Seduta n.234 del 26/07/2011
CCXXXIV SEDUTA
Martedì 26 luglio 2011
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente CUCCA
La seduta è aperta alle ore 17 e 24.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 14 luglio 2011 (227), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Gian Domenico Gallus, Gavino Manca, Giovanni Mariani, Massimo Mulas, Marco Meloni, Eugenio Murgioni e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 26 luglio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: "Dichiarazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento".
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Onorevoli colleghi, ci troviamo ancora una volta in quest'Aula a parlare della vicenda Tirrenia, diciamo così, chiamiamola con questo nome, "Tirrenia". Basta semplicemente ormai evocare la compagnia di navigazione marittima statale per evocare una storia di insuccesso, per evocare una storia di soprusi, per evocare una storia di maltrattamenti anche, perché non esiste famiglia sarda che non abbia nella sua memoria un aneddoto, una storia da raccontare che sia associata a un momento di confronto con quello che dovrebbe essere il ponte che unisce l'isola al continente che abbia una valenza e una connotazione negativa.
In realtà quella che io sto chiamando, in modo forse semplicistico, vicenda Tirrenia nasconde evidentemente ben altro problema ed è il problema, o il tema, relativo alla continuità territoriale, relativo alla mobilità, al diritto dei sardi alla mobilità. Il tema che riguarda quella infrastruttura immateriale che è rappresentata da tutte quelle condizioni che consentono ai sardi di avere libero accesso al continente e a tutti coloro che invece dal continente vogliono recarsi in Sardegna di avere libero accesso all'isola. Non riguarda ovviamente solo questo: la partita dei collegamenti marittimi riguarda comunque la possibilità per la nostra Regione di esercitare un ruolo che nasce da un posizionamento geografico che, in linea teorica, dovrebbe essere un posizionamento strategico nell'area, nel bacino del Mediterraneo ma che, in mancanza di questi strumenti, evidentemente questa valenza strategica non ha.
Oggi ci troviamo qui a discutere della vicenda Tirrenia e io mi trovo qui a riferire lo stato dell'arte. Avrete appreso tutti, abbiamo appreso tutti, dell'avvenuta conclusione di un processo che è quello della privatizzazione di Tirrenia, che si è concluso con l'affidamento alla cordata CIN, alla società CIN, degli asset della compagnia. Voglio ricordare, mi piace ricordare, a questa Aula, che questo è un tema che più e più volte abbiamo affrontato, sul quale ci siamo confrontati, sul quale peraltro lo stesso Consiglio regionale con un ordine del giorno aveva impegnato la Giunta ad assumere determinate iniziative, a partecipare a quel processo deliberando anche e stabilendo un ammontare di partecipazione che doveva rappresentare la quota della Regione all'interno della nuova compagnia.
Dicevo che è un tema del quale abbiamo parlato più volte e del quale più volte abbiamo sottolineato una serie di criticità. Non voglio ripetere oggi una storia già nota e riprendere i vari aspetti ma voglio richiamare fra tutte una criticità che credo sia quella più rilevante: quel processo di privatizzazione poggia le sue basi sul presupposto della proroga di una convenzione, convenzione in essere, che regola, che contiene al suo interno il meccanismo nel quale poi dovrebbe trovare realizzazione il principio della continuità territoriale. Quel principio che fa sì che la Regione Sardegna, che vorrei meglio chiamare la Regione Isola di Sardegna, possa veder riconosciuto a tutti gli effetti il suo ruolo chiave nel panorama nazionale; questo può essere solo nel momento in cui esistono gli strumenti perché ci sia questa possibilità operativa e concreta di mobilità.
Allora quali aspetti voglio richiamare, o quale aspetto voglio richiamare? Quello della proroga di una convenzione che, di fatto, rende impercorribile quella procedura, quel percorso che è quello del regolamento della Comunità Europea che consente l'affidamento, attraverso gare ai privati, con oneri di servizio e con relativi contributi, delle singole rotte e consente quindi, a norma del quadro europeo, di poter affermare quella mobilità e quindi di poter realizzare quella deroga prevista a favore proprio dei territori delle regioni insulari.
La proroga della convenzione è un passaggio tecnico, una criticità; ho dichiarato che, in realtà, è un vero e proprio sopruso ai danni della Regione Sardegna. Quando parlo di "sopruso", lo dico molto serenamente, facendo riferimento alle iniziative, alle decisioni, anche alle norme, all'impostazione che è stata data sul livello nazionale; questo atteggiamento predatorio, nei confronti della nostra Isola, appartiene, ahimè, a molti dei Governi che si sono succeduti, ed è stato ulteriormente confermato da quello in carica. Ricordo solo due passaggi significativi: quello di un provvedimento del 2006, se non vado errato, che fu assunto dal Governo Prodi, che prorogava di quattro anni la convenzione, che aveva una sua naturale scadenza nel 2008, se non sbaglio; e, dopo questo, il provvedimento del Governo attualmente in carica che quella convenzione ha ulteriormente prorogato, rendendola asset fondamentale dell'operazione Tirrenia e quindi consentendo la chiusura di quell'operazione proprio grazie all'esistenza di questa convenzione.
Convenzione che, voglio ricordare, in questi giorni, in queste ore, è all'attenzione di tutti; si leggono dichiarazioni sulla stampa, osservazioni, valutazioni su un documento che la Sardegna (è un paradosso, è una follia solo ricordarlo!) ha avuto oggi per la prima volta dopo cinquant'anni, perché, anche quando era rappresentata nella compagine governativa, con il Ministro della marina mercantile, non si era mai riusciti a vederlo e a esaminarlo. Oggi siamo riusciti ad avere questo documento, l'abbiamo esaminato però non ci soddisfa, non tanto relativamente al contenuto ma al fatto che la Regione, che dovrebbe essere attrice principale di quel processo, non partecipa alla redazione di quel documento e quindi non è in grado di fare una programmazione vera su un asset, su una infrastruttura, su un tema strategico come quello del trasporto.
Questa è la premessa dalla quale dobbiamo partire, è da questo elemento che deve essere iniziare il ragionamento per valutare che cosa fare di Tirrenia. Noi abbiamo avviato delle iniziative, a tutti quanti voi note, degli atti di legittima difesa rispetto a un atteggiamento degli armatori privati che ha anticipato quello che probabilmente oggi sta succedendo e che ha fatto emergere un modo predatorio, piratesco, certamente non rispettoso delle regole della libera concorrenza, certamente non rispettoso delle prerogative e del diritto alla mobilità di tutti i sardi. Quelle iniziative assunte hanno consentito di porre un primo parziale rimedio, oltre che aumentare il nostro potere contrattuale e farci sedere a un tavolo con una controparte che, in quel momento, riteneva fosse opportuno arrivare a un assetto che prevedesse l'ingresso della Regione all'interno di quella compagine.
Perché si è fermato questo processo? Attenzione! Voglio dire forte e chiaro che il processo non si è fermato perché si è realizzata ieri la vendita della Tirrenia alla CIN; quello poteva anche essere un passaggio propedeutico a quello successivo, ovverossia all'accordo tra CIN e Regione Sarda per quell'assetto a regime che prevedesse la Regione sarda all'interno con determinate prerogative, in realtà quello è un indice di un ragionamento più complessivo, perché nei giorni scorsi si sono tenuti dei tavoli, abbiamo fatto delle riunioni, abbiamo avuto una interlocuzione, uno scambio di atti e documenti e, a un certo punto, alla Regione Sardegna, è stata proposta una ipotesi di soluzione che prevedeva una serie di condizioni. Voglio ricordarne soltanto tre, vado in ordine inverso all'importanza: la partecipazione della Regione con una quota del 15 per cento; la presenza, all'interno del Consiglio di amministrazione, di un componente nominato dalla Regione Sardegna; la rinuncia, da parte della Regione Sardegna, alla così detta flotta sarda, cioè all'iniziativa SAREMAR.
Ebbene, cari colleghi, noi abbiamo risposto con un secco e determinato "no", nel senso che queste condizioni erano e sono assolutamente inaccettabili. Noi abbiamo ritenuto che il presupposto, perché si potesse arrivare a un accordo, fosse dato prima di tutto da una partecipazione al capitale sociale della nuova compagine, che fosse paritetica rispetto a quella degli altri soci, quindi che la Regione Sardegna avesse pari dignità rispetto agli altri. Non solo, ma anche con un ragionamento particolare sulla valutazione della quota, perché noi non riteniamo di dover dissanguare o dar fondo alle casse regionali per far fronte al pagamento di asset, che, se esistono e se sono di quella portata, di quelle dimensioni, di quel valore, lo sono grazie al fatto che sono stati costruiti in anni e anni di gestione sulle spalle dei Sardi, dico io, ma non lo dico solo io, tutti quanti voi potrete convenire con me. Allora non era e non è pensabile che questo potesse essere fatto a parità di condizioni con gli altri soci.
Poi abbiamo chiesto che al consigliere di amministrazione, che entrava di diritto all'interno della compagine della Tirrenia, dovessero essere attribuite delle deleghe particolari, che non potevano che essere quelle che si riferivano alla partita della continuità territoriale, in particolare alla definizione delle rotte da e per la Sardegna, alla frequenza delle stesse, alla qualità del naviglio sulle rotte e alla politica tariffaria. Richiamo solo alcuni dei punti che hanno formato oggetto della piattaforma che la Regione ha predisposto.
Infine, cari colleghi, assolutamente inaccettabile era la richiesta di rinunciare alla flotta sarda. Partita o rinuncia che per noi poteva essere tale solo nel momento in cui si fosse trovato un assetto che faceva sì che quello standard qualitativo, quella possibilità di intervenire direttamente con politiche tariffarie adeguate alla bisogna, quindi intervenire in termini concreti sul mercato, potesse essere trasferito sulla compagine CIN, o sulla compagine Tirrenia. Quella era la condizione minima per arrivare a tutto ciò!
Allora, di fronte a queste richieste, di fronte al nostro secco e determinato "no", abbiamo avuto per l'ennesima volta una risposta da parte degli armatori, ma non solo da parte degli armatori, anche da parte del Commissario della Tirrenia, risposta che è stata quella di decidere di non dare seguito all'ultima comunicazione che abbiamo fatto, che riguardava la nostra piattaforma, e di procedere alla cessione della Tirrenia. E' evidente che questo risultato è inaccettabile, non ci piace, non porta nessuna utilità ai Sardi, ma anzi sembra l'anticamera della prosecuzione di un atteggiamento di arroganza, di prepotenza, che, sin dal primo momento, gli armatori hanno messo in campo a danno del sistema Sardegna.
Allora di fronte a questo ennesimo sopruso, io credo che sia importante oggi che ci sia la capacità, da parte di tutta la politica, da parte di tutto il sistema Sardegna, di continuare a sostenere una politica di determinazione, una politica di scelte che noi vogliamo autodeterminare, che abbiamo, sino a pochi giorni fa e poche settimane fa, autodeterminato e che hanno portato alla nostra iniziativa. Iniziativa che, per quanto piccola, per quanto riferita a poco meno di 100 mila passeggeri (questo in data odierna perché il dato si riferisce al numero di passeggeri in cui si deve tradurre il numero di transazioni di cui avete letto tutti quanti sulla stampa), non poteva essere messa minimamente in discussione e noi vogliamo ancora oggi essere padroni a casa nostra. E' questo quello che noi rivendichiamo!
Allora io credo che oggi sia arrivato il momento perché il Consiglio regionale, nella sua interezza e nella sua compattezza (e l'intera società sarda), possa manifestare forte il suo dissenso, sostenere l'azione della Giunta in questa scelta che è la scelta determinata di non rinunciare alle nostre prerogative e possa forse anche fare di più e chiedere di più perché a questo punto non è più in ballo solo la partita Tirrenia, è in ballo la questione relativa al principio di insularità, non basta che sia una mera dichiarazione di principio, deve avere anche un riconoscimento costituzionale; com'è stato possibile fare un riconoscimento normativo per Roma capitale, non vedo per quale motivo non sia possibile farlo per la Regione Isola di Sardegna.
Come non vedo per quale motivo il principio dell'insularità e tutto ciò che riguarda l'abbattimento del divario di quella condizione (quindi la possibilità di mettere i sardi a parità di concorrenza con gli altri abitanti delle altre regioni d'Italia) non debba essere poi declinato anche con atti normativi ordinari che possano realizzare quel presupposto con strumenti specifici ad hoc, tra i quali non si può minimamente derogare alla possibilità di essere protagonisti, alla possibilità di dire la nostra, di determinare tutto quello che riguarda la convenzione e le regole che riguardano il trasporto marittimo. Cari colleghi, questo è quanto io credo che sia necessario fare; bisogna inoltre andare avanti con la stessa determinazione con la quale siamo andati avanti in questi giorni.
A caldo, rispetto alla decisione di Tirrenia, dopo aver letto varie dichiarazioni, ho percepito in qualche modo che ci possa essere anche il rischio di arrivare a dividerci cercando di affermare una valutazione di parte, limitata al proprio contesto politico, alla propria appartenenza, che miri a far evidenziare quelle criticità o anche quelle inadempienze del Governo. Io credo che non sia questo il momento di dividersi, ma anzi di unirsi; le responsabilità ci sono, io per primo le sottolineo, sono responsabilità di questo come di altri governi, la Sardegna deve fare fronte comune, deve essere compatta per rivendicare quello che ci spetta.
Cari colleghi, in che modo? Prima di tutto mandando avanti, come già abbiamo deliberato, tutte quelle iniziative che possano consentire che quei documenti (che, per quanto mi riguarda, dal mio punto di vista e dal punto di vista della Giunta, non possono essere che considerati cartastraccia) vengano dichiarati cartastraccia anche in sede sostanziale e formale, nelle sedi competenti, questo sul livello della Consulta, questo sul livello europeo, questo sul livello civile. C'è anche una responsabilità precontrattuale di coloro i quali hanno portato avanti un tavolo e poi l'hanno abbandonato inopinatamente venendo meno agli accordi, venendo meno a quello spirito, a quel rispetto e a quella collaborazione che deve essere invece messa in campo in situazioni di questo tipo, tanto più quando si tratta di rapporti istituzionali.
