io dico che tale definizione è ingiusta, perché ci troviamo di fronte a uno Stato più che altro penale, e proprio la situazione carceraria lo dimostra. Il numero elevato di giovani, anche di giovani sardi, che drammaticamente sempre più spesso vengono ospitati dalle carceri è un segnale molto schietto, conclamato direi, dell'assenza dello Stato nella realtà sociale della nostra terra. E' importante, quindi, anche sulla base delle dichiarazioni fatte dall'Assessore, che la Regione Sardegna dialoghi col Ministero della giustizia affinché davvero quanto è stato dichiarato non sia assolutamente portato a termine. Grazie.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, mi riservo di fare dopo la dichiarazione di voto. Se è possibile vorrei che si chiarisse la posizione del Presidente della seconda Commissione, perché non si è capito se vota a favore o contro, e il parere, favorevole o contrario, della Giunta sulla mozione, di modo che capiamo come sono orientati.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ladu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Io avevo svolto un intervento, non una dichiarazione di voto. Considerato che le richieste contenute nella mozione sono tutte previste in una risoluzione approvata dalla Commissione diritti civili, per quanto ci riguarda, come componenti della Commissione, il nostro voto è favorevole, perché, ripeto, sono rivendicazioni che noi avevamo già avanzato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, chiederei ai presentatori della mozione, se sono d'accordo, eventualmente di formulare un ordine del giorno che possa essere condiviso da quest'Aula, perché se dovessi annunciare il voto del P.d.L. sulla mozione è chiaro che sarebbe un voto contrario. Diverso è se condividiamo alcuni punti della mozione e allora il discorso si può affrontare.
Chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti, per consentire la predisposizione di un ordine del giorno unitario.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 41 , viene ripresa alle ore 12 e 00.)
54 del Regolamento. (15)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione per parti della mozione. La prima parte da "premesso" a "mortificati dalla grave crisi" e la seconda parte da "impegna il Presidente della Regione" fino alla fine.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Non per dichiarazione di voto, ma per conoscere il parere della Giunta.
PRESIDENTE. Assessore Liori, sulla richiesta di votazione per parti separate, qual è il parere della Giunta?
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Favorevole.
PRESIDENTE. La Giunta esprime parere favorevole, onorevole Bruno.
BRUNO (P.D.). Vorrei sapere qual è il parere sulla mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Ne ha facoltà.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. La mozione è in larga parte condivisibile. L'unica cosa che, a nostro parere, non è condivisibile è il fatto che si parte da un presupposto di cui non abbiamo traccia documentale, cioè che il Governo abbia dato delle direttive per costruire dei bracci speciali con un numero di posti così consistente da lasciar intendere che voglia effettivamente mandare in Sardegna un certo numero di detenuti in regime di 41 bis, il che trasformerebbe la nostra Isola in un carcere speciale. Su questo ci si chiede una censura preventiva verso il Governo che istituzionalmente non ci sentiamo di fare, perché non abbiamo elementi che lo attestino. Tutto il resto mi sembra talmente di buon senso che penso si possa condividere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ben Amara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' un bene che siamo diventati tutti dei costruzionisti comunque in politica. Personalmente ho rinunciato a intervenire sulla nostra mozione lasciando campo libero al Presidente della seconda Commissione, di cui sono Vicepresidente, convinto del fatto che la Commissione fosse pienamente d'accordo sul contenuto della mozione.
Cosa c'è di non condivisibile nella mozione? Forse si sono create delle posizioni contro questa mozione per un fatto puramente personale, non vorrei crederci, ma è così. Smettiamola di ricorrere al pensiero liquido, non si può essere gestori del rischio. L'inconcepibile, l'inimmaginabile non può diventare brutalmente possibile. Ma sappiamo che l'ansia e la paura dei sudditi sono momenti costitutivi dello pseudopotere, il potere dell'inganno, e voi ci state ingannando!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, annuncio il voto di astensione del Gruppo del Partito Sardo d'Azione. E il motivo è facilmente comprensibile. Noi ieri abbiamo presentato un ordine del giorno per cercare una soluzione unitaria - che non si è trovata - rispetto a delle mozioni di parte, ovvero di maggioranza o di opposizione.
Adesso è in discussione una mozione dell'opposizione e vi posso dire che se i colleghi dell'opposizione avessero agito come abbiamo agito noi ieri, il nostro partito non ci avrebbe pensato un attimo a votare a favore di questa mozione. Ma ciò che mi lascia perplesso è il fatto che mentre noi, ieri, tra gli impegni alla Giunta prevedevamo le cose più pesanti e vincolanti per la Giunta stessa, in questa mozione la cosa più vincolante è messa come premessa, al primo punto, e non nella parte che impegna il Presidente della Regione e la Giunta. Questa è un'anomalia, è una contraddizione rispetto a ciò che si scrive e che si vuole ottenere, di conseguenza il nostro voto resta di astensione. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, ci troviamo di fronte a delle contrapposizioni politiche assolutamente banali e pericolosissime, visto che comunque stiamo decidendo della qualità della vita della nostra gente. Il fallimento di tutto il sistema politico è legato spesso a queste contrapposizioni banali, perché in politica si fanno salti di pollo convinti magari di fare voli d'aquila, ma sino a quando non riusciremo realmente a fare voli d'aquila in questo sistema politico non vedremo il sole sorgere. E adesso continuiamo di questo passo con le vostre contraddizioni, perché stranamente da tutti gli interventi è emersa una volontà comune di affrontare questo discorso e di evitare che si possa…
(Interruzione)
PRESIDENTE. Onorevole Giacomo Sanna, per cortesia!
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, mi farà recuperare vero? Io ascolto tutti con profondo rispetto.
PRESIDENTE. Tre secondi di recupero. Prego, onorevole Zuncheddu.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io ascolto con profondo rispetto. Per cui mi sorprende il fatto che sia cambiato l'atteggiamento in quest'Aula. Non capisco con esattezza che cosa sia successo. Mi rivolgo anche a lei, assessore Liori, che ci ha rassicurato sul fatto che una certa cosa non avverrà, perché non è vera e così via. Perché non vota la mozione, allora? Perché non è più d'accordo? Intanto non comporta nulla un voto anche preventivo.
Vorrei capire meglio le vostre dinamiche. Vi state contrapponendo semplicemente perché la proposta nasce da una certa parte politica. Se si decide così del destino dei sardi qua dentro, gei seisi a frori!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Intervengo, Presidente, per confermare ciò che ha già detto il mio Capogruppo, e quindi noi ci asterremo, però vorremmo che altri si astenessero, nel dibattito politico, dal giudizio tranchant su quello che i colleghi pensano. Qui nessuno è tacciabile di giudizi pesanti quali quelli che abbiamo sentito nell'ultimo intervento, che partono da una presunzione di superiorità morale che non è certificata da nessuno.
Noi siamo indignati perché, cara onorevole Zuncheddu, ieri si diceva che nei dispositivi delle mozioni si devono scrivere le cose importanti e non si capisce perché voi abbiate scritto nella premessa che non volete le carceri speciali - e noi siamo d'accordo - e non l'abbiate ripetuto nel dispositivo, che diventa un appello generico ai buoni contenuti e alla rieducazione nelle carceri. Questo avete fatto, avete messo in premessa, cioè nella parte che non impegna nessuno, la descrizione del fatto che in Sardegna si faranno le carceri speciali. Non impegna nessuno tutto questo perché è scritto in premessa, mentre nel dispositivo siamo all'acqua fresca. E lei pretende, poi, di dare lezioni sulla qualità morale degli altri!
Questo è un ordine del giorno per posizionamento politico generico, non produce nulla e non impegna nessuno a fare nulla. Questa è la vostra superiorità morale? Questa è la superficialità morale di cui siete maestri!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Intanto, assessore Liori, il piano Alfano è agli atti. Tutti i giornali hanno annunciato, compresa "L'Unione Sarda", la proposta del piano Ionta-Alfano: da un lato si dice che il carcere dell'Asinara non verrà riaperto, dall'altro si parla di giro di vite per quanto riguarda il 41 bis, con la presenza nelle due nuove carceri di Cagliari e Sassari dei detenuti sottoposti al carcere duro. E indicano anche i numeri, è tutto scritto. Per cui dovete fare una scelta, dovete chiarire insomma se viene prima il centrodestra o la Sardegna, e dovete chiarirlo una volta per tutte.
Questa mozione non è acqua fresca. Anche nel dispositivo, onorevole Maninchedda, noi diciamo che occorre garantire la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata, appartenenti alla più agguerrita delinquenza italiana e internazionale. E giustamente, in premessa, abbiamo citato degli atti, da un lato il piano Ionta-Alfano, dall'altra il disegno di legge sulla sicurezza, che dice che i detenuti sottoposti al carcere duro devono andare nelle isole.
Questi sono atti, poi potete fare quello che volete, nel senso che capisco che c'è una posizione politica da mantenere, però veramente credo che la Sardegna vada messa al primo posto nel rapporto col Governo. Occorre sempre aprire una vertenza, una politica conflittuale che fa bene alla nostra regione; il resto veramente fa parte del linguaggio politichese che si instaura in quest'Aula, dove non vengono messi al primo posto i diritti dei sardi.
Adesso ci apprestiamo a votare e nel voto probabilmente ci distingueremo, ma non siamo divisi nel merito, è semplicemente il gioco delle parti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, vorrei fare una riflessione essenzialmente di carattere politico. Spesso riusciamo, per problemi di bandiera o bandierina, non voglio dire banderuola, a rovinare anche i momenti che sembrano portare questo Consiglio regionale a un'intesa, che sono importanti non rispetto a noi che siamo qui, privilegiati rispetto ai sardi, ma rispetto ai problemi della Sardegna.
Voglio fare un ragionamento di carattere politico, soprattutto col Capogruppo "della" P.d.L., se è possibile.
ARTIZZU (P.d.L.). "Del" P.d.L., non "della" P.d.L.
SALIS (I.d.V.). Ho detto "del P.d.L.", onorevole Artizzu, ella è persona attenta!
L'onorevole Mario Diana è impegnato in un'animata discussione con il Presidente della Commissione, di cui ho apprezzato l'apertura e la disponibilità rispetto a questa mozione. Stavo dicendo, onorevole Diana, che non capisco perché dobbiamo rischiare di rovinare alcuni passaggi importanti e unitari che il Consiglio regionale si predispone a compiere. Badate, porto l'esempio anche dell'atteggiamento che abbiamo assunto, come opposizione, relativamente al collegato alla finanziaria, argomento non dico più importante, ma sicuramente più "attenzionato" da parte dell'opinione pubblica e degli organi di stampa, quando per questioni esclusivamente di parte…
Onorevole Campus, onorevole Diana, io vorrei essere ascoltato. Onorevole Campus, sto parlando del fatto che, come è successo per il collegato alla finanziaria, interessi di parte rischiano di rompere un clima di collaborazione, come è avvenuto, per esempio, con l'emendamento al collegato alla finanziaria che ha attuato la riforma della sanità in Sardegna attraverso il commissariamento "illegittimo" delle Aziende sanitarie. Voglio dire che sono atteggiamenti di parte che rischiano di rovinare un percorso unitario che il Consiglio regionale, su alcune materie, può portare avanti. Sinceramente, io mi sono compiaciuto delle affermazioni fatte dal Presidente della Commissione, prima che venisse corretto.
LADU (P.d.L.). Io non ho corretto nulla!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, la correzione infatti è dell'onorevole Diana, che ha corretto l'onorevole Ladu. Ma mi pare che ci sia un po' di confusione, perché se la consigliera Zuncheddu e gli altri colleghi presentatori avessero messo la premessa come impegno probabilmente la mozione sarebbe stata ancora meno condivisibile da parte del centrodestra, avendo l'assessore Liori detto che l'unica parte non condivisibile è la premessa. Quindi mi pare che sia in sintonia con il pensiero dell'Assessore il fatto che l'impegno riguardi una questione certa, e cioè il disagio nelle carceri sarde: il disagio del personale che vi lavora, il disagio dei detenuti per il sovraffollamento e il rischio, come è stato detto, che a questo disagio si possa aggiungere la possibile convivenza con elementi della criminalità organizzata, come appare da un piano che, però, non viene indicato esattamente nell'impegno, ma viene citato nella premessa, perché, come l'onorevole Bruno e altri colleghi hanno segnalato, l'esistenza di questo piano è stata denunciata dalla stampa ed è argomento di discussione anche a livello parlamentare, quindi non è una nostra invenzione.
Avendolo indicato in premessa, proprio perché segnalato dagli organi di informazione, non ci è sembrato opportuno richiamarlo anche nella parte dell'impegno, proprio perché non ci sono atti concreti. Quindi, non essendoci un impegno circa le cose che ha segnalato come non condivisibili l'assessore Liori, non vedo la ragione per cui la mozione del centrosinistra non possa essere approvata, se non per quella contrapposizione tra schieramenti che ieri è stata denunciata a parti invertite rispetto a oggi. E' stato detto da altri colleghi, come l'onorevole Ben Amara, Vicepresidente della Commissione competente per materia, che le cose riportate nella mozione sono state argomento di discussione in Commissione e sono state condivise da tutti, quindi non capisco questa volontà di non votare la mozione, sulla quale dichiaro il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io voterò a favore della mozione con un po' di preoccupazione. In fondo è quotidiano ormai in quest'Aula questo comportamento; dimentichiamo che il nostro agire costruisce la percezione dei cittadini sulla qualità dei propri governanti. E di fronte a problemi come questi, la domanda che sarebbe opportuno porsi, perché questo non è un argomento ideologico né un argomento che può essere sottoposto alla demagogia delle parti, è anche la domanda più ovvia: che cosa è giusto, è bene e soprattutto è voluto dal popolo sardo? Poco importa ai cittadini della Sardegna dei sofismi su come è andato il voto di ieri e su come ci comporteremo domani. Il problema è semplice, questi sono temi sentiti trasversalmente e in maniera uniforme da tutti i cittadini. Le divisioni ideologiche e demagogiche che produciamo ogni giorno hanno un unico risultato: la politica e le istituzioni non rappresentano la volontà popolare.
Questa è la strada che abbiamo percorso in questi sei mesi. Avete enfatizzato, il giorno della celebrazione unitaria contro la chiusura delle industrie, la frase di un vostro importante esponente che vi ha raccomandato di mettere prima la Sardegna e poi il centrodestra. Da quella seduta, in ogni occasione, voi mettete prima il centrodestra e poi la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Io apprezzo certamente gli sforzi di dialogo tra la maggioranza e l'opposizione, anche se non è la prima volta che ricordo in quest'Aula che il compromesso, come elemento più importante da ricercare, non è mai la soluzione migliore, ma è la soluzione che media tra due posizioni. E credo che in politica non sempre le posizioni possano essere abbandonate per trovare una soluzione di compromesso tra posizioni antagoniste.
Sull'argomento specifico sento di dovermi esprimere sentitamente e convintamente con un voto contrario su tutta la mozione così com'è stata presentata, perché se è vero che il dispositivo nella sua banalità è assolutamente condivisibile (è una letterina a Gesù bambino? Perfetto! E' uno sforzo che vogliamo mantenere? Perfetto!), la premessa invece inficia tutto il discorso. E' una premessa basata su dati non confermati, che non sono stati smentiti dalla Giunta, ma sono stati dichiarati non ufficiali. Quindi sia il dispositivo che la premessa della mozione costituiscono un discorso inficiato da quella sindrome che gli inglesi chiamano NIMBY (not in my back yard), e cioè "purché non si faccia nel mio giardino"! Allora, la mafia deve essere combattuta purché i detenuti mafiosi non vengano qua, le cose devono essere fatte purché non si facciano a casa nostra.
Ebbene, stiamo parlando di un senso di solidarietà non solo nazionale, ma anche internazionale, perché la mafia è un problema anche nostro, la lotta alla mafia è un problema anche nostro. Allora, vogliamo dire che la Sardegna non deve essere l'unica regione in cui concentrare i detenuti sottoposti al regime del 41 bis? Benissimo, su questo ci confronteremo, la Giunta ha avuto un mandato per difendere e tutelare i sardi e noi di questa Giunta ci fidiamo. Ma il NIMBY non è nelle mie corde!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). E' da ieri, ma non soltanto da ieri, che la maggioranza sollecita l'opposizione ad attenersi a una discussione sul merito e a privilegiare il merito agli schieramenti politici. Bene, una mozione affronta questioni di merito; si può essere d'accordo o meno, però affronta questioni di merito, come la mozione che abbiamo presentato sulla condizione delle carceri. Era sembrato, nella prima fase di dibattito, che ci fosse la volontà del Consiglio, indipendentemente dagli schieramenti, di discutere sul merito. A un certo punto, non comprendo perché, si è ritrattata questa volontà.
Onorevole Campus, questa mozione non è una letterina, come quella che si metteva ai nostri tempi sotto il piatto del genitore e con cui si chiedevano alcuni doni a Gesù Bambino. Noi chiediamo al Consiglio di impegnare, con grande rispetto, il Presidente della Regione e la Giunta regionale su una serie di questioni. Mi è sembrato, tra l'altro, che anche l'Assessore nel suo intervento abbia riconosciuto l'esigenza di un impegno in questa direzione da parte di tutta la Regione.
Credo che non sia un atto di sfiducia semplicemente per il fatto che la mozione è stata presentata dall'opposizione. Onorevole Campus, io non ho capito, francamente, qual è il merito per cui lei dice no. Ha soltanto detto che non era d'accordo a fare letterine di buone intenzioni, ma allora ci dica qual è il modo attraverso il quale il Consiglio può sollecitare in termini propositivi la Giunta. Io davvero non comprendo, e credo che non lo si comprenderà al di fuori di quest'Aula, il rifiuto a votare una mozione che chiede di intervenire sulle condizioni del carcere, sulle condizioni dei lavoratori che effettuano la vigilanza, sulle condizioni dei carcerati, sul rischio abbastanza palese di infiltrazioni di elementi della criminalità organizzata che non hanno nulla a che vedere con chi ha commesso atti a delinquere in questa regione, in particolare con i sardi. Mi pare che ci sia un'esigenza di tutela di queste cose e davvero non si comprende il bisogno di dire: "lo avete chiesto voi e noi non lo votiamo".
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signor Presidente, il Gruppo dell'U.D.C. si asterrà dalla valutazione di questa mozione, pur sottolineando che per alcuni aspetti non si può che condividere, soprattutto per quanto riguarda la denuncia della grave situazione delle carceri in Sardegna e in Italia. A nostro avviso, la Sardegna ha sempre pagato il giusto prezzo - forse l'elevato prezzo - nel segno della solidarietà con il nostro Paese. Non ci siamo mai tirati indietro: abbiamo pagato direttamente, come voi tutti sapete, per l'Abruzzo (La Maddalena forse più degli altri); abbiamo sicuramente dato il nostro contributo sulle carceri, tanto che per anni il carcere dell'Asinara e quello di Badu 'e Carros sono stati carceri speciali nell'ambito dell'applicazione del regime del 41 bis; abbiamo dato il nostro contributo per la spazzatura campana; abbiamo dato il nostro contributo nelle missioni cosiddette di pace, alle quali, giustamente, il nostro Paese partecipa a livello internazionale. Diciamo che per quanto riguarda le carceri abbiamo già dato.
La situazione delle carceri è difficile, ci sono condizioni di degrado sociale che non vorremmo ulteriormente aggravare con infiltrazioni esterne. Esiste una relazione del Presidente della seconda Commissione che richiama l'attenzione del Consigliò regionale e delle istituzioni sulla grave carenza infrastrutturale, ma anche sulla condizione degli addetti alla sicurezza nelle carceri e sui continui trasferimenti dei direttori di alcune di esse. Insomma, c'è una situazione che in questo momento credo possa escludere la Sardegna da eventuali programmi di interventi riguardanti il carcere duro.
Questo è quanto pensiamo e perciò ribadiamo la nostra posizione di astensione, richiamando comunque l'attenzione su un problema che potrebbe avere dei risvolti sociali gravi e magari non più recuperabili per la nostra Isola.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, l'unico termine che mi viene in mente adesso è "ritrattazione", perché se una ritrattazione c'è stata non è certo quella che noi abbiamo visto nelle giornate di ieri e di oggi. Ieri poteva essere dovuta a una presenza per qualche verso ingombrante del centrosinistra, oggi per il centrodestra certamente non ci sono ingombri.
Insomma, onorevole Giampaolo Diana, se le debbo spiegare che cosa è tecnicamente una mozione credo di avere la possibilità di farlo, ma non lo vorrei spiegare io, perché l'hanno già spiegato esaurientemente i colleghi Maninchedda e Campus. La premessa, che di norma è un'affermazione certa, contenuta in questa mozione non corrisponde al vero, è un falso palese. Ho parlato dieci minuti fa con il Presidente della Commissione giustizia del Senato, il quale mi ha detto che non è stato presentato nessun programma di questo genere, che questa questione non è ancora all'attenzione del Senato della Repubblica, ma è in fase di discussione. E ora io, Capogruppo del P.d.L., dovrei votare la mozione perché l'onorevole Zuncheddu, forte delle sue strade, forte delle sue conoscenze geografiche mi dice che 400 posti per i detenuti sottoposti al regime del 41 bis saranno certamente in Sardegna? Sul fatto che dobbiamo stare tutti attenti a che questo non avvenga sono certamente d'accordo, ma se qualcuno pensa che il centrodestra, e in questo caso il P.d.L. e tutti coloro che ne fanno parte, voglia votare una cosa di questo genere, sappia che il P.d.L. non è assolutamente disponibile, perché questo è un falso palese e sui falsi noi non votiamo!
Noi siamo disponibili, lo abbiamo dichiarato, a votare a favore dei tre punti che costituiscono un impegno per la Giunta anche da parte nostra, ma non dovete pretendere che io avalli una premessa che è un falso palese. Questo non sarà mai né in quest'Aula né fuori di qui!
Quando si verificheranno le condizioni ipotizzate staremo certamente attenti, ma non perché ce lo dice l'onorevole Zuncheddu!
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per parti della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri Massimo Mulas e Antioco Porcu sono presenti, pertanto il congedo si intende revocato.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della premessa della mozione numero 15.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Mula e Zuncheddu hanno votato a favore e che i consiglieri Biancareddu, Sanna Matteo, Sanna Paolo, Stochino e Tocco hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Ladu - Lotto - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Contu Mariano - De Francisci - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Meloni Francesco - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: Capelli - Cappai - Cossa - Dessì - Maninchedda - Milia - Obinu - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 54
astenuti 11
maggioranza 28
favorevoli 26
contrari 28
(Il Consiglio non approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del dispositivo della mozione numero 15.
(Segue la votazione)
Prende atto che la consigliera Zuncheddu ha votato a favore e che il consigliere Steri si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Piras - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Risponde no il consigliere Campus.
Si sono astenuti: Biancareddu - Capelli - Cappai - Cossa - Dessì - Maninchedda - Milia - Obinu - Pitea - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 64
votanti 51
astenuti 13
maggioranza 26
favorevoli 50
contrari 1
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Presidente, chiederei dieci o quindici minuti di sospensione perché lei possa verificare se e quando il Presidente della Regione vorrà partecipare alla discussione del prossimo argomento all'ordine del giorno, sul quale ha rilasciato importanti dichiarazioni alla stampa.
A noi sembra che l'argomento sia talmente rilevante da richiedere la presenza non dico pregiudiziale, ma necessaria del Presidente della Regione, senza nulla togliere all'apprezzata presenza degli Assessori. Le chiederei, quindi, di valutare la possibilità che il Consiglio sappia adesso se il Presidente della Regione parteciperà alla discussione. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, non è necessario interrompere la seduta, perché il Presidente ha delegato l'assessore Liori e quindi possiamo tranquillamente procedere con i lavori.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). No, Presidente, per cinque anni, nella scorsa legislatura, abbiamo assistito alle prese di posizione di autorevoli e autorevolissimi rappresentanti dell'opposizione di allora che rimarcavano costantemente l'assenza del presidente Soru alle discussioni consiliari. Finora nessuno ci può accusare di aver avuto le pesanti cadute di stile che ci sono state anche nella scorsa legislatura su questo tema. Non abbiamo mai sollevato questa questione perché sappiamo che il Presidente della Regione, per fortuna, ha una miriade di impegni. Sappiamo, per avere consuetudine con le aule non solo parlamentari, ma anche dei più piccoli comuni, che il Sindaco, il Presidente della Giunta provinciale e il Presidente della Regione, a maggior ragione, debbono occuparsi di temi importanti, quindi non possono seguire continuativamente i lavori dell'Aula, ma insisto, presidente Cossa, al di là della delega legittima, nell'invitarla a farsi portavoce della richiesta delle opposizioni, a nome della cui totalità ho l'onore di intervenire in quest'Aula sull'argomento che ci apprestiamo ad affrontare, riguardo alla presenza del Presidente della Regione. Grazie.
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Salis, lei chiede qualcosa che non rientra nella potestà di questa Presidenza. Il Presidente della Regione è impegnato a Roma, come lei probabilmente sa, quindi oggi non può essere presente in quest'aula. Ha ritenuto di delegare l'Assessore della sanità a rappresentarlo e quindi, onestamente, non vedo impedimenti alla discussione del prossimo argomento all'ordine del giorno, ovvero la mozione numero 16. Le chiederei di lasciar procedere i lavori, perché effettivamente l'argomento è importante e credo che meriti di essere discusso.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, colgo la sua richiesta e chiedo una breve sospensione per potermi consultare con i Gruppi che hanno presentato la mozione. Grazie.
PRESIDENTE. La richiesta è accolta. Sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 40, viene ripresa alle ore 13 e 03.)
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, apprezzate le circostanze, sospendo i lavori del Consiglio, che riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 03, viene ripresa alle ore 16 e 38.)
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta del 23 settembre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo una breve sospensione.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 39, viene ripresa alle ore 16 e 40.)
Regolamento. (16)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 16.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo, Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di approvare con la massima urgenza un provvedimento che vieti sotto ogni forma la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e lo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che il dibattito di queste ultime settimane si è concentrato sulle politiche energetiche e lo scorso 24 febbraio 2009 il Presidente del Consiglio ha incontrato a Roma una delegazione del Governo francese alla presenza del Presidente Sarkozy;
VISTO che, in tale occasione, è stato approvato un accordo che prevede la realizzazione di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione (la prima operativa, si afferma, nel 2020) nel territorio italiano, gettando le basi per "un'ampia collaborazione" tra i due Paesi in tutti i settori della filiera, dalla ricerca allo stoccaggio delle scorie;
CONSIDERATO che:
- il Presidente della Regione nella sua relazione di presentazione del programma di governo dello scorso 20 marzo 2009 ha dichiarato:
"Quello energetico è un tema centrale del nostro programma di legislatura che, peraltro, ci ha visto impegnati con i nostri alleati del Psd'Az su precisi e condivisi punti programmatici che riguardano in particolare l'inserimento fra le priorità della creazione di un polo ambientale avanzato di ricerca, sperimentazione e di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili ed il riconoscimento dell'esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia e rimanga denuclearizzato. Per queste ragioni intendiamo procedere alla riscrittura del Piano energetico regionale che promuova un maggior uso delle fonti energetiche rinnovabili (energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica e biomasse)";
- il Governo italiano ha definito soddisfacente il "risultato concreto" ottenuto e ha ringraziato per la disponibilità il Governo francese;
- nel 1987 si svolse in Italia un referendum con cui gli italiani dissero di no al nucleare con oltre l'80 per cento di voti;
- non è stata evidenziata la natura oggettivamente costosa dell'energia ottenuta per fissione (in termini di investimento economico, il cui esempio è la vicenda dell'EPR in Finlandia - ufficialmente in ritardo di 3 anni sui tempi di costruzione e costato almeno 2 miliardi di euro in più di quanto preventivato - ma anche considerando lo smantellamento e la messa in sicurezza degli impianti, senza fermarsi alla sola fase iniziale);
CONSIDERATE ancora:
- la pericolosità del problema a tutt'oggi irrisolto delle scorie radioattive (l'Italia non ha ancora un deposito per i rifiuti atomici del passato);
- la disponibilità limitata (non più di 50 anni) di uranio con riferimento ai dati esposti da scienziati favorevoli al ritorno al nucleare;
- la costosa necessità di sicurezza degli impianti da possibili incidenti e da attacchi terroristici;
VERIFICATO che:
- l'accordo sembra non tenere minimamente conto della tendenza mondiale (dal Presidente USA a gran parte dell'Europa) e degli studi internazionali riguardo al nucleare: considerato un passo indietro, una tecnologia obsoleta che non guarda al futuro e alla necessità di porre immediatamente (e quindi non con i decennali tempi richiesti dal nucleare) rimedio al riscaldamento globale, assicurando un futuro senza scorie e con una tecnologia non antiquata ma orientata alla sostenibilità e alla riduzione dei consumi, ovvero alle fonti rinnovabili e ad una maggiore educazione al risparmio energetico (a cui il nucleare, apparentemente facile e abbondante, oppone la cultura del consumo e dell'insaziabile richiesta di energia);
- nel giorno in cui Italia e Francia firmano l'accordo, su The Independent esce un'inchiesta che si riporta:
"Le centrali nucleari di nuova generazione - che la Gran Bretagna sta progettando di costruire e che sono già in fase di realizzazione in Francia e in Finlandia - sono più pericolose, in caso di incidente, di quelle vecchie che andrebbero a sostituire. A rivelarlo è un'inchiesta del quotidiano britannico The Independent; che ha ottenuto una serie di documenti interni all'industria del nucleare dai quali emerge che, sebbene i nuovi European pressurised reactors (Epr) siano meno esposti al rischio di guasti, nel caso si verificasse un incidente la fuoriuscita di radiazioni sarebbe molto maggiore e potrebbe fare anche il doppio delle vittime. Un rapporto redatto dalla società francese Edf rivela che l'emissione di isotopi radioattivi di bromo, rubidio, iodio e cesio sarebbe quattro volte maggiore rispetto alla fuoriuscita che si verificherebbe in un reattore tradizionale. Un altro studio della società di smaltimento di scorie radioattive Posiva Oy sostiene invece che l'emissione dell'isotopo iodio 129 sarebbe addirittura sette volte maggiore. Un terzo dossier, redatto dalla Swiss National Cooperative for the disposal of radioactive waste conclude invece che la fuoriuscita di cesio 135 e cesio 137 sarebbe maggiore di 11 volte. A rendere i nuovi Epr più pericolosi in caso di incidente, spiega il giornale, è il fatto che sono stati progettati per bruciare il combustibile nucleare ad una velocità doppia rispetto a quelli attuali, modificando la natura stessa del carburante. Oltre alla Finlandia e alla Francia, dove due reattori di nuova generazione saranno realizzati in Normandia, ad essere interessate alla costruzione degli Epr sono la Gran Bretagna, dove quattro reattori verrebbero realizzati dalla Edf in Somerset e nel Suffolk e l'India, che ne vorrebbe costruire sei.";
EVIDENZIATO che mentre il nostro Governo approva politiche energetiche derivanti da tecnologie degli anni '50, dagli enti locali arrivano, per fortuna, le prime risposte concrete, innovative, capaci di risolvere in tempi brevi e in modo conveniente la crisi energetica; ad esempio il Comune di Roma ha approvato una delibera che prevede la sostituzione degli impianti semaforici tradizionali con nuove lampade a led, una proposta che potrebbe generare una riduzione dei consumi di elettricità del 90 per cento: le attuali lampade hanno, infatti, una potenza da 80W, mentre la migliore tecnologia disponibile offre semafori a led da 7W,
chiedono l'impegno del Presidente della Regione
a riprendere e formalizzare, con la massima urgenza, il passaggio programmatico sopra citato attraverso l'approvazione di un documento che, partendo dall'assunto che chi produce materiale nucleare deve provvedere a stoccarlo e/o riciclarlo nel luogo di produzione:
1) vieti sotto ogni forma la costruzione di Centrali nucleari in Sardegna, e dichiari il territorio sardo indisponibile allo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da Centrali in altri luoghi costruite;
2) indichi come chiara alternativa l'attuazione di un Piano di Risparmio Energetico nonché del Piano Energetico Regionale mirante a promuovere un maggior uso delle fonti energetiche rinnovabili (energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica, biomasse e vettore idrogeno);
3) assuma per la Regione l'impegno di dotare tutti i porti e gli aeroporti della Sardegna dei cosiddetti "portali", Unità monitor su telaio mobile, istallate su veicoli adeguati, per il rilevamento automatico di materiali radioattivi e nucleari nei veicoli e nei pedoni.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, esattamente l'8 e il 9 novembre del 1987, oltre venti milioni di italiani espressero, in un referendum abrogativo, la loro volontà di portare l'Italia fuori dal nucleare e individuarono con estrema precisione la strada dello sviluppo e del potenziamento delle energie alternative. Con quel referendum, che fu uno degli ultimi a raggiungere il quorum - purtroppo, aggiungo io - si definì in maniera precisa un'ipotesi di sviluppo della politica energetica che portò, è vero, alla chiusura di cinque centrali nucleari esistenti in Italia, ma non portò, come conseguentemente sarebbe invece dovuto succedere, allo sviluppo di una politica delle energie alternative degna di questo nome.
Noi sappiamo che, anche a fronte di una disposizione di legge che è stata approvata dal Governo nazionale, entro il mese di gennaio dell'anno prossimo, come termine ultimo, il Governo nazionale dovrà individuare - una commissione tecnica è al lavoro su questo proprio in questi giorni - i siti che dovranno ospitare le centrali nucleari e il deposito di stoccaggio delle scorie nucleari in Italia. Sappiamo anche, da autorevoli riviste specializzate del settore, che la Sardegna, per questioni geografiche, per questioni legate alla stabilità del suolo e per tutta una serie di questioni di carattere tecnico-logistico è sempre stata inserita tra i siti considerati "ottimali" per la costruzione di centrali nucleari. Vorrei ricordare che già dagli anni '70 l'attuale ENEA, allora CNEN, individuò tre siti nel territorio regionale, esattamente Santa Margherita di Pula, Bari Sardo e Capo Comino, che furono ritenuti ideali per l'ubicazione di centrali nucleari.
Il Consiglio regionale sa anche che nell'ultimo periodo ci sono state autorevoli prese di posizione sia a livello parlamentare sia a livello regionale; mi riferisco anche alle autorevoli prese di posizione del presidente Cappellacci. Noi abbiamo preso atto del fatto che, su nostra sollecitazione, il presidente Cappellacci - che purtroppo non è presente oggi in aula - ha espresso un parere assolutamente inequivocabile sulla indisponibilità della Giunta regionale e, aggiungo io, della maggioranza che egli rappresenta, a individuare in Sardegna sia aree per l'insediamento di centrali nucleari sia depositi per lo stoccaggio delle scorie nucleari.
Noi abbiamo voluto portare all'attenzione dell'Aula questo argomento, su sollecitazione di alcune associazioni di base, cito per tutte l'associazione "Sole e Bentu", che ha presentato una bozza di mozione che noi abbiamo trasformato in mozione dei Gruppi di opposizione. Queste associazioni di base hanno raccolto quelle che sono le preoccupazioni del popolo sardo. Vorrei anche ricordare che un recentissimo sondaggio (noi non siamo assolutamente degli aficionados, degli estimatori dei sondaggi, ma riteniamo che essi siano un importante strumento di rilevazione della volontà popolare) dice che il 72 per cento dei sardi è indisponibile all'ubicazione in Sardegna di centrali nucleari o di depositi per scorie nucleari. Per cui riteniamo che il Consiglio regionale, il parlamento dei sardi, sulla base della discussione della mozione, eventualmente integrata, presentata dalle opposizioni, debba dare all'Esecutivo regionale un'indicazione precisa e chiara sulla nostra indisponibilità ad accettare l'ubicazione nel territorio della Sardegna sia di centrali nucleari che di depositi per scorie nucleari.
Noi diciamo questo anche perché abbiamo l'idea, signor Presidente, che la Sardegna, per questioni climatiche, geografiche, storiche e anche culturali, possa diventare la regione italiana che promuove se stessa come l'isola del sole e del vento, e l'isola del biologico in agricoltura, visto che tra poco dovremo discutere anche una mozione legata all'agricoltura. Questo potrebbe dare alla Sardegna la patente di isola legata al valore naturale delle proprie risorse e potrebbe consentirle di porre in essere un processo di individuazione di una politica di sviluppo che, partendo dal fallimento delle vecchie logiche legate all'industrializzazione selvaggia degli anni '60, determini un percorso di fuoriuscita dalla crisi basato proprio sulle risorse naturali e sulla nostra particolare predisposizione a interpretare il ruolo di regione legata a questi valori.
Noi poniamo anche un altro problema, signor Presidente, assessore Liori, colleghi del Consiglio: l'accelerazione sul versante dello sviluppo dell'energia nucleare non deve far dimenticare che quella del nucleare è una tecnologia superata. Quando noi pensiamo al nucleare pensiamo a un qualcosa di innovativo, ma non è così. Il nucleare è ormai una tecnologia superata che ha dato prova negativa di sé, tant'è che, per esempio, le cinque centrali nucleari italiane che sono state spente dopo l'esito del referendum del 1987 si sono già "mangiate", passatemi il termine, circa 12 miliardi di euro in questi ventidue anni semplicemente per la messa in sicurezza dei cinque siti nucleari. Questo dà il quadro della complessità e anche della pesantezza dell'impegno economico legato al nucleare.
Noi vorremmo, anzi vogliamo e proponiamo al Consiglio una riflessione su questi temi, che non si andasse verso una politica di nuclearizzazione eccessiva per quanto riguarda la produzione di energia in Italia, perché questo significherebbe perpetuare una scelta, la stessa scelta che ha portato finora alla sottovalutazione dell'impegno nello sviluppo delle energie rinnovabili. Una scelta che andasse in direzione dell'acquisto di centrali nucleari, soprattutto se di vecchia tecnologia, quali sono le quattro che noi abbiamo improvvidamente - permettetemi di aggiungere questo avverbio - acquistato dalla Francia, porterebbe a un utilizzo di risorse ingentissime sul versante dello sviluppo dell'energia nucleare, sottraendo lo stesso quantitativo di risorse allo sviluppo delle energie alternative e naturali. E questo ci sembra un rischio assolutamente da evitare, convinti come siamo che sia invece da perseguire l'ipotesi di uno sviluppo deciso nel settore delle energie alternative.
Non mi voglio dilungare, signor Presidente, assessore Liori, colleghi del Consiglio, sulle ipotesi, sui rischi, su tutto quello che sappiamo essere oggetto di divisione. L'obiettivo che noi ci poniamo, e vorrei che fosse chiaro, chiarissimo alle forze politiche anche di opposizione e soprattutto alla Giunta, è quello di pervenire oggi, in questa discussione, che noi riteniamo possa essere la più seria e approfondita possibile, a un punto di caduta unitario che porti il Consiglio regionale a dare un'unanime indicazione di rifiuto dell'installazione di centrali nucleari in Sardegna. Questo è il punto di caduta che noi ci prefiggiamo. Non ci interessano le battaglie di schieramento, noi dichiariamo che il nostro obiettivo è questo. E' un obiettivo peraltro richiesto a gran voce dalle associazioni di base, dalla politica di base, sia di centrodestra che di centrosinistra, dal popolo sardo complessivamente, che chiede che il suo parlamento abbia l'intelligenza politica di dare oggi un'indicazione univoca, perché noi non abbiamo bisogno dell'energia nucleare: non ne abbiamo bisogno in termini quantitativi e non abbiamo bisogno dei rischi che sono potenzialmente insiti nella scelta del nucleare. Non abbiamo bisogno di utilizzare risorse ingenti in un settore che consideriamo obsoleto, mentre abbiamo bisogno, all'interno delle linee di sviluppo che discuteremo a breve, individuate dal Programma regionale di sviluppo che la Giunta si appresta a discutere in Consiglio regionale, di individuare una linea di indirizzo per il futuro nostro e dei nostri figli che punti alla valorizzazione delle nostre ingenti risorse naturali e a uno sviluppo alternativo e in linea con l'esigenza di tutela ambientale dei nostri territori che ci consenta di presentarci con le carte in regola di fronte ai nostri elettori e ai nostri concittadini.
Voglio chiudere dicendo che, partendo dalla mozione presentata dalle opposizioni, noi auspichiamo che ci possa essere, e sicuramente ci sarà, un dibattito approfondito su questo tema, per pervenire a delle indicazioni unitarie che il Consiglio regionale riteniamo possa dare anche come risposta positiva alle numerose sollecitazioni che vengono dalle associazioni di base e complessivamente dal popolo sardo.
Da ultimo voglio ribadire che noi puntiamo a far sì che le prerogative dell'autonomia della Sardegna possano essere anche in questo caso difese. Consideriamo negativamente il fatto che il Governo nazionale abbia potuto ritagliarsi una possibilità di decisione al di fuori dell'assenso delle popolazioni e delle istituzioni oggetto di questo tipo di intervento. Ricordo che già cinque Regioni italiane hanno deciso di opporsi alla possibilità prevista dal Governo di decidere anche al di fuori del consenso delle popolazioni locali. Pensiamo che anche in questo caso la Sardegna, come Regione speciale che vuole difendere la sua autonomia e la sua specialità, possa dare, con intelligenza politica e anche con una visione lungimirante delle proprie prospettive di sviluppo, una risposta positiva all'esigenza che i Gruppi dell'opposizione pongono a tutto il Consiglio, aperti all'incontro delle varie sensibilità, affinché si pervenga a una posizione unitaria su un tema così importante e delicato. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, mi consenta la Presidenza, e non me ne voglia l'assessore Liori, se in apertura del mio intervento richiamo l'opportunità mancata che a presenziare questo dibattito ci fosse anche il Presidente della Regione. Capisco le cose che lei ha citato in mattinata, ma considerata la rilevanza dell'argomento, considerata la preoccupazione che l'eventuale individuazione della Sardegna come sito per nuove centrali nucleari o deposito di scorie genera nella comunità sarda e considerato il ruolo del Presidente della Regione quale rappresentante di tutta la comunità sarda, a prescindere dall'inclinazione politica, credo che bene avrebbe fatto il Presidente della Regione, in segno di rispetto verso questo Consiglio e verso i sardi, a partecipare a questo dibattito. Lo dico senza vena polemica, ma lo dico perché credo che quando parliamo di rispetto delle istituzioni e di attenzione verso i cittadini non dobbiamo dimenticare di farlo innanzitutto nelle sedi preposte.
Fatta questa premessa, anche se probabilmente l'ora pomeridiana e il riavvio dei lavori ci costringono a qualche sottolineatura, credo che su questo argomento l'Aula possa dimostrare in maniera concreta se intende fare l'interesse della comunità sarda o se si farà in qualche modo influenzare da una parte politica. Il tema dell'energia nucleare è un tema complesso, ma noi sappiamo che il Governo nazionale di centrodestra ne ha fatto un pilastro della propria politica di sviluppo, e attraverso la legge per lo sviluppo, approvata nel luglio del 2009, prevede di individuare, entro gennaio 2010, i siti per l'ubicazione di centrali nucleari e lo stoccaggio di scorie radioattive con cui portare avanti la politica nucleare.
Ora, io non mi attardo sulle motivazioni di questa scelta, l'ha già fatto il collega Salis in maniera valida. E' una scelta che noi riteniamo non al passo con i tempi, è una scelta che noi riteniamo non adeguata, è una scelta che non risolve le implicazioni che riguardano lo smaltimento delle scorie nucleari e probabilmente non risolve neanche i problemi dell'energia, perché la costruzione di una centrale nucleare richiede molto tempo; tra rilascio delle necessarie autorizzazioni e realizzazione della struttura possono passare anche quindici anni. Credo, però, che noi oggi non dobbiamo svolgere una funzione alternativa o sostitutiva al Parlamento nazionale, ma dobbiamo ragionare da rappresentanti del popolo sardo. Che senso avrebbe una tale infrastruttura in Sardegna? Un'infrastruttura, badate bene, che non è in ogni caso al servizio di un progetto di sviluppo per la Sardegna, ma è un'infrastruttura energetica statale, una nuova servitù che andremmo a collocare in Sardegna. Il danno che verrebbe arrecato alla nostra Isola sarebbe enorme; vi sarebbe certamente un danno ambientale e paesaggistico, ma soprattutto un grave rischio per la salute delle nostre comunità. Sappiamo che il livello di sicurezza di queste centrali, oggetto anche di accordo con la Francia, non è ancora completo. Certamente vi sarebbe un danno enorme per l'immagine della Sardegna, che è una regione a vocazione turistica. Immaginate quale danno potrebbe arrecare a un'isola che si propone al mondo come terra di vacanza, terra di pace, terra di salute, terra di qualità, la collocazione nel suo territorio di una centrale nucleare. Sarebbe un danno enorme, una nuova servitù, come quelle che abbiamo avuto nel passato, che hanno riguardato lo sfruttamento delle miniere, lo sfruttamento indiscriminato delle nostre foreste e in qualche modo anche la chimica degli anni '60. La Sardegna si fa ancora carico del 60 per cento delle servitù militari dell'intero Paese e dell'80 per cento delle bombe esplose per esercitazioni. Questa nuova servitù sarebbe intollerabile!
Allora io credo che, al di là delle dichiarazioni di facciata, che per il momento hanno visto uniti centrodestra regionale - non quello nazionale - e centrosinistra (fronte progressista e Partito Democratico) nel respingere questa eventualità, dobbiamo far seguire a quelle parole fatti concreti, dobbiamo prendere iniziative di carattere giuridico, dobbiamo produrre atti impegnativi. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti e se è vero che cinque Regioni a Statuto ordinario hanno impugnato la legge nazionale 23 luglio 2009, numero 99, concernente disposizioni per lo sviluppo, e in particolare l'articolo 25 e seguenti, che prevedono che il Governo possa scegliere i siti dove insediare le centrali nucleari, credo non solo che la Sardegna debba impugnare quella legge, al pari delle altre Regioni, ma anche che oggi questo parlamento regionale debba impegnare il Presidente della Regione a respingere l'ipotesi di una centrale nella nostra isola, in forza delle norme di attuazione del nostro Statuto speciale, e in particolare dell'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 19 giugno 1979, numero 348, che ci dà la facoltà di negare l'intesa, il concerto. Questo nel caso in cui fossero confermate queste voci e nel gennaio del 2010 la Sardegna fosse individuata tra le regioni d'Italia dove collocare una centrale nucleare. Ecco, questa sarebbe l'unica dimostrazione della volontà comune di questo parlamento di respingere questa eventualità.
