Seduta n.149 del 27/01/2016 

CXLIX Seduta

Mercoledì 27 gennaio 2016

Presidenza del Vicepresidente Eugenio LAI

La seduta è aperta alle ore 10 e 25.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 20 gennaio 2016 (145), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gaetano Ledda, Luca Pizzuto, Ignazio Giovanni Battista Tatti e Alessandro Unali hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 27 gennaio 2016.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Assenza per motivi istituzionali

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio è assente per motivi istituzionali.

Continuazione e approvazione della discussione dell'articolato del disegno di legge: "Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna" (176/A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 76. All'articolo 76 sono stati presentati gli emendamenti soppressivi totali numero 198, uguale al 1130 e al 1525.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 76 e dei relativi emendamenti:

Art.76

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel BURAS.

Emendamenti da inserire.)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Roberto Deriu, relatore di maggioranza.

DERIU ROBERTO (PD), relatore di maggioranza. Sugli emendamenti soppressivi totali numero 198, uguale al 1130 e al 1525 il parere è contrario.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Parere conforme a quello della Commissione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Edoardo Tocco. Ne ha facoltà.

TOCCO EDOARDO (FI). Grazie Presidente, siamo arrivati alla fine di questa riforma da voi voluta, voglio intervenire sia in qualità di consigliere regionale, ma soprattutto come cagliaritano da generazioni, decisamente cagliaritano a tutti gli effetti perché nascono quel quartiere che si chiama Stampace e questo la dice tutta per la città di Cagliari, quindi mi consentirete di esprimere tutto il mio disagio e disappunto nel vedere la mia città presentata come matrigna di una Sardegna che soffre e che sembra aver perduto orgoglio e prospettive. La mia città è quella città che vuole continuare ad accogliere tra le sue mura tutte quei sardi che hanno il piacere di viverci e di lavorare, quella città che vuole continuare a tendere la mano a chi è rimasto indietro, a tutti coloro che più in generale guardano Cagliari per ritrovare speranze e fiducia di un futuro migliore, di un'esistenza più dignitosa, ma questa riforma voluta da questa Giunta, dal Presidente Pigliaru, della sua maggioranza di centro sinistra disegna invece una Cagliari ahimè isolata e prepotente, che rischia di fare il vuoto intorno a sé e di ritrovarsi quindi senza la Sardegna unita, con una battuta posso affermare che solo una riforma fatta da questo Presidente arrivato da Sassari poteva arginare un ruolo così antipatico e, per certi versi, antistorico per la città che amo e per la quale ho sempre lottato e mi sono sempre battuto. Cagliari vuole essere la capitale di una Sardegna forte e coesa, che sappia fare della sua diversità la forza per vincere le sfide dei mercati e della globalizzazione, ed è per questo che affermo che senza la Sardegna forte non può esserci una Cagliari vincente, così come dico che Cagliari con questa riforma non potrà essere d'aiuto ad una Sardegna mortificata nelle sue vocazioni perché no anche nelle aspirazioni dei diversi territori. La verità è infatti che con questa riforma degli enti locali questa Giunta, con il Presidente e tutti i soci che ne fanno parte, non vince Cagliari ma perdono tutti sardi perché hanno viste tradite volontà, aspirazioni, insieme con le rispettive autonomie comunali, ad incominciare da quelli più piccole e più particolari nel loro territorio. Sono queste le ragioni che mi spingono ad affermare che il fallimento di questa maggioranza di centro sinistra che governa la Sardegna e tutto in questa legge di riforma di questi enti locali, perché prima ancora che sulla forma questa Giunta e la sua maggioranza è caduta sulla sostanza. Non hanno saputo interpretare e tradurre la Sardegna che amiamo e la Cagliari che amo. È così che ci regalano una Sardegna senz'anima e senza speranza, con un sistema di enti locali senza un popolo e senza un futuro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI GIUSEPPE (PD). Rinuncio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.

DEMONTIS SALVATORE (PD). Questo disegno di legge è un ottimo disegno di legge, affronta un argomento che è oggettivamente complesso. È complesso perché la Delrio disegna un'architettura degli enti locali che conferisce alle città metropolitane un ruolo eccessivo, invece non affronta il tema dello sviluppo strategico dei territori non metropolitani. È sbagliato secondo noi questo modello perché il modello di sviluppo io urbano italiano è un modello di città diffusa e non di grande metropoli, ed evidentemente è sbagliato ancora di più per la Sardegna. Noi non crediamo in un modello basato sulle città metropolitane come motore di sviluppo, crediamo che non sia questo, crediamo che non possa esserlo per l'Italia e crediamo che non possa esserlo per la Sardegna. Tant'è che proprio per la Delrio è passato il modello sbagliato, o sei città metropolitana o non dei niente. Non è così in questo disegno di legge, noi maggioranza di centro sinistra siamo sempre stati poco convinti di città metropolitane estese ad intere province o, addirittura, come proposto dal centro destra, all'intera Sardegna, quindi prevalentemente a contesti non urbani. Poco convinti perché in tanto le risorse destinate dall'Europa a contesti urbani sarebbero utilizzate prevalentemente in ambiti non urbani, ambiti ai quali sempre l'Europa destina risorse spesso ben più cospicue che non ai contesti urbani.

Non vogliamo cadere e non cadremo nell'errore di utilizzare le risorse europei diversi da quelli per i quali sono state destinate, così come crediamo che città metropolitane estese all'intera Sardegna o sovra provinciali non sarebbero utili ad assicurare un buon livello di governance, né a rendere più efficace ed efficiente l'azione amministrativa locale o a garantire adeguatezza di servizi. La realtà è, come dicevo, che chi ci propone e ha proposto a quest'Aula di estendere la città metropolitana all'intera Sardegna lo ha fatto con l'unico obiettivo di attingere a risorse europee destinate ad altri contesti, destinati ad altri obiettivi strategici e noi non siamo d'accordo, crediamo che il modello di città metropolitana ristretta, quello adottato dalla legge sia corretto al di là della collocazione geografica, e questa è la prima grande differenza con la Delrio perché all'obiettivo strategico di governare dinamiche di un sistema urbano complesso e non di fare da traino all'intera Sardegna, quindi è giusto che abbia le risorse per governare un sistema urbano complesso, mi sto riferendo prevalentemente ai sette o ai nove comuni insieme a Cagliari, ma non certamente quello per fare da volano all'economia sarda, non lo avrà. Noi non crediamo in una Sardegna a "trazione città metropolitana", allora in coerenza con questo ragionamento, e voglio ripetere qual è il ragionamento. È quello di non attribuire alla città metropolitana il ruolo previsto dalla Delrio, ed è questo che dice il nostro disegno di legge. In coerenza con questo ragionamento si trattava di trovare degli strumenti per rafforzare gli altri contesti urbani esistenti che hanno caratteristiche diverse da Cagliari e diverse fra loro, ma sono strategici quanto lo è il contesto urbano di Cagliari, sono strategici anche quando, non nel senso che debbano fare da volano all'economia, perché non è questo il modello, ma sono strategici perché i contesti urbani sono destinati ad ospitare servizi innovativi, servizi alla persona, servizi alle imprese e una vocazione naturale dei contesti urbani e abbiamo introdotto il concetto di rete urbana, ci avete chiesto per tutto il dibattito che cosa sia la rete urbana, la rete urbana è quella ad esempio di Sassari e dei comuni che da 2005 partecipano alla programmazione strategica, quindi stiamo parlando di Sassari, Porto Torres, Alghero, Sorso, Sennori e Castelsardo, è un modello di rete urbana che funziona, sono i rapporti fra le città di un contesto urbano. A questo dovranno tendere le reti urbane di nuova istituzione, quindi il concetto di rete urbana è semplice e noi crediamo che sia molto efficace. Il punto non è città metropolitana di Cagliari o città metropolitana di Sassari il punto è quale tipo di città metropolitana.

Noi adottiamo il modello di città metropolitana ristretta e quindi il contesto del quale sto parlando, cioè quello di Sassari e dei comuni che partecipano alla programmazione strategica a 220 mila abitanti non ha la caratteristica per essere una città metropolitana ristretta, mi sembra evidente. Posto che la città metropolitana estesa non riteniamo che sia utile. Così come colmiamo con questa legge il vuoto lasciato dalla Delrio per i contesti non metropolitani e lo facciamo con gli ambiti territoriali strategici, che avranno il compito di pianificazione strategica sovra-unioni comunali, quindi non stiamo parlando di gestione di funzioni e non stiamo parlando di nuove province e se leggete la legge la regione d'intesa con gli ambiti territoriali strategici approverà il progetto di ripartizione territoriale delle risorse. Qui stiamo dando rilievo a questo strumento importantissimo. Noi siamo utilizzando la nostra specialità per proporre un modello Sardegna, quindi ambiti territoriali strategici, città metropolitane, rete metropolitana e rete urbana e riteniamo che possa essere un modello per le altre Regioni. Sulle unioni dei comuni l'altro punto centrale di cui spesso si è discusso, allora i piccoli comuni sardi sono certamente un presidio di comunità e di socializzazione, io direi anche di convivenza civile, ma per tutelarli e per valorizzarli occorre che svolgano le loro funzioni in forme associate.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Io ovviamente parlo per coloro che sono come me innamorati della politica, che non hanno bisogno di essere rappresentati e di avere altre facce per rappresentarli, e come appartenenti a grandi partiti popolari di massa, che tanto hanno fatto per la Sardegna, per l'Europa e per l'Italia. Senza ipocrisia. Non v'è dubbio che le vicende e i contenuti di questa legge sono figli di una situazione e condizione politica che nel corso degli ultimi anni si sono progressivamente deteriorate nel paese, come da noi, sono venuti meno, e lo dirò con un esempio, i punti di riferimento aggregatori di ideali e di progettualità e di obiettivi complessivamente nella società civile e nel mondo dell'economia, nelle le istituzioni, piegati e sottomessi ai particolarismi, ai personalismi che si sono impadroniti delle briglie e delle leve del potere. Ho visto gente che sbavava dopo averla criticato il Presidente perché non andasse e non ci mandasse a casa. Nel tempo, come ai giorni nostri, sono venuti fuori e nascono provvedimenti legislativi pasticciati e pasticcioni, come è questa legge che il Consiglio regionale si accinge ad approvare. Una legge ordinaria, la 56 la Delrio, seppure classificata come grande legge di riforma ha preteso di anticipare la riforma della Costituzione in materia di ordinamento degli enti locali ed è rimasta significativamente al palo in punti cardine del sistema, come nel caso di province e dei comuni minori. Si è voluto cominciare dalla coda, come abbiamo detto tante volte, e non dalla testa, come è accaduto e accade qui in Sardegna pur di volersi appuntare sul petto una medaglia. Lo abbiamo rilevato e denunciato in molti in quest'Aula, personalmente ho invitato più volte il Presidente e la maggioranza a riflettere, prima di intraprendere il cammino virtuoso del percorso che era stato tracciato all'inizio della legislatura, sia da parte della Giunta sia da parte dell'Assemblea, ovvero di cominciare dalla riforma della Regione, passando per la legge statutaria, per la legge elettorale e per approdare infine nel sistema degli enti locali, il vero motore dell'Autonomia. Oggi con l'approvazione di questa legge oso dire che si compie un misfatto istituzionale e politico, che frantuma l'Autonomia nel suo significato più nobile profondo, disgrega e non unisce, rendere conflittuali i territori che hanno bisogno invece di essere sorretti dall'idealità e competitività. Il risultato al quale si è approdati come conseguenza, non solo e non tanto per la tortuosità del percorso intrapreso, quanto per l'essere venuti meno i partiti come forza politica capace di fare sintesi e scelte compatibili. Con la scomparsa dei partiti, del loro ruolo, della loro funzione, quelli di oggi sono solo una parvenza, una brutta copia, sono prevalse e prevalgono gli individualismi, i particolarismi non c'è più la selezione della classe dirigente, prolifera la frantumazione delle liste civiche, non esistono più gli organismi filtro della società civile e delle istituzioni. A questa decadenza sono conseguite conseguono regole conformi che hanno mostrato, come si suol dire, la corda ad usum delphini come tali sono le norme elettorali per l'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Regione, il ricorso sistematico a soggetti esterni, alle competizioni elettorali, a tutti quegli strumenti tecnici e normativi che sono i padri e i padrini delle liste civiche e gli interessi particolari. E così si è persa di vista la realtà, altro che dire le stupidaggini che si sentono dire, si è persa completamente la realtà. È aumentata la distanza tra i cittadini e le istituzioni e delle stesse istituzioni tra loro, l'iter di questa legge che il Consiglio si appresta a votare testimonia queste difficoltà e queste distorsioni. Sarebbe facile ritornare sui passi compiuti, dal dicembre 2014 ad oggi a dimostrare che il Presidente della Regione, la Giunta regionale e la maggioranza hanno voluto soffocare ogni anelito di affermazione dell'Autonomia, in particolare della struttura portante del nostro sistema istituzionale, politico, culturale ed economico. Ma non lo faccio. Lo testimonia soprattutto la vostra determinazione di escludere e di rinunciare al contributo positivo della minoranza, per chi ha un minimo di dimestichezza, un minimo di conoscenza della storia della nostra Autonomia non può non confessare questa specie di misfatto è la prima volta che si parla di riforme ed è la prima volta che c'è questa divisione Consiglio regionale. E quando c'è questa divisione la maggioranza non riesce a colloquiare con la minoranza, la colpa non può essere della minoranza, è sempre essere stato così. E si sta andando avanti imperterriti, senza fare le analisi politiche che sono necessarie e a giustificare una cosa che non è giustificabile e che ha come giustificazione soltanto il fatto che il Presidente ha detto: o voi vi adeguate a quello che io vi sto dicendo, o io vi mando a casa. Ed è qui che dobbiamo agire. Dobbiamo agire nel non far finta di niente, non criticare e non fare analisi anche corrette, anche pertinenti, anche interessanti per la Sardegna, poi appena il Presidente minaccia tutti vanno lì a dire: stavamo scherzando. Bisogna eliminarlo questo, bisogna fare in modo che, come per il Sindaco, se il Presidente si dimette va a casa solo lui.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Valter Piscedda. Ne ha facoltà. Rinuncia.

È iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.

TEDDE MARCO (FI). Mi creda signor Presidente, credetemi colleghi, accogliamo con una sorta di senso di liberazione questo breve tratto finale del percorso tormentato di questa legge. Ritengo di dover condividere appieno le riflessioni del presidente Floris, riforme fatte in perfetta solitudine dalla maggioranza non possono assolutamente produrre alcunché di buono, di positivo, e lo vedremo nei prossimi giorni, lo vedranno i posteri se avranno modo di capire, perché è anche difficile da capire questa legge, molto difficile da capire e anche se il Governo vi e ci consentirà di applicare questa legge così tormentata, definiamola così, per utilizzare un eufemismo, ma più che tormentata io la definirei pasticciata. Un vero e proprio minestrone fatto di un sacco di vegetali, di verdure, con il ravanello della grande questione nuorese, un ravanello indigesto, un ravanello che nulla aveva a che fare con questa legge, un ravanello che ha in qualche modo violentato intere comunità della provincia di Nuoro. Una legge comunque problematica sotto tutti i profili, sotto profilo dell'iter legislativo, della tecnica, circa quattro versioni, quattro o cinque pasticciate, riviste, corrette, tanti emendamenti, minacce pesantissime di fine anticipata della legislatura. Tutti elementi che hanno condotto a esitare questo articolato che è completamente disarticolato. Un articolato che ruota sul fulcro della città metropolitana di Cagliari perché questo è il perno, questa è la valenza vera di questa legge, la città metropolitana di Cagliari che viene fatta col voto favorevole di tanti consiglieri del Sassarese che devono necessariamente assumersi le responsabilità politiche pesanti di questo sbeffeggiamento del Centro e del Nord Sardegna, perché di sbeffeggiamento del Centro, del Nord-Est e del Nord-Ovest della Sardegna si tratta, nonostante il Centro Sardegna, il Nord-Est e il Nord-Ovest avessero e hanno numeri non solo sufficienti ma di gran lunga superiori a quelli di Cagliari per avere la Città metropolitana: due aeroporti a uno, tre porti a uno, due distretti industriali a zero, su tre parchi nazionali due a Sassari, passeggeri per quanto riguarda il traffico dei porti 92 per cento nel Nord e 8 per cento nel Sud, 67 per cento dei passeggeri internazionali negli aeroporti del Nord, capacità ricettiva nella Provincia di Sassari e nel territorio del Nord-Ovest 43 per cento, contro il 30 per cento di Cagliari. Insomma numeri che la dicono lunga sullo schiaffo che il Centro e il Nord Sardegna hanno preso, e questo fa il paio, o il triplo, con l'impoverimento istituzionale, con la desertificazione istituzionale che sta soffrendo il Nord Sardegna: rischiamo di perdere la Corte d'Appello, abbiamo perso l'Autorità portuale, rischiamo di perdere la Camera di commercio, stiamo perdendo la chimica verde, stiamo perdendo il low cost. E' un territorio in sofferenza, colleghi, credo che abbia necessità di attenzioni differenti rispetto a quelle che voi riponete, soprattutto voi colleghi del Sassarese, ovviamente non mi riferiscono e non mi rivolgo ai colleghi del Nord-Est della Sardegna perché hanno dimostrato di saper mettere in campo un grandissimo senso di responsabilità.

Ecco che quindi abbiamo un articolato disarticolato, per il quale viene utilizzata una tecnica legislativa bizantina, ostrogota, comunque pasticciata, e il risultato è un grande ciambellone variopinto, caleidoscopico, ma è un ciambellone che ha soltanto il buco, non c'è sostanza, non c'è contorno, è un buco, un buco nero, caleidoscopio, che sarà difficilissimo da attuare, sul quale il Governo porrà le sue attenzioni, perché anche se voi avete citato tra le fonti della legge Delrio, la legge Delrio non è stata applicata: ricordatevi che avete fatto una Città metropolitana ristretta, in contraddizione con la legge Delrio, ricordatevi che nonostante i referendum avete fatto una Provincia del Sud, ricordatelo perché la volontà dei sardi andava in un'altra direzione, cari colleghi. E poi, che dire delle definizioni? Città metropolitana, Rete metropolitana, Unione metropolitana, Unione dei Comuni, fino ad arrivare ai paesi, che non sono stati definiti ma sono stati menzionati; nel momento in cui andremo ad applicare questa legge, dovremo porci la domanda "che cosa è un paese?": Siliqua è un paese? Monserrato è un paese? È un Comune o è un paese? Perché vengono menzionati in alternativa i Comuni e i paesi, e allora noi ci dovremo anche chiedere che cosa sono i paesi e che cosa sono i Comuni. Questo per sintetizzare il pasticcio e il minestrone che noi stiamo andando a esitare, con la vostra assoluta responsabilità. Sicuramente ne sentiremo parlare, ne sentiremo parlare non in termini positivi, sarà difficilissimo attuarla, i territori si ribelleranno, ci sarà da utilizzare il lanternino, da utilizzare la lente, da utilizzare il microscopio, e sicuramente il Governo presterà qualche attenzione a questo articolato, a questo ciambellone che è costituito soltanto da un buco.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.

CHERCHI AUGUSTO (Sovranità, Democrazia e lavoro). Siamo giunti alla conclusione dell'iter di questo importante disegno di legge, che a mio parere getterà le basi per una necessaria e improrogabile riforma del sistema delle autonomie locali della Regione; una riforma resasi necessaria perché quella che si attendono i cittadini è una pubblica amministrazione moderna, che sappia coniugare efficienza ed efficacia, principi addirittura sanciti dalla nostra Costituzione e spesso, troppo frequentemente, disattesi se non addirittura infranti.

Personalmente penso a una Sardegna moderna, che attraverso la valorizzazione e il dialogo dei territori e quindi dei Comuni ritrovi unità di intenti e sappia aumentare quella capacità di programmazione intermedia, ma non per questo di secondo livello. Una Sardegna solidale, che non lasci indietro nessuno, che guarda la sua storia ma che vuol essere moderna e avvicinarsi all'Europa, e non allontanarsi da essa. Vorrei ricordare all'Aula che questa legge di riforma è una legge principalmente di riorganizzazione degli enti locali, che si colloca in un momento in cui, in questa prima fase, restano le Province, fino alla loro definitiva cancellazione sia nella Costituzione che nello Statuto sardo. È prevista già nel testo di riforma la nascita degli ambiti strategici per la pianificazione territoriale e le politiche di sviluppo, tale previsione è stata pensata per non trovarci impreparati quando le Province verranno abolite del tutto, e non certamente solo per questo ma soprattutto per porre al centro dello sviluppo della nostra Isola quella programmazione dal basso che è spesso mancata. Per ora rimangono contenitori vuoti ma che entro poco tempo dovranno avere copertura costituzionale, simile a quella del Provincie anche se con una capacità di azione profondamente più snella e più vicina ai territori.