Ma non basta, se dobbiamo rivendicarlo, dobbiamo rendere attuale e concreto il principio del riconoscimento della condizione di insularità con la sua declinazione in strumenti reali, dobbiamo portare avanti una rivendicazione ulteriore e, se necessario, portare avanti la protesta sino a Roma, andarci tutti insieme: Presidente della Regione, presidenti delle province, sindaci, rappresentanze imprenditoriali, sociali, sindacali. Inoltre andare tutti quanti insieme anche a restituire le chiavi dei nostri uffici per poter far valere le nostre ragioni.
Io dico che sono ben lieto e disponibile di seguire anche questa strada, se è quella giusta, per portare un risultato alla Sardegna e sono pronto a farlo da subito, anzi invito tutti ad attivare un percorso di questo tipo, ad attivare immediatamente una mobilitazione sul territorio per poter rivendicare quello che spetta alla Sardegna, per poter contrastare questo sopruso, che è un sopruso che nasce dalla determinazione della Regione a quel tavolo di trattativa, dal fatto che la Regione non ha voluto piegarsi di fronte a quelle richieste e ha mantenuto la barra dritta e ha chiesto che venissero riconosciute quelle prerogative, benissimo!
Oggi è il momento di avere l'aiuto di tutti per continuare a mantenere la barra dritta e per andare avanti sulla rotta del riconoscimento di quello che ci spetta e del diritto della mobilità dei sardi, io sono sicuro di poter avere la massima condivisione.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione prima dell'intervento.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 46, viene ripresa alle ore 17 e 54.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, Presidente della Regione, Assessori, colleghi, arriverò velocemente anche all'appello finale del presidente Cappellacci, però devo fare alcune premesse, alcune puntualizzazioni, perché, Presidente, siamo qui e sono già trascorsi due anni e mezzo di questa legislatura, ormai, non posso non rimarcare il fallimento di ogni politica del suo Governo regionale.
Devo dire che c'è innanzitutto una questione Sardegna che va oltre la questione Tirrenia sulla quale interverremo stasera, ma c'è soprattutto, lo dico anche a proposito del suo risveglio di oggi, un rapporto viziato con lo Stato, che nasce (e spero sia superato) dalla campagna elettorale, dalla identificazione avvenuta in campagna elettorale con il premier. Naturalmente questo rapporto tra una Regione e uno Stato, tra una Giunta regionale e un Governo, ha avuto proprio uno sviluppo di identificazione prevalente, in questi due anni e mezzo, anche rispetto agli interessi della Sardegna. Insomma, la questione Tirrenia è una questione che riguarda la politica dei trasporti, due anni e mezzo di fallimenti, tre Assessori più un interim, una mancanza di linearità di strategia, perché la linea della continuità territoriale, della gara con oneri di servizio (anzi, con obblighi di servizio, in questo caso), con rotte, frequenze, tariffe, qualità del naviglio, erano la risposta normale, ordinaria direi, come accade per la continuità territoriale aerea sulla quale abbiamo e abbiamo avuto altri problemi in questi anni.
Credo che la risposta data sia stata una risposta minimale, anche per quanto riguarda la nostra presenza come Regione nella trattativa per la Tirrenia. Noi non dovevamo semplicemente, così come dice anche l'ordine del giorno approvato dal Consiglio, intervenire nella trattativa, noi dovevamo partecipare e chiedere, come fa una Regione autorevole (perché parlare di Tirrenia è parlare di Sardegna, non è parlare semplicemente di un problema che ha lo Stato da scaricare, da risolvere e forse fare cassa; è il problema della Sardegna, dei diritti della Sardegna, direi del primo diritto che è quello del principio di uguaglianza), allora, dicevo, dovevamo chiedere con forza, con autorevolezza, con coraggio, la cessione del ramo d'azienda riguardante le rotte agevolate da e per la Sardegna. Dovevamo chiedere e ottenere con forza quei 72 milioni che appartengono alla Sardegna! Abbiamo in più, rispetto al passato, dal 2010 (non ci sono proroghe che tengano), le competenze sulla continuità territoriale, l'articolo 8 riscritto; allora c'è una responsabilità, una responsabilità anche di questa Giunta regionale che, in maniera superficiale, tardiva, disperata e occasionale ha messo in campo per qualche mese questa cosiddetta flotta sarda. Credo che non sia quella la soluzione strutturale che si trova invece con una strategia, con un'idea, con un pensiero, con un progetto, da condividere con questo Consiglio regionale che, forse, presidente Cappellacci, è bene frequentare più spesso, magari anche per confrontarsi.
Credo che la questione Sardegna sia una questione da porre con forza. Forse lei oggi ha mutato rotta nei confronti del "Governo amico", del premier, del Ministro Tremonti, al quale questo Consiglio ha rivolto un'operazione di censura con un ordine del giorno unitario, lei il giorno dopo ha mandato una lettera quasi di scuse, invece bisogna essere conseguenti, essere sempre rappresentanti dei diritti della Sardegna, essere fieri di essere rappresentanti di un popolo, di un popolo che ha anche una sua sovranità. Allora, bisogna richiamare lei, i parlamentari sardi, che continuano a votare, quelli del suo Partito, presidente Cappellacci, tutte le finanziarie, tutti gli assestamenti, tutte le leggi che danneggiano la Sardegna senza mettersi il problema, richiamarli al fatto che c'è prima un interesse della Sardegna e poi quello della propria ricandidatura.
Il problema è che ci trattano veramente male, ci prendono a schiaffi continuamente tutti i giorni e non abbiamo, non avete, non ha l'autorevolezza necessaria per raffrontarsi con il Governo: ci hanno comunicato la privatizzazione con un'agenzia e abbiamo saputo forse dai giornali il trasferimento del G8.
Il tema delle servitù militari, che abbiamo affrontato stamattina, tratta lo stesso argomento: il rapporto con lo Stato. Abbiamo già dato! Bisogna dirlo con forza! Le entrate, il Patto di stabilità, forse Tremonti potrà anche riconoscerci, magari nel Consiglio dei Ministri, quello che ci spetta, ma poi occorre spendere le risorse, quindi prevedere la revisione del vincolo del Patto di stabilità, appesantito da questa manovra del Governo che, con Tremonti, ha ucciso la specialità e la specialità della Sardegna. I fondi FAS. Si tratta veramente di rappresentare la Sardegna e di rappresentare i suoi diritti: io credo che, in questi due anni e mezzo, non sia stato fatto.
Allora: andare a Roma, manifestare, essere conseguenti rispetto alle cose che si dicono, ai ricorsi annunciati (troppi ricorsi avete annunciato ma non c'è stata mai una politica contestativa del Governo), invitare la Sardegna a ribellarsi è quello che vi chiediamo da due anni e mezzo. Presidente Cappellacci, non so dove lei viva, ma questo Consiglio regionale, in questi ultimi otto mesi, si è occupato di leggine, di collegati vuoti, di un disegno di legge sul personale che è meglio dimenticare! La sua maggioranza non è in grado di dare né una linea né una strategia: ma lei dove vive? Dove trascorre le sue giornate? E' il leader di una coalizione! Riesce a dare un impulso per governare la Sardegna nell'interesse del bene comune? Insomma, credo che si possa fare molto di più.
Nel caso della Tirrenia, passiamo da un monopolio pubblico a un oligopolio privato: non ce lo possiamo permettere, non se lo possono permettere i sardi! Dopo le elezioni, ricordo che uno dei primi principi annunciati è stato il diritto all'insularità, il presidente Berlusconi ce l'ha detto e lei l'ha preso come la panacea di tutti i mali: non è successo niente! L'insularità è solo un modo per farsi le vacanze da parte del presidente Berlusconi.
Allora credo che dobbiamo cambiare registro con forza, a cominciare da questa Giunta regionale. Questa legislatura, Presidente, è finita, è finita perché non ha niente da dire! Io credo che bisognerà fissare una data per le elezioni e affrontare le emergenze vere, a partire da un necessario nuovo patto costituzionale con lo Stato; non sappiamo che cosa farà lo Stato ma noi dobbiamo fare la nostra parte fino in fondo, dobbiamo dire che idea abbiamo di Sardegna, di sviluppo per la Sardegna. Abbiamo proposto, con ordine del giorno voto, la via statutaria che ci sembra percorribile, l'indicazione di un percorso che porta necessariamente a una riforma, a una riscrittura del rapporto con lo Stato, io direi per inserirci proprio nel processo costituente che vede adesso una modifica della nostra Repubblica in senso federale; la Sardegna non può restare assente. Il principio di insularità è una cosa molto concreta, tangibile, che riguarda i sardi, i propri diritti, non può essere uno slogan, troppe volte siamo stati abituati agli slogans.
Quindi andiamo a Roma! Andiamo a Roma con la consapevolezza che c'è stato un fallimento in questi due anni e mezzo del Governo Cappellacci, andiamo a Roma per rivendicare i diritti dei sardi, andiamo a Roma perché noi sappiamo che questo Governo, così come tutti i Governi, non è un "Governo amico", però noi vogliamo, nel rapporto Stato-Regione e per l'autorevolezza della Regione, indicare chiaramente i diritti dei sardi e riconoscerli una volta per tutte.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az). Presidente, credo che ci siano, come sempre, dei momenti dove ognuno riveste appieno il proprio ruolo e rimarca le differenze, e dei momenti nei quali, quando l'argomento è così pressante e riguarda tutti noi indistintamente, a prescindere dal ruolo di governo o meno, ci sia la necessità di ritrovarsi. Stare divisi significa fare gli interessi di quei nemici che sono certamente fuori di quest'isola e che, in questi giorni, hanno dimostrato (se ce ne fosse bisogno) che, con facilità, ci possono tranquillamente proporre di essere prigionieri in casa nostra. Questo non è accettabile! Così come per me sarebbe, come Partito, troppo facile dire: "L'avevamo detto"! Ma non è questo il problema, non è così che risolviamo le cose, in questo caso abbiamo un atto di pirateria, va bene, di alcuni ministri ben individuati che "sfasciano" un tavolo dove eravamo presenti in modo propositivo, dove stavamo concordando assieme un percorso che portasse soddisfazione alla presenza della Sardegna con ruolo essenziale, "essenziale", minimo, che era quello di poter decidere le tariffe, le rotte, la qualità dei servizi; del resto, se è esistita in questi anni la Tirrenia, al 90 per cento è certamente esistita perché esiste la Sardegna, non per altro.
Abbiamo visto che non guardano in faccia nessuno; allora, a maggior ragione, neanche noi dobbiamo usare delicatezza nei momenti parlamentari, nei ruoli che comunque ci contraddistinguono. Io credo che ci sia necessità di armarci, di armarci di buon senso e di spirito unitario, e di capire che abbiamo strumenti a nostra disposizione, abbiamo parlato di Corte costituzionale, di articolo 14 comma 2, abbiamo parlato di mantenere in vita, se è necessario, anche dopo il 15 settembre, la SAREMAR, Presidente, abbiamo parlato di non arrenderci. Questo ci ha detto e noi condividiamo: noi non vogliamo arrenderci!
Ma cerchiamo di spiegare a che cosa siamo andati incontro: di questa benedetta Tirrenia, dove figuravano a suo tempo 2836 dipendenti, la Corte dei Conti ci ha evidenziato che questa buona parte della flotta è gravata da ipoteca a favore delle banche, vedremo poi se il debito lo ha pagato lo Stato e se ha dato ai tre armatori la compagnia bella e pulita da business. E' da verificare!
Però è da verificare anche una situazione reale che stiamo oggi vivendo, nella quale la Sardegna, che avrebbe titolarità assoluta, ha necessità di individuare alcune priorità, signor Presidente. Dopo aver sentito in modo riservato alcuni amici del P.d.L., io direi che il pensiero di questi amici si possa estendere a lei e a tutto il gruppo del P.d.L.: siccome i due Ministri sono di vostra appartenenza (ma questo non può diventare una responsabilità né del Gruppo consiliare né sua personale), io credo che sia per lei, Presidente, che - come mi hanno suggerito - per alcuni amici del P.d.L., insieme ai parlamentari sardi, che parlano molte volte a sproposito e riescono ad agire contro la Regione ma non contro i loro Ministri, sia arrivato il momento di una autosospensione e che lei e il suo Gruppo consiliare, spero insieme ai parlamentari, possiate al più presto incontrare il Presidente del Consiglio, perché è un chiarimento che va fatto.
Io non voglio dare la responsabilità a voi, però voglio dare a voi il merito di smuovere una situazione che si sta incancrenendo, che diversamente ci vedrà in grossissima difficoltà e dalla quale con grande fatica ci vedrà cercare di uscire. Io sono sicuro che ne usciremo comunque, ma dovremo avere, tutti quanti, unità di intenti e coraggio per il raggiungimento di quell'obiettivo che i sardi da una vita stanno inseguendo; non è una partita comune questa, questa è la partita della vita, la partita di una legislatura e ognuno di noi vorrebbe portarla a compimento a prescindere da maggioranza e opposizione.
Questa legislatura è riuscita a fare una grande cosa contro tutto e contro tutti, noi abbiamo necessità di questo, guardate, non c'è sistema economico che possa reggersi quando la mobilità delle persone e delle merci è messa in discussione in un libero mercato, rischieremmo solo di soccombere; questo è il grido d'allarme che abbiamo sempre portato in questa aula e continueremo a portarlo.
Ecco perché andare tutti assieme a Roma e a Bruxelles diventa l'obiettivo principale, ma, ripeto, in modo unitario, guardate. Domani questa legislatura terminerà, vorremmo capire tutti che cosa erediterà chi succederà nel Governo della Regione, vorremmo capire se ci sarà ancora la possibilità di sentirsi liberi e se avremo la forza di far rispettare i nostri diritti. Siamo a un banco di prova importante, forse il primo banco di prova importante, dopo tanti anni, che si presenta alla classe dirigente di quest'Isola. Questa classe politica non può fallire, non può disunirsi!