Allora, io credo che in questo dibattito - faccio appello agli amici Sardisti, agli amici dell'U.D.C. e al P.d.L. - noi dobbiamo lasciare da parte le appartenenze politiche e perseguire l'interesse dei sardi. Credo anche che in questo dibattito dobbiamo uscire dalle parole rituali e produrre un atto concreto di valenza giuridica che vincoli il Presidente e la Regione: uno, a impugnare la legge dello Stato; due, a non concedere l'intesa, a non dare il concerto qualora nel gennaio del 2010 la Sardegna fosse individuata tra le regioni che dovranno subire questo fardello e questa nuova servitù.
Auspico che questo possa succedere e faccio appello a tutte le forze politiche di questo parlamento regionale. Sarebbe un segnale concreto e non chiacchierato di capacità effettiva non di rivendicare nuovi statuti e nuovi accordi con lo Stato, ma di cominciare a esercitare pienamente, oggi, i nostri diritti e il patto costituzionale con lo Stato che ci dà questa possibilità. E questa possibilità noi, oggi, come parlamento regionale, dobbiamo pienamente esercitare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Poiché non è in aula decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, come già ricordato dal collega Salis, sono ormai trascorsi esattamente ventidue anni da quando, come cittadini italiani, venimmo chiamati a pronunciarci sul fatto che l'Italia dovesse o meno fare la scelta del nucleare. In quel momento la scelta fu netta: la stragrande maggioranza del popolo italiano si pronunciò per il no al nucleare. Oggi, in seguito all'accordo Francia-Italia, si rimette in discussione quella scelta e si prevede la costruzione di cinque centrali nucleari entro il 2020, senza preoccuparsi minimamente di verificare la volontà dei cittadini italiani. Purtroppo, tra i probabili cinque siti compare la Sardegna e in particolare la provincia di Oristano, esattamente in località Cirras, tra i comuni di Arborea, Marrubiu e Santa Giusta. Io mi auguro che, almeno questa volta, non sottovalutiamo la gravità di questa scelta dicendo che non c'è niente di deciso. Fonti ministeriali, fonti parlamentari e anche notizie apparse sulla stampa sia regionale che nazionale danno per certa questa scelta da parte della Commissione nazionale.
Le caratteristiche geologiche di questo eventuale sito del Cirras corrispondono solo apparentemente ai requisiti necessari: zona antisismica, disponibilità di grande quantità d'acqua, vicinanza a infrastrutture come il porto, l'aeroporto e la linea ferroviaria. Sarebbe opportuno, a mio avviso, spiegare a chi dovrà fare queste scelte, che si tratta di una zona di grande interesse ambientale. Stiamo parlando di una delle zone umide più pregiate della Sardegna, e non solo della Sardegna; stiamo parlando di una zona a protezione speciale (ZPS), stiamo parlando di un sito di interesse comunitario (SIC), stiamo parlando di un territorio dove l'attività di pesca negli stagni circostanti è la fonte principale di reddito per centinaia di famiglie.
Su questa scelta tutta la popolazione della Sardegna, e in particolare quella dell'Oristanese, va consultata. E il parere dei sardi, a mio avviso, non potrà che essere vincolante. Invece, il disegno di legge già approvato alla Camera dei deputati e in discussione al Senato della Repubblica prevede che le decisioni di collocare centrali ed eventuali impianti di stoccaggio delle scorie possano essere assunte anche contro il parere delle Regioni, degli enti locali e delle popolazioni residenti.
Durante l'ultima campagna elettorale per le elezioni regionali, come maggioranza, assieme al vostro Presidente, sia quello ufficiale che quello reale, avevate assicurato che l'Isola sarebbe stata esclusa dall'eventuale costruzione di centrali nucleari. Addirittura nel programma del Presidente della Regione compare il riconoscimento dell'esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia denuclearizzato. Quello che vi chiediamo è di essere coerenti non solo a parole, ma anche con i fatti, perciò, come ha già detto chi mi ha preceduto, vi chiediamo di impugnare la legge sul nucleare, così come hanno fatto l'Emilia-Romagna, la Toscana, il Piemonte e la Calabria, sollevando un problema di competenze in quanto la materia energetica non è di esclusiva competenza dello Stato, e su questo punto credo che il nostro Statuto sia abbastanza chiaro. L'alternativa, signor Presidente, è che siano le popolazioni a impegnarsi affinché questo non avvenga, se sarà necessario anche con azioni eclatanti.
Senza nulla togliere al ruolo dell'assessore Liori, certamente la presenza in un dibattito come questo del Presidente della Regione per un argomento come questo, che rischia di compromettere definitivamente il futuro turistico della Sardegna, avrebbe dato un segnale diverso, un segnale forte, un segnale importante per la Sardegna e soprattutto un segnale importante per il Governo nazionale. Per una volta, come è già stato ricordato anche stamattina, su un argomento così importante per i sardi e la Sardegna fate prima gli interessi dei sardi e poi pensate agli interessi del centrodestra. Abbandoniamo gli interessi di parte e cerchiamo tutti assieme di dare un segnale forte, soprattutto al Governo nazionale, nell'interesse della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Assessore Liori, colleghe e colleghi consiglieri, vorrei esprimere un concetto con cinque parole soltanto, perché dieci sarebbero troppe: non capisco il senso di questa mozione. Non lo capisco perché posso pensare che può essere il solito tentativo di rivalsa nei confronti del Governo nazionale di turno da parte di una Regione di turno. Perché dico questo? Ritorniamo sempre al solito discorso: questa mozione chiede di vietare, sotto ogni forma, la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e di dichiarare il territorio sardo indisponibile allo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite. Ebbene, mi voglio augurare che ai firmatari della mozione che oggi discutiamo sia sfuggito un piccolo particolare, in buona fede e non consapevolmente, ovvero sia sfuggito il fatto che esiste una legge regionale, la legge numero 8 del 3 luglio 2003, che dichiara la Sardegna territorio denuclearizzato. Essa recita testualmente: "La Regione autonoma della Sardegna, sulla base di principi costituzionali" - non ve la leggo tutta, arrivo al punto centrale - "dichiara il territorio regionale della Sardegna denuclearizzato e precluso al transito ed alla presenza, anche transitoria, di materiali nucleari non prodotti nel territorio regionale". Tale legge dunque esiste, è facilmente reperibile da tutti e perciò non continuo a parlarne.
Concludo con una considerazione, cioè che, in pratica, quello che si chiede di votare con la mozione è già legge regionale. Esiste già una legge regionale e credo che poco ci sia da dissertare sul merito di quanto è stato già detto e legiferato nel lontano 2003. Resta, però, la presentazione di una mozione carente di presupposti e perciò inutile.
Nel mio precedente intervento ho detto che già da tempo avevo denunciato una certa ritualità nel fare politica. Ho fatto l'esempio, l'altro giorno, della barca che rischia di affondare in un mare di chiacchiere. Ecco, non vorrei ripetermi oggi, non vorrei dover tornare a dire quello che sempre diciamo, e cioè che bisogna pensare alla nostra gente, al nostro popolo che vive quotidianamente una realtà davvero difficile e che dovremmo tutelare in quanto ha scelto democraticamente di essere rappresentato e anche qualificato attraverso le nostre persone.
Noi Sardisti partecipiamo a questa maggioranza di governo poiché abbiamo condiviso un programma; programma che intendiamo rispettare e che dobbiamo far rispettare. E una delle condizioni fondanti di questo patto e di questo programma era ed è il no netto al nucleare nella nostra terra. Noi, vi assicuro, non abbiamo cambiato idea né intendiamo farlo e non esistono e non possono esistere cause di forza maggiore, anche se lo Stato ha pensato bene di ridurre la volontà territoriale a pura consultazione, stabilendo che il parere regionale non sarà vincolante laddove a esso verrà contrapposto l'interesse nazionale. Ma la Sardegna, e noi lo sappiamo, fortunatamente ha ancora uno Statuto speciale che, pur nei suoi limiti, le conferisce competenze esclusive in materia, e noi intendiamo rispettarlo per primi e farlo rispettare esercitando le nostre prerogative a prescindere dal colore politico del Governo nazionale, lontani soprattutto da qualsiasi asservimento o subalternità culturale e politica e riservandoci ancora il diritto e la facoltà di rivendicare maggiore sovranità per il nostro popolo, fino al raggiungimento dell'indipendenza della Sardegna.
In premessa ho citato la legge regionale numero 8 del 3 luglio 2003, firmata dall'allora presidente Pili, concludo citandone un'altra, la numero 9 del 12 giugno 2006, a firma Soru, sul conferimento di funzioni e compiti agli enti locali. Ebbene, l'articolo 20 di tale legge recita testualmente: "Spettano alla Regione le funzioni e i compiti amministrativi in materia di energia, ivi comprese quelle relative alle fonti rinnovabili, all'elettricità, all'energia nucleare, al petrolio e al gas che non siano riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 29 del decreto legislativo n. 112 del 1998". Ora, penso che anche qui ci sia stato un errore e che forse la continuità col Governo romano abbia allora indotto a citare l'articolo 29 di tale decreto, che tratta delle funzioni e dei compiti riservati allo Stato e non il successivo articolo 30, in cui si legge testualmente: "Per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano il conferimento delle funzioni e dei compiti, nonché dei connessi beni e risorse, avviene nel rispetto degli statuti e attraverso apposite norme di attuazione".
Colleghi, ho citato queste due leggi e il decreto legislativo, non voglio ripetermi, ma credo che un ulteriore commento su questo sia superfluo. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Valerio Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI VALERIO (P.D.). Signor Presidente, signor assessore Liori, colleghi, come è già stato ricordato, sono trascorsi ventidue anni da quando gli italiani furono chiamati a esprimersi in un referendum e poterono allora, in modo molto netto e chiaro, esprimere la loro contrarietà rispetto alla proposta di continuare con l'utilizzo del nucleare. Era ancora fresco nella memoria il ricordo del disastro di Chernobyl, che aveva scatenato in Europa e nel mondo fortissime preoccupazioni. Le conseguenze di quel disastro, che ancora oggi produce effetti nefasti sulle popolazioni di quelle regioni e non solo, guidarono le coscienze degli italiani verso un'indicazione di rifiuto dell'utilizzo del nucleare per la produzione di energia. Fu quindi bloccato il programma, fu deciso lo spegnimento delle centrali in funzione e lo stop dei lavori di quelle in costruzione. Oggi il Governo di centrodestra, con decreto, cancella il referendum del 1987, disegna la nuova mappa del nucleare, individua nuovi siti, indica l'ubicazione dei depositi di scorie, stabilisce modi e tempi di realizzazione e si riserva la possibilità di superare con decreto eventuali dissensi delle Regioni interessate. Prevede, quindi, che si debba cercare una conciliazione attraverso vari tavoli di confronto, ma si riserva il diritto di procedere, pur in assenza di accordo, calpestando il "cadavere" - e questo lo ricordi al presidente Cappellacci, signor Assessore - di chiunque dovesse ostinarsi su posizioni di rifiuto. +++
I criteri per l'individuazione dei territori idonei a ospitare le centrali nucleari sono noti a tutti: valutazione di sismicità, bassa densità abitativa, abbondante presenza di acqua e altri ancora. Insomma, la Sardegna, suo malgrado, conferma la sua proverbiale ospitalità e generosità offrendo i requisiti naturali a ricevere ogni genere di servitù e di spazzatura senza, peraltro, alcuna contropartita. Il Governo, se vorrà, potrà servirsi delle forze di polizia antisommossa per sedare eventuali tentativi di ribellione delle popolazioni interessate e fare uso del segreto di Stato per nascondere la presenza di depositi di scorie radioattive.
A chi serve il nucleare? Negli anni '50 il principio era ottimo: usare l'atomo per produrre elettricità, sottraendolo al controllo esclusivo militare. Dopo un avvio entusiasmante si presentò, però, una serie di problemi molto drammatici: gli incidenti di Sellafield, Three Mile Island e Chernobyl. Dopo Chernobyl, in particolare, l'esito di diversi studi incrociati tracciò un quadro terrificante sul numero dei morti e degli ammalati, compresi i tanti altri che ci sarebbero stati in futuro, e sul danno al genoma umano, conseguenze permanenti generazione dopo generazione. Così ci si iniziò a interrogare sui pericoli, sui costi, sulle opportunità e si avviò un lento declino del nucleare.
In Italia rimane oggi una pesante eredità: il centro nucleare di Casaccia, vicino a Roma, il più grande deposito di rifiuti radioattivi d'Italia (7.000 metri cubi chiusi in vecchi depositi arrugginiti e oramai al limite della sopportazione); la centrale nucleare di Trino sul Po e a pochi chilometri l'Eurex, centro dove si estraeva uranio e plutonio dalle barre dei combustibili, situato in zona di risaie dove, sotto una collinetta, vengono custoditi da vent'anni cubi di scorie radioattive. Centinaia di milioni di euro sono stati spesi per monitorare e contenere i danni. La piscina, che contiene le barre di uranio, nel tempo ha perduto liquido radioattivo che è colato in profondità nelle falde inquinandole. Costi e danni inenarrabili. Ci sono poi la centrale di Caorso, la più nuova centrale d'Italia, mai entrata in funzione, che sarebbe da smantellare, ma si pone il problema di dove portare il relitto e quindi è meglio che resti lì, e la centrale di Garigliano, vicino a Caserta, dove c'è il rischio che la ciminiera crolli. Vi è un ordine di demolizione, ma nulla viene fatto; il rischio è che la ciminiera crolli schiantandosi sulla sfera che custodisce il reattore. Il combustibile nucleare è stato portato in Inghilterra per il riprocessamento e lasciato lì, con un costo, a oggi, di oltre un miliardo e mezzo di euro. Inoltre la centrale viene custodita e monitorata costantemente per evitare fughe radioattive, al costo di 2 milioni di euro all'anno. Lo smantellamento sarebbe da fare e costerebbe 350 milioni di euro all'anno. Cito queste cifre perché credo che siano indicative di un problema che non è mai stato risolto, seppure affrontato, e che quindi pone ulteriori problemi per le prospettive future. Anche per quanto riguarda la centrale di Borgo Sabotino, vicino a Latina, la prima in Italia e anche la più grande, ci sono diversi problemi di sicurezza, inquinamento da controllare e costi enormi.
Di tutto questo si occupa la Sogin, società per azioni di emanazione dell'Enel che ha il compito di mettere in sicurezza le centrali per poi procedere al loro smantellamento. Il costo lo pagano gli italiani, lo paghiamo noi sulla bolletta della luce. I cittadini pagano 600 milioni all'anno sul costo della bolletta per smantellare il vecchio nucleare che non ha mai funzionato! Ci si chiedeva: conviene? Mentre l'Italia firma accordi con la Francia sull'energia, la Francia deve fare i conti con i suoi problemi di sicurezza. Nel 2008 - e badate, dico nel 2008, quindi è recentissimo - fra luglio e settembre vi sono stati due incidenti nel sud-est della Francia, nel sito di Tricastrin sul Rodano: 300 chili di uranio riversati in un canale vicino e successivamente una fuoriuscita di aerosol contaminato a seguito dell'apertura di una valvola. A novembre, sempre nel 2008, altro incidente nello stesso sito: 300 chili di boro finiscono nello stesso corso d'acqua. Gli abitanti vengono avvertiti di non bere l'acqua dal rubinetto, di chiudersi in casa, di sigillare porte e finestre e di assumere le compresse di iodio, di cui le autorità gratuitamente e abbondantemente provvedono a rifornire ogni famiglia. Ovviamente, come sempre accade in questi casi, l'allarme arriva in ritardo ai diretti interessati e loro nel frattempo hanno annaffiato l'orto e mangiato le verdure, hanno pescato il pesce dal fiume e lo hanno mangiato e via discorrendo. Conviene? La Germania, nazione lungimirante, che investe da tempo nelle energie alternative, nel 2002 ha approvato una legge per la quale i reattori man mano che giungeranno a fine vita verranno spenti e non verranno più sostituiti.
Il Governo di Angela Merkel ha ordinato uno studio sanitario sulla vita attorno alle centrali: più ci si avvicina alle centrali più si rilevano alti tassi di leucemia, soprattutto infantile. Le centrali producono scorie, rifiuti che per non arrecare più danni all'uomo e all'ambiente hanno bisogno, secondo il tipo, di centinaia, migliaia, milioni di anni. Dove si conservano? Nel frattempo ci si arrangia, come abbiamo visto: un po' si conservano nelle centrali, un po' sotto terra, sempre provvisoriamente, in attesa di trovare un luogo definitivo. In Germania, alla fine degli anni '60, furono portati i primi fusti di scorie nelle miniere di sale nella zona di Hannover. Quel sale stava lì a certificare, dicevano i tecnici, l'assenza d'acqua. Oggi alle miniere si sta avvicinando l'acqua, che inizia a corrodere i fusti, provocando delle fenditure. I fusti radioattivi sono oltre 120 mila e i tecnici non sanno ancora come agire per risolvere il problema. Si è calcolato che per estrarre le scorie e spostarle sarebbero necessari 2 miliardi e mezzo di euro e vent'anni. Finora lo sforzo è stato quello di tenere sotto controllo le infiltrazioni, ma senza regolarle.
Sono costi ingenti e danni enormi che lasciamo in eredità alle generazioni future. Già in passato, di fronte ai tentativi di fare della Sardegna un sito nazionale di stoccaggio di rifiuti tossici, vi fu una presa di coscienza collettiva che consentì di mettere in campo una contrarietà netta, che costrinse il Governo a un dietro front. La situazione attuale è ancora più complessa e delicata. Oggi si parla ancora di siti di stoccaggio, ma fatto ancora più grave si decide di ripartire col programma nucleare e di omaggiare la Sardegna della realizzazione di qualche centrale nucleare. La Sardegna ha visto negli anni sfumare il sogno industriale, ha visto il ridimensionamento del petrolchimico, ancora a rischio di definitiva chiusura, la chiusura della cartiera di Arbatax, oramai pressoché dimenticata, e la crisi dell'industria tessile del centro. L'Isola ha esaurito o comunque ridimensionato il suo fabbisogno energetico. Si tenga conto, inoltre, dell'imminente arrivo del gas metano, che soddisferà i bisogni energetici della Sardegna, e non solo. L'Agenzia governativa americana sull'energia, assessore Liori, ha stabilito che l'elettricità nucleare è più costosa del 15 per cento rispetto a quella prodotta dal gas naturale. E' più costosa del 15 per cento e da noi sta per arrivare il gas naturale. Noi, insomma, siamo contrari al nucleare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). A noi risulta che i siti in cui si costruiranno le centrali per deporre le scorie nucleari siano stati già identificati, sono ancora top secret, però ci sono. La Sardegna, come hanno fatto sette Regioni, tra cui la Toscana, il Piemonte e la Calabria, dovrebbe opporsi con tutti i mezzi e soprattutto per ragioni di ordine giuridico e politico.
La Sardegna è una regione antisismica ed è per questo che il Governo, antiecologista e antiambientalista, farà di tutto per coprirci di scorie. Noi ci opponiamo anche per il semplice fatto che ogni legge statale viola la competenza regionale, in quanto la materia relativa all'energia non è di competenza esclusiva dello Stato. Lo Stato non può in nessun caso individuare dei siti nucleari senza l'intesa con le Regioni interessate. La Regione rimane sempre l'organo competente in materia di urbanistica, di sanità pubblica, di istruzione pubblica e di ambiente. Noi dobbiamo essere almeno uniti, a prescindere dall'appartenenza politica; qui si tratta del nostro spazio, del nostro territorio, che deve essere salvato dall'inquinamento e dagli armamenti radioattivi. Rifiutiamo ogni forma di commercio del vento e aggiungerei che da quando il capitalismo ha perso il potere il rimedio sembra essere canalizzato verso la creazione di siti nucleari e la corsa alla nuclearizzazione del Mediterraneo. Noi dovremmo collocare gli eventi recenti nel loro contesto ecologico e storico, demistificare i ragionamenti che suscitano panico e proporre una nuova lettura di questa crisi e di ciò che accade.
Cari colleghi, questa insistenza o questo voler insistere sulla nuclearizzazione della nostra bella isola ci fa capire che il significato, il valore della differenza e con ciò il significato delle cose stesse sono avvertiti come irrilevanti, appaiono di un colore grigio uniforme, in cui le cose galleggiano con lo stesso peso specifico nell'inarrestabile corrente del denaro. Noi non dobbiamo rinviare nulla, perché il rinvio è un serial killer delle possibilità. Se l'autonomia ha un senso, ciò significa che ogni tipo di ambiente sociale produce le proprie visioni dei pericoli che ne minacciano l'identità. Visioni a misura del tipo di ordine sociale…
C'è troppo chiasso! Oggi non c'è la "maestrina" e dunque c'è chiasso!
Visioni a misura del tipo di ordine sociale che esso deve produrre e conservare. Per dirla in termini psicoanalitici, le minacce sono anche proiezioni dell'ambivalenza interiore di una società.
Cosa posso dire? E' un asilo! Mi fermo qui, non serve a niente continuare.
PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, continui, la stragrande maggioranza dei consiglieri stava ascoltando con interesse il suo intervento.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dicevo che una società incerta della sua sopravvivenza e del suo modo di essere sviluppa una mentalità da fortezza assediata. E' ciò che dobbiamo fare noi contro la minaccia dei siti nucleari. Chi non può agire secondo i desideri indotti è esposto allo spettacolo agghiacciante di chi può. Gli viene detto che il nucleare è un segno di progresso, di successo, un'autostrada che porta direttamente al plauso pubblico e alla celebrità. Ma io ribadisco un concetto basilare: uno Stato è sociale quando promuove il principio dell'assicurazione collettiva, avallata collettivamente, contro la disgrazia ambientale e le sue conseguenze. E lo stesso principio è elevare i membri della società allo status di cittadini, renderli cioè compartecipi, oltre che azionisti di débâcle; non solo beneficiari ma anche attori, non solo tutelati o pseudotutelati ma anche tutori del sistema di benefici sociali, individui fortemente interessati al bene comune, inteso come rete di istituzioni condivise nelle quali riporre fiducia e dalle quali attendersi la garanzia della solidità e dell'affidabilità della polizza di assicurazione collettiva emessa dallo Stato. Basta con l'ordine dell'egoismo neoliberale!
Noi consideriamo i siti nucleari il male assoluto; il male è ciò che sfida e disintegra quella intelligibilità che rende vivibile il mondo. Un bell'articolo è apparso in un giornale autorevole con il titolo: "No da sette Regioni. Un fronte anti-nuke". Rimane ancora qualche giorno per le Regioni che vogliano unirsi al gruppo di sette Regioni, perché la scadenza è il 30 settembre. E' un caso il nostro? Per il momento il caso si complica per le Regioni con Governi di destra. Se si esclude la Lombardia, con una scelta netta del nucleare, almeno in via di principio, altre Regioni, come la Sardegna e il Veneto, non vogliono scontentare il premier, ma sanno che la popolazione la pensa diversamente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, come ricordato da altri colleghi, la vicenda del nucleare in Italia inizia ben prima del 1987, anno di svolgimento del referendum, e si conclude, perlomeno per quanto riguarda l'attività delle centrali, nello stesso anno con il sì al quesito circa lo spegnimento delle centrali nucleari o l'utilizzo o meno del nucleare in Italia. Quindi la popolazione italiana si è espressa, nel 1987, rifiutando il nucleare nel nostro Paese.
Nel frattempo molta acqua è passata sotto i ponti e di recente gli Stati membri dell'Unione europea (a livello mondiale persino la Cina e gli Stati Uniti) hanno raggiunto accordi e stanno andando in direzione opposta rispetto alla scelta del nucleare, e cioè in direzione dell'energia da fonti rinnovabili, riduzione dei consumi, investimenti innovativi, investimenti nella ricerca, occupazione qualificata in questi settori. Le scelte del passato risultano essere non solo vecchie, ma anche pericolose per la salute delle persone e per l'ambiente.
Ebbene la nostra mozione ovviamente non circoscrive il problema all'individuazione della Sardegna quale regione dove far sorgere centrali nucleari o siti di stoccaggio, ma pone, come è emerso anche dagli interventi degli altri colleghi, un problema più generale circa le scelte di sviluppo economico e l'energia da utilizzare nel nostro Paese e quindi anche nella nostra regione. In ambito europeo, il cosiddetto accordo del "20-20-20" non solo tratta dei sistemi delle nuove energie da introdurre e di ciò che invece deve essere abbandonato, ma va oltre. La Commissione europea ha adottato questo importante pacchetto di proposte: attuazione degli impegni assunti dal Consiglio europeo in materia di lotta ai cambiamenti climatici e promozione delle energie rinnovabili. Questo dato viene diffuso come un'importante opportunità per migliaia di imprese che si creeranno nell'ambito dell'Unione Europea e un'importante opportunità occupazionale addirittura per milioni di lavoratori proprio in queste imprese che si occuperanno delle energie rinnovabili. Il citato accordo introduce, inoltre, un sistema di scambio delle quote di emissione e pone dei tetti massimi.
Perché "20-20-20"? Perché l'obiettivo dell'accordo è quello di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas serra e di aumentare del 20 per cento la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. Nel marzo 2007, non autorità terze o ambientalisti, bensì i capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea hanno siglato questo accordo. Tra coloro che si sono spesi perché questo accordo venisse siglato va ricordato il Presidente della Commissione europea, Barroso, che pone questa come la più importante sfida politica: "Queste scelte porteranno migliaia di nuove imprese e milioni di posti di lavoro in Europa", cito testualmente. Vanno ricordati anche il Commissario europeo per l'ambiente, Stavros Dimas, che si associa a queste dichiarazioni, e il Commissario responsabile per le politiche energetiche europee che ha detto: "In un momento di crescita del costo del petrolio l'unico futuro sta nello sviluppo e nella crescita di un settore ad alta tecnologia e in pieno sviluppo", come quello, appunto, delle energie rinnovabili.
Inoltre, introducendo aiuti e finanziamenti agli Stati membri e, a caduta, dagli Stati membri alle Regioni e alle imprese che andranno in questa direzione, la Commissaria europea per la concorrenza, Kroes, fissa anche dei parametri in modo da poter superare i vincoli circa la libera concorrenza che vietano aiuti di Stato alle imprese. In questo caso si potranno superare quei limiti e dare alle imprese e ai singoli cittadini aiuti da parte dello Stato e anche delle Regioni per l'abbattimento dei costi dell'energia e l'utilizzo di fonti rinnovabili.
Il futuro sta lì: energie rinnovabili, stoccaggio del carbonio, ricerche e sviluppo. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, di cui deve essere aumentato il consumo, nei parametri che citavo prima l'Unione Europea, compresi tutti gli Stati, si colloca attorno all'8,5 per cento. Entro il 2020 i parametri devono arrivare almeno al 20 per cento. Come si colloca l'Italia, che non è prima in classifica? L'Italia si colloca in questi parametri: entro il 2020 i gas serra devono essere abbattuti del 13 per cento e la produzione di energie rinnovabili deve raggiungere il 17 per cento. Insomma siamo in bassissima classifica, diciamo che rallentiamo l'Europa in questa direzione. **
Per quanto riguarda la legge numero 99 del 2009, voluta dal Governo, bisogna ricordare che tale legge è stata approvata ponendo il volto di fiducia. Inoltre, com'è stato ricordato, essa indica una scelta che accentra potere e autorità e che di fatto viene imposta alle Regioni. Diverse Regioni hanno già presentato ricorso alla Corte costituzionale; si aggiungerà probabilmente, alle sei che hanno già preso posizione, la Regione Lazio, che ha annunciato di voler ricorrere anch'essa alla Corte costituzionale. Noi ci auguriamo che a queste Regioni si aggiunga anche la Sardegna, non perché vogliamo che questi siti e queste centrali siano ubicati altrove, ma proprio per dare forza alle altre Regioni che insieme hanno posto questo problema strategico per lo sviluppo futuro dell'intero Stato.
Il nucleare utilizza vecchie tecnologie, almeno finora. Il nucleare pulito non esiste e si ipotizza, per la realizzazione delle nuove centrali nucleari, la cifra di 30 miliardi di euro, che equivalgono, né più né meno, a gran parte delle risorse disponibili in questo Paese. Il termine ipotizzato per la realizzazione di questi impianti è il 2020 e l'Italia sarebbe inadempiente nei confronti dell'Europa e rischierebbe gravissime multe se, a fronte dell'utilizzo dell'energia nucleare, non fosse in grado di rientrare nei parametri che citavo prima per quanto riguarda l'abbattimento dei gas serra e la produzione di energie rinnovabili. La legge, addirittura, com'è stato ricordato dall'onorevole Meloni, per quanto riguarda la sicurezza dei siti indica la militarizzazione degli stessi. Per questo le Regioni devono reagire entro i previsti sessanta giorni e i tempi sono abbastanza stretti, perché il 30 settembre è il termine ultimo.
L'articolo 117 della Costituzione pone in capo alle Regioni un potere concorrente con lo Stato in materia energetica. Le Regioni hanno potere per quanto riguarda l'assetto del loro territorio, la localizzazione dei siti, il trasporto e la distribuzione di energia. Questo potere va fatto valere a livello nazionale. Impugnare la legge numero 99 del 2009 è, quindi, una necessità della Sardegna e dell'intera Nazione. A questo si aggiungono, come dicevo prima, l'iniziativa 3C, che sintetizza l'espressione "combattiamo i cambiamenti climatici", le Nazioni Unite e il G20 che pongono a livello mondiale, né più né meno, gli stessi parametri posti dall'Unione Europea con l'accordo 20-20-20 per l'abbattimento dei gas serra e l'utilizzo di energie rinnovabili, parametri da raggiungere in tempi brevi.
Alle sei Regioni ricorrenti si deve aggiungere, dicevo, anche la Regione Sardegna. "Il potere sostitutivo del Governo" - afferma oggi il ministro Scajola in un'intervista rilasciata pochi minuti fa - "nei confronti delle Regioni non è solo legittimo, ma necessario in tema di energia nucleare". Questi problemi sono stati posti anche da altri colleghi e non li ripeterò. Mi pare, viste queste argomentazioni, le mie e quelle di altri colleghi, che sia necessaria una posizione forte della Regione Sardegna in questo senso nei confronti dello Stato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Mi pare che il "riscaldamento" sia avvenuto, per cui invito gli ideologi dei Gruppi a presentare un altro ordine del giorno così lo votiamo e finiamo insomma!
Senza niente togliere all'Assessore Liori, della cui presenza sono comunque soddisfatto, perché lui sicuramente sa che nelle vicinanze delle centrali nucleari e dei siti di stoccaggio la percentuale di leucemie o comunque di malattie degenerative è superiore del 5 per cento rispetto alla media. Già questo dovrebbe farci riflettere in maniera seria e definitiva sulla possibilità che anche nella nostra terra ci siano delle centrali nucleari.
All'amico Efisio Planetta volevo dire che sicuramente è vero quello che lui ha detto circa le norme con cui si è già deciso che la Sardegna sia una regione denuclearizzata e sul fatto che con un referendum abrogativo i cittadini italiani abbiano detto un no secco al nucleare, però gli ricordo che anche nelle sue dichiarazioni programmatiche il presidente Cappellacci disse che proprio in seguito a un accordo con i compagni di coalizione del P.S.d'Az. si stabilì che per il futuro dell'energia in Sardegna si sarebbe dovuto prescindere dalle centrali nucleari e dai siti di stoccaggio. Quindi anche voi sicuramente temete che ciò che si sta ipotizzando possa avvenire dal momento che avete introdotto questo tema nel programma e nelle dichiarazioni programmatiche; quelle stesse dichiarazioni in cui si diceva di voler dare piena adesione agli impegni assunti con il protocollo di Kyoto sul riscaldamento globale e sul clima e conseguentemente si ribadiva un secco no alle centrali nucleari e si prevedeva l'aumento degli investimenti per lo sviluppo delle energie rinnovabili, l'incentivazione dell'edilizia e la sua riqualificazione ad alto risparmio energetico.
Credo che dopo dichiarazioni di questo tipo, la presenza del presidente Cappellacci oggi sarebbe servita per ribadire quello che a maggio ci fu detto in quest'Aula. Non abbiamo nessun dubbio sul fatto che il Presidente della Regione, la Giunta regionale e l'intero Consiglio regionale - speriamo non si ripeta quello che è avvenuto stamattina per quanto riguarda la mozione sulle carceri speciali - possano dire no in maniera unitaria all'eventualità di realizzazione di una centrale nucleare in Sardegna, perché se sette Regioni - ed è importante ribadire che sono Regioni a statuto ordinario - hanno detto in maniera chiara e netta no alla possibilità di individuazione di siti nucleari nei loro territori, la nostra Regione, con le specificità di cui sempre parliamo, credo che lo debba ribadire in maniera altrettanto forte.
Sul no al nucleare non credo, quindi, che sia il caso di dilungarsi ribadendo cose già dette, però gli interventi dei consiglieri - come questo mio, che sicuramente non è dello stesso spessore degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto - non possono che portare alla condivisione di un ordine del giorno preparato insieme dai Gruppi della maggioranza e dell'opposizione, perché abbiamo visto che è così che funziona e anche oggi funzionerà così. L'importante è che si arrivi, almeno stasera, alla votazione unanime di un ordine del giorno unitario. Grazie.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Cucca è presente in aula, pertanto il congedo si intende revocato.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori).Signor Presidente, la Calabria, il Piemonte, la Liguria, la Toscana, l'Umbria, l'Emilia-Romagna e il Lazio sono le sette Regioni che impugnano davanti alla Consulta il cosiddetto "decreto sviluppo" che intende, con il rilancio dell'atomo, installare centrali nucleari nel territorio italiano. Allora, tutto questo avviene in modo direi paradossale, mentre Barack Obama fa le sue dichiarazioni rispetto al rischio catastrofe per l'effetto serra, e dice testualmente: "Il tempo sta per scadere, la minaccia è grave, urgente e crescente e potrebbe portare a una catastrofe irreversibile. Da qui la necessità di promuovere l'energia pulita e ridurre l'inquinamento da anidride carbonica". Quindi io credo che sia un problema universale, sul quale ovunque si stanno manifestando delle grandi sensibilità, ma ho la sensazione che noi siamo un po' gli ultimi del treno.
Inoltre al collega Planetta, che ha citato la legge regionale numero 8 del 2003, che definiva la Sardegna area denuclearizzata, vorrei ricordare che questa legge non esiste più, perché esattamente nell'agosto del 2003 il Governo italiano la impugnò per illegittimità e la Corte costituzionale, dando ragione al Governo, ne riconobbe l'incostituzionalità, sostenendo che anche le cosiddette scorie radioattive sono considerate merce normale e come tale soggetta alle regole della libera circolazione previste dall'Unione Europea. Per cui per lo Stato italiano la circolazione delle merci radioattive sarebbe assolutamente normale. Siamo in questa condizione!
Il Governo italiano, nel ricorso per "illegittimare" la legge sarda che dichiarava appunto la Sardegna territorio denuclearizzato, ha rimarcato che la Regione sarda non ha assolutamente alcuna competenza in materia di ambiente, poiché questo è solo un valore e, in quanto tale, la sua gestione è di esclusiva competenza dello Stato italiano, di fatto negando alla Regione ogni tipo di autonomia. Quindi ci troviamo di fronte a un atto politico gravissimo che vede il Governo di centrodestra italiano impegnato in un'operazione assolutamente illecita contro la salute dell'ambiente, contro la salute della popolazione della Sardegna. Tutto questo in barba ai principi del federalismo solidale e violando assolutamente l'autonomia del Consiglio regionale e della Regione Sardegna.
Tuttavia io sono speranzosa, perché vantiamo un Presidente della Regione, il nostro presidente Cappellacci, che ha fatto delle promesse al popolo sardo; promesse molto importanti, come quella di impegnarsi anche fisicamente per evitare che questo progetto possa andare avanti. Per cui noi auspichiamo che le cose stiano veramente così.
Ci troviamo di fronte a una forzatura antidemocratica di stampo assolutamente coloniale.
(Interruzione)
Io direi di sì. Lo dici tu, Carlo, io non ho usato il termine fascista, ho detto però che è una bella forzatura. No, è Ignazio Artizzu, quindi ho anche azzeccato!
Mi auguro realmente che il no al nucleare in Sardegna e nel mondo sia assolutamente il pensiero unanime in quest'Aula. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi, chiedo scusa per l'assenza di prima e ringrazio per la cortesia riservatami.
Chiedo scusa ai colleghi anche per la parte di disturbo che il mio intervento arrecherà alla quiete e alla serena superficialità con le quali questo Consiglio affronta un problema rilevante e determinante. Come sempre temi come questi vengono percepiti dalla politica come temi lontani; si afferma sempre più la propensione di chi governa a operare nell'arco temporale nel quale può influire sul proprio interesse, sulla propria dimensione di vita, senza lungimiranza, pensando che la storia dell'umanità non viva anche della memoria delle scelte fatte da chi ha governato prima di noi e per noi, così come noi stiamo governando per quelli che verranno dopo di noi. E' il tema del limite dei governi e dei governanti.
Tuttavia la prima cosa che non si capisce è per quale ragione il Consiglio regionale della Sardegna affronti oggi questo dibattito in queste condizioni; condizioni che meriterebbero di essere trasmesse in diretta per far vedere al popolo sardo in che misura la responsabilità e la forza delle istituzioni autonomistiche si cimentano con questi problemi.
Capisco i problemi del Presidente e rispetto la posizione dell'amico assessore Liori, però io non sono "speranzoso" come la collega Zuncheddu, perché il presidente Cappellacci ha detto delle cose, certo, ma ha parlato solo delle sue intenzioni, non ha mai rappresentato la forza dell'istituzione autonomistica. E non la rappresenta neanche oggi che sottovaluta questi momenti e l'opportunità di impugnare una legge che, di fatto, legittima il potere sostitutivo dello Stato sulle Regioni in mancanza dell'intesa. La mancanza dell'intesa ha come conseguenza che lo Stato ci metterà alle corde e che la sua volontà è comunque quella di dire alla Regione: "Nell'interesse nazionale ti sostituisco". E questa è una posizione imperialista!
Io non mi scandalizzo neanche per questo, perché, badate, colleghi, una cosa sia certa e chiara qua, al di là degli ordini del giorno: c'è una parte del centrodestra che il nucleare lo vuole, lo vuole anche in Sardegna. Non c'è niente da nascondere, è una posizione legittima. Tuttavia quella legge va impugnata, così come hanno fatto altre Regioni, per il semplice fatto che l'interpretazione che dà un Governo padrone - non un Governo federalista, ma un Governo padrone - è che il referendum, cioè l'espressione più pura della volontà popolare in questa Repubblica, è come una medicina, cioè ha una scadenza dopo di che si butta via. Invece quella volontà popolare, che non era frutto di una posizione congiunturale, rappresentava una scelta non ideologica, ma strategica nella prospettiva della crescita della società italiana. La scelta del Governo, quindi, viola la decisione popolare, che è l'espressione più concreta della democrazia, per cui quella legge va impugnata. Va impugnata non foss'altro per quella coerenza di cui si parlava, se è vero che Cappellacci dice che noi non vogliamo il nucleare. Ma qual è la difficoltà? Chi disturbiamo? Perché non capire che dentro un'impugnativa della Regione Sardegna possono trovare spazio anche le ragioni per le quali è ancora più intollerabile la presenza del nucleare, come il fatto che pur avendo noi, per cinquant'anni, pagato più degli altri l'energia veniamo sbeffeggiati per creare in casa nostra la produzione peggiore e più rischiosa di quell'energia che abbiamo pagato con la perdita di posti lavoro, con l'inquinamento e con tutti i disastri a cui ciascuno ha assistito nelle proprie zone. E' una beffa che accetta la Sardegna, una regione che, come tutti diciamo, quando parliamo dello sviluppo, non ha altre carte se non quella della bellezza del suo territorio e della possibilità di avvantaggiarsi di questo. In Calabria, a qualche miglio dalla costa sono state affondate delle navi piene di scorie e nel giro di qualche giorno è finito il turismo, la pesca non si sviluppa, si è distrutta la struttura dell'economia locale. Questo per dire che cosa succederà.
La Presidente del Piemonte, quando è stata annunciata la possibilità di quella legge, è corsa a dire: "Dovranno passare su di noi per mettere il nucleare e adotterò qualunque vincolo possa essere nelle mie facoltà imporre per impedire che ciò venga fatto". Ci siamo sentiti in quei giorni e lei mi ha detto, ricordandomi una cosa che mi sfuggiva, che la Sardegna si trova in una condizione più vantaggiosa rispetto al Piemonte - e di questo dovremmo portarne vanto -, perché la sua fascia costiera, quella dove dovrebbero essere realizzate queste cose, è sottoposta a un vincolo di ordine costituzionale. In tutti questi anni si sono sentite tante di quelle bestemmie - scusate il termine - contro il Piano paesaggistico, ma proprio quel piano, se adeguatamente salvaguardato, potrebbe consentire di difenderci anche in sede giurisdizionale contro la possibilità che siano allocate nella fascia costiera della nostra regione strutture di quel genere, perché sono contrarie ai vincoli del PPR e perché tali vincoli non sono di carattere regionale, sui quali lo Stato può sorvolare, ma di carattere istituzionale e costituzionale. Ecco perché la troppa faciloneria nel parlar male del PPR, lo spreco di cinque pagine della relazione di presentazione del piano casa, per denigrare, per continuare a non riflettere e a demolire le cose fatte - parleremo nei prossimi giorni diffusamente del merito di quel provvedimento -, denunciano l'incapacità di chi governa oggi di avere lungimiranza, di capire che ci sono strumenti che non vanno dispiegati come arma da parte di chi vuole lottare politicamente contro gli avversari politici, perché non è così che si guadagnerà il consenso, privando di prospettive le generazioni future.
Ma non vi rendete conto che lo Stato è schizofrenico? Dovrebbe essere recluso! Dopo aver finanziato per venticinque anni, a rotta di collo, l'energia alternativa, l'energia pulita, il risparmio energetico, la decontaminazione dei siti inquinati, toh, arriva lui, lo Scajola di turno con la soluzione! Ma è questo uno Stato che mette A prima di B e C dopo B? E' uno Stato schizofrenico, che non capisce che solo attraverso la strategia delle energie pulite e del risparmio energetico, e facendo in modo che i cittadini abbiano un'educazione adeguata all'uso delle risorse naturali, si può concretizzare una dimensione della civiltà futura priva di rischi e sufficiente ai nostri bisogni. Questa è la realtà. Avete fatto una deregulation sugli impianti eolici con l'ultimo provvedimento approvato e vedrete a che cosa servirà! Servirà, come ha già annunciato il ministro Scajola, che tra poco le agevolazioni per l'eolico andranno diminuendo, perché sono in rotta di collisione con la prospettiva del nucleare. Cioè con una mano do, con l'altra sperpero i denari pubblici!
Credo che noi dobbiamo andare oltre, dobbiamo impugnare la legge del Governo in nome dei cittadini sardi che si sono espressi in quel referendum, perché le ragioni di una nostra qualsivoglia prospettiva futura sono legate al territorio, e questo non ce lo devono toccare. Semmai dovremmo proporre, con la stessa arroganza e con la stessa sufficienza con le quali qualche volta ci accusano di essere trainati nel processo di sviluppo in Italia, che le centrali nucleari siano collocate nei comuni dei nostri amici della Lega Nord, dove c'è sviluppo e che quindi devono farsi carico anche degli oneri che questo sviluppo comporta, senza pregiudicare la vita e la dimensione di una Sardegna che, anche questa volta, si dimostra debole e rassegnata, perché non c'è una volontà autonomistica, ma soprattutto non c'è una forza autonomistica in grado di rappresentare la sua dignità e l'opinione più diffusa del popolo sardo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signor Presidente, è in discussione una di quelle questioni che, lo diceva chi mi ha preceduto, meriterebbe una tensione più alta, però questo è quanto riusciamo a produrre.
Alcune brevi considerazioni. La prima è che il ricorso al nucleare, chiunque lo compia, rappresenta una sconfitta, per alcune ragioni che voglio richiamare: non è una tecnologia sicura in tutto il mondo; l'effetto delle scorie ha la durata di migliaia di anni; ha costi più alti di qualsiasi altra fonte energetica. Chi dice il contrario evidentemente non considera i costi sociali. Chi dice il contrario si riferisce al kilowattora prodotto con energia nucleare oltralpe (in Francia) e considera soltanto il costo del kilowattora all'uscita dei morsetti. Così non è, il costo del kilowattora deve tenere conto di tutti i costi, compresi i costi sociali.
Quella del nucleare è una tecnologia vecchia, non si è più investito nella ricerca. Il ricorso al nucleare, anche per queste ragioni, non risolve il problema dell'alto costo del sistema elettrico italiano, che è un problema ed è una diseconomia per il nostro sistema produttivo. Il ricorso al nucleare non risolve questo problema, seppure si arrivasse al nucleare noi peggioreremmo questa condizione.
Ora, mi rendo conto che chi pensa al nucleare sia portato a ipotizzare un costo senza considerare i costi sociali. Badate, il nucleare non produce nemmeno un sistema elettrico competitivo. Se qualcuno pensa questo, vi assicuro, sbaglia di grosso. Se fosse vero questo, chiedetevi perché i Paesi che hanno il nucleare da venti o trent'anni non stanno investendo per rinnovare il proprio parco di generazione nucleare. Quei Paesi utilizzano una tecnologia di venti o trent'anni fa, continuano a investire, eppure non c'è Paese che oggi ha il nucleare, a partire dalla Francia e dalla Germania, che non abbia assunto decisioni che vanno in senso contrario, cioè verso la dismissione. E per la dismissione quei Paesi stanno impegnando risorse economiche importantissime, perché anche uscire dal nucleare non è cosa da poco, per i problemi di impatto ambientale e il costo immane che comporta. Anche questo va considerato tra i fattori che determinano il costo di un sistema elettrico.