Certo, quando si mette mano alle riforme occorre l'impegno di tutti, ed è innegabile che nessuna grande riforma può essere fatta se non lega tutti noi da una pur sottile volontà di attuarla, anche se con le necessarie contrapposizioni e divergenze. Questa riforma è pensata per favorire, e favorisce, il decentramento regionale, gettando le basi per soddisfare il pieno rispetto dell'uguaglianza dei cittadini e delle pari opportunità offerte a ciascun territorio secondo la propria determinazione. Che si voglia o no, i Comuni saranno i nuovi protagonisti del futuro della Sardegna, attraverso la loro unione, che non sarà solo amministrativa ma di programmazione di proposte di crescita, attraverso la valorizzazione dal basso delle risorse storiche, culturali ed economiche. Una Sardegna unita nelle differenze, che chiami a dialogare la Planargia con il Marghine, la Gallura con l'Anglona, e perché no con il Sulcis, quando le tematiche di interesse comune possono convergere su proposte di progetti di sviluppo. Ricordo che in questo senso è grande lo sforzo dell'Europa, che contribuisce, attraverso i bandi a finanziamento diretto, per mettere in contatto i territori, ragionando già in macroaree di progetto: Med, Italia-Francia marittimo, lo stesso Enpi, per fare alcuni esempi, programmi transnazionali, alcuni con Cagliari come autorità di gestione che ragionano in un'ottica di aggregazione dei territori, favorendo progettualità e ricerca di risorse finanziarie. Sarebbe inconcepibile rinunciare a una forte azione di stimolo anche in questo senso dei nostri territori; questa anacronistica contesa dei territori, troppo spesso favorita da una non adeguata visione politica deve finire, perché non fa bene ai sardi e alla Sardegna. La crescita, a cui tutti giustamente tutti aspirano, deve essere uniforme, lo strumento di una governance semplificata deve essere il mezzo per favorire lo sviluppo e la crescita di tutti i territori, questo è il ruolo della Regione e di noi tutti che siamo chiamati anche ad abbattere eventuali insussistenti particolarismi, perché non ci possono essere territori di serie A e di serie B. Se tutti abbiamo queste garanzie, io penso che il rumore di fondo sia destinato a scendere se non a scomparire del tutto; così come non ci affascina questo rumore di fondo non ci affascina neppure il ruolo della Città metropolitana di Cagliari, se intesa a fare il deserto intorno a sé e a non essere la vera capitale della Sardegna, quella che guida e si preoccupa di offrire i servizi che tutti i sardi si attendono dalla maggior città della Sardegna, che non sottrae risorse ai Comuni ma che le ridistribuisce. Sarebbe un grave errore per tutti se passasse l'idea che questa riforma avvantaggi, anche indirettamente, la crescita di un territorio a scapito di un altro, e permanesse il malessere diffuso di alcuni di sentirsi "figli di un dio minore", per questo ci siamo, battuti come Partito dei sardi e con gli amici del Gruppo, per la tutela dei territori, tutti al di là dei nomi e delle sigle, affinché sulla base di apposite intese fossero previste misure perequative per tutti gli ambiti territoriali esclusi dalla partecipazione a finanziamenti statali ed europei destinati allo sviluppo di città o reti metropolitane. A ben vedere stiamo costruendo e preparando una riforma che segna il percorso dal basso, in parte certamente ancora da mettere a punto, dove siano chiamati gli stessi territori a concorrere e decidere il proprio domani che, per l'urgenza, non può essere che quasi l'immediatezza. In futuro, perché non ci si dimentichi di nessuno, ci saranno le città medie, ma la discussione su questo è ancora aperta alla luce del dibattito in Aula, in ambito nazionale e delle proposte presentate dall'Anci. Questa proposta, che ripeto è una riorganizzazione, propone un nuovo assetto del sistema degli enti locali per garantire un equilibrio istituzionale in tutta la Sardegna, e per questo va in direzione di una maggiore semplificazione, assicurando un livello di efficienza ed efficacia nella gestione dei servizi locali, tenendo conto dell'evoluzione legislativa in atto anche in ambito nazionale, di cui per molti versi siamo…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cherchi, il tempo a sua disposizione è terminato. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Finalmente potranno tirare un sospiro di sollievo quei tanti cittadini di serie B che sono stati sfiorati, se non colpiti dai tanti proiettili istituzionali del plotone di esecuzione consiliare, schierato contro quei territori, quei cittadini che attendevano una riforma di buon senso. In tutti i territori della Sardegna in verità attendevano una riforma di buon senso, una riforma che chiaramente non poteva e non doveva essere scindibile dalle volontà di ogni cittadino e di ogni amministratore. Iniziative coerenti con quello sviluppo che quei territori auspicavano e attendevano e invece l'Aula consiliare seguendo il dettame da parte della Giunta regionale si è dimostrata insensibile a tutto questo e quindi in modo particolare credo che si possa sicuramente dire, visto anche l'esito della discussione di ieri, nei confronti della terra più povera di quest'isola l'area del nuorese. Nuoro sfregiata mentre con pazienza e con tanta fatica cercava di custodire alcuni dei propri valori fondamentali, la propria memoria storica culturale, sfregiata e rapinata, depredata, espropriata della propria memoria storica. Si chiedeva un pari equilibrio e una pari dignità istituzionale per ogni luogo, per ogni cittadino, per ogni territorio. Invece dalle risorse al nuovo ordinamento istituzionale è svanito tutto in un secondo eppure non avete voluto ascoltare, non avete saputo ascoltare quell'autentico grido d'aiuto che veniva lanciato da quei territori non avete voluto sentir ragione, non avete saputo ascoltare che c'erano come dei migranti allo sbando, i migranti di casa nostra portati via come dei fuscelli su un oceano impazzito del nuovo ordinamento istituzionale.

E avete voluto voltare la faccia, non vi interessava, non eravate chiaramente vicini alle esigenze di quei territori che forse vi stavano supplicando, avete umiliato effettivamente tutti i territori. Quei territori in modo particolare, quelli di quella povera Sardegna di mezzo che sono detentori dei valori più schietti, autentici, della tradizione identitaria regionale e invece anche quelli sono stati purtroppo colpevolmente presi a schiaffi. Un pugno in faccia anziché lealtà istituzionale. Avete fatto veramente carne di porco di tutto quello che poteva essere invece la restituzione coraggiosa oltre all'oltraggio che avete disegnato con questo progetto di riforma. Insomma la sorte delle nostre piccole comunità, dei cittadini dell'interno e mi rivolgo in particolare a chi viene da quella Sardegna sofferente, sempre più povera e che lo sarà sempre di più a seguito dello sfacelo di questa legge. Che ha appunto raggiunto uno dei momenti più bassi dell'intera consiliatura fino ad oggi, dove praticamente sono state negate le possibilità di poter disegnare uno sviluppo per i propri giovani, per i propri cittadini ma anche per i propri amministratori.

Insomma quella era una costola virtuosa dell'impalcatura istituzionale, c'era dentro tutto il voler fare e il voler coraggiosamente resistere alle intemperie anche di carattere istituzionale e invece niente, non c'è stato niente da fare, c'è stata un'istituzione arrogante, c'è stata un'istituzione dispotica che ha umiliato tutte le legittime aspirazioni in chiave di sviluppo le avete derubricate come questioncina da poco, avete voluto innalzare un nuovo muro di Berlino, lo avete definito sull'area cagliaritana, lo avete definito sul nuovo Campidano, il nuovo Eldorado per chi vuole sviluppo, per chi vuole un posto di lavoro, per chi vuole la possibilità di poter guardare al futuro con semplicità ma anche con orgoglio, ma anche con rimboccarsi le maniche e darsi da fare per se stessa per la propria famiglia e nella new economy, nel nuovo Eldorado e nella nuova Silicon Valley dove avete spostato tutto e di tutto a iniziare dalle risorse per finire all'ordinamento istituzionale, tutto il resto naturalmente è povertà. Non troveranno risposte, non troveranno soluzioni, troveranno solo porte in faccia chiuse, troveranno solo ed esclusivamente l'ostracismo non solo di quest'Aula ma anche di chi la rappresenta di questa maggioranza di centrosinistra che tanto danno sta facendo all'intero territorio regionale che si dimostra ancora una volta arida e asettica alle esigenze dei propri cittadini dei territori che invece ambiscono a tutte le possibilità di sviluppo. Credo non ci sia più niente da fare. Avevate dimostrato poco buon senso, era una riforma che pretendeva ed esigeva buon senso, è una riforma farlocca, è una riforma che non porterà a nulla di buono, se ne accorgeranno i cittadini strada facendo, se ne accorgeranno quegli amministratori che fino all'ultimo hanno immaginato un percorso diverso di istituzioni al suo fianco e che invece si sono dimostrate negriere e incapaci di espropriare e di chiuderli in una prigione istituzionale che certamente non è stata meditata.

La beffa si è conclusa ieri dove a Nuoro si è discusso per tre anni di un distretto culturale dove al suo ordinamento sono state chiamate tutte le istituzioni a iniziare proprio da quella provincia, hanno partecipato le associazioni di categoria, i liberi cittadini, le associazioni culturali, l'amministrazione comunale in primis e invece c'è stato l'esproprio. Adesso il distretto culturale nuorese avrà sede a Cagliari…

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.

CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Grazie Presidente, guai ad avere un approccio ai processi normativi puramente edonistico basato sul livello di piacevolezza di un impianto normativo. Le leggi non sono né belle né brutte, le leggi devono essere utili e per essere utili devono partire dall'esistente ed avere il coraggio anche dell'ambizione di uno scenario. Questa legge ha un pregio, ha un pregio che parte da un esistente che non si perimetra più all'interno dei ristretti ambiti provinciali ma cerca di riperimetrarsi partendo da un'esperienza storica, antropologica e urbana che è quella delle regioni storiche declinate oggi in termini di ambiti. Gli ambiti sono quelli che una volta erano le regioni storiche capeggiate, rette da città guida, da aggregati urbani.

La Sardegna è unica nel suo genere, non ha eguali in tutta la storia italiana. In Italia c'è il campanilismo, in Sardegna che è una regione matura, esce dal campanilismo e ragiona in termini di aggregati urbani, aggregati rurali. In quest'aula hanno echeggiato le parole Gallura, ma non la parola Olbia, Tempio, hanno echeggiato le parole Marghine, Planargia, Sulcis, hanno echeggiato le parole delle regioni storiche degli aggregati sui quali l'esperienza amministrativa degli ultimi vent'anni ha dimostrato che prima con le comunità montane poi con le unioni dei comuni le città vogliono stare insieme, gli aggregati urbani vogliono stare insieme per una ottimizzazione ma per una elevazione dei processi di governance o di governabilità. Abbiamo dato un contributo alla scrittura di questa legge con l'ambizione di guardare ad una Sardegna solidale, di una Sardegna che non favorisce le diseguaglianze. Abbiamo cercato di inserire norme di principio nell'articolo 1, abbiamo chiesto che venisse declinata la parola evitando le disparità dei territori che non è norma vuota di significato ma reca un principio che ogni manovra deve essere perequata, ed ecco quindi l'addenda all'articolo 3 dove abbiamo chiesto che venisse inserita un'assunzione di responsabilità sulla base di specifiche intese, avviare dei processi finanziari perequativi o altre forme di perequazione per non lasciare indietro nessun territorio non coinvolto in processi di metropolizzazione, questa è l'idea che abbiamo della Sardegna, una Sardegna solidale.

Se un euro arriva in una zona metropolizzata un euro arriverà nelle zone non metropolizzate. Abbiamo partecipato e siamo gli ispiratori ideali dell'articolo 5 all'interno del quale abbiamo chiesto che al tavolo della governance regionale, al tavolo della pianificazione socioeconomica la qualifica di città media o di rete non valesse per la definizione di strategicità di un ambito. Questa è una legge coraggiosa che pone tutti i territori sullo stesso piano, tutti i territori sono chiamati ad un'assunzione di responsabilità, sono chiamati a dare il meglio di loro stessi, e troveranno con questi sistemi quell'utilità che una legge deve avere, sarà utile per quelle comunità evolute, sarà utile per quelle comunità che vogliono stare insieme, sarà utile per quanti coloro hanno capacità progettuale e vogliono uscire dalla logica del rivendicazionismo querulo che tanto ha caratterizzato cinquant'anni di storia autonomistica. Io penso che questa sia una legge matura ed evoluta, ma sia un punto di partenza e non un punto di arrivo, per una Sardegna più matura, per una Sardegna policentrica, per una Sardegna effettivamente solidale. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.

LOCCI IGNAZIO (FI). Io vorrei fare delle ultime riflessioni rispetto a questo disegno di legge che il Consiglio regionale si accinge ad approvare, e vorrei confermare alcune questioni avanzate in sede di dibattito generale e su tutti gli articoli. Io penso che il Consiglio regionale e la Giunta regionale, ma ancor di più i colleghi del centrosinistra, con la collaborazione dei rappresentanti dei sindaci, non abbiano avuto il vero coraggio di affermare la competenza primaria della Regione Sardegna nella materia dell'organizzazione degli enti locali, e si siano nascosti dietro un paravento francamente un po' fragile della grande riforma economica e sociale, accontentandosi di una qualificazione, anzi, o meglio, di un'autoqualificazione della norma, ma che nella sostanza invece non porta assolutamente nessun principio di grande riforma. È per questo che noi avremmo dovuto rinunciare a tenere come punto di riferimento il modello nazionale, e ci saremmo potuti spingere invece un po' oltre rispetto a quanto dettato sia dalle norme della spending review, dal DL numero 78 del 2010 a cui ci siamo dovuti adeguare, e lo abbiamo fatto prima, nonostante il decreto milleproroghe del Governo, e anche della legge Delrio rispetto, in particolare, alla gestione anche del momento transitorio di passaggio tra la riforma costituzionale e la resuscitazione in Sardegna delle province, e in particolare la gestione delle funzioni. Abbiamo badato, o meglio, avete badato forse troppo all'architettura, impegnandovi nello sforzo di far tornare i conti a tutti e per tutti, e quindi l'invenzione anche talvolta e la complicazione del quadro di riferimento dei modelli di aggregazione degli enti locali rischiano in questa fase di prima applicazione di creare non poche confusioni in capo agli enti locali, in particolare laddove si sono creati meccanismi di obbligatorietà, è evidente che questi meccanismi in un certo qual modo svuotano le potestà e le volontà differenti che pure potrebbero esistere negli enti locali, nei primi cittadini, nelle comunità locali, di voler provvedere alla propria programmazione, alla propria pianificazione, al futuro della propria comunità in maniera diversa e a concepire anche un concetto di autodeterminazione dell'ente locale in maniera differente dall'induzione che verrà invece creata da questa norma. Queste sono riflessioni che noi ci troveremo davanti, secondo me, a brevissimo. Noi pensiamo che questo non sia l'assetto ottimale, e lo dico, guardate, non tanto tenendo come punto di riferimento l'architettura che si è voluta scegliere, la volontà di creare un'unica città metropolitana, la contrapposizione con la nostra visione politica, e col rifiuto del confronto con queste differenze di vedute dell'organizzazione degli enti locali e della sua architettura, ma lo dico alla luce delle scelte che sono state fatte rispetto al conferimento delle funzioni, che invece, quelle sì, sono credo molto più importanti e dovrebbero coinvolgere noi, e coinvolgere molto di più gli amministratori locali rispetto all'importanza che ha la gestione della funzione e dei processi amministrativi dentro le comunità locali. Io ho come l'impressione che questo connubio tra questa maggioranza, il relatore e anche la collaborazione che non è stata nascosta, anzi è stata sbandierata come un valore aggiunto, con l'associazione nazionale dei comuni d'Italia, a noi, o meglio, a me personalmente ha fatto quasi venire in mente un meccanismo o un sentimento di fuga dei sindaci dai loro comuni, dai loro municipi, dalle loro responsabilità nei confronti dei propri concittadini e delle comunità locali. Questo processo di aggregazione indotta che voi mettete su carta non farà altro che far venire fuori probabilmente delle spinte di campanile ancora più importanti di quelle che ci sono, ma soprattutto ritengo che farà venir meno l'opportunità del controllo, l'opportunità del bilanciamento e dei contrappesi dentro le comunità locali perché allontanerà la programmazione e l'esecuzione dei servizi dai cittadini. Questo sarà un meccanismo che…

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.

PERU ANTONELLO (FI). Il collega Congiu ha sostenuto che questa legge ha messo tutti i territori nello stesso piano, forse è per questo che la Regione del professor Pigliaru ha rinunciato a combattere il Governo di Roma e ha trasformato l'isola in un campo di battaglia dove i sardi combatteranno contro i sardi l'uno contro l'altro. È così per i trasporti, per i porti e gli aeroporti, per la sanità e gli ospedali, per i tribunali e le sovrintendenze, per la scuola e le pluriclassi, non c'è un settore escluso. È nata una guerra tra poveri, scatenata dall'affermarsi di un progetto accentratore che fa crescere i conflitti e lo squilibrio economico e sociale. La legge di riordino del sistema delle autonomie locali è dunque la traduzione perfetta di questa scelta dannosa, di questa politica miope che ci consegna una Sardegna arresa prima ancora che sconfitta. Non c'è infatti un vincitore nella battaglia sugli enti locali, ci sono soltanto 1 milione e 600 mila sconfitti perché con la Sardegna divisa tutti i sardi, nessuno escluso, hanno perduto. Non si può pianificare la nostra Regione su indici economici o demografici, cari colleghi, che si addicono alle periferie lombarde o all'hinterland romano. Non si può governare o fare riforme con la sola visione economicistica e mercantilistica degli obiettivi, il risultato non può essere solo contabile ed economico. Disegnare la Sardegna con un criterio economicistico che punta solo alla ricerca del valore dei costi e dei ricavi rischia la marginalizzazione dei territori e porta alla deriva tutto il popolo sardo. Così si perde di vista la nostra ricchezza, che sono i nostri valori, la nostra autonomia, la nostra identità, la nostra storia, la nostra unitarietà che deve essere veramente la nostra vera forza. Dentro questa legge non c'è né la Sardegna né futuro, perché dentro questa legge non c'è un'anima e neppure un'idea di Sardegna, c'è soltanto un disegno di potere che inclina l'isola verso il sud, che fa rotolare verso Cagliari non solo competenze e funzioni, ma soprattutto investimenti, servizi e risorse. In questa legge il "cagliaricentrismo" trionfa, al contrario mezza Sardegna di "cagliaricentrismo" muore. È una scelta, cari colleghi, tutta vostra, è una scelta tutta politica, tutta di questa maggioranza. E ora, cari colleghi del sassarese, ve ne assumete tutta la responsabilità che con le azioni supine avete confinato Sassari e il suo territorio ai margini della Sardegna. Lo certifica questa brutta legge, la bocciatura alla nostra proposta per l'istituzione della città metropolitana del Nord, ma ancora più grave è che lo avete fatto in maniera consapevole. Eravate consapevoli che fosse l'unico strumento che poteva veramente rialzare un territorio ormai ferito a morte, è per questo sicuramente che gli avete dato il colpo di grazia. Ve lo abbiamo detto tante volte, ve lo abbiamo detto più volte in quest'Aula di fermarvi. Ve lo hanno detto i sindaci, ve lo hanno detto le parti sociali, ve lo hanno detto le parti produttive della Sardegna, ve lo ha gridato in maniera molto forte il popolo della Sardegna, il popolo dei sardi, ve lo hanno gridato in quelle assemblee affollate dove voi avete partecipato e avete gridato anche ad alta voce che difendevate i sardi e invece avete fatto il contrario. Avete fatto il contrario perché le segreterie dei partiti hanno prevalso sugli interessi e sul bene della nostra Sardegna. Avete tradito quelle promesse e avete votato, invece, un surrogato della città metropolitana, e per queste ragioni, quando avete ritenuto che la città metropolitana di Cagliari era equivalente alla rete metropolitana della provincia di Sassari, noi vi abbiamo anche chiesto e proposto lo scambio.

Ci dispiace, cari colleghi, dover dire che l'unico risultato certo che produrrà questa legge è la divisione della Sardegna. Cari colleghi, ricordatevelo e tenetelo a mente che in Sardegna esiste anche il Nord, che in Sardegna esiste anche il territorio del sassarese, che in Sardegna esistono il centro, le zone interne e non esiste solo Cagliari, perché attraverso quel no avete buttato al vento il futuro dei vostri figli, delle vostre imprese, della nostra gente e della nostre attività. Come ieri attraverso quel no sulle società in house avete messo per strada qualche centinaio di lavoratori e le loro rispettive famiglie.

Ha detto bene Demontis, lo ha detto bene ieri e lo ha ribadito anche oggi quando ha votato il no alle società in house. Ha detto che c'è una differenza sostanziale tra la rete metropolitana e la città metropolitana. È verissimo! È tutta vostra la responsabilità di questa differenza. Ve la dovete assumere la responsabilità della differenza tra la rete metropolitana e la città metropolitana. Così non vince nè il Nord, né il Sud, ma perde la Sardegna e perdono tutti i sardi.

Noi abbiamo chiesto, come chiedeva il popolo, una riforma per unire sardi, non per dividerli; abbiamo chiesto di valorizzare…

PRESIDENTE. Onorevole Peru, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto a parlare il consigliere Gianni Lampis. Ne ha facoltà.