Ecco perché non condivido in questo momento discorsi di divisione (ognuno ha le sue responsabilità) che riprenderemo al momento opportuno. Oggi, dopo questo grido d'allarme, tutti dobbiamo contribuire, lei per primo, Presidente, perché ha un ruolo fondamentale. Lei è alla guida di questa Regione, a prescindere che a qualcuno faccia piacere o no e che a qualcuno disturbi il fatto che lei non sia presente in aula con continuità o meno, non è questo il discorso del momento, il discorso del momento è un altro e voi avete il pallino più importante fra le mani. Noi saremo al vostro fianco, su questo potete essere certi. Faremo la lotta fino alla fine, l'abbiamo fatta in solitudine, immaginatevi se non saremo in grado di farla, io spero, in compagnia di tutti.
Ecco, questi sono gli elementi che poniamo all'attenzione. Guardate, possiamo stare tutta la sera a parlare del fatto che, anziché far vendere la Tirrenia, era meglio bandire la gara internazionale, o tante altre cose, ma col senno di poi non risolviamo il problema. Qualcuno pensa di trovare visibilità così, ma non è la visibilità che interessa in questo momento. Importante è che ciò che abbiamo subito ieri sera non sia la vittoria di questa gente, non dico nel modo più spregevole, ma ci sono vicino, che non sia la vittoria di questa gente, ma che sia il campanello d'allarme per farci capire che battaglie come queste meritano più attenzione, più energia, più convenzione, meritano soprattutto più coesione.
Adesso tocca a noi, non potremo più dire che altri ce l'hanno scaricata addosso, spetta a noi uscire da questa aula con la convinzione che questa battaglia è la nostra e possiamo vincere. Se noi avremo questa capacità, smentiremo tutto e tutti e daremo ai sardi non solo la speranza ma anche la garanzia che questa Regione ha una classe politica in grado e in condizioni di poter dare risposte di questo tipo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi, mi chiedo perché così tardi questo appello all'unità del popolo sardo, perché non sulla partita sulle entrate, perché non sul G8, perché non sui trasporti ferroviari, perché non sulla rivendicazione dei fondi FAS, che sono soldi nostri e che rivendicano di essere spesi in Sardegna, perché non per la rivisitazione del Patto di stabilità. Presidente, perché ho citato questi punti? Perché, a mio avviso, la partita è unica, qui c'è in gioco e in discussione il diritto di cittadinanza dei sardi all'interno dello Stato italiano. E' veramente preoccupante quello che è avvenuto, la Sardegna è stata umiliata, è stato uno schiaffo, uno schiaffo a tutti noi, uno schiaffo a tutti i sardi.
Bisogna anche dire, Presidente, che la Giunta ha fallito in questo momento. Noi non abbiamo necessità di trovare responsabili, però bisogna dire anche le cose come stanno. Presidente: ricorre alla Corte costituzionale e noi siamo con lei, ricorre all'Unione europea e noi saremo con lei, saremo con lei anche a Roma, però è chiaro che questo significa il fallimento della politica, il fallimento del ruolo che la Giunta deve avere nell'interlocuzione politica. Lei ha parlato giustamente del ruolo del commissario, ha parlato giustamente di atteggiamento arrogante e prepotente da parte degli armatori. Ma io mi chiedo, noi dobbiamo chiederci, in Consiglio regionale, da che parte sta il Governo nazionale. E' evidente la complicità del Governo, è sotto gli occhi di tutti, abbiamo avuto subito le dichiarazioni trionfali del Ministro Matteoli, del Ministro Romani. E' chiaro che il Governo ha assunto una posizione che non è nel rispetto del dettato costituzionale, la posizione che ha assunto è dalla parte degli armatori, ha privilegiato la cassa al diritto riconosciuto dei sardi alla mobilità, al diritto alla continuità territoriale; ha evidentemente raggiunto l'obiettivo perché, diversamente, i discorsi trionfali di Matteoli e di Romani non avrebbero avuto senso.
Ecco, Presidente, noi siamo pronti a mettere il diritto dei sardi al primo posto, anche andare a Roma se questo serve. Ma penso che anche voi dobbiate dimostrarci che questi temi sono al primo posto. Credo che vada sgombrato il campo una volta per tutte, in questo Consiglio regionale, in questo momento, da quello che non è prioritario; io penso che oggi sia prioritario rivendicare questi diritti per i nostri cittadini. Sgombrate il campo da tutte quelle cose che oggi non possono essere all'ordine del giorno, va cambiata l'agenda politica! Non possiamo più addentrarci o attardarci su leggine che poco hanno a che vedere con l'urgenza che abbiamo sotto gli occhi, ed è importante ovviamente che ci appelliamo all'unità del popolo sardo, anche a chi ci rappresenta alla Camera e al Senato. La settimana scorsa, noi abbiamo assistito a una pagina poco edificante per la nostra democrazia, un gruppo di parlamentari ha minacciato di non votare la manovra del Governo se non fosse stata eliminata, cassata, una norma che riguardava la soppressione degli ordini professionali, addirittura ha minacciato di non votare la manovra se non fosse stata cassata una norma che impediva la cumulabilità delle cariche di parlamentare con sindaco e presidente di provincia!
Ecco, noi chiediamo ai nostri parlamentari, invece, di subordinare il loro voto a cose più nobili delle difese corporative; noi chiediamo e dobbiamo chiedere l'unità del popolo sardo, c'è da parte del centrosinistra, c'è da parte del Partito Democratico, dobbiamo chiedere ai parlamentari la disponibilità di subordinare il loro voto, come fanno altri parlamentari di altre regioni, al soddisfacimento degli interessi e dei diritti dei sardi: diritto alla mobilità, diritto alla libertà di movimento, che sono diritti strettamente legati alla democrazia. Non vado oltre, perché penso che oggi non sia necessario aggiungere altro rispetto alla drammaticità del momento, ma sia necessario dare la disponibilità e chiedere anche reciprocità alla Giunta, reciprocità alla maggioranza; nel momento in cui noi diamo la disponibilità, ci deve essere altrettanta disponibilità a cambiare l'agenda politica per la Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, onorevoli Assessori, colleghe e colleghi, è un tema credo spinoso per certi versi, ma anche di grande portata per l'Isola. Vorrei ricordare che questa legislatura, al di là delle differenze tra maggioranza e minoranza, è nata comunque sotto lo spirito di grande disponibilità collaborativa, almeno per i temi fondamentali che l'Isola stava attraversando. Abbiamo affrontato questi temi da posizioni diverse, come succede spesso, nelle attività amministrative, nelle attività del governo locale, in questo caso nel Governo regionale; oggi, alcuni punti fondamentali, essenziali, così come si dice, vengono al pettine. Questo dei trasporti è uno dei temi che sempre ha coinvolto la Regione Sardegna per la sua insularità. Oggi, nella globalizzazione, l'insularità può essere un elemento di grandi positività per alcuni aspetti, ma certamente non è utile nel rapporto con il mondo esterno. L'insularità può essere un elemento di grande valore perché aiuta e tutela la nostra cultura, la nostra identità, e, nella globalizzazione, questi sono elementi di grande ricchezza; la globalità tende ad appiattire, invece la ricchezza dei popoli sarà, appunto, nella specificità.
Però, per poter confrontare la specificità, per poter misurare la nostra cultura con la cultura del resto del mondo, abbiamo necessità di interrelazioni. L'interrelazione non avviene all'interno di un'isola circondata dal mare, dove i suoi massimi rappresentanti, o i suoi abitanti in senso lato, non escono da questo recinto. L'insularità, peraltro anche da parte della maggioranza, è stata vista come una grande prospettiva quando all'interno di questo Consiglio si parlava di autostrade del mare, dell'aria, di terra, è una simbologia di grande portata, una simbologia che guarda in prospettiva al futuro con grande enfasi. Ebbene, io credo che questa autostrada del mare, visto che oggi stiamo parlando di Tirrenia, sia da mettere in campo tutta per intero.
Al di là delle azioni giudiziarie o delle azioni legali che la Regione giustamente deve mettere in campo per contrastare adesso il monopolio privato che rischia di isolare davvero la Sardegna dal resto del continente, io credo che, in una nazione, il percorrere le distanze debba essere uguale per tutti e che ciascuno, all'interno della propria nazione, debba muoversi possibilmente con gli stessi costi, anche se noi, per muoverci nel continente, dobbiamo attraversare il mare. Ma anche il mare è costituito da distanze, distanze chilometriche; nel muoversi nel resto della penisola ci sono dei costi di mobilità e questi costi io credo che debbano essere uguali per tutti, compresi anche questi della nostra Isola. Una nazione solidale, una nazione che reputa uguali tutte le sue aree geografiche, quindi con lo stesso valore, non può prescindere dal trattare la Sardegna come il resto d'Italia.
Pertanto è un'insularità che va superata, va superata nella fisicità dei suoi trasporti, ma va superata anche nello spirito unitario nazionale. In questo momento, il Presidente ci chiede unitarietà e unità per rivendicare quello che è uno dei principi fondamentali della nostra lunga battaglia dell'autonomia. L'autonomia passa per la mobilità dei suoi abitanti, la capacità di relazionarsi col mondo, come ho detto, e sicuramente va superata. L'insularità, sia per mare che per cielo, è uno degli elementi che ha visto questo Consiglio più volte coinvolto in discussioni e in tentativi di individuazione di percorsi possibili perché, finalmente, non siamo, non continuiamo a essere strumento e soggetto subalterno nel rapporto Stato-Regione.
Oggi il Titolo V della Costituzione non ha più la verticalità degli organismi costituzionali (Stato, Regione, Province e Comuni), oggi ci mette sullo stesso livello, quindi Stato, Regione, Province e Comuni sono sullo stesso livello e il rapporto Stato-Regione non può essere più quello di uno Stato che fa le scelte per cercare di dare risposte all'arretratezza della Sardegna e noi sempre costretti a subirle. Faccio l'esempio del famoso Piano di rinascita, conteneva grandi intenzioni, ma non era certo governato da noi sardi; parlo degli interventi delle partecipazioni statali negli anni '70, non certo governati da noi sardi, quindi un'autodeterminazione che ci è difficile porre in essere sino a quando il rapporto Stato-Regione è subalterno e non orizzontale, di collaborazione.
Noi dobbiamo rivendicare questo e questo dobbiamo chiedere allo Stato, cioè parità nei rapporti, quindi ragionamenti e discussioni tali che ci permettano di essere una Regione come tutte le altre. Oggi si mette in discussione anche la regionalità, statuto speciale o statuto ordinario; si sono invertite le cose, prima si diceva che le Regioni a statuto speciale avessero dei benefici ulteriori rispetto alle Regioni a statuto ordinario, oggi stiamo scoprendo che invece le Regioni a statuto ordinario sono più favorite delle Regioni a statuto speciale. Allora, forse è tempo di superare queste differenziazioni e quindi di sentirci Regione di uno Stato italiano, direi anzi Regione d'Europa, visto e considerato che l'Europa guarda non tanto alle nazioni, quanto alle Regioni d'Europa, allora probabilmente anche la Regione Sardegna dovrà cominciare ad argomentare e a muoversi in questo spirito.
Quindi, ben venga la richiesta del nostro Presidente perché in maniera unitaria cominciamo a rivendicare, cominciamo a discutere con lo Stato in maniera paritetica, per conquistarci quell'autodeterminazione che ci permette non di andare al Governo nazionale con il cappello in mano e chiedere, ma chiedere di darci quanto ci spetta per essere Regione alla pari del resto d'Italia, per essere Regione europea. Il resto spetta a noi, se abbiamo capacità di autogovernarci, di tutelare questo immenso patrimonio culturale e etnico che ci appartiene, che ci distingue rispetto al resto d'Italia, questo sì, è un elemento, come ho detto, aggiuntivo e di grande rilievo, la mobilità e il resto devono essere un elemento di uguaglianza all'interno di una nazione e quindi ben venga questa rivendicazione, anche con iniziative forti, così come il Presidente ci ha proposto.
Forse è anche venuto il momento di recuperare quello spirito di sardità che spesso avanziamo in alcune circostanze, ma non portiamo mai a compimento, ci ritraiamo prima forse per questa paura di troppa autonomia, se non, addirittura, quando parliamo di indipendentismo, cioè ci spaventa il termine. L'essere indipendente non è un termine negativo; nelle nostre famiglie chiediamo ai nostri figli di essere indipendenti e ciò non vuol dire che rompiamo il legame familiare, è un modo per far crescere quella parte della famiglia, perché possa misurarsi con il resto del mondo e quindi autodeterminarsi e autodifendersi.
Credo che dobbiamo partire da questi concetti semplici di rapporti e, in questo caso, di rapporto con lo Stato, perché davvero riusciamo, anche in questo momento che ci ha visto in gravi difficoltà, a riprendere quel cammino di autodeterminazione che oggi ci porta a guardare a un nuovo statuto, a una nuova statutaria e quindi anche a quegli strumenti che davvero ci caratterizzano e ci distinguono all'interno della Nazione ma, io guardo in prospettiva più ampia, a livello europeo, quindi all'Europa delle Regioni nella quale l'Isola di Sardegna, la Sardegna, deve avere il suo posto importante e di grande rilievo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, presidente Cappellacci, ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento e le devo dire di averlo anche apprezzato; l'ho apprezzato soprattutto perché oggi lei ha avuto l'umiltà di venire finalmente in quest'Aula e di ammettere, di fatto, dopo due anni e mezzo, di aver completamente fallito su un argomento come quello dei trasporti, che non è fondamentale solo per lo sviluppo della nostra Isola, ma è fondamentale anche per la sua stessa sopravvivenza.
Oggi, come ieri, noi le chiediamo di agire in fretta, di fare oggi quello che si è rifiutato di fare fino a ieri. Le abbiamo ripetuto fino alla nausea, glielo ripetiamo anche oggi, che non esistono Governi amici. Credo che lei oggi, finalmente, lo abbia capito. Lei, assieme alla sua Giunta, assieme alla sua stessa maggioranza, che ha comunque la responsabilità politica di guidare la Regione sarda in questo momento, vi siete rifiutati di coinvolgere non solo il Consiglio regionale, legittimamente chiamato dai cittadini sardi a svolgere il proprio ruolo, ma vi siete rifiutati di coinvolgere le forze politiche, le forze sociali e tutte le istituzioni sarde.
