Seduta n.409 del 05/06/2013 

CDIX SEDUTA

MERCOLEDI' 5 GIUGNO 2013

(POMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 01.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana dell'8 maggio 2013 (400), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giorgio Cugusi, Vincenzo Floris, Onorio Petrini e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 5 giugno 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Colleghi, la seduta è sospesa sino alle ore 16 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 02, viene ripresa alle ore 16 e 34.)

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Adriano Salis ha chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 5 giugno 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Commemorazione di ex consigliere regionale

PRESIDENTE. E' con profonda commozione che ricordiamo oggi l'ex Presidente del Consiglio regionale, Emanuele Sanna, scomparso a 69 anni, dopo una vita dedicata alla politica e alla medicina.

La Sardegna lo ricorderà come un politico attento e determinato, un pediatra sensibile, un uomo leale e corretto che ha messo sempre il suo impegno istituzionale e professionale al servizio dell'Isola. E' stato protagonista, per quasi quarant'anni, della vita politica e istituzionale a livello nazionale, regionale e locale. La sua azione, estremamente determinata, aveva un solo scopo: avvicinare la politica alla gente comune e dare un servizio alla popolazione. Questo obiettivo lo ha portato a essere profondamente apprezzato sia dai cittadini, che lo hanno sempre premiato con un largo consenso elettorale, sia dal mondo della politica, che gli ha dimostrato grande stima e considerazione anche davanti a inevitabili divergenze di opinione.

Autonomista e federalista convinto, l'onorevole Sanna nella sua lunga carriera ha ricoperto incarichi prestigiosi. Nel 1975 è stato consigliere comunale a Cagliari e nel 1979 fu eletto per la prima volta, nelle liste del P.C.I., in Consiglio regionale. Fece parte dell'Assemblea per quattro legislature: nell'ottava, nona, decima e dodicesima. Nell'ottava fu Vicepresidente della Commissione igiene e sanità, incarico che lasciò per essere nominato Assessore della sanità nella prima Giunta di sinistra della storia autonomistica della Sardegna, guidata dall'onorevole Rais. Caduta la Giunta, il Presidente lo chiamò qualche mese dopo anche nel suo secondo Esecutivo, sempre per ricoprire l'incarico di Assessore della sanità. Nell'ottava legislatura fece parte anche della Commissione per il diritto allo studio e della Commissione speciale per lo Statuto. Finita la legislatura, l'onorevole Sanna si ricandidò, sempre nelle liste del P.C.I., e fu eletto nuovamente.

Il 2 agosto del 1984 fu eletto dall'Assemblea, ad appena 41 anni, Presidente del Consiglio regionale. Fu un Presidente del Consiglio esigente, rigoroso e attento. Non ammetteva superficialità e lungaggini burocratiche. Durante la sua Presidenza contribuì in maniera determinante all'approvazione del nuovo Regolamento interno del Consiglio, che fu licenziato dall'Aula nel luglio del 1988, dopo una lunghissima sessione di lavori nella Giunta per il Regolamento. La modifica del testo fu voluta fortemente dal presidente Sanna, che voleva rendere l'apparato consiliare e i lavori dell'Assemblea più moderni e più rispondenti ai bisogni dei sardi. Fu anche l'artefice, sempre nel 1988, con una decisione repentina, del trasferimento dalla sede del Consiglio di via Sauro e di Piazza Palazzo a quella attuale, dove ci troviamo. La sede di via Roma, inaugurata il 13 dicembre del 1988, porterà per sempre la grande impronta di sardità voluta dal presidente Sanna per la nuova "casa dei sardi" con le statue di Costantino Nivola, che impreziosiscono il palazzo insieme al graffito che ricorda un altro grande artista sardo, Salvatore Fancello.

Il trasferimento in via Roma dell'Assemblea legislativa fu quasi un blitz, come testimoniano le cronache di allora, secondo solo a quello che portò l'onorevole Sanna, nel 1980, da Assessore della sanità, ad aprire d'imperio l'ospedale Brotzu di Cagliari, una delle grandi incompiute del periodo.

Rieletto consigliere regionale anche nella decima legislatura, sempre nelle liste del P.C.I., fece parte della Commissione programmazione e della Giunta per il Regolamento. Fu anche Presidente del Gruppo comunista e poi del Gruppo P.D.S. Si dimise nel 1992, perché nominato Assessore regionale della difesa dell'ambiente nel secondo Esecutivo guidato dal socialista Antonello Cabras.

Per qualche anno lasciò le istituzioni e nel 1997 diventò segretario del P.D.S. Rientrò in Consiglio regionale nel 1999, nella dodicesima legislatura, eletto nella lista della circoscrizione regionale della coalizione autonomista. Ricoprì l'incarico di Presidente della Commissione autonomia e fece parte delle Commissioni agricoltura e sanità.

La sua attività legislativa è stata copiosa soprattutto nel settore sanitario. E' stato il promotore della nascita delle USL e del decentramento territoriale dei servizi sanitari, ma si è occupato anche di legiferare in materia di ambiente, trasporti e occupazione. Fu deputato dal 2006 al 2008, sindaco di Samugheo dal 2005 al 2010 e presidente del Consorzio industriale di Cagliari. E' stato molto attento anche all'evoluzione all'interno del suo partito percorrendo, da protagonista, il passaggio dal P.C.I. al P.D.S., ai D.S. e infine al P.D. dove, fino al giorno della sua scomparsa, ha fatto parte della direzione regionale.

La sua carriera politica è andata sempre di pari passo con quella legata alla professione di medico specializzato in pediatria. Non ha mai dimenticato il suo paese di origine. Un attaccamento dimostrato anche nell'ultimo periodo, quando con il suo impegno ha contribuito a riportare a casa la cooperante di Samugheo Rossella Urru. Una vicenda che lo ha visto affrontare e risolvere, come era nel suo stile, i problemi in maniera silenziosa e senza proclami al fianco della famiglia della ragazza rapita.

Nel ricordarlo con profonda stima e sincero apprezzamento, giunga ai familiari dell'onorevole Sanna il cordoglio mio personale e dell'intero Consiglio regionale.

Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 41, viene ripresa alle ore 17 e 14.)

Continuazione della discussione congiunta delle mozioni Lunesu - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (228) e Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo sull'attuazione del protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006 sotto il profilo della territorializzazione della pena per i detenuti stranieri. (57)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione congiunta delle mozioni numero 228 e 57.

Alla mozione numero 228 è stato preannunciato un emendamento orale.

Ha domandato di parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.

COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, in considerazione della situazione generale che si è venuta a creare nelle carceri e anche delle segnalazioni che con preoccupazione sono pervenute da parte dei sindacati della polizia penitenziaria, vorrei chiedere ai firmatari della mozione e a tutta l'Aula di accogliere un emendamento orale, di cui credo sia stata distribuita una copia con evidenziate in grassetto le modifiche. In particolare: inserire nel titolo che venga assicurata "l'adeguatezza della pianta organica" oltre al "diritto alla mobilità degli agenti penitenziari"; inserire un secondo "preso atto", che è il seguente: "malgrado le notizie che giungono dal Governo, secondo le quali sarebbero in arrivo in Sardegna 510 nuovi agenti di polizia penitenziaria, la disponibilità di personale potrebbe risultare ancora insufficiente rispetto al fabbisogno effettivo"; inserire nell'ultimo capoverso, del "preso atto", una modifica in cui si evidenzi che il "trasferimento nell'Isola degli agenti di polizia penitenziaria sardi che operano in continente potrebbe in parte sopperire alla cronica carenza di personale", atteso che gli agenti che operano fuori dall'Isola di sicuro non sono 510, ma sono in numero inferiore; integrare il numero 2) della parte impegnativa della Giunta regionale come segue: "a verificare presso il Governo l'effettiva entità del fabbisogno di personale e, nelle more, attuare in tempi rapidi la mobilità degli agenti penitenziari sardi che lavorano da anni fuori dal territorio regionale".

Presidente, mi pare che in tal modo il Consiglio regionale recepisca e faccia sue le voci preoccupate che si levano dal mondo degli operatori della polizia penitenziaria, dando alla Giunta regionale il mandato di seguire in particolare le vicende che riguardano il completamento delle piante organiche della polizia penitenziaria.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, ci sono due mozioni che credo si possano tranquillamente integrare, sia quella di cui è prima firmataria la consigliera Lunesu sia quella che reca per prima la firma del consigliere Ben Amara. Credo che integrare queste due mozioni e votare un ordine del giorno che le contenga entrambe sia una cosa fattibile, visto e considerato l'argomento che è stato trattato in quest'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, possiamo proseguire con l'esame della mozione numero 252, che illustrerà l'onorevole Giampaolo Diana, in attesa che gli Uffici predispongano un ordine del giorno che recepisca le due mozioni appena discusse.

Se non ci sono opposizioni, le modifiche proposte con emendamento orale dall'onorevole Cossa sono accolte.

Discussione della mozione Diana Giampaolo - Agus - Bruno - Cozzolino - Cuccu - Floris Vincenzo - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Corda sulle strategie energetiche della Regione. (252)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 252.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Diana Giampaolo - Agus - Bruno - Cozzolino - Cuccu - Floris Vincenzo - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Corda sulle strategie energetiche della Regione.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la crisi economica che sta penalizzando i nostri cittadini è aggravata dalle debolezze strutturali e dalla mancanza di competitività dell'Italia e, in particolare, della Sardegna; tra le cause principali di tale crisi occorre annoverare certamente il maggior costo dell'energia cui sono costrette le famiglie e le imprese;

- la Sardegna è l'unica regione italiana che non utilizza il metano come fonte energetica, da cui consegue il ricorso all'uso dei prodotti energetici disponibili meno efficienti e più inquinanti; in particolare, le imprese sarde, per soddisfare il loro fabbisogno energetico, ricorrono ai prodotti petroliferi per circa il 58 per cento, contro il 10 per cento delle imprese del nord est e il 16 per cento di quelle del nord ovest;

- l'olio combustibile rispetto al metano genera, a parità di energia prodotta, consumi maggiori di materia prima combustibile, quindi costi e inquinamento maggiori; a tal proposito le emissioni di CO2 in Sardegna sono pari a 10 chilogrammi/anno per ogni abitante, il 33 per cento in più della media nazionale;

EVIDENZIATO che:

- il metano, in virtù delle sue caratteristiche chimico-fisiche, è considerato tra le fonti di energia più pulite attualmente accessibili; infatti, come dimostrato da numerose ricerche, il gas naturale produce in fase di combustione una minor quantità di inquinanti atmosferici come CO2 ed ossido di azoto, contribuendo così al miglioramento della qualità dell'aria e dell'ambiente; il metano è una fonte di energia vantaggiosa in termini di potere energetico; inoltre produce un risparmio in termini di costi di importazione;

- il Governo italiano ha già stanziato circa 223 milioni di euro a cui si aggiungono 120 milioni dell'Unione europea, per la realizzazione delle reti di distribuzione locali del gas e delle stazioni di pompaggio; buona parte delle reti di distribuzione locale e dei suoi 31 bacini in Sardegna sono già state finanziate e in molti casi già realizzate;

- le reti preesistenti e realizzate per l'uso con aria propanata e altro gas sono, inoltre, compatibili con il metano;

CONSIDERATO che:

- nel sottosuolo della Sardegna parrebbero esistere significative riserve di metano che, se confermate, potrebbero garantirne la disponibilità all'intera Isola per i prossimi 25-30 anni; nella documentazione progettuale presentata da SARAS Spa alla Regione, Assessorato regionale della difesa dell'ambiente, emerge come le ricerche geologiche compiute dal 2006 ad oggi abbiano confermato l'esistenza di tutte le condizioni geologiche atte alla formazione di gas naturale termogenico nel sottosuolo dell'Isola ed in particolare nelle Piana di Oristano e nel Medio Campidano;

- le riserve di metano, stimate in alcune decine di miliardi di metri cubi, sarebbero in grado di contribuire a realizzare nel corso di pochi anni il programma di metanizzazione dell'Isola indipendentemente dalla realizzazione auspicabile del GALSI garantendo una sostanziale indipendenza energetica della Regione anche in funzione di una ripresa produttiva;

- è in corso di valutazione un primo progetto di esplorazione di detti giacimenti che ha l'obiettivo di confermare la disponibilità per l'intera Sardegna delle prime riserve di questa importante risorsa energetica,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a riferire:

1) quali atti di programmazione e scelte di politica economica ed energetica intendano adottare al fine di rimuovere tutte le condizioni che ostacolano lo sviluppo economico sostenibile dell'Isola; favorire maggiore capacità competitiva delle attività produttive sarde; garantire, nel contempo, le condizioni per uno sviluppo armonico nel pieno e totale rispetto della tutela dell'ambiente e del benessere sociale dei cittadini;

2) quali iniziative si intenda promuovere per favorire la sostanziale indipendenza energetica della nostra Regione e valorizzare, in armonico e funzionale equilibrio, tutte le risorse energetiche presenti sull'Isola, nel pieno e più totale rispetto dell'ambiente naturale;

3) quali iniziative intendano promuovere per favorire un reale e rapido processo di metanizzazione dell'Isola, valutato che il metano, da solo, basterebbe ad assicurare migliori condizioni per lo sviluppo e la competitività delle nostre imprese e garantire loro un periodo di crescita, di sviluppo e di aumento dell'occupazione e del reddito netto disponibile per le famiglie;

4) quali sono le valutazioni preliminari compiute dagli uffici tecnici competenti sul progetto di esplorazione che SARAS ha sottoposto all'attenzione della Regione il 13 marzo 2013 con riguardo all'evidenziazione degli eventuali rischi reali per la popolazione e per l'ambiente ed al fine di rasserenare le popolazioni interessate sulle reali condizioni operative da intraprendere;

5) quali siano, nel caso di comprovata compatibilità ambientale e conferma della presenza del metano, le condizioni vincolanti sulla distribuzione e l'impiego delle risorse energetiche presenti nel nostro sottosuolo a vantaggio esclusivo dell'Isola, dei territori più interessati, delle famiglie e delle sue aziende. (252).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, attorno all'oggetto della mozione che cercherò di illustrare, a nome del Partito Democratico, si è creata una tensione che io ritengo ingiustificata...

(Brusio)

PRESIDENTE. Prego, onorevole Diana.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Dicevo, Presidente, che attorno all'oggetto della nostra mozione si è creata una tensione che noi riteniamo ingiustificata. Si sta caricando questa discussione, che ancora non abbiamo iniziato... Presidente, preferisco aspettare dieci minuti.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, la prego, continui. Purtroppo ottenere silenzio assoluto non è possibile. Colleghi, chi deve conversare lo faccia fuori dall'aula, per favore. Chiedo anche al Gruppo del P.D. di consentire al suo Capogruppo di illustrare la mozione.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, non è per piaggeria o per altro, però è un tema delicato e vorrei ci fosse un minimo di attenzione.

Dicevo che si sta caricando l'oggetto di questa mozione di una valenza che non favorisce il confronto laico, che credo necessario e doveroso. Voglio iniziare dicendo che la nostra mozione non è né contro né a favore di qualcuno, tanto meno sottovaluta la preoccupazione di tanti cittadini, amministratori comunali e operatori economici, in particolare dell'Oristanese. E' una mozione, invece, che chiama il Presidente della Regione e l'intera Giunta regionale a una forte e decisa assunzione di responsabilità; responsabilità che finora è mancata. E' una mozione che ha l'obiettivo, scusate la presunzione, di favorire un dibattito anche in Consiglio regionale, con l'auspicio di aiutare a comprendere meglio una vicenda alquanto complessa. Noi discutiamo questa mozione, assessore Liori, mentre la Sardegna è attraversata da una crisi economica drammatica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue DIANA GIAMPAOLO.) Una delle cause principali di questa crisi, che non è addebitabile solo e soltanto a questi ultimi anni, è l'insufficiente dotazione infrastrutturale di questa Regione rispetto agli altri sistemi produttivi e più in generale economici. In Sardegna noi registriamo, dato 100 alla infrastrutturazione nazionale, una dotazione infrastrutturale al di sotto del 60 per cento. L'assenza di una sufficiente dotazione infrastrutturale è una delle cause principali delle nostre diseconomie, all'interno delle quali anche il costo dell'energia termica che soffoca il sistema delle imprese e le famiglie è una delle cause principali della crisi. In Sardegna, come lei sa, Assessore, si produce calore con olio combustibile oppure con energia elettrica. Siamo una delle poche Regioni in Europa e l'unica Regione in Italia che è costretta a produrre calore utilizzando l'olio combustibile o l'energia elettrica. L'olio combustibile, come sapete, costa il 30 per cento in più del metano, l'energia elettrica usata per produrre calore costa circa il 40 per cento in più del metano. Tra l'altro l'uso dell'olio combustibile in Sardegna determina l'emissione di 10 chilogrammi anno per abitante di CO2, esattamente il 33 per cento in più della media nazionale.

Questi sono dati non certamente del centro studi del Gruppo del Partito Democratico del Consiglio regionale della Sardegna, ma sono dati di autorevolissimi centri di ricerca che studiano questi fenomeni. Per queste ragioni da molti anni in tanti lottiamo perché la Sardegna superi questa condizione di isolamento dalla rete metaniera. Avevamo tutti scommesso sul Galsi, assessore Liori, e mi dispiace che non ci sia il suo Presidente, il presidente Cappellacci, al quale avrei voluto porre delle domande. Non è un caso che la Regione, non in questa legislatura, ma a partire da quella precedente, abbia fatto questa scommessa mettendo a disposizione risorse importanti attraverso la Sfirs, perché questa partecipasse, così come ha poi fatto, al consorzio per la realizzazione del metanodotto che dall'Algeria, attraversando la Sardegna, avrebbe dovuto incrementare le reti nazionali e transnazionali del metano.

Prima domanda, Assessore, che vorrei porre al suo Presidente: che fine ha fatto il Galsi? A che punto è? Dalle notizie che appaiono sulla stampa sembrerebbe che sia definitivamente tramontato. Le chiedo di informare quest'Aula, nella sua replica, sul merito del presente e del futuro - se ne avrà uno - del Galsi per questa regione. E' vero, sulla mancata realizzazione del Galsi ha di certo pesato l'assenza dell'ENI, che è una grossa lobby e ha sempre osteggiato la realizzazione di quel metanodotto che entrava in concorrenza con le reti da lei stessa gestite attraverso la Snam, però è anche vero, assessore Liori, ed è una questione che si ricollega a quanto dicevo all'inizio, che probabilmente anche le divisioni, in Sardegna, relativamente alle resistenze sull'ubicazione delle stazioni di arrivo della condotta dall'Algeria e di quelle di pompaggio e di trasformazione hanno pesato tantissimo sui ritardi e forse hanno concorso a far tramontare la possibilità di ottenere quell'opera di straordinaria importanza per l'economia della nostra regione.

Noi abbiamo notato, Assessore, anche in queste settimane, un'assenza totale del Presidente della Regione su una vicenda di vitale importanza per il futuro della nostra economia, come quella della metanizzazione attraverso il Galsi. Credo si possa dire, senza che su questo vi siano opinioni contrapposte in quest'Aula, che la metanizzazione della Sardegna è l'unica occasione per superare una forte condizione di svantaggio sociale ed economico. Ciò vale per la struttura industriale, ma anche per quella del terziario, per quella domestica e per quella agricola. Il metano per la produzione di energia termica interviene soprattutto nei processi dell'industria agroalimentare, della serricoltura, della trasformazione del latte, nelle piccole e medie imprese, nel settore artigianale, in particolare per quanto riguarda le ceramiche e le sabbie silicee. Stiamo parlando di una fonte di energia la cui assenza, nel processo per la produzione di questi beni, impedisce di sfruttare queste occasioni o quando lo si fa l'unità di prodotto finale costa circa il 32-33 per cento in più ed è fuori mercato.

Ho voluto ricordare questi esempi, e avrei voluto farlo in presenza del presidente Cappellacci, per dire, assessore Liori - e mi farebbe piacere conoscere la sua opinione - che il metano non è per la grande industria, a eccezione dell'Eurallumina, che nel processo di produzione ha bisogno di calore, tra l'altro stabile, non è certamente per il comparto dell'alluminio, quindi non per l'Alcoa e la Portovesme Srl, né per le filiere del cloro soda o della chimica, che utilizzano un processo di elettrolisi e hanno bisogno di energia elettrica, ma non termica.

Insisto su questo per sfatare una delle false credenze che contribuiscono a creare confusione, e cioè che il metano serva per la grande industria. E' esattamente il contrario. Pertanto, Assessore, almeno per quanto ci riguarda, chiedere di metanizzare la Sardegna non equivale a pensare a un modello economico basato solo sulla grande industria. Non siamo innamorati di questa monocultura, a differenza di altri noi difendiamo la grande industria, ma la metanizzazione non è funzionale, in questo momento, alla salvaguardia di quel tipo di industria. Semmai il metano serve per incentivare un altro modello di sviluppo, che poi proverò a illustrare.

Assessore, noi vorremmo apprendere da lei, che spero parli in nome e per conto del Presidente della Regione, rispetto a questi modelli di sviluppo, qual è per il Presidente della Regione e per l'intera Giunta la programmazione economica. Ci dite cosa intendete fare? Qual è il modello di sviluppo per la Sardegna dei prossimi quindici o vent'anni? Quali produzioni sono comprese in questo modello economico e produttivo? Con quali fonti energetiche intendete sostenere un progetto - se l'avete - per i prossimi lustri relativamente all'economia della Sardegna? E' lecito porvi questa domanda? Ve la stiamo ponendo da quattro anni ed è da quattro anni che colpevolmente tacete su ciò che intendete fare.

Vorrei ancora chiederle quali azioni il Presidente della Regione e la Giunta regionale intendono porre in essere per abbattere le attuali diseconomie del modello economico e produttivo di questa regione. La verità, Assessore, è che non avete un briciolo d'idea di programmazione economica! E' vero che vi fate vanto dell'assenza di idee, però questo soddisfa solo voi! Non avete strumenti di programmazione e quelli che c'erano li avete soppressi. Avete infatti ereditato un'importante proposta di Piano energetico regionale, che non ha fatto in tempo a essere discussa e approvata dall'Aula, ma nella passata legislatura la Giunta regionale di centrosinistra aveva comunque approvato un Piano energetico, che voi avete buttato via. Avete buttato via fin dall'inizio della legislatura tutto ciò che aveva la funzione di programmazione e pianificazione. L'avete fatto in tutti i settori: sanitario, socio-assistenziale, trasporti, continuità territoriale, energia.

La verità, Assessore, è che a voi danno fastidio le regole. Fin dall'inizio della legislatura avete deregolamentato tutta la strumentazione di programmazione e di pianificazione settoriale che negli anni scorsi questa Regione si era data. Vi danno fastidio le regole e vi dà fastidio la dialettica democratica, e infatti avete commissariato tutto quello che era possibile commissariare, e forse fra poco farete altrettanto con le province.

Assessore, le chiedo: perché avete voluto cancellare gli strumenti di pianificazione? Vi siete accorti che eliminando gli strumenti di pianificazione avete aperto consapevolmente e gravemente la porta agli avventurieri e agli speculatori anche in tema di energia, e in particolare di energia da fonti rinnovabili? Non voglio richiamare per l'ennesima volta le vicende legate all'eolico verificatesi all'inizio di questa legislatura. Avete aperto agli speculatori che non hanno lasciato nessuna ricaduta positiva in Sardegna, questa è la grave responsabilità che sta sulle spalle del Presidente della Regione e della Giunta di cui lei, Assessore, fa parte. Avete favorito gli speculatori a danno dei sardi. Spiace che su questo argomento si siano fatte strumentalizzazioni perché - insisto - questa non è una mozione di parte, non lo è nella maniera più assoluta. Siamo un grande partito e vogliamo dare un contributo possibilmente importante a una discussione seria, per cui le chiedo, Assessore: quali iniziative intendete intraprendere sull'energia? Pensate di sfruttare le risorse locali, il carbone, il metano, se esistesse? Quali sono le alternative?

Apprendo dalla stampa di oggi di sei autorizzazioni per la geotermia. Sarebbe importante che lei, Assessore, visto che ha questa competenza, ci dicesse qualcosa e mettesse in condizioni quest'Aula di discuterne. Le chiedo inoltre: il Galsi è ancora una prospettiva o l'avete abbandonata? Quali valutazioni preliminari - lo chiediamo nel dispositivo della nostra mozione, che ripercorrerò in maniera quasi maniacale per evitare strumentalizzazioni - la Giunta regionale, rispetto al progetto di esplorazione della Saras, ha intenzione di assumere? La Giunta regionale, qualora accertasse la presenza di metano in quel territorio, cosa intende fare? Questa è la domanda. Questo è il cuore della nostra mozione: chiedere alla Giunta regionale cosa intende fare di fronte a una questione delicatissima che inviterei tutti a non sottovalutare, noi per primi, che ci siamo assunti la responsabilità di provocare questa discussione.

Voglio dire con molta chiarezza una cosa: noi non siamo al governo di questa Regione, vogliamo provocare una discussione seria e voi avete il dovere di dirci in quest'Aula che cosa intendete fare. Le dico fin d'ora, Assessore, che l'eventuale estrazione del metano in Sardegna non può in alcun modo danneggiare la salute o compromettere la vocazione economica di un territorio. Se producesse questo noi saremmo contrari. Ma voi su questo dovete fare chiarezza, cosa che non avete ancora fatto. Interverrò poi sulla mozione, perché adesso non c'è più tempo, mi sono dilungato eccessivamente. Voglio concludere con questa osservazione: l'assenza del metano in Sardegna significa per le piccole…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato, riprenderà il suo discorso più tardi.

E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.

MORICONI (P.D.). Presidente, provo a dare il mio contributo su questo punto all'ordine del giorno, con la consapevolezza della delicatezza del tema che affrontiamo, non solo perché attiene a una materia, come ha detto il mio Capogruppo, di straordinaria valenza strategica per la nostra Isola, ma anche e soprattutto perché è un tema particolarmente sensibile, che coinvolge gli stati d'animo, le paure, le aspettative di centinaia, forse di migliaia di persone, tutte strette nel dubbio tra l'opportunità di uno sviluppo locale dietro casa, la diffidenza nei confronti di un'impresa che potrebbe avere a cuore solo il proprio profitto, il terrore di un danno irreparabile per il nostro territorio e per la salute di chi sarebbe maggiormente esposto ai presunti pericoli. Tutti dubbi legittimi, colleghi, ma penso che non sia con la legittimità dei dubbi che si può amministrare la responsabilità pubblica, parlo anche per la parte che riguarda noi, ma neppure si può assolvere la coscienza se la legittimità del dubbio sta a giustificazione delle proprie scelte, e questo vale per tutti: per gli amministratori e per i cittadini liberi o associati.

Io penso invece, colleghi, che abbiamo tutti bisogno di ragionare su elementi di chiarezza, su elementi di verità, e partendo da lì abbiamo bisogno di muoverci su un terreno nel quale ognuno sia disposto a rinunciare alle proprie posizioni di presunzione, sia personali che ideologiche, laddove ci fossero, per aprirci a un confronto leale e onesto nell'interesse di tutti, perché altrimenti dalla percezione che la Sardegna sia una terra del "no" a tutto e a prescindere, alla rassegnazione che nulla nella nostra regione possa essere fatto, perché c'è sempre un motivo legittimo per non farlo, il passo è brevissimo. E non credo che abbiamo bisogno di continuare a farci del male in questa nostra regione. Il film lo abbiamo già visto per quanto riguarda il Galsi (ne ha parlato poco fa l'onorevole Diana), nello scontro lungo un decennio tra chi era favorevole e chi non lo era. Opinioni diverse, si dirà, ma intanto di questo argomento si parla in questi giorni con accenti forti, ma soprattutto se ne parla con la consapevolezza dell'ennesima occasione perduta per la Sardegna.

Siamo ancora qui, in Sardegna, unica regione d'Italia e forse d'Europa a non utilizzare il metano come fonte energetica, rassegnata a ricavare energia per il 77 per cento dai prodotti petroliferi, contro il 43 per cento della media nazionale, e per il 19 per cento dai combustibili fossili, rispetto all'1 per cento del resto d'Italia. Dov'è la differenza? La differenza sta nelle tasche delle famiglie, nei bilanci e nella capacità competitive delle aziende della nostra regione; sta anche nell'inquinamento dell'ambiente e nei rischi per la salute dei nostri concittadini. Io non so se valga la pena mantenere nell'evidenza del dibattito pubblico una parte di quelle cifre che attengono alla questione energetica, so per certo che abbiamo almeno il dovere di provare ad andare oltre l'enunciazione generica del concetto di inquinamento, per rappresentare meglio la responsabilità di cui stiamo parlando. E allora faccio riferimento alle cifre di cui ha parlato poco fa l'onorevole Diana, quando ha detto che le emissioni di CO2 sono pari a 10 chilogrammi per abitante, contro il 7,5 chilogrammi per abitante del resto d'Italia. Facendo un semplice calcolo si capisce che l'utilizzo del metano in Sardegna produrrebbe la riduzione di circa 2,5 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica, e visto che parliamo, giustamente, di rispetto dell'ambiente e della salute della nostra popolazione, la domanda è: riteniamo che ciò costituisca una ragione valida e plausibile per imprimere finalmente una svolta o un'accelerazione ai processi decisionali politici e, vorrei dire, anche culturali della nostra società su questi temi, intorno ai quali l'intero sistema socioeconomico sardo si sta pericolosamente avvitando o addirittura impantanando da circa un decennio?

Il metano è indiscutibilmente e notoriamente di gran lunga il combustibile con il maggiore potere calorifico, e cioè a parità di massa produce maggiore energia, e poi, scusate se è poco, ha un costo unitario di molto inferiore agli altri combustibili. Tradotto in soldoni, colleghi, secondo un calcolo, che probabilmente ognuno di noi ha già fatto, riferito alle tariffe del 2005, sulle quali è stato possibile fare una simulazione, l'utilizzo del metano in Sardegna produrrebbe un risparmio annuo per nucleo familiare di circa 300-400 euro. Stesso discorso vale per gli enti locali e per le scuole. Noi conosciamo i bilanci delle autonomie scolastiche e una scuola di 4.000 metri quadri con 500 alunni risparmierebbe 17 mila euro; un ospedale con 100 posti letto risparmierebbe 35 mila euro all'anno; per le imprese sarde la disponibilità di metano si tradurrebbe in un risparmio annuale calcolato in 480 mila tonnellate di petrolio equivalente, sono 3 milioni 283 mila barili di petrolio, ovvero 330 milioni di euro per ogni anno.

Allora, colleghi, senza mettere in discussione la legittimità dei dubbi di chiunque, cittadini, rappresentanti degli enti locali o altri, che su questi temi dicono ciò che è un loro diritto dire, se insieme non usciamo rapidamente dalle analisi "fai da te" - senza voler con questo offendere nessuno e riferendomi a me stesso, prima ancora che agli altri -, sulle quali ognuno fonda le ragioni della propria battaglia, noi ogni dieci anni faremo il resoconto delle nostre interminabili e inconcludenti, per quanto nobili, discussioni. Per questo penso che alcuni punti fermi vadano fissati e che in materia di valutazioni d'impatto ambientale e di valutazioni sanitarie circa i rischi per la salute delle popolazioni ci dobbiamo per forza, tutti insieme, rimettere alle valutazioni degli organismi istituzionali competenti in materia, convinto come sono del fatto che avventurarci a produrre una rappresentazione del rischio a titolo personale possa solo alimentare la confusione. Penso che la mozione finalizzi nel migliore dei modi la richiesta rivolta al Presidente della Regione e alla sua Giunta di chiarire oggi e in questa sede - lo ha già detto il mio Capogruppo - le valutazioni compiute dagli Uffici sul progetto di esplorazione presentato dalla Saras (perché è anche di questo che stiamo parlando) dal punto di vista sia dei rischi per la salute della popolazione, sia di quelli legati alla materia della compatibilità ambientale del progetto stesso, per capire insomma se questa è una discussione che può andare avanti oppure no e per ragionare sulle strategie energetiche di una Regione che sa che l'unica alternativa al metano, ahimè, restano i prodotti petroliferi e i combustibili fossili, perché si sa che nel 2020, così recita il nostro Piano d'azione regionale per le energie rinnovabili, la quota di energia ricavata da fonti rinnovabili avrà raggiunto al massimo appena il 15 per cento, forse il 18 per cento del totale.

Non abbiamo cioè scampo, colleghi: abbiamo l'aria più inquinata di CO2 d'Italia, le aziende chiudono soprattutto perché non reggono il peso dei costi energetici, le famiglie hanno una capacità di spesa ridotta al lumicino, il Galsi probabilmente non si farà più, e io mi chiedo: ci possiamo forse permettere di affrontare la questione energetica, che sta nelle ragioni della mozione in discussione, con pregiudizi, legittimi dubbi o punti di vista? Colleghi, io penso di no. E' possibile invece - questo sì lo penso - coltivare l'ambizione di una sostanziale indipendenza energetica della nostra regione e la valorizzazione di tutte le risorse energetiche esistenti nell'Isola, nel pieno e più totale rispetto dell'ambiente naturale.

La Giunta cosa pensa al riguardo e sulla base di quali atti, di quali programmi e di quale piano energetico? Assessore, le chiedo anch'io se è possibile conoscere i termini delle ricadute socioeconomiche del progetto di esplorazione del sottosuolo, le condizioni vincolanti della distribuzione che, nel caso di comprovata compatibilità ambientale e sanitaria, verrebbero calcolate a vantaggio dell'intera Isola, dei diversi territori, delle famiglie e delle aziende che li popolano. Questa è un'altra delle ragioni di questa mozione: contribuire, con la discussione, a fugare i dubbi, ad allontanare le diffidenze e a creare le migliori condizioni politiche e culturali affinché si addivenga a una decisione condivisa e consapevole a vantaggio dell'intera regione. Penso che non ci sia più tempo per rimandare, ma soprattutto non possiamo permetterci di sbagliare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Negli ultimi anni il dibattito sempre vivo sulle problematiche energetiche della Sardegna si è arricchito per l'apertura di numerosi fronti, in tutta la nostra Isola, che vedono contrapposti progetti di sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili e non e le popolazioni interessate da quei progetti. Abbiamo assistito in questi anni a tutte le discussioni possibili e immaginabili, con le varianti sul tema: i mega impianti eolici realizzati da investitori stranieri, i progetti per l'eolico offshore presentati da società con capitale sociale quasi inesistente, i mega impianti fotovoltaici ad alto consumo di suolo realizzati, anche in questo caso, da investitori stranieri, le richieste di queste settimane riguardanti indagini di tipo geotermico nelle province di Oristano e del Medio Campidano. Le polemiche nascono perché lo schema più o meno è sempre lo stesso: utilizzare le risorse locali per produrre profitti che finiscono inesorabilmente per arricchire soggetti che poco o nulla hanno a che vedere con la nostra Isola e con le popolazioni interessate, che naturalmente insorgono.

Sulla questione specifica del gas, da circa dieci anni si è impegnati nella costruzione del Galsi, un gasdotto che dovrebbe collegare l'Algeria alla Sardegna e alla Toscana attraverso un percorso lungo quasi 900 chilometri, di cui circa 600 in mare. Per quanto riguarda la nostra Isola il sistema, partendo da Sant'Antioco, arriva a Golfo Aranci, con diramazioni in 31 distretti di reti distributive, per le quali in alcuni casi la fase di realizzazione ha già avuto inizio, in altri casi i lavori sono prossimi all'avviamento.

In questi ultimi quattro anni inspiegabilmente il progetto ha subito un rallentamento, fino ad arrivare alla decisione dell'Algeria di sospendere i lavori per almeno un anno, il tutto accompagnato da un totale silenzio da parte della Regione sarda e del Governo nazionale. Si ritiene il Galsi, a mio avviso sbagliando, l'unica alternativa possibile, tuttavia esistono altre possibilità: i rigassificatori, gli impianti a biomasse e il gasdotto diretto Sant'Antioco-Piombino, in fase di ultimazione progettuale, che permetterebbe alla Sardegna, nel giro di uno o due anni, l'allaccio alla rete di distribuzione europea.

Ma qui noi oggi discutiamo in modo particolare del progetto Eleonora presentato dalla Saras che interessa il territorio di Arborea, discutiamo di vantaggi ipotetici a fronte di danni probabili e in tal caso persino irreversibili. Del progetto Eleonora non si nascondono i benefici: le stime del proponente si attestano a circa 3 miliardi di metri cubi di gas naturale - e non a decine di miliardi, come da qualche parte si dice - ma al tempo stesso non si esclude l'ipotesi di esplorare un pozzo sterile. La stessa Saras, per voce del responsabile dello studio attualmente depositato presso il SAVI[PS1] , ha definito basse le probabilità di successo di questa esplorazione del sottosuolo di Arborea. Lo ha dichiarato il 20 aprile di quest'anno durante una conferenza di presentazione al pubblico all'Horse Country Resort di Arborea. Quindi bassa probabilità di successo, per non parlare dei tempi: dell'eventuale produzione ed erogazione in rete si stimano tempi lunghi, è necessario accertare la bontà del giacimento, successivamente superare un iter lunghissimo, una valutazione di impatto ambientale (VIA) per ciascun pozzo produttivo. Immaginate cosa ci aspetterebbe, vista e considerata l'ostilità di quei territori a questo progetto: una giungla di lungaggini burocratiche, corsi e ricorsi, assemblee e tensioni di ogni genere. Per cosa? Nella migliore delle ipotesi per servire la sola provincia di Oristano per una ventina d'anni. Una spruzzata di metano! E se poi di quel presunto metano ne volesse fare uso la stessa Saras per i propri processi produttivi, le risorse del sottosuolo sardo andrebbero a esaurirsi nell'arco di cinque o sei anni al massimo.

Riteniamo che esista un solo imprenditore serio che impianterebbe capannoni e imprese potendo contare su un'autonomia di metano per una manciata di anni? Stiamo parlando di una goccia di fronte alle reali necessità energetiche dell'Isola. Che dire, poi, della specifica realtà del territorio oristanese e ancor di più del compendio zootecnico di Arborea? La mancanza di dialogo e il mancato coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle popolazioni interessate hanno portato alla costituzione di un comitato spontaneo di cittadini, che ha promosso diverse iniziative pubbliche, alle quali hanno partecipato diversi consigli comunali del territorio, in testa l'amministrazione comunale di Arborea e l'amministrazione provinciale di Oristano. Comuni cittadini, partiti politici, organizzazioni sindacali, organizzazioni agricole e imprenditoriali si sono avvicinate al tema con un approccio molto serio, hanno studiato l'argomento, si sono documentati e confrontati non solo sulla base delle conoscenze personali, ma anche e soprattutto grazie alla sensibilità e alla paura che è stata inculcata anche alle aziende più importanti di quel territorio, che si sono caricate l'onere di convenzionare esperti del settore per fare le osservazioni alla VIA. Costoro si sono infine ritrovati tutti uniti nel dire no al progetto Eleonora.

Ho avuto modo di assistere alla presentazione della VIA alla presenza dei responsabili del SAVI dell'Assessorato dell'ambiente, era presente anche lei, assessore Liori, quindi credo che sia buon testimone. Si è trattato di un'assemblea molto partecipata, estremamente civile e molto carica di preoccupazioni, segnata da numerosissimi interventi di netta contrarietà al progetto, mossi da argomentazioni rispetto alle quali, soprattutto negli aspetti tecnici, ambientali ed economici, in molteplici casi la società Saras non ha saputo dare risposte convincenti.

E' in discussione ancora una volta il concetto di sovranità, ossia il diritto delle popolazioni di scegliere il proprio modello di sviluppo; lo stesso concetto di sovranità, presidente Cappellacci, assessore Liori, che ha portato tutti i sardi a gridare un forte e secco no all'ipotesi di realizzare centrali nucleari nell'Isola. Le istituzioni hanno il dovere di prestare ascolto alle rivendicazioni di un territorio, tanto più se queste raccolgono un livello tale di unitarietà ben al riparo da qualunque coloritura di tipo politico o condizionamento. Chi accusa il territorio di Terralba di essere miope, accusandolo di non tener conto dell'interesse generale dell'Isola, dovrebbe per analogia affermare che anche la Sardegna fu miope nella vicenda del nucleare, non tenendo conto dell'interesse nazionale. Ma nessuno naturalmente si sognerebbe mai di fare un'affermazione del genere, perché allora lo si sostiene per la vicenda di Arborea?