LAMPIS GIANNI (Gruppo Misto). Era il 15 gennaio 2015 quando la Giunta regionale approvò la proposta di disegno di legge di riforma degli enti locali della Sardegna. È passato oltre un anno da quella data e penso che, come diceva e ricordava bene l'onorevole Peru, oggi a distanza di un anno non ci sono vincitori, c'è un unico sconfitto, e questo unico sconfitto è il popolo sardo, quel popolo sardo che si è visto snobbato, esautorato da quelle che sono le sue ambizioni, le sue aspettative, i suoi sogni. Oggi quest'Aula si assume la grave responsabilità di tornare indietro, di guardare al passato piuttosto che disciplinare e costruire il futuro.

Nel corso di quest'anno le versioni, soprattutto a partire dal mese di ottobre, sono cambiate frettolosamente perché a un certo punto della discussione, che ormai risultava essere impellente, sono intervenuti diversi enti, diversi organismi a cercare di migliorare quello che c'era scritto in quella proposta. Sulla stampa abbiamo letto anche dei sindaci, sindaci che si sono assunti nella stragrande maggioranza la paternità delle migliorie apportate lungo questo percorso. La verità è però che non c'è stato un vero percorso partecipativo all'intero di quest'isola, un vero percorso partecipativo che partisse dai consigli comunali, dal territorio. No, si è preferito riunirsi in una stanza e decidere con la squadretta e la matita quali dovevano essere gli ambiti, quali dovessero essere le città medie, le reti metropolitane. Non c'è stata la giusta concertazione di cui una grande legge di riforma, qual è quella che sarebbe potuta essere questa, aveva bisogno.

Ecco, siamo arrivati quindi oggi alle battute finali. Quello che possiamo dire è certamente che potevamo fare di più, che potevamo fare di meglio. Noi come opposizioni ci abbiamo provato, abbiamo provato a portare alla vostra attenzione, all'attenzione dell'intera Aula, le nostre proposte migliorative. Noi pensavamo che di province in Sardegna non se ne dovesse più parlare per il semplice motivo che il referendum del 2012 ha fatto esprimere in maniera netta la volontà dei sardi. Oggi di provincia, invece, se ne crea una nuova, una nuova provincia regionale definita provincia del Sud Sardegna, dove si andrà a dover approvare un nuovo Statuto, un nuovo regolamento, dove dovrà essere deciso un nuovo capoluogo di provincia. Questo è il futuro? Se da una parte il vostro Governo nazionale sceglie un'altra strada, cioè quella dell'eliminazione delle province, noi oggi avevamo una grande possibilità, e cioè anticipare quei tempi, anticipare quelle decisioni, una grande città metropolitana diffusa su tutto il territorio regionale. In alternativa a questo abbiamo anche proposto due città metropolitane, una che vedesse su Cagliari concentrate le province attuali del Sulcis, del Medio Campidano e finanche quella di Oristano, e una del Nord, con la Gallura, Sassari, l'Ogliastra, una Sardegna che fosse in grado di camminare in maniera solidale e armonica. E invece no. Oggi la città metropolitana di fatto crea territori di serie A e territori di serie B. Nascono di nuovo i territori marginali della Sardegna, nascono di nuovo le periferie. Abolite le circoscrizioni, ma fate nascere i forum di quartiere. Dov'è la riforma? Dove sono le novità? Nessuna novità. Ecco perché - l'ho detto più volte nel corso del dibattito consiliare - oggi c'è un'unica certezza che uscirà dall'approvazione di questa legge, e questa certezza è che tutti i dizionari di lingua italiana presenti in Italia saranno vecchi, saranno bocciati dalla storia legislativa di questa Assemblea. Noi oggi vediamo in questa nuova legge termini che prima non esistevano da nessuna parte: rete urbana, rete metropolitana, città medie, unioni dei comuni semplici e unioni dei comuni complesse, forum di quartiere, chissà cos'altro ancora. Ma la verità è che qui in quest'Aula dovremo tornare per forza, prima o poi dovremo tornare per correggere quella frettolosità che negli ultimi mesi ha contraddistinto la vostra azione, la vostra fretta di voler chiudere questa partita senza voler ascoltare le minoranze.

Ecco perché oggi noi riteniamo di doverci dissociare ancora una volta dalle vostre scelte e lo facciamo nella maniera più responsabile possibile. Questa maniera responsabile è essere presenti in quest'Aula, dirvi fino all'ultimo minuto che questa legge non la condividiamo, votare ancora e per l'ultima volta contro questo disegno di legge.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Alberto Randazzo. Ne ha facoltà.

RANDAZZO ALBERTO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, ovviamente intervengo per annunciare il mio prossimo voto contrario e ricollegandomi ai discorsi dei colleghi che mi hanno preceduto, soprattutto qualcuno della maggioranza che ricordava la Costituzione. Partiamo dalla legge Delrio da cui nasce questa legge qui, la legge numero 176, che cita l'articolo 133 della Costituzione, la famosa concertazione con gli enti intermedi prima di ridefinire quelli che sono gli ambiti per la città metropolitana. Il testo che è stato scritto si dimentica la parte principale, perché qua facciamo comuni di serie A e di serie B anche nelle singole province, perché i 16 fortunati della città metropolitana di Cagliari... a proposito, oggi finalmente andiamo a ratificare quello che è l'accordo che è stato pubblicato nel sito governo.it dove comunicava alla Regione e al Comune di Cagliari qual era l'area definita con i 16 comuni esattamente a novembre. Quindi, con oggi, finalmente potete dire che è ufficiale la comunicazione pubblicata nel sito del Governo italiano. Mi pongo un problema, Assessore, la famosa concertazione con i famosi 71 paesi dell'ex provincia di Cagliari sono stati auditi, sono stati sentiti, è stato spiegato il perché solo 16 fortunati rispetto ai 71? Glielo chiedo perché non vorrei che nasca tra i paesi confinanti - e sicuramente potrebbe nascere - qualche disguido costituzionale, perché se io li coinvolgo e loro votano per non entrare nella città metropolitana o giustifico il perché sto dando operatività a 16 rispetto a 71, posso avere le carte in regole e dire: "Perfetto, la maggioranza ha approvato un provvedimento concertato con i territori e quindi discusso e condiviso con tutta la popolazione". Le cito solo un comune (un comune confinante con il paese di Sinnai) che ha chiesto di aderire alla città metropolitana. Le cito un comune, Dolianova, perché ho visto un documento personalmente, quando ha fatto l'incontro con l'ANCI ha chiesto di essere audito e mi risulta (nonostante io non dubiti della serietà dell'Assessore né del Presidente dell'ANCI qua presente) che ha chiesto esattamente di sapere come poteva entrare nella città metropolitana portando la discussione in consiglio comunale. Il partito de I Sardi, che è intervenuto prima di me, è presente in quel comune e non hanno avuto risposta formale. Vorrei capire, mettendomi nei panni di quei comuni che stanno preparando un ricorso costituzionale, quindi non mi preoccupo del voto di oggi, si vedrà in sede diversa se poi verranno inclusi o no perché la Costituzione, onorevole Congiu, prevede che (all'articolo 183 citato nella legge) ci deve essere la partecipazione degli enti che si riuniscono, propongono alla Regione e la Regione discute con i commissari interni la riqualificazione del territorio, il dimensionamento e la perimetrazione.

Sulla perequazione, le faccio i complimenti, siete riusciti a porre quella parte per cercare di fare la compensazione, ma secondo me possono essere promesse vaghe, perché quando abbiamo fatto la comunicazione allo Stato per la pubblicazione di quelli che sono i comuni (i famosi sedici) il riparto dei primi 40 milioni, se non sbaglio, nella concertazione con lo Stato prevede l'assegnazione prima alla città metropolitana, tutto l'altro viene in discussione dopo perché vi sono le assegnazioni di rete tra le famose città metropolitane e poi il resto viene ripartito in contrattazione con la Regione per compensare i territori ove vi sia la disponibilità economica. Io su questo ho dei dubbi, perché sulla filosofia e sui principi che lei ha detto li sottoscrivo adesso, li firmo e li portiamo avanti assieme, però se creiamo già dislivelli in un piccolo territorio, perché la legge dice che le nuove città metropolitane devono coincidere col ruolo della vecchia provincia ove situata città metropolitana, per questo le chiedo non capisco e io non so (sicuramente il Presidente della Commissione e il relatore sanno rispondere meglio di me) gli altri 55 comuni rispetto a questi sono stati auditi? Siccome ho visto il documento che stanno preparando esattamente 50 comuni su 71 che stanno cercando di fare un ricorso costituzionale su una legge che non abbiamo ancora votato, quindi ho dei dubbi che ci sia stata quella concertazione prevista in legge. Se permette, la maggioranza poi vota quello che vuole, io voto contro il provvedimento e provvederò ad assistere quegli amministratori che fanno capo anche ai partiti che siedono in quella maggioranza che qua sono forti, però quando vanno nel territorio dicono che gli è stato imposto perché serviva la fretta. Non è un documento che è passato con la fretta, siamo due mesi in discussione, non c'è stata questa fretta di una settimana per avere il riparto, mi sembra. Poi la tempistica non la conosco se avete fatto cose al di fuori di quest'aula, però non si può venire in quest'aula a votare un documento con la postilla: "Tanto poi ci torniamo". Qui quando facciamo leggi dobbiamo fare leggi in prospettiva, non possiamo fare una legge che fra due settimane viene modificata oppure non corrisponde a quelle che sono le esigenze di questo Consiglio e dobbiamo tornare a fare piccole modifiche. Una legge quando esce da quest'Aula deve essere duratura, deve avere una programmazione, deve avere un impatto nel territorio e le risorse e tutte le contrattazioni devono essere a conoscenza di noi consiglieri che votiamo. Quando mi hanno chiamato i sindaci esclusi, non è che l'hanno fatto perché io sono più bello o più bravo dei colleghi, io do per certo che tutti i colleghi sentono le amministrazioni, ma vi sembra normale che devono chiedere a noi come si fa un ricorso costituzionale su una violazione di diritti degli enti locali? Queste cose mi sembra che nel 2016 non devono avvenire. Io mi auguro che questa legge "bellissima" sia applicabile, che non vi sia nessun ricorso, quindi che venga applicata dal giorno dopo e smettiamola di andare sul compensativo perché stiamo illudendo quei comuni con le varie terminologie che abbiamo usato che avranno compensazioni con fondi regionali. Io mi auguro a nome dei colleghi della maggioranza, come dicono a Cagliari vecchia, anch'io sono nato e vivo a Cagliari: "Bucca tua santa".

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (FI). Presidente, Assessore, colleghi, siamo alla fine di un percorso che è durato tanto, che è stato articolato su diverse fasi, un'istruttoria approfondita su diverse proposte da parte della Giunta regionale e del Consiglio in Commissione, un lavoro non sempre di carattere pubblico, non sempre con i canali più ortodossi, ma sicuramente ha accolto all'interno di questa norma esigenze che venivano da varie categorie e dai diversi territori. Sarebbe necessario scrivere alcune pagine per ricordare tutto ciò che abbiamo vissuto durante questo lungo anno, come questa norma è cambiata, come la Giunta ha scelto di non aprire un confronto, un contenzioso con il Governo impugnando la legge Delrio, come poi ha scelto - probabilmente per scelta politica - di seguire il canovaccio della Delrio sino alla stesura di questa norma. Come non ha saputo questa Giunta comprendere che il giogo di una norma nazionale, una grande riforma economico-sociale non era in grado di accogliere tutte le diversità della morfologia del nostro territorio e la stava rinchiudendo all'interno di un sistema, di un'architettura degli enti locali incapace di far esprimere le potenzialità del nostro territorio. Le abbiamo dimenticate, le avete dimenticate, avete scordato qual è il valore, qual è l'importanza dei nostri amministratori locali. Avete scordato qual è il valore del presidio democratico nelle istituzioni, avete proseguito nella strada che porta all'allontanamento dall'impegno amministrativo e dall'impegno politico. Se voi, in particolare chi rappresenta la Giunta, il Presidente della Regione è un supplente della politica, una persona chiamata dal di fuori, una persona chiamata a sostituire l'incapacità del centrosinistra di esprimere un candidato Presidente dalla propria classe dirigente, se ci siamo trovati in questa circostanza e se vi trovate in questa circostanza è perché c'è carenza di classe dirigente, è perché la gente non si misura nei comuni, è perché la gente non si misura nell'amministrazione, è perché la gente ha perso il gusto di passare attraverso il consenso per arrivare a una sintesi politica. Voi rispetto a questo non avete fatto una norma in controtendenza, voi vi siete sottoposti al giogo della norma nazionale, al faro che vi viene dall'ANCI nazionale per sottrarre alla guida dei cittadini la guida delle amministrazioni e di conseguenza anche la creazione di classe dirigente. Se ci fosse il presidente Pigliaru, persona tra le meno sensibili a questo tema, gli ricorderei che la sua è una supplenza, è una supplenza che deriva dal fatto che la Sardegna da molti anni ha rinunciato a investire su se stessa, ha rinunciato a investire sulle sue risorse e atti come quello che seguiranno questa norma come le adesioni obbligatorie alle unioni dei comuni, come il sottrarre competenze al controllo del consenso popolare, come svuotare di significato la figura dei sindaci, come infischiarsene del referendum che voleva abrogare le province, come infischiarsene dell'appello che veniva da tutta quanta la Sardegna a non creare un sistema degli enti locali bipolare attraverso un super ente come la città metropolitana e invece il resto della Sardegna abbandonato a enti di serie B, tutte queste richieste e queste voci non sono state accolte da questa Giunta regionale a dalla maggioranza che la sostiene. La necessità di costruire sulle caratteristiche dei nostri territori e sulle esigenze delle nostre popolazioni una riforma degli enti locali è stata accolta con disinteresse, non ha avuto cittadinanza, ha prevalso l'esigenza della nomenclatura e la necessità degli eletti dell'attuale classe dirigente dentro e fuori il Consiglio regionale, soprattutto del Partito Democratico, di custodire le proprie prerogative. Avete persino trovato la forza di consentire i regolamenti di conti, quanto è avvenuto ieri è nient'altro che un regolamento di conti, è un fatto che rimarrà a futura memoria come ciò che ha distinto questa norma. Cari colleghi, naturalmente non verrà da parte vostra uno scatto d'orgoglio, non verrà da parte vostra l'atteggiamento critico di chi dovrebbe non votare questa norma, il protocollo prevede che si vada avanti, il protocollo prevede che voi dobbiate approvarla e sostenerla ma non dimenticate che la ferita degli enti locali rimane aperta e si farà carico la prossima maggioranza che amministrerà la Regione di modificare quello che voi avete fatto in maniera radicale perché rimane agli atti che la nostra proposta politica era quella di considerare tutta la Sardegna città metropolitana, era quella di disapplicare la Delrio ed era quella soprattutto di essere supplenti rispetto alla vostra carenza politica. Serviva un contenzioso con il governo, serviva una...

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.

DERIU ROBERTO (PD). Io vorrei innanzitutto ringraziare le opposizioni perché con la loro azione hanno consentito alla maggioranza di mettere alla prova le proprie idee e il proprio testo. Più volte l'onorevole Pittalis ha rivendicato all'opposizione il proprio ruolo e ha detto: "Lasciateci fare l'opposizione." Su questo io ho lungamente riflettuto perché è chiaro che da parte nostra se guardiamo alla legge come soltanto un atto da approvare avremo il desiderio che questo avvenisse il prima possibile con meno discussioni possibile, invece era un errore questa impostazione e aveva ragione l'onorevole Pittalis. Il ruolo dell'opposizione è quello di contrapporsi, è quello di stressare il testo della maggioranza, è quello di mettere alla prova la maggioranza e questo aiuta la maggioranza a riflettere e a formulare le soluzioni migliori, quelle che reggono alla prova di un confronto che è stato molto aspro, l'opposizione non ci ha risparmiato nessun tipo di argomento e in questo naturalmente quando si pesca a strascico si pescano pesci pregiati e anche qualche stivale o qualche bottiglia vuota e quindi i minestroni, i ravanelli, la Costituzione scambiata per una frase di Mussolini con la disciplina e onore, cioè tante cose magari qualche strafalcione che chiaramente l'opposizione ha dovuto mettere in mezzo a tante invece altre critiche molto importanti, fondate, profonde, di sistema, alle quali noi abbiamo dovuto opporre un argomento di sistema e abbiamo ricostruito il sistema.

Abbiamo ricostruito il sistema a partire dalla Costituzione, con l'onorevole Cossa ci siamo confrontati lungamente in Commissione nel richiamarci alla necessità del rispetto dei valori costituzionali e della lettera della Costituzione. La Costituzione non ci consente di creare l'autonomia ma ci impone di riconoscere l'autonomia e quindi ha imposto a questo legislatore regionale, speciale, una speciale ricognizione e profonda ricognizione dello stato delle autonomie nella Sardegna. È chiaro che ognuno di noi ha una visione di questo differente, è chiaro che ognuno di noi parte dal suo punto di vista, però nella ricostruzione della realtà autonomista della Sardegna siamo partiti dalla necessità di individuare la possibilità dell'introduzione dell'istituto costituzionale della città metropolitana, abbiamo visto le carenze già sottolineate da molta parte della dottrina giuspubblicistica italiana della previsione nella legge Delrio, nell'architettura che nella legge Delrio è prevista per la città metropolitana e l'abbiamo adeguata alla Sardegna, abbiamo fatto una città che è il governo locale del tessuto urbano continuo. Sulla base di ciò abbiamo ridisegnato le circoscrizioni provinciali preparandoci con gli ambiti territoriali ottimali al futuro delle province, al futuro del governo territoriale quando le province non saranno più nella Carta costituzionale a seguito del referendum qualora il referendum dovesse dare un esito di conferma della riforma realizzata in Parlamento. Poi abbiamo affrontato il governo locale nella parte comunale e abbiamo spinto sulle Unioni dei comuni che non sono tutti quei tipi strampalati che sono stati elencati diligentemente più o meno dall'onorevole Lampis, dico più o meno, diligentemente dico sì, questo nel suo tentativo, dico no perché lui volutamente ha fatto un elenco per rendere ridicolo il tutto, invece le Unioni dei comuni sono Unioni dei comuni cioè i comuni si uniscono, associano le funzioni però i comuni non sono tutti uguali in Sardegna, riconoscimento della realtà autonomistica sarda. Ci sono le Unioni dei comuni, ci sono le Unioni dei comuni che diventano reti urbane quando una città media riunisce attorno a sé in collaborazione i comuni, c'è la rete metropolitana quando due città medie costruiscono insieme una rete con altri comuni. E' un disegno assolutamente limpido, è un disegno assolutamente chiaro che soltanto una dura, com'è giusto che sia, opposizione poteva indurre a confondere con un disegno pasticciato, non c'è nessun pasticcio, ci sono le città medie, attorno ad esse ci sono reti urbane e se sono due reti, metropolitane. Poi c'è un grande lavoro sul personale, c'è un grande lavoro di transizione perché tutte le volte che si fa un trasloco si perdono oggetti, si perde tempo e non si può abitare contemporaneamente né nella casa vecchia né in quella nuova. Noi abbiamo provveduto affinché niente si smarrisca, questa è una grande legge ed è giusto che entri in vigore.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (FI). Siccome è iniziato anche il Carnevale e oltre al minestrone, onorevole Deriu abbia pazienza, e anche al ciambellone dell'onorevole Tedde, ancora abbiamo qualche bella frittella, delle zeppole col buco, ma con tanti buchi neri. Io mi limiterò come sempre a cercare di fare un'analisi ampia e da un certo punto di vista tecnico perché crediamo, e ve lo stiamo dicendo con largo anticipo, che anche sotto il profilo dell'illegittimità questa norma ha delle discrasie e in particolare mi riferisco all'istituzione della nuova provincia del Sud in un momento in cui ovviamente non ripeto cose dette da altri, però il referendum e i sardi si sono espressi chiaramente e anche la posizione e la ratio della legge Delrio vanno verso altre direzioni. Ma cosa possiamo aggiungere? Il metodo della stesura di questa legge è veramente, come abbiamo detto altre volte, schizofrenico, non solo addirittura avete voluto, lei dice di ringraziarci onorevole Deriu, non possiamo dire altrettanto perché purtroppo non ci avete concesso di avere con voi un confronto serio, reale, costruttivo, ma siete andati avanti per la vostra strada da soli, addirittura anche in spregio alcune volte alle forme di democrazia, quella scarsa democrazia che avete utilizzato quando non più tardi di ieri avete espropriato il territorio nuorese di alcuni enti e funzioni che veramente gridano vendetta. Per quanto riguarda poi ancora che dire dell'autonomia e della nostra specificità? Abbiamo perso tante occasioni con questa norma, avevamo la possibilità di incidere ancora su un argomento che è tanto caro a parole, ma è quello dell'insularità, così pure come abbiamo perso con la differenziazione delle zone all'interno della Sardegna ancora l'opportunità di riaprire una partita importante che non è certo da campagna elettorale quale quella della zona franca in cui noi ancora crediamo. Ma all'interno di questa norma c'è una miscellanea di enti e dentro un ginepro di cariche e funzioni per accontentare assolutamente tutti gli amici e non scontentare nessuno, e per questo, al di là di tutto, ci stiamo addirittura inventati dei nuovi enti come le reti metropolitane, li ha indicati tutti l'onorevole Lampis precedentemente, ma non possiamo negare che questo crei confusione, non abbiamo certamente creato nessun servizio al nostro territorio in termini di sviluppo e di crescita ma solo confusione, lo voglio sottolineare, con assoluta disparità evidente fra i vari territori della Sardegna. Ancora, ci sono stati veramente dei riferimenti per quanto riguarda il personale, non ci avevate minimamente pensato, l'unica cosa che avevate pensato beatamente era quella di creare delle ingiustizie solenni e di creare delle forme di sostegno ad alcune posizioni mai viste contro la legge ma soprattutto mai viste, invece avete lasciato perdere quel povero personale che invece è in ruolo da sempre nelle province particolari, quali quelle soppresse, che non avete minimamente preso in considerazione, fortunatamente grazie alla disponibilità dell'assessore Erriu siamo riusciti a far passare un minimo di regole, almeno in quel caso. Ancora che dire, noi crediamo che anche dal punto di vista finanziario la legge presenti delle lacune solenni, io lo voglio dire sia all'assessore Paci che all'assessore Erriu davvero non si può affermare e sostenere che questa sia una legge a costo zero che non abbia assolutamente delle variazioni finanziarie, io credo che ce ne saranno e anche molto, pensate soprattutto ai nuovi ruoli che avete inserito, al proliferarsi degli enti e credo che non si possano fare davvero le nozze con i fichi secchi. Non solo, arriviamo alla miriadi di commissari che state preparando e che sono fortemente legate all'espressione di questa norma, io vi dico che sinceramente fino ad oggi, eppure dovete fare tesoro di quello che è stato in questi due anni, non siete riusciti ancora ad applicare nessuna delle leggi che avete prodotto, vi cito fra tutte la legge pseudo urbanistica con le linee di indirizzo e la riforma sanitaria che tanto citate, siamo ancora fermi al palo, questo ve lo voglio ricordare, non per fare polemica ma per raccontare i fatti. Ancora, la città metropolitana probabilmente è l'unica novità vera di questa norma e io da cagliaritano ovviamente non posso che apprezzare un ruolo guida di Cagliari e della città metropolitana però siccome un consigliere regionale quando fa una norma, giustamente come qualche collega ha fatto osservare deve pensare ad una norma generale astratta e soprattutto che deve essere di beneficio possibilmente per tutti, allora in questo senso dico per come nasce credo che neanche la città metropolitana abbia la forza davvero di poter trainare il resto del territorio della Sardegna che voi avete frammentato e distrutto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Agus. Ne ha facoltà.