Oggi, si è capito benissimo dal suo intervento, siamo a un bivio. E' indispensabile, da parte di tutti noi, ma soprattutto da parte sua, signor Presidente, un colpo di reni, un sussulto di dignità, che dia di nuovo speranze ai cittadini sardi. Le conseguenze rischiano di essere drammatiche per la nostra Isola perché, Presidente, a questo schiaffo rischia di seguirne qualche altro, anche più drammatico, relativamente alle battaglie (che mi auguro finalmente si riesca a concludere positivamente) sulle entrate o sui fondi FAS e sui rapporti stessi tra la Sardegna e lo Stato centrale.
Che cosa fare? Oggi, dopo il fallimento della sua azione, lei chiede a noi "coesione e unità" nell'interesse di tutti i sardi; noi non ci tireremo indietro, come non ci siamo mai tirati indietro. Siamo consapevoli di svolgere un ruolo non di opposizione, ma di minoranza nel Governo della Regione, convinti che, come spesso ci ricorda il nostro Segretario, siamo impegnati momentaneamente all'opposizione ma lavoriamo per ritornare alla guida della nostra Regione. Da una battaglia sui temi complessivi, tra i quali devono rientrare necessariamente, oltre ai trasporti, la vertenza sulle entrate e la rivisitazione dello stesso Patto di stabilità, noi svolgeremo il nostro ruolo, Presidente, lo ha già fatto qualche mio collega, è indispensabile coinvolgere i parlamentari sardi, a iniziare dai parlamentari del suo Partito e della sua maggioranza, che svolgono un doppio ruolo: in Sardegna vengono e svolgono il ruolo di parlamentari di opposizione, poi vanno a Roma e sollevano la mano, premono il tasto, perché il capo chiede la fiducia!
Presidente, se nell'agenda di questo Consiglio, se nell'agenda della politica sarda, mettiamo al primo posto argomenti come questo, il nostro impegno non mancherà, però, allo stesso tempo, chiediamo che ci dia la garanzia che questa vertenza, questo confronto forte con lo Stato, inizia oggi e non ci tireremo indietro, non lasceremo alcun tavolo sino a quando non raggiungeremo l'obiettivo che ci siamo proposti. Rimettiamo assieme tutte le forze vive della società sarda, riprendiamo, da dove avevamo lasciato a Roma, se non ricordo male nel 2007, nella manifestazione che si concluse con un grosso successo, la vertenza sulle entrate, e andiamo avanti, andiamo avanti nell'interesse di tutti i sardi. Però, Presidente, ciò significa che argomenti come quello previsto nella discussione di domani mattina, cioè quello sui cosiddetti campi da golf, passano in secondo piano perché riteniamo che lo sviluppo della Sardegna non può certamente passare per un argomento come quello.
Presidente, la nostra disponibilità è totale perché non stiamo facendo l'interesse di una parte ma l'interesse di tutti i sardi, però, le chiedo, di nuovo, la garanzia che nessuno, neanche il suo Presidente del Consiglio, la potrà fermare in una battaglia sino a quando non raggiungeremo l'obiettivo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, stiamo parlando di un tema assolutamente centrale per qualsiasi ipotesi di prospettiva economica della nostra isola, è evidenziato dal fatto stesso che già diverse volte ne abbiamo parlato in quest'Aula. Quella di oggi è una novità estremamente negativa perché è evidente che il Governo ha trattato in modo sprezzante la Sardegna; non ha tenuto conto di quanto per noi sia importante (ed è difficile anche per loro rendersene conto) il tema della mobilità delle persone e delle merci (oltre il 90 per cento delle merci arriva in Sardegna via mare), e del danno già arrecato alla stagione turistica, per tutto il periodo antecedente all'avvio della cosiddetta operazione flotta sarda, tutta una platea di potenziali turisti ha scelto altre mete, perché prima di spendere oltre mille euro per venire in Sardegna, è chiaro che le persone preferiscono pagare un pacchetto da un'altra parte, e oggi l'offerta, nel Mediterraneo e oltre, di sicuro non manca.
Però, in questa vicenda, Presidente, l'elemento peggiore è proprio l'atteggiamento sprezzante che il Governo ha avuto nei confronti della Sardegna. E' vero che siamo entrati tardi, è vero che sul discorso Tirrenia abbiamo ragionato, ci siamo interrogati, perché in una situazione normale l'alienazione di una società in difficoltà, per di più di una società pubblica in difficoltà, a un pool di privati sarebbe stata la cosa più naturale, anzi sarebbe stata la cosa auspicabile. Dopo che la Tirrenia è stata per tanti anni anche al centro di vicende poco commendevoli di sprechi, di clientelismo, di disservizi, il potere pubblico esce, vende ai privati. Peccato che qui ci sia un'anomalia, cioè quei privati che stanno comprando sono gli stessi che, dal momento stesso in cui la Tirrenia si è venuta a trovare in difficoltà, hanno fatto l'operazione che tutti conosciamo, i prezzi sono saliti alle stelle con tutte le conseguenze che purtroppo ci sono ben note.
Credo che l'unica possibilità oggi (al di là dei ricorsi, Presidente, sui quali non mi pronuncio) sia quella di esplorare bene tutte le eventuali strade, facendo tesoro anche dell'esperienza di questi mesi estivi, potenziando il servizio offerto direttamente dalla Regione attraverso la SAREMAR. Nessuno mi toglie dalla testa che, alla fine della storia, ci sia anche una sorta di ritorsione da parte del Governo e degli armatori privati. E' evidente che il Governo è stato molto sensibile alle istanze degli armatori privati, proprio per l'operazione che la Giunta regionale ha fatto per garantire il servizio e per introdurre, in qualche modo, un elemento di calmieramento dei prezzi.
Presidente, credo che forse noi siamo stati poco incisivi e abbiamo curato poco l'aspetto del rapporto con l'Unione europea, perché l'Unione europea è molto sensibile rispetto a queste vicende, è molto sensibile alle operazioni di trust, di cartelli, di accordi che vengono fatti per distorcere la concorrenza, tant'è vero che, tutte le volte che anche la Regione si azzarda a mettere in campo un'operazione che appena appena ha un fumus di aiuto di Stato, l'Unione europea interviene pesantemente. Credo che l'Unione europea (c'è anche un commissario che si occupa solo di quello) dovrebbe essere pienamente investita (anche se credo che sia stato fatto da parte della Regione), in tutta la gravità, del problema accaduto in Sardegna e che rischia di accadere ancora di più se l'operazione Tirrenia andasse avanti perché ho l'impressione che l'Unione europea intervenga assai più efficacemente di quanto non dimostri di saper fare la Autorità Antitrust italiana.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue COSSA.) Credo che noi per primi dobbiamo avere la consapevolezza profonda, per poterla poi trasmettere all'esterno, che oggi la Sardegna è l'unica vera Regione speciale d'Italia. E' la Regione che proprio per l'insularità ha elementi di specialità che nemmeno la Regione Sicilia ha più in concreto, eppure il tema che noi oggi abbiamo, proprio per come si è sviluppata la vicenda Tirrenia, soprattutto nelle ultime ore, è quello del nostro rapporto con il Governo nazionale. Presidente, questo Governo, che si è presentato anche per essere "Governo amico" in un certo momento, è quello che ha fatto la manovra finanziaria che ha fatto, con sottolineatura particolare per quanto riguarda le Regioni speciali e con sottolineatura particolarissima per quanto riguarda il discorso del Patto di stabilità, che oggi rappresenta in Sardegna uno dei più importanti freni allo sviluppo.
E' il Governo che, quotidianamente, attraverso i suoi più autorevoli esponenti, attacca la specialità, considerata uno dei maggiori fattori di spreco e di aggravio della spesa pubblica; quasi mai (lei, Presidente, me lo potrà confermare) è stato dalla parte della Sardegna perché, tolte alcune vicende, ho l'impressione che noi abbiamo sempre visto questo Governo schierato in una posizione contrapposta rispetto alla nostra. E la cosa mi preoccupa particolarmente perché, a livello di Unione Europea, sembra essere passata la linea che vede addirittura l'applicazione di sanzioni per quelle Regioni che non sono in grado di dimostrare di avere avuto un adeguato incremento di PIL a seguito dell'utilizzo dei fondi europei. Per miracolo non è passata la linea per la quale queste sanzioni si sarebbero dovute addirittura applicare in forma retroattiva, cioè è come dire che a noi avrebbero dovuto fare i conti dei "settenni" o dei "seienni" precedenti per verificare se la Sardegna, dall'utilizzo delle risorse europee, ha avuto o meno un incremento di PIL.
Ora, a parte l'elemento distorsivo che, per il PIL della Sardegna, rappresenta la presenza della SARAS, un'Unione europea che non tiene conto del fatto che il PIL di una Regione come la Sardegna viene influenzato in gran parte da decisioni che vengono prese in sede nazionale e spesso anche internazionale (vedi la chiusura delle fabbriche, la stessa vicenda Tirrenia e il cartello che è stato fatto dagli armatori e che ha avuto le conseguenze pesanti anche sul nostro PIL), dimostra, dicevo, un atteggiamento preoccupante e credo che richieda, anche da parte nostra, una maggiore attenzione e una maggiore capacità di incidere su queste decisioni anche nella fase ascendente.
Però, Presidente, lei ha richiamato questo Consiglio all'unità e ci mancherebbe che si possa rispondere in questo momento da parte nostra con una risposta non unitaria e non di disponibilità totale a combattere tutte le battaglie che servono, però questo problema richiama la capacità, di questo Consiglio e di questa maggioranza, di reagire con efficacia rispetto a situazioni di questa gravità. Presidente, l'altro giorno, noi Riformatori abbiamo posto questo problema e ci siamo chiesti se c'è ancora oggi una maggioranza in grado di occuparsi di quei...
PRESIDENTE. Onorevole Cossa, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Intervengo brevemente, solo per mettere in luce degli aspetti che ritengo importanti, alcuni dei quali sono stati anche richiamati dai miei colleghi. Il primo, è un fatto evidente, è la responsabilità del Governo Berlusconi, una responsabilità che non possiamo tacere, la responsabilità di un governo che è un governo dei grandi interessi, degli interessi economici dove la Sardegna scompare, non si vede più, viene annullata e al primo posto vengono gli interessi economici di alcuni imprenditori. Questo lo si capisce anche dalle richieste, dalle condizioni che sono state poste, come la rinuncia alla flotta sarda, che era una delle prime questioni poste dal Governo e dagli imprenditori. Il Governo sposa le richieste e gli interessi degli imprenditori! Questo Governo quindi ha più a cuore il futuro della Tirrenia che quello della Sardegna, ha più a cuore gli interessi di alcuni imprenditori che quelli dei cittadini sardi! Ecco, è una responsabilità di questo Governo nazionale che non possiamo tacere e che dobbiamo denunciare!
Il secondo fatto, Presidente, è che c'è un intervento tardivo suo e della sua Giunta. Questa Giunta regionale, in questi mesi, è stata sempre in ritardo, è sempre successo così, è stata in ritardo sulla questione legata alle entrate, è stata in ritardo sul federalismo fiscale, dove abbiamo perso tutti i treni, è stata in ritardo sul Patto di stabilità, è stata in ritardo sulla scuola dove abbiamo accettato tacitamente tutto ciò che la Gelmini ci ha propinato per la nostra Isola. Noi non abbiamo affrontato i temi per tempo, non abbiamo affrontato i problemi per tempo, li abbiamo inseguiti, li abbiamo rincorsi, spesso inutilmente, perché abbiamo avuto una serie di insuccessi in questi mesi.
E il terzo punto: mi pare evidente che oggi c'è una sua richiesta di aiuto, c'è un richiamo all'unità condivisibile, c'è un richiamo alla condivisione, alla battaglia comune, a mettere insieme le forze ma, come al solito, anche questa richiesta arriva sempre in ritardo, sempre fuori tempo massimo, sempre quando i buoi ormai sono fuggiti, non ci sono più, sempre quando ormai la battaglia è quasi perduta! Perché, a voler essere ottimisti, possiamo dire che la battaglia è quasi perduta? Forse è già perduta perché dobbiamo essere coscienti che la battaglia che ci accingiamo a fare, anche se unitariamente, anche se mettiamo insieme tutte le forze politiche e sociali di questa Regione, è una battaglia ormai difficilissima appunto perché non affrontata per tempo. Ma ancor peggio è che questo grido di aiuto, questo richiamo all'unità, ci arriva senza un coinvolgimento di questa opposizione.
Guardi, Presidente, in queste settimane, noi abbiamo appreso le informazioni su questa vicenda dai giornali e lei, se non fosse stato richiamato dal collega Giacomo Sanna stamattina a riferire in aula, sicuramente non si sarebbe sentito in dovere di venire qui a riferire, invece sarebbe stato opportuno per tempo informare questo Consiglio e non è neanche detto che questo Consiglio non se ne sia occupato, anzi ha discusso a lungo anche dei temi legati alla mobilità dei sardi, al diritto dei sardi, sacrosanto diritto dei sardi, se ne è occupato, ha approvato ordini del giorno, ma spesso l'ha fatto senza la sua presenza, senza poter interloquire con lei, Presidente. Su queste partite, abbiamo chiesto più volte di essere coinvolti.