Dallo studio del progetto Eleonora tutto appare come una landa desolata senza sbocco e senza speranza, come se la risorsa metano fosse attesa come acqua nel deserto. Ma sappiamo bene che le cose non stanno così. La Saras non l'evidenzia perché sarebbe costretta a valutare l'alternativa "zero", ovvero il valore intrinseco dell'economia esistente, che vanta nella sola Arborea oltre 200 milioni di euro di affari all'anno, 35 mila capi bovini selezionati, una produzione ortofrutticola di qualità. Certo i numeri sono riportati nello studio di impatto, ma proprio gli impatti causati dalle trivellazioni sono totalmente omessi nell'analisi, così come sono omessi i rischi di incidenti rilevanti da fuoriuscite di gas tossici, compromissione delle falde acquifere, e potremmo proseguire con gli impatti sul traffico, sul turismo, sull'ecosistema floro-faunistico del vicino stagno di S'ena Arrubia, passando per i danni all'immagine di tutta la filiera lattiero-casearia dovuti alla sola presenza di una trivella tra i campi verdi della bonifica. Sfortunatamente nello studio manca qualsiasi valutazione economica e sociale sui potenziali danni che il progetto potrebbe causare. Quali misure risarcitorie il proponente intende adottare, per esempio, in caso di esplosione del pozzo e fuoriuscita di gas incontrollati? Questa è la domanda ricorrente che è stata fatta alla Saras durante la presentazione della VIA, ma nessuna risposta è stata data.

Assessore, non si può affidare a una seduta estemporanea del Consiglio, come quella odierna, la decisione su un argomento tanto complesso come quello dell'energia e del rispetto ambientale. Prima di decidere di trivellare il suolo valutiamo che genere di futuro abbiamo intenzione di garantire alle prossime generazioni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Assessore, colleghi, innanzitutto voglio dire che credo che abbiano fatto bene il Capogruppo del P.D. e i colleghi che insieme a me hanno firmato questa mozione a portare in Aula il dibattito sull'opportunità o meno di procedere con il progetto Eleonora e le trivellazioni per la ricerca del metano. Credo che il Consiglio regionale non possa rimanere estraneo a una discussione così importante, che ha suscitato allarmi, preoccupazioni, ma anche speranze. Forse la stessa Giunta, magari attraverso il suo Presidente, che sappiamo essere spesso intento in altre operazioni, avrebbe dovuto esporre, con una comunicazione, il suo punto di vista. In mancanza di questo, su un tema così delicato e importante, perché riguarda da un lato la vita delle persone e la delicatissima economia locale, come ha ricordato anche l'onorevole Solinas, dall'altro un asset, una risorsa che può rivelarsi per molti aspetti strategica, credo che questo Consiglio possa e debba discutere. Parlo da ambientalista convinto e da persona che conosce tutti i limiti dell'avere a disposizione materie prime energetiche, ma non le tecnologie per sfruttarle e metterle al servizio di una comunità. Proprio per questo, perché ne conosco i limiti, credo che una discussione come questa non possa essere saltata a piè pari.

Mi soffermo sulla parte dell'impegno che, in realtà, se leggiamo attentamente la mozione, è un impegno a riferire, a discutere; un impegno laico, perché noi vorremmo confrontarci sulla base non di posizioni ideologiche, favorevoli a tutti i costi o contrarie a tutti i costi, ma di evidenze e dati di fatto che tengano conto dei rischi e dei benefici potenziali e prevedano un percorso per cui o si interrompe la sperimentazione o si procede con passi graduali, valutando rischi e benefici di fronte, ripeto, a evidenze di carattere tecnico-scientifico. Spero che su questo ci possa riferire l'Assessore. Faccio mie le preoccupazioni delle popolazioni locali e in generale della comunità sarda, perché è del tutto evidente che questa risorsa, questo asset strategico costituito dal metano non necessariamente, ancorché fosse possibile rendere veramente disponibile questo giacimento, può portare benefici e diventare una reale prospettiva per la produzione energetica della nostra Isola. Se infatti guardiamo ad altre materie prime, come il sole e il vento, lei sa bene, Assessore, perché ne abbiamo parlato anche in Commissione, che il sistema normativo attuale, con gli incentivi previsti, ha portato alla proliferazione di grandi multinazionali dell'eolico e del sole, spesso slegate totalmente dai consumi locali. Il 3 o 4 per cento degli impianti è in mano a imprenditori locali e solo nel 3 o 4 per cento dei casi produzione e consumi si interscambiano creando un modello di consumo e di sviluppo che può essere ritenuto sostenibile. Tutto il resto in Sardegna ha prodotto soltanto energia da esportazione, non ha fatto chiudere neanche una centrale tradizionale, credo anche per l'inadeguatezza e i limiti della vostra Giunta, a volte anche scontrandosi con norme nazionali che ci hanno limitato nella programmazione. Non abbiamo neanche messo a disposizione, per esempio, delle utilità pubbliche, parlo di Abbanoa ed Enas, per abbattere i costi di pompaggio dell'acqua, per ottenere un beneficio effettivo dall'energia eolica sulle bollette dei sardi. Credo pertanto che sia giustificata la preoccupazione che questa non diventi l'ennesima chimera.

D'altro canto, anche se non è vero, come qualcuno dei sostenitori afferma, che il metano, se fosse disponibile, avrebbe un costo agevolato, anzi sarebbe a costo zero per le popolazioni locali, è vero che il riscaldamento degli edifici e alcune produzioni industriali nel settore metallurgico e in quello delle ceramiche hanno bisogno di energia termica, che potrebbe essere fornita a un costo molto più basso. Ma se il metano fosse reso disponibile, e il collega Solinas citava altri modi per renderlo disponibile, come quello di connetterci con la rete nazionale, utilizzare i gassificatori, trasportare il metano liquefatto con le navi e immetterlo nella nostra rete, è chiaro che questa disponibilità non potrebbe fare tabula rasa o interferire con un modello di sviluppo che oggi comunque crea ricchezza attraverso l'agricoltura e il bene ambientale, delicatissimo, come in questo caso, perché sappiamo tutti che la trivellazione insiste a meno di 200 metri da uno stagno pregiatissimo.

Assessore, pur essendo molto critici da sempre con la politica energetica che voi avete portato avanti, o che non avete portato avanti, perché il Piano energetico ambientale è un'eredità che le hanno lasciato e che lei, probabilmente, non riuscirà neanche a completare entro questa legislatura, mentre il Piano per le energie rinnovabili, che avete frettolosamente approvato nei mesi scorsi, è pieno di lacune e dimentica completamente di rendere questa risorsa un traino per la nostra economia, speriamo che lei e la Giunta non siate soggetti passivi rispetto a queste opportunità e possiate valutare le potenzialità che offrono ma anche i rischi che comportano. Ma soprattutto ci auguriamo che riusciate a inserirle in un ragionamento complessivo sul piano energetico regionale, perché la nostra Regione diventa sempre più piattaforma di produzione, con un'industria che cresce, con un surplus di impianti produttivi di energie rinnovabili (ormai il parco eolico è autorizzato per oltre 1.000 megawatt e c'è capienza per aggiungere 400 megawatt all'interno della rete regionale), ma senza che tutto questo venga messo a sistema, senza che sia chiaro come possa portare benefici effettivi al tessuto economico regionale, alle imprese e alle famiglie, e non sia, invece, semplicemente funzionale ai produttori di energia o utile per intercettare il sistema degli incentivi nazionali.

Noi siamo quindi molto interessati, Assessore, ad ascoltare che cosa la Giunta ha da dire al riguardo, perché invero ha avuto da dire molto poco nel campo dell'energia, se non in relazione a vicende torbide, e molto poco ha fatto in termini di programmazione. Vorremmo sapere se su questo tema strategico e importante c'è una valutazione seria, che tenga conto dei rischi e dei benefici e sappia recuperare il tanto tempo perduto nel campo della pianificazione energetica della nostra Isola.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Franco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCO (Riformatori Sardi). Signor Presidente, sarò brevissimo, almeno spero, ma altrettanto chiaro. Sostengo personalmente, e la sostiene il mio partito, la mozione numero 252. Al di là di alcuni accenti polemici nei confronti della Giunta, che ovviamente non condividiamo, condividiamo però la sostanza della mozione, anzi ci complimentiamo con i colleghi del P.D. che l'hanno presentata, e confesso che avrei voluto presentarla io per primo. Il collega Diana ha detto che questa mozione non è né contro né a favore di qualcuno, ma io leggo l'italiano e ne capisco chiaramente il significato. E il significato in questo caso va nel senso della responsabilità delle scelte difficili, nel senso della ragionevolezza, del coraggio di affrontare e respingere facili populismi.

Venendo al merito, abbiamo letto tutti sui quotidiani sardi quello che sta avvenendo: mozioni, ordini del giorno, consigli comunali che si riuniscono e dibattono, consigli provinciali che si occupano della questione energetica, ma non dovrebbero farlo, visto che sono in carica solo per l'ordinaria amministrazione, comitati vari che si riuniscono, e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente tutti contro le perforazioni della Saras, con le scuse più incredibili e con esperti improbabili che fanno a gara per vaticinare il disastro peggiore possibile. Si prevedono, per esempio, abbassamenti del livello del suolo, senza neanche specificare dove.

Lasciamo però perdere le favole. Vorrei fare un discorso più generale che travalichi i ristretti ambiti delle ricerche della Saras sul territorio di Oristano. Voglio che la nostra e la vostra attenzione sia rivolta al problema più generale: quale Sardegna vorremmo, quale modello di sviluppo per il futuro della nostra Isola. Oppure, e questa purtroppo a momenti mi sembra la scelta già fatta, vogliamo fare la scelta della decrescita felice? Io sono convinto che questa non sia la scelta della maggioranza dei nostri concittadini, come pure non è la scelta della maggioranza dei colleghi che qui li rappresentano, ma ho la sensazione che a forza di non fare scelte stiamo proprio indirizzandoci, stiamo scivolando più o meno inavvertitamente, verso la decrescita felice. Ebbene, questa è un'occasione in cui possiamo o forse dobbiamo scegliere cosa vogliamo per il domani della Sardegna. Leggendo i giornali e sentendo i pareri degli ultras che imperversano, sembra che esista per il nostro il futuro un modello Arborea, da una parte, contrapposto a un modello Saras, dall'altra.

Naturalmente in questo confronto c'è una sottile e neppure tanto nascosta suggestione, cioè da una parte Arborea con le sue mucche, i prati verdi, il latte bianco, i contadini felici delle pubblicità televisive e dall'altra le torri metalliche della Saras, i tubi sporchi e contorti di fronte al golfo di Cagliari, la puzza di Sarroch, che tutti conosciamo, le spiagge con le macchie di petrolio. Così è facile fare le scelte e certamente, se questa fosse l'alternativa, non avremmo dubbi: saremmo tutti da una parte, non c'è partita, come si suol dire. Ma, egregi colleghi, il mondo non va così, le questioni non sono mai così semplici, soprattutto quelle che coinvolgono la società e l'economia. Il modello di Arborea non è alternativo al modello Saras, è invece ad esso complementare, è una parte di un tutto. Lo ripeto: non esistono scelte facili e gratuite. Se vogliamo garantire un futuro alla nostra gente, ai nostri cittadini, se vogliamo davvero nei fatti e non solo a chiacchiere garantire loro un lavoro, un livello di benessere adeguato al mondo d'oggi, in poche parole un'esistenza dignitosa che li faccia sentire fieri di stare al mondo e soprattutto fieri di vivere in questa terra bellissima, dobbiamo agire ora e subito con serietà e senso di responsabilità.

Non esiste un'economia basata solo sulle mucche, anzi mi piacerebbe sapere qual è l'impatto ambientale e il carico inquinante di allevamenti intensivi come quelli di Arborea, così come non esiste un'economia basata solo sulle trivelle. Esiste un'economia - è così in tutto il mondo, non dobbiamo inventare nulla, ed è così da duecento anni, da quando lo disse Adam Smith per la prima volta - che ha tante sfaccettature: Arborea e la Saras sono due di queste sfaccettature, le industrie manifatturiere, l'edilizia, il turismo, i servizi e così via sono altre sfaccettature. Ognuno di questi settori deve contribuire alla produzione della nostra ricchezza e più ne produciamo meglio è, perché se abbiamo più ricchezza avremo più posti di lavoro veri, avremo più ricchezza da ridistribuire, avremo più risorse per aiutare i nostri fratelli sfortunati o che hanno più bisogno di essere aiutati. Per questo non possiamo rinunciare a questa straordinaria opportunità. Tre o quattro miliardi di metri cubi di metano sono un dono del Signore, che nessuno, dotato di un minimo di ragionevolezza, si può permettere di rifiutare.

Stamattina abbiamo a lungo parlato di agricoltura in quest'Aula, un comparto in gravissima crisi, come hanno detto tutti i colleghi che sono intervenuti, ma che tuttavia è una componente indispensabile della nostra vita e della nostra cultura, che ha un significato profondo nella vita collettiva dei sardi, ben al di là del suo specifico peso economico. Bene, che facciamo? La abbandoniamo al suo destino oppure la aiutiamo? L'agricoltura, giusto per fare un esempio, è un settore, purtroppo non il solo, che ha necessità e bisogno di essere aiutato. E con quali risorse potremmo aiutarlo se rifiutiamo tutte le possibilità di aumentare la nostra ricchezza? Anche per l'agricoltura, per la stessa Arborea, per proteggere i suoi prati e le sue colture, per difendere la nostra sanità, le nostre scuole, tutto quello che volete, dobbiamo dire sì alle trivellazioni e, speriamo, all'estrazione del metano.

La mozione illustra inoltre con grande chiarezza, oltre ogni dubbio, l'impatto che avrebbe l'uso del metano sul problema dell'inquinamento della nostra Isola; problema derivante dall'uso quantitativamente abnorme di risorse petrolifere tradizionali che si fa ora in Sardegna per produrre energia. L'uso del metano, per giunta, se possibile a buon mercato, potrà dare una spinta fortissima alla riduzione dell'inquinamento, in definitiva potrà concorrere non a peggiorare la situazione del nostro ambiente, ma a migliorarla drasticamente. Certo, ci vuole prudenza, per carità, non sto dicendo di buttarci a capofitto in questa avventura. La Saras deve garantire la sicurezza degli impianti e anche la sicurezza del lavoro di chi sarà impiegato in questa impresa. Dobbiamo essere ragionevolmente certi che non ci saranno danni alle persone e neppure ai territori, né nella parte direttamente interessata dall'estrazione, né in tutto il resto del territorio della Sardegna. Dobbiamo essere certi che ci saranno dei vantaggi economici, e anche notevoli, per i sardi e per la Sardegna. La Regione negozi pure durissimamente, se occorre, per strappare condizioni di favore per la nostra economia, sia collettiva sia dei singoli individui. I vantaggi diretti possono, per quanto riguarda me e il mio partito, andare anche solo ai cittadini delle zone interessate, ovvero anche solo ai cittadini della provincia di Oristano. Sono convinto che un vantaggio per un cittadino sardo, dovunque egli viva, sarà un vantaggio per tutti i sardi. Per questo sostengo, e il mio partito con me, questa mozione, almeno nella sostanza, per il suo significato, al di là degli aspetti polemici, e quindi voteremo con grande convinzione un documento che contenga questi principi, con la speranza che sia l'inizio di un percorso volto a rivitalizzare l'economia della nostra terra. Grazie dell'attenzione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, onorevoli colleghi, questo è un tema ormai attualissimo e molto dibattuto e sentito, come tutti i temi che ci fanno rivivere momenti del passato che ci hanno lasciato ferite profonde, parlo per esperienza personale. Nel parlare di valorizzazione e sfruttamento delle risorse locali, il mio pensiero corre al disastro ambientale causato dalle miniere nel mio territorio, che ancora oggi stanno procurando gravi problemi alle popolazioni locali. Non solo, penso anche, come ho già detto in quest'Aula, che 250 chilometri di gallerie che scendono a 270 metri sotto il livello del suolo, riempite d'acqua piovana che entra in contatto con i filoni scoperti e le attrezzature lasciate in seguito alla dismissione mineraria, stiano creando gravissimi danni alla salute pubblica. Questo spaventa noi, così come sono convinto spaventi le popolazioni dell'Oristanese che sono venute a contatto con questa nuova epopea, che è quella del metano. Per quanto riguarda il metano la Sardegna persegue da anni l'aspirazione di poter essere connessa alle reti nazionali. Abbiamo atteso lungamente, ma mi sa che ormai è da porre nel dimenticatoio il Galsi, che dovrebbe trasportare una risorsa che comunque ci proverrebbe dall'esterno, con tutte le conseguenze a cui è soggetta una nazione che dipende da altri.

Nella nostra isola abbiamo materie prime che sino ad ora non siamo riusciti a gestire compiutamente, con tutte le attenzioni per i possibili rischi. Ne hanno già parlato i miei colleghi, quindi non ripeterò cose già dette. Vorrei però soffermarmi un attimo su un tema molto caro anche a quest'Aula. Spesso abbiamo parlato di nazione Sardegna, ma dove mai si è visto che una nazione possa reggersi senza il governo delle sue materie prime? Non è possibile, non può esserci futuro per una nazione che non sia in grado di governare le proprie risorse naturali. Deve governarle tenendo conto sicuramente di tutte le attenzioni necessarie perché non danneggino altre risorse importanti, come giustamente i colleghi dell'Oristanese sostengono, come l'agricoltura, che peraltro è fiorente in quel territorio. Sono d'accordo sul fatto che la Regione debba comunque guardare all'agricoltura come a un comparto primario, cosa che non abbiamo mai fatto, perché abbiamo preferito l'industrializzazione selvaggia che creava centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma era destinata a lasciare strascichi a non finire. Ancora oggi ci sono lavoratori socialmente utili provenienti da esperienze industriali foraggiate dalle partecipazioni statali che hanno lasciato solo ruderi, zone industriali abbandonate, investimenti di miliardi buttati al vento, disperazione che ancora viene perpetrata nelle nostre comunità.

Io dico che forse è arrivato il momento di guardare con un'ottica diversa alle risorse che abbiamo e di cercare di governarle. Quindi credo che bene abbiano fatto i Capigruppo a inserire all'ordine del giorno questa mozione, non perché l'ha presentata il Gruppo P.D., ma perché riguarda un tema strategico, importante e delicato, ma anche di prospettiva. Ripeto, una nazione senza risorse primarie non va da nessuna parte; una nazione che dipende da altre nazioni è costretta a subire le scelte di queste ultime. Uso il termine nazione per sottolineare il fatto che in quest'Aula spesso si è parlato di autonomia, ma quale autonomia può esserci per noi se dipendiamo da terzi? Non ci sarà mai autonomia vera, continueremo a essere dipendenti. Allora, credo che dobbiamo essere ragionevoli e porre la massima attenzione perché, su questo sono d'accordo, se le trivellazioni dovessero creare danni all'ecosistema dell'Oristanese quel progetto non va perseguito, assolutamente no. Però se ci sono aree in cui il sistema geologico può garantire l'asportazione di una materia prima, come appunto il metano, senza che si creino danni di alcun genere, perché non sfruttare questa possibilità? Perché dobbiamo sempre dipendere da terzi? Siamo già dipendenti - l'hanno detto i miei colleghi - per quanto riguarda il vento e il sole, ma è mai possibile che cediamo questa ricchezza a delle multinazionali e nell'isola non rimanga nulla, alle popolazioni sarde non rimanga nulla, se non qualche spicciolo offerto agli agricoltori in maniera subdola? Sì perché gli agricoltori vengono "comprati" per poter impiantare infrastrutture utili alla produzione di energia, quindi utili per lo sviluppo industriale. E noi subiamo questa situazione senza avere un controllo sui nostri beni.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Agus. C'è troppo brusio in aula, colleghi, non si può proseguire così.

Prego, onorevole Agus.

AGUS (P.D.). Credo che dobbiamo invertire questa tendenza, dobbiamo discutere seriamente, perché la Sardegna davvero riesca a gestire compiutamente questo grande patrimonio che è l'energia pulita. Non sto qui a ricitarli ma, ripeto, di esempi ne abbiamo tanti. Noi puntiamo decisamente sull'industria primaria, ovvero sulle produzioni agroalimentari, che sono utili alla sopravvivenza umana e che nella nostra isola, se non investiamo in infrastrutture per industrie inquinanti, possono diventare d'eccellenza. Per fare questo c'è anche la necessità di creare un sistema industriale di trasformazione dei prodotti agroalimentari. Queste industrie hanno però necessità di energia, e di energia a basso costo possibilmente, altrimenti non sarebbero competitive nel mercato internazionale.

Altre volte ho fatto l'esempio dell'industria energivora delle piastrelle che c'è a Guspini, che consuma energia quanto la città di Oristano in un giorno e deve essere continuamente alimentata. Ebbene, questa industria usa come materia prima i caolini della Sardegna, non essendoci però nella nostra regione industrie di trasformazione, di verticalizzazione della produzione, il bene prodotto viene trasportato a Sassuolo. Ci sono aree della Sardegna che vengono sistematicamente saccheggiate per portare il tout-venant a Sassuolo, che poi rientra a costi elevati sotto forma di prodotti finiti. Noi subiamo questa situazione, allora credo che ci sia la necessità di un ripensamento della gestione delle materie prime in Sardegna, perché è la base economica che ci permette di crescere, di creare occupazione, di creare benessere. Per sostenere questa evoluzione c'è però bisogno di energia, energia elettrica e meccanica, ma anche energia pulita, come il metano. Ripeto, se questo bene lo deteniamo, perché a priori dire no alla sua estrazione? Diciamo no laddove un pericolo può mettere a rischio un'area importante sotto il profilo geoambientale, ma facciamoci aiutare se abbiamo dei dubbi, delle perplessità. Credo che le nostre università siano in grado di valutare i progetti che le imprese ci sottopongono e che possono essere soppesati e quantificati. La cosa fondamentale è che questa Regione sia in grado di governare finalmente questi processi e non di subirli, perché sino adesso li abbiamo solo subiti a danno della collettività intera.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.

LOCCI (P.d.L.). Signor Presidente, vorrei portare un piccolo contributo a questo dibattito che, tutto sommato, mi sembra si stia incanalando in maniera costruttiva verso la condivisione soprattutto di quelli che devono essere gli obiettivi della Regione sarda. Colleghi, ho avuto modo di partecipare a un forum de L'Unione Sarda dove ho potuto assistere dal vivo al confronto diretto tra le posizioni della Saras e quelle dei comitati spontanei di cittadini e dei rappresentanti delle aziende zootecniche e agricole del territorio. Ho capito alcune cose che vorrei molto sinteticamente esporre a quest'Aula.

Mi è sembrato di capire che la paura fondamentale delle aziende zootecniche rispetto a questo progetto sia soprattutto in termini di marketing. Vi è infatti il timore che la presenza di una trivella nei primi sei mesi possa creare un danno all'immagine dell'azienda. Ci sono poi le associazioni dei cittadini, ovviamente supportate dagli enti locali del territorio, che invece pongono in maniera veramente decisa il problema del rischio ambientale. Queste sono le due posizioni sul campo.

Ora, analizzando nel dettaglio almeno le carte che ci hanno messo a disposizione, da un punto di vista tecnico, per quello che può capirne un non tecnico, ovviamente, noi oggi ci troviamo di fronte alla possibilità di costruzione di un cosiddetto pozzo esplorativo. Il pozzo esplorativo, prima di essere costruito, deve essere sottoposto alla valutazione di impatto ambientale che, badate bene, non era obbligatoria in quell'iter, così ci hanno detto i tecnici, ma tutto sommato l'azienda costruttrice, incalzata dalla Regione e dagli enti locali, ha accettato di buon grado di sottoporsi alla VIA. Questa valutazione a che cosa serve? Serve ovviamente a fugare qualsiasi dubbio ci possa essere, anche minimo, relativo al rischio ambientale.

Io ho apprezzato due parole che ho sentito dire da un collega del Partito Democratico, esattamente dall'onorevole Porcu, e che faccio mie. La Regione sarda in questa fase, attraverso gli strumenti tecnici di cui dispone, in particolare la VIA, non deve essere un soggetto passivo, questo è il punto, ma deve essere un soggetto attivo che fa quasi la parte del carabiniere e sposa le ragioni, ovviamente, del territorio facendo in modo che non ci sia, in tutto questo processo, il benché minimo rischio ambientale. Questo è il problema, perché alla fine di questo processo, con tutte le opportunità che la tecnologia ci mette a disposizione, potremmo arrivare alla conclusione che l'impatto ambientale è pari a zero, ecco perché io non assumo oggi un atteggiamento precostituito, nel senso che non sono a favore della Saras, ma sono a favore dell'ambiente e dello sviluppo, come credo debba esserlo tutto il Consiglio regionale. Però è anche vero che la Sardegna non può continuare ad avere, consentitemi questo eufemismo, l'anello al naso quando si tratta di parlare di processi che possono portare sviluppo. In questo caso parliamo di una risorsa energetica che può portare un beneficio sia diretto che indiretto al territorio interessato a ospitare il processo produttivo e anche al resto degli abitanti (un milione e 500 mila cittadini) del territorio regionale, senza contare - è stato già detto, si rischia di ripetersi - tutti gli obiettivi vantaggi sul fronte dell'approvvigionamento energetico per la nostra Isola, che, si sa, ha problemi enormi.

Vorrei anche precisare che oltre alla valutazione di impatto ambientale relativa al pozzo esplorativo, se si dovesse valutare che il metano c'è ed è di buona qualità e quindi si dovesse decidere di continuare e passare dalla fase esplorativa alla produzione, si innescherebbe un altro processo che si chiama concessione di produzione e che verrebbe anch'esso sottoposto alla valutazione di impatto ambientale. Ecco che la Regione può, in queste due fasi, non essere soggetto passivo, com'è stato detto, ma soggetto attivo e valutare tutti i passaggi in maniera minuziosa perché venga fugata la possibilità di qualsiasi danno ambientale e per la popolazione.

Nella discussione a cui ho assistito in occasione di quel forum è emerso un altro aspetto, che ho richiamato io ma che è stato approfondito da altri, cioè la presenza di un gran numero di trivellazioni nella zona d'Italia più sensibile dal punto di vista agroalimentare, ovvero l'Emilia-Romagna, la regione della cosiddetta food valley, che è la zona intorno a Parma, dove si producono generi alimentari, non ultimi il grana padano e il parmigiano reggiano. Voglio dire che in quella zona i pozzi di trivellazione sono praticamente adiacenti agli stabilimenti aziendali. Se esiste una tecnologia pulita che ci permette di evitare qualsiasi rischio ambientale, sia diretto che indiretto, è chiaro che nessuno di noi può essere contrario. Se viceversa si dovesse paventare il pur minimo rischio, allora tutti saremmo autorizzati a dire: "No, non ve lo permettiamo". Dobbiamo però evitare di commettere l'errore di assumere un atteggiamento precostituito rispetto a questo e anche a molti altri problemi relativi alle produzioni energetiche, senza dimenticare che il metano, se effettivamente ci fosse, porterebbe un beneficio enorme che abbatterebbe del 30 per cento la bolletta energetica delle famiglie, delle aziende e delle industrie.

Devo dire, anche sulla base della mia esperienza di sulcitano, che probabilmente se avessimo avuto il metano molte delle industrie che hanno chiuso i battenti nel Sulcis e hanno mandato a casa più di 4 mila persone non avrebbero preso questa decisione. Quindi dobbiamo cercare di essere, diciamo, neutri nell'approccio a questo problema, senza assumere atteggiamenti precostituiti, ma avendo ben presenti quelli che sono i potenziali rischi, che devono essere valutati e verificati, ma considerando anche i vantaggi che una produzione vera di metano potrebbe portare a tutta la Sardegna e soprattutto alle aziende che insistono nell'Oristanese, perché mi risulta che anche le aziende agricole e zootecniche che stanno in quel territorio hanno grossi problemi di pagamento della bolletta energetica. Questo, quindi, potrebbe essere un vantaggio per tutta l'Isola.

Dobbiamo tenere, ripeto, un atteggiamento non preconcetto, ma attento e vigile, facendo sì che tutti i passaggi siano rispettati, per questo ripropongo le parole dell'onorevole Porcu, che come ho detto all'inizio ho apprezzato: "Non dobbiamo vigilare passivamente".

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Arbau. Ne ha facoltà.

ARBAU (Sardegna è già Domani). Innanzitutto bisogna dire grazie al Partito Democratico per aver portato questo argomento in Consiglio regionale, lo dico anche ai comitati interessati. Di solito la politica di fronte ad argomenti scomodi fugge o fa finta di affrontarli e, diciamo così, se la cava sempre con posizioni ambigue.

Detto questo credo, assessore Liori, che le domande che ha posto l'onorevole Diana debbano avere delle risposte, perché molte delle nostre deliberazioni saranno conseguenti alle risposte che lei ci darà in quest'Aula. E' oggettivo che la Giunta non ha un piano energetico e deve dire a quest'Aula qual è la sua posizione riguardo all'utilizzo del gas metano e in particolare al progetto Eleonora. Il movimento di cui faccio parte è contrario a qualsiasi tipo di trivellazione. Noi siamo contrari, diciamo così, alla trivellazione prevista dal progetto Eleonora per tre ordini di motivi principalmente: per gli eventuali e possibili rischi per la popolazione, per la questione relativa ai problemi economici che potrebbero derivare a un ambiente come quello in cui si opera, dove insiste un distretto agroindustriale molto importante, nonché per i problemi che potrebbero derivare al territorio-ambiente. Lo dice uno che non è ambientalista e che condivide la teoria di Bachisio Bandinu, il quale appunto rilevava che nel vocabolario sardo le parole ambiente e natura non esistono. Noi sardi siamo infatti connaturati con l'ambiente, non abbiamo l'ansia di dover sempre dichiarare di voler difendere l'ambiente, perché noi stessi siamo l'ambiente.

Detto questo, però, io credo che in questo caso la scelta sia poco consona con le iniziative che la Regione deve portare avanti. Ma c'è un quarto e molto importante motivo per il quale noi siamo contrari al progetto Eleonora, ed è il fatto che qualsiasi decisione non va presa burocraticamente. Apro una parentesi: signori consiglieri, non facciamo finta di scaricare sulle questioni burocratiche questioni che sono meramente politiche. Bisogna assumere decisioni politiche, voglio dire che la decisione deve essere presa nel territorio, per questo io sono disponibile a votare la mozione del Partito Democratico nel caso in cui nel dispositivo si preveda l'indizione di un referendum consultivo per far sì che la decisione venga assunta dai sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Io vorrei ripartire dall'auspicio dell'onorevole Agus sull'autonomia di pensiero. Vede, onorevole Agus, autonomia di pensiero significa capacità di autonoma visione e significa anche capacità di comprendere ciò che è più importante rispetto a ciò che non lo è per un'autonoma cultura, per un autonomo sguardo sulla realtà. Autonomia di pensiero significa anche capacità di distinguere un problema vero da un problema costruito da un artificio che trasforma progressivamente un problema normale in un problema dapprima importante poi strategico.

A me hanno sempre insegnato che per capire come stanno andando le cose bisogna capire chi scrive l'ordine del giorno. I sardi hanno iscritto all'ordine del giorno il tema della metanizzazione, è indubitabile che l'abbiano fatto; hanno iscritto all'ordine del giorno l'equiparazione della tariffa energetica della Sardegna a quella delle altre Regioni italiane ed europee; hanno iscritto all'ordine del giorno la rottura dei monopoli che hanno determinato l'aumento delle tariffe. Non hanno mai iscritto all'ordine del giorno la bufala che lega l'estrazione al vantaggio sulla bolletta energetica, perché sanno che è una bufala. Chi sta riuscendo a iscrivere in questi termini il problema all'ordine del giorno della Sardegna è un gruppo industriale che si chiama Saras, che sta esaurendo la sua mission petrolifera e sta cercando nuovi asset nell'estrazione di fonti energetiche. Quando questi gruppi aggiornano la loro strategia, tra le cose che insegnano ai loro manager c'è proprio quella di creare intorno all'innovazione della loro strategia un vasto consenso sociale. Leggete, per cortesia, un libretto molto istruttivo per chi fa politica, che si intitola "Confessioni di un sicario dell'economia", scritto da John Perkins, un lobbista delle grandi compagnie americane proprio del settore dell'energia, che racconta come queste compagnie mandassero nei paesi europei, nei paesi arabi, nell'America latina e anche in Asia, prima di realizzare l'investimento, delle figure che dovevano prendere contatto con il politico locale, con gli organi di rappresentanza, e che avevano il compito di presentare costi, tariffe e benefici, di rappresentare cioè un grande trend di sviluppo legato all'estrazione, per poi, una volta realizzata l'estrazione, lasciare esattamente quello che è sotto gli occhi di tutti. L'Arabia Saudita riuscì a invertire questo processo su un accordo politico, bellico e finanziario, che consentì agli Stati Uniti di dichiarare la non convertibilità del dollaro, perché era la moneta con cui si scambiava il petrolio.

Quindi chi scrive l'ordine del giorno va sempre tenuto d'occhio e in questo momento noi siamo sotto la pressione di un grande gruppo industriale che ha esaurito un asset e ne sta inaugurando un altro, ma non facciamo iscrivere all'ordine del giorno l'equazione: estrazione uguale risparmio sulla bolletta, perché è una bufala! E' una grandissima bufala non foss'altro per i temi che lei, onorevole Agus, sollevava. Infatti, affinché l'estrazione sia di immediato vantaggio per la popolazione locale dovrebbe esistere uno ius loci di proporzioni tali da configurare ben più di una royalty, di cui noi abbiamo già goduto in altre circostanze, perché la tassa di fabbricazione che la Saras ci ha versato in questi anni per la raffinazione del petrolio ha reso alla Regione 600 milioni di euro all'anno. Ma dire che l'estrazione produrrà l'abbattimento dei costi dell'energia e la metanizzazione è una costruzione propagandistica a cui bisogna sottrarsi assolutamente per non farsi imporre una modalità di ragionamento che perimetra il problema com'è più conveniente per chi vuole raggiungere un certo risultato. Questo è il problema. Io non accetto che il perimetro sia stabilito dalla Saras, perché so perfettamente a che cosa è dovuto il caro tariffe in Sardegna, ma non perché lo dico io. Di recente anche l'Authority per l'energia ha detto che il caro tariffe in Sardegna è dovuto a una distorsione del mercato, ha aperto un'indagine e ha chiaramente parlato di comportamento distorsivo da parte della società Terna. Questo è un campo tipico della politica, quello della regolazione. Tutti gli impianti di produzione di energia elettrica oggi sono in regime di essenzialità, cioè sottratti al mercato: Enel, Saras, E.ON. e la stessa Ottana Energia sono tutte in regime di essenzialità, cioè lo Stato, ovvero noi, paga i costi di produzione della loro energia, ma non sappiamo a quanto la Terna acquista l'energia da quelle società per tenere il sistema in equilibrio.

Allora, se vogliamo parlare delle questioni energetiche parliamone, ma il nostro tema è: chi realizza la dorsale per la diffusione del metano, posto che abbiamo fatto le altre reti? La facciamo noi con i nostri fondi europei? Questo è il nostro tema! Poi il metano lo possiamo rigassificare, lo compriamo, al di là del mare ce n'è in abbondanza! Il nostro tema è: ci colleghiamo a Livorno sì o no e chi paga questo collegamento? Lo paghiamo noi con una tassa di scopo o con i nostri fondi europei? Questo è il nostro tema principale!

Un altro tema riguarda la necessità di capire se un'area che produce profitti, che produce reddito, che ha una vocazione naturale e crea produzioni naturali, debba sentirsi continuamente posta sotto pressione come se fosse una landa abbandonata da Dio, dove non c'è gente che lavora, che produce denaro. Io vedo che la Cooperativa 3A esporta latte in Cina, per cui un problema della Regione sarebbe quello di lavorare a monte e a valle della produzione del latte, perché noi non lavoriamo tutti i derivati del latte, che vengono invece lavorati fuori, così come le sabbie silicee. Questo è il mio ordine del giorno. Non possiamo far iscrivere al nostro ordine del giorno un'equazione falsa! Il piccolo pozzo esplorativo, mi diceva prima l'onorevole Solinas, equivale a due Gennargentu messi uno sopra l'altro: 3 mila metri! Non che non si possa fare, per carità, ma io ho il diritto di ragionare sul perché devo fare un buco di 3 mila metri, quando ho altre cose per la testa per raggiungere risultati magari più alti. Posso? Perché la Saras riesce a iscrivere qui un'ora di dibattito e la 3A è bloccata perché non riesce a fare un deposito di GNL - dico uno!- per alimentare il suo fabbisogno energetico? Ma non vi viene il dubbio che siamo sotto la pressione di un'attività lobbistica francamente non richiesta, almeno per quanto mi riguarda, ed eccessivamente presente nelle istituzioni? Vi consiglio vivamente di leggere il libro "Confessioni di un sicario dell'economia"!

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Presidente, io sono una di quei consiglieri che hanno portato le istanze del territorio in questa materia all'interno delle istituzioni, ma che purtroppo non hanno avuto alcuna risposta. Questa mozione è quindi un'occasione importante, proprio perché ha il merito di portare al centro del dibattito un tema così importante, anche se non la condivido, non condivido in materia energetica una concezione che considero tardo ottocentesca. Dico che la politica non può continuare a ignorare o violare la volontà popolare, ciò non dovrebbe essere permesso alle società petrolifere già in forte debito con i sardi e ancora meno alle rappresentanze dei partiti politici che all'interno delle istituzioni dovrebbero portare le istanze dei cittadini, garantendo quindi il diritto costituzionale della sovranità popolare.

Oggi questa mozione è inopportuna anche di fronte al no espresso dalla recente manifestazione di massa ad Arborea, in occasione proprio della presentazione ufficiale del progetto Eleonora Saras - io lo chiamo così - che prevede le trivellazioni dei nostri territori alla ricerca di un'improbabile presenza del metano ai fini della sua estrazione. Ora l'accanimento per il metano ad Arborea e in tutti i vasti territori della Sardegna minacciati dalle trivelle è pericoloso, inutile e devastante per le comunità e l'ambiente, e fa chiaramente trasparire gli interessi dei soliti noti. Ritengo che la Sardegna abbia già dato.

Presidente, succede qualcosa a sinistra, anzi a destra?

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zuncheddu. Onorevole Mario Diana! Onorevole Pittalis!

Prego, onorevole Zuncheddu.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Litigano gli oristanesi!

In questo progetto la valutazione di impatto ambientale è approssimativa ed è di parte, e non è un optional, come qualche consigliere ha detto poco fa, ma è rigorosamente prevista dalla legge. Non ci sarebbe nessuna ricaduta negativa sulla salute pubblica, arrivando persino a omettere la nota pratica del fracking, ovvero il procedimento di frantumazione degli strati rocciosi per la liberazione del gas, iniettando quindi ad alta pressione fluidi che generano inevitabilmente inquinamento delle falde acquifere potabili. Si tratta di disastri idrogeologici causati da esplosioni e incendi all'interno delle stesse condotte di estrazione. Questo è quello che è già successo nel mondo. Si omette totalmente l'effetto tossico e cancerogeno dell'idrogeno solforato che sprigiona a seguito di queste pratiche. Oggi si parla di metano in Sardegna con un ritardo di quarant'anni, quando numerose Regioni...

Che succede, Presidente? Li mandiamo fuori?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Zuncheddu, prosegua.

ZUNCHEDDU (SEL - Sardigna Libera). Quarant'anni fa numerose Regioni d'Italia si dotarono del gas metano e, caso strano, alla Sardegna ciò fu decisamente negato, nel pieno della cosiddetta industrializzazione dell'Isola, quando il metano sarebbe stato utile e probabilmente avrebbe anche bloccato o limitato la costruzione di centrali a olio pesante, con i suoi costi sia in termini finanziari che di danni per l'ambiente e per le economie tradizionali già esistenti. Mi riferisco a Porto Torres, a Portovesme, anche se questa è arrivata un po' dopo, all'insediamento industriale della piana di Ottana, per non parlare della Saras, che ha portato in Sardegna un po' di salari, grandi profitti per la famiglia Moratti, nonché corruzione e scandali all'interno della stessa società e della politica sarda. Quella "modernizzazione" ha distrutto le economie tradizionali dell'agroalimentare e della pesca in nome del progresso e di un modello di sviluppo costituito dai noti poli industriali, già rifiutati e bocciati in tutta Italia dalla metà degli anni cinquanta in poi.