AGUS FRANCESCO (SEL). La legge che ci accingiamo ad approvare è una norma costruita su un ponte tibetano, un ponte che congiunge il passato, quello delle province elettive che per prima la Sardegna ha contribuito alla chiusura con un referendum promosso da forze politiche non dell'attuale maggioranza, e che rappresenta un passato non so se in via di cancellazione ma sicuramente in divenire. Il futuro, quello del sistema che in un modo o nell'altro ci troveremo di fronte a ottobre dopo gli esiti del probabile referendum costituzionale e che ci potrà dare una volta per tutte dei paletti certi, dei limiti sicuri e una base costituzionale su cui costruire tutto il resto compreso il nostro sistema. Un ponte tibetano quindi di norme già scritte e di norme da scrivere, di referendum promossi e mai applicati se non nei titoli di giornale, di una situazione finanziaria che ci ha visto pagare tutto e ci ha visto essere esclusi da tutti i benefici. Cito, lo voglio fare in quest'aula, gli esiti della recente legge di stabilità che ha visto le province sarde private sia dei benefici concessi alle province delle regioni a statuto ordinario, sia da quelli legati ai vantaggi del patto di stabilità concessi alle province delle regioni a statuto speciale. Un ponte tibetano in cui le Unioni di comuni non sono mai partite o sono partite a macchia di leopardo e in cui ancora non sono chiare le funzioni che verranno accentrate nelle unioni, la nostra idea in questo senso è concepire le Unioni non come sostituti dei comuni, lasciare ai comuni buona parte delle funzioni fondamentali, oggi ancora applicate dei comuni, e accentrare nelle Unioni soltanto quelle funzioni che realmente possono avere vantaggi se esercitate in ambiti più vasti. In questo contesto, con questa norma, noi applichiamo finalmente l'esito di un referendum anche se tenuto su cui molti di noi avevano un'idea diversa, ma in cui si sono espressi oltre 500 mila sardi, è un onere che era in capo alla precedente maggioranza e che soltanto in questa fase riusciamo finalmente a portare a termine. Teniamo in piedi il vecchio, il sistema provinciale, un sistema vivo in cui continuano ad erogare servizi, in cui continuano a lavorare più di 2 mila persone, in cui continuano ad esserci società precarie, lavoratori precari che non possiamo lasciare allo sbando. Iniziamo a costruire la prima parte del nuovo, le Unioni di comuni che finalmente avranno perimetri certi e concertati tra i comuni che dovranno farne parte, funzioni certe e trasferimenti che verranno decisi in una fase successiva. Creiamo finalmente la città metropolitana di Cagliari, su questo voglio essere chiaro, non si concepisca la città metropolitana come un rubinetto dal quale attingere le risorse, non ci stiamo allacciando alla rete del gas o del metano stiamo dando ad un territorio complesso con più di 400 mila abitanti gli strumenti per gestire meglio se stesso e per non fare in futuro gli errori del passato. Per questo motivo utilizziamo appieno la potestà statutaria, se noi avessimo dovuto applicare in maniera rigida la legge Delrio ci troveremo di fronte, daremo al territorio della città metropolitana di Cagliari gli stessi problemi che stanno attraversando le città metropolitane di tutta Italia. Chiedete al sindaco di Torino quanto c'è voluto per gestire meglio una città metropolitana come quella che si è trovato a gestire dopo l'automatismo province - città metropolitane, c'è voluto quasi un anno non soltanto per delineare le zone omogenee e sancire le politiche che realmente possono essere metropolitane e che invece sarebbero dannose per territori che hanno un'altra vocazione e altri margini di sviluppo. Noi utilizziamo la nostra potestà statutaria e finalmente mettiamo un territorio in grado di risolvere dei problemi complessi di non avere più alibi per il futuro. Io lo dico da cittadino, quando mi è capitato di leggere qualche giorno fa, a seguito di quel tremendo incidente che ha visto coinvolti le due locomotrici della metropolitana leggera di superficie della città di Cagliari, quando ho visto quel pezzo giornalistico in cui diversi enti si lamentavano di non aver trovato la sintesi, pur avendo le risorse di non essere riusciti a mettere a sistema quegli 8 milioni e mezzo che avrebbero permesso il raddoppio di quel binario e avrebbero consentito un viaggio sicuro agli ottanta passeggeri coinvolti in quell'incidente, ho avuto chiaro il significato di quello che stiamo facendo in quest'aula adesso, stiamo creando un ente, stiamo creando un centro decisionale capace di risolvere i problemi difficili in meno tempo, senza perdere tempo inutile in concertazioni che non finiscono mai e hanno come risultato soltanto il male dei cittadini dei servizi pubblici e stiamo creando finalmente il modo per spendere meglio le risorse e dare servizi efficienti. Superare la logica della competizione tra i vicini, tra città vicine che ormai vivono la stessa vita nel nome del nuovo paradigma, quello della cooperazione fra territori.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Paolo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA PAOLO (Soberania e Indipendentzia). Grazie Presidente, anche io sono convinto che questa sarà una riforma storica, una riforma che segnerà la nostra legislatura, forse la più importante che stiamo andando a approvare, e sono convinto che porterà un progresso nell'ordinamento degli enti locali, un progresso che si ispira a quei principi di che sono stati prima sottoscritti nell'85 dalla nostra Repubblica con la Carta europea delle autonomie locali, e poi ripresi dalla legge Delrio che ne ha fatto i cardini della nuova struttura dell'azione degli enti locali e dell'ordinamento che li interconnette. Sarà una riforma che porta il nuovo ordinamento nella direzione della sussidiarietà, cioè che porterà i servizi più vicini ai cittadini e alla cittadinanza, che porterà a una razionalizzazione dei costi, a un incremento della qualità dei servizi, a una semplificazione per quanto è possibile semplificare, perché non sempre è meglio avere delle strutture semplici quando le esigenze sono complesse, e specialmente ad una commisurazione delle necessità con le reali esigenze del territorio, quindi dal nostro punto di vista sovranista un riconoscimento della forma e della peculiarità della nostra terra e quindi ad un adattamento delle strutture che la devono governare. Se paragoniamo la Sardegna ad un organismo nel suo complesso formato da delle cellule, che sono i Comuni, possiamo dire che questa riforma porterà ad un nuovo organismo che avrà sempre le cellule come strutture base, ma che creerà nuove sinapsi, nuove possibilità di interconnessioni, che rafforzerà il tessuto connettivo che tiene queste cellule insieme, e che nel complesso porterà ad una vita migliore dell'organismo. È una riforma basata su due pilastri che già esistevano, da una parte la Regione, nella parte alta, come un ponte, e dall'altra i comuni, e nella campata chi unisce questi due pilastri ci sono tutta una serie di enti intermedi, due particolarmente robusti, l'unione dei comuni e la città metropolitana, ed altri più leggeri che sostituiscono in parte quella che era la funzione prima svolta dalla Provincia, ma diciamo con un carico di doveri più leggero, in risposta a ciò che i cittadini ci avevano chiesto con il referendum del 2012. Ora rispetto a questo referendum noi siamo orgogliosi di aver ubbidito a ciò che il popolo sovrano ci ha chiesto, siamo orgogliosi pur con dei dubbi, ce ne sono alcuni dubbi, li dico molto velocemente. Questo referendum era nato sull'onda populista in parte e anche dettata da esigenze più viscerali che razionali, per le quali un libro chiamato "La Casta" e un referendum che poi aveva preso il nome di "anticasta" aveva portato all'identificazione dell'untore nelle Province, e quindi al padre di tutti i mali e di tutte le inefficienze dell'amministrazione, e si credeva con una mossa semplice che si sarebbe riportata l'efficienza ad un complesso veramente molto complicato che è quello delle strutture che amministrano la nostra popolazione. La realtà è che ai problemi complessi occorre dare delle risposte complesse, anche se populisticamente è molto più semplice dare delle risposte banali. Ecco quella delle Province, anche chi ha scritto "La Casta" poi si è pentito, rivedendo le sue posizioni, e ha detto che forse si sarebbe potuto agire diversamente. Però questo è stato, il popolo ce lo ha chiesto e noi abbiamo il dovere di rispondere a ciò che il popolo ci chiede. Ricordate però che nel referendum del 2012 il popolo ci aveva chiesto anche di riformare il nostro Statuto, e aveva identificato anche l'organo che avrebbe dovuto riformarlo, all'Assemblea costituente, e mentre la prima parte l'abbiamo onorata, abbiamo reso onore ai nostri doveri, nella seconda parte del referendum, quella che riguarda la riforma della nostra carta costituzionale, quindi del nostro Statuto, ce ne siamo quasi completamente dimenticati. E questo è un appunto che abbiamo già fatto precedentemente e che ci tocca rifare, e del quale sosterremo la necessità anche d'ora in avanti. Parlo di un'altra questione. Questa secondo noi è una buona legge, secondo noi Rossomori, è una legge che non risolve tutti i problemi e alcuni torneranno a galla, secondo me con prepotenza sempre maggiore. Ne cito uno, perché noi abbiamo presentato una serie di emendamenti ai quali poi abbiamo rinunciato per una serie di questioni, non ultima il fatto che si tratti di una legge di riordino che non ha una dotazione finanziaria, quindi forse non aveva le possibilità concrete di risolverlo. Però il problema demografico è un problema importantissimo. Abbiamo avuto una serie di dati scientifici e una serie di saggi da personalità di primo livello, e i dati che tutti sono concordi nel presentarci sono dati catastrofici. L'età media della popolazione della Sardegna nel 50 era di ventotto anni, nel 2000 era di 39 anni, oggi è di 45 anni. L'indice di vecchiaia nel 50 era di 35, significa del rapporto tra gli ultrasessantacinquenni e i giovani sotto i…

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, signori della Giunta, colleghe e colleghi, questa seduta reca invero in sé l'ineluttabilità di un destino che si compie, e come il compimento di ciascun destino ha sempre in sé un qualcosa di lirico e di tragico, anche questa discussione ha aspetti lirici che sono ben rappresentati dalla narrazione efficace del relatore Deriu, che ha tratteggiato con indubbia capacità l'idea di un corpo armonico di questa riforma, di un'idea guida rispondente quasi se dovessimo dare, visto che questi giorni molto si discute di statue e di plastica statuaria, e molto dà bene l'idea di un corpo rispondente ai canoni classici del kalòs e agathòs. Invero, ed emerge anche dagli interventi di molti colleghi, qualcuno che ha rinviato ad un successivo approfondimento, qualcun altro che avrebbe voluto trovare altri aspetti all'interno della riforma, ci sembra piuttosto che si stia dando vita ad un cerbero a tre teste, e cioè ad un essere che mitologicamente recava nella tripartizione delle teste la distruzione del passato, la distruzione del presente ed anche del futuro. Lasciatemi però esprimere la mia solidarietà politica all'assessore Erriu che, in quest'aula, in tutte queste settimane, ha visto nell'evolversi delle discussioni, spesso efficaci, spesso semplicemente ostruzionistiche, una riflessione che purtroppo lascia emergere una questione che bene ha posto il presidente Floris, e cioè che se non affrontiamo il tema della riscrittura del rapporto tra Giunta, Presidente e Consiglio, saremo costretti tutti, chiunque governi, a vedere sterilizzato quel patrimonio di competenza, di capacità e di professionalità che esiste dentro questo Consiglio regionale e che potrebbe, in una dialettica diversa tra forze politiche, generare riforme compiute e senz'altro migliori. Questa riforma non ha bisogno del nostro giudizio, questa riforma verrà giudicata dai cittadini, dagli enti locali chiamati ad applicarla il giorno dopo la sua entrata in vigore. E io credo che il problema della sua applicazione, al di là di qualsiasi infingimento, sarà un problema di tutta la classe politica, non sarà un problema consegnato alla maggioranza o alla minoranza, sarà un problema da affrontare perché testimonierà ancora una volta che non siamo riusciti a distillare un'idea alternativa alla mediazione di poteri esistente nell'assetto redigente. E cioè alla tradizionale presenza di Regione, Province e Comuni, cerchiamo di sostituire un apparato complesso di associazioni, di unioni che in verità genererà un problema. Ieri abbiamo approvato una articolo, il 75, che recita che dall'attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio regionale, signori, io non conosco nella storia di quest'Isola riforme a costo zero, e questa riforma avrà dei costi, e non saranno solo costi economici, saranno così sociali, culturali e politici. Il costo economico ce lo testimonia la Corte dei Conti, l'ho ripetuto più volte, è stato certificato che le Unioni di Comuni costano di più, e cioè dato il livello di servizi e di funzioni che resta comunque fermo la ripartizione di queste funzioni e di questi servizi in una pluralità di soggetti, in luogo del soggetto previgente provincia, non genera sicuramente una riduzione della spesa ma genererà l'esigenza di nuova spesa. Comporterà dei costi sociali perché il modello che si sceglie è quello di unioni obbligatorie di fatto determinerà l'accorpamento di molte funzioni e lo spoglio dei comuni più piccoli di queste competenze, e quindi delle relative risorse. Perché non nascondiamocelo quando andremo a ripartire il prossimo fondo unico per gli enti locali, non lo dovremo ripartire solo tra comuni e province, avremo il problema di ripartire tra comuni, province, città metropolitane, unioni di comuni, reti di città medie, reti di città metropolitane. Questo spostamento delle risorse su nuovi soggetti genererà lo spoglio dei comuni più piccoli di risorse importanti che consentivano anche la sopravvivenza minima, il costo sociale si sposa con, quello che diceva poc'anzi il collega Zedda, la curva demografica, che sappiamo tutti essere una curva fortemente preoccupante. Allora, davanti a questo che è il tema che dovremmo porci, qual è, da parte nostra, la risposta allo spopolamento e alla questione demografica? Qual è lo scenario che andiamo a tratteggiare? Stiamo continuando ad assecondare un processo, che è storico e naturale, di polarizzazione verso le coste, verso le grandi città, che ci lascerà governare al centro dell'isola e nelle tante periferie che stiamo creando soltanto la disperazione e non una regione che invece ha voglia di uscire da questa crisi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.

ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Sul riordino degli enti locali non posso che rinnovare un grazie all'Assessore e alla Commissione per il lavoro svolto, un lavoro che in un primo momento ho visto tutta la Commissione al lavoro, ha visto totale indifferenza dalla parte dei consiglieri regionali, nonché una totale indifferenza da parte dei cittadini sardi; cittadini sardi senz'altro più preoccupati per il lavoro e la gestione della sanità che del riordino degli enti locali. Poi, all'improvviso, gli amministratori locali, dopo essere stati consultati per mesi, hanno pensato di diventare protagonisti, hanno coinvolto i consiglieri regionali espressione dei vari territori per ottenere che qualche emendamento venisse portato all'attenzione del Consiglio e soprattutto avere attenzione da parte della stampa. Siamo all'approvazione, per giorni abbiamo assistito a discorsi e argomentazioni anche interessanti, ma troppo ripetitive anche per il consigliere più paziente. Mi rivolgo ai consiglieri, ai colleghi che indubbiamente dopo aver studiato hanno cercato di argomentare il dissenso e apportare modifiche verso disegno di legge che stiamo andando ad approvare. Senz'altro si è argomentato più che legittimamente, ma perché questo lavoro non è stato fatto nella Commissione competente? Le osservazioni sarebbero state argomentate con più serenità ed efficacia, avremmo potuto dedicare l'Aula anche per altri provvedimenti e non solo a un allenamento linguistico e a un allenamento paziente da parte del Consiglio all'audizione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pierfranco Zanchetta. Ne ha facoltà.

ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti). Io non condivido il catastrofismo col quale l'opposizione dipinge questa legge di riforma. È un catastrofismo di maniera che non porta, se non altro, a divisioni che non possiamo permetterci in un momento così delicato di poter condividere. Divisioni che riguardano il nostro popolo, certamente e personalmente non sono così soddisfatto della legge, lo dico con cognizione di causa perché non sono stati riconosciuti alcuni aspetti fondamentali che riguardano territori come quello di appartenenza, la Gallura, la città di Olbia, ma lo stesso discorso vale per Nuoro, per tutto quel territorio importante al quale l'onorevole Crisponi faceva riferimento, e se vogliamo anche per la stessa Sassari. Però io credo che noi stiamo avviando percorso e il medioevo istituzionale al quale l'opposizione si riferisce è da respingere, stiamo avviando un percorso che rappresenta anche una stagione di responsabilità, di assunzione di grande responsabilità, dove c'è un riconoscimento fondamentale alla parte vitale della nostro impianto istituzionale, che sono i comuni quindi cittadini. Io credo che su questo noi dobbiamo lavorare pur mantenendo anch'io un senso critico e riconoscendo le criticità della legge. È chiaro che noi, così come ogni riforma, possiamo intervenire, le riforme sono perfettibili, è un ragionamento in progress che ci impegna ancora di più su quello che noi vogliamo essere. Perché è vero, onorevole Tunis, che si poteva fare di tutta la regione un'unica isola metropolitana, ma non mi basta se noi a partire da questa riforma non siamo capaci di fare riconoscere il nostro unicum di isola, noi siamo l'isola più lontana dall'Europa, e, in termini di tempo, si raggiunge più facilmente da Atene Bruxelles che dalla Sardegna Bruxelles. Siamo l'isola più lontana dall'Europa perché noi dobbiamo, a partire da questa riforma, farci riconoscere dal Governo di Roma dalla e dell'Europa la nostra specificità, il nostro unicum, l'isola della Sardegna in quanto tale rappresenta un valore assoluto per l'Europa e con le sue criticità, che noi dobbiamo pretendere vengano risolte. Allora, anziché dividerci, avviciniamoci e queste distanze, che sono distanze fisiche, trovano non solo nella riforma degli enti locali, ma nella capacità che noi dobbiamo avere nel far riconoscere la Sardegna questa specificità, la capacità di avvicinarci. Ecco che allora forse, più che questa riforma, sono importanti le infrastrutture, sono importanti i grandi interventi chi avvicinano il territorio e non lo dividono. Pur riconoscendo, come ho già detto, criticità la legge, ma apprezzando il lavoro svolto dalla Commissione, dal presidente Agus, dal relatore di maggioranza che sul campo è riuscito anche a rialzarsi, complimenti all'onorevole Desini e all'Assessore… chiedo scusa, un lapsus freudiano. Merita qualcosa anche lui, vuol dire che inconsapevolmente glielo riconosciamo e grazie anche all'Assessore noi votiamo a favore.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Avevo qualche dubbio sul quale poteva essere l'incipit di questo mio intervento, mi hanno dato l'occasione le note stampa che ci dicono che l'onorevole Pigliaru è a Roma a parlare di specialità e di autonomia, in quella sede della Camera dove stanno parlando gli altri Presidenti. Siccome conosciamo la timidezza con cui si presenta nelle camere romane, ho capito bene quale sarà effettivamente la difesa d'ufficio che verrà fatta dalla specialità autonomistica sarda, che ha due valenze: una, quella esterna che è stata ricordata anche poco fa; l'altra, quella interna, quella per cui ci si dovrebbe occupare, questo consesso, dello sviluppo e delle opportunità di sviluppo di dare un'intelaiatura istituzionale adeguata allo sviluppo. Vede Assessore io sono vicino a lei con amicizia perché è per la seconda volta che le fanno fare una figuraccia, perché questa maggioranza l'ha costretto ad ingoiare mille e un emendamento, passando per cinque proposte di legge che definitivamente qui vediamo a compimento, ma non basta. Io

vorrei ricordarle che la prima volta, e gli esiti si vedono, circa un anno fa è stata esitata la legge sull'edilizia, che non ha funzionato né funziona, la stessa identica cosa forse fra meno di un anno troveremo con questo polpettone che ci è stato affibbiato da questa maggioranza. Io vorrei chiedermi: quando un Consiglio regionale, la rappresentanza del popolo sardo, si riunisce per fare leggi non credo che se la prenda alla leggera e dica " io sono la maggioranza, per cui decido io e vado avanti", in tutte le riforme istituzionali è importante che ci sia una discussione, perché le riforme istituzionale sono come le regole per il calcio, o sono condivise oppure ognuno fa sgambetti, e non credo che sia questo, anche perché lo sgambetto vero lo riceve il popolo sardo. Io vorrei capire che cosa ci dà questa proposta di legge, io direi che se fosse applicata, domani, sarebbe la mazzata finale al sistema Sardegna, infatti, semmai si dovesse giungere alla sua applicazione, si creerebbe il caos più totale, con una moltiplicazione dei livelli istituzionali e una riduzione di spazi di democrazia tale da rendere impossibile per i cittadini capire da chi e da quali enti il territorio è governato, ma vorrei anche che si cogliesse l'occasione per capire che i padri costituenti della Regione Sardegna, con tutti gli errori che potevano fare, e anche gli ambiti di produzione legislativa avvenuti in età successiva, hanno fornito alla Sardegna istituzioni legate al territorio ma legate soprattutto allo sviluppo che la Sardegna doveva avere, e c'era una chiamata vera del popolo sardo a dibattere del problema, questo non è avvenuto perché programmazione, sviluppo e istituzioni hanno fonti identiche, ma qui non c'è idealità, c'è sono crisi di valori, non c'è etica, non c'è morale, perché la morale non può essere l'approvazione della legge sic et simpliciter senza finanziamenti e senza dare realtà alle istituzioni, lasciare, come ha detto qualcuno, che nel cambio da una istituzione all'altra, si perdano cose, si perdano persone, si perdano famiglie, ma la crisi incombe in Sardegna e noi creiamo altri disoccupati e altre situazioni di gravità: non abbiamo risolto i problemi del personale. Ma noi dobbiamo essere a costi zero perché questa è l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa, e dove si ritrova, in quale livello? Qualcuno ha voluto difendere a tutti i costi, cercando di indorare la pillola, facendo vedere che si tratta di una grande soluzione istituzionale innovativa, ma non è né istituzionale e ancor meno innovativa. E quando l'onorevole Demontis dice che non volevano mai la Città metropolitana di Sassari e come quella fiabetta in cui la volpe dice che l'uva non è matura, ma solo perché non arrivava a coglierla.