Allora, quando si chiede unitarietà, quando si chiede la volontà delle forze politiche di trovare coesione per una battaglia comune, è necessario che le forze politiche siano coinvolte e rese edotte. Lei ha letto per la prima volta la convenzione, beh, noi non l'abbiamo mai vista! Oggi arriva questo appello che non può che trovarci tutti d'accordo, responsabilmente d'accordo, perché tutti noi capiamo che la battaglia che ci accingiamo ad affrontare è un problema importante per la Sardegna, innanzitutto i cittadini sardi ci chiedono di dare la nostra disponibilità per una battaglia comune, responsabilmente noi diamo questa disponibilità come opposizione e credo che tutte le forze politiche di centrodestra e di centrosinistra diano questa disponibilità ma dobbiamo sapere che questo lo facciamo innanzitutto per i cittadini sardi e soprattutto per sopperire a una sua insufficienza, Presidente. La sua insufficienza deve essere coperta, superata dall'unità di questo Consiglio che appoggerà la sua battaglia sempre se lei ne avrà la forza.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Dal regolare alternarsi di due consiglieri dell'opposizione e uno della maggioranza emerge come l'appello che ha lanciato il presidente Cappellacci a questo Consiglio, per una mobilitazione sentita e convinta dell'intero Consiglio regionale, stia trovando scarsa udienza proprio tra le forze politiche che hanno la principale responsabilità di sostenere la sua azione politica. Ieri si è consumato un sopruso, Presidente, ed è l'ultimo di una serie. I colleghi che hanno parlato hanno già ricordato opportunamente i fondi FAS scippati, la vertenza entrate che è nella situazione di stallo in cui è, il Patto di stabilità che non siamo riusciti ad affrontare per tempo e oggi sta mettendo in ginocchio le nostre amministrazioni e il nostro sistema delle imprese che, con le nostre amministrazioni, hanno purtroppo avuto dei rapporti economici. Ma io ricorderei anche ciò che è successo sulla questione dei collegamenti aerei, delle Ferrovie dello Stato e di Meridiana, diciamo che si è toccato il fondo dopo un periodo in cui le si stava seguendo con grande determinazione.
E oggi, dopo che sento la comunità economica che condanna o comunque non approva il grande spreco per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, noi rileviamo che è stato spezzato definitivamente un ponte tra la nostra Isola (la Sardegna) e l'Italia. E questo ponte, che si sta sempre di più frrantumando, diventa più evidente quando andiamo a guardare la crisi della nostra economia: tutti gli operatori turistici, con cui abbiamo avuto a che fare, in questi giorni denunciano cali di presenze tra il 30 e il 40 per cento e gli artigiani si sono uniti ai pastori per protestare contro una situazione di insolvenza a cui stanno andando incontro nei confronti di Equitalia. I pastori li abbiamo avuti oggi a discutere e a protestare contro la loro principale istituzione, la Regione Sardegna.
In questo quadro, devo purtroppo rilevare, sommessamente ma con molta determinazione, che l'azione della Giunta non è forte, a livello adeguato, non lo è stata in questi anni a livello legislativo, non c'è una sola iniziativa di legge forte, importante, che abbia segnato questo mandato amministrativo, promossa dalla Giunta, inoltre non lo è stata nella iniziativa politica nei confronti del Governo nazionale. Oggi si potrebbe dire che è tardi, forse è troppo tardi, anche se chi fa politica deve avere sempre l'orizzonte della speranza che non sia mai troppo tardi, però noi stiamo giocando col fuoco. Se qualche anno fa non eravamo all'anno "zero", oggi siamo ritornati all'anno "zero". Anche le conquiste ottenute, che sono costate tanto al Popolo sardo, che in altre occasioni si è unito per ottenere risultati nei confronti del Governo nazionale, sono diventate lettera morta. Fuori c'è tanta rabbia e c'è anche tanto senso di impotenza perché, quando non ci si sente rappresentati in maniera sufficiente e adeguata, c'è anche senso di impotenza.
E c'è tanta solitudine nel Popolo sardo, nei pastori, negli artigiani, in tutti i nostri concittadini. Il nostro popolo si sente solo, nessuno della maggioranza, né in Parlamento, né in Regione, si spende a livello adeguato per i suoi interessi. E' stato ricordato molto opportunamente che un manipolo piuttosto consistente di parlamentari ha difeso la sopravvivenza dell'ordine degli avvocati minacciando la crisi di governo, infischiandosene della crisi finanziaria che era alle porte. Io ricordo che un altro manipolo di parlamentari padani ha difeso e ottenuto, sempre con il sistema del ricatto nei confronti del Governo, gli allevatori padani che si erano macchiati di aver agito illegalmente; invece noi non riusciamo a difendere i nostri agricoltori sardi, che hanno avuto soltanto il difetto di aver utilizzato una legge promulgata dalla Regione Sardegna! Se andiamo a vedere la differenza di comportamento del Governo nazionale nei confronti di queste due categorie di lavoratori della terra, vediamo quanta considerazione c'è a Roma degli interessi nostri e di coloro che noi rappresentiamo!
Signor Presidente, non è facile la situazione che ci troviamo ad affrontare. Diceva bene qualcuno che mi ha preceduto che "sarà difficilissimo ottenere risultati", ne siamo consapevoli, però noi diciamo che ci saremo, saremo a fianco alla Regione, saremo a fianco al nostro popolo in questa battaglia che ha, sì, qualcosa di storico. Ho però il dubbio che non ci sarà tutto lo schieramento politico sardo; lasciatemelo questo dubbio, poi sarò ben contento di essere smentito. Noi non saremo le sue truppe, presidente Cappellacci, saremo al suo fianco se lei non sarà solo, perché diversamente non sarà assolutamente credibile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, colleghi, abbiamo vissuto per un periodo la stagione della specialità, che ha richiamato il collega Agus prima, e di cui oggi praticamente non si parla più, perché di speciale è rimasto solo il modo con cui il Governo ci ha trattato. Più speciale di così! Presidente, lo ha detto lei: "Ci hanno venduto". Ci hanno venduto in un momento terribilmente tragico, hanno venduto la dignità dei Sardi, hanno venduto quanto ci spettava e credo che il tutto sia egregiamente sintetizzato nelle dichiarazioni del Ministro Romani: "Con la vendita di Tirrenia abbiamo incassato quello che volevamo". Amen! Più di così!
C'è qualcosa da aggiungere, dopo una dichiarazione di tale cinismo e di tale disprezzo nei confronti di un popolo, di una terra, che a questo Stato ha dato e continua a dare, che a questa Repubblica italiana ha dato e continua a dare? E' vero che poi a mali estremi si cercano estremi rimedi, rimane la possibilità del ricorso alla Corte Costituzionale, il ricorso all'Unione Europea, il ricorso in sede civile, rimane forse la rivolta di un Popolo oppresso che non ne può più. E mentre prima avvertivamo la rivolta all'esterno di questo palazzo, io credo che oggi si incominci ad avvertire la necessità di rivolta all'interno di quest'Aula. Nulla è stato colto della legittima richiesta che il Governo regionale aveva avanzato, che era quella di far parte della nuova amministrazione della ex Tirrenia, con una quota riservata, in modo da garantire una presenza dei Sardi, quindi una rivendicazione di quanto i Sardi chiedono in termini di continuità territoriale e di tariffe contro il monopolio che abbiamo già denunciato attraverso ordini del giorno e mozioni, presentati in quest'Aula.
Credo che noi siamo arrivati a un punto in cui, con forza, dobbiamo rivendicare il riconoscimento dell'insularità, lo hanno fatto prima il collega Cossa e altri colleghi, ma già lo avevamo detto, un'insularità che diventa sempre più pesante, a seguito di un mondo che va sempre più rapido e veloce, e che ci condanna a essere sempre più isolati, se non riusciamo a dare risposte adeguate ai nostri bisogni e alle nostre necessità.
Da un lato, leggendo, abbiamo visto schierati il Commissario liquidatore della Tirrenia e il Governo, dall'altro gli imprenditori, che avevamo denunciato, stavano per fare cartello, stavano per far oligopolio: non lo volevamo, abbiamo messo nero su bianco per dire che questo era il pericolo numero uno che correva la Sardegna. Nulla è accaduto! Allora stamattina abbiamo avviato un lungo dibattito sulla presenza delle basi militari in Sardegna, per le quali si sottraggono ampie zone della nostra terra e del nostro mare per interessi altrui, per interessi che lo Stato baratta, mercanteggia. Se lo Stato dovesse darci almeno una parte di quei denari, all'interno di una trattativa più ampia, abbiamo detto, ma mettiamola sul concreto, se lo Stato dovesse darci quanto dovuto per l'occupazione militare in tutti questi anni, non solo avremmo comprato la Tirrenia, ma saremmo riusciti a comprare dalla Grimaldi sino alla Costa Crociere e avremmo navigato in lungo e in largo non solo per il Tirreno, ma per tutto il Mediterraneo.
Questa è la situazione che umilia questo Popolo che non riesce ad avere neanche quanto dovuto dallo Stato, se facciamo riferimento ai miliardi non trasferiti. Abbiamo rivendicato sempre con forza il principio della continuità territoriale che nasce da un principio di uguaglianza. Anche qui il termine "riconoscimento" della condizione d'insularità ci mette in una condizione unica e di estrema penalizzazione; potrebbe essere rivalutato come un valore per noi tutti e per coloro che scelgono la Sardegna per visitarla e viverci, invece è solo una penalizzazione per noi tutti. Ormai viaggiare da e per la Sardegna ha costi elevatissimi; abbiamo denunciato, dopo aver letto le tariffe avanzate a inizio di stagione, come ho già detto un'altra volta, che ormai gli importi necessari per viaggiare da e per la Sardegna stanno arrivando ai costi che gli scafisti impongono ai clandestini!
Siamo alla soglia del tragico! E' tragico affermare una cosa come questa, però è la realtà! Il Governo pone come condizione, per trattare con la Giunta regionale, l'eliminazione della flotta sarda! E' veramente offensivo, vergognoso, oltraggioso nei confronti di un Governo regionale e di un popolo che tenta di dare risposte ai suoi bisogni, alla sua necessità di avere collegamenti garantiti con il resto dell'Europa! Lo abbiamo detto altre volte e lo ripetiamo, badate, l'unico modo per uscire è quello di alzare il livello di autonomia, ormai abbiamo capito che questo Governo, meglio o peggio di altri, non risolverà i nostri problemi, solo noi potremo riuscire a dare risposte ai bisogni della gente.
In quest'aula, all'inizio del suo intervento, il Presidente ha rivolto un appello per una mobilitazione generale, per rivendicare nei confronti del Governo quello che ci spetta. Per me, come qualche collega ha già anticipato, la mobilitazione deve essere su tutto! A questo punto non è solo un discorso di trasporti e di continuità territoriale, ci sono molti problemi in campo, sono i problemi di cui abbiamo discusso stamattina: eccessiva presenza di basi militari che opprimono il popolo sardo, bonifica dei siti industriali, minerali, poligoni, Patto di stabilità, vertenza entrate, autonomia scolastica (la voglio richiamare perché è un principio fermo di quello che deve essere l'emancipazione del popolo sardo) e dignità del popolo sardo.
Anche io concludo con un appello, glielo feci già un'altra volta, Presidente: frequenti con più assiduità l'Aula del Consiglio regionale, in quest'Aula troverà sicuramente maggiore solidarietà, maggiore disponibilità, anche nella diversità delle nostre posizioni politiche per difendere lealmente gli interessi dei sardi e, insieme ai parlamentari tutti, del centrodestra e del centrosinistra, potremo alzare il tiro con la rivendicazione, per tutelare gli interessi della nostra gente che non ne può veramente più!
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Marco Meloni è rientrato dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Anche se il Presidente si è assentato un attimo, io voglio manifestargli tutta la solidarietà personale e del Gruppo del P.d.L., che gli è vicino in questo momento difficile, perché è innegabile che sia un momento difficile: dopo una trattativa serrata, che è stata condotta nelle ultime settimane, ieri, in maniera inopinata abbiamo avuto la notizia, tra l'altro dagli organi di stampa e senza comunicazioni ufficiali, della vendita della Tirrenia.
Detto ciò, in questo contesto si sono inseriti tanti discorsi, molti devo dire li ho apprezzati, da parte dei colleghi dell'opposizione, discorsi ovviamente costruttivi perché in un momento come questo bisogna fare fronte comune per cercare di portare alti gli interessi del popolo della Sardegna tutta, abbiamo sentito anche qualche ovvio spunto polemico che è sempre immancabile quando l'opposizione tratta questi argomenti.
Però, se dobbiamo essere sinceri, qualche spunto polemico lo posso fare anch'io, senza che l'opposizione me ne voglia, per ricordare a tutti che, quando si affrontò il problema sulle nuove entrate, esattamente con l' "837" della finanziaria 2007, noi, con quella sciagura, perché quella è stata di fatto una sciagura per la Regione sarda, a fronte di 1 miliardo e 600 milioni di euro calcolati nel 2006 per il 2007, ci siamo accollati le spese del sistema sanitario regionale che allora erano di 2 miliardi e 600 milioni di euro, più la continuità territoriale e il trasporto pubblico locale!
Onorevole Porcu, io ho ascoltato con molta attenzione gli interventi dell'opposizione, però credo che l'opposizione debba avere la stessa capacità di ascoltare anche qualche spunto critico, in senso sempre costruttivo, da parte di qualche esponente della maggioranza, perché il mio spirito non è uno spirito distruttivo, lo sto dicendo in maniera molto serena e tranquilla, però questa è la storia, oggi, purtroppo, stiamo sempre parlando del novellato articolo 8, che poi è quello che ci dovrebbe portare nuove entrate che fino adesso non sono mai entrate per la verità anche per pagarci la continuità territoriale.
Però, fatta questa piccola precisazione, consentitemelo, polemica in termini spiccioli sia bene inteso, vorrei rientrare sull'argomento che è quello della continuità territoriale e quindi della specificità dell'insularità. Ebbene, Presidente, a questo punto noi dobbiamo aprire con forza un confronto a viso aperto con il Governo in maniera unitaria ed è bene che l'opposizione oggi adotti un atteggiamento costruttivo, come abbiamo visto, perché noi abbiamo da fare ancora la battaglia del riconoscimento, che è dettato dall'articolo 22 della legge numero 42, la legge sul federalismo fiscale che riconosce la specificità insulare e il deficit infrastrutturale, compresi i collegamenti con le isole. Questo è scritto nella legge.
