Seduta n.149 del 11/10/2010
CXLIX Seduta
Lunedì 11 ottobre 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
del Vicepresidente CUCCA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 03.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 28 settembre 2010 (142), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gian Vittorio Campus, Pietro Cocco, Francesco Meloni, Onorio Petrini e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana dell'11 ottobre 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Mozione Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Espa - Lotto - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sulle ricadute sociali in merito all'aumento delle tariffe del trasporto pubblico locale". (92)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Intervengo sull'ordine dei lavori e sulle assenze in Aula. Non vorrei, ma sono costretto a chiedere la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Devono essere trascorsi dieci minuti dall'inizio della seduta, onorevole Salis. La seduta è pertanto sospesa sino alle ore 16 e 15.
(La seduta, sospesa alle 16 e 05, viene ripresa alle ore 16 e 16.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione sulle motivazioni della revoca delle deleghe assessoriali e sulla situazione politica.
E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Grazie, signora Presidente, Signor Presidente della Regione, mi rivolgo a lei e faccio un richiamo irrituale, ma tale doveva essere la giornata di oggi, una giornata speciale, speciale per i sardi, per dare avvio a un nuovo progetto del Governo della Regione sarda. In ogni caso sono doverosi - così come altri colleghi hanno ritenuto - gli auguri alla nuova Giunta, che poi, come vedremo, così nuova non è.
Lei, signor Presidente, indossando la maschera dell'ottimista, si è presentato questa mattina in aula con un certo ritardo, in un momento in cui sembrava non dovesse tenersi più il Consiglio, e ci ha snocciolato l'ennesima lista dei buoni propositi, certamente non dei nuovi programmi, perché di questi non ne abbiamo visto. Ha fatto riferimento alla crisi che ha colpito la Sardegna, individuando tre mesi come periodo di discussione e di confronto, e ha fatto un richiamo alla maggioranza che deve cambiare metodo e che si propone di cambiare metodo con questo nuovo gruppo che andrà a formare la Giunta. Ha affermato che si è trovata una sintesi per la costituzione della nuova Giunta, ed eccoci in Consiglio con i nuovi Assessori. Nel frattempo credo sia evidente a tutti che la sfiducia dei sardi verso il Palazzo è cresciuta ed è palese la forte e crescente conflittualità sociale.
Questa mattina abbiamo anche assisto, prima che lei entrasse in aula, a un tentativo della maggioranza di rinviare il dibattito. Perché? Si è tentato di chiedere la verifica del numero legale e ci domandiamo allora che cosa ci sia ancora da chiarire all'interno della maggioranza, tra i Gruppi di maggioranza. Alcuni interventi li abbiamo sentiti in Aula, di alcune posizioni abbiamo appreso dalla stampa. Il cambiamento c'è, si è detto, ma noi vorremmo capire in che cosa consiste. Prendiamo atto che, così come accade in certi spettacoli, la fase iniziale, la parte introduttiva, quella che spetta alle majorette, si è conclusa; la Giunta che doveva scaldare l'ambiente si ritira e si presenta la nuova Giunta, quella che dovrebbe dare slancio alla nuova azione di governo, quell'azione che non c'è stata in oltre un anno e mezzo in cui il Governo regionale ha segnato il passo, dimostrandosi assolutamente inadeguato a far fronte alla drammaticità dei problemi che attanagliano la Sardegna.
E' stato precipitosamente avviato un progetto, col tentativo di smantellare il Piano paesaggistico, e quindi il paesaggio, cioè il bene supremo del popolo sardo, il bene supremo, primario della Sardegna, che dovrebbe essere invece ulteriormente valorizzato e individuato come bene da difendere, da tutelare. Allo stesso modo andrebbe rilanciata un'azione di recupero e riqualificazione dei centri urbani e dei centri storici. Il mondo dell'istruzione è completamente abbandonato a se stesso e lasciato alla deriva. La scuola sarda chiedeva aiuto ed è stata smantellata, assecondando passivamente le scelte sciagurate del Governo Berlusconi; si sono persi migliaia di posti di lavoro tra corpo docente e personale AT[PS1] A e con la cancellazione di numerose classi si è procurato disagio a diverse realtà scolastiche della nostra regione. Non è tollerabile quello che è accaduto, mentre abbiamo un patrimonio edilizio scolastico inadeguato e in alcune realtà fatiscente e pericoloso. Dell'università altri questa mattina hanno detto denunciando il drammatico stato di crisi in cui versa.
Per quanto riguarda il cambiamento noi abbiamo forti dubbi che possa verificarsi. La nuova Giunta è peraltro priva di una presenza femminile, in barba al buon senso, alla correttezza, al rispetto delle norme, e al rispetto tra l'altro di quel genere femminile che nella considerazione di tutti dimostra capacità, competenza, responsabilità e attaccamento al lavoro spesso più del genere maschile. La nuova Giunta, così definita, se andiamo a verificare presenta sei Assessori confermati e cinque volti noti, ovvero quattro consiglieri regionali più il rientrante collega Oppi. Se non fosse per il simpatico volto di Luigi Crisponi, praticamente diremmo che non c'è nessuna novità in questa Giunta!
Ma indipendentemente da questi cambiamenti e da questa novità, noi ci chiediamo come riprenderete la marcia per risolvere i gravi problemi che attanagliano la Sardegna. Penso alla crisi dell'industria: questa mattina alcuni colleghi hanno avuto difficoltà a entrare nel palazzo del Consiglio "presidiato" da un'imponente manifestazione di operai del settore industriale. Penso ai lavoratori della Vinyls, da mesi chiusi - e stiamo quasi incominciando ad abituarci a questa situazione e quindi a dimenticarcene - nella torre aragonese di Porto Torres o nell'isola dell'Asinara. Penso agli operai dell'Alcoa, dell'Eurallumina, di Ottana: in che modo daremo e soprattutto darete risposte ai loro problemi?
Gli agricoltori e i pastori continuano a fare dimostrazioni ovunque, cercando di mettere in evidenza i loro problemi e di colpire i punti nevralgici del trasporto da e per la Sardegna, addirittura arrivando a inserirsi nei controlli sull'ingresso di carni e prodotti alimentari nella nostra regione. Manca un progetto per la sanità, che vive una preoccupante e drammatica crisi, mentre occorre una riforma urgente del sistema sanitario. Per il turismo non c'è un progetto capace di proporre un'offerta di qualità originale e unica, che punti sull'esaltazione e la difesa dei valori identitari (la lingua, la cultura, l'ambiente, il paesaggio) e della qualità dei prodotti sardi autentici e non dei surrogati venduti come tali. La cultura, bene primario dei sardi, non è all'attenzione di questa amministrazione regionale. Ma soprattutto bisogna capire in che modo riprenderete la marcia e difenderete il ruolo che la Sardegna e i sardi devono avere nei confronti del Governo nazionale. Vi chiediamo di alzare la testa e di assumere un atteggiamento forte contro il Governo italiano, che non rispetta i diritti del nostro popolo. Come affronterete il problema delle risorse e dei trasferimenti dello Stato? In che modo si può avviare una riforma efficiente della burocrazia regionale? Come affronteremo i gravi problemi che sono sul tappeto e che, fuori da quest'Aula, gruppi spontanei, partiti politici, movimenti, organizzazioni di cittadini tentano di porre all'attenzione di tutti noi, in primo luogo della Giunta regionale, come l'acqua, bene pubblico da difendere? Ci auguriamo di non dover fare domani un'uguale battaglia per l'aria, quella che respiriamo in ogni momento!
PRESIDENTE. Onorevole Sechi, mi scusi. Colleghi, non si può andare avanti così. C'è in aula un brusio che dà veramente fastidio e che non consente a chi interviene di poter esprimere le proprie opinioni.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sul nucleare abbiamo registrato delle dichiarazioni, ma non abbiamo replicato, per esempio, a una posizione che per quanto espressa da una personalità di alta levatura culturale e scientifica, come il professor Veronesi, meritava una risposta. Il professor Veronesi, partecipando ad Alghero a un convegno sull'oncologia, si è permesso di dire: "E perché no il nucleare in Sardegna? Io vigilerò". Mi pare che il professor Veronesi sia sulla soglia dei novant'anni! Mi chiedo perché non ci sia rispetto di quella che è la volontà dei sardi.
Questo argomento è stato ripreso da un'altra figura di intellettuale illustre e uomo di scienza, Piero Angela: "E perché no il nucleare in Sardegna?". Su questo io credo che vada data una risposta. Lo decidiamo noi, siamo noi gli autentici difensori di quelli che sono i diritti dei sardi!
Ci sarebbero altri argomenti sui quali tornare. Per esempio l'eccessiva presenza militare in Sardegna o un aspetto particolare, che ho già segnalato altre volte in quest'Aula, cioè la presenza dell'ex base Gladio a Poglina, nel comune di Alghero. E' una vergogna che esista ancora quella base nel nostro territorio!
Per ultimo, ma non per importanza poiché è il problema più drammatico, cito il tema del lavoro, che costituisce il punto nevralgico sul quale voi sarete chiamati a dare risposte.
Presidente, la drammaticità del momento che viviamo, che tocca ogni comparto, impone un'assunzione di responsabilità da parte di tutti certamente, di ogni singolo consigliere regionale, di ogni Gruppo politico presente in quest'Aula, ma soprattutto della Giunta, della maggioranza e del Governo di questa regione. A breve affronteremo il dibattito sul nuovo strumento finanziario. Ci chiediamo in che modo lo affronteremo, quali saranno le proposte e gli elementi che voi presenterete all'attenzione della Commissione e dell'Aula. Occorre oggi un dibattito franco, leale, per individuare un progetto credibile per uscire dalla crisi che il popolo sardo sta attraversando e che ha aspetti peculiari che superano la crisi italiana e mondiale, ma con la consapevolezza che la Sardegna dispone di risorse originali proprie e peculiari da cogliere e utilizzare.
Come sempre noi siamo pronti al confronto, ma certamente siamo di fronte a una Giunta rimaneggiata in modo irrituale, ai limiti della legittimità costituzionale, che lascia aperta la crisi della maggioranza e tratteggia una tragica prospettiva di blocco amministrativo e legislativo, mentre la Sardegna è afflitta da gravi problemi economici e sociali, dalla disoccupazione crescente e dalla povertà dilagante e muove verso una preoccupante desertificazione produttiva. Rimaniamo tuttavia disponibili ad affrontare anche in modo unitario, su iniziativa del Consiglio regionale, la questione delle riforme, lo avevamo già anticipato nelle sedute precedenti; disponibilità per quanto riguarda l'aspetto del federalismo fiscale e della revisione dello Statuto verso una più ampia sovranità della comunità sarda multietnica e multiculturale. Questa disponibilità è condizionata dalla capacità di produrre un progetto che con immediatezza affronti i problemi della società sarda, a iniziare dal bisogno di lavoro, di istruzione, di conoscenza e di certezze per il futuro delle nuove generazioni. Siamo qui perché come sempre siamo disponibili ad accettare la sfida e ci misureremo sui problemi concreti.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Contrariamente ad alcuni colleghi, io non porgo gli auguri a questa Giunta amputata, inadeguata, non credibile e disinteressata, visto che sin da stamattina, ovvero sin dal suo insediamento, si è dispersa nelle stanze del palazzo - non so, saranno stanze degli affari! - lasciando vuote le poltrone a essa riservate in questo teatrino a cui è ridotto il Consiglio regionale dei sardi. La situazione questo pomeriggio purtroppo non mi sembra cambiata.
Presidente Cappellacci, lei ha dichiarato solennemente: "Basta con gli sprechi. Il numero degli Assessori verrà notevolmente ridotto". Di fatto si è smentito da solo, visto che ha "tagliato" solo le donne, mettendosi in una situazione delicatissima anche dal punto di vista legislativo e rispetto alla stessa Costituzione italiana. Personalmente ritengo che l'aspetto più grave sia il fatto che lei, con questa azione cinica e irresponsabile, ha tagliato oltre il 50 per cento dell'elettorato sardo rappresentato dalle donne, come se questa imponente parte della società, con la sua cultura, i suoi saperi, la sua tradizione e i suoi diritti non esistesse. Questa sua leggerezza è un atto di prepotenza e di inciviltà che ci impone, Presidente, percorsi legali per la difesa innanzitutto della democrazia. L'eliminazione delle donne dalla Giunta è il frutto della logica spartitoria che prevale nelle sue scelte politiche.
L'altro suo cavallo di battaglia in questo momento di crisi sarebbe la riduzione delle auto blu. Vorrei ricordarle che già la precedente Giunta, senza troppa enfasi, se non sbaglio ridusse le auto blu da 740 a 40, comunque ben venga ogni taglio che elimini gli sprechi. Lei ha posto come punto fondante la riduzione delle province, il cui aumento fu sostenuto dalla sua stessa coalizione di centrodestra, allineandosi all'operato della Lega Nord, fra l'altro, che nel Settentrione istituì province con popolazioni numericamente inferiori persino alla nostra provincia più piccola. Però, se davvero vuole discutere di una reale riforma della Regione, che manifesta un centralismo simile a quello romano nei confronti dei comuni e delle province sarde, apriamo un reale dibattito sui rapporti fra Regione e comuni ed eventuali province per programmare il decentramento di poteri regionali agli enti locali. Su questi temi la nostra disponibilità, fatto salvo il rispetto del valore delle popolazioni locali, sarà garantita, sempre che non si faccia demagogia gratuita.
Presidente, forse è il caso che interrompiamo il Consiglio, che ne pensa?
PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, ho già richiamato più volte l'Aula. Colleghi, per cortesia. Onorevole Biancareddu, onorevole Rassu, grazie.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Noi Rosso Mori da sempre denunciamo in quest'Aula gli alti costi della politica, insostenibili oggi più di ieri per il nostro popolo, ma non riteniamo che tali costi possano essere abbattuti con la riduzione numerica dei consiglieri regionali. Sulla riduzione dei costi della politica e la necessità della moralizzazione continuo a ribadire quanto già sostenuto in diverse occasioni in quest'Aula: di fronte alla crisi che attanaglia i sardi questa classe politica deve dare segni di responsabilità dimezzando gli stipendi e gli emolumenti, a partire dai consiglieri e dagli Assessori fino ai funzionari e a tutto l'apparato della Regione, senza esclusioni. Questa sì che sarebbe una riduzione dei costi che genererebbe maggiore efficienza amministrativa. Riteniamo invece che in maniera demagogica si voglia propagandare una non ben precisata riduzione dei costi della politica regionale per nascondere il tentativo di eliminare la partecipazione alle assemblee regionali delle minoranze, delle diversità, delle differenze politiche presenti nella realtà sarda.
Il Presidente scimmiotta in modo maldestro il taglio del 20 per cento delle rappresentanze comunali proposto dal ministro Calderoli. Presidente, perché non ci dice quali sono i reali costi dei singoli Assessorati e quali sono i servizi erogati ai contribuenti? Discutiamo con dati certi e condivisi, analizzando i costi, dagli stipendi alle consulenze esterne e così via, e facendo razionalizzazioni e tagli intelligenti - perché questo è possibile - senza penalizzare il contribuente che necessita dei servizi che uno Stato moderno deve garantire e del suo diritto di rappresentanza all'interno delle istituzioni.
Se invece lei, Presidente, continua a proporre il rilancio dell'edilizia come volano di sviluppo dell'economia dell'Isola, capiamo bene che a lei della scuola sarda di ogni ordine e grado e del diritto dei cittadini di frequentarla e di avere trasporti efficienti e servizi di qualità a prezzi equi non gliene importa nulla, lo ha dimostrato in tutti questi mesi, sposando totalmente le direttive Gelmini e privilegiando anche in Sardegna le scuole private e confessionali. Lei persiste nel non farsi parte garante dei sardi con lo Stato italiano per trovare soluzioni concrete a breve e medio termine sulla grave crisi dell'agricoltura e della pastorizia. Lei continua ad appoggiare il Governo italiano nei tagli alla sanità pubblica e ai servizi ospedalieri decentrati nel territorio, persino negando l'assistenza sanitaria ai carcerati (vedi la situazione di questi ultimi giorni nel carcere di Buon Cammino), un'azione ingiusta a cui dovete porre rimedio subito, oggi, non domani. Dovete ripristinare il servizio sanitario nelle carceri e riaprire il problema col Ministero della salute.
Se lei, Presidente, insieme ai suoi Assessori, al di là delle dichiarazioni verbali, non si prodigherà per trovare qui in Sardegna, in Italia o in Europa - veda lei - le soluzioni ai problemi passerà certamente alla storia come il liquidatore di una parte importante dell'economia sarda e come accabadora del diritto allo studio a tutti i livelli dei nostri giovani e del diritto di tutti noi alla nostra lingua e alla nostra cultura identitaria.
Presidente, nel suo Governo bis - assente, tutte le poltrone sono vuote! - ha riconfermato alla programmazione un Assessore notoriamente legato a Comunione e Liberazione e alla Compagnia delle Opere (nulla di rilevante), radici culturali che lo accomunano, credo, al Presidente della Commissione bilancio (nulla di importante), ma un duo piuttosto interessante su cui lei può imporre il suo volere politico per trovare le risorse da destinare alla soluzione immediata del dramma che colpisce le aziende agropastorali, la piccola e media imprenditoria locale, il settore della pubblica amministrazione, della scuola, l'università, la sanità, per non parlare del dramma dei posti di lavoro dell'industria, che comunque vanno difesi, specialmente in alcuni settori di eccellenza. Presidente, la difesa dell'occupazione non va a scapito dell'ambiente e dobbiamo mantenerla come priorità, deve proporla lei come priorità tra questi punti e deve trovare delle soluzioni.
Presidente Cappellacci, vorrei porle una domanda: perché gli assessori Sannitu e Carta hanno cambiato radicalmente Assessorato? La logica vuole che un Assessore che abbia dimostrato competenza ed efficienza, godendo della sua fiducia, sia riconfermato al suo posto. Invece, di fronte al loro trasferimento possiamo solo pensare che la prima ipotesi non sussista e che quindi siano stati rimossi e trasferiti per incapacità e inefficienza. Ma questa ipotesi, Presidente, cozza anche con le sue dichiarazioni di stima, rese alla stampa nei confronti proprio di quegli Assessori. Quindi l'unico dato credibile in questa vicenda è che all'interno della logica di spartizione degli Assessorati, che nulla ha a che vedere con la competenza e l'efficienza, ci sia un inghippo, per cui chi doveva prendere un Assessorato è stato sostituito con una copia clonata. Comunque il dibattito sarà chiarificatore in questo senso.
Queste logiche spartitorie sono in sintonia con gli sbandierati programmi del Presidente e della sua coalizione e nulla hanno a che vedere con le emergenze occupazionali e ambientali che i sardi stanno vivendo. Basta pensare a ieri sera: poche gocce d'acqua stagionali sono bastate per creare nel nostro territorio emergenze, alluvioni, interruzioni della viabilità e rischi per la vita stessa delle popolazioni. Io l'ho vissuto ieri pomeriggio. E' sceso il silenzio. Parlo della costa sud-orientale dell'isola. Anche su questi fatti sarebbe importante che il presidente Cappellacci e i suoi Assessori competenti ci relazionassero per capire la loro efficienza e finalmente trovare soluzioni tecniche condivise.
Ho la preoccupazione, presidente Cappellacci, che con la Giunta bis lei si presenti ai sardi in vesti sempre meno adeguate. I fatti hanno ampiamente dimostrato la sua totale mancanza di autonomia dalle scelte del Governo romano. Lei ha scelto di non difendere le ragioni del popolo che rappresenta, ma probabilmente vuole essere annoverato anche lei in quella collusione fra classe politica e borghesia compradora che sino a oggi ha schiacciato i sardi e ha lucrato politicamente ed economicamente sulle risorse delle nostre collettività, continuando con ciò il dominio coloniale sul nostro popolo, sulle ricchezze ambientali e sulle risorse umane della nostra gente, sempre più ferocemente colonizzata nel secondo millennio. Nonostante questo, noi non siamo sconfitti, noi siamo orgogliosi di essere liberi e resistenti a tale dominio. Logicamente, per chi ha scelto questa strada di oppressione del nostro popolo il teatrino della cosiddetta riforma istituzionale della Sardegna...
Grazie, colleghi! E' veramente un teatro custu logu, Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, lei che se ne lamenta sempre sa che cosa significa.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). La ringrazio, Presidente.
Dicevo che il teatrino della cosiddetta riforma istituzionale della Sardegna rappresentato in quest'Aula sarà una farsa ipocrita, una controriforma asservita ai poteri continentali, ai printzipales che li rappresentano in Sardegna, sarà il cavallo di Troia per arrivare velocemente alla negazione e all'abolizione dello Statuto speciale della Regione. Questo lo dice, in termini molto chiari, il dibattito che è in corso a Roma, il tutto condito con la riforma federale, ovvero il federalismo fiscale che di federalista non ha assolutamente nulla, ma preannuncia un nuovo feroce statalismo nordista. E' chiaro che l'idea federale di Carlo Cattaneo non ha nulla da spartire con il federalismo fiscale del ragionier Miglio e dei suoi allievi da bar dello sport. Mi riferisco a Bossi e Calderoli.
E' una beffa custu logu, è una vergogna!
Noi sardi comunque non ci spaventiamo, Presidente, sappiamo rimboccarci le maniche e lavorare. Come negli anni scorsi la Fondazione Agnelli ha certificato, noi sardi abbiamo tutte le possibilità economiche e le competenze culturali per reggerci sulle nostre gambe, senza essere scippati dallo Stato italiano delle nostre entrate fiscali e non solo di queste. Presidente, il suo Governo amico romano è nemico dei sardi e della Sardegna, lo certifica la triste realtà economico-sociale che stiamo vivendo. Direi che dobbiamo smetterla con l'ipocrisia dell'impossibilità di sforamento del Patto di stabilità. Questo significa privare le nostre popolazioni dei servizi essenziali e scaricare sui nostri sindaci responsabilità in parte non loro, esponendoli in molti casi ad atti teppistici e intimidatori. Anche questi scenari li stiamo vedendo in questi giorni.
Abbiamo necessità di risolvere i problemi economico-sociali delle nostre collettività; abbiamo necessità di una maggiore possibilità di spesa ed efficienza amministrativa, di maggiore convivenza sociale e non certo di repressione coloniale. Questo è l'aiuto dovuto ai sardi da lei, presidente Cappellacci, dalla sua Giunta e dai ministri dello Stato italiano, che vengono a trovarci fuori dalle calure estive; un aiuto che i sardi ormai non credono più che arriverà. Per cui lei, Presidente, e la sua Giunta siete già sfiduciati; siete sfiduciati dall'opinione pubblica e dai cittadini che non vedono nelle sue dichiarazioni nessuna credibile via d'uscita per la Sardegna dalla crisi economica e sociale. Noi delle opposizioni prendiamo atto comunque del vostro fallimento politico che dovrebbe indurvi, in un sussulto di dignità, a fare scelte conseguenti e coerenti. Per quanto riguarda noi delle opposizioni avremmo il piacere di accompagnarvi a casa.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Vedo che si sorride e si ride molto nei banchi della Giunta e della maggioranza, ma credo che ci sia poco da sorridere e ancora meno da ridere. Si ricomincia dalla Giunta bis, ma secondo me questa è la Giunta quater, perché avevamo già visto dei movimenti in entrata e in uscita precedentemente. Si ricomincia soprattutto da una situazione di grave paralisi e per voi di grande imbarazzo. Dal 19 marzo a oggi un'analisi seria ci fa constatare il fallimento totale di diciotto mesi di legislatura di una Giunta che sembra la Nazionale dei cantanti, i quali possono uscire dal campo e rientrarvi nel corso dei novanta minuti di gioco. Lei, Presidente, ha sempre affermato che avrebbe comunque mantenuto l'incompatibilità fra consiglieri e Assessori. Così non è stato e questo è l'ennesimo segnale della sua mancanza di coerenza e autorevolezza.
Quarantasette per cento di disoccupati, 380 mila sardi sotto la soglia di povertà, scuole che chiudono, ammortizzatori sociali a livelli da brivido, pastori alla fame, import di carni e latte a livelli da record, fondi FAS e regime entrate solo sui libri di fiabe. Troppe domande senza risposte, troppi inchini e pietismi verso chi ha il dovere istituzionale di considerare la Sardegna come le altre regioni d'Italia, Sicilia docet. Avevate parlato di entroterra unico, di vertenza anche per il Patto di stabilità, ma ancora non si riesce a uscire dal porto delle nebbie. I sardi hanno indifferibile necessità di comprendere in maniera chiara quali saranno gli scenari futuri, gli scenari prossimi futuri di una Sardegna sempre di più agli ultimi posti nelle classifiche italiane ed europee per ciò che concerne il PIL, l'occupazione, lo spopolamento, la qualità della vita e quant'altro.
Le preoccupazioni non sono strumentali, ma toccano la carne viva del popolo sardo. In questi diciotto mesi non è migliorato nulla, anzi non si è mantenuto il livello già critico di una situazione allo sbando. Se siamo tutti onesti intellettualmente dovremmo e dovreste chiedervi perché tutte le associazioni di categoria e i sindacati, l'ANCI, il Consiglio delle autonomie, i movimenti spontanei chiedono a gran voce risposte ai troppi bisogni insoddisfatti di comunità sempre più con i crampi allo stomaco. Auguri di cuore ai nuovi Assessori soprattutto a quelli residenti a nord di Oristano, i quali sanno bene quanto arduo sia il lavoro che li attende! Auguri alla Giunta vecchia e nuova. Presidente, rifarli a lei porterebbe solo sfortuna.
L'onorevole Maninchedda ha posto delle questioni fondamentali: residui, Patto di stabilità, riforma del sistema e riduzione dei costi della politica, approvazione della legge di riforma del sistema sanitario, abolizione di province e consorzi industriali, eccetera, eccetera. Noi ci siamo, e voi? Ha detto lei, Presidente, che le legittime ambizioni personali avranno soddisfazione negli enti, nelle agenzie, nelle ASL. Le consiglio allora di approfittarne subito e di nominare immediatamente il direttore sanitario dell'Azienda mista di Sassari.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, questa discussione rischia di essere una discussione già sentita. Abbiamo affrontato i temi della crisi e le difficoltà di questa maggioranza anche prima della pausa estiva, quando abbiamo discusso la mozione di sfiducia al presidente Cappellacci. Io non vorrei che diventasse l'ennesima occasione persa per non mettere l'accento sui problemi che la Sardegna deve affrontare.
Presidente, inizio il mio intervento, che non prenderà tutti i venti minuti, segnalandole un dispiacere anche personale. Credo che sia un fatto grave che nella sua Giunta non ci sia una rappresentanza femminile. Ma non lo considero grave per aspetti tecnici o giurisprudenziali; lo considero grave perché nel vuoto di proposte che lei ci ha rappresentato illustrando i motivi della crisi in atto, l'unico programma è quello di non aver nominato donne in Giunta. Le ricordo che uno degli elementi di dinamismo delle società, delle organizzazioni, è proprio la diversità, la creatività, la varietà. Oggi l'economia spesso è trainata dal talento, è trainata dalla tolleranza, è trainata dalla capacità di mettere insieme persone che offrono punti di vista diversi, e quindi mi dispiace notare che su questo punto, purtroppo soltanto su questo punto lei ci ha offerto un contenuto che io chiamo programmatico e che sostanzialmente significa che vuole ripercorrere solchi del passato e che non intravede un'economia aperta e una società aperta e capace di innovare.
Sono anche dispiaciuto perché lei, Presidente, ci ha propinato in aula una storiella. Io sinceramente sono stanco delle storielle. Mi piacerebbe discutere di temi, di problemi, dirle se sono d'accordo. Vorrei dare un senso al mio stare in quest'Aula. Io non sono tra quelli che si augurano il "tanto peggio tanto meglio" per la sua Giunta e tanto meno per la Sardegna. Vorrei dare un senso al mio ruolo di consigliere di opposizione, ma per farlo dobbiamo raccontarci la verità. Presidente, lei ci ha raccontato che la crisi di Giunta è nata da un'emergenza economica, c'è stato un fatto nuovo, una crisi che tutti noi dovremmo conoscere. Io, Presidente, mi permetto di ricordarle che la crisi non è certo in atto da oggi; ha cominciato a manifestarsi nel 2008 e certamente si è acutizzata nel corso degli ultimi due anni. Il PIL è in flessione non da oggi; la zona euro ha perso circa il 5 per cento. Le ricordo che nella zona euro, che racchiude circa sedici paesi e 330 milioni di abitanti, sono stati cancellati 6 milioni di posti di lavoro: 500 mila in Italia e 50 mila in Sardegna negli ultimi due anni. Quindi, Presidente, tra noi non dobbiamo raccontarci storielle: la crisi non è un fatto nuovo degli ultimi tre mesi; è un fatto degli ultimi due anni, che avrebbe meritato un impegno da parte della Giunta o, se era da fare, l'elevazione della sua qualità politica certamente molto prima.
Ma soprattutto, Presidente, mi sarei aspettato che quella riflessione programmatica di cui lei ha parlato ci consentisse, in qualche modo, di capire quale sarà l'agenda della sua Giunta per i prossimi mesi, quale sarà il progetto, quali saranno le riforme condivise che lei, con la formazione di questa nuova Giunta di pesi massimi, o presunti pesi massimi, intende portare avanti a nome di tutti, certamente a nome della sua maggioranza, ma io dico auspicabilmente anche a nome di tutte le forze del Consiglio regionale. Invece di nuovo il nulla, Presidente, storielle! Ci ha diligentemente fatto un raccontino delle delibere - alcune assai banali - approvate dalla sua Giunta e non c'è nessuno spiraglio che ci faccia capire se ci sia quel cambio di passo auspicato anche da forze politiche della sua maggioranza. Allora il sospetto è che quello che è avvenuto sia soltanto un patto di potere, una ricerca affannosa di equilibri tra partiti e componenti dei partiti. E noi non vorremmo che questo affannoso equilibrio venisse spazzato via alle prime difficoltà, alle prime decisioni difficili da prendere.
Com'è possibile far partire una nuova Giunta senza spiegare a quest'Aula quali sono le priorità programmatiche che lei intende dare, quali sono quei progetti di riforma, quegli investimenti utili per dare uno sbocco alla crisi o per affrontare in qualche modo quei nodi infrastrutturali e strutturali che impediscono alla Sardegna di colmare ritardi di sviluppo storici? Io vedo una continuità rispetto al passato che mi preoccupa. Presidente, vorrei che fosse coraggioso, vorrei vederla osare, vorrei vederla sfidare il senso comune, vorrei vederla chiederci cose difficili, non soltanto fare appelli generici all'unità d'intenti del Consiglio, ma lei purtroppo persevera nel non porsi nessun obiettivo. L'aveva fatto molto bene nelle sue dichiarazioni programmatiche, ha continuato a farlo nel Programma regionale di sviluppo. Presidente, non porsi degli obiettivi da un lato le consente di non assumersi responsabilità: nessuno le potrà dire di non aver fatto la riforma sanitaria, di non aver proposto una riforma della scuola o di non aver proposto un modo per avere maggiori ricadute, per esempio per quanto riguarda le presenze turistiche sul nostro territorio, o per dare una risposta alla crisi industriale. Semplicemente lei non dichiara, non propone, non promette, non progetta. Ma c'è anche un altro lato, un lato negativo: nel momento in cui non c'è un programma, un'unione d'intenti, una visione condivisa del futuro, la sua maggioranza è condannata a sfilacciarsi. E' una maggioranza condannata a stare insieme su patti e aggregazioni di mera piccola spartizione che fatalmente, nel corso del tempo, scontenteranno comunque qualcuno. E allora perché non scontentare qualcuno su un progetto alto, su un progetto ambizioso per la nostra regione? Perché non correre qualche rischio, Presidente, tanto lei di rischi ne correrà comunque? Guardi, non le basterebbero nemmeno 53 Assessori. Lei dovrebbe nominare 53 Assessori, ma non le basterebbe, perché ci sarebbe comunque un Assessore con una delega in più degli altri e qualcuno, ritenendo di essere più forte di altri, le porrebbe comunque qualche problema. Ognuno quindi peserà i suoi voti e poi i voti del suo partito. E' già scritto, Presidente, e lei così è condannato a vivacchiare, a trascinarsi di crisi in crisi, di rimpasto in rimpasto, di sostituzione in sostituzione, fino a valicare la famosa asticciola del 20 settembre 2011, cioè di metà legislatura, quando qualche anima pietosa della maggioranza staccherà la spina, magari dopo aver visto il risultato delle elezioni politiche nazionali, e cambierà decisamente volto alla legislatura scrivendo la parola "fine".