Si sono voluti impoverire tutti i territori della Sardegna, si vogliono creare polpettoni anche col CAL, dove avete detto che c'è alternativa dei sindaci di Iglesias e di Carbonia, di Sanluri e Villacidro: è una vergogna che poniate le istituzioni in queste condizioni, questo è l'emendamento che è stato approvato!

Una legge simile non è meritevole per il popolo sardo, perché lo chiudete ancora una volta…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Oggi avremmo dovuto festeggiare perché è arrivato un neonato, e il neonato è questa legge che stiamo andando a esitare, non foss'altro, per dirlo con le parole dell'opposizione, che il neonato non l'ha portato la cicogna ma la cicoria, visto e considerato che abbiamo parlato di minestroni. Però credo che in parte il minestrone l'avete fatto anche da quella parte, perché quando si parla ad esempio di società in house io vorrei capire "che ci azzeccano" le società partecipate dai Comuni con le Province, con le Città metropolitane con le Aree metropolitane, vorrei proprio capirlo. Vorrei capire perché si grida allo sfregio della Provincia e della città di Nuoro quando ieri è stato approvato quell'emendamento, chiarito in maniera molto esaustiva dall'onorevole Deriu che ringrazio per il suo lavoro insieme al presidente della Commissione, Francesco Agus. E' tutto chiaro, non c'è niente di sospetto, non c'è niente che non voglia andare nella direzione che avevamo auspicato quando abbiamo iniziato a parlare di riforme; questa è una legge coraggiosa, è una legge di riforma e come tutte le leggi di riforma non può essere strutturata in maniera indolore, perché, lo diciamo tranquillamente, ci sono stati dei mal di pancia anche da questa parte, ci sono delle discrasie di pensiero, chiamiamole così, anche all'interno dalla maggioranza fra i diversi Gruppi, però noi avevamo la responsabilità di farla questa legge e questa responsabilità ce la prendiamo tutta, perché le nostre prerogative sono le prerogative che avevate voi qualche anno fa, perché probabilmente questa riforma andava fatta qualche anno fa. Voi dite che noi stiamo andando in contrasto a quelli che sono stati i risultati del referendum, non mi sembra, ce le dovete spiegare queste cose, noi stiamo avviando quello che quel referendum ha detto, qualcosa che andava avviata già da qualche tempo fa.

Noi auspicavamo e auspichiamo, ci auguriamo, che nella fase attuativa la norma disegni davvero e dia risposta con quei percorsi perequativi che, anche con alcuni emendamenti, alcuni dei quali proposti dagli amici del Partito dei Sardi, ci hanno indicato questa strada; noi auspichiamo, ma ci crediamo, che finalmente i diversi territori della Sardegna e i diversi abitanti della Sardegna che vivono in posti diversi, da Santa Teresa di Gallura a Villacidro, abbiano gli stessi diritti, gli stessi benefici e siano finalmente equiparati, perché sino ad oggi purtroppo non è stato così. Per noi, ripeto, avevamo il dovere politico (non parlo di dovere morale e di etica, e gli epiteti di "vergogna", eccetera, ce li prendiamo tutti, è il gioco delle parti, onorevole Dedoni), a noi importa che la legge venga approvata e poi nella sua fase applicativa noi siamo qui, perché se ci dovessimo rendere conto che in alcune parti questa legge potrebbe non dare le risposte che noi auspichiamo, siamo pronti ad intervenire, però credeteci (non dovete crederci perché lo sapete) noi abbiamo fatto tutto con grande coscienza, con grande senso di responsabilità, con la voglia davvero di voler invertire la rotta, quella rotta che sino ad ora vede la Sardegna sicuramente vivere in uno stato di grande emergenza, soprattutto nelle zone interne della Sardegna. Condivido quello che dite quando si parla di alcune zone che stanno meglio di altre, quando si parla di quel buco che diventa sempre più grande, noi stiamo cercando in qualche maniera di riempirlo col buco.

Questo quindi non è un punto d'arrivo, lo abbiamo già detto e l'hanno già detto tutti coloro che mi hanno preceduto, ma è un punto di partenza; io sono sicurissimo che se noi continuiamo a lavorare con la voglia e con la coscienza che ci ha contraddistinto anche in questo percorso, credo che ce la potremo fare. E dico infine all'Assessore Erriu: dubiti dell'amicizia dell'onorevole Dedoni, perché non è vero quello che ha detto, non l'abbiamo portata a fare brutte figure e non la porteremo neanche questa volta a fare una brutta figura con l'approvazione di questa legge.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.

RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Un grazie particolare al collega di maggioranza, di minoranza, Cocco, che poco fa si è espresso con termini che in qualche modo noi abbiamo condiviso in questi giorni e abbiamo cercato di esternare. Peccato che sia arrivato un po' troppo tardi questa sua dichiarazione. La Giunta Pigliaru ha avuto durante la quindicesima legislatura la grandissima opportunità quella di riordinare gli enti locali e di poter peraltro ovviare al gravoso problema del decadimento delle province a seguito del referendum del 2012.

Nel disegno di legge numero 176 c'erano tante speranze, tante aspettative soprattutto tanti possibili potenzialità. Il primo testo rappresentava una norma breve, semplice, con pochi enti, con poche forme associative previste su cui bastavano quindi pochi emendamenti di carattere generale per poter davvero dare i connotati di una riforma fondamentale per l'ordinamento degli enti locali regionali con una semplificazione vera, una semplificazione snella, dinamica, una vera riforma al servizio dei cittadini sardi. Naturalmente però la Giunta Pigliaru ha voluto porre la propria firma indelebile su questo testo e, di fatto, alla fine del 2015 ci siamo trovati a discutere di un pasticcio, di un disegno disordinato, di un disegno divenuto ormai un mostro di enti con differenziazioni che renderanno nel prossimo futuro totalmente inefficaci il testo, insomma una riforma da riformare con tutti gli annessi che ne derivano da eventuali impugnazioni, perché riteniamo che ci siano degli articoli che verranno sicuramente impugnati.

Ecco le dirette conseguenze 76 articoli, oltre 2600 emendamenti, un vero record nella storia di questo Consiglio regionale, mai accaduto nella storia. Ciò ha conseguito una discussione di oltre due mesi che ha impegnato l'Aula di cui il vero protagonista è stato il gioco di potere e l'inevitabile scontro tra maggioranza e minoranza. Pur di scontentare la minoranza a favore di banali dinamiche partitiche avete preferito scontentare territori, scontentare comuni, sindaci e quindi tutti i cittadini della Sardegna. Questo per ricordare il vostro interesse a tutelare la partecipazione democratica del popolo alle attività amministrative e soprattutto la vostra preoccupazione alla cura dell'interesse pubblico. Quadruplicazione di enti, vorrei ricordare che prima dell'approvazione di questo mostro in quest'Aula avete approvato la triplicazione dell'addizionale IRPEF la famosa tassa sui lavoratori e avete motivato questa scelta con la necessità di sopperire la vertenza entrate. Ci aspettavamo noi come sardi una riforma degli enti locali che tenesse in considerazione il grave disagio a cui state sottoponendo i cittadini tramite una drastica riduzione e un rigoroso controllo del numero degli enti e le figure previste nel disegno di legge. Anche in questo caso avete però voluto apportare la vostra firma di amministratori incuranti delle necessità del popolo sardo e, infatti, piuttosto che accogliere le riproposte provenienti dalla minoranza avete preferito optare per una brutta, costosa e inevitabile brutta figura.

Città metropolitane, qui siamo alla madre di tutti i temi. La minoranza, assemblee pubbliche, riunioni con i sindaci, comunicati dell'ANCI sono tutti avvenimenti che vi hanno fortemente invitato a modificare l'articolo 24 che ha dato vita alla città metropolitana di Cagliari, una richiesta univoca, un coro in perfetta sincronia si muoveva su due proposte una città metropolitana unica, una città metropolitana della Sardegna, oppure due città metropolitane comprensive dei territori del sud Sardegna e del nord Sardegna, questa sarebbe stata una vera riforma, questo sarebbe stato un sistema per cercare di dare a tutta la Sardegna quell'attenzione che merita. Insomma avete avuto anche un assist formidabile per approvare una legge fatta a misura di Sardegna. L'appartenenza politica ancora una volta ha prevalso sui bisogni dei territori e avete rigettato le proposte in favore di giochi di partito.

Non contenti di tutto ciò avete avuto inoltre il coraggio di raddoppiare il numero dei consiglieri della città metropolitana…

SOLINAS ANTONIO (PD). Era un vostro emendamento.

RUBIU GIANLUIGI (UDC). È stato votato col voto segreto, mi aspettavo questa risposta, mi aspettavo questa tua risposta; con i voti della maggioranza siamo riusciti a portare la città metropolitana di Cagliari a 34 consiglieri, complimenti e bravi. Venezia ha 18 consiglieri, Roma ha 24…

(Interruzioni del consigliere Solinas Antonio).

PRESIDENTE. Onorevole Rubiu, è finito il tempo.

È iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Grazie Presidenti, onorevoli colleghe e colleghi, signor Assessore, prima di tutto vorrei invitare qualche collega della minoranza di sintonizzarsi sul canale giusto che non siamo su Sky, non siamo su Master Chef ma siamo nella sede del Consiglio regionale della Sardegna e che il minestrone con (ravaneto) indigesto e più chi ne ha più ne metta; è vero che siamo in prossimità dell'ora di pranzo ma penso che non sia un linguaggio consono all'Assise nella quale noi ci troviamo. Io penso, seppur non ho l'esperienza di molti dei miei colleghi che siedono in questi banchi da alcuni lustri, penso che sia una delle leggi più discusse nella storia dell'autonomia della Sardegna. E vi devo dire che se facciamo un'analisi attenta questo può essere un merito e allo stesso tempo anche un demerito, perché tutto si può dire a questa maggioranza e in particolar modo all'assessore Erriu ma che questi non si sia mai sottratto al confronto in qualsiasi contesto, in qualsiasi parte dell'isola a volte anche partecipando ad assemblee poco simpatiche, poco accoglienti ma di certo non ci si è mai sottratti al confronto e penso che questo sia uno degli elementi più importanti e più qualificanti. Allo stesso tempo ritengo che questo sia stato un demerito perché quando il dibattito, la discussione, il confronto si protrae per un tempo così lungo a volte si è costretti ad ascoltare più campane ciascuno vuole dare il proprio contributo e ciascuno vuol mettere il proprio cappello.

Però io penso che noi dobbiamo fare tesoro di questa esperienza e soprattutto siamo certi che i sardi non ci possano accusare, non ci possano dire che non siano stati coinvolti. Io non condivido quanto hanno affermato molti colleghi e molti addetti ai lavori che questa è una riforma che non interesse cittadini ma che interessa soltanto agli addetti ai lavori; penso che la partecipazione degli amministratori locali, dei cittadini, del mondo delle associazioni, delle organizzazioni sindacali in questo dibattito ne siano la testimonianza e io penso che alla fine noi stiamo andando ad approvare un disegno di legge che complessivamente possiamo dire abbia un giudizio positivo.

È vero come tutte le leggi, come tutte le cose io dico sempre ai miei figli quanto mi dai dopo la partita di calcio, non ti darò mai 10 perché il voto massimo non si dà mai perché si può sempre migliorare nella vita e così come questo disegno di legge sicuramente è migliorabile, è perfettibile ma soprattutto questo lo possiamo fare nel momento in cui questa legge verrà applicata.

Io sono orgoglioso di far parte del Gruppo che è stato proponente dell'emendamento dove secondo il quale ha messo al centro il principio della perequazione. Perché, badate, al di là di quelli che sono le sigle, città metropolitana, rete metropolitana, noi in questa legge abbiamo stabilito un principio fondamentale per tutti i sardi, quello della perequazione, sia che stiamo parlando del comune di 500 abitanti, sia che stiamo parlando del comune medio di 5 mila abitanti, per il contesto regionale ovviamente, per la città media, per la città capoluogo di provincia, per la città metropolitana. Questo, secondo me, è un principio che va al di là dell'aspetto prettamente tecnico, burocratico e formale, è un principio di solidarietà sociale che soltanto un Governo e una coalizione di centrosinistra sovranista poteva mettere in campo. Allora, io rigetto con forza determinate affermazioni e anche determinati virgolettati che ritengo siano fuori luogo, e soprattutto non condivido quando dai banchi della minoranza, in particolare da determinate forze politiche, che se non ricordo male, come ha citato qualche collega, correva l'anno 2012, esattamente il 6 maggio 2012, quando avete fatto uno dei più grandi spot elettorali della storia della Sardegna, quando è stato indetto e vi siete fatti promotori del referendum per l'abolizione delle province e perché avete fatto un referendum che aveva solo uno scopo prettamente elettorale, quello di ingannare i sardi. Che cosa avete fatto dopo quel referendum? Quali sono i provvedimenti, le proposte di legge, le riforme che avete applicato a quello? Niente di niente. Ebbene, noi lo stiamo facendo adesso, noi abbiamo avuto il coraggio di farlo e noi ce ne assumiamo la responsabilità e la paternità, e di questo ne siamo orgogliosi, perché la gente non si prende in giro e la politica non si fa sui social network, non si fa su facebook, quando si presenta un emendamento, la politica si fa tutti i giorni confrontandoci con i cittadini e cercando di trovare delle soluzioni per essi che vadano nell'interesse generale. Ecco perché convintamente sosteniamo questa riforma degli enti locali, ecco perché ringraziamo tutti coloro i quali si sono adoperati, in particolar modo il relatore di maggioranza…

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). In apertura di intervento, vorrei dire che oggi, non c'entra niente con la legge, però oggi è il 27 gennaio, ed è il giorno della memoria, in ricordo delle vittime dell'Olocausto, e credo che questo Consiglio debba dire due parole in merito ad un fatto importantissimo che ha abbracciato il '900, un secolo tragico per molti aspetti, una delle tragiche vicende accadute, forse quella più grande di tutte, la questione dell'Olocausto, delle vittime. Il 27 gennaio è la giornata che viene commemorata nel 1945, momento nel quale fu aperto e liberate le vittime del campo di concentramento di Auschwitz.

Detto questo, passiamo al tema di questa giornata. Oggi stiamo per approvare questa riforma degli enti locali, ci arriviamo dopo una discussione lunga, lo hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, lunga non solo in quest'aula, ma lunga perché questa è stata una legge dibattuta, condivisa, ostacolata in tutta la Sardegna, perché chi in qualche misura l'ha proposta, a cominciare dall'Assessore che ha firmato il disegno di legge, ha girato l'isola intera per cercare di rappresentare la necessità di modificare l'assetto istituzionale e organizzativo della nostra isola. Ma perché fare questo, perché bisogna ridisegnare l'assetto organizzativo dell'isola? Perché il centrosinistra ha un vezzo, vuole fare delle cose giusto per farle, perché si è svegliato una mattina e ha detto: "Oggi facciamo la riforma degli enti locali"? Evidentemente non è così, evidentemente esiste un programma, un programma elettorale attraverso il quale noi ci siamo presentati agli elettori, a cui abbiamo scritto che volevamo fare le riforme, che le dobbiamo fare, e tra le riforme da fare, che abbiamo scritto nel programma elettorale, di governo di questa Regione, una volta che abbiamo vinto le elezioni, è quello di dire che facciamo la riforma degli enti locali, perché c'è la necessità di farlo, perché le sfide che riguardano il futuro, e la nostra isola è fra queste naturalmente, deve essere compresa fra queste, c'è la riforma degli enti locali per le sfide in Italia, per le sfide in Europa, per le cose che devono essere in qualche modo riviste. Perché esiste una normativa nazionale, un disegno di legge nazionale che ha chiamato Delrio, che ha ridisegnato un po' gli assetti, che ha previsto la cancellazione delle province, e noi a questo dobbiamo arrivare anche attraverso un referendum a cui dobbiamo dare corso, che è stato fatto nel 2012, lo ha detto il collega che mi ha preceduto, probabilmente indetto da qualcuno per uno spot elettorale, io questo non lo so, io sto ai fatti, non do giudizi, io cerco di stare con i piedi per terra senza esprimere giudizi, ma non posso non leggere la storia, ovvero che la storia ci ha raccontato che nel 2012 è stato indetto un referendum che ha cancellato le province dal punto di vista di quelli abrogativi, e ha detto per il referendum consultivo che le altre province devono essere cancellate. Però, durante il governo, di coloro che hanno indetto il referendum non mi pare di vedere e di ricordare nessuna riforma, e non sto dando giudizi, sto leggendo la storia, il risultato. Esistono forze riformatrici ed esistono i parolai, esistono coloro che si adoperano per fare le cose ed esistono quelli che spendono parole al vento, che non raccolgono nulla, e tali rimangono nella storia. E anche le polemiche di questi giorni, di un'opposizione che vuole raccontarci la verità francamente, stride, stride notevolmente con la loro storia, con quello che ci hanno raccontato fino ad oggi, con quello che hanno disegnato fino ad oggi, che non è stato in grado di produrre risultati. E noi oggi facciamo un disegno di legge, lo presentiamo. Sarà una proposta giusta, buona? Ma non lo so, francamente, signori cari. Noi ci mettiamo il massimo possibile di impegno per cercare di fare una legge come si deve, che sia la migliore possibile, e naturalmente lo facciamo attraverso il confronto, con i comuni soprattutto e con le associazioni che i comuni rappresentano. È stato detto, esiste una scelta fatta dal centrosinistra senza consultare nessuno, contemporaneamente l'intervento successivo dei colleghi diceva: "Ma come, avete fatto scrivere la legge dall'ANCI, ma come?". Io credo che ci sia un po' di verità in tutto, c'è il fatto che noi abbiamo presentato una legge, c'è il fatto che l'abbiamo condivisa con i comuni, c'è il fatto che l'abbiamo discussa con i sindaci e siamo arrivati ad una sintesi, che è stato raccontato anche questo, in qualche modo, nel racconto che voglio mettere in piedi, dai colleghi che mi hanno preceduto in maggioranza, a cominciare dal relatore, che ha detto molto semplicemente come stanno le cose, molto semplicemente. È un disegno di legge in grado di dire che i comuni devono parlare direttamente con la Regione, che si mettono assieme attraverso le associazioni, che mettono assieme la gestione di una serie di servizi, che è obbligatorio farlo, perché non esiste l'anarchia nella gestione di cose di questo tipo, anche perché i soldi vengono destinati dai comuni attraverso il fondo unico, quindi la possibilità di gestirli. Esistono città importanti che possono assurgere al ruolo di metropolitana, abbiamo detto che Cagliari ha questo obiettivo, ci sono altre città in Sardegna che hanno un ruolo importantissimo che deve essere riconosciuto, e sono le aree metropolitane di Sassari, ci sono le città medie, ci sono le reti urbane che svolgono i servizi tutti assieme. Badate, questo noi abbiamo fatto. Per cui, io credo che, signori, l'unica proposta che voi avete fatto in questi 2600 emendamenti che avete presentato è stata una, e lo diranno anche altri colleghi, altri lo hanno detto, che è quella della città metropolitana alla Sardegna, una boiata, permettetemi di dirlo, una roba francamente che non sta né in cielo né in terra, ed è questo il mio giudizio. Ma come si fa a dire che voi avete la verità in tasca, quando l'unica proposta che avete fatto è quella della città urbana della Sardegna, della città metropolitana della Sardegna, una roba che francamente non esiste al mondo, se non il frutto di dire a tutti i costi che esiste una proposta alternativa che non esiste. Avete rifiutato il confronto e siete arrivati qua a presentare gli emendamenti sulle cose che dovevano soltanto sopprimere, mai un concorso, mai una partecipazione al dialogo, alla discussione su un tema importante come questo. Questa è la nostra…