Se la dismissione in quei Paesi - ma lo vediamo in questi giorni, non mi sto inventando nulla, basta leggere la stampa - sta determinando problemi di natura ambientale ed economica e tuttavia essi hanno scelto, in maniera irreversibile, di uscire dal nucleare, è mai possibile che noi pensiamo di essere quelli che hanno la ricetta giusta in Europa, nel mondo occidentale, posto che anche gli Stati Uniti vanno in quella direzione? Negli Stati Uniti, oggi governati da Barack Obama, ma prima da un presidente conservatore o repubblicano, che dir si voglia, non c'è stata una coalizione politica che negli ultimi dieci anni sia andata nella direzione di dotarsi di un parco di generazione da fonte nucleare. Il Governo italiano ha fatto la scelta opposta, bontà sua! C'è un'opposizione fortissima a questa scelta; c'è un'opposizione da parte del 60 per cento circa dei cittadini italiani, c'è un'opposizione da parte di istituzioni importanti, c'è un'opposizione da parte di associazioni. Badate, senza nessuna strumentalizzazione - io non voglio puntare il dito addosso a nessuno - affermo che sono d'accordo col presidente Cappellacci quando dice un no secco al nucleare. Se questa è la volontà del Governo regionale, sarà certamente anche la volontà del Consiglio regionale e allora si tratta di essere consequenziali, di accompagnare, ripeto, questa scelta forte, impegnativa, che condivido, con un atto che abbia carattere di cogenza, che abbia un profilo diverso dalla dichiarazione che conquista i titoloni sulla stampa.
Tra l'altro, badate, quand'anche prevalesse la ragione per il nucleare - immodestamente ve lo dice chi qualcosa l'ha seguita in questo settore - pensare al nucleare in Sardegna sarebbe anche una sciocchezza sul piano tecnico, perché una centrale nucleare per avere un minimo di competitività deve produrre almeno 1.500 megawatt. In un sistema chiuso come il nostro, non interconnesso, se non in maniera molto fragile, una potenza come quella il giorno che c'è un disservizio risucchia, come si dice in gergo, tutto il parco di generazione e noi avremmo i blackout che la storia ci ha consegnato in altri Paesi, proprio per queste ragioni tecniche. Cioè in un sistema elettrico, il polo che ha una potenza molto elevata se viene meno risucchia anche l'altro polo ed è difficile, credetemi, rimetterlo in servizio; occorrono dalle trentasei alle quarantotto ore per ridare corrente elettrica a un determinato territorio. Immaginatevi cosa vogliono dire quarantotto ore di blackout!
In Sardegna, è vero, abbiamo bisogno di grossi quantitativi di energia elettrica, perché abbiamo un'industria energivora che, dato 100 alla capacità di produzione del sistema elettrico sardo, assorbe quasi il 62 per cento di tale produzione e il costo di quel kilowattora, per le ragioni che dicevo prima, mette fuori mercato il sistema industriale delle produzioni primarie. Quindi, è vero, in Sardegna c'è un problema, che stiamo affrontando da anni. Non è un problema vostro, è un problema di chi governava prima e di chi governa ora. Tutti insieme non abbiamo ancora risolto questo problema, allora credo che dobbiamo concentrarci innanzitutto sulla necessità di avere due fonti di energia elettrica, una delle quali tradizionale. In Sardegna abbiamo la fortuna di avere l'unico bacino energetico importante presente in questo Paese, bacino di idrocarburi, che è quello del carbone Sulcis. Credo che con le dovute tecnologie - oggi ci sono - si possa utilizzare quel carbone per produrre energia elettrica in grandi quantitativi per soddisfare anche quella sete di energia elettrica che è fattore di produzione per l'industria energivora sarda a costi competitivi. Concentriamoci su questo.
Inoltre abbiamo la fortuna di avere condizioni climatiche che ci consentono, investendo in ricerca, di utilizzare le fonti rinnovabili, dall'eolico al termodinamico, dalle biomasse al fotovoltaico. Badate, è una vergogna - se ci affacciamo anche da questo palazzo lo vediamo - che nella raffineria di Sarroch, distante da qui una decina di chilometri in linea d'aria, si continuino a bruciare in fiamma, sulle torri, quantitativi di energia che possono essere, con un piccolo investimento, trasformati in idrogeno. Quella è la frontiera, la frontiera pulita, ma servono risorse, serve lungimiranza, serve la responsabilità della politica di capire quale fonte energetica è utile per il prossimo futuro per noi, per le nuove generazioni e per il nuovo sistema produttivo e dobbiamo investire in quella direzione. Se facciamo questo, facciamo una scelta importante.
Infine, davvero, con il rispetto dovuto, devo dire che non sono d'accordo sull'ordine del giorno che sta circolando. Noi non possiamo fidarci, nessuno si offenda, di termini come "concorso" oppure "sentiti". Badate, i termini "concorso" e "sentiti" sono stati usati anche per quanto riguarda i fondi FAS, il G8 e altre cose, eppure al Governo hanno fatto quello che hanno voluto. E allora, sono d'accordo con il presidente Cappellacci, il quale, però, deve assumere un'iniziativa politica e istituzionale che dia consequenzialità al no che ha dichiarato nelle scorse settimane.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Credo sia doveroso da parte nostra, oggi, prendere la parola in quest'Aula e con fermezza assumere una posizione contro il nucleare. Ritengo che ci sia poco da scherzare su quello che rischiano le nostre popolazioni e quindi bisogna rispondere con fermezza alla provocazione del Governo italiano.
Si è definita la Sardegna "terra denuclearizzata ", ad alta vocazione turistica, credo che questo nessuno lo metta in discussione, però questa scelta e questa vocazione vanno difese. La verità è che denuclearizzato è l'intero territorio dello Stato italiano, perché così il popolo sovrano decise nel 1987 attraverso un referendum. E chi può mettere in discussione una decisione presa per volontà di un popolo quasi all'unanimità, considerato che il risultato del voto superava, se non ricordo male, l'80 per cento? Io credo che l'unica speranza di fronte a una decisione come questa rimanga, per fortuna dell'umanità tutta, il fatto che il nucleare è oggi superato. Non lo dico io, qualche autorevole collega lo ha ricordato prima, ma è l'opinione che la gran parte dei Governi del mondo stanno assumendo. E se ancora esiste qualche Governo, come quello italiano, che teorizza la nuclearizzazione dell'Italia, per fortuna mi pare che l'opinione stia andando in controtendenza.
La tragedia per noi è rappresentata dal fatto che se eventualmente il Governo italiano dovesse prendere questa decisione, infischiandosene della scelta degli italiani, allora potremmo arrivare a concludere che la Sardegna è una terra predestinata a ospitare le basi nucleari. E questo lo dico perché l'interesse nazionale prevarrà sicuramente sull'interesse dei sardi, così come La Maddalena docet e i fondi FAS insegnano. Io credo che, ancora una volta, l'insularità, la sicurezza antisismica del territorio sardo, la scarsa densità di popolazione rendano la nostra regione, secondo la visione dello Stato italiano, la più idonea a ospitare le basi nucleari e il sito per lo smaltimento delle scorie radioattive. Per questa ragione credo che la volontà del popolo italiano, manifestata, come ho detto prima, con il referendum del 1987, che indicò l'Italia terra denuclearizzata, la dobbiamo sostenere qui, da questo Consiglio regionale con un no forte non solo al nucleare in Sardegna, ma al nucleare in Italia, perché ho detto prima che semmai la scelta dovesse farsi questa terra sarà la prima a essere prescelta.
Per assurdo, come ha ricordato prima il collega Gian Valerio Sanna, questa terra, che è l'unica terra dello Stato italiano che non ha goduto per decenni di risorse importanti, come il metano per sostenere l'industrializzazione, oggi dovrebbe subire l'onta di ospitare centrali nucleari che dovrebbero produrre energia per soddisfare il fabbisogno del ricco Nord industriale, delle regioni del Nord Italia governate e controllate dalla Lega Nord. Sarebbe una doppia vergogna! Quindi noi saremmo chiamati non solo a subire l'onta, ma a subire un'ennesima servitù che va ad aggiungersi a quella delle servitù militari e delle carceri speciali. Possiamo con certezza teorizzare che semmai dovesse passare questa disgrazia subiremo la schiavitù della presenza nucleare.
Io credo che le manovre che tutti conosciamo, che la stampa ha riportato più volte, i sopralluoghi fatti nella nostra regione per l'individuazione di aree che si prestino a essere utilizzate come siti per il deposito delle scorie radioattive, siano un allarme forte che deve impegnare con vigore questo Consiglio regionale a rigettare questa ipotesi con provvedimenti seri. La nostra proposta, pertanto, è quella di fare della Sardegna, come è accaduto nella vicina isola di Minorca, una terra di riserva mondiale della biosfera. Noi dobbiamo giocare con una controproposta, che è quella di far diventare la Sardegna non solo una terra denuclearizzata, ma una terra che utilizza solo ed esclusivamente energie rinnovabili, come l'eolico, il fotovoltaico, l'idroelettrico, il geotermico e altro, per essere veramente una terra di pace e di straordinaria vivibilità ambientale.
Per concludere, anch'io sostengo, come altri colleghi che mi hanno preceduto, che l'unico modo per dire no al nucleare in Sardegna e quindi in Italia, è quello di impugnare la legge nazionale. E' questo l'unico modo per dire no al nucleare e alla presenza di scorie nucleari in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, quello del nucleare è uno dei temi che, è stato detto, andrebbe affrontato con grande attenzione da parte del Consiglio regionale, non foss'altro per la portata straordinaria dell'argomento e per le gravi conseguenze che potrebbero scaturire se non si facesse fronte comune contro tentativi scellerati di portare il nucleare nella nostra isola, pregiudicando il futuro della Sardegna e della sua gente. Questo, è stato detto e lo ribadisco, è un tema molto delicato.
Questo Governo nazionale, non con sorpresa, ha deciso che il nostro Paese ritorni al nucleare, con l'obiettivo dichiarato di produrre il 25 per cento di energia elettrica. Non gli interessa il fatto che il nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze internazionali contro i cambiamenti climatici. Anche questo è stato detto, entro il 2020 tutti i Paesi dell'Unione Europea devono ridurre del 20 per cento le emissioni di anidride carbonica prodotte a partire dal 1990, ridurre del 20 per cento i consumi di energia e aumentare del 20 per cento l'apporto delle energie rinnovabili al fabbisogno nazionale.
Puntare sull'atomo significa, di fatto, dirottare le risorse già largamente insufficienti per le energie alternative a favore del nucleare, vanificando un lavoro sul quale si sta facendo fronte comune in gran parte dei Paesi del mondo e che è tema discusso proprio in questi giorni dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha visto il suo Presidente intervenire in prima persona su questo tema e i principali capi di Stato mondiali testimoniare fortemente la necessità di cambiare rotta rispetto al nucleare. Questo Governo è totalmente insensibile al fatto che l'Italia, nel 1987, aveva ampiamente votato contro il nucleare, sancendone di fatto l'uscita, primo fra i Paesi industrializzati, seguito nel 1990 dalla Germania, con la dichiarazione di uscita strategica entro il 2020, e dalla Spagna in tempi più recenti. Qualche scricchiolio giunge anche dalla Svezia, che ha comunicato la chiusura di quattro centrali nucleari su dieci a seguito di problemi molto seri e gravi e per rischi di contaminazione per la popolazione.
Mentre noi tergiversiamo, altre Regioni d'Italia si sono già espresse contro il nucleare e continuano ad aumentare: al Piemonte, alla Liguria, alla Calabria, alla Toscana, all'Emilia-Romagna si è aggiunta l'Umbria e sta per aggiungersi anche il Lazio; Regioni che hanno dichiarato la loro indisponibilità ad accogliere nei loro territori centrali e scorie nucleari e che impugneranno la legge numero 99 del 2009. Ma ho sentito delle cose qua, in particolare mi pare dall'onorevole Planetta che ha citato una legge regionale. L'onorevole Zuncheddu ha poi affermato che quella legge è stata, come dire, cassata e quindi non ha più alcun valore. Ma la questione è questa: nella legge numero 99 del 2009, all'articolo 25, è previsto che per la costruzione di impianti nucleari e per la messa in sicurezza delle scorie radioattive sia necessaria un'unica autorizzazione rilasciata dal Ministro dello sviluppo economico in accordo con il Ministro dell'ambiente e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa acquisizione del parere della Consulta delle Regioni. Nel caso in cui una Regione non sia d'accordo, lo Stato può decidere in autonomia e senza tenere conto dei pareri dei cittadini, scavalcando perciò l'ente locale. Ecco, dunque, il perché del ricorso alla Corte costituzionale presentato dalle citate Regioni contro il nucleare. In pratica esse hanno deciso che nessuna centrale nucleare potrà essere costruita sul loro territorio senza il consenso dei cittadini, in base al Titolo V della Costituzione che regolamenta l'autonomia degli enti locali che nel caso ipotizzato sarebbero scavalcati dall'ingerenza statale in materia nucleare. E per dirla con le parole di un Assessore della Regione Lazio, che ricorrerà sulla questione, entrando più nello specifico l'articolo 120 individua in maniera tassativa i casi in cui il Governo può esercitare i suoi poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni e degli enti locali: mancato rispetto di norme e trattati internazionali e della normativa comunitaria; pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica; tutela dell'unità giuridica, economica e dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali essenziali, come quelli della sanità. Esclusi i primi due casi, che nulla hanno a che fare con l'energia, sembra difficile che la localizzazione di una centrale nucleare in quanto infrastruttura strategica nazionale possa farsi rientrare così semplicemente nell'ambito della tutela dell'unità economica o dei livelli essenziali dei servizi, dimenticando che il governo del territorio è affidato alla Regione e che l'assenso regionale a qualsiasi localizzazione non è momento eludibile. Tra l'altro il potere sostitutivo si esercita in relazione a specifici atti amministrativi e qui proprio non si capisce come e in relazione a quali atti il Governo possa sostituire la Regione e gli enti locali. La forzatura fatta dal Governo in materia di nucleare con questa legge solleva, quindi, forti dubbi circa la costituzionalità della norma. Il termine entro il quale altre Regioni, e io spero anche la Sardegna, possono ricorrere è il 30 settembre. La Puglia ha già annunciato, attraverso il suo Presidente, di escludere la sua Regione anche dalla discussione preliminare, perché fortemente contraria.
Il presidente Cappellacci dovrebbe essere qui con noi a discutere su questo tema e votare contro il nucleare. L'unica ragione che si potrebbe accettare per giustificarne l'assenza potrebbe essere il fatto che egli sia già andato a incatenarsi, come aveva promesso. La verità è che non si dice una parola chiara sulla questione, e a essere incatenati saranno i sardi e la Sardegna. Mi pare che siamo ancora una volta di fronte a un Governo regionale che ha serie difficoltà a far valere l'autonomia, sempre sbandierata e mai applicata. Non si riesce a uscire da questa sudditanza perenne. I sardi dovrebbero riflettere. Abbiamo avuto un Presidente che ha dato ruolo alla nostra Isola e dignità al nostro popolo; è stato colpito senza che molta gente si rendesse conto della grande opportunità che la Sardegna aveva avuto per riscattarsi. Pensare che in Sardegna possano essere realizzate centrali nucleari è cosa folle! Pensare che il nostro territorio possa accogliere scorie nucleari è assurdo! Questo Consiglio ha il dovere di esprimersi contro questa scelta, con forte contrarietà e senza lasciare spazi equivoci.
La Regione sarda, al pari di altre Regioni, deve impugnare il provvedimento previsto dalla legge numero 99 del 2009 e lo deve fare rapidamente perché non abbiamo a disposizione molto tempo.
PRESIDENTE. Facciamo una breve sospensione per motivi tecnici.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 30, viene ripresa alle ore 18 e 31.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Assessore, vorrei fare una riflessione ulteriore. Arrivati a questo punto è possibile che ci ripetiamo, ma penso che su un tema così importante qualsiasi contributo possa essere utile per un'ulteriore riflessione.
Anch'io riparto dalla volontà popolare che era stata espressa con il referendum del novembre del 1987. Insomma, non sono passati tanti anni e credo che quella volontà non sia stata modificata, almeno nel popolo sardo sicuramente questo non è avvenuto. E' avvenuto invece di certo nell'idea del Governo nazionale, che propone la realizzazione di nuove centrali nucleari in Italia. La volontà popolare di non installare nel territorio nazionale centrali nucleari è chiaramente acquisita, purtroppo il disegno di legge numero 1195 fissa entro sei mesi i paletti per l'avvio del piano nucleare. Un po' di tempo fa circolavano ipotesi di installazione in Sardegna non di un solo sito, ma di diversi siti. Era un'elaborazione delle carte di localizzazione date a livello nazionale. Praticamente, all'interno del Comitato nazionale per l'energia, poi trasformato in ENEA, si desumevano ben quattro località in Sardegna come ipotesi di installazione di centrali o deposito di scorie: Oristano, che è la più nota ormai, ma anche la zona di Pula, il delta del Flumendosa e il circondario di Capo Comino. Queste in linea di massima erano le aree più indicate, e poi veniva indicata principalmente la Sardegna perché, chiaramente, l'assenza di attività tellurica dava il massimo della sicurezza.
Di fronte alla decisione assunta dal legislatore lo scorso luglio, ovvero che il parere regionale non sarà determinante rispetto all'interesse nazionale, i miei colleghi lo hanno ribadito e hanno rilevato degli aspetti importanti, mi chiedo quale forza potrà avere la Sardegna per far valere il Titolo V della Costituzione, che pone la Regione non in senso subalterno allo Stato, ma in senso paritetico, per cui credo che lo Stato debba pur sentire la nostra Regione. Non penso che sia sufficiente l'impegno del presidente Cappellacci, lo hanno detto tutti, per scongiurare l'insediamento nucleare. Mi auguro che la determinazione del Partito sardo d'Azione nel raggiungere l'accordo politico di far parte di questa maggioranza sia mantenuta e certamente su questo punto non potrà che esserci il pieno sostegno anche da parte nostra.
La soluzione nucleare ci ricaccia, comunque, nella dipendenza. Quante volte abbiamo parlato delle fonti esauribili: il petrolio non è materia prima di cui noi disponiamo, ma siamo costretti a utilizzarlo e l'uranio dobbiamo comunque importarlo. Siamo costretti a essere subalterni ad altre realtà nazionali, ecco perché penso che in questo Consiglio, su questa mozione, si possa trovare sintesi e unità di intenti, non foss'altro perché la Regione Sardegna, quando peraltro era governata dal centrodestra ed era presidente Mauro Pili, ha prodotto il Piano energetico regionale, che puntava all'incremento delle fonti alternative e rinnovabili. Insomma, basta leggerne alcune parti, per esempio quella in cui si parla della spinta perché il gasdotto dall'Algeria entri in servizio entro il 2010. Sicuramente non ce la faremo, però in questa direzione si continua ad andare.
In quel piano si parla anche di energia eolica, e la Sardegna sta dando il suo contributo per quanto riguarda questo tipo di energia, nonché della messa in atto - mi sembra un'ulteriore affermazione - di tutte le azioni di sostegno per l'uso razionale dell'energia e la diffusione delle fonti rinnovabili. Ancora: varo di tutte le azioni, a partire addirittura dal 2003, volte ad agevolare la penetrazione dell'uso del GPL nel settore dei trasporti, nel settore civile, nel settore della piccola e media industria utilizzando le reti già costruite; promozione di azioni di stimolo e sostegno per il recupero del patrimonio edilizio delle città. Questo mi sembra un punto importante che richiama all'appuntamento di domani sul cosiddetto piano casa.
Mi sembra, quindi, importante soffermarsi anche su questi aspetti. Peraltro vorrei ricordare che l'efficienza delle centrali nucleari, ormai è risaputo, è minore di quella delle centrali termoelettriche convenzionali. L'unico vantaggio della centrale nucleare è l'utilizzo di una quantità estremamente ridotta di combustibile, ma, come tutti abbiamo detto, è poi assai problematico lo smaltimento delle scorie. Il premio Nobel Carlo Rubbia mette in guardia sulla scarsa disponibilità di uranio a livello mondiale e sul fatto che il suo prezzo, appunto per questo motivo, è soggetto a forti speculazioni (vedi ciò che sta accadendo per quanto riguarda il petrolio).
Volevo porre all'attenzione del Consiglio una ricerca curiosa dell'istituto McKinsey - io non pronuncio bene l'inglese, chiedo scusa -, uno dei più affermati istituti di ricerca economica a livello mondiale, che spiega come con l'efficienza energetica nella costruzione degli edifici si possa coprire il 4 per cento del nostro consumo di energia elettrica. E' lo stesso dato che ci ha riferito il ministro Scajola, dichiarando che le centrali nucleari produrranno il 4 per cento di energia elettrica, perché tutto il resto è energia per trazione. Se questo è un elemento fondante, chiedo una riflessione ulteriore sull'argomento all'ordine del giorno domani, perché si possa vagliare più attentamente il progetto di legge sulla casa, in quanto di questi elementi che l'istituto ha sviscerato e proposto all'opinione pubblica in Germania, per esempio, se ne sta già tenendo conto. Si tratta di una delle scelte alternative che possono essere perseguite immediatamente.
Credo che anche soffermandoci su queste piccole cose possa essere presa una decisione forte da parte della Regione Sardegna, che vuole andare in direzione di quello che può e deve essere il supporto energetico per una regione da tutti dichiarata a vocazione naturalistica e turistica; turismo fatto su misura, senza dover seguire livelli di produzione di energia elettrica che, peraltro, non servirebbero in Sardegna, vista la sua dimensione urbana e anche industriale. Ritengo, quindi, utile un'ulteriore riflessione da parte di tutto il Consiglio per poter dare una risposta compiuta, così come è accaduto in altre occasioni, al Governo nazionale, perché eviti la scelta di centrali in Sardegna, anche se questo può sembrare ipocrita, dal momento che è chiaro che se la centrale venisse ubicata in Toscana o nel Lazio sicuramente gli effetti di un eventuale disastro ingloberebbero anche la nostra regione.
Noi, ovviamente, proponiamo la non presenza di centrali in Sardegna, però richiamiamo, con la forza dell'unità, il Governo nazionale a evitare la scelta dell'energia nucleare e a guardare oltre. Qui si è accennato all'idrogeno ed è una prospettiva possibile; è una prospettiva che in America, nell'ambito delle forze armate, stanno già mettendo in pratica. Anche in Sardegna (si veda ciò che sta facendo la Carbosulcis per quanto riguarda l'uso del carbone con il cosiddetto letto fluido, dal quale si produce idrogeno) esistono studi avanzati perché questa possa davvero essere l'alternativa futura. Per cui penso che sia possibile trovare una sintesi e un'unità di intenti per osteggiare l'idea di una centrale nucleare in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, penso di non utilizzare per intero i dieci minuti che il Regolamento consiliare mi assegna per l'intervento, perché in realtà l'intervento che vorrei fare si discosta in maniera significativa dalla maggior parte degli interventi che ho sentito in Aula. Nel senso che francamente mi sembra intanto di non essere in grado di discettare in maniera dotta come altri colleghi che probabilmente, anche per professione, sono più dediti allo studio di argomenti correlati con le centrali nucleari e l'utilizzo di fonti energetiche, ma soprattutto mi sembra che il tipo di ragionamento che è stato fatto in quest'Aula non sia congruo rispetto all'argomento che oggi abbiamo in discussione.
Mi sembra, infatti, di poter scindere in maniera netta due aspetti del problema che sono stati mescolati durante gli interventi in quest'Aula, e cioè la scelta dell'Italia di andare verso l'utilizzo di energia da fissione nucleare e la scelta della Sardegna di essere chiamata fuori da qualsivoglia realizzazione nucleare o anche stoccaggio di scorie nel suo territorio. Ecco, a me sembra che i due problemi siano assolutamente distinti, nel senso che nulla vieta a ciascuno di noi di esprimersi sull'utilizzo da parte dell'Italia del nucleare, ma sostanzialmente ci comportiamo come qualche milione di elettori italiani, cioè votiamo per i partiti politici e in parte affidiamo ai rappresentanti dei nostri partiti politici il compito di esprimere nel Parlamento nazionale il loro parere su scelte anche importanti come quelle energetiche. I nostri rappresentanti nazionali discutono su quali fonti energetiche utilizzare e il Governo manifesta la propria volontà in merito. Insomma, se esiste un dibattito a livello nazionale sulle fonti energetiche, se esistono sostenitori e detrattori del nucleare, credo che sia assolutamente legittimo che ciascuno di noi si posizioni tra i sostenitori o tra i detrattori del nucleare.
Così come sono state dotte e interessanti molte discettazioni fatte da colleghi della minoranza sul valore strutturale e sul valore strategico della scelta alternativa al nucleare, credo che una sede scientifica ma anche una sede politica di dibattito possano essere sicuramente ipotizzate per ragionare insieme su quale debba essere la scelta italiana circa il nucleare. Ma mi sembra che noi stiamo discutendo d'altro, nel senso che la mozione che è stata presentata, di cui è primo firmatario il collega Salis, tratta d'altro. E a me interesserebbe discutere d'altro. Cioè, indipendentemente da quale sia la scelta del Governo nazionale, per il nucleare o per energie diverse da quella nucleare, indipendentemente dal fatto che, passati ventidue anni dal referendum del 1987, sia legittimo o meno pensare a una scelta che contrasta con quello che dissero allora gli italiani - sono tutte considerazioni che lascio al dibattito politico -, c'è una cosa che interessa più da vicino la Sardegna, ovvero se noi riteniamo che la nostra isola possa essere sede di insediamenti di tipo nucleare. Su questo, colleghi del centrosinistra, che più volte avete detto che su questi argomenti dobbiamo essere tutti uniti, a me sembra che siamo già tutti uniti, nel senso che non è in discussione la posizione politica del centrodestra, e sicuramente dei Riformatori, di non volere centrali nucleari o depositi di scorie radioattive in Sardegna. Quindi non dovete convincerci che noi siamo invece sostenitori "di…". Siamo esattamente dello stesso identico parere, cioè che in Sardegna non debbono essere localizzati né depositi di scorie radioattive né centrali nucleari. E siamo di questo parere da prima che l'onorevole Salis presentasse la mozione. E' un parere che abbiamo espresso in più sedi, nel corso di diversi anni, ed è un parere che sappiamo essere condiviso, perché l'abbiamo letto come voi sui giornali, dal Presidente della Regione, quindi dalla Giunta regionale. Il Presidente ha dichiarato che si sarebbe incatenato qualora ci fossero stati problemi di questo genere, che si sarebbe dovuti passare sopra il corpo suo, dell'assessore Liori, dell'assessore Baire e del resto della Giunta. Mi sembra difficile poter dire più di questo per manifestare la volontà ferrea, netta di questa Regione di non avere nessuna commistione con eventuali realizzazioni di centrali nucleari.
Devo dire che questo ragionamento, questo spunto tutto sommato è collegato ad altri ragionamenti, alcuni dei quali sono emersi durante la discussione odierna, nel senso che si è detto che la Regione Sardegna agli interessi nazionali paga già prezzi alti. Basterebbe pensare al fatto che le nostre servitù militari rappresentano l'80 per cento del totale delle servitù militari nazionali per avere l'idea che il nostro contributo significativo - dal quale vorremmo almeno in parte tornare indietro - agli interessi strategici nazionali lo stiamo dando e l'abbiamo già dato. Adesso paghi qualcun altro. Condivido ciò che qualcuno ha detto riferendosi alla Lega Nord: le regioni "energivore" del Nord, che devono il loro progresso e il loro sviluppo al fatto che hanno un'economia molto più energivora della nostra, paghino, se intendono, un contributo più alto di quello che paghiamo noi.
Ma il problema fondamentale è che noi abbiamo fatto una scelta che non definirei di conservazione ambientale, perché anche in questo caso ci sarebbero tante persone disposte a dire che dal punto di vista ambientale la centrale nucleare è di massima salvaguardia rispetto a ogni altra fonte energetica. Quindi non mi imbarco neanche in questo tipo di ragionamento, semplicemente dico che abbiamo fatto una scelta, dal punto di vista della vocazione economica e dello sviluppo della nostra terra, che sotto il profilo della comunicazione - e sottolineo sotto il profilo della comunicazione - è, a nostro avviso, del tutto incompatibile con la scelta delle centrali nucleari.
Su questo credo che in Consiglio regionale ci sia un accordo sostanzialmente universale e che bene faccia il centrosinistra, se ha dei dubbi, a chiedere che si ribadisca che la volontà del Consiglio è universalmente rivolta in questa direzione. Vi chiederei, com'è stato chiesto ieri durante la discussione della mozione sulla scuola, di non trasformare speciosamente anche questo argomento in un elemento di scontro, sul quale voi dite dieci e noi diciamo otto. E quando anche noi arriviamo a dieci, voi rilanciate a venti, poi noi arriviamo a venti e voi rilanciate a trenta. Se questo è, vuol dire che stiamo semplicemente inscenando il solito teatrino della politica, per cui voi farete un vostro ordine del giorno, noi ne faremo uno nostro e sarà approvato il nostro.
Sostanzialmente vogliamo le stesse cose, però la politica ci obbliga a recitare ognuno una parte diversa. E' una scelta che se si ripete su tanti argomenti alla fine rende difficile fare una ragionamento di interesse generale, che invece dovrebbe essere il ragionamento di cui questo Consiglio regionale è sempre portatore. Pertanto, quanto riguarda le cose su cui siamo d'accordo, vi chiederei di non esasperare le sfumature di dissenso rispetto a quelle sostanziali di consenso.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente, condivido sicuramente, perlomeno nella parte finale, l'intervento dell'onorevole Vargiu. Mi pare che il dibattito stia arrivando a delle conclusioni convergenti, almeno dagli interventi che ho sentito. Adesso dobbiamo capire quali atti occorre porre in essere di fronte alle nuove ipotesi che si stanno diffondendo in maniera sconcertante, di fronte alle intenzioni del Governo, ancora oscure per quanto riguarda la localizzazione dei siti. Intanto abbiamo un'occasione oggi, quella di dire, come Consiglio regionale, il nostro secco e definitivo no al nucleare in Sardegna e, per quel che ci riguarda, anche in Italia. Abbiamo la possibilità di denunciare che il ritorno all'energia nucleare, voluto dal Governo Berlusconi, è un'imposizione che si gioca sulla testa dei cittadini, e ancora una volta dei cittadini sardi in maniera diretta. Denunciamo anche i toni perentori in atto, per alcuni versi autoritari e con qualche profilo di incostituzionalità.
Intanto un punto: la Regione Sardegna, a mio avviso, deve seguire la strada che hanno già percorso altre sette Regioni, quella di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale la legge numero 99 del 2009, con la quale il Governo scavalca le competenze delle Regioni e la volontà dei cittadini e va contro gli articoli 116 e 117 della Costituzione. Ora il problema è un altro, per cui non trinceriamoci, come appare dalla proposta di ordine del giorno che ho visto circolare, nel fatto che siamo una Regione a Statuto speciale e quindi serve l'intesa, il concerto tra lo Stato e la Regione. Il tutto, infatti, viene superato dall'articolo 120 della Costituzione. Allora il problema, come ha detto oggi il ministro Scajola in un'intervista, è se la Corte costituzionale deciderà che il nucleare è un bene primario per i cittadini e per la tutela dell'unità economica del Paese, perché così recita l'articolo 120 della Costituzione: il Governo può sostituirsi agli organi delle Regioni "quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali".
Io credo che il nostro Statuto sia stato già abbondantemente calpestato, anche in occasione del trasferimento del G8, quindi non mi baserei semplicemente sull'osservanza del nostro Statuto, ma farei qualcosa in più. Oggi chiediamo, quindi, che il presidente Cappellacci faccia, senza esitazioni, entro il 30 settembre, ciò che hanno fatto i suoi colleghi Presidenti di Regione, cioè impugni la legge sul nucleare. Non c'è tempo da perdere! Noi riteniamo che la delega al Governo in materia di energia nucleare escluda le Regioni da ogni decisione sulla localizzazione delle centrali nucleari e degli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e sullo smantellamento degli impianti nucleari, e ciò in contrasto con il Titolo V della Costituzione.
Non continuate a ignorare, mossi dal vostro solito atteggiamento fideistico nei confronti del Governo, che le dichiarate caratteristiche dei siti che dovranno ospitare le centrali nucleari sono pericolosamente coincidenti con quelle del territorio sardo. Magari rileggete con attenzione quanto ha scritto Stefano Saglia, Sottosegretario dello sviluppo economico, il mese scorso su "Il Sole 24 Ore". Egli sostiene che la mappa delle nuove centrali nucleari non sarà tracciata dal Governo, il quale detterà le regole, i criteri, le tutele, definendo le aree di esclusione, ma saranno le società elettriche, gli investitori, insomma il mercato, a localizzare tali centrali.
Per cui, oggi, abbiamo un'occasione e saremo tutti più tranquilli se questo Consiglio regionale, con un atto magari unanime, prenderà una posizione forte contro il nucleare. Saremo più tranquilli, anche perché alle ripetute dichiarazioni del presidente Cappellacci non sono seguiti fatti e atti concreti.
Sbaglia il ministro Scajola quando afferma, come ha fatto al meeting di Rimini ultimamente, che l'atomo non fa più paura. Sbaglia, perché lo stato delle tecnologie non è ancora tale da consentire la produzione di energia nucleare in maniera sicura. Non tutto può essere tenuto sotto controllo, ma soprattutto la scienza non dà ancora risposte soddisfacenti sulle scorie radioattive e sul loro futuro. La scienza non è in grado di distruggere le scorie radioattive e di accelerare il periodo di decadimento della radioattività e tanto meno è in grado di evitare il prodursi di incidenti. Non solo Chernobyl, numerosi e ripetuti sono gli incidenti di cui si parla pochissimo. I fautori del nuovo nucleare però ci garantiscono, dall'alto della loro scienza, la sicurezza dei nuovi reattori, quelli di quarta generazione, come se già esistessero e fossero sperimentati. Ma non si può fare a meno di pensare che anche la centrale di Chernobyl, a suo tempo, era stata considerata sicura. Gli Stati Uniti hanno discusso per molti anni prima di decidere di localizzare nello Yucca Mountain il deposito delle loro scorie radioattive. Adesso scoprono imprevisti che allora non erano rilevabili e cercano di individuare un sito più idoneo.
Allora, io credo che sia urgente che il Consiglio regionale, con forza, con autorevolezza, faccia sentire la sua contrarietà al nucleare in Sardegna e traduca in azioni concrete quelle che fino a ora non sono state che parole, facendosi portatore della volontà dei sardi, i quali sono pronti a reagire nel 2009 non meno di quanto abbiano reagito nel 2003. Il Governo della Regione svolga una chiara e determinata attività di prevenzione per evitare ciò a cui il presidente Cappellacci si è detto disponibile di fronte all'installazione del nucleare in Sardegna, cioè per evitare che passino sul suo corpo.
La Sardegna deve puntare, per il suo sviluppo, sulla tutela del territorio e dell'ambiente e non può contemplare scelte che ormai si sono dimostrate dannose e antieconomiche. Il futuro della Sardegna è nelle energie rinnovabili ed ecosostenibili e non in progetti, quale quello sul nucleare, che niente hanno da spartire con la vocazione dell'Isola e che la ridurrebbero a nient'altro che a un enorme servitù militare. Noi sardi non abbiamo bisogno di centrali nucleari; quel che serve, invece, è difendere dalle speculazioni di ogni genere l'immenso patrimonio che i nostri padri ci hanno lasciato e che oggi l'ipotesi del nucleare mette in serio pericolo. Non consentiamo che il Governo possa sostituirsi, anche su una materia così delicata, all'autonomia della Regione. Per questo credo che possiamo, anche con un ordine del giorno, se troviamo la necessaria convergenza, se ne abbiamo la forza anche per quanto riguarda questa materia, dichiarare la nostra autonomia, dichiarare che nessuno, neanche il Governo, può sostituirsi a noi in una materia così delicata per il futuro dei nostri figli e per il futuro della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Onorevole Bruno, se dovessi iniziare il mio ragionamento dalle sue ultime considerazioni sarebbe per me fin troppo facile, nel senso che noi, comunque sia, viviamo in uno Stato, che è lo Stato italiano, pertanto posso capire che ciò che lo Stato fa non sia condiviso da qualcuno, ma almeno se ne fa menzione. L'onorevole Giacomo Sanna può sempre dire: "Sì, io ci sono, però…", con qualche però, ma non mi pare di aver mai sentito dal Partito Democratico che sia già in atto una sorta di distinzione dallo Stato italiano. E' vero che siamo una Regione a Statuto speciale ed è nella nostra potestà cercare di difenderci il più possibile…
(Interruzione)
Un altro congresso del Partito Democratico? Giusto per capirci! Quando sarà il caso affronteremo anche questo argomento, per il momento, visto che dovete ancora fare un congresso e visto che l'onorevole Porcu stamattina si è permesso di dire che noi abbiamo due presidenti io vi dico: guardate, forse noi abbiamo due presidenti, ma voi siete ancora alla ricerca di chi il presidente lo deve indicare! Quindi preoccupatevi della parte politica che vi riguarda e lasciate a noi, che abbiamo vinto le elezioni a livello regionale e nazionale, il potere di decidere un pochino le cose, come la maggioranza degli elettori italiani ci ha chiesto di fare.
Questo non vuol dire che io parlerò a favore del nucleare, cosa possibile in uno Stato dove credo che ciascuno sia libero di dire ciò che pensa. Potrei parlare anche a favore del nucleare, senza tema di essere smentito, visto che la paura maggiore che abbiamo sarebbe quella dell'uranio. Non ci sono in Aula grandi esperti sulla presenza di uranio nel territorio italiano, però esistono degli esperti che vi possono confermare che se c'è un territorio nel quale l'uranio esiste allo stato naturale è proprio la Sardegna. Nessuno ne ha mai parlato, nessuno se n'è mai accorto, abbiamo l'uranio sotto la nostra poltrona e nessuno dice niente!
Ora, il mio ragionamento non porta a giustificare le centrali nucleari o le scorie radioattive, ma di radioattività ce n'è tanta attorno a noi, basta entrare negli ospedali e ne troviamo quanta ne vogliamo. Io mi limito a ragionare sulla mozione che l'onorevole Salis ha presentato a quest'Aula. E siccome non perdo tempo nel leggere tutto il dispositivo, mi fermo sui tre punti per i quali noi dovremmo impegnare il Presidente della Regione, la Giunta, questa maggioranza e ovviamente anche questo Consiglio. Non c'è niente dell'impegno che chiede l'onorevole Salis che non sia da noi condiviso, punto. Vogliamo terminare qui la discussione? O forse voi intendete utilizzare l'incontro di oggi - così come avete fatto nei giorni passati per quanto riguarda la scuola - per cercare di sollevare il tono della discussione all'esterno, visto che probabilmente non siete ancora riusciti a recuperare politicamente il consenso degli elettori?
Non dovete spaventare nessuno e noi non vogliamo spaventare nessuno. Il Presidente della Regione è stato fin troppo chiaro in ciò che ha detto. Non è sufficiente che l'abbia detto a voce? Lo vogliamo scrivere in un ordine del giorno? Benissimo, noi siamo pronti a scriverlo in un ordine del giorno. Vogliamo evitare che con sotterfugi vari possano entrare in Sardegna scorie nucleari? L'onorevole Salis ha suggerito un portale mobile nei porti e negli aeroporti, benissimo, noi siamo pronti ad accogliere questo suggerimento. Dice l'onorevole Salis: "…indichi come chiara alternativa l'attuazione di un piano di risparmio energetico". Sono totalmente d'accordo! Però sono d'accordo anche sulla necessità di mettere mano al Piano energetico regionale, che è stato un autentico sfascio nella precedente legislatura e ha limitato in maniera drammatica la produzione di fonti alternative di energia. O ce ne siamo dimenticati? Se ce ne vogliamo dimenticare diciamo pure che cosa ha determinato non tanto il Piano paesaggistico quanto la volontà del presidente Soru. Ci vogliamo dimenticare di quando il presidente Soru voleva mettere le mani - in senso bonario naturalmente - su tutte le aree industriali della Sardegna? Ma, guarda caso, nel Piano energetico regionale era previsto che le uniche zone dove si poteva produrre energia da fonti alternative fossero proprio le zone industriali! Prima le voleva commissariare e portare nella potestà della Regione Sardegna e dopo nel Piano energetico regionale appare la dicitura "le cave dismesse e le zone industriali". E lì, entro i quattro chilometri, non valeva neanche il Piano paesaggistico regionale. Voglio dire, se siamo chiamati a discutere una mozione sulla base dell'articolo 54 del nostro Regolamento, che recita che un quarto dei componenti è legittimato a richiedere la convocazione straordinaria del Consiglio ed entro dieci giorni il Presidente del Consiglio deve mettere in discussione la mozione, mi dovete spiegare per quale motivo noi oggi dovremmo discutere di problemi diversi da quelli che sono menzionati ed evidenziati molto chiaramente nella mozione dell'onorevole Salis. Cioè la Regione Sardegna non dovrebbe preoccuparsi più solo degli affari suoi e questa Assemblea legislativa dovrebbe preoccuparsi anche di impugnare la legge che, guarda caso, è stata impugnata dai "soliti noti". Solo quelle Regioni l'hanno impugnata, poi magari saranno le prime che si faranno avanti per avere le centrali nucleari. Ma le centrali nucleari, cari colleghi, io ne sono convinto, non si faranno mai in Italia. Io credo che la strategia del Governo non sia quella di costruire centrali nucleari, bensì un'altra. Noi certamente siamo molto abili, abbiamo una tecnologia avanzatissima e forse è bene che l'Italia si stia preoccupando - io credo che stia accadendo questo - di mettere in piedi una tecnologia molto avanzata, non perché venga utilizzata nel territorio italiano, ma perché venga messa a disposizione di una comunità più allargata, che è la comunità internazionale. Perché se anche la Germania, che ha già raggiunto il 23-24 per cento di produzione di energia da fonti rinnovabili, non riesce comunque ad andare avanti se non aumentando i costi dell'energia, ciò significa che saremo sempre dipendenti dal petrolio, perché non sarà mai possibile raggiungere il 100 per cento della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Certo, dobbiamo abbattere la produzione di energia dal petrolio e dobbiamo abbattere i consumi energetici di cui ha parlato l'onorevole Salis. Sono tutte cose che si possono fare benissimo, ma sono state anche calcolate e si riducono a poca cosa, onorevole Salis. Quand'anche utilizzassimo soltanto lampadine a led e nella produzione degli elettrodomestici, che adesso nascono con classe energetica tre A, l'anno venturo nasceranno con quattro A, poi con cinque, esaurissimo anche l'alfabeto greco, oltre a quello italiano, non arriveremmo comunque a diminuire di molto i nostri consumi energetici.
Quindi il problema esiste certamente e il presidente Cappellacci non ha aspettato una mozione, non ha aspettato neanche le sollecitazioni nostre, perché nel programma che ha presentato se ne parla molto chiaramente. Non è sufficiente? Benissimo, allora noi proponiamo un ordine del giorno, nel quale ribadiamo questi concetti e diciamo che non è assolutamente nelle intenzioni del Governo regionale condividere qualsiasi tipo di insediamento nucleare in Sardegna. Lo diciamo molto chiaramente e diciamo anche che deve essere chiesta un'eventuale intesa, ma lo diciamo perché l'avete scritto voi nella mozione, altrimenti non l'avremmo neanche sollevato questo problema, perché non ci riguarda.
Noi non vogliamo intese di nessun genere, noi siamo contrari al nucleare punto e basta. Ma ci riferiamo al territorio della Sardegna, perché se altre Regioni dovessero dire che sono invece d'accordo cambierebbe poco ai fini delle valutazioni che ho sentito fare oggi in tutti vostri ragionamenti. Non ho capito, infatti, per quale motivo le centrali francesi che sono situate a venti chilometri da Aosta non creano problemi, mentre l'ipotesi di costruirne una appena appena al di qua genera un pandemonio. E se le centrali nucleari vengono costruite in Albania cambia forse qualcosa? Se cambia qualcosa spiegatemelo, perché io non l'ho ancora capito.
Per terminare, annuncio la presentazione di un ordine del giorno che, con molta correttezza, prima di essere firmato è stato sottoposto all'attenzione dei colleghi del centrosinistra. Non c'è stata risposta da parte loro, anzi c'è stato un diniego. Noi pertanto presentiamo in questo momento un ordine del giorno predisposto dalla maggioranza di questo Consiglio regionale e di questo Governo regionale. Che cosa dice fondamentalmente? Dice che il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale ad adottare tutti gli atti amministrativi e a proporre al Consiglio regionale tutti gli atti normativi necessari a impedire la costruzione di centrali elettriche nucleari nel territorio della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Presidente, onorevoli consiglieri, vorrei intanto riferire che il Presidente, che mi ha dato l'incarico di rappresentarlo, si scusa per non poter essere presente qui in quanto impegnato a Roma in un'altra importante occasione istituzionale, facilmente verificabile.
A nome della Giunta vorrei inoltre sottolineare il fatto che questa maggioranza, della quale faccio parte, intende tenere fermo un impegno quinquennale che ha preso con gli alleati di governo - penso, per esempio, al Partito Sardo d'Azione, che si è fortemente speso in questo senso -, ma soprattutto intende tenere fermo l'impegno che ha preso, per mandato elettorale, con gli elettori, con le istituzioni e in particolare con i comuni, che sono molto sensibili al riguardo.
Il Presidente mi ha incaricato di ribadire la sua fortissima volontà di impedire che mai vengano costruiti in Sardegna una centrale nucleare e un centro di stoccaggio di rifiuti nucleari. E chiaramente tutti noi rappresentanti della maggioranza siamo impegnati, con un debito d'onore, a tener fede a questo impegno.