Quindi noi dobbiamo porre e rivendicare con forza quanto è già scritto nella legge nel momento in cui, adesso, stiamo portando avanti la trattativa con il Governo, senza sconti, al punto che io accolgo l'invito dell'onorevole Sanna quando dice che noi del P.d.L. dovremmo arrivare a fare anche qualche cosa di forte nei confronti dei nostri omonimi nazionali, perché sconti non ne dobbiamo fare a nessuno, nemmeno ai nostri amici del P.d.L. nazionale! Noi dobbiamo arrivare al punto di autosospenderci, se è necessario, se questo può dare ancora più forza all'azione del nostro Governatore. Dico anche qualcos'altro al nostro Presidente, cioè dico che il Presidente deve chiamare a raccolta i nostri parlamentari e, se mi consente il termine, "inchiodarli" di fronte alle loro responsabilità, perché giustamente il nostro Presidente ha fatto l'esempio di Roma capitale, guarda caso, la cito spesso anch'io quando mi capita di parlare di questo argomento, e aggiungo anche che bisogna adottare la "ricetta Alemanno" perché, quando si discuteva dei fondi per Roma capitale, Alemanno ha chiamato a raccolta i suoi parlamentari e ha detto che, se non si fosse approvata nei decreti delegati la legge per Roma capitale, la legge sul federalismo fiscale non sarebbe passata.
Caro Presidente, i primi che hanno votato a favore sono stati i parlamentari della Lega, tant'è vero che Roma capitale ha avuto più di 1 miliardo di euro! Giustamente dico io, però noi dobbiamo dire ai nostri parlamentari - altrettanto giustamente - che, se non verranno riconosciuti i nostri diritti, devono arrivare al punto di autosospendersi quando si tratterà di votare le prossime finanziarie, dobbiamo dire questo ai nostri parlamentari, se hanno il coraggio di farlo, perché su questo penso che nessuno di noi si nasconda dentro un dito. Però, in un momento drammatico come questo, come dicevo prima, tutti dobbiamo assumerci la nostra responsabilità, noi come consiglieri regionali e i nostri parlamentari a livello nazionale.
Detto questo, sono dell'opinione che, e mi associo a quanto detto da altri colleghi, se comunque tutte le nostre azioni non approderanno a risolvere i nostri problemi, noi dovremmo cercare di approfondire il discorso della flotta sarda, portarla avanti e, se necessario, svilupparla ulteriormente. Credo che il Presidente bene abbia fatto e bene stia facendo anche nel porsi il problema della continuità territoriale aerea perché per noi è fondamentale risolvere il problema globale dei trasporti, perché, a causa proprio del novellato articolo 8, come tutti noi sappiamo, dal 1° gennaio 2010, se noi non aumentiamo i consumi, non avremo i nove decimi dell'IVA, i sette decimi dell'IRPEF e di tutti gli altri tributi, quindi significa che noi rischiamo veramente di entrare in una situazione di sottosviluppo.
Il problema dei trasporti, caro Presidente, è per noi il problema dei problemi. Sappia che avrà tutto il nostro appoggio, tutta la nostra solidarietà quando si tratterà di portare avanti anche la trattativa per la continuità aerea, perché, se è vero che adesso abbiamo perso una battaglia, la guerra sul trasporto in generale, marittimo e aereo, si può ancora vincere. Se i nostri bisogni non saranno soddisfatti, noi dovremo continuare con la flotta sarda, cercare di entrare nel capitale e, come giustamente lei sta facendo, riesumare la vecchia Alisarda, perché noi sardi dobbiamo essere in grado finalmente di autodeterminarci.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, anche io come l'onorevole Locci voglio esprimere, a nome mio personale e del Gruppo del Partito Democratico, la solidarietà, ma non al presidente Cappellacci, semmai ai cittadini e alle cittadine della Sardegna, al popolo sardo e in particolare a quella parte così cospicua e importante che, due anni e mezzo fa, con fiducia, con totale buonafede, aveva votato e dato il mandato di governare la Sardegna e di guidarla verso un futuro brillante al presidente Cappellacci e alla sua maggioranza.
La mia solidarietà, perché oggi, con la partita della Tirrenia, si consuma un'altra di quelle partite su cui invece quel voto di fiducia è totalmente crollato, quella fiducia si è infranta. Si è infranta perché siamo di fronte, così come per altre partite, a soprusi che il Governo nazionale perpetra ai danni del popolo sardo senza che il suo Presidente, la sua maggioranza e la Giunta regionale abbiano la capacità di far valere i nostri diritti e di riportare un po' di giustizia. Quindi la mia solidarietà alle cittadine e ai cittadini della Sardegna.
Finalmente, Presidente, questo Consiglio regionale (anche se, bisogna dire, incidentalmente e sotto la pressione degli eventi che stanno travolgendo la Sardegna) torna alla realtà e si occupa finalmente questa sera di temi cari alla Sardegna, dei veri problemi della Sardegna. Accantonato per un attimo il gioco del golf, accantonate per un attimo proposte di legge assolutamente ininfluenti rispetto ai bisogni dei sardi, si parla di qualche problema che riguarda il presente e il futuro di quest'Isola, dei diritti dei sardi, dei soprusi che questo Governo continua a portare avanti. Finalmente questo Presidente si presenta in Aula e lo fa per parlare del problema della Tirrenia e per confrontarsi con il Consiglio regionale. Finalmente, dicevo, anche se, come sempre accade, non per sua spontanea volontà ma sotto esplicita richiesta del Consiglio regionale, specificatamente dell'onorevole Giacomo Sanna stamattina.
Bene, prendiamo atto della sua presenza, così come delle parole che ha pronunciato nel riferire sulle vicende della Tirrenia, parole che sarebbero state decisamente più forti e più efficaci, più credibili anche, se vogliamo, se la sua presenza fosse stata volontaria e non fosse stata invece necessitata da una richiesta esplicita del Consiglio regionale, necessitata e obbligata. Dicevo che prendiamo atto amaramente che, ancora una volta, lei sarebbe pronto a dare battaglia quando però ormai il tempo - io direi - è scaduto; sarebbe, dicevo, pronto a dare battaglia, perché noi abbiamo già sentito dalle sue parole la volontà di farsi portatore delle istanze della Sardegna, di presentarsi al Governo nazionale con la volontà di difendere i diritti della nostra Isola, con la volontà di rovesciare il tavolo del Governo qualora questo continuasse a negare i diritti a quest'Isola. L'abbiamo sentita troppe volte fare gli annunci di una volontà di determinazione per affrontare i diritti della nostra Isola, però abbiamo purtroppo potuto verificare e abbiamo dovuto prendere atto che, a seguire questi suoi annunci, anche a seguire gli atti di questo Consiglio regionale, che ha approvato ordini del giorno unitari su battaglie altrettanto importanti, nessun atto positivo poi è stato concretizzato in favore della nostra Isola.
La vicenda della Tirrenia fa il paio, è la gemella esattamente della vertenza entrate (pregherei l'onorevole La Spisa di aggiornare la storia dell'onorevole Locci in merito alla vertenza entrate e quale sia la portata economica per la nostra Isola, perché credo che si sia perso qualche passaggio strada facendo, forse anche il riconoscimento che lo stesso Presidente della Regione e lo stesso onorevole La Spisa hanno dato nei confronti di quella battaglia), dicevo che la questione della Tirrenia fa il paio con la questione della vertenza entrate e gli annunci di una battaglia determinata contro il Governo, per riconoscerci quel diritto, non è servito a niente, anzi noi siamo oggi qui, luglio 2011, e non abbiamo traccia, non sappiamo se, all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, ci sia o non ci sia la discussione delle norme di attuazione che così tanto questa Giunta regionale ha voluto predisporre perché ci sia riconosciuta l'applicazione intera dell'articolo 8 riscritto del nostro Statuto. Non ne sappiamo niente!
Sappiamo però che, nel frattempo, una manovra del Governo taglierà a quest'Isola, certamente a tutte le Regioni ma in particolare alle Regioni a Statuto speciale, per il 2012, 2013 e 2014, una entità di risorse, tagli che sono assolutamente insostenibili per il nostro bilancio regionale; contestualmente alla definizione di quei tagli (rispetto ai quali abbiamo ancora sentito l'onorevole La Spisa che annuncia l'apertura di tavoli per discutere con Tremonti di questa vicenda), non abbiamo traccia della possibilità che la nostra Regione incassi quanto ci è dovuto sulla base dell'articolo 8 dello Statuto.
Insomma, sulla vertenza entrate, così come sulla Tirrenia, ancora una volta noi siamo di fronte a un atteggiamento del Presidente della Regione e della Giunta regionale assolutamente incapaci di porre le questioni nel tempo esatto in cui devono essere poste e nei termini esatti in cui queste dovevano e devono essere poste. Non mi sorprende più di tanto che sia andata a finire così con la questione Tirrenia, d'altronde il carattere e la strutturazione della schiena di questa Giunta regionale era già stata, come dire, testata abbastanza dal Governo nazionale che ha avuto modo di vedere che, nonostante la negazione dei diritti acquisiti da parte della Sardegna, nessuna risposta e nessuna vera azione concreta è stata messa in campo.
Allora, siamo a luglio, se dobbiamo fare una battaglia anche per la Tirrenia, lo hanno già detto i miei colleghi, noi non ci tireremo indietro; certamente non saremo noi a dire "no" per una battaglia di questo genere, ma vorremmo che, insieme alla battaglia per la Tirrenia, il Presidente della Regione si facesse immediatamente portatore di tutti gli altri punti che sono rimasti inevasi da parte del Governo nazionale, a iniziare dalla questione che riguarda la vertenza entrate: atti concreti! Ci chiediamo che cosa stiate aspettando a sollevare il conflitto di attribuzioni: che cosa state aspettando?
Noi ci aspettiamo che riferiate quando, se, come e perché il Consiglio dei ministri avrà all'ordine del giorno la discussione sulle norme di attuazione; ci aspettiamo che si metta in campo anche la questione discussa stamattina sulle servitù militari, i fondi FAS e tutto ciò che, durante questi due anni e mezzo, noi abbiamo cercato di riportare alla vostra attenzione, rimanendo assolutamente inascoltati. Vi stiamo chiedendo la battaglia unitaria da due anni e mezzo, ci avete risposto rimandando di volta in volta la battaglia e la protesta, mettendo in campo la via della diplomazia. Allora, io credo che il tempo della diplomazia sia esattamente finito, le chiacchiere stanno a zero e questa battaglia, se deve essere, deve essere tangibile e concreta a partire da domani mattina.
Pertanto anche dalla replica, se ci sarà, io non lo so, si tratterà di capire quando il Presidente della Regione intende dare avvio ad azioni concrete; azioni concrete che diano il segnale che non ci troviamo, ancora una volta, di fronte ad annunci vuoti, ma che siamo finalmente di fronte a una presa di coscienza seria dei problemi che riguardano la Sardegna, anche se la vera presa di coscienza è quella che è stata detta all'inizio, cioè l'ammissione di un fallimento atroce da parte di questa Giunta regionale nel guidare l'Isola; speriamo che la presa di coscienza definitiva sia quella che porterà di nuovo quest'Isola al voto.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, presidente Cappellacci, anche oggi il Governo italiano ha sferrato il suo attacco, ormai quotidiano, alla nostra specificità regionale e ai nostri diritti alla mobilità, quindi alla nostra sopravvivenza, perché in definitiva di questo si tratta. Credo, Presidente, che lei fosse ormai al corrente del risultato delle trattative tra il Governo e gli armatori di CIN, poiché nei giorni scorsi già trapelava la notizia di pressioni da parte del Governo Berlusconi contro le pretese della Giunta sarda in tema di trasporti marittimi, chiedendo il ritiro della SAREMAR con le sue due navi. Tutto questo in cambio dell'accollamento degli oneri dei trasporti da parte del Governo in modo tale da creare un reale monopolio dei trasporti da e per la Sardegna; questo a favore di privati che di fatto già controllavano le tratte per la Sardegna e agivano in regime di monopolio.
Le dichiarazioni di questa mattina dell'onorevole Matteoli sono lo specchio di una situazione italiana e non solo, anche europea, che vede disattesi e beffati gli interessi alla continuità territoriale da e per la Sardegna di persone e cose. Noi non possiamo fare a meno del tema dell'insularità e dei trasporti, che è fondamentale per lo sviluppo economico della nazione sarda, quindi non potremo rinunciare.
In questi sessant'anni di autonomia, tutti i Governi che si sono succeduti hanno sempre trattato con sufficienza e superficialità questo tema, senza capire, oppure talvolta essendo anche complici, che esso è alla base del nostro sviluppo e della nostra politica oltre che dell'economia. A onor del vero, il tema della flotta sarda, già negli anni scorsi, è stato portato all'ordine del giorno dalle forze di ispirazione sardista anche in questa Aula, ma alla fine - caso strano - gli interessi italiani hanno sempre prevalso e la Tirrenia, con il suo voler essere, "volutamente", un carrozzone pubblico per dare solo disservizi alla Sardegna, è stata accettata da tutte le forze politiche di destra, di centro, di sinistra e Sardisti. Disservizi pagati con i soldi dei contribuenti sardi, soldi, vedi anche la vertenza entrate, che sono alla base della soluzione del 90 per cento dei problemi economici dei sardi, oggi più che mai, e che ancora vengono negati costringendo i sardi e la nostra economia a una sudditanza coloniale; altro che sovranità!
Vorrei chiedere al presidente Cappellacci, nonché all'assessore Solinas, che cosa hanno fatto in questi mesi affinché la Tirrenia non diventasse banchetto dei monopolisti dei trasporti per la Sardegna, quali sono state le iniziative della Regione per far valere in questo campo le ragioni dei sardi alla mobilità e allo sviluppo dei trasporti marittimi e qual è stato il ruolo politico che la Regione ha avuto sul Governo Berlusconi per far sì che le nostre ragioni venissero ascoltate.
L'idea della flotta sarda, gestita dalla Regione Sardegna, da imprenditori e azionariato popolare, come ho già sostenuto in altre occasioni, è una giusta prospettiva che si poteva e si può ancora realizzare se c'è la volontà di tutte le forze politiche, per creare e sostenere l'idea che essa possa e debba essere una leva di sviluppo per la costruzione della nostra economia.