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). È evidente che c'è molta confusione nel centrosinistra, e lo dimostra anche l'intervento dell'onorevole Cocco, che deve sintonizzarsi intanto con il segretario del suo partito, che è proprio l'onorevole Renato Soru, che ha lanciato l'idea della Sardegna città metropolitana. Quindi, mettetevi d'accordo, visto che state discutendo animatamente. L'altro aspetto è che solo in Sardegna si possono fare queste cose? Ma voi siete la coalizione sovranista, indipendentista, identitaria, e chi più ne ha più ne metta. Oggi l'onorevole Zedda ci ha risparmiato il suo intervento anche in sardo, io lo avrei ascoltato con grande piacere, ma doveva dirlo in italiano perché anche lui si è adeguato, come ha fatto tutto il centrosinistra, ad abdicare ad un ruolo, questo sì, di pensare come sardi e di fare le leggi per i sardi. Voi avete fatto un'operazione squallida, avete solo posto in essere un pasticcio che merita davvero di essere ancora giudicato e criticato, e faremo di tutto perché venga rispedito al mittente. L'onorevole Deriu, per la verità, nel suo pacato intervento ha detto una verità e io sono d'accordo con lui. Ha messo bene in evidenza qual è il ruolo dell'opposizione che qualcun altro, come l'onorevole Anedda, che forse ancora risente dei fasti di una visione comunista della società, con tutto il suo portato, l'onorevole Deriu giustamente ha messo bene in evidenza che il conflitto positivo è il seme della democrazia, e ha ragione. Che cosa deve fare questa opposizione? Forse ha aiutato anche la stessa maggioranza, come riconosceva lui stesso, a riflettere sul modo di procedere rispetto a un'iniziativa assunta dalla Giunta regionale che ha visto un testo rivisitato per ben cinque volte e che solo grazie - questo bisogna dirlo in quest'Aula, nessuno lo ha riconosciuto - all'intervento del presidente Pier Sandro Scano dell'ANCI, che vi ha tolto dall'imbarazzo e dai pasticci, e non so, caro Pier Sandro, quanto di utile è stato fatto per il sistema degli enti locali e dei sindaci e quanto, invece, di utile sicuramente ha prodotto a una maggioranza allo sbando che non aveva sicuramente alcun punto di riferimento se non il caos, la confusione al suo interno e il diktat di Francesco Pigliaru: "Ora votate comunque sia o altrimenti ve ne andate a casa". Questa è la storia.

E allora, vede onorevole Deriu, caro Roberto, non bisogna confondere il concetto di democrazia però con quello dell'oligarchia, che è qualcosa di strisciante; lo vediamo a livello nazionale dalle azioni di un Presidente del Consiglio, Renzi, ma tanti episodi dimostrano che la tentazione è grande anche in Sardegna, in questo Consiglio e negli atti della Giunta regionale. Noi abbiamo assistito a una serie di emendamenti firmati dal duo Deriu-Agus e allora il conflitto vero è non quando si presentano gli emendamenti a nome della maggioranza, neanche a nome della Giunta, e questo è il dato politico, Assessore, che non può passare sottotraccia. Perché è stato sconfessato il ruolo della Giunta, questo è il problema. Perché di quel disegno di legge la paternità è sua, è vostra. Avreste dovuto presentarli voi, assumervene voi la responsabilità perché lo avete introdotto con un disegno di legge. Invece il duo Deriu-Agus ha rimediato e lo ha fatto con, appunto, una serie di emendamenti che non lasciavano spazio al confronto con l'opposizione, perché qui confronto non ce n'è stato. Questo è stato un confronto tra sordi perché la maggioranza è stata silente durante tutto il dibattito. Nessuno si è mai alzato a dire: "Questo va bene o questo non va bene, e vi diciamo le nostre ragioni". Ecco perché è sbagliata nel metodo, è sbagliata nel contenuto. Perché poi, guardate, non venite a dirci, come è successo per l'IRPEF e per l'IRAP, che si deve trovare il sistema di modificare, di rimediare perché abbiamo sbagliato. Vi siete resi conto che avete sbagliato e già state pensando di valutare come intervenire in finanziaria per rimediare all'errore, e anche qui mi pare di avere capito che siete su questa strada. E allora questa è l'ennesima vergogna che consumate a danno degli amministratori, a danno dei sardi e soprattutto a danno di quei territori dove, onorevole Desini, la perequazione vera, lei mi deve rispondere, con quali risorse? Dove sono indicate le risorse? Perché il discorso che lei fa in astratto va bene, ma dove sono le risorse?

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.

ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Io voglio intervenire per esprimere soddisfazione, intanto perché l'approvazione di questa legge consente di allineare la Sardegna con i processi di evoluzione della pubblica amministrazione a livello nazionale in attuazione di quella che è una legge di grande riforma economica e sociale, che è la legge Delrio, alla quale ci siamo certamente, è vero, attenuti per certi aspetti, ma che abbiamo declinato in una versione avanzata che tiene conto anche delle criticità e degli insuccessi che la stessa attuazione della legge Delrio ha avuto in alcune regioni e in alcune città metropolitane. Noi non ci dobbiamo dimenticare la situazione di partenza, quella di comuni, di enti territoriali che non riescono a fronteggiare neppure l'ordinaria amministrazione, sapendo che a partire dal decreto legge numero 78, dal decreto Tremonti, che ha dato la stura, l'avvio, a quella legislazione della crisi che ha determinato dei cambiamenti introdotti in varie disposizione normative, ma non è il problema del risparmio della spesa, quanto quello di una maggiore efficacia, di una maggiore qualità nell'azione amministrativa, di una semplificazione in una accelerazione della capacità di risposta delle pubbliche amministrazioni locali, di miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia.

Ha detto bene l'onorevole Desini: arriviamo tardi, arriviamo molto tardi e rischiamo anche di pagare i costi di questo ritardo. Noi siamo l'ultima regione italiana che ha dato attuazione all'obbligo di riorganizzazione dei poteri locali. Ci sono rischi di sanzione economica, come sappiamo, il rischio di commissariamento, problemi legati ai comandi, ai trasferimenti del personale delle province, il ritardato avvio della città metropolitana, il ritardato avvio delle centrali di committenza e delle stazioni appaltanti, tutti problemi organizzativi che stanno pagando molto caro i comuni sardi.

Guardate, io sono molto orgoglioso di un fatto soprattutto, e lo rivendico con forza e credo che debba essere una cosa di cui deve andare fiero questo Consiglio, che questa è una riforma largamente discussa. È vero, abbiamo coinvolto l'ANCI. Io sono stato in tutta la Sardegna, in molti territori, e c'è stato un giusto coinvolgimento delle autonomie locali perché anche andiamo a riscrivere le regole di funzionamento della vita interna delle autonomie locali. Io non condivido il giudizio di quanti hanno affermato che questo Consiglio è stato espropriato delle proprie prerogative di legislatore perché c'è stata una concertazione con il sistema delle autonomie locali. La Giunta e il Consiglio hanno fatto un lavoro di sintesi, di discernimento, di scelta anche divergente rispetto ad alcune posizioni che l'ANCI e le autonomie locali non sono riuscite ad esprimere in una posizione di sintesi.

Ora c'è una legge, le norme sono scritte, sono fatti importanti e i fatti parlano da soli, non si prestano a interpretazioni che piegano la realtà. C'è un'oggettiva innovazione istituzionale che migliora l'esistente, consente di superare le difficoltà legate alla frammentazione e all'incertezza normativa. Occorre partire da qui e noi lo facciamo con la consapevolezza che questa legge è un punto di partenza e che consente, con il forte ruolo che dovrà essere giocato dalla Conferenza regionale permanente tra Regione ed enti locali, dal Consiglio delle autonomie locali, nel piano di riordino. C'è quindi un lavoro da fare, c'è da mettere in sicurezza i lavoratori delle province, c'è da assicurare a tutti i cittadini della Sardegna quella parità di servizi e di opportunità che noi assicureremo anche in futuro e c'è soprattutto la consapevolezza che dopo la via crucis, dopo le difficoltà e le crisi, c'è una via lucis, c'è la resurrezione, c'è la Pentecoste, c'è l'avvio di una nuova Sardegna che è quella che tutti quanti insieme vorremmo costruire, superando visioni catastrofistiche, sconfitte, misfatti, scontri, contrapposizioni, chiusura, sfregio, tutte le parole chiave che ho sentito nel dibattito da parte degli interventi soprattutto delle opposizioni, ai quali voglio contrapporre una visione ottimista per il futuro della Sardegna e per tutti i territori che la compongono.

PRESIDENTE. Essendo gli emendamenti numero 198, uguale al 1130, uguale al 1525 soppressivi totali, metto in votazione il mantenimento dell'articolo.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, nell'articolo 76.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Metto in votazione il testo del disegno di legge numero 176.

Ha domandato di parlare il consigliere Salvatore Demontis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEMONTIS SALVATORE (PD). Presidente, non sarei intervenuto per dichiarazione di voto perché l'ho fatto nel dibattito, però alcuni consiglieri di minoranza mi obbligano a farlo quindi per tre minuti lo faccio. Io non ho parlato della rete metropolitana nel mio intervento per una questione di correttezza perché sono il primo firmatario, ovviamente d'accordo con i colleghi del sassarese, quindi ritenevo di non doverlo fare, però non accetto nemmeno che la proposta, quella che oggi è legge, venga svilita. Che cosa dice l'emendamento sulla rete metropolitana? La Regione Sardegna proporrà alla Commissione paritetica per l'attuazione dello Statuto speciale uno schema di decreto legislativo. Se questo decreto legislativo venisse approvato dal Consiglio dei Ministri il nostro modello sarebbe così armonizzato e recepito dalla normativa statale in materia di enti locali. A quel punto, se così fosse, la rete metropolitana avrebbe di fatto le stesse competenze, direi anche poteri e funzioni della città metropolitana, compresa la stessa partecipazione diretta alle risorse destinate alle città metropolitane quindi anche al PON Metro, per intenderci. Avrebbe le funzioni di promozione e coordinamento di sviluppo economico e sociale al pari della città metropolitana, le funzioni fondamentali delle province una volta riformato il Titolo V della Costituzione, questo è scritto in legge. Poi la minoranza può ritenere che il decreto legislativo non verrà mai approvato, noi invece riteniamo che così possa essere, ma se fosse i risultati sarebbero quelli che ho appena detto. Ancora, nelle more dell'approvazione del decreto legislativo o anche se questo non venisse approvato, la Regione provvederà a garantire condizioni equivalenti con risorse europee e/o nazionali destinate alla sostenibilità urbana, quindi non stiamo evidentemente attraendo risorse destinate ai contesti rurali, ma a quelli della sostenibilità urbana. Questo già da subito, e già da subito anche le funzioni che rientrano nella competenza della Regione Sardegna: l'adozione del piano strategico intercomunale, la gestione in forma associata dei servizi pubblici e dei sistemi di informatizzazione e digitalizzazione, il coordinamento dei piani della mobilità e viabilità dei comuni che la compongono, la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico sociale anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca. Andate a vedere quali sono le funzioni della rete metropolitana, sono queste. È una città metropolitana? Ma evidentemente no, la stiamo chiamando rete metropolitana, ha però il vantaggio di riferirsi a un territorio ristretto, limitato al pari della città metropolitana di Cagliari. Questo è il principio sul quale si fonda la rete metropolitana. Detto questo, Presidente, voto convintamente a favore di questa legge...

PRESIDENTE. Onorevole Demontis, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Lorenzo Cozzolino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COZZOLINO LORENZO (PD). Presidente, col voto che ci apprestiamo ad affrontare prenderà avvio una nuova fase di profonda modifica del sistema delle autonomie locali che vedrà completamente mutato il quadro normativo esistente. Lo facciamo con la consapevolezza che il nostro lavoro di legislatori regionali non si è limitato a copiare il quadro di riforma studiato in Parlamento, ma ha introdotto molti e qualitativi elementi non presenti nella normativa nazionale. Il risultato finale è che da oggi si avvia una fase innovativa nei rapporti fra i cittadini sardi e il sistema degli enti locali, dove i comuni assumono un'importanza ancora più vitale e premiante nell'assolvimento della funzione pubblica. Il tutto avverrà attraverso le tre direttrici che la riforma ha introdotto e che si fondano sulla sinergia tra comuni, unioni di comuni e città metropolitana. All'interno di questo processo di riforma si esplica la funzione di altri organismi che il nostro Parlamento regionale ha affidato alla rete metropolitana di Sassari e di Alghero, alle reti urbane di Oristano, Nuoro e Olbia, più Carbonia-Iglesias. Non da meno si inserisce nella cornice normativa regionale un altro elemento importante e fortemente innovativo, cioè gli ambiti territoriali strategici. Questo mutato sistema degli enti locali, se la riforma verrà correttamente applicata, si tradurrà certamente in servizi di qualità, semplificazione amministrativa, riduzione degli sprechi e riduzione di duplicazione di livelli di governo del territorio.

Per questo motivo esprimo convintamente il mio voto a favore con la consapevolezza che pur nella differenza dei rispettivi ruoli di maggioranza e di opposizione e nelle punte di asprezza che spesso ha raggiunto il dibattito in Aula - segno di una partecipazione intensa e sentita - il lavoro svolto è frutto di un sano e costruttivo confronto democratico nell'intento di far bene per la nostra terra.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Rossella Pinna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PINNA ROSSELLA (PD). Presidente, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole alla legge che ridisegna l'architettura del sistema degli enti locali della Sardegna. Lo facciamo con una legge coraggiosa, credibile, concertata e condivisa dopo il nulla assoluto lasciato dai referendari che dopo aver ingannato i sardi si sono preoccupati soltanto di chiudere anzitempo le province, senza mettere in campo alcuna proposta alternativa e lasciando il caos totale. Una legge coraggiosa, dicevo, perché contiene un'idea di sistema del governo locale che guarda al futuro ed anticipa, declinando attraverso l'autonomia regionale, un sistema innovativo che ancora non è stato definito a livello nazionale dopo la cancellazione definitiva delle province. Una legge ambiziosa che guarda i territori prendendo atto della variegata realtà sarda di aree con vocazioni e identità molto diverse tra loro e che sarebbe stato assurdo comprenderle in un'unica città metropolitana come nella visione delle opposizioni. Una legge di garanzia e di tutela per i territori e per le nostre comunità, riconoscendo a ciascuno le specificità e l'identità in un quadro di pari dignità istituzionale, sia per quelle a maggiore densità abitativa che per quelle realtà periferiche e ultraperiferiche come il Medio Campidano e le sue aree rurali e industriali in sofferenza che troverà l'ascolto e l'attenzione che merita e che finora non ha avuto. Una legge solidale che guarda ad una Sardegna unita, basata sulla cooperazione, che si prefigge di garantire una distribuzione equilibrata e rispettosa di tutti e di ciascuno, che vuole governare la complessità e combattere l'inefficienza, gli sprechi e le sovrapposizioni semplificando. Una legge di buonsenso che propone un assetto nuovo basato sulla sussidiarietà, un governo locale più vicino ai cittadini e al loro controllo. Sarà una legge perfetta? Non è questa la nostra ambizione. Le leggi non si scrivono sulla pietra e possono essere manutentate per rendere più funzionali e più aderenti alle necessità. Questo anzi deve essere il nostro metodo di lavoro. Di sicuro è la migliore legge possibile che ha visto un'istruttoria approfondita, un plauso per questo al lavoro intenso e appassionato fatto in quest'anno dall'assessore Erriu in primis e dalla prima Commissione, relatore di maggioranza Roberto Deriu e presidente Francesco Agus. Ora la sfida cambia terreno, si deve spostare...

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pier Mario Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANCA PIER MARIO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Per annunciare il mio voto favorevole, però preciso che non voglio entrare nel merito di questa legge, questa legge ormai sta per essere varata, andrà in mare aperto, sarà il futuro che ci dirà se è una buona legge e sicuramente ci saranno anche cose da modificare. Ma non è questo secondo me il problema, e vedo che molti della maggioranza sono stati silenti, caro Pittalis, questo è verissimo, ma c'è anche una ragione, una ragione che lei ci insegna di tatticismo di cui è molto esperto. E voglio far emergere qua una motivazione che esula quindi dalla sostanza di questa legge ma va verso una politica, una politica verso la p maiuscola, perché vede onorevole Floris, il dato di fatto che lei non fa emergere è un altro, che questa benedetta autonomia non funziona e noi siamo nel terzo millennio con un'autonomia che è agli sgoccioli, le zone interne si stanno depauperando di popolazione, depauperando di beni, depauperando di servizi.

Cos'è successo allora secondo me? Questo è il dato politico, che tutti i consiglieri e siamo tanti, io rivendico delle zone interne in autonomia senza essere prezzolati, per la prima volta abbiamo rinunciato a uno scontro epocale che ci trasciniamo in modo atavico fra il Nord e il Sud, fra Cagliari e Sassari. Quindi quello che emerge con questa legge non è il fatto che abbiamo premiato Cagliari e sconfitto le altre regioni della Sardegna, a questo abbiamo posto rimedio, l'abbiamo detto con la perequazione, tentando, lo faremo in finanziaria di dare comunque i soldi a quelle zone che stanno morendo, tutte le zone dell'interno ma non solo anche il Meilogu, l'Anglona e via dicendo. Quello che deve emergere quindi che cos'è, che per la prima volta noi delle zone interne vogliamo rinunciare a questa contrapposizione e chiedere pari diritto e pari diritto non è parteggiare per il Nord o per il Sud, pari diritto è quello di avere effettivamente servizi, soldi e comunque una visione politica di solidarietà, se manca questa tutte le zone interne sono destinate a morire, questo è il motivo per cui io credo che questa legge va nel verso giusto senza entrare nel merito, mettendo in evidenza questa chiave politica che le zone interne esistono, ma anche di pensiero e questo pensiero sicuramente è quello diverso che abbiamo portato avanti negli ultimi decenni, quello di un'autonomia che è fallita.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOCCI IGNAZIO (FI). Anche noi in realtà siamo molto ottimisti, secondo me anche più ottimisti dell'assessore Erriu, del governo, noi abbiamo la speranza che nonostante questo quadro normativo gli enti locali sapranno comunque resistere a queste dinamiche che secondo noi hanno come unico tentativo quello di diminuirne l'importanza. Onorevole Demontis non ci deve convincere lei della nostra posizione politica, lei deve convincere i suoi conterranei della bontà delle sue scelte e che l'architettura che lei ha pensato è la migliore possibile per il suo territorio, ma noi non contiamo nulla, farà lei i conti con i suoi conterranei. Quindi per carità è solo una nota rispetto all'ulteriore spiegazione che ci ha voluto dare di area metropolitana e rete metropolitana. Abbiamo pescato a strascico, caro onorevole Deriu, qualche volta abbiamo preso qualche scarpone, ci stiamo preparando per le tonnare volanti perché sugli attrezzi da pesca bisogna fare molta attenzione, ci prepareremo con le tonnare volanti per il prossimo disegno di legge, quello finanziario, state attenti a non incappare in qualche altro vostro inciampo perché siete capaci di crearvene uno dietro l'altro senza bisogno delle nostre sollecitazioni, anzi a noi ci dovreste ringraziare perché siamo il vostro pungolo e qualche volta a ragione di unità di una maggioranza che qualche volta sulla stampa pare un attimino sfilacciata soprattutto in quest'ultimo periodo. Quindi fateci fare davvero l'opposizione, abbiate anche rispetto del ruolo delle opposizioni, noi continueremo a garantire questo bellissimo gioco di democrazia e continueremo a stare qui, non lo so forse per la finanziaria anziché 3 mila saranno 30 mila gli emendamenti perché noi continueremo a lavorare quindi per aiutare la Giunta e l'assessore Paci ad esitare un provvedimento sempre migliore nell'interesse della Sardegna. Annuncio il mio voto contrario al disegno di legge Erriu-Deriu di riordino degli enti locali.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Ruggeri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

RUGGERI LUIGI (PD). Sono tre minuti che ci regaliamo in questa discussione lunghissima per affermare che la legge di riforma è una legge che in maniera soddisfacente incide profondamente sull'organizzazione istituzionale, ma che è stata caricata di significati impropri in questo dibattito perché è stata discussa come se l'ordinamento potesse davvero essere il motore dello sviluppo, come se un titolo o una definizione potesse rappresentare il lasciapassare per il paradiso o per l'inferno. E in questo dibattito c'è stata proprio una distorsione di prospettiva che l'ha trascinato al ribasso perché si è immiserito, a tratti involgarito in un approccio localistico di rivendicazione, di ricerca di un nemico, di cose che contraddicono invece il fondamento di un approccio legislativo autonomistico che riguarda l'analisi della realtà. Qui non ci sono leggi che si appoggiano su costruzioni artefatte, sono leggi che guardano alla realtà, fotografano i bisogni e cercano di dare risposte. Una risposta è per esempio quella della città metropolitana che riguarda il riconoscimento di un sistema complesso che non ha a disposizione attualmente un corrispondente livello di governo del medesimo ordine così come l'altro dato, l'altro bisogno, le Unioni dei comuni a meno che non vogliamo mantenere in piedi le istituzioni che non sono più in grado di corrispondere al bisogno di integrazione, di interrelazione di scala cui le attuali dimensioni, cui il concepimento di una municipalità su base del tutto autonoma e autosufficiente non può più rispondere. Certo, questo testo ha delle difficoltà legate al momento in cui si è arrivati alla scrittura e sono difficoltà testimoniate da questo monticello di emendamenti che sostanziano il contributo che ha dato l'opposizione che a me non è sembrato all'altezza dell'intelligenza di molti dei suoi componenti. Penso che sia un testo che ha necessità, avrà necessità nel divenire di manutenzioni, però è un passo importante perché si inizia, è un punto di partenza e il fatto che stiamo partendo e che il testo possa poi dover essere sottoposto a delle revisioni manutentive dice che stiamo facendo, e la differenza rispetto a quello che è accaduto sino adesso è che noi facciamo, che questa stagione che abbiamo inaugurato con altre riforme magari di minor calibro è una stagione che sarà contrassegnata dal fatto che a differenza di quello che succedeva prima...