Vorrei dire che è importante tutto quello che si è detto ed è nel nostro programma di governo la volontà di portare avanti l'idea di un "polo ambientale", perché abbiamo una grandissima ricchezza da tutelare, appunto quella dell'ambiente, che va salvaguardato anche ai fini dello sfruttamento turistico, oltre che agricolo. Sarebbe per noi un disastro, che si aggiungerebbe alle tante calamità che abbiamo subito fino a oggi, se non tenessimo conto di questa importantissima, forse la più importante risorsa della nostra Isola.
Bisogna anche dire che nel programma di governo che abbiamo inteso portare avanti è prevista la creazione di un polo di ricerca e sperimentazione ed è altresì prevista la produzione di energia da fonti rinnovabili, che è inutile elencare. Questo è sicuramente un fine strategico di questa Giunta, che noi intendiamo perseguire con tutta la nostra forza e con la volontà e la capacità di inserirci anche nei dibattiti nazionali.
La necessità di scrivere un nuovo piano energetico fa quindi parte della nostra volontà, così come moltissimi interventi hanno evidenziato, e credo trovi all'interno di questo Consiglio unanime consenso. Dobbiamo certamente perseguire la via della riduzione dei consumi, perché ormai - qui non l'ha ricordato nessuno - la sostenibilità dello sviluppo, anche di quello energetico, è qualcosa che fa parte della cultura mondiale, della quale anche noi siamo partecipi. Non si può crescere all'infinito; c'è una sostenibilità anche dello sviluppo energetico che la nostra Isola deve assolutamente affrontare riducendo i consumi, razionalizzando, portando avanti un'educazione che passa attraverso gli enti pubblici, le istituzioni, per arrivare fino a coinvolgere i privati.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue LIORI.) Bisogna anche dire che c'è un impegno che il Presidente mi ha detto di voler fortemente assumere e che è sottolineato nella mozione di cui è primo firmatario l'onorevole Salis, quello di raccogliere l'invito ad acquisire i cosiddetti "portali" che segnaleranno l'ingresso nei porti e negli aeroporti di materiale radioattivo. Ciò proprio al fine di tutelare la salute dei cittadini sardi e dei turisti che arrivano nella nostra Isola e che hanno il diritto di non trovarsi davanti a disastri ambientali nascosti, come si è verificato in Calabria. Sappiamo che la nostra Isola già in passato è stata oggetto di attenzioni da parte di ecomafie e potrebbe essere oggetto di attenzioni da parte di gruppi terroristici, perciò crediamo che sia giusto tutelare i cittadini sardi anche con questi strumenti avanzati che faremo in modo di acquisire nel più breve tempo possibile. Pensiamo che si tratti di iniziative di buon senso e quindi le facciamo nostre molto volentieri.
Il documento che è stato presentato dalla maggioranza credo sia perfettamente in linea con questa nostra volontà e quindi esprimo parere favorevole. Per quanto riguarda la mozione del centrosinistra sottolineo quanto è stato detto e mi rimetto all'Aula perché, chiaramente, nella gran parte dei contenuti è fortemente condivisibile.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, mi limito a prendere atto della profondità del dibattito che è intervenuto, del chiarissimo sostegno ai propositi che la mozione si prefigge e le chiedo dieci minuti di sospensione, perché interverremo per dichiarazione di voto, ma vorremmo verificare la possibilità di concordare un ordine del giorno unitario.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, ha già concluso il suo intervento di replica, per cui poi riprendiamo dalla votazione?
SALIS (I.d.V.). Interverrò per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Perfetto. Sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 19 e 25.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 15, viene ripresa alle ore 19 e 22.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori. Prego i colleghi di prendere posto. Chiedo la presenza dei consiglieri Segretari al banco della Presidenza, grazie.
Con umico che è stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno:
Ordine Del Giorno Salis - Bruno - Diana Mario - Capelli - Sanna Giacomo - Vargiu - Ben Amara - Mulassulla necessità di attuare ogni misura atta ad impedire la costruzione di centrali elettriche nucleari e la localizzazione di depositi per lo stoccaggio delle scorie provenienti da reattori a fissione nel territorio della Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione della mozione n. 16 (Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di approvare con la massima urgenza un provvedimento che vieti sotto ogni forma la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e lo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento);
PREMESSO che è in corso di definizione l'iter normativo e amministrativo che dovrebbe portare alla realizzazione nel territorio italiano di almeno quattro centrali elettriche nucleari a fissione di terza generazione, la prima delle quali dovrebbe essere operativa entro il 2020;
RILEVATO che la Sardegna potrebbe essere scelta come sede adatta ad ospitare una di queste centrali e/o un deposito nazionale di scorie radioattive;
CONSIDERATO che, nelle dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente della Regione nella seduta consiliare del 20 marzo 2009, è stato rimarcato l'impegno ad inserire tra le priorità dell'azione di governo la creazione di un polo ambientale di ricerca, sperimentazione e produzione di energia da fonti rinnovabili, il riconoscimento dell'esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia e rimanga denuclearizzato e la riscrittura del Piano energetico regionale promuovendo un maggiore ricorso alle fonti energetiche rinnovabili;
SOTTOLINEATA l'incompatibilità dell'eventuale localizzazione di siti nucleari con la vocazione turistica della Sardegna, la quale richiede un'attenzione alla tutela dell'ambiente e un grado di sicurezza per le persone che la presenza di siti nucleari non è in grado di garantire;
RITENUTO necessario che il Consiglio regionale si pronunci con chiarezza al fine di garantire il massimo sostegno politico al Presidente della Regione e alla Giunta regionale nell'attuazione degli impegni programmatici di cui sopra;
CONSIDERATO, inoltre, che cinque regioni a statuto ordinario (Toscana, Piemonte, Calabria, Liguria, Emilia Romagna) hanno impugnato davanti alla Corte costituzionale le parti della legge 23 luglio 2009, n. 99 (articolo 25 e seguenti), che prevedono la possibilità governativa di scelta dei siti per le nuove centrali e per il deposito delle scorie senza intesa con le regioni,
impegna la Giunta regionale
1) ad adottare tutti gli atti amministrativi e a proporre al Consiglio regionale tutti gli atti normativi necessari ad impedire la costruzione di centrali elettriche nucleari e la localizzazione di depositi per lo stoccaggio delle scorie provenienti da reattori a fissione nel territorio della Sardegna;
2) ad attivarsi presso il Governo nazionale affinché la Sardegna non sia inclusa nella lista, attualmente in fase di preparazione, delle regioni candidate ad ospitare siti nucleari;
3) a negare il prescritto concerto o intesa di cui all'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 19 giugno 1979, n. 348 (Norme di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna), per la realizzazione di qualsiasi opera pubblica di interesse statale relativa a centrali nucleari, depositi per le scorie, opere connesse;
4) a verificare la possibilità di dotare tutti i porti e gli aeroporti della Sardegna di portali, vale a dire unità monitor su telaio mobile installate su veicoli, per il rilevamento dell'eventuale presenza di materiali radioattivi nei veicoli e nei passeggeri in transito. (1).)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sull'ordine del giorno ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. La Giunta esprime parere assolutamente favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, vorrei fare una breve dichiarazione di voto a sostegno dell'ordine del giorno, più che altro per spiegare che l'U.D.C. non è intervenuta nel dibattito perché, pur ritenendo importante il problema, considera che dobbiamo tutti abituarci a essere pragmatici. Cioè, mentre c'è chi manifesta davanti al palazzo del Consiglio per la mancanza del posto di lavoro, mentre la chimica è in ginocchio, l'agricoltura è in ginocchio e abbiamo delle emergenze reali, noi continuiamo in quest'Aula a fare il processo alle intenzioni.
Cosa voglio dire con questo? Stiamo ribadendo per l'ennesima volta, con questo ordine del giorno, quello che ribadiamo ogni anno e che abbiamo già espresso in una legge. L'U.D.C. in prima persona ha preso iniziative pratiche e reali contro un suo ministro, l'allora ministro Giovanardi, che aveva ventilato l'ipotesi di portare delle scorie nucleari in Sardegna. E infatti abbiamo "regalato" quel ministro agli amici del P.d.L., nel senso che abbiamo agito e abbiamo sempre ribadito la nostra contrarietà a qualsiasi iniziativa che riguardi lo stoccaggio di scorie radioattive o l'ubicazione di centrali nucleari in Sardegna.
Perciò essere pragmatici cosa significa? Significa che l'unanimità che abbiamo raggiunto con l'ordine del giorno potevamo raggiungerla in cinque minuti, perché questo Consiglio regionale si è sempre espresso in piena sintonia con il popolo sardo contro il nucleare. Personalmente ho dei dubbi sull'opportunità di rinunciare al nucleare, ma democraticamente rispetto il mandato degli elettori e la volontà dei cittadini espressa con un referendum. Il mio partito, come voi tutti sapete, anche a livello nazionale ha posto il problema del nucleare nel nostro Paese e io concordo con la linea del partito, ma rispetto la volontà dei sardi. Credo che se noi avessimo riconfermato celermente quello che tutti noi sappiamo di condividere forse avremmo reso un reale servizio ai cittadini sardi.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Felice e Zuncheddu hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Greco - Ladu - Lai - Locci - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 52
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 52
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 17.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo, Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della drammatica crisi del comparto agro-zootecnico sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIOREGIONALEPRESO ATTO della drammatica crisi che interessa tutte le aziende agro-pastorali isolane distribuite nella totalità dei comuni sardi ed in particolare della vertenza relativa alla legge regionale n. 44 del 1988, che coinvolge oltre 5.000 aziende agricole distribuite in ben 342 comuni della nostra Regione (pari al 90 per cento), alterando il fragile equilibrio economico delle nostre comunità rurali;
EVIDENZIATO che la crisi in atto ha ormai raggiunto un tale livello di straordinarietà a cui non si possono più contrapporre le risoluzioni utilizzate fino ad ora, dimostratesi totalmente insufficienti ed inadeguate al problema;
FATTE PROPRIE le istanze del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati, dei vari rappresentanti istituzionali e politici, dei rappresentanti sindacali, recentemente intervenuti nella seduta del Consiglio comunale di Decimoputzu del 29 giugno 2009 e che rappresentano la drammatica crisi che vive l'intero comparto agro-zootecnico isolano;
TENUTO CONTO che finalmente il Governo nazionale ha provveduto alla nomina della commissione di tre esperti prevista dalla legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) e che la stessa ha iniziato a lavorare solo in data 19 giugno 2009 per proporre una soluzione del gravissimo problema in cui si trovano le aziende agricole sarde, colpite dagli effetti dell'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
EVIDENZIATO che lo spirito del provvedimento assunto richiamava direttamente la necessità di lavorare per un arco temporale di almeno sei mesi allo scopo di trovare una soluzione alla crisi, che la commissione era lo strumento operativo per lavorare a definire la proposta di soluzione e che i sei mesi di sospensione delle esecuzioni erano funzionali alla necessità di realizzare questo obiettivo;
CONSIDERATO che presso i tribunali sardi sono purtroppo riprese le aste e le esecuzioni fallimentari, sospese in passato per brevi periodi, per cui appare necessaria ed urgente una comunicazione specifica del Governo ai tribunali stessi che disciplini in maniera inequivocabile la questione per almeno il tempo necessario alla commissione di concludere i lavori;
PRESO ATTO altresì che:
- nel corso della seduta del Consiglio comunale aperto i componenti del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati hanno annunciato la necessità di mantenere lo stato di agitazione e la mobilitazione in vari territori isolani;
- l'ulteriore agitazione degli agricoltori del comitato muove dalla denuncia dell'aggravamento complessivo della crisi delle aziende sarde che, ben oltre i problemi aperti dalla legge regionale n. 44 del 1988, sono oggi nella condizione generalizzata ed estesa di non poter far fronte a molti degli impegni finanziari assunti con gli investimenti degli anni scorsi, in ragione del venir meno della capacità di fare reddito per gli andamenti sfavorevoli di una troppo lunga fase economica e per ragioni strutturali;
RILEVATO che alla base dello stato di agitazione vengono posti non solo gli obiettivi immediati riferiti alla soluzione della vertenza relativa agli effetti della legge regionale n. 44 del 1988 ma, più generalmente, viene avanzata la richiesta della dichiarazione da parte del Governo nazionale dello stato di crisi socio-economica di tutto il settore agropastorale sardo come condizione prima per adottare (anche in deroga alle regole comunitarie) misure straordinarie, volte a sospendere tutti gli atti esecutivi nei confronti di tutte le aziende agricole sarde e ad assumere un piano urgente di rilancio della loro capacità produttiva anche immettendo risorse finanziarie straordinarie e coordinando e finalizzando l'uso di quelle già esistenti; la dichiarazione dello stato di crisi socio-economico andrebbe assunta nello spirito della proposta avanzata dalla Commissione agricoltura della Camera nel 2007 e delle proposte di piattaforma avanzate alla Commissione agricoltura del Senato l'8 aprile 2009 cui hanno partecipato diversi comuni della Sardegna fra cui quelli di Decimoputzu, Capoterra e Samassi,
chiede al Presidente della Regione
di intervenire presso il Presidente del Consiglio al fine di:
1) garantire l'applicazione piena ed effettiva della norma come prevista dall'articolo 2, comma 126, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, inviando urgentemente una circolare esplicativa ai tribunali della Sardegna chiarendo che la Commissione, insediatasi il 19 giugno 2009, opererà almeno fino al 19 dicembre 2009 e, conseguentemente, per quel periodo, vanno mantenute sospese tutte le esecuzioni in danno delle aziende sarde in cui sia compreso un contenzioso riferibile all'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
2) dichiarare lo stato di crisi socio-economica per l'intero settore agro-pastorale sardo al fine di adottare misure urgenti e straordinarie (anche in deroga alle norme comunitarie sulla concorrenza) volte a consentire il rilancio produttivo delle aziende agro-pastorali, scongiurando che gli effetti fortemente negativi derivanti dalla loro crisi possano ripercuotersi sulla tenuta economica e sociale dell'intera Sardegna,
impegna il Presidente della Regione
1) a favorire sollecitamente le migliori condizioni per promuovere queste richieste nelle sedi istituzionali competenti anche in sostegno alle azioni del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori esecutati e delle organizzazioni sindacali che lo sostengono;
2) a promuovere il coordinamento con i comuni e gli enti locali e territoriali che vorranno sottoscrivere gli obiettivi qui assunti, al fine di rafforzare il percorso di sostegno istituzionale alle ragioni degli agricoltori, dei pastori e delle comunità sarde per uscire dalla crisi generale delle campagne e per risolvere i problemi aperti dall'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
SALIS (I.d.V.). Presidente, mi scusi, chiedo un minuto di sospensione per andare a recuperare la documentazione che ho in ufficio. Grazie.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per un minuto.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 31, viene ripresa alle ore 19 e 37.)
PRESIDENTE. Onorevole Salis, ha facoltà di illustrare la mozione.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, assessore Prato, la mozione numero 17, presentata dai Gruppi di opposizione, tende a portare in Consiglio un aspetto che può sembrare parziale rispetto alle problematiche complessive dell'agricoltura in Sardegna, ma che noi vorremmo utilizzare per fare una riflessione approfondita sulle prospettive di sviluppo del settore agricolo. Cioè non si tratta soltanto di un esame della situazione e di un tentativo di risoluzione delle problematiche legate alla questione dei debiti in agricoltura, alla mancata applicazione della legge numero 44, ai problemi che tutti noi conosciamo e che sono stati anche evidenziati peraltro dal presidio degli agricoltori e dei pastori che è in atto sotto il Consiglio regionale. Sulla spinta di questa mozione, assessore Prato, noi vorremmo tentare di portare in Consiglio una riflessione su un elemento che i Gruppi del centrosinistra considerano prioritario e che, nonostante la brevità della discussione di una mozione consiliare, hanno voluto inserire in questa mozione.
Noi riteniamo che, alla luce della necessità di individuare delle linee di fuoriuscita dalla crisi economica che sta attanagliando il mondo, l'Europa, l'Italia e la Sardegna, questa crisi paradossalmente ci dia la possibilità di ripensare un modello di sviluppo su cui - non abbiamo dubbi - a conclusione di questo dibattito potremo trovare significative convergenze anche con parti della maggioranza, se non con tutta, con l'Assessorato dell'agricoltura e con tutta la Giunta. Quindi noi ci facciamo portavoce del disagio e, in alcuni casi, della vera e propria disperazione che attanaglia gli agricoltori e i pastori in Sardegna.
Riteniamo che sia necessario uscire da una situazione per cui il settore economico primario in Sardegna viene considerato secondario, terziario, e chi più ne ha più ne metta, rispetto all'importanza che questo settore ha per lo sviluppo della Sardegna. Che cosa intendiamo dire? Intendiamo dire che già dalla definizione delle linee del Programma regionale di sviluppo e della manovra finanziaria 2010-2013, che dovremo affrontare a breve, sul versante dell'impegno finanziario per il sostegno all'agricoltura la Sardegna deve cominciare a definire un progetto di sviluppo moderno del comparto agricolo che punti alla creazione di un tessuto imprenditoriale che operi in agricoltura e nella pastorizia e le consenta di recuperare al massimo le potenzialità di sviluppo che questi settori hanno. Noi ci richiamiamo con forza a un'elaborazione che è stata anche di questa Regione nella definizione dei Piani di rinascita e anche del Programma di sviluppo rurale che, però, non ha mai trovato, a nostro avviso, un'esplicazione sufficiente nell'attenzione che questi settori possono e debbono avere per un nuovo modello di sviluppo della Sardegna. ***
Partiamo dalla vicenda della legge numero 44, Assessore. In questa vicenda i difetti della politica si sono scaricati sugli agricoltori e sui pastori. La mancata notificazione all'Unione Europea dei finanziamenti previsti da questa legge ha portato all'esposizione finanziaria gravissima di centinaia e centinaia di aziende agricole sarde, con un conseguente contenzioso che ancora oggi si trascina nelle sedi giudiziarie, nelle banche e anche nelle istituzioni. Perché dico questo? Noi poniamo come priorità, nell'affrontare questo punto all'ordine del giorno, la richiesta alla Giunta regionale, e al Presidente della Regione in particolare, di farsi parte attiva presso la Commissione di tre esperti che è stata istituita proprio per verificare le problematiche legate alla vicenda della legge numero 44 in Sardegna, affinché i provvedimenti di pignoramento e/o di verifica delle condizioni di pignoramento che molte aziende si trovano a dover affrontare in questo periodo vengano sospesi, quanto meno fino a quando la Commissione dei tre, che si è insediata da pochissimo, non concluda il suo lavoro. La conclusione di questo lavoro è prevista per dicembre del 2009, quindi il primo punto che noi chiediamo venga preso in considerazione è che quanto meno fino a quella data, cioè fino a quando la vicenda della legge numero 44 in Sardegna non sarà chiaramente definita anche in sede tecnica presso la Commissione dei tre, questi provvedimenti vengano sospesi.
Secondo punto: noi abbiamo chiaro il problema della necessità di rispettare le disposizioni dell'Unione Europea sugli aiuti alle aziende agricole. Sappiamo che questo elemento impedisce, di fatto, di superare alcuni sbarramenti che le normative europee impongono. A questo punto facciamo nostra la richiesta che viene da tutto il mondo agricolo sardo, non solo da una parte di esso, e che lei, assessore Prato, conosce bene. Lei sa che è forte in tutto il settore agricolo e agropastorale la richiesta della dichiarazione di stato di crisi dell'agricoltura in Sardegna. Badate, non è una richiesta velleitaria e l'assessore Prato sa meglio di me che l'imminente arrivo in Sardegna della Commissaria europea per l'agricoltura ci dà la possibilità di ricordare che un provvedimento del genere, cioè di sostegno diretto alla produzione agricola, è stato accettato dall'Unione Europea, per esempio, per la Grecia. In presenza di una crisi drammatica del comparto, quale quella prevista in Italia, ma in Sardegna in particolare, noi pensiamo che ci siano gli strumenti normativi e le condizioni economiche e sociali per poterci attestare su questa richiesta.
Noi la pregheremmo, assessore Prato, di farsi partecipe di questa richiesta negli incontri con la Commissaria europea per l'agricoltura, perché sappiamo che l'agricoltura sarda ha profondamente bisogno, particolarmente in questa fase, di un'operazione di rilancio delle potenzialità di finanziamento che le consentano di uscire dalla crisi in cui si trova. E quando parliamo di agricoltura o di pastorizia, Assessore, ci rivolgiamo alla categoria degli industriali dell'agricoltura o della pastorizia, ma pensiamo anche a un'attenzione più marcata nei confronti dei produttori, perché spesso, anche in quest'Aula, abbiamo parlato, per esempio, di sostegno alla produzione del formaggio e degli altri prodotti dell'agricoltura, dell'industria agricola, eccetera, ma sappiamo che quel tipo di intervento non risolve il problema o tocca solo parzialmente quelli che sono gli interessi delle categorie più deboli dei nostri produttori. Per questo noi consideriamo importante e prioritario che la Regione cominci a rappresentare, in maniera più incisiva che nel passato, questi interessi e ad elaborare una strategia, una proposta.
Abbiamo appreso che lei ha avuto degli incontri con i rappresentanti di tutte le sigle del mondo agricolo e agropastorale sardo. Bene, forse per la prima volta, non vorrei esagerare, abbiamo la sensazione che gli operatori del settore agricolo e agropastorale siano impegnati in un'operazione di rimodulazione della loro attività in termini più moderni, anche con un maggiore senso di responsabilità rispetto alla ridefinizione della loro funzione di operatori economici, che consente alla Sardegna di trovare in essi degli interlocutori capaci, più che nel passato sicuramente, di definire insieme alle istituzioni e alle forze politiche una strategia di uscita dalla crisi dell'agricoltura, di superamento dei problemi e di potenziamento di questo settore strategico. Ecco perché sicuramente, di questo sono convinto, questa mozione darà la possibilità a tutti i Gruppi politici presenti in Consiglio di potersi confrontare su questa ipotesi.
Noi sappiamo che quel movimento spontaneo di agricoltori e pastori, che sta sostenendo queste azioni di valorizzazione e potenziamento del settore agricolo in Sardegna, sta portando avanti con grande difficoltà, ma anche con molto senso di responsabilità, una proposta che è in grado, a nostro avviso - e questa mozione si fa carico di esplicitare questa nostra convinzione -, di definire una prospettiva di sviluppo importante. Badate, per quanto riguarda il problema dell'agricoltura e della sua secondarietà rispetto a settori come l'industria, il settore minerario, la chimica, per i quali abbiamo sempre avuto un occhio di particolare riguardo, anche perché dal punto di vista sindacale e organizzativo sono sicuramente molto più forti del settore agricolo, che vive, purtroppo, in una condizione di perenne isolamento e divisione per la conformazione stessa del settore, in questo momento noi ravvisiamo la possibilità che invece gli interlocutori del settore agricolo e della pastorizia siano in grado di darci un notevole aiuto nell'affinamento delle linee di indirizzo anche del Programma regionale di sviluppo, per esempio, che noi consideriamo insufficiente riguardo a questi argomenti.
Assessore Prato, a lei, alla Giunta e alla maggioranza, se volesse impegnarsi per il potenziamento di questo settore, noi siamo pronti ad assicurare la nostra disponibilità. Noi vogliamo sostenerla, Assessore. Se lei volesse portare avanti una battaglia per la valorizzazione e il potenziamento del settore agricolo, noi siamo disposti, con le nostre competenze, a far sì che eventuali proposte che verranno presentate, che noi presenteremo sia nella discussione del PRS sia nella discussione della manovra finanziaria, possano trovare accoglimento relativamente ai problemi che abbiamo posto. Poi entreremo nel merito della mozione, perché sono chiarissime le premesse da cui partiamo ed è altrettanto chiaro quello che chiediamo. In primis - lo ribadisco - chiediamo la verifica della disponibilità della Giunta a procrastinare gli effetti della spada di Damocle che incombe sulla testa di centinaia di famiglie sarde rispetto all'applicazione della legge numero 44 del 1988 e, poi, relativamente al problema più generale, chiediamo che sia dichiarato lo stato di crisi economica per l'intero settore agropastorale sardo.
Aspettiamo con fiducia, oltre al dibattito in Aula, le sue conclusioni per affinare una strategia che possa portare al rafforzamento delle politiche di sostegno all'agricoltura in Sardegna. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu. Ne ha facoltà.
CONTU FELICE (U.D.C.). Normalmente non intervengo, perché c'è un momento per ascoltare e un momento per parlare, ma mi pare opportuno fare un richiamo non soltanto al Regolamento, ma anche all'opposizione che sta illustrando questa mozione.
I problemi che sono stati illustrati sono di tale importanza che francamente non si possono esaurire stasera con un breve dibattito, quando tra l'altro manca - in tutti i banchi, onorevole Salis - buona parte dei consiglieri. Siccome voi avete chiesto, a norma dell'articolo 54 del Regolamento, un'assemblea straordinaria per la discussione di questo tema, mi pare che quella sia l'occasione per dibattere una problematica così importante come quella che è stata qui illustrata stasera.
Il mio richiamo al Regolamento è anomalo, da vecchio Presidente me ne rendo conto benissimo, ma per economia di discussione e anche per la serietà di questa discussione mi parrebbe molto più giusto e bello che noi decidessimo, così come è stato richiesto, di discutere in un'assemblea straordinaria una tematica così importante. Discuterla stasera significa ingannarci vicendevolmente e forse fare una cosa non seria. Ecco perché, più che un appello al Regolamento, mi sono permesso di fare un appello alla serietà di coloro che sono di fronte a me. Grazie.
Mi perdoni, Presidente, se ho inserito un appello al Regolamento un po' anomalo.
PRESIDENTE. La ringraziamo per il richiamo al buon senso, da saggio di questo Consiglio. Io avevo già posto al presidente Salis l'opportunità di mettere in coda la mozione vista l'ora, però le opposizioni mi hanno chiesto di proseguire e io mi sono attenuta a questa richiesta.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, lei ha detto quali sono i problemi, ma uno dei problemi è che abbiamo un calendario dei lavori strozzato rispetto all'importanza degli argomenti.
Io non mi sento di rinviare in coda al piano casa questa discussione. Perché? Perché il mondo agricolo della Sardegna è in fibrillazione e aspetta delle risposte, anche perché domani e dopodomani sarà in Sardegna la Commissaria europea per l'agricoltura e noi non possiamo dare il segnale politico che ancora una volta i problemi dell'agricoltura vengono messi in coda al piano casa, o al "piano villetta", scusate se lo definisco così. Non lo possiamo dare questo segnale!
Allora io chiederei, signora Presidente, se è possibile, assumendoci la responsabilità di concludere velocemente i lavori entro la mattinata, di affrontare questa discussione domani mattina. Se facciamo slittare di due ore l'inizio della discussione del "piano villetta" non casca il mondo, però quanto meno diamo la possibilità a quest'Aula di esprimersi sui problemi dell'agricoltura. Se non ci fosse la concomitanza della presenza della Commissaria europea non avrei nessun problema ad accedere alla sua richiesta, l'accoglierei tranquillamente, ma in questo momento non me la sento, perché si darebbe ancora una volta il segnale che il Consiglio regionale pospone sempre, rinvia sempre il momento in cui affrontare i problemi dell'agricoltura in Sardegna. E sinceramente, anche per rispetto verso le persone che stanno dormendo sotto il porticato del Consiglio regionale, non me la sento.
Io la pregherei, signora Presidente, di accogliere la nostra richiesta. Possiamo iniziare anche alle 9 del mattino, se lei vuole, noi ci saremo. In un paio d'ore, con la presenza della maggioranza dei consiglieri, possiamo concludere la discussione. Perché, veramente, se qualche collega dovesse questa sera chiedere la verifica del numero legale, con le conseguenti sospensioni di mezz'ora in mezz'ora arriviamo a mezzanotte. Mi sembrerebbe più di buon senso iniziare presto domani mattina, con l'impegno di chiudere in breve tempo in modo da rispettare anche l'impegno di proseguire la discussione del "piano villetta". Non abbiamo indicato l'ora esatta, abbiamo detto domani mattina, quindi rispettiamo l'impegno domani mattina, Presidente. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, lei sa perfettamente che non c'è la volontà, da parte di questo Consiglio, di posporre l'esame di argomenti di particolare importanza, che in questo momento sono anche delicati. Lei sa anche che questa mozione era stata iscritta all'ordine del giorno di venerdì scorso, ed è stato proprio lei, per impegni di carattere politico, a chiedere in Conferenza dei Capigruppo di rinviarne la discussione alla settimana successiva. Sempre in Conferenza dei Capigruppo si era concordato di discutere le mozioni nelle giornate di martedì e mercoledì e il Consiglio è stato convocato per domani mattina alle ore 10, con all'ordine del giorno il testo sul piano casa.
I consiglieri sono in aula, se manca il numero legale la seduta viene rinviata e la mozione verrà messa in coda, seguendo l'iter dell'ordine del giorno che è stato stabilito nella Conferenza dei Capigruppo e comunicato in quest'Aula. Per cui è prerogativa delle opposizioni poter chiedere la verifica del numero legale, assolutamente sì, però questo argomento è iscritto da venerdì scorso all'ordine del giorno del Consiglio ed è stato continuamente rinviato, e non per volontà di quest'Aula o della maggioranza. Vorrei sapere come si intende procedere.
Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiediamo comunque la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. E' necessario che un altro Capogruppo appoggi la richiesta.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 19 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Biancareddu - Cossa - Diana Mario - Lai - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Oppi - Pitea - Rassu - Rodin - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, i lavori odierni terminano qui. Il Consiglio è riconvocato per domani, alle ore 10, con l'ordine del giorno previsto. La seduta è tolta.
(Interruzione del consigliere Salis)
No, ho già detto di no, onorevole Salis. L'ordine del giorno è stato ben definito, non c'è il numero legale.
(Interruzione del consigliere Salis)
Non c'entra niente, onorevole Salis, domani il Consiglio è convocato con all'ordine del giorno il testo unificato numero 53-67/A, non la mozione.
La seduta è tolta alle ore 20 e 01.
Allegati seduta
XXXVIII Seduta
Mercoledì 23 settembre 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 40.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 luglio 2009 (31), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giuseppe Luigi Cucca, Massimo Mulas, Onorio Petrini e Antioco Porcu hanno chiesto congedo per la seduta del 23 settembre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
54 del Regolamento. (15)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 15.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Zuncheddu - Uras - Salis - Bruno - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Cocco Daniele Secondo - Mariani - Diana Giampaolo - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sulle carceri speciali, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIOREGIONALEPREMESSO che:
- il piano di riorganizzazione delle carceri presentato dal Ministro Alfano avalla il progetto di portare in Sardegna, per scontare la pena, la più pericolosa criminalità mafiosa internazionale soggiornante nelle carceri italiane;
- tale piano, partendo dalla necessità di riorganizzare le carceri nel nostro territorio, e in particolar modo a Cagliari e a Sassari, propone di creare bracci speciali per un totale di circa 400 posti da riservare a detenuti in regime di 41 bis (carcere duro);
- i detenuti da "carcere speciale" in Italia sono circa 600 e tutti esponenti della criminalità mafiosa: dalla n'drangheta alla camorra, tutte realtà legate alla delinquenza internazionale che con i suoi traffici (dalla droga, alla prostituzione, ai rifiuti) ha inquinato il tessuto economico e sociale di diverse parti del mondo, compreso quello italiano;
PRESO ATTO che già la magistratura si è occupata, nel nord-est della Sardegna, di infiltrazioni mafiose e camorriste riguardo alla speculazione edilizia e che si fanno sempre più frequenti le dichiarazioni della stampa internazionale in cui si denuncia la presenza di interessi della mafia russa sulle nostre coste sarde;
SOTTOLINEATO che tale provvedimento apporterebbe al popolo sardo e a tutta la Sardegna notevoli svantaggi: l'arrivo nel territorio isolano di esponenti di spicco della criminalità organizzata e delle famiglie implicate nella malavita creerebbero, infatti, instabilità sociale, insicurezza per la civile convivenza e inquinamento dei tessuti economici, già fortemente mortificati dalla grave crisi,
impegnano il Presidente della Regione e gli Assessori competenti affinché:
1) si garantisca la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata appartenenti alla più agguerrita delinquenza italiana e internazionale;
2) si dia l'opportunità a quei sardi che scontano pene in carceri lontane dalla Sardegna e che ne facciano richiesta, di essere trasferiti in sedi di detenzione isolane dove sia garantito un percorso di reale rieducazione e reinserimento nel tessuto sociale di appartenenza; tale opportunità è tesa ad alleviare la sofferenza e i disagi delle famiglie, derivanti dalle distanze, dai costi e dall'inadeguatezza dei trasporti;
3) si facciano carico della situazione di grave allarme per lo stato di degrado in cui versano le carceri sarde, situazione costantemente denunciata da associazioni di cittadini, da operatori del settore, da artisti, da rappresentanti di enti locali e trovino soluzioni affinché le carceri sarde siano luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento degni di un paese civile; dando questo segno di civiltà eviteremo l'ennesimo e drammatico sopruso nei confronti di quei sardi detenuti e delle loro famiglie.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, prima che io illustri la mozione, è possibile verificare il numero legale?
PRESIDENTE. E' possibile se lo chiedono due Capigruppo. Chi appoggia la richiesta?
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sostituisco il mio Capogruppo oggi.
(Appoggiano la richiesta i consiglieri Salis e Bruno.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Essendo la prima votazione, chiedo che i lavori vengano sospesi per dieci minuti.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti, sino alle ore 10 e 53.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 43, viene ripresa alle ore 10 e 53.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Prego i colleghi di prendere posto.
Onorevole Zuncheddu, mantiene la richiesta di verifica del numero legale?
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sì.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggiano la richiesta i consiglieri Salis e Bruno.)
Comunico che il consigliere Porcu è presente in aula, pertanto il congedo si intende revocato.
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cocco Daniele, Cossa, Mario Diana, Floris Mario, Manca, Meloni Valerio, Obinu e Zedda Alessandra sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 49 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale proseguiamo i lavori.
Prego, onorevole Zuncheddu.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, a nome di tutta l'opposizione illustro la mozione riguardante il piano del ministro Alfano relativo alle carceri speciali nel territorio sardo.
Premesso che il piano di riorganizzazione delle carceri presentato dal ministro Alfano è in sintonia con il progetto di portare in Sardegna, per scontare la pena, la più pericolosa criminalità mafiosa internazionale soggiornante nelle carceri italiane; tale piano, partendo dalla necessità di riorganizzare le carceri nel nostro territorio, e in particolar modo a Cagliari e a Sassari, propone di creare bracci speciali per un totale di circa 400 posti da riservare a detenuti in regime di 41 bis, mi riferisco chiaramente al carcere duro; i detenuti da "carcere speciale" in Italia sono circa 600, tutti esponenti della criminalità mafiosa, dalla 'ndrangheta alla camorra, e tutti legati alla delinquenza internazionale, che con i suoi traffici (dalla droga alla prostituzione e ai rifiuti) ha inquinato il tessuto economico e sociale di vaste aree del mondo, compreso quello italiano; preso atto che la magistratura si è già occupata qui in Sardegna, esattamente per la realtà del nord-est dell'Isola, di infiltrazioni mafiose e camorriste impegnate sul fronte della speculazione edilizia, tanto che la stessa stampa internazionale denuncia sempre più spesso la presenza di interessi della mafia russa sulle coste sarde (questo, però, non è più gossip, come si è detto a lungo.); sottolineato che il provvedimento Alfano apporterebbe al popolo sardo e a tutta la Sardegna notevoli svantaggi, in quanto l'arrivo nel territorio isolano di esponenti di spicco della criminalità organizzata e delle famiglie implicate a loro volta nella malavita creerebbe instabilità sociale, insicurezza per la civile convivenza e inquinamento dei tessuti economici, già fortemente mortificati dalla grave crisi in corso, i consiglieri dell'opposizione impegnano il Presidente della Regione e gli Assessori competenti affinché si garantisca la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata e appartenenti alla più agguerrita delinquenza italiana e internazionale; si dia l'opportunità ai sardi che scontano pene in carceri lontane dalla Sardegna, e che ne facciano esplicita richiesta, di essere trasferiti in sedi di detenzione isolane, dove sia garantito un percorso di reale rieducazione e di reinserimento nel tessuto sociale di appartenenza (tale opportunità è chiaramente tesa anche ad alleviare le gravi sofferenze e la mortificazione delle famiglie derivanti dalle lunghe distanze, dai costi molto elevati dei trasporti, oltre che chiaramente dall'inadeguatezza degli stessi); si facciano carico della grave situazione di allarme per il degrado delle carceri sarde, situazione denunciata insistentemente dalla stampa, da associazioni di cittadini, da operatori del settore, da artisti e da rappresentanti di enti locali, e si trovino soluzioni affinché le carceri sarde siano luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento degni di un Paese civile.
Dando questo segno di civiltà eviteremo l'ennesimo e drammatico sopruso nei confronti dei sardi detenuti e, chiaramente, delle loro famiglie. Questo è uno degli aspetti molto importanti, di grande attualità, perché a mio avviso bisogna rimettere l'uomo al centro degli interessi della società e non le merci di consumo. Siamo, purtroppo, in una situazione che definisco di deriva antropologica.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo per sostenere quanto ora esposto dalla collega Zuncheddu e per mettere in evidenza un dato che è chiaro a tutti, naturalmente: la generosità dello Stato nei confronti della nostra Sardegna in termini di servitù e di presenze quanto meno scomode per il popolo sardo. E la generosità dello Stato nei confronti della Sardegna è rappresentata dal numero delle servitù militari e delle carceri, spesso carceri speciali, come è stato in passato e come si vuole ripristinare oggi, appunto con l'intervento dello Stato. Credo che se tanta generosità l'avessimo riscontrata, per esempio, in merito alla peculiarità, alla particolarità, alla specialità della Sardegna in termini di edilizia scolastica e di attenzione per la scuola pubblica probabilmente avremmo evitato, ieri, quel duro scontro a cui abbiamo assistito in quest'Aula.
A integrazione di quanto ha detto la collega Zuncheddu, volevo portare all'attenzione del Consiglio e della Presidenza della Giunta un dato particolare, ed è questo: Bruno Bellomonte è stato arrestato e incarcerato a Roma il 10 giugno 2009 - lo cito come esempio di quello che è appena stato esposto nell'illustrazione della mozione - ed è in attesa di giudizio dal 25 luglio. Solo che dopo quarantacinque giorni di isolamento è stato trasferito nella casa circondariale di Catanzaro. Nel disporne il trasferimento non si è tenuto conto, nonostante la richiesta avanzata dai legali che difendono Bellomonte, dell'applicazione della legge numero 345 del 1975, che prevede di destinare i soggetti in istituti prossimi alle residenze delle famiglie. Per visitare, infatti, il loro congiunto la famiglia e i parenti devono affrontare un viaggio di due giorni, spendendo molti denari. Questo fatto rende impossibili, di fatto, le quattro visite mensili previste per legge e diventa conseguentemente una punizione non solo per Bellomonte, che è in attesa di giudizio, ma per i familiari tutti.
L'appello che io rivolgo adesso e che noi rivolgeremo pubblicamente al Presidente della Regione e al Consiglio regionale è che Bruno Bellomonte e tutti gli altri detenuti sardi che si trovano nelle sue condizioni, in applicazione della legge numero 354 del 1975, che è il protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006, e dell'ordine del giorno numero 37, sulla territorialità della pena, approvato dal Consiglio regionale il 22 novembre del 2007, vengano trasferiti in Sardegna e i detenuti soggetti al regime del 41 bis rimangano nelle loro carceri di riferimento.
La Sardegna non ha bisogno di presenze che ha avuto abbondantemente negli anni passati, che hanno creato quel disagio, quella difficoltà, quel malessere diffuso all'interno delle carceri che è servito a contaminare la popolazione carceraria sarda e che naturalmente non giova alla nostra società né probabilmente a nessuno dei detenuti. Noi chiediamo, in primo luogo, che vengano rispettate le leggi e rivendichiamo con forza che nelle carceri sarde ci siano detenuti sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghe e colleghi, la mozione sulle carceri speciali in Sardegna, di cui è prima firmataria l'onorevole Zuncheddu, pone all'attenzione del Consiglio alcuni problemi che riguardano la situazione delle carceri e contiene alcune considerazioni degne di interesse, anche perché c'è una situazione nella nostra regione, in questo momento, che è in fase di evoluzione e che sicuramente necessita di interventi. E' chiaro che questo Consiglio regionale deve comunque avere la possibilità di dire la sua e di intervenire eventualmente sulla base di alcune scelte che stanno maturando a livello nazionale.
Per una corretta informazione da parte di questo Consiglio regionale va detto che in questo momento in Sardegna non c'è neanche un detenuto che sia interessato dall'articolo 41 bis, e cioè sottoposto al regime di "carcere duro". Ci sono, invece, in alcune carceri isolane detenuti assoggettati al regime di alta sicurezza, che comunque è cosa diversa dal regime del 41 bis.
La nota contenuta nella mozione parla del piano di riorganizzazione delle carceri presentato dal ministro Alfano, che prevederebbe la creazione di alcuni reparti per i detenuti condannati in via definitiva e sottoposti alle norme del 41 bis, ma tale riorganizzazione è ancora una proposta, di fatto non è stata ancora approvata. E' chiaro che dobbiamo intervenire, come Consiglio regionale, per evitare che detenuti pericolosi, che in questo momento sono incarcerati altrove, possano arrivare qui da noi qualora la riorganizzazione proposta dal ministro Alfano, con la previsione di bracci speciali in Sardegna, vada in porto. Al momento, come dicevo, non ci sono detenuti altamente pericolosi assoggettati al 41 bis, ciò non toglie che il Consiglio regionale debba comunque vigilare sul fatto che la Sardegna non diventi la regione dove sistemare tutti i detenuti pericolosi italiani e anche stranieri.
La Commissione competente per materia ha visitato alcune realtà penitenziarie della Sardegna e devo dire che la sua posizione è proprio quella di impedire che arrivino detenuti altamente pericolosi e che ci sia una commistione tra questi e i detenuti sardi, anche perché il nostro sistema carcerario presenta una serie di problemi e certamente non ha bisogno di quel tipo di presenze.
Devo dire che su alcune parti della mozione, quelle in cui si impegnano il Presidente della Regione, la Giunta e gli Assessori competenti a garantire la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata, noi siamo d'accordo. Noi non vogliamo che le carceri sarde ospitino questo tipo di detenuti.
Noi siamo d'accordo sul contenuto della mozione e in particolare sul punto 2), in cui si dice che i detenuti sardi devono espiare la loro pena in Sardegna. Anche questo è un impegno che noi, come Commissione, abbiamo assunto, perché riteniamo che i detenuti sardi debbano avere l'opportunità di scontare la pena nella loro regione, anche perché il fatto che un detenuto sia costretto a stare fuori della Sardegna crea problemi alla sua famiglia e a tutte le persone che gli stanno intorno, derivanti dalle difficoltà oggettive di visita e da tutta una serie di motivazioni che si accavallano e che non vorremmo ci fossero.
Il punto 3), che parla della vita all'interno delle carceri è, secondo me, molto importante. Spesso le carceri sono obsolete, hanno bisogno di essere ristrutturate. C'è un piano che prevede la costruzione in Sardegna di quattro nuove carceri, anche al fine di migliorare le condizioni di vita dei detenuti. E' in corso di realizzazione il primo lotto e credo che ci vorranno ancora diversi anni prima che queste carceri siano ultimate. Pertanto i detenuti sono attualmente costretti a vivere all'interno di strutture carcerarie spesso non adeguate e sovraffollate.
Ma ci sono anche problemi che riguardano il personale che lavora nelle strutture carcerarie, perché gli agenti di polizia penitenziaria (non si chiamano più agenti di custodia) sono insufficienti, hanno difficoltà persino a effettuare le turnazioni, e il personale civile è ridotto del 50 per cento. Anche questi sono posti di lavoro e questa situazione non permette una vita facile all'interno delle strutture penitenziarie. C'è bisogno effettivamente di una ristrutturazione adeguata delle strutture carcerarie. Io aggiungerei, alle cose contenute nella mozione, l'impegno per il Governo di migliorare anche la situazione dei dipendenti delle strutture penitenziarie, che più volte sono venuti qui a protestare e a cui abbiamo espresso la nostra solidarietà per le condizioni di disagio in cui sono costretti a lavorare.
C'è un altro punto che vorrei sottolineare e che ritengo di grande importanza. Il carcere deve servire per rieducare i detenuti e prepararli a rientrare nella società, ma non sempre c'è questa possibilità. I detenuti vorrebbero lavorare all'interno delle strutture penitenziarie e questo spesso non è possibile. In Sardegna ci sono poche carceri all'aperto e le possibilità di lavorare sono minime. Di frequente il detenuto che lavora viene recuperato meglio, perché ha un impegno all'interno della struttura carceraria e perché può fornire un pur minimo contributo economico alla propria famiglia.
Pertanto ritengo che sia necessario fare su questo argomento una riflessione seria. La Commissione competente ci sta lavorando e ha avanzato delle proposte che vanno proprio in questa direzione, cioè in direzione del recupero del detenuto, della creazione di nuove strutture carcerarie e dell'accelerazione della realizzazione delle quattro nuove strutture previste in Sardegna, perché c'è bisogno effettivamente di carceri adeguate alla vita non solo dei detenuti, ma anche del personale che lavora al loro interno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Assessore, intervengo solo per un ulteriore apporto alle ragioni che sottendono questa importante mozione. Vorrei ricordare brevemente l'azione già avviata dalla Commissione consiliare competente in materia di diritti civili, che nel marzo del 2005 metteva in evidenza le cose che già i miei colleghi hanno sottolineato e che brevemente richiamo, perché c'è la necessità che la Giunta e il Consiglio regionale avviino una trattativa con il Ministero della giustizia affinché il sistema carcerario regionale possa essere riordinato. Ricordo che quando la Commissione diritti civili visitò il carcere di Buoncammino, che allora ospitava 400 detenuti (due terzi dei quali costituiti da tossicodipendenti, sieropositivi o affetti da epatite B e/o C, e l'80 per cento da recidivi), rilevò una situazione di sovraffollamento, da tutti denunciata, e oggi la tendenza al sovraffollamento è ripresa. La Commissione denunciò situazioni come la presenza di sei detenuti in una cella di nove metri quadrati. Non so se tale situazione permanga, lo si può verificare, però presumo che dopo l'approvazione della legge fatta proprio per svuotare le carceri, di fatto la tendenza al sovraffollamento sia ripresa in maniera costante. La Commissione rilevava: "A ciò si aggiunga la carenza di personale", già ribadita, non credo di dire nulla di nuovo, ma la situazione è persino peggiorata, perché non sono stati banditi concorsi per l'assunzione di guardie carcerarie.