Presidente, le faccio sinceramente un invito: non ripercorra le strade del passato. L'ha già fatto, noi siamo andati avanti - e l'abbiamo visto in questi primi diciotto mesi - con promesse che si sono rivelate via via sempre più vane. Noi veniamo da diciottomesi in cui l'unico provvedimento che potesse essere definito legge propria della maggioranza, cioè il piano casa, è stato un falso ideologico, perché prometteva o voleva promettere una casa a chi non ce l'ha, ma in realtà è stato il grimaldello per dare il via libera a milioni di metri cubi di cemento sulle coste. Il vostro patto di maggioranza, fino a oggi, è stato fondato su un falso ideologico, perché lei sa bene che quelle stanze in più non si possono fare perché, tra l'altro, vi siete anche dimenticati di mettere in legge la norma che consente la monetizzazione dei parcheggi, fondamentali in molti piani regolatori dei comuni.
Per non parlare del resto. Veniamo da mesi in cui per tirare avanti abbiamo fatto leggine utili soltanto a tenere buona la sua maggioranza: il finanziamento agli oratori, le modifiche delle date di apertura degli esercizi commerciali, l'istituzione di qualche nuova fondazione culturale. Abbiamo portato in Consiglio leggi finanziarie che partivano con l'ambizione di semplificare la burocrazia, di tagliare i costi, di ridurre il numero degli enti, di cancellare agenzie. Alle prime difficoltà però si cancellava tutto, con un emendamento omnibus presentato in Commissione, e la finanziaria o la manovra di assestamento - come è accaduto a luglio di quest'anno - da snella diventava vuota, diventava il nulla, perché non c'è un patto, non c'è un accordo. Quindi si è andati avanti con assestamenti puramente contabili. Non è stata una pagina positiva, credo, quella dell'assestamento 2010: sono stati tagliati 395 milioni di euro, ma non dalle risorse che si potevano spendere in investimenti per lo sviluppo, per il lavoro, in infrastrutture, bensì da quelle che comunque non potevano essere spese, perché erano in eccesso rispetto ai fondi previsti dal Patto di stabilità nazionale.
Presidente, se fossi in lei, lo dico sinceramente, proverei un qualche imbarazzo nel vedere due formazioni politiche della mia maggioranza, evidentemente preoccupate del vuoto di proposte, darmi dei consigli. Ascolti i consigli dell'onorevole Oppi, Presidente, perché certamente ha esperienza per dargliene molti. Presidente, due forze politiche della sua maggioranza hanno predisposto un ordine del giorno con cui cercano di fare quello che lei non ha fatto, cioè accanto alle sue dichiarazioni e ai motivi che però non ci ha indicato sulla sostituzione degli Assessori, provano a mettere insieme alcuni punti programmatici, che io peraltro condivido. Se le può essere d'aiuto e di consolazione, le dico anche che io sono pronto a votare quest'ordine del giorno, tranne il punto 7. Ma è un dettaglio, perché non credo che lo sviluppo dei campi da golf sia tra le nostre priorità!
Allora, addirittura due forze politiche della sua maggioranza cercano di riempire questo vuoto programmatico, di sottrarsi con dignità all'immagine vetusta e becera di forze che lottano tra loro soltanto per l'ennesima poltrona e le dicono: "Diamo dignità a questo nuovo patto di maggioranza, diamo dignità alla Giunta che nasce oggi, arricchiamola di contenuti. Accettiamo la sfida, mettiamo dei paletti alti, rimbocchiamoci le maniche". E propongono una serie di interventi, che io condivido, come la riforma strutturale della spesa, che possono liberare risorse per il lavoro, per l'istruzione, per l'efficienza della pubblica amministrazione. Le propongono anche di ridurre il numero dei consiglieri regionali. Presidente, avrà il coraggio di ridurre il numero dei consiglieri regionali? Io e il collega Uras siamo firmatari di una proposta di legge, che ripresentiamo a ogni legislatura, per ridurre a 60 del numero dei consiglieri regionali. Non è così difficile, basta eliminare il listino e siamo più o meno nella situazione attuale. Quindi possiamo anche chiudere a 64 se ci va bene, se siamo d'accordo. Non voglio scendere sul piano del "chi fa di più", comunque se lei si rendesse protagonista di una legge siffatta credo che darebbe un senso al suo mandato. Ma dovrebbe essere lei il garante, il collante anche all'interno della sua maggioranza, che comincerebbe a scapparle da tutte le parti. Una legge attesa.
Lei ha commissariato le ASL, Presidente. Doveva essere un commissariamento breve in attesa di una riforma del sistema sanitario, che non è arrivata perché siete molto bravi a commissariare e volete farlo ancora con i consorzi industriali. Il commissariamento è la scorciatoia attraverso la quale occupate i posti di potere. Lì ci si mette d'accordo, Presidente, perché le ASL sono otto, ci sono le aziende ospedaliere e quindi ce n'è un po' per ogni forza della maggioranza, si possono accontentare tutti. Quindi sui commissariamenti l'accordo lo trovate, ma non lo trovate certamente sulle riforme, su quale deve essere l'obiettivo di una riforma di settore di fondamentale importanza per i nostri cittadini, come quella sanitaria.
Nell'ordine del giorno di cui dicevo si propongono norme per abbattere, per esempio, la doppia computazione del Patto di stabilità e liberare risorse per la spesa degli enti locali. Anche quella sull'abolizione delle province è una norma di cui si discute. Io non so neanche se il mio partito sia d'accordo, ma personalmente sono d'accordo e accoglierei la sua sfida, Presidente, a ridurre il numero delle province, non dico a cancellarle tutte, ma ne discuteremo insieme, e ad approvare leggi che possano semplificare la burocrazia regionale. Noi abbiamo provato nella scorsa legislatura a introdurre lo sportello unico per le attività produttive, a stabilire tempi certi per le risposte della pubblica amministrazione e ad approvare altre leggi con l'obiettivo di semplificare la burocrazia, certamente non delibere frettolose - vada avanti, onorevole Oppi, perché sono certo che gli dà buoni consigli - e non meditate. Forse lei, Presidente, era in una situazione di emergenza in quel momento, a marzo, perché le arrivavano voci sulle intercettazioni. Mi riferisco alle delibere frettolosamente approvate nel campo dell'energia che bloccano le uniche cose che sappiamo non andavano bloccate, cioè i piccoli impianti, quelli sotto 1 megawatt. Invece rischiamo o rischiavamo, perché poi ci siamo presi paura e non abbiamo fatto più nulla, di dare il via libera, ancorché attraverso una società regionale, ai grandi impianti, non si sa bene per quale funzione, visto che c'è oggi un eccesso di potenze installate e quindi è difficile pensare che si possano realizzare nuovi impianti senza eliminare qualcuno degli impianti esistenti, che complessivamente hanno una potenza pari a 3.800 megawatt.
Si propone inoltre l'approvazione di strumenti legislativi di modifica del sistema scolastico. Dico di più, Presidente: perché non lancia la sfida, per esempio, in sede di decreti attuativi del federalismo fiscale, di accollarsi, di accollarci le competenze sul sistema dell'istruzione? Guardi che si può fare, lo dice la Costituzione, anche con accordi, con intese, con norme di attuazione. Non c'è bisogno di riformare lo Statuto per accollarci le competenze sul sistema dell'istruzione e prenderci le relative risorse. Sarebbe dare il senso di una sfida verso lo Stato da parte di una Regione che non piega la testa, che non va all'accordo sul federalismo della prossima primavera con il cappello in mano, con il capo chino, ma che ha il coraggio e l'orgoglio di rivendicare, certamente con allegate le necessarie risorse, nuove responsabilità!
Ora io, Presidente, non ho sentito pronunciare da lei una sola parola che possa scaldare i cuori di quest'Aula e del nostro popolo. Non le ho sentito pronunciare una sola parola che possa in qualche modo accendere le speranze e motivare tutti noi a seguirla in una rivendicazione coraggiosa nei confronti di uno Stato a trazione leghista e che concepisce il federalismo non come federalismo solidale, non secondo i principi dell'articolo 119 della Costituzione, non come federalismo che mette tutte le Regioni allo stesso livello, indipendentemente dalla propria capacità impositiva, ma come un federalismo egoista, dove ogni Regione pensa a sé e utilizza liberamente il prelievo fiscale per promuovere lo sviluppo ciecamente, infischiandosene di quello che accade nelle altre Regioni.
Io voterò a favore dell'ordine del giorno dei colleghi Sardisti e Riformatori che ringrazio per aver colmato un vuoto in quest'Aula. Ma è una stampella, Presidente! E' lei che deve prendere la guida della sua maggioranza anche in termini programmatici. E' lei che deve dettare l'agenda, sentiti tutti. Non può aspettare che l'agenda gliela dettino forze specifiche e singole della sua coalizione. Come spera, se non è in grado di dettare l'agenda, di avere apporto in questo Consiglio anche da parte di quelle forze, di quei consiglieri che in maniera costruttiva vogliono dare un senso al proprio stare in quest'Aula? Vede, Presidente, l'immobilismo della sua Giunta ha purtroppo un costo salatissimo, che pagano tutti i sardi. Ogni giorno che passa la Sardegna diventa più povera. L'ho detto prima, in due anni abbiamo perso 50 mila posti di lavoro, il tasso di disoccupazione giovanile è prossimo al 40 per cento ed è tra i tassi più alti d'Europa, il PIL è sceso del 5 per cento, crescono le famiglie che sono al di sotto della soglia di povertà. Non c'è più tempo, Presidente, i treni passano una volta sola, le sfide per essere vinte vanno prima lanciate, vanno colte, come quella sul federalismo. Io non alimento speranze nel totem dello Statuto, ma certamente quella sul federalismo è una sfida che va vinta e la dobbiamo vincere tutti insieme. Si scuota, Presidente, dia un senso al suo mandato o ne tragga le conseguenze. Dia alla Sardegna la possibilità di ricominciare da capo, con un'altra maggioranza e un altro Presidente!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi, prima di iniziare il mio intervento vorrei rivolgere una domanda al presidente Cappellacci e fare una premessa. E' in corso in queste ore un problema serio presso l'aeroporto di Elmas, in quanto nel centro di prima accoglienza di Elmas diversi immigrati, che sono lì purtroppo perché le condizioni di vita nei loro paesi li hanno portati a venire da noi in cerca di una qualche speranza di vita migliore, hanno forzato i limiti di sicurezza ai quali sono sottoposti e hanno occupato o avrebbero occupato la pista dell'aeroporto, essendo quel centro posizionato a 150 metri dalla torre di controllo dell'aeroporto di Elmas. Le chiederei, Presidente, per quanto lei e gli Assessori possiate sapere di questa vicenda, di informarne anche noi, in quanto l'aeroporto di Elmas per adesso è chiuso proprio a causa di questo fatto che ho voluto riportare in Aula.
Detto questo, Presidente, per diversi mesi, a causa della situazione di crisi politica della maggioranza e della Giunta, o della Giunta e della maggioranza, comunque la crisi dell'una si ripercuote sull'altra, è stata bloccata l'azione di governo della Giunta regionale. Oggi lei, dopo mesi, ha riferito sulla fine della prima fase - da lei stesso così definita - e l'inizio della seconda fase. Non è dato sapere quali siano gli elementi, le priorità, le azioni che hanno connotato di un qualche valore la prima fase, né quali siano quelli che caratterizzeranno, che potranno supportare la seconda fase e che in qualche modo ci consentano di capire qual è l'idea che lei ha dello sviluppo futuro della Sardegna.
Per quanto riguarda la prima fase, una delle idee forti lanciate fin da subito è stata quella del rilancio del settore dell'edilizia o comunque di un uso del territorio diverso rispetto alla politica di pianificazione e tutela del territorio posta in essere dalla Giunta di centrosinistra durante la precedente esperienza di governo. Quest'idea forte si è sciolta con le prime piogge autunnali. Infatti, mentre il bisogno, così come da voi definito nel piano per il rilancio del settore dell'edilizia, sembrava essere solo quello di aggiungere cubatura a cubatura e possibilmente di costruire anche sulle spiagge, visto ciò che è accaduto proprio ieri a causa di una pioggia intensa sì, ma non di un evento eccezionale (al di là di alcune zone dove i problemi di assetto idrogeologico sono noti purtroppo e abbiamo appreso nel corso degli anni quali danni e lutti qualche volta essi abbiano provocato), lo svincolo di Terra Mala, inaugurato due mesi fa durante l'estate, che dovrebbe collegare la parte sud dell'Orientale sarda con la nuova SS 125, è stato chiuso al traffico perché sommerso dall'acqua e dai detriti. Io non so di chi sia la responsabilità, se del progettista, del geometra o del direttore dei lavori, so solo che una strada inaugurata l'altro ieri e oggi sommersa dall'acqua e dai detriti non è l'esempio migliore di realizzazione a regola d'arte di lavori pubblici, visto anche il disagio arrecato ai cittadini dal blocco della parte sud dell'Orientale sarda per tutta la giornata di ieri.
La seconda fase di cui ha parlato lei, Presidente, eredita ovviamente tutto ciò che non è stato fatto nella prima e quindi le cose non fatte si sommano alle cose che si dice verranno fatte nel corso di questa seconda fase. Solo che lei, Presidente, non ci ha detto in che modo intende intervenire, neanche riguardo alle tre priorità da lei indicate: rapporti con il Governo, lavoro, riforme. E' come parlare del tempo - tornando alla domenica appena passata - senza indicare se sia bello, brutto, nuvoloso, sereno, se piova o soffi il vento. Si discute del tempo, cioè del sostantivo, solamente dal punto di vista semantico. Ma se non ci dice, Presidente, quali sono i rapporti che lei intende avere con il Governo (meno forti, più forti, insistenti, incalzanti, per esempio sulla richiesta delle risorse che ci vengono negate) e che tipo di lavoro ha in mente per il futuro dei giovani sardi (precario, ben retribuito, mal retribuito, a tempo determinato od occasionale), dire semplicemente che per il domani si pensa al lavoro non è sufficiente perché noi si capisca di che tipo e di che forma di lavoro si sta parlando e in quale direzione questo lavoro dovrà essere svolto dai cittadini sardi.
In tema di riforme ce n'è una - ne hanno parlato anche i colleghi Sechi e Zuncheddu - che è più che altro una controriforma, ovvero la riforma del sistema pubblico dell'istruzione elaborata dall'accabadora della scuola pubblica, cioè dal ministro Gelmini. Michela Murgia dovrebbe raccontare il caso! Dalle elementari fino all'università, continuando per i centri di ricerca, è in atto un'opera di accorpamento di classi, chiusura di scuole e istituti, riforma della didattica, sostituzione di testi, tagli del personale docente e non docente, smantellamento di Facoltà, mortificazione del ruolo dei ricercatori, il tutto condito da tanto, troppo personale precario che ha creato l'impoverimento e la dequalificazione dell'istruzione pubblica. Anche questa è una riforma.
Presidente, lei vuole fare riforme che vadano in questa direzione oppure riforme che tendano al miglioramento della qualità della vita dei sardi, possibilmente dei disoccupati in cerca di lavoro e di coloro che lavorano, ma in modo precario? Perché altrimenti dire che si fanno riforme, che si interverrà per il lavoro e che si avrà un rapporto nuovo con il Governo nazionale non è sufficiente per chiarire a noi, e anche alla maggioranza immagino, come questi punti verranno sviluppati nel futuro.
In attesa che lei, Presidente, ci dica quali saranno gli impegni concreti, quali le leggi e quali gli interventi, le segnaliamo che gli organi esecutivi, anche quelli conservatori, come il Governo inglese, si caratterizzano oggi nel mondo per la presenza al loro interno anche di donne e di giovani, perché le donne e i giovani fanno parte della società alla pari degli uomini. Cioè la società è composta da uomini giovani o in là con gli anni, diciamo non più giovanissimi, e da donne giovani o anziane. La società è composita, articolata, per cui va da sé che rappresentarla solo in un modo significa escluderne una parte. E' anche questo uno dei terreni sui quali si confrontano gli elementi di maggiore innovazione nell'ambito dei governi che dovrebbero rappresentare la società nel suo complesso oggi nel mondo.
Per non parlare, sempre in relazione a come è stato affrontato il tema dell'università, delle risorse pubbliche a essa destinate che sono state dirottate verso il Nord Italia. Anche questo è un tema che merita di essere portato al confronto con il Governo, solo che se non si chiarisce quale tipo di confronto si vuole stabilire con il Governo è difficile capire quale soluzione potrà avere il problema dell'università nella nostra Isola. Sulla cultura, altro esempio: poche risorse, anche a causa dei tagli che hanno colpito in primis il Teatro lirico, che è la maggiore azienda culturale della nostra regione, e i tanti operatori del mondo della cultura che avrebbero bisogno di una qualche certezza sui finanziamenti e di una programmazione magari triennale per poter pianificare con maggior respiro le loro attività future.
Lei, Presidente, nell'elenco delle cose fatte ha citato l'aeroporto di Oristano. A questo argomento vorrei dedicare tre minuti e mezzo. Secondo lei lo sviluppo della Sardegna passa attraverso la moltiplicazione delle inutilità, anziché attraverso il rafforzamento di ciò che esiste e andrebbe appunto rafforzato, visto che alcune tratte di alcune compagnie sono già state eliminate e sono quindi diminuiti i collegamenti degli aeroporti della Sardegna con il resto del mondo. Allora, l'utilità oggi sarebbe quella di creare a Oristano, che vale in termini di abitanti (almeno quelli che potrebbero essere interessati all'aeroporto) meno di un quartiere di Cagliari, un aeroporto che colleghi Oristano solamente con Roma, anziché dare vita all'idea, che comunque c'era, di un collegamento ferroviario tra l'aeroporto di Elmas e il centro di Oristano, di modo che in 35-40 minuti l'aeroporto di Elmas possa essere comodamente raggiunto da chi risiede a Oristano o nei paesi vicini. Fare questo costerebbe sicuramente molto meno di quanto non costi tenere in funzione un altro aeroporto in Sardegna, il che grida semplicemente alla follia! Non se la prendano i colleghi di Oristano, ma io credo che anche a coloro che vivono a Oristano città o nella provincia serva un collegamento con il mondo e non semplicemente un aeroporto che poi con niente collega.
Se questi sono gli investimenti per il futuro, allora anche noi possiamo chiedere un ponte non su uno stretto, ma sul Mediterraneo! Perché no? Alla fin fine, se lo chiede la Sicilia, perché non dovremmo chiederlo noi? Se agli sprechi si rilancia con ulteriore spreco anche noi potremmo competere in termini di sprechi.
Ancora: non sappiamo che cosa dirà ai pastori dopodomani. Oggi molti colleghi, com'è stato detto all'inizio, hanno avuto qualche difficoltà a raggiungere la sede del Consiglio regionale (che tuttavia è raggiungibile anche a piedi, non solo in auto, parcheggiando un po' più in là) perché era in corso una giusta protesta di lavoratori. Non so se si debbano attrezzare tende da campeggio e materassini in quest'aula, perché immagino che qualora il Consiglio sia riconvocato per mercoledì altri colleghi avranno difficoltà a raggiungere il palazzo a causa della manifestazione dei pastori, che non credo siano soddisfatti delle tante cose fatte per risolvere i loro problemi!
Lei, Presidente, nel presentare la fase 2 ha inoltre parlato di ulteriore crisi politica, anzi ha detto esattamente che le polemiche continuano. Non sono le polemiche che impediscono di fare leggi, non sono le polemiche che impediscono di fare norme, non sono le polemiche che possono impedirle di dirci per lo meno che cosa farà con la prossima finanziaria. Dovendo affrontare a breve la discussione della legge finanziaria, mi sarei aspettato oggi, alla presentazione della nuova Giunta, un'indicazione sulle volontà, che poi devono essere collegate alle risorse da mettere a correre su determinati obiettivi. Mi sarei aspettato, come dire, un piano operativo su tre punti: tot risorse da mettere a correre in quella direzione, azione di governo fino alla finanziaria dell'anno prossimo e prospettiva per il futuro in relazione ad alcuni argomenti. Avremmo così potuto capire quante risorse verranno da voi investite. Ma neanche questo è dato sapere.
Avremmo voluto parlare anche di ciò che non è stato fatto. Le abbiamo segnalato che per il bando "Master and back", giusto per fare un altro esempio, noi abbiamo messo a correre milioni di euro di risorse pubbliche e di risorse regionali, che sempre pubbliche sono. Le abbiamo date agli studenti, perché così era scritto nel vecchio bando, ma siccome quando cambiano i governi bisogna cambiare tutto per forza di cose, bisogna assolutamente fare delle correzioni per dare l'immagine del cambiamento e della novità, è stata appunto fatta una correzione. Peccato che sia stata corretta la parte che riguardava il fatto che quegli studenti non dovessero pagare le tasse a valere sulle risorse che abbiamo dato loro per svolgere dei corsi all'estero prima del back, cioè del rientro!
Anche per quanto riguarda gli assegni per giovani ricercatori noi avevamo detto a questi giovani che per il loro progetto di ricerca potevano fare affidamento su 70-75 mila euro, dopodiché glieli abbiamo dati in unica soluzione costringendoli a subire una tassazione pari a quella di un altissimo dirigente pubblico. Quei soldi vengono cioè tassati con l'aliquota massima, per cui gran parte dei 75 mila euro se ne va in tasse e poco più della metà in ricerca scientifica. Lo dico perché non era questo il nostro intento quando abbiamo messo in finanziaria i fondi per la ricerca scientifica; il nostro intento era quello di aiutare i giovani ricercatori a studiare all'estero per poi rientrare in Sardegna avendo acquisito maggiori competenze. Pensavamo di arricchire l'erario quando abbiamo stanziato quelle risorse o non pensavamo forse che i destinatari, gli utilizzatori finali, per usare un termine che va molto di moda, dovessero essere gli studenti e non il fisco, non Tremonti? Siccome al danno si aggiunge la beffa, questi studenti pagano le tasse sui soldi che noi abbiamo dato loro per fare ricerca. Quei soldi loro li danno al fisco e Tremonti ci nega anche le risorse che ci dovrebbe dare in base al gettito che dovrebbe rientrare in Sardegna. Al danno abbiamo aggiunto la beffa!
Anche su questi aspetti, Presidente, forse vale la pena apportare delle correzioni, perché sono necessarie, altrimenti speriamo che la fase 2 sia più breve della fase 1 e sia anche l'ultima. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cappai. Ne ha facoltà.
CAPPAI (U.D.C.). Signora Presidente, intanto formulo i miei migliori auguri alla Giunta che è stata definita Cappellacci bis o Cappellacci 2 o Cappellacci per la seconda volta. Io ritengo che la composizione della Giunta sia migliorata - lo dico perché sono abituato a dire quel che penso - in quanto una parte della politica è rientrata in gioco. E quando dico una parte della politica lo dico con convinzione.
Qualcuno dai banchi dell'opposizione stamattina ha detto che sono gli stessi degli anni '80, i capibastone, così li ha definiti, i detentori dei pacchetti di tessere, coloro che distribuiscono il potere, indicano gli Assessori, indicano chi deve agire in nome e per conto del potere politico. No, caro collega Bruno, non sono d'accordo con la tua affermazione. Qualunque Giunta fosse stata presentata oggi, anche con dodici donne su tredici componenti, per voi non sarebbe andata bene comunque; avreste pur sempre avuto da ridire, avreste ripetuto che il programma non esiste, avreste sottolineato che quelle donne non sarebbero state all'altezza di far parte della Giunta. Qualunque personalità tecnica o non tecnica, politica o non politica, fosse stata indicata dal presidente Cappellacci voi avreste certamente affermato: non è all'altezza del ruolo.
Inizia un nuovo percorso per questa maggioranza e io mi auguro che la maggioranza sia più coesa di prima attorno ai programmi, attorno agli intenti, attorno agli interessi dei sardi, attorno agli interessi dell'intera Sardegna, caro Paolo, perché, è vero, voi Sardisti e Riformatori non siete "poltronisti", ma neanche l'U.D.C. lo è. Avrebbe potuto rivendicare più spazio in questa Giunta e non l'ha fatto; non l'ha fatto perché vuole che questa legislatura prosegua e affronti i nodi cruciali che affliggono la politica economica della nostra Regione, ma non da oggi. E' una crisi strutturale che va avanti da parecchi lustri, non è in quest'ultimo anno a mezzo, in questi diciannove mesi di governo Cappellacci che si è determinata questa situazione. Se la scuola non funziona non è certo colpa della Giunta Cappellacci. Dov'era il segretario della CGIL, Loddo, quando sette anni fa, con un Governo non berlusconiano, venivano tagliati i posti di lavoro in Sardegna? Si è risvegliato oggi contro il ministro Gelmini, però allora stava zitto. Oggi avete detto che si tagliano più di mille posti di lavoro nel mondo della scuola. Quando lo avete fatto voi tutto andava bene, adesso non va più bene! Eppure il mio partito sta dall'altra parte della barricata al Governo nazionale. Quando si tratta di eliminare un malanno si interviene a prescindere da chi sia il paziente e molte volte si deve intervenire a costo di grandi sacrifici, sapendo che si andrà incontro a tante e tante critiche.
Non è colpa dell'assessore Prato, col quale peraltro mi scontro spesso e volentieri, se l'agricoltura in Sardegna va a rotoli. Ho ricordato nel mio ultimo intervento in quest'Aula le varie proposte che nella scorsa legislatura sono state avanzate dal centrosinistra: neanche una legge sull'agricoltura in quei cinque anni di legislatura, se non quella per l'istituzione di nuove agenzie e quella sulla riforma dei consorzi di bonifica, peraltro fatta velocemente e male e sulla quale già oggi si sente la necessità di intervenire. Ma cosa avete fatto voi per sanare l'agricoltura nei vostri cinque anni di governo? Cosa avete fatto per rilanciare il settore trainante della nostra economia? Quali proposte avete fatto? Quali risorse avete richiesto? Quali fondi avete investito? Io ricordo invece che, con molta puntualità e poca riflessione, vi affrettavate a cercare di correggere le poste in bilancio sulla blue tongue, sui danni alluvionali, facendo sì che la Regione fosse costretta ad accendere dei mutui. Questo sì lo ricordo bene, però è facile parlare quando si sta da una parte ed è difficile operare quando si sta dall'altra. Ecco perché a nessuno è consentito di dire che non si è fatto niente in agricoltura. Ripeto, con l'assessore Prato io non vado molto d'accordo, però è stato l'unico che ha provveduto alla spendita di tutti i fondi dell'Unione europea; bene o male si vedrà, ma non si può dire che non abbia operato.
Avete parlato di una soffocante crisi politica della maggioranza. Io ricordo crisi politiche del centrosinistra altrettanto soffocanti in quest'Aula, però, mentre oggi c'è la possibilità di dialogare e di attaccare il Governatore, colui che guida questa maggioranza, allora non c'era neanche la possibilità di critica, perché si presentava in Aula un uomo solo al comando, che riusciva a zittire tutti. Cosa ha fatto quell'uomo? Ha sostituito degli Assessori senza mai coinvolgervi; li faceva uscire da una porta e faceva entrare i nuovi da un'altra, ma non ha mai coinvolto in questo i partiti. E voi venite a dire che i partiti, spesso e volentieri, sbagliano nell'indicare i loro rappresentanti! Tonino Dessì, degna persona, degno Assessore, non lo indicò Soru, lo indicarono i partiti; Salvatorica Addis, non la indicò Soru, la indicò l'Udeur. E allora perché dire che i partiti oggi sono troppo determinanti e allora no? Perché dire queste cose? In quest'Aula, spesso e volentieri, si sprecano fiumi di parole perché per forza bisogna fare opposizione, per forza bisogna dire che tutto non va bene. Che qualcosa, qualche volta, vada bene? Mai! Ecco perché vi dico che molte volte bisognerebbe che ognuno di noi facesse un attento esame di coscienza, si spogliasse dell'appartenenza partitica e dicesse una volta per tutte: "Voglio fare qualcosa per i sardi".
Ho sentito molti rappresentanti del centrosinistra parlare dell'abolizione delle province, perché non servono, sono troppe, sono inutili. L'altro giorno, il Presidente dell'Ogliastra, un certo Pilia, ha detto: "E' necessario che ci siano anche le piccole province". Allora, cari colleghi, mettiamoci d'accordo. Nel programma del presidente Cappellacci - che peraltro riporta in pieno quello che l'U.D.C. ha aggiornato in occasione dei primi incontri - è prevista anche la rivisitazione delle province. Esiste la possibilità di eliminare le province o di eliminarne due, quattro o sei, quelle che vogliamo? C'è questa volontà? Siamo convinti che ci sia spreco di danaro pubblico nel tenere tutte queste province? Ecco, spogliamoci dell'appartenenza partitica e se siamo convinti di questo agiamo nell'interesse comune, nell'interesse dei sardi.
La sanità va male, bisognerebbe commissariarla. Probabilmente errori se ne commettono, nessuno è perfetto, però nell'aggiornamento del programma di governo l'U.D.C. ha indicato alcune priorità, fra queste vi sono la legge elettorale, la razionalizzazione degli enti locali intermedi e quindi delle province, la razionalizzazione degli enti e delle agenzie, la riforma sanitaria, l'Agenzia regionale della sanità, la rivisitazione del Piano sanitario regionale, il nuovo Piano paesaggistico e tante altre cose. Però l'U.D.C. resta convinta che queste siano priorità, che questi siano temi che certamente questa Giunta può portare avanti. Certo, può darsi che non sia la Giunta migliore, ma può darsi anche che sia la Giunta che riuscirà a fare quello che, secondo, voi fino a oggi non è stato fatto.