E' utile ricordare che in quegli anni - queste sono note storiche che possono tornare utili - una parte dell'intellighenzia sarda illuminata, che faceva riferimento a movimenti sardisti, e una parte di intellettuali di origine comunista, socialista e anche democratico-cristiana guardarono con molto sospetto e diffidenza all'importazione di quel modello economico e a questa modernizzazione imposta come panacea dell'arretratezza storica della nostra economia. Una modernizzazione, quindi, che avrebbe dovuto portare al superamento del cosiddetto sottosviluppo dell'Isola e persino al debellamento della piaga del banditismo come retaggio di una società che va estirpato.

Quei sospetti purtroppo sono stati suffragati dalla storia. Abbiamo visto lo sperpero di fiumi di finanziamenti pubblici con i due Piani di rinascita, la distruzione della nostra economia e, come ho già detto, la corruzione e gli ingenti finanziamenti statali e regionali, per non mettere in conto i disastri derivati dall'inquinamento dei luoghi e i costi in termini di salute per le popolazioni, nonché le mancate bonifiche ambientali riconosciute da tutti ovunque come atto preliminare per la creazione…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zuncheddu. Mi vedo costretto a sospendere la seduta se si continua in questo modo. Onorevole Matteo Sanna, prenda posto per favore oppure vada fuori.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Presidente, litigano perché non vogliono le trivelle, prendiamone atto!

PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Zuncheddu.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Grazie, Presidente. Dicevo che le bonifiche sono da tutti riconosciute come l'atto preliminare per la creazione di nuove opportunità di lavoro e di rilancio economico per i sardi. Chiaramente, chi ha inquinato deve anche pagare, questo è un dettaglio che molto spesso viene trascurato.

Una parte della politica sarda, miope, non vuole prendere atto che diversi Stati del Nord Africa, e in particolar modo l'Algeria, non sono più disponibili a vendere il metano accettando i prezzi di mercato imposti dalle lobby del settore e i costi sempre più alti di realizzazione finanziaria e ambientale di questo metanodotto, il Galsi, non più appetibile. Questa consapevolezza ha fatto sì che la stessa società Galsi imponesse uno stop al progetto di almeno un anno, ma già la Sonatrach, la società che gestisce il metano in Algeria, si è espressa in termini molto chiari oltre due anni e mezzo fa, sostenendo che difficilmente avrebbe onorato gli impegni presi a livello internazionale.

Per chi l'avesse scordato vorrei anche ricordare che la Regione autonoma della Sardegna con la precedente finanziaria ha stanziato 150 milioni di euro a favore della società privata Galsi, rendendosi complice di un inevitabile disastro ambientale e di una servitù di passaggio certa per definizione. Tutto questo pagato con i nostri soldi e per il semplice passaggio del tubo dorsale, senza contemplare nessuna rete di distribuzione. Simili operazioni con conseguenti disastri ambientali e con sperpero di denaro pubblico ricordano tanto il "caso Furtei", laddove in nome di qualche chilo d'oro e di pochi e precari posti di lavoro è stata finanziata con i soldi pubblici una multinazionale dell'oro, che ha visto come amministratore delegato nientemeno che l'attuale Presidente della Regione autonoma della Sardegna. La distruzione ambientale di quei siti e il disastro dell'ecosistema causato dal mercurio sono a tutt'oggi, nella loro drammaticità, di difficile valutazione. E noi continuiamo a far finta di nulla.

Questa mozione, che a mio avviso è confusa e parla del minore inquinamento del metano senza entrare nel merito dei costi attuali, non definisce quale sia la rete primaria di distribuzione dell'idrocarburo, che mi sembra di capire si riferisca al gasdotto Galsi, e mette insieme tutte quelle reti di distribuzione secondarie, in parte attivate da alcuni comuni, senza dichiarare che il loro approvvigionamento potrebbe essere possibile solo agganciandosi al tubo dorsale Galsi, che attraversa l'Isola, senza fare alcun riferimento ai costi e alle devastazioni della nuova rete di distribuzione per garantire il metano a tutti i comuni. Quindi si omette la possibilità che i comuni possano dotarsi di serbatoi propri in modo da alimentare, laddove possibile, le reti proprie approvvigionandosi del gas in altro modo (vedi il sistema delle navi gasiere, molto più economico e indipendente dalla servitù del gasdotto). Si arriva a sostenere che le reti preesistenti per l'uso del gas propano siano compatibili col metano, e questo invece non è assolutamente vero: è proponibile soltanto con il totale rifacimento degli impianti nei comuni e nelle stesse abitazioni. Per ciò che concerne le cosiddette riserve di metano presenti nel Medio Campidano e nella pianura di Oristano, ad Arborea, nessuno studio geologico e ambientale ha dimostrato prima di tutto la presenza dell'idrocarburo, ancor meno le quantità, come dice la mozione, "tali da liberare dalla schiavitù energetica la Sardegna". Ricordo che la stessa Saras, con relazioni di parte, conferma la presenza di questo idrocarburo, ma non solo non riesce a quantificare…

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, questa mozione dovrebbe ottenere almeno il risultato di non vederci contrapposti in una battaglia che non produce effetti per la Sardegna, neanche dal punto di vista politico, però il tentativo mi pare sia proprio questo, fuori da quest'aula perlomeno: capire come schierarsi e poi cercare di orientare l'opinione altrui secondo l'assunto che quelli che sono contrari sono i bravi e tutti gli altri sono i cattivi.

Io ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi e devo dire che quello dell'onorevole Maninchedda per una parte ho stentato a comprenderlo, per un difetto mio ovviamente, la parte in cui egli dice che il prezzo del metano non è nella nostra agenda, così come non lo è il prezzo dell'energia. Il prezzo del metano è comunque regolamentato, ma se anche non lo fosse, l'onorevole Maninchedda dovrebbe spiegarci come mai la Cooperativa 3A avrebbe l'intenzione - da quel che ci è stato detto, io non ne ero a conoscenza - di costruire un deposito di gas per utilizzarlo per la sua attività? Immagino che la 3A, attenta com'è ad abbattere i costi, sappia benissimo che il metano costa meno delle altre forme di energia. E ne utilizza tanta di energia: utilizza certamente derivati del petrolio, oli combustibili BTZ, energia elettrica e quant'altro. Ora, se la 3A aveva veramente intenzione di dotarsi di un deposito di gas, il gas in questione è uno solo, ovvero il metano, perché l'aria propanata, quella che hanno la città di Oristano e tutte le città della Sardegna, è assolutamente improponibile dal punto di vista calorifico e anche del prezzo, essendo carissima. Su questo aspetto non intendo aprire nessun tipo di dibattito, però faccio questa considerazione.

Quale è invece tutto il resto del discorso? Dal punto di vista politico non posso accusare certo l'assessore Liori, che poche responsabilità ha, però all'onorevole Solinas vorrei dire che il Piano energetico ambientale regionale (PEARS), adottato nel 2006 dalla Giunta Soru, al punto II.7.4.3. dice che il gas naturale svolge un ruolo coerente con il protocollo di Kyoto. Non l'ho scritto io, l'ha detto il presidente Soru, e io sono convinto, come lui, che questo ruolo viene svolto dal gas naturale, poi c'è tutta un'altra serie di considerazioni.

Ora, perché stiamo discutendo di questo problema? Perché il presidente Cappellacci, anziché attardarsi a ridurre le indennità dei Gruppi consiliari (cosa che noi abbiamo già fatto senza aspettare lui), avrebbe fatto bene a dedicare una parte della sua attenzione non al vento - nel senso che si è persa nel vento - ma alla stesura di un piano energetico regionale, magari riprendendo quello criticato a suo tempo, ma poi non tanto, onorevole Solinas, perché l'unica critica che noi in quel periodo rivolgemmo al presidente Soru era quella di non aver adottato il PEARS nella sede opportuna, che era il Consiglio regionale. Solo questo avevamo detto. Esiste quindi un piano energetico regionale, non hai il tempo di farne un altro? Adotta quello, portalo in Consiglio, e così quantomeno tracciamo una strada per capire qual è il futuro energetico della Sardegna. Assessore Liori, lei è ancora in tempo per fare questo, gliene saremmo grati e probabilmente gliene sarebbe grato anche il popolo sardo.

Ecco quindi che per un'iniziativa a suo tempo autorizzata dalla Giunta Soru e dal sindaco pro tempore del Comune di Arborea - perché la verità bisogna dirla sempre - oggi la Saras presenta un progetto per la ricerca di gas naturale nel sottosuolo. Ma io credo che, come la Saras, ci siano altri soggetti impegnati nella ricerca di fonti energetiche diverse da quelle tradizionali, diverse dal carbone, onorevole Agus. Generazioni di sardi sono morte per il carbone e io non vorrei che potesse accadere la stessa cosa, non accadrà sicuramente, ma le paure le abbiamo tutti. Io sono un abitante di quel territorio e proprio per questo dico che se nel nostro sottosuolo esiste una miniera d'oro non sfruttarla sarebbe un delitto, pur con tutte le precauzioni del caso e al di là della valutazione di impatto ambientale, che peraltro non autorizza l'estrazione adesso. Onorevole Locci, lei si è interessato con dovizia di particolari del problema, ma la valutazione di impatto ambientale non autorizza l'estrazione; è una prima valutazione appunto di impatto ambientale, che serve solo per la perforazione ai fini di un sondaggio, perché successivamente ci sarà un'altra valutazione di impatto ambientale.

Sento tuttavia parlare in quest'Aula di cose meno pericolose, come i gassificatori, che hanno però un costo enorme. Vi invito a verificare dove sono ubicati i gassificatori nel Mediterraneo, quanto costano e che operazione devono fare. Il metano nasce gassoso, non liquido, ma nel gassificatore va messo liquido e poi ritrasformato in gas: un'operazione pericolosissima, una delle più pericolose e costose. Guarda caso, ne abbiamo uno vicino, che è quello di Barcellona. Questi signori vorrebbero, forse, portare il metano anche da queste parti; dico forse perché non lo so, ma se fossi uno che lavora lì direi: "Apriamo i mercati, il mercato della Sardegna è vicino, portiamo il metano anche lì. Realizziamo un gassificatore in Sardegna, facciamo in modo di trasformare il gas liquido in Sardegna". Come? Con una nave che gassifica, carica liquido e scarica gas; sono tutte operazioni possibili oggi con la tecnologia più avanzata. Stiamo parlando sempre di cose estremamente pericolose.

Nel momento in cui si decide - forse - di fare un sondaggio, si scopre che sotto il territorio del Medio Campidano esiste un giacimento piuttosto importante di metano. Ma non solo lì, perché, cari colleghi, quando l'allora sindaco di Arborea autorizzò questa iniziativa, io per curiosità, ma ero già consigliere regionale, mi preoccupai di capire perché questi signori volessero scavare qua, quando nella provincia di Parma (i miei figli studiano a Parma) ci sono circa 250 pozzi da cui si estrae metano. Mi sono chiesto: perché qui, su che base ci sono persone che vogliono scavare in Sardegna? Ho fatto una verifica e sembrerebbe che in tutto il mondo ci siano due aziende che indicano alle compagnie petrolifere dove presumibilmente esistono giacimenti di petrolio o di gas metano, come in questo caso, e ho scoperto...

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). Quando avrete tagliato anche l'ultimo albero, quando avrete ucciso anche l'ultimo pesce, quando avrete prosciugato anche l'ultimo fiume, allora potrete cibarvi dei vostri soldi, così dice un vecchio detto indiano. Io sono per l'autonomia di pensiero così come l'ha rappresentata, peraltro molto bene, l'onorevole Maninchedda. Diceva l'onorevole Giampaolo Diana che questa è una mozione che vuole essere strumento e auspicio per poter parlare in maniera laica di energia e di dotazioni strutturali. Dobbiamo essere certi, aggiungeva l'onorevole Meloni, che non ci saranno danni al territorio o per i cittadini, parliamo delle trivellazioni della Saras; dobbiamo essere certi che vi saranno vantaggi economici certi per la Sardegna e per i territori interessati. Questo abbiamo chiesto anche altre volte, aggiungo io, e la realtà attuale racconta di risultati molto diversi da quelli auspicati.

La nostra terra è stata per anni in balia di prenditori, pirati di impresa, persone senza scrupoli, che tanto hanno preso devastando un territorio immenso per bellezza e peculiarità geografiche. La nostra isola ha attualmente il triste primato dell'inquinamento ambientale tra le regioni d'Italia, con circa 445 mila ettari da bonificare. Tutto questo sta a significare che non è pensabile, senza concertazione e condivisione dei territori interessati, svendere anche un solo centimetro di territorio, unico bene inalienabile che ormai rimane al nostro derelitto popolo, vittima da troppo tempo di occupazioni forzose e illegittime.

Io vorrei chiedere agli amici e colleghi della provincia di Oristano se è vero oppure no che gran parte dei cittadini di quel territorio, riunita in comitati, e anche i loro rappresentanti negli enti locali siano scesi in piazza per manifestare grande dissenso sull'eventualità, che è più che un'eventualità, di queste trivellazioni. Faccio mio il documento che loro nei diversi incontri, anche con i rappresentanti della Saras, hanno presentato, in cui chiedono quanta energia vuole la Sardegna, quanta ne produce, dove può essere esportata l'energia, cosa si deve fare per creare le strutture per poterlo fare, quanto sviluppo economico ci può essere in questo e di quanto e quale lavoro c'è bisogno per tutto ciò.

Da elaborazioni Terna, il grafico dei consumi e quello delle produzioni in Sardegna dal 1973 al 2009 sono sostanzialmente sovrapponibili. Dal 2001 si è sempre avuto un esubero e nel 2009 si è avuto un surplus di produzione di oltre 896 gigawatt, corrispondenti a circa 180 mila impianti familiari da 3 chilowatt di potenza, esportati attraverso il cavo di collegamento Corsica-Italia. Che posto ha quindi il risparmio energetico generato con principi di efficienza, di cui ormai si dibatte sempre più in Europa? Crea più sviluppo economico il risparmio o ne creano di più le nuove produzioni di energia? L'Enea stima in 73 terawattora il risparmio possibile nel 2020, pari alla produzione di 7 grandi centrali nucleari da 1.300 megawatt, come quelle che i fautori politici del nucleare propongono. Dico solo che con politiche di risparmio e di efficientamento si potrebbero creare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Sono state poste delle domande e le risposte sono facilmente intuibili e possono essere date con semplice buon senso. Occorrono politiche serie di risparmio prioritariamente, non incentivi che andranno nel tempo a gravare sempre di più sulla bolletta del cittadino.

Questo è il quadro entro il quale si deve valutare il progetto Eleonora per rendersi conto, almeno per il momento, della sua inutilità attuale. Non serve entrare in tecnicismi sulla valutazione di impatto ambientale, in quanto crediamo che la tecnologia al giorno d'oggi sia in grado di risolvere le questioni ambientali con le misure compensative più opportune. Le valutazioni attengono solo ed esclusivamente al sistema di sviluppo. Prima le pale eoliche disseminate un po' dappertutto, magari anche in mezzo al mare, poi la ricerca della disponibilità di migliaia di ettari per il fotovoltaico o per la coltivazioni di cardi per l'energia verde e infine - questa è l'ultima trovata, nemmeno troppo recente - le esplorazioni del sottosuolo ad Arborea per verificare l'esistenza di giacimenti di gas per una sua eventuale estrazione. Le popolazioni si sono mobilitate contro questa iniziativa, sostenute dalle rispettive amministrazioni, e hanno espresso fermissima contrarietà di fronte a tanta arroganza e disinteresse nei confronti degli abitanti.

La Saras, multinazionale tristemente nota per le sue attenzioni nei confronti degli ecosistemi in cui si è insediata, soprattutto da noi in Sardegna, viene quindi a diffondere la sua visione di benessere e sviluppo basata sulla propria voracità energetica e incentrata sulla concentrazione esponenziale di agenti inquinanti, cioè sulla distruzione irreversibile del nostro territorio. E' vero, dappertutto avanza la crisi, i territori della nostra Isola sono spesso il residuo di una industrializzazione che ha distrutto, nei suoi processi di omologazione e standardizzazione, le culture locali, le identità, i saperi contestuali, e ha prodotto degrado ambientale, "povertà da sviluppo" e miseria diffusa. Ciò non è casuale o accidentale, è un prerequisito di quel modello di crescita economica.

E allora, di fronte a questa prospettiva di riproposizione su ampia scala di quel modello attraverso il progetto Eleonora (il nome forse andava cambiato), c'è chi non sceglie e non decide. Il problema parrebbe tecnico e non di scelta politica. Noi crediamo che sia l'esatto contrario. Io, a nome del Gruppo che rappresento, dico che siamo al di sopra delle parti, perché abbiamo scelto da tempo da che parte stare. La parola ecologia è anche nel nostro logo. Abbiamo scelto di essere contro le importazioni di immaginarie e salvifiche di modernizzazione in nome del gigantismo industriale, ovvero contro il consumo distruttivo ed esogeno delle nostre risorse territoriali. Lavoriamo affinché il nostro territorio, con il suo magma denso di soggetti socioeconomici in fermento, assuma il ruolo di luogo antagonista dell'attuale crisi, ponendo in valore le potenzialità e peculiarità patrimoniali e identitarie, nel tentativo di ridurre l'attuale assoggettamento all'economia finanziaria, che nessuno controlla più, e rivalutare nel contempo le imprese del territorio per il benessere delle società locali.

E' necessario quindi affidare un nuovo ruolo all'agricoltura - visto che oggi se n'è parlato -, possibilmente non omologata ai modelli industriali, costituita oggi da troppe aziende solo parzialmente integrate nel mercato e che devono mantenere o costruire reti informali di valorizzazione territoriale. Saperi locali e capitali sociali devono divenire preziosi nei nuovi processi di sviluppo che richiedono qualità di paesaggio e biodiversità (ormai tutti lo diciamo, ma nessuno finora lo ha fatto), qualità del contesto di vita delle nostre popolazioni urbane e rurali, specificità e autodeterminazione degli stili di vita, valorizzazione dei patrimoni culturali, delle tradizioni e dei saperi locali. Tutt'altra cosa rispetto alla VIA, cioè al lasciapassare perché la Saras porti avanti il suo progetto.

Io spero che almeno la discussione di questa mozione incontri la sensibilità dell'Assessore qui presente e lo porti a proporre un nuovo piano energetico. Siamo a fine legislatura, forse siamo già in ritardo, ma credo che l'attuale Giunta regionale abbia ancora un po' di tempo per provarci. Grazie.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Salis è rientrato dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Intervengo molto brevemente per tentare di capire se, a conclusione di questo dibattito, si possa ipotizzare un documento unitario da parte del Consiglio regionale su questo argomento e sui suoi aspetti specifici, cercando di non cadere nella trappola ideologica di un fondamentalismo ambientalista fine a se stesso, inutile, e di tenere comunque in considerazione le legittime istanze che vengono da un'area produttiva.

Partendo dalle origini del progetto Eleonora, cerco di capire intanto perché il problema emerga in tutta la sua portata soltanto oggi. Lo dico all'amico Antonio Solinas, per ricordargli che la società Saras ha ottenuto dalla Regione sarda un'autorizzazione d'indagine per la ricerca di gas nel sottosuolo della zona di Arborea e del Medio Campidano a partire dal 2006. Nel 2006 nessuno ha sollevato criticità, nessuno ha sollevato problemi, nessuno si è preoccupato degli effetti che, allora sì, quella procedura, sul piano anche amministrativo, poteva determinare. Nel 2009 la Saras ha ottenuto il permesso di ricerca, dopo complesso iter burocratico, e nel 2011 ha avviato l'iter autorizzativo, come ricordava il collega Mario Diana, per la realizzazione di un pozzo esplorativo (quindi non per l'estrazione), e tutto è ancora sottoposto alla valutazione di impatto ambientale.

Io non ho assolutamente da difendere la Saras, ma mi pongo il problema del perché una reazione così forte e decisa al progetto imprenditoriale di un gruppo si ponga soltanto oggi. Non sono un tecnico, come diceva di sé il collega Giorgio Locci, a me interessa capire se questo tipo di intervento pregiudichi le ragioni produttive, economiche e sociali di quel territorio, oppure le accresca e possa anche rappresentare una risposta al problema del deficit energetico e soprattutto alla questione dei costi che in qualche modo si dovranno affrontare e che il sistema Sardegna paga in termini di maggiori oneri pari al 30 per cento rispetto al resto dell'Italia e dell'Europa.

Vedete, io penso che non sia il caso qui di attardarsi nelle tifoserie, a favore o contro, perché significherebbe davvero semplificare ed eludere il problema. Direi, semmai, che se c'è la reale volontà, anche per come è stata articolata la mozione, possiamo riassumere in un ordine del giorno le questioni che, anche con accenti critici, sono state portate all'attenzione dell'Aula, ivi compresa, assessore Liori, la necessità - è anche mio l'invito che le è stato formulato - di portare in Aula, quanto prima, il Piano energetico. Vedete, quindi, che pur da punti di vista diversi diciamo a volte le stesse cose.

Pertanto, se ci sono le condizioni per un ordine del giorno unitario, o quanto meno il più largamente condiviso, procediamo in tal senso, altrimenti sarebbe il caso che l'onorevole Diana, proprio per l'importanza di questa mozione, che non può essere liquidata in termini così sbrigativi, e pur avendo fatto bene a portarla all'attenzione dell'Aula per un dibattito aperto e franco, la ritirasse.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'industria.

LIORI, Assessore tecnico dell'industria. Signor Presidente, onorevoli consiglieri, il tema oggi in discussione è molto importante e di attualità, perché la crisi dell'industria che ci attanaglia - l'ha ricordato l'onorevole Giampaolo Diana nell'illustrare la sua mozione - trae origine per una parte importante proprio dal problema dell'energia. Bisogna anche dire che la Sardegna, dopo la fuga delle industrie energivore, si è ritrovata con un surplus di produzione di energia pari a circa il 20-25 per cento del proprio fabbisogno, ma questo non vuol dire che dobbiamo continuare a produrre energia perché le altre Regioni in Italia, attraverso il condotto elettrico SACOI, se ne possano avvantaggiare. Non ci può essere sviluppo senza energia, naturalmente alle condizioni che il buon senso impone a tutti, compresi i politici che devono decidere. Quindi il tema della necessità di un piano energetico è quanto mai attuale. Non si può partire da un piano energetico regionale senza fare un bilancio energetico per capire da dove ci approvvigioniamo, ovvero quanta energia produce ogni fonte energetica: l'eolico, il fotovoltaico, la chimica verde, l'idroelettrico, i derivati petroliferi, il carbone e così via. Ma la determinazione del fabbisogno deve tener conto delle necessità di energia che abbiamo oggi e avremo domani, e quindi anche dell'idea di sviluppo che abbiamo per la nostra Isola. Non è ininfluente una decisione in merito al nostro fabbisogno di energia termica diretta e al fatto che ce ne possiamo approvvigionare. E' chiaro che la nostra Isola non potrebbe fare a meno di una risorsa come quella del metano. Poi, come approvvigionarsi di metano è un problema che la Regione ha in parte già risolto nel momento in cui ha deciso di aderire al progetto Galsi per la metanizzazione dell'isola. Anche in assenza di un piano energetico la Sardegna ha deciso; la classe politica, anche se non proprio unanimemente, si è con convinzione schierata a favore di quel progetto e ha preso delle decisioni rispetto alle quali è stata conseguente anche con i Governi che si sono avvicendati in questi ultimi anni.

Il tema della metanizzazione della Sardegna condiziona pesantemente qualunque piano energetico approveremo, anzi ha condizionato anche le scelte sulla realizzazione di infrastrutture pronte a ricevere l'eventuale metano, in qualunque modo dovesse arrivare, per esempio con le navi metaniere, che oggi possono concentrare dieci volte più del passato il prodotto da trasportare ed eventualmente rigassificare anche offshore, come diceva l'onorevole Diana, perché no. Certamente la diversificazione delle vie di approvvigionamento, e quindi la necessità di un doppio collegamento, con l'Algeria e con il continente italiano, ci metterebbe al riparo da eventuali crisi che potrebbero verificarsi. Per esempio, se l'Algeria dovesse decidere di tirarsi fuori dal progetto Galsi, noi comunque non rinunceremmo, e lo abbiamo chiarito, come Regione, negli accordi col Governo, al collegamento tra il nord Sardegna e il continente, perché abbiamo bisogno del metano, la cui mancanza viene pagata dai nostri cittadini e dalle nostre industrie. E' vero che il prezzo del metano è controllato e dovrebbe essere uguale per tutti, però è anche vero che pagare la corrente elettrica costa più di quanto non costi produrre l'energia calorifera direttamente con il metano per l'utilizzo in molti tipi di aziende o per uso domestico. Quindi è chiaro che il risparmio per le famiglie e per la nostra imprenditoria ci sarebbe, con ovvie ricadute positive che non sto qui a illustrare.

Naturalmente il progetto di realizzazione di una rete di metanizzazione ha comportato un impegno di carattere imprenditoriale anche da parte di privati, perché con la finanza di progetto il privato dovrebbe sostenere almeno il 50 per cento della spesa. Le aree di programma in cui la Sardegna è suddivisa sono state quasi tutte realizzate, però il metano tarda ad arrivare. E' una spesa non indifferente, che la nostra Isola ha già sostenuto per il 50 per cento, mentre per il restante 50 per cento c'è l'impegno di un gruppo di imprenditori che hanno creduto nel progetto e ai quali non possiamo evitare di dare risposte, qualunque sia il sistema di approvvigionamento che adotteremo.

L'accordo di programma quadro sul metano deve pertanto andare avanti indipendentemente dal discorso odierno sul progetto Eleonora. Abbiamo chiarito di che cosa si tratta: una condotta di circa 900 chilometri, che per la nostra isola significherebbe comunque uscire da un gap anche infrastrutturale che, lo sappiamo tutti, non è limitato alla metanizzazione. I ritardi che abbiamo sono tanti, però il ritardo nella realizzazione di questa infrastruttura (l'onorevole Diana, bontà sua, ha detto che forse tale ritardo dipende anche dalle divisioni interne della Sardegna) rischia di far decadere il progetto per motivi internazionali ed economici contingenti. Pensate solo alle condizioni che si sono venute a creare in Algeria e in altre nazioni, dove magari la convenienza della vendita di metano nelle realtà attuali è venuta meno; pensate al fabbisogno economico-finanziario sostenuto dalle banche, che allora erano disponibili a finanziare il progetto, mentre oggi, in tempi di stretta creditizia, potrebbero essere portate a cambiare idea. Quindi noi rischiamo fortemente di perdere questo progetto o almeno parte di esso, visto che la Regione ha già da tempo detto al Governo che non è disponibile a rinunciare alla richiesta di una condotta che porti la metanizzazione europea anche a casa nostra, perché questo è possibile ed è una rivendicazione che intendiamo portare avanti. Con questo credo di aver risposto anche a quanto detto dall'onorevole Maninchedda.

Noi abbiamo certamente la possibilità di utilizzare il GPL, come è stato detto anche qui, però il GPL è un prodotto petrolifero che non ha la stessa valenza e soprattutto non ha gli stessi costi, anche di carattere ambientale, del metano e quindi non sarebbe conveniente utilizzare queste reti per distribuire il GPL. Non possiamo rinunciare al metano e quindi dobbiamo fare diverse ipotesi di lavoro nel lungo, nel breve e nel medio periodo. Il metano per noi è una risorsa strategica e quindi la realizzazione almeno del tratto di condotta Piombino-Olbia è irrinunciabile per la nostra Isola, a prescindere dalle condizioni, anche per l'avvenire, in quanto consentirebbe di agire in una doppia direzione, cioè in un momento di crisi internazionale, tale condotta potrebbe essere affiancata da un rigassificatore (in qualunque parte del nostro territorio si decida di sistemarlo) ed essere utile al resto della nazione. Il metano cioè potrebbe essere trasportato con le navi metaniere salvaguardando così l'Italia e la Sardegna da difficoltà di approvvigionamento che in momenti di crisi economica o anche in seguito al mutamento delle relazioni internazionali potrebbero verificarsi. E' dunque importante distribuire il metano in tutta la Sardegna. Naturalmente per fare questo non c'è soltanto un problema di infrastrutture mancanti, ma c'è anche un problema di sicurezza energetica nazionale, tuttavia è importante prendere in considerazione il tema della risorsa endogena di cui si parla oggi.

Mi si pongono tante domande, intanto sulla posizione della Giunta rispetto all'utilizzo del metano di Arborea o del Medio Campidano. Su questo non può esserci una risposta precisa in questo stato di cose e nella situazione data di conoscenza, perché in realtà esiste uno studio preliminare, ma esistono studi - mi si dice - elaborati nei decenni passati da illustri geologi, che presupponevano la presenza in Sardegna di risorse metanifere e anche petrolifere, però nessuno lo ha mai realmente verificato. Dopo gli studi condotti dalla Saras ci è stato chiesto di autorizzare la realizzazione di un pozzo esplorativo per il quale, come è stato ben chiarito dall'onorevole Locci, con cui concordo, non era prevista la valutazione di impatto ambientale. Oggi la Saras ha accolto tutte le richieste provenienti dalle associazioni ambientaliste, nonché le osservazioni delle comunità locali e degli amministratori locali, e ha modificato in parte il suo piano. Chiede quindi di poter esplorare il sottosuolo per verificare se effettivamente vi sia presenza di metano oppure no. Naturalmente la valutazione di impatto ambientale è uno strumento di cui dispone la politica, che non sempre è composta da tecnici. Io, per esempio, faccio il medico, non sono né un geologo né un ingegnere e non ho nemmeno conoscenze particolari in materia di energia. Però la valutazione di impatto ambientale è uno strumento che permette alla politica, alla Giunta e al Consiglio regionale, di decidere non basandosi solamente sulle relazioni, anche approfondite o di carattere scientifico, che sono state illustrate ad Arborea e che io ho ascoltato attentamente proprio per capire quali erano e sono i problemi.

Tra l'altro, ad Arborea sono stati sollevati problemi che vorrei ricordare, come il pericolo di salinificazione delle falde o quello di subsidenza dei terreni, che si è verificato in altri territori, ma sono problemi che dovrebbero essere studiati più avanti, in una fase successiva, prima cioè di decidere se un eventuale pozzo metanifero in Sardegna possa avere dimensioni tali da consentirne lo sfruttamento in condizioni di sicurezza e di convenienza per l'economia. Il rischio infatti va valutato anche in base alle dimensioni del giacimento, perché non siamo disponibili a pagare, per esempio, per l'estrazione di 1 o 3 miliardi di metri cubi di metano. Con 1 miliardo di metri cubi di metano le ricadute per la nostra regione, considerate le attuali proposte della Saras (una royalty intorno al 10 per cento) e i benefici indiretti sulle bollette dei cittadini per la produzione di acqua calda e sulle bollette delle industrie per la produzione di energia calorifera, sarebbero ridicole. Con un miliardo di metri cubi di metano, a 35 centesimi al metro cubo, i benefici per le famiglie e la Regione ammonterebbero a 35 milioni di euro, ma anche se si trattasse di 100 milioni di euro io non rischierei di certo di mettere a repentaglio la sicurezza di Arborea. Diverso sarebbe se si trattasse di molti miliardi di metri cubi, sui quali si potrebbe aprire un dibattito e ragionare, naturalmente alla luce dello strumento di difesa che ha la politica, che si deve affidare non agli studi della Saras, né a quelli degli ambientalisti, bensì ai propri strumenti indipendenti che sono al servizio della collettività e consentono di capire se ci sono pericoli per le persone e per lo stesso bene che si vuole cercare. La VIA, infatti, mette in sicurezza anche il bene di cui parliamo, il metano, che potrebbe incendiarsi, esplodere, causare danni di ogni genere, quindi è uno strumento tecnico al servizio della migliore decisione possibile.

In questa fase non c'è la possibilità di dire a nessuno di che cosa stiamo parlando, perché non sappiamo se questo gas c'è e in che quantità. Può anche succedere che andiamo a cercare gas e troviamo un minerale più utile, meno pericoloso, quindi in questo momento stiamo parlando soltanto della possibilità di realizzare un pozzo esplorativo. Ci sono leggi che regolamentano i comportamenti della politica, la quale normalmente, quando la fase è tecnica, sta al di fuori, interviene solamente nel momento conclusivo di un iter, quando possiede tutti gli elementi per poter decidere. Se dovesse esserci un grande pozzo metanifero allora si procederà con la VIA per valutare i rischi effettivi.

Le assemblee a cui ho assistito a Oristano sono degli strumenti per mettere a confronto gli interessi della collettività e degli enti locali con quelli di chi propone l'iniziativa imprenditoriale. La politica poi decide certamente sulla base degli interessi delle comunità locali, soprattutto perché mi sembra che in questo caso coinvolgano anche le province, ma certamente la decisione non può non tener conto dell'interesse di tutta la Sardegna, perché di questo stiamo parlando.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue LIORI) Che dire? Per riprendere una delle domande che mi sono state poste, nella elaborazione del Piano energetico regionale siamo certamente in ritardo, ma siamo nelle condizioni di adottarlo in Giunta entro brevissimo tempo. E' una promessa che faccio all'Aula e che quindi so di poter mantenere. C'è già il Piano delle energie alternative, ma certamente questo non basta per parlare seriamente di energia.

Anch'io condivido l'impostazione dell'onorevole Mario Diana, il quale ha detto che un atto di programmazione di questo genere non può ricadere sulle spalle della sola Giunta. E' un atto di programmazione importante che coinvolge interessi così diffusi e radicati nella nostra regione che va portato meritoriamente all'attenzione del Consiglio, che è l'organo deputato all'approvazione degli atti di programmazione. Quindi anche le correzioni che a questo eventuale piano il Consiglio vorrà apportare saranno giustamente rispettate dell'Esecutivo.

Abbiamo detto a che punto è il progetto Galsi. Quale progetto abbiamo per far uscire la Sardegna dalle secche della crisi economica e anche della situazione energetica? Onorevole Diana, Riccardo Pazzaglia avrebbe detto: "Ah, saperlo"! Non è facile, perché la crisi che purtroppo ci attanaglia è arrivata in questi ultimi anni e abbiamo naturalmente difficoltà a dare una risposta in tempi così brevi, ma è chiaro che se la risposta fosse celere, sicura e facile l'avremmo già data. Invece, non è così. Occorre anche il contributo della minoranza, che non può limitarsi ad aprire dibattiti su temi come questo, a sollevare problemi e dire no a tutto. Sono sicuro che la minoranza ha al proprio interno energie, capacità, intelligenze e conoscenze per dare un contributo alla Sardegna, così come è doveroso, anche su temi come questo.

Si sono fatti errori? Certamente si sono fatti degli errori nella gestione e nella attribuzione delle energie alternative, favorendo gruppi industriali d'oltre Tirreno (penso all'eolico e al fotovoltaico), ma sono episodi che hanno attraversato trasversalmente le Giunte degli ultimi anni. Di sicuro molto si è fatto per favorire le imprese presenti nel nostro territorio, per abbattere il costo dell'energia, agevolandole nella costruzione di impianti di energie alternative con benefici che le convincessero a rimanere in Sardegna. Eppure, qualche impresa, penso a E.ON, per esempio, che ha un comportamento nei confronti della nostra regione scorrettissimo, non è stata convinta neanche da questo a rimane della nostra Isola. E' chiaro che in questo si è sbagliato, però molto è stato fatto in tempi convulsi e gli errori sono stati capiti talvolta a distanza di tempo.

Certo è che noi non possiamo non affrontare il tema delle ricadute e dei benefici derivanti dalla presenza di un eventuale importante pozzo metanifero in Sardegna. Attualmente questi benefici sono regolamentati da una legge del 1959, ci tengo particolarmente a evidenziarlo. Non so se ci siano vincoli e se abbiamo la competenza necessaria, però una Regione come la nostra, che rivendica maggiore sovranità nei confronti dello Stato, non può non tener conto del fatto che nazioni d'oltremare, per esempio alcuni Paesi del Nord Afri[PS2] ca, hanno fatto cadere governi, hanno capovolto monarchie radicate e tradizionali, hanno fatto piccole o grandi rivoluzioni per rivendicare al popolo una maggiore partecipazione ai benefici derivanti dalla fortuna di possedere dei giacimenti nel proprio territorio. Noi non potremo certamente accettare che un bene come quello in questione possa avere ricadute limitate al 10 per cento per la nostra Isola. Il Consiglio è sovrano in questo e penso che prenderà più di un'iniziativa per rivendicare all'Isola, se ci fosse nel nostro sottosuolo un bene così importante da meritare di essere sfruttato, ricadute e benefici di maggiore entità.

Ci dirà la VIA che cosa sarà meglio scegliere per la Sardegna. A quel punto penso che ci sarà un dibattito per una conoscenza diffusa, niente sarà fatto nelle segrete stanze della Giunta, ci sarà il coinvolgimento del Consiglio e avremo a disposizione tutti gli strumenti per poter dire esattamente che cosa sarà meglio fare.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). A me pare di poter dire che la mozione in discussione abbia egregiamente colto il duplice obiettivo che si prefiggeva: aprire un dibattito non condizionato da emozioni e interrogarci sulla necessità di metanizzare la Sardegna.

Mi rivolgo al collega Maninchedda: io non ho parlato di tariffe, perché sappiamo bene che le tariffe non sono nella disponibilità di nessuno. Noi possiamo, qualora ci fosse davvero il metano in Sardegna, ovunque lo si estragga, soltanto agire sulla concessione, ovviamente per ottenere qualche vantaggio in più.

Utilizzo questi pochi minuti per riconfermare due o tre cose molto velocemente. A me pare di poter dire che l'eventuale estrazione del metano nella nostra isola - come è stato ripetuto nei diversi interventi - si possa realizzare, ma non certamente se questo dovesse compromettere in qualche misura sia la salute pubblica sia la vocazione economica del territorio interessato. Mi pare di poter anche dire che da quest'Aula viene un'indicazione forte: a nessuno è permesso di imporre dall'alto delle scelte... Presidente, io cerco di accogliere il suo suggerimento, ma lei mi aiuti, altrimenti sarò costretto a utilizzare tutti e dieci i minuti e il tedio sarà soprattutto per il sottoscritto, mi creda.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

Prego, onorevole Diana.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). E' evidente a tutti, non perché sto ripetendo queste cose, che processi così importanti non possono che essere condivisi anche dagli attori locali. Le preoccupazioni, in particolare degli attori locali, devono incontrare la sensibilità delle istituzioni, che hanno il dovere anche di coordinare interventi che hanno una valenza di carattere generale e non locale.

Credo, Assessore, che noi dobbiamo chiederci se le ricadute ambientali abbiano un impatto socioeconomico con il territorio, in particolare con un territorio che ha la vocazione di cui abbiamo parlato. Siamo in presenza di un'area su cui insistono produzioni d'eccellenza e dobbiamo chiederci se queste, qualora si arrivasse alla fase di estrazione, potrebbero essere compromesse. Voglio ribadire che a partire dalla nostra mozione e da tutti gli interventi, ma è anche la posizione dei colleghi del P.D. che non sono intervenuti in questo dibattito, se un'eventuale estrazione del metano dovesse avere ricadute negative sulla vocazione naturale del territorio interessato saremmo noi i primi a essere nettamente contrari. Su questo non c'è il minimo dubbio.

Colgo l'occasione, in questi pochi minuti, per centrare un'altra questione che riguarda un tema delicato. C'è da interrogarci se la strumentazione legislativa della nostra Regione consente di rispondere con senso di responsabilità agli interrogativi che ci siamo posti, se consente il controllo e la partecipazione democratica delle amministrazioni locali, dei cittadini e delle forme organizzative che essi vorranno darsi per partecipare a quel processo. A me pare che si possa rispondere di sì, senza alcun dubbio. Aggiungo che eventuali valutazioni di impatto ambientale in questa regione, per scelte che si sono fatte nella passata legislatura, sarebbero ancora più restrittive perché sottoposte anche alla compatibilità del dettato del Piano paesaggistico. Lo sottolineo perché è un aspetto non secondario.

Io ritengo che la strumentazione legislativa consenta il controllo democratico, però mi chiedo: il metano serve, Assessore? Mi pare che dal dibattito di quest'Aula sia arrivata in maniera inconfutabile una risposta chiara: il metano serve e noi siamo preoccupati. Purtroppo da parte sua non ho riscontrato alcuna risposta rassicurante, non abbiamo assolutamente la certezza che quest'Isola possa essere metanizzata. E allora voglio dire questo: il metano serve e ce lo dimostra la stessa Cooperativa 3A, ribadisco su questo ciò che hanno detto Mario Diana e altri. Sono di questi giorni notizie stampa che ci confermano che la 3A, di fronte al fallimento del progetto Galsi, sta cercando un tipo di approvvigionamento diverso per avere il metano. Questo dimostra che anche le produzioni di eccellenza - lo dice la 3A, non noi - hanno bisogno del metano per produrre il calore indispensabile per i relativi processi produttivi e per essere maggiormente competitive. Siamo a questo.