Non da meno sono gli istituti carcerari di Sassari, Oristano, Tempio e Lanusei, tutti ormai obsoleti e irrecuperabili. E' stato fatto sicuramente qualche intervento di manutenzione, ma la situazione a Sassari, come sappiamo tutti, ma anche a Oristano e Tempio è ferma all'Ottocento. E' una situazione che dura da tempo e che già oltre dieci anni fa noi denunciavamo, ma nulla di nuovo è successo.
Altro aspetto denunciato è il trasferimento dei detenuti sardi oltre Tirreno e viceversa, che causa un dispendio economico per le famiglie. La distanza inoltre porta a un'incrinazione delle relazioni affettive tra familiari e detenuti, che sono un elemento fondamentale, dovrebbero essere l'elemento fondante del recupero dei detenuti alla vita civile. La mancanza di questo aspetto relazionale credo che possa solo costituire un elemento di rabbia e di rifiuto verso la società.
Vi è la necessità, come ho detto prima, di negoziare una radicale riforma dell'amministrazione penitenziaria in Sardegna col Ministero della giustizia. Mancano ancora direttori stabili; si parlava del fatto che qualcuno abbia sedi non solo in Sardegna, ma anche nel continente. C'è, quindi, la necessità di presenze fisse, perché questo può permettere di dare un'organizzazione e un'attenzione diversa alla situazione carceraria.
Nella riforma andrebbe anche previsto, come è stato sottolineato prima, il rientro in Sardegna del personale che lo richiedesse. Molti nostri conterranei lavorano nella penisola e quindi vivono una situazione di distacco familiare. Anche questo è un elemento relazionale che non favorisce una serena attività lavorativa. Il bisogno di rapportarsi alla propria famiglia è nella natura umana, per cui credo che questo sia uno degli elementi da perseguire nella riforma delle carceri che andrebbe portata a compimento. Andrebbe anche riordinato l'aspetto sanitario, anche al fine di non tenere nello stesso ambito detenuti gravi che potrebbero essere, invece, assegnati a strutture di recupero a rilevanza sanitaria.
Mi soffermo un attimo sul carcere di Macomer, che peraltro è l'ultimo a essere stato realizzato e forse il più "moderno". Il carcere di Macomer parrebbe adeguato ai tempi; viene, infatti, indicato come carcere idoneo a ospitare addirittura i detenuti ad alto rischio terroristico. E' un carcere moderno, tanto che non esiste una protezione esterna, come nelle tipiche carceri, per cui non so in che modo possa essere garantita la sicurezza non solo dei carcerati, ma anche di tutto il personale amministrativo, qualora dovesse ospitare personaggi provenienti dal mondo terroristico. Si è parlato addirittura di terroristi di Al Qaeda. Possiamo pertanto immaginare a quale esposizione andrebbe incontro un carcere senza un minimo di protezione e così piccolo (ospita 60 carcerati) se dovesse essere oggetto di mire terroristiche.
Credo che con la chiusura del carcere dell'Asinara si ritenesse - spero che l'idea sia ancora attuale - di aver abbandonato definitivamente l'idea delle carceri di massima sicurezza per interessarsi di più dei nostri detenuti, che necessitano di essere curati e recuperati a una vita sociale possibile; aspetto ormai lasciato alla buona volontà dei direttori part-time, come ho detto, e ai pochi operatori sociali che con grande abnegazione cercano di recuperare l'uomo carcerato. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Signora Presidente, dopo l'intervento del Presidente della Commissione mi permetto anch'io di dire che su questa mozione siamo d'accordo con la prima firmataria, l'onorevole Zuncheddu. Credo che le problematiche rappresentate in questo documento siano condivisibili e che questo Consiglio non possa esimersi dal votare a favore e unitariamente la mozione, per tutte le problematiche che, appunto, sono state ben rappresentate.
Ci lamentiamo continuamente del fatto che la Sardegna viene scippata dallo Stato centrale e dobbiamo dire che, invece, in questa occasione qualcosa ce la vogliono dare, se è vero come è vero che buona parte dei detenuti sottoposti al regime del 41 bis potrebbe, a brevissimo termine, soggiornare nella nostra isola! Sappiamo chi sono questi signori, persone di altissimo lignaggio malavitoso, per cui non credo assolutamente che la Sardegna, pur essendo terra di grande ospitalità, possa permettersi di ospitarli, per tutte le ragioni che sono state ben rappresentate. Credo che si debba cogliere con soddisfazione l'atteggiamento dei colleghi dell'opposizione e, in primis, del Presidente della seconda Commissione, affinché si possa avviare davvero un discorso di unitarietà rispetto a problematiche serie che riguardano la nostra Isola e le nostre comunità. Pertanto ritengo che questa mozione, integrata con i suggerimenti dell'onorevole Silvestro Ladu, possa essere davvero votata all'unanimità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). E' vero, onorevole Ladu, che questa è una proposta che rientra nel piano Ionta-Alfano, rispettivamente Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e Ministro della giustizia. E' vero che è una proposta, però è una proposta alla quale noi, come Consiglio regionale, dobbiamo dire no in maniera forte, perché 400 dei 600 detenuti sottoposti al cosiddetto carcere duro arriverebbero, dal 2010, a Cagliari e a Sassari. La Sardegna diventerebbe, cioè, roccaforte per reclusi pericolosi.
Ma non è soltanto il piano Ionta a prevederlo (tra l'altro è vero che mancano ancora i soldi per completare le strutture di Cagliari e Sassari; sono soldi che rientrano nell'arcipelago dei fondi FAS e chissà quando li vedremo), perché, per esempio, il disegno di legge sulla sicurezza dice molto chiaramente che i detenuti sottoposti al regime del 41 bis "devono essere ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari". Quindi 200 posti, su un totale di 550, sarebbero previsti nel nuovo carcere di Macchiareddu e altri 200, su 430, nel nuovo carcere di Bancali, in comune di Sassari.
Allora, io credo che la Sardegna abbia già dato in termini di servitù militari - poi parleremo del nucleare -, per cui queste proposte sono da rigettare con forza. Bene hanno fatto la collega Zuncheddu e tutto il centrosinistra a presentare questa mozione, che mi auguro venga votata all'unanimità da quest'Aula. Bisogna mettere fine all'emergenza negli istituti di pena isolani, che hanno una capienza complessiva di 1.700 posti e attualmente ospitano oltre 2.100 detenuti. In Italia ci sono 23.000 detenuti in più di quanti gli istituti di pena ne possano tollerare, insomma le carceri sarde nel frattempo diventerebbero valvole di sfogo di quelle della penisola.
C'è un altro impegno che chiediamo di assumere, ed è quello di trasferire i detenuti sardi nelle sedi di detenzione isolane, come ha ricordato anche il collega Carlo Sechi. Lo dobbiamo fare ai sensi della legge numero 350 del 1975, che lo prevede esplicitamente all'articolo 42, lo dobbiamo fare sulla base del protocollo d'intesa sottoscritto dalla Regione Sardegna e dal Ministero della giustizia il 7 febbraio 2006, e lo dobbiamo fare in attuazione dell'ordine del giorno approvato dal Consiglio il 22 novembre 2007, uno dei tanti ordini del giorno che approviamo, ma difficilmente attuiamo.
C'è, poi, la situazione del personale, come diceva molto bene il Presidente della seconda Commissione, l'onorevole Ladu. La pianta organica prevede 1.324 unità, sono in servizio 1.153 dipendenti, di cui 1.091 uomini e 62 donne. Occorre, quindi, potenziare l'organico degli agenti di polizia penitenziaria. Bisogna, inoltre, attivare un tavolo tecnico-politico; lo chiedono i sindacati e lo prevede il protocollo d'intesa sottoscritto dalla Regione e dal Ministero della giustizia il 7 febbraio 2006, con il quale la Regione si è impegnata a istituire una Commissione interistituzionale permanente e una segreteria tecnica regionale che supportasse la Commissione nell'attuazione di quel protocollo.
Credo che dobbiamo dare seguito agli atti di questo Consiglio regionale, ai protocolli che vengono siglati, rispetto ai quali dobbiamo essere conseguenti. Per questi motivi naturalmente sono d'accordissimo sul fatto che la Regione debba farsi carico della situazione di grave allarme per lo stato di degrado in cui versano le carceri sarde, affinché veramente, anche sulla base della legge sui servizi alla persona, che ha dato origine a quel protocollo, ci siano per i detenuti condizioni che ne favoriscano effettivamente la rieducazione e il reinserimento nella società, come è degno di un Paese civile.
Per questi motivi noi abbiamo proposto questa mozione, sulla quale crediamo, anche sulla base delle parole del Presidente della Commissione, che possa esserci il voto unanime del Consiglio regionale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevoli consiglieri, onorevole Presidente, diciamo subito che nelle carceri sarde, così come nelle altre carceri italiane, oggi si registra un livello di sovraffollamento superiore a quello esistente prima dell'ultimo indulto varato dal Governo nazionale. In Sardegna la soglia massima tollerabile prevista per le carceri viene superata di circa 400 unità. I detenuti sardi rappresentano il 50 per cento della popolazione carceraria, mentre il 40 per cento è costituito da detenuti extracomunitari, che vengono inviati in Sardegna perché per le famiglie che devono raggiungerli è indifferente che siano nella nostra isola o in un'altra regione italiana. Solo il 10 per cento dei carcerati presenti nella nostra isola sono cittadini di altre regioni dello Stato. Invece i detenuti sardi che sono fuori della Sardegna sono meno di 150.
L'Amministrazione penitenziaria, nella distribuzione dei carcerati, non risponde alle trattative intercorse con la Regione sarda, bensì a propri programmi, al Parlamento nazionale e al Governo. Naturalmente, da quel che ci risulta, cerca di distribuire la popolazione carceraria in modo uniforme su tutto il territorio dello Stato, con criteri per quanto possibile oggettivi. Ripeto, c'è in Sardegna una concentrazione di detenuti extracomunitari percentualmente superiore a quella presente nelle altre regioni proprio perché ci sono problemi di sovraffollamento delle carceri un po' dappertutto e l'Amministrazione penitenziaria ha ritenuto che ciò fosse più rispondente alle proprie esigenze organizzative. Comunque non ha contrattato con noi questo aspetto.
L'Amministrazione regionale ha competenze che attengono al funzionamento delle carceri e che riguardano soprattutto il mio Assessorato sotto l'aspetto della sanità, cosa della quale abbiamo avuto modo di parlare anche in Commissione sanità. Ci stiamo attivando per il buon funzionamento della sanità carceraria, stiamo procedendo al recepimento della direttiva nazionale per creare un sistema di assistenza sanitaria regionale nelle carceri, per migliorare la situazione nel suo complesso e anche per garantire il mantenimento degli attuali posti di lavoro. Abbiamo anche competenze notevoli in campo sociale, come è facilmente comprensibile, e comunque esistono, mi risulta, dei programmi di collaborazione tra Amministrazione penitenziaria, amministrazioni locali e associazioni dei territori dove le carceri insistono e quindi anche della Sardegna.
Non ci risulta che siano previsti trasferimenti di massa in Sardegna di detenuti di particolare pericolosità sociale. Non ci è stato riferito nulla di simile né da parte del Governo né da parte dell'Amministrazione penitenziaria, almeno per il presente e per il futuro prossimo. Comunque, diciamo che questo sarebbe oltremodo difficoltoso, perché vi è già una situazione di notevole sovraffollamento nelle nostre carceri, come risulta dai dati che ho testé riferito (circa 400 unità in più della capienza prevista) e se questi soggetti pericolosi dovessero essere trasferiti in Sardegna occorrerebbe programmare il trasferimento di un numero di carcerati ben superiore a quello delle unità in esubero, bisognerebbe prendere particolari accorgimenti tecnici e così via. Per cui mi sembra molto improbabile che nel breve e medio periodo possa arrivare una popolazione carceraria di questo tipo in Sardegna senza causare contraccolpi su tutta l'organizzazione carceraria.
Diciamo che risulta anche a noi che sia prevista l'apertura - già ricordata da alcuni colleghi - di quattro nuove carceri a Cagliari, Sassari, Oristano e Tempio, che potrebbero garantire, per la loro capienza, condizioni di vivibilità ben più civili rispetto alle attuali e rispondenti ai parametri fissati per tutte le carceri italiane. Per quanto riguarda la consegna di queste strutture, anch'io ho dati che prevedono la consegna, tra qualche anno, degli edifici attualmente in stato di costruzione più avanzato, per cui nessuno può pensare che nel breve periodo possa arrivare la popolazione carceraria di cui si parla, proprio per un'oggettiva impossibilità.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue LIORI.) Tanto meno posso dare indicazioni su quale tipo di popolazione carceraria potrebbe arrivare un domani, perché fra tre, quattro o cinque anni lo Stato potrebbe decidere diversamente e non essendo noi certamente dei chiaroveggenti non possiamo prevedere questa decisione, che va comunque concordata con lo Stato e, giustamente, anche con la Regione, perché lo Stato non può prendere un provvedimento di questo tipo senza informarci.
In ogni caso vorrei ricordare che l'apertura delle nuove carceri, fatto non irrilevante, offrirà a migliaia di agenti di polizia penitenziaria sardi che lavorano nella penisola e che attendono da decenni di poter ritornare in Sardegna, un'opportunità importante di avvicinamento alle loro famiglie, cosa che riteniamo assolutamente positiva per tutta la regione sarda. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, ringrazio il consigliere Ladu, Presidente della seconda Commissione, per aver riferito sul dibattito in corso nella Commissione a favore del progetto di miglioramento delle condizioni di vivibilità nelle carceri sarde e di recupero dei nostri detenuti. Un ringraziamento speciale va all'Assessore per le parole assolutamente rassicuranti. Per cui se non è reale che sia previsto questo "dono Alfano" - io lo chiamo così "dono Alfano" per la Sardegna, che si aggiunge agli altri doni che questo Governo ci sta riservando, purtroppo, fra centrali nucleari e minacce varie -, e se lei, Assessore, è così rassicurante nel dirci che non c'è niente di vero al riguardo, noi ne siamo molto contenti e auspichiamo realmente un voto unitario a favore di questa mozione.
Ringrazio anche per l'integrazione ai temi portati dai consiglieri nei loro interventi rispetto alla condizione delle carceri, sia sul fronte sanitario sia sul fronte sociale e urbanistico. La novità della situazione carceraria odierna è che mentre cresce il numero dei detenuti diminuisce il numero degli agenti e questo avviene anche perché il numero degli agenti, di per sé insufficiente, viene decimato anche dalle assenze; assenze assolutamente giustificate per le patologie a cui vanno incontro, soprattutto quelle da stress, e questo è assolutamente comprensibile. L'incremento della popolazione carceraria è attribuibile in buona parte anche alla legge Bossi-Fini, che affronta i problemi dell'immigrazione clandestina in termini che assolutamente io, a livello personale, e tutta l'opposizione non possiamo condividere.
Il nostro Stato noi lo definiamo spesso sociale e io dico che tale definizione è ingiusta, perché ci troviamo di fronte a uno Stato più che altro penale, e proprio la situazione carceraria lo dimostra. Il numero elevato di giovani, anche di giovani sardi, che drammaticamente sempre più spesso vengono ospitati dalle carceri è un segnale molto schietto, conclamato direi, dell'assenza dello Stato nella realtà sociale della nostra terra. E' importante, quindi, anche sulla base delle dichiarazioni fatte dall'Assessore, che la Regione Sardegna dialoghi col Ministero della giustizia affinché davvero quanto è stato dichiarato non sia assolutamente portato a termine. Grazie.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, mi riservo di fare dopo la dichiarazione di voto. Se è possibile vorrei che si chiarisse la posizione del Presidente della seconda Commissione, perché non si è capito se vota a favore o contro, e il parere, favorevole o contrario, della Giunta sulla mozione, di modo che capiamo come sono orientati.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ladu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Io avevo svolto un intervento, non una dichiarazione di voto. Considerato che le richieste contenute nella mozione sono tutte previste in una risoluzione approvata dalla Commissione diritti civili, per quanto ci riguarda, come componenti della Commissione, il nostro voto è favorevole, perché, ripeto, sono rivendicazioni che noi avevamo già avanzato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, chiederei ai presentatori della mozione, se sono d'accordo, eventualmente di formulare un ordine del giorno che possa essere condiviso da quest'Aula, perché se dovessi annunciare il voto del P.d.L. sulla mozione è chiaro che sarebbe un voto contrario. Diverso è se condividiamo alcuni punti della mozione e allora il discorso si può affrontare.
Chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti, per consentire la predisposizione di un ordine del giorno unitario.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 41 , viene ripresa alle ore 12 e 00.)
54 del Regolamento. (15)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione per parti della mozione. La prima parte da "premesso" a "mortificati dalla grave crisi" e la seconda parte da "impegna il Presidente della Regione" fino alla fine.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Non per dichiarazione di voto, ma per conoscere il parere della Giunta.
PRESIDENTE. Assessore Liori, sulla richiesta di votazione per parti separate, qual è il parere della Giunta?
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Favorevole.
PRESIDENTE. La Giunta esprime parere favorevole, onorevole Bruno.
BRUNO (P.D.). Vorrei sapere qual è il parere sulla mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Ne ha facoltà.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. La mozione è in larga parte condivisibile. L'unica cosa che, a nostro parere, non è condivisibile è il fatto che si parte da un presupposto di cui non abbiamo traccia documentale, cioè che il Governo abbia dato delle direttive per costruire dei bracci speciali con un numero di posti così consistente da lasciar intendere che voglia effettivamente mandare in Sardegna un certo numero di detenuti in regime di 41 bis, il che trasformerebbe la nostra Isola in un carcere speciale. Su questo ci si chiede una censura preventiva verso il Governo che istituzionalmente non ci sentiamo di fare, perché non abbiamo elementi che lo attestino. Tutto il resto mi sembra talmente di buon senso che penso si possa condividere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ben Amara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' un bene che siamo diventati tutti dei costruzionisti comunque in politica. Personalmente ho rinunciato a intervenire sulla nostra mozione lasciando campo libero al Presidente della seconda Commissione, di cui sono Vicepresidente, convinto del fatto che la Commissione fosse pienamente d'accordo sul contenuto della mozione.
Cosa c'è di non condivisibile nella mozione? Forse si sono create delle posizioni contro questa mozione per un fatto puramente personale, non vorrei crederci, ma è così. Smettiamola di ricorrere al pensiero liquido, non si può essere gestori del rischio. L'inconcepibile, l'inimmaginabile non può diventare brutalmente possibile. Ma sappiamo che l'ansia e la paura dei sudditi sono momenti costitutivi dello pseudopotere, il potere dell'inganno, e voi ci state ingannando!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, annuncio il voto di astensione del Gruppo del Partito Sardo d'Azione. E il motivo è facilmente comprensibile. Noi ieri abbiamo presentato un ordine del giorno per cercare una soluzione unitaria - che non si è trovata - rispetto a delle mozioni di parte, ovvero di maggioranza o di opposizione.
Adesso è in discussione una mozione dell'opposizione e vi posso dire che se i colleghi dell'opposizione avessero agito come abbiamo agito noi ieri, il nostro partito non ci avrebbe pensato un attimo a votare a favore di questa mozione. Ma ciò che mi lascia perplesso è il fatto che mentre noi, ieri, tra gli impegni alla Giunta prevedevamo le cose più pesanti e vincolanti per la Giunta stessa, in questa mozione la cosa più vincolante è messa come premessa, al primo punto, e non nella parte che impegna il Presidente della Regione e la Giunta. Questa è un'anomalia, è una contraddizione rispetto a ciò che si scrive e che si vuole ottenere, di conseguenza il nostro voto resta di astensione. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, ci troviamo di fronte a delle contrapposizioni politiche assolutamente banali e pericolosissime, visto che comunque stiamo decidendo della qualità della vita della nostra gente. Il fallimento di tutto il sistema politico è legato spesso a queste contrapposizioni banali, perché in politica si fanno salti di pollo convinti magari di fare voli d'aquila, ma sino a quando non riusciremo realmente a fare voli d'aquila in questo sistema politico non vedremo il sole sorgere. E adesso continuiamo di questo passo con le vostre contraddizioni, perché stranamente da tutti gli interventi è emersa una volontà comune di affrontare questo discorso e di evitare che si possa…
(Interruzione)
PRESIDENTE. Onorevole Giacomo Sanna, per cortesia!
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, mi farà recuperare vero? Io ascolto tutti con profondo rispetto.
PRESIDENTE. Tre secondi di recupero. Prego, onorevole Zuncheddu.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io ascolto con profondo rispetto. Per cui mi sorprende il fatto che sia cambiato l'atteggiamento in quest'Aula. Non capisco con esattezza che cosa sia successo. Mi rivolgo anche a lei, assessore Liori, che ci ha rassicurato sul fatto che una certa cosa non avverrà, perché non è vera e così via. Perché non vota la mozione, allora? Perché non è più d'accordo? Intanto non comporta nulla un voto anche preventivo.
Vorrei capire meglio le vostre dinamiche. Vi state contrapponendo semplicemente perché la proposta nasce da una certa parte politica. Se si decide così del destino dei sardi qua dentro, gei seisi a frori!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Intervengo, Presidente, per confermare ciò che ha già detto il mio Capogruppo, e quindi noi ci asterremo, però vorremmo che altri si astenessero, nel dibattito politico, dal giudizio tranchant su quello che i colleghi pensano. Qui nessuno è tacciabile di giudizi pesanti quali quelli che abbiamo sentito nell'ultimo intervento, che partono da una presunzione di superiorità morale che non è certificata da nessuno.
Noi siamo indignati perché, cara onorevole Zuncheddu, ieri si diceva che nei dispositivi delle mozioni si devono scrivere le cose importanti e non si capisce perché voi abbiate scritto nella premessa che non volete le carceri speciali - e noi siamo d'accordo - e non l'abbiate ripetuto nel dispositivo, che diventa un appello generico ai buoni contenuti e alla rieducazione nelle carceri. Questo avete fatto, avete messo in premessa, cioè nella parte che non impegna nessuno, la descrizione del fatto che in Sardegna si faranno le carceri speciali. Non impegna nessuno tutto questo perché è scritto in premessa, mentre nel dispositivo siamo all'acqua fresca. E lei pretende, poi, di dare lezioni sulla qualità morale degli altri!
Questo è un ordine del giorno per posizionamento politico generico, non produce nulla e non impegna nessuno a fare nulla. Questa è la vostra superiorità morale? Questa è la superficialità morale di cui siete maestri!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Intanto, assessore Liori, il piano Alfano è agli atti. Tutti i giornali hanno annunciato, compresa "L'Unione Sarda", la proposta del piano Ionta-Alfano: da un lato si dice che il carcere dell'Asinara non verrà riaperto, dall'altro si parla di giro di vite per quanto riguarda il 41 bis, con la presenza nelle due nuove carceri di Cagliari e Sassari dei detenuti sottoposti al carcere duro. E indicano anche i numeri, è tutto scritto. Per cui dovete fare una scelta, dovete chiarire insomma se viene prima il centrodestra o la Sardegna, e dovete chiarirlo una volta per tutte.
Questa mozione non è acqua fresca. Anche nel dispositivo, onorevole Maninchedda, noi diciamo che occorre garantire la tutela dei detenuti sardi da infiltrazioni derivanti dalla convivenza in carcere con elementi della criminalità organizzata, appartenenti alla più agguerrita delinquenza italiana e internazionale. E giustamente, in premessa, abbiamo citato degli atti, da un lato il piano Ionta-Alfano, dall'altra il disegno di legge sulla sicurezza, che dice che i detenuti sottoposti al carcere duro devono andare nelle isole.
Questi sono atti, poi potete fare quello che volete, nel senso che capisco che c'è una posizione politica da mantenere, però veramente credo che la Sardegna vada messa al primo posto nel rapporto col Governo. Occorre sempre aprire una vertenza, una politica conflittuale che fa bene alla nostra regione; il resto veramente fa parte del linguaggio politichese che si instaura in quest'Aula, dove non vengono messi al primo posto i diritti dei sardi.
Adesso ci apprestiamo a votare e nel voto probabilmente ci distingueremo, ma non siamo divisi nel merito, è semplicemente il gioco delle parti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, vorrei fare una riflessione essenzialmente di carattere politico. Spesso riusciamo, per problemi di bandiera o bandierina, non voglio dire banderuola, a rovinare anche i momenti che sembrano portare questo Consiglio regionale a un'intesa, che sono importanti non rispetto a noi che siamo qui, privilegiati rispetto ai sardi, ma rispetto ai problemi della Sardegna.
Voglio fare un ragionamento di carattere politico, soprattutto col Capogruppo "della" P.d.L., se è possibile.
ARTIZZU (P.d.L.). "Del" P.d.L., non "della" P.d.L.
SALIS (I.d.V.). Ho detto "del P.d.L.", onorevole Artizzu, ella è persona attenta!
L'onorevole Mario Diana è impegnato in un'animata discussione con il Presidente della Commissione, di cui ho apprezzato l'apertura e la disponibilità rispetto a questa mozione. Stavo dicendo, onorevole Diana, che non capisco perché dobbiamo rischiare di rovinare alcuni passaggi importanti e unitari che il Consiglio regionale si predispone a compiere. Badate, porto l'esempio anche dell'atteggiamento che abbiamo assunto, come opposizione, relativamente al collegato alla finanziaria, argomento non dico più importante, ma sicuramente più "attenzionato" da parte dell'opinione pubblica e degli organi di stampa, quando per questioni esclusivamente di parte…
Onorevole Campus, onorevole Diana, io vorrei essere ascoltato. Onorevole Campus, sto parlando del fatto che, come è successo per il collegato alla finanziaria, interessi di parte rischiano di rompere un clima di collaborazione, come è avvenuto, per esempio, con l'emendamento al collegato alla finanziaria che ha attuato la riforma della sanità in Sardegna attraverso il commissariamento "illegittimo" delle Aziende sanitarie. Voglio dire che sono atteggiamenti di parte che rischiano di rovinare un percorso unitario che il Consiglio regionale, su alcune materie, può portare avanti. Sinceramente, io mi sono compiaciuto delle affermazioni fatte dal Presidente della Commissione, prima che venisse corretto.
LADU (P.d.L.). Io non ho corretto nulla!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, la correzione infatti è dell'onorevole Diana, che ha corretto l'onorevole Ladu. Ma mi pare che ci sia un po' di confusione, perché se la consigliera Zuncheddu e gli altri colleghi presentatori avessero messo la premessa come impegno probabilmente la mozione sarebbe stata ancora meno condivisibile da parte del centrodestra, avendo l'assessore Liori detto che l'unica parte non condivisibile è la premessa. Quindi mi pare che sia in sintonia con il pensiero dell'Assessore il fatto che l'impegno riguardi una questione certa, e cioè il disagio nelle carceri sarde: il disagio del personale che vi lavora, il disagio dei detenuti per il sovraffollamento e il rischio, come è stato detto, che a questo disagio si possa aggiungere la possibile convivenza con elementi della criminalità organizzata, come appare da un piano che, però, non viene indicato esattamente nell'impegno, ma viene citato nella premessa, perché, come l'onorevole Bruno e altri colleghi hanno segnalato, l'esistenza di questo piano è stata denunciata dalla stampa ed è argomento di discussione anche a livello parlamentare, quindi non è una nostra invenzione.
Avendolo indicato in premessa, proprio perché segnalato dagli organi di informazione, non ci è sembrato opportuno richiamarlo anche nella parte dell'impegno, proprio perché non ci sono atti concreti. Quindi, non essendoci un impegno circa le cose che ha segnalato come non condivisibili l'assessore Liori, non vedo la ragione per cui la mozione del centrosinistra non possa essere approvata, se non per quella contrapposizione tra schieramenti che ieri è stata denunciata a parti invertite rispetto a oggi. E' stato detto da altri colleghi, come l'onorevole Ben Amara, Vicepresidente della Commissione competente per materia, che le cose riportate nella mozione sono state argomento di discussione in Commissione e sono state condivise da tutti, quindi non capisco questa volontà di non votare la mozione, sulla quale dichiaro il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io voterò a favore della mozione con un po' di preoccupazione. In fondo è quotidiano ormai in quest'Aula questo comportamento; dimentichiamo che il nostro agire costruisce la percezione dei cittadini sulla qualità dei propri governanti. E di fronte a problemi come questi, la domanda che sarebbe opportuno porsi, perché questo non è un argomento ideologico né un argomento che può essere sottoposto alla demagogia delle parti, è anche la domanda più ovvia: che cosa è giusto, è bene e soprattutto è voluto dal popolo sardo? Poco importa ai cittadini della Sardegna dei sofismi su come è andato il voto di ieri e su come ci comporteremo domani. Il problema è semplice, questi sono temi sentiti trasversalmente e in maniera uniforme da tutti i cittadini. Le divisioni ideologiche e demagogiche che produciamo ogni giorno hanno un unico risultato: la politica e le istituzioni non rappresentano la volontà popolare.
Questa è la strada che abbiamo percorso in questi sei mesi. Avete enfatizzato, il giorno della celebrazione unitaria contro la chiusura delle industrie, la frase di un vostro importante esponente che vi ha raccomandato di mettere prima la Sardegna e poi il centrodestra. Da quella seduta, in ogni occasione, voi mettete prima il centrodestra e poi la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Io apprezzo certamente gli sforzi di dialogo tra la maggioranza e l'opposizione, anche se non è la prima volta che ricordo in quest'Aula che il compromesso, come elemento più importante da ricercare, non è mai la soluzione migliore, ma è la soluzione che media tra due posizioni. E credo che in politica non sempre le posizioni possano essere abbandonate per trovare una soluzione di compromesso tra posizioni antagoniste.
Sull'argomento specifico sento di dovermi esprimere sentitamente e convintamente con un voto contrario su tutta la mozione così com'è stata presentata, perché se è vero che il dispositivo nella sua banalità è assolutamente condivisibile (è una letterina a Gesù bambino? Perfetto! E' uno sforzo che vogliamo mantenere? Perfetto!), la premessa invece inficia tutto il discorso. E' una premessa basata su dati non confermati, che non sono stati smentiti dalla Giunta, ma sono stati dichiarati non ufficiali. Quindi sia il dispositivo che la premessa della mozione costituiscono un discorso inficiato da quella sindrome che gli inglesi chiamano NIMBY (not in my back yard), e cioè "purché non si faccia nel mio giardino"! Allora, la mafia deve essere combattuta purché i detenuti mafiosi non vengano qua, le cose devono essere fatte purché non si facciano a casa nostra.
Ebbene, stiamo parlando di un senso di solidarietà non solo nazionale, ma anche internazionale, perché la mafia è un problema anche nostro, la lotta alla mafia è un problema anche nostro. Allora, vogliamo dire che la Sardegna non deve essere l'unica regione in cui concentrare i detenuti sottoposti al regime del 41 bis? Benissimo, su questo ci confronteremo, la Giunta ha avuto un mandato per difendere e tutelare i sardi e noi di questa Giunta ci fidiamo. Ma il NIMBY non è nelle mie corde!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). E' da ieri, ma non soltanto da ieri, che la maggioranza sollecita l'opposizione ad attenersi a una discussione sul merito e a privilegiare il merito agli schieramenti politici. Bene, una mozione affronta questioni di merito; si può essere d'accordo o meno, però affronta questioni di merito, come la mozione che abbiamo presentato sulla condizione delle carceri. Era sembrato, nella prima fase di dibattito, che ci fosse la volontà del Consiglio, indipendentemente dagli schieramenti, di discutere sul merito. A un certo punto, non comprendo perché, si è ritrattata questa volontà.
Onorevole Campus, questa mozione non è una letterina, come quella che si metteva ai nostri tempi sotto il piatto del genitore e con cui si chiedevano alcuni doni a Gesù Bambino. Noi chiediamo al Consiglio di impegnare, con grande rispetto, il Presidente della Regione e la Giunta regionale su una serie di questioni. Mi è sembrato, tra l'altro, che anche l'Assessore nel suo intervento abbia riconosciuto l'esigenza di un impegno in questa direzione da parte di tutta la Regione.
Credo che non sia un atto di sfiducia semplicemente per il fatto che la mozione è stata presentata dall'opposizione. Onorevole Campus, io non ho capito, francamente, qual è il merito per cui lei dice no. Ha soltanto detto che non era d'accordo a fare letterine di buone intenzioni, ma allora ci dica qual è il modo attraverso il quale il Consiglio può sollecitare in termini propositivi la Giunta. Io davvero non comprendo, e credo che non lo si comprenderà al di fuori di quest'Aula, il rifiuto a votare una mozione che chiede di intervenire sulle condizioni del carcere, sulle condizioni dei lavoratori che effettuano la vigilanza, sulle condizioni dei carcerati, sul rischio abbastanza palese di infiltrazioni di elementi della criminalità organizzata che non hanno nulla a che vedere con chi ha commesso atti a delinquere in questa regione, in particolare con i sardi. Mi pare che ci sia un'esigenza di tutela di queste cose e davvero non si comprende il bisogno di dire: "lo avete chiesto voi e noi non lo votiamo".
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signor Presidente, il Gruppo dell'U.D.C. si asterrà dalla valutazione di questa mozione, pur sottolineando che per alcuni aspetti non si può che condividere, soprattutto per quanto riguarda la denuncia della grave situazione delle carceri in Sardegna e in Italia. A nostro avviso, la Sardegna ha sempre pagato il giusto prezzo - forse l'elevato prezzo - nel segno della solidarietà con il nostro Paese. Non ci siamo mai tirati indietro: abbiamo pagato direttamente, come voi tutti sapete, per l'Abruzzo (La Maddalena forse più degli altri); abbiamo sicuramente dato il nostro contributo sulle carceri, tanto che per anni il carcere dell'Asinara e quello di Badu 'e Carros sono stati carceri speciali nell'ambito dell'applicazione del regime del 41 bis; abbiamo dato il nostro contributo per la spazzatura campana; abbiamo dato il nostro contributo nelle missioni cosiddette di pace, alle quali, giustamente, il nostro Paese partecipa a livello internazionale. Diciamo che per quanto riguarda le carceri abbiamo già dato.
La situazione delle carceri è difficile, ci sono condizioni di degrado sociale che non vorremmo ulteriormente aggravare con infiltrazioni esterne. Esiste una relazione del Presidente della seconda Commissione che richiama l'attenzione del Consigliò regionale e delle istituzioni sulla grave carenza infrastrutturale, ma anche sulla condizione degli addetti alla sicurezza nelle carceri e sui continui trasferimenti dei direttori di alcune di esse. Insomma, c'è una situazione che in questo momento credo possa escludere la Sardegna da eventuali programmi di interventi riguardanti il carcere duro.
Questo è quanto pensiamo e perciò ribadiamo la nostra posizione di astensione, richiamando comunque l'attenzione su un problema che potrebbe avere dei risvolti sociali gravi e magari non più recuperabili per la nostra Isola.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, l'unico termine che mi viene in mente adesso è "ritrattazione", perché se una ritrattazione c'è stata non è certo quella che noi abbiamo visto nelle giornate di ieri e di oggi. Ieri poteva essere dovuta a una presenza per qualche verso ingombrante del centrosinistra, oggi per il centrodestra certamente non ci sono ingombri.
Insomma, onorevole Giampaolo Diana, se le debbo spiegare che cosa è tecnicamente una mozione credo di avere la possibilità di farlo, ma non lo vorrei spiegare io, perché l'hanno già spiegato esaurientemente i colleghi Maninchedda e Campus. La premessa, che di norma è un'affermazione certa, contenuta in questa mozione non corrisponde al vero, è un falso palese. Ho parlato dieci minuti fa con il Presidente della Commissione giustizia del Senato, il quale mi ha detto che non è stato presentato nessun programma di questo genere, che questa questione non è ancora all'attenzione del Senato della Repubblica, ma è in fase di discussione. E ora io, Capogruppo del P.d.L., dovrei votare la mozione perché l'onorevole Zuncheddu, forte delle sue strade, forte delle sue conoscenze geografiche mi dice che 400 posti per i detenuti sottoposti al regime del 41 bis saranno certamente in Sardegna? Sul fatto che dobbiamo stare tutti attenti a che questo non avvenga sono certamente d'accordo, ma se qualcuno pensa che il centrodestra, e in questo caso il P.d.L. e tutti coloro che ne fanno parte, voglia votare una cosa di questo genere, sappia che il P.d.L. non è assolutamente disponibile, perché questo è un falso palese e sui falsi noi non votiamo!
Noi siamo disponibili, lo abbiamo dichiarato, a votare a favore dei tre punti che costituiscono un impegno per la Giunta anche da parte nostra, ma non dovete pretendere che io avalli una premessa che è un falso palese. Questo non sarà mai né in quest'Aula né fuori di qui!
Quando si verificheranno le condizioni ipotizzate staremo certamente attenti, ma non perché ce lo dice l'onorevole Zuncheddu!
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per parti della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri Massimo Mulas e Antioco Porcu sono presenti, pertanto il congedo si intende revocato.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della premessa della mozione numero 15.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Mula e Zuncheddu hanno votato a favore e che i consiglieri Biancareddu, Sanna Matteo, Sanna Paolo, Stochino e Tocco hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Ladu - Lotto - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Contu Mariano - De Francisci - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Meloni Francesco - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: Capelli - Cappai - Cossa - Dessì - Maninchedda - Milia - Obinu - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 54
astenuti 11
maggioranza 28
favorevoli 26
contrari 28
(Il Consiglio non approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del dispositivo della mozione numero 15.
(Segue la votazione)
Prende atto che la consigliera Zuncheddu ha votato a favore e che il consigliere Steri si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Piras - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Risponde no il consigliere Campus.
Si sono astenuti: Biancareddu - Capelli - Cappai - Cossa - Dessì - Maninchedda - Milia - Obinu - Pitea - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 64
votanti 51
astenuti 13
maggioranza 26
favorevoli 50
contrari 1
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Presidente, chiederei dieci o quindici minuti di sospensione perché lei possa verificare se e quando il Presidente della Regione vorrà partecipare alla discussione del prossimo argomento all'ordine del giorno, sul quale ha rilasciato importanti dichiarazioni alla stampa.
A noi sembra che l'argomento sia talmente rilevante da richiedere la presenza non dico pregiudiziale, ma necessaria del Presidente della Regione, senza nulla togliere all'apprezzata presenza degli Assessori. Le chiederei, quindi, di valutare la possibilità che il Consiglio sappia adesso se il Presidente della Regione parteciperà alla discussione. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, non è necessario interrompere la seduta, perché il Presidente ha delegato l'assessore Liori e quindi possiamo tranquillamente procedere con i lavori.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). No, Presidente, per cinque anni, nella scorsa legislatura, abbiamo assistito alle prese di posizione di autorevoli e autorevolissimi rappresentanti dell'opposizione di allora che rimarcavano costantemente l'assenza del presidente Soru alle discussioni consiliari. Finora nessuno ci può accusare di aver avuto le pesanti cadute di stile che ci sono state anche nella scorsa legislatura su questo tema. Non abbiamo mai sollevato questa questione perché sappiamo che il Presidente della Regione, per fortuna, ha una miriade di impegni. Sappiamo, per avere consuetudine con le aule non solo parlamentari, ma anche dei più piccoli comuni, che il Sindaco, il Presidente della Giunta provinciale e il Presidente della Regione, a maggior ragione, debbono occuparsi di temi importanti, quindi non possono seguire continuativamente i lavori dell'Aula, ma insisto, presidente Cossa, al di là della delega legittima, nell'invitarla a farsi portavoce della richiesta delle opposizioni, a nome della cui totalità ho l'onore di intervenire in quest'Aula sull'argomento che ci apprestiamo ad affrontare, riguardo alla presenza del Presidente della Regione. Grazie.
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Salis, lei chiede qualcosa che non rientra nella potestà di questa Presidenza. Il Presidente della Regione è impegnato a Roma, come lei probabilmente sa, quindi oggi non può essere presente in quest'aula. Ha ritenuto di delegare l'Assessore della sanità a rappresentarlo e quindi, onestamente, non vedo impedimenti alla discussione del prossimo argomento all'ordine del giorno, ovvero la mozione numero 16. Le chiederei di lasciar procedere i lavori, perché effettivamente l'argomento è importante e credo che meriti di essere discusso.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, colgo la sua richiesta e chiedo una breve sospensione per potermi consultare con i Gruppi che hanno presentato la mozione. Grazie.
PRESIDENTE. La richiesta è accolta. Sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 40, viene ripresa alle ore 13 e 03.)
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, apprezzate le circostanze, sospendo i lavori del Consiglio, che riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 03, viene ripresa alle ore 16 e 38.)
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta del 23 settembre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo una breve sospensione.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 39, viene ripresa alle ore 16 e 40.)
Regolamento. (16)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 16.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo, Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di approvare con la massima urgenza un provvedimento che vieti sotto ogni forma la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e lo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che il dibattito di queste ultime settimane si è concentrato sulle politiche energetiche e lo scorso 24 febbraio 2009 il Presidente del Consiglio ha incontrato a Roma una delegazione del Governo francese alla presenza del Presidente Sarkozy;
VISTO che, in tale occasione, è stato approvato un accordo che prevede la realizzazione di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione (la prima operativa, si afferma, nel 2020) nel territorio italiano, gettando le basi per "un'ampia collaborazione" tra i due Paesi in tutti i settori della filiera, dalla ricerca allo stoccaggio delle scorie;
CONSIDERATO che:
- il Presidente della Regione nella sua relazione di presentazione del programma di governo dello scorso 20 marzo 2009 ha dichiarato:
"Quello energetico è un tema centrale del nostro programma di legislatura che, peraltro, ci ha visto impegnati con i nostri alleati del Psd'Az su precisi e condivisi punti programmatici che riguardano in particolare l'inserimento fra le priorità della creazione di un polo ambientale avanzato di ricerca, sperimentazione e di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili ed il riconoscimento dell'esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia e rimanga denuclearizzato. Per queste ragioni intendiamo procedere alla riscrittura del Piano energetico regionale che promuova un maggior uso delle fonti energetiche rinnovabili (energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica e biomasse)";
- il Governo italiano ha definito soddisfacente il "risultato concreto" ottenuto e ha ringraziato per la disponibilità il Governo francese;
- nel 1987 si svolse in Italia un referendum con cui gli italiani dissero di no al nucleare con oltre l'80 per cento di voti;
- non è stata evidenziata la natura oggettivamente costosa dell'energia ottenuta per fissione (in termini di investimento economico, il cui esempio è la vicenda dell'EPR in Finlandia - ufficialmente in ritardo di 3 anni sui tempi di costruzione e costato almeno 2 miliardi di euro in più di quanto preventivato - ma anche considerando lo smantellamento e la messa in sicurezza degli impianti, senza fermarsi alla sola fase iniziale);
CONSIDERATE ancora:
- la pericolosità del problema a tutt'oggi irrisolto delle scorie radioattive (l'Italia non ha ancora un deposito per i rifiuti atomici del passato);
- la disponibilità limitata (non più di 50 anni) di uranio con riferimento ai dati esposti da scienziati favorevoli al ritorno al nucleare;
- la costosa necessità di sicurezza degli impianti da possibili incidenti e da attacchi terroristici;
VERIFICATO che:
- l'accordo sembra non tenere minimamente conto della tendenza mondiale (dal Presidente USA a gran parte dell'Europa) e degli studi internazionali riguardo al nucleare: considerato un passo indietro, una tecnologia obsoleta che non guarda al futuro e alla necessità di porre immediatamente (e quindi non con i decennali tempi richiesti dal nucleare) rimedio al riscaldamento globale, assicurando un futuro senza scorie e con una tecnologia non antiquata ma orientata alla sostenibilità e alla riduzione dei consumi, ovvero alle fonti rinnovabili e ad una maggiore educazione al risparmio energetico (a cui il nucleare, apparentemente facile e abbondante, oppone la cultura del consumo e dell'insaziabile richiesta di energia);
- nel giorno in cui Italia e Francia firmano l'accordo, su The Independent esce un'inchiesta che si riporta:
"Le centrali nucleari di nuova generazione - che la Gran Bretagna sta progettando di costruire e che sono già in fase di realizzazione in Francia e in Finlandia - sono più pericolose, in caso di incidente, di quelle vecchie che andrebbero a sostituire. A rivelarlo è un'inchiesta del quotidiano britannico The Independent; che ha ottenuto una serie di documenti interni all'industria del nucleare dai quali emerge che, sebbene i nuovi European pressurised reactors (Epr) siano meno esposti al rischio di guasti, nel caso si verificasse un incidente la fuoriuscita di radiazioni sarebbe molto maggiore e potrebbe fare anche il doppio delle vittime. Un rapporto redatto dalla società francese Edf rivela che l'emissione di isotopi radioattivi di bromo, rubidio, iodio e cesio sarebbe quattro volte maggiore rispetto alla fuoriuscita che si verificherebbe in un reattore tradizionale. Un altro studio della società di smaltimento di scorie radioattive Posiva Oy sostiene invece che l'emissione dell'isotopo iodio 129 sarebbe addirittura sette volte maggiore. Un terzo dossier, redatto dalla Swiss National Cooperative for the disposal of radioactive waste conclude invece che la fuoriuscita di cesio 135 e cesio 137 sarebbe maggiore di 11 volte. A rendere i nuovi Epr più pericolosi in caso di incidente, spiega il giornale, è il fatto che sono stati progettati per bruciare il combustibile nucleare ad una velocità doppia rispetto a quelli attuali, modificando la natura stessa del carburante. Oltre alla Finlandia e alla Francia, dove due reattori di nuova generazione saranno realizzati in Normandia, ad essere interessate alla costruzione degli Epr sono la Gran Bretagna, dove quattro reattori verrebbero realizzati dalla Edf in Somerset e nel Suffolk e l'India, che ne vorrebbe costruire sei.";
EVIDENZIATO che mentre il nostro Governo approva politiche energetiche derivanti da tecnologie degli anni '50, dagli enti locali arrivano, per fortuna, le prime risposte concrete, innovative, capaci di risolvere in tempi brevi e in modo conveniente la crisi energetica; ad esempio il Comune di Roma ha approvato una delibera che prevede la sostituzione degli impianti semaforici tradizionali con nuove lampade a led, una proposta che potrebbe generare una riduzione dei consumi di elettricità del 90 per cento: le attuali lampade hanno, infatti, una potenza da 80W, mentre la migliore tecnologia disponibile offre semafori a led da 7W,
chiedono l'impegno del Presidente della Regione
a riprendere e formalizzare, con la massima urgenza, il passaggio programmatico sopra citato attraverso l'approvazione di un documento che, partendo dall'assunto che chi produce materiale nucleare deve provvedere a stoccarlo e/o riciclarlo nel luogo di produzione:
1) vieti sotto ogni forma la costruzione di Centrali nucleari in Sardegna, e dichiari il territorio sardo indisponibile allo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da Centrali in altri luoghi costruite;
2) indichi come chiara alternativa l'attuazione di un Piano di Risparmio Energetico nonché del Piano Energetico Regionale mirante a promuovere un maggior uso delle fonti energetiche rinnovabili (energia solare, eolica, idroelettrica, geotermica, biomasse e vettore idrogeno);
3) assuma per la Regione l'impegno di dotare tutti i porti e gli aeroporti della Sardegna dei cosiddetti "portali", Unità monitor su telaio mobile, istallate su veicoli adeguati, per il rilevamento automatico di materiali radioattivi e nucleari nei veicoli e nei pedoni.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, esattamente l'8 e il 9 novembre del 1987, oltre venti milioni di italiani espressero, in un referendum abrogativo, la loro volontà di portare l'Italia fuori dal nucleare e individuarono con estrema precisione la strada dello sviluppo e del potenziamento delle energie alternative. Con quel referendum, che fu uno degli ultimi a raggiungere il quorum - purtroppo, aggiungo io - si definì in maniera precisa un'ipotesi di sviluppo della politica energetica che portò, è vero, alla chiusura di cinque centrali nucleari esistenti in Italia, ma non portò, come conseguentemente sarebbe invece dovuto succedere, allo sviluppo di una politica delle energie alternative degna di questo nome.
