Seduta n.388 del 22/03/2013 

CCCLXXXVIII SEDUTA

VENERDI' 22 MARZO 2013

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 9 e 38.

SECHI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 1° febbraio 213 (380), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Francesca Barracciu, Roberto Capelli, Paolo Luigi Dessì, Marco Espa, Giorgio Locci, Paolo Maninchedda, Francesco Mula e Christian Solinas hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 22 marzo 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Domenico Gallus, Michelina Lunesu, Eugenio Murgioni, Teodoro Rodin e Matteo Sanna hanno aderito al nuovo Gruppo consiliare "Fratelli d'Italia - Centrodestra Sardegna" costituitosi in data 14 marzo 2013. Il nuovo Gruppo ha eletto proprio presidente il consigliere Matteo Sanna e vicepresidente il consigliere Domenico Gallus.

Comunico inoltre che in data 11 marzo 2013 è pervenuta la comunicazione del Presidente della Regione che, con decreto numero 50 dell'11 marzo 2013, ha revocato gli incarichi conferiti con i propri decreti numero 91 dell'8 agosto 2011 e numero 155 del 27 novembre 2012 agli Assessori componenti della Giunta regionale e ha assunto in via provvisoria le funzioni di Assessore: degli affari generali, personale e riforma della Regione; della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio; degli enti locali, finanze ed urbanistica; della difesa dell'ambiente; dell'agricoltura e riforma agro-pastorale; del turismo, artigianato e commercio; dei lavori pubblici; dell'industria; del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale; della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport; dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale; dei trasporti.

Comunico che il Presidente della Regione, con nota numero 2656 del 15 marzo 2013, ha inviato il decreto numero 52 del 14 marzo 2013 di nomina degli Assessori regionali. Sono nominati Assessori i signori: Mario Floris, Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione; Alessandra Zedda, Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio; Nicolò Rassu, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica; Andrea Mario Biancareddu, Assessore della difesa dell'ambiente; Oscar Salvatore Giuseppe Cherchi, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale; Luigi Crisponi, Assessore del turismo, artigianato e commercio; Angela Eugenia Nonnis, Assessore dei lavori pubblici; Antonio Angelo Liori, Assessore dell'industria; Mariano Ignazio Contu, Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale; Sergio Milia, Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport; Simona De Francisci, Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

Comunico infine che in data 18 marzo 2013 è pervenuta copia della decisione della Corte costituzionale numero 36 del 27 febbraio 2013 nella quale si dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 3, comma 7, e 4, comma 48, della legge regionale 15 marzo 2012, numero 6 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2012), nonché dell'articolo 1, comma 8, lettera d), della legge regionale 5 dicembre 1995, numero 35 (Alienazione dei beni patrimoniali), quale sostituito dall'articolo 3, comma 4, della legge regionale numero 6 del 2012; si dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 3, della legge regionale numero 6 del 2012, promossa, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione e all'articolo 4, lettera h), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, numero 3 (Statuto speciale per la Sardegna); si dichiara, infine, non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 6, della legge regionale numero 6 del 2012, promossa in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013". (499)

(Pervenuto il 20 marzo 2013 e assegnato alla terza Commissione.)

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Greco - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano - Locci - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Stochino - Tocco - Lunesu:

"Interventi a sostegno della promozione e divulgazione dell'istituto dell'amministrazione di sostegno (legge 9 gennaio 2004, n. 6)". (493)

(Pervenuta il 6 marzo 2013 e assegnata alla settima Commissione.)

Solinas Antonio:

"Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi". (495)

(Pervenuta il 13 marzo 2013 e assegnata alla sesta Commissione.)

Tocco - Pittalis - Stochino - Lunesu - Floris Rosanna - Gallus - Randazzo - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Locci:

"Norme urgenti in materia di regolamentazione rivolta alle opere e manufatti temporanei a servizio della funzione turistico, ricreativa e della balneazione sui litorali dei comuni costieri sardi. Promozione di implementazione da parte delle Amministrazioni comunali dei piani di utilizzo dei litorali (PUL)". (496)

(Pervenuta il 14 marzo 2013 e assegnata alla quarta Commissione.)

Moriconi - Diana Giampaolo - Barracciu - Cuccu - Agus - Espa - Lotto - Meloni Valerio - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Porcu:

"Misure per l'agevolazione dell'accesso al credito per le imprese creditrici nei confronti della regione e del sistema degli enti locali". (497)

(Pervenuta il 19 marzo 2013 e assegnata alla terza Commissione.)

Piras - Pittalis - Amadu - Greco - Peru - Randazzo - Sanna Paolo - Stochino - Tocco - Murgioni - Petrini:

"Norme per la regolamentazione delle attività di piercing, tatuaggio e pratiche correlate". (498)

(Pervenuta il 20 marzo 2013 e assegnata alla settima Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Sanjust in riferimento alla situazione della spiaggia di Su Giudeu nel Comune di Domus de Maria". (653)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Vargiu sulla riconversione dello stabile dell'ex Ospedale Marino di Cagliari". (763)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Meloni Marco - Sanna Gian Valerio sul trasferimento degli uffici della Presidenza della Giunta regionale nei locali di via Vittorio Veneto". (765)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio sulle problematiche che impediscono l'ingresso del Comune di Laconi nell'Unione dei comuni dell'Alta Marmilla". (809)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Sabatini sull'adozione e approvazione del Piano regolatore portuale del Porto industriale e commerciale di Arbatax". (1037)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio sulla mancata acquisizione al patrimonio regionale degli immobili di proprietà dello Stato siti nel Comune di Oristano ai sensi dell'articolo 14 dello Statuto di specialità". (668)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Uras - Sechi sulla grave situazione di abbandono delle aree di proprietà della Regione prima appartenenti alle Ferrovie meridionali sarde e Ferrovie della Sardegna". (854)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

"Interrogazione Cuccureddu sulla possibilità di smantellamento e smembramento delle collezioni ex ISOLA, destinate a costituire il Museo dell'artigianato artistico della Sardegna "Eugenio Tavolara"". (915)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

"Interrogazione Sanjust sulle problematiche relative alle imprese balneari, sulla modifica delle linee guida per la predisposizione del PUL, sulla loro corretta interpretazione e sul sovracanone imposto alle concessioni demaniali". (1010)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SECHI, Segretario:

"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sullo stato attuale relativo alla situazione trasporti via mare, isole minori (Carloforte)". (1059)

"Interrogazione Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sui rischi idrogeologici del quartiere di Santa Lucia di Assemini". (1060)

"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione politica-gestionale in cui versa l'Ente foreste della Sardegna". (1061)

"Interrogazione Solinas Antonio - Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sulla delibera della Giunta regionale n. 7/16 del 5 febbraio 2013 - Piano dell'offerta formativa, di ridefinizione e di dimensionamento della rete e delle istituzioni scolastiche per l'anno scolastico 2013/2014. Linee guida". (1062)

"Interrogazione Espa - Solinas Antonio - Cucca - Lotto - Cocco Pietro - Bruno - Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi urgenti per combattere l'infestazione del punteruolo rosso e la perdita di altre migliaia di palme in Sardegna". (1063)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sul mancato rispetto da parte dell'AREA, relativamente alla determinazione del direttore generale n. 516 del 23 dicembre 2011, della procedura di controllo preventivo sugli atti individuati dall'articolo 3 della legge regionale n. 14 del 1995". (1064)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

SECHI, Segretario:

"Interpellanza Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo sul passaggio dal demanio marittimo al patrimonio dello Stato di aree e fabbricati di pertinenza nella borgata di Marceddì, Comune di Terralba, e provvedimenti preparatori all'alienazione a favore degli occupanti". (397)

"Interpellanza Diana Giampaolo sui rischi all'incrocio tra via G. Marconi e via E. Fermi a Quartu Sant'Elena, per via del semaforo non funzionante nelle ore notturne". (399)

"Interpellanza Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo sulla autorizzazione ad organizzare corsi per Operatori socio-sanitari (OSS)". (400)

"Interpellanza Diana Giampaolo sui danni causati dalla forte mareggiata che ha colpito l'intera costa meridionale dell'Isola e spazzato via la spiaggia, i chioschi e i muri di contenimento di case e strutture turistico-alberghiere". (401)

"Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Uras - Sechi - Cugusi - Salis - Mariani sull'utilizzo indiscriminato, da parte dell'ANAS, di diserbanti chimici nelle operazioni di pulizia delle cunette delle strade sarde". (402)

"Interpellanza Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo sull'attuazione del verbale d'accordo del 15 giugno 2012 avente ad oggetto le prospettive produttive del Piano Sardegna Green Island". (403)

"Interpellanza Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea sulla mancata applicazione dell'articolo 18, comma 7, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12". (404)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

SECHI, Segretario:

"Mozione Sanna Giacomo - Planetta sulla società E.ON Produzione Spa". (245)

"Mozione Sanna Giacomo - Planetta sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa". (246)

"Mozione Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Mario - Amadu - Cuccureddu - Planetta - Solinas Christian - Dessì - Tocco - Stochino - Lunesu - Sanjust - Gallus - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Piras - Sanna Paolo Terzo - Petrini - Mulas - Lai - Campus sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (247)

"Mozione Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea sulla situazione di crisi del CRS4". (248)

PRESIDENTE. Comunico che il collega Gianfranco Bardanzellu è rientrato dal congedo.

Giuramento di Assessori

PRESIDENTE. Gli Assessori che non sono consiglieri regionali, nominati dal Presidente della Regione, devono prestare il giuramento prescritto dall'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, numero 250.

Do lettura della formula del giuramento prevista dall'articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica; al termine, ognuno degli Assessori, dei quali farò appello, alzandosi, risponderà: "Giuro":

"Giuro di essere fedele alla Repubblica e di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione".

Luigi Crisponi, Assessore del turismo, artigianato e commercio.

CRISPONI LUIGI. Giuro.

PRESIDENTE. Angela Eugenia Nonnis, Assessore dei lavori pubblici.

NONNIS ANGELA EUGENIA. Giuro

PRESIDENTE. Antonio Angelo Liori, Assessore dell'industria.

LIORI ANTONIO ANGELO. Giuro.

Discussione e approvazione del disegno di legge: "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento (499)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 499.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Poiché nessuno è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 1.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:

Art. 1

Proroga esercizio provvisorio

1. L'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013, già autorizzato con la legge regionale 21 dicembre 2012, n. 26 (Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013 e disposizioni urgenti), è prorogato, con le modalità e i criteri stabiliti dalla stessa legge, sino al 30 aprile 2013.)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 2.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:

Art. 2

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS) ed ha efficacia giuridica dal 1° aprile 2013.)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo alla votazione finale della legge.

Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Intervengo per dichiarare il mio voto di astensione e anche per stigmatizzare la grave situazione in cui la neo Giunta, la vecchia Giunta e il Presidente della Regione hanno messo la Sardegna con i continui rinvii della trasmissione in Consiglio regionale della legge finanziaria. Credo che la debolezza e la pochezza politica di questa Giunta e di questo Presidente siano evidenti e non basterà questo rimpasto per cambiarne il destino.

La proroga dell'esercizio provvisorio aggiungerà problemi a problemi e la finanziaria in arrivo è soltanto l'ennesimo tentativo demagogico di nascondere i problemi e le incapacità. E' una finanziaria che mette insieme il peggio della demagogia grillina e berlusconiana. Il solco della demagogia è ormai troppo profondo per consentire al presidente Cappellacci di uscirne. Noi ci auguriamo che questa finanziaria, che prima o poi arriverà, sia veramente l'ultimo atto di una legislatura che non ha più niente da dire e che per il bene della Sardegna spero finisca al più presto.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 499.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Biancareddu ha votato a favore e che il consigliere Sechi si è astenuto.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Dedoni - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Lunesu - Meloni Francesco - Murgioni - Oppi - Peru - Pitea - Sanjust - Sanna Matteo - Steri - Zedda.

Risponde no il consigliere: Solinas Antonio.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Ben Amara - Cocco Daniele - Corda - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Mariani - Meloni Valerio - Mulas - Planetta - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 39

votanti 21

astenuti 18

maggioranza 11

favorevoli 20

contrari 1

(Il Consiglio approva).

Discussione e approvazione della deliberazione di proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio regionale per l'anno 2013

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio. Dichiaro aperta la discussione generale.