Ho sentito parlare di tanti problemi: scuola, sanità, agricoltura, rapporti con lo Stato, entrate. Ho sentito anche un'affermazione di carattere politico che però va pesata e misurata per quello che può essere il suo vero senso. Da più parti, forse secondo una visione personalistica, è stato affermato che questa è una Giunta senza maggioranza. Io non credo che questa sia una Giunta senza maggioranza, non lo ha detto neanche l'onorevole Maninchedda (i Riformatori non hanno ancora parlato). L'onorevole Maninchedda non ha detto che questa è una Giunta senza maggioranza, ha detto che è una Giunta che deve adoperarsi di più, deve muoversi meglio, deve pensare alle zone povere della Sardegna. E la richiesta dell'amico Roberto Capelli, che nella scorsa legislatura proponeva per il centro della Sardegna, soprattutto per il Nuorese, la nomina di una commissione d'inchiesta per verificare quanti fondi fossero stati destinati a quel territorio, oggi potrei farla mia. Questa Giunta anche ultimamente ha destinato al Nuorese, nonostante non abbia rappresentanze, parecchi fondi per il rilancio dell'economia. Parlo dei Progetti integrati d'area (PIA). Nessun'altra zona ha avuto il finanziamento che ha ottenuto il Nuorese con i fondi PIA, quelli riprogrammati. Nessun'altra zona! E sì che ne conosco di zone povere in Sardegna! Vi invito ad andare nel Sarrabus-Gerrei, dove non sono arrivati finanziamenti a pioggia per il rilancio dell'economia. Ma questo non vuol dire che io vada contro il Nuorese. Dobbiamo lavorare tutti insieme per destinare maggiori fondi a tutti i territori della nostra Isola, perché tutti soffrono questa situazione economica.
E allora non si può dire che questa maggioranza e questo Presidente vanno bene se ci sono fondi in più per la propria zona. No, caro Paolo, io l'ho interpretata così quell'affermazione; può darsi che abbia sbagliato, poi mi spiegherai se ho sbagliato. E' vero che ognuno di noi rappresenta un territorio, però è altrettanto vero che siamo qui per fare gli interessi generali della Sardegna. E allora uniamoci per condurre la battaglia delle entrate, uniamoci perché probabilmente l'unione serve a far capire anche al Governo, nemico per una parte, amico per un'altra - per noi né nemico né amico, perché l'U.D.C. è equidistante dai due schieramenti -, che la Sardegna ha bisogno di risorse per rilanciare l'economia non nell'interesse di questa o quell'altra maggioranza, ma nell'interesse precipuo dei nostri amministrati, dei nostri concittadini, che stanno assistendo ultimamente al degrado della politica, perché la politica non offre loro niente.
Ho sempre sostenuto che per fare il consigliere regionale una persona dovrebbe prima fare l'esperienza di consigliere comunale, perché il consigliere comunale risponde ai propri amministrati, tocca con mano quotidianamente quelli che sono i problemi, e molti di coloro che sono in quest'Aula lo sanno. Ecco, agiamo così, come se fossimo consiglieri comunali dei nostri territori. Probabilmente ci dimenticheremmo dello schieramento politico, ci dimenticheremmo di appartenere a una fazione anziché a un'altra e tutti agiremmo nell'interesse dei sardi. Per quanto riguarda noi, cercheremo, attraverso i nostri Assessori, di portare avanti nel migliore dei modi il programma del Governo Cappellacci. Ci riusciremo, non ci riusciremo? Aspettiamo, valutiamo e poi saranno gli elettori a dire se abbiamo fatto bene o se abbiamo fatto male.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vorrei iniziare con lei, Presidente del Consiglio, facendole una domanda, perché oltre a una certa disattenzione c'è un atteggiamento di strana promiscuità che denota i sintomi della decadenza, oltre a tutti gli altri sintomi palesi. Le vorrei chiedere: ha mai visto i chierichetti sparsi tra i fedeli invece che accanto al celebrante? Li ha mai visti? E crede che l'impostazione della Chiesa sia molto diversa dalla logica che imposta quest'Aula? Non crede che i posti della Giunta siano quelli e non altri? Perché non dobbiamo vedere in faccia coloro che hanno assunto con giuramento una responsabilità ed evitare questa strana promiscuità, che poi dice di una presenza diversa fra i banchi del Consiglio? Non so se ciò accada per vergogna o per incertezza, credo che sia comunque dovuto un atto di rispetto e che fra i tanti scampanellii per il silenzio sarebbe bello, da parte sua, un richiamo agli Assessori a occupare i posti loro riservati, come dice il Regolamento interno.
Detto questo, è vero che stiamo affrontando una giornata di continua peregrinazione al simulacro del silenzio, di rinuncia all'intervento. Se fosse stato possibile si sarebbe persino rinunciato alla riunione! Non capisco. Non capisco se non andando a indagare quali siano le ragioni politiche. E allora vi voglio un po' interessare, visto che la serata sta diventando un po' monotona. C'è una bellissima favola di Esopo che si attaglia a questa situazione e parla della guerra fra i topi e le donnole. I topi venivano sempre sconfitti e allora fecero una riunione tutti insieme, che conclusero con la decisione che la causa dei loro insuccessi era il fatto che mancavano dei capi, dei veri capi. Di conseguenza, dopo aver discusso tra loro più o meno lungamente, per alzata di mano nominarono gli strateghi. Costoro, per non confondersi con gli altri, fabbricarono delle corna e se le misero sulla testa, ma quando divampò la battaglia i topi si sparpagliarono in massa e cercarono rifugio chi qua, chi là, dentro i buchi. Mentre tutti gli altri topi si infilarono facilmente nei buchi, i capi non vi riuscirono a causa delle corna e così vennero catturati e divorati. La morale di questa favoletta è che allo stesso modo l'azzardo e la vanagloria sono per molti fonte di guai.
Se pensate a come si svolge, questa favoletta è un po' la sintesi della crisi che abbiamo affrontato e non dubito che per qualcuno di voi l'interpretazione della crisi sia abbastanza variabile. Onorevole Cappai, lei ha fatto delle considerazioni e vorrei che facesse un approfondimento nei prossimi giorni e ci dicesse cosa deve accadere e quanto tempo ci vorrà ancora perché cominciate a essere responsabili di qualcosa voi, visto che dopo diciannove mesi continuiamo a parlare di quello che è stato il passato! Quando cominceremo a parlare del presente? E' necessario interpretare il presente parlando sempre del passato senza mai riferirsi alla realtà in cui siamo?
Il mio pensiero è semplice e cerco di esporlo come mi viene, come faccio sempre in quest'Aula. La crisi è lungi dall'essere risolta, per un semplice fatto: la legislatura è finita, Presidente, è già finita! Ed è finita perché ciò che è andato in crisi in questa legislatura è la legittimazione del Presidente, e voi lo sapete bene quanto me, perché, debole già all'inizio della legislatura, è andata in frantumi quando l'Esecutivo si è trovato coinvolto in affari poco chiari, sui quali peraltro attendiamo ancora le parole conclusive degli accertamenti. Quindi non si tratta di una fase 2. Non si tratta né di una fase 1 e neanche di una fase 2, caro presidente Cappellacci. Si tratta esclusivamente del fatto che siete fuori fase, totalmente fuori fase!
Si pensava, dopo questo sballottamento dovuto a effetti estranei alle istituzioni, di puntellare il Presidente, un Presidente indebolito e inadeguato, con le autorità politiche presenti in Consiglio. Peccato, l'operazione non è andata bene e non è andata a buon fine. Autorità politiche? Certo, qualcuna, lo riconosco; l'U.D.C., forse. E qui io do un'interpretazione singolare di come si muove nello scacchiere politico la coerenza: da un lato l'U.D.C. nazionale, che non è nella maggioranza, lavora per la costruzione intorno a sé di un terzo polo (non so se ci riuscirà, ma questa è la sua tendenza); in Sardegna, dove peraltro è in maggioranza, lavora perché altri partiti vengano espulsi dal bipolarismo e si pongano in condizioni di terzietà. Questa mi pare la sintesi di quello che si è visto qua. Se mi consentite - e lo dico con amicizia perché questa poi è l'interpretazione che ne deriva - state svolgendo in Sardegna un'azione che politicamente assomiglia più a una deriva di tipo leghista, cioè esattamente la funzione di stampella che la Lega Nord sta offrendo al P.d.L. State attenti, perché prendendo queste posizioni ci si allontana anche dalle condizioni del dialogo. Attenzione, perché questa è una possibile chiave di lettura. E la forza dei numeri, che vi dà la possibilità di diminuire la soglia di maggioranza, comunque sia si infrangerà, prima o poi, sull'ira di un popolo che è allo stremo. Il disegno è chiaro, se usiamo una figura idiomatica: il nostro Re Travicello - ha ragione il collega Maninchedda, io concordo con lui e lo pensavo già da prima - deve resistere fino a quando non sarà pronto a prendere l'avvio, anche oltre voi, oltre ciascuno di voi, un sistema di potere non meglio identificato - Paolo Maninchedda ha usato un altro termine che potrei condividere -, dal quale dipendono purtroppo gli esiti di questo tempo e in attesa del quale fa comodo, badate, colleghi, fa molto comodo rendere sempre più drammatica e precaria la situazione della Sardegna, proprio perché così si creano le condizioni di un accesso più facilitato a certi poteri. In una parola, serve a questo sistema di potere che la Sardegna non sia governata. E la storia di popoli non governati, in attesa di eventi altri, ci ha lasciato molteplici esperienze simili, i cui sbocchi sono stati quasi sempre drammatici.
Vedete, di fronte al fallimento del "governo del fare" e non avendo noi strumenti che ci possano dire in che cosa si sia rilanciata programmaticamente questa maggioranza, purtroppo parlano al posto vostro le scelte degli uomini, perché idee e programmi ormai sono banditi, non si sa perché. Agricoltura: siamo di fronte a un disastro ciclopico e l'Assessore viene premiato, confermato! Questa è la chiave di lettura che danno i cittadini, badate, e anche i cittadini interessati, non io. Se uno non ha ben operato e viene riconfermato, evidentemente riceve un premio. Io che sono più affine a certi meccanismi capisco perché viene confermato, ma questo non è certo niente di buono per gli interessi della Sardegna.
Sanità: non me voglia l'Assessore, però la sanità è andata in tilt finanziariamente, vedremo tra breve, in base ai conti di bilancio, di quanto stiamo sforando, però l'Assessore viene confermato. Non un accenno di critica, niente, confermato, premiato!
Nell'industria c'è una crisi galoppante e io direi: affidiamo l'Assessorato a chi ha respirato l'aria dell'industria. Voi nominate invece uno di una provincia che non ha un'industria e che ha respirato di tutto meno che l'aria dell'industria, per un approccio più concreto!
Politiche di bilancio: è da 18-19 mesi che non esiste una politica di bilancio. Vi voglio far notare una cosa, che a dire il vero ha detto all'interessato, ovvero all'assessore La Spisa, il professor Savona: "E' inutile che ci imbrogliamo con questa storia del PIL. Il problema della Sardegna e della sua economia è che poiché le importazioni vengono fatturate qui concorrono a formare il PIL, bisogna quindi che ci convinciamo che il vero PIL sardo è dato dalla percentuale indicata meno il 30-40 per cento, cioè al netto di quello che importiamo". Questo è il nostro PIL e questo è il nostro limite. Quindi bisogna fare politiche di bilancio volte ad aumentare le esportazioni e diminuire le importazioni, produrre più materia prima anziché importarla, affinché il dato del nostro PIL sia reale. Il professor Savona gliel'ha detto a chiare lettere, assessore La Spisa. Quali sono le politiche di bilancio? Quelle volte a continuare a inquinare l'interpretazione di una situazione!
Insomma, i programmi sembrano grosso modo quelli che avevate all'inizio legislatura, però con un approccio alla crisi che è intervenuta privo di autocritica, di rielaborazione, di adeguamento, di rilancio, ma forse anche di sobrietà, sapendo che non potremo più fare grandi progetti, lo dico agli Assessori nuovi, che magari coltivano l'idea di poter fare chissà che cosa. Con i bilanci che corrono potrete provvedere all'ordinaria amministrazione, se vi va bene, e le piccole cose che farete saranno ancora più controllabili e verificabili dal Consiglio, perché saranno talmente limitati gli spazi di manovra che ci sarà poco da vantare quanto a idee di cambiamento per la Sardegna, dal momento che non avete accettato il terreno di un confronto aspro con lo Stato su una materia dirimente la possibilità di governare.
L'azzeramento della Giunta è stato un atto di ostilità del Presidente nei confronti della sua maggioranza, è evidente: la negazione del dialogo necessario per risolvere i vostri contrasti e dunque la volontà di imporre, nel prendere o lasciare, un quadro politico che non poteva prevedere un ridimensionamento del Presidente come soluzione alla sua delegittimazione. Vorrei però ricordare al Presidente che l'autorevolezza è merce sempre meno diffusa: quanto più le persone ne difettano tanto più si affidano al suo surrogato, l'autorità, che sembra intravedersi anche nel metodo che il Presidente ha usato per, diciamo così, tentare di superare la crisi, ma di fatto è uscito da una porta ed è rientrato subito da un'altra. L'autorevolezza infatti non si impone, ma si costruisce pazientemente, col dialogo. E' autorevole colui che conosce i suoi limiti e ascolta soprattutto il parere degli altri. In idrologia si usa il termine ruscellamento: questa sarà la Giunta del ruscellamento. Il ruscellamento è lo scivolamento delle acque piovane quando si è superata la capacità di infiltrazione nel terreno. Allo stesso modo per voi la propaganda sta scivolando sul corpo della società sarda perché è stato superato il limite di credibilità e di dignità che i sardi potevano sopportare.
Noi, vedete, ve lo diciamo anche con un po' di sarcasmo perché siamo sereni, davvero sereni, perché un passaggio come questo lascia anche a noi qualche insegnamento molto preciso: noi abbiamo serenità per il nostro futuro, perché i diciotto mesi trascorsi dicono, per vostra indiretta ammissione, che noi abbiamo saputo governare meglio di voi, molto meglio di voi, e dicono soprattutto che abbiamo governato, non abbiamo decantato il nostro governo! E lo dimostrano le contrarietà di ieri e di oggi rispetto alle cose che abbiamo fatto, dal momento che voi, anche oggi, non avete fatto altro che indicare questo Golia che il Davide deve abbattere ancora una volta. Noi sappiamo di aver governato, pur con ogni limite che ponete anche nel giudizio su di noi. Vedete, noi siamo persone normali, non siamo degli esaltati, non viviamo di populismo; siamo stati iscritti a un'altra scuola formativa e sappiamo vedere le nostre ragioni così come i nostri limiti. Pur essendo consapevoli di aver governato e di aver fatto il massimo in quelle condizioni, non ci è impedito di vedere oggi il limite di quell'esperienza, limite che costituisce tuttavia la base di quel rilancio programmatico che può traghettare la nostra idea di Sardegna anche in un futuro più lontano. Avere un'idea concreta di governo spesso vale più di possedere una possibile guida senza magari un briciolo di programma e qualche volta senza un barlume di dignità.
Il problema più grave oggi mi pare quello relativo alle vostre insensibilità, politiche e sociali, alla sottovalutazione della drammaticità della situazione di tante famiglie. Vi invito a controllare gli incrementi dei pasti erogati dalle mense di carità in Sardegna in questi ultimi mesi. Spesso si preferisce sostenere che solo gli elettori, quando vengono chiamati, possono giudicare l'operato di un Governo. E' vero, questa è la regola generale, credo però che la politica debba evolversi e fare un passo avanti costruendo anche una capacità di autocritica e di giudizio che generi cambiamenti di rotta, correzioni radicali e decise per intersecare il bene comune quando si sta facendo male. E' in fondo il messaggio che i Sardisti ci hanno spedito stamattina; l'hanno fatto con tatto ed educazione istituzionale ed è intorno a queste sensibilità, apparentemente insignificanti, per le istituzioni che si potranno costruire sinceramente rapporti politici per il futuro. Infatti è a coloro che con coraggio sanno declinare la verità, anche se dura, ravvisare i propri limiti, riconoscere gli errori commessi e che vivono nel primato delle istituzioni pensate come servizio alla collettività che dobbiamo rendere merito e con essi dobbiamo intensificare il confronto e la ricerca delle sinergie.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue SANNA GIAN VALERIO.) Ci sono però anche parti della politica, presenti anche in quest'aula, che non accettano di riconoscere le verità scomode e sono incapaci di dichiarare e ammettere i limiti della sopportabilità delle sofferenze dei sardi. La politica è scomoda, ma è scomoda soprattutto in questi momenti, nei momenti nei quali si decide da che parte si deve stare; così come è difficile accettare che le donne possano avere in questa società sarda un ruolo altamente compatibile, viste le modalità con le quali sono stati scelti i nuovi Assessori. A ben vedere la Sardegna ha delle eccellenti imprenditrici turistiche, tantissime imprenditrici agricole, imprenditrici industriali di primissimo ordine. Abbiamo vincitrici del Premio Campiello, eccellenze nella cultura e nell'università, eppure non ci sono donne in Giunta! Proviamo a riflettere, proviamo a spiegarci. Vi dirò una cosa scomoda, ma è quello che penso: le donne non ci sono perché bisognava sfidare il buon senso, superare la realtà con la propaganda e, come si sa, le donne autentiche non sono quasi mai disponibili al compromesso e alla falsità e neppure, se mi consentite, a sostenere l'impalcato strano di editorie e poteri di piduista memoria, che tengono in piedi i muri portanti di questa esperienza di legislatura di cui non siete stati capaci di scrollarvi di dosso l'origine. Ed è questo il punto nel quale è finita la legislatura, l'incapacità cioè di dare un segnale di acquisizione del controllo della politica vissuta come consenso e come legittimazione popolare di un'esperienza di governo che è nata in altre stanze, con altri supporti e con altre aspirazioni. E' questo il punto finale. Divertitevi, divertitevi! E' per ciò che penso che ho un po' di pudore a fare gli auguri agli Assessori. In questo contesto apparirebbe quasi come una presa in giro e siccome considero alcuni di voi miei amici, evito di farlo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). L'intervento dai toni pacati dell'onorevole Gian Valerio Sanna in realtà maschera quello che abbiamo visto anche stamattina in apertura dei lavori e cioè un certo nervosismo misto a insofferenza dell'opposizione o di settori importanti dell'opposizione. Probabilmente hanno ritenuto di ascoltare quelle cassandre, profetesse di sciagure, che in questi mesi ritenevano pressoché impossibile che il presidente Cappellacci potesse fare sintesi e chiudere una verifica tutta interna alla maggioranza, forse preconizzando un esito quale quello che loro hanno conosciuto, e cioè una fine traumatica anticipata della legislatura. Mettetevi il cuore in pace, perché questa esperienza di governo va avanti, c'è tutta la determinazione per farla andare avanti e non con le chiacchiere, come stiamo sentendo da questa mattina, ma con i fatti, anche se, a dire il vero, pare che questo poco vi interessi e vi interessi di più la polemica strumentale. Vedete, se ci costringete, quando sentiamo parlare, come da ultimo ha fatto qualcuno, di affari poco chiari, noi vi diciamo: pensate a chi dalle vostre fila sta percorrendo un giorno sì e l'altro pure le aule di piazza Repubblica a Cagliari. Se ci toccate su questo terreno abbiamo qualcosa da dire a proposito di malaffare o di affari poco chiari, che sono, come sapete, a sei e nove cifre. E allora, vedete, se ci sfidate sul piano delle recriminazioni, come se il centrosinistra, così come le colombe, fosse esente da ipotesi quali quelle che si stanno verificando oggi, noi vi diciamo che voi siete maestri: voi avete insegnato che si poteva arrivare al Palomba uno, al Palomba due, al Palomba tre, al Palomba quattro, al Palomba cinque, fino addirittura al Palomba sei! E allora di cosa venite a parlare? O volete forse dire che ci siamo dimenticati di quando il presidente Soru ha cacciato a pedate l'Assessore dell'agricoltura, guarda caso, una donna, e nessuno si è alzato dai banchi per urlare un crimine commesso ai danni di un assessore donna? Nel silenzio più generale si sono stesi tappeti rossi all'assessore Foddis, che ricordiamo più come amministratore, o qualcosa del genere, della 3A di Arborea e di cui si ricordano i pastori e gli agricoltori, quelli che stanno protestando oggi, ma che protestavano anche ieri per altre più nobili ragioni. O credete forse che ci siamo dimenticati che sono stati cacciati anche Assessori della programmazione? O volete forse che ci dimentichiamo che una donna assessore, come Maddalena Salerno, che rappresentava una realtà, quella del Nuorese, è stata cacciata in malo modo, sia pure sostituita da un'altra donna? Questi fatti li ricordiamo, eravamo presenti, ne eravamo testimoni. E' stata cacciata anche Luisanna Depau, o forse c'era qualche problema su di lei per mandarla via? Li ricordiamo tutti gli Assessori buttati fuori nella scorsa legislatura, compreso Tonino Dessì, come è stato ricordato.
Amici del centrosinistra, non dipingete come state facendo questa situazione che può essere sottoposta a critica, a qualunque valutazione legittima, ma rimanete nell'ambito dei giusti confini, perché non potete veramente ritenere che questa maggioranza e questo Presidente siano autori di una svolta sconosciuta alla politica e che dunque stiamo inaugurando chissà quale stagione. La verità è che l'opposizione fa il suo lavoro, svolge il suo ruolo, continua a opporsi mettendosi una fascia davanti agli occhi, per cui qualunque soluzione, come giustamente è stato sottolineato, questa maggioranza e il Presidente avessero proposto avrebbe sicuramente costituito oggetto di un'accesissima discussione in quest'Aula. Si fosse trattato di dodici donne o di dodici luminari avreste avuto pur sempre qualcosa da ridire. Ma lo volete dare almeno il beneficio del termine a coloro che oggi hanno assunto l'incarico? Ma vogliamo valutare il loro operato fra sei mesi o un anno? Avete qualcosa da dire a un imprenditore che viene dal Nuorese e che forse in materia di turismo qualcosa la conosce? Su questo io vi sfido. Avete qualcosa da dirgli in negativo? Ditegliela! Ma non stiamo sempre a cavillare, a fare polemica faziosa, strumentale, su aspetti che davvero poco riguardano i sardi e anche gli interessi dei sardi. E' una polemica fine a se stessa quella che avete fatto, e badate che sulla polemica non si costruisce nulla. Io penso, onorevole Sanna, che difficilmente costruiate l'alternativa a questa maggioranza in questi termini. E allora voi dovete chiedervi non perché il Presidente ha rinforzato la squadra di governo, ma perché i sardi, dopo cinque anni di vostro governo, non vi hanno confermato. Una qualche ragione ci sarà! Chiedetevi questo e non perché questa Giunta, in un anno e mezzo, quindi non in cinque anni, ma in un anno e mezzo non ha risolto i problemi. Forse voi credete nei miracoli, quelli degli altri, ma siete stati poco credenti nel vostro operato, perché di miracoli non ne avete fatto assolutamente, anzi! E pretendete che in diciotto mesi una Giunta che ha ereditato un grosso deficit, che ha ereditato una sanità allo sfascio, di cui stiamo pagando in questi mesi, in questi esercizi, appunto le risorse che dovrebbero riportare in equilibrio il bilancio, risolva tutti i problemi. Stiamo oggi pagando gli effetti di un'azione disastrosa proprio in un settore strategico come l'agricoltura. Voi osannavate Foddis, che è un grande esperto, e oggi ne paghiamo le conseguenze anche come quantità di risorse, quelle a valere sulla legge numero 21, per esempio, che voi ben conoscete, che non solo non erano state spese, ma che addirittura si rischiava di restituire in parte all'Unione europea. E allora di che cosa dobbiamo parlare?
Vede, presidente Cappellacci, lei stamattina avrebbe potuto dire qualunque cosa e qualunque cosa lei avesse detto stia tranquillo che da parte dell'opposizione sarebbe stata pronta, come noi avevamo previsto, una raffica di accuse, di insulti strumentali. Era questa la ragione per cui non era possibile avviare un confronto sereno, democratico, aperto, si preannunciava cioè un teatrino vuoto, quale quello al quale avete dato corso. E allora poco importa che lei abbia dato le motivazioni sul piano politico-istituzionale che hanno portato alla revoca delle deleghe assessoriali e alla nomina dei nuovi Assessori. Poco importa, Presidente, che lei abbia elencato una serie di azioni concrete, di fatti che nei soli mesi di luglio e settembre, o forse si riferiva solo a settembre, sono state fatte. E' inutile che lei si impegni a evidenziare lo sforzo che in una situazione di crisi paurosa è stato fatto per cercare di mantenere la pressione fiscale ai livelli che conosciamo, senza inasprimento delle tasse e delle imposte da un lato e cercando di mantenere le risorse adeguate per gli investimenti, soprattutto quelli a favore dei settori produttivi, dall'altro. Certo, bisogna fare di più, bisogna fare molto di più, perché noi scontiamo gli effetti di una crisi che è tra le più devastanti degli ultimi sessant'anni. Io penso che forse dovremmo meditare su quell'appello all'unità delle forze politiche che lei ogni tanto fa, Presidente, e a mio avviso fa bene, perché nel confronto con lo Stato ci sono partite, sul piano delle entrate, sul piano dei poteri, sul piano delle riforme, che una Regione come la nostra deve reclamare per quella che gli amici Sardisti chiamano, giustamente, "la via per l'autodeterminazione". Ma sono tutti temi sui quali non ci si potrà confrontare finché l'opposizione agiterà la bandiera dell'appartenenza a ogni costo, e ne comprendiamo le ragioni, perché quando il P.D. avverte la paura di essere superato dal movimento di Beppe Grillo ha la necessità anche qui di alzare il tono. Ma non è su questo piano e su questo terreno che si può instaurare un utile e proficuo confronto.
Presidente, è inutile che lei si affanni a dire in quest'Aula e sui mezzi di comunicazione, sulla stampa, che è contrario - e lei parla a nome della Regione - al nucleare in Sardegna, perché abbiamo sentito, poco fa, dai banchi dell'opposizione, un collega accusarla di non aver fatto nulla, di essere stato silente. Ma, signori, quando l'onorevole Veronesi, che è un deputato del P.D., e non del P.d.L., ha auspicato il nucleare in Sardegna io non ho visto nessuno alzarsi dai banchi del centrosinistra e del P.D. in particolare per contestarlo. Guarda caso l'unico che l'ha fatto, e di questo gliene diamo merito e atto, è stato lei, presidente Cappellacci. Noi crediamo fortemente in questa posizione, che lei deve portare anche al tavolo nazionale e sulla quale avrà tutto il nostro appoggio.
E allora di cosa parlate? Ho citato la questione del nucleare, perché l'ha richiamata l'onorevole Sechi. Onorevole Sechi, io non ho sentito nessun tamtam, non ho visto girotondi, non ho assistito a mobilitazioni, alla chiusura dell'aeroporto o al blocco della via Roma, a Cagliari, perché l'onorevole Veronesi, deputato del P.D., ha fatto una sciagurata dichiarazione, che è stata contrastata dal Presidente della Regione, Ugo Cappellacci. Interrogatevi allora anche su questo modo di porre le questioni; questioni che per la verità impegnano, in qualche modo, la stessa maggioranza e se noi dicessimo che tutto va bene non diremmo sicuramente una cosa ovvia, né scontata, e forse neanche vera. Nella maggioranza si è fatto uno sforzo, uno sforzo di sintesi. Bisogna percorrere questa strada, che è una strada difficile, irta, ma che può essere facilmente percorsa se abbandoniamo i personalismi, e anche le logiche di appartenenza, e cerchiamo tutti davvero di avere come obiettivo primario la ricerca del bene comune. Lo ha giustamente ricordato l'onorevole Cappai e io mi associo a lui. Penso anche che le posizioni espresse dagli amici Sardisti e Riformatori, lo dico senza ironia perché ci credo, non siano motivate, come cerca di dire qualcuno dai banchi della sinistra, da fame o sete di poltrone e poltroncine. C'è un aspetto molto più importante, che è quello di cercare di mettere a punto il programma e dare davvero, soprattutto di fronte ai problemi che sono sul tappeto, una sorta di sveglia. Penso che questo accorato appello debba essere assolutamente raccolto.
Badate, io ho letto l'ordine del giorno che gli amici Sardisti e Riformatori hanno presentato e vi devo dire, con tutta franchezza, che gli impegni che contiene per la Giunta regionale per la verità dovrebbero essere in buona parte impegni per il Consiglio regionale, perché l'approvazione delle proposte di legge su sviluppo e occupazione ferme in Commissione non è un problema della Giunta regionale, richiede il concorso della Giunta regionale, ma soprattutto richiede l'impegno nostro, del Consiglio regionale. Io sono su questi punti assolutamente d'accordo perché rappresentano tra l'altro una sintesi di quello che è già contenuto nel programma della maggioranza del presidente Cappellacci. Non c'è nessun problema a condividerli, salvo dire, per ragioni di chiarezza, sulla questione delle quattro province, che ci può essere qualcuno che fa un distinguo rispetto alla provincia della Gallura per la realtà che essa rappresenta, ma per dire la verità sul resto non trovo assolutamente niente in contrario e mi fa piacere che l'onorevole Chicco Porcu, a nome del P.D. o dell'intera opposizione, abbia annunciato una convergenza su questi punti, perché sono i punti programmatici del presidente Ugo Cappellacci.
Quindi vedete che c'è sintonia, che si può trovare il modo per dire le stesse cose? Però la sfida è passare dalla logica delle quote, che ho sentito ancora, alla logica delle cose concrete da fare. Ciò implica la necessità di un progetto a lunga scadenza, non a breve scadenza, che restituisca alla politica la nobiltà del suo ruolo. E all'amico Paolo Maninchedda io dico: continuiamo a lavorare, caro Paolo, come si è lavorato in questo anno e mezzo, come hai lavorato tu. Sai quanti problemi ci sono in Sardegna e anche nell'area da dove proveniamo? Io vorrei che gruppi importanti, come per esempio quello di Paolo Clivati, venissero sostenuti dalla nostra azione.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Signor Presidente, l'arringa difensiva dell'onorevole Pittalis, come sempre efficace, traballa comunque un po' perché mancano alcuni presupposti sui quali ha voluto fondare la difesa, come spesso fa dalla parte della maggioranza; i presupposti di dichiarazioni programmatiche che avrebbero, a suo dire, enunciato la svolta nel programma di governo: i punti programmatici, il cambiamento, la discontinuità, eccetera. Niente di tutto questo, per cui, onorevole Pittalis, nessun nervosismo e tanto meno insofferenza, semmai preoccupazione e anche imbarazzo, se mi consente.
Infatti io intervengo, Presidente, con un certo imbarazzo in questa seduta del Consiglio, che mi deriva proprio dall'aver sentito stamattina le parole del presidente Cappellacci. Provo imbarazzo in particolare per la totale inconsistenza e inadeguatezza delle sue parole rispetto al tema all'ordine del giorno, all'evento delle nomine della nuova Giunta, o meglio della Giunta bis o della Giunta ter; inadeguatezza rispetto alle motivazioni presunte che hanno portato il Presidente ad azzerare la Giunta precedente e a nominarne un'altra. Le motivazioni di quell'azzeramento stavano e stanno in una profonda crisi che il centrodestra sta attraversando e più specificatamente, come ha sottolineato il collega Maninchedda stamattina, nell'inadeguatezza del Governo regionale, e quindi anche la sua, Presidente, nelle risposte date fin qui ai problemi della Sardegna e ai sardi. Se così non fosse qualcuno deve spiegare perché il Presidente ha proceduto a esonerare la Giunta e a nominarne un'altra. Quindi imbarazzo anche per parte sua, Presidente, perché anche oggi non è stato all'altezza del compito, quello di essere chiaro e diretto nell'assunzione di responsabilità rispetto a ciò che è successo fin qui, alle sorti della Sardegna e soprattutto a ciò che intende preparare per l'immediato presente e per il futuro. Neanche una parola, niente di niente. Un elenco della spesa, che già aveva fatto molto bene l'onorevole De Francisci quando discutemmo la mozione di sfiducia. Oggi lei ha ripetuto il pezzetto di spesa, lo scontrino di settembre e di luglio, se non sbaglio, e basta. Non ha pronunciato alcuna parola su quello che intende fare davvero d'ora in avanti. Ne ha pronunciate alcune per le quali a dire il vero l'imbarazzo, se è capace di provare questo sentimento, a volte nobile, avrebbe dovuto provarlo lei, anche la sua maggioranza, perché diciamo le sue parole rinnegano in toto le sue dichiarazioni programmatiche e non fanno intravedere ciò che vuole fare d'ora in avanti. Sarebbe anche molto gentile se la smettesse di inviare messaggini e fare altro, come ha fatto per tutto il giorno, anziché cortesemente ascoltare anche quello che forse non le piace. Grazie.