Noi sappiamo che, anche a fronte di una disposizione di legge che è stata approvata dal Governo nazionale, entro il mese di gennaio dell'anno prossimo, come termine ultimo, il Governo nazionale dovrà individuare - una commissione tecnica è al lavoro su questo proprio in questi giorni - i siti che dovranno ospitare le centrali nucleari e il deposito di stoccaggio delle scorie nucleari in Italia. Sappiamo anche, da autorevoli riviste specializzate del settore, che la Sardegna, per questioni geografiche, per questioni legate alla stabilità del suolo e per tutta una serie di questioni di carattere tecnico-logistico è sempre stata inserita tra i siti considerati "ottimali" per la costruzione di centrali nucleari. Vorrei ricordare che già dagli anni '70 l'attuale ENEA, allora CNEN, individuò tre siti nel territorio regionale, esattamente Santa Margherita di Pula, Bari Sardo e Capo Comino, che furono ritenuti ideali per l'ubicazione di centrali nucleari.
Il Consiglio regionale sa anche che nell'ultimo periodo ci sono state autorevoli prese di posizione sia a livello parlamentare sia a livello regionale; mi riferisco anche alle autorevoli prese di posizione del presidente Cappellacci. Noi abbiamo preso atto del fatto che, su nostra sollecitazione, il presidente Cappellacci - che purtroppo non è presente oggi in aula - ha espresso un parere assolutamente inequivocabile sulla indisponibilità della Giunta regionale e, aggiungo io, della maggioranza che egli rappresenta, a individuare in Sardegna sia aree per l'insediamento di centrali nucleari sia depositi per lo stoccaggio delle scorie nucleari.
Noi abbiamo voluto portare all'attenzione dell'Aula questo argomento, su sollecitazione di alcune associazioni di base, cito per tutte l'associazione "Sole e Bentu", che ha presentato una bozza di mozione che noi abbiamo trasformato in mozione dei Gruppi di opposizione. Queste associazioni di base hanno raccolto quelle che sono le preoccupazioni del popolo sardo. Vorrei anche ricordare che un recentissimo sondaggio (noi non siamo assolutamente degli aficionados, degli estimatori dei sondaggi, ma riteniamo che essi siano un importante strumento di rilevazione della volontà popolare) dice che il 72 per cento dei sardi è indisponibile all'ubicazione in Sardegna di centrali nucleari o di depositi per scorie nucleari. Per cui riteniamo che il Consiglio regionale, il parlamento dei sardi, sulla base della discussione della mozione, eventualmente integrata, presentata dalle opposizioni, debba dare all'Esecutivo regionale un'indicazione precisa e chiara sulla nostra indisponibilità ad accettare l'ubicazione nel territorio della Sardegna sia di centrali nucleari che di depositi per scorie nucleari.
Noi diciamo questo anche perché abbiamo l'idea, signor Presidente, che la Sardegna, per questioni climatiche, geografiche, storiche e anche culturali, possa diventare la regione italiana che promuove se stessa come l'isola del sole e del vento, e l'isola del biologico in agricoltura, visto che tra poco dovremo discutere anche una mozione legata all'agricoltura. Questo potrebbe dare alla Sardegna la patente di isola legata al valore naturale delle proprie risorse e potrebbe consentirle di porre in essere un processo di individuazione di una politica di sviluppo che, partendo dal fallimento delle vecchie logiche legate all'industrializzazione selvaggia degli anni '60, determini un percorso di fuoriuscita dalla crisi basato proprio sulle risorse naturali e sulla nostra particolare predisposizione a interpretare il ruolo di regione legata a questi valori.
Noi poniamo anche un altro problema, signor Presidente, assessore Liori, colleghi del Consiglio: l'accelerazione sul versante dello sviluppo dell'energia nucleare non deve far dimenticare che quella del nucleare è una tecnologia superata. Quando noi pensiamo al nucleare pensiamo a un qualcosa di innovativo, ma non è così. Il nucleare è ormai una tecnologia superata che ha dato prova negativa di sé, tant'è che, per esempio, le cinque centrali nucleari italiane che sono state spente dopo l'esito del referendum del 1987 si sono già "mangiate", passatemi il termine, circa 12 miliardi di euro in questi ventidue anni semplicemente per la messa in sicurezza dei cinque siti nucleari. Questo dà il quadro della complessità e anche della pesantezza dell'impegno economico legato al nucleare.
Noi vorremmo, anzi vogliamo e proponiamo al Consiglio una riflessione su questi temi, che non si andasse verso una politica di nuclearizzazione eccessiva per quanto riguarda la produzione di energia in Italia, perché questo significherebbe perpetuare una scelta, la stessa scelta che ha portato finora alla sottovalutazione dell'impegno nello sviluppo delle energie rinnovabili. Una scelta che andasse in direzione dell'acquisto di centrali nucleari, soprattutto se di vecchia tecnologia, quali sono le quattro che noi abbiamo improvvidamente - permettetemi di aggiungere questo avverbio - acquistato dalla Francia, porterebbe a un utilizzo di risorse ingentissime sul versante dello sviluppo dell'energia nucleare, sottraendo lo stesso quantitativo di risorse allo sviluppo delle energie alternative e naturali. E questo ci sembra un rischio assolutamente da evitare, convinti come siamo che sia invece da perseguire l'ipotesi di uno sviluppo deciso nel settore delle energie alternative.
Non mi voglio dilungare, signor Presidente, assessore Liori, colleghi del Consiglio, sulle ipotesi, sui rischi, su tutto quello che sappiamo essere oggetto di divisione. L'obiettivo che noi ci poniamo, e vorrei che fosse chiaro, chiarissimo alle forze politiche anche di opposizione e soprattutto alla Giunta, è quello di pervenire oggi, in questa discussione, che noi riteniamo possa essere la più seria e approfondita possibile, a un punto di caduta unitario che porti il Consiglio regionale a dare un'unanime indicazione di rifiuto dell'installazione di centrali nucleari in Sardegna. Questo è il punto di caduta che noi ci prefiggiamo. Non ci interessano le battaglie di schieramento, noi dichiariamo che il nostro obiettivo è questo. E' un obiettivo peraltro richiesto a gran voce dalle associazioni di base, dalla politica di base, sia di centrodestra che di centrosinistra, dal popolo sardo complessivamente, che chiede che il suo parlamento abbia l'intelligenza politica di dare oggi un'indicazione univoca, perché noi non abbiamo bisogno dell'energia nucleare: non ne abbiamo bisogno in termini quantitativi e non abbiamo bisogno dei rischi che sono potenzialmente insiti nella scelta del nucleare. Non abbiamo bisogno di utilizzare risorse ingenti in un settore che consideriamo obsoleto, mentre abbiamo bisogno, all'interno delle linee di sviluppo che discuteremo a breve, individuate dal Programma regionale di sviluppo che la Giunta si appresta a discutere in Consiglio regionale, di individuare una linea di indirizzo per il futuro nostro e dei nostri figli che punti alla valorizzazione delle nostre ingenti risorse naturali e a uno sviluppo alternativo e in linea con l'esigenza di tutela ambientale dei nostri territori che ci consenta di presentarci con le carte in regola di fronte ai nostri elettori e ai nostri concittadini.
Voglio chiudere dicendo che, partendo dalla mozione presentata dalle opposizioni, noi auspichiamo che ci possa essere, e sicuramente ci sarà, un dibattito approfondito su questo tema, per pervenire a delle indicazioni unitarie che il Consiglio regionale riteniamo possa dare anche come risposta positiva alle numerose sollecitazioni che vengono dalle associazioni di base e complessivamente dal popolo sardo.
Da ultimo voglio ribadire che noi puntiamo a far sì che le prerogative dell'autonomia della Sardegna possano essere anche in questo caso difese. Consideriamo negativamente il fatto che il Governo nazionale abbia potuto ritagliarsi una possibilità di decisione al di fuori dell'assenso delle popolazioni e delle istituzioni oggetto di questo tipo di intervento. Ricordo che già cinque Regioni italiane hanno deciso di opporsi alla possibilità prevista dal Governo di decidere anche al di fuori del consenso delle popolazioni locali. Pensiamo che anche in questo caso la Sardegna, come Regione speciale che vuole difendere la sua autonomia e la sua specialità, possa dare, con intelligenza politica e anche con una visione lungimirante delle proprie prospettive di sviluppo, una risposta positiva all'esigenza che i Gruppi dell'opposizione pongono a tutto il Consiglio, aperti all'incontro delle varie sensibilità, affinché si pervenga a una posizione unitaria su un tema così importante e delicato. Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, mi consenta la Presidenza, e non me ne voglia l'assessore Liori, se in apertura del mio intervento richiamo l'opportunità mancata che a presenziare questo dibattito ci fosse anche il Presidente della Regione. Capisco le cose che lei ha citato in mattinata, ma considerata la rilevanza dell'argomento, considerata la preoccupazione che l'eventuale individuazione della Sardegna come sito per nuove centrali nucleari o deposito di scorie genera nella comunità sarda e considerato il ruolo del Presidente della Regione quale rappresentante di tutta la comunità sarda, a prescindere dall'inclinazione politica, credo che bene avrebbe fatto il Presidente della Regione, in segno di rispetto verso questo Consiglio e verso i sardi, a partecipare a questo dibattito. Lo dico senza vena polemica, ma lo dico perché credo che quando parliamo di rispetto delle istituzioni e di attenzione verso i cittadini non dobbiamo dimenticare di farlo innanzitutto nelle sedi preposte.
Fatta questa premessa, anche se probabilmente l'ora pomeridiana e il riavvio dei lavori ci costringono a qualche sottolineatura, credo che su questo argomento l'Aula possa dimostrare in maniera concreta se intende fare l'interesse della comunità sarda o se si farà in qualche modo influenzare da una parte politica. Il tema dell'energia nucleare è un tema complesso, ma noi sappiamo che il Governo nazionale di centrodestra ne ha fatto un pilastro della propria politica di sviluppo, e attraverso la legge per lo sviluppo, approvata nel luglio del 2009, prevede di individuare, entro gennaio 2010, i siti per l'ubicazione di centrali nucleari e lo stoccaggio di scorie radioattive con cui portare avanti la politica nucleare.
Ora, io non mi attardo sulle motivazioni di questa scelta, l'ha già fatto il collega Salis in maniera valida. E' una scelta che noi riteniamo non al passo con i tempi, è una scelta che noi riteniamo non adeguata, è una scelta che non risolve le implicazioni che riguardano lo smaltimento delle scorie nucleari e probabilmente non risolve neanche i problemi dell'energia, perché la costruzione di una centrale nucleare richiede molto tempo; tra rilascio delle necessarie autorizzazioni e realizzazione della struttura possono passare anche quindici anni. Credo, però, che noi oggi non dobbiamo svolgere una funzione alternativa o sostitutiva al Parlamento nazionale, ma dobbiamo ragionare da rappresentanti del popolo sardo. Che senso avrebbe una tale infrastruttura in Sardegna? Un'infrastruttura, badate bene, che non è in ogni caso al servizio di un progetto di sviluppo per la Sardegna, ma è un'infrastruttura energetica statale, una nuova servitù che andremmo a collocare in Sardegna. Il danno che verrebbe arrecato alla nostra Isola sarebbe enorme; vi sarebbe certamente un danno ambientale e paesaggistico, ma soprattutto un grave rischio per la salute delle nostre comunità. Sappiamo che il livello di sicurezza di queste centrali, oggetto anche di accordo con la Francia, non è ancora completo. Certamente vi sarebbe un danno enorme per l'immagine della Sardegna, che è una regione a vocazione turistica. Immaginate quale danno potrebbe arrecare a un'isola che si propone al mondo come terra di vacanza, terra di pace, terra di salute, terra di qualità, la collocazione nel suo territorio di una centrale nucleare. Sarebbe un danno enorme, una nuova servitù, come quelle che abbiamo avuto nel passato, che hanno riguardato lo sfruttamento delle miniere, lo sfruttamento indiscriminato delle nostre foreste e in qualche modo anche la chimica degli anni '60. La Sardegna si fa ancora carico del 60 per cento delle servitù militari dell'intero Paese e dell'80 per cento delle bombe esplose per esercitazioni. Questa nuova servitù sarebbe intollerabile!
Allora io credo che, al di là delle dichiarazioni di facciata, che per il momento hanno visto uniti centrodestra regionale - non quello nazionale - e centrosinistra (fronte progressista e Partito Democratico) nel respingere questa eventualità, dobbiamo far seguire a quelle parole fatti concreti, dobbiamo prendere iniziative di carattere giuridico, dobbiamo produrre atti impegnativi. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti e se è vero che cinque Regioni a Statuto ordinario hanno impugnato la legge nazionale 23 luglio 2009, numero 99, concernente disposizioni per lo sviluppo, e in particolare l'articolo 25 e seguenti, che prevedono che il Governo possa scegliere i siti dove insediare le centrali nucleari, credo non solo che la Sardegna debba impugnare quella legge, al pari delle altre Regioni, ma anche che oggi questo parlamento regionale debba impegnare il Presidente della Regione a respingere l'ipotesi di una centrale nella nostra isola, in forza delle norme di attuazione del nostro Statuto speciale, e in particolare dell'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 19 giugno 1979, numero 348, che ci dà la facoltà di negare l'intesa, il concerto. Questo nel caso in cui fossero confermate queste voci e nel gennaio del 2010 la Sardegna fosse individuata tra le regioni d'Italia dove collocare una centrale nucleare. Ecco, questa sarebbe l'unica dimostrazione della volontà comune di questo parlamento di respingere questa eventualità.
Allora, io credo che in questo dibattito - faccio appello agli amici Sardisti, agli amici dell'U.D.C. e al P.d.L. - noi dobbiamo lasciare da parte le appartenenze politiche e perseguire l'interesse dei sardi. Credo anche che in questo dibattito dobbiamo uscire dalle parole rituali e produrre un atto concreto di valenza giuridica che vincoli il Presidente e la Regione: uno, a impugnare la legge dello Stato; due, a non concedere l'intesa, a non dare il concerto qualora nel gennaio del 2010 la Sardegna fosse individuata tra le regioni che dovranno subire questo fardello e questa nuova servitù.
Auspico che questo possa succedere e faccio appello a tutte le forze politiche di questo parlamento regionale. Sarebbe un segnale concreto e non chiacchierato di capacità effettiva non di rivendicare nuovi statuti e nuovi accordi con lo Stato, ma di cominciare a esercitare pienamente, oggi, i nostri diritti e il patto costituzionale con lo Stato che ci dà questa possibilità. E questa possibilità noi, oggi, come parlamento regionale, dobbiamo pienamente esercitare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Poiché non è in aula decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, come già ricordato dal collega Salis, sono ormai trascorsi esattamente ventidue anni da quando, come cittadini italiani, venimmo chiamati a pronunciarci sul fatto che l'Italia dovesse o meno fare la scelta del nucleare. In quel momento la scelta fu netta: la stragrande maggioranza del popolo italiano si pronunciò per il no al nucleare. Oggi, in seguito all'accordo Francia-Italia, si rimette in discussione quella scelta e si prevede la costruzione di cinque centrali nucleari entro il 2020, senza preoccuparsi minimamente di verificare la volontà dei cittadini italiani. Purtroppo, tra i probabili cinque siti compare la Sardegna e in particolare la provincia di Oristano, esattamente in località Cirras, tra i comuni di Arborea, Marrubiu e Santa Giusta. Io mi auguro che, almeno questa volta, non sottovalutiamo la gravità di questa scelta dicendo che non c'è niente di deciso. Fonti ministeriali, fonti parlamentari e anche notizie apparse sulla stampa sia regionale che nazionale danno per certa questa scelta da parte della Commissione nazionale.
Le caratteristiche geologiche di questo eventuale sito del Cirras corrispondono solo apparentemente ai requisiti necessari: zona antisismica, disponibilità di grande quantità d'acqua, vicinanza a infrastrutture come il porto, l'aeroporto e la linea ferroviaria. Sarebbe opportuno, a mio avviso, spiegare a chi dovrà fare queste scelte, che si tratta di una zona di grande interesse ambientale. Stiamo parlando di una delle zone umide più pregiate della Sardegna, e non solo della Sardegna; stiamo parlando di una zona a protezione speciale (ZPS), stiamo parlando di un sito di interesse comunitario (SIC), stiamo parlando di un territorio dove l'attività di pesca negli stagni circostanti è la fonte principale di reddito per centinaia di famiglie.
Su questa scelta tutta la popolazione della Sardegna, e in particolare quella dell'Oristanese, va consultata. E il parere dei sardi, a mio avviso, non potrà che essere vincolante. Invece, il disegno di legge già approvato alla Camera dei deputati e in discussione al Senato della Repubblica prevede che le decisioni di collocare centrali ed eventuali impianti di stoccaggio delle scorie possano essere assunte anche contro il parere delle Regioni, degli enti locali e delle popolazioni residenti.
Durante l'ultima campagna elettorale per le elezioni regionali, come maggioranza, assieme al vostro Presidente, sia quello ufficiale che quello reale, avevate assicurato che l'Isola sarebbe stata esclusa dall'eventuale costruzione di centrali nucleari. Addirittura nel programma del Presidente della Regione compare il riconoscimento dell'esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia denuclearizzato. Quello che vi chiediamo è di essere coerenti non solo a parole, ma anche con i fatti, perciò, come ha già detto chi mi ha preceduto, vi chiediamo di impugnare la legge sul nucleare, così come hanno fatto l'Emilia-Romagna, la Toscana, il Piemonte e la Calabria, sollevando un problema di competenze in quanto la materia energetica non è di esclusiva competenza dello Stato, e su questo punto credo che il nostro Statuto sia abbastanza chiaro. L'alternativa, signor Presidente, è che siano le popolazioni a impegnarsi affinché questo non avvenga, se sarà necessario anche con azioni eclatanti.
Senza nulla togliere al ruolo dell'assessore Liori, certamente la presenza in un dibattito come questo del Presidente della Regione per un argomento come questo, che rischia di compromettere definitivamente il futuro turistico della Sardegna, avrebbe dato un segnale diverso, un segnale forte, un segnale importante per la Sardegna e soprattutto un segnale importante per il Governo nazionale. Per una volta, come è già stato ricordato anche stamattina, su un argomento così importante per i sardi e la Sardegna fate prima gli interessi dei sardi e poi pensate agli interessi del centrodestra. Abbandoniamo gli interessi di parte e cerchiamo tutti assieme di dare un segnale forte, soprattutto al Governo nazionale, nell'interesse della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Assessore Liori, colleghe e colleghi consiglieri, vorrei esprimere un concetto con cinque parole soltanto, perché dieci sarebbero troppe: non capisco il senso di questa mozione. Non lo capisco perché posso pensare che può essere il solito tentativo di rivalsa nei confronti del Governo nazionale di turno da parte di una Regione di turno. Perché dico questo? Ritorniamo sempre al solito discorso: questa mozione chiede di vietare, sotto ogni forma, la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e di dichiarare il territorio sardo indisponibile allo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite. Ebbene, mi voglio augurare che ai firmatari della mozione che oggi discutiamo sia sfuggito un piccolo particolare, in buona fede e non consapevolmente, ovvero sia sfuggito il fatto che esiste una legge regionale, la legge numero 8 del 3 luglio 2003, che dichiara la Sardegna territorio denuclearizzato. Essa recita testualmente: "La Regione autonoma della Sardegna, sulla base di principi costituzionali" - non ve la leggo tutta, arrivo al punto centrale - "dichiara il territorio regionale della Sardegna denuclearizzato e precluso al transito ed alla presenza, anche transitoria, di materiali nucleari non prodotti nel territorio regionale". Tale legge dunque esiste, è facilmente reperibile da tutti e perciò non continuo a parlarne.
Concludo con una considerazione, cioè che, in pratica, quello che si chiede di votare con la mozione è già legge regionale. Esiste già una legge regionale e credo che poco ci sia da dissertare sul merito di quanto è stato già detto e legiferato nel lontano 2003. Resta, però, la presentazione di una mozione carente di presupposti e perciò inutile.
Nel mio precedente intervento ho detto che già da tempo avevo denunciato una certa ritualità nel fare politica. Ho fatto l'esempio, l'altro giorno, della barca che rischia di affondare in un mare di chiacchiere. Ecco, non vorrei ripetermi oggi, non vorrei dover tornare a dire quello che sempre diciamo, e cioè che bisogna pensare alla nostra gente, al nostro popolo che vive quotidianamente una realtà davvero difficile e che dovremmo tutelare in quanto ha scelto democraticamente di essere rappresentato e anche qualificato attraverso le nostre persone.
Noi Sardisti partecipiamo a questa maggioranza di governo poiché abbiamo condiviso un programma; programma che intendiamo rispettare e che dobbiamo far rispettare. E una delle condizioni fondanti di questo patto e di questo programma era ed è il no netto al nucleare nella nostra terra. Noi, vi assicuro, non abbiamo cambiato idea né intendiamo farlo e non esistono e non possono esistere cause di forza maggiore, anche se lo Stato ha pensato bene di ridurre la volontà territoriale a pura consultazione, stabilendo che il parere regionale non sarà vincolante laddove a esso verrà contrapposto l'interesse nazionale. Ma la Sardegna, e noi lo sappiamo, fortunatamente ha ancora uno Statuto speciale che, pur nei suoi limiti, le conferisce competenze esclusive in materia, e noi intendiamo rispettarlo per primi e farlo rispettare esercitando le nostre prerogative a prescindere dal colore politico del Governo nazionale, lontani soprattutto da qualsiasi asservimento o subalternità culturale e politica e riservandoci ancora il diritto e la facoltà di rivendicare maggiore sovranità per il nostro popolo, fino al raggiungimento dell'indipendenza della Sardegna.
In premessa ho citato la legge regionale numero 8 del 3 luglio 2003, firmata dall'allora presidente Pili, concludo citandone un'altra, la numero 9 del 12 giugno 2006, a firma Soru, sul conferimento di funzioni e compiti agli enti locali. Ebbene, l'articolo 20 di tale legge recita testualmente: "Spettano alla Regione le funzioni e i compiti amministrativi in materia di energia, ivi comprese quelle relative alle fonti rinnovabili, all'elettricità, all'energia nucleare, al petrolio e al gas che non siano riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 29 del decreto legislativo n. 112 del 1998". Ora, penso che anche qui ci sia stato un errore e che forse la continuità col Governo romano abbia allora indotto a citare l'articolo 29 di tale decreto, che tratta delle funzioni e dei compiti riservati allo Stato e non il successivo articolo 30, in cui si legge testualmente: "Per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano il conferimento delle funzioni e dei compiti, nonché dei connessi beni e risorse, avviene nel rispetto degli statuti e attraverso apposite norme di attuazione".
Colleghi, ho citato queste due leggi e il decreto legislativo, non voglio ripetermi, ma credo che un ulteriore commento su questo sia superfluo. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Valerio Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI VALERIO (P.D.). Signor Presidente, signor assessore Liori, colleghi, come è già stato ricordato, sono trascorsi ventidue anni da quando gli italiani furono chiamati a esprimersi in un referendum e poterono allora, in modo molto netto e chiaro, esprimere la loro contrarietà rispetto alla proposta di continuare con l'utilizzo del nucleare. Era ancora fresco nella memoria il ricordo del disastro di Chernobyl, che aveva scatenato in Europa e nel mondo fortissime preoccupazioni. Le conseguenze di quel disastro, che ancora oggi produce effetti nefasti sulle popolazioni di quelle regioni e non solo, guidarono le coscienze degli italiani verso un'indicazione di rifiuto dell'utilizzo del nucleare per la produzione di energia. Fu quindi bloccato il programma, fu deciso lo spegnimento delle centrali in funzione e lo stop dei lavori di quelle in costruzione. Oggi il Governo di centrodestra, con decreto, cancella il referendum del 1987, disegna la nuova mappa del nucleare, individua nuovi siti, indica l'ubicazione dei depositi di scorie, stabilisce modi e tempi di realizzazione e si riserva la possibilità di superare con decreto eventuali dissensi delle Regioni interessate. Prevede, quindi, che si debba cercare una conciliazione attraverso vari tavoli di confronto, ma si riserva il diritto di procedere, pur in assenza di accordo, calpestando il "cadavere" - e questo lo ricordi al presidente Cappellacci, signor Assessore - di chiunque dovesse ostinarsi su posizioni di rifiuto. +++
I criteri per l'individuazione dei territori idonei a ospitare le centrali nucleari sono noti a tutti: valutazione di sismicità, bassa densità abitativa, abbondante presenza di acqua e altri ancora. Insomma, la Sardegna, suo malgrado, conferma la sua proverbiale ospitalità e generosità offrendo i requisiti naturali a ricevere ogni genere di servitù e di spazzatura senza, peraltro, alcuna contropartita. Il Governo, se vorrà, potrà servirsi delle forze di polizia antisommossa per sedare eventuali tentativi di ribellione delle popolazioni interessate e fare uso del segreto di Stato per nascondere la presenza di depositi di scorie radioattive.
A chi serve il nucleare? Negli anni '50 il principio era ottimo: usare l'atomo per produrre elettricità, sottraendolo al controllo esclusivo militare. Dopo un avvio entusiasmante si presentò, però, una serie di problemi molto drammatici: gli incidenti di Sellafield, Three Mile Island e Chernobyl. Dopo Chernobyl, in particolare, l'esito di diversi studi incrociati tracciò un quadro terrificante sul numero dei morti e degli ammalati, compresi i tanti altri che ci sarebbero stati in futuro, e sul danno al genoma umano, conseguenze permanenti generazione dopo generazione. Così ci si iniziò a interrogare sui pericoli, sui costi, sulle opportunità e si avviò un lento declino del nucleare.
In Italia rimane oggi una pesante eredità: il centro nucleare di Casaccia, vicino a Roma, il più grande deposito di rifiuti radioattivi d'Italia (7.000 metri cubi chiusi in vecchi depositi arrugginiti e oramai al limite della sopportazione); la centrale nucleare di Trino sul Po e a pochi chilometri l'Eurex, centro dove si estraeva uranio e plutonio dalle barre dei combustibili, situato in zona di risaie dove, sotto una collinetta, vengono custoditi da vent'anni cubi di scorie radioattive. Centinaia di milioni di euro sono stati spesi per monitorare e contenere i danni. La piscina, che contiene le barre di uranio, nel tempo ha perduto liquido radioattivo che è colato in profondità nelle falde inquinandole. Costi e danni inenarrabili. Ci sono poi la centrale di Caorso, la più nuova centrale d'Italia, mai entrata in funzione, che sarebbe da smantellare, ma si pone il problema di dove portare il relitto e quindi è meglio che resti lì, e la centrale di Garigliano, vicino a Caserta, dove c'è il rischio che la ciminiera crolli. Vi è un ordine di demolizione, ma nulla viene fatto; il rischio è che la ciminiera crolli schiantandosi sulla sfera che custodisce il reattore. Il combustibile nucleare è stato portato in Inghilterra per il riprocessamento e lasciato lì, con un costo, a oggi, di oltre un miliardo e mezzo di euro. Inoltre la centrale viene custodita e monitorata costantemente per evitare fughe radioattive, al costo di 2 milioni di euro all'anno. Lo smantellamento sarebbe da fare e costerebbe 350 milioni di euro all'anno. Cito queste cifre perché credo che siano indicative di un problema che non è mai stato risolto, seppure affrontato, e che quindi pone ulteriori problemi per le prospettive future. Anche per quanto riguarda la centrale di Borgo Sabotino, vicino a Latina, la prima in Italia e anche la più grande, ci sono diversi problemi di sicurezza, inquinamento da controllare e costi enormi.
Di tutto questo si occupa la Sogin, società per azioni di emanazione dell'Enel che ha il compito di mettere in sicurezza le centrali per poi procedere al loro smantellamento. Il costo lo pagano gli italiani, lo paghiamo noi sulla bolletta della luce. I cittadini pagano 600 milioni all'anno sul costo della bolletta per smantellare il vecchio nucleare che non ha mai funzionato! Ci si chiedeva: conviene? Mentre l'Italia firma accordi con la Francia sull'energia, la Francia deve fare i conti con i suoi problemi di sicurezza. Nel 2008 - e badate, dico nel 2008, quindi è recentissimo - fra luglio e settembre vi sono stati due incidenti nel sud-est della Francia, nel sito di Tricastrin sul Rodano: 300 chili di uranio riversati in un canale vicino e successivamente una fuoriuscita di aerosol contaminato a seguito dell'apertura di una valvola. A novembre, sempre nel 2008, altro incidente nello stesso sito: 300 chili di boro finiscono nello stesso corso d'acqua. Gli abitanti vengono avvertiti di non bere l'acqua dal rubinetto, di chiudersi in casa, di sigillare porte e finestre e di assumere le compresse di iodio, di cui le autorità gratuitamente e abbondantemente provvedono a rifornire ogni famiglia. Ovviamente, come sempre accade in questi casi, l'allarme arriva in ritardo ai diretti interessati e loro nel frattempo hanno annaffiato l'orto e mangiato le verdure, hanno pescato il pesce dal fiume e lo hanno mangiato e via discorrendo. Conviene? La Germania, nazione lungimirante, che investe da tempo nelle energie alternative, nel 2002 ha approvato una legge per la quale i reattori man mano che giungeranno a fine vita verranno spenti e non verranno più sostituiti.
Il Governo di Angela Merkel ha ordinato uno studio sanitario sulla vita attorno alle centrali: più ci si avvicina alle centrali più si rilevano alti tassi di leucemia, soprattutto infantile. Le centrali producono scorie, rifiuti che per non arrecare più danni all'uomo e all'ambiente hanno bisogno, secondo il tipo, di centinaia, migliaia, milioni di anni. Dove si conservano? Nel frattempo ci si arrangia, come abbiamo visto: un po' si conservano nelle centrali, un po' sotto terra, sempre provvisoriamente, in attesa di trovare un luogo definitivo. In Germania, alla fine degli anni '60, furono portati i primi fusti di scorie nelle miniere di sale nella zona di Hannover. Quel sale stava lì a certificare, dicevano i tecnici, l'assenza d'acqua. Oggi alle miniere si sta avvicinando l'acqua, che inizia a corrodere i fusti, provocando delle fenditure. I fusti radioattivi sono oltre 120 mila e i tecnici non sanno ancora come agire per risolvere il problema. Si è calcolato che per estrarre le scorie e spostarle sarebbero necessari 2 miliardi e mezzo di euro e vent'anni. Finora lo sforzo è stato quello di tenere sotto controllo le infiltrazioni, ma senza regolarle.
Sono costi ingenti e danni enormi che lasciamo in eredità alle generazioni future. Già in passato, di fronte ai tentativi di fare della Sardegna un sito nazionale di stoccaggio di rifiuti tossici, vi fu una presa di coscienza collettiva che consentì di mettere in campo una contrarietà netta, che costrinse il Governo a un dietro front. La situazione attuale è ancora più complessa e delicata. Oggi si parla ancora di siti di stoccaggio, ma fatto ancora più grave si decide di ripartire col programma nucleare e di omaggiare la Sardegna della realizzazione di qualche centrale nucleare. La Sardegna ha visto negli anni sfumare il sogno industriale, ha visto il ridimensionamento del petrolchimico, ancora a rischio di definitiva chiusura, la chiusura della cartiera di Arbatax, oramai pressoché dimenticata, e la crisi dell'industria tessile del centro. L'Isola ha esaurito o comunque ridimensionato il suo fabbisogno energetico. Si tenga conto, inoltre, dell'imminente arrivo del gas metano, che soddisferà i bisogni energetici della Sardegna, e non solo. L'Agenzia governativa americana sull'energia, assessore Liori, ha stabilito che l'elettricità nucleare è più costosa del 15 per cento rispetto a quella prodotta dal gas naturale. E' più costosa del 15 per cento e da noi sta per arrivare il gas naturale. Noi, insomma, siamo contrari al nucleare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). A noi risulta che i siti in cui si costruiranno le centrali per deporre le scorie nucleari siano stati già identificati, sono ancora top secret, però ci sono. La Sardegna, come hanno fatto sette Regioni, tra cui la Toscana, il Piemonte e la Calabria, dovrebbe opporsi con tutti i mezzi e soprattutto per ragioni di ordine giuridico e politico.
La Sardegna è una regione antisismica ed è per questo che il Governo, antiecologista e antiambientalista, farà di tutto per coprirci di scorie. Noi ci opponiamo anche per il semplice fatto che ogni legge statale viola la competenza regionale, in quanto la materia relativa all'energia non è di competenza esclusiva dello Stato. Lo Stato non può in nessun caso individuare dei siti nucleari senza l'intesa con le Regioni interessate. La Regione rimane sempre l'organo competente in materia di urbanistica, di sanità pubblica, di istruzione pubblica e di ambiente. Noi dobbiamo essere almeno uniti, a prescindere dall'appartenenza politica; qui si tratta del nostro spazio, del nostro territorio, che deve essere salvato dall'inquinamento e dagli armamenti radioattivi. Rifiutiamo ogni forma di commercio del vento e aggiungerei che da quando il capitalismo ha perso il potere il rimedio sembra essere canalizzato verso la creazione di siti nucleari e la corsa alla nuclearizzazione del Mediterraneo. Noi dovremmo collocare gli eventi recenti nel loro contesto ecologico e storico, demistificare i ragionamenti che suscitano panico e proporre una nuova lettura di questa crisi e di ciò che accade.
Cari colleghi, questa insistenza o questo voler insistere sulla nuclearizzazione della nostra bella isola ci fa capire che il significato, il valore della differenza e con ciò il significato delle cose stesse sono avvertiti come irrilevanti, appaiono di un colore grigio uniforme, in cui le cose galleggiano con lo stesso peso specifico nell'inarrestabile corrente del denaro. Noi non dobbiamo rinviare nulla, perché il rinvio è un serial killer delle possibilità. Se l'autonomia ha un senso, ciò significa che ogni tipo di ambiente sociale produce le proprie visioni dei pericoli che ne minacciano l'identità. Visioni a misura del tipo di ordine sociale…
C'è troppo chiasso! Oggi non c'è la "maestrina" e dunque c'è chiasso!
Visioni a misura del tipo di ordine sociale che esso deve produrre e conservare. Per dirla in termini psicoanalitici, le minacce sono anche proiezioni dell'ambivalenza interiore di una società.
Cosa posso dire? E' un asilo! Mi fermo qui, non serve a niente continuare.
PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, continui, la stragrande maggioranza dei consiglieri stava ascoltando con interesse il suo intervento.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dicevo che una società incerta della sua sopravvivenza e del suo modo di essere sviluppa una mentalità da fortezza assediata. E' ciò che dobbiamo fare noi contro la minaccia dei siti nucleari. Chi non può agire secondo i desideri indotti è esposto allo spettacolo agghiacciante di chi può. Gli viene detto che il nucleare è un segno di progresso, di successo, un'autostrada che porta direttamente al plauso pubblico e alla celebrità. Ma io ribadisco un concetto basilare: uno Stato è sociale quando promuove il principio dell'assicurazione collettiva, avallata collettivamente, contro la disgrazia ambientale e le sue conseguenze. E lo stesso principio è elevare i membri della società allo status di cittadini, renderli cioè compartecipi, oltre che azionisti di débâcle; non solo beneficiari ma anche attori, non solo tutelati o pseudotutelati ma anche tutori del sistema di benefici sociali, individui fortemente interessati al bene comune, inteso come rete di istituzioni condivise nelle quali riporre fiducia e dalle quali attendersi la garanzia della solidità e dell'affidabilità della polizza di assicurazione collettiva emessa dallo Stato. Basta con l'ordine dell'egoismo neoliberale!
Noi consideriamo i siti nucleari il male assoluto; il male è ciò che sfida e disintegra quella intelligibilità che rende vivibile il mondo. Un bell'articolo è apparso in un giornale autorevole con il titolo: "No da sette Regioni. Un fronte anti-nuke". Rimane ancora qualche giorno per le Regioni che vogliano unirsi al gruppo di sette Regioni, perché la scadenza è il 30 settembre. E' un caso il nostro? Per il momento il caso si complica per le Regioni con Governi di destra. Se si esclude la Lombardia, con una scelta netta del nucleare, almeno in via di principio, altre Regioni, come la Sardegna e il Veneto, non vogliono scontentare il premier, ma sanno che la popolazione la pensa diversamente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, come ricordato da altri colleghi, la vicenda del nucleare in Italia inizia ben prima del 1987, anno di svolgimento del referendum, e si conclude, perlomeno per quanto riguarda l'attività delle centrali, nello stesso anno con il sì al quesito circa lo spegnimento delle centrali nucleari o l'utilizzo o meno del nucleare in Italia. Quindi la popolazione italiana si è espressa, nel 1987, rifiutando il nucleare nel nostro Paese.
Nel frattempo molta acqua è passata sotto i ponti e di recente gli Stati membri dell'Unione europea (a livello mondiale persino la Cina e gli Stati Uniti) hanno raggiunto accordi e stanno andando in direzione opposta rispetto alla scelta del nucleare, e cioè in direzione dell'energia da fonti rinnovabili, riduzione dei consumi, investimenti innovativi, investimenti nella ricerca, occupazione qualificata in questi settori. Le scelte del passato risultano essere non solo vecchie, ma anche pericolose per la salute delle persone e per l'ambiente.
Ebbene la nostra mozione ovviamente non circoscrive il problema all'individuazione della Sardegna quale regione dove far sorgere centrali nucleari o siti di stoccaggio, ma pone, come è emerso anche dagli interventi degli altri colleghi, un problema più generale circa le scelte di sviluppo economico e l'energia da utilizzare nel nostro Paese e quindi anche nella nostra regione. In ambito europeo, il cosiddetto accordo del "20-20-20" non solo tratta dei sistemi delle nuove energie da introdurre e di ciò che invece deve essere abbandonato, ma va oltre. La Commissione europea ha adottato questo importante pacchetto di proposte: attuazione degli impegni assunti dal Consiglio europeo in materia di lotta ai cambiamenti climatici e promozione delle energie rinnovabili. Questo dato viene diffuso come un'importante opportunità per migliaia di imprese che si creeranno nell'ambito dell'Unione Europea e un'importante opportunità occupazionale addirittura per milioni di lavoratori proprio in queste imprese che si occuperanno delle energie rinnovabili. Il citato accordo introduce, inoltre, un sistema di scambio delle quote di emissione e pone dei tetti massimi.
Perché "20-20-20"? Perché l'obiettivo dell'accordo è quello di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas serra e di aumentare del 20 per cento la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. Nel marzo 2007, non autorità terze o ambientalisti, bensì i capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea hanno siglato questo accordo. Tra coloro che si sono spesi perché questo accordo venisse siglato va ricordato il Presidente della Commissione europea, Barroso, che pone questa come la più importante sfida politica: "Queste scelte porteranno migliaia di nuove imprese e milioni di posti di lavoro in Europa", cito testualmente. Vanno ricordati anche il Commissario europeo per l'ambiente, Stavros Dimas, che si associa a queste dichiarazioni, e il Commissario responsabile per le politiche energetiche europee che ha detto: "In un momento di crescita del costo del petrolio l'unico futuro sta nello sviluppo e nella crescita di un settore ad alta tecnologia e in pieno sviluppo", come quello, appunto, delle energie rinnovabili.
Inoltre, introducendo aiuti e finanziamenti agli Stati membri e, a caduta, dagli Stati membri alle Regioni e alle imprese che andranno in questa direzione, la Commissaria europea per la concorrenza, Kroes, fissa anche dei parametri in modo da poter superare i vincoli circa la libera concorrenza che vietano aiuti di Stato alle imprese. In questo caso si potranno superare quei limiti e dare alle imprese e ai singoli cittadini aiuti da parte dello Stato e anche delle Regioni per l'abbattimento dei costi dell'energia e l'utilizzo di fonti rinnovabili.
Il futuro sta lì: energie rinnovabili, stoccaggio del carbonio, ricerche e sviluppo. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, di cui deve essere aumentato il consumo, nei parametri che citavo prima l'Unione Europea, compresi tutti gli Stati, si colloca attorno all'8,5 per cento. Entro il 2020 i parametri devono arrivare almeno al 20 per cento. Come si colloca l'Italia, che non è prima in classifica? L'Italia si colloca in questi parametri: entro il 2020 i gas serra devono essere abbattuti del 13 per cento e la produzione di energie rinnovabili deve raggiungere il 17 per cento. Insomma siamo in bassissima classifica, diciamo che rallentiamo l'Europa in questa direzione. **
Per quanto riguarda la legge numero 99 del 2009, voluta dal Governo, bisogna ricordare che tale legge è stata approvata ponendo il volto di fiducia. Inoltre, com'è stato ricordato, essa indica una scelta che accentra potere e autorità e che di fatto viene imposta alle Regioni. Diverse Regioni hanno già presentato ricorso alla Corte costituzionale; si aggiungerà probabilmente, alle sei che hanno già preso posizione, la Regione Lazio, che ha annunciato di voler ricorrere anch'essa alla Corte costituzionale. Noi ci auguriamo che a queste Regioni si aggiunga anche la Sardegna, non perché vogliamo che questi siti e queste centrali siano ubicati altrove, ma proprio per dare forza alle altre Regioni che insieme hanno posto questo problema strategico per lo sviluppo futuro dell'intero Stato.
Il nucleare utilizza vecchie tecnologie, almeno finora. Il nucleare pulito non esiste e si ipotizza, per la realizzazione delle nuove centrali nucleari, la cifra di 30 miliardi di euro, che equivalgono, né più né meno, a gran parte delle risorse disponibili in questo Paese. Il termine ipotizzato per la realizzazione di questi impianti è il 2020 e l'Italia sarebbe inadempiente nei confronti dell'Europa e rischierebbe gravissime multe se, a fronte dell'utilizzo dell'energia nucleare, non fosse in grado di rientrare nei parametri che citavo prima per quanto riguarda l'abbattimento dei gas serra e la produzione di energie rinnovabili. La legge, addirittura, com'è stato ricordato dall'onorevole Meloni, per quanto riguarda la sicurezza dei siti indica la militarizzazione degli stessi. Per questo le Regioni devono reagire entro i previsti sessanta giorni e i tempi sono abbastanza stretti, perché il 30 settembre è il termine ultimo.
L'articolo 117 della Costituzione pone in capo alle Regioni un potere concorrente con lo Stato in materia energetica. Le Regioni hanno potere per quanto riguarda l'assetto del loro territorio, la localizzazione dei siti, il trasporto e la distribuzione di energia. Questo potere va fatto valere a livello nazionale. Impugnare la legge numero 99 del 2009 è, quindi, una necessità della Sardegna e dell'intera Nazione. A questo si aggiungono, come dicevo prima, l'iniziativa 3C, che sintetizza l'espressione "combattiamo i cambiamenti climatici", le Nazioni Unite e il G20 che pongono a livello mondiale, né più né meno, gli stessi parametri posti dall'Unione Europea con l'accordo 20-20-20 per l'abbattimento dei gas serra e l'utilizzo di energie rinnovabili, parametri da raggiungere in tempi brevi.