Poiché nessuno è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Trattandosi di un articolo unico, passiamo direttamente alla votazione finale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Pittalis, Sechi e Zuncheddu hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Dedoni - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Lombardo - Lotto - Lunesu - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Mulas - Murgioni - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Zedda - Zuncheddu.

Risponde no il consigliere: Oppi.

Si sono astenuti: Ben Amara - Mariani - Salis.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 40

votanti 37

astenuti 3

maggioranza 19

favorevoli 36

contrari 1

(Il Consiglio approva).

Discussione della mozione Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Mario - Amadu - Cuccureddu - Planetta - Solinas Christian - Dessì - Tocco - Stochino - Lunesu - Sanjust - Gallus - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Piras - Sanna Paolo Terzo - Petrini - Mulas - Lai - Campus sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (247)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 247.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Mario - Amadu - Cuccureddu - Planetta - Solinas Christian - Dessì - Tocco - Stochino - Lunesu - Sanjust - Gallus - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Piras - Sanna Paolo Terzo - Petrini - Mulas - Lai - Campus sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

Il Consiglio regionale

premesso che:

- negli ultimi tre bilanci approvati dalla Fondazione Banco di Sardegna, relativi agli anni 2009, 2010 e 2011, si evidenzia una flessione degli utili dalla partecipata Banco di Sardegna che nel 2011 (991.293 euro) è pari al 12 per cento rispetto all'utile del 2010 (8.146.187 euro);

- l'utile del 2011 dalla partecipata Banco di Sardegna rappresenta in termini assoluti appena l'8 per cento dell'intero ammontare degli utili della Fondazione e soltanto grazie ad una erogazione straordinaria della Cassa depositi e prestiti pari a 7.200.000 euro raggiunge la cifra di 12.249.860 euro, contro i 13.832.587 euro del 2010 e i 13.731.600 del 2009, ma nel 2010 e nel 2009 le erogazioni della Cassa depositi e prestiti sono state rispettivamente di 3.085.714 euro e 2.520.000 euro;

rilevato che:

- dalla comparazione degli ultimi tre esercizi della Fondazione Banco di Sardegna si evidenzia il disinvestimento di circa 40 milioni di euro di obbligazioni della Bper e di altri 30 milioni di altre obbligazioni;

- si evidenzia l'acquisto di titoli della banca giapponese Nomura per 56 milioni di euro; la Nomura è la stessa banca di investimenti balzata agli onori delle cronache per i casi Unipol-Bnl e più recentemente Monte Paschi di Siena;

ricordato che le obbligazioni Bper che appaiono nei bilanci della Fondazione Banco di Sardegna sono pressoché invariate nel corso del triennio, 238.114.503 nel 2009, 279.959.293 nel 2010 e 237.847.659 nel 2011, e costituiscono di fatto il "pagamento" della partecipazione al 51 per cento nel capitale sociale del Banco di Sardegna;

considerato che:

- il controllo del Banco fu acquisito dalla Bper ad un valore pari a 366.532.106 euro e la partecipazione fu saldata alla Fondazione con l'accensione di un debito obbligazionario;

- l'ammontare delle obbligazioni Bper (237.847.659 euro) è pari al 65 per cento del valore della cessione del 51 per cento delle azioni del Banco di Sardegna;

- l'investimento iniziale della Bper è pagato solo nella misura del 35 per cento per un importo pari a 128.684.447 euro;

sottolineato che l'attuale presidente della Fondazione Banco di Sardegna ha sottoscritto un nuovo patto parasociale con la Bper nel quale, tra le altre clausole, è prevista anche quella che garantisce alla banca emiliana il diritto di prelazione sulle azioni del Banco di Sardegna eventualmente cedute dalla Fondazione, senza che si conoscano quali benefici e vantaggi siano previsti in cambio per la Fondazione Banco di Sardegna;

evidenziato che da più parti si sono denunciate nel corso degli ultimi anni critiche nei confronti della gestione del Banco di Sardegna in ordine alla liquidità raccolta negli sportelli sardi e trasferita in impieghi nel bacino della ceramica modenese; alle difficoltà di crescita professionale dei dipendenti sardi, con la collocazione ai vertici del Banco di un numero sempre crescente di dirigenti continentali; all'impoverimento e alla riduzione delle filiali della banca sarda al di fuori del territorio sardo,

impegna il Presidente della Regione

1) a riferire, in tempi brevi e in ogni caso non oltre il mese di giugno 2013, sulla situazione del credito in Sardegna;

2) ad intervenire con la massima urgenza per scongiurare il rischio che prosegua la pericolosa commistione tra politica e banche, anche alla luce delle indiscrezioni sulle nuove nomine ai vertici della Fondazione e del Banco di Sardegna;

3) a presentare in Consiglio regionale un disegno di legge urgente per affrontare l'emergenza del credito nell'Isola anche attraverso la promozione delle Casse di risparmio rurali e di tutti gli altri strumenti adatti per consentire alla Regione di poter incidere sulle politiche del credito,

impegna altresì l'Assemblea sarda

ad istituire una commissione di inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari. (247).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, onorevoli Assessori, colleghe e colleghi, portare in Consiglio regionale il tema del credito e della gestione delle banche in Sardegna ritengo sia un buon servizio che si rende all'istituzione che rappresentiamo e a tutti i cittadini sardi. Per questa ragione ringrazio quanti hanno consentito, con la loro firma, la convocazione straordinaria dell'Aula per discutere la mozione numero 247, che ha l'obiettivo non solo di fare luce sulla pericolosa commistione fra politica e banche, ma soprattutto di riportare al centro della politica sarda i problemi relativi al costo del credito nell'Isola. Mi auguro, infatti, che dal confronto in Aula possano emergere proposte e soluzioni per incardinare provvedimenti più efficaci per allentare il laccio che da troppo tempo si è stretto attorno al collo di famiglie e imprese.

(Interruzioni)

Vi chiedo solo la cortesia di lasciarmi intervenire. Potete pure non ascoltare, non mi creo problemi. Capisco che le banche siano un problema per tanti!