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Gaia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

GAIA ANTONIO (Cristiano Popolari Socialisti). Sarei voluto intervenire nella discussione generale ma approfitto per anticipare il mio voto favorevole per questo riordino degli enti locali. Sarò brevissimo visto che abbiamo solo pochi minuti a disposizione. Innanzitutto comunque vorrei veramente fare un plauso a tutti coloro i quali hanno reso possibile questo riordino degli enti locali, dall'Assessore alla Commissione, a tutta l'Assemblea, maggioranza e minoranza. Questo è il frutto di tutte le sinergie messe insieme, io sono pienamente convinto che è un buon lavoro, l'impalcatura è buona, e come qualunque tipo di legge che viene fatta dagli esseri umani è come tale perfettibile, però prendo spunto dall'intervento dell'onorevole Floris, coadiuvato dall'onorevole Solinas, anche io mi sarei augurato e auspicato una condivisione di questa legge, lo dico da cittadino prima ancora che da consigliere regionale, però ahimè, onorevole Floris, così non è stato ed è con profondo rammarico che lo constato anch'io perché i problemi non sono di Nuoro, di Olbia, di Sassari o di Oristano, i problemi sono dei sardi e se non riusciamo a svestirci della casacca di provenienza, prima ancora che politica territoriale, non abbiamo capito quale sia ruolo che rivestiamo in quest'Assise che è quello di legislatori di tutti i sardi, non del mio territorio di provenienza o di appartenenza. Una legge deve essere lungimirante al di là della provenienza di ogni singolo soggetto ecco perché ritengo, e ne sono profondamente convinto, che questo sia il frutto di tutti, nessuno escluso, di quest'Assemblea, nel bene e nel male. Così come sono pienamente convinto, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, che l'Unione dei comuni, ne sono un acerrimo sostenitore, saranno frutto di risparmio e di razionalizzazione ma soprattutto saranno un rimedio per lo spopolamento dei nostri piccoli comuni perché solo attraverso la massa critica e l'unione di essi noi possiamo evitare questo. Concludo citando proprio un mio carissimo e fedelissimo che mi ha accompagnato durante tutta la mia vita degli studi, che se le idee convincono e gli esempi trascinano, solo i fatti possono dare concretezza alle idee e agli esempi, lo diceva Sant'Agostino e sono convinto che questa legge ce lo dirà nei fatti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Anch'io voglio esprimere il mio voto favorevole a questa proposta di legge di riordino degli enti locali, ringraziando tutti gli attori principali: il Presidente della Commissione relatore, ma anche la minoranza che ha svolto un ruolo importante, attento, che ha difeso posizioni condivisibili o non condivisibili ma che in qualche modo rappresentano delle esigenze territoriali. Sarà da oggi, da questo momento in poi, a verificare chi avrà ragione, se abbiamo avuto ragione noi nel porre con coraggio quello che ricordava il Presidente Floris nella "bellezza della politica", perché la bellezza della politica è anche quella di difendere le ragioni della politica e noi con questa legge di riordino abbiamo messo in campo la nostra politica che è una politica di cambiamento che guarda al passato nell'orgoglio del passato ma affronta il futuro, che è il futuro di un cambiamento che non dobbiamo guardare nella Sardegna che avevamo fino a ieri, perché la Sardegna che avevamo fino a ieri è una Sardegna che si sta spopolando, noi fra sessant'anni avremo meno 300 mila abitanti, ormai oltre 150 comuni hanno perso il 30 per cento dei propri abitanti, c'è uno spopolamento sociale, c'è uno spopolamento economico, quindi nel lasciare le cose com'erano sicuramente non avremmo dato risposta a quel coraggio che noi vorremmo oggi dare che è nel cambiamento, non nel cambiamento soltanto nella nostra Isola, ma nel cambiamento dell'Italia ed europeo. Tutto sta andando molto velocemente allora nell'affrontare le scelte che non sono soltanto scelte istituzionali di riorganizzazione territoriale ma è giusto dire che dobbiamo impostare anche scelte culturali perché, guardate, non ci sono vinti e vincitori, non ce n'è una Sardegna che in qualche modo è sconfitta perché probabilmente siamo più noi che vogliamo in qualche modo dividere i sardi dai sardi stessi, perché i sardi ci guardano, ci aspettano ma sono in qualche modo quelli che ci chiedono di scegliere per loro. Noi troppo spesso li vogliamo vedere divisi ma con questa legge che oggi in qualche modo lascia il porto, il porto di questo Consiglio regionale, e in mare aperto ma starà a noi, a tutto quello che saremo in grado di fare da oggi nei prossimi mesi nei prossimi anni, ad arricchirla anche con altre cose che riusciremo a mettere nel campo del cambiamento e che vorremmo imporre come governo di centro sinistra, la possibilità di vedere chi avrà ragione o torto, ma io sono sicuro che anche voi dalla vostra posizione volete che questa legge abbia in qualche modo ragione di esistere, abbia ragione di ben funzionare perché nessun in quest'aula vuol essere vincitori o vinto ma nessun in questa aula vuole vedere sconfitti i sardi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

TEDDE MARCO (FI). Presidente, credo che nonostante la distanza abissale che ci separa dall'assessore Erriu dobbiamo apprezzare il suo equilibrio, la sua pacatezza, anche se non apprezziamo ovviamente l'articolato che ci ha proposto per nelle varie stesure, con tutti problemi che poi si sono verificati in quest'aula e fuori da questa aula, ma nel momento in cui l'assessore ci dice, a chiusura di questo iter che la legge Delrio è stata rispettata, insomma, consentitemi di avanzare e di sollevare qualche dubbio più o meno fondato, ma qualche dubbio forte e pesante, dubbi che probabilmente verranno sciolti da chi ha il potere di impugnare questa legge davanti alla Corte costituzionale, così come non posso non sottolineare il fatto che se siamo arrivati in ritardo e se il ritardo dovesse comportare delle sanzioni o problemi per le nostre comunità la responsabilità sappiamo a chi ascriverla. Di sicuro non a questa opposizione che nonostante gli sforzi è sempre costituita da pochi elementi e non è in grado di frenare il cammino della maggioranza, non è in grado di fermare il cammino della Giunta, ma io credo che l'apprezzamento dell'onorevole o dell'assessore Erriu non faccia il paio con il mancato apprezzamento che dobbiamo sicuramente mettere in campo nei confronti di alcuni consiglieri espressi dal territorio sassarese che si esercitano in interlocuzioni, in interventi anche a Sassari di un certo tipo, poi arrivano in aula al momento dei dunque si nascondono, scompaiono. Consiglieri che non gradiscono il ruolo dell'opposizione, che richiamano programmi molto seguiti quali Master Chef, e dimenticano invece che probabilmente seguono programmi di Walt Disney, di Hanna - Barbera, considerato che li abbiamo visti in quest'aula con pupazzetti di Topo Gigio, io credo che questi Artusi dell'Anglona dovrebbero meglio riflettere sulle conseguenze dei loro gesti, sulle dichiarazioni che fanno a Sassari, che riescono a provocare poi importanti pezzi sulla stampa e che poi invece vengono miseramente disattese con voti contrari o assenze.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Valter Piscedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PISCEDDA VALTER (Cristiano Popolari Socialisti). Presidente, colleghi, semplicemente poche parole, lascerò anche un po' di tempo libero per dire che secondo me abbiamo fatto un buon lavoro, non sono convinto che possa dire senza prendervi gli (…) dell'opposizione che sia una buona legge, ma sicuramente abbiamo fatto un buon lavoro, lungo, meditato e del quale mi sento di fare alcuni ringraziamenti: innanzitutto alla minoranza, non sto prendendo in giro, lo sto dicendo davvero, ho imparato tante cose, ho imparato a distinguere più di quanto sapessi fare prima le cose vere dalle cose false, ho imparato a capire il valore della storia, della tradizione e dell'appartenenza a grandi culture di partiti che hanno fatto questa Sardegna, ma ho imparato anche a conoscere di più di prima i territori che sono più rappresentati, ciascuno con le proprie istanze e con le proprie specificità, quindi grazie per avermi dato questa occasione. La dialettica, al di là di alcuni momenti in cui secondo me è scaduta, aldilà delle colpe è stata alta e per me è stata assolutamente positiva, quindi grazie ai colleghi per averlo consentito, si poteva fare un'ostruzione è molto più di quanto si è fatta, invece si è scelta la strada di entrare nel merito delle questioni, anche con tutti quegli emendamenti, ciascuno discusso, su ciascuno si è entrati nel merito e quindi per me è stato un arricchimento del quale volevo ringraziarvi. Volevo poi ringraziare il collega Deriu, perché ho scoperto che ha una pazienza molto più ampia di quella di Giobbe e di questo gliene voglio dare atto. E poi voglio ringraziare anche l'Assessore, che in questo momento non c'è, perché insomma ha preso tanti di quei colpi con un aplomb, veramente tanto di cappello a lui, e anche da lui ho imparato molto. E poi, forse non spetta a me, ma mi sento di farlo anche per amicizia personale, volevo ringraziare tutti quei collaboratori che hanno dato una mano, e sono quelli che stanno nell'acquario, in quella che io chiamo piccionaia, volevo ringraziarli, quindi grazie per la collaborazione che ci avete dato. Volevo ringraziare anche tutti quelli che fuori da qua ci ha dato una mano, perché sono stati molti, almeno nel mio caso io mi sono confrontato molto fuori da quest'aula, sicuramente sono stati utili gli organismi di rappresentanza, e mi riferisco all'ANCI, ma l'ANCI non esaurisce tutto il contributo che hanno dato anche molti colleghi sindaci che non sono negli organi rappresentativi dell'ANCI. E poi volevo ringraziare i colleghi perché davvero attraverso le tantissime discussioni che abbiamo avuto mi hanno dato uno spaccato della Sardegna che non avevo. Io faccio parte…

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giuseppe Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI GIUSEPPE (PD). Avrei voluto fare un intervento in gallurese dato il momento, però preferisco non farlo perché voglio che tutti ascoltino e capiscano possibilmente, e non attendano il momento successivo alla votazione per eventualmente leggere la traduzione. Quindi lo farò in italiano e dico che nei pochi minuti a disposizione proverò a dare una motivazione circa il mio voto finale sulla legge che verrà licenziato da quest'Aula. Come noto io sono stato critico dall'inizio, da più di un anno fa quando è stato presentato il disegno di legge. Sono stato critico ma ho tentato modestamente di poter dare un apporto in termini di correzione, sia nei passaggi in Commissione, sia nei passaggi dopo in Aula, e purtroppo questa mia convinzione di contrarietà di fondo alla legge è rimasta tale anche in questa fase. E provo fare un esempio su tutti per spiegare perché, perché ho davvero poco tempo disposizione e mi viene male fare un'analisi compiuta sull'intera legge, sarebbe ingeneroso anche farla con pochi minuti a disposizione. Nel passaggio in cui la legge è stata approvata in Commissione c'erano le Unioni di Comuni di area metropolitana, secondo me una parte buona di quella legge, che prevedevano una sorta di trattamento particolare per quelle zone nelle quali insistono porti e aeroporti di interesse nazionale. Nel passaggio in Aula sono sparite le Unioni di Comuni di area metropolitana, è rimasta la rete metropolitana, e incredibilmente è stata tagliata fuori una zona della Sardegna, il nord-est che, porti e aeroporti, ha la leadership in termini numerici del traffico in Sardegna, marittima ed aereo. Ecco uno dei motivi principali, ho solo tre minuti quindi praticamente il tempo scade, e questo unitamente a tanti altri motivi, compreso il fatto che ritengo sia assurdo che la Gallura debba tornare sotto Sassari, una questione alla quale dobbiamo porre rimedio subito, esprimo il mio voto contrario alla legge.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO LUIGI (PD). Presidente, secondo me è un momento importante questo, stiamo approvando una legge di riforma che la Regione attendeva da tempo, fin dallo scorso mandato, sono già passati quasi quattro anni dai referendum che hanno di fatto creato le condizioni della scomparsa delle Province, non ci si era ancora arrivati. Siamo partiti da un disegno di legge della Giunta e siamo arrivati ad un testo finale diverso, arricchito dal confronto che c'è stato in Consiglio regionale, arricchito dal confronto che c'è stato nei territori. Qualcuno l'ha voluto leggere come una nota di demerito per la Giunta, io la leggo come una nota di merito della Giunta l'aver aiutato il Consiglio ed in particolare la maggioranza, e dirò perché, a costruire una cosa che fosse alla fine condivisa. Un confronto ampio nella maggioranza, un confronto ampio nei territori, con i sindaci, con la loro organizzazione, un confronto che non c'è stato in Consiglio, ma perché il confronto non c'è stato innanzitutto in Commissione, dove quando si fa una legge il confronto deve essere messo in piedi, non mi risulta che ci sia stato, io non ne faccia parte, e non mi risulta che ci sia stato neanche dopo che con richieste reiterate più volte la minoranza ha ottenuto dalla maggioranza che si tornasse in Commissione, neanche in quel momento si è colta l'occasione per affrontarlo un vero confronto in quei giorni. Non lo si è fatto, a me è dispiaciuto. Certamente il fatto che il testo finale sia diverso da quello iniziale dimostra che, al di là del numero degli interventi fatti per dilatare i tempi, nella maggioranza nessuno era al guinzaglio di nessuno. Ne è venuto fuori un impianto complessivo equilibrato. La città metropolitana di Cagliari, e non quella che ci avrebbe fatto ridere dietro in tutto il mondo, la città metropolitana della Sardegna; gli ambiti strategici territoriali che dovranno essere completati con una successiva legge e sono la chiave di volta della gestione equilibrata in Sardegna dei finanziamenti, con città metropolitana e nell'interesse però di tutti gli altri territori; le città medie, la rete metropolitana, tutte risposte alle singole questioni a tutti i territori affinché la risposta fosse davvero equilibrata, dando una risposta alla più grande città della Sardegna, che è la città di Cagliari…

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, beh dopo tante confessioni, richiami, dopo gli interventi dei colleghi mi pare che manchi solo un confessore alle vostre malefatte. Ho sentito di tutto, ho sentito gente che reclamava la pulizia della legge, la qualità, il rispetto dei territori, ho sentito invece in verità leggendo l'articolato, ma anche negli interventi che si sono susseguiti in queste giornate, solo iniquità e ingiustizia, ho sentito solo ed esclusivamente il tradimento verso i territori. Perché se è vero che basta solo un paese, solo un comune, solo un cittadino che viene tradito dal Parlamento dei sardi, è la sconfitta di questa legge. Questo lo abbiamo detto e ripetuto in più di un'occasione, è una riforma che guarda al passato, è una riforma che non ha saputo dare apprezzamento e valore alle memorie della sua terra, e nemmeno a quelle, così come richiamava poc'anzi il collega Meloni, che hanno dinamiche superiori ad altri territori, ad altre ex province. E quindi è una legge che fallisce, perché solo un cittadino che è scontento significa che è una legge che troverà difficoltà nella sua applicazione. E se solo un sindaco si esprime contro questa legge vuol dire che la legge ha fallito tutti i suoi obiettivi. E se quindi quel Sindaco oggi esprime il suo voto contrario alla legge fa il paio con altri Sindaci che lo hanno già fatto, ieri hanno scritto sui giornali, qualche altro amministratore che in questo momento è in subbuglio nel territorio regionale. Quindi significa che la legge ha clamorosamente fallito e va a smentire anche i suoi nobili rappresentanti. E quindi quando sento parlare di equilibrio sociale, di solidarietà, di vicinanza sono parole per l'occasione pura retorica; l'esercizio che avete portato in questi tre minuti, sommati a tutti i presenti consiglieri regionali della maggioranza, in quei 90 minuti che vi sono concessi nel complesso hanno rappresentato la sommatoria della retorica. Al cospetto di una legge che probabilmente non vi appartiene, ma che le dinamiche dei vostri rispettivi partiti, e forse per dover stare insieme tutti quanti raggruppati, vi porta ad un puro e semplice esercizio verbale e di pura retorica. Questo è il risultato che avete portato a casa cari colleghi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (FI). Mi è stato di ispirazione il collega Lotto, perché, nel riepilogare tutto ciò che non va in questa norma, lui è stato eccellente nel rammentare qual è stato il percorso logico, in antitesi rispetto a un normale percorso legislativo, che è stato seguito da questa maggioranza. Ci ha ricordato che da ogni singola istanza di ogni singolo territorio è scaturito un articolo di legge e una definizione. Io comprendo che la materia legislativa non sia un tema particolarmente abbordabile, ma una legge è per definizione generale ed astratta. Voi avete fatto esattamente il contrario, voi avete scritto parole avete scritto il necrologio del sistema delle autonomie locali della Sardegna, piuttosto che concentrarvi su come scrivere una norma che valesse per tutti, e piuttosto che concentrarvi su come far funzionare le cose vi siete concentrati sul fatto di spendere una parola per tutti. Così non si fa una norma, sarebbe difficile spacciarlo per un programma elettorale, immaginarsi per una norma. Poi ridicolizzatela quanto vi pare, i vostri padri della Patria sono stati primi a sostenere, naturalmente dopo di noi, che la soluzione della città metropolitana che avesse come confini quella della Sardegna erano una soluzione logica e credibile. Io comprendo che lei, venendo dalle sassarese, non si voglia genuflettere al presidente Soddu, ma se lo ascoltasse di tanto in tanto male non fare ebbe. Dico di più, è stato illustrato dall'inizio che la soluzione tecnicamente consentiva di raggiungere due obiettivi che voi non avete raggiunto, cioè quello della reale soppressione delle province e quello di non costringere i comuni della Sardegna all'adesione obbligatoria all'unione dei comuni. Potete strillare quanto vi pare adesso che non contate più nulla, come non avete contato nulla durante la stesura della legge, ma questa è una verità che rimane e questa è una verità che vi ricorderemo fino a quando sarà necessario che ve la ricordiamo, a voi e ai facilitatori della legge che si sono mossi al di fuori del Palazzo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (PD). Esprimo il parere favorevole su questa legge, che è a mio avviso un'ottima legge e ne approfitto per ringraziare in primo luogo l'assessore Erriu che è da un anno e mezzo ha girato la Sardegna, per illustrare, condividere e modificare, quando le proposte sono state accettabili, quello che è il contenuto della legge. Così come vorrei ringraziare tutta la Commissione prima in modo particolare i componenti della maggioranza che con grande sacrificio hanno fatto sì che questa legge potesse arrivare al termine. Consentitemi un saluto particolare e un ringraziamento particolare a Roberto Deriu, che abbiamo corso il rischio anche di perderlo definitivamente nell'approvazione di questa legge. Io credo che questa legge sia partita nel modo più sbagliato possibile, nel senso che il dibattito si è concentrato più sulla contrapposizione tra Sassari e Cagliari e non sul contenuto di questa legge. Io credo che la città metropolitana di Cagliari fosse un dato già acquisito prima di discutere di questa legge, perché riconosciuta da una legge nazionale e non poteva non essere un'opportunità non solo per i cagliaritani ma credo per tutta la Sardegna. Così come ridare alle unioni dei comuni un ruolo e una forza di programmazione del territorio, delle risorse e consentire di poter funzionare e noi stiamo ancora discutendo di unioni dei comuni come erano prima e non quelle che sono state scritte in questa legge. Io non ringrazio la minoranza, come hanno fatto molti dei miei colleghi, perché io sono convinto che la minoranza avrebbe potuto dare molto di più, al di là di chi continua, onorevole Crisponi, non a fare retorica ma continuana a fare demagogia su argomenti come questi che, capisco anche dal punto di vista politico alcune forze politiche hanno necessità di cavalcare questo percorso che gli ha garantito magari la propria o la sola esistenza. Vi chiedo però: qual è stata la proposta della minoranza, al di là di quello che diceva il mio capogruppo della città metropolitana regionale? Io, consigliere Rubiu, lei non si può permettere di accusare la maggioranza di aver raddoppiato il numero dei consiglieri della città metropolitana di Cagliari, perché l'avete presentato voi emendamento, avete chiesto voi il voto segreto e quindi non accusi gli altri, abbia almeno…

RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). È stato approvato solo grazie a voi.