Le sue parole rinnegano le dichiarazioni programmatiche, quelle pronunciate venti mesi fa e rilevano che nulla cambierà. "Questa Giunta" - lei ha detto - "si propone in continuità con la precedente". Mi è venuto un brivido, perché se questa Giunta doveva essere in discontinuità rispetto al passato lei oggi ha dichiarato, e sarà agli atti, che invece lavorerà in continuità con la precedente. Ma i suoi alleati non chiedevano discontinuità, Presidente? Mi risulta che questo chiedessero. "Questa Giunta" - lei ha detto - "è all'altezza del compito", poi ha aggiunto una frase assolutamente emblematica e anche sinistra per certi versi: "c'è bisogno però delle riforme". Questa Giunta è all'altezza del compito, ma c'è bisogno delle riforme: per l'ennesima volta si sottolinea che per governare bene, per cambiare la Sardegna, per essere incisivi nell'azione di governo c'è bisogno delle riforme. Senza le riforme non si può fare niente, così le responsabilità cadono nella obsoleta trama giuridica che a oggi ha la nostra Regione. Insomma, una solfa già sentita mille volte che conferma il carattere gattopardesco di questa Giunta: cambiare tutto per non cambiare niente.
Ecco allora che la crisi di questa Giunta adesso è risolta, però non mi sembra che sia poi un fatto di cui essere troppo felici, perché abbiamo una Sardegna sepolta dalle ceneri dell'incompetenza, dell'inconcludenza e anche dell'arrendevolezza politica di venti mesi assolutamente fallimentari sotto ogni profilo. Basta spulciare un po' la situazione di uno qualsiasi dei settori di interesse regionale per tastare con mano il dramma di ciò che accade. Oggi alcuni fra gli Assessori più competenti sono tornati a casa, altri sono rimasti e non certo in nome del buon operato. Lei ha tentato, Presidente, di placare le furie assetate di potere. Al solito, come ormai dimostra in maniera più che recidiva, invece di governare i processi, perché questo è un problema suo specifico, Presidente, si lascia formare, plagiare e modellare dall'esterno. La sua intelligenza politica è tutta concentrata a mantenere in piedi quel poco che resta, a cercare di adeguarlo alle pretese di una politica di vecchissimo stampo, tant'è che adesso la squadra, come lei dice, sarà in grado di aggredire i punti precisi del programma. Una squadra arricchita di ingressi davvero nuovi: anni '30, anni '40! Certo non è il rinnovamento che la Sardegna si attendeva, non è neanche il rinnovamento che lei aveva annunciato, e leggo testualmente: "Quello del rinnovamento della classe politica è un tema sempre più attuale. Non lo possiamo né lo dobbiamo ignorare, perché direttamente collegato anche alla qualità e alla efficacia tanto della nostra azione legislativa riformatrice quanto della nostra azione di governo". Lei ha annunciato il rinnovamento e oggi sappiamo che cosa abbiamo di fronte rispetto a questo principio che io condivido. Questo era un punto del programma che a me piacque molto, ma insomma oggi se l'è rimangiato, perché vede, Presidente, con queste nomine, che di nuovo non hanno niente, diciamo che ha nuovamente avallato la concezione della politica come mestiere e della gestione del potere come spartizione di poltrone, finalizzata non al perseguimento responsabile del bene pubblico, ma unicamente alla detenzione del potere stesso. Perseverare, Presidente, è diabolico. Quando si ha una responsabilità così importante, come quella di guidare una regione con un milione e mezzo di persone che quotidianamente si affannano per tirare a campare, dove i settori economici sono allo sbando e le famiglie non sanno come provvedere ai propri figli, a cui la politica non sa dare speranze, perseverare nell'errore è non solo diabolico, ma anche politicamente crudele, direi. Io spero che lei sia sensibile a questa parola, perché sono certa che occorra davvero, in risposta alla china che ha preso la sua presidenza, riportare il senso del suo e del nostro essere qui alla radice dell'umano, se si può utilizzare questo termine. Sono qui a ricordarle che le incompetenze dei governi producono effetti tremendi proprio nella vita delle persone. La gravità delle decisioni ultime, dettate esclusivamente dalla riproposizione di uno schema fallimentare, fondato sulla componente più deleteria del fare il politico, come corsa al potere fine a se stesso, in un momento così drammatico, segna appunto una politica che nulla ha a che fare con il bene pubblico.
Signori, questa è un'armata che corre e correrà fino a quando riuscirà a correre, perché la crisi della maggioranza, lo hanno capito tutti, l'abbiamo capito qui oggi, non è certamente risolta. Ma perché stamattina, Presidente, non ha almeno declinato i punti programmatici che giustamente le hanno sottoposto i Sardisti e i Riformatori? Perché non l'ha fatto? Poteva almeno attardarsi a fare questo. Sardisti e Riformatori che, invece, durante le dichiarazioni programmatiche, si è attardato a citare come punto di forza nazionalitario e identitario della sua coalizione, ma ai quali in questa fase ha riservato l'atteggiamento del "non ti curar di loro ma guarda e passa". Ma il potere non si logora; si logora la gente che lo subisce quando le logiche che si mettono in campo sono meramente spartitorie e superficiali rispetto al malessere della comunità. E oltre il danno, la beffa!
Presidente, il suo agire politico dimostra che ha scambiato la Giunta regionale, il Governo della Regione e la Regione per un albergo e lei si è trasformato in un portiere d'albergo: apre e chiude le porte per consentire l'ingresso e l'uscita di personaggi, nomine, provvedimenti spinti da altri, questo è grave. La crisi della maggioranza, la crisi del Governo della Regione sta in capo a lei perché il problema principale, Presidente, è lei! Quel noto qualcuno che le ha preparato siparietti, televisioni, consessi in cui iniziare a mostrare la sua faccia venti mesi fa, se non proprio a prendere la parola, avrebbe dovuto anche passarle tra le mani - dato che abbiamo scoperto che in questo ha un'arte molto sottile - un dossier con su scritto che cosa significa governare, cosa significa essere governatore, ovvero porsi a capo dei processi, dettare le linee, le direttive, assumersi le responsabilità, non scappare di fronte alle responsabilità, come avrebbe voluto fare stamattina, facendo anche scoppiare un po' di rivolta all'interno di quest'Aula. Allora, due sono le cose: o il premier ha dimenticato la consegna, oppure in quel che le ha passato niente di tutto questo c'era, ma c'era ben altro. E poi, dicevo, oltre il danno, la beffa: non soltanto una Giunta che si dimostrerà, secondo me, incapace, perché lo è già da come è nata, a risolvere i problemi della Sardegna, ma anche la beffa. Onorevole Cappai, lei ha ragione, l'inefficacia di questa Giunta regionale, al di là del fatto che potrebbe essere composta da uomini e donne, non è rappresentata dall'assenza delle donne, perché anche l'altra Giunta, nonostante le donne ci fossero, non era all'altezza di affrontare i temi all'ordine del giorno, però qualcuno mi deve spiegare - Presidente, se vuole essere così cortese vorrei che me lo spiegasse lei - che differenza c'è fra il disastro che l'assessore Prato ha prodotto in agricoltura e il disastro che l'assessore Baire ha prodotto nell'istruzione e nel sistema scolastico sardo. Per quale motivo è saltata l'assessore Baire e non è saltato l'assessore Prato? L'assessore Baire ha avuto qualche contestazione, ma le contestazioni all'assessore Prato non si contano, allora lei deve spiegare perché ha messo in atto una discriminazione che ha eliminato le donne dalla Giunta, posto che, al di là delle differenze politiche che ci sono e che rimangono, una Giunta senza donne non può rappresentare la Sardegna, e certamente saremo in tanti a portare avanti il ricorso che è stato annunciato nelle scorse settimane. Onorevole Cappai, il problema non sono le donne, ma ogni volta che c'è da sacrificare qualcuno vengono sacrificate le donne. E mi piacerebbe, perché è un'occasione importante, che le colleghe battessero un colpo, in particolare coloro le quali hanno avuto l'onore di sedere in questi banchi grazie all'essere state incluse nel listino. A me è successo nel 2004, poi mi sono guadagnata i voti casa per casa e sono stata rieletta con i voti di preferenza, ma in quell'occasione e in questa occasione, siccome sono privilegiata e anche fortunata - ma privilegiata soprattutto allora, quando sono stata eletta nel listino -, mai mi sono dimenticata di portare in questi banchi e di urlare, anche contro i miei compagni di partito in occasione della statutaria, che lavorare e legiferare in favore della presenza delle donne nelle istituzioni è un dovere politico, morale e personale! Mi piacerebbe che batteste un colpo e che non vi dimenticaste mai che voi avete anche questo dovere politico preciso e il vostro silenzio è assordante!
Il bene pubblico pretende che vengano risolti i nodi che strozzano l'economia e la società della Sardegna: l'emergenza lavoro prima di tutto, l'urgenza di creare nuova occupazione e di far fronte ai numerosissimi disoccupati, tra i quali troppi giovani dal futuro compromesso che perdono le speranze rinunciando anche a cercare un'occupazione di qualsiasi tipo. Servono le infrastrutture che la Sardegna non ha avuto fino a oggi e serve lavorare per queste. La situazione del sistema agropastorale l'abbiamo sentita e l'abbiamo anche accompagnata nella giustezza delle posizioni.
Non è possibile sorvolare sugli effetti di ciò che non è stato fatto fin qui, non è possibile! L'ho detto all'inizio, ovunque ci si volti c'è solo emergenza e sarà molto difficile poter programmare il presente e il futuro in questo stato di emergenza, soprattutto se non ci sarà un punto politico dirimente che veda finalmente questa Giunta regionale e il suo Presidente porsi nei confronti dello Stato in maniera forte, a schiena dritta, quello che fino a oggi non ha fatto, Presidente, perché non gli è stato possibile farlo a causa di una cambiale che evidentemente è stata sottoscritta quando lei è stato scelto, a Roma, come Presidente di questa Regione.
Giovedì prossimo questo Consiglio voterà l'ordine del giorno sull'autonomia e sul federalismo. Mi auguro che risuonerà una posizione forte, unitaria - su questo ci sono ancora naturalmente gli spazi - e che a seguito di quell'ordine del giorno l'attuale Giunta possa finalmente porsi in una posizione ferma nei confronti dello Stato e in particolare nei confronti del Governo nazionale. E' un augurio rispetto al quale non nutro grande aspettativa, vista l'esperienza condotta fin qui e gli esempi che sono stati portati fin qui e perché sono cosciente dei pericoli che nasconde il Governo dell'attuale premier, ma non posso non sentire il dovere comunque di crederci ancora.
Temiamo per la degenerazione evidente dell'agenda e dei contenuti del Governo nazionale e temiamo per la deriva leghista e per i condizionamenti che questa deriva sta portando avanti. Non basteranno le enunciazioni di principio della legge per far sì che il federalismo corrisponda a un'effettiva possibilità di sviluppo e ad assicurarci che quanto è stato prodotto sul nostro territorio venga anche riscosso dalla Regione. Servirà arrivare preparati alla trattativa con il Governo, il quale nella legge indica una molteplicità di cose auspicabili, ma nei fatti dimostra comunque comportamenti confliggenti con il senso e la portata stessa della riforma che intraprende: l'ha fatto con i tagli ai comuni, schiacciandone l'autonomia finanziaria e provocando una forte azione di contrazione degli investimenti; l'ha fatto di continuo nei confronti della nostra Regione. L'attuale Giunta regionale parte con un debito, Presidente, lei parte, anzi riparte con un debito e con un compito preciso, quello di far valere l'interesse dei sardi e della Sardegna.
Presidente, lei chiuse le sue dichiarazioni programmatiche con l'augurio che Dio l'aiutasse a fare sempre meglio. Ora due sono le cose (e io le chiederei anche di togliere Dio dall'imbarazzo): o Dio ha altro a cui pensare, o lei ha già dato il meglio di cui è capace. Ci dica adesso a cosa intende appellarsi, visto che stamattina non ha detto assolutamente niente dopo il grande fallimento di questi venti mesi. Noi pensiamo che la legislatura tirerà forse ancora un po' per le lunghe e chissà quanto per le lunghe, ma per noi di fatto è già finita. L'onorevole Cappai parlava di un'apertura di credito, noi in realtà non sappiamo se questa Giunta farà bene o farà male, cioè si procede ancora per prove ed errori, ma la Sardegna non può procedere in questo modo. Un Governo regionale non può governare procedendo per prove ed errori, però stando alla domanda sibillina dell'onorevole Cappai direi a questo punto: Presidente, visto che Dio ormai ha fatto il massimo, si può appellare alla cabala!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signor presidente Cossa, colleghi, signor Presidente della Regione, vorrei fare una brevissima premessa per dare un senso a questo mio intervento. E per questa premessa, presidente Cappellacci, mi rifaccio a una sua dichiarazione del 18 luglio del 2010. Corriere della Sera, domanda: "Lei, Presidente, agli esordi tuonò contro gli yes men, potrebbe rifarlo ora?". Risposta: "Certo, guardi che ciò che resterà di me è che sono un no man." Io mi iscrivo al suo club e per questo credo che lei saprà valutare e apprezzare il fatto che non tutti sono degli yes men.
Allora dobbiamo essere chiari e sinceri. Noi oggi siamo qui a discutere di una crisi che non si è aperta una settimana fa; è una crisi politica trasparente, legittima che si è aperta il 14 novembre del 2009, quando un gruppo di amici del P.d.L. manifestò, in un convegno aperto, al quale ebbi l'onore di essere invitato e di partecipare, le perplessità sull'azione politica del Governo regionale. E manifestò tali perplessità apertamente, liberamente, in maniera propositiva, proponendosi al confronto. Fu quella la data di apertura di una crisi politica sicuramente non formale di questa legislatura. Fu un periodo in cui si aprirono diversi dibattiti, ai quali un po' tutti abbiamo partecipato, e si mise in discussione il sistema politico. Vede, Presidente, lei oggi, come ieri il presidente Soru, come tanti sindaci e tanti consiglieri comunali di questa nazione, e quindi anche di questa regione, siete figli di un sistema; figli di un sistema sbagliato che noi - parlo dell'U.D.C. e quando parlerò dell'U.D.C. lo specificherò - combattiamo a livello nazionale. C'è chi in quest'Aula ha già ribadito la sua posizione come partito regionale. Noi, come partito nazionale, siamo contro questo bipolarismo e siamo contro questo bipartitismo per gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti, per i consigli comunali e provinciali espropriati del loro ruolo, e noi siamo coscienti di quanto si possa essere espropriati in un Consiglio regionale.
Ma questo è un Consiglio regionale che, diversamente da quello di ieri, combatte e vuole continuare a esprimere dei principi. E l'U.D.C. sarda ha scelto con coerenza di essere al suo fianco, Presidente, di partecipare alla costruzione di questa maggioranza, come abbiamo scritto in quel di luglio di quest'anno nelle nostre proposte per il rilancio della coalizione e dell'azione di governo; proposte che non abbiamo scritto ieri, trattando i posti in Giunta, ma appunto allora. In un incontro, al quale ebbi l'onore di partecipare, illustrandole il documento abbiamo parlato delle azioni che a noi interessano per il rilancio della Sardegna: aggiornamento del programma di governo, rafforzamento dell'autonomia politica e istituzionale, riequilibrio delle rappresentanze delle forze politiche nell'Esecutivo, formazione di una Giunta politica, criteri, regole e meritocrazia. E le consegnammo questo documento analitico, che io avrei sperato di poter sentire riportato nel suo intervento di illustrazione del programma, perché da quella data io non ho più sentito parlare - da lei, Presidente - delle azioni di rilancio politico dell'azione di governo.
E devo dire che ieri ho passato una giornata a cercare di anticipare quello che poteva essere il suo intervento di oggi, sperando concretamente di poter sentire dalle sue parole l'accettazione in parte, come per quanto riguarda altri partiti, colleghi e gruppi, del programma di rilancio della coalizione che le è stato sottoposto dall'U.D.C. Credo che fosse questa la sede - non una conferenza stampa, non un incontro tra le parti - per il rilancio dell'azione di governo. Ma credo che questo sia ancora possibile, sono un inguaribile ottimista!
Quando dico che su questi punti volevamo basare il rilancio della coalizione non dico una falsità. Certo a tutti interessano anche, giustamente, le rappresentanze nell'Esecutivo, negli enti di gestione da lei richiamati in una recente intervista, nei cosiddetti posti di sottogoverno, perché un'azione politica ha bisogno anche degli uomini e delle donne per poter portare avanti i progetti e i programmi di cambiamento e di rinnovamento. Anche per questo mi riallaccio al quarto capoverso dell'ultima pagina delle sue dichiarazioni programmatiche. Ha letto il capoverso precedente la collega Barracciu, ma non si conclude lì, lei, Presidente, dice anche: "La politica ha necessità di investire nel talento e nella competenza. La Sardegna ha bisogno di una classe politica fatta di persone aperte, creative, competenti e preparate, capace di farsi interprete in modo permanente delle complesse dinamiche della società proponendo soluzioni comprensibili e dai risultati misurabili".
Allora, Presidente, ci sta che noi abbiamo consumato purtroppo diciotto mesi di governo con una non efficace azione di governo; ci sta che per arrivare a un governo autorevole abbiamo fatto una scrematura di ventuno Assessori. Ci sta. Questa non è la fine della legislatura, non deve essere la fine della legislatura. E' l'inizio della legislatura e io vorrei sentire dalla sua voce, Presidente, qualcosa sui fondi FAS che spettano alla Sardegna, vorrei sentire da lei quando verranno sbloccate le risorse e come e con quale forza e autorevolezza andremo a trattare sulle risorse finanziarie derivanti dall'applicazione dell'articolo 8 dello Statuto, cosa faremo per il Patto di stabilità, qual è la sua idea. Continuo un elenco che qualcuno ha iniziato stamattina e spero che ci siano dei punti che potranno far parte dell'ordine del giorno che voteremo in quest'Aula. Vorrei sentire da lei quanto verrà risolto lo stato di crisi delle imprese industriali sarde, e l'elenco è lungo, da Siniscola a Prato Sardo, Ottana, Portovesme, Porto Torres, Vinyls. Quando sapremo dare ampio riconoscimento all'autonomia scolastica? Quando avremo un serio piano di intervento a sostegno dell'agricoltura e della pastorizia sarda? A quando la riforma vera, seria, attraverso la Costituente, dello Statuto della Sardegna?
Abolizione delle nuove province: non siamo tutti d'accordo. Non siamo tutti d'accordo per dettami di partito, ma siamo tutti singolarmente d'accordo: quelle quattro province, che sono le uniche che noi possiamo abolire, vanno abolite. E vanno abolite anche le quattro storiche province; è il sistema provincia che va abolito, ma su quello noi non possiamo intervenire perché è disciplinato da una legge di emanazione nazionale. Ognuno deve lavorare perché i propri partiti intervengano anche su quello.
Attuazione del decentramento amministrativo: potevamo e possiamo passare alla storia, Presidente. Decentramento degli Assessorati: la Lega Nord, da lei in qualche modo difesa in questa Giunta, propone il decentramento ministeriale, da secoli si propone il decentramento assessoriale in questa regione. Perché la Gallura non deve guidare il turismo di questa regione? Perché l'Oristanese non deve guidare la storia dell'agricoltura di questa regione? Perché il Nuorese non deve guidare la storia della cultura e dell'ambiente di questa regione? Perché il Sulcis non può guidare la storia dell'industria della Sardegna? Noi dobbiamo passare alla storia, Presidente. Io vorrei passare alla storia con lei, per queste forti innovazioni che noi, da quest'Aula, possiamo produrre per la nostra regione. E io lo vorrei fare con i colleghi dell'opposizione, lo vorrei fare insieme a voi, lo vorrei fare con i colleghi della maggioranza. Vorrei ritrovare quello che la gente suggerisce per strada. Non esiste più la distinzione destra e sinistra, centrodestra e centrosinistra; esistono uomini che hanno avuto la fiducia dei cittadini per amministrare le loro risorse. Noi siamo depositari della loro fiducia, siamo quelli a cui è stato consegnato il risparmio di quelle persone perché si facciano cose giuste, perché si dia lavoro ai nostri giovani, perché ci sia una prospettiva in questa regione, perché ci siano eque prospettive nei territori della Sardegna, perché ci sia una crescita reale, equa, equilibrata dei nostri concittadini, dei nostri corregionali nei nostri territori.
Allora, anche qui, Presidente, io spero che continui il suo pensiero di no man. E quando le dico che riporto il pensiero della gente che incontro è perché giornalmente noi tutti incontriamo della gente. E, guardi, non è un problema del Sarrabus-Gerrei o del Nuorese. E' una diminutio pensare che ognuno di noi parli solo ed esclusivamente per salvaguardare gli interessi di un orticello, che può essere la mia provincia, la provincia del collega Cappai o la provincia di altri colleghi. Il Sarrabus vale il Nuorese, il Nuorese vale la Gallura, la Gallura vale il Campidano. E oggi la voce, purtroppo, Presidente, è univoca dalla Gallura al Campidano. Basterebbe fare un breve giro appunto per i territori della Gallura, del Nuorese, della Baronia, del Goceano, del Mandrolisai, per nominarne solo alcuni e non fare il lungo elenco di tutti i nostri territori, per rendersi conto di quanto sia sempre più profondo e incolmabile l'abisso fra i salotti buoni del potere, molto spesso cagliaritani, dove nascono e si rafforzano molte delle sue idee e decisioni. E i nostri e i suoi elettori sono ormai disillusi e abbandonati.
Vede, Presidente, nelle sue dichiarazioni programmatiche lei dice: "Oggi mi sento il Presidente di tutti i sardi, sia di quelli che mi hanno votato, sia di quelli che non mi hanno votato". Bene, io parlo a nome di tutti i sardi e in particolare di quelli che l'hanno votata come figlio di un sistema. Quei sardi noi siamo andati a cercarli casa per casa, porta a porta, e li abbiamo convinti che quella era la giusta alternativa a un precedente Governo fallimentare. Noi ci abbiamo messo la faccia, noi oggi siamo chiamati a rendere conto di quella campagna elettorale, di quelle promesse e di quelle garanzie. L'ha detto molto bene il collega Maninchedda stamattina: lei è responsabile non quanto noi, ma più di noi, però noi siamo responsabili nei confronti degli elettori, noi l'abbiamo sostenuta, l'abbiamo proposta e noi a loro dobbiamo rendere conto. E allora, quando sentiamo delusione fra la gente abbiamo voglia di rivincita, abbiamo voglia di dare quelle risposte che tardano ad arrivare. E' quella l'altra Sardegna, Presidente; esiste un'altra Sardegna, che era in piazza anche tra i pastori qualche settimana fa e che sarà di nuovo qui il 13 di questo mese. Fra quella gente ci sono tante persone che ci hanno votato, che l'hanno votata. Quella è l'espressione della delusione che deve far riflettere e deve indurre a dare le risposte che necessitano.
Mi perdoni, ma io non potrò dare fiducia a una parte di questa Giunta. Io non darò fiducia all'assessore Prato, non me la sento. Non me la sento per come ha condotto questo Assessorato, non me la sento per quello che ha detto e per quello che scrive nelle sue e-mail; non me la sento per i risultati che ha prodotto e per ciò che rappresenta lui, oggi, nel mondo dell'agricoltura. Ma come faccio a non dare fiducia ai miei Assessori, cioè ai colleghi Oppi e Milia? Noi abbiamo messo nelle sue mani gli esponenti più rappresentativi del nostro partito, le persone - mi passi la battuta - di maggior peso del partito. Le abbiamo assegnate alla Giunta e vuole che io non dia loro fiducia? Io ho grande fiducia in loro, come in altri componenti della Giunta regionale, tra i quali due sono presenti qua. Ma non è un problema di persone, tutte qualificate questa volta. Perché non ha cambiato ciò che doveva cambiare? Perché qui non si ha il coraggio di dire quello che si pensa? Perché non si ha realmente il coraggio di dire: "Presidente, noi dobbiamo ancora partire in questa legislatura". Io non voglio affondare ed è per questo che voterò - e ora non parlo assolutamente a nome dell'U.D.C. - di volta in volta i provvedimenti, giudicherò di volta in volta le sue proposte, le proposte della Giunta, fin dalla prossima finanziaria. E nella prossima finanziaria ci saranno le proposte per il rilancio dei territori che vanno dal Sarrabus alla Gallura, insomma di tutta la Sardegna, e che hanno bisogno di risposte. E' l'altra Sardegna, quella Sardegna che non vuole più sentir parlare di divisioni politiche e partitiche. E' quella Sardegna che ci dice: "Mettetevi a lavorare". E' quella Sardegna che ci dice: "Mio figlio ha bisogno di un lavoro". E' quella Sardegna che ci dice: "C'è bisogno di una scuola". E' quella Sardegna che ci dice: "Ci sono troppi cassintegrati". E' quella Sardegna che ci dice: "Sono un pastore e voglio continuare a esserlo". Quella è l'altra Sardegna che dobbiamo ascoltare, non esiste altro tipo di ascolto.
Anche in questa crisi, Presidente, dovevamo dimostrare maggiore autonomia, più sensibilità, chiuderla subito anziché dire, a novembre del 2009: "Una settimana fa abbiamo iniziato la crisi e in due giorni l'abbiamo conclusa". Non è vero! Abbiamo passato un'estate di inerzia; potevamo lavorare e non l'abbiamo fatto. Soltanto con la chiarezza si esce dal fango, solo con la chiarezza. Io sarò in questa maggioranza, rimarrò in questa maggioranza per giudicare di volta in volta. Già una volta glielo dissi Presidente: sono uno e non penso di poter rappresentare tanti altri, però sono uno che sta cercando di risvegliare la propria coscienza e che ha un'ambizione, quella di provare a risvegliare la coscienza di altri, ma soprattutto di cogliere le esigenze dei tanti che sono fuori di qui e che aiutano a non sentirsi soli nel proprio lavoro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gavino Manca. Ne ha facoltà.
MANCA GAVINO (P.D.). Signor Presidente del Consiglio, colleghi consiglieri, mi permetto intanto di fare gli auguri di buon lavoro agli Assessori, sia a quelli vecchi che ai nuovi.
Presidente Cappellacci, ho ascoltato, come è mio costume, con molta attenzione le sue dichiarazioni rese al Consiglio sulla conclusione della crisi politica che lei stesso qualche giorno addietro, con il ritiro delle deleghe agli Assessori da lei precedentemente indicati, aveva formalmente aperto. La sua esposizione è stata priva, ancora una volta, di un'analisi seppur fugace della situazione reale, dei problemi e della drammatica situazione in cui versa la nostra regione. Ha preferito sviluppare ragionamenti astratti che non affrontano i nodi cruciali della crisi e del buio profondo nel quale è precipitata l'attività di governo sua e della sua maggioranza. Ci ha illustrato ancora una volta quelli che lei auspica debbano essere comportamenti virtuosi a cui dovrebbe ispirarsi la classe politica sarda, in particolare in questo drammatico momento di difficoltà. Le sue parole continuano a richiamare tutti a stanche scelte di responsabilità, ad azioni coerenti sul terreno della ricerca della maggiore coesione possibile tra le forze politiche, comprese quelle dell'opposizione, ma senza dare nessuna, dico nessuna, indicazione praticabile proprio al fine di trovare soluzioni e dare risposte concrete ai cittadini sardi.
Ho fatto questa breve premessa, facilmente riassuntiva dell'indirizzo politico che lei, signor Presidente, vuole dare al suo nuovo tentativo di corrispondere al mandato che gli elettori sardi le hanno affidato, perché penso sia importante nei ragionamenti che in quest'Aula sono stati fatti nelle settimane trascorse, che si faranno oggi e che saranno ripresi nei prossimi giorni, capire quali possibilità ancora persistano nel concreto di portare a compimento questa legislatura con il suo carico lungamente atteso, ancorché ormai difficilmente esaudibile, di riforme.
Presidente Cappellacci, mi permetto di dire che tutto ciò dipenderà molto, come generalmente sempre accade nell'attività di un'assemblea legislativa, tra l'altro eletta con un sistema elettorale che sicuramente merita dei correttivi, da chi governa, quindi da lei e da ciò che resta della sua sempre più litigiosa maggioranza. A memoria di tutti ricordo la brutta figura fatta stamani, quando si è chiesta la verifica del numero legale per cercare di rinviare il dibattito in quest'Aula, che invece era corretto che si svolgesse, come sta accadendo. E poi, Presidente, ricordo l'ordine del giorno che ho trovato stamani sullo scaffale dei documenti relativi ai lavori d'Aula, in cui alcuni colleghi Sardisti e Riformatori propongono un nuovo programma di governo che parla di tutto e del contrario di tutto, di cosa è giusto e anche di cosa non è giusto, ma sicuramente di un nuovo programma di governo.
Prima di continuare mi preme ricordare ciò che le dissi, signor Presidente, durante il dibattito sulle linee programmatiche e che le ribadii nel dibattito sulla crisi industriale. In quell'occasione, anche a rischio di espormi a giudizi negativi, interni ed esterni all'Aula, sul livello di determinazione con cui esercitavo il mio ruolo d'opposizione, con convinzione ebbi a sostenere, lo ripeto testualmente in maniera tale che rimanga agli atti, che il livello di incidenza del nostro operare, sia esso di opposizione o di maggioranza, potrà essere tanto più alto quanto nell'interesse dei nostri cittadini riusciremo a mettere da parte la faziosità e le conflittualità sterili e inutili, che spesso limitano le nostre scelte e influenzano negativamente la nostra azione politica. Ricordo queste parole non per autocitarmi, ma esclusivamente perché siamo arrivati a un punto tale che anche tutta la mia buona volontà di concedere disponibilità al dialogo, nell'interesse e per il bene dei nostri cittadini, è ormai venuta meno, si è dissolta in un niente di fatto, così come questi primi diciotto mesi del suo governo. Solo promesse, tante; mantenute, poche o niente.
Signor Presidente, se lei ritiene smetto. Capisco che il Presidente della Regione possa contattare chi vuole...
PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Manca ha ragione. Per cortesia, basta con il brusio.
MANCA GAVINO (P.D.). Tanto so che non cambia niente. Fate lo sforzo di ascoltare per altri venti minuti.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Manca.