Voglio anche dire a quest'Aula e a chi ci ascolta da fuori che qui non ci sono, per lo meno tra gli estensori della mozione, nemici di quelle popolazioni; anzi noi siamo attraversati dalla stessa ansia che attraversa la 3A, che è alla ricerca di una fornitura alternativa di metano. Però, attenzione, se parliamo di pericolosità, di impatto ambientale e di tutto ciò di cui abbiamo discusso, quel metodo di approvvigionamento è più pericoloso, è più impattante di quello che stiamo indicando noi.

Infine noi pensiamo, lo dico all'onorevole Pittalis, che si possa anche ritirare la mozione per il momento, ma la ripresenteremo non appena il Presidente della Regione sarà disponibile a venire in Aula a riferire sulle strategie energetiche per questa regione. Concludo con una dichiarazione di queste ore del ministro Orlando: "Gas e rinnovabili con attenzione all'ambiente". Questa è la posizione del Gruppo P.D., questa è la posizione del nostro partito che ribadiamo con fermezza.

PRESIDENTE. La mozione numero 252 è stata ritirata.

Continuazione della discussione congiunta delle mozioni Lunesu - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (228) e Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo sull'attuazione del protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006 sotto il profilo della

territorializzazione della pena per i detenuti stranieri (57)

PRESIDENTE. Comunico che essendo stato presentato un ordine del giorno, le mozioni numero 228 e 57 si intendono ritirate:

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Lunesu - Ben Amara - Pittalis - Amadu - Cossa - Arbau - Bardanzellu - Dedoni - Fois - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Meloni Valerio - Mula - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pisano - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo Terzo - Stocchino - Stochino - Tocco - Mulas - Cuccureddu - Campus - Oppi - Steri - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena, sia per i detenuti sardi che per quelli stranieri, sulla adeguatezza della pianta organica e il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 228 sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale,

PREMESSO che:

- l'articolo 27, comma terzo, della Costituzione dispone che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" e che ai sensi dell'articolo 24, comma secondo, "la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento" e il principio di territorializzazione della pena costituisce applicazione dei suddetti principi costituzionali, unitamente al principio della tutela della dignità umana, nonché del principio di uguaglianza;

- la legge n. 354 del 1975 prevede che nel disporre il trasferimento dei detenuti deve essere favorito il criterio di destinare gli stessi in istituiti prossimi alla residenza delle famiglie;

- il protocollo d'intesa tra il Ministero della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna siglato il 7 febbraio 2006 si pone, tra i vari, l'obiettivo di realizzare il principio di territorializzazione della pena, previsto dalla legge n. 354 del 1975 (e successive modifiche), favorendo il rientro in istituti penali della Sardegna dei detenuti di origine isolana o aventi residenza o interessi nel territorio sardo, che aspirano a tale rientro, al fine di consentire al detenuto di poter meglio esercitare il proprio diritto alla difesa, di intrattenere i rapporti affettivi con il proprio nucleo familiare, mantenere i contatti con la realtà socio-economica del luogo di provenienza al fine di consentire un più efficace e proficuo recupero sociale dello stesso;

CONSIDERATO che:

- circa 160 detenuti sardi stanno scontando la pena in istituiti penitenziari situati fuori dalla Sardegna e ciò costituisce una grave violazione dei loro diritti e del principio di territorializzazione della pena;

- la detenzione fuori dall'Isola impedisce nei fatti ai detenuti di mantenere, migliorare e ristabilire le relazioni con le proprie famiglie e comporta disagi e gravi ripercussioni anche di carattere economico;

- il principio di territorializzazione della pena va applicato anche nei confronti dei detenuti stranieri, proprio in virtù della maggiore lontananza dal nucleo familiare rispetto ai detenuti italiani e dell'isolamento dovuto al fatto di trovarsi in un paese straniero di cui, nella maggioranza dei casi, non conoscono non soltanto il sistema giuridico e culturale, ma nemmeno la lingua e perciò in una situazione di obiettiva difficoltà di scambio e di socializzazione;

- la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo richiama le istituzioni italiane ad adoperarsi in maniera fattiva per porre rimedio alla condizione di insostenibilità nella quale vive gran parte dei detenuti nelle carceri italiane costretti a scontare la pena in condizioni disumane;

- le risoluzioni della Seconda Commissione n. 1 del 16 aprile 2009 (sulle problematiche del settore penitenziario in Sardegna) e n. 15 del 3 marzo 2010 (sull'attuazione del protocollo d'intesa tra Ministero della giustizia e Regione autonoma della Sardegna) impegnano la Giunta regionale a portare all'attenzione del Governo le problematiche nelle quali versano le carceri sarde e ad attivare tutte le misure necessarie all'attuazione del protocollo d'intesa;

PRESO ATTO che il Consiglio regionale, nella seduta del 23 settembre 2009, ha approvato la mozione n. 15/3 con la quale ha impegnato il Presidente e gli assessori competenti affinché venga data effettiva attuazione alla territorializzazione della pena e si facciano carico del grave stato di degrado in cui versano le carceri isolane, al fine di renderle luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento dei detenuti, degne di un paese civile, e nella seduta del 6 marzo 2012 ha approvato la mozione n. 168/16 nella quale è denunciato il rischio che le carceri sarde vengano trasformate in istituiti di massima sicurezza e nella quale viene constatata la completa inattuazione del principio di territorializzazione della pena;

RITENUTO che:

- malgrado le notizie che giungono dal Governo secondo le quali sarebbero in arrivo in Sardegna 510 nuovi agenti di polizia penitenziaria, la disponibilità di personale potrebbe risultare ancora insufficiente rispetto al fabbisogno effettivo;

- numerosi agenti penitenziari sardi lavorano da anni fuori dal territorio regionale e auspicano, dopo un ragionevole periodo, di essere trasferiti in Sardegna;

- la mobilità rappresenta un diritto degli agenti penitenziari e il loro trasferimento nell'Isola potrebbe in parte sopperire alla cronica carenza di personale che si rileva negli istituiti penitenziari sardi anche in prospettiva dell'apertura delle nuovi sedi carcerarie;

CONSIDERATO, inoltre, che:

- il protocollo d'intesa tra Ministero della giustizia e Regione autonoma della Sardegna prevede l'impegno a favorire un'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale (articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998) mirata alle esigenze del particolare tipo di utenza; tale offerta formativa deve essere realizzata attraverso percorsi formativi "ad hoc" finalizzati all'acquisizione di una professionalità che sia spendibile, per quanto concerne i detenuti stranieri, nel paese d'origine del detenuto; per l'attuazione di tale progetto, il Ministero della giustizia e la Regione si sono impegnati a collaborare al fine di costituire una rete di rapporti tra i soggetti a vario titolo coinvolti nello specifico settore, che deve avere carattere transnazionale, al fine di agevolare la conoscenza del tessuto economico dei paesi terzi e favorire la creazione di canali di accesso al lavoro;

- da quanto emerge dall'indagine sullo stato delle carceri in Sardegna, svolta dalla Seconda Commissione consiliare durante la XII legislatura, la maggior parte dei detenuti stranieri proviene dai paesi del nord Africa e, da quanto risulta dalle ultime indagini statistiche, attualmente la maggioranza dei detenuti è costituita proprio da questi immigrati, peraltro condannati per episodi di microcriminalità, legati alla necessità di sopravvivere, che non denotano un elevato grado di pericolosità sociale, e quindi di facile recuperabilità e reinserimento;

- i detenuti stranieri hanno manifestato, secondo quanto emerge dai sopralluoghi effettuati dai consiglieri che si sono recati in visita nelle carceri sarde, la volontà di poter scontare la pena preferibilmente nei loro paesi d'origine e che, per poter ottenere tale risultato, a uno dei quali mira appunto il citato protocollo d'intesa del 2006, è necessario avviare ed intrattenere proficue relazioni diplomatiche con i consolati e le ambasciate dei paesi di provenienza dei detenuti stranieri, ai fini della stipulazione di apposite convenzioni e protocolli d'intesa in tal senso;

- l'effettiva applicazione della territorializzazione della pena determinerebbe esclusivamente effetti positivi quali: decongestionamento degli istituti di pena, riduzione delle spese per il mantenimento dei detenuti per le amministrazioni carcerarie, attuazione dei principi costituzionali del rispetto della dignità umana, tutela della persona e dell'unità familiare, recupero sociale dei condannati e loro reinserimento sociale, migliore amministrazione della giustizia,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) ad adottare nei confronti del Governo ogni iniziativa utile a favorire il trasferimento nell'Isola dei detenuti sardi che stanno scontando la pena fuori dalla Sardegna affinché sia reso finalmente effettivo il principio di territorializzazione della pena;

2) ad attivarsi nei confronti del Governo nazionale, in particolare nei confronti del Ministero della giustizia, del Ministero degli esteri e tutte le rispettive strutture specializzate, affinché vengano avviate ed intrattenute le necessarie relazioni diplomatiche con i governi dei paesi stranieri in vista della stipulazione delle opportune convenzioni e protocolli d'intesa;

3) ad attivarsi con i presidenti delle altre regioni affinché il Governo nazionale apra un tavolo di confronto al fine di trovare opportune soluzioni alla comune problematica del sovraffollamento delle carceri e della territorializzazione della pena;

4) ad attivarsi affinché vengano messe a disposizione le necessarie risorse finanziarie al fine di favorire la realizzazione dei predetti obiettivi;

5) a verificare presso il Governo l'effettiva entità del fabbisogno di personale e nelle more attuare in tempi rapidi la mobilità degli agenti penitenziari sardi che lavorano da anni fuori dal territorio regionale;

6) a insediare la Commissione interistituzionale permanente prevista dal protocollo d'intesa siglato dalla Regione con il Ministero della giustizia nel 2006 con il compito di dare esecuzione e controllare lo stato di attuazione del suddetto protocollo.)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Manca, Peru e Pitea hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Arbau - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cozzolino - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pisano - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stocchino - Stochino - Tocco - Tupponi - Zuncheddu.

Si è astenuto il consigliere: Porcu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 64

votanti 63

astenuti 1

maggioranza 32

favorevoli 63

(Il Consiglio approva).

Discussione della mozione Steri - Sanna Giacomo - Contu Mariano Ignazio - Piras - Cappai - Cuccureddu - Capelli - Rodin - Lai - Dedoni - Cuccu - Cocco Daniele Secondo - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Manca - Cucca - Porcu - Corda - Lotto - Agus - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Espa - Diana Giampaolo - Bruno - Obinu - Contu Felice - Sanna Matteo - Artizzu - Sanna Paolo Terzo - Biancareddu sulla procedura di riordino fondiario elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (169) abbinata alle interpellanze Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sulla mancata applicazione della nuova disciplina relativa alla riscossione dei contributi irrigui da parte dei consorzi di bonifica (254/A) e Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sull'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 6, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (283/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 169 e delle interpellanze numero 254 e 283.

(Si riporta di seguito il testo della mozione e delle interpellanze:

Mozione Steri - Sanna Giacomo - Contu Mariano Ignazio - Piras - Cappai - Cuccureddu - Capelli - Rodin - Lai - Dedoni - Cuccu - Cocco Daniele Secondo - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Manca - Cucca - Porcu - Corda - Lotto - Agus - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Espa - Diana Giampaolo - Bruno - Obinu - Contu Felice - Sanna Matteo - Artizzu - Sanna Paolo Terzo - Biancareddu sulla procedura di riordino fondiario elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

premesso che:

- la legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge quadro in materia di consorzi di bonifica), ha introdotto una nuova disciplina dei consorzi di bonifica; tra l'altro la citata legge, all'articolo 4, ha previsto che l'Amministrazione regionale deve approvare un piano regionale di bonifica e di riordino fondiario, nel quale devono essere disciplinati anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e favorire la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni; in particolare, il citato articolo 14 disciplina tra l'altro i presupposti necessari per dare corso a procedimenti di riforma fondiaria;

- in questa situazione, non rinvenendosi disposizioni transitorie ed incidendo la nuova disciplina solo sui citati presupposti, poteva essere portato a compimento il progetto di piano di riordino predisposto dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale relativo alle aree ricadenti nel territorio del Comune di Pauli Arbarei; sennonché, pur avendo il progetto in questione ottenuto il parere di cui all'articolo 18 della legge regionale n. 3 del 2008, lo stesso non è stato portato a compimento;

- in prosieguo, con deliberazione n. 10/50 del 12 marzo 2010, la Giunta regionale ha approvato il piano regionale di bonifica e di riordino fondiario; peraltro in detta deliberazione non si è provveduto a disciplinare anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e favorire la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni, così sollevando pure dubbi sulla possibilità di portare a compimento il progetto di piano di riordino predisposto dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale; non si rinvengono neppure successivi atti con i quali si sia rimediato all'omissione;

- in questa situazione è intervenuta la legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento), che all'articolo 17 (Disposizioni in materia di agricoltura), commi 6 e 7, ha introdotto una serie di disposizioni in materia prevedendo:
"6. In deroga alle disposizioni di cui all'articolo 4 della legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge quadro in materia di consorzi di bonifica), possono essere portati a compimento i piani di ricomposizione e riordino fondiario in corso alla data di entrata in vigore della medesima legge regionale; resta ferma la necessità di acquisire il parere di cui al comma 18 dell'articolo 7 della legge regionale n. 3 del 2008. Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale approva uno specifico piano volto a individuare ulteriori interventi di riordino fondiario.
7. Al fine del compimento della procedura di cui al regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale), e sue modifiche ed integrazioni, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 3, commi 2 e 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità), e successive modiche ed integrazioni. E' fatta salva la possibilità da parte degli interessati di presentare, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa), una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, nella quale sia indicato anche in che modo essi sono venanti in possesso delle particelle immobiliari che hanno in godimento, allegando nel caso alla suddetta dichiarazione tutti gli eventuali atti anche informali mediante i quali hanno acquisito la proprietà delle particelle";

- in tale modo, da un lato, si è reso possibile portare a compimento la procedura interessante il Comune di Pauli Arbarei, d'altro lato, sono state introdotte una serie di semplificazioni procedurali che consentono di porre in essere tutta un'altra serie di procedure di riordino;

- nonostante l'introduzione di queste nuove disposizioni ad oggi le stesse non hanno avuto alcuna applicazione,

impegna la Giunta regionale e l'Assessore regionale dell'agricolture e riforma agro-pastorale

1) a provvedere a portare a compimento con urgenza la citata procedura di riordino elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale;

2) a predisporre ed approvare entro sessanta giorni dall'approvazione della presente mozione un'integrazione del piano regionale di bonifica e di riordino fondiario disciplinando interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni, ricorrendo ai fini del finanziamento alle risorse di cui al FEASR. (169)

Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sulla mancata applicazione della nuova disciplina relativa alla riscossione dei contributi irrigui da parte dei consorzi di bonifica.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- la legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento), all'articolo 18 (Modifiche e integrazioni di disposizioni legislative vigenti), comma 23, ha introdotto una serie di modifiche alla legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge-quadro in materia di consorzi di bonifica); in particolare alla lettera d) è stata disposta la sostituzione della disciplina già contenuta all'articolo 44 (Riscossione del contributo irriguo in via transitoria) della citata legge regionale n. 6 del 2008;

- l'articolo 44 nella nuova formulazione prevede ora che: "1. I criteri per la determinazione dell'importo dei contributi a carico degli utenti dei consorzi di bonifica si applicano ai contributi dovuti dagli utenti a decorrere dall'annualità 2006. 2. La riscossione dei contributi irrigui a decorrere dall'annualità 2006 è sospesa fino alla definizione dei criteri di cui all'articolo 10, individuati con deliberazione della Giunta regionale da adottarsi entro il 31 dicembre 2011, salvo quanto previsto ai commi 3 e 4. 3. In attesa della determinazione dei criteri di cui all'articolo 10 ed in presenza di esigenze finanziarie, i consorzi di bonifica possono determinare contributi irrigui in acconto nella misura massima di 200 euro per ettaro per coltura per le annualità 2006, 2007 e 2008 e nella misura massima di 260 euro per ettaro per le annualità dal 2009 in poi e comunque in misura non superiore all'ammontare massimo del contributo irriguo eventualmente determinato dai consorzi di bonifica e del contributo dovuto ai sensi dell'articolo 9. I consorzi di bonifica possono stabilire che i pagamenti in acconto di cui al periodo che precede sono da intendersi a saldo qualora entro il 31 dicembre 2011 la Giunta regionale non provveda a determinare i criteri di cui all'articolo 10. 4. Qualora risulti che siano stati emessi i relativi ruoli e gli stessi non siano conformi ai principi e criteri di cui ai commi 1, 2 e 3, i ruoli sono modificati o ritirati in sede di autotutela, fermi restando gli effetti prodotti relativamente ai pagamenti effettuati, fatti salvi gli eventuali conguagli, ed all'effetto interruttivo della prescrizione.";

- ciò nonostante taluni consorzi di bonifica hanno continuato a dare corso a procedure di recupero coattivo a mezzo Equitalia senza considerare le richiamate modifiche legislative,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere quali iniziative intenda porre in essere al fine di assicurare il rispetto della nuova disciplina da parte dei consorzi di bonifica. (254)

Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sull'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 6, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12.

I sottoscritti,

premesso che:

- la legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento), all'articolo 17 (Disposizioni in materia di agricoltura), al comma 6 ha previsto che: "6. In deroga alle disposizioni di cui all'articolo 4 della legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge-quadro in materia di consorzi di bonifica), possono essere portati a compimento i piani di ricomposizione e riordino fondiario in corso alla data di entrata in vigore della medesima legge regionale; resta ferma la necessità di acquisire il parere di cui al comma 18 dell'articolo 7 della legge regionale n. 3 del 2008. Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale approva uno specifico piano volto a individuare ulteriori interventi di riordino fondiario.";
quindi, al comma 7 dello stesso articolo 17, sono state introdotte una serie di norme che stabiliscono che: "7. Al fine del compimento della procedura di cui al regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale), e sue modifiche ed integrazioni, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 3, commi 2 e 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari ics materia di espropriazione per pubblica utilità), e successive modiche ed integrazioni. È fatta salva la possibilità da parte degli interessati di presentare, al sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa), una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, nella quale sia indicato anche in che modo essi sono venuti in possesso delle particelle immobiliari che hanno in godimento, allegando nel caso alla suddetta dichiarazione, tutti gli eventuali atti anche informali mediante i quali hanno acquisito la proprietà delle particelle.";

- l'attuazione delle richiamate previsioni di legge è in tutta evidenza di particolare importanza e rilevanza,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere quali iniziative intenda porre in essere, e in quali tempi, al fine di dare attuazione alle previsioni dell'articolo 17, commi 6 e 7, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12. (283).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Prego i colleghi di prendere posto, i lavori non si sono ancora conclusi.

Uno dei presentatori della mozione numero 169 ha facoltà di illustrarla.

STERI (U.D.C.-FLI). Si tratta di due interpellanze e di una mozione risalenti nel tempo, in particolare l'interpellanza numero 283 è dell'8 novembre 2011. La prima interpellanza attiene all'applicazione delle disposizioni della legge regionale numero 12 del 2011, con cui eravamo intervenuti per ridefinire i criteri di determinazione dei contributi irrigui dovuti dalle imprese agricole in base all'articolo 10 della legge regionale numero 6 del 2008. Avevamo rilevato che questa norma di legge non aveva trovato applicazione e avevamo invitato l'Assessore a informarci su cosa intendesse fare per assicurare l'applicazione della norma stessa. Sappiamo che l'Assessore recentemente è intervenuto con la circolare numero 1713 del 4 dicembre 2012, con cui ha dato disposizione ai consorzi di bonifica di attenersi a queste norme. Quindi, sotto questo profilo, l'interpellanza ha avuto una risposta con questa direttiva dell'Assessore. Resta fermo il problema a monte, cioè che le disposizioni di cui all'articolo 44 della legge numero 6, così come riformulato dalla legge regionale...

PRESIDENTE. Colleghi scusate, l'onorevole Steri sta illustrando la mozione e certamente non gli stiamo manifestando rispetto.

Prego, onorevole Steri.

STERI (U.D.C.-FLI). Rimane fermo che l'articolo 44 dettava norme transitorie. Già nell'originaria formulazione erano previste norme transitorie che dovevano trovare applicazione solo per il triennio 2006-2008. Atteso che nel 2011 non si era ancora provveduto a dare attuazione a quanto disposto dall'articolo 10 della legge numero 6, abbiamo modificato la norma prevedendone l'applicazione non solo per quel triennio, ma finché la Giunta non avesse provveduto in materia. Per quanto riguarda l'articolo 10 la Giunta ha provveduto a determinare il prezzo dell'acqua grezza, come previsto nell'ultimo comma dell'articolo 10, ma non ha ancora dettato gli indirizzi per quanto concerne la determinazione a regime dei contributi. Quindi l'urgenza è che la Giunta provveda a determinare i contributi. L'interpellanza, ripeto, è superata dalla circolare testé richiamata.

L'altra interpellanza sostanzialmente può essere illustrata congiuntamente con la mozione, dato che l'argomento è lo stesso. La mozione sostanzialmente si occupa del problema del riordino fondiario, in particolare presta attenzione al problema della riforma fondiaria e degli accorpamenti delle aree all'interno del territorio regionale. Noi riteniamo che occorra studiare una misura da ricomprendere all'interno di un più ampio programma di sviluppo rurale, per il periodo 2014 e anni seguenti, che agevoli il superamento dell'annoso problema della frammentazione dei fondi rustici. In quest'ottica occorre rimarcare che la frammentazione dei fondi rustici, o nei casi più estremi la polverizzazione, rappresenta uno dei maggiori fattori limitanti per lo sviluppo e l'ammodernamento delle aziende agricole. Tale limite si evidenzia non solo relativamente all'organizzazione aziendale, per cui è facile comprendere che aziende accorpate possano investire più proficuamente in strutture, macchinari e attrezzature, ma anche a livello infrastrutturale, per esempio per quanto riguarda viabilità, reti idriche, bonifiche, elettrificazione e così via, per le quali l'accorpamento fondiario assume di fatto il ruolo di catalizzatore degli effetti benefici che un'infrastrutturazione programmata potrebbe conseguire. Potrei qui fare l'elenco di una serie di riferimenti normativi, come regolamenti comunitari particolari o decisioni della Commissione europea, che consentono il percorso che testé vado a enunciare.

L'analisi della situazione regionale ha evidenziato: uno, la presenza di elevata frammentazione o polverizzazione delle aziende agricole, con particolare riferimento ai territori caratterizzati da agricolture intensive; due, la relativa inefficacia di norme già peraltro previste in numerose leggi regionali e nello stesso statuto dei consorzi di bonifica, che tuttavia non hanno avuto un'applicazione con effetti riscontrabili, sia per l'eccessiva macchinosità delle esposizioni, sia per l'esigenza che queste norme prevedano interventi su larga scala; tre, la necessità di promuovere una misura che preveda interventi di accorpamento su scala aziendale, diretta all'imprenditore agricolo che voglia migliorare le condizioni strutturali della propria azienda superati i limiti che la frammentazione comporta, come si è detto maggiori costi, sicurezza dei posti di lavoro e così via; quattro, il bisogno di attuare una misura di iniziativa aziendale che sia propedeutica a un più ampio e meglio strutturato progetto di accorpamento fondiario da delegare a enti istituzionali, consorzi di bonifica, province, comuni e quant'altro; cinque, il bisogno di regolarizzare i titoli di possesso delle particelle catastali in vista della nuova PAC, primo e secondo pilastro.

Quali sono gli obiettivi della misura che riteniamo necessari? Occorre prevedere un intervento specifico volto ad assicurare la vitalità e la permanenza delle aziende agricole forestali nelle aree rurali, riducendo i fenomeni di polverizzazione fondiaria, migliorando la dotazione infrastrutturale e garantendo un uso sostenibile della risorsa idrica, attraverso il perseguimento dei seguenti obiettivi operativi: migliorare il rendimento economico mediante un più sapiente utilizzo dei fattori di produzione; migliorare la composizione fondiaria delle aziende agricole e aumentarne il valore; formare unità minime colturali o ampliare le unità colturali esistenti; ridurre i costi aziendali legati alla frammentazione o alla polverizzazione; mettere le aziende nella possibilità di programmare investimenti strutturali; rendere maggiormente efficaci le azioni pubbliche tese alla fornitura di servizi alle aziende agricole: viabilità, irrigazione, edificazione, bonifica, eccetera; accrescere la competitività del settore agricolo e forestale; limitare i rischi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; migliorare e conservare il paesaggio agricolo; evitare lo spopolamento che colpisce le regioni più isolate. In realtà la misura deve avere lo scopo di contribuire a rafforzare il concetto secondo il quale l'azienda agricola non è un mero elenco di particelle catastali, ma un'entità economica complessa che mostra aspetti rilevanti su temi importanti come la produzione di cibo, l'occupazione, la tutela del territorio, in definitiva la produzione di ricchezza reale.

Quali sono le misure che possono essere intraprese a questo scopo? Sono fondamentalmente due. Una prima misura si articola in un'azione che si può chiamare formazione di un'unità minima colturale o volta all'incremento di unità colturali esistenti. A questo scopo si deve studiare la possibilità, avvalendosi del FEASR quando si farà il nuovo piano di riordino fondiario, della concessione di un contributo del 100 per cento sulle imposte delle spese tecniche gravanti sugli imprenditori agricoli che stipulino atti notarili aventi per oggetto compravendite, permute, divisioni e alienazioni in genere di terreni agricoli volti alla formazione di una minima unità colturale. Sia chiaro che la minima unità colturale deve essere definita non in ragione della sua estensione, ma in ragione della produzione e del bene che viene prodotto su quella unità colturale, quindi a seconda delle produzioni l'estensione della minima unità colturale potrà variare. Beneficiarie dovranno ovviamente essere le imprese agricole, singole o associate, operanti sul territorio regionale.

Il secondo tipo di intervento è invece quello della ricomposizione fondiaria applicando il regio decreto numero 215 del 1933. Su questo abbiamo un precedente di cui in quest'Aula più volte si è parlato, anche nella scorsa legislatura. Giuseppe Cuccu, che è autore con me di questa mozione, nella scorsa legislatura è stato uno dei maggiori sostenitori di questo intervento e in questa legislatura più volte abbiamo insieme posto in essere delle battaglie al riguardo. E' il caso del Comune di Pauli Arbarei e di una misura di accorpamento fondiario che è rimasta bloccata per lungo tempo, che sappiamo essere stata sbloccata e su cui però bisogna, per quanto possibile, accelerare i tempi di perfezionamento. Devono poi essere adottate, come prevede la legge del 2011, diverse altre misure di riforma fondiaria in tutta la Sardegna. A questo scopo la legge regionale aveva previsto espressamente un termine entro cui la Regione avrebbe dovuto approvare uno specifico programma di accorpamento fondiario, in applicazione del testo unico del citato regio decreto del 1933.

Questa disposizione di legge non ha avuto attuazione, è stato approvato nel 2010 il Programma di sviluppo rurale che ha completamente ignorato questo aspetto. Ancorché se ne fosse parlato in Aula, ancorché l'allora Assessore si fosse impegnato a intervenire in questo senso, nulla è stato fatto, eppure si tratta di una delle misure essenziali per consentire un ammodernamento e uno sviluppo essenziale del territorio e dell'agricoltura.

Queste sono in sintesi le due iniziative che possono essere realizzate e invitiamo la Giunta a impegnarsi alla loro realizzazione con un ordine del giorno che auspichiamo possa essere approvato alla fine di questa seduta. Va da sé che in questo modo non risolviamo i problemi dell'agricoltura, che sono tanti. Faccio un esempio: c'è il problema della ristrutturazione dei debiti, per questo annuncio che il nostro Gruppo presenterà, a giorni, un progetto di legge volto a consentire la ristrutturazione dei debiti delle aziende agricole e nel contempo la creazione di occupazione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Colleghi, so che l'ora è tarda, però questo argomento mi sta molto a cuore perché ho presentato una proposta di legge sul riordino fondiario e perché non sfugge a me, ma penso che non sfugga neanche a voi, l'importanza strategica che avrebbero per l'aumento della produttività e del reddito delle aziende agricole isolane intanto, per il nostro territorio, il Piano di riordino di Pauli Arbarei e poi gli altri piani che in futuro potrebbero essere realizzati.

Non sfugge parimenti a nessuno quali sono i limiti e le carenze della nostra agricoltura, ma andremmo molto lontano se dovessimo oggi soffermarci su tutte queste carenze. Da qualche parte dobbiamo però incominciare e io penso che bene si sia operato in un territorio molto povero e marginale come la Marmilla, dove da parecchi anni il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale ha incominciato a mettere a punto un progetto pilota sperimentale. Perché si parla di riordino fondiario? Perché uno dei più grandi limiti della nostra agricoltura sono sicuramente la polverizzazione e la frammentazione della proprietà contadina: fondi piccoli, spesso distanti gli uni dagli altri, infrastrutture non adeguate a rendere competitive le nostre aziende nel mercato, reti di irrigazione carenti e quant'altro. In questo contesto globale il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale in un territorio povero, come dicevo, ma con una terra molto ricca però poco infrastrutturata ha provato a intervenire. Perché ha scelto questo territorio? E' importante che lo dica, perché è un territorio poco infrastrutturato, quindi con pochi vincoli per poter procedere alla realizzazione di un progetto di riorganizzazione fondiaria. E qual è l'obiettivo? L'obiettivo è quello di intervenire per creare convenienti unità fondiarie, che stanno alla base di un'azienda agricola dinamica, al passo con la concorrenza e con i competitori nel mercato.

Questo processo è stato portato avanti attraverso un lunghissimo lavoro, articolato e complesso, che alla fine però ha portato a un consenso sul piano di riordino fondiario da parte della quasi totalità degli operatori agricoli interessati; ha aderito infatti il 96 per cento dei proprietari. Questo progetto, però, nonostante il gradimento degli interessati, che non era per nulla scontato stante anche la ritrosia storica da parte di noi sardi di privarci della nostra terra, quella che abbiamo ereditato dai nostri padri da diverse generazioni, e nonostante il piano sia stato unanimemente considerato meritevole e necessario, dal 2005 incontra grosse difficoltà apparentemente di carattere giuridico, ma a mio avviso le difficoltà che si sono incontrate in questi anni sono altre. I problemi giuridici sarebbero legati alla situazione fondiaria sarda, caratterizzata dalla quasi totale mancanza di titoli giuridici di proprietà dei fondi. Tuttavia delle soluzioni sono state individuate.

Io devo ringraziare l'onorevole Steri che anche nella passata legislatura ha dato una grossa mano a trovare degli strumenti giuridici che consentissero di superare questi blocchi, proponendo quindi delle soluzioni giuridiche per l'attuazione del piano di riordino fondiario.

Assessore, non rimane che approvare il piano. Le do atto di aver dato un'accelerazione, di aver consentito che si superasse un blocco, però bisogna fare un ultimo passo, perché questo è un progetto pilota che può dimostrare che un intervento tanto auspicato può essere realizzato. Noi a volte facciamo programmi di grande politica economica, questo è un intervento che andrebbe proprio in quella direzione ed è difficile intervenire con altri strumenti in direzione della creazione di aziende davvero competitive. Ecco, bisogna fare l'ultimo passo, Assessore, perché il compimento di questo piano sarà il via libera per altri piani, sarà il via libera per superare quello scetticismo che vede, da decenni ormai, un regio decreto del 1933 alla base di tutta la normativa sul riordino fondiario.

In nessuna parte d'Italia è stato ancora adottato un piano di riordino fondiario, questo sarebbe il primo caso e consentirebbe di dare attuazione, finalmente, anche a quella parte della legge numero 6 del 2008 che attribuisce ai consorzi di bonifica la competenza sul riordino fondiario. Quindi ci sarebbe la possibilità, visto che disporremo di un piano concreto e avremo la possibilità di attuarlo per dare un esempio anche ad altri territori, perché solo con l'esempio si può essere credibili, di dare il via alla modifica del Piano regionale di bonifica e di riordino fondiario, per far sì che finalmente anche questo strumento sia operativo.

Assessore, non mi dilungo oltre perché so che lei ha bene in mente la procedura che deve essere adottata, le chiedo solamente di dare l'ultima accelerata affinché questi territori abbiano quelle risposte che ormai da quasi dieci anni stanno aspettando. Ci hanno messo tanta passione, inizialmente erano scettici, finalmente li abbiamo convinti, non facciamo in modo che tornino di nuovo a diffidare delle amministrazioni, che in questo caso li avrebbero presi in giro dopo che essi per anni e anni hanno scommesso su un progetto così importante.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.

CHERCHI (P.d.L.),Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, colleghi, proseguiamo su un altro aspetto importante del mondo dell'agricoltura. In questa fase cercherò di allinearmi alle posizioni dell'Aula, ma soprattutto dei due relatori che mi hanno appena preceduto. Stiamo parlando di un mondo, di un sistema, quello dei consorzi di bonifica, che ha alla base una missione fondamentale, tra tutte, oltre naturalmente alla distribuzione e alla gestione del sistema idrico, quella della riorganizzazione dei terreni, ovvero del riordino fondiario, uno dei problemi annosi della nostra isola.

Vado direttamente alle considerazioni che sono state fatte dai colleghi che mi hanno appena preceduto, magari ricollegandomi alle proposte che sono contenute nell'ordine del giorno e che riassumono le condizioni base per poter procedere con le vostre richieste. Ritengo che tre siano le risposte fondamentali che noi oggi in quest'Aula dobbiamo dare. Una è sicuramente quella relativa all'integrazione, così come mi è stato chiesto, del Piano di riordino fondiario e di bonifica. Credo che da questo punto di vista si sia già iniziato, ma se questo è l'input dell'Aula io proseguirò sicuramente su questa strada, chiaramente con un obiettivo fondamentale, che è quello di eliminare la frammentazione proponendo dimensioni aziendali sicuramente più consone alla produzione, ma soprattutto al reddito dell'azienda. Mi preme però sottolineare che un aspetto importante lo affronteremo adesso con la nuova programmazione 2014-2020, all'interno della cosiddetta PAC, con l'utilizzo del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, ma soprattutto nel momento in cui andremo a delineare il Programma di sviluppo rurale, cioè all'interno delle stesse misure che già oggi abbiamo individuato all'interno del programma in vigore. E' stata individuata, per esempio, una misura per il finanziamento del sistema idrico, ciò non toglie che questo debba essere esteso ai piani di riordino, di conseguenza anche alla possibilità di finanziare progetti per accorpare terreni e quindi dare la possibilità alle aziende di svilupparsi.

Mi preme anche sottolineare, così come il collega Cuccu ha nel suo intervento ben chiarito, che effettivamente il Piano di riordino fondiario in Sardegna è gestito in maniera diretta dai consorzi di bonifica. Si individuano due soli consorzi di bonifica in questo momento; il piano iniziale, che è stato definito progetto pilota, relativo a Pauli Arbarei e predisposto dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, e altri nove o dieci piani di cui il Consorzio di bonifica di Oristano, dietro mie precise direttive, sta cercando di accelerare il completamento.

Solo un piccolo chiarimento, poi accogliendo le vostre richieste mi allineerò anch'io con la proposta contenuta nell'ordine del giorno: la procedura di riordino del piano di Pauli Arbarei è iniziata ed è in questo momento in fase di pubblicizzazione, al fine di rendere pubblico il riordino e quindi il piano stesso. Il consorzio ha ricevuto circa centoventi osservazioni, così le possiamo definire, è stato fatto il 50 per cento del lavoro da parte dell'ufficio preposto, presumo che a fine mese questa fase sia chiusa, in modo da poter attivare urgentemente la seconda parte, quella della chiusura e quindi della pubblicazione finale. Da quanto so io, tra quelle osservazioni ce ne sono pochissime che possono creare difficoltà, tutte le altre sono sicuramente accoglibili. Qualcuna è magari legata al valore dell'area, ma per questo chiaramente c'è un'apposita commissione che darà le relative risposte in merito a tale valutazione.

Nella seconda fase di pubblicazione stiamo pensando addirittura di procedere parallelamente con la fase di frazionamento, concordata con la Conservatoria delle coste e l'Agenzia del territorio, e pubblicazione, in modo da terminare - la tempistica dovrebbe essere questa - entro ottobre, nella speranza di poter firmare il famoso decreto che concluderà tutto il percorso, riconoscendo che, se così fosse, il piano in questione sarebbe davvero il primo in Italia e farebbe scuola, e quindi la relativa procedura potrebbe essere sicuramente utilizzata come base di partenza, nella speranza, come dicevo, che entro il mese di ottobre la stessa possa essere definitivamente conclusa.

PRESIDENTE. Poiché nessuno dei presentatori della mozione e delle interpellanze ha domandato di replicare, dichiaro chiusa la discussione.

Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Steri - Cuccu - Pittalis - Diana Giampaolo - Cuccureddu - Dedoni - Diana Mario - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo - Sanna Matteo sulla necessità di dare corso ai procedimenti di accorpamento e di riforma fondiaria.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 169 sulla procedura di riordino fondiario elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale,

PREMESSO che:

- la legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge quadro in materia di consorzi di bonifica), all'articolo 4 ha previsto che l'Amministrazione regionale deve approvare un piano regionale di bonifica e di riordino fondiario, nel quale devono essere disciplinati anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni; in particolare, l'articolo 4 della legge regionale n. 6 del 2008 disciplina tra l'altro i presupposti necessari per dare corso a procedimenti di riforma fondiaria;

- a questo scopo occorre che il piano regionale di bonifica e di riordino fondiario approvato con deliberazione n. 10/50 del 12 marzo 2010, nel quale non si è provveduto a disciplinare anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni, venga integrato;

- occorre, inoltre, introdurre specifiche misure da ricomprendere all'interno di un più ampio programma di sviluppo rurale, per il periodo 2014/2019, che agevoli il superamento dell'annoso problema della frammentazione dei fondi rustici; invero, la frammentazione, o nei casi più estremi la polverizzazione dei fondi rustici, rappresenta uno dei maggiori fattori limitanti per lo sviluppo e l'ammodernamento delle aziende agricole; tale limite si evidenzia non solo relativamente all'organizzazione aziendale, per cui è facile comprendere che aziende accorpate possano investire più proficuamente in strutture, macchinari ed attrezzature, ma anche a livello infrastrutturale, per esempio viabilità, reti idriche, bonifiche, elettrificazione ecc., dove l'accorpamento fondiario assume di fatto il ruolo di catalizzatore degli effetti benefici che una infrastrutturazione programmata potrebbe conseguire,

impegna la Giunta regionale e l'Assessore regionale dell'agricolture e riforma agro pastorale

1) a predisporre ed approvare entro sessanta giorni dall'approvazione del presente ordine del giorno un'integrazione del piano regionale di bonifica e di riordino fondiario disciplinando interventi finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni;

2) a realizzare tali interventi ricorrendo, ai fini del finanziamento, alle risorse di cui al FEASR, sia con il finanziamento di progetti di accorpamento ai sensi del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale), sia con il finanziamento di interventi per la formazione dell'unità minima colturale e/o per l'incremento di unità colturali esistenti con la concessione di contributo sulle imposte e le spese (tecniche) gravanti sugli imprenditori agricoli che stipulano atti notarili aventi per oggetto l'acquisto di terreni;

3) a portare a compimento con urgenza la procedura di riordino elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale relativa al Comune di Pauli Arbarei.)

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per martedì 11 giugno, alle ore 16, con al primo punto all'ordine del giorno la nomina dei componenti del consiglio di amministrazione della Fiera Internazionale della Sardegna e, a seguire, l'esame della legge statutaria elettorale. Sempre nella mattinata di martedì, alle ore 10 e 30 è convocata la prima Commissione per il parere sugli emendamenti alla legge statutaria elettorale.

La seduta è tolta alle ore 20 e 21.