SOLINAS ANTONIO (PD). Presidente, io mi rivolgo alla minoranza, l'ho fatto solo nella chiusura della legge sull'edilizia, credo che la maggioranza, qualsiasi sia, abbia l'obbligo di governare e di approvarsi le leggi che ritiene necessarie e che ne risponderà davanti a chi gli ha dato il mandato elettorale. Con questo Regolamento che abbiamo oggi, e lo ha dimostrato anche il dibattito in questa legge, credo che nessuna maggioranza, quella che sta governando oggi e quella che magari governerà domani, con un Regolamento come questo sarà sempre sottoposta…

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Io non sono mai stato molto favorevole a queste dichiarazioni di voto in continuazione, perché dopo un dibattito di mesi queste dichiarazioni di voto sono un po' una difesa al proprio operato. Quello che voglio dire è che è la prima volta che assisto ad una scorribanda della maggioranza, che si approva una legge e non fa altro che chiedere di parlare per esprimere la propria votazione. Non c'è stato nessuno che abbia detto che questa legge è una buona legge, ad eccezione di coloro che sono stati i protagonisti della legge stessa. Si è detto: il futuro ci dirà se la legge sarà buona o non sarà buona; l'esperienza ci dirà; avremmo tutto il modo di cambiarla, di modificarla. E c'è molta amarezza, io l'ho notato, in molti interventi. C'è la scontentezza che questa legge poteva essere fatta in maniera diversa oppure andava rispettata quella che è la condizione che il Consiglio regionale aveva dato. Io però questo lo vedo come un fatto positivo, il fatto che la maggioranza abbia chiesto è perché si rende conto e si fa carico delle preoccupazioni che la stessa maggioranza capisce che esistono e che ci sono. Quindi questi trionfalismi, questa enfasi, io non l'ho notata da nessuna parte e sono soddisfatto del fatto che la maggioranza abbia preso contezza e abbia preso visione del fatto che questa è una legge delicata, che non si fermerà qui e quindi c'è la preoccupazione di riprenderla e di riprenderla sotto diverse spoglie e sotto altre forme.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Alessandro Collu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COLLU ALESSANDRO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Per annunciare il voto favorevole alla legge. Poi volevo dire una cosa collega Pittalis, ha ragione che siamo intervenuti poco, però abbiamo ascoltato molto, siamo stati sempre presenti in Aula, e come prima diceva il collega Piscedda ci siamo anche arricchiti, abbiamo imparato tanto. Personalmente, qualche volto sono uscito con le idee confuse, non più tardi di ieri sera, qualche ora fa, ad esempio, sullo stesso punto due consiglieri della minoranza uno riteneva di avere subito un'espropriazione e un altro un enorme regalia. Quindi molte volte ci si confondono le idee per questo. Io chiaramente, avendo fatto anche io l'amministratore, ognuno di noi potrebbe pensare che avrebbe inserito qualche piccola modifica alla legge, e questo è chiaro, però io ringrazio veramente chi ha collaborato a redigere questa legge, il presidente della Commissione, il relatore, l'Assessore, perché in realtà proprio per una legge tanto importante, di tale portata, che coinvolge migliaia di persone, si è riusciti a fare sintesi portando in Aula e facendo sì che approviamo una buona legge. La legge migliore che potessimo fare. Io credo che la nostra parte l'abbiamo fatta, l'abbiamo fatta bene e ringrazio ancora davvero chi è riuscito a fare sintesi in una legge di questo tipo. La cosa peggiore che può fare un Consiglio regionale, o qualunque consesso, è non fare niente per la paura di sbagliare qualcosa, noi quanto meno questo errore non lo abbiamo fatto, e abbiamo portato in Aula una legge che riteniamo essere una buona legge. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Alberto Randazzo. Ne ha facoltà.

RANDAZZO ALBERTO (FI). Per esprimere ovviamente il mio voto contrario e per rispondere a qualche intervento dei colleghi della maggioranza. In dichiarazione di voto su una legge ferma, forte e basata solo sui voti della maggioranza, perché l'opposizione al 99 per cento ha votato contro, non si può dire "voto a favore, è una legge bella, migliorabile", perché "migliorabile" si può dire mentre si discutono gli articoli, ma una volta che arriviamo al voto finale, "migliorabile" vuol dire che si torna sulla discussione del tema in discussione, e non va bene, perché una legge approvata in quest'Aula deve essere la migliore possibile, secondo le dichiarazioni dei colleghi.

Mi sono divertito, Assessore, a guardare i nuovi collegi elettorali per la Camera, quando parlava il collega Deriu mi sono guardato tutte le leggi che si riferiscono alla norma che stiamo andando a votare. Mi fa piacere vedere che il Collegio numero 1 parla di "Province Sassari e Olbia", ovviamente adesso si modificherà solo in "Provincia di Sassari", quindi anche per consolare i colleghi della Gallura che dicono che ci saranno compensazioni. Il Collegio 2 parla di "Province di Nuoro, Oristano…", nel testo di legge ovviamente… come un vostro esponente, l'onorevole Civati, che ha raccolto le firme per il referendum e sta cercando di aggiungerlo al referendum che va ad ottobre sulla conferma sulle riforme che ha fatto il Governo di centrosinistra, se mettono anche questo sarà bellissimo, perché se noi apportiamo modifiche ai collegi elettorali si dovrà fare il secondo passaggio per i collegi specifici. A noi va benissimo perché tutte le riforme che vengono fatte ovviamente sono concertate. Collega Deriu, le cito il Collegio 3 che parla della Provincia di Cagliari, esclusi i Comuni…, verrà chiamata città Metropolitana, Provincia del basso sud, avranno nomi bellissimi e filosofici, il problema è che dovremo andare a modificare la legge citando i paesi, o Comuni come lei preferisce, uno per uno, e avremo tutti i paesi della Sardegna elencati nei vari collegi per non sbagliare. A oggi i collegi elettorali che esistono in Sardegna non sono applicabili per quella che è la formulazione votata dal Parlamento italiano, io ho parlato con un parlamentare che mi ha detto "stanno già modificando? Speriamo che a ottobre non passi il referendum", io sono tra quelle persone che votano "sì" per il referendum, quindi speriamo di ottenere il risultato che questo Governo nazionale vada a casa. Soprattutto è bellissimo perché se si dovesse votare con la legge così com'è scritta per il Parlamento italiano, chiunque venga eletto è soggetto a ricorso e può decadere dal collegio, è successo già in altre Regioni quindi. Onorevole Deriu, cerchiamo di raccordarci tutti in fretta in modo che vengano modificati tutti quelle che sono i parametri che hanno ricaduta con le norme che abbiamo approvato in questa legge.

Ovviamente sono pessimista sulla soluzione dei problemi dei Comuni che non fanno parte delle Città metropolitane, delle città fortunate, spero di sbagliarmi e se avete ragione verrò in quest'aula a dirvi che avete ragione e che mi sono sbagliato nel pensiero: io ve lo auguro ma sono sicuro che…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Randazzo, il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Gavino Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANCA GAVINO (PD). Per dire che questo è un tema difficile, è indubbio che sia un tema difficile, che è stato oggetto negli anni di ragionamenti politici e di ricerca delle soluzioni migliori, quindi è normale che all'interno di quest'Aula, nel momento in cui veniamo chiamati a fare un ragionamento sulla riorganizzazione del nostro tessuto istituzionale, si creino le contrapposizioni, è anche legittimo che si faccia il gioco delle parti ed è legittimo anche, a prescindere da alcuni contributi positivi, nel gioco delle parti la speculazione politica di alcuni colleghi consiglieri regionali che parlano di disattenzione rispetto ad alcune parti del territorio, penso che siano normali. Io personalmente penso che forse siamo in un'altra fase politica, siamo nella fase politica forse della maggiore sincerità, in cui togliersi le magliette dell'appartenenza territoriale; anche io sono uno di quei consiglieri regionali che fa parte di un territorio che ha lamentato alcune situazioni particolari, una per tutte quella della Città metropolitana, sono però anche uno di quelli che sostiene che ad un certo punto bisogna fare sintesi e bisogna portare a casa un risultato che sia un risultato politico complessivo della maggioranza, e questo abbiamo fatto. Lo hanno detto tanti colleghi, che hanno partecipato anche più di me, abbiamo portato a casa il risultato di una legge sicuramente migliore di come è entrata, e questo non è un riferimento negativo alla Giunta regionale o all'Assessore, che ci ha messo grande partecipazione, grande impegno e anche grande serietà nell'interagire con i territori e anche con il Consiglio regionale: è normale che accada così, perché questo è un percorso legislativo e queste sono le cose che normalmente accadono in un Consiglio regionale e in qualsiasi organo parlamentare.

L'ultima riflessione che faccio, la faccio a me stesso ma la faccio anche alla Giunta regionale, al presidente Pigliaru che non c'è, ma anche all'Assessore e a noi tutti: noi nelle prossime settimane, nei prossimi mesi dovremo sicuramente ragionare su una grossa concentrazione di potere che si sta verificando su Cagliari e sull'area urbana di Cagliari, vanno fatti dei ragionamenti di prospettiva sulle scelte, sulle funzioni, sugli enti che andremo a costituire nelle prossime settimane e nei prossimi mesi di lavoro. L'equilibrio della Sardegna passa per un processo in cui la Sardegna sia tutta riconosciuta in egual misura, anche nei territori più deboli e anche i territori un po' più lontani dal centro: rafforzare troppo Cagliari, dimenticando gli altri territori, sicuramente non fa bene allo sviluppo complessivo della nostra terra, ecco, questo nei prossimi mesi secondo me, Assessore, presidente Pigliaru anche se non c'è e colleghi del Consiglio, deve essere il nostro impegno serio. Dobbiamo cominciare a riequilibrare la Sardegna, in parte su alcune cose ci siamo riusciti, in parte sicuramente non ci siamo riusciti.

Dichiaro ovviamente il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pierfranco Zanchetta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti). L'onorevole Meloni avrebbe voluto fare un intervento in gallurese, io sarei stato disponibile a farne la traduzione simultanea ma faccio una citazione in gallurese: in camminu s'acconcia lu barriu, strada facendo si sistema il carico. Ecco, secondo questa metafora, così come ho avuto modo di anticipare anche nel ragionamento precedente, noi dobbiamo sistemare il carico, e quello che è stato sottratto oggi lo dobbiamo compensare domani, immediatamente. Quando l'onorevole Meloni richiama l'attenzione sul mancato riconoscimento alla Gallura e a Olbia dice una grande verità ed io non posso che associarmi al suo grido di dolore, come abbiamo già fatto nell'emendamento che abbiamo presentato, che abbiamo sostenuto soltanto noi due e che è stato bocciato dalla maggioranza, però questo non mi impone di assumere un ruolo di responsabilità e, così come ho già anticipato nell'intervento precedente, io voto a favore della legge, ricordando alcuni passaggi, che ricordava anche l'onorevole Congiu, quando si riconosce al territorio intero una perequazione, quindi a beneficio di quei territori meno avvantaggiati, e questa perequazione è un'assunzione di responsabilità forte da parte del Governo di questa Regione, assunzione di responsabilità che vale per tutti i territori, con una legge che abbiamo detto che è perfettibile nel suo cammino e che ci impone e impone che ai territori un'assunzione di responsabilità. Il richiamo che faccio ai sindaci è all'unità dei territori, alla maturità che i territori devono avere anche nelle rivendicazioni che richiamano l'insieme della Sardegna. In queste due settimane ho sentito tante citazioni, cari colleghi, permettetemi di farne una: Tolstoj diceva che se racconti il tuo villaggio racconterai il mondo, io credo che questo assunto noi lo possiamo interpretare come la capacità che dobbiamo avere, e lo dico soprattutto all'assessore Erriu, di interpretare i bisogni dei piccoli paesi, delle piccole comunità, le richieste dei piccoli Comuni, perché quel villaggio di cui Tolstoj diceva e il villaggio globale della Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Per esprimere prima di tutto la vicinanza al travaglio personale e anche politico del collega Meloni, che ha esternato a quest'Aula con una posizione assolutamente difficile ma rispettabile, e che è anche per larga parte il nostro travaglio. Noi Sardisti, all'esito di questa discussione, essendo anche la forza politica più antica che siede in questi banchi, proviamo per intero il dispiacere che una riforma così importante sia votata esclusivamente dalla maggioranza o forse da meno della maggioranza numerica di questa aula; è un fatto che crea un precedente assolutamente non auspicabile. Noi abbiamo cercato di concorrere nell'ambito di questa discussione ad apportare alcune modifiche, purtroppo non si sono verificate le condizioni che ci consentono di mutare il giudizio che abbiamo espresso all'inizio di questa discussione.

Tra il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà di gramsciana memoria purtroppo credo che questo testo cari colleghi propenda più sul pessimismo della ragione. Soprattutto per una delle considerazioni che Gramsci fa nei suoi quaderni quando distilla questa frase molto ripetuta e cioè quando esprime tutta la diffidenza per coloro che nei loro nascondigli di geni incompresi fanno scoperte strabilianti e definitive. Io credo che rinchiudersi dentro il proprio nascondiglio, dentro il proprio recinto di maggioranza su una riforma non determini la migliore delle leggi possibili, determina semplicemente una prova muscolare nella quale avrete sicuramente la meglio, perché i numeri ci raccontano questo, ma il senso di una legge di riforma è andare a ridisegnare un'idea di Sardegna che da questi articoli ahinoi non riusciamo ad intravedere.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oscar Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CHERCHI OSCAR (FI). Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Desini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Che non rinuncia. Grazie Presidente, per ribadire due concetti, per non ritornare su quanto già affermato nel mio precedente intervento, facendo un ragionamento prettamente generale e così come ho detto poc'anzi noi abbiamo presentato un emendamento che era quello che è stato accolto e condiviso da tutta la maggioranza quello della perequazione per non creare dei cittadini di serie A e di serie B, e mi auguro che abbia uno spirito sportivo così come l'ho sempre conosciuto, mi rivolgo al collega Tedde, che sicuramente distratto in qualche iniziativa di prova del cuoco in questo periodo, non si è reso conto che abbiamo approvato l'articolo 8 della legge che prevede la rete metropolitana e dove lo invito a leggere il quinto comma dove c'è scritto, c'è messo nero su bianco sul quale la Regione si impegna in legge che la rete metropolitana venga, appunto, ci sia un principio di perequazione con la città metropolitana. Al collega, all'amico collega Tedde con simpatia e amicizia dico che siamo assolutamente disposti a confrontarci in qualsiasi contesto soprattutto nel sassarese per spiegare ai nostri concittadini quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo messo per legge.

Anche perché vi ricordo che oggi è 27 gennaio, stiamo approvando questa legge che con un accordo che era intercorso con la minoranza avremmo dovuto approvare entro il 13 gennaio e con questo vorrei ricordare che la politica è l'arte della mediazione, io sono partito da una posizione personale che non avrei votato la città metropolitana di Cagliari qualora non ci fosse stata quella di Sassari non lo nego, ma penso che con questo articolo noi stiamo dando la giusta compensazione al territorio di Sassari. Ovviamente al nome del Gruppo sovranità, democrazia e lavoro e esprimiamo il voto favorevole. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Grazie Presidente, cerchiamo di essere velocissimi prima di tutto per esprimere il voto contrario a questa legge che in questi quasi due mesi di discussione ci ha visto spesso con i colleghi della maggioranza in contrapposizione. Io voglio fare un complimento, un complimento sincero solo ad una persona al collega di Olbia Giuseppe Meloni, perché ha dimostrato, il collega Meloni, di essere una persona coraggiosa e fuori dagli schemi dei partiti che ritengo che siano superati dai tempi. Poi una piccola nota al collega Luigi Lotto che io stimo, lui sa bene che io stimo tanto, però che faccia ridere tutta l'Italia la proposta di una città metropolitana regionale, beh caro collega Lotto, è quello che ha fatto esattamente il tuo vicepresidente nazionale di partito. Perché la Serracchiani nel Friuli Venezia Giulia ha scelto e ha fatto votare dal suo Consiglio regionale un'unica città metropolitana regionale. Quindi che faccia ridere tutta l'Italia beh dovresti iniziare a chiederlo alla tua collega Serracchiani, perché non credo che sia così comica come proposta. Poi all'amico Antonio Solinas dire che l'opposizione non ha presentato proposte dopo 2600 emendamenti ritengo che sia una cosa abbastanza inverosimile.

Però arriviamo ai fatti concreti la mia preoccupazione maggiore in questo momento è rivolta ai sindaci, rivolta ai sindaci perché con questa legge siamo riusciti, siete riusciti a snaturare la figura del sindaco. Un sindaco non è più colui che dovrà amministrare quella città, quel paese ma è colui che dovrà amministrare l'unione dei comuni, la città metropolitana, la rete media e così via. Facciamo l'esempio del sindaco di Cagliari, il sindaco di Cagliari rischia di diventare il sindaco di Cagliari, il sindaco della città metropolitana, magari a ottobre senatore della Repubblica e perché no anche presidente e commissario della vecchia provincia di Cagliari. È questo il ruolo che dobbiamo dare ai sindaci? Il sindaco quanto tempo avrà per fare il sindaco, visto che si dovrà occupare di tre, quattro enti contemporaneamente? Questa è la riforma che dovrà snellire, creare quei servizi utili alla popolazione per far migliorare la crescita e lo sviluppo dei sardi. Credo proprio di no, credo che questa legge che avete confezionato non farà altro che complicare la vita ai sardi. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Per esprimere il voto contrario. Penso lo si sia capito dagli interventi, ma soprattutto per prendere atto finalmente attraverso le dichiarazioni di voto sono arrivate le laudatio da parte di molti esponenti della maggioranza che però debbo dire francamente, e bene lo metteva in evidenza l'onorevole Floris, senza particolare enfasi, il che conferma quello che noi vi abbiamo detto e soprattutto a conclusione di quest'iter siamo certi che questa riforma contiene un pensiero debole, un pensiero debolissimo verso il sistema degli enti locali.

Avete i numeri per approvarvela, vi assumete tutta la responsabilità, anche lei onorevole Zanchetta quando ritorna a La Maddalena si assumerà verso la Gallura del voto che oggi lei dà a favore di questa legge. Perché il problema è che dovete, come giustamente ricordava il collega Deriu, non potete continuare a fare l'opposizione nei vostri territori e la maggioranza qui, scordatevelo. Abbiate la compiacenza e la decenza di fare quello che ha fatto l'onorevole Meloni di essere coerente fino in fondo. Noi abbiamo messo bene in evidenza tutto quello di questa legge rappresenta per noi un attentato vero al sistema dei comuni e dei territori. Questo è il problema, è un attentato vero. Perché i comuni sono relegati a enti di quinto livello rispetto al ruolo invece che state dando e che avete consolidato della Regione, che più centralista di così si muore. Assumetevene tutta la responsabilità, non è solo una questione di parole e non vorrei che finisse soltanto in convenevoli e in ringraziamenti. Noi siamo scontenti, noi non abbiamo da ringraziare nessuno, noi anzi dobbiamo davvero dirvi che avete commesso un fatto politicamente grave approvando questa riforma. Assessore Paci, fra qualche giorno, fra qualche settimana ci confronteremo con lei. Poi vogliamo vedere se quel fondo unico rimane lo stesso, se questa proliferazione di unioni di comuni, di rete metropolitana, città medie, e chi più ne ha più ne metta, prevede da parte dell'Assessore del bilancio…

PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare, metto in votazione elettronica palese il testo della legge.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 176/A.

(Segue la votazione)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

I lavori del Consiglio terminano qui, si dichiara chiusa la seduta. Si comunica che il Consiglio regionale è convocato per lunedì 1° febbraio 2016 alle ore 16 in seduta statutaria, con primo punto all'ordine del giorno lo schema di norme di attuazione.

La seduta è tolta alle ore 14 e 08.