MANCA GAVINO (P.D.). Solo promesse, tante; mantenute poche o niente. Solo una totale subalternità al Governo, falso amico vostro; solo un insieme sconnesso di speranze e aspettative non mantenute e di problemi irrisolti nei settori vitali della nostra regione.
Vorrei partire proprio da uno dei gangli vitali che regolano il funzionamento dell'apparato regionale, cioè dall'esame del sistema sanitario regionale ormai sull'orlo del collasso: una montagna di debiti sempre più fuori controllo, disfunzioni di ogni genere, ritardi, file interminabili per un semplice esame diagnostico, ospedali nei piccoli centri che dovrebbero essere riconvertiti lasciati invece in totale balia degli eventi. La sua Giunta non ha mai individuato né le cause delle tante carenze, né tanto meno gli interventi che è necessario mettere in campo con assoluta urgenza per offrire a tutti i sardi quel diritto alla salute costituzionalmente garantito e materialmente negato. E per completare questo quadro, già di per sé sufficientemente negativo, posso ricordare che nel luglio scorso il Ministro della salute ha giudicato il patto del buon governo sulla sanità, approvato dalla Giunta regionale, non idoneo a considerare la Sardegna adempiente rispetto agli obblighi imposti dal piano di rientro dai disavanzi, con tutte le pesanti conseguenze che ne deriveranno per il bilancio regionale. Ben diversamente era avvenuto con le verifiche sulle proposte e sugli impegni assunti dalla precedente Giunta di centrosinistra, pur con i suoi limiti, tutti rispettati con puntualità, che hanno permesso alla Regione di accedere a oltre 100 milioni di euro di nuovi finanziamenti. Nell'anno e mezzo del suo governo, signor Presidente, abbiamo registrato soltanto solenni bocciature da parte del Governo amico di Roma e tutto ciò ha impedito definitivamente alla nostra Regione di poter accedere alla parte residua di finanziamenti del Governo, che potevano essere utilmente investiti nel miglioramento delle strutture sanitarie.
La risposta a tutte queste difficoltà è, invece, un perpetuo commissariamento di tutte le aziende sanitarie (e non solo delle aziende sanitarie), una perpetua mancanza di indirizzo di politica sanitaria, un'esclusiva rincorsa a favorire la sanità privata, chiaramente cagliaritana, rispetto a quella pubblica. Senza dimenticare - non se ne abbiano a male né il Presidente della Commissione sanità, l'onorevole Contu, né i colleghi commissari della Commissione - un ruolo del Consiglio in tema di riforma sanitaria assolutamente al palo, schiavo delle troppe diatribe e dei troppi scontri interni.
Presidente, Assessori, colleghi, le carenze del sistema sanitario, i costi delle prestazioni destinati a crescere vengono pagati in particolare dalle persone più disagiate, dai disoccupati, dagli inoccupati, dai giovani che arrivano ai quarant'anni in cerca di quello che non si può più neanche chiamare un primo lavoro, ma di un lavoro qualsiasi e che ormai stanno diventando numerosi come un esercito. Sono di questi giorni i dati Istat pubblicati dalla Confindustria Sardegna, dove si evidenzia che nel secondo trimestre del 2010 il numero dei disoccupati, rispetto allo stesso trimestre del 2009, e non governavamo sicuramente noi - questo per i tanti colleghi che ricordano cosa è accaduto negli anni precedenti -, ha avuto un incremento di circa il 16 per cento. Se non bastasse dai dati della Confindustria risulta un altro dato veramente allarmante, ovvero che dall'inizio della crisi più sentita, il secondo semestre del 2008, a oggi nell'industria sono andati perduti complessivamente 21.781 addetti, di cui 10.509 nell'industria in senso stretto e 11.272 nell'edilizia. Questo purtroppo e nonostante le roboanti aspettative create nella nostra isola con il famoso piano casa, che avrebbe dovuto produrre, secondo le dichiarazioni fatte a L'Unione Sarda dall'allora assessore Asunis, circa 12 mila cantieri, 40 mila posti di lavoro e circa 8 miliardi di euro di fatturato.
Presidente, non con soddisfazione, non con piacere, faccio rilevare queste stratosferiche incongruenze, questi puri racconti di fantasia mediatica, ma con profonda tristezza e preoccupazione. Questo indice dei parametri occupazionali, spia di una condizione disastrosa, non fa che portare ai limiti di rottura le stesse condizioni di sopravvivenza di una grandissima parte dei sardi. Utilizzando dati ufficiali dell'INPS, riportati anche da fonti sindacali, voglio ricordare a lei e a tutto il Consiglio che al mese di luglio nella nostra Isola in valore assoluto sono state autorizzate 113 milioni di ore di cassa integrazione, con un aumento del 28,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009. Parliamo di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga. E, sempre a quanto si apprende dai dati dell'INPS, la cosiddetta crescita congiunturale è tutta attribuibile all'aumento di ore autorizzate per cassa integrazione straordinaria. Tutti noi sappiamo bene che lo spostamento della cassa integrazione, da quella normale a quella straordinaria, rappresenta quella che è l'anticamera dell'uscita dal lavoro. Questa è la realtà, che non ha bisogno di falsi ottimismi, ma necessiterebbe di serie politiche di sviluppo, proprio quelle che sono del tutto estranee al suo orizzonte politico, signor Presidente, che puntino a evitare lo scivolone di questa enorme platea di lavoratori nel buio più completo.
La tragica condizione che vive il nostro tessuto industriale nel suo complesso, portata all'attenzione del grande pubblico attraverso l'interessamento dei mass media per la situazione dei lavoratori della Vinyls Italia di Porto Torres, che da mesi occupano l'isola dell'Asinara, diventata ormai nell'immaginario collettivo l'isola dei cassintegrati, e non di meno lo stato di tutte le altre aziende in grande difficoltà, che non elenco perché noi tutti le conosciamo perfettamente nel nome, nell'ubicazione e nell'attività che svolgono, evidenziano una carenza, un'assenza di attenzione verso i problemi di quest'Isola. Un vero e proprio abbandono da parte del Governo amico di Roma che, senza alcuno stimolo critico proveniente dal suo Governo regionale, continua a rifugiarsi nella strategia degli accordi di programma Stato-Regione-azienda che prospettano speranze, ma, visti gli scarsi risultati finora conseguiti, pochi fatti. Il tutto senza mai impegnarsi in un percorso alternativo, che dovrebbe vedere il concreto contributo di idee e di risorse finanziarie da reperire nei programmi, in verità esistenti solo a parole, di attenzione al Mezzogiorno ventilati dal Governo amico di Roma. E ciò non perché la Sardegna non possa o non debba avere una propria elaborazione autonoma sulle tematiche dello sviluppo, ma perché è impossibile pensare che da sola la nostra Regione possa sopportare e mantenere una politica economica volta al consolidamento e alla crescita dell'apparato produttivo.
Presidente Cappellacci, colleghi, non è utopistico pensare a percorsi di sviluppo alternativi per la nostra Isola, anzi è nostro dovere valutare con particolare attenzione quelle ipotesi di crescita che propongano di modificare radicalmente anche soltanto una parte del tessuto economico, per molti versi ormai obsoleto, della nostra regione. Se non elaboriamo un'idea di sviluppo economico alternativa, non faremo altro che continuare a tentare di procrastinare la deflagrazione dei problemi, correndo il rischio che quello che non è accaduto ieri non accada tra due, tre o cinque anni, ma ci scoppi tra le mani in questo stesso momento.
Nella classifica delle province italiane le nostre otto sono agli ultimi venti posti per livello di infrastrutture. Questo è inconcepibile, così come è inconcepibile che impegni forti su nodi infrastrutturali fondamentali, come ad esempio la strada Sassari-Olbia, vengano disattesi o, ancora peggio, attesi soltanto nelle solite elencazioni verbali del Presidente del Consiglio, sempre alla ricerca di facili consensi.
Lo ricordavo nell'intervento svolto nel corso del precedente dibattito, a cui mi sono già richiamato: la nostra regione ha una dotazione infrastrutturale pari a circa il 60 per cento della media della dotazione nazionale. Avremmo bisogno di una maggiore risolutezza nel denunciare lo scippo spietato e continuato delle risorse dei fondi FAS, diventati ormai un pozzo senza fondo in cui si riversa ogni ricerca, da parte del Governo amico di Roma, di far fronte a qualsiasi esigenza di liquidità. Siamo già certi che la prossima finanziaria regionale non avrà i fondi delle entrate dello Stato previste dal riscritto articolo 8 del nostro Statuto. Sappiamo tutti che la manovra economico-finanziaria presentata dal Governo sottrae alla Sardegna ben 158 milioni di euro e che inoltre i nostri concittadini dovranno prepararsi a subire aumenti dei costi dei servizi pari a 40 euro a persona nel 2011 e a 81 euro nel 2012. Penso, Presidente, che questo lei ha tutta l'aria di ignorarlo e probabilmente di non considerarlo per niente.
Abbiamo bisogno di capire quale sarà il livello di confronto che si vorrà mettere in atto per la richiesta di riformulazione del Patto di stabilità, che alla Sardegna costa il doppio perché si paga sia quello nazionale sia quello regionale, che blocca la spesa e cancella le prospettive di rilancio economico. Questione, questa, che ci trasciniamo dalla scorsa legislatura anche se un Governo regionale diverso, quello di centrosinistra, allora si era impegnato in ben altro modo, con ben altra forza, per contrastare le scelte del Governo nazionale, fosse esso un Governo amico o fosse un Governo nemico. Nelle casse del Banco di Sardegna giace 1 miliardo di euro in disponibilità dei comuni. Solo dai comuni e dal Patto di stabilità mancano più di 2 miliardi di euro. Ma tutto questo a lei, signor Presidente, sembra non interessare.
Penso che sia fondamentale, lo dicevo in apertura, ristrutturare completamente la macchina amministrativa regionale. Penso sia essenziale capire quali sono i motivi che frenano la spendita di risorse e come sia possibile che nelle condizioni in cui ci troviamo si stimi l'esistenza di una massa finanziaria di residui così imponente da non riuscire non solo a spenderla, ma in alcuni casi neanche a censire.
Avviandomi a concludere, chiedo solo alcuni minuti per parlare di una situazione che per me è emblematica nella sua inaccettabilità e che evidenzia come non possa e non debba essere né vissuto né subito il rapporto tra lo Stato e la Regione. Parlo dello stato in cui versa il più importante comparto agricolo della Sardegna; importante dal punto di vista storico, ma anche per numero di addetti (circa 20 mila) e per fatturato. La Sardegna - sono dati resi pubblici dall'Università di Sassari - rappresenta il 58 per cento del latte ovino prodotto in Italia e il 43 per cento delle carni ovine italiane. Due terzi dei formaggi di pecora prodotti in Italia vengono dalla nostra Isola. Le imprese pastorali e le industrie casearie riescono a garantire reddito, occupazione e vitalità economica in aree dove in alternativa sarebbe praticamente impossibile pensare a qualcosa. Le condizioni di lavoro dei pastori, una volta estremamente dure, negli ultimi anni sono migliorate considerevolmente, ma tutto ciò ha anche prodotto un appesantimento dei costi al quale non ha corrisposto un conseguente progresso sul terreno dei ricavi. Ne è derivato un generalizzato deterioramento della posizione reddituale delle imprese, molte delle quali chiudono i conti solo grazie agli aiuti derivanti dagli strumenti attuativi della politica agricola comunitaria. I sussidi (circa 57 euro a pecora) incidono mediamente per circa un quarto del fatturato complessivo delle aziende e se mancassero i premi quasi nessuna azienda riuscirebbe a coprire i costi di produzione con la sola vendita del prodotto di base. L'offerta casearia regionale risulta tuttora largamente incentrata sul "pecorino romano", che è e resta il baricentro del sistema lattiero caseario regionale; è uno dei pochi formaggi ovini ad avere una visibilità e un ruolo economico di respiro mondiale ed è in massima parte esportato in USA. Da qualche tempo, però, la domanda di questo prodotto sul mercato USA e i relativi prezzi di vendita risultano in calo per la concorrenza sempre più spietata esercitata da diversi Paesi, a partire dalla Cina, ormai diventata la prima produttrice nel settore.
Il Governo amico di Roma, che sulla partita delle quote latte sfida l'Unione europea, incassando pesantissime sanzioni, pur di proteggere poche aziende del Nord padano, totalmente fuorilegge, ma fortemente legate alle camicie verdi bossiane, non intende mettere in campo nessun intervento a favore di questo comparto. La Giunta regionale non solo non se ne preoccupa, ma è debole e subisce le prepotenze del Governo, insensibile di fronte al dilagare della protesta nelle campagne, priva di una qualsiasi progettualità di merito.
Presidente Cappellacci, Assessori, colleghi consiglieri, penso che le tante promesse fatte e poi non mantenute, le tante sfide mai intraprese, le tante speranze che i cittadini sardi avevano riposto nel voto siano oramai arrivate a un bivio, a un punto di non ritorno. Lo dice chi assumendosene sempre la responsabilità aveva aperto, pur nel rispetto delle diverse posizioni che ricopriamo in quest'Aula, un credito a questa maggioranza, sperando e pensando che le tragedie che i nostri cittadini vivevano lo meritassero. Purtroppo la delusione e lo sconcerto per quanto non è stato fatto e neanche si è cercato di fare mi porta con rammarico a dire che questa esperienza possa considerarsi conclusa e che se lei, Presidente, tenesse almeno minimamente alla sua terra dovrebbe valutare l'opportunità di rassegnare le dimissioni e ridare la parola ai cittadini sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, al di là della ritualità questo dibattito sta cominciando a delineare quelli che saranno i problemi che la Giunta regionale e la Regione, non solo la Giunta, dovranno superare da qui a poco tempo. Anche perché appare chiaro a tutti (quanto meno a coloro che non vogliono nascondere la testa nella sabbia) che questo dibattito ha evidenziato tutta una serie di distinguo, di problemi, di divaricazioni all'interno della maggioranza che rendono assolutamente fuori luogo quello che è già il titolo de L'Unione Sarda di domani: "Cappellacci difende la sua Giunta: è all'altezza della situazione".
Presidente, che questa Giunta non sia all'altezza della situazione lo dice L'Unione Sarda stessa, esattamente alla pagina dei sondaggi. L'Unione Sarda, non l'Unità o il Fatto Quotidiano! Alla domanda: "La nuova Giunta regionale: sei d'accordo con le scelte di Cappellacci?", il 22,8 per cento dei sardi che hanno risposto al sondaggio dice "sì", il 77,2 per cento dice "no". Badi bene, questi sardi non fanno parte solo del Marghine, del Sulcis o dell'Ogliastra, ma rappresentano il lettore medio de L'Unione Sarda, ovvero il target ideale per un sondaggio di questo tipo. Lei è quasi riuscito a battere il Ministro dell'interno, Roberto Maroni. Alla domanda: "Terrorismo in Sardegna, Maroni: 'Lo Stato è presente'. Sei d'accordo?" ha risposto "no" il 17,7 per cento. Avrei anche qualche dato sul discorso di Berlusconi alla Camera, ma siamo lì. Il senso vero di queste risposte è che l'opinione pubblica sarda, Presidente, ha capito che questa "nuova" Giunta regionale è assolutamente inadeguata ai compiti che la Sardegna si aspetta debba svolgere una Giunta rispettosa della profondità dei problemi da affrontare, perché ha capito qual è la difficoltà e qual è il disagio. Badi bene, Presidente, che non lo diciamo solo noi. Basta ascoltare con attenzione alcuni interventi molto qualificati che si sono sentiti in quest'Aula e basta leggere l'ordine del giorno presentato dai Sardisti e dai Riformatori (ordine del giorno che ci accingiamo a discutere ed eventualmente a votare) per capire che non è assolutamente vero che questa Giunta sia all'altezza dei compiti.
Signor Presidente, questa è una Giunta che dal punto di vista politico ha frantumato - lo dico con estremo rammarico, perché ho un profondo rispetto per la sua persona, sono abituato a rispettare le persone e non mi piace assolutamente infierire - quel barlume di credibilità che lei aveva come Presidente della Regione. Noi ricordiamo tutti i suoi proclami sull'assoluta indiscutibilità del principio dell'incompatibilità tra consigliere e Assessore; principio che è stato difeso strenuamente nei casi degli onorevoli La Spisa e Liori, due consiglieri regionali tra i più votati, tra i più autorevoli, che nel rispetto di quanto previsto dall'allora legge statutaria, ma soprattutto della sua indicazione sulla incompatibilità, che sembrava assolutamente inviolabile, si sono dimessi. Solo che questo baluardo che sembrava incrollabile, signor Presidente, purtroppo non ha retto alla spinta dei particolarismi dei Gruppi, dei partiti, dei partitini, eccetera, e siamo arrivati a una Giunta che, al di là dell'ilarità che possono provocare queste dichiarazioni, è il vecchio nel vecchio, quanto meno come composizione, non sto parlando di età media, e anche in questo caso ci sarebbe qualcosa da ridire, o di esperienze di vario grado, ma sto parlando, ripeto, di vecchio nel vecchio quanto alla sua composizione. E' mancato uno scatto, un coraggio che noi pensavamo potesse esserci già dalle sue dichiarazioni programmatiche e che invece non c'è stato! Così come non c'è stata alcuna giustificazione della crisi profonda che lacera la sua maggioranza da mesi e mesi, mica da settimane, perché tale crisi non data affatto da metà agosto, e l'onorevole Capelli gliel'ha ricordato con estrema sincerità, quella sincerità che gli riconosciamo in tutti i suoi interventi. La crisi di questa Giunta data da parecchi mesi a questa parte, se non dall'inizio della legislatura. Tant'è che questa Giunta, signor Presidente, certifica anche la caduta in disgrazia delle forze e delle personalità che hanno contribuito alla sua elezione. L'uscita dalla Giunta degli assessori Baire e Corona e l'ingresso di consiglieri di lunga data, come diceva il collega Daniele Cocco, fanno assomigliare davvero questa Giunta alla Nazionale cantanti: si entra e si esce a seconda delle convenienze e del fiato che qualche assessore ha in determinati momenti della legislatura.
Manca, inoltre, un aggiornamento programmatico, che avrebbe dovuto accompagnare la formazione della nuova Giunta, perché lei ha detto: "Era molto valida la Giunta precedente, ma è molto valida anche questa". A questo punto ci faccia capire e faccia capire alla Sardegna per quale ragione lei, per esempio, ha cancellato la presenza femminile in un Esecutivo regionale che ha fatto anche della presenza delle pari opportunità una delle sue ragioni d'essere all'inizio della legislatura. Badi, signor Presidente, che le parole solidarietà, democrazia, partecipazione nonché politica sono tutte di genere femminile. Il problema delle pari opportunità di genere è un problema che si sta ponendo tutta l'Europa. Ci sono nazioni dove delle donne sono assurte a posizioni di potere le più elevate possibili e inimmaginabili fino a pochi anni fa. Ebbene per colpa della sua Giunta la Regione Sardegna viene ascritta tra le Regioni che hanno sensibilità zero su questo tema. Sensibilità zero! E questo, guardi, non è accettabile, non è assolutamente accettabile.
Sul programma, sulle riconferme e sui cambi degli Assessori noi abbiamo, Presidente, il desiderio di poter svolgere il nostro ruolo di opposizione di governo, l'abbiamo sempre detto. Noi siamo e vogliamo essere un'opposizione di governo, vogliamo contribuire al superamento dei problemi della Sardegna, però datecene la possibilità. Noi abbiamo fatto la nostra parte in due manovre di bilancio e in un assestamento di bilancio, abbiamo contribuito ad accelerare le fasi di approvazione di tali manovre in un momento in cui consideravamo difficilissima la situazione della Sardegna e abbiamo considerato necessario intervenire su questo. Però non possiamo vivere di sole manovre di bilancio, di leggi su fondazioni le più varie possibili o di una legge sugli oratori che è stata velocemente portata avanti per...
LOCCI (P.d.L.). Viviamo di mozioni!
SALIS (I.d.V.). Diceva Lucio Battisti: "Tu chiamale se vuoi tre mozioni"! Locci, stai calmo! No, non viviamo di mozioni, viviamo di una riflessione sui problemi.
Noi poniamo questo problema e a lei, Presidente, abbiamo chiesto la discussione in Aula di questi punti e né il consigliere Cappai né il consigliere Pittalis possono continuare senza un po' di pudore a rinvangare le questioni del passato. Adesso basta! Sono passati quasi due anni dall'insediamento del Governo di centrodestra in Sardegna, per cui basta con il richiamo alle precedenti legislature, anche perché nella precedente legislatura noi non abbiamo mai fatto riferimenti alle Giunte Masala, di cui era Assessore del bilancio Ugo Cappellacci. Non abbiamo mai fatto riferimento a quei periodi infausti! E basta, basta! Adesso dovete dare conto di quello che state facendo voi, non di quello che non hanno fatto o hanno fatto male, secondo voi, gli altri. Badate, quello che noi avvertiamo è che il giudizio dei sardi sulla Giunta precedente stia radicalmente cambiando, perché i sardi si rendono conto, collega Cappai, della differenza abissale che c'è quanto meno tra la qualità delle proposte della Giunta e della maggioranza Soru e la qualità delle proposte della Giunta e della maggioranza Cappellacci. Sfidateci su questo terreno, non sui ricordi! Sfidateci sul terreno dei fatti, su questo vi chiediamo di intervenire velocemente. Avremo modo tra brevissimo tempo, quando la Giunta presenterà la manovra finanziaria 2011-2014, di confrontarci sulle cose da fare e su quelle vi sfideremo. Già la Coldiretti e l'Associazione dell'agricoltura dopodomani chiederanno conto alla Giunta, non al Consiglio. Io chiederò alle associazioni degli agricoltori e al Movimento pastori sardi di non manifestare di fronte al Consiglio regionale, ma di manifestare in viale Trento, perché è dalla Giunta che devono arrivare le risposte. Il Consiglio ha già detto quello che è necessario fare; il Consiglio è d'accordo con la piattaforma presentata dalle associazioni, adesso è la Giunta che deve trasformare in atti di governo quelle indicazioni politiche. E basta lo scaricabarile che l'assessore Prato sta facendo in tutte le sedi, con sms, su Facebook, dappertutto, per cercare di spostare il tiro. O l'assessore Prato ha la capacità di dare risposte a pastori e agricoltori o altrimenti se ne vada! Qualunque sia il livello di protezione di cui gode in alto loco, presidente Cappellacci! Qualunque sia il livello di protezione di cui gode in alto loco, dia risposte e la smetta di fare propaganda. La smetta, perché la situazione dei campi e soprattutto dei nostri comuni è al calor bianco. E' al calor bianco!
Signor Presidente, noi non abbiamo inteso fare un dibattito rituale, assolutamente no. Abbiamo però voluto aprire in Consiglio regionale una discussione per richiamare la centralità di questo parlamento, il che spesso sfugge; sfugge anche all'onorevole Pittalis, che nelle sue requisitorie sembra volersi stracciare le vesti ogni volta che si pone un problema di carattere programmatico o si sollevano questioni di carattere politico in quest'Aula. Quest'Aula è il centro della politica sarda e vuole continuare a esserlo, e noi difenderemo questo suo ruolo.
Spero che dalla sua replica, Presidente, possano venire quanto meno delle risposte, seppure non alle nostre sollecitazioni, sarebbe forse troppo, vista anche la distrazione della Giunta rispetto a questo dibattito. Apprezziamo il fatto che lei, al di là di alcune assenze, abbia voluto seguire l'intera discussione. Adesso sentiremo la sua replica. Per la verità, signor Presidente, rispetto alla situazione di crisi gravissima che vive la Sardegna (addirittura minacciano di scioperare, oltre ai muratori e ai carpentieri, gli imprenditori dell'ANCE!), la sua introduzione, se me lo consente, mi è sembrata molto debole e superficiale. Ci saremmo aspettati un'illustrazione, come dire, molto più impegnata, più sentita. Un appello al Consiglio per un sostegno a un programma di priorità definite che possano efficacemente superare i grossi problemi che la Sardegna ha, o quanto meno i principali, non l'abbiamo sentito. I sindaci sono perennemente convocati. Salutiamo il ritiro delle dimissioni del Sindaco di Ottana, perché sembrerebbe che siano stati assicurati alla giustizia i responsabili degli attentati. Ci sono decine di altri sindaci perennemente esposti ad attentati. Si parla di Brigate Rosse sarde dietro l'attentato al magistrato De Angelis, a cui esprimiamo in quest'Aula anche la nostra solidarietà. C'è una situazione di crisi drammatica e noi, signor Presidente, vorremmo fare la nostra parte come opposizione, ma se voi non fate la vostra come maggioranza e come Governo regionale per noi sarà difficile riuscire in questo. Pertanto vi chiediamo uno scatto, un'ulteriore assunzione di responsabilità, per cercare di portare avanti un programma serio, che possa rispondere ai problemi della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Possiamo affermare che per la prima volta in una tornata di elezioni regionali abbiamo fatto un'alleanza di carattere programmatico. E' la prima volta. Il sistema elettorale è diverso rispetto al passato, a parte la scorsa legislatura, ma noi ci siamo sempre e comunque contraddistinti, al di là del tipo di alleanze, parlamentari o meno, per la nostra libertà di azione, per le nostre scelte fatte in piena autonomia, per il nostro modo di pensare e di dire, a prescindere dall'essere parte integrante di una maggioranza. E' una caratteristica che ci resta e che è frutto di un valore per noi inestimabile e irrinunciabile: la nostra libertà. Certo, ci sono anche dei doveri nello stare dentro la maggioranza, ma questo non comporta rinunciare a essere noi stessi. Noi questo lo abbiamo sempre rimarcato e continueremo a rimarcarlo.
Guardate, credo che dalla scorsa legislatura sia iniziato un periodo un po' strano, perché quando una regione - cosa che non vogliono a Roma e che combattono - elegge il Presidente o governatore, chiamatelo come volete, in modo diretto si pone un forte problema, che si è vissuto nella passata legislatura, e che in modo più marginale si sta vivendo in questa, e cioè la libertà dell'Assemblea di fare le leggi, di non essere posta sotto schiaffo, sotto ricatto. Io credo che questo sia un problema che dobbiamo risolvere e dobbiamo farlo noi, guardate, sennò lo Stato italiano continuerà a fare le leggi al posto nostro, anche quelle elettorali, e potremo discutere d'indipendenza quanto vogliamo, ma se anche le cose più facili, cioè le regole per arrivare in questo consesso ce le scrivono gli altri sapete meglio di me che rinunciamo a essere noi stessi.
L'elezione diretta dà pieni poteri, la passata legislatura l'ha dimostrato. In questa c'è un qualcosa di diverso. Cosa c'è di diverso? Cappellacci non usa il sistema che usava il suo predecessore, anche se soffre a stare in quest'Aula. Io capisco che ci siano problemi urgenti, che ci sia da lavorare, ma al rispetto di quest'Aula non si può venir meno. L'autorevolezza di quest'Aula dipende prima di tutto da noi, dal rispetto che riusciamo a ricavare, dal ruolo che riusciamo noi per primi a rivestire, cercando di farlo nel migliore dei modi. Sennò non possiamo essere solo noi quelli che si lamentano, non possiamo essere solo noi quelli che pensano che dopo la tornata elettorale, dopo aver eletto il Presidente che nomina la sua Giunta, questo Consiglio debba andare in vacanza. Guardate, c'è una differenza sostanziale fra quello che non si diceva prima e quello che stiamo dicendo adesso. Io credo che nella passata legislatura non ci sia stato partito di maggioranza che abbia detto le cose con trasparenza e sincerità come abbiamo fatto noi in quest'anno e mezzo. Quando abbiamo dovuto dimostrare che le cose non ci andavano bene l'abbiamo detto; quando abbiamo dovuto dare il nostro contributo l'abbiamo dato, ma abbiamo fatto un'alleanza programmatica e non ci siamo venduti a nessuno. Su questo non si transige, chi pensa il contrario sbaglia. Chi pensa che stare in maggioranza, la convenienza di restarvi sia superiore a ciò che intendiamo rappresentare in quest'Aula e fuori di quest'Aula sbaglia!
Perché faccio questo discorso? Perché questo riequilibrio sostanziale tra l'organo esecutivo e l'organo legislativo va trovato. Su questo ci dobbiamo tornare. Non si possono vivere esperienze come quelle passate, in cui l'organo legislativo era uno strumento secondario. E' l'invito che faccio al presidente Cappellacci. Quello che gli è mancato in questo anno e mezzo - questo è il mio modesto pensiero - è il rapporto diretto con quest'Aula. Non lo veda come un qualcosa di fastidioso, non lo veda come un impedimento, una perdita di tempo, perché le posso garantire, e credo che se ne stia accorgendo anche lei, che non è così. Il rapporto con quest'Aula rappresenta il massimo che lei stesso si può e si deve augurare; credo che abbia interesse a che questo rapporto cresca affinché possa crescere lei stesso. Se il Consiglio riesce a fare leggi giuste e in tempi reali, cioè ragionevolmente brevi, cresce anche la Giunta e cresce questa maggioranza. L'opposizione svolge il suo ruolo, non possiamo pretendere che si sostituisca a noi, anche perché le verrebbe male. Noi abbiamo la responsabilità di governare, abbiamo la responsabilità di essere in maggioranza. Questa responsabilità la dobbiamo recuperare, dobbiamo uscire dalle contrapposizioni, dobbiamo uscire dalla "bottega", dobbiamo guardare avanti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue SANNA GIACOMO.) Noi abbiamo avuto insieme la più grande sfortuna e la più grande fortuna: la fortuna di arrivare qua dentro e avere una responsabilità grandissima e la sfortuna di essere capitati nel periodo peggiore di una crisi economica e sociale che non si era mai vista, neanche dopo il primo dopoguerra. La gente fuori di qua ci mette tutti sullo stesso piano, ci indica come i responsabili. Nessuno pensi di salvarsi, perché quello che sta accadendo nella disperazione credo che coinvolga appieno tutti quanti, anche se ci sono livelli di responsabilità diversi. Qualcuno poc'anzi faceva una battuta, scherzando, ma io ritengo che sia vero: "Meno male che non siamo in primo piano!". C'è da augurarselo. Io dico: siamo in primo piano, perché questa è l'Assemblea dei sardi e fuori del palazzo non possono rivolgersi ad altri, sono obbligati a rivolgersi a noi. E infatti vediamo ogni mattina ripetersi con insistenza le manifestazioni, gli scioperi, le rivendicazioni, che non vengono fatte per perdere tempo o per il piacere di stare sotto questo palazzo, ma perché c'è necessità di risposte. Ma quando la politica non ha più la capacità di dare risposte al cittadino ha fallito, e il fallimento della politica è il nostro fallimento. Senza politica, e quindi senza democrazia, si corre il rischio di finire in mano a situazioni che sono ben peggiori di quelle che nel passato abbiamo conosciuto.