[PS1]Sostenibilità ambientale e valutazione impatti

[PS2]Nordafrica è una delle macroregioni in cui l'ONU ha suddiviso per convenzione l'Africa, e include 8 stati



Allegati seduta

CDIX SEDUTA

MERCOLEDI' 5 GIUGNO 2013

(POMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 01.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana dell'8 maggio 2013 (400), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giorgio Cugusi, Vincenzo Floris, Onorio Petrini e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 5 giugno 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Colleghi, la seduta è sospesa sino alle ore 16 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 02, viene ripresa alle ore 16 e 34.)

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Adriano Salis ha chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 5 giugno 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Commemorazione di ex consigliere regionale

PRESIDENTE. E' con profonda commozione che ricordiamo oggi l'ex Presidente del Consiglio regionale, Emanuele Sanna, scomparso a 69 anni, dopo una vita dedicata alla politica e alla medicina.

La Sardegna lo ricorderà come un politico attento e determinato, un pediatra sensibile, un uomo leale e corretto che ha messo sempre il suo impegno istituzionale e professionale al servizio dell'Isola. E' stato protagonista, per quasi quarant'anni, della vita politica e istituzionale a livello nazionale, regionale e locale. La sua azione, estremamente determinata, aveva un solo scopo: avvicinare la politica alla gente comune e dare un servizio alla popolazione. Questo obiettivo lo ha portato a essere profondamente apprezzato sia dai cittadini, che lo hanno sempre premiato con un largo consenso elettorale, sia dal mondo della politica, che gli ha dimostrato grande stima e considerazione anche davanti a inevitabili divergenze di opinione.

Autonomista e federalista convinto, l'onorevole Sanna nella sua lunga carriera ha ricoperto incarichi prestigiosi. Nel 1975 è stato consigliere comunale a Cagliari e nel 1979 fu eletto per la prima volta, nelle liste del P.C.I., in Consiglio regionale. Fece parte dell'Assemblea per quattro legislature: nell'ottava, nona, decima e dodicesima. Nell'ottava fu Vicepresidente della Commissione igiene e sanità, incarico che lasciò per essere nominato Assessore della sanità nella prima Giunta di sinistra della storia autonomistica della Sardegna, guidata dall'onorevole Rais. Caduta la Giunta, il Presidente lo chiamò qualche mese dopo anche nel suo secondo Esecutivo, sempre per ricoprire l'incarico di Assessore della sanità. Nell'ottava legislatura fece parte anche della Commissione per il diritto allo studio e della Commissione speciale per lo Statuto. Finita la legislatura, l'onorevole Sanna si ricandidò, sempre nelle liste del P.C.I., e fu eletto nuovamente.

Il 2 agosto del 1984 fu eletto dall'Assemblea, ad appena 41 anni, Presidente del Consiglio regionale. Fu un Presidente del Consiglio esigente, rigoroso e attento. Non ammetteva superficialità e lungaggini burocratiche. Durante la sua Presidenza contribuì in maniera determinante all'approvazione del nuovo Regolamento interno del Consiglio, che fu licenziato dall'Aula nel luglio del 1988, dopo una lunghissima sessione di lavori nella Giunta per il Regolamento. La modifica del testo fu voluta fortemente dal presidente Sanna, che voleva rendere l'apparato consiliare e i lavori dell'Assemblea più moderni e più rispondenti ai bisogni dei sardi. Fu anche l'artefice, sempre nel 1988, con una decisione repentina, del trasferimento dalla sede del Consiglio di via Sauro e di Piazza Palazzo a quella attuale, dove ci troviamo. La sede di via Roma, inaugurata il 13 dicembre del 1988, porterà per sempre la grande impronta di sardità voluta dal presidente Sanna per la nuova "casa dei sardi" con le statue di Costantino Nivola, che impreziosiscono il palazzo insieme al graffito che ricorda un altro grande artista sardo, Salvatore Fancello.

Il trasferimento in via Roma dell'Assemblea legislativa fu quasi un blitz, come testimoniano le cronache di allora, secondo solo a quello che portò l'onorevole Sanna, nel 1980, da Assessore della sanità, ad aprire d'imperio l'ospedale Brotzu di Cagliari, una delle grandi incompiute del periodo.

Rieletto consigliere regionale anche nella decima legislatura, sempre nelle liste del P.C.I., fece parte della Commissione programmazione e della Giunta per il Regolamento. Fu anche Presidente del Gruppo comunista e poi del Gruppo P.D.S. Si dimise nel 1992, perché nominato Assessore regionale della difesa dell'ambiente nel secondo Esecutivo guidato dal socialista Antonello Cabras.

Per qualche anno lasciò le istituzioni e nel 1997 diventò segretario del P.D.S. Rientrò in Consiglio regionale nel 1999, nella dodicesima legislatura, eletto nella lista della circoscrizione regionale della coalizione autonomista. Ricoprì l'incarico di Presidente della Commissione autonomia e fece parte delle Commissioni agricoltura e sanità.

La sua attività legislativa è stata copiosa soprattutto nel settore sanitario. E' stato il promotore della nascita delle USL e del decentramento territoriale dei servizi sanitari, ma si è occupato anche di legiferare in materia di ambiente, trasporti e occupazione. Fu deputato dal 2006 al 2008, sindaco di Samugheo dal 2005 al 2010 e presidente del Consorzio industriale di Cagliari. E' stato molto attento anche all'evoluzione all'interno del suo partito percorrendo, da protagonista, il passaggio dal P.C.I. al P.D.S., ai D.S. e infine al P.D. dove, fino al giorno della sua scomparsa, ha fatto parte della direzione regionale.

La sua carriera politica è andata sempre di pari passo con quella legata alla professione di medico specializzato in pediatria. Non ha mai dimenticato il suo paese di origine. Un attaccamento dimostrato anche nell'ultimo periodo, quando con il suo impegno ha contribuito a riportare a casa la cooperante di Samugheo Rossella Urru. Una vicenda che lo ha visto affrontare e risolvere, come era nel suo stile, i problemi in maniera silenziosa e senza proclami al fianco della famiglia della ragazza rapita.

Nel ricordarlo con profonda stima e sincero apprezzamento, giunga ai familiari dell'onorevole Sanna il cordoglio mio personale e dell'intero Consiglio regionale.

Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 41, viene ripresa alle ore 17 e 14.)

Continuazione della discussione congiunta delle mozioni Lunesu - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (228) e Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo sull'attuazione del protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006 sotto il profilo della territorializzazione della pena per i detenuti stranieri. (57)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione congiunta delle mozioni numero 228 e 57.

Alla mozione numero 228 è stato preannunciato un emendamento orale.

Ha domandato di parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.

COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, in considerazione della situazione generale che si è venuta a creare nelle carceri e anche delle segnalazioni che con preoccupazione sono pervenute da parte dei sindacati della polizia penitenziaria, vorrei chiedere ai firmatari della mozione e a tutta l'Aula di accogliere un emendamento orale, di cui credo sia stata distribuita una copia con evidenziate in grassetto le modifiche. In particolare: inserire nel titolo che venga assicurata "l'adeguatezza della pianta organica" oltre al "diritto alla mobilità degli agenti penitenziari"; inserire un secondo "preso atto", che è il seguente: "malgrado le notizie che giungono dal Governo, secondo le quali sarebbero in arrivo in Sardegna 510 nuovi agenti di polizia penitenziaria, la disponibilità di personale potrebbe risultare ancora insufficiente rispetto al fabbisogno effettivo"; inserire nell'ultimo capoverso, del "preso atto", una modifica in cui si evidenzi che il "trasferimento nell'Isola degli agenti di polizia penitenziaria sardi che operano in continente potrebbe in parte sopperire alla cronica carenza di personale", atteso che gli agenti che operano fuori dall'Isola di sicuro non sono 510, ma sono in numero inferiore; integrare il numero 2) della parte impegnativa della Giunta regionale come segue: "a verificare presso il Governo l'effettiva entità del fabbisogno di personale e, nelle more, attuare in tempi rapidi la mobilità degli agenti penitenziari sardi che lavorano da anni fuori dal territorio regionale".

Presidente, mi pare che in tal modo il Consiglio regionale recepisca e faccia sue le voci preoccupate che si levano dal mondo degli operatori della polizia penitenziaria, dando alla Giunta regionale il mandato di seguire in particolare le vicende che riguardano il completamento delle piante organiche della polizia penitenziaria.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, ci sono due mozioni che credo si possano tranquillamente integrare, sia quella di cui è prima firmataria la consigliera Lunesu sia quella che reca per prima la firma del consigliere Ben Amara. Credo che integrare queste due mozioni e votare un ordine del giorno che le contenga entrambe sia una cosa fattibile, visto e considerato l'argomento che è stato trattato in quest'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, possiamo proseguire con l'esame della mozione numero 252, che illustrerà l'onorevole Giampaolo Diana, in attesa che gli Uffici predispongano un ordine del giorno che recepisca le due mozioni appena discusse.

Se non ci sono opposizioni, le modifiche proposte con emendamento orale dall'onorevole Cossa sono accolte.

Discussione della mozione Diana Giampaolo - Agus - Bruno - Cozzolino - Cuccu - Floris Vincenzo - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Corda sulle strategie energetiche della Regione. (252)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 252.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Diana Giampaolo - Agus - Bruno - Cozzolino - Cuccu - Floris Vincenzo - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Corda sulle strategie energetiche della Regione.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la crisi economica che sta penalizzando i nostri cittadini è aggravata dalle debolezze strutturali e dalla mancanza di competitività dell'Italia e, in particolare, della Sardegna; tra le cause principali di tale crisi occorre annoverare certamente il maggior costo dell'energia cui sono costrette le famiglie e le imprese;

- la Sardegna è l'unica regione italiana che non utilizza il metano come fonte energetica, da cui consegue il ricorso all'uso dei prodotti energetici disponibili meno efficienti e più inquinanti; in particolare, le imprese sarde, per soddisfare il loro fabbisogno energetico, ricorrono ai prodotti petroliferi per circa il 58 per cento, contro il 10 per cento delle imprese del nord est e il 16 per cento di quelle del nord ovest;

- l'olio combustibile rispetto al metano genera, a parità di energia prodotta, consumi maggiori di materia prima combustibile, quindi costi e inquinamento maggiori; a tal proposito le emissioni di CO2 in Sardegna sono pari a 10 chilogrammi/anno per ogni abitante, il 33 per cento in più della media nazionale;

EVIDENZIATO che:

- il metano, in virtù delle sue caratteristiche chimico-fisiche, è considerato tra le fonti di energia più pulite attualmente accessibili; infatti, come dimostrato da numerose ricerche, il gas naturale produce in fase di combustione una minor quantità di inquinanti atmosferici come CO2 ed ossido di azoto, contribuendo così al miglioramento della qualità dell'aria e dell'ambiente; il metano è una fonte di energia vantaggiosa in termini di potere energetico; inoltre produce un risparmio in termini di costi di importazione;

- il Governo italiano ha già stanziato circa 223 milioni di euro a cui si aggiungono 120 milioni dell'Unione europea, per la realizzazione delle reti di distribuzione locali del gas e delle stazioni di pompaggio; buona parte delle reti di distribuzione locale e dei suoi 31 bacini in Sardegna sono già state finanziate e in molti casi già realizzate;

- le reti preesistenti e realizzate per l'uso con aria propanata e altro gas sono, inoltre, compatibili con il metano;

CONSIDERATO che:

- nel sottosuolo della Sardegna parrebbero esistere significative riserve di metano che, se confermate, potrebbero garantirne la disponibilità all'intera Isola per i prossimi 25-30 anni; nella documentazione progettuale presentata da SARAS Spa alla Regione, Assessorato regionale della difesa dell'ambiente, emerge come le ricerche geologiche compiute dal 2006 ad oggi abbiano confermato l'esistenza di tutte le condizioni geologiche atte alla formazione di gas naturale termogenico nel sottosuolo dell'Isola ed in particolare nelle Piana di Oristano e nel Medio Campidano;

- le riserve di metano, stimate in alcune decine di miliardi di metri cubi, sarebbero in grado di contribuire a realizzare nel corso di pochi anni il programma di metanizzazione dell'Isola indipendentemente dalla realizzazione auspicabile del GALSI garantendo una sostanziale indipendenza energetica della Regione anche in funzione di una ripresa produttiva;

- è in corso di valutazione un primo progetto di esplorazione di detti giacimenti che ha l'obiettivo di confermare la disponibilità per l'intera Sardegna delle prime riserve di questa importante risorsa energetica,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a riferire:

1) quali atti di programmazione e scelte di politica economica ed energetica intendano adottare al fine di rimuovere tutte le condizioni che ostacolano lo sviluppo economico sostenibile dell'Isola; favorire maggiore capacità competitiva delle attività produttive sarde; garantire, nel contempo, le condizioni per uno sviluppo armonico nel pieno e totale rispetto della tutela dell'ambiente e del benessere sociale dei cittadini;

2) quali iniziative si intenda promuovere per favorire la sostanziale indipendenza energetica della nostra Regione e valorizzare, in armonico e funzionale equilibrio, tutte le risorse energetiche presenti sull'Isola, nel pieno e più totale rispetto dell'ambiente naturale;

3) quali iniziative intendano promuovere per favorire un reale e rapido processo di metanizzazione dell'Isola, valutato che il metano, da solo, basterebbe ad assicurare migliori condizioni per lo sviluppo e la competitività delle nostre imprese e garantire loro un periodo di crescita, di sviluppo e di aumento dell'occupazione e del reddito netto disponibile per le famiglie;

4) quali sono le valutazioni preliminari compiute dagli uffici tecnici competenti sul progetto di esplorazione che SARAS ha sottoposto all'attenzione della Regione il 13 marzo 2013 con riguardo all'evidenziazione degli eventuali rischi reali per la popolazione e per l'ambiente ed al fine di rasserenare le popolazioni interessate sulle reali condizioni operative da intraprendere;

5) quali siano, nel caso di comprovata compatibilità ambientale e conferma della presenza del metano, le condizioni vincolanti sulla distribuzione e l'impiego delle risorse energetiche presenti nel nostro sottosuolo a vantaggio esclusivo dell'Isola, dei territori più interessati, delle famiglie e delle sue aziende. (252).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, attorno all'oggetto della mozione che cercherò di illustrare, a nome del Partito Democratico, si è creata una tensione che io ritengo ingiustificata...

(Brusio)

PRESIDENTE. Prego, onorevole Diana.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Dicevo, Presidente, che attorno all'oggetto della nostra mozione si è creata una tensione che noi riteniamo ingiustificata. Si sta caricando questa discussione, che ancora non abbiamo iniziato... Presidente, preferisco aspettare dieci minuti.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, la prego, continui. Purtroppo ottenere silenzio assoluto non è possibile. Colleghi, chi deve conversare lo faccia fuori dall'aula, per favore. Chiedo anche al Gruppo del P.D. di consentire al suo Capogruppo di illustrare la mozione.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, non è per piaggeria o per altro, però è un tema delicato e vorrei ci fosse un minimo di attenzione.

Dicevo che si sta caricando l'oggetto di questa mozione di una valenza che non favorisce il confronto laico, che credo necessario e doveroso. Voglio iniziare dicendo che la nostra mozione non è né contro né a favore di qualcuno, tanto meno sottovaluta la preoccupazione di tanti cittadini, amministratori comunali e operatori economici, in particolare dell'Oristanese. E' una mozione, invece, che chiama il Presidente della Regione e l'intera Giunta regionale a una forte e decisa assunzione di responsabilità; responsabilità che finora è mancata. E' una mozione che ha l'obiettivo, scusate la presunzione, di favorire un dibattito anche in Consiglio regionale, con l'auspicio di aiutare a comprendere meglio una vicenda alquanto complessa. Noi discutiamo questa mozione, assessore Liori, mentre la Sardegna è attraversata da una crisi economica drammatica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue DIANA GIAMPAOLO.) Una delle cause principali di questa crisi, che non è addebitabile solo e soltanto a questi ultimi anni, è l'insufficiente dotazione infrastrutturale di questa Regione rispetto agli altri sistemi produttivi e più in generale economici. In Sardegna noi registriamo, dato 100 alla infrastrutturazione nazionale, una dotazione infrastrutturale al di sotto del 60 per cento. L'assenza di una sufficiente dotazione infrastrutturale è una delle cause principali delle nostre diseconomie, all'interno delle quali anche il costo dell'energia termica che soffoca il sistema delle imprese e le famiglie è una delle cause principali della crisi. In Sardegna, come lei sa, Assessore, si produce calore con olio combustibile oppure con energia elettrica. Siamo una delle poche Regioni in Europa e l'unica Regione in Italia che è costretta a produrre calore utilizzando l'olio combustibile o l'energia elettrica. L'olio combustibile, come sapete, costa il 30 per cento in più del metano, l'energia elettrica usata per produrre calore costa circa il 40 per cento in più del metano. Tra l'altro l'uso dell'olio combustibile in Sardegna determina l'emissione di 10 chilogrammi anno per abitante di CO2, esattamente il 33 per cento in più della media nazionale.

Questi sono dati non certamente del centro studi del Gruppo del Partito Democratico del Consiglio regionale della Sardegna, ma sono dati di autorevolissimi centri di ricerca che studiano questi fenomeni. Per queste ragioni da molti anni in tanti lottiamo perché la Sardegna superi questa condizione di isolamento dalla rete metaniera. Avevamo tutti scommesso sul Galsi, assessore Liori, e mi dispiace che non ci sia il suo Presidente, il presidente Cappellacci, al quale avrei voluto porre delle domande. Non è un caso che la Regione, non in questa legislatura, ma a partire da quella precedente, abbia fatto questa scommessa mettendo a disposizione risorse importanti attraverso la Sfirs, perché questa partecipasse, così come ha poi fatto, al consorzio per la realizzazione del metanodotto che dall'Algeria, attraversando la Sardegna, avrebbe dovuto incrementare le reti nazionali e transnazionali del metano.

Prima domanda, Assessore, che vorrei porre al suo Presidente: che fine ha fatto il Galsi? A che punto è? Dalle notizie che appaiono sulla stampa sembrerebbe che sia definitivamente tramontato. Le chiedo di informare quest'Aula, nella sua replica, sul merito del presente e del futuro - se ne avrà uno - del Galsi per questa regione. E' vero, sulla mancata realizzazione del Galsi ha di certo pesato l'assenza dell'ENI, che è una grossa lobby e ha sempre osteggiato la realizzazione di quel metanodotto che entrava in concorrenza con le reti da lei stessa gestite attraverso la Snam, però è anche vero, assessore Liori, ed è una questione che si ricollega a quanto dicevo all'inizio, che probabilmente anche le divisioni, in Sardegna, relativamente alle resistenze sull'ubicazione delle stazioni di arrivo della condotta dall'Algeria e di quelle di pompaggio e di trasformazione hanno pesato tantissimo sui ritardi e forse hanno concorso a far tramontare la possibilità di ottenere quell'opera di straordinaria importanza per l'economia della nostra regione.

Noi abbiamo notato, Assessore, anche in queste settimane, un'assenza totale del Presidente della Regione su una vicenda di vitale importanza per il futuro della nostra economia, come quella della metanizzazione attraverso il Galsi. Credo si possa dire, senza che su questo vi siano opinioni contrapposte in quest'Aula, che la metanizzazione della Sardegna è l'unica occasione per superare una forte condizione di svantaggio sociale ed economico. Ciò vale per la struttura industriale, ma anche per quella del terziario, per quella domestica e per quella agricola. Il metano per la produzione di energia termica interviene soprattutto nei processi dell'industria agroalimentare, della serricoltura, della trasformazione del latte, nelle piccole e medie imprese, nel settore artigianale, in particolare per quanto riguarda le ceramiche e le sabbie silicee. Stiamo parlando di una fonte di energia la cui assenza, nel processo per la produzione di questi beni, impedisce di sfruttare queste occasioni o quando lo si fa l'unità di prodotto finale costa circa il 32-33 per cento in più ed è fuori mercato.

Ho voluto ricordare questi esempi, e avrei voluto farlo in presenza del presidente Cappellacci, per dire, assessore Liori - e mi farebbe piacere conoscere la sua opinione - che il metano non è per la grande industria, a eccezione dell'Eurallumina, che nel processo di produzione ha bisogno di calore, tra l'altro stabile, non è certamente per il comparto dell'alluminio, quindi non per l'Alcoa e la Portovesme Srl, né per le filiere del cloro soda o della chimica, che utilizzano un processo di elettrolisi e hanno bisogno di energia elettrica, ma non termica.

Insisto su questo per sfatare una delle false credenze che contribuiscono a creare confusione, e cioè che il metano serva per la grande industria. E' esattamente il contrario. Pertanto, Assessore, almeno per quanto ci riguarda, chiedere di metanizzare la Sardegna non equivale a pensare a un modello economico basato solo sulla grande industria. Non siamo innamorati di questa monocultura, a differenza di altri noi difendiamo la grande industria, ma la metanizzazione non è funzionale, in questo momento, alla salvaguardia di quel tipo di industria. Semmai il metano serve per incentivare un altro modello di sviluppo, che poi proverò a illustrare.

Assessore, noi vorremmo apprendere da lei, che spero parli in nome e per conto del Presidente della Regione, rispetto a questi modelli di sviluppo, qual è per il Presidente della Regione e per l'intera Giunta la programmazione economica. Ci dite cosa intendete fare? Qual è il modello di sviluppo per la Sardegna dei prossimi quindici o vent'anni? Quali produzioni sono comprese in questo modello economico e produttivo? Con quali fonti energetiche intendete sostenere un progetto - se l'avete - per i prossimi lustri relativamente all'economia della Sardegna? E' lecito porvi questa domanda? Ve la stiamo ponendo da quattro anni ed è da quattro anni che colpevolmente tacete su ciò che intendete fare.

Vorrei ancora chiederle quali azioni il Presidente della Regione e la Giunta regionale intendono porre in essere per abbattere le attuali diseconomie del modello economico e produttivo di questa regione. La verità, Assessore, è che non avete un briciolo d'idea di programmazione economica! E' vero che vi fate vanto dell'assenza di idee, però questo soddisfa solo voi! Non avete strumenti di programmazione e quelli che c'erano li avete soppressi. Avete infatti ereditato un'importante proposta di Piano energetico regionale, che non ha fatto in tempo a essere discussa e approvata dall'Aula, ma nella passata legislatura la Giunta regionale di centrosinistra aveva comunque approvato un Piano energetico, che voi avete buttato via. Avete buttato via fin dall'inizio della legislatura tutto ciò che aveva la funzione di programmazione e pianificazione. L'avete fatto in tutti i settori: sanitario, socio-assistenziale, trasporti, continuità territoriale, energia.

La verità, Assessore, è che a voi danno fastidio le regole. Fin dall'inizio della legislatura avete deregolamentato tutta la strumentazione di programmazione e di pianificazione settoriale che negli anni scorsi questa Regione si era data. Vi danno fastidio le regole e vi dà fastidio la dialettica democratica, e infatti avete commissariato tutto quello che era possibile commissariare, e forse fra poco farete altrettanto con le province.

Assessore, le chiedo: perché avete voluto cancellare gli strumenti di pianificazione? Vi siete accorti che eliminando gli strumenti di pianificazione avete aperto consapevolmente e gravemente la porta agli avventurieri e agli speculatori anche in tema di energia, e in particolare di energia da fonti rinnovabili? Non voglio richiamare per l'ennesima volta le vicende legate all'eolico verificatesi all'inizio di questa legislatura. Avete aperto agli speculatori che non hanno lasciato nessuna ricaduta positiva in Sardegna, questa è la grave responsabilità che sta sulle spalle del Presidente della Regione e della Giunta di cui lei, Assessore, fa parte. Avete favorito gli speculatori a danno dei sardi. Spiace che su questo argomento si siano fatte strumentalizzazioni perché - insisto - questa non è una mozione di parte, non lo è nella maniera più assoluta. Siamo un grande partito e vogliamo dare un contributo possibilmente importante a una discussione seria, per cui le chiedo, Assessore: quali iniziative intendete intraprendere sull'energia? Pensate di sfruttare le risorse locali, il carbone, il metano, se esistesse? Quali sono le alternative?

Apprendo dalla stampa di oggi di sei autorizzazioni per la geotermia. Sarebbe importante che lei, Assessore, visto che ha questa competenza, ci dicesse qualcosa e mettesse in condizioni quest'Aula di discuterne. Le chiedo inoltre: il Galsi è ancora una prospettiva o l'avete abbandonata? Quali valutazioni preliminari - lo chiediamo nel dispositivo della nostra mozione, che ripercorrerò in maniera quasi maniacale per evitare strumentalizzazioni - la Giunta regionale, rispetto al progetto di esplorazione della Saras, ha intenzione di assumere? La Giunta regionale, qualora accertasse la presenza di metano in quel territorio, cosa intende fare? Questa è la domanda. Questo è il cuore della nostra mozione: chiedere alla Giunta regionale cosa intende fare di fronte a una questione delicatissima che inviterei tutti a non sottovalutare, noi per primi, che ci siamo assunti la responsabilità di provocare questa discussione.

Voglio dire con molta chiarezza una cosa: noi non siamo al governo di questa Regione, vogliamo provocare una discussione seria e voi avete il dovere di dirci in quest'Aula che cosa intendete fare. Le dico fin d'ora, Assessore, che l'eventuale estrazione del metano in Sardegna non può in alcun modo danneggiare la salute o compromettere la vocazione economica di un territorio. Se producesse questo noi saremmo contrari. Ma voi su questo dovete fare chiarezza, cosa che non avete ancora fatto. Interverrò poi sulla mozione, perché adesso non c'è più tempo, mi sono dilungato eccessivamente. Voglio concludere con questa osservazione: l'assenza del metano in Sardegna significa per le piccole…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato, riprenderà il suo discorso più tardi.

E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.

MORICONI (P.D.). Presidente, provo a dare il mio contributo su questo punto all'ordine del giorno, con la consapevolezza della delicatezza del tema che affrontiamo, non solo perché attiene a una materia, come ha detto il mio Capogruppo, di straordinaria valenza strategica per la nostra Isola, ma anche e soprattutto perché è un tema particolarmente sensibile, che coinvolge gli stati d'animo, le paure, le aspettative di centinaia, forse di migliaia di persone, tutte strette nel dubbio tra l'opportunità di uno sviluppo locale dietro casa, la diffidenza nei confronti di un'impresa che potrebbe avere a cuore solo il proprio profitto, il terrore di un danno irreparabile per il nostro territorio e per la salute di chi sarebbe maggiormente esposto ai presunti pericoli. Tutti dubbi legittimi, colleghi, ma penso che non sia con la legittimità dei dubbi che si può amministrare la responsabilità pubblica, parlo anche per la parte che riguarda noi, ma neppure si può assolvere la coscienza se la legittimità del dubbio sta a giustificazione delle proprie scelte, e questo vale per tutti: per gli amministratori e per i cittadini liberi o associati.

Io penso invece, colleghi, che abbiamo tutti bisogno di ragionare su elementi di chiarezza, su elementi di verità, e partendo da lì abbiamo bisogno di muoverci su un terreno nel quale ognuno sia disposto a rinunciare alle proprie posizioni di presunzione, sia personali che ideologiche, laddove ci fossero, per aprirci a un confronto leale e onesto nell'interesse di tutti, perché altrimenti dalla percezione che la Sardegna sia una terra del "no" a tutto e a prescindere, alla rassegnazione che nulla nella nostra regione possa essere fatto, perché c'è sempre un motivo legittimo per non farlo, il passo è brevissimo. E non credo che abbiamo bisogno di continuare a farci del male in questa nostra regione. Il film lo abbiamo già visto per quanto riguarda il Galsi (ne ha parlato poco fa l'onorevole Diana), nello scontro lungo un decennio tra chi era favorevole e chi non lo era. Opinioni diverse, si dirà, ma intanto di questo argomento si parla in questi giorni con accenti forti, ma soprattutto se ne parla con la consapevolezza dell'ennesima occasione perduta per la Sardegna.

Siamo ancora qui, in Sardegna, unica regione d'Italia e forse d'Europa a non utilizzare il metano come fonte energetica, rassegnata a ricavare energia per il 77 per cento dai prodotti petroliferi, contro il 43 per cento della media nazionale, e per il 19 per cento dai combustibili fossili, rispetto all'1 per cento del resto d'Italia. Dov'è la differenza? La differenza sta nelle tasche delle famiglie, nei bilanci e nella capacità competitive delle aziende della nostra regione; sta anche nell'inquinamento dell'ambiente e nei rischi per la salute dei nostri concittadini. Io non so se valga la pena mantenere nell'evidenza del dibattito pubblico una parte di quelle cifre che attengono alla questione energetica, so per certo che abbiamo almeno il dovere di provare ad andare oltre l'enunciazione generica del concetto di inquinamento, per rappresentare meglio la responsabilità di cui stiamo parlando. E allora faccio riferimento alle cifre di cui ha parlato poco fa l'onorevole Diana, quando ha detto che le emissioni di CO2 sono pari a 10 chilogrammi per abitante, contro il 7,5 chilogrammi per abitante del resto d'Italia. Facendo un semplice calcolo si capisce che l'utilizzo del metano in Sardegna produrrebbe la riduzione di circa 2,5 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica, e visto che parliamo, giustamente, di rispetto dell'ambiente e della salute della nostra popolazione, la domanda è: riteniamo che ciò costituisca una ragione valida e plausibile per imprimere finalmente una svolta o un'accelerazione ai processi decisionali politici e, vorrei dire, anche culturali della nostra società su questi temi, intorno ai quali l'intero sistema socioeconomico sardo si sta pericolosamente avvitando o addirittura impantanando da circa un decennio?

Il metano è indiscutibilmente e notoriamente di gran lunga il combustibile con il maggiore potere calorifico, e cioè a parità di massa produce maggiore energia, e poi, scusate se è poco, ha un costo unitario di molto inferiore agli altri combustibili. Tradotto in soldoni, colleghi, secondo un calcolo, che probabilmente ognuno di noi ha già fatto, riferito alle tariffe del 2005, sulle quali è stato possibile fare una simulazione, l'utilizzo del metano in Sardegna produrrebbe un risparmio annuo per nucleo familiare di circa 300-400 euro. Stesso discorso vale per gli enti locali e per le scuole. Noi conosciamo i bilanci delle autonomie scolastiche e una scuola di 4.000 metri quadri con 500 alunni risparmierebbe 17 mila euro; un ospedale con 100 posti letto risparmierebbe 35 mila euro all'anno; per le imprese sarde la disponibilità di metano si tradurrebbe in un risparmio annuale calcolato in 480 mila tonnellate di petrolio equivalente, sono 3 milioni 283 mila barili di petrolio, ovvero 330 milioni di euro per ogni anno.

Allora, colleghi, senza mettere in discussione la legittimità dei dubbi di chiunque, cittadini, rappresentanti degli enti locali o altri, che su questi temi dicono ciò che è un loro diritto dire, se insieme non usciamo rapidamente dalle analisi "fai da te" - senza voler con questo offendere nessuno e riferendomi a me stesso, prima ancora che agli altri -, sulle quali ognuno fonda le ragioni della propria battaglia, noi ogni dieci anni faremo il resoconto delle nostre interminabili e inconcludenti, per quanto nobili, discussioni. Per questo penso che alcuni punti fermi vadano fissati e che in materia di valutazioni d'impatto ambientale e di valutazioni sanitarie circa i rischi per la salute delle popolazioni ci dobbiamo per forza, tutti insieme, rimettere alle valutazioni degli organismi istituzionali competenti in materia, convinto come sono del fatto che avventurarci a produrre una rappresentazione del rischio a titolo personale possa solo alimentare la confusione. Penso che la mozione finalizzi nel migliore dei modi la richiesta rivolta al Presidente della Regione e alla sua Giunta di chiarire oggi e in questa sede - lo ha già detto il mio Capogruppo - le valutazioni compiute dagli Uffici sul progetto di esplorazione presentato dalla Saras (perché è anche di questo che stiamo parlando) dal punto di vista sia dei rischi per la salute della popolazione, sia di quelli legati alla materia della compatibilità ambientale del progetto stesso, per capire insomma se questa è una discussione che può andare avanti oppure no e per ragionare sulle strategie energetiche di una Regione che sa che l'unica alternativa al metano, ahimè, restano i prodotti petroliferi e i combustibili fossili, perché si sa che nel 2020, così recita il nostro Piano d'azione regionale per le energie rinnovabili, la quota di energia ricavata da fonti rinnovabili avrà raggiunto al massimo appena il 15 per cento, forse il 18 per cento del totale.

Non abbiamo cioè scampo, colleghi: abbiamo l'aria più inquinata di CO2 d'Italia, le aziende chiudono soprattutto perché non reggono il peso dei costi energetici, le famiglie hanno una capacità di spesa ridotta al lumicino, il Galsi probabilmente non si farà più, e io mi chiedo: ci possiamo forse permettere di affrontare la questione energetica, che sta nelle ragioni della mozione in discussione, con pregiudizi, legittimi dubbi o punti di vista? Colleghi, io penso di no. E' possibile invece - questo sì lo penso - coltivare l'ambizione di una sostanziale indipendenza energetica della nostra regione e la valorizzazione di tutte le risorse energetiche esistenti nell'Isola, nel pieno e più totale rispetto dell'ambiente naturale.

La Giunta cosa pensa al riguardo e sulla base di quali atti, di quali programmi e di quale piano energetico? Assessore, le chiedo anch'io se è possibile conoscere i termini delle ricadute socioeconomiche del progetto di esplorazione del sottosuolo, le condizioni vincolanti della distribuzione che, nel caso di comprovata compatibilità ambientale e sanitaria, verrebbero calcolate a vantaggio dell'intera Isola, dei diversi territori, delle famiglie e delle aziende che li popolano. Questa è un'altra delle ragioni di questa mozione: contribuire, con la discussione, a fugare i dubbi, ad allontanare le diffidenze e a creare le migliori condizioni politiche e culturali affinché si addivenga a una decisione condivisa e consapevole a vantaggio dell'intera regione. Penso che non ci sia più tempo per rimandare, ma soprattutto non possiamo permetterci di sbagliare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Negli ultimi anni il dibattito sempre vivo sulle problematiche energetiche della Sardegna si è arricchito per l'apertura di numerosi fronti, in tutta la nostra Isola, che vedono contrapposti progetti di sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili e non e le popolazioni interessate da quei progetti. Abbiamo assistito in questi anni a tutte le discussioni possibili e immaginabili, con le varianti sul tema: i mega impianti eolici realizzati da investitori stranieri, i progetti per l'eolico offshore presentati da società con capitale sociale quasi inesistente, i mega impianti fotovoltaici ad alto consumo di suolo realizzati, anche in questo caso, da investitori stranieri, le richieste di queste settimane riguardanti indagini di tipo geotermico nelle province di Oristano e del Medio Campidano. Le polemiche nascono perché lo schema più o meno è sempre lo stesso: utilizzare le risorse locali per produrre profitti che finiscono inesorabilmente per arricchire soggetti che poco o nulla hanno a che vedere con la nostra Isola e con le popolazioni interessate, che naturalmente insorgono.

Sulla questione specifica del gas, da circa dieci anni si è impegnati nella costruzione del Galsi, un gasdotto che dovrebbe collegare l'Algeria alla Sardegna e alla Toscana attraverso un percorso lungo quasi 900 chilometri, di cui circa 600 in mare. Per quanto riguarda la nostra Isola il sistema, partendo da Sant'Antioco, arriva a Golfo Aranci, con diramazioni in 31 distretti di reti distributive, per le quali in alcuni casi la fase di realizzazione ha già avuto inizio, in altri casi i lavori sono prossimi all'avviamento.

In questi ultimi quattro anni inspiegabilmente il progetto ha subito un rallentamento, fino ad arrivare alla decisione dell'Algeria di sospendere i lavori per almeno un anno, il tutto accompagnato da un totale silenzio da parte della Regione sarda e del Governo nazionale. Si ritiene il Galsi, a mio avviso sbagliando, l'unica alternativa possibile, tuttavia esistono altre possibilità: i rigassificatori, gli impianti a biomasse e il gasdotto diretto Sant'Antioco-Piombino, in fase di ultimazione progettuale, che permetterebbe alla Sardegna, nel giro di uno o due anni, l'allaccio alla rete di distribuzione europea.

Ma qui noi oggi discutiamo in modo particolare del progetto Eleonora presentato dalla Saras che interessa il territorio di Arborea, discutiamo di vantaggi ipotetici a fronte di danni probabili e in tal caso persino irreversibili. Del progetto Eleonora non si nascondono i benefici: le stime del proponente si attestano a circa 3 miliardi di metri cubi di gas naturale - e non a decine di miliardi, come da qualche parte si dice - ma al tempo stesso non si esclude l'ipotesi di esplorare un pozzo sterile. La stessa Saras, per voce del responsabile dello studio attualmente depositato presso il SAVI[PS1] , ha definito basse le probabilità di successo di questa esplorazione del sottosuolo di Arborea. Lo ha dichiarato il 20 aprile di quest'anno durante una conferenza di presentazione al pubblico all'Horse Country Resort di Arborea. Quindi bassa probabilità di successo, per non parlare dei tempi: dell'eventuale produzione ed erogazione in rete si stimano tempi lunghi, è necessario accertare la bontà del giacimento, successivamente superare un iter lunghissimo, una valutazione di impatto ambientale (VIA) per ciascun pozzo produttivo. Immaginate cosa ci aspetterebbe, vista e considerata l'ostilità di quei territori a questo progetto: una giungla di lungaggini burocratiche, corsi e ricorsi, assemblee e tensioni di ogni genere. Per cosa? Nella migliore delle ipotesi per servire la sola provincia di Oristano per una ventina d'anni. Una spruzzata di metano! E se poi di quel presunto metano ne volesse fare uso la stessa Saras per i propri processi produttivi, le risorse del sottosuolo sardo andrebbero a esaurirsi nell'arco di cinque o sei anni al massimo.

Riteniamo che esista un solo imprenditore serio che impianterebbe capannoni e imprese potendo contare su un'autonomia di metano per una manciata di anni? Stiamo parlando di una goccia di fronte alle reali necessità energetiche dell'Isola. Che dire, poi, della specifica realtà del territorio oristanese e ancor di più del compendio zootecnico di Arborea? La mancanza di dialogo e il mancato coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle popolazioni interessate hanno portato alla costituzione di un comitato spontaneo di cittadini, che ha promosso diverse iniziative pubbliche, alle quali hanno partecipato diversi consigli comunali del territorio, in testa l'amministrazione comunale di Arborea e l'amministrazione provinciale di Oristano. Comuni cittadini, partiti politici, organizzazioni sindacali, organizzazioni agricole e imprenditoriali si sono avvicinate al tema con un approccio molto serio, hanno studiato l'argomento, si sono documentati e confrontati non solo sulla base delle conoscenze personali, ma anche e soprattutto grazie alla sensibilità e alla paura che è stata inculcata anche alle aziende più importanti di quel territorio, che si sono caricate l'onere di convenzionare esperti del settore per fare le osservazioni alla VIA. Costoro si sono infine ritrovati tutti uniti nel dire no al progetto Eleonora.

Ho avuto modo di assistere alla presentazione della VIA alla presenza dei responsabili del SAVI dell'Assessorato dell'ambiente, era presente anche lei, assessore Liori, quindi credo che sia buon testimone. Si è trattato di un'assemblea molto partecipata, estremamente civile e molto carica di preoccupazioni, segnata da numerosissimi interventi di netta contrarietà al progetto, mossi da argomentazioni rispetto alle quali, soprattutto negli aspetti tecnici, ambientali ed economici, in molteplici casi la società Saras non ha saputo dare risposte convincenti.

E' in discussione ancora una volta il concetto di sovranità, ossia il diritto delle popolazioni di scegliere il proprio modello di sviluppo; lo stesso concetto di sovranità, presidente Cappellacci, assessore Liori, che ha portato tutti i sardi a gridare un forte e secco no all'ipotesi di realizzare centrali nucleari nell'Isola. Le istituzioni hanno il dovere di prestare ascolto alle rivendicazioni di un territorio, tanto più se queste raccolgono un livello tale di unitarietà ben al riparo da qualunque coloritura di tipo politico o condizionamento. Chi accusa il territorio di Terralba di essere miope, accusandolo di non tener conto dell'interesse generale dell'Isola, dovrebbe per analogia affermare che anche la Sardegna fu miope nella vicenda del nucleare, non tenendo conto dell'interesse nazionale. Ma nessuno naturalmente si sognerebbe mai di fare un'affermazione del genere, perché allora lo si sostiene per la vicenda di Arborea?