Alle sei Regioni ricorrenti si deve aggiungere, dicevo, anche la Regione Sardegna. "Il potere sostitutivo del Governo" - afferma oggi il ministro Scajola in un'intervista rilasciata pochi minuti fa - "nei confronti delle Regioni non è solo legittimo, ma necessario in tema di energia nucleare". Questi problemi sono stati posti anche da altri colleghi e non li ripeterò. Mi pare, viste queste argomentazioni, le mie e quelle di altri colleghi, che sia necessaria una posizione forte della Regione Sardegna in questo senso nei confronti dello Stato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Mi pare che il "riscaldamento" sia avvenuto, per cui invito gli ideologi dei Gruppi a presentare un altro ordine del giorno così lo votiamo e finiamo insomma!
Senza niente togliere all'Assessore Liori, della cui presenza sono comunque soddisfatto, perché lui sicuramente sa che nelle vicinanze delle centrali nucleari e dei siti di stoccaggio la percentuale di leucemie o comunque di malattie degenerative è superiore del 5 per cento rispetto alla media. Già questo dovrebbe farci riflettere in maniera seria e definitiva sulla possibilità che anche nella nostra terra ci siano delle centrali nucleari.
All'amico Efisio Planetta volevo dire che sicuramente è vero quello che lui ha detto circa le norme con cui si è già deciso che la Sardegna sia una regione denuclearizzata e sul fatto che con un referendum abrogativo i cittadini italiani abbiano detto un no secco al nucleare, però gli ricordo che anche nelle sue dichiarazioni programmatiche il presidente Cappellacci disse che proprio in seguito a un accordo con i compagni di coalizione del P.S.d'Az. si stabilì che per il futuro dell'energia in Sardegna si sarebbe dovuto prescindere dalle centrali nucleari e dai siti di stoccaggio. Quindi anche voi sicuramente temete che ciò che si sta ipotizzando possa avvenire dal momento che avete introdotto questo tema nel programma e nelle dichiarazioni programmatiche; quelle stesse dichiarazioni in cui si diceva di voler dare piena adesione agli impegni assunti con il protocollo di Kyoto sul riscaldamento globale e sul clima e conseguentemente si ribadiva un secco no alle centrali nucleari e si prevedeva l'aumento degli investimenti per lo sviluppo delle energie rinnovabili, l'incentivazione dell'edilizia e la sua riqualificazione ad alto risparmio energetico.
Credo che dopo dichiarazioni di questo tipo, la presenza del presidente Cappellacci oggi sarebbe servita per ribadire quello che a maggio ci fu detto in quest'Aula. Non abbiamo nessun dubbio sul fatto che il Presidente della Regione, la Giunta regionale e l'intero Consiglio regionale - speriamo non si ripeta quello che è avvenuto stamattina per quanto riguarda la mozione sulle carceri speciali - possano dire no in maniera unitaria all'eventualità di realizzazione di una centrale nucleare in Sardegna, perché se sette Regioni - ed è importante ribadire che sono Regioni a statuto ordinario - hanno detto in maniera chiara e netta no alla possibilità di individuazione di siti nucleari nei loro territori, la nostra Regione, con le specificità di cui sempre parliamo, credo che lo debba ribadire in maniera altrettanto forte.
Sul no al nucleare non credo, quindi, che sia il caso di dilungarsi ribadendo cose già dette, però gli interventi dei consiglieri - come questo mio, che sicuramente non è dello stesso spessore degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto - non possono che portare alla condivisione di un ordine del giorno preparato insieme dai Gruppi della maggioranza e dell'opposizione, perché abbiamo visto che è così che funziona e anche oggi funzionerà così. L'importante è che si arrivi, almeno stasera, alla votazione unanime di un ordine del giorno unitario. Grazie.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Cucca è presente in aula, pertanto il congedo si intende revocato.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori).Signor Presidente, la Calabria, il Piemonte, la Liguria, la Toscana, l'Umbria, l'Emilia-Romagna e il Lazio sono le sette Regioni che impugnano davanti alla Consulta il cosiddetto "decreto sviluppo" che intende, con il rilancio dell'atomo, installare centrali nucleari nel territorio italiano. Allora, tutto questo avviene in modo direi paradossale, mentre Barack Obama fa le sue dichiarazioni rispetto al rischio catastrofe per l'effetto serra, e dice testualmente: "Il tempo sta per scadere, la minaccia è grave, urgente e crescente e potrebbe portare a una catastrofe irreversibile. Da qui la necessità di promuovere l'energia pulita e ridurre l'inquinamento da anidride carbonica". Quindi io credo che sia un problema universale, sul quale ovunque si stanno manifestando delle grandi sensibilità, ma ho la sensazione che noi siamo un po' gli ultimi del treno.
Inoltre al collega Planetta, che ha citato la legge regionale numero 8 del 2003, che definiva la Sardegna area denuclearizzata, vorrei ricordare che questa legge non esiste più, perché esattamente nell'agosto del 2003 il Governo italiano la impugnò per illegittimità e la Corte costituzionale, dando ragione al Governo, ne riconobbe l'incostituzionalità, sostenendo che anche le cosiddette scorie radioattive sono considerate merce normale e come tale soggetta alle regole della libera circolazione previste dall'Unione Europea. Per cui per lo Stato italiano la circolazione delle merci radioattive sarebbe assolutamente normale. Siamo in questa condizione!
Il Governo italiano, nel ricorso per "illegittimare" la legge sarda che dichiarava appunto la Sardegna territorio denuclearizzato, ha rimarcato che la Regione sarda non ha assolutamente alcuna competenza in materia di ambiente, poiché questo è solo un valore e, in quanto tale, la sua gestione è di esclusiva competenza dello Stato italiano, di fatto negando alla Regione ogni tipo di autonomia. Quindi ci troviamo di fronte a un atto politico gravissimo che vede il Governo di centrodestra italiano impegnato in un'operazione assolutamente illecita contro la salute dell'ambiente, contro la salute della popolazione della Sardegna. Tutto questo in barba ai principi del federalismo solidale e violando assolutamente l'autonomia del Consiglio regionale e della Regione Sardegna.
Tuttavia io sono speranzosa, perché vantiamo un Presidente della Regione, il nostro presidente Cappellacci, che ha fatto delle promesse al popolo sardo; promesse molto importanti, come quella di impegnarsi anche fisicamente per evitare che questo progetto possa andare avanti. Per cui noi auspichiamo che le cose stiano veramente così.
Ci troviamo di fronte a una forzatura antidemocratica di stampo assolutamente coloniale.
(Interruzione)
Io direi di sì. Lo dici tu, Carlo, io non ho usato il termine fascista, ho detto però che è una bella forzatura. No, è Ignazio Artizzu, quindi ho anche azzeccato!
Mi auguro realmente che il no al nucleare in Sardegna e nel mondo sia assolutamente il pensiero unanime in quest'Aula. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi, chiedo scusa per l'assenza di prima e ringrazio per la cortesia riservatami.
Chiedo scusa ai colleghi anche per la parte di disturbo che il mio intervento arrecherà alla quiete e alla serena superficialità con le quali questo Consiglio affronta un problema rilevante e determinante. Come sempre temi come questi vengono percepiti dalla politica come temi lontani; si afferma sempre più la propensione di chi governa a operare nell'arco temporale nel quale può influire sul proprio interesse, sulla propria dimensione di vita, senza lungimiranza, pensando che la storia dell'umanità non viva anche della memoria delle scelte fatte da chi ha governato prima di noi e per noi, così come noi stiamo governando per quelli che verranno dopo di noi. E' il tema del limite dei governi e dei governanti.
Tuttavia la prima cosa che non si capisce è per quale ragione il Consiglio regionale della Sardegna affronti oggi questo dibattito in queste condizioni; condizioni che meriterebbero di essere trasmesse in diretta per far vedere al popolo sardo in che misura la responsabilità e la forza delle istituzioni autonomistiche si cimentano con questi problemi.
Capisco i problemi del Presidente e rispetto la posizione dell'amico assessore Liori, però io non sono "speranzoso" come la collega Zuncheddu, perché il presidente Cappellacci ha detto delle cose, certo, ma ha parlato solo delle sue intenzioni, non ha mai rappresentato la forza dell'istituzione autonomistica. E non la rappresenta neanche oggi che sottovaluta questi momenti e l'opportunità di impugnare una legge che, di fatto, legittima il potere sostitutivo dello Stato sulle Regioni in mancanza dell'intesa. La mancanza dell'intesa ha come conseguenza che lo Stato ci metterà alle corde e che la sua volontà è comunque quella di dire alla Regione: "Nell'interesse nazionale ti sostituisco". E questa è una posizione imperialista!
Io non mi scandalizzo neanche per questo, perché, badate, colleghi, una cosa sia certa e chiara qua, al di là degli ordini del giorno: c'è una parte del centrodestra che il nucleare lo vuole, lo vuole anche in Sardegna. Non c'è niente da nascondere, è una posizione legittima. Tuttavia quella legge va impugnata, così come hanno fatto altre Regioni, per il semplice fatto che l'interpretazione che dà un Governo padrone - non un Governo federalista, ma un Governo padrone - è che il referendum, cioè l'espressione più pura della volontà popolare in questa Repubblica, è come una medicina, cioè ha una scadenza dopo di che si butta via. Invece quella volontà popolare, che non era frutto di una posizione congiunturale, rappresentava una scelta non ideologica, ma strategica nella prospettiva della crescita della società italiana. La scelta del Governo, quindi, viola la decisione popolare, che è l'espressione più concreta della democrazia, per cui quella legge va impugnata. Va impugnata non foss'altro per quella coerenza di cui si parlava, se è vero che Cappellacci dice che noi non vogliamo il nucleare. Ma qual è la difficoltà? Chi disturbiamo? Perché non capire che dentro un'impugnativa della Regione Sardegna possono trovare spazio anche le ragioni per le quali è ancora più intollerabile la presenza del nucleare, come il fatto che pur avendo noi, per cinquant'anni, pagato più degli altri l'energia veniamo sbeffeggiati per creare in casa nostra la produzione peggiore e più rischiosa di quell'energia che abbiamo pagato con la perdita di posti lavoro, con l'inquinamento e con tutti i disastri a cui ciascuno ha assistito nelle proprie zone. E' una beffa che accetta la Sardegna, una regione che, come tutti diciamo, quando parliamo dello sviluppo, non ha altre carte se non quella della bellezza del suo territorio e della possibilità di avvantaggiarsi di questo. In Calabria, a qualche miglio dalla costa sono state affondate delle navi piene di scorie e nel giro di qualche giorno è finito il turismo, la pesca non si sviluppa, si è distrutta la struttura dell'economia locale. Questo per dire che cosa succederà.
La Presidente del Piemonte, quando è stata annunciata la possibilità di quella legge, è corsa a dire: "Dovranno passare su di noi per mettere il nucleare e adotterò qualunque vincolo possa essere nelle mie facoltà imporre per impedire che ciò venga fatto". Ci siamo sentiti in quei giorni e lei mi ha detto, ricordandomi una cosa che mi sfuggiva, che la Sardegna si trova in una condizione più vantaggiosa rispetto al Piemonte - e di questo dovremmo portarne vanto -, perché la sua fascia costiera, quella dove dovrebbero essere realizzate queste cose, è sottoposta a un vincolo di ordine costituzionale. In tutti questi anni si sono sentite tante di quelle bestemmie - scusate il termine - contro il Piano paesaggistico, ma proprio quel piano, se adeguatamente salvaguardato, potrebbe consentire di difenderci anche in sede giurisdizionale contro la possibilità che siano allocate nella fascia costiera della nostra regione strutture di quel genere, perché sono contrarie ai vincoli del PPR e perché tali vincoli non sono di carattere regionale, sui quali lo Stato può sorvolare, ma di carattere istituzionale e costituzionale. Ecco perché la troppa faciloneria nel parlar male del PPR, lo spreco di cinque pagine della relazione di presentazione del piano casa, per denigrare, per continuare a non riflettere e a demolire le cose fatte - parleremo nei prossimi giorni diffusamente del merito di quel provvedimento -, denunciano l'incapacità di chi governa oggi di avere lungimiranza, di capire che ci sono strumenti che non vanno dispiegati come arma da parte di chi vuole lottare politicamente contro gli avversari politici, perché non è così che si guadagnerà il consenso, privando di prospettive le generazioni future.
Ma non vi rendete conto che lo Stato è schizofrenico? Dovrebbe essere recluso! Dopo aver finanziato per venticinque anni, a rotta di collo, l'energia alternativa, l'energia pulita, il risparmio energetico, la decontaminazione dei siti inquinati, toh, arriva lui, lo Scajola di turno con la soluzione! Ma è questo uno Stato che mette A prima di B e C dopo B? E' uno Stato schizofrenico, che non capisce che solo attraverso la strategia delle energie pulite e del risparmio energetico, e facendo in modo che i cittadini abbiano un'educazione adeguata all'uso delle risorse naturali, si può concretizzare una dimensione della civiltà futura priva di rischi e sufficiente ai nostri bisogni. Questa è la realtà. Avete fatto una deregulation sugli impianti eolici con l'ultimo provvedimento approvato e vedrete a che cosa servirà! Servirà, come ha già annunciato il ministro Scajola, che tra poco le agevolazioni per l'eolico andranno diminuendo, perché sono in rotta di collisione con la prospettiva del nucleare. Cioè con una mano do, con l'altra sperpero i denari pubblici!
Credo che noi dobbiamo andare oltre, dobbiamo impugnare la legge del Governo in nome dei cittadini sardi che si sono espressi in quel referendum, perché le ragioni di una nostra qualsivoglia prospettiva futura sono legate al territorio, e questo non ce lo devono toccare. Semmai dovremmo proporre, con la stessa arroganza e con la stessa sufficienza con le quali qualche volta ci accusano di essere trainati nel processo di sviluppo in Italia, che le centrali nucleari siano collocate nei comuni dei nostri amici della Lega Nord, dove c'è sviluppo e che quindi devono farsi carico anche degli oneri che questo sviluppo comporta, senza pregiudicare la vita e la dimensione di una Sardegna che, anche questa volta, si dimostra debole e rassegnata, perché non c'è una volontà autonomistica, ma soprattutto non c'è una forza autonomistica in grado di rappresentare la sua dignità e l'opinione più diffusa del popolo sardo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signor Presidente, è in discussione una di quelle questioni che, lo diceva chi mi ha preceduto, meriterebbe una tensione più alta, però questo è quanto riusciamo a produrre.
Alcune brevi considerazioni. La prima è che il ricorso al nucleare, chiunque lo compia, rappresenta una sconfitta, per alcune ragioni che voglio richiamare: non è una tecnologia sicura in tutto il mondo; l'effetto delle scorie ha la durata di migliaia di anni; ha costi più alti di qualsiasi altra fonte energetica. Chi dice il contrario evidentemente non considera i costi sociali. Chi dice il contrario si riferisce al kilowattora prodotto con energia nucleare oltralpe (in Francia) e considera soltanto il costo del kilowattora all'uscita dei morsetti. Così non è, il costo del kilowattora deve tenere conto di tutti i costi, compresi i costi sociali.
Quella del nucleare è una tecnologia vecchia, non si è più investito nella ricerca. Il ricorso al nucleare, anche per queste ragioni, non risolve il problema dell'alto costo del sistema elettrico italiano, che è un problema ed è una diseconomia per il nostro sistema produttivo. Il ricorso al nucleare non risolve questo problema, seppure si arrivasse al nucleare noi peggioreremmo questa condizione.
Ora, mi rendo conto che chi pensa al nucleare sia portato a ipotizzare un costo senza considerare i costi sociali. Badate, il nucleare non produce nemmeno un sistema elettrico competitivo. Se qualcuno pensa questo, vi assicuro, sbaglia di grosso. Se fosse vero questo, chiedetevi perché i Paesi che hanno il nucleare da venti o trent'anni non stanno investendo per rinnovare il proprio parco di generazione nucleare. Quei Paesi utilizzano una tecnologia di venti o trent'anni fa, continuano a investire, eppure non c'è Paese che oggi ha il nucleare, a partire dalla Francia e dalla Germania, che non abbia assunto decisioni che vanno in senso contrario, cioè verso la dismissione. E per la dismissione quei Paesi stanno impegnando risorse economiche importantissime, perché anche uscire dal nucleare non è cosa da poco, per i problemi di impatto ambientale e il costo immane che comporta. Anche questo va considerato tra i fattori che determinano il costo di un sistema elettrico.
Se la dismissione in quei Paesi - ma lo vediamo in questi giorni, non mi sto inventando nulla, basta leggere la stampa - sta determinando problemi di natura ambientale ed economica e tuttavia essi hanno scelto, in maniera irreversibile, di uscire dal nucleare, è mai possibile che noi pensiamo di essere quelli che hanno la ricetta giusta in Europa, nel mondo occidentale, posto che anche gli Stati Uniti vanno in quella direzione? Negli Stati Uniti, oggi governati da Barack Obama, ma prima da un presidente conservatore o repubblicano, che dir si voglia, non c'è stata una coalizione politica che negli ultimi dieci anni sia andata nella direzione di dotarsi di un parco di generazione da fonte nucleare. Il Governo italiano ha fatto la scelta opposta, bontà sua! C'è un'opposizione fortissima a questa scelta; c'è un'opposizione da parte del 60 per cento circa dei cittadini italiani, c'è un'opposizione da parte di istituzioni importanti, c'è un'opposizione da parte di associazioni. Badate, senza nessuna strumentalizzazione - io non voglio puntare il dito addosso a nessuno - affermo che sono d'accordo col presidente Cappellacci quando dice un no secco al nucleare. Se questa è la volontà del Governo regionale, sarà certamente anche la volontà del Consiglio regionale e allora si tratta di essere consequenziali, di accompagnare, ripeto, questa scelta forte, impegnativa, che condivido, con un atto che abbia carattere di cogenza, che abbia un profilo diverso dalla dichiarazione che conquista i titoloni sulla stampa.
Tra l'altro, badate, quand'anche prevalesse la ragione per il nucleare - immodestamente ve lo dice chi qualcosa l'ha seguita in questo settore - pensare al nucleare in Sardegna sarebbe anche una sciocchezza sul piano tecnico, perché una centrale nucleare per avere un minimo di competitività deve produrre almeno 1.500 megawatt. In un sistema chiuso come il nostro, non interconnesso, se non in maniera molto fragile, una potenza come quella il giorno che c'è un disservizio risucchia, come si dice in gergo, tutto il parco di generazione e noi avremmo i blackout che la storia ci ha consegnato in altri Paesi, proprio per queste ragioni tecniche. Cioè in un sistema elettrico, il polo che ha una potenza molto elevata se viene meno risucchia anche l'altro polo ed è difficile, credetemi, rimetterlo in servizio; occorrono dalle trentasei alle quarantotto ore per ridare corrente elettrica a un determinato territorio. Immaginatevi cosa vogliono dire quarantotto ore di blackout!
In Sardegna, è vero, abbiamo bisogno di grossi quantitativi di energia elettrica, perché abbiamo un'industria energivora che, dato 100 alla capacità di produzione del sistema elettrico sardo, assorbe quasi il 62 per cento di tale produzione e il costo di quel kilowattora, per le ragioni che dicevo prima, mette fuori mercato il sistema industriale delle produzioni primarie. Quindi, è vero, in Sardegna c'è un problema, che stiamo affrontando da anni. Non è un problema vostro, è un problema di chi governava prima e di chi governa ora. Tutti insieme non abbiamo ancora risolto questo problema, allora credo che dobbiamo concentrarci innanzitutto sulla necessità di avere due fonti di energia elettrica, una delle quali tradizionale. In Sardegna abbiamo la fortuna di avere l'unico bacino energetico importante presente in questo Paese, bacino di idrocarburi, che è quello del carbone Sulcis. Credo che con le dovute tecnologie - oggi ci sono - si possa utilizzare quel carbone per produrre energia elettrica in grandi quantitativi per soddisfare anche quella sete di energia elettrica che è fattore di produzione per l'industria energivora sarda a costi competitivi. Concentriamoci su questo.
Inoltre abbiamo la fortuna di avere condizioni climatiche che ci consentono, investendo in ricerca, di utilizzare le fonti rinnovabili, dall'eolico al termodinamico, dalle biomasse al fotovoltaico. Badate, è una vergogna - se ci affacciamo anche da questo palazzo lo vediamo - che nella raffineria di Sarroch, distante da qui una decina di chilometri in linea d'aria, si continuino a bruciare in fiamma, sulle torri, quantitativi di energia che possono essere, con un piccolo investimento, trasformati in idrogeno. Quella è la frontiera, la frontiera pulita, ma servono risorse, serve lungimiranza, serve la responsabilità della politica di capire quale fonte energetica è utile per il prossimo futuro per noi, per le nuove generazioni e per il nuovo sistema produttivo e dobbiamo investire in quella direzione. Se facciamo questo, facciamo una scelta importante.
Infine, davvero, con il rispetto dovuto, devo dire che non sono d'accordo sull'ordine del giorno che sta circolando. Noi non possiamo fidarci, nessuno si offenda, di termini come "concorso" oppure "sentiti". Badate, i termini "concorso" e "sentiti" sono stati usati anche per quanto riguarda i fondi FAS, il G8 e altre cose, eppure al Governo hanno fatto quello che hanno voluto. E allora, sono d'accordo con il presidente Cappellacci, il quale, però, deve assumere un'iniziativa politica e istituzionale che dia consequenzialità al no che ha dichiarato nelle scorse settimane.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Credo sia doveroso da parte nostra, oggi, prendere la parola in quest'Aula e con fermezza assumere una posizione contro il nucleare. Ritengo che ci sia poco da scherzare su quello che rischiano le nostre popolazioni e quindi bisogna rispondere con fermezza alla provocazione del Governo italiano.
Si è definita la Sardegna "terra denuclearizzata ", ad alta vocazione turistica, credo che questo nessuno lo metta in discussione, però questa scelta e questa vocazione vanno difese. La verità è che denuclearizzato è l'intero territorio dello Stato italiano, perché così il popolo sovrano decise nel 1987 attraverso un referendum. E chi può mettere in discussione una decisione presa per volontà di un popolo quasi all'unanimità, considerato che il risultato del voto superava, se non ricordo male, l'80 per cento? Io credo che l'unica speranza di fronte a una decisione come questa rimanga, per fortuna dell'umanità tutta, il fatto che il nucleare è oggi superato. Non lo dico io, qualche autorevole collega lo ha ricordato prima, ma è l'opinione che la gran parte dei Governi del mondo stanno assumendo. E se ancora esiste qualche Governo, come quello italiano, che teorizza la nuclearizzazione dell'Italia, per fortuna mi pare che l'opinione stia andando in controtendenza.
La tragedia per noi è rappresentata dal fatto che se eventualmente il Governo italiano dovesse prendere questa decisione, infischiandosene della scelta degli italiani, allora potremmo arrivare a concludere che la Sardegna è una terra predestinata a ospitare le basi nucleari. E questo lo dico perché l'interesse nazionale prevarrà sicuramente sull'interesse dei sardi, così come La Maddalena docet e i fondi FAS insegnano. Io credo che, ancora una volta, l'insularità, la sicurezza antisismica del territorio sardo, la scarsa densità di popolazione rendano la nostra regione, secondo la visione dello Stato italiano, la più idonea a ospitare le basi nucleari e il sito per lo smaltimento delle scorie radioattive. Per questa ragione credo che la volontà del popolo italiano, manifestata, come ho detto prima, con il referendum del 1987, che indicò l'Italia terra denuclearizzata, la dobbiamo sostenere qui, da questo Consiglio regionale con un no forte non solo al nucleare in Sardegna, ma al nucleare in Italia, perché ho detto prima che semmai la scelta dovesse farsi questa terra sarà la prima a essere prescelta.
Per assurdo, come ha ricordato prima il collega Gian Valerio Sanna, questa terra, che è l'unica terra dello Stato italiano che non ha goduto per decenni di risorse importanti, come il metano per sostenere l'industrializzazione, oggi dovrebbe subire l'onta di ospitare centrali nucleari che dovrebbero produrre energia per soddisfare il fabbisogno del ricco Nord industriale, delle regioni del Nord Italia governate e controllate dalla Lega Nord. Sarebbe una doppia vergogna! Quindi noi saremmo chiamati non solo a subire l'onta, ma a subire un'ennesima servitù che va ad aggiungersi a quella delle servitù militari e delle carceri speciali. Possiamo con certezza teorizzare che semmai dovesse passare questa disgrazia subiremo la schiavitù della presenza nucleare.
Io credo che le manovre che tutti conosciamo, che la stampa ha riportato più volte, i sopralluoghi fatti nella nostra regione per l'individuazione di aree che si prestino a essere utilizzate come siti per il deposito delle scorie radioattive, siano un allarme forte che deve impegnare con vigore questo Consiglio regionale a rigettare questa ipotesi con provvedimenti seri. La nostra proposta, pertanto, è quella di fare della Sardegna, come è accaduto nella vicina isola di Minorca, una terra di riserva mondiale della biosfera. Noi dobbiamo giocare con una controproposta, che è quella di far diventare la Sardegna non solo una terra denuclearizzata, ma una terra che utilizza solo ed esclusivamente energie rinnovabili, come l'eolico, il fotovoltaico, l'idroelettrico, il geotermico e altro, per essere veramente una terra di pace e di straordinaria vivibilità ambientale.
Per concludere, anch'io sostengo, come altri colleghi che mi hanno preceduto, che l'unico modo per dire no al nucleare in Sardegna e quindi in Italia, è quello di impugnare la legge nazionale. E' questo l'unico modo per dire no al nucleare e alla presenza di scorie nucleari in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, quello del nucleare è uno dei temi che, è stato detto, andrebbe affrontato con grande attenzione da parte del Consiglio regionale, non foss'altro per la portata straordinaria dell'argomento e per le gravi conseguenze che potrebbero scaturire se non si facesse fronte comune contro tentativi scellerati di portare il nucleare nella nostra isola, pregiudicando il futuro della Sardegna e della sua gente. Questo, è stato detto e lo ribadisco, è un tema molto delicato.
Questo Governo nazionale, non con sorpresa, ha deciso che il nostro Paese ritorni al nucleare, con l'obiettivo dichiarato di produrre il 25 per cento di energia elettrica. Non gli interessa il fatto che il nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze internazionali contro i cambiamenti climatici. Anche questo è stato detto, entro il 2020 tutti i Paesi dell'Unione Europea devono ridurre del 20 per cento le emissioni di anidride carbonica prodotte a partire dal 1990, ridurre del 20 per cento i consumi di energia e aumentare del 20 per cento l'apporto delle energie rinnovabili al fabbisogno nazionale.
Puntare sull'atomo significa, di fatto, dirottare le risorse già largamente insufficienti per le energie alternative a favore del nucleare, vanificando un lavoro sul quale si sta facendo fronte comune in gran parte dei Paesi del mondo e che è tema discusso proprio in questi giorni dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha visto il suo Presidente intervenire in prima persona su questo tema e i principali capi di Stato mondiali testimoniare fortemente la necessità di cambiare rotta rispetto al nucleare. Questo Governo è totalmente insensibile al fatto che l'Italia, nel 1987, aveva ampiamente votato contro il nucleare, sancendone di fatto l'uscita, primo fra i Paesi industrializzati, seguito nel 1990 dalla Germania, con la dichiarazione di uscita strategica entro il 2020, e dalla Spagna in tempi più recenti. Qualche scricchiolio giunge anche dalla Svezia, che ha comunicato la chiusura di quattro centrali nucleari su dieci a seguito di problemi molto seri e gravi e per rischi di contaminazione per la popolazione.
Mentre noi tergiversiamo, altre Regioni d'Italia si sono già espresse contro il nucleare e continuano ad aumentare: al Piemonte, alla Liguria, alla Calabria, alla Toscana, all'Emilia-Romagna si è aggiunta l'Umbria e sta per aggiungersi anche il Lazio; Regioni che hanno dichiarato la loro indisponibilità ad accogliere nei loro territori centrali e scorie nucleari e che impugneranno la legge numero 99 del 2009. Ma ho sentito delle cose qua, in particolare mi pare dall'onorevole Planetta che ha citato una legge regionale. L'onorevole Zuncheddu ha poi affermato che quella legge è stata, come dire, cassata e quindi non ha più alcun valore. Ma la questione è questa: nella legge numero 99 del 2009, all'articolo 25, è previsto che per la costruzione di impianti nucleari e per la messa in sicurezza delle scorie radioattive sia necessaria un'unica autorizzazione rilasciata dal Ministro dello sviluppo economico in accordo con il Ministro dell'ambiente e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa acquisizione del parere della Consulta delle Regioni. Nel caso in cui una Regione non sia d'accordo, lo Stato può decidere in autonomia e senza tenere conto dei pareri dei cittadini, scavalcando perciò l'ente locale. Ecco, dunque, il perché del ricorso alla Corte costituzionale presentato dalle citate Regioni contro il nucleare. In pratica esse hanno deciso che nessuna centrale nucleare potrà essere costruita sul loro territorio senza il consenso dei cittadini, in base al Titolo V della Costituzione che regolamenta l'autonomia degli enti locali che nel caso ipotizzato sarebbero scavalcati dall'ingerenza statale in materia nucleare. E per dirla con le parole di un Assessore della Regione Lazio, che ricorrerà sulla questione, entrando più nello specifico l'articolo 120 individua in maniera tassativa i casi in cui il Governo può esercitare i suoi poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni e degli enti locali: mancato rispetto di norme e trattati internazionali e della normativa comunitaria; pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica; tutela dell'unità giuridica, economica e dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali essenziali, come quelli della sanità. Esclusi i primi due casi, che nulla hanno a che fare con l'energia, sembra difficile che la localizzazione di una centrale nucleare in quanto infrastruttura strategica nazionale possa farsi rientrare così semplicemente nell'ambito della tutela dell'unità economica o dei livelli essenziali dei servizi, dimenticando che il governo del territorio è affidato alla Regione e che l'assenso regionale a qualsiasi localizzazione non è momento eludibile. Tra l'altro il potere sostitutivo si esercita in relazione a specifici atti amministrativi e qui proprio non si capisce come e in relazione a quali atti il Governo possa sostituire la Regione e gli enti locali. La forzatura fatta dal Governo in materia di nucleare con questa legge solleva, quindi, forti dubbi circa la costituzionalità della norma. Il termine entro il quale altre Regioni, e io spero anche la Sardegna, possono ricorrere è il 30 settembre. La Puglia ha già annunciato, attraverso il suo Presidente, di escludere la sua Regione anche dalla discussione preliminare, perché fortemente contraria.
Il presidente Cappellacci dovrebbe essere qui con noi a discutere su questo tema e votare contro il nucleare. L'unica ragione che si potrebbe accettare per giustificarne l'assenza potrebbe essere il fatto che egli sia già andato a incatenarsi, come aveva promesso. La verità è che non si dice una parola chiara sulla questione, e a essere incatenati saranno i sardi e la Sardegna. Mi pare che siamo ancora una volta di fronte a un Governo regionale che ha serie difficoltà a far valere l'autonomia, sempre sbandierata e mai applicata. Non si riesce a uscire da questa sudditanza perenne. I sardi dovrebbero riflettere. Abbiamo avuto un Presidente che ha dato ruolo alla nostra Isola e dignità al nostro popolo; è stato colpito senza che molta gente si rendesse conto della grande opportunità che la Sardegna aveva avuto per riscattarsi. Pensare che in Sardegna possano essere realizzate centrali nucleari è cosa folle! Pensare che il nostro territorio possa accogliere scorie nucleari è assurdo! Questo Consiglio ha il dovere di esprimersi contro questa scelta, con forte contrarietà e senza lasciare spazi equivoci.
La Regione sarda, al pari di altre Regioni, deve impugnare il provvedimento previsto dalla legge numero 99 del 2009 e lo deve fare rapidamente perché non abbiamo a disposizione molto tempo.
PRESIDENTE. Facciamo una breve sospensione per motivi tecnici.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 30, viene ripresa alle ore 18 e 31.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Assessore, vorrei fare una riflessione ulteriore. Arrivati a questo punto è possibile che ci ripetiamo, ma penso che su un tema così importante qualsiasi contributo possa essere utile per un'ulteriore riflessione.
Anch'io riparto dalla volontà popolare che era stata espressa con il referendum del novembre del 1987. Insomma, non sono passati tanti anni e credo che quella volontà non sia stata modificata, almeno nel popolo sardo sicuramente questo non è avvenuto. E' avvenuto invece di certo nell'idea del Governo nazionale, che propone la realizzazione di nuove centrali nucleari in Italia. La volontà popolare di non installare nel territorio nazionale centrali nucleari è chiaramente acquisita, purtroppo il disegno di legge numero 1195 fissa entro sei mesi i paletti per l'avvio del piano nucleare. Un po' di tempo fa circolavano ipotesi di installazione in Sardegna non di un solo sito, ma di diversi siti. Era un'elaborazione delle carte di localizzazione date a livello nazionale. Praticamente, all'interno del Comitato nazionale per l'energia, poi trasformato in ENEA, si desumevano ben quattro località in Sardegna come ipotesi di installazione di centrali o deposito di scorie: Oristano, che è la più nota ormai, ma anche la zona di Pula, il delta del Flumendosa e il circondario di Capo Comino. Queste in linea di massima erano le aree più indicate, e poi veniva indicata principalmente la Sardegna perché, chiaramente, l'assenza di attività tellurica dava il massimo della sicurezza.
Di fronte alla decisione assunta dal legislatore lo scorso luglio, ovvero che il parere regionale non sarà determinante rispetto all'interesse nazionale, i miei colleghi lo hanno ribadito e hanno rilevato degli aspetti importanti, mi chiedo quale forza potrà avere la Sardegna per far valere il Titolo V della Costituzione, che pone la Regione non in senso subalterno allo Stato, ma in senso paritetico, per cui credo che lo Stato debba pur sentire la nostra Regione. Non penso che sia sufficiente l'impegno del presidente Cappellacci, lo hanno detto tutti, per scongiurare l'insediamento nucleare. Mi auguro che la determinazione del Partito sardo d'Azione nel raggiungere l'accordo politico di far parte di questa maggioranza sia mantenuta e certamente su questo punto non potrà che esserci il pieno sostegno anche da parte nostra.
La soluzione nucleare ci ricaccia, comunque, nella dipendenza. Quante volte abbiamo parlato delle fonti esauribili: il petrolio non è materia prima di cui noi disponiamo, ma siamo costretti a utilizzarlo e l'uranio dobbiamo comunque importarlo. Siamo costretti a essere subalterni ad altre realtà nazionali, ecco perché penso che in questo Consiglio, su questa mozione, si possa trovare sintesi e unità di intenti, non foss'altro perché la Regione Sardegna, quando peraltro era governata dal centrodestra ed era presidente Mauro Pili, ha prodotto il Piano energetico regionale, che puntava all'incremento delle fonti alternative e rinnovabili. Insomma, basta leggerne alcune parti, per esempio quella in cui si parla della spinta perché il gasdotto dall'Algeria entri in servizio entro il 2010. Sicuramente non ce la faremo, però in questa direzione si continua ad andare.
In quel piano si parla anche di energia eolica, e la Sardegna sta dando il suo contributo per quanto riguarda questo tipo di energia, nonché della messa in atto - mi sembra un'ulteriore affermazione - di tutte le azioni di sostegno per l'uso razionale dell'energia e la diffusione delle fonti rinnovabili. Ancora: varo di tutte le azioni, a partire addirittura dal 2003, volte ad agevolare la penetrazione dell'uso del GPL nel settore dei trasporti, nel settore civile, nel settore della piccola e media industria utilizzando le reti già costruite; promozione di azioni di stimolo e sostegno per il recupero del patrimonio edilizio delle città. Questo mi sembra un punto importante che richiama all'appuntamento di domani sul cosiddetto piano casa.
Mi sembra, quindi, importante soffermarsi anche su questi aspetti. Peraltro vorrei ricordare che l'efficienza delle centrali nucleari, ormai è risaputo, è minore di quella delle centrali termoelettriche convenzionali. L'unico vantaggio della centrale nucleare è l'utilizzo di una quantità estremamente ridotta di combustibile, ma, come tutti abbiamo detto, è poi assai problematico lo smaltimento delle scorie. Il premio Nobel Carlo Rubbia mette in guardia sulla scarsa disponibilità di uranio a livello mondiale e sul fatto che il suo prezzo, appunto per questo motivo, è soggetto a forti speculazioni (vedi ciò che sta accadendo per quanto riguarda il petrolio).
Volevo porre all'attenzione del Consiglio una ricerca curiosa dell'istituto McKinsey - io non pronuncio bene l'inglese, chiedo scusa -, uno dei più affermati istituti di ricerca economica a livello mondiale, che spiega come con l'efficienza energetica nella costruzione degli edifici si possa coprire il 4 per cento del nostro consumo di energia elettrica. E' lo stesso dato che ci ha riferito il ministro Scajola, dichiarando che le centrali nucleari produrranno il 4 per cento di energia elettrica, perché tutto il resto è energia per trazione. Se questo è un elemento fondante, chiedo una riflessione ulteriore sull'argomento all'ordine del giorno domani, perché si possa vagliare più attentamente il progetto di legge sulla casa, in quanto di questi elementi che l'istituto ha sviscerato e proposto all'opinione pubblica in Germania, per esempio, se ne sta già tenendo conto. Si tratta di una delle scelte alternative che possono essere perseguite immediatamente.
Credo che anche soffermandoci su queste piccole cose possa essere presa una decisione forte da parte della Regione Sardegna, che vuole andare in direzione di quello che può e deve essere il supporto energetico per una regione da tutti dichiarata a vocazione naturalistica e turistica; turismo fatto su misura, senza dover seguire livelli di produzione di energia elettrica che, peraltro, non servirebbero in Sardegna, vista la sua dimensione urbana e anche industriale. Ritengo, quindi, utile un'ulteriore riflessione da parte di tutto il Consiglio per poter dare una risposta compiuta, così come è accaduto in altre occasioni, al Governo nazionale, perché eviti la scelta di centrali in Sardegna, anche se questo può sembrare ipocrita, dal momento che è chiaro che se la centrale venisse ubicata in Toscana o nel Lazio sicuramente gli effetti di un eventuale disastro ingloberebbero anche la nostra regione.
Noi, ovviamente, proponiamo la non presenza di centrali in Sardegna, però richiamiamo, con la forza dell'unità, il Governo nazionale a evitare la scelta dell'energia nucleare e a guardare oltre. Qui si è accennato all'idrogeno ed è una prospettiva possibile; è una prospettiva che in America, nell'ambito delle forze armate, stanno già mettendo in pratica. Anche in Sardegna (si veda ciò che sta facendo la Carbosulcis per quanto riguarda l'uso del carbone con il cosiddetto letto fluido, dal quale si produce idrogeno) esistono studi avanzati perché questa possa davvero essere l'alternativa futura. Per cui penso che sia possibile trovare una sintesi e un'unità di intenti per osteggiare l'idea di una centrale nucleare in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, penso di non utilizzare per intero i dieci minuti che il Regolamento consiliare mi assegna per l'intervento, perché in realtà l'intervento che vorrei fare si discosta in maniera significativa dalla maggior parte degli interventi che ho sentito in Aula. Nel senso che francamente mi sembra intanto di non essere in grado di discettare in maniera dotta come altri colleghi che probabilmente, anche per professione, sono più dediti allo studio di argomenti correlati con le centrali nucleari e l'utilizzo di fonti energetiche, ma soprattutto mi sembra che il tipo di ragionamento che è stato fatto in quest'Aula non sia congruo rispetto all'argomento che oggi abbiamo in discussione.
Mi sembra, infatti, di poter scindere in maniera netta due aspetti del problema che sono stati mescolati durante gli interventi in quest'Aula, e cioè la scelta dell'Italia di andare verso l'utilizzo di energia da fissione nucleare e la scelta della Sardegna di essere chiamata fuori da qualsivoglia realizzazione nucleare o anche stoccaggio di scorie nel suo territorio. Ecco, a me sembra che i due problemi siano assolutamente distinti, nel senso che nulla vieta a ciascuno di noi di esprimersi sull'utilizzo da parte dell'Italia del nucleare, ma sostanzialmente ci comportiamo come qualche milione di elettori italiani, cioè votiamo per i partiti politici e in parte affidiamo ai rappresentanti dei nostri partiti politici il compito di esprimere nel Parlamento nazionale il loro parere su scelte anche importanti come quelle energetiche. I nostri rappresentanti nazionali discutono su quali fonti energetiche utilizzare e il Governo manifesta la propria volontà in merito. Insomma, se esiste un dibattito a livello nazionale sulle fonti energetiche, se esistono sostenitori e detrattori del nucleare, credo che sia assolutamente legittimo che ciascuno di noi si posizioni tra i sostenitori o tra i detrattori del nucleare.
Così come sono state dotte e interessanti molte discettazioni fatte da colleghi della minoranza sul valore strutturale e sul valore strategico della scelta alternativa al nucleare, credo che una sede scientifica ma anche una sede politica di dibattito possano essere sicuramente ipotizzate per ragionare insieme su quale debba essere la scelta italiana circa il nucleare. Ma mi sembra che noi stiamo discutendo d'altro, nel senso che la mozione che è stata presentata, di cui è primo firmatario il collega Salis, tratta d'altro. E a me interesserebbe discutere d'altro. Cioè, indipendentemente da quale sia la scelta del Governo nazionale, per il nucleare o per energie diverse da quella nucleare, indipendentemente dal fatto che, passati ventidue anni dal referendum del 1987, sia legittimo o meno pensare a una scelta che contrasta con quello che dissero allora gli italiani - sono tutte considerazioni che lascio al dibattito politico -, c'è una cosa che interessa più da vicino la Sardegna, ovvero se noi riteniamo che la nostra isola possa essere sede di insediamenti di tipo nucleare. Su questo, colleghi del centrosinistra, che più volte avete detto che su questi argomenti dobbiamo essere tutti uniti, a me sembra che siamo già tutti uniti, nel senso che non è in discussione la posizione politica del centrodestra, e sicuramente dei Riformatori, di non volere centrali nucleari o depositi di scorie radioattive in Sardegna. Quindi non dovete convincerci che noi siamo invece sostenitori "di…". Siamo esattamente dello stesso identico parere, cioè che in Sardegna non debbono essere localizzati né depositi di scorie radioattive né centrali nucleari. E siamo di questo parere da prima che l'onorevole Salis presentasse la mozione. E' un parere che abbiamo espresso in più sedi, nel corso di diversi anni, ed è un parere che sappiamo essere condiviso, perché l'abbiamo letto come voi sui giornali, dal Presidente della Regione, quindi dalla Giunta regionale. Il Presidente ha dichiarato che si sarebbe incatenato qualora ci fossero stati problemi di questo genere, che si sarebbe dovuti passare sopra il corpo suo, dell'assessore Liori, dell'assessore Baire e del resto della Giunta. Mi sembra difficile poter dire più di questo per manifestare la volontà ferrea, netta di questa Regione di non avere nessuna commistione con eventuali realizzazioni di centrali nucleari.
Devo dire che questo ragionamento, questo spunto tutto sommato è collegato ad altri ragionamenti, alcuni dei quali sono emersi durante la discussione odierna, nel senso che si è detto che la Regione Sardegna agli interessi nazionali paga già prezzi alti. Basterebbe pensare al fatto che le nostre servitù militari rappresentano l'80 per cento del totale delle servitù militari nazionali per avere l'idea che il nostro contributo significativo - dal quale vorremmo almeno in parte tornare indietro - agli interessi strategici nazionali lo stiamo dando e l'abbiamo già dato. Adesso paghi qualcun altro. Condivido ciò che qualcuno ha detto riferendosi alla Lega Nord: le regioni "energivore" del Nord, che devono il loro progresso e il loro sviluppo al fatto che hanno un'economia molto più energivora della nostra, paghino, se intendono, un contributo più alto di quello che paghiamo noi.
Ma il problema fondamentale è che noi abbiamo fatto una scelta che non definirei di conservazione ambientale, perché anche in questo caso ci sarebbero tante persone disposte a dire che dal punto di vista ambientale la centrale nucleare è di massima salvaguardia rispetto a ogni altra fonte energetica. Quindi non mi imbarco neanche in questo tipo di ragionamento, semplicemente dico che abbiamo fatto una scelta, dal punto di vista della vocazione economica e dello sviluppo della nostra terra, che sotto il profilo della comunicazione - e sottolineo sotto il profilo della comunicazione - è, a nostro avviso, del tutto incompatibile con la scelta delle centrali nucleari.
Su questo credo che in Consiglio regionale ci sia un accordo sostanzialmente universale e che bene faccia il centrosinistra, se ha dei dubbi, a chiedere che si ribadisca che la volontà del Consiglio è universalmente rivolta in questa direzione. Vi chiederei, com'è stato chiesto ieri durante la discussione della mozione sulla scuola, di non trasformare speciosamente anche questo argomento in un elemento di scontro, sul quale voi dite dieci e noi diciamo otto. E quando anche noi arriviamo a dieci, voi rilanciate a venti, poi noi arriviamo a venti e voi rilanciate a trenta. Se questo è, vuol dire che stiamo semplicemente inscenando il solito teatrino della politica, per cui voi farete un vostro ordine del giorno, noi ne faremo uno nostro e sarà approvato il nostro.
Sostanzialmente vogliamo le stesse cose, però la politica ci obbliga a recitare ognuno una parte diversa. E' una scelta che se si ripete su tanti argomenti alla fine rende difficile fare una ragionamento di interesse generale, che invece dovrebbe essere il ragionamento di cui questo Consiglio regionale è sempre portatore. Pertanto, quanto riguarda le cose su cui siamo d'accordo, vi chiederei di non esasperare le sfumature di dissenso rispetto a quelle sostanziali di consenso.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente, condivido sicuramente, perlomeno nella parte finale, l'intervento dell'onorevole Vargiu. Mi pare che il dibattito stia arrivando a delle conclusioni convergenti, almeno dagli interventi che ho sentito. Adesso dobbiamo capire quali atti occorre porre in essere di fronte alle nuove ipotesi che si stanno diffondendo in maniera sconcertante, di fronte alle intenzioni del Governo, ancora oscure per quanto riguarda la localizzazione dei siti. Intanto abbiamo un'occasione oggi, quella di dire, come Consiglio regionale, il nostro secco e definitivo no al nucleare in Sardegna e, per quel che ci riguarda, anche in Italia. Abbiamo la possibilità di denunciare che il ritorno all'energia nucleare, voluto dal Governo Berlusconi, è un'imposizione che si gioca sulla testa dei cittadini, e ancora una volta dei cittadini sardi in maniera diretta. Denunciamo anche i toni perentori in atto, per alcuni versi autoritari e con qualche profilo di incostituzionalità.