Questa crisi sta durando, è una crisi insolita; insolita perché chi ha sentito la necessità di rivedere la situazione è stato il Presidente della Regione. Credo che questo abbia allungato i tempi a dismisura e che noi abbiamo anche rischiato di farci, come suol dire, del male. Tutte le volte che ci siamo incontrati noi (noi e anche i Riformatori, ma lo diranno loro, non hanno bisogno di avvocati difensori) abbiamo manifestato pubblicamente al Presidente della Regione la nostra necessità di cambiare totalmente la situazione e l'impostazione: qualche marcia in più, obiettivi più immediati, risposte alle necessità della gente, calendarizzazione dei tempi per raggiungere quegli obiettivi con celerità. Abbiamo posto una serie di questioni. Qualcuno ha voluto banalizzare sulla ripartizione degli Assessorati: 2, 2, 2 - 6, 6 - 5, 5, 2. E' uno schema che non si adatta neanche al calcio, perché si è splafonato nei numeri. Anche nello sport è difficile usare quella combinazione, ma se nella politica fosse com'era una volta nello sport i problemi li risolverebbe quest'Aula. Siccome, però, l'elezione del Presidente adesso è diretta e non avviene più con il sistema parlamentare, non si può citare l'esempio delle sei Giunte di Federico Palomba. Erano sistemi diversi. Quindi come esempio non calza in alcun modo! Erano altre situazioni, altri scenari.
Allora noi non abbiamo voluto assolutamente banalizzare questo fatto, qualcuno ha cercato anche di caricarci, ma io dei giornali ho profondo rispetto, scrivano quello che vogliono, quello che ritengono giusto, se ne assumano la responsabilità, questo è il loro lavoro. Banalizzare le cose serie è però irriguardoso e per certi versi pericoloso, perché si rischia di renderle persino ridicole. Noi a questo non ci siamo mai voluti arrivare, tanto che a un certo punto al Presidente della Regione abbiamo detto: Presidente, il nostro pensiero gliel'abbiamo comunicato, l'abbiamo scritto, sappiamo che non lo condivide, vada avanti e faccia quello che ritiene giusto fare. Questo è stato il nostro passaggio. Dovevamo uscire da questa situazione. Il Presidente si è assunto la sua responsabilità e ho visto che nel percorso ha ritenuto di fare un'ulteriore variante all'idea iniziale dei due tecnici. Io non li chiamo tecnici, li chiamo esterni. Tecnico significa qualcosa di completamente diverso. Usiamo il termine esterni, che si adatta alla circostanza. Presidente, invece di due ce ne siamo ritrovati tre. Lei ha ritenuto di fare così, noi riteniamo che sia una scelta inadeguata, l'abbiamo detto, continueremo a dirlo, e che abbia anche un termine a cui fare riferimento. Questo pensiamo. Continuiamo a dare il nostro contributo, ribadiamo i punti che sono da aggredire immediatamente. Sapete meglio di me che al primo posto c'è una crisi occupazionale pazzesca, dobbiamo portare in Aula la finanziaria e credo che quello sarà un banco di prova importante. Su quel banco di prova noi lavoreremo, come partito di maggioranza, come alleati, certamente, non come nemici, ma con la stessa sincerità nel dire le cose che abbiamo avuto in relazione a quel famoso documento siglato col Movimento pastori: vi avevamo detto che non c'erano i soldi, siete voluti andare avanti, voi in modo strumentale, perché nei banchi dell'opposizione ognuno lavora come crede, dall'altra parte chi ha ritenuto di dover accettare quella proposta. Noi avevamo detto che quella proposta non l'avremmo votata e ce ne saremmo andati. Beh, non siamo noi oggi a dover rimediare a questo; nessuno ci può chiedere di rimediare a questo. Vi ponga rimedio chi ha creato quel presupposto, perché credo che si stia sottovalutando la piazza. Probabilmente si sta anche sottovalutando la scarsa predisposizione a gestirla, perché sento fare degli appelli che invece tendono a incentivare il disordine con minacce ben chiare e precise. Penso che ognuno di noi su questo debba ragionare con grande equilibrio, perché non possiamo permetterci di mettere in moto un qualcosa che poi corriamo il rischio di non riuscire a fermare.
Quindi noi non ci scandalizziamo, non ci troviamo in difficoltà, abbiamo presentato un ordine del giorno che rimarca le cose che abbiamo detto e l'abbiamo fatto alla luce del sole. Non siamo dietro nessun muretto a secco, siamo qui davanti a tutti, Presidente. Gliel'abbiamo detto parlando a quattrocchi, gliel'abbiamo scritto, gliel'abbiamo manifestato. Credo che ognuno dalla sua posizione e per le cose che può o non può condividere debba svolgere il proprio ruolo. Lei si è assunto una responsabilità ed è giusto così. Ritiene di dover andare avanti? Vada avanti. Noi riteniamo di dover puntualizzare delle cose perché non tanto lei, ma altri non se ne dimentichino. Questo noi riteniamo di dover fare.
Oggi, però, c'è la parte più importante, perché credo che finisca questa situazione, sia pure momentaneamente. Ma da domani mattina il discorso deve cambiare per tutti. Sto parlando della maggioranza, non posso pretendere di parlare anche per l'opposizione. Quel registro a cui facevo riferimento deve essere messo in essere, nel senso che il cambiamento di marcia deve essere immediato, reale e non approssimativo. Che anche nell'inadeguatezza ci si debba muovere e il sistema vada aggredito credo che sia davanti agli occhi di tutti. Al più presto si torni in Aula, non dico per una discussione che non sia una perdita di tempo, perché non la giudico una perdita di tempo, ma per una discussione più funzionale alle risposte che la gente si aspetta da noi sì, e questo è il contributo che noi vogliamo dare. Il resto credo che abbia un'importanza limitata. Il tempo sa essere galantuomo, come lo è stato sempre. Noi restiamo sulle nostre posizioni, non siamo tornati indietro di un passo, questo almeno ci deve essere riconosciuto. Quello che abbiamo detto l'abbiamo portato avanti e abbiamo voluto dimostrare fino in fondo che eravamo in perfetta buona fede. Questa perfetta buonafede qualcuno l'ha voluta interpretare come debolezza. Guardate, sotto questo aspetto non se ne discute nemmeno, non si cerchino soluzioni che possano metterci in difficoltà. Noi abbiamo fatto in questi anni una battaglia che ci è costata tanto. L'abbiamo fatta contro la strafottenza, lo strapotere e l'arroganza di chi storicamente con noi aveva fatto percorsi di carattere politico, senza generalizzare, perché mai mi permetterò di generalizzare. Ma se qualcuno pensa che quello che noi facciamo e diciamo il giorno dopo possa diventare tutt'altra cosa e che ci possiamo rimangiare le idee e il modo di vivere la politica, sbaglia di grosso! Siamo rimasti una vita all'opposizione; sia con questo che con l'altro sistema elettorale altre volte ci siamo presentati da soli e abbiamo resistito. Altri ci hanno provato una sola volta e sono scomparsi dallo scenario della politica sarda. Questo per far capire che siamo vaccinati a soluzioni drastiche e radicali di questo genere. Non ci si sfidi su questo versante, perché è una sfida che saremmo costretti ad accettare e con facilità. Tutti capite a che cosa mi sto riferendo.
Noi siamo qua ancora oggi convinti che questa coalizione possa avere quella tenuta necessaria per riprendere un percorso che abbiamo interrotto da troppo tempo. A quel percorso io faccio riferimento; il Partito Sardo d'Azione a questo si riferisce. Se avremo la capacità di operare in sinergia, di ritrovare un'unità di intenti, di capire che si è squadra tutti assieme e che nessuno è più furbo degli altri, allora potremo iniziare questo percorso con facilità e potremo anche raggiungere gli obiettivi con facilità. Questo la gente ci chiede, la gente che oggi non riconosce più la politica, la gente che ritiene che ormai la politica sia qualcosa di sporco, di irreale, fuori dei tempi. Spetta a noi far sì che la pensi in modo totalmente diverso. Se daremo fiducia alla gente, la gente darà fiducia a noi complessivamente. Se non avremo questa capacità, altro che i movimenti di Grillo! Qui non ci sarà spazio per nessuno, né per chi ha una grande storia da portare avanti, come noi, né per chi non ha una storia alle spalle e forse non l'avrà mai. Grazie.
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Pietro Cocco è rientrato dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signor Presidente, come tanti ho ascoltato con grande rispetto il dibattito e anche la sua articolazione in seno alla maggioranza. Cercherò di fare un intervento, presidente Cappellacci, assessore La Spisa, soffermandomi in particolare, dal mio punto di osservazione, sulle ragioni della crisi della maggioranza, ma mi interessano soprattutto le ragioni della crisi che vive questa regione, la crisi economica, la crisi sociale. E' proprio partendo da questo che le dico, Presidente, che c'era attesa per le sue dichiarazioni: tutti in quest'Aula e fuori di qui aspettavano, insieme alla presentazione della nuova Giunta, le sue dichiarazioni programmatiche, capaci, come avete annunciato nei giorni appena trascorsi, di "dare una svolta", testuali parole sue, Presidente, e di autorevoli rappresentanti della maggioranza. Ci si aspettava da lei l'esplicitazione delle azioni di governo per aggredire i nodi della crisi che ha messo in ginocchio quest'Isola; ci si aspettava da lei l'indicazione degli strumenti, delle risorse e dei tempi con cui affrontare la crisi; mi aspettavo da lei una riflessione e una proposta su come intende iniettare fiducia nel sistema economico di quest'Isola; mi aspettavo uno straccio di politica industriale; era ed è attesa una sua proposta sui temi dell'insularità, certo non risolutiva di tutto, ma che perlomeno chiarisse su quali fattori si intende intervenire per abbattere anche questa diseconomia. Come non aspettarsi, poi, dalle sue dichiarazioni di stamani una parola sulla scuola e sulla crisi del settore agricolo? E insieme a ciò mi aspettavo da lei un minimo di riferimento allo stato di salute del suo, del vostro rapporto con lo Stato. Come sta la Sardegna - per dirla con Maninchedda - nel rapporto con lo Stato? C'era attesa per una riflessione da parte sua su questi temi. Perché, Presidente, non una parola sui fondi FAS? Perché non una parola sul tema delle entrate? Perché non una parola su come intendete affrontare e sciogliere il nodo del Patto di stabilità? Nulla di tutto questo. Io spero, Presidente, che nella sua replica, se vorrà, possa dire qualcosa.
Ci ha parlato di una fase 2, seppure contraddistinta da qualche criticità, ci ha riferito di un confronto nella sua maggioranza sulla crisi economica e su come affrontarla, a partire dal rapporto Giunta-Governo nazionale - parole sue -, però non ci ha detto nulla di concreto, ha solo citato il titolo. Ci ha riferito della necessità di realizzare le riforme istituzionali, ma non ha specificato quali, come intende farle e con chi. Ci ha invece fatto l'elenco delle cose fatte, mi permetta, delle "cosette" fatte. Ha fatto meglio qualche settimana fa il suo vicecapogruppo, che ha fornito un elenco più dettagliato e completo, tuttavia anche quell'elenco - mi permetta ancora - era ed è ordinaria amministrazione rispetto alla portata della crisi economica che vive questa regione da troppo tempo.
Lei, Presidente, mi dispiace dirlo, non ha la percezione della gravità della crisi che tutte le componenti economiche e sociali di questa regione attraversano. Lo dico in maniera accorata e lungi da volontà di strumentalizzare, soprattutto in un momento drammatico come questo, ma come non capire - ne parlava adesso anche l'onorevole Giacomo Sanna - che la situazione sta precipitando e rischia di sfuggire di mano a tutti? Attenzione, Presidente, attenzione assessore La Spisa, attenzione colleghi, in questi giorni la tensione sta salendo in maniera pericolosa, sta salendo in maniera esponenziale, è a rischio l'ordine pubblico, la stessa credibilità delle istituzioni. Io credo che questo debba allarmare e preoccupare tutti. Non possono leggersi diversamente, presidente Cappellacci, gli attentati agli amministratori locali, le manifestazioni estreme dei pastori, le manifestazioni quotidiane dei lavoratori dell'industria, le manifestazioni degli studenti, degli insegnanti, dell'università nonché della sanità privata. Ci vuole dire, Presidente, quali azioni di governo intende adottare per ridare fiducia agli amministratori locali e per convincerli a stare al loro posto?
Presidente, assessore La Spisa, mi rivolgo soprattutto a lei, colleghi della maggioranza e anche dell'opposizione, il disagio che vive la Sardegna non è solo quello portato in piazza dalle parti sociali. Ci sono 80 mila persone che hanno rinunciato a cercare lavoro; hanno rinunciato - mi dispiace che non sia presente l'assessore Manca - perché hanno perso fiducia. E' un dato drammatico che deve allarmare tutti. Oltre a quelle 80 mila persone, ce ne sono altre 94 mila senza lavoro. Sono 585 mila gli occupati, assessore La Spisa, presidente Cappellacci, 30 mila in meno rispetto al 31 dicembre 2008 (dati Istat e dell'Osservatorio economico de L'Unione Sarda). Di questi 585 mila, 110 mila sono lavoratori precari, un esercito che non è in grado di guardare al proprio futuro con un minimo di prospettiva. Il 44,7 per cento dei giovani è senza lavoro, la percentuale più alta d'Europa; sono 700, e al 31 dicembre 2009 erano 350 (in dieci mesi sono raddoppiate ed era già un dato drammatico), le aziende che accedono alla cassa integrazione in deroga. Sono 13 mila i lavoratori - assessore La Spisa, mi rivolgo soprattutto a lei, perché sa di che cosa parlo - i lavoratori che utilizzano ammortizzatori sociali in deroga. Da gennaio a oggi, ne parlava anche il collega Manca, sono aumentate di 20 milioni le ore di cassa integrazione; 500 euro al mese è il sussidio di chi è in cassa integrazione. In quest'Isola, presidente Cappellacci, i redditi da lavoratore dipendente sono più bassi del 18 per cento rispetto alla media nazionale; il reddito medio della pensione INPS in Sardegna è di 614 euro contro i 781 della media nazionale, i 785 euro del centro e gli 845 del centro-nord. Dati che non hanno bisogno di nessun commento e spiegano perché la Sardegna è all'ultimo posto per quanto riguarda il tasso di povertà relativo, o se volete al primo. Siamo passati dal 17 per cento del 2009 al 23 per cento del mese scorso, cioè oltre 420 mila persone sono sotto la soglia della povertà.
Ebbene, presidente Cappellacci, assessore La Spisa, assessore Manca (che è assente in questo momento), ho voluto riportare questi dati in maniera quasi maniacale per chiedervi semplicemente alcune cose. Ripeto, sono dati dell'Istat, elaborazioni del Crenos, dell'Osservatorio economico de L'Unione Sarda. Che risposte date? C'è una proposta da parte vostra? Sono stato disattento, forse mi è sfuggita una proposta in questa direzione? A me non pare.
Io faccio una richiesta concreta: presidente Cappellacci, se intende replicare, la prego di dire qualcosa. Sulla base anche di un punto importante contenuto nel documento che ci è stato consegnato stamani a firma dei Riformatori e dei Sardisti, le dico questo: dotiamoci con urgenza di un moderno welfare locale, integrativo di quello nazionale, per la durata necessaria al superamento della crisi; dotiamoci di uno strumento di sostegno al reddito, per le cose che dicevo prima. Questa è una sfida: è una sfida per voi al vostro interno, è una sfida per questo Consiglio regionale. Certo, servono risorse, non si fa nulla senza risorse. Allora le dico, Presidente, proviamo a utilizzare una parte dei 1.632 milioni di euro che da quest'anno dovrebbero essere a regime dal nuovo quadro delle entrate. Le chiedo, Presidente, di dare una risposta e di dirci se c'è da parte sua la disponibilità per un welfare locale, per il sostegno al reddito di chi ha, ripeto, 500 euro al mese e di chi non ha nemmeno quello, per tentare di dare un minimo di speranza a questa gente. Non sarà quell'assegno a risolvere i loro problemi, ma la speranza consisterà nel vedere una Regione capace di capire il loro dramma e impegnata a tentare di dare una risposta. E' una priorità per voi? Se sì, le chiedo davvero di pronunciarsi.
Ancora qualche proposta. Avete parlato tutti, e ne parliamo anche noi da tempo, di interventi a sostegno delle imprese, alla politica del lavoro e al miglioramento del sistema dell'istruzione e della formazione. Andiamo per ordine. Il sostegno all'impresa: c'è un nuovo Assessore dell'industria, ce ne parlerà certamente nel prossimo futuro, spero quanto prima, al di là di questo è indubbio che la dotazione infrastrutturale, il cui tasso non raggiunge il 60 per cento della media nazionale, sia un fattore che da troppi anni - non certamente dal febbraio del 2009, nessuno è così sciocco da pensare questo - crea una fortissima diseconomia e non invoglia certamente nessun privato a investire capitale di rischio in questa regione. Ebbene, anche qui, lo abbiamo fatto peraltro in altra occasione, reiteriamo la richiesta, presidente Cappellacci, Assessore della programmazione e bilancio: siete in grado di affrontare quel 40 per cento di divario nella dotazione infrastrutturale chiedendo al Governo di intervenire? Finora non ci siete riusciti voi e, a onor del vero, non ci siamo riusciti nemmeno noi. Allora io pongo una questione: non possiamo permetterci il lusso di continuare a parlarci addosso, non possiamo continuare a pensare che ci possa essere un ruolo per le attività produttive se innanzitutto non abbiamo un territorio attrattivo, un territorio che sia in competizione con altri sistemi produttivi. Presidente Cappellacci, mi ascolti per cortesia! E' un tema vitale per l'economia di questa regione, allora le chiedo se questa maggioranza - se la risposta sarà sì vi garantisco che non mancherà il nostro apporto - è disponibile a impegnare per un determinato periodo 500 milioni di euro, sempre dal nuovo quadro delle entrate, per superare quel divario infrastrutturale che da troppi anni è diventato una palla al piede, a Ottana come a Porto Torres, a Porto Torres come nel Sulcis, dappertutto? Siamo disponibili a mettere a disposizione risorse nostre per questa finalità? Le chiedo, presidente Cappellacci, se non sono così arrogante, di darci un minimo di risposte nella sua replica.
La scuola: ma, insomma, noi abbiamo da anni un triste primato, ovvero il minor numero di diplomati, il minor numero di laureati, la maggiore dispersione scolastica. Si sta depauperando in maniera drammatica il sistema dell'università; le ultime scelte garantiscono in qualche maniera i grossi centri urbani, ma marginalizzano e impoveriscono ulteriormente la scuola nelle periferie. Di contro non aumentate la possibilità di mobilità all'interno di questa regione. Uno degli ultimi atti che il precedente Assessore dei trasporti - meno male che non c'è più! - ha compiuto è stato quello di aumentare in maniera indiscriminata le tariffe del trasporto pubblico locale e anche agli abbonamenti agevolati studenti, lavoratori, eccetera. Ci sarebbe soltanto da vergognarsi! Però non è questo che mi preme sottolineare. Io vi chiedo e le chiedo, Presidente: è una priorità il sistema dell'istruzione e della formazione? Se è una priorità - anche qui ho citato tre settori -, siete disponibili a mettere a disposizione risorse nostre per evitare questo continuo depauperamento della qualità di quel sistema? Le chiedo, Presidente, di intervenire in questi tre settori.
Servono risorse, idee per governare e responsabilità, ebbene, le chiedo, Presidente, sommessamente: avete delle idee? Quali sono i vostri progetti e come traducete questi progetti in azioni di governo? Ci sono risorse sufficienti? A me non pare. Non potete dirci, come avete fatto finora, che su questi settori c'è una responsabilità del Governo. Certo che c'è una responsabilità del Governo, ma voi finora avete dimostrato, ahinoi, di non avere l'autorevolezza di far assumere quella responsabilità al Governo nazionale. Mancando questa autorevolezza, continuano a peggiorare le condizioni non soltanto dei settori che ho citato, ma anche di altri. Le chiedo, così come hanno fatto i colleghi del Gruppo del Partito Sardo d'Azione e del Gruppo dei Riformatori: qual è lo stato del confronto con il Governo nazionale, presidente Cappellacci? Vede, qui stanno le ragioni della crisi. A me interessa poco inserirmi nel dibattito politico all'interno della maggioranza. Non mi interessa, a me interessano, ripeto, le azioni di governo; mi interessa sapere come, attraverso quali strumenti, quali risorse, con quale tempistica chi ha la responsabilità di governo aggredisce e scioglie il nodo scorsoio che è purtroppo sulla testa di tutta l'Isola. Le chiedo, Presidente, di intervenire nella sua replica su queste questioni.
Ho posto questioni concrete, così come tutti i colleghi che mi hanno preceduto, dell'opposizione ma anche della maggioranza, a parte le difese d'ufficio che non servono a nessuno in momenti come questo. Presidente, le chiedo: ha l'autorevolezza per rappresentare con dignità le attese della nostra gente? Ha l'autorevolezza per pretendere quanto ci è dovuto? Ha il coraggio di contribuire a riscrivere uno Statuto autonomistico che ridefinisca il rapporto pattizio con lo Stato senza subalternità nei confronti del Governo? Ha una proposta per affrontare i nodi di questa crisi? Finora, Presidente - mi spiace dirlo, mi creda, nulla di personale -, ha dimostrato di non avere né idee né l'autorevolezza necessaria per fare tutto ciò. Le chiedo, perché c'è ancora attesa, di dare nella sua replica un segnale, di dirci se è nelle condizioni di farlo. Se non è nelle condizioni di farlo, e anche questo è umano e comprensibile, per cortesia tuteliamo la nostra dignità, ma prima ancora la dignità di questa regione. Finora questo Governo regionale, a partire da lei, Presidente, nonostante la sua buona volontà, ha dimostrato di non avere i requisiti e i fondamentali per garantire dignità a quest'Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Signor Presidente, spero che qualcuno in quest'Aula dia atto al mio partito di non essere tra quelli che hanno promosso crisi o chiesto verifiche o rimpasti di alcun tipo. Abbiamo manifestato una preoccupazione, questo sì; una preoccupazione forte sull'andamento dell'azione di governo nella prima fase della legislatura e sulla necessità di porre basi solide per il suo rilancio. Ci sono alcune tematiche che noi riteniamo strategiche e che sono state richiamate nell'ordine del giorno che abbiamo presentato assieme ai colleghi del Partito Sardo d'Azione. Sono riecheggiati oggi molti dei temi che noi abbiamo voluto richiamare: si è parlato dei fondi FAS, si è parlato del tema delle entrate, si è parlato della posizione di debolezza della Sardegna, e non solo della Sardegna, ma anche di tutte le Regioni a statuto speciale, a dire il vero, nel momento in cui avanza a livello nazionale il federalismo fiscale. C'è però una vicenda che è emblematica della situazione di straordinaria debolezza in cui oggi si trova la Sardegna, ed è l'assenza di un rappresentante sardo nel Governo nazionale. E siccome spesso si è parlato di Governo amico, di rapporto preferenziale con questo Governo, credo che questo elemento abbia pesato moltissimo, credo che pesi nelle scelte che fa il Governo nazionale e in un processo di costante marginalizzazione della Sardegna, per esempio nei grandi programmi infrastrutturali che vengono elaborati e attuati a livello nazionale. Questo è un motivo di straordinaria preoccupazione, a cui credo dovremmo porre attenzione e su cui dovremmo ragionare.
Non ci sono, però, soltanto aspetti che riguardano altri, cioè le dinamiche nazionali, le scelte che vengono fatte a livello nazionale ed europeo e che spesso passano come un rullo compressore sopra noi e sopra le altre Regioni deboli, ma ci sono anche delle cose su cui noi abbiamo delle responsabilità dirette. Parliamo talvolta di federalismo interno e non possiamo non registrare che oggi il rapporto tra la Regione sarda e gli enti locali tocca un punto estremamente basso: la Regione non riesce a trasferire le ultime due tranche del fondo unico, c'è un problema grave di Patto di stabilità rispetto agli enti locali, oltre che un problema di Patto di stabilità sardo rispetto al Governo nazionale, gli enti locali aspettano una normativa urbanistica che dia certezza del diritto. Dopo che abbiamo fatto un'intera campagna elettorale, mettendo al centro di tutto il Piano paesaggistico regionale, persistono quegli stessi vincoli che io ritengo spesso irragionevoli e tali da cagionare molti problemi nell'operatività degli enti locali e a cui noi ancora non siamo riusciti a mettere mano.
C'è il tema delle politiche e delle strategie per lo sviluppo e l'occupazione, al centro delle quali c'è la questione scolastica e del livello culturale complessivo della nostra popolazione, che è precondizione fondamentale per qualsiasi politica di sviluppo. C'è il tema, che abbiamo affrontato tante volte, della riforma del sistema sanitario regionale. Sono i temi, tutti questi, che Riformatori e Sardisti hanno indicato come priorità imprescindibili, dal loro punto di vista, per il prosieguo dell'azione di governo o per lo meno per la permanenza, nella maggioranza, di queste forze politiche.
Devo dire che ci ha fatto piacere che il Presidente li abbia, seppure in sintesi, richiamati oggi e sin dall'indomani del varo della nuova Giunta nelle dichiarazioni pubbliche che ha reso, come ha evidenziato molto bene stamattina l'onorevole Maninchedda. E' un fatto sintomatico che due partiti che sono stati additati come fautori forse di destabilizzazione, non saprei come dire, siano stati quelli che maggiormente hanno saputo sottolineare - lo dico un po' a nostro merito - delle priorità che poi sono state richiamate da tutti in quest'Aula.
La Giunta è la Giunta del Presidente, io questo vorrei precisarlo ancora una volta, come è giusto che sia. Come è giusto che sia! E l'atteggiamento che noi e il Partito Sardo d'Azione abbiamo avuto rispetto a questa Giunta deriva proprio dal rispetto del principio che la Giunta è la Giunta del Presidente. Infatti noi gli abbiamo detto di fare ciò che riteneva più opportuno con gli Assessori che nella precedente Giunta erano stati indicati dai nostri rispettivi partiti, non subordinando il nostro appoggio agli equilibri di governo - per quanto, per molto tempo, l'ha detto molto bene il collega Capelli, sia sembrato questo il punto focale, il problema fondamentale da perseguire per la maggioranza - quanto piuttosto agli obiettivi da perseguire e, ancora di più, alla convinzione con la quale Giunta e maggioranza dimostreranno di farlo.
Siamo soddisfatti di come sono andate le cose? No, non siamo soddisfatti. Pensiamo che la soluzione che è stata adottata non sia adeguata alla gravità della situazione della Sardegna e ai gravosi impegni che questa Giunta e questa maggioranza dovranno affrontare.
In ordine agli obiettivi che abbiamo suggerito, Presidente, noi vorremmo che non ci si fermasse a un impegno generico. Ne abbiamo parlato tante volte e ne abbiamo parlato a sufficienza in termini generici in tutta la prima fase della legislatura. Oggi occorre definire il merito dei provvedimenti e i tempi della loro adozione e della loro attuazione.
Presidente Cappellacci, noi siamo al suo fianco quando afferma di essere contro la vecchia politica, contro la politica borbonica della dilazione dei problemi e dell'approssimazione, delle promesse prive di sostanza, della creazione di illusioni e di devastanti delusioni. Noi chiediamo alla politica di essere seria, di avere rispetto delle difficoltà e dei diritti delle persone, che sono entità non astratte, bensì estremamente concrete, e crediamo che all'interno di una maggioranza debba esserci piena condivisione delle scelte e delle responsabilità. Questo ci aspettiamo d'ora in avanti.
Le abbiamo detto, Presidente, che c'è una ferita aperta, che non scaturisce da appetiti insoddisfatti, ma piuttosto dal timore che fra qualche mese ci possiamo trovare a ripeterci le stesse cose. Questa ferita non ci impedirà di assicurare lealtà nei confronti suoi e della maggioranza, senza bisogno di trattative sottobanco e senza recriminazioni, come del resto abbiamo fatto sin dall'inizio della legislatura, e lo faremo senza abdicare al nostro ruolo e alla nostra responsabilità di forza politica della maggioranza e tanto meno al nostro ruolo all'interno del Consiglio regionale. Questa riteniamo sia la nostra più grande responsabilità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, colleghi, gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, nella sostanza e salvo alcuni apprezzabili casi, sono stati volti ora a criticare anche aspramente la maggioranza, ora a sostenerla. Si registrano, poi, gli interventi o i silenzi dei non soddisfatti che, al di là delle giustificazioni, immancabilmente vi sono all'esito di ogni rivisitazione della composizione di una Giunta. Poca attenzione, invece, è stata dedicata all'esame del programma. Anche in questa fase l'U.D.C. ha collaborato con forza, presentando al Presidente un approfondito documento nel quale erano compresi in maniera più articolata e organica anche gli spunti avanzati da altre forze politiche. Così, ad esempio, si è parlato di complessiva riforma del sistema elettorale e non solo della riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale, sulla quale peraltro concordiamo. La mera riduzione del numero dei consiglieri non è oggi attuabile. Con l'attuale sistema elettorale, anche se noi riducessimo il numero dei consiglieri a 60, vi sarebbe il premio di maggioranza che potrebbe produrre un aumento. Non solo, una mera riduzione vuol dire mantenere il listino, il che significa che 16 componenti sono nel listino e 44 vengono eletti, quindi il bipolarismo, al di là di quello che si dice, andrebbe a rafforzarsi e le piccole forze sarebbero destinate a sparire o a veder ridurre notevolmente il loro peso e la loro influenza. A questo noi siamo totalmente contrari. Ecco perché la nostra proposta era ben più articolata e ampia.
Incidentalmente mi pare che taluno non sia a conoscenza di questo rilevante contributo offerto dall'U.D.C. al Presidente. Eppure la lettura di questo contributo consentirebbe di verificare che anche altre forze politiche, compresa l'U.D.C., hanno valori e idee che non sono solo propri di talaltri. Spiace che tra le forze di maggioranza non sia stato possibile un ulteriore approfondimento, ma alcune forze politiche hanno ritenuto, a un certo punto, di non partecipare più agli incontri destinati a esaminare il programma e a stabilire le priorità. Sia chiaro, l'U.D.C. non ha mai richiesto verifiche o quant'altro, non ha mai spinto per accelerazioni di sorta, né tanto meno ha mai chiesto o parlato di posti nella nuova Giunta o altrove. Noi abbiamo chiesto di sapere quali sono i criteri che giustificano le scelte. Una cosa, invece, abbiamo sempre fatto: sollecitare pubblicamente alcune azioni che ritenevamo indefettibili. Si pensi al problema delle entrate e del federalismo fiscale, in cui siamo sempre stati in prima linea, ma valga al riguardo il richiamo agli atti del Consiglio.
Ma torniamo al programma. Questo è l'aspetto saliente. Non è certo la presenza di Tizio o di Caio in Giunta che potrebbe modificare la situazione se il programma fosse ritenuto non adeguato. Pur rispettando al massimo la competenza dei colleghi e riconoscendo la mia inadeguatezza rispetto a loro, ritengo che non sia l'azione dei singoli che possa risolvere la situazione di crisi in cui versa la Sardegna. Occorre un'azione concertata di tutti e anche la collaborazione dell'opposizione. Dunque, al centro del dibattito bisogna porre il programma. Con la sua effettiva realizzazione verrà posto un tassello miliare allo sviluppo della Sardegna, però questo non dipende solo da noi. In questa situazione legislativa occorre anche il concorso dello Stato, moralmente dovuto e che deve essere leale e solidale. Lo dobbiamo pretendere.