Dallo studio del progetto Eleonora tutto appare come una landa desolata senza sbocco e senza speranza, come se la risorsa metano fosse attesa come acqua nel deserto. Ma sappiamo bene che le cose non stanno così. La Saras non l'evidenzia perché sarebbe costretta a valutare l'alternativa "zero", ovvero il valore intrinseco dell'economia esistente, che vanta nella sola Arborea oltre 200 milioni di euro di affari all'anno, 35 mila capi bovini selezionati, una produzione ortofrutticola di qualità. Certo i numeri sono riportati nello studio di impatto, ma proprio gli impatti causati dalle trivellazioni sono totalmente omessi nell'analisi, così come sono omessi i rischi di incidenti rilevanti da fuoriuscite di gas tossici, compromissione delle falde acquifere, e potremmo proseguire con gli impatti sul traffico, sul turismo, sull'ecosistema floro-faunistico del vicino stagno di S'ena Arrubia, passando per i danni all'immagine di tutta la filiera lattiero-casearia dovuti alla sola presenza di una trivella tra i campi verdi della bonifica. Sfortunatamente nello studio manca qualsiasi valutazione economica e sociale sui potenziali danni che il progetto potrebbe causare. Quali misure risarcitorie il proponente intende adottare, per esempio, in caso di esplosione del pozzo e fuoriuscita di gas incontrollati? Questa è la domanda ricorrente che è stata fatta alla Saras durante la presentazione della VIA, ma nessuna risposta è stata data.

Assessore, non si può affidare a una seduta estemporanea del Consiglio, come quella odierna, la decisione su un argomento tanto complesso come quello dell'energia e del rispetto ambientale. Prima di decidere di trivellare il suolo valutiamo che genere di futuro abbiamo intenzione di garantire alle prossime generazioni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Assessore, colleghi, innanzitutto voglio dire che credo che abbiano fatto bene il Capogruppo del P.D. e i colleghi che insieme a me hanno firmato questa mozione a portare in Aula il dibattito sull'opportunità o meno di procedere con il progetto Eleonora e le trivellazioni per la ricerca del metano. Credo che il Consiglio regionale non possa rimanere estraneo a una discussione così importante, che ha suscitato allarmi, preoccupazioni, ma anche speranze. Forse la stessa Giunta, magari attraverso il suo Presidente, che sappiamo essere spesso intento in altre operazioni, avrebbe dovuto esporre, con una comunicazione, il suo punto di vista. In mancanza di questo, su un tema così delicato e importante, perché riguarda da un lato la vita delle persone e la delicatissima economia locale, come ha ricordato anche l'onorevole Solinas, dall'altro un asset, una risorsa che può rivelarsi per molti aspetti strategica, credo che questo Consiglio possa e debba discutere. Parlo da ambientalista convinto e da persona che conosce tutti i limiti dell'avere a disposizione materie prime energetiche, ma non le tecnologie per sfruttarle e metterle al servizio di una comunità. Proprio per questo, perché ne conosco i limiti, credo che una discussione come questa non possa essere saltata a piè pari.

Mi soffermo sulla parte dell'impegno che, in realtà, se leggiamo attentamente la mozione, è un impegno a riferire, a discutere; un impegno laico, perché noi vorremmo confrontarci sulla base non di posizioni ideologiche, favorevoli a tutti i costi o contrarie a tutti i costi, ma di evidenze e dati di fatto che tengano conto dei rischi e dei benefici potenziali e prevedano un percorso per cui o si interrompe la sperimentazione o si procede con passi graduali, valutando rischi e benefici di fronte, ripeto, a evidenze di carattere tecnico-scientifico. Spero che su questo ci possa riferire l'Assessore. Faccio mie le preoccupazioni delle popolazioni locali e in generale della comunità sarda, perché è del tutto evidente che questa risorsa, questo asset strategico costituito dal metano non necessariamente, ancorché fosse possibile rendere veramente disponibile questo giacimento, può portare benefici e diventare una reale prospettiva per la produzione energetica della nostra Isola. Se infatti guardiamo ad altre materie prime, come il sole e il vento, lei sa bene, Assessore, perché ne abbiamo parlato anche in Commissione, che il sistema normativo attuale, con gli incentivi previsti, ha portato alla proliferazione di grandi multinazionali dell'eolico e del sole, spesso slegate totalmente dai consumi locali. Il 3 o 4 per cento degli impianti è in mano a imprenditori locali e solo nel 3 o 4 per cento dei casi produzione e consumi si interscambiano creando un modello di consumo e di sviluppo che può essere ritenuto sostenibile. Tutto il resto in Sardegna ha prodotto soltanto energia da esportazione, non ha fatto chiudere neanche una centrale tradizionale, credo anche per l'inadeguatezza e i limiti della vostra Giunta, a volte anche scontrandosi con norme nazionali che ci hanno limitato nella programmazione. Non abbiamo neanche messo a disposizione, per esempio, delle utilità pubbliche, parlo di Abbanoa ed Enas, per abbattere i costi di pompaggio dell'acqua, per ottenere un beneficio effettivo dall'energia eolica sulle bollette dei sardi. Credo pertanto che sia giustificata la preoccupazione che questa non diventi l'ennesima chimera.

D'altro canto, anche se non è vero, come qualcuno dei sostenitori afferma, che il metano, se fosse disponibile, avrebbe un costo agevolato, anzi sarebbe a costo zero per le popolazioni locali, è vero che il riscaldamento degli edifici e alcune produzioni industriali nel settore metallurgico e in quello delle ceramiche hanno bisogno di energia termica, che potrebbe essere fornita a un costo molto più basso. Ma se il metano fosse reso disponibile, e il collega Solinas citava altri modi per renderlo disponibile, come quello di connetterci con la rete nazionale, utilizzare i gassificatori, trasportare il metano liquefatto con le navi e immetterlo nella nostra rete, è chiaro che questa disponibilità non potrebbe fare tabula rasa o interferire con un modello di sviluppo che oggi comunque crea ricchezza attraverso l'agricoltura e il bene ambientale, delicatissimo, come in questo caso, perché sappiamo tutti che la trivellazione insiste a meno di 200 metri da uno stagno pregiatissimo.

Assessore, pur essendo molto critici da sempre con la politica energetica che voi avete portato avanti, o che non avete portato avanti, perché il Piano energetico ambientale è un'eredità che le hanno lasciato e che lei, probabilmente, non riuscirà neanche a completare entro questa legislatura, mentre il Piano per le energie rinnovabili, che avete frettolosamente approvato nei mesi scorsi, è pieno di lacune e dimentica completamente di rendere questa risorsa un traino per la nostra economia, speriamo che lei e la Giunta non siate soggetti passivi rispetto a queste opportunità e possiate valutare le potenzialità che offrono ma anche i rischi che comportano. Ma soprattutto ci auguriamo che riusciate a inserirle in un ragionamento complessivo sul piano energetico regionale, perché la nostra Regione diventa sempre più piattaforma di produzione, con un'industria che cresce, con un surplus di impianti produttivi di energie rinnovabili (ormai il parco eolico è autorizzato per oltre 1.000 megawatt e c'è capienza per aggiungere 400 megawatt all'interno della rete regionale), ma senza che tutto questo venga messo a sistema, senza che sia chiaro come possa portare benefici effettivi al tessuto economico regionale, alle imprese e alle famiglie, e non sia, invece, semplicemente funzionale ai produttori di energia o utile per intercettare il sistema degli incentivi nazionali.

Noi siamo quindi molto interessati, Assessore, ad ascoltare che cosa la Giunta ha da dire al riguardo, perché invero ha avuto da dire molto poco nel campo dell'energia, se non in relazione a vicende torbide, e molto poco ha fatto in termini di programmazione. Vorremmo sapere se su questo tema strategico e importante c'è una valutazione seria, che tenga conto dei rischi e dei benefici e sappia recuperare il tanto tempo perduto nel campo della pianificazione energetica della nostra Isola.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Franco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCO (Riformatori Sardi). Signor Presidente, sarò brevissimo, almeno spero, ma altrettanto chiaro. Sostengo personalmente, e la sostiene il mio partito, la mozione numero 252. Al di là di alcuni accenti polemici nei confronti della Giunta, che ovviamente non condividiamo, condividiamo però la sostanza della mozione, anzi ci complimentiamo con i colleghi del P.D. che l'hanno presentata, e confesso che avrei voluto presentarla io per primo. Il collega Diana ha detto che questa mozione non è né contro né a favore di qualcuno, ma io leggo l'italiano e ne capisco chiaramente il significato. E il significato in questo caso va nel senso della responsabilità delle scelte difficili, nel senso della ragionevolezza, del coraggio di affrontare e respingere facili populismi.

Venendo al merito, abbiamo letto tutti sui quotidiani sardi quello che sta avvenendo: mozioni, ordini del giorno, consigli comunali che si riuniscono e dibattono, consigli provinciali che si occupano della questione energetica, ma non dovrebbero farlo, visto che sono in carica solo per l'ordinaria amministrazione, comitati vari che si riuniscono, e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente tutti contro le perforazioni della Saras, con le scuse più incredibili e con esperti improbabili che fanno a gara per vaticinare il disastro peggiore possibile. Si prevedono, per esempio, abbassamenti del livello del suolo, senza neanche specificare dove.

Lasciamo però perdere le favole. Vorrei fare un discorso più generale che travalichi i ristretti ambiti delle ricerche della Saras sul territorio di Oristano. Voglio che la nostra e la vostra attenzione sia rivolta al problema più generale: quale Sardegna vorremmo, quale modello di sviluppo per il futuro della nostra Isola. Oppure, e questa purtroppo a momenti mi sembra la scelta già fatta, vogliamo fare la scelta della decrescita felice? Io sono convinto che questa non sia la scelta della maggioranza dei nostri concittadini, come pure non è la scelta della maggioranza dei colleghi che qui li rappresentano, ma ho la sensazione che a forza di non fare scelte stiamo proprio indirizzandoci, stiamo scivolando più o meno inavvertitamente, verso la decrescita felice. Ebbene, questa è un'occasione in cui possiamo o forse dobbiamo scegliere cosa vogliamo per il domani della Sardegna. Leggendo i giornali e sentendo i pareri degli ultras che imperversano, sembra che esista per il nostro il futuro un modello Arborea, da una parte, contrapposto a un modello Saras, dall'altra.

Naturalmente in questo confronto c'è una sottile e neppure tanto nascosta suggestione, cioè da una parte Arborea con le sue mucche, i prati verdi, il latte bianco, i contadini felici delle pubblicità televisive e dall'altra le torri metalliche della Saras, i tubi sporchi e contorti di fronte al golfo di Cagliari, la puzza di Sarroch, che tutti conosciamo, le spiagge con le macchie di petrolio. Così è facile fare le scelte e certamente, se questa fosse l'alternativa, non avremmo dubbi: saremmo tutti da una parte, non c'è partita, come si suol dire. Ma, egregi colleghi, il mondo non va così, le questioni non sono mai così semplici, soprattutto quelle che coinvolgono la società e l'economia. Il modello di Arborea non è alternativo al modello Saras, è invece ad esso complementare, è una parte di un tutto. Lo ripeto: non esistono scelte facili e gratuite. Se vogliamo garantire un futuro alla nostra gente, ai nostri cittadini, se vogliamo davvero nei fatti e non solo a chiacchiere garantire loro un lavoro, un livello di benessere adeguato al mondo d'oggi, in poche parole un'esistenza dignitosa che li faccia sentire fieri di stare al mondo e soprattutto fieri di vivere in questa terra bellissima, dobbiamo agire ora e subito con serietà e senso di responsabilità.

Non esiste un'economia basata solo sulle mucche, anzi mi piacerebbe sapere qual è l'impatto ambientale e il carico inquinante di allevamenti intensivi come quelli di Arborea, così come non esiste un'economia basata solo sulle trivelle. Esiste un'economia - è così in tutto il mondo, non dobbiamo inventare nulla, ed è così da duecento anni, da quando lo disse Adam Smith per la prima volta - che ha tante sfaccettature: Arborea e la Saras sono due di queste sfaccettature, le industrie manifatturiere, l'edilizia, il turismo, i servizi e così via sono altre sfaccettature. Ognuno di questi settori deve contribuire alla produzione della nostra ricchezza e più ne produciamo meglio è, perché se abbiamo più ricchezza avremo più posti di lavoro veri, avremo più ricchezza da ridistribuire, avremo più risorse per aiutare i nostri fratelli sfortunati o che hanno più bisogno di essere aiutati. Per questo non possiamo rinunciare a questa straordinaria opportunità. Tre o quattro miliardi di metri cubi di metano sono un dono del Signore, che nessuno, dotato di un minimo di ragionevolezza, si può permettere di rifiutare.

Stamattina abbiamo a lungo parlato di agricoltura in quest'Aula, un comparto in gravissima crisi, come hanno detto tutti i colleghi che sono intervenuti, ma che tuttavia è una componente indispensabile della nostra vita e della nostra cultura, che ha un significato profondo nella vita collettiva dei sardi, ben al di là del suo specifico peso economico. Bene, che facciamo? La abbandoniamo al suo destino oppure la aiutiamo? L'agricoltura, giusto per fare un esempio, è un settore, purtroppo non il solo, che ha necessità e bisogno di essere aiutato. E con quali risorse potremmo aiutarlo se rifiutiamo tutte le possibilità di aumentare la nostra ricchezza? Anche per l'agricoltura, per la stessa Arborea, per proteggere i suoi prati e le sue colture, per difendere la nostra sanità, le nostre scuole, tutto quello che volete, dobbiamo dire sì alle trivellazioni e, speriamo, all'estrazione del metano.

La mozione illustra inoltre con grande chiarezza, oltre ogni dubbio, l'impatto che avrebbe l'uso del metano sul problema dell'inquinamento della nostra Isola; problema derivante dall'uso quantitativamente abnorme di risorse petrolifere tradizionali che si fa ora in Sardegna per produrre energia. L'uso del metano, per giunta, se possibile a buon mercato, potrà dare una spinta fortissima alla riduzione dell'inquinamento, in definitiva potrà concorrere non a peggiorare la situazione del nostro ambiente, ma a migliorarla drasticamente. Certo, ci vuole prudenza, per carità, non sto dicendo di buttarci a capofitto in questa avventura. La Saras deve garantire la sicurezza degli impianti e anche la sicurezza del lavoro di chi sarà impiegato in questa impresa. Dobbiamo essere ragionevolmente certi che non ci saranno danni alle persone e neppure ai territori, né nella parte direttamente interessata dall'estrazione, né in tutto il resto del territorio della Sardegna. Dobbiamo essere certi che ci saranno dei vantaggi economici, e anche notevoli, per i sardi e per la Sardegna. La Regione negozi pure durissimamente, se occorre, per strappare condizioni di favore per la nostra economia, sia collettiva sia dei singoli individui. I vantaggi diretti possono, per quanto riguarda me e il mio partito, andare anche solo ai cittadini delle zone interessate, ovvero anche solo ai cittadini della provincia di Oristano. Sono convinto che un vantaggio per un cittadino sardo, dovunque egli viva, sarà un vantaggio per tutti i sardi. Per questo sostengo, e il mio partito con me, questa mozione, almeno nella sostanza, per il suo significato, al di là degli aspetti polemici, e quindi voteremo con grande convinzione un documento che contenga questi principi, con la speranza che sia l'inizio di un percorso volto a rivitalizzare l'economia della nostra terra. Grazie dell'attenzione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, onorevoli colleghi, questo è un tema ormai attualissimo e molto dibattuto e sentito, come tutti i temi che ci fanno rivivere momenti del passato che ci hanno lasciato ferite profonde, parlo per esperienza personale. Nel parlare di valorizzazione e sfruttamento delle risorse locali, il mio pensiero corre al disastro ambientale causato dalle miniere nel mio territorio, che ancora oggi stanno procurando gravi problemi alle popolazioni locali. Non solo, penso anche, come ho già detto in quest'Aula, che 250 chilometri di gallerie che scendono a 270 metri sotto il livello del suolo, riempite d'acqua piovana che entra in contatto con i filoni scoperti e le attrezzature lasciate in seguito alla dismissione mineraria, stiano creando gravissimi danni alla salute pubblica. Questo spaventa noi, così come sono convinto spaventi le popolazioni dell'Oristanese che sono venute a contatto con questa nuova epopea, che è quella del metano. Per quanto riguarda il metano la Sardegna persegue da anni l'aspirazione di poter essere connessa alle reti nazionali. Abbiamo atteso lungamente, ma mi sa che ormai è da porre nel dimenticatoio il Galsi, che dovrebbe trasportare una risorsa che comunque ci proverrebbe dall'esterno, con tutte le conseguenze a cui è soggetta una nazione che dipende da altri.

Nella nostra isola abbiamo materie prime che sino ad ora non siamo riusciti a gestire compiutamente, con tutte le attenzioni per i possibili rischi. Ne hanno già parlato i miei colleghi, quindi non ripeterò cose già dette. Vorrei però soffermarmi un attimo su un tema molto caro anche a quest'Aula. Spesso abbiamo parlato di nazione Sardegna, ma dove mai si è visto che una nazione possa reggersi senza il governo delle sue materie prime? Non è possibile, non può esserci futuro per una nazione che non sia in grado di governare le proprie risorse naturali. Deve governarle tenendo conto sicuramente di tutte le attenzioni necessarie perché non danneggino altre risorse importanti, come giustamente i colleghi dell'Oristanese sostengono, come l'agricoltura, che peraltro è fiorente in quel territorio. Sono d'accordo sul fatto che la Regione debba comunque guardare all'agricoltura come a un comparto primario, cosa che non abbiamo mai fatto, perché abbiamo preferito l'industrializzazione selvaggia che creava centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma era destinata a lasciare strascichi a non finire. Ancora oggi ci sono lavoratori socialmente utili provenienti da esperienze industriali foraggiate dalle partecipazioni statali che hanno lasciato solo ruderi, zone industriali abbandonate, investimenti di miliardi buttati al vento, disperazione che ancora viene perpetrata nelle nostre comunità.

Io dico che forse è arrivato il momento di guardare con un'ottica diversa alle risorse che abbiamo e di cercare di governarle. Quindi credo che bene abbiano fatto i Capigruppo a inserire all'ordine del giorno questa mozione, non perché l'ha presentata il Gruppo P.D., ma perché riguarda un tema strategico, importante e delicato, ma anche di prospettiva. Ripeto, una nazione senza risorse primarie non va da nessuna parte; una nazione che dipende da altre nazioni è costretta a subire le scelte di queste ultime. Uso il termine nazione per sottolineare il fatto che in quest'Aula spesso si è parlato di autonomia, ma quale autonomia può esserci per noi se dipendiamo da terzi? Non ci sarà mai autonomia vera, continueremo a essere dipendenti. Allora, credo che dobbiamo essere ragionevoli e porre la massima attenzione perché, su questo sono d'accordo, se le trivellazioni dovessero creare danni all'ecosistema dell'Oristanese quel progetto non va perseguito, assolutamente no. Però se ci sono aree in cui il sistema geologico può garantire l'asportazione di una materia prima, come appunto il metano, senza che si creino danni di alcun genere, perché non sfruttare questa possibilità? Perché dobbiamo sempre dipendere da terzi? Siamo già dipendenti - l'hanno detto i miei colleghi - per quanto riguarda il vento e il sole, ma è mai possibile che cediamo questa ricchezza a delle multinazionali e nell'isola non rimanga nulla, alle popolazioni sarde non rimanga nulla, se non qualche spicciolo offerto agli agricoltori in maniera subdola? Sì perché gli agricoltori vengono "comprati" per poter impiantare infrastrutture utili alla produzione di energia, quindi utili per lo sviluppo industriale. E noi subiamo questa situazione senza avere un controllo sui nostri beni.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Agus. C'è troppo brusio in aula, colleghi, non si può proseguire così.

Prego, onorevole Agus.

AGUS (P.D.). Credo che dobbiamo invertire questa tendenza, dobbiamo discutere seriamente, perché la Sardegna davvero riesca a gestire compiutamente questo grande patrimonio che è l'energia pulita. Non sto qui a ricitarli ma, ripeto, di esempi ne abbiamo tanti. Noi puntiamo decisamente sull'industria primaria, ovvero sulle produzioni agroalimentari, che sono utili alla sopravvivenza umana e che nella nostra isola, se non investiamo in infrastrutture per industrie inquinanti, possono diventare d'eccellenza. Per fare questo c'è anche la necessità di creare un sistema industriale di trasformazione dei prodotti agroalimentari. Queste industrie hanno però necessità di energia, e di energia a basso costo possibilmente, altrimenti non sarebbero competitive nel mercato internazionale.

Altre volte ho fatto l'esempio dell'industria energivora delle piastrelle che c'è a Guspini, che consuma energia quanto la città di Oristano in un giorno e deve essere continuamente alimentata. Ebbene, questa industria usa come materia prima i caolini della Sardegna, non essendoci però nella nostra regione industrie di trasformazione, di verticalizzazione della produzione, il bene prodotto viene trasportato a Sassuolo. Ci sono aree della Sardegna che vengono sistematicamente saccheggiate per portare il tout-venant a Sassuolo, che poi rientra a costi elevati sotto forma di prodotti finiti. Noi subiamo questa situazione, allora credo che ci sia la necessità di un ripensamento della gestione delle materie prime in Sardegna, perché è la base economica che ci permette di crescere, di creare occupazione, di creare benessere. Per sostenere questa evoluzione c'è però bisogno di energia, energia elettrica e meccanica, ma anche energia pulita, come il metano. Ripeto, se questo bene lo deteniamo, perché a priori dire no alla sua estrazione? Diciamo no laddove un pericolo può mettere a rischio un'area importante sotto il profilo geoambientale, ma facciamoci aiutare se abbiamo dei dubbi, delle perplessità. Credo che le nostre università siano in grado di valutare i progetti che le imprese ci sottopongono e che possono essere soppesati e quantificati. La cosa fondamentale è che questa Regione sia in grado di governare finalmente questi processi e non di subirli, perché sino adesso li abbiamo solo subiti a danno della collettività intera.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.

LOCCI (P.d.L.). Signor Presidente, vorrei portare un piccolo contributo a questo dibattito che, tutto sommato, mi sembra si stia incanalando in maniera costruttiva verso la condivisione soprattutto di quelli che devono essere gli obiettivi della Regione sarda. Colleghi, ho avuto modo di partecipare a un forum de L'Unione Sarda dove ho potuto assistere dal vivo al confronto diretto tra le posizioni della Saras e quelle dei comitati spontanei di cittadini e dei rappresentanti delle aziende zootecniche e agricole del territorio. Ho capito alcune cose che vorrei molto sinteticamente esporre a quest'Aula.

Mi è sembrato di capire che la paura fondamentale delle aziende zootecniche rispetto a questo progetto sia soprattutto in termini di marketing. Vi è infatti il timore che la presenza di una trivella nei primi sei mesi possa creare un danno all'immagine dell'azienda. Ci sono poi le associazioni dei cittadini, ovviamente supportate dagli enti locali del territorio, che invece pongono in maniera veramente decisa il problema del rischio ambientale. Queste sono le due posizioni sul campo.

Ora, analizzando nel dettaglio almeno le carte che ci hanno messo a disposizione, da un punto di vista tecnico, per quello che può capirne un non tecnico, ovviamente, noi oggi ci troviamo di fronte alla possibilità di costruzione di un cosiddetto pozzo esplorativo. Il pozzo esplorativo, prima di essere costruito, deve essere sottoposto alla valutazione di impatto ambientale che, badate bene, non era obbligatoria in quell'iter, così ci hanno detto i tecnici, ma tutto sommato l'azienda costruttrice, incalzata dalla Regione e dagli enti locali, ha accettato di buon grado di sottoporsi alla VIA. Questa valutazione a che cosa serve? Serve ovviamente a fugare qualsiasi dubbio ci possa essere, anche minimo, relativo al rischio ambientale.

Io ho apprezzato due parole che ho sentito dire da un collega del Partito Democratico, esattamente dall'onorevole Porcu, e che faccio mie. La Regione sarda in questa fase, attraverso gli strumenti tecnici di cui dispone, in particolare la VIA, non deve essere un soggetto passivo, questo è il punto, ma deve essere un soggetto attivo che fa quasi la parte del carabiniere e sposa le ragioni, ovviamente, del territorio facendo in modo che non ci sia, in tutto questo processo, il benché minimo rischio ambientale. Questo è il problema, perché alla fine di questo processo, con tutte le opportunità che la tecnologia ci mette a disposizione, potremmo arrivare alla conclusione che l'impatto ambientale è pari a zero, ecco perché io non assumo oggi un atteggiamento precostituito, nel senso che non sono a favore della Saras, ma sono a favore dell'ambiente e dello sviluppo, come credo debba esserlo tutto il Consiglio regionale. Però è anche vero che la Sardegna non può continuare ad avere, consentitemi questo eufemismo, l'anello al naso quando si tratta di parlare di processi che possono portare sviluppo. In questo caso parliamo di una risorsa energetica che può portare un beneficio sia diretto che indiretto al territorio interessato a ospitare il processo produttivo e anche al resto degli abitanti (un milione e 500 mila cittadini) del territorio regionale, senza contare - è stato già detto, si rischia di ripetersi - tutti gli obiettivi vantaggi sul fronte dell'approvvigionamento energetico per la nostra Isola, che, si sa, ha problemi enormi.

Vorrei anche precisare che oltre alla valutazione di impatto ambientale relativa al pozzo esplorativo, se si dovesse valutare che il metano c'è ed è di buona qualità e quindi si dovesse decidere di continuare e passare dalla fase esplorativa alla produzione, si innescherebbe un altro processo che si chiama concessione di produzione e che verrebbe anch'esso sottoposto alla valutazione di impatto ambientale. Ecco che la Regione può, in queste due fasi, non essere soggetto passivo, com'è stato detto, ma soggetto attivo e valutare tutti i passaggi in maniera minuziosa perché venga fugata la possibilità di qualsiasi danno ambientale e per la popolazione.

Nella discussione a cui ho assistito in occasione di quel forum è emerso un altro aspetto, che ho richiamato io ma che è stato approfondito da altri, cioè la presenza di un gran numero di trivellazioni nella zona d'Italia più sensibile dal punto di vista agroalimentare, ovvero l'Emilia-Romagna, la regione della cosiddetta food valley, che è la zona intorno a Parma, dove si producono generi alimentari, non ultimi il grana padano e il parmigiano reggiano. Voglio dire che in quella zona i pozzi di trivellazione sono praticamente adiacenti agli stabilimenti aziendali. Se esiste una tecnologia pulita che ci permette di evitare qualsiasi rischio ambientale, sia diretto che indiretto, è chiaro che nessuno di noi può essere contrario. Se viceversa si dovesse paventare il pur minimo rischio, allora tutti saremmo autorizzati a dire: "No, non ve lo permettiamo". Dobbiamo però evitare di commettere l'errore di assumere un atteggiamento precostituito rispetto a questo e anche a molti altri problemi relativi alle produzioni energetiche, senza dimenticare che il metano, se effettivamente ci fosse, porterebbe un beneficio enorme che abbatterebbe del 30 per cento la bolletta energetica delle famiglie, delle aziende e delle industrie.

Devo dire, anche sulla base della mia esperienza di sulcitano, che probabilmente se avessimo avuto il metano molte delle industrie che hanno chiuso i battenti nel Sulcis e hanno mandato a casa più di 4 mila persone non avrebbero preso questa decisione. Quindi dobbiamo cercare di essere, diciamo, neutri nell'approccio a questo problema, senza assumere atteggiamenti precostituiti, ma avendo ben presenti quelli che sono i potenziali rischi, che devono essere valutati e verificati, ma considerando anche i vantaggi che una produzione vera di metano potrebbe portare a tutta la Sardegna e soprattutto alle aziende che insistono nell'Oristanese, perché mi risulta che anche le aziende agricole e zootecniche che stanno in quel territorio hanno grossi problemi di pagamento della bolletta energetica. Questo, quindi, potrebbe essere un vantaggio per tutta l'Isola.

Dobbiamo tenere, ripeto, un atteggiamento non preconcetto, ma attento e vigile, facendo sì che tutti i passaggi siano rispettati, per questo ripropongo le parole dell'onorevole Porcu, che come ho detto all'inizio ho apprezzato: "Non dobbiamo vigilare passivamente".

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Arbau. Ne ha facoltà.

ARBAU (Sardegna è già Domani). Innanzitutto bisogna dire grazie al Partito Democratico per aver portato questo argomento in Consiglio regionale, lo dico anche ai comitati interessati. Di solito la politica di fronte ad argomenti scomodi fugge o fa finta di affrontarli e, diciamo così, se la cava sempre con posizioni ambigue.

Detto questo credo, assessore Liori, che le domande che ha posto l'onorevole Diana debbano avere delle risposte, perché molte delle nostre deliberazioni saranno conseguenti alle risposte che lei ci darà in quest'Aula. E' oggettivo che la Giunta non ha un piano energetico e deve dire a quest'Aula qual è la sua posizione riguardo all'utilizzo del gas metano e in particolare al progetto Eleonora. Il movimento di cui faccio parte è contrario a qualsiasi tipo di trivellazione. Noi siamo contrari, diciamo così, alla trivellazione prevista dal progetto Eleonora per tre ordini di motivi principalmente: per gli eventuali e possibili rischi per la popolazione, per la questione relativa ai problemi economici che potrebbero derivare a un ambiente come quello in cui si opera, dove insiste un distretto agroindustriale molto importante, nonché per i problemi che potrebbero derivare al territorio-ambiente. Lo dice uno che non è ambientalista e che condivide la teoria di Bachisio Bandinu, il quale appunto rilevava che nel vocabolario sardo le parole ambiente e natura non esistono. Noi sardi siamo infatti connaturati con l'ambiente, non abbiamo l'ansia di dover sempre dichiarare di voler difendere l'ambiente, perché noi stessi siamo l'ambiente.

Detto questo, però, io credo che in questo caso la scelta sia poco consona con le iniziative che la Regione deve portare avanti. Ma c'è un quarto e molto importante motivo per il quale noi siamo contrari al progetto Eleonora, ed è il fatto che qualsiasi decisione non va presa burocraticamente. Apro una parentesi: signori consiglieri, non facciamo finta di scaricare sulle questioni burocratiche questioni che sono meramente politiche. Bisogna assumere decisioni politiche, voglio dire che la decisione deve essere presa nel territorio, per questo io sono disponibile a votare la mozione del Partito Democratico nel caso in cui nel dispositivo si preveda l'indizione di un referendum consultivo per far sì che la decisione venga assunta dai sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Io vorrei ripartire dall'auspicio dell'onorevole Agus sull'autonomia di pensiero. Vede, onorevole Agus, autonomia di pensiero significa capacità di autonoma visione e significa anche capacità di comprendere ciò che è più importante rispetto a ciò che non lo è per un'autonoma cultura, per un autonomo sguardo sulla realtà. Autonomia di pensiero significa anche capacità di distinguere un problema vero da un problema costruito da un artificio che trasforma progressivamente un problema normale in un problema dapprima importante poi strategico.

A me hanno sempre insegnato che per capire come stanno andando le cose bisogna capire chi scrive l'ordine del giorno. I sardi hanno iscritto all'ordine del giorno il tema della metanizzazione, è indubitabile che l'abbiano fatto; hanno iscritto all'ordine del giorno l'equiparazione della tariffa energetica della Sardegna a quella delle altre Regioni italiane ed europee; hanno iscritto all'ordine del giorno la rottura dei monopoli che hanno determinato l'aumento delle tariffe. Non hanno mai iscritto all'ordine del giorno la bufala che lega l'estrazione al vantaggio sulla bolletta energetica, perché sanno che è una bufala. Chi sta riuscendo a iscrivere in questi termini il problema all'ordine del giorno della Sardegna è un gruppo industriale che si chiama Saras, che sta esaurendo la sua mission petrolifera e sta cercando nuovi asset nell'estrazione di fonti energetiche. Quando questi gruppi aggiornano la loro strategia, tra le cose che insegnano ai loro manager c'è proprio quella di creare intorno all'innovazione della loro strategia un vasto consenso sociale. Leggete, per cortesia, un libretto molto istruttivo per chi fa politica, che si intitola "Confessioni di un sicario dell'economia", scritto da John Perkins, un lobbista delle grandi compagnie americane proprio del settore dell'energia, che racconta come queste compagnie mandassero nei paesi europei, nei paesi arabi, nell'America latina e anche in Asia, prima di realizzare l'investimento, delle figure che dovevano prendere contatto con il politico locale, con gli organi di rappresentanza, e che avevano il compito di presentare costi, tariffe e benefici, di rappresentare cioè un grande trend di sviluppo legato all'estrazione, per poi, una volta realizzata l'estrazione, lasciare esattamente quello che è sotto gli occhi di tutti. L'Arabia Saudita riuscì a invertire questo processo su un accordo politico, bellico e finanziario, che consentì agli Stati Uniti di dichiarare la non convertibilità del dollaro, perché era la moneta con cui si scambiava il petrolio.

Quindi chi scrive l'ordine del giorno va sempre tenuto d'occhio e in questo momento noi siamo sotto la pressione di un grande gruppo industriale che ha esaurito un asset e ne sta inaugurando un altro, ma non facciamo iscrivere all'ordine del giorno l'equazione: estrazione uguale risparmio sulla bolletta, perché è una bufala! E' una grandissima bufala non foss'altro per i temi che lei, onorevole Agus, sollevava. Infatti, affinché l'estrazione sia di immediato vantaggio per la popolazione locale dovrebbe esistere uno ius loci di proporzioni tali da configurare ben più di una royalty, di cui noi abbiamo già goduto in altre circostanze, perché la tassa di fabbricazione che la Saras ci ha versato in questi anni per la raffinazione del petrolio ha reso alla Regione 600 milioni di euro all'anno. Ma dire che l'estrazione produrrà l'abbattimento dei costi dell'energia e la metanizzazione è una costruzione propagandistica a cui bisogna sottrarsi assolutamente per non farsi imporre una modalità di ragionamento che perimetra il problema com'è più conveniente per chi vuole raggiungere un certo risultato. Questo è il problema. Io non accetto che il perimetro sia stabilito dalla Saras, perché so perfettamente a che cosa è dovuto il caro tariffe in Sardegna, ma non perché lo dico io. Di recente anche l'Authority per l'energia ha detto che il caro tariffe in Sardegna è dovuto a una distorsione del mercato, ha aperto un'indagine e ha chiaramente parlato di comportamento distorsivo da parte della società Terna. Questo è un campo tipico della politica, quello della regolazione. Tutti gli impianti di produzione di energia elettrica oggi sono in regime di essenzialità, cioè sottratti al mercato: Enel, Saras, E.ON. e la stessa Ottana Energia sono tutte in regime di essenzialità, cioè lo Stato, ovvero noi, paga i costi di produzione della loro energia, ma non sappiamo a quanto la Terna acquista l'energia da quelle società per tenere il sistema in equilibrio.

Allora, se vogliamo parlare delle questioni energetiche parliamone, ma il nostro tema è: chi realizza la dorsale per la diffusione del metano, posto che abbiamo fatto le altre reti? La facciamo noi con i nostri fondi europei? Questo è il nostro tema! Poi il metano lo possiamo rigassificare, lo compriamo, al di là del mare ce n'è in abbondanza! Il nostro tema è: ci colleghiamo a Livorno sì o no e chi paga questo collegamento? Lo paghiamo noi con una tassa di scopo o con i nostri fondi europei? Questo è il nostro tema principale!

Un altro tema riguarda la necessità di capire se un'area che produce profitti, che produce reddito, che ha una vocazione naturale e crea produzioni naturali, debba sentirsi continuamente posta sotto pressione come se fosse una landa abbandonata da Dio, dove non c'è gente che lavora, che produce denaro. Io vedo che la Cooperativa 3A esporta latte in Cina, per cui un problema della Regione sarebbe quello di lavorare a monte e a valle della produzione del latte, perché noi non lavoriamo tutti i derivati del latte, che vengono invece lavorati fuori, così come le sabbie silicee. Questo è il mio ordine del giorno. Non possiamo far iscrivere al nostro ordine del giorno un'equazione falsa! Il piccolo pozzo esplorativo, mi diceva prima l'onorevole Solinas, equivale a due Gennargentu messi uno sopra l'altro: 3 mila metri! Non che non si possa fare, per carità, ma io ho il diritto di ragionare sul perché devo fare un buco di 3 mila metri, quando ho altre cose per la testa per raggiungere risultati magari più alti. Posso? Perché la Saras riesce a iscrivere qui un'ora di dibattito e la 3A è bloccata perché non riesce a fare un deposito di GNL - dico uno!- per alimentare il suo fabbisogno energetico? Ma non vi viene il dubbio che siamo sotto la pressione di un'attività lobbistica francamente non richiesta, almeno per quanto mi riguarda, ed eccessivamente presente nelle istituzioni? Vi consiglio vivamente di leggere il libro "Confessioni di un sicario dell'economia"!

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Presidente, io sono una di quei consiglieri che hanno portato le istanze del territorio in questa materia all'interno delle istituzioni, ma che purtroppo non hanno avuto alcuna risposta. Questa mozione è quindi un'occasione importante, proprio perché ha il merito di portare al centro del dibattito un tema così importante, anche se non la condivido, non condivido in materia energetica una concezione che considero tardo ottocentesca. Dico che la politica non può continuare a ignorare o violare la volontà popolare, ciò non dovrebbe essere permesso alle società petrolifere già in forte debito con i sardi e ancora meno alle rappresentanze dei partiti politici che all'interno delle istituzioni dovrebbero portare le istanze dei cittadini, garantendo quindi il diritto costituzionale della sovranità popolare.

Oggi questa mozione è inopportuna anche di fronte al no espresso dalla recente manifestazione di massa ad Arborea, in occasione proprio della presentazione ufficiale del progetto Eleonora Saras - io lo chiamo così - che prevede le trivellazioni dei nostri territori alla ricerca di un'improbabile presenza del metano ai fini della sua estrazione. Ora l'accanimento per il metano ad Arborea e in tutti i vasti territori della Sardegna minacciati dalle trivelle è pericoloso, inutile e devastante per le comunità e l'ambiente, e fa chiaramente trasparire gli interessi dei soliti noti. Ritengo che la Sardegna abbia già dato.

Presidente, succede qualcosa a sinistra, anzi a destra?

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zuncheddu. Onorevole Mario Diana! Onorevole Pittalis!

Prego, onorevole Zuncheddu.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Litigano gli oristanesi!

In questo progetto la valutazione di impatto ambientale è approssimativa ed è di parte, e non è un optional, come qualche consigliere ha detto poco fa, ma è rigorosamente prevista dalla legge. Non ci sarebbe nessuna ricaduta negativa sulla salute pubblica, arrivando persino a omettere la nota pratica del fracking, ovvero il procedimento di frantumazione degli strati rocciosi per la liberazione del gas, iniettando quindi ad alta pressione fluidi che generano inevitabilmente inquinamento delle falde acquifere potabili. Si tratta di disastri idrogeologici causati da esplosioni e incendi all'interno delle stesse condotte di estrazione. Questo è quello che è già successo nel mondo. Si omette totalmente l'effetto tossico e cancerogeno dell'idrogeno solforato che sprigiona a seguito di queste pratiche. Oggi si parla di metano in Sardegna con un ritardo di quarant'anni, quando numerose Regioni...

Che succede, Presidente? Li mandiamo fuori?

PRESIDENTE. Prego, onorevole Zuncheddu, prosegua.

ZUNCHEDDU (SEL - Sardigna Libera). Quarant'anni fa numerose Regioni d'Italia si dotarono del gas metano e, caso strano, alla Sardegna ciò fu decisamente negato, nel pieno della cosiddetta industrializzazione dell'Isola, quando il metano sarebbe stato utile e probabilmente avrebbe anche bloccato o limitato la costruzione di centrali a olio pesante, con i suoi costi sia in termini finanziari che di danni per l'ambiente e per le economie tradizionali già esistenti. Mi riferisco a Porto Torres, a Portovesme, anche se questa è arrivata un po' dopo, all'insediamento industriale della piana di Ottana, per non parlare della Saras, che ha portato in Sardegna un po' di salari, grandi profitti per la famiglia Moratti, nonché corruzione e scandali all'interno della stessa società e della politica sarda. Quella "modernizzazione" ha distrutto le economie tradizionali dell'agroalimentare e della pesca in nome del progresso e di un modello di sviluppo costituito dai noti poli industriali, già rifiutati e bocciati in tutta Italia dalla metà degli anni cinquanta in poi.