E' innegabile, tuttavia, come il dibattito e l'attenzione sull'argomento siano condizionati dalle polemiche di questi ultimi giorni che riguardano le nomine ai vertici della Fondazione e del Banco di Sardegna. Per poter meglio argomentare il senso propositivo del documento che vado a illustrare ritengo utile esprimere, in premessa, il mio pensiero sulla questione di cui dibatto ormai da giorni sulla stampa e anche in qualche riunione di partito. Per questo affermo con chiarezza e fin da subito che giudico inopportuno, dannoso e grave che un ex Presidente della Giunta regionale, fresco d'uscita dal Senato della Repubblica, possa essere nominato presidente della Fondazione Banco di Sardegna. Con altrettanta franchezza affermo che sono contrario al passaggio dell'attuale presidente della Fondazione alla guida del Banco di Sardegna. Entrambi sono degnissime persone e ottimi professionisti, ma entrambi prima ancora che banchieri sono esponenti di spicco del loro partito di appartenenza, nonché ex leader dei due partiti dalla cui fusione è nato l'attuale Partito Democratico.

Affermo il tutto con estrema chiarezza perché ritengo sia giunto il momento di essere tutti conseguenti alle affermazioni che sull'argomento si vanno pronunciando e auspico altrettanta chiarezza da parte degli autorevoli esponenti del Partito Democratico sulla inopportunità della nomina del senatore Antonello Cabras al vertice della Fondazione e dello spostamento dell'attuale presidente, Antonello Arru, dalla Fondazione, dove è presente dal 2002, al Banco di Sardegna. Non è più tempo né di affermazioni di principio né di infingimenti. E' l'ora della responsabilità e della chiarezza e per questo oggi il Consiglio regionale deve pronunciarsi con nettezza per recidere alle radici il dubbio che si voglia proseguire con la pericolosa commistione fra la politica e le banche in Sardegna. Lo impone il momento politico e lo impone anche il buonsenso, dopo ciò che è accaduto nel resto dell'Italia nella scalata alla Bnl, nella gestione del Monte dei Paschi di Siena, casi limite che meritano trattazione particolare, senza che debba essere fatta di tutta un'erba un fascio.

Sono casi che hanno contribuito a sfasciare il rapporto di fiducia fra i cittadini e i loro rappresentanti, nonché la corretta relazione fra i partiti e le istituzioni. E' innegabile che ciò accade anche in Sardegna e la disaffezione alla politica lo dimostra più delle molte chiacchiere che si fanno su grillismo e movimentismo. Tra i sardi, infatti, è diffusa l'idea che nella Fondazione e nel Banco la politica, in particolare alcuni politici di una ben individuata parte politica, ci entri e anche parecchio, non certo per aprire un conto corrente o supplicare l'aiuto per le difficoltà del direttore di turno, quanto per decidere di investimenti, assunzioni e operazioni che nel corso degli anni hanno fatto venir meno la fiducia stessa verso la banca e accresciuto la schiera di amici e famigli che al Banco di Sardegna hanno trovato una busta paga per "sfangare" il fine mese. Non è certo compito principale della politica dare seguito alle illazioni, è però compito dei politici ascoltare, laddove è possibile, gli umori e le proteste dei cittadini. E oggi l'umore per la nuova operazione di spartizione delle cariche nella Fondazione e nel Banco di Sardegna è davvero nero e i nuvoloni che si addensano su quello che era l'istituto di credito dei sardi minacciano tempesta.

Una commissione d'inchiesta, o comunque la si voglia chiamare, del Consiglio regionale sulla gestione della Fondazione e sulla cessione del controllo del Banco di Sardegna ritengo sia lo strumento efficace per fare luce su vent'anni di ambiguità e dubbi che devono essere spazzati via una volta per tutte. L'ultimo riguarda il benefit che deriva alla Fondazione dai patti parasociali sottoscritti dal presidente Arru con chi detiene la maggioranza della azioni del Banco; un patto fra i due principali soci dell'istituto di credito che dà alla Bper l'esclusiva sull'acquisto del restante 49 per cento delle azioni del Banco possedute dalla Fondazione. Il tutto mentre l'attuale presidente della Fondazione si accinge a essere indicato presidente del Banco di Sardegna su proposta proprio della Fondazione. Ma perché Antonello Arru diventi il presidente del Banco Sardegna serve l'approvazione dei soci dell'istituto di credito, assemblea che per il 51 per cento delle quote è saldamente in mano ai modenesi della Bper, e così il particolare degli ultimi patti parasociali può far balenare l'idea che ci sia di mezzo altro tipo di patti, con benefici che travalicano gli interessi della Fondazione e della corretta gestione della banca.

Ma questo è soltanto l'ultimo degli aspetti che meritano di essere indagati per essere spazzati via da fatti e documenti, perché, ad essere sinceri, la stessa acquisizione del Banco di Sardegna da parte della Bper merita approfondimenti e verifiche, non foss'altro perché il controllo dell'istituto di credito è stato ceduto alla Bper in cambio di obbligazioni e a fronte di un valore d'acquisto di oltre 360 milioni di euro. Dai bilanci della Fondazione risulta che solo il 35 per cento della somma sia stato pagato (la cifra esatta è 128 milioni 684 mila euro), mentre oltre 237 milioni di euro è il valore delle obbligazioni della Bper che stanno nel portafoglio della Fondazione, come fossero un cambialone che dopo tanto tempo aspetta ancora di essere onorato; portafoglio la cui gestione nel 2011 evidenzia un utile della partecipata Banco di Sardegna che in termini assoluti rappresenta l'8 per cento dell'intero ammontare degli utili della Fondazione, il cui bilancio soltanto grazie a un'erogazione straordinaria della cassa depositi e prestiti, pari a 7 milioni 200 mila euro, si chiude con oltre 12 milioni di utili. Tra i titoli ci sono anche quelli (pagati 56 milioni di euro) della banca giapponese Nomura, la stessa della vicenda Unipol, della quale la Fondazione detiene 10 milioni di azioni, e dei derivati dell'operazione "Alexandria". Il papello segreto tra l'ex capo del Monte dei Paschi di Siena, Mussari, e i vertici dell'istituto giapponese, che ha mascherato le perdite della banca senese, è costato ai contribuenti italiani circa mezzo miliardo di aiuti di Stato, in aggiunta a quelli già sborsati allo stesso Monte dei Paschi.