Sul suo appello all'unità, Presidente, vorrei dirle che noi siamo pronti alle battaglie unitarie per una giusta causa a Roma e ovunque, ma non prima di conoscere davvero nei dettagli i fatti preliminari, sapere che cosa avveniva a Roma nel corso delle sue lunghissime assenze dal Consiglio. Di certo la necessità storica di rivisitare con determinazione le relazioni tra Regione Sardegna e Governo italiano è sempre più pressante e urgente.
E' tempo di dire basta a oltraggi e umiliazioni, riprendiamoci la dignità e con essa un progetto di autogoverno. Io credo che questo sia dovuto ai sardi, Presidente, e anch'io mi associo ai colleghi che l'hanno invitata a una maggiore partecipazione ai lavori dell'Aula, perché troppo spesso è assente e molto spesso, quando è presente, poco ascolta, così mi sembra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Mi dispiace che non sia in aula l'onorevole Mario Bruno al quale avrei sicuramente rivolto una breve raccomandazione: è inutile che insista su una ipotesi di elezioni anticipate che quasi sta diventando una vera e propria ossessione per lui e per la sua parte politica. Questa maggioranza non ha nel suo programma lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale e l'anticipata fine della legislatura. Nella storia autonomistica è successo una sola volta con il presidente Soru, ci è bastata quell'esperienza.
Noi vi assicuriamo che, pur nelle difficoltà di questa maggioranza, difficoltà che sono anche determinate da una gravissima crisi che questa maggioranza e questa Giunta si trovano ad affrontare, pur nella consapevolezza che esistono "Cassandre di sventura", anche all'interno della maggioranza, per quanto ci riguarda, noi lavoreremo, proprio perché vi è una situazione che certamente non consente distrazioni. Noi continueremo a lavorare, a sostenere lo sforzo del Presidente e della Giunta per arrivare fino alla chiusura della legislatura, non per bivaccare, ma per dare concreta attuazione al programma. E spero che, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, le persone responsabili di questa maggioranza, che sono tantissime, sapranno trovare anche il modo, le forme e gli strumenti per un rilancio serio dell'azione della maggioranza e dell'azione del governo di questa Regione.
Detto questo, mi pare che oggi il presidente Cappellacci abbia posto ben in evidenza qual è stata la situazione ieri, qual è quella che oggi noi abbiamo appreso. Debbo dire, e lo dico senza retorica e senza che nessuno si offenda, lo dico anche agli amici Sardisti, che davvero io, oggi, nelle parole del presidente Cappellacci, ho avuto il ricordo storico di una figura sardista veramente sardista, veramente autonomista: Mario Melis. Consentitemi di citarlo perché nuorese, perché persona che ho avuto modo di conoscere e di seguire. Le parole che lei ha usato, presidente Cappellacci, in vent'anni di attività politica, in quest'Aula non le ho sentite dire a nessun Presidente della Regione sarda, non ho mai sentito nessun Presidente della Regione sarda parlare di atteggiamento predatorio, non ho mai sentito nessun Presidente parlare di atteggiamento piratesco, non ho mai sentito parlare un Presidente di atteggiamento non rispettoso dei diritti di libertà di movimento dei sardi.
Lei ha giustamente sottolineato con forza, ed è ciò che ancora riflette la sua vera natura autonomistica, che io mi sento di condividere e di sostenere, che dobbiamo essere padroni a casa nostra. E lo ha fatto, Presidente, con tutti gli strumenti che aveva a disposizione; lo ha fatto, Presidente, innanzitutto con il conforto e con il sostegno dei deliberati di quest'Aula, perché lei, Presidente, non si è mosso per conto suo nel chiuso delle stanze di Villa Devoto in viale Trento; lei e il suo Assessore dei trasporti avete correttamente operato sulla base di deliberati di quest'Aula, che maggioranza e opposizione hanno condiviso e con i quali hanno indicato una strada possibile, un percorso, e lei correttamente si è attenuto a quel percorso.
Ma oggi ci dice anche di più, oggi lei ci ha detto molto di più, Presidente, ed è questo l'aspetto positivo che io colgo e invito anche i colleghi dell'opposizione a cogliere, perché noi possiamo insieme, maggioranza e opposizione, creare una nuova stagione dell'autonomia che non sia di mero rivendicazionismo o di piagnisteo nei confronti dello Stato e del Governo nazionale, ma che si possa tradurre in azioni concrete. In un ordinamento democratico, gli strumenti che sono a disposizione, lei li ha richiamati: il conflitto costituzionale davanti ai giudici, la vertenza dinanzi all'Unione europea. Perché no? Noi dobbiamo cercare di creare tutte quelle situazioni, non di disturbo o solamente di disturbo, perché venga assicurato ogni nostro buon diritto della Regione che significa il diritto di ogni singolo sardo in questa vertenza. Possiamo fare di più?
Colleghi dell'opposizione, lo dico anche a noi, colleghi di questa maggioranza e di questo Consiglio, io penso che dovremmo indicare al Presidente se dobbiamo fare qualcosa di più. Se il problema si risolvesse con l'autosospensione, io ho intervistato la quasi totalità dei colleghi, tutti sono d'accordo. Lo dico amichevolmente al collega Giacomo Sanna, non aspettavamo una sollecitazione da parte sua, così come noi ci guardiamo bene dal dire, perché c'è l'Assessore dei trasporti: "Colleghi Sardisti, autosospendetevi!", non è questo il problema. Noi lo facciamo convintamente, lo facciamo perché crediamo in una vera e propria vertenza, anche fatta di conflitto, non di salamelecchi o di finto conflitto. Se necessario, per dare maggiore forza, autorevolezza, consistenza all'azione del Presidente, dell'Assessore e della sua Giunta, il P.d.L., questo Gruppo, o almeno la stragrande maggioranza, perché non ne abbiamo parlato con tutti, è disposto a fare gesti eclatanti, perché non siamo attaccati a tutti i costi alla poltrona, ma non facciamo questo in chiave demagogica, né populista, né strumentale, lo facciamo se serve, se è utile alla causa, perché in questa vertenza non vogliamo essere una parte contrapposta a un'altra parte, vorremmo essere un tutt'uno, perché davvero mai in questa vertenza, come in quella delle entrate, presidente Cappellacci e assessore La Spisa, non bisogna chinare il capo a nessuno.
So che i prossimi giorni saranno decisivi, bisognerà alzare ancora di più la voce; sia chiaro per tutti, non ci sono governi amici su queste partite e assicuriamo che il P.d.L. farà fino in fondo la propria parte per sostenere la vostra azione, questa azione che ridà dignità all'autonomia e fa diventare ancor di più orgogliosi di essere sardi, di essere in un contesto in cui finalmente non c'è chi si leva il cappello e china il capo, ma con forza ricorda a tutti che noi siamo padroni a casa nostra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (P.D.). Presidente, quando lei venne a Olbia, alla vigilia della campagna elettorale, per annunciare la nascita della Compagnia sarda di navigazione, destò più di un sospetto, ma le confesso che personalmente avevo anche apprezzato quell'iniziativa, ancorché debole, perché, sia pur timidamente, rappresentava un tentativo di dare risposte al grave problema del caro tariffe, del caro biglietti, messo in atto dal cartello degli armatori privati. Io credo che molti, tantissimi sardi residenti e immigrati, abbiano sentito quasi un brivido, una forte sensazione nel sentire parlare di flotta sarda, una forte emozione perché finalmente il Presidente dei sardi non ci stava, perché si ribellava, si ribellava a un sopruso, a un'ingiustizia, all'ultimo scippo, all'ultima vessazione che questo Governo consumava ai danni dei sardi e della Sardegna. Con grande piacere, quindi, si registrava una posizione non già di acquiescenza, ma una reazione forte, perché forte e grave era il danno di quella politica messa in atto dagli armatori privati, con la protezione del Governo, incoraggiati dal Governo, che metteva ulteriormente in ginocchio le già precarie condizioni dell'economia sarda, piuttosto sofferente.
Quella sua iniziativa era stata salutata da me personalmente in modo positivo. Però, Presidente, quali effetti ha prodotto? Sicuramente è stata adottata in modo tardivo, perché gli effetti negativi che il caro tariffe ha prodotto sul turismo sono sotto gli occhi di tutti, quindi era difficile in così breve tempo rimediare. Però restava un atto importante, un'iniziativa importante da lei messa in atto. Oggi assistiamo - con l'avvenuta consegna al Gruppo degli armatori privati - a un danno immane, oltre alla beffa: non ci sarà più concorrenza, adotteranno le tariffe che vorranno e le conseguenze sono facilmente immaginabili.
Lei, Presidente, fa appello al senso di responsabilità del Consiglio, quindi a tutti i consiglieri dell'opposizione, che sicuramente non resterà sorda, non siamo sordi al suo richiamo, ma, Presidente, non ritiene che i parlamentari sardi, a Roma, avrebbero potuto, avrebbero dovuto, svolgere un ruolo più importante ed efficace di quello che hanno svolto? Alludo ai parlamentari della sua parte politica, Presidente. Io non ho letto un'interpellanza, una mozione presentata in Parlamento da un parlamentare della sua parte politica; ci sono state delle proteste dei parlamentari del centrosinistra, quando si paventava il rischio che poi si è avverato, purtroppo, ma l'azione dei parlamentari della vostra parte politica è stata alquanto debole, quasi inesistente, impercettibile. Lo richiamava prima l'onorevole Lotto, io lo voglio sottolineare: un manipolo di parlamentari leghisti ha posto il ricatto del loro peso politico per premiare i furbi delle quote latte, ma perché può essere tollerato che a noi venga negato quanto di più giusto ci è dovuto? Perché i parlamentari sardi non fanno valere la forza della ragione e dei numeri, anche se esigui?
Presidente, faccia appello, quindi, in modo particolare ai parlamentari sardi della sua parte politica, se vuole che sia seguito con maggiore convinzione anche da noi, altrimenti sembra, ancora una volta, il gioco delle parti. Io credo che il suo sia davvero un sincero moto di ribellione, però lo dimostri attraverso la messa in atto di tutte quelle iniziative che possono e devono essere assunte dai parlamentari della vostra parte politica a Roma. E' quasi una banalità dire che il sistema dei trasporti (è consapevolezza generale) è fondamentale ovunque; per noi è vitale, non ci può essere sviluppo senza una seria politica dei trasporti. A parte il fatto che noi non abbiamo un piano regionale dei trasporti e sarebbe il caso di lavorare alacremente perché ci si doti del piano, ma la posta in gioco, attraverso la continuità territoriale, io credo sia notevole.
Allora vale la pena mobilitare tutte le risorse di cui disponiamo. Il popolo sardo non può essere ancora una volta vessato con gli scippi, attraverso la sottrazione dei fondi FAS, attraverso la vertenza delle entrate, che non trova soluzioni a noi favorevoli e, tutto questo, in una situazione che vede il settore agropastorale agonizzante e il Consiglio impegnato a discutere di altro. Credo che oggi sia una delle poche volte in cui, con sollecitudine, si interviene su un problema che è cogente, un problema che è scoppiato, che non ci si attendeva, perché rassicurati anche dalle sue affermazioni, Presidente, e dalla convinzione, almeno in me, che il suo intervento, nei confronti del Governo, del Presidente del Consiglio, sarebbe stato un intervento efficace, che avrebbe indotto a un'azione forte, energica, da parte del Governo, per impedire che si consumasse il danno che si sta consumando nei confronti della Sardegna.
E' stato detto, lo voglio ripetere, che è importante invertire l'ordine delle priorità, è importante la legge sul golf, ma la vertenza sulle entrate, i fondi Fas, il settore agropastorale agonizzante, sono ancora più importanti. Facciamo sentire la nostra voce in modo energico. Presidente, l'unico pezzo dello Stato che funzioni…
PRESIDENTE. Onorevole Corda, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, io vorrei scegliere una traccia diversa da quelle di alcuni colleghi. Mi scuso con il Presidente se ho perso parte del suo intervento, ma un problema personale mi ha impedito di arrivare in tempo per la sua illustrazione, di cui, però, mi sono documentato. Vorrei seguire, dicevo, una traccia diversa da quella che hanno seguito alcuni colleghi, cercando di analizzare il da farsi sulla base di una possibilità che maggioranza e opposizione si devono dare anche superando steccati, pregiudizi, diverse opinioni politiche, e per ricercare, in ogni circostanza, anche in questa, Presidente e colleghi, la possibilità di fare qualcosa di utile per la Sardegna.
Allora mi consentirà, Presidente, di svolgere una parte chiamiamola di tipo critico, ma anche una parte di tipo maggiormente costruttivo; la parte di tipo critico riguarda soprattutto la considerazione che le difficoltà che le sono state rappresentate dai colleghi della minoranza derivano dal fatto che aprire un nuovo credito, aprire una nuova possibilità di fronte comune, è una cosa che si può fare ma, rispetto a questa richiesta, le esperienze del passato pesano. Noi ci siamo più volte trovati in quest'Aula a sollecitare prese di posizione su questa vicenda; ne ripercorro alcune, Presidente, perché non è da oggi che parliamo del tema della convenzione.
Non cito il periodo nel quale lei non c'era, parto dal mese di novembre 2009, quando il Governo ha imposto, con decreto legge, le condizioni di una normativa con la quale riscriveva le convenzioni di servizio pubblico con Tirrenia, era già in nuce quello che sarebbe successo, siamo a novembre 2009. Nel mese di marzo 2010, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sottoscrive le famigerate nuove convenzioni, quelle di cui la Regione sembra sapesse poco fino a qualche settimana fa e, guarda caso, nello stesso giorno, in stanze dello stesso Ministero, tra Regione e Ministero dei trasporti, si svolgeva la prima seduta in merito alla continuità territoriale aerea. Il 5 agosto 2010 Tirrenia viene posta in amministrazione straordinaria e nello stesso giorno il Governo adotta un decreto legge che conferma contenuti ed efficacia delle convenzioni di cui non conoscevamo i contenuti! Il centrodestra, diciamo la maggioranza e non solo quella regionale, ratifica senza fiatare. A noi sembra che il risveglio della Regione e la consapevolezza di quanto accaduto sia avvenuto a offerte presentate e a vendita pressoché conclusa, mentre, nei due anni e mezzo precedenti, la sua maggioranza, Presidente, si è occupata d'altro, lei ha cambiato qualche Assessore dei trasporti.