Questa maggioranza, come è noto, ha trovato il proprio collante ab origine nell'attività di opposizione svolta dalle forze oggi al governo della Regione nei confronti della precedente maggioranza, oggi opposizione. Non è in questa sede possibile, per evidenti ragioni di tempo, svolgere osservazioni sulle ragioni e sul contenuto di tale opposizione, né sarebbe produttivo. Si può dire che tale situazione ha portato a un'alleanza tra forze politiche portatrici di diversi ideali e prospettive di sviluppo. Per grandi linee si può dire che da un lato vi erano il P.d.L. e i Riformatori, che quanto meno sino a oggi hanno avuto una posizione per lo più omologa a quella del P.d.L., dall'altro lato il P.S.d'Az., che in precedenza era tradizionalmente alleato del centrosinistra, e l'U.D.C., all'opposizione a livello nazionale e con posizioni di forte contrasto con quanto operato dal Governo. Basti al riguardo pensare alle posizioni assunte sul federalismo fiscale (ricordo che l'U.D.C. è stato l'unico partito a votare contro il decreto legislativo numero 42 del 2009, presagendo come sarebbe andata a finire), ma anche sulla nuova disciplina delle acque e così via, per non parlare della battaglia contro il sistema bipolare, quale oggi è conosciuto, di cui l'U.D.C. è stata in Parlamento l'unico alfiere. Fa piacere che oggi anche altre forze politiche sposino questa battaglia. Speriamo che l'unione porti frutti positivi.
E' evidente, però, che per poter governare non è sufficiente un collante fondato su un elemento meramente negativo. Se così fosse si sarebbe destinati al fallimento. L'esperienza del Governo Prodi, che come unico collante aveva l'avversione a Berlusconi o, se si preferisce, al berlusconismo, ne è la migliore riprova. Pertanto occorre che l'elemento collante negativo sia solo una mera occasione, che si trasformi e dia vita a un compiuto progetto condiviso. Solo così si può governare e ottenere risultati di sviluppo importanti e non limitarsi a un'operazione di potere che non interessa all'U.D.C., come confermato anche di recente dal rifiuto di entrare in maggioranza a livello nazionale.
Ecco perché il programma presentato a inizio legislatura e oggi rivisitato è importante. Dal suo esame può vedersi che c'è effettivamente un nuovo progetto di sviluppo, e sottolineo la parola "nuovo". Il programma deve essere esaminato sotto tre distinti profili: individuazione degli interessi che si vogliono perseguire e realizzare e valutazione della loro adeguatezza; esame delle azioni previste poste e da porre in campo a questo scopo; valutazione dell'adeguatezza delle risorse finanziarie disponibili o da acquisire. Il discorso, dunque, è estremamente articolato e complesso e non può evidentemente essere svolto compiutamente nel breve tempo a disposizione per questo intervento, ma il primo profilo è quello centrale perché orienta gli altri. Qua occorre partire dalla situazione di crisi più generale. Questa crisi si inserisce in una situazione di crisi internazionale e nazionale, anche se da noi la crisi è ben più grave per i noti handicap storici e strutturali che ci portiamo appresso. Per quanto riguarda l'aspetto nazionale, per individuare le cause di questa crisi occorre prendere le mosse dal periodo 1948-1993/94. Questo periodo è stato caratterizzato dalla nascita della Repubblica, che ha trovato il suo elemento fondante nel patto, scritto con il sangue, nato dalla Resistenza. Questo patto costituisce il momento di partecipazione popolare che ha giustificato l'unità nazionale prima fondata sul centralismo. La Repubblica ha posto al suo centro la Costituzione, caratterizzata dall'accoglimento del principio di solidarietà, ossia la Carta costituzionale ha preso atto della presenza nella comunità di distinti interessi facenti capo a individui o ad aggregati di individui e tra le diverse soluzioni, individualistica, collettiva, corporativa e solidale, che si presentavano per risolvere il conflitto ha scelto quella solidaristica.
Il principio solidaristico è stato inteso e attuato anche con l'intervento in economia dello Stato, sia in qualità di imprenditore, sia attraverso sovvenzioni alle imprese private in difficoltà, reso necessario dalla situazione di crisi. In quest'ottica e così operando si è posto in essere un modello di sviluppo nel quale lo Stato, solidale in quel modo, poneva rimedio alle situazioni di crisi portando alla mano pubblica alcuni settori importanti della vita economica (ne fu un esempio negli anni '60 la nazionalizzazione del sistema elettrico) e ricorrendo al sistema delle partecipazioni statali. Si pensi all'esperienza simbolica dell'Efim, che era il braccio operativo attraverso il quale lo Stato rilevava imprese decotte e le manteneva in vita al fine di assicurare il diritto al lavoro, ossia una sorta di ammortizzatore sociale. Questo sistema, però, è entrato in crisi sia per l'aumento esponenziale del debito pubblico, divenuto incontrollabile, sia per l'adesione alla Comunità europea, che tali forme di intervento non consente. Sicuramente in tal modo è stata migliorata la condizione economica generale, anche se talora a scapito di altri valori.
Di pari passo si è evidenziata la crisi istituzionale. Nel nuovo quadro politico quel sistema che si era andato a realizzare non era più idoneo e sufficiente. Pur rendendosi conto di ciò, le forze politiche non hanno avuto la forza di introdurre le modifiche necessarie. Si è dovuto attendere il 1993 e il referendum sul sistema elettorale che ha imposto il cambiamento e resa obbligatoria una modifica. Sicuramente - anche qui non posso soffermarmi per ragioni di tempo - le modifiche realizzate si sono rivelate insoddisfacenti e richiedono una messa a punto. E' stato su questo molto puntuale Giacomo Sanna nel suo intervento.
Qui il discorso si apre alla considerazione sulle riforme istituzionali e ancora prima alla ricerca di quello che oggi deve essere l'elemento fondante dell'unità. Le considerazioni svolte portano alla conclusione che il modello di sviluppo fino a oggi conosciuto, caratterizzato dall'intervento in economia dello Stato, non è oggi più sostenibile. La solidarietà, però, continua a informare la Costituzione e deve essere realizzata ugualmente, ancorché in modo differente rispetto al passato. Il programma di Governo regionale, pertanto, deve essere caratterizzato dalla necessità di individuare un nuovo modello di sviluppo. Per questo si è battuta e si batte in questa legislatura l'U.D.C.
Sono qui importanti le considerazioni svolte nelle dichiarazioni programmatiche. Sempre per ragioni di brevità richiamo quelli che sono stati definiti i tre momenti dell'azione del Governo regionale, dai quali emerge, ancorché in embrione, il nuovo modello di sviluppo: momento identitario, momento dello sviluppo, momento delle nuove regole. Questo nuovo modello di sviluppo richiede che venga posta in essere una serie di azioni adeguate, molte delle quali sono state indicate negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. In sintesi, deve essere prevista una serie di azioni volte a sviluppare fondamentalmente le risorse naturali proprie della regione e questo deve essere fatto assicurando che questo sviluppo avvenga senza comprometterle e tutelandole. E qui il riferimento all'ambiente è evidente. Per inciso, la contestazione principale al PPR non è tanto e solo per i vincoli posti, molti dei quali sono corretti; la contestazione è al sistema delle intese, che dà all'autorità decidente il potere di fare quello che vuole. Questo noi non lo condividiamo e riteniamo che debba essere modificato, ma per tutelare maggiormente l'ambiente.
A questo scopo è necessario dotare la regione di adeguate infrastrutture. Di questo siamo ben consci, tant'è vero che è di iniziativa dell'U.D.C. l'ordine del giorno al riguardo approvato dal Consiglio all'unanimità. Non basta la realizzazione della Sassari-Olbia, è tutto il sistema infrastrutturale stradale e ferroviario che deve essere rivisto. Lo Stato, anche senza l'articolo 13 dello Statuto, deve darci le risorse necessarie e noi le dobbiamo pretendere con forza.
A monte è essenziale l'aspetto della cultura. Deve essere tutelata e sviluppata al massimo; la sua rilevanza e importanza ai fini dello sviluppo è di tutta evidenza. Si potrebbe svolgere un lungo discorso, mi limito a fare un riferimento al testo fondamentale di Yves Lacoste, "Geografia del sottosviluppo", che ha evidenziato quanto il deficit di cultura incida sulle situazioni di sottosviluppo. In questo la Regione deve esercitare tutte le sue competenze. Oggi, a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione, la competenza legislativa della Regione non è più solo integrativa, ma concorrente. Su questo punto bisogna battersi per ottenere col nuovo Statuto maggiori spazi di competenza. Noi oggi, per limitarci alle scuole primarie e secondarie, portiamo ancora avanti nella sostanza il modello di Gentile, cioè il modello incentrato su una classe in cui l'insegnante dà lezioni teoriche, senza nessuna apertura alla società, senza nessuna considerazione dell'aspetto pratico. A titolo di esempio, si ignora l'esperienza teatrale, eppure l'attribuzione del premio Nobel a Dario Fo dimostra che il teatro è un'esperienza letteraria di pari valore di quella dei testi scritti.
Sono poi necessari diversi interventi mirati. A titolo di esempio, la crisi dell'agricoltura richiede anche interventi strutturali. Si pensi alla necessità di superare il fenomeno della frammentazione della proprietà terriera. Occorre pertanto integrare il programma già approvato dalla Giunta prevedendo anche le azioni di ricomposizione fondiaria e così via. Non mi posso soffermare su tutte le azioni per evidenti motivi di tempo.
Ovviamente, per arrivare a questo risultato occorrono le necessarie risorse economiche. A questo scopo il confronto-scontro con lo Stato non può che essere forte e di tutti. Se n'è parlato in sede di discussione sul federalismo fiscale. Qui, richiamate le considerazioni svolte in quell'occasione, ribadiamo che le notizie sui decreti attuativi del federalismo fiscale suscitano perplessità e preoccupazione. L'U.D.C. in quell'occasione aveva - unico partito - già prospettato una serie di reazioni contro quello che ci aspettavamo. Non possiamo fermarci, dobbiamo andare avanti. Noi, sin dal primo momento, abbiamo portato all'attenzione del Consiglio questo problema e continueremo a farlo. Ricordo che la richiesta di portare all'attenzione dell'Aula il problema delle entrate ancora una volta ha visto l'U.D.C. in prima fila. Non andiamo a sbandierarlo sui giornali; la prima mozione è nostra, ma non ci interessa avere meriti di questo genere, ci interessa che il problema venga affrontato e, se possibile, risolto.
Ulteriore profilo: si è più volte parlato di cagliaricentrismo della Giunta. Questo, nel caso, non sarebbe sicuramente imputabile alla scelta dell'U.D.C., la quale non ha indicato Assessori di Cagliari, ma ha indicato Assessori di altre realtà territoriali. In questo momento vorremmo ringraziare i nostri esponenti che sono stati in questa fase sostituiti, che riteniamo abbiano operato eccellentemente. Ma occorre anche vedere la sostanza delle cose: se in tal modo vuole farsi riferimento alla provenienza geografica degli Assessori è un conto, si può parlare di cagliaricentrismo; se però si vuole andare a vedere come ha operato la Giunta, è una cosa del tutto differente. Basta considerare le rilevanti risorse che in questo periodo sono state assegnate, per esempio, in favore delle iniziative ricadenti in comuni appartenenti ad altre province. Si può affermare che sarebbero necessari interventi maggiori, ma questa è un'esigenza di tutta la Sardegna. Ripeto, solo risolvendo una visione generale dei problemi della Sardegna possono essere risolti quelli dei singoli territori.
Abbiamo oggi ascoltato una serie di distinguo da parte di taluni partiti della maggioranza, Riformatori e Sardisti, che lealmente hanno rappresentato la loro insoddisfazione. Quello che conta, al di là di questa presentazione, è la volontà di lavorare per la Sardegna. Da parte dell'U.D.C. questa volontà c'è tutta e la mettiamo a disposizione della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente della Regione, tra le numerosissime accuse a cui lei è stato sottoposto oggi ce n'è una in particolare che è tratta da una favola: lei è stato definito un Re Travicello. Io non mi sento una rana e preferisco un travicello a un serpente! Lo dico a chi ha orecchie per intendere e lo dico perché non si può dimenticare, dopo diciotto o diciannove mesi, il successo elettorale e ciò che questa maggioranza ha costruito, come qualcuno ha ricordato poc'anzi, nella precedente legislatura.
Noi ci siamo impegnati molto e non perché volevamo andare contro gli amici del centrosinistra, ma perché ritenevamo fondate, e oggi lo sono ancora di più, le ragioni che ci portarono allora a fare una grande battaglia contro quel modello di sviluppo. Non era certo un fatto personale, non era un qualcosa che nasceva da una contrarietà innata nei confronti del centrosinistra, ma era un atteggiamento solo ed esclusivamente dovuto al fatto che noi non credevamo e non crediamo oggi in quel modello di sviluppo. Credevamo invece in un altro modello di sviluppo, che è quello che ci è stato rappresentato dal presidente Cappellacci. Con questo non voglio dire che tutto ciò che ha detto il presidente Cappellacci, sia in campagna elettorale sia nella presentazione delle dichiarazioni programmatiche, fosse oro colato. E non voglio neanche dire che tutto ciò che è stato scritto, e che peraltro condividiamo ancora, possa essere realizzato, perché allora si sono scritte delle cose che avevano un senso, che avevano una forza, ma che probabilmente oggi, alla luce di moltissime contingenze internazionali, devono essere valutate diversamente e adeguate, non ultima la questione dei fondi FAS e delle entrate. Credo che su questo non ci siano problemi all'interno di questo Consiglio e che la consapevolezza del presidente Cappellacci non possa essere misconosciuta. Sappiamo benissimo che sono due argomenti di straordinaria importanza per la Sardegna e quindi di questo ce ne facciamo carico tutti.
Questi due punti sono contenuti in una proposta di ordine del giorno che ho letto con attenzione, ovviamente. Dico subito che non mi voglio spogliare delle mie prerogative di consigliere regionale e credo che non lo debba fare nessun consigliere regionale. All'interno di quest'ordine del giorno ci sono dei punti totalmente condivisibili. Il problema è: sono punti che devono essere posti in capo alla Giunta regionale o sono punti dei quali ci dobbiamo far carico anche noi? Il mea culpa probabilmente lo dobbiamo fare anche noi. Ovviamente quando dico noi non intendo coinvolgere i colleghi del centrosinistra; intendo dire che dobbiamo essere tutti degli attenti osservatori nel momento in cui si parla della possibilità di abolire le province sarde o quanto meno quattro province. Credo che questo sia un ragionamento che debba essere fatto all'interno della coalizione di maggioranza. Se poi c'è anche condivisione da parte del centrosinistra bene, ma dare al Presidente della Regione e alla sua Giunta la responsabilità di predisporre un disegno di legge di questo genere credo non sia corretto. Ho fatto questo esempio, ma ne potrei fare tanti altri e non per dire che non ci sono inefficienze o che non ci sono ritardi. Ci sono inefficienze e ritardi. C'è l'inefficienza cronica della pubblica amministrazione, riconosciuta ormai da tutti, che non è facile risolvere; c'è una certa incapacità, probabilmente, o mancanza di volontà da parte nostra ad affrontare le leggi che sono in Commissione e alle quali certamente bisognerebbe lavorare di più e meglio. Parlo della legge sanitaria, parlo della legge sul personale, parlo di tutte le leggi che comunque sono alla nostra attenzione.
E quindi è giusto che i colleghi del centrosinistra si siano immediatamente adoperati per chiedere per oggi la convocazione straordinaria del Consiglio regionale. Tale richiesta al primo punto recita: "Il Presidente della Regione illustri i motivi che lo hanno indotto ad adottare i decreti di revoca delle deleghe assessoriali". Credo che il Presidente abbia risposto e per quanto ci riguarda le motivazioni che ha portato sono tutte condivise. Il secondo punto è un po' il nodo della faccenda: "Il Consiglio regionale discuta la situazione politica regionale". Beh, qui dobbiamo intenderci: se dobbiamo discutere della situazione politica regionale, che riguarda le forze di opposizione e le forze di maggioranza, devo dire che abbiamo ascoltato con attenzione i ragionamenti che sono stati fatti, soprattutto all'interno del centrodestra, e credo che uno sforzo lo dobbiamo fare tutti. Non c'è da parte di nessuno la volontà di sciogliere anticipatamente questa condivisa coalizione che ha portato il presidente Cappellacci a vincere le elezioni.
Noi dobbiamo fare tutti uno sforzo, lo dico alle forze di maggioranza. Dobbiamo fare uno sforzo serio, prendendo il massimo possibile dalle considerazioni fatte dai colleghi del Gruppo dei Riformatori e del Gruppo del Partito sardo d'Azione; considerazioni alle quali gli onorevoli Giacomo Sanna e Cossa hanno dato un senso di apertura molto importante, e a questo dobbiamo certamente lavorare. Ci sono stati anche degli inviti a produrre di più e meglio. Ho ascoltato con attenzione il collega Giampaolo Diana, al quale voglio dire che al di là dei numeri c'è qualcosa che abbiamo risolto. Le faccio solo un esempio che risale a quando lei era segretario generale della CGIL: nella zona industriale di Villacidro c'era un'azienda i cui dipendenti per dieci anni sono rimasti in cassa integrazione, percependo un assegno di 350 euro al mese. Pochi o molti che fossero quei lavoratori, noi abbiamo risolto il loro problema e infatti sono stati tutti assorbiti negli organici di province e comuni, dove percepiscono dai 1.000 ai 1.300 euro al mese. Certo, sforzi di questo genere bisognerebbe farne di più, ma non abbiamo la bacchetta magica per risolvere il problema di tutti i cassintegrati della Sardegna. E qui deve scattare una molla che ci deve portare a non pensare, onorevole Gian Valerio Sanna, che l'Assessore dell'industria solo perché non vive in una realtà industriale non sia in grado di produrre atti che possano risolvere qualcuno dei problemi sul tappeto. Le industrie non le abbiamo volute noi oggi; peraltro non le avete volute neanche voi ieri. Le industrie sono una calamità che ci portiamo appresso. Le definisco così perché ci sono industrie, lo sapete tutti, che difficilmente potranno trovare soluzione ai loro problemi. Nonostante tutto, l'impegno ci deve essere. Diventa un ammortizzatore sociale, come ha detto il Presidente della Calabria, Loiero. Anche la sanità era diventata un ammortizzatore sociale in Calabria pur di dare un posto di lavoro. Io non so se sia questa la strada migliore, so solo che la Sardegna è fuori volontariamente o per qualche interferenza politica, ma su questo mi fermo. La realtà è che in Sardegna tutti i giorni vi è una manifestazione davanti al Consiglio regionale. Tutti i giorni! Questa settimana ne abbiamo esempi importanti da parte dei pastori, della Coldiretti e delle organizzazioni di categoria del mondo agricolo. Per quanto riguarda il mondo agricolo il momento è veramente drammatico. Non so se avremo la capacità di risolvere questi problemi, certo è che le risorse che avevamo a disposizione le abbiamo spese tutte, magari in ritardo. Voglio però ricordare ai colleghi del centrosinistra che quando l'ARGEA avrebbe potuto diventare ente pagatore regionale, governavate voi. Abbiamo invece continuato ad affidarci al soggetto nazionale, non siamo ancora riusciti a sbloccare questa situazione e i pagamenti hanno una tempistica che non è più concepibile.
Ecco dove nasce il problema dell'incapacità della spesa da parte del pubblico. Quando la spesa pubblica è contenuta per via del Patto di stabilità e mancano conseguentemente anche le risorse private allora è chiaro che la situazione peggiora notevolmente. Non può che essere così. Non la porto come giustificazione, però il fatto che questa Giunta regionale e questa maggioranza per la prima volta abbiano approvato le prime due finanziarie in tempo utile ha fatto scatenare un meccanismo perverso. Prima la finanziaria veniva approvata nel mese di marzo o aprile e i comuni e la Regione avevano sei, sette mesi al massimo per spendere le risorse. Questo meccanismo non funziona più; adesso la finanziaria viene approvata entro l'anno e nei dodici mesi si verifica il dramma che stiamo riscontrando, cioè che nei mesi di agosto e settembre praticamente la Regione deve bloccare la spesa, perché rischia di non rispettare il Patto di stabilità. Questo coinvolge a catena la Regione e le province; certo non coinvolge i piccoli comuni che non avrebbero questo problema se non lo avesse la Regione Sardegna. Credo che nei prossimi giorni un po' di fantasia potrà essere utile da parte di tutti per individuare un meccanismo che risolva il problema per almeno 287 comuni della Sardegna. Avremmo già risolto un grosso problema. Credo che noi, come P.d.L., presenteremo una proposta di legge mercoledì o giovedì della settimana prossima, perché c'è un sistema per risolvere almeno il problema dei piccoli paesi, che, guarda caso, sono quelli che stanno nell'interno della Sardegna e che soffrono drammaticamente di più. C'è la volontà da parte nostra di trovare delle soluzioni. Certo, io sono stato tra i primi, molti mesi fa, a dire al presidente Cappellacci: "Con il Governo bisogna usare un metodo diverso, bisogna far sentire di più la nostra voce". Non possiamo essere presi per mano, non dobbiamo confidare nel Governo amico. Un Governo non può essere amico, perché dovrebbe essere amico di tutti, e siccome i Governi non sono mai stati amici di tutti, noi dobbiamo far sentire la nostra voce. Sarà una voce forte? Sarà una voce che nascerà da questo Consiglio regionale? Benissimo, siamo disponibili, siamo certamente disponibili.
E' stato fatto un riferimento agli appelli che arrivano dall'esterno e che possono creare disagi sociali. Credo che ne abbia parlato l'onorevole Giacomo Sanna e io so a che cosa faceva riferimento. E' un avvertimento giusto, bisogna stare molto attenti in questo momento, perché le debolezze umane si possono trasformare in disagi importanti, non oso definirli in altro modo, ma certamente bisogna stare molto attenti. Però dobbiamo stare attenti anche noi, perché nel momento in cui la protesta monta e diventa incontrollabile la responsabilità è di tutti noi se non siamo in grado di arginarla.
Abbiamo tutti rappresentato parti di programma, modifiche di programma. Il presidente Cappellacci ha voluto, fin dall'inizio dell'estate, dei suggerimenti da parte di tutti i colleghi del P.d.L., e tutti noi, chi più, chi meno, gli abbiamo dato degli spunti. Sul programma credo che non troveremo differenze. Io sono ben felice, presidente Cappellacci, che lei abbia nominato Assessore del turismo un profondo conoscitore della materia. Lo dico perché voglio fare una separazione netta, voglio marcare una differenza tra come intendiamo noi la politica del turismo e come la intendete voi, colleghi del centrosinistra, o come ve l'hanno fatta intendere. Noi riteniamo che il turismo sia la più grande risorsa della Sardegna, sulla quale dobbiamo puntare molto, ma non è possibile farlo con i meccanismi perversi che aveva messo in piedi il presidente Soru, così come non è possibile pensare che un Assessore dell'industria che viene da Oristano non possa avere le stesse qualità - e io credo che ne abbia molte di più - dell'Assessore dell'industria che veniva da Bologna, certamente nato in Sardegna, ma che poco aveva a che vedere con la realtà della Sardegna. L'avevate scelto voi quell'Assessore. Se ci pensiamo appena appena, il collega Cherchi credo che abbia tutte le caratteristiche per poter rappresentare politicamente, più che tecnicamente, questa Regione, perché guai all'Assessore che volesse abbandonare la sua parte politica. Non è possibile! Noi abbiamo chiesto al Presidente di essere più rappresentati con la politica, ma lo hanno chiesto tutti, anche i Riformatori e i Sardisti. Lo abbiamo chiesto tutti e in quella direzione dobbiamo andare, a meno che non vogliamo tornare indietro, il che vuol dire tornare al periodo di Palomba. Certo, ci sarà sempre il problema di chi elegge il Presidente della Regione: se l'elezione è diretta o se è frutto di un parto travagliato, come tante volte è capitato in Consiglio regionale. Ne abbiamo visto tanti di Presidenti eletti così.
SALIS (I.d.V.). Anche Pili!
DIANA MARIO (P.d.L.). Sì, certamente, è stato eletto con lo stesso meccanismo, collega Salis. Stiamo parlando dell'elezione diretta, con la quale il Presidente della Regione, comunque sia, nel bene e nel male, riceve un imprimatur che altri non hanno avuto. L'abbiamo avuto noi, pari pari, così come lo ha avuto il Presidente della Regione. Noi siamo stati votati, siamo stati eletti dai cittadini e come tali dobbiamo rappresentarli. Non cerchiamo di non capire questo ragionamento.
Il momento è difficile. Credo che nessuno meglio di noi conosca la situazione della Sardegna, la drammaticità delle condizioni delle imprese. Collega Diana, finalmente anche lei si è convertito all'impresa! Mi ha fatto piacere. Ci deve essere stato un cambio generazionale all'interno della CGIL, perché ciò che lei ha detto non l'avevo mai sentito dire prima, se non dal suo successore. Per la prima volta il Segretario generale della CGIL ha avuto il coraggio di dire, in Commissione, che i problemi si possono risolvere, certamente con l'intervento pubblico, ma anche con l'intervento delle imprese. E non parliamo solo delle imprese assistite, ma anche di quelle migliaia di imprese che da noi non hanno mai avuto nulla, o hanno avuto pochissimo: non hanno avuto niente nel turismo, non hanno avuto niente nel commercio e nell'artigianato e neanche nella piccola e media industria.
Ecco, su questi punti noi dobbiamo certamente ragionare molto. Non si può pensare di risolvere i problemi della Sardegna in una seduta di Consiglio in cui è stato sollevato un problema. Mi rivolgo ai colleghi del centrosinistra: noi abbiamo sempre tempo per ragionare tra di noi, bisticciare tra di noi, all'interno dei Gruppi o della maggioranza, però qualche volta - è un invito che faccio - proponetevi sulla base di ciò che avete scritto: "Il Consiglio regionale discuta la situazione politica regionale". Non c'è stata una considerazione da parte vostra che non fosse un'accusa pesantissima nei confronti di questa Giunta regionale e del Presidente! E' possibile andare avanti di questo passo? Credo che voi abbiate idee, capacità, conoscenza, insomma tutte le caratteristiche per essere ottimi interlocutori per la maggioranza, per fare da sprone alla maggioranza. Non si può finire sempre per svilire il proprio ruolo. Ho ascoltato dei ragionamenti che veramente… Collega Barracciu, cito lei perché mi ispira simpatia, glielo assicuro, però non vado oltre. Mi sono già scontrato con lei un'altra volta e non voglio farlo la seconda! Io non sono contro le donne, anzi! Spero che questo "anzi" venga preso nel senso migliore del termine. Io sono convinto che le donne possano essere molto utili alla politica, ne sono anzi sicuro, però non deve essere una pretesa, non deve essere un'imposizione. In qualche maniera bisogna conquistarseli i posti. Vede, lei, onorevole Barracciu, è stata un fulgido esempio di eletta nel listino che è tornata in Consiglio regionale. L'unica. Io spero che questo accada anche alle nostre graziosissime signore, che credo verranno tutte rielette al prossimo turno, ma non dipenderà solo da loro, dipenderà anche da noi, dipenderà dalla capacità che avremo di far capire ai sardi la bontà della scelta che hanno fatto un anno e mezzo fa. Dobbiamo impegnarci molto tutti quanti. Io ci provo, credo che ci stiamo provando in molti.
La questione delle riforme l'affronteremo nei prossimi giorni, non so se troveremo una sintesi, spero che quello non sia un motivo di scontro. La modifica o riscrittura dello Statuto, la legge statutaria, l'ordine del giorno sul federalismo fiscale sono tutti temi sui quali dobbiamo ragionare molto e credo che abbiamo la capacità per fare cose importanti. Non affidiamoci solo alla Giunta regionale. Oggi avete definito questa Giunta inconsistente; qualcuno ha detto che se anche fossero stati dodici nomi diversi per voi sarebbe stata pur sempre inconsistente. Beh, questo non può essere! Credo che ciascuno di noi possa essere un ottimo Assessore. Non ho capito perché gli Assessori appena nominati non dovrebbero aver elevato la qualità della Giunta. Se abbiamo riconosciuto il principio che la Giunta deve essere composta da politici, non capisco perché ora che stiamo andando in quella direzione si debbano fare ragionamenti diversi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io inizierei proprio dalle considerazioni che faceva adesso il collega Mario Diana sulle donne. Quando arriverà il Presidente glielo racconteremo!
L'articolo 3 della Costituzione al primo comma recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali". E poi insiste: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli…". Noi sappiamo che cos'è la Repubblica, ma lo potrà dire meglio il Presidente nella sua replica: la Repubblica è lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le città metropolitane, cioè l'insieme istituzionale che si articola come è detto nella legge.
Cosa voglio dire con questo? Voglio dire che osservare il principio costituzionale della parità, delle condizioni di pari opportunità, non è un qualcosa che è dato e che se si vuole si fa, se non si vuole non si fa. E' un obbligo! E la legge, quella che discende dalla Costituzione, deve essere configurata in modo tale che quegli obiettivi, quei principi siano rispettati.
Mi verrebbe voglia, Presidente, di sospendere l'intervento, non per il silenzio assordante che quest'Aula in questo momento comunque mi garantisce, ma perché mi dovrei rivolgere al Presidente. E mi dovrei rivolgere al Presidente in ragione di quello che noi abbiamo chiesto oggi. Di che cosa dovevamo parlare? Intanto dovevamo parlare di come si era sviluppata la crisi politica in questa Regione e in questo contesto giuridico, che è quello dell'elezione diretta del Presidente della Regione, il quale risponde al Consiglio regionale, ma anche ai cittadini. Noi oggi abbiamo ascoltato, anche in questi ultimi momenti, i messaggi di una parte della vostra maggioranza, che tale non sarebbe se una parte dei Gruppi che compongono quella maggioranza si esprimesse esattamente come pensa di esprimersi o come si esprimerà prima o poi. Avevamo chiesto di capire quali fossero le ragioni di quella crisi, come si era sviluppata e come si era conclusa. Le ragioni di quella crisi, onorevole Cossa, quali sono?
Noi l'abbiamo vissuta una crisi, l'abbiamo vissuta sulle politiche del territorio, sulla pianificazione paesaggistica, sulla titolarità del Consiglio ad approvare la pianificazione generale. E il Presidente della Regione nella scorsa legislatura ha dato le dimissioni per aver ricevuto un voto contrario. Badate, non per una mozione di sfiducia, non per una crisi strisciante sulla stampa, non per un'aperta scarsa considerazione per l'operato svolto - poi dirò dell'ordine del giorno sul quale chiederemo la votazione per parti -, ma perché fu bocciato in Aula un emendamento a una legge in discussione, la legge urbanistica, in contrapposizione alla posizione espressa dalla Giunta e da una parte della maggioranza. Quindi si è dimesso per una norma, non per una mozione di sfiducia, non per un'aperta, dichiarata, pubblica posizione di contrasto all'insieme dell'azione di governo.