Qualcuno affermerà che sono casi limite e storie a sé, ma a costoro domando: perché non chiarire allora, con un'inchiesta del Consiglio, gestioni, fatti e accadimenti della Fondazione Banco di Sardegna? Si tagliano le pensioni, si rottamano le auto blu, le campagne elettorali si fanno su Internet e nelle banche deve restare tutto così com'è? Anzi, si può pensare di continuare a nominare senatori nella Fondazione ed ex segretari di partito al Banco? Credo proprio di no! Sono convinto che su questo argomento tutti in Consiglio regionale sapranno dimostrare senso della misura e maturità, responsabilità e buon senso, chiarendo una volta per tutte le dinamiche che hanno portato alla cessione del Banco di Sardegna ai modenesi, non dimenticando che l'operazione di acquisizione si è svolta all'epoca in cui la Banca d'Italia era governata da Antonio Fazio.

L'intervento della banca centrale per far passare di mano le azioni del Banco non si può definire né leggero né disinteressato. Le ispezioni del 1994 e del 1998 si conclusero con la richiesta di dismissione dell'istituto di credito. Il tutto, come è noto, aprì il conflitto tra i vertici della Fondazione e quelli del Banco, che furono interamente rinnovati. Basta scorrere l'elenco dei nomi dei rispettivi consigli di amministrazione del tempo per trovare conferma della preponderanza degli esponenti di una ben individuata area politica.

Per capire il clima dell'epoca è sufficiente ricordare che la trattativa per la cessione del 51 per cento delle azioni del Banco alla Bper fu condotta nella segretezza più assoluta e neppure il Presidente della Giunta fu informato della deliberazione adottata dal consiglio di amministrazione della Fondazione, che da allora ha ceduto il controllo del Banco di Sardegna. Sono i giorni in cui l'allora Presidente della Regione denuncia "risvolti inquietanti" e il Banco di Sardegna pone come punto centrale del suo risanamento l'incorporazione della Banca di Sassari, avvenuta in un noto studio notarile sassarese - tra l'altro assai vicino alla politica -, ma senza mai essere stata sottoposta al vaglio dei 27 mila azionisti della Banca di Sassari, che oggi, per il tramite del Banco, è anch'essa sotto il controllo della modenese Bper.

Sono solo alcuni dei passaggi "inquietanti" che hanno portato la Sardegna a vedere il credito gestito o pensato al di fuori dell'Isola e soprattutto a vedere la raccolta del denaro fatta in Sardegna finire in Emilia a sostenere gli investimenti del settore delle ceramiche o quello delle piastrelle. Davanti alle imprese sarde che chiudono e alle famiglie sarde che piangono chi vuole può coprirsi gli occhi e tapparsi le orecchie, ma credo che oggi nessuno in Consiglio regionale possa permettersi di mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi che stanno a Ortacesus. Tanto meno può farlo il Presidente della Regione, dal quale ci attendiamo, nel corso di un'apposita seduta dedicata al tema, una dettagliata relazione sullo stato del credito nell'Isola, perché insieme con i trasporti e l'energia è proprio il credito il paletto che relega questa terra al sottosviluppo. E sul credito non è più tempo per tergiversare, perché le dinamiche in atto anche in queste ore dimostrano come le decisioni siano ormai totalmente al di fuori dell'Isola e fuori dal controllo dei sardi. Basti pensare che il consiglio di amministrazione del Banco è composto da manager continentali che una volta al mese vengono spediti in terra sarda per assumere decisioni che condizionano la vita e l'economia della Sardegna. Quanto questi signori sappiano della Trexenta o del Mandrolisai non è dato saperlo, mentre sappiamo che è già cominciata la colonizzazione dei posti dirigenziali, quasi che i sardi non sappiano più istruire una pratica fondiaria o una fideiussione a beneficio dei pochi imprenditori sopravvissuti; sopravvissuti alla crisi e alle tagliole del sistema creditizio.

Il Banco di Sardegna, infatti, dopo il rosso di 20 milioni nel bilancio 2012, si accinge a trasferire oltremare il centro controllo crediti, con l'accentramento del servizio ispettorato. Il blitz si traduce in ulteriori tagli all'occupazione e nella riduzione di servizi essenziali per le imprese e i cittadini e soprattutto significa un irrigidimento dei già castranti parametri per l'accesso al credito nell'Isola, il tutto mentre la politica sarda deve discutere se pensionare un ex senatore o trasferire un ex segretario.

E' evidente che servono soluzioni e provvedimenti urgenti, idee e proposte nuove, a incominciare dalle banche di credito cooperativo, in grado di poter garantire ai sardi gli strumenti necessari per lo sviluppo sociale ed economico. Sviluppo sociale che non passa per l'obolo della Fondazione all'associazione di turno e tanto meno per l'assunzione in banca di qualche famiglia o del politico di turno. Le carriere sulle spalle del passato sono finite per tutti e siamo qui convocati non solo per affermarlo, ma per dimostrarlo con atti conseguenti alle parole. La Sardegna, infatti, deve poter guardare al futuro con le lenti del mondo e gettar via quelle bifocali dei moralizzatori a casa degli altri, ma che a casa propria sporcano più dei porci in campagna quando piove.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo a disposizione è di dieci minuti.

E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Signora Presidente, credo che la mozione presentata dal Partito Sardo d'Azione ci dia la possibilità oggi di riflettere e di approfondire un tema che è davvero importante per l'economia della nostra Isola.

Leggendo la mozione sono stato riportato un po' indietro negli anni, quando d'estate i miei genitori mi mandavano per qualche settimana in Toscana, nel paese di mio padre, che dista trenta chilometri da Siena, e lì venivo affidato alle cure dei miei nonni, che commerciavano in tessuti. Ricordo la frase che mia nonna a fine mattinata, prima di recarsi in banca, usava dire: "Vo dal frataccio". Infatti il Monte dei Paschi di Siena fu fondato dai frati francescani minori e in quella espressione c'era la giusta diffidenza che deve avere un imprenditore nei confronti della propria banca, ma anche l'attaccamento alla stessa, cioè la banca era sentita come una cosa propria, in cui si investivano le proprie risorse, alla quale si affidavano le proprie risorse. Era una banca che sosteneva l'attività dei propri clienti. Se fosse ancora viva, mia nonna sarebbe fortemente dispiaciuta di ciò che si legge oggi sui giornali circa il Monte dei Paschi di Siena. Mi chiedo come i sardi sentano e percepiscano la funzione del Banco di Sardegna, se le imprese sarde davvero percepiscono la banca più importante che opera nella nostra Isola come una cosa propria, come uno strumento che appunto sostiene la loro attività. Ebbene, conosciamo tutti la risposta: non c'è questa percezione tra i nostri imprenditori, ecco perché questo tema è fondamentale e merita di essere approfondito per verificare quanto il Banco e il sistema del credito in Sardegna siano davvero a supporto della nostra economia.