E' utile ricordare che in quegli anni - queste sono note storiche che possono tornare utili - una parte dell'intellighenzia sarda illuminata, che faceva riferimento a movimenti sardisti, e una parte di intellettuali di origine comunista, socialista e anche democratico-cristiana guardarono con molto sospetto e diffidenza all'importazione di quel modello economico e a questa modernizzazione imposta come panacea dell'arretratezza storica della nostra economia. Una modernizzazione, quindi, che avrebbe dovuto portare al superamento del cosiddetto sottosviluppo dell'Isola e persino al debellamento della piaga del banditismo come retaggio di una società che va estirpato.

Quei sospetti purtroppo sono stati suffragati dalla storia. Abbiamo visto lo sperpero di fiumi di finanziamenti pubblici con i due Piani di rinascita, la distruzione della nostra economia e, come ho già detto, la corruzione e gli ingenti finanziamenti statali e regionali, per non mettere in conto i disastri derivati dall'inquinamento dei luoghi e i costi in termini di salute per le popolazioni, nonché le mancate bonifiche ambientali riconosciute da tutti ovunque come atto preliminare per la creazione…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zuncheddu. Mi vedo costretto a sospendere la seduta se si continua in questo modo. Onorevole Matteo Sanna, prenda posto per favore oppure vada fuori.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Presidente, litigano perché non vogliono le trivelle, prendiamone atto!

PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Zuncheddu.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Grazie, Presidente. Dicevo che le bonifiche sono da tutti riconosciute come l'atto preliminare per la creazione di nuove opportunità di lavoro e di rilancio economico per i sardi. Chiaramente, chi ha inquinato deve anche pagare, questo è un dettaglio che molto spesso viene trascurato.

Una parte della politica sarda, miope, non vuole prendere atto che diversi Stati del Nord Africa, e in particolar modo l'Algeria, non sono più disponibili a vendere il metano accettando i prezzi di mercato imposti dalle lobby del settore e i costi sempre più alti di realizzazione finanziaria e ambientale di questo metanodotto, il Galsi, non più appetibile. Questa consapevolezza ha fatto sì che la stessa società Galsi imponesse uno stop al progetto di almeno un anno, ma già la Sonatrach, la società che gestisce il metano in Algeria, si è espressa in termini molto chiari oltre due anni e mezzo fa, sostenendo che difficilmente avrebbe onorato gli impegni presi a livello internazionale.

Per chi l'avesse scordato vorrei anche ricordare che la Regione autonoma della Sardegna con la precedente finanziaria ha stanziato 150 milioni di euro a favore della società privata Galsi, rendendosi complice di un inevitabile disastro ambientale e di una servitù di passaggio certa per definizione. Tutto questo pagato con i nostri soldi e per il semplice passaggio del tubo dorsale, senza contemplare nessuna rete di distribuzione. Simili operazioni con conseguenti disastri ambientali e con sperpero di denaro pubblico ricordano tanto il "caso Furtei", laddove in nome di qualche chilo d'oro e di pochi e precari posti di lavoro è stata finanziata con i soldi pubblici una multinazionale dell'oro, che ha visto come amministratore delegato nientemeno che l'attuale Presidente della Regione autonoma della Sardegna. La distruzione ambientale di quei siti e il disastro dell'ecosistema causato dal mercurio sono a tutt'oggi, nella loro drammaticità, di difficile valutazione. E noi continuiamo a far finta di nulla.

Questa mozione, che a mio avviso è confusa e parla del minore inquinamento del metano senza entrare nel merito dei costi attuali, non definisce quale sia la rete primaria di distribuzione dell'idrocarburo, che mi sembra di capire si riferisca al gasdotto Galsi, e mette insieme tutte quelle reti di distribuzione secondarie, in parte attivate da alcuni comuni, senza dichiarare che il loro approvvigionamento potrebbe essere possibile solo agganciandosi al tubo dorsale Galsi, che attraversa l'Isola, senza fare alcun riferimento ai costi e alle devastazioni della nuova rete di distribuzione per garantire il metano a tutti i comuni. Quindi si omette la possibilità che i comuni possano dotarsi di serbatoi propri in modo da alimentare, laddove possibile, le reti proprie approvvigionandosi del gas in altro modo (vedi il sistema delle navi gasiere, molto più economico e indipendente dalla servitù del gasdotto). Si arriva a sostenere che le reti preesistenti per l'uso del gas propano siano compatibili col metano, e questo invece non è assolutamente vero: è proponibile soltanto con il totale rifacimento degli impianti nei comuni e nelle stesse abitazioni. Per ciò che concerne le cosiddette riserve di metano presenti nel Medio Campidano e nella pianura di Oristano, ad Arborea, nessuno studio geologico e ambientale ha dimostrato prima di tutto la presenza dell'idrocarburo, ancor meno le quantità, come dice la mozione, "tali da liberare dalla schiavitù energetica la Sardegna". Ricordo che la stessa Saras, con relazioni di parte, conferma la presenza di questo idrocarburo, ma non solo non riesce a quantificare…

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, questa mozione dovrebbe ottenere almeno il risultato di non vederci contrapposti in una battaglia che non produce effetti per la Sardegna, neanche dal punto di vista politico, però il tentativo mi pare sia proprio questo, fuori da quest'aula perlomeno: capire come schierarsi e poi cercare di orientare l'opinione altrui secondo l'assunto che quelli che sono contrari sono i bravi e tutti gli altri sono i cattivi.

Io ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi e devo dire che quello dell'onorevole Maninchedda per una parte ho stentato a comprenderlo, per un difetto mio ovviamente, la parte in cui egli dice che il prezzo del metano non è nella nostra agenda, così come non lo è il prezzo dell'energia. Il prezzo del metano è comunque regolamentato, ma se anche non lo fosse, l'onorevole Maninchedda dovrebbe spiegarci come mai la Cooperativa 3A avrebbe l'intenzione - da quel che ci è stato detto, io non ne ero a conoscenza - di costruire un deposito di gas per utilizzarlo per la sua attività? Immagino che la 3A, attenta com'è ad abbattere i costi, sappia benissimo che il metano costa meno delle altre forme di energia. E ne utilizza tanta di energia: utilizza certamente derivati del petrolio, oli combustibili BTZ, energia elettrica e quant'altro. Ora, se la 3A aveva veramente intenzione di dotarsi di un deposito di gas, il gas in questione è uno solo, ovvero il metano, perché l'aria propanata, quella che hanno la città di Oristano e tutte le città della Sardegna, è assolutamente improponibile dal punto di vista calorifico e anche del prezzo, essendo carissima. Su questo aspetto non intendo aprire nessun tipo di dibattito, però faccio questa considerazione.

Quale è invece tutto il resto del discorso? Dal punto di vista politico non posso accusare certo l'assessore Liori, che poche responsabilità ha, però all'onorevole Solinas vorrei dire che il Piano energetico ambientale regionale (PEARS), adottato nel 2006 dalla Giunta Soru, al punto II.7.4.3. dice che il gas naturale svolge un ruolo coerente con il protocollo di Kyoto. Non l'ho scritto io, l'ha detto il presidente Soru, e io sono convinto, come lui, che questo ruolo viene svolto dal gas naturale, poi c'è tutta un'altra serie di considerazioni.

Ora, perché stiamo discutendo di questo problema? Perché il presidente Cappellacci, anziché attardarsi a ridurre le indennità dei Gruppi consiliari (cosa che noi abbiamo già fatto senza aspettare lui), avrebbe fatto bene a dedicare una parte della sua attenzione non al vento - nel senso che si è persa nel vento - ma alla stesura di un piano energetico regionale, magari riprendendo quello criticato a suo tempo, ma poi non tanto, onorevole Solinas, perché l'unica critica che noi in quel periodo rivolgemmo al presidente Soru era quella di non aver adottato il PEARS nella sede opportuna, che era il Consiglio regionale. Solo questo avevamo detto. Esiste quindi un piano energetico regionale, non hai il tempo di farne un altro? Adotta quello, portalo in Consiglio, e così quantomeno tracciamo una strada per capire qual è il futuro energetico della Sardegna. Assessore Liori, lei è ancora in tempo per fare questo, gliene saremmo grati e probabilmente gliene sarebbe grato anche il popolo sardo.

Ecco quindi che per un'iniziativa a suo tempo autorizzata dalla Giunta Soru e dal sindaco pro tempore del Comune di Arborea - perché la verità bisogna dirla sempre - oggi la Saras presenta un progetto per la ricerca di gas naturale nel sottosuolo. Ma io credo che, come la Saras, ci siano altri soggetti impegnati nella ricerca di fonti energetiche diverse da quelle tradizionali, diverse dal carbone, onorevole Agus. Generazioni di sardi sono morte per il carbone e io non vorrei che potesse accadere la stessa cosa, non accadrà sicuramente, ma le paure le abbiamo tutti. Io sono un abitante di quel territorio e proprio per questo dico che se nel nostro sottosuolo esiste una miniera d'oro non sfruttarla sarebbe un delitto, pur con tutte le precauzioni del caso e al di là della valutazione di impatto ambientale, che peraltro non autorizza l'estrazione adesso. Onorevole Locci, lei si è interessato con dovizia di particolari del problema, ma la valutazione di impatto ambientale non autorizza l'estrazione; è una prima valutazione appunto di impatto ambientale, che serve solo per la perforazione ai fini di un sondaggio, perché successivamente ci sarà un'altra valutazione di impatto ambientale.

Sento tuttavia parlare in quest'Aula di cose meno pericolose, come i gassificatori, che hanno però un costo enorme. Vi invito a verificare dove sono ubicati i gassificatori nel Mediterraneo, quanto costano e che operazione devono fare. Il metano nasce gassoso, non liquido, ma nel gassificatore va messo liquido e poi ritrasformato in gas: un'operazione pericolosissima, una delle più pericolose e costose. Guarda caso, ne abbiamo uno vicino, che è quello di Barcellona. Questi signori vorrebbero, forse, portare il metano anche da queste parti; dico forse perché non lo so, ma se fossi uno che lavora lì direi: "Apriamo i mercati, il mercato della Sardegna è vicino, portiamo il metano anche lì. Realizziamo un gassificatore in Sardegna, facciamo in modo di trasformare il gas liquido in Sardegna". Come? Con una nave che gassifica, carica liquido e scarica gas; sono tutte operazioni possibili oggi con la tecnologia più avanzata. Stiamo parlando sempre di cose estremamente pericolose.

Nel momento in cui si decide - forse - di fare un sondaggio, si scopre che sotto il territorio del Medio Campidano esiste un giacimento piuttosto importante di metano. Ma non solo lì, perché, cari colleghi, quando l'allora sindaco di Arborea autorizzò questa iniziativa, io per curiosità, ma ero già consigliere regionale, mi preoccupai di capire perché questi signori volessero scavare qua, quando nella provincia di Parma (i miei figli studiano a Parma) ci sono circa 250 pozzi da cui si estrae metano. Mi sono chiesto: perché qui, su che base ci sono persone che vogliono scavare in Sardegna? Ho fatto una verifica e sembrerebbe che in tutto il mondo ci siano due aziende che indicano alle compagnie petrolifere dove presumibilmente esistono giacimenti di petrolio o di gas metano, come in questo caso, e ho scoperto...

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). Quando avrete tagliato anche l'ultimo albero, quando avrete ucciso anche l'ultimo pesce, quando avrete prosciugato anche l'ultimo fiume, allora potrete cibarvi dei vostri soldi, così dice un vecchio detto indiano. Io sono per l'autonomia di pensiero così come l'ha rappresentata, peraltro molto bene, l'onorevole Maninchedda. Diceva l'onorevole Giampaolo Diana che questa è una mozione che vuole essere strumento e auspicio per poter parlare in maniera laica di energia e di dotazioni strutturali. Dobbiamo essere certi, aggiungeva l'onorevole Meloni, che non ci saranno danni al territorio o per i cittadini, parliamo delle trivellazioni della Saras; dobbiamo essere certi che vi saranno vantaggi economici certi per la Sardegna e per i territori interessati. Questo abbiamo chiesto anche altre volte, aggiungo io, e la realtà attuale racconta di risultati molto diversi da quelli auspicati.

La nostra terra è stata per anni in balia di prenditori, pirati di impresa, persone senza scrupoli, che tanto hanno preso devastando un territorio immenso per bellezza e peculiarità geografiche. La nostra isola ha attualmente il triste primato dell'inquinamento ambientale tra le regioni d'Italia, con circa 445 mila ettari da bonificare. Tutto questo sta a significare che non è pensabile, senza concertazione e condivisione dei territori interessati, svendere anche un solo centimetro di territorio, unico bene inalienabile che ormai rimane al nostro derelitto popolo, vittima da troppo tempo di occupazioni forzose e illegittime.

Io vorrei chiedere agli amici e colleghi della provincia di Oristano se è vero oppure no che gran parte dei cittadini di quel territorio, riunita in comitati, e anche i loro rappresentanti negli enti locali siano scesi in piazza per manifestare grande dissenso sull'eventualità, che è più che un'eventualità, di queste trivellazioni. Faccio mio il documento che loro nei diversi incontri, anche con i rappresentanti della Saras, hanno presentato, in cui chiedono quanta energia vuole la Sardegna, quanta ne produce, dove può essere esportata l'energia, cosa si deve fare per creare le strutture per poterlo fare, quanto sviluppo economico ci può essere in questo e di quanto e quale lavoro c'è bisogno per tutto ciò.

Da elaborazioni Terna, il grafico dei consumi e quello delle produzioni in Sardegna dal 1973 al 2009 sono sostanzialmente sovrapponibili. Dal 2001 si è sempre avuto un esubero e nel 2009 si è avuto un surplus di produzione di oltre 896 gigawatt, corrispondenti a circa 180 mila impianti familiari da 3 chilowatt di potenza, esportati attraverso il cavo di collegamento Corsica-Italia. Che posto ha quindi il risparmio energetico generato con principi di efficienza, di cui ormai si dibatte sempre più in Europa? Crea più sviluppo economico il risparmio o ne creano di più le nuove produzioni di energia? L'Enea stima in 73 terawattora il risparmio possibile nel 2020, pari alla produzione di 7 grandi centrali nucleari da 1.300 megawatt, come quelle che i fautori politici del nucleare propongono. Dico solo che con politiche di risparmio e di efficientamento si potrebbero creare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Sono state poste delle domande e le risposte sono facilmente intuibili e possono essere date con semplice buon senso. Occorrono politiche serie di risparmio prioritariamente, non incentivi che andranno nel tempo a gravare sempre di più sulla bolletta del cittadino.

Questo è il quadro entro il quale si deve valutare il progetto Eleonora per rendersi conto, almeno per il momento, della sua inutilità attuale. Non serve entrare in tecnicismi sulla valutazione di impatto ambientale, in quanto crediamo che la tecnologia al giorno d'oggi sia in grado di risolvere le questioni ambientali con le misure compensative più opportune. Le valutazioni attengono solo ed esclusivamente al sistema di sviluppo. Prima le pale eoliche disseminate un po' dappertutto, magari anche in mezzo al mare, poi la ricerca della disponibilità di migliaia di ettari per il fotovoltaico o per la coltivazioni di cardi per l'energia verde e infine - questa è l'ultima trovata, nemmeno troppo recente - le esplorazioni del sottosuolo ad Arborea per verificare l'esistenza di giacimenti di gas per una sua eventuale estrazione. Le popolazioni si sono mobilitate contro questa iniziativa, sostenute dalle rispettive amministrazioni, e hanno espresso fermissima contrarietà di fronte a tanta arroganza e disinteresse nei confronti degli abitanti.

La Saras, multinazionale tristemente nota per le sue attenzioni nei confronti degli ecosistemi in cui si è insediata, soprattutto da noi in Sardegna, viene quindi a diffondere la sua visione di benessere e sviluppo basata sulla propria voracità energetica e incentrata sulla concentrazione esponenziale di agenti inquinanti, cioè sulla distruzione irreversibile del nostro territorio. E' vero, dappertutto avanza la crisi, i territori della nostra Isola sono spesso il residuo di una industrializzazione che ha distrutto, nei suoi processi di omologazione e standardizzazione, le culture locali, le identità, i saperi contestuali, e ha prodotto degrado ambientale, "povertà da sviluppo" e miseria diffusa. Ciò non è casuale o accidentale, è un prerequisito di quel modello di crescita economica.

E allora, di fronte a questa prospettiva di riproposizione su ampia scala di quel modello attraverso il progetto Eleonora (il nome forse andava cambiato), c'è chi non sceglie e non decide. Il problema parrebbe tecnico e non di scelta politica. Noi crediamo che sia l'esatto contrario. Io, a nome del Gruppo che rappresento, dico che siamo al di sopra delle parti, perché abbiamo scelto da tempo da che parte stare. La parola ecologia è anche nel nostro logo. Abbiamo scelto di essere contro le importazioni di immaginarie e salvifiche di modernizzazione in nome del gigantismo industriale, ovvero contro il consumo distruttivo ed esogeno delle nostre risorse territoriali. Lavoriamo affinché il nostro territorio, con il suo magma denso di soggetti socioeconomici in fermento, assuma il ruolo di luogo antagonista dell'attuale crisi, ponendo in valore le potenzialità e peculiarità patrimoniali e identitarie, nel tentativo di ridurre l'attuale assoggettamento all'economia finanziaria, che nessuno controlla più, e rivalutare nel contempo le imprese del territorio per il benessere delle società locali.

E' necessario quindi affidare un nuovo ruolo all'agricoltura - visto che oggi se n'è parlato -, possibilmente non omologata ai modelli industriali, costituita oggi da troppe aziende solo parzialmente integrate nel mercato e che devono mantenere o costruire reti informali di valorizzazione territoriale. Saperi locali e capitali sociali devono divenire preziosi nei nuovi processi di sviluppo che richiedono qualità di paesaggio e biodiversità (ormai tutti lo diciamo, ma nessuno finora lo ha fatto), qualità del contesto di vita delle nostre popolazioni urbane e rurali, specificità e autodeterminazione degli stili di vita, valorizzazione dei patrimoni culturali, delle tradizioni e dei saperi locali. Tutt'altra cosa rispetto alla VIA, cioè al lasciapassare perché la Saras porti avanti il suo progetto.

Io spero che almeno la discussione di questa mozione incontri la sensibilità dell'Assessore qui presente e lo porti a proporre un nuovo piano energetico. Siamo a fine legislatura, forse siamo già in ritardo, ma credo che l'attuale Giunta regionale abbia ancora un po' di tempo per provarci. Grazie.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Salis è rientrato dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Intervengo molto brevemente per tentare di capire se, a conclusione di questo dibattito, si possa ipotizzare un documento unitario da parte del Consiglio regionale su questo argomento e sui suoi aspetti specifici, cercando di non cadere nella trappola ideologica di un fondamentalismo ambientalista fine a se stesso, inutile, e di tenere comunque in considerazione le legittime istanze che vengono da un'area produttiva.

Partendo dalle origini del progetto Eleonora, cerco di capire intanto perché il problema emerga in tutta la sua portata soltanto oggi. Lo dico all'amico Antonio Solinas, per ricordargli che la società Saras ha ottenuto dalla Regione sarda un'autorizzazione d'indagine per la ricerca di gas nel sottosuolo della zona di Arborea e del Medio Campidano a partire dal 2006. Nel 2006 nessuno ha sollevato criticità, nessuno ha sollevato problemi, nessuno si è preoccupato degli effetti che, allora sì, quella procedura, sul piano anche amministrativo, poteva determinare. Nel 2009 la Saras ha ottenuto il permesso di ricerca, dopo complesso iter burocratico, e nel 2011 ha avviato l'iter autorizzativo, come ricordava il collega Mario Diana, per la realizzazione di un pozzo esplorativo (quindi non per l'estrazione), e tutto è ancora sottoposto alla valutazione di impatto ambientale.

Io non ho assolutamente da difendere la Saras, ma mi pongo il problema del perché una reazione così forte e decisa al progetto imprenditoriale di un gruppo si ponga soltanto oggi. Non sono un tecnico, come diceva di sé il collega Giorgio Locci, a me interessa capire se questo tipo di intervento pregiudichi le ragioni produttive, economiche e sociali di quel territorio, oppure le accresca e possa anche rappresentare una risposta al problema del deficit energetico e soprattutto alla questione dei costi che in qualche modo si dovranno affrontare e che il sistema Sardegna paga in termini di maggiori oneri pari al 30 per cento rispetto al resto dell'Italia e dell'Europa.

Vedete, io penso che non sia il caso qui di attardarsi nelle tifoserie, a favore o contro, perché significherebbe davvero semplificare ed eludere il problema. Direi, semmai, che se c'è la reale volontà, anche per come è stata articolata la mozione, possiamo riassumere in un ordine del giorno le questioni che, anche con accenti critici, sono state portate all'attenzione dell'Aula, ivi compresa, assessore Liori, la necessità - è anche mio l'invito che le è stato formulato - di portare in Aula, quanto prima, il Piano energetico. Vedete, quindi, che pur da punti di vista diversi diciamo a volte le stesse cose.

Pertanto, se ci sono le condizioni per un ordine del giorno unitario, o quanto meno il più largamente condiviso, procediamo in tal senso, altrimenti sarebbe il caso che l'onorevole Diana, proprio per l'importanza di questa mozione, che non può essere liquidata in termini così sbrigativi, e pur avendo fatto bene a portarla all'attenzione dell'Aula per un dibattito aperto e franco, la ritirasse.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'industria.

LIORI, Assessore tecnico dell'industria. Signor Presidente, onorevoli consiglieri, il tema oggi in discussione è molto importante e di attualità, perché la crisi dell'industria che ci attanaglia - l'ha ricordato l'onorevole Giampaolo Diana nell'illustrare la sua mozione - trae origine per una parte importante proprio dal problema dell'energia. Bisogna anche dire che la Sardegna, dopo la fuga delle industrie energivore, si è ritrovata con un surplus di produzione di energia pari a circa il 20-25 per cento del proprio fabbisogno, ma questo non vuol dire che dobbiamo continuare a produrre energia perché le altre Regioni in Italia, attraverso il condotto elettrico SACOI, se ne possano avvantaggiare. Non ci può essere sviluppo senza energia, naturalmente alle condizioni che il buon senso impone a tutti, compresi i politici che devono decidere. Quindi il tema della necessità di un piano energetico è quanto mai attuale. Non si può partire da un piano energetico regionale senza fare un bilancio energetico per capire da dove ci approvvigioniamo, ovvero quanta energia produce ogni fonte energetica: l'eolico, il fotovoltaico, la chimica verde, l'idroelettrico, i derivati petroliferi, il carbone e così via. Ma la determinazione del fabbisogno deve tener conto delle necessità di energia che abbiamo oggi e avremo domani, e quindi anche dell'idea di sviluppo che abbiamo per la nostra Isola. Non è ininfluente una decisione in merito al nostro fabbisogno di energia termica diretta e al fatto che ce ne possiamo approvvigionare. E' chiaro che la nostra Isola non potrebbe fare a meno di una risorsa come quella del metano. Poi, come approvvigionarsi di metano è un problema che la Regione ha in parte già risolto nel momento in cui ha deciso di aderire al progetto Galsi per la metanizzazione dell'isola. Anche in assenza di un piano energetico la Sardegna ha deciso; la classe politica, anche se non proprio unanimemente, si è con convinzione schierata a favore di quel progetto e ha preso delle decisioni rispetto alle quali è stata conseguente anche con i Governi che si sono avvicendati in questi ultimi anni.

Il tema della metanizzazione della Sardegna condiziona pesantemente qualunque piano energetico approveremo, anzi ha condizionato anche le scelte sulla realizzazione di infrastrutture pronte a ricevere l'eventuale metano, in qualunque modo dovesse arrivare, per esempio con le navi metaniere, che oggi possono concentrare dieci volte più del passato il prodotto da trasportare ed eventualmente rigassificare anche offshore, come diceva l'onorevole Diana, perché no. Certamente la diversificazione delle vie di approvvigionamento, e quindi la necessità di un doppio collegamento, con l'Algeria e con il continente italiano, ci metterebbe al riparo da eventuali crisi che potrebbero verificarsi. Per esempio, se l'Algeria dovesse decidere di tirarsi fuori dal progetto Galsi, noi comunque non rinunceremmo, e lo abbiamo chiarito, come Regione, negli accordi col Governo, al collegamento tra il nord Sardegna e il continente, perché abbiamo bisogno del metano, la cui mancanza viene pagata dai nostri cittadini e dalle nostre industrie. E' vero che il prezzo del metano è controllato e dovrebbe essere uguale per tutti, però è anche vero che pagare la corrente elettrica costa più di quanto non costi produrre l'energia calorifera direttamente con il metano per l'utilizzo in molti tipi di aziende o per uso domestico. Quindi è chiaro che il risparmio per le famiglie e per la nostra imprenditoria ci sarebbe, con ovvie ricadute positive che non sto qui a illustrare.

Naturalmente il progetto di realizzazione di una rete di metanizzazione ha comportato un impegno di carattere imprenditoriale anche da parte di privati, perché con la finanza di progetto il privato dovrebbe sostenere almeno il 50 per cento della spesa. Le aree di programma in cui la Sardegna è suddivisa sono state quasi tutte realizzate, però il metano tarda ad arrivare. E' una spesa non indifferente, che la nostra Isola ha già sostenuto per il 50 per cento, mentre per il restante 50 per cento c'è l'impegno di un gruppo di imprenditori che hanno creduto nel progetto e ai quali non possiamo evitare di dare risposte, qualunque sia il sistema di approvvigionamento che adotteremo.

L'accordo di programma quadro sul metano deve pertanto andare avanti indipendentemente dal discorso odierno sul progetto Eleonora. Abbiamo chiarito di che cosa si tratta: una condotta di circa 900 chilometri, che per la nostra isola significherebbe comunque uscire da un gap anche infrastrutturale che, lo sappiamo tutti, non è limitato alla metanizzazione. I ritardi che abbiamo sono tanti, però il ritardo nella realizzazione di questa infrastruttura (l'onorevole Diana, bontà sua, ha detto che forse tale ritardo dipende anche dalle divisioni interne della Sardegna) rischia di far decadere il progetto per motivi internazionali ed economici contingenti. Pensate solo alle condizioni che si sono venute a creare in Algeria e in altre nazioni, dove magari la convenienza della vendita di metano nelle realtà attuali è venuta meno; pensate al fabbisogno economico-finanziario sostenuto dalle banche, che allora erano disponibili a finanziare il progetto, mentre oggi, in tempi di stretta creditizia, potrebbero essere portate a cambiare idea. Quindi noi rischiamo fortemente di perdere questo progetto o almeno parte di esso, visto che la Regione ha già da tempo detto al Governo che non è disponibile a rinunciare alla richiesta di una condotta che porti la metanizzazione europea anche a casa nostra, perché questo è possibile ed è una rivendicazione che intendiamo portare avanti. Con questo credo di aver risposto anche a quanto detto dall'onorevole Maninchedda.

Noi abbiamo certamente la possibilità di utilizzare il GPL, come è stato detto anche qui, però il GPL è un prodotto petrolifero che non ha la stessa valenza e soprattutto non ha gli stessi costi, anche di carattere ambientale, del metano e quindi non sarebbe conveniente utilizzare queste reti per distribuire il GPL. Non possiamo rinunciare al metano e quindi dobbiamo fare diverse ipotesi di lavoro nel lungo, nel breve e nel medio periodo. Il metano per noi è una risorsa strategica e quindi la realizzazione almeno del tratto di condotta Piombino-Olbia è irrinunciabile per la nostra Isola, a prescindere dalle condizioni, anche per l'avvenire, in quanto consentirebbe di agire in una doppia direzione, cioè in un momento di crisi internazionale, tale condotta potrebbe essere affiancata da un rigassificatore (in qualunque parte del nostro territorio si decida di sistemarlo) ed essere utile al resto della nazione. Il metano cioè potrebbe essere trasportato con le navi metaniere salvaguardando così l'Italia e la Sardegna da difficoltà di approvvigionamento che in momenti di crisi economica o anche in seguito al mutamento delle relazioni internazionali potrebbero verificarsi. E' dunque importante distribuire il metano in tutta la Sardegna. Naturalmente per fare questo non c'è soltanto un problema di infrastrutture mancanti, ma c'è anche un problema di sicurezza energetica nazionale, tuttavia è importante prendere in considerazione il tema della risorsa endogena di cui si parla oggi.

Mi si pongono tante domande, intanto sulla posizione della Giunta rispetto all'utilizzo del metano di Arborea o del Medio Campidano. Su questo non può esserci una risposta precisa in questo stato di cose e nella situazione data di conoscenza, perché in realtà esiste uno studio preliminare, ma esistono studi - mi si dice - elaborati nei decenni passati da illustri geologi, che presupponevano la presenza in Sardegna di risorse metanifere e anche petrolifere, però nessuno lo ha mai realmente verificato. Dopo gli studi condotti dalla Saras ci è stato chiesto di autorizzare la realizzazione di un pozzo esplorativo per il quale, come è stato ben chiarito dall'onorevole Locci, con cui concordo, non era prevista la valutazione di impatto ambientale. Oggi la Saras ha accolto tutte le richieste provenienti dalle associazioni ambientaliste, nonché le osservazioni delle comunità locali e degli amministratori locali, e ha modificato in parte il suo piano. Chiede quindi di poter esplorare il sottosuolo per verificare se effettivamente vi sia presenza di metano oppure no. Naturalmente la valutazione di impatto ambientale è uno strumento di cui dispone la politica, che non sempre è composta da tecnici. Io, per esempio, faccio il medico, non sono né un geologo né un ingegnere e non ho nemmeno conoscenze particolari in materia di energia. Però la valutazione di impatto ambientale è uno strumento che permette alla politica, alla Giunta e al Consiglio regionale, di decidere non basandosi solamente sulle relazioni, anche approfondite o di carattere scientifico, che sono state illustrate ad Arborea e che io ho ascoltato attentamente proprio per capire quali erano e sono i problemi.

Tra l'altro, ad Arborea sono stati sollevati problemi che vorrei ricordare, come il pericolo di salinificazione delle falde o quello di subsidenza dei terreni, che si è verificato in altri territori, ma sono problemi che dovrebbero essere studiati più avanti, in una fase successiva, prima cioè di decidere se un eventuale pozzo metanifero in Sardegna possa avere dimensioni tali da consentirne lo sfruttamento in condizioni di sicurezza e di convenienza per l'economia. Il rischio infatti va valutato anche in base alle dimensioni del giacimento, perché non siamo disponibili a pagare, per esempio, per l'estrazione di 1 o 3 miliardi di metri cubi di metano. Con 1 miliardo di metri cubi di metano le ricadute per la nostra regione, considerate le attuali proposte della Saras (una royalty intorno al 10 per cento) e i benefici indiretti sulle bollette dei cittadini per la produzione di acqua calda e sulle bollette delle industrie per la produzione di energia calorifera, sarebbero ridicole. Con un miliardo di metri cubi di metano, a 35 centesimi al metro cubo, i benefici per le famiglie e la Regione ammonterebbero a 35 milioni di euro, ma anche se si trattasse di 100 milioni di euro io non rischierei di certo di mettere a repentaglio la sicurezza di Arborea. Diverso sarebbe se si trattasse di molti miliardi di metri cubi, sui quali si potrebbe aprire un dibattito e ragionare, naturalmente alla luce dello strumento di difesa che ha la politica, che si deve affidare non agli studi della Saras, né a quelli degli ambientalisti, bensì ai propri strumenti indipendenti che sono al servizio della collettività e consentono di capire se ci sono pericoli per le persone e per lo stesso bene che si vuole cercare. La VIA, infatti, mette in sicurezza anche il bene di cui parliamo, il metano, che potrebbe incendiarsi, esplodere, causare danni di ogni genere, quindi è uno strumento tecnico al servizio della migliore decisione possibile.

In questa fase non c'è la possibilità di dire a nessuno di che cosa stiamo parlando, perché non sappiamo se questo gas c'è e in che quantità. Può anche succedere che andiamo a cercare gas e troviamo un minerale più utile, meno pericoloso, quindi in questo momento stiamo parlando soltanto della possibilità di realizzare un pozzo esplorativo. Ci sono leggi che regolamentano i comportamenti della politica, la quale normalmente, quando la fase è tecnica, sta al di fuori, interviene solamente nel momento conclusivo di un iter, quando possiede tutti gli elementi per poter decidere. Se dovesse esserci un grande pozzo metanifero allora si procederà con la VIA per valutare i rischi effettivi.

Le assemblee a cui ho assistito a Oristano sono degli strumenti per mettere a confronto gli interessi della collettività e degli enti locali con quelli di chi propone l'iniziativa imprenditoriale. La politica poi decide certamente sulla base degli interessi delle comunità locali, soprattutto perché mi sembra che in questo caso coinvolgano anche le province, ma certamente la decisione non può non tener conto dell'interesse di tutta la Sardegna, perché di questo stiamo parlando.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue LIORI) Che dire? Per riprendere una delle domande che mi sono state poste, nella elaborazione del Piano energetico regionale siamo certamente in ritardo, ma siamo nelle condizioni di adottarlo in Giunta entro brevissimo tempo. E' una promessa che faccio all'Aula e che quindi so di poter mantenere. C'è già il Piano delle energie alternative, ma certamente questo non basta per parlare seriamente di energia.

Anch'io condivido l'impostazione dell'onorevole Mario Diana, il quale ha detto che un atto di programmazione di questo genere non può ricadere sulle spalle della sola Giunta. E' un atto di programmazione importante che coinvolge interessi così diffusi e radicati nella nostra regione che va portato meritoriamente all'attenzione del Consiglio, che è l'organo deputato all'approvazione degli atti di programmazione. Quindi anche le correzioni che a questo eventuale piano il Consiglio vorrà apportare saranno giustamente rispettate dell'Esecutivo.

Abbiamo detto a che punto è il progetto Galsi. Quale progetto abbiamo per far uscire la Sardegna dalle secche della crisi economica e anche della situazione energetica? Onorevole Diana, Riccardo Pazzaglia avrebbe detto: "Ah, saperlo"! Non è facile, perché la crisi che purtroppo ci attanaglia è arrivata in questi ultimi anni e abbiamo naturalmente difficoltà a dare una risposta in tempi così brevi, ma è chiaro che se la risposta fosse celere, sicura e facile l'avremmo già data. Invece, non è così. Occorre anche il contributo della minoranza, che non può limitarsi ad aprire dibattiti su temi come questo, a sollevare problemi e dire no a tutto. Sono sicuro che la minoranza ha al proprio interno energie, capacità, intelligenze e conoscenze per dare un contributo alla Sardegna, così come è doveroso, anche su temi come questo.

Si sono fatti errori? Certamente si sono fatti degli errori nella gestione e nella attribuzione delle energie alternative, favorendo gruppi industriali d'oltre Tirreno (penso all'eolico e al fotovoltaico), ma sono episodi che hanno attraversato trasversalmente le Giunte degli ultimi anni. Di sicuro molto si è fatto per favorire le imprese presenti nel nostro territorio, per abbattere il costo dell'energia, agevolandole nella costruzione di impianti di energie alternative con benefici che le convincessero a rimanere in Sardegna. Eppure, qualche impresa, penso a E.ON, per esempio, che ha un comportamento nei confronti della nostra regione scorrettissimo, non è stata convinta neanche da questo a rimane della nostra Isola. E' chiaro che in questo si è sbagliato, però molto è stato fatto in tempi convulsi e gli errori sono stati capiti talvolta a distanza di tempo.

Certo è che noi non possiamo non affrontare il tema delle ricadute e dei benefici derivanti dalla presenza di un eventuale importante pozzo metanifero in Sardegna. Attualmente questi benefici sono regolamentati da una legge del 1959, ci tengo particolarmente a evidenziarlo. Non so se ci siano vincoli e se abbiamo la competenza necessaria, però una Regione come la nostra, che rivendica maggiore sovranità nei confronti dello Stato, non può non tener conto del fatto che nazioni d'oltremare, per esempio alcuni Paesi del Nord Afri[PS2] ca, hanno fatto cadere governi, hanno capovolto monarchie radicate e tradizionali, hanno fatto piccole o grandi rivoluzioni per rivendicare al popolo una maggiore partecipazione ai benefici derivanti dalla fortuna di possedere dei giacimenti nel proprio territorio. Noi non potremo certamente accettare che un bene come quello in questione possa avere ricadute limitate al 10 per cento per la nostra Isola. Il Consiglio è sovrano in questo e penso che prenderà più di un'iniziativa per rivendicare all'Isola, se ci fosse nel nostro sottosuolo un bene così importante da meritare di essere sfruttato, ricadute e benefici di maggiore entità.

Ci dirà la VIA che cosa sarà meglio scegliere per la Sardegna. A quel punto penso che ci sarà un dibattito per una conoscenza diffusa, niente sarà fatto nelle segrete stanze della Giunta, ci sarà il coinvolgimento del Consiglio e avremo a disposizione tutti gli strumenti per poter dire esattamente che cosa sarà meglio fare.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). A me pare di poter dire che la mozione in discussione abbia egregiamente colto il duplice obiettivo che si prefiggeva: aprire un dibattito non condizionato da emozioni e interrogarci sulla necessità di metanizzare la Sardegna.

Mi rivolgo al collega Maninchedda: io non ho parlato di tariffe, perché sappiamo bene che le tariffe non sono nella disponibilità di nessuno. Noi possiamo, qualora ci fosse davvero il metano in Sardegna, ovunque lo si estragga, soltanto agire sulla concessione, ovviamente per ottenere qualche vantaggio in più.

Utilizzo questi pochi minuti per riconfermare due o tre cose molto velocemente. A me pare di poter dire che l'eventuale estrazione del metano nella nostra isola - come è stato ripetuto nei diversi interventi - si possa realizzare, ma non certamente se questo dovesse compromettere in qualche misura sia la salute pubblica sia la vocazione economica del territorio interessato. Mi pare di poter anche dire che da quest'Aula viene un'indicazione forte: a nessuno è permesso di imporre dall'alto delle scelte... Presidente, io cerco di accogliere il suo suggerimento, ma lei mi aiuti, altrimenti sarò costretto a utilizzare tutti e dieci i minuti e il tedio sarà soprattutto per il sottoscritto, mi creda.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

Prego, onorevole Diana.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). E' evidente a tutti, non perché sto ripetendo queste cose, che processi così importanti non possono che essere condivisi anche dagli attori locali. Le preoccupazioni, in particolare degli attori locali, devono incontrare la sensibilità delle istituzioni, che hanno il dovere anche di coordinare interventi che hanno una valenza di carattere generale e non locale.

Credo, Assessore, che noi dobbiamo chiederci se le ricadute ambientali abbiano un impatto socioeconomico con il territorio, in particolare con un territorio che ha la vocazione di cui abbiamo parlato. Siamo in presenza di un'area su cui insistono produzioni d'eccellenza e dobbiamo chiederci se queste, qualora si arrivasse alla fase di estrazione, potrebbero essere compromesse. Voglio ribadire che a partire dalla nostra mozione e da tutti gli interventi, ma è anche la posizione dei colleghi del P.D. che non sono intervenuti in questo dibattito, se un'eventuale estrazione del metano dovesse avere ricadute negative sulla vocazione naturale del territorio interessato saremmo noi i primi a essere nettamente contrari. Su questo non c'è il minimo dubbio.

Colgo l'occasione, in questi pochi minuti, per centrare un'altra questione che riguarda un tema delicato. C'è da interrogarci se la strumentazione legislativa della nostra Regione consente di rispondere con senso di responsabilità agli interrogativi che ci siamo posti, se consente il controllo e la partecipazione democratica delle amministrazioni locali, dei cittadini e delle forme organizzative che essi vorranno darsi per partecipare a quel processo. A me pare che si possa rispondere di sì, senza alcun dubbio. Aggiungo che eventuali valutazioni di impatto ambientale in questa regione, per scelte che si sono fatte nella passata legislatura, sarebbero ancora più restrittive perché sottoposte anche alla compatibilità del dettato del Piano paesaggistico. Lo sottolineo perché è un aspetto non secondario.

Io ritengo che la strumentazione legislativa consenta il controllo democratico, però mi chiedo: il metano serve, Assessore? Mi pare che dal dibattito di quest'Aula sia arrivata in maniera inconfutabile una risposta chiara: il metano serve e noi siamo preoccupati. Purtroppo da parte sua non ho riscontrato alcuna risposta rassicurante, non abbiamo assolutamente la certezza che quest'Isola possa essere metanizzata. E allora voglio dire questo: il metano serve e ce lo dimostra la stessa Cooperativa 3A, ribadisco su questo ciò che hanno detto Mario Diana e altri. Sono di questi giorni notizie stampa che ci confermano che la 3A, di fronte al fallimento del progetto Galsi, sta cercando un tipo di approvvigionamento diverso per avere il metano. Questo dimostra che anche le produzioni di eccellenza - lo dice la 3A, non noi - hanno bisogno del metano per produrre il calore indispensabile per i relativi processi produttivi e per essere maggiormente competitive. Siamo a questo.