Avremmo dunque voluto capire oggi, Presidente, quali sono le ragioni, qual è il tema. E' forse come affrontare lo sviluppo della Sardegna? Costituente sì, Costituente no? E' la revisione dello Statuto? Sono le politiche finanziarie? L'atteggiamento subalterno nei confronti del Governo centrale? Qual è la ragione della crisi? Avevamo chiesto il merito politico, non i pettegolezzi, non un Assessorato in più o in meno, non la divisione, la spartizione delle prebende! Su questo non c'è stata risposta. "Chi se ne importa, ma lasciamo perdere, ma stiamo così!" E' in questo modo che noi offendiamo le istituzioni, badate, perché una crisi politica vera su questioni vere la si riesce a capire. Il Partito Sardo d'Azione fa una mozione per l'indipendenza: è un atto di rottura con lo Stato, e quindi anche con chi lo governa, e su questo si apre una crisi politica e si fa pagare il prezzo per l'opinione, per la posizione politica espressa. Ha una sua dignità la posizione politica espressa e anche, se vogliamo, il contrasto a quella posizione. Non ha dignità il 6 a 5, il 6 a 6 o il 5 a 4 degli Assessorati, la Gallura tradita o il Sulcis premiato. Non ha dignità la spartizione delle posizioni di potere, per governare che cosa? Lo sviluppo di quest'Isola? A me pare che sia l'ultima delle preoccupazioni di questa maggioranza!
Io sto cercando di capire, ancora oggi cerco di capire quale sia l'azione di governo di questa maggioranza e di questa Giunta. Ve lo ricordate l'io, la persona? La manovra finanziaria del 2010 si basava sulla persona! Doveva esserci un collegato che doveva tradurre in azioni mirate le norme finanziarie che avevamo mantenuto in via generale, per avere il bilancio operativo entro la data del 31 dicembre dello scorso anno. Noi non abbiamo fatto ostruzionismo, siamo andati avanti in quella direzione, abbiamo rispettato rigorosamente le regole consiliari e di legge per approvare la manovra di bilancio. Poi com'è finita? E' stato approvato un assestamentino di bilancio che ha agito sulle entrate riducendo il bilancio regionale di 400 milioni e definanziando tutte le norme positive che noi avevamo presentato, ivi compreso l'intervento, come dice l'onorevole Diana, a favore dei piccoli comuni per superare il problema posto dal Patto di stabilità anche sulla spesa degli enti locali. Noi avevamo presentato a tal fine un emendamento sia alla finanziaria che all'assestamento di bilancio, ed entrambe le volte non è stato possibile approvarlo perché non l'avete neanche letto! Il dispregio che voi manifestate sistematicamente verso ogni proposta del centrosinistra è incommensurabile rispetto all'atteggiamento spesso collaborativo che pure c'è stato nella precedente legislatura e che noi abbiamo pagato, a incominciare dalle commissioni d'inchiesta che non riguardavano questioni generali, come quelle che abbiamo proposto noi, cioè la sicurezza in materia di lavoro o il funzionamento dell'amministrazione regionale e dei suoi enti, ma riguardavano la vicenda Saatchi & Saatchi, cioè una gara d'appalto. Eppure noi le abbiamo votate quelle commissioni d'inchiesta, le abbiamo promosse e le abbiamo anche vissute, pagando il prezzo della democrazia anche sul piano del consenso elettorale, perché era un prezzo che noi abbiamo ritenuto di dover pagare. Ecco perché non accettiamo lezioni su questo terreno.
Dovevamo parlare della situazione politica regionale, anche alla luce della soluzione della crisi. Abbiamo capito, e il dibattito ce l'ha detto, che la soluzione della crisi è formale, ma non è sostanziale. Cioè tirate avanti, avete una Giunta, ma non c'è un patto politico rinnovato né all'interno del partito di maggioranza relativa, né tra i Gruppi politici di questa maggioranza. Quindi maggioranza non ce n'è; è in bilico, è acrobatica, può cadere da un momento all'altro ed è senza rete!
Ma volevamo parlare della situazione politica regionale, cioè di quello che diceva prima l'onorevole Sanna: il disagio che esiste nella società sarda, nelle imprese così come tra i lavoratori, nelle rappresentanze del sistema produttivo così come nelle rappresentanze sindacali. E tanto esiste che ci viene una richiesta, più o meno disordinata, più o meno configurata, più o meno articolata, quella di mettere mano al sistema delle regole, cioè all'impianto, per poter avere strumenti efficaci, nuova sovranità, per dirigere i processi e non subirli. Noi ci saremmo aspettati, Presidente, una qualche osservazione su questo: cosa facciamo? Ci dovremo riunire, credo domani pomeriggio, maggioranza e minoranza, per vedere se c'è la possibilità di configurare un ordine del giorno unitario che concluda il dibattito sulla revisione dello Statuto e sul federalismo fiscale, dando indicazioni forti alla Giunta, anche in relazione al rapporto con il Governo. In che condizioni ci arriviamo? Ci sarebbe piaciuto sapere se esisteva una posizione. Visto che avete parlato di programmi tra voi, qual è la posizione che è emersa da questo punto di vista, almeno sul metodo? Siete convinti di andare avanti? Volete fermarvi? Pensate che l'iniziativa debba passare dal Consiglio alla Giunta, oppure che la Giunta debba solamente assistere al processo riformatore e casomai rendersi disponibile a fornire strumenti di analisi, di studio, di definizione del progetto? Avremmo voluto avere risposte a queste domande, non ce ne sono state date.
Nel corso del dibattito appare un ordine del giorno che parla in modo critico della soluzione della crisi; parla di tempi della maggioranza utilizzati nel rafforzare la Giunta regionale risultati non adeguati alla drammatica situazione economica della Sardegna (non l'abbiamo firmato noi, l'hanno presentato il Gruppo dei Sardisti e il Gruppo dei Riformatori); parla della preoccupazione per il crescente scollamento tra i cittadini e il palazzo (non dice le istituzioni regionali, dice il palazzo, intendendo il Governo della Regione), che si traduce in una diffusa sfiducia nella classe dirigente (dirigete voi, non noi); parla di soluzione data alla crisi politica in atto provvisoria e non adeguata alla gravità dei problemi della società sarda. E poi, direbbe il mio collega Diana, fa la lista della spesa, cioè le dà i compiti, Presidente, dice esattamente che cosa lei deve fare!
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue URAS.) E glielo dicono i Gruppi di questa vostra maggioranza, i quali sottolineano l'assoluta inconsistenza della soluzione alla crisi. Un altro Presidente a causa di un emendamento si è dimesso e se n'è andato. Ha chiamato i suoi e ha fatto un piccolo ragionamento sostenendo che le istituzioni hanno un valore e che quando si rappresentano così bisogna prendere atto di che cosa ci dicono e non fare finta che niente sia successo.
Noi ci ritroveremo ad approvare, almeno per parti, un ordine del giorno presentato dalla maggioranza. Lo farò anch'io, chiederò la votazione per parti e lo voterò in molte parti, perché ne condivido il contenuto, perché voglio lavorare, perché le voglio salvare insieme a voi queste istituzioni democratiche, perché al di là delle istituzioni democratiche non c'è il caos, c'è la violenza! Violenza che già si manifesta in tutta la sua pericolosità come un elemento di arretratezza della nostra società e della nostra economia. Quindi io lavorerò con voi per obiettivi come questi: interventi di riforma strutturale della spesa, che liberino risorse per impresa, lavoro, istruzione, efficienza della pubblica prestazione, riduzione del debito. Sono parole d'ordine che noi abbiamo sempre pronunciato e che non smetteremo di pronunciare solo perché quest'ordine del giorno è firmato da Giacomo Sanna, da Solinas, da Maninchedda e da Cossa! Ciò che condividiamo, lo condivideremo sempre!
Riduzione del numero dei consiglieri regionali: lo so che per voi è un sacrificio, siete in 53, se portiamo il numero a 60 è chiaro che non ci "ripioverete" tutti dentro il Consiglio regionale. E vi sembra questo un motivo per impedire una riforma necessaria? Non è un motivo! Dovreste essere i primi a dire di essere d'accordo, ad approvare una norma di questo genere e ad avere uno slancio di interesse nei confronti del popolo che diciamo di rappresentare.
Approvazione della legge di riforma del sistema sanitario: vi ricordate cosa è successo? Forse non ve lo ricordate, ve lo ricordo io, poi finisco e il mio pensiero è compiuto. Eravamo qua, quando si approvava quel provvedimento e avete presentato un emendamento per designare i commissari. Cioè abbiamo eliminato una procedura, spesso discutibile per come veniva eseguita, ma chiara nei passaggi e che garantiva la competenza di coloro che venivano candidati allo svolgimento di quella funzione, e voi avete introdotto - manco foste sovietici! - i "commissari del popolo" alla gestione degli affari amministrativi del sistema sanitario regionale. Una cosa intollerabile, anche dal punto di vista della correttezza giuridica!
Penso che su questi punti noi voteremo l'assenso, perché siamo per andare avanti, per non lasciare la Sardegna com'è, non dico per farla sorridere, Presidente, ma almeno perché smetta di piangere! Noi lavoreremo per trovare un punto di caduta positivo sulle riforme, sta a voi chiarirvi e decidere se ci siete, per andare avanti, per conseguire una maggiore sovranità!
PRESIDENTE. Poiché non vi sono altri iscritti a parlare, ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Signora Presidente, cari colleghi, caro presidente Giacomo Sanna, io non soffro quando sono in quest'Aula, non soffro quando sto qui ad ascoltare gli interventi e tanto meno quando posso ascoltare delle critiche costruttive, perché credo che siano in qualche modo la linfa vitale di qualunque ragionamento. Quindi non ho alcuna difficoltà a confrontarmi, neanche rispetto ai punti di vista più critici. Sono altre le cose che mi fanno soffrire.
Certo non posso non notare e non sottolineare come questa quattordicesima legislatura nei suoi primi diciotto mesi di governo abbia visto il Consiglio regionale impegnato in 140 sedute e nella discussione di ben 19 mozioni con richiesta di convocazione straordinaria. E non posso non notare come la legislatura precedente, la tredicesima, nei suoi primi diciotto mesi aveva contato 155 sedute e quattro mozioni con richiesta di convocazione straordinaria. E' un dato che evidentemente mi corre l'obbligo di sottolineare, perché penso a quello che è il dovere di quest'Aula, il dovere di ciascuno di noi, ma soprattutto il dovere di chi ha la responsabilità di guidare l'Esecutivo.
Dicevo che non soffro a stare qui, in quest'Aula; soffro quando in quest'Aula ascolto, come oggi, degli interventi, molti interventi - non tutti, grazie al cielo - che mi riportano alla memoria i miei primi giorni in Consiglio regionale. Era l'anno 2004, io ero uno degli Assessori esterni, così come sono stati definiti oggi, e ricordo il mio moto impulsivo - allora ero molto più impulsivo di adesso - che mi portava addirittura a scavalcare i banchi della Giunta e ad andare tra i banchi dei consiglieri per confrontarmi direttamente, a muso duro, con chi faceva certe affermazioni. Questo accadeva prima che io capissi che la politica dà anche questo tipo di spettacolo, rappresenta una realtà virtuale che è lontana dalla realtà effettiva, rappresenta delle situazioni che nella realtà effettiva non esistono e talvolta le rappresenta con l'utilizzo della bugia, della mistificazione. Ecco, questo mi fa soffrire e la sofferenza non è determinata dall'essere destinatario di qualche bugia, di qualche mistificazione, talvolta anche di qualche insulto, ma semplicemente dal fatto che ho ben chiaro qual è il dovere di quest'Aula, ho grandissimo rispetto per quest'Aula, sui cui banchi siedono i rappresentanti del popolo sardo. E allora soffro per i sardi, soffro quando i ragionamenti vengono basati sulla menzogna e sulla bugia.
Ho letto con attenzione l'ordine del giorno che è stato presentato dai Sardisti e dai Riformatori. L'ho letto con attenzione, ma lo conoscevo già, e tanto lo conoscevo che, come voi sapete e com'è stato detto, è stato inserito nel documento, nel manifesto che abbiamo consegnato qualche giorno fa alla stampa, quando abbiamo presentato la nuova Giunta regionale. Il contenuto di questo documento è sostanzialmente il punto di arrivo, la sintesi di una serie di interventi che non sono solo dei Sardisti, non sono solo dei Riformatori, ma sono anche degli altri partiti che hanno contribuito, come l'U.D.C. e il P.d.L. Altri punti sono compresi in quel documento; voglio richiamare quello che riguarda la parte infrastrutturale, la continuità territoriale, la scuola, la sanità, l'aspetto - richiamato dall'onorevole Steri - relativo alle entrate, la grande attenzione posta al federalismo fiscale. Tantissimi punti sono compresi in quel documento e sono condivisibili. Ho condiviso questo tipo di impostazione, ho condiviso questo impegno e non posso non condividerlo oggi.
Da una prima lettura, forse un po' superficiale, che anch'io ho fatto mi sono posto un quesito: com'è possibile che in sette punti su otto si impegni la Giunta a un'attività che è sostanzialmente legislativa, quindi a un'attività che non dovrebbe essere di competenza della Giunta, ma più propriamente del Consiglio regionale? Però, poi, riflettendo, ho compreso lo spirito di questo documento. Forse il richiamo, l'impegno non è rivolto tanto alla Giunta regionale quanto al leader di una maggioranza, di una coalizione, e in questo senso lo accolgo, così come l'ho accolto nel predisporre quel documento, quel manifesto che ha accompagnato la nascita della nuova Giunta, perché penso che debba essere considerato come un nuovo metodo di lavoro, un auspicio perché questo Consiglio regionale e questa maggioranza siano capaci di arrivare ai risultati con un lavoro sinergico, concreto, che possa portare veramente tutti a unire gli sforzi verso questo obiettivo.
Qualcuno diceva che disperare è facile, sperare è difficile e ci vuole anche molto coraggio. Io questa affermazione la tradurrei dicendo che distruggere è facile, costruire è più difficile, ci vuole coraggio e ci vuole generosità. Bisogna avere il coraggio di fare le scelte, di mettere la faccia su queste scelte.
Io auspico che il percorso che ci aspetta sia un percorso di coraggio, di senso di responsabilità, di buon senso, in cui tutti possano dare un contributo concreto. Accolgo anche con soddisfazione il fatto che molti dai banchi dell'opposizione hanno sostanzialmente dichiarato di voler sostenere i contenuti di quest'azione che noi abbiamo fatto nostra. E' evidente, però, che quest'ordine del giorno, se deve essere votato, se deve essere riferito a quello che è l'impegno complessivo, non può non tener conto anche degli altri contributi. Quindi il mio è un invito, un auspicio, un suggerimento a che si possa tener conto anche di altri contributi. Credo che faremmo la cosa più giusta se stasera, in termini positivi, concreti, così come ho colto nello spirito di molti interventi che si sono susseguiti, provassimo anche a fare questo ulteriore sforzo.
Quanto invece alle bugie e alle motivazioni che le hanno generate e allo spirito che anima chi vuole praticare ancora la strada della menzogna, il buon maestro disse: "Figlio, vedi qui le anime di coloro che l'ira vinse". E mi dispiace, onorevole Sanna, vedere che lei porta ancora dentro di sé l'accidioso fumo di dantesca memoria. Non porta da nessuna parte, fa male allo spirito, fa male talvolta anche alla salute. Se ne faccia una ragione, noi andremo avanti e porteremo i risultati a casa. Grazie.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Vorrei chiedere dieci minuti di sospensione, anche rimanendo in aula, per un'interlocuzione sulla conclusione dei lavori.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per dieci minuti. La seduta riprenderà alle ore 21 e 40.
(La seduta, sospesa alle ore 21 e 29, viene ripresa alle ore 21 e 51.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto. Invito i consiglieri Segretari a stare al banco della Presidenza, grazie.
E' stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Cossa - Sanna Giacomo - Dedoni - Dessì - Fois- Maninchedda - Mula - Planetta - Solinas Christian sulle dichiarazioni del Presidente della Regione
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
ASCOLTATE le dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale, on.le Ugo Cappellacci;
RILEVATO come i tempi della maggioranza nel rafforzare la Giunta regionale siano risultati non adeguati alla drammatica situazione economica della Sardegna, all'urgenza di interventi a sostegno dell'occupazione e dello sviluppo, alle necessità di un nuovo rapporto con lo Stato che difenda i diritti di cittadinanza e di garanzia di tutti i Sardi;
RAPPRESENTATA la propria preoccupazione per il crescente scollamento tra i cittadini e il Palazzo che si traduce in diffusa sfiducia nella classe dirigente e, in particolare, in quella politica, con conseguente grave conflittualità sociale, che rischia di minare gli stessi presupposti della convivenza civile in Sardegna;
RIBADITO che per tutti i Sardi la composizione della Giunta rappresenta lo strumento di attuazione del progetto politico, per cui la principale emergenza della maggioranza è rappresentata dalla necessità di rivoluzionare mentalità, ritmo e passo nella propria azione di cambiamento e innovazione del sistema Sardegna;
RITENUTA la soluzione data alla crisi politica in atto provvisoria e non adeguata alla gravità dei problemi della società sarda,
impegna la Giunta regionale
ad aggredire rapidamente con atti amministrativi e con opportuni disegni di legge i seguenti obiettivi:
1. interventi di riforma strutturale della spesa che, nella prossima manovra finanziaria 2011, liberino risorse da destinare all'impresa, al lavoro, all'istruzione, all'efficienza della pubblica amministrazione, alla copertura del disavanzo;
2. riduzione del numero dei consiglieri regionali per dare maggiore efficienza all'istituzione e un forte segnale sui costi della politica;
3. approvazione della legge di riforma del sistema sanitario per garantire massima qualità delle prestazioni e mettere fine ai viaggi della speranza;
4. provvedimento di sblocco immediato dei trasferimenti finanziari del Fondo Unico ai Comuni e agli EE.LL., per garantire servizi al cittadino e pagamento degli stipendi;
5. abolizione delle province e della configurazione attuale dei consorzi industriali;
6. approvazione di provvedimenti di legge di riforma del funzionamento della burocrazia regionale, rimodernandone i sistemi operativi, nonché quelli di formazione e di reclutamento;
7. approvazione di proposte di legge su sviluppo e occupazione ferme in Commissione (portualità, golf, socializzazione degli utili derivanti dall'energia per gli operatori agro-pastorali ecc.);
8. approvazione di strumenti legislativi di modifica del sistema della scuola, con particolare attenzione alla formazione universitaria e al ruolo che la Regione può assumere nel settore. (1).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, chiederei all'Aula e ai proponenti dell'ordine del giorno di sospendere la discussione sull'ordine del giorno e di rinviarla alla prossima seduta, nella quale discuteremo gli ordini del giorno sulle riforme e sul federalismo fiscale.
PRESIDENTE. Sulla proposta dell'onorevole Diana possono intervenire, come prevede il Regolamento, un oratore a favore e uno contro.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, l'ordine del giorno che è stato presentato riguarda, come è emerso dal dibattito odierno, i rapporti interni alla maggioranza, riguarda cioè un fatto tutto interno alla maggioranza. E' un ordine del giorno che indica al Presidente della Regione quali sono le principali emergenze, gli detta i ritmi, i passi, impegna la Giunta regionale in parte su interventi che riguardano propriamente le azioni della Giunta e in parte su interventi che riguardano l'attività del Consiglio. Riteniamo che quest'ordine del giorno, sia per le firme che lo accompagnano sia per il dibattito svolto in quest'Aula, sia sintomo di un malessere che c'è nella maggioranza, di una crisi che è ancora in atto al suo interno, nonostante giuramenti e presentazioni di Giunta, della necessità probabilmente anche di un maggiore dialogo tra l'Esecutivo e il Consiglio regionale.
Il Presidente della Regione ha parlato di consiglieri bugiardi, di menzogne. Credo che non faciliti il rapporto tra il Governo regionale e il Consiglio regionale assumere atteggiamenti di questo genere, perché bisogna anche circostanziare, bisogna affermare, in modo diretto, quello che si pensa. E noi siamo stati diretti, presidente Cappellacci, abbiamo detto esattamente quello che pensiamo. LLo abbiamo fatto in maniera anche polemica, ma trasparente, affermando semplicemente una visione politica che vi vede in forte difficoltà. Anche questa richiesta di sospensione non possiamo che rappresentarla come un momento di forte difficoltà all'interno della maggioranza.
Insomma, Presidente, forse avete i numeri per decidere se votare l'ordine del giorno stasera o rinviare la votazione a giovedì, se accogliere le raccomandazioni che lei ha fatto a conclusione della seduta oppure, semplicemente, prendere atto della situazione e mettere fine a questa pantomima, perché ci sarà pure una nuova Giunta regionale ma, come ho detto stamattina, non c'è una maggioranza. Decidete voi cosa fare stasera, decidete voi, al vostro interno, come comportarvi. Io credo che non vi basteranno tre giorni per mettervi d'accordo. Quattro mesi sono lunghi; sono state dette tante parole oggi su come sono state portate avanti le trattative in questi quattro mesi e credo che ulteriori tre giorni non vi serviranno. Prendiamo atto del fatto che avete bisogno di tempo, vi diciamo semplicemente che fuori c'è una Sardegna che tempo non ve ne dà più, che non vi aspetta.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, quindi è favorevole o contrario alla proposta dell'onorevole Diana?
BRUNO (P.D.). Contrario.
PRESIDENTE. Siccome vi sono due iscritti a parlare, l'onorevole Uras e l'onorevole Cossa, può intervenire solo uno a favore della proposta dell'onorevole Diana.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io vorrei dire una cosa che riguarda la programmazione dei lavori di giovedì.
PRESIDENTE. Adesso dobbiamo esaurire questo punto, perché è stata fatta una richiesta. Le darò poi la parola, onorevole Uras.
Onorevole Cossa, interviene a favore? Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Sì, grazie, Presidente. Io credo che l'ordine del giorno che abbiamo presentato assieme ai colleghi Sardisti rappresenti un contributo molto utile alla discussione odierna. Però, poiché vuole essere un contributo costruttivo, non abbiamo difficoltà ad accedere alla richiesta del Capogruppo del P.d.L., consapevoli di aver fatto una cosa positiva, oggi, presentando quest'ordine del giorno. Grazie.
PRESIDENTE. Invito i consiglieri Segretari al banco della Presidenza, perché dobbiamo mettere in votazione la proposta dell'onorevole Diana. Possiamo utilizzare il procedimento elettronico, ma senza registrazione dei nomi.
Metto in votazione la proposta dell'onorevole Diana. Chi l'approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non l'approva alzi la mano.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, siccome mi pare che abbiamo spostato la discussione dell'ordine del giorno alla fine della discussione degli altri due ordini del giorno, o meglio degli altri blocchi di ordini del giorno che sono stati presentati, vorrei che lei, prima di dichiarare chiusi i lavori, ci rammentasse i termini di convocazione del Consiglio per giovedì.
PRESIDENTE. Il Consiglio è convocato per giovedì prossimo. Proporrei all'Aula di iniziare con la discussione di quest'ultimo ordine del giorno, per poi passare all'ordine del giorno sulle riforme e poi a quello sul federalismo fiscale. A seguire è prevista la discussione della mozione sulla scuola.
Ha domandato di parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, noi chiediamo che il nostro ordine del giorno venga discusso dopo quello sulle riforme. Grazie.
PRESIDENTE. Seguiamo l'ordine cronologico, discuteremo prima gli ordini del giorno sulle riforme e sul federalismo fiscale, poi l'ordine del giorno sulla situazione politica, e infine la mozione sulla scuola. Siamo tutti d'accordo, onorevole Uras?
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sì.
PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato per giovedì prossimo, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 22.
[PS1]Personale amministrativo, tecnico e ausiliario
Allegati seduta
Testo della mozione annunziata in apertura di seduta
Mozione Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Espa - Lotto - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sulle ricadute sociali in merito all'aumento delle tariffe del trasporto pubblico locale
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- in data 24 giugno 2010 la Conferenza delle regioni e delle province autonome, nell'ambito di uno specifico ordine del giorno, ha denunciato gli effetti della manovra economica che prospettava l'impossibilità di gestire le competenze trasferite con i provvedimenti attuativi della legge n. 59 del 1997 (Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa) con drammatiche ricadute sui settori di rilevante importanza per i cittadini e le imprese, come quello del trasporto pubblico locale, al fine di restituire le relative deleghe;
- la manovra finanziaria statale 2011-2013, approvata dal Parlamento, prevede ingenti riduzioni di risorse finanziarie al settore del trasporto pubblico locale;
- a fronte dei tagli previsti, la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale dei trasporti, Liliana Lorettu, con appositi atti deliberativi approvati in data 3 agosto 2010, ha provveduto alla ridefinizione del sistema tariffario relativo al trasporto regionale urbano ed extraurbano su gomma con rincari che vanno dal 20 ad oltre l'80 per cento dei costi di singoli biglietti ed abbonamenti e che tradotti in euro, indipendentemente dalla tariffa iniziale valutata ai fini del calcolo, risultano essere aumenti inaccettabili;
- in data 15 dicembre 2009, con interrogazione n. 194 all'Assessore regionale dei trasporti, era stata ravvisata la necessità di rivedere quello che era l'attuale sistema tariffario al fine di eliminare le anomalie di tariffe allora esistenti tra biglietti giornalieri ed abbonamenti, nonché sanare la discriminazione nella variazione dei costi che dal 1° gennaio 2006 hanno colpito i comuni e che oggi, nella ridefinizione del sistema, sono doppiamente colpiti dalla beffa degli aumenti non certo giustificati dal miglioramento e potenziamento dell'efficienza e della qualità del servizio offerto reclamato dagli utenti pendolari;
ATTESO che nella determinazione del livello dei servizi minimi la Regione deve soddisfare le esigenze essenziali di mobilità dei cittadini in conformità al regolamento n. 1191/69/CEE, modificato dal regolamento n. 1893/91/CEE, ed in osservanza, tra i criteri previsti dal comma 2 dell'articolo 16 del decreto legislativo n. 422 del 1997, della scelta tra più soluzioni atte a garantire, in condizioni analoghe, sufficienti servizi di trasporto, individuando quella che comporta minori costi per la collettività, anche mediante modalità differenziate di trasporto o integrazione dei servizi e intermodalità, scelta che dovrà, in particolare, considerare nella determinazione dei costi del trasporto su gomma l'incidenza degli elementi esterni, quali la congestione del traffico e l'inquinamento;
EVIDENZIATO che è universalmente riconosciuto che un moderno e diffuso sistema di trasporto pubblico locale, sia su ferro che su gomma, rappresenta il presupposto per un equilibrato sviluppo territoriale, rispettoso della qualità di vita dei cittadini, della tutela del patrimonio ambientale, paesaggistico, urbanistico e architettonico tipico del nostro Paese, della qualità dell'aria, nonché imprescindibile fattore per la riduzione dei costi sociali connessi alla mobilità privata;
RITENUTO che l'offerta turistica in Sardegna è in continuo aumento, e molti sono i turisti che usufruiscono dei mezzi pubblici per recarsi sia nelle varie località di villeggiatura, sia nei comuni limitrofi e nelle stesse province, e che necessitano un potenziamento dei servizi di trasporto, un miglioramento nell'efficienza e nella manutenzione dei mezzi;
PRESO atto che dal comunicato del 17 settembre 2010 si è appresa la notizia di una rivalutazione dei piani tariffari riportati dalle delibere approvate il 3 agosto 2010 con conseguente modifica relativa a qualche tratta chilometrica ed a qualche agevolazione maggiore per gli studenti che però non colma, anche nelle stesse modifiche fatte, il grande disagio e la beffa che tali iniqui sistemi tariffari introdotti per il servizio di trasporto pubblico urbano ed extraurbano, secondo le linee approvate dalla Giunta regionale e su proposta dell'Assessore regionale dei trasporti Liliana Lorettu, determinano sui pendolari tutti e sulle famiglie, date le inammissibili ripercussioni economiche derivanti dagli effetti della crisi profonda di cui la Sardegna in questo momento risente significativamente;
EVIDENZIATO che il comunicato di cui sopra asserisce che il piano tariffario modificato (seppur non in maniera risolutiva) sarebbe stato disponibile dal 24 settembre 2010, ma in realtà diverse biglietterie non erano e non sono tuttora informate a riguardo, e molte risultano sprovviste di biglietti ed abbonamenti;
ESPRESSO PREOCCUPAZIONE PER IL FATTO che:
- i maggiori fruitori del servizio di trasporto pubblico urbano ed extraurbano sono disoccupati, precari, studenti, pensionati e lavoratori, i quali, in seguito ai sostanziosi rincari delle tariffe, tra le più onerose rispetto alle altre regioni italiane, ed a fronte di un peggioramento dei servizi stessi dovuto al mancato potenziamento in termini di intermodalità, di quantità (dipendentemente dall'azienda che offre il servizio, anche di qualità!) dei mezzi e loro frequenza costringendo in moltissimi casi i viaggiatori pendolari ad usufruire di un servizio indegno di un Paese civile, potrebbero scegliere a quel punto di abbandonare il mezzo pubblico preferendo quello privato con ricadute sul traffico dei centri urbani e sull'inquinamento ambientale o per chi non guida, rinunciare alla vita culturale e sociale fuori dal proprio comune per impossibilità di affrontare gli alti costi di un servizio inadeguato;
- pur in fase di recessione e di difficoltà di equilibrio dei saldi di finanza pubblica, rinunciare a sostenere e a investire sul sistema di trasporto pubblico locale comporta quindi un immediato peggioramento della condizione economica e di vita di milioni di cittadini, un inevitabile aggravamento della situazione di sovra-utilizzazione delle infrastrutture viarie urbane e extraurbane, con il corollario di ulteriore sinistrosità e altissimi costi sociali e ambientali,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a rivedere nuovamente l'attuale sistema tariffario contenendo ulteriormente e significativamente le variazioni dei costi, considerato il valore in euro di aumento relativamente alle percentuali applicate e l'inammissibilità di applicazione dei rincari non giustificati dal miglioramento del servizio offerto, rivendicato dall'utenza, e pertanto dimostrabile su varie tratte urbane ed extraurbane;
2) a rendere note le iniziative di competenza da porre in essere perché la qualità dei servizi (l'azienda Fds gestione ARST non dispone di nuovi mezzi e spesso sono mal funzionanti), la quantità, il potenziamento delle corse nei giorni feriali e festivi assicurino modalità di collegamento tra i singoli comuni e i capoluoghi di provincia corrispondenti al livello minimo all'altezza di un Paese come l'Italia;
3) a verificare quali valutazioni siano risultate dalla riunione della Giunta regionale in merito alle conseguenze che si potranno avere sul traffico dei centri urbani e sull'inquinamento ambientale, derivanti dal maggiore ricorso al mezzo privato a causa dell'attuale inadeguatezza di un piano dei servizi di trasporto pubblico o dall'aumento delle tariffe, nonché le conseguenti ricadute in termini di maggiori costi sanitari, ambientali e realizzazione di opere stradali;
4) ad identificare nell'immediato quale sia la strategia della stessa Amministrazione regionale in materia di trasporto pubblico locale e mobilità sostenibile, stanti il continuo definanziamento del settore, in contrasto con il crescente aumento della domanda dei cittadini, e l'esigenza di riequilibrare il rapporto tra le diverse modalità di trasporto, favorendo quelle che, in linea con il programma dell'Unione europea "20-20-20", più rispondono agli obiettivi di sicurezza, di riduzione dei costi sociali, di risparmio energetico e di riduzione dei gas inquinanti;
5) a rendere note quali azioni intendano intraprendere col Governo, per tutelare i pendolari sardi, sul disinvestimento nelle regioni a favore dei servizi di trasporto pubblico di linea urbana ed extraurbana definito dalla manovra finanziaria che hanno portato all'irresponsabile decisione di un rincaro significativo dei costi di biglietti ed abbonamenti in presenza di una situazione economica complessiva che vede i cittadini già abbastanza gravati da numerosi aumenti nel campo dei servizi fondamentali. (92)