Il credito, lo ripetiamo in continuazione, è un elemento fondamentale per le imprese. Le imprese che devono competere nel mercato hanno bisogno dell'accesso al credito, e soprattutto al credito agevolato, alle stesse condizioni non solo del resto del Paese, ma anche dell'intera Europa. Eppure non è così, basti pensare che il tasso che viene praticato alle imprese in Sardegna è dell'8,16 per cento, mentre in Puglia è del 7,94 per cento. Potremmo andare avanti nell'elenco e scoprire che nelle altre regioni questo tasso è sempre più basso. E non è vero che il rischio per le banche sia più alto e non è vero che sia stato migliorato l'accesso al credito, che in Sardegna è più difficoltoso per le imprese.

Allora il problema esiste, è grande come una casa e va affrontato. Certo, non è un problema che riguarda solo la nostra Isola. Il credito in Italia non è mutato neanche di fronte alle ingenti risorse che la Banca centrale europea ha riversato su questo sistema; quelle risorse non sono infatti servite a migliorare le condizioni del credito per le nostre imprese. Questo Consiglio come si occupa del credito? Non c'è nessun intervento, anche in quest'Aula, che non citi il credito come elemento fondamentale in Sardegna, eppure questo Consiglio si occupa di credito una sola volta durante l'anno, cioè quando si compie il rito delle audizioni e in Commissione bilancio vengono sentiti i vari presidenti e direttori generali delle banche; un rito reverenziale che a nulla serve. Ogni anno ci viene raccontata la stessa storia di un sistema bancario che è a disposizione delle nostre imprese, che si prostra davanti alle nostre imprese, che è loro vicino e che fa di tutto per sostenerle. E' una storia che non corrisponde al vero, che non corrisponde alla nostra realtà.

Credo quindi che dobbiamo occuparci di questo problema con una Commissione, speciale, così come previsto dal nostro Regolamento, non con una Commissione d'inchiesta. Sono convinto infatti che non ci sia nulla da scoprire. Che cosa dovremmo scoprire? Che le nomine nel sistema bancario sono, ieri, oggi e domani, influenzate dal sistema politico, sono prodotte dal sistema politico? Questa è la scoperta dell'acqua calda! Sappiamo tutti che in Sardegna purtroppo non solo il sistema bancario soffre di questa forte pressione. Che dire delle Camere di commercio, dove tutto è nominato sotto pressione politica? Persino i rettori delle Università sono frutto di accordi politici! Lo sappiamo benissimo, quindi non credo ci sia niente da scoprire. Devo dire che mi fa specie che certe personalità che hanno fatto la storia della politica nella lunga storia autonomistica della Sardegna oggi si stupiscano di queste nomine e le denuncino, dopo averle avallate per anni, e se non le hanno avallate non hanno mai alzato un dito contro di esse. Di che cosa si stupiscono? Di che cosa si stupisce certa opinione pubblica, criticando e assalendo queste nomine?

Credo che noi dobbiamo occuparci d'altro. Certo, i partiti devono mettersi in discussione, lo devono fare anche alla luce di quelli che sono gli ultimi risultati elettorali. I partiti devono rivedere il loro modo di agire, il loro modo comportamentale, certamente, ma noi dobbiamo occuparci d'altro, dobbiamo occuparci del ruolo fondamentale che deve svolgere, e invece non svolge, il credito in Sardegna. Credo che sia questo l'oggetto della discussione e che questa mozione ci dia una grande opportunità. Siamo d'accordo sulla costituzione di una Commissione speciale che approfondisca questi temi, che metta in risalto le criticità e indichi anche i percorsi affinché la politica possa rendere l'accesso al credito più facile e favorire condizioni di mercato competitive per gli imprenditori sardi.

C'è poi un altro tema fondamentale, che è quello delle fondazioni bancarie. Il ruolo di queste fondazioni oggi è messo fortemente in discussione; c'è un dibattito a livello nazionale, l'opinione pubblica se ne occupa perché è un tema diventato scottante, non solo per lo scandalo scoppiato nel Monte dei Paschi di Siena, ma anche perché tutto il sistema bancario italiano è messo in discussione, e la funzione delle fondazioni, che hanno perso il ruolo sociale per il quale erano state pensate, quello di società no profit che avrebbero dovuto promuovere la cultura nella nostra società. Questo non l'hanno fatto e hanno invece mascherato un sistema bancario che avrebbe dovuto mettersi in gioco, inserirsi nel mercato e competere come qualsiasi altra impresa, assumendosi le quote di rischio che spettano a un'impresa che si immette nel mercato. Ebbene, le fondazioni spesso hanno mascherato questo processo di privatizzazione che fu voluto nel '90 da Azeglio Ciampi.

Detto questo, credo che possiamo accedere alla proposta di costituzione di una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 53 del nostro Regolamento, perché in un tempo utile si possa approfondire il tema e dettare le linee per intervenire decisamente sul sistema del credito in Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, Assessori, in quest'ultimo periodo ho avuto modo di occuparmi del tema del credito, anche attraverso la predisposizione di alcuni documenti. L'ho fatto con l'intento di contribuire a impedire la messa in liquidazione del credito in Sardegna.