Allora, che il vulnus della partita della privatizzazione Tirrenia fosse che si voleva privatizzare e insieme regalare alla cordata, a chi volesse farsi carico di Tirrenia, anche la lucrosa convenzione per il diritto alla mobilità dei sardi, 72 milioni per otto anni, era un qualcosa di assolutamente evidente per lo meno da un anno e mezzo, Presidente. Lei abbia la bontà di seguirmi. Non lo distragga, assessore Contu, lo vediamo così poco, ce lo lasci tutto per noi quando viene in aula perché non abbiamo molte occasioni di parlare con il Presidente!
Noi non abbiamo neanche approvato o ritenuto che la soluzione fosse entrare dentro Tirrenia perché, vede, Presidente, lei lo ha anche detto in quest'Aula (io l'ho apprezzata e gliel'ho già detto), il problema è che la Regione non può fare il regolatore di mercato e l'armatore, non può battersi per il diritto dei sardi mettendosi al di sopra e lasciando che il mercato, attraverso un bando sugli oneri di servizio, dia la migliore soluzione al diritto alla mobilità dei sardi e nello stesso tempo voler fare l'armatore. Lì è stato il vulnus: pensare che la soluzione fosse entrare dentro Tirrenia, ma la soluzione non era entrare dentro Tirrenia, la soluzione era andare oltre Tirrenia! Che lo Stato privatizzasse Tirrenia come meglio credeva, in qualche modo, lo privatizzasse, ma che il diritto alla mobilità dei sardi, la possibilità di onerare le rotte, quei famosi contributi o altri, fossero messi a disposizione della Sardegna!
Potrei anche richiamare la vertenza entrate, ma gliela richiamo per sommi capi. Noi abbiamo firmato e votato ordini del giorno unitari, abbiamo votato risoluzioni, le abbiamo detto più volte che saremmo stati con lei se avesse impugnato i bilanci dello Stato. Non abbiamo impugnato quello 2010, non abbiamo impugnato quello 2011, non abbiamo impugnato il 2012! Dopo tutto questo, mi sbrigo, Presidente, perché non sono qui per aggiungere critiche alle critiche, sono qui per chiederle di mettersi nei panni di chi vorrebbe cooperare e collaborare per i diritti dei sardi ma si trova anche un vissuto di prese di posizione comuni che poi non hanno portato i risultati sperati perché la vertenza entrate è ancora aperta.
Lei ci ha chiesto di seguirla sulla traccia delle norme di attuazione e noi ci siamo astenuti, le abbiamo dato credito. Ma quella partita importantissima, che vale 600 milioni all'anno di risorse e su cui abbiamo discusso insieme in quelle notti a ridosso di Natale (ho apprezzato il suo ruolo in quelle ore) è rimasta lettera morta! Presidente, le chiedo di farsi carico anche di questi disagi, di queste difficoltà, di queste azioni comuni che poi non si sono manifestate concretamente. Noi abbiamo preso posizione con lei, ma poi lei non ha fatto quello che si era impegnato a fare.
Voglio voltare pagina e credo che sia nostra responsabilità non guardare indietro ma guardare avanti, sia nostra responsabilità non guardare a quello che ci divide ma guardare a quello che ci può unire nel futuro per l'interesse della Sardegna. Vede, anche il chiacchiericcio che c'è in quest'Aula, sia nei banchi tra i miei colleghi, sia nei banchi del centrodestra, le dimostra, Presidente, che quest'Aula è un'Aula a volte disattenta, che quasi non crede più nel proprio ruolo e non crede più nel ruolo che lei può svolgere, lo dimostra anche il numero di colleghi presenti in una seduta così solenne, così importante come quella che ci vede oggi discutere di mobilità dei sardi, ci ha visto ieri (e avremmo voluto che lei fosse qui) di servitù militari e avant'ieri di entrate.
Ecco, Presidente, io credo che ci sarebbero le condizioni per un fronte comune, però le condizioni per un fronte comune ci sono se lei saprà mettere insieme una grande vertenza Sardegna che perlomeno racchiuda, Presidente, la partita delle entrate che non si è chiusa con le norme di attuazione, che racchiuda certamente il problema del diritto alla mobilità dei sardi e racchiuda anche un percorso comune che riguarda le norme di attuazione del federalismo fiscale. Se lei ci chiama a raccolta sull'insieme di questi argomenti e ci dimostra, sull'insieme di questi argomenti (io mi accontenterei anche dei primi due), di risolvere lo storico sulle entrate, e noi fossimo in condizioni tutti, tutta quest'Aula, tutti i nostri parlamentari sardi, di fare per esempio una memoria alla Commissione europea sul fatto che, su questa vertenza, il soggetto (lo stakeholder), principale, che è la Regione Sardegna, non ci ha messo il becco, non è potuto entrare nel merito della convenzione e dire che quello è un diritto alla mobilità, che è stato applicato sulla nostra testa, io credo che ci potrebbero essere le condizioni per la ripresa di un dialogo.
Sta a lei assumersi questa responsabilità, sta a lei farsene carico. Se lei saprà veramente alzare l'asticciola, il profilo della nostra rivendicazione con lo Stato, noi siamo ancora pronti a sostenerla e a darle ancora una volta credito nell'interesse della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, Assessori e colleghi, io credo, presidente Cappellacci, che, al di là delle parole che ha espresso il Presidente di Gruppo ai nostri colleghi, ovviamente l'accoglimento del suo invito non potrà che essere direttamente proporzionale al fatto che questo suo invito è stato portato in quest'Aula principalmente nei nostri confronti e accolto da quest'Aula in queste condizioni; secondo me, manca di rispetto prima di tutto a lei e poi a tutti noi. Lo vorrei dire perché non c'è una fisicità di fronte a questi problemi ma c'è la condivisione che è anche la presenza fisica intorno a un problema che non appartiene a una fase della storia autonomistica, ma appartiene principalmente alle conseguenze che avranno i sardi.
Vorrei iniziare dicendo all'onorevole Pittalis (che è sempre giustamente abbastanza ottimista) che veritas filia temporis, la verità è figlia del tempo, e noi siamo qui non tanto a equivocare sulla condizione, non voglia sembrare un accenno di saccenteria, smettiamola pure di parlare di vertenza! La vertenza, dal latino vertens, è una questione da definire: questa è una partita persa, è già definita! E' già definita! E' una cosa un po' diversa e siccome io sono convinto che in politica, come nelle altre questioni, Presidente, mi creda, ne sono profondamente convinto, prevenire è meglio che curare, questo richiama un'attenzione e una sottovalutazione che spesso si è data a un nostro sincero contributo intorno alle questioni dirimenti l'autonomia.
Vorrei dirvi anche un'altra cosa: per fortuna, affondando nelle radici delle nostre storie politiche, in questo momento vale di più ciò che si è conservato piuttosto che quello che abbiamo custodito nella nostra vocazione autonomistica. E vorrei dirvi anche che i nostri diritti, presidente Cappellacci, si difendono per via pattizia…
(Interruzione)
C'è qualche incidente? Possiamo continuare?
PRESIDENTE. Prego, onorevole Sanna.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). La via pattizia è infatti la strada attraverso la quale si tutelano i diritti. Ma la via pattizia, presidente Cappellacci, è una strada necessariamente conflittuale, purtroppo, e non può ammettere né ritardi né intercessioni. Tuttavia noi consideriamo che c'è sempre un varco nelle difficoltà e, anche in questa difficoltà, c'è una possibilità purché non si interceda a vincere per superare la complicazione piuttosto che rimuovere le difficoltà. Allora, la nostra disponibilità si accompagna anche a un sussulto, glielo chiediamo formalmente: "Presidente, interceda". Noi vorremmo accompagnare questo suo appello all'idea che voi date un segnale sulla ricomposizione dell'agenda politica di questa Regione, ci togliete dalla considerazione la legge sul golf, possiamo parlare di tutto meno che di palline e di altre questioni in un momento drammatico.
Noi vorremmo sinceramente parlare di altre cose, vorremmo costruire con voi. Per esempio (lo dico perché oggi l'aveva all'ordine del giorno nella rubrica l'assessore La Spisa in Giunta), perché non parliamo insieme, in un momento difficile, Assessore e Presidente, delle linee che ci vogliamo dare per la predisposizione della manovra di bilancio futura? Voi ve ne state occupando, ma perché non dobbiamo condividerlo assieme in un momento così drammatico? Magari scegliere di fare anche strade impervie piuttosto che fare golf! Golf! Un segnale sull'aggiornamento dell'agenda della politica ci serve per essere credibili noi con voi, per dare una risposta, un atteggiamento diverso fuori, poi capisco che ci possono essere questioni di equilibri ma c'è un equilibrio tra di voi che passa attraverso il sacrificio delle priorità da dare all'istituto regionale in questo momento? Io credo di no!
Qualunque forza politica intelligente, come quelle che compongono la maggioranza, capirebbe che il sacrificio vale la sfida. Però, se non c'è neanche questo, sono appelli che cadono nel vuoto. Colleghi, perché? Il Ministro Matteoli stamattina ha detto con soddisfazione: "Il Governo ha mantenuto i suoi impegni". Ha detto questo e l'ha detto approfondendo il perché di questa affermazione, ha detto: "Abbiamo garantito l'occupazione dei napoletani". Vogliamo eludere questo snodo? Io me ne assumo la gravità ma lo voglio condividere con sincerità, non con superficialità, per cui domani, finita questa cerimonia e questa liturgia, ci mettiamo a parlare del golf che non interessa a nessuno o ci mettiamo a parlare di come condividere le strettoie di una finanziaria che, sappiamo già, non sarà facile? Perché in Giunta non dovete approvare uno schema di indirizzo che sia il frutto di una discussione collettiva? Non è meglio? Non è più utile? Non è un messaggio all'esterno, ai pastori, a tutti gli altri, che, nel crogiolo della nostra dimensione democratica, esploriamo insieme le strade da fare? Questo è lo spirito autonomistico che si ricostruisce intorno alla preparazione di un confronto pattizio serio con lo Stato!
Ma noi abbiamo bisogno di segnali, Presidente, non la vogliamo eludere e non vogliamo neanche enfatizzare la sua presenza o la sua assenza. Io ho detto nei giorni scorsi che abbiamo bisogno di condividere, a prescindere dagli steccati delle nostre appartenenze, il modo con il quale uscire da questa situazione, perché la nostra specialità si gioca qua in questi anni, in questi mesi, non si gioca nella superficialità di un'ordinaria accettazione delle questioni.
Non so che dirvi, non voglio aprire polemica neanche con il collega Locci sul passato, a che cosa ci serve rivangare il passato? Sappiamo che oggi c'è una responsabilità in capo a chi governa, non la vogliamo ampliare, essendoci assunti noi ampiamente e ripetutamente tutte le responsabilità del passato, degli errori e dei vantaggi che abbiamo procurato? E' legittimo, ma cominciate anche voi a parlare di presente e di futuro, allora noi, in condizione simile, non sono sicuro che avremmo avuto la stessa disponibilità (che stiamo manifestando in questo momento e che abbiamo manifestato, come sa bene il collega Pittalis, nelle Commissioni, in tante Commissioni) a condividere non il lucro della politica, il lucro dell'esperienza istituzionale, ma il risultato, il beneficio al riformismo necessario.
Ecco perché dico che il governo di amici, non vale mai, noi abbiamo il governo degli affari propri al Governo nazionale e sappiamo che stanno in piedi in un equilibrio instabile perché sta per scoperchiarsi un sistema talmente complicato che probabilmente anche sul versante della stessa opposizione oggi non si è neanche preparati all'immane e colossale questione che si potrebbe aprire. Ma, poiché queste cose si leggono sul versante nazionale, è utile prevenire e costruire rinunciando a qualche irrigidimento, a qualche supponenza anche sul versante autonomistico. Noi siamo questi, noi siamo queste persone che rinunciano al lucro immediato della politica. Non è un momento ordinario, spetta a lei, Presidente, esigere dalla sua maggioranza una rinuncia per un rilancio più alto, solo così quell'unità c'è, c'è al fondo dello spirito autonomistico e ricostruisce il sentimento pattizio col quale dovremmo andare a Roma a chiedere le cose e non a chiacchierare di vertenze che non esistono più, purtroppo!
PRESIDENTE. Il presidente Cappellacci intende fare una comunicazione.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, a lei e ai colleghi consiglieri, per rispetto di questa Aula, devo comunicare che domani c'è un importante appuntamento a Roma che riguarda proprio la vertenza entrate, un tavolo col Ministro Tremonti, quindi io non potrò essere presente in Aula. Approfitto dell'occasione per dirlo e anche per sottolineare, poiché il tema dell'assenza del Presidente è un tema che ricorre spesso, che l'assenza del Presidente ovviamente non è una scelta di linea personale, non è una scelta di linea politica, ma è una necessità che, di questi tempi, è purtroppo determinata anche da una situazione emergenziale di una gravità inaudita. Talvolta, cari colleghi, credetemi, sarebbe per me molto più piacevole essere qui con voi e poter con voi condividere i percorsi. Io ho grande rispetto di quest'Aula, non ho nessuna difficoltà a essere qui presente, ho piacere e voglio anzi condividere questi percorsi. Ci tenevo a sottolinearlo.
Domani, per le ragioni che ho appena detto, non potrò essere presente, sarà presente naturalmente l'Assessore che, quanto me, è in grado di dare il contributo più utile e proficuo su questa partita. Mi volevo scusare in precedenza per l'assenza che, come tutte le altre, è causata da motivi istituzionali.
PRESIDENTE. La seduta termina a questo punto, il Consiglio è riconvocato domani, mercoledì 27 luglio, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 20 e 13.