Voglio anche dire a quest'Aula e a chi ci ascolta da fuori che qui non ci sono, per lo meno tra gli estensori della mozione, nemici di quelle popolazioni; anzi noi siamo attraversati dalla stessa ansia che attraversa la 3A, che è alla ricerca di una fornitura alternativa di metano. Però, attenzione, se parliamo di pericolosità, di impatto ambientale e di tutto ciò di cui abbiamo discusso, quel metodo di approvvigionamento è più pericoloso, è più impattante di quello che stiamo indicando noi.

Infine noi pensiamo, lo dico all'onorevole Pittalis, che si possa anche ritirare la mozione per il momento, ma la ripresenteremo non appena il Presidente della Regione sarà disponibile a venire in Aula a riferire sulle strategie energetiche per questa regione. Concludo con una dichiarazione di queste ore del ministro Orlando: "Gas e rinnovabili con attenzione all'ambiente". Questa è la posizione del Gruppo P.D., questa è la posizione del nostro partito che ribadiamo con fermezza.

PRESIDENTE. La mozione numero 252 è stata ritirata.

Continuazione della discussione congiunta delle mozioni Lunesu - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (228) e Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo sull'attuazione del protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006 sotto il profilo della

territorializzazione della pena per i detenuti stranieri (57)

PRESIDENTE. Comunico che essendo stato presentato un ordine del giorno, le mozioni numero 228 e 57 si intendono ritirate:

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Lunesu - Ben Amara - Pittalis - Amadu - Cossa - Arbau - Bardanzellu - Dedoni - Fois - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Meloni Valerio - Mula - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pisano - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo Terzo - Stocchino - Stochino - Tocco - Mulas - Cuccureddu - Campus - Oppi - Steri - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena, sia per i detenuti sardi che per quelli stranieri, sulla adeguatezza della pianta organica e il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 228 sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale,

PREMESSO che:

- l'articolo 27, comma terzo, della Costituzione dispone che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" e che ai sensi dell'articolo 24, comma secondo, "la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento" e il principio di territorializzazione della pena costituisce applicazione dei suddetti principi costituzionali, unitamente al principio della tutela della dignità umana, nonché del principio di uguaglianza;

- la legge n. 354 del 1975 prevede che nel disporre il trasferimento dei detenuti deve essere favorito il criterio di destinare gli stessi in istituiti prossimi alla residenza delle famiglie;

- il protocollo d'intesa tra il Ministero della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna siglato il 7 febbraio 2006 si pone, tra i vari, l'obiettivo di realizzare il principio di territorializzazione della pena, previsto dalla legge n. 354 del 1975 (e successive modifiche), favorendo il rientro in istituti penali della Sardegna dei detenuti di origine isolana o aventi residenza o interessi nel territorio sardo, che aspirano a tale rientro, al fine di consentire al detenuto di poter meglio esercitare il proprio diritto alla difesa, di intrattenere i rapporti affettivi con il proprio nucleo familiare, mantenere i contatti con la realtà socio-economica del luogo di provenienza al fine di consentire un più efficace e proficuo recupero sociale dello stesso;

CONSIDERATO che:

- circa 160 detenuti sardi stanno scontando la pena in istituiti penitenziari situati fuori dalla Sardegna e ciò costituisce una grave violazione dei loro diritti e del principio di territorializzazione della pena;

- la detenzione fuori dall'Isola impedisce nei fatti ai detenuti di mantenere, migliorare e ristabilire le relazioni con le proprie famiglie e comporta disagi e gravi ripercussioni anche di carattere economico;

- il principio di territorializzazione della pena va applicato anche nei confronti dei detenuti stranieri, proprio in virtù della maggiore lontananza dal nucleo familiare rispetto ai detenuti italiani e dell'isolamento dovuto al fatto di trovarsi in un paese straniero di cui, nella maggioranza dei casi, non conoscono non soltanto il sistema giuridico e culturale, ma nemmeno la lingua e perciò in una situazione di obiettiva difficoltà di scambio e di socializzazione;

- la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo richiama le istituzioni italiane ad adoperarsi in maniera fattiva per porre rimedio alla condizione di insostenibilità nella quale vive gran parte dei detenuti nelle carceri italiane costretti a scontare la pena in condizioni disumane;

- le risoluzioni della Seconda Commissione n. 1 del 16 aprile 2009 (sulle problematiche del settore penitenziario in Sardegna) e n. 15 del 3 marzo 2010 (sull'attuazione del protocollo d'intesa tra Ministero della giustizia e Regione autonoma della Sardegna) impegnano la Giunta regionale a portare all'attenzione del Governo le problematiche nelle quali versano le carceri sarde e ad attivare tutte le misure necessarie all'attuazione del protocollo d'intesa;

PRESO ATTO che il Consiglio regionale, nella seduta del 23 settembre 2009, ha approvato la mozione n. 15/3 con la quale ha impegnato il Presidente e gli assessori competenti affinché venga data effettiva attuazione alla territorializzazione della pena e si facciano carico del grave stato di degrado in cui versano le carceri isolane, al fine di renderle luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento dei detenuti, degne di un paese civile, e nella seduta del 6 marzo 2012 ha approvato la mozione n. 168/16 nella quale è denunciato il rischio che le carceri sarde vengano trasformate in istituiti di massima sicurezza e nella quale viene constatata la completa inattuazione del principio di territorializzazione della pena;

RITENUTO che:

- malgrado le notizie che giungono dal Governo secondo le quali sarebbero in arrivo in Sardegna 510 nuovi agenti di polizia penitenziaria, la disponibilità di personale potrebbe risultare ancora insufficiente rispetto al fabbisogno effettivo;

- numerosi agenti penitenziari sardi lavorano da anni fuori dal territorio regionale e auspicano, dopo un ragionevole periodo, di essere trasferiti in Sardegna;

- la mobilità rappresenta un diritto degli agenti penitenziari e il loro trasferimento nell'Isola potrebbe in parte sopperire alla cronica carenza di personale che si rileva negli istituiti penitenziari sardi anche in prospettiva dell'apertura delle nuovi sedi carcerarie;

CONSIDERATO, inoltre, che:

- il protocollo d'intesa tra Ministero della giustizia e Regione autonoma della Sardegna prevede l'impegno a favorire un'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale (articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998) mirata alle esigenze del particolare tipo di utenza; tale offerta formativa deve essere realizzata attraverso percorsi formativi "ad hoc" finalizzati all'acquisizione di una professionalità che sia spendibile, per quanto concerne i detenuti stranieri, nel paese d'origine del detenuto; per l'attuazione di tale progetto, il Ministero della giustizia e la Regione si sono impegnati a collaborare al fine di costituire una rete di rapporti tra i soggetti a vario titolo coinvolti nello specifico settore, che deve avere carattere transnazionale, al fine di agevolare la conoscenza del tessuto economico dei paesi terzi e favorire la creazione di canali di accesso al lavoro;

- da quanto emerge dall'indagine sullo stato delle carceri in Sardegna, svolta dalla Seconda Commissione consiliare durante la XII legislatura, la maggior parte dei detenuti stranieri proviene dai paesi del nord Africa e, da quanto risulta dalle ultime indagini statistiche, attualmente la maggioranza dei detenuti è costituita proprio da questi immigrati, peraltro condannati per episodi di microcriminalità, legati alla necessità di sopravvivere, che non denotano un elevato grado di pericolosità sociale, e quindi di facile recuperabilità e reinserimento;

- i detenuti stranieri hanno manifestato, secondo quanto emerge dai sopralluoghi effettuati dai consiglieri che si sono recati in visita nelle carceri sarde, la volontà di poter scontare la pena preferibilmente nei loro paesi d'origine e che, per poter ottenere tale risultato, a uno dei quali mira appunto il citato protocollo d'intesa del 2006, è necessario avviare ed intrattenere proficue relazioni diplomatiche con i consolati e le ambasciate dei paesi di provenienza dei detenuti stranieri, ai fini della stipulazione di apposite convenzioni e protocolli d'intesa in tal senso;

- l'effettiva applicazione della territorializzazione della pena determinerebbe esclusivamente effetti positivi quali: decongestionamento degli istituti di pena, riduzione delle spese per il mantenimento dei detenuti per le amministrazioni carcerarie, attuazione dei principi costituzionali del rispetto della dignità umana, tutela della persona e dell'unità familiare, recupero sociale dei condannati e loro reinserimento sociale, migliore amministrazione della giustizia,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) ad adottare nei confronti del Governo ogni iniziativa utile a favorire il trasferimento nell'Isola dei detenuti sardi che stanno scontando la pena fuori dalla Sardegna affinché sia reso finalmente effettivo il principio di territorializzazione della pena;

2) ad attivarsi nei confronti del Governo nazionale, in particolare nei confronti del Ministero della giustizia, del Ministero degli esteri e tutte le rispettive strutture specializzate, affinché vengano avviate ed intrattenute le necessarie relazioni diplomatiche con i governi dei paesi stranieri in vista della stipulazione delle opportune convenzioni e protocolli d'intesa;

3) ad attivarsi con i presidenti delle altre regioni affinché il Governo nazionale apra un tavolo di confronto al fine di trovare opportune soluzioni alla comune problematica del sovraffollamento delle carceri e della territorializzazione della pena;

4) ad attivarsi affinché vengano messe a disposizione le necessarie risorse finanziarie al fine di favorire la realizzazione dei predetti obiettivi;

5) a verificare presso il Governo l'effettiva entità del fabbisogno di personale e nelle more attuare in tempi rapidi la mobilità degli agenti penitenziari sardi che lavorano da anni fuori dal territorio regionale;

6) a insediare la Commissione interistituzionale permanente prevista dal protocollo d'intesa siglato dalla Regione con il Ministero della giustizia nel 2006 con il compito di dare esecuzione e controllare lo stato di attuazione del suddetto protocollo.)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Manca, Peru e Pitea hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Arbau - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cozzolino - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pisano - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stocchino - Stochino - Tocco - Tupponi - Zuncheddu.

Si è astenuto il consigliere: Porcu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 64

votanti 63

astenuti 1

maggioranza 32

favorevoli 63

(Il Consiglio approva).

Discussione della mozione Steri - Sanna Giacomo - Contu Mariano Ignazio - Piras - Cappai - Cuccureddu - Capelli - Rodin - Lai - Dedoni - Cuccu - Cocco Daniele Secondo - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Manca - Cucca - Porcu - Corda - Lotto - Agus - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Espa - Diana Giampaolo - Bruno - Obinu - Contu Felice - Sanna Matteo - Artizzu - Sanna Paolo Terzo - Biancareddu sulla procedura di riordino fondiario elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (169) abbinata alle interpellanze Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sulla mancata applicazione della nuova disciplina relativa alla riscossione dei contributi irrigui da parte dei consorzi di bonifica (254/A) e Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sull'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 6, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (283/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 169 e delle interpellanze numero 254 e 283.

(Si riporta di seguito il testo della mozione e delle interpellanze:

Mozione Steri - Sanna Giacomo - Contu Mariano Ignazio - Piras - Cappai - Cuccureddu - Capelli - Rodin - Lai - Dedoni - Cuccu - Cocco Daniele Secondo - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Manca - Cucca - Porcu - Corda - Lotto - Agus - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Espa - Diana Giampaolo - Bruno - Obinu - Contu Felice - Sanna Matteo - Artizzu - Sanna Paolo Terzo - Biancareddu sulla procedura di riordino fondiario elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

premesso che:

- la legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge quadro in materia di consorzi di bonifica), ha introdotto una nuova disciplina dei consorzi di bonifica; tra l'altro la citata legge, all'articolo 4, ha previsto che l'Amministrazione regionale deve approvare un piano regionale di bonifica e di riordino fondiario, nel quale devono essere disciplinati anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e favorire la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni; in particolare, il citato articolo 14 disciplina tra l'altro i presupposti necessari per dare corso a procedimenti di riforma fondiaria;

- in questa situazione, non rinvenendosi disposizioni transitorie ed incidendo la nuova disciplina solo sui citati presupposti, poteva essere portato a compimento il progetto di piano di riordino predisposto dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale relativo alle aree ricadenti nel territorio del Comune di Pauli Arbarei; sennonché, pur avendo il progetto in questione ottenuto il parere di cui all'articolo 18 della legge regionale n. 3 del 2008, lo stesso non è stato portato a compimento;

- in prosieguo, con deliberazione n. 10/50 del 12 marzo 2010, la Giunta regionale ha approvato il piano regionale di bonifica e di riordino fondiario; peraltro in detta deliberazione non si è provveduto a disciplinare anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e favorire la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni, così sollevando pure dubbi sulla possibilità di portare a compimento il progetto di piano di riordino predisposto dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale; non si rinvengono neppure successivi atti con i quali si sia rimediato all'omissione;

- in questa situazione è intervenuta la legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento), che all'articolo 17 (Disposizioni in materia di agricoltura), commi 6 e 7, ha introdotto una serie di disposizioni in materia prevedendo:
"6. In deroga alle disposizioni di cui all'articolo 4 della legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge quadro in materia di consorzi di bonifica), possono essere portati a compimento i piani di ricomposizione e riordino fondiario in corso alla data di entrata in vigore della medesima legge regionale; resta ferma la necessità di acquisire il parere di cui al comma 18 dell'articolo 7 della legge regionale n. 3 del 2008. Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale approva uno specifico piano volto a individuare ulteriori interventi di riordino fondiario.
7. Al fine del compimento della procedura di cui al regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale), e sue modifiche ed integrazioni, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 3, commi 2 e 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità), e successive modiche ed integrazioni. E' fatta salva la possibilità da parte degli interessati di presentare, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa), una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, nella quale sia indicato anche in che modo essi sono venanti in possesso delle particelle immobiliari che hanno in godimento, allegando nel caso alla suddetta dichiarazione tutti gli eventuali atti anche informali mediante i quali hanno acquisito la proprietà delle particelle";

- in tale modo, da un lato, si è reso possibile portare a compimento la procedura interessante il Comune di Pauli Arbarei, d'altro lato, sono state introdotte una serie di semplificazioni procedurali che consentono di porre in essere tutta un'altra serie di procedure di riordino;

- nonostante l'introduzione di queste nuove disposizioni ad oggi le stesse non hanno avuto alcuna applicazione,

impegna la Giunta regionale e l'Assessore regionale dell'agricolture e riforma agro-pastorale

1) a provvedere a portare a compimento con urgenza la citata procedura di riordino elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale;

2) a predisporre ed approvare entro sessanta giorni dall'approvazione della presente mozione un'integrazione del piano regionale di bonifica e di riordino fondiario disciplinando interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni, ricorrendo ai fini del finanziamento alle risorse di cui al FEASR. (169)

Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sulla mancata applicazione della nuova disciplina relativa alla riscossione dei contributi irrigui da parte dei consorzi di bonifica.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- la legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento), all'articolo 18 (Modifiche e integrazioni di disposizioni legislative vigenti), comma 23, ha introdotto una serie di modifiche alla legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge-quadro in materia di consorzi di bonifica); in particolare alla lettera d) è stata disposta la sostituzione della disciplina già contenuta all'articolo 44 (Riscossione del contributo irriguo in via transitoria) della citata legge regionale n. 6 del 2008;

- l'articolo 44 nella nuova formulazione prevede ora che: "1. I criteri per la determinazione dell'importo dei contributi a carico degli utenti dei consorzi di bonifica si applicano ai contributi dovuti dagli utenti a decorrere dall'annualità 2006. 2. La riscossione dei contributi irrigui a decorrere dall'annualità 2006 è sospesa fino alla definizione dei criteri di cui all'articolo 10, individuati con deliberazione della Giunta regionale da adottarsi entro il 31 dicembre 2011, salvo quanto previsto ai commi 3 e 4. 3. In attesa della determinazione dei criteri di cui all'articolo 10 ed in presenza di esigenze finanziarie, i consorzi di bonifica possono determinare contributi irrigui in acconto nella misura massima di 200 euro per ettaro per coltura per le annualità 2006, 2007 e 2008 e nella misura massima di 260 euro per ettaro per le annualità dal 2009 in poi e comunque in misura non superiore all'ammontare massimo del contributo irriguo eventualmente determinato dai consorzi di bonifica e del contributo dovuto ai sensi dell'articolo 9. I consorzi di bonifica possono stabilire che i pagamenti in acconto di cui al periodo che precede sono da intendersi a saldo qualora entro il 31 dicembre 2011 la Giunta regionale non provveda a determinare i criteri di cui all'articolo 10. 4. Qualora risulti che siano stati emessi i relativi ruoli e gli stessi non siano conformi ai principi e criteri di cui ai commi 1, 2 e 3, i ruoli sono modificati o ritirati in sede di autotutela, fermi restando gli effetti prodotti relativamente ai pagamenti effettuati, fatti salvi gli eventuali conguagli, ed all'effetto interruttivo della prescrizione.";

- ciò nonostante taluni consorzi di bonifica hanno continuato a dare corso a procedure di recupero coattivo a mezzo Equitalia senza considerare le richiamate modifiche legislative,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere quali iniziative intenda porre in essere al fine di assicurare il rispetto della nuova disciplina da parte dei consorzi di bonifica. (254)

Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sull'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 17, comma 6, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12.

I sottoscritti,

premesso che:

- la legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento), all'articolo 17 (Disposizioni in materia di agricoltura), al comma 6 ha previsto che: "6. In deroga alle disposizioni di cui all'articolo 4 della legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge-quadro in materia di consorzi di bonifica), possono essere portati a compimento i piani di ricomposizione e riordino fondiario in corso alla data di entrata in vigore della medesima legge regionale; resta ferma la necessità di acquisire il parere di cui al comma 18 dell'articolo 7 della legge regionale n. 3 del 2008. Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale approva uno specifico piano volto a individuare ulteriori interventi di riordino fondiario.";
quindi, al comma 7 dello stesso articolo 17, sono state introdotte una serie di norme che stabiliscono che: "7. Al fine del compimento della procedura di cui al regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale), e sue modifiche ed integrazioni, si applicano le disposizioni di cui all'articolo 3, commi 2 e 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari ics materia di espropriazione per pubblica utilità), e successive modiche ed integrazioni. È fatta salva la possibilità da parte degli interessati di presentare, al sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa), una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, nella quale sia indicato anche in che modo essi sono venuti in possesso delle particelle immobiliari che hanno in godimento, allegando nel caso alla suddetta dichiarazione, tutti gli eventuali atti anche informali mediante i quali hanno acquisito la proprietà delle particelle.";

- l'attuazione delle richiamate previsioni di legge è in tutta evidenza di particolare importanza e rilevanza,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per conoscere quali iniziative intenda porre in essere, e in quali tempi, al fine di dare attuazione alle previsioni dell'articolo 17, commi 6 e 7, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12. (283).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Prego i colleghi di prendere posto, i lavori non si sono ancora conclusi.

Uno dei presentatori della mozione numero 169 ha facoltà di illustrarla.

STERI (U.D.C.-FLI). Si tratta di due interpellanze e di una mozione risalenti nel tempo, in particolare l'interpellanza numero 283 è dell'8 novembre 2011. La prima interpellanza attiene all'applicazione delle disposizioni della legge regionale numero 12 del 2011, con cui eravamo intervenuti per ridefinire i criteri di determinazione dei contributi irrigui dovuti dalle imprese agricole in base all'articolo 10 della legge regionale numero 6 del 2008. Avevamo rilevato che questa norma di legge non aveva trovato applicazione e avevamo invitato l'Assessore a informarci su cosa intendesse fare per assicurare l'applicazione della norma stessa. Sappiamo che l'Assessore recentemente è intervenuto con la circolare numero 1713 del 4 dicembre 2012, con cui ha dato disposizione ai consorzi di bonifica di attenersi a queste norme. Quindi, sotto questo profilo, l'interpellanza ha avuto una risposta con questa direttiva dell'Assessore. Resta fermo il problema a monte, cioè che le disposizioni di cui all'articolo 44 della legge numero 6, così come riformulato dalla legge regionale...

PRESIDENTE. Colleghi scusate, l'onorevole Steri sta illustrando la mozione e certamente non gli stiamo manifestando rispetto.

Prego, onorevole Steri.

STERI (U.D.C.-FLI). Rimane fermo che l'articolo 44 dettava norme transitorie. Già nell'originaria formulazione erano previste norme transitorie che dovevano trovare applicazione solo per il triennio 2006-2008. Atteso che nel 2011 non si era ancora provveduto a dare attuazione a quanto disposto dall'articolo 10 della legge numero 6, abbiamo modificato la norma prevedendone l'applicazione non solo per quel triennio, ma finché la Giunta non avesse provveduto in materia. Per quanto riguarda l'articolo 10 la Giunta ha provveduto a determinare il prezzo dell'acqua grezza, come previsto nell'ultimo comma dell'articolo 10, ma non ha ancora dettato gli indirizzi per quanto concerne la determinazione a regime dei contributi. Quindi l'urgenza è che la Giunta provveda a determinare i contributi. L'interpellanza, ripeto, è superata dalla circolare testé richiamata.

L'altra interpellanza sostanzialmente può essere illustrata congiuntamente con la mozione, dato che l'argomento è lo stesso. La mozione sostanzialmente si occupa del problema del riordino fondiario, in particolare presta attenzione al problema della riforma fondiaria e degli accorpamenti delle aree all'interno del territorio regionale. Noi riteniamo che occorra studiare una misura da ricomprendere all'interno di un più ampio programma di sviluppo rurale, per il periodo 2014 e anni seguenti, che agevoli il superamento dell'annoso problema della frammentazione dei fondi rustici. In quest'ottica occorre rimarcare che la frammentazione dei fondi rustici, o nei casi più estremi la polverizzazione, rappresenta uno dei maggiori fattori limitanti per lo sviluppo e l'ammodernamento delle aziende agricole. Tale limite si evidenzia non solo relativamente all'organizzazione aziendale, per cui è facile comprendere che aziende accorpate possano investire più proficuamente in strutture, macchinari e attrezzature, ma anche a livello infrastrutturale, per esempio per quanto riguarda viabilità, reti idriche, bonifiche, elettrificazione e così via, per le quali l'accorpamento fondiario assume di fatto il ruolo di catalizzatore degli effetti benefici che un'infrastrutturazione programmata potrebbe conseguire. Potrei qui fare l'elenco di una serie di riferimenti normativi, come regolamenti comunitari particolari o decisioni della Commissione europea, che consentono il percorso che testé vado a enunciare.

L'analisi della situazione regionale ha evidenziato: uno, la presenza di elevata frammentazione o polverizzazione delle aziende agricole, con particolare riferimento ai territori caratterizzati da agricolture intensive; due, la relativa inefficacia di norme già peraltro previste in numerose leggi regionali e nello stesso statuto dei consorzi di bonifica, che tuttavia non hanno avuto un'applicazione con effetti riscontrabili, sia per l'eccessiva macchinosità delle esposizioni, sia per l'esigenza che queste norme prevedano interventi su larga scala; tre, la necessità di promuovere una misura che preveda interventi di accorpamento su scala aziendale, diretta all'imprenditore agricolo che voglia migliorare le condizioni strutturali della propria azienda superati i limiti che la frammentazione comporta, come si è detto maggiori costi, sicurezza dei posti di lavoro e così via; quattro, il bisogno di attuare una misura di iniziativa aziendale che sia propedeutica a un più ampio e meglio strutturato progetto di accorpamento fondiario da delegare a enti istituzionali, consorzi di bonifica, province, comuni e quant'altro; cinque, il bisogno di regolarizzare i titoli di possesso delle particelle catastali in vista della nuova PAC, primo e secondo pilastro.

Quali sono gli obiettivi della misura che riteniamo necessari? Occorre prevedere un intervento specifico volto ad assicurare la vitalità e la permanenza delle aziende agricole forestali nelle aree rurali, riducendo i fenomeni di polverizzazione fondiaria, migliorando la dotazione infrastrutturale e garantendo un uso sostenibile della risorsa idrica, attraverso il perseguimento dei seguenti obiettivi operativi: migliorare il rendimento economico mediante un più sapiente utilizzo dei fattori di produzione; migliorare la composizione fondiaria delle aziende agricole e aumentarne il valore; formare unità minime colturali o ampliare le unità colturali esistenti; ridurre i costi aziendali legati alla frammentazione o alla polverizzazione; mettere le aziende nella possibilità di programmare investimenti strutturali; rendere maggiormente efficaci le azioni pubbliche tese alla fornitura di servizi alle aziende agricole: viabilità, irrigazione, edificazione, bonifica, eccetera; accrescere la competitività del settore agricolo e forestale; limitare i rischi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; migliorare e conservare il paesaggio agricolo; evitare lo spopolamento che colpisce le regioni più isolate. In realtà la misura deve avere lo scopo di contribuire a rafforzare il concetto secondo il quale l'azienda agricola non è un mero elenco di particelle catastali, ma un'entità economica complessa che mostra aspetti rilevanti su temi importanti come la produzione di cibo, l'occupazione, la tutela del territorio, in definitiva la produzione di ricchezza reale.

Quali sono le misure che possono essere intraprese a questo scopo? Sono fondamentalmente due. Una prima misura si articola in un'azione che si può chiamare formazione di un'unità minima colturale o volta all'incremento di unità colturali esistenti. A questo scopo si deve studiare la possibilità, avvalendosi del FEASR quando si farà il nuovo piano di riordino fondiario, della concessione di un contributo del 100 per cento sulle imposte delle spese tecniche gravanti sugli imprenditori agricoli che stipulino atti notarili aventi per oggetto compravendite, permute, divisioni e alienazioni in genere di terreni agricoli volti alla formazione di una minima unità colturale. Sia chiaro che la minima unità colturale deve essere definita non in ragione della sua estensione, ma in ragione della produzione e del bene che viene prodotto su quella unità colturale, quindi a seconda delle produzioni l'estensione della minima unità colturale potrà variare. Beneficiarie dovranno ovviamente essere le imprese agricole, singole o associate, operanti sul territorio regionale.

Il secondo tipo di intervento è invece quello della ricomposizione fondiaria applicando il regio decreto numero 215 del 1933. Su questo abbiamo un precedente di cui in quest'Aula più volte si è parlato, anche nella scorsa legislatura. Giuseppe Cuccu, che è autore con me di questa mozione, nella scorsa legislatura è stato uno dei maggiori sostenitori di questo intervento e in questa legislatura più volte abbiamo insieme posto in essere delle battaglie al riguardo. E' il caso del Comune di Pauli Arbarei e di una misura di accorpamento fondiario che è rimasta bloccata per lungo tempo, che sappiamo essere stata sbloccata e su cui però bisogna, per quanto possibile, accelerare i tempi di perfezionamento. Devono poi essere adottate, come prevede la legge del 2011, diverse altre misure di riforma fondiaria in tutta la Sardegna. A questo scopo la legge regionale aveva previsto espressamente un termine entro cui la Regione avrebbe dovuto approvare uno specifico programma di accorpamento fondiario, in applicazione del testo unico del citato regio decreto del 1933.

Questa disposizione di legge non ha avuto attuazione, è stato approvato nel 2010 il Programma di sviluppo rurale che ha completamente ignorato questo aspetto. Ancorché se ne fosse parlato in Aula, ancorché l'allora Assessore si fosse impegnato a intervenire in questo senso, nulla è stato fatto, eppure si tratta di una delle misure essenziali per consentire un ammodernamento e uno sviluppo essenziale del territorio e dell'agricoltura.

Queste sono in sintesi le due iniziative che possono essere realizzate e invitiamo la Giunta a impegnarsi alla loro realizzazione con un ordine del giorno che auspichiamo possa essere approvato alla fine di questa seduta. Va da sé che in questo modo non risolviamo i problemi dell'agricoltura, che sono tanti. Faccio un esempio: c'è il problema della ristrutturazione dei debiti, per questo annuncio che il nostro Gruppo presenterà, a giorni, un progetto di legge volto a consentire la ristrutturazione dei debiti delle aziende agricole e nel contempo la creazione di occupazione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Colleghi, so che l'ora è tarda, però questo argomento mi sta molto a cuore perché ho presentato una proposta di legge sul riordino fondiario e perché non sfugge a me, ma penso che non sfugga neanche a voi, l'importanza strategica che avrebbero per l'aumento della produttività e del reddito delle aziende agricole isolane intanto, per il nostro territorio, il Piano di riordino di Pauli Arbarei e poi gli altri piani che in futuro potrebbero essere realizzati.

Non sfugge parimenti a nessuno quali sono i limiti e le carenze della nostra agricoltura, ma andremmo molto lontano se dovessimo oggi soffermarci su tutte queste carenze. Da qualche parte dobbiamo però incominciare e io penso che bene si sia operato in un territorio molto povero e marginale come la Marmilla, dove da parecchi anni il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale ha incominciato a mettere a punto un progetto pilota sperimentale. Perché si parla di riordino fondiario? Perché uno dei più grandi limiti della nostra agricoltura sono sicuramente la polverizzazione e la frammentazione della proprietà contadina: fondi piccoli, spesso distanti gli uni dagli altri, infrastrutture non adeguate a rendere competitive le nostre aziende nel mercato, reti di irrigazione carenti e quant'altro. In questo contesto globale il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale in un territorio povero, come dicevo, ma con una terra molto ricca però poco infrastrutturata ha provato a intervenire. Perché ha scelto questo territorio? E' importante che lo dica, perché è un territorio poco infrastrutturato, quindi con pochi vincoli per poter procedere alla realizzazione di un progetto di riorganizzazione fondiaria. E qual è l'obiettivo? L'obiettivo è quello di intervenire per creare convenienti unità fondiarie, che stanno alla base di un'azienda agricola dinamica, al passo con la concorrenza e con i competitori nel mercato.

Questo processo è stato portato avanti attraverso un lunghissimo lavoro, articolato e complesso, che alla fine però ha portato a un consenso sul piano di riordino fondiario da parte della quasi totalità degli operatori agricoli interessati; ha aderito infatti il 96 per cento dei proprietari. Questo progetto, però, nonostante il gradimento degli interessati, che non era per nulla scontato stante anche la ritrosia storica da parte di noi sardi di privarci della nostra terra, quella che abbiamo ereditato dai nostri padri da diverse generazioni, e nonostante il piano sia stato unanimemente considerato meritevole e necessario, dal 2005 incontra grosse difficoltà apparentemente di carattere giuridico, ma a mio avviso le difficoltà che si sono incontrate in questi anni sono altre. I problemi giuridici sarebbero legati alla situazione fondiaria sarda, caratterizzata dalla quasi totale mancanza di titoli giuridici di proprietà dei fondi. Tuttavia delle soluzioni sono state individuate.

Io devo ringraziare l'onorevole Steri che anche nella passata legislatura ha dato una grossa mano a trovare degli strumenti giuridici che consentissero di superare questi blocchi, proponendo quindi delle soluzioni giuridiche per l'attuazione del piano di riordino fondiario.

Assessore, non rimane che approvare il piano. Le do atto di aver dato un'accelerazione, di aver consentito che si superasse un blocco, però bisogna fare un ultimo passo, perché questo è un progetto pilota che può dimostrare che un intervento tanto auspicato può essere realizzato. Noi a volte facciamo programmi di grande politica economica, questo è un intervento che andrebbe proprio in quella direzione ed è difficile intervenire con altri strumenti in direzione della creazione di aziende davvero competitive. Ecco, bisogna fare l'ultimo passo, Assessore, perché il compimento di questo piano sarà il via libera per altri piani, sarà il via libera per superare quello scetticismo che vede, da decenni ormai, un regio decreto del 1933 alla base di tutta la normativa sul riordino fondiario.

In nessuna parte d'Italia è stato ancora adottato un piano di riordino fondiario, questo sarebbe il primo caso e consentirebbe di dare attuazione, finalmente, anche a quella parte della legge numero 6 del 2008 che attribuisce ai consorzi di bonifica la competenza sul riordino fondiario. Quindi ci sarebbe la possibilità, visto che disporremo di un piano concreto e avremo la possibilità di attuarlo per dare un esempio anche ad altri territori, perché solo con l'esempio si può essere credibili, di dare il via alla modifica del Piano regionale di bonifica e di riordino fondiario, per far sì che finalmente anche questo strumento sia operativo.

Assessore, non mi dilungo oltre perché so che lei ha bene in mente la procedura che deve essere adottata, le chiedo solamente di dare l'ultima accelerata affinché questi territori abbiano quelle risposte che ormai da quasi dieci anni stanno aspettando. Ci hanno messo tanta passione, inizialmente erano scettici, finalmente li abbiamo convinti, non facciamo in modo che tornino di nuovo a diffidare delle amministrazioni, che in questo caso li avrebbero presi in giro dopo che essi per anni e anni hanno scommesso su un progetto così importante.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.

CHERCHI (P.d.L.),Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, colleghi, proseguiamo su un altro aspetto importante del mondo dell'agricoltura. In questa fase cercherò di allinearmi alle posizioni dell'Aula, ma soprattutto dei due relatori che mi hanno appena preceduto. Stiamo parlando di un mondo, di un sistema, quello dei consorzi di bonifica, che ha alla base una missione fondamentale, tra tutte, oltre naturalmente alla distribuzione e alla gestione del sistema idrico, quella della riorganizzazione dei terreni, ovvero del riordino fondiario, uno dei problemi annosi della nostra isola.

Vado direttamente alle considerazioni che sono state fatte dai colleghi che mi hanno appena preceduto, magari ricollegandomi alle proposte che sono contenute nell'ordine del giorno e che riassumono le condizioni base per poter procedere con le vostre richieste. Ritengo che tre siano le risposte fondamentali che noi oggi in quest'Aula dobbiamo dare. Una è sicuramente quella relativa all'integrazione, così come mi è stato chiesto, del Piano di riordino fondiario e di bonifica. Credo che da questo punto di vista si sia già iniziato, ma se questo è l'input dell'Aula io proseguirò sicuramente su questa strada, chiaramente con un obiettivo fondamentale, che è quello di eliminare la frammentazione proponendo dimensioni aziendali sicuramente più consone alla produzione, ma soprattutto al reddito dell'azienda. Mi preme però sottolineare che un aspetto importante lo affronteremo adesso con la nuova programmazione 2014-2020, all'interno della cosiddetta PAC, con l'utilizzo del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, ma soprattutto nel momento in cui andremo a delineare il Programma di sviluppo rurale, cioè all'interno delle stesse misure che già oggi abbiamo individuato all'interno del programma in vigore. E' stata individuata, per esempio, una misura per il finanziamento del sistema idrico, ciò non toglie che questo debba essere esteso ai piani di riordino, di conseguenza anche alla possibilità di finanziare progetti per accorpare terreni e quindi dare la possibilità alle aziende di svilupparsi.

Mi preme anche sottolineare, così come il collega Cuccu ha nel suo intervento ben chiarito, che effettivamente il Piano di riordino fondiario in Sardegna è gestito in maniera diretta dai consorzi di bonifica. Si individuano due soli consorzi di bonifica in questo momento; il piano iniziale, che è stato definito progetto pilota, relativo a Pauli Arbarei e predisposto dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, e altri nove o dieci piani di cui il Consorzio di bonifica di Oristano, dietro mie precise direttive, sta cercando di accelerare il completamento.

Solo un piccolo chiarimento, poi accogliendo le vostre richieste mi allineerò anch'io con la proposta contenuta nell'ordine del giorno: la procedura di riordino del piano di Pauli Arbarei è iniziata ed è in questo momento in fase di pubblicizzazione, al fine di rendere pubblico il riordino e quindi il piano stesso. Il consorzio ha ricevuto circa centoventi osservazioni, così le possiamo definire, è stato fatto il 50 per cento del lavoro da parte dell'ufficio preposto, presumo che a fine mese questa fase sia chiusa, in modo da poter attivare urgentemente la seconda parte, quella della chiusura e quindi della pubblicazione finale. Da quanto so io, tra quelle osservazioni ce ne sono pochissime che possono creare difficoltà, tutte le altre sono sicuramente accoglibili. Qualcuna è magari legata al valore dell'area, ma per questo chiaramente c'è un'apposita commissione che darà le relative risposte in merito a tale valutazione.

Nella seconda fase di pubblicazione stiamo pensando addirittura di procedere parallelamente con la fase di frazionamento, concordata con la Conservatoria delle coste e l'Agenzia del territorio, e pubblicazione, in modo da terminare - la tempistica dovrebbe essere questa - entro ottobre, nella speranza di poter firmare il famoso decreto che concluderà tutto il percorso, riconoscendo che, se così fosse, il piano in questione sarebbe davvero il primo in Italia e farebbe scuola, e quindi la relativa procedura potrebbe essere sicuramente utilizzata come base di partenza, nella speranza, come dicevo, che entro il mese di ottobre la stessa possa essere definitivamente conclusa.

PRESIDENTE. Poiché nessuno dei presentatori della mozione e delle interpellanze ha domandato di replicare, dichiaro chiusa la discussione.

Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Steri - Cuccu - Pittalis - Diana Giampaolo - Cuccureddu - Dedoni - Diana Mario - Cocco Daniele Secondo - Sanna Giacomo - Sanna Matteo sulla necessità di dare corso ai procedimenti di accorpamento e di riforma fondiaria.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 169 sulla procedura di riordino fondiario elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale,

PREMESSO che:

- la legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge quadro in materia di consorzi di bonifica), all'articolo 4 ha previsto che l'Amministrazione regionale deve approvare un piano regionale di bonifica e di riordino fondiario, nel quale devono essere disciplinati anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni; in particolare, l'articolo 4 della legge regionale n. 6 del 2008 disciplina tra l'altro i presupposti necessari per dare corso a procedimenti di riforma fondiaria;

- a questo scopo occorre che il piano regionale di bonifica e di riordino fondiario approvato con deliberazione n. 10/50 del 12 marzo 2010, nel quale non si è provveduto a disciplinare anche gli interventi di riordino fondiario finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni, venga integrato;

- occorre, inoltre, introdurre specifiche misure da ricomprendere all'interno di un più ampio programma di sviluppo rurale, per il periodo 2014/2019, che agevoli il superamento dell'annoso problema della frammentazione dei fondi rustici; invero, la frammentazione, o nei casi più estremi la polverizzazione dei fondi rustici, rappresenta uno dei maggiori fattori limitanti per lo sviluppo e l'ammodernamento delle aziende agricole; tale limite si evidenzia non solo relativamente all'organizzazione aziendale, per cui è facile comprendere che aziende accorpate possano investire più proficuamente in strutture, macchinari ed attrezzature, ma anche a livello infrastrutturale, per esempio viabilità, reti idriche, bonifiche, elettrificazione ecc., dove l'accorpamento fondiario assume di fatto il ruolo di catalizzatore degli effetti benefici che una infrastrutturazione programmata potrebbe conseguire,

impegna la Giunta regionale e l'Assessore regionale dell'agricolture e riforma agro pastorale

1) a predisporre ed approvare entro sessanta giorni dall'approvazione del presente ordine del giorno un'integrazione del piano regionale di bonifica e di riordino fondiario disciplinando interventi finalizzati a ridurre la frammentazione della proprietà agricola e la costituzione di unità fondiarie di adeguate dimensioni;

2) a realizzare tali interventi ricorrendo, ai fini del finanziamento, alle risorse di cui al FEASR, sia con il finanziamento di progetti di accorpamento ai sensi del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale), sia con il finanziamento di interventi per la formazione dell'unità minima colturale e/o per l'incremento di unità colturali esistenti con la concessione di contributo sulle imposte e le spese (tecniche) gravanti sugli imprenditori agricoli che stipulano atti notarili aventi per oggetto l'acquisto di terreni;

3) a portare a compimento con urgenza la procedura di riordino elaborata dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale relativa al Comune di Pauli Arbarei.)

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per martedì 11 giugno, alle ore 16, con al primo punto all'ordine del giorno la nomina dei componenti del consiglio di amministrazione della Fiera Internazionale della Sardegna e, a seguire, l'esame della legge statutaria elettorale. Sempre nella mattinata di martedì, alle ore 10 e 30 è convocata la prima Commissione per il parere sugli emendamenti alla legge statutaria elettorale.

La seduta è tolta alle ore 20 e 21.


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