Voglio innanzitutto richiamare alcuni aspetti salienti. La Fondazione Banco di Sardegna, in forza del decreto legge del 24 febbraio 1998, numero 58, sulla privatizzazione degli istituti di credito pubblici, deteneva l'intero controllo del patrimonio del Banco di Sardegna. Il Banco di Sardegna viene sottoposto a ispezione, ai sensi del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, dopo il 1994 e il 1998, nel periodo che va dal 4 maggio 2000 al 13 settembre 2000. Nella relazione ispettiva dell'Istituto di vigilanza vengono sottolineati principalmente lo stato di arretratezza informatica e gli esuberi (circa 500-600 persone ritenute di dubbia convertibilità, il che significa che si trattava di persone che non erano più necessarie al Banco). Ma la relazione mette in evidenza anche i contrasti esistenti tra la Fondazione e il consiglio di amministrazione del Banco di Sardegna, nonché la scadente qualità del credito. Al termine di un'approfondita analisi l'Istituto di vigilanza impone alla Fondazione Banco di Sardegna trenta giorni per la cessione del controllo a vantaggio della Bper, ma a parte lo stato di arretratezza informatica e gli esuberi, che a mio parere potevano essere appianati con approcci più consoni alle esigenze sottolineate dalla Banca d'Italia, non dobbiamo perdere di vista soprattutto gli scontri che già allora esistevano tra i gruppi dirigenti della Fondazione e quelli del Banco di Sardegna. In buona sostanza già da allora la Banca d'Italia non gradiva la scesa in campo persino plateale di tanti politici.

Ora, valutato quanto ho detto per quanto riguarda il credito erogato in Sardegna, non ci si può astrarre dal fatto che il Banco di Sardegna ha operato e opera prevalentemente in Sardegna, dove continua a persistere un'economia povera contraddistinta prevalentemente da modesti operatori economici. Allo stato attuale, pensate, non viene più erogato il credito speciale che, come tutti voi sapete, riguarda l'agrario, le opere pubbliche e fondiarie. Nell'ultimo decennio il numero delle risorse umane che lavorano al Banco di Sardegna si è dimezzato. Non è un caso se nella graduatoria europea la Sardegna si colloca in fondo alla classifica fra le regioni economicamente più povere!

Ora tenuto conto dei fatti e dei dati finora considerati, che non sono per niente positivi e che pesano fortemente sul conto economico del Banco, nonostante ciò quest'ultimo è riuscito a conseguire risultati positivi in questi ultimi anni e negli anni addietro. Voglio farvi un esempio: tanto per citare numeri in lire, nel periodo dell'ispezione della Banca d'Italia sono stati liquidati alla Fondazione dividendi riferiti alla partecipazione nel Banco di Sardegna, società conferitaria, nel 2000 per 7 miliardi e 813 milioni, nel 1997 per 17 miliardi e 389 milioni, mentre nel 1999 non è stato liquidato nessun dividendo. Quando sono andato a leggere il nuovo piano industriale 2012-2014 del Banco di Sardegna ho potuto constatare le conseguenze negative determinate dal fatto che si vuole trasferire la centrale delle decisioni fuori da quest'Isola, ed è stato anche annunciato un significativo decremento occupazionale. Badate bene, tutto ciò priverebbe le imprese e i residenti sardi di servizi creditizi essenziali, degli strumenti finanziari indispensabili al nostro sviluppo economico e anche a un presumibile irrigidimento dei parametri di accesso al credito. Il nuovo piano industriale prevede diverse azioni strategiche, fra cui la gestione di oltre 1.250 esuberi, la cessione dei servizi e delle funzioni proprie del Banco di Sardegna a una società di servizi controllata dalla Bper, la chiusura di oltre 65 agenzie sarde, la cessione delle 35 filiali fuori dall'isola, lasciando in Sardegna soltanto uffici di rappresentanza. Questa è la realtà del prossimo piano industriale. Ma questo volete considerarlo un fatto bellissimo? Ma è un fatto gravissimo, fa pensare alla messa in liquidazione del credito sardo da parte della Bper, attualmente ancora proprietaria del 51 per cento delle azioni del Banco di Sardegna Spa!

Davanti a questa situazione drammatica, onorevoli colleghi e Presidente, credo che la Regione debba esercitare compiutamente tutte le proprie competenze e le prerogative in base all'articolo 4 dello Statuto speciale in materia di credito. Voglio ricordarvi che la politica deve essere il luogo della concretezza e della decisione. Voglio ricordarvi che una banca è utile su un territorio come il nostro, caratterizzato soprattutto da piccole e medie imprese, se promuove lo sviluppo, la diversificazione, l'innovazione, se è essa stessa impresa tra le imprese. Una banca può essere utile al suo territorio se il suo presidente mette a disposizione la competenza e l'autorevolezza per esercitare nel consiglio di amministrazione un ruolo positivo e di indirizzo.

Purtroppo sappiamo che, a suo tempo, la politica si è impadronita delle banche. Ricordiamo Giuliano Amato, che ha inventato le fondazioni bancarie, creature mostruose che controllano le banche e da queste incassano lauti dividendi. Ma chi controlla le fondazioni? Le fondazioni le controlla la politica! Ai vertici di questi istituti abbiamo visto vecchi glorie di partiti, gente che è stata "trombata" o che ha ritenuto più conveniente mollare qualsiasi poltrona per tenersi la cassa! Noi dobbiamo stare attenti a un momento importante, che è quello in cui le fondazioni distribuiscono i soldi che le banche erogano a titolo di utile. Si tratta di tanti soldi che vengono impiegati anche per finanziare le amministrazioni locali e i progetti del territorio in cui le stesse fondazioni operano. Quindi nelle mani delle fondazioni è concentrato un potere enorme, quello dei soldi! E' chiaro che chiunque dalla fondazione potrebbe costruire carriere e successo. Allora per la presidenza delle fondazioni delle banche occorrono ci vogliono personalità autorevoli, competenti e lontane dal perimetro del personale politico.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Gruppo Misto). Presidente, questa mozione è opportuna e anche puntuale e personalmente ringrazio coloro che l'hanno presentata. Dopo un mio silenzio durato quasi cinque mesi, mi permetto di prendere la parola per cercare di dire qualcosa di sensato. Lo farò telegraficamente.

Parlare di banche, o meglio di denaro, è difficile, specialmente nel periodo storico che stiamo vivendo. Tra le cose che stanno venendo alla luce c'è anche la verità sul denaro come mezzo per detenere il potere sulle masse. Il primo passo, senza entrare nei dettagli, è indebitare lo Stato attraverso accordi segreti e collusioni politiche; il secondo passo è quello di indebitare i cittadini. Tutto ciò si è realizzato tra politica e fondazione bancaria. Già nel 1885 ecco cosa scriveva Marx: "Fin dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali non sono state che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi e, grazie ai privilegi ottenuti, erano in grado di anticipare loro denaro. Quindi l'accumularsi del debito pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle azioni di queste banche, il cui pieno sviluppo risale alla Fondazione della Banca d'Inghilterra".