Intanto un punto: la Regione Sardegna, a mio avviso, deve seguire la strada che hanno già percorso altre sette Regioni, quella di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale la legge numero 99 del 2009, con la quale il Governo scavalca le competenze delle Regioni e la volontà dei cittadini e va contro gli articoli 116 e 117 della Costituzione. Ora il problema è un altro, per cui non trinceriamoci, come appare dalla proposta di ordine del giorno che ho visto circolare, nel fatto che siamo una Regione a Statuto speciale e quindi serve l'intesa, il concerto tra lo Stato e la Regione. Il tutto, infatti, viene superato dall'articolo 120 della Costituzione. Allora il problema, come ha detto oggi il ministro Scajola in un'intervista, è se la Corte costituzionale deciderà che il nucleare è un bene primario per i cittadini e per la tutela dell'unità economica del Paese, perché così recita l'articolo 120 della Costituzione: il Governo può sostituirsi agli organi delle Regioni "quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali".
Io credo che il nostro Statuto sia stato già abbondantemente calpestato, anche in occasione del trasferimento del G8, quindi non mi baserei semplicemente sull'osservanza del nostro Statuto, ma farei qualcosa in più. Oggi chiediamo, quindi, che il presidente Cappellacci faccia, senza esitazioni, entro il 30 settembre, ciò che hanno fatto i suoi colleghi Presidenti di Regione, cioè impugni la legge sul nucleare. Non c'è tempo da perdere! Noi riteniamo che la delega al Governo in materia di energia nucleare escluda le Regioni da ogni decisione sulla localizzazione delle centrali nucleari e degli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e sullo smantellamento degli impianti nucleari, e ciò in contrasto con il Titolo V della Costituzione.
Non continuate a ignorare, mossi dal vostro solito atteggiamento fideistico nei confronti del Governo, che le dichiarate caratteristiche dei siti che dovranno ospitare le centrali nucleari sono pericolosamente coincidenti con quelle del territorio sardo. Magari rileggete con attenzione quanto ha scritto Stefano Saglia, Sottosegretario dello sviluppo economico, il mese scorso su "Il Sole 24 Ore". Egli sostiene che la mappa delle nuove centrali nucleari non sarà tracciata dal Governo, il quale detterà le regole, i criteri, le tutele, definendo le aree di esclusione, ma saranno le società elettriche, gli investitori, insomma il mercato, a localizzare tali centrali.
Per cui, oggi, abbiamo un'occasione e saremo tutti più tranquilli se questo Consiglio regionale, con un atto magari unanime, prenderà una posizione forte contro il nucleare. Saremo più tranquilli, anche perché alle ripetute dichiarazioni del presidente Cappellacci non sono seguiti fatti e atti concreti.
Sbaglia il ministro Scajola quando afferma, come ha fatto al meeting di Rimini ultimamente, che l'atomo non fa più paura. Sbaglia, perché lo stato delle tecnologie non è ancora tale da consentire la produzione di energia nucleare in maniera sicura. Non tutto può essere tenuto sotto controllo, ma soprattutto la scienza non dà ancora risposte soddisfacenti sulle scorie radioattive e sul loro futuro. La scienza non è in grado di distruggere le scorie radioattive e di accelerare il periodo di decadimento della radioattività e tanto meno è in grado di evitare il prodursi di incidenti. Non solo Chernobyl, numerosi e ripetuti sono gli incidenti di cui si parla pochissimo. I fautori del nuovo nucleare però ci garantiscono, dall'alto della loro scienza, la sicurezza dei nuovi reattori, quelli di quarta generazione, come se già esistessero e fossero sperimentati. Ma non si può fare a meno di pensare che anche la centrale di Chernobyl, a suo tempo, era stata considerata sicura. Gli Stati Uniti hanno discusso per molti anni prima di decidere di localizzare nello Yucca Mountain il deposito delle loro scorie radioattive. Adesso scoprono imprevisti che allora non erano rilevabili e cercano di individuare un sito più idoneo.
Allora, io credo che sia urgente che il Consiglio regionale, con forza, con autorevolezza, faccia sentire la sua contrarietà al nucleare in Sardegna e traduca in azioni concrete quelle che fino a ora non sono state che parole, facendosi portatore della volontà dei sardi, i quali sono pronti a reagire nel 2009 non meno di quanto abbiano reagito nel 2003. Il Governo della Regione svolga una chiara e determinata attività di prevenzione per evitare ciò a cui il presidente Cappellacci si è detto disponibile di fronte all'installazione del nucleare in Sardegna, cioè per evitare che passino sul suo corpo.
La Sardegna deve puntare, per il suo sviluppo, sulla tutela del territorio e dell'ambiente e non può contemplare scelte che ormai si sono dimostrate dannose e antieconomiche. Il futuro della Sardegna è nelle energie rinnovabili ed ecosostenibili e non in progetti, quale quello sul nucleare, che niente hanno da spartire con la vocazione dell'Isola e che la ridurrebbero a nient'altro che a un enorme servitù militare. Noi sardi non abbiamo bisogno di centrali nucleari; quel che serve, invece, è difendere dalle speculazioni di ogni genere l'immenso patrimonio che i nostri padri ci hanno lasciato e che oggi l'ipotesi del nucleare mette in serio pericolo. Non consentiamo che il Governo possa sostituirsi, anche su una materia così delicata, all'autonomia della Regione. Per questo credo che possiamo, anche con un ordine del giorno, se troviamo la necessaria convergenza, se ne abbiamo la forza anche per quanto riguarda questa materia, dichiarare la nostra autonomia, dichiarare che nessuno, neanche il Governo, può sostituirsi a noi in una materia così delicata per il futuro dei nostri figli e per il futuro della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Onorevole Bruno, se dovessi iniziare il mio ragionamento dalle sue ultime considerazioni sarebbe per me fin troppo facile, nel senso che noi, comunque sia, viviamo in uno Stato, che è lo Stato italiano, pertanto posso capire che ciò che lo Stato fa non sia condiviso da qualcuno, ma almeno se ne fa menzione. L'onorevole Giacomo Sanna può sempre dire: "Sì, io ci sono, però…", con qualche però, ma non mi pare di aver mai sentito dal Partito Democratico che sia già in atto una sorta di distinzione dallo Stato italiano. E' vero che siamo una Regione a Statuto speciale ed è nella nostra potestà cercare di difenderci il più possibile…
(Interruzione)
Un altro congresso del Partito Democratico? Giusto per capirci! Quando sarà il caso affronteremo anche questo argomento, per il momento, visto che dovete ancora fare un congresso e visto che l'onorevole Porcu stamattina si è permesso di dire che noi abbiamo due presidenti io vi dico: guardate, forse noi abbiamo due presidenti, ma voi siete ancora alla ricerca di chi il presidente lo deve indicare! Quindi preoccupatevi della parte politica che vi riguarda e lasciate a noi, che abbiamo vinto le elezioni a livello regionale e nazionale, il potere di decidere un pochino le cose, come la maggioranza degli elettori italiani ci ha chiesto di fare.
Questo non vuol dire che io parlerò a favore del nucleare, cosa possibile in uno Stato dove credo che ciascuno sia libero di dire ciò che pensa. Potrei parlare anche a favore del nucleare, senza tema di essere smentito, visto che la paura maggiore che abbiamo sarebbe quella dell'uranio. Non ci sono in Aula grandi esperti sulla presenza di uranio nel territorio italiano, però esistono degli esperti che vi possono confermare che se c'è un territorio nel quale l'uranio esiste allo stato naturale è proprio la Sardegna. Nessuno ne ha mai parlato, nessuno se n'è mai accorto, abbiamo l'uranio sotto la nostra poltrona e nessuno dice niente!
Ora, il mio ragionamento non porta a giustificare le centrali nucleari o le scorie radioattive, ma di radioattività ce n'è tanta attorno a noi, basta entrare negli ospedali e ne troviamo quanta ne vogliamo. Io mi limito a ragionare sulla mozione che l'onorevole Salis ha presentato a quest'Aula. E siccome non perdo tempo nel leggere tutto il dispositivo, mi fermo sui tre punti per i quali noi dovremmo impegnare il Presidente della Regione, la Giunta, questa maggioranza e ovviamente anche questo Consiglio. Non c'è niente dell'impegno che chiede l'onorevole Salis che non sia da noi condiviso, punto. Vogliamo terminare qui la discussione? O forse voi intendete utilizzare l'incontro di oggi - così come avete fatto nei giorni passati per quanto riguarda la scuola - per cercare di sollevare il tono della discussione all'esterno, visto che probabilmente non siete ancora riusciti a recuperare politicamente il consenso degli elettori?
Non dovete spaventare nessuno e noi non vogliamo spaventare nessuno. Il Presidente della Regione è stato fin troppo chiaro in ciò che ha detto. Non è sufficiente che l'abbia detto a voce? Lo vogliamo scrivere in un ordine del giorno? Benissimo, noi siamo pronti a scriverlo in un ordine del giorno. Vogliamo evitare che con sotterfugi vari possano entrare in Sardegna scorie nucleari? L'onorevole Salis ha suggerito un portale mobile nei porti e negli aeroporti, benissimo, noi siamo pronti ad accogliere questo suggerimento. Dice l'onorevole Salis: "…indichi come chiara alternativa l'attuazione di un piano di risparmio energetico". Sono totalmente d'accordo! Però sono d'accordo anche sulla necessità di mettere mano al Piano energetico regionale, che è stato un autentico sfascio nella precedente legislatura e ha limitato in maniera drammatica la produzione di fonti alternative di energia. O ce ne siamo dimenticati? Se ce ne vogliamo dimenticare diciamo pure che cosa ha determinato non tanto il Piano paesaggistico quanto la volontà del presidente Soru. Ci vogliamo dimenticare di quando il presidente Soru voleva mettere le mani - in senso bonario naturalmente - su tutte le aree industriali della Sardegna? Ma, guarda caso, nel Piano energetico regionale era previsto che le uniche zone dove si poteva produrre energia da fonti alternative fossero proprio le zone industriali! Prima le voleva commissariare e portare nella potestà della Regione Sardegna e dopo nel Piano energetico regionale appare la dicitura "le cave dismesse e le zone industriali". E lì, entro i quattro chilometri, non valeva neanche il Piano paesaggistico regionale. Voglio dire, se siamo chiamati a discutere una mozione sulla base dell'articolo 54 del nostro Regolamento, che recita che un quarto dei componenti è legittimato a richiedere la convocazione straordinaria del Consiglio ed entro dieci giorni il Presidente del Consiglio deve mettere in discussione la mozione, mi dovete spiegare per quale motivo noi oggi dovremmo discutere di problemi diversi da quelli che sono menzionati ed evidenziati molto chiaramente nella mozione dell'onorevole Salis. Cioè la Regione Sardegna non dovrebbe preoccuparsi più solo degli affari suoi e questa Assemblea legislativa dovrebbe preoccuparsi anche di impugnare la legge che, guarda caso, è stata impugnata dai "soliti noti". Solo quelle Regioni l'hanno impugnata, poi magari saranno le prime che si faranno avanti per avere le centrali nucleari. Ma le centrali nucleari, cari colleghi, io ne sono convinto, non si faranno mai in Italia. Io credo che la strategia del Governo non sia quella di costruire centrali nucleari, bensì un'altra. Noi certamente siamo molto abili, abbiamo una tecnologia avanzatissima e forse è bene che l'Italia si stia preoccupando - io credo che stia accadendo questo - di mettere in piedi una tecnologia molto avanzata, non perché venga utilizzata nel territorio italiano, ma perché venga messa a disposizione di una comunità più allargata, che è la comunità internazionale. Perché se anche la Germania, che ha già raggiunto il 23-24 per cento di produzione di energia da fonti rinnovabili, non riesce comunque ad andare avanti se non aumentando i costi dell'energia, ciò significa che saremo sempre dipendenti dal petrolio, perché non sarà mai possibile raggiungere il 100 per cento della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Certo, dobbiamo abbattere la produzione di energia dal petrolio e dobbiamo abbattere i consumi energetici di cui ha parlato l'onorevole Salis. Sono tutte cose che si possono fare benissimo, ma sono state anche calcolate e si riducono a poca cosa, onorevole Salis. Quand'anche utilizzassimo soltanto lampadine a led e nella produzione degli elettrodomestici, che adesso nascono con classe energetica tre A, l'anno venturo nasceranno con quattro A, poi con cinque, esaurissimo anche l'alfabeto greco, oltre a quello italiano, non arriveremmo comunque a diminuire di molto i nostri consumi energetici.
Quindi il problema esiste certamente e il presidente Cappellacci non ha aspettato una mozione, non ha aspettato neanche le sollecitazioni nostre, perché nel programma che ha presentato se ne parla molto chiaramente. Non è sufficiente? Benissimo, allora noi proponiamo un ordine del giorno, nel quale ribadiamo questi concetti e diciamo che non è assolutamente nelle intenzioni del Governo regionale condividere qualsiasi tipo di insediamento nucleare in Sardegna. Lo diciamo molto chiaramente e diciamo anche che deve essere chiesta un'eventuale intesa, ma lo diciamo perché l'avete scritto voi nella mozione, altrimenti non l'avremmo neanche sollevato questo problema, perché non ci riguarda.
Noi non vogliamo intese di nessun genere, noi siamo contrari al nucleare punto e basta. Ma ci riferiamo al territorio della Sardegna, perché se altre Regioni dovessero dire che sono invece d'accordo cambierebbe poco ai fini delle valutazioni che ho sentito fare oggi in tutti vostri ragionamenti. Non ho capito, infatti, per quale motivo le centrali francesi che sono situate a venti chilometri da Aosta non creano problemi, mentre l'ipotesi di costruirne una appena appena al di qua genera un pandemonio. E se le centrali nucleari vengono costruite in Albania cambia forse qualcosa? Se cambia qualcosa spiegatemelo, perché io non l'ho ancora capito.
Per terminare, annuncio la presentazione di un ordine del giorno che, con molta correttezza, prima di essere firmato è stato sottoposto all'attenzione dei colleghi del centrosinistra. Non c'è stata risposta da parte loro, anzi c'è stato un diniego. Noi pertanto presentiamo in questo momento un ordine del giorno predisposto dalla maggioranza di questo Consiglio regionale e di questo Governo regionale. Che cosa dice fondamentalmente? Dice che il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale ad adottare tutti gli atti amministrativi e a proporre al Consiglio regionale tutti gli atti normativi necessari a impedire la costruzione di centrali elettriche nucleari nel territorio della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Presidente, onorevoli consiglieri, vorrei intanto riferire che il Presidente, che mi ha dato l'incarico di rappresentarlo, si scusa per non poter essere presente qui in quanto impegnato a Roma in un'altra importante occasione istituzionale, facilmente verificabile.
A nome della Giunta vorrei inoltre sottolineare il fatto che questa maggioranza, della quale faccio parte, intende tenere fermo un impegno quinquennale che ha preso con gli alleati di governo - penso, per esempio, al Partito Sardo d'Azione, che si è fortemente speso in questo senso -, ma soprattutto intende tenere fermo l'impegno che ha preso, per mandato elettorale, con gli elettori, con le istituzioni e in particolare con i comuni, che sono molto sensibili al riguardo.
Il Presidente mi ha incaricato di ribadire la sua fortissima volontà di impedire che mai vengano costruiti in Sardegna una centrale nucleare e un centro di stoccaggio di rifiuti nucleari. E chiaramente tutti noi rappresentanti della maggioranza siamo impegnati, con un debito d'onore, a tener fede a questo impegno.
Vorrei dire che è importante tutto quello che si è detto ed è nel nostro programma di governo la volontà di portare avanti l'idea di un "polo ambientale", perché abbiamo una grandissima ricchezza da tutelare, appunto quella dell'ambiente, che va salvaguardato anche ai fini dello sfruttamento turistico, oltre che agricolo. Sarebbe per noi un disastro, che si aggiungerebbe alle tante calamità che abbiamo subito fino a oggi, se non tenessimo conto di questa importantissima, forse la più importante risorsa della nostra Isola.
Bisogna anche dire che nel programma di governo che abbiamo inteso portare avanti è prevista la creazione di un polo di ricerca e sperimentazione ed è altresì prevista la produzione di energia da fonti rinnovabili, che è inutile elencare. Questo è sicuramente un fine strategico di questa Giunta, che noi intendiamo perseguire con tutta la nostra forza e con la volontà e la capacità di inserirci anche nei dibattiti nazionali.
La necessità di scrivere un nuovo piano energetico fa quindi parte della nostra volontà, così come moltissimi interventi hanno evidenziato, e credo trovi all'interno di questo Consiglio unanime consenso. Dobbiamo certamente perseguire la via della riduzione dei consumi, perché ormai - qui non l'ha ricordato nessuno - la sostenibilità dello sviluppo, anche di quello energetico, è qualcosa che fa parte della cultura mondiale, della quale anche noi siamo partecipi. Non si può crescere all'infinito; c'è una sostenibilità anche dello sviluppo energetico che la nostra Isola deve assolutamente affrontare riducendo i consumi, razionalizzando, portando avanti un'educazione che passa attraverso gli enti pubblici, le istituzioni, per arrivare fino a coinvolgere i privati.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue LIORI.) Bisogna anche dire che c'è un impegno che il Presidente mi ha detto di voler fortemente assumere e che è sottolineato nella mozione di cui è primo firmatario l'onorevole Salis, quello di raccogliere l'invito ad acquisire i cosiddetti "portali" che segnaleranno l'ingresso nei porti e negli aeroporti di materiale radioattivo. Ciò proprio al fine di tutelare la salute dei cittadini sardi e dei turisti che arrivano nella nostra Isola e che hanno il diritto di non trovarsi davanti a disastri ambientali nascosti, come si è verificato in Calabria. Sappiamo che la nostra Isola già in passato è stata oggetto di attenzioni da parte di ecomafie e potrebbe essere oggetto di attenzioni da parte di gruppi terroristici, perciò crediamo che sia giusto tutelare i cittadini sardi anche con questi strumenti avanzati che faremo in modo di acquisire nel più breve tempo possibile. Pensiamo che si tratti di iniziative di buon senso e quindi le facciamo nostre molto volentieri.
Il documento che è stato presentato dalla maggioranza credo sia perfettamente in linea con questa nostra volontà e quindi esprimo parere favorevole. Per quanto riguarda la mozione del centrosinistra sottolineo quanto è stato detto e mi rimetto all'Aula perché, chiaramente, nella gran parte dei contenuti è fortemente condivisibile.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, mi limito a prendere atto della profondità del dibattito che è intervenuto, del chiarissimo sostegno ai propositi che la mozione si prefigge e le chiedo dieci minuti di sospensione, perché interverremo per dichiarazione di voto, ma vorremmo verificare la possibilità di concordare un ordine del giorno unitario.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, ha già concluso il suo intervento di replica, per cui poi riprendiamo dalla votazione?
SALIS (I.d.V.). Interverrò per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Perfetto. Sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 19 e 25.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 15, viene ripresa alle ore 19 e 22.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori. Prego i colleghi di prendere posto. Chiedo la presenza dei consiglieri Segretari al banco della Presidenza, grazie.
Con umico che è stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno:
Ordine Del Giorno Salis - Bruno - Diana Mario - Capelli - Sanna Giacomo - Vargiu - Ben Amara - Mulassulla necessità di attuare ogni misura atta ad impedire la costruzione di centrali elettriche nucleari e la localizzazione di depositi per lo stoccaggio delle scorie provenienti da reattori a fissione nel territorio della Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione della mozione n. 16 (Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di approvare con la massima urgenza un provvedimento che vieti sotto ogni forma la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e lo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento);
PREMESSO che è in corso di definizione l'iter normativo e amministrativo che dovrebbe portare alla realizzazione nel territorio italiano di almeno quattro centrali elettriche nucleari a fissione di terza generazione, la prima delle quali dovrebbe essere operativa entro il 2020;
RILEVATO che la Sardegna potrebbe essere scelta come sede adatta ad ospitare una di queste centrali e/o un deposito nazionale di scorie radioattive;
CONSIDERATO che, nelle dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente della Regione nella seduta consiliare del 20 marzo 2009, è stato rimarcato l'impegno ad inserire tra le priorità dell'azione di governo la creazione di un polo ambientale di ricerca, sperimentazione e produzione di energia da fonti rinnovabili, il riconoscimento dell'esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia e rimanga denuclearizzato e la riscrittura del Piano energetico regionale promuovendo un maggiore ricorso alle fonti energetiche rinnovabili;
SOTTOLINEATA l'incompatibilità dell'eventuale localizzazione di siti nucleari con la vocazione turistica della Sardegna, la quale richiede un'attenzione alla tutela dell'ambiente e un grado di sicurezza per le persone che la presenza di siti nucleari non è in grado di garantire;
RITENUTO necessario che il Consiglio regionale si pronunci con chiarezza al fine di garantire il massimo sostegno politico al Presidente della Regione e alla Giunta regionale nell'attuazione degli impegni programmatici di cui sopra;
CONSIDERATO, inoltre, che cinque regioni a statuto ordinario (Toscana, Piemonte, Calabria, Liguria, Emilia Romagna) hanno impugnato davanti alla Corte costituzionale le parti della legge 23 luglio 2009, n. 99 (articolo 25 e seguenti), che prevedono la possibilità governativa di scelta dei siti per le nuove centrali e per il deposito delle scorie senza intesa con le regioni,
impegna la Giunta regionale
1) ad adottare tutti gli atti amministrativi e a proporre al Consiglio regionale tutti gli atti normativi necessari ad impedire la costruzione di centrali elettriche nucleari e la localizzazione di depositi per lo stoccaggio delle scorie provenienti da reattori a fissione nel territorio della Sardegna;
2) ad attivarsi presso il Governo nazionale affinché la Sardegna non sia inclusa nella lista, attualmente in fase di preparazione, delle regioni candidate ad ospitare siti nucleari;
3) a negare il prescritto concerto o intesa di cui all'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 19 giugno 1979, n. 348 (Norme di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna), per la realizzazione di qualsiasi opera pubblica di interesse statale relativa a centrali nucleari, depositi per le scorie, opere connesse;
4) a verificare la possibilità di dotare tutti i porti e gli aeroporti della Sardegna di portali, vale a dire unità monitor su telaio mobile installate su veicoli, per il rilevamento dell'eventuale presenza di materiali radioattivi nei veicoli e nei passeggeri in transito. (1).)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sull'ordine del giorno ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. La Giunta esprime parere assolutamente favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, vorrei fare una breve dichiarazione di voto a sostegno dell'ordine del giorno, più che altro per spiegare che l'U.D.C. non è intervenuta nel dibattito perché, pur ritenendo importante il problema, considera che dobbiamo tutti abituarci a essere pragmatici. Cioè, mentre c'è chi manifesta davanti al palazzo del Consiglio per la mancanza del posto di lavoro, mentre la chimica è in ginocchio, l'agricoltura è in ginocchio e abbiamo delle emergenze reali, noi continuiamo in quest'Aula a fare il processo alle intenzioni.
Cosa voglio dire con questo? Stiamo ribadendo per l'ennesima volta, con questo ordine del giorno, quello che ribadiamo ogni anno e che abbiamo già espresso in una legge. L'U.D.C. in prima persona ha preso iniziative pratiche e reali contro un suo ministro, l'allora ministro Giovanardi, che aveva ventilato l'ipotesi di portare delle scorie nucleari in Sardegna. E infatti abbiamo "regalato" quel ministro agli amici del P.d.L., nel senso che abbiamo agito e abbiamo sempre ribadito la nostra contrarietà a qualsiasi iniziativa che riguardi lo stoccaggio di scorie radioattive o l'ubicazione di centrali nucleari in Sardegna.
Perciò essere pragmatici cosa significa? Significa che l'unanimità che abbiamo raggiunto con l'ordine del giorno potevamo raggiungerla in cinque minuti, perché questo Consiglio regionale si è sempre espresso in piena sintonia con il popolo sardo contro il nucleare. Personalmente ho dei dubbi sull'opportunità di rinunciare al nucleare, ma democraticamente rispetto il mandato degli elettori e la volontà dei cittadini espressa con un referendum. Il mio partito, come voi tutti sapete, anche a livello nazionale ha posto il problema del nucleare nel nostro Paese e io concordo con la linea del partito, ma rispetto la volontà dei sardi. Credo che se noi avessimo riconfermato celermente quello che tutti noi sappiamo di condividere forse avremmo reso un reale servizio ai cittadini sardi.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Felice e Zuncheddu hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Greco - Ladu - Lai - Locci - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 52
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 52
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 17.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo, Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della drammatica crisi del comparto agro-zootecnico sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIOREGIONALEPRESO ATTO della drammatica crisi che interessa tutte le aziende agro-pastorali isolane distribuite nella totalità dei comuni sardi ed in particolare della vertenza relativa alla legge regionale n. 44 del 1988, che coinvolge oltre 5.000 aziende agricole distribuite in ben 342 comuni della nostra Regione (pari al 90 per cento), alterando il fragile equilibrio economico delle nostre comunità rurali;
EVIDENZIATO che la crisi in atto ha ormai raggiunto un tale livello di straordinarietà a cui non si possono più contrapporre le risoluzioni utilizzate fino ad ora, dimostratesi totalmente insufficienti ed inadeguate al problema;
FATTE PROPRIE le istanze del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati, dei vari rappresentanti istituzionali e politici, dei rappresentanti sindacali, recentemente intervenuti nella seduta del Consiglio comunale di Decimoputzu del 29 giugno 2009 e che rappresentano la drammatica crisi che vive l'intero comparto agro-zootecnico isolano;
TENUTO CONTO che finalmente il Governo nazionale ha provveduto alla nomina della commissione di tre esperti prevista dalla legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) e che la stessa ha iniziato a lavorare solo in data 19 giugno 2009 per proporre una soluzione del gravissimo problema in cui si trovano le aziende agricole sarde, colpite dagli effetti dell'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
EVIDENZIATO che lo spirito del provvedimento assunto richiamava direttamente la necessità di lavorare per un arco temporale di almeno sei mesi allo scopo di trovare una soluzione alla crisi, che la commissione era lo strumento operativo per lavorare a definire la proposta di soluzione e che i sei mesi di sospensione delle esecuzioni erano funzionali alla necessità di realizzare questo obiettivo;
CONSIDERATO che presso i tribunali sardi sono purtroppo riprese le aste e le esecuzioni fallimentari, sospese in passato per brevi periodi, per cui appare necessaria ed urgente una comunicazione specifica del Governo ai tribunali stessi che disciplini in maniera inequivocabile la questione per almeno il tempo necessario alla commissione di concludere i lavori;
PRESO ATTO altresì che:
- nel corso della seduta del Consiglio comunale aperto i componenti del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori sardi esecutati hanno annunciato la necessità di mantenere lo stato di agitazione e la mobilitazione in vari territori isolani;
- l'ulteriore agitazione degli agricoltori del comitato muove dalla denuncia dell'aggravamento complessivo della crisi delle aziende sarde che, ben oltre i problemi aperti dalla legge regionale n. 44 del 1988, sono oggi nella condizione generalizzata ed estesa di non poter far fronte a molti degli impegni finanziari assunti con gli investimenti degli anni scorsi, in ragione del venir meno della capacità di fare reddito per gli andamenti sfavorevoli di una troppo lunga fase economica e per ragioni strutturali;
RILEVATO che alla base dello stato di agitazione vengono posti non solo gli obiettivi immediati riferiti alla soluzione della vertenza relativa agli effetti della legge regionale n. 44 del 1988 ma, più generalmente, viene avanzata la richiesta della dichiarazione da parte del Governo nazionale dello stato di crisi socio-economica di tutto il settore agropastorale sardo come condizione prima per adottare (anche in deroga alle regole comunitarie) misure straordinarie, volte a sospendere tutti gli atti esecutivi nei confronti di tutte le aziende agricole sarde e ad assumere un piano urgente di rilancio della loro capacità produttiva anche immettendo risorse finanziarie straordinarie e coordinando e finalizzando l'uso di quelle già esistenti; la dichiarazione dello stato di crisi socio-economico andrebbe assunta nello spirito della proposta avanzata dalla Commissione agricoltura della Camera nel 2007 e delle proposte di piattaforma avanzate alla Commissione agricoltura del Senato l'8 aprile 2009 cui hanno partecipato diversi comuni della Sardegna fra cui quelli di Decimoputzu, Capoterra e Samassi,
chiede al Presidente della Regione
di intervenire presso il Presidente del Consiglio al fine di:
1) garantire l'applicazione piena ed effettiva della norma come prevista dall'articolo 2, comma 126, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, inviando urgentemente una circolare esplicativa ai tribunali della Sardegna chiarendo che la Commissione, insediatasi il 19 giugno 2009, opererà almeno fino al 19 dicembre 2009 e, conseguentemente, per quel periodo, vanno mantenute sospese tutte le esecuzioni in danno delle aziende sarde in cui sia compreso un contenzioso riferibile all'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988;
2) dichiarare lo stato di crisi socio-economica per l'intero settore agro-pastorale sardo al fine di adottare misure urgenti e straordinarie (anche in deroga alle norme comunitarie sulla concorrenza) volte a consentire il rilancio produttivo delle aziende agro-pastorali, scongiurando che gli effetti fortemente negativi derivanti dalla loro crisi possano ripercuotersi sulla tenuta economica e sociale dell'intera Sardegna,
impegna il Presidente della Regione
1) a favorire sollecitamente le migliori condizioni per promuovere queste richieste nelle sedi istituzionali competenti anche in sostegno alle azioni del Comitato di lotta degli agricoltori e pastori esecutati e delle organizzazioni sindacali che lo sostengono;
2) a promuovere il coordinamento con i comuni e gli enti locali e territoriali che vorranno sottoscrivere gli obiettivi qui assunti, al fine di rafforzare il percorso di sostegno istituzionale alle ragioni degli agricoltori, dei pastori e delle comunità sarde per uscire dalla crisi generale delle campagne e per risolvere i problemi aperti dall'applicazione della legge regionale n. 44 del 1988.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
SALIS (I.d.V.). Presidente, mi scusi, chiedo un minuto di sospensione per andare a recuperare la documentazione che ho in ufficio. Grazie.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per un minuto.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 31, viene ripresa alle ore 19 e 37.)
PRESIDENTE. Onorevole Salis, ha facoltà di illustrare la mozione.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, assessore Prato, la mozione numero 17, presentata dai Gruppi di opposizione, tende a portare in Consiglio un aspetto che può sembrare parziale rispetto alle problematiche complessive dell'agricoltura in Sardegna, ma che noi vorremmo utilizzare per fare una riflessione approfondita sulle prospettive di sviluppo del settore agricolo. Cioè non si tratta soltanto di un esame della situazione e di un tentativo di risoluzione delle problematiche legate alla questione dei debiti in agricoltura, alla mancata applicazione della legge numero 44, ai problemi che tutti noi conosciamo e che sono stati anche evidenziati peraltro dal presidio degli agricoltori e dei pastori che è in atto sotto il Consiglio regionale. Sulla spinta di questa mozione, assessore Prato, noi vorremmo tentare di portare in Consiglio una riflessione su un elemento che i Gruppi del centrosinistra considerano prioritario e che, nonostante la brevità della discussione di una mozione consiliare, hanno voluto inserire in questa mozione.
Noi riteniamo che, alla luce della necessità di individuare delle linee di fuoriuscita dalla crisi economica che sta attanagliando il mondo, l'Europa, l'Italia e la Sardegna, questa crisi paradossalmente ci dia la possibilità di ripensare un modello di sviluppo su cui - non abbiamo dubbi - a conclusione di questo dibattito potremo trovare significative convergenze anche con parti della maggioranza, se non con tutta, con l'Assessorato dell'agricoltura e con tutta la Giunta. Quindi noi ci facciamo portavoce del disagio e, in alcuni casi, della vera e propria disperazione che attanaglia gli agricoltori e i pastori in Sardegna.
Riteniamo che sia necessario uscire da una situazione per cui il settore economico primario in Sardegna viene considerato secondario, terziario, e chi più ne ha più ne metta, rispetto all'importanza che questo settore ha per lo sviluppo della Sardegna. Che cosa intendiamo dire? Intendiamo dire che già dalla definizione delle linee del Programma regionale di sviluppo e della manovra finanziaria 2010-2013, che dovremo affrontare a breve, sul versante dell'impegno finanziario per il sostegno all'agricoltura la Sardegna deve cominciare a definire un progetto di sviluppo moderno del comparto agricolo che punti alla creazione di un tessuto imprenditoriale che operi in agricoltura e nella pastorizia e le consenta di recuperare al massimo le potenzialità di sviluppo che questi settori hanno. Noi ci richiamiamo con forza a un'elaborazione che è stata anche di questa Regione nella definizione dei Piani di rinascita e anche del Programma di sviluppo rurale che, però, non ha mai trovato, a nostro avviso, un'esplicazione sufficiente nell'attenzione che questi settori possono e debbono avere per un nuovo modello di sviluppo della Sardegna. ***
Partiamo dalla vicenda della legge numero 44, Assessore. In questa vicenda i difetti della politica si sono scaricati sugli agricoltori e sui pastori. La mancata notificazione all'Unione Europea dei finanziamenti previsti da questa legge ha portato all'esposizione finanziaria gravissima di centinaia e centinaia di aziende agricole sarde, con un conseguente contenzioso che ancora oggi si trascina nelle sedi giudiziarie, nelle banche e anche nelle istituzioni. Perché dico questo? Noi poniamo come priorità, nell'affrontare questo punto all'ordine del giorno, la richiesta alla Giunta regionale, e al Presidente della Regione in particolare, di farsi parte attiva presso la Commissione di tre esperti che è stata istituita proprio per verificare le problematiche legate alla vicenda della legge numero 44 in Sardegna, affinché i provvedimenti di pignoramento e/o di verifica delle condizioni di pignoramento che molte aziende si trovano a dover affrontare in questo periodo vengano sospesi, quanto meno fino a quando la Commissione dei tre, che si è insediata da pochissimo, non concluda il suo lavoro. La conclusione di questo lavoro è prevista per dicembre del 2009, quindi il primo punto che noi chiediamo venga preso in considerazione è che quanto meno fino a quella data, cioè fino a quando la vicenda della legge numero 44 in Sardegna non sarà chiaramente definita anche in sede tecnica presso la Commissione dei tre, questi provvedimenti vengano sospesi.
Secondo punto: noi abbiamo chiaro il problema della necessità di rispettare le disposizioni dell'Unione Europea sugli aiuti alle aziende agricole. Sappiamo che questo elemento impedisce, di fatto, di superare alcuni sbarramenti che le normative europee impongono. A questo punto facciamo nostra la richiesta che viene da tutto il mondo agricolo sardo, non solo da una parte di esso, e che lei, assessore Prato, conosce bene. Lei sa che è forte in tutto il settore agricolo e agropastorale la richiesta della dichiarazione di stato di crisi dell'agricoltura in Sardegna. Badate, non è una richiesta velleitaria e l'assessore Prato sa meglio di me che l'imminente arrivo in Sardegna della Commissaria europea per l'agricoltura ci dà la possibilità di ricordare che un provvedimento del genere, cioè di sostegno diretto alla produzione agricola, è stato accettato dall'Unione Europea, per esempio, per la Grecia. In presenza di una crisi drammatica del comparto, quale quella prevista in Italia, ma in Sardegna in particolare, noi pensiamo che ci siano gli strumenti normativi e le condizioni economiche e sociali per poterci attestare su questa richiesta.
Noi la pregheremmo, assessore Prato, di farsi partecipe di questa richiesta negli incontri con la Commissaria europea per l'agricoltura, perché sappiamo che l'agricoltura sarda ha profondamente bisogno, particolarmente in questa fase, di un'operazione di rilancio delle potenzialità di finanziamento che le consentano di uscire dalla crisi in cui si trova. E quando parliamo di agricoltura o di pastorizia, Assessore, ci rivolgiamo alla categoria degli industriali dell'agricoltura o della pastorizia, ma pensiamo anche a un'attenzione più marcata nei confronti dei produttori, perché spesso, anche in quest'Aula, abbiamo parlato, per esempio, di sostegno alla produzione del formaggio e degli altri prodotti dell'agricoltura, dell'industria agricola, eccetera, ma sappiamo che quel tipo di intervento non risolve il problema o tocca solo parzialmente quelli che sono gli interessi delle categorie più deboli dei nostri produttori. Per questo noi consideriamo importante e prioritario che la Regione cominci a rappresentare, in maniera più incisiva che nel passato, questi interessi e ad elaborare una strategia, una proposta.
Abbiamo appreso che lei ha avuto degli incontri con i rappresentanti di tutte le sigle del mondo agricolo e agropastorale sardo. Bene, forse per la prima volta, non vorrei esagerare, abbiamo la sensazione che gli operatori del settore agricolo e agropastorale siano impegnati in un'operazione di rimodulazione della loro attività in termini più moderni, anche con un maggiore senso di responsabilità rispetto alla ridefinizione della loro funzione di operatori economici, che consente alla Sardegna di trovare in essi degli interlocutori capaci, più che nel passato sicuramente, di definire insieme alle istituzioni e alle forze politiche una strategia di uscita dalla crisi dell'agricoltura, di superamento dei problemi e di potenziamento di questo settore strategico. Ecco perché sicuramente, di questo sono convinto, questa mozione darà la possibilità a tutti i Gruppi politici presenti in Consiglio di potersi confrontare su questa ipotesi.
Noi sappiamo che quel movimento spontaneo di agricoltori e pastori, che sta sostenendo queste azioni di valorizzazione e potenziamento del settore agricolo in Sardegna, sta portando avanti con grande difficoltà, ma anche con molto senso di responsabilità, una proposta che è in grado, a nostro avviso - e questa mozione si fa carico di esplicitare questa nostra convinzione -, di definire una prospettiva di sviluppo importante. Badate, per quanto riguarda il problema dell'agricoltura e della sua secondarietà rispetto a settori come l'industria, il settore minerario, la chimica, per i quali abbiamo sempre avuto un occhio di particolare riguardo, anche perché dal punto di vista sindacale e organizzativo sono sicuramente molto più forti del settore agricolo, che vive, purtroppo, in una condizione di perenne isolamento e divisione per la conformazione stessa del settore, in questo momento noi ravvisiamo la possibilità che invece gli interlocutori del settore agricolo e della pastorizia siano in grado di darci un notevole aiuto nell'affinamento delle linee di indirizzo anche del Programma regionale di sviluppo, per esempio, che noi consideriamo insufficiente riguardo a questi argomenti.
Assessore Prato, a lei, alla Giunta e alla maggioranza, se volesse impegnarsi per il potenziamento di questo settore, noi siamo pronti ad assicurare la nostra disponibilità. Noi vogliamo sostenerla, Assessore. Se lei volesse portare avanti una battaglia per la valorizzazione e il potenziamento del settore agricolo, noi siamo disposti, con le nostre competenze, a far sì che eventuali proposte che verranno presentate, che noi presenteremo sia nella discussione del PRS sia nella discussione della manovra finanziaria, possano trovare accoglimento relativamente ai problemi che abbiamo posto. Poi entreremo nel merito della mozione, perché sono chiarissime le premesse da cui partiamo ed è altrettanto chiaro quello che chiediamo. In primis - lo ribadisco - chiediamo la verifica della disponibilità della Giunta a procrastinare gli effetti della spada di Damocle che incombe sulla testa di centinaia di famiglie sarde rispetto all'applicazione della legge numero 44 del 1988 e, poi, relativamente al problema più generale, chiediamo che sia dichiarato lo stato di crisi economica per l'intero settore agropastorale sardo.
Aspettiamo con fiducia, oltre al dibattito in Aula, le sue conclusioni per affinare una strategia che possa portare al rafforzamento delle politiche di sostegno all'agricoltura in Sardegna. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu. Ne ha facoltà.
CONTU FELICE (U.D.C.). Normalmente non intervengo, perché c'è un momento per ascoltare e un momento per parlare, ma mi pare opportuno fare un richiamo non soltanto al Regolamento, ma anche all'opposizione che sta illustrando questa mozione.
I problemi che sono stati illustrati sono di tale importanza che francamente non si possono esaurire stasera con un breve dibattito, quando tra l'altro manca - in tutti i banchi, onorevole Salis - buona parte dei consiglieri. Siccome voi avete chiesto, a norma dell'articolo 54 del Regolamento, un'assemblea straordinaria per la discussione di questo tema, mi pare che quella sia l'occasione per dibattere una problematica così importante come quella che è stata qui illustrata stasera.
Il mio richiamo al Regolamento è anomalo, da vecchio Presidente me ne rendo conto benissimo, ma per economia di discussione e anche per la serietà di questa discussione mi parrebbe molto più giusto e bello che noi decidessimo, così come è stato richiesto, di discutere in un'assemblea straordinaria una tematica così importante. Discuterla stasera significa ingannarci vicendevolmente e forse fare una cosa non seria. Ecco perché, più che un appello al Regolamento, mi sono permesso di fare un appello alla serietà di coloro che sono di fronte a me. Grazie.
Mi perdoni, Presidente, se ho inserito un appello al Regolamento un po' anomalo.
PRESIDENTE. La ringraziamo per il richiamo al buon senso, da saggio di questo Consiglio. Io avevo già posto al presidente Salis l'opportunità di mettere in coda la mozione vista l'ora, però le opposizioni mi hanno chiesto di proseguire e io mi sono attenuta a questa richiesta.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, lei ha detto quali sono i problemi, ma uno dei problemi è che abbiamo un calendario dei lavori strozzato rispetto all'importanza degli argomenti.
Io non mi sento di rinviare in coda al piano casa questa discussione. Perché? Perché il mondo agricolo della Sardegna è in fibrillazione e aspetta delle risposte, anche perché domani e dopodomani sarà in Sardegna la Commissaria europea per l'agricoltura e noi non possiamo dare il segnale politico che ancora una volta i problemi dell'agricoltura vengono messi in coda al piano casa, o al "piano villetta", scusate se lo definisco così. Non lo possiamo dare questo segnale!
Allora io chiederei, signora Presidente, se è possibile, assumendoci la responsabilità di concludere velocemente i lavori entro la mattinata, di affrontare questa discussione domani mattina. Se facciamo slittare di due ore l'inizio della discussione del "piano villetta" non casca il mondo, però quanto meno diamo la possibilità a quest'Aula di esprimersi sui problemi dell'agricoltura. Se non ci fosse la concomitanza della presenza della Commissaria europea non avrei nessun problema ad accedere alla sua richiesta, l'accoglierei tranquillamente, ma in questo momento non me la sento, perché si darebbe ancora una volta il segnale che il Consiglio regionale pospone sempre, rinvia sempre il momento in cui affrontare i problemi dell'agricoltura in Sardegna. E sinceramente, anche per rispetto verso le persone che stanno dormendo sotto il porticato del Consiglio regionale, non me la sento.
Io la pregherei, signora Presidente, di accogliere la nostra richiesta. Possiamo iniziare anche alle 9 del mattino, se lei vuole, noi ci saremo. In un paio d'ore, con la presenza della maggioranza dei consiglieri, possiamo concludere la discussione. Perché, veramente, se qualche collega dovesse questa sera chiedere la verifica del numero legale, con le conseguenti sospensioni di mezz'ora in mezz'ora arriviamo a mezzanotte. Mi sembrerebbe più di buon senso iniziare presto domani mattina, con l'impegno di chiudere in breve tempo in modo da rispettare anche l'impegno di proseguire la discussione del "piano villetta". Non abbiamo indicato l'ora esatta, abbiamo detto domani mattina, quindi rispettiamo l'impegno domani mattina, Presidente. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, lei sa perfettamente che non c'è la volontà, da parte di questo Consiglio, di posporre l'esame di argomenti di particolare importanza, che in questo momento sono anche delicati. Lei sa anche che questa mozione era stata iscritta all'ordine del giorno di venerdì scorso, ed è stato proprio lei, per impegni di carattere politico, a chiedere in Conferenza dei Capigruppo di rinviarne la discussione alla settimana successiva. Sempre in Conferenza dei Capigruppo si era concordato di discutere le mozioni nelle giornate di martedì e mercoledì e il Consiglio è stato convocato per domani mattina alle ore 10, con all'ordine del giorno il testo sul piano casa.
I consiglieri sono in aula, se manca il numero legale la seduta viene rinviata e la mozione verrà messa in coda, seguendo l'iter dell'ordine del giorno che è stato stabilito nella Conferenza dei Capigruppo e comunicato in quest'Aula. Per cui è prerogativa delle opposizioni poter chiedere la verifica del numero legale, assolutamente sì, però questo argomento è iscritto da venerdì scorso all'ordine del giorno del Consiglio ed è stato continuamente rinviato, e non per volontà di quest'Aula o della maggioranza. Vorrei sapere come si intende procedere.
Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiediamo comunque la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. E' necessario che un altro Capogruppo appoggi la richiesta.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 19 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Biancareddu - Cossa - Diana Mario - Lai - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Oppi - Pitea - Rassu - Rodin - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, i lavori odierni terminano qui. Il Consiglio è riconvocato per domani, alle ore 10, con l'ordine del giorno previsto. La seduta è tolta.
(Interruzione del consigliere Salis)
No, ho già detto di no, onorevole Salis. L'ordine del giorno è stato ben definito, non c'è il numero legale.
(Interruzione del consigliere Salis)
Non c'entra niente, onorevole Salis, domani il Consiglio è convocato con all'ordine del giorno il testo unificato numero 53-67/A, non la mozione.
La seduta è tolta alle ore 20 e 01.