Chi può negare oggi il fatto che le banche hanno il potere di ricreare denaro dal nulla? Questa magica operazione di moltiplicazione dei soldi si chiama, come ben sappiamo, credito frazionale ed è permessa dalla cosiddetta riserva bancaria, il cui valore viene deciso dalla Banca centrale. Il vero problema è che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario. E meno male, direbbe Henry Ford, perché se lo capisse scoppierebbe la rivoluzione! A parte tutto questo, io ho sempre pensato e creduto che la politica deve essere lontana dalle banche, ma deve sicuramente sorvegliare e controllare. Dunque la politica deve fare un passo indietro sulle nomine nelle fondazioni bancarie. Sarebbe opportuno e civilmente giusto istituire un vero e proprio albo da cui attingere giovani brillanti e laureati. Altrimenti che significa conflitto di interessi, separazione dei ruoli e dei poteri? Perché il presidente di una fondazione deve essere nominato o scelto da una forza politica? Avete mai chiesto un parere ai correntisti e risparmiatori di queste banche? Qui bisogna andare in fondo e premiare il merito e la competenza nel campo. Colluso con la politica il nostro sistema bancario ostacola la crescita e lo sviluppo, non solo in modo congiunturale ma soprattutto strutturale. Separare, dunque, la politica dalle banche, espungerla dalla fondazione bancaria non è meno auspicabile di quanto lo sarebbe espungerla dalla sanità. Le fondazioni bancarie non devono essere nominate dai partiti politici locali o nazionali. Nessuna nomina politica dentro il Banco di Sardegna, dunque.

Sappiamo bene che il debito pubblico è stato letteralmente inventato dai banchieri, che hanno utilizzato i politici in modo da arricchire sé stessi e i broker privati delle banche centrali. La politica deve essere totalmente estranea alle scelte di gestione, che sono di competenza e responsabilità solo del management. Al fine di salvaguardare la propria indipendenza ed evitare i conflitti di interessi la partecipazione a ogni fondazione deve essere incompatibile con qualsiasi incarico o candidatura politica. Bisogna a questo punto realizzare, come dicono gli inglesi, un vero e proprio "recinto elettrico" attorno alle banche, che le separi il più possibile dalla politica.

Non è molto chiaro quali siano gli obiettivi delle banche, su cui si continua a esercitare una forte influenza politica. Dal loro comportamento si può notare un'influenza permanente tra interessi locali e cicli politici più che il desiderio di garantire redditività, efficienza e quindi interesse ai poveri correntisti. I luoghi dove la politica si annida e raccoglie i frutti sono appunto le fondazioni, il canale principale attraverso cui la politica mette le mani sulle banche. I politici di solito entrano negli organi sociali delle fondazioni, si "puliscono" per un mandato e da lì passano ai consigli di amministrazione delle banche. E' ora di pulire le fondazioni e le banche, meglio tardi che mai!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signora Presidente, Assessori, colleghi, il dispositivo di questa mozione impegna il Presidente della Regione su tre punti. Il primo punto impegna il Presidente a riferire, entro il mese di giugno 2013, sulla situazione del credito in Sardegna. Lo chiede una forza politica quattro anni dopo l'insediamento della Giunta Cappellacci, poco più di tre anni dopo la Conferenza regionale sul credito, ricca di buone intenzioni e organizzata dall'allora Assessore della programmazione, e un anno dopo la presentazione del piano industriale della Bper, che comunque, già in questi giorni, manifesta i propri effetti. Oggi, 22 marzo 2013, siamo chiamati a discutere della situazione del credito in Sardegna. Con calma, poi, il Presidente riferirà; ha tempo entro giugno, onorevole Giacomo Sanna.

Siamo stati chiamati per parlare della commistione tra politica e banche, e qui bisogna sgombrare il campo dagli equivoci, fuori da ogni ipocrisia: i partiti devono stare fuori dalle banche, così come devono stare fuori dalla sanità, e quindi dalle ASL. E' un sistema che non nasce oggi, onorevole Sanna, purtroppo, del quale ci rendiamo conto. C'è bisogno di dire con molta chiarezza che la politica, compreso quindi il Consiglio regionale, deve dare l'indirizzo politico, mentre la gestione del potere (quello che ha accompagnato la Giunta della quale voi fate parte) in tutti i settori è un'altra cosa e non ci deve riguardare mai; gestione del potere intesa nel senso deteriore. Quindi sgombriamo il campo dagli equivoci, sono d'accordo con lei: stiamo fuori dalle banche, fuori dalla sanità, diamo soltanto indirizzi.

C'è un ipotetico disegno di legge urgente - anche questa è una contraddizione in termini - per affrontare l'emergenza del credito nell'Isola; magari lo possiamo predisporre insieme, visto che siamo anche noi legislatori. Mi viene però da chiedervi che cosa avete fatto in questi quattro anni, e questo non vale solo per il credito. Sono stati quattro anni importanti intanto per l'attuazione degli accordi di Basilea, la fusione di molti istituti bancari, le scelte strategiche di istituti nazionali nell'Isola, la crisi dei distretti, la crisi dell'industria, la situazione drammatica delle famiglie e delle imprese sarde, l'eccessivo costo del denaro, la difficoltà estrema di accesso al credito. Ci siamo già interrogati su questo in alcune conferenze sul credito, poco frequentate devo dire dal Consiglio regionale; ci siamo confrontati sulla capitalizzazione delle imprese, su come attuarla, sul merito creditizio, sul livello e la qualità delle garanzie, sul potenziamento del sistema delle garanzie, su ipotetici servizi di informazione e di animazione del credito per i sistemi d'impresa. Tutte enunciazioni che non hanno visto attuazione, onorevole Sanna, da parte della vostra maggioranza, del vostro Assessore, della vostra Giunta, del vostro Presidente della Regione, ancora vostro.

Allora, che cosa è successo in questi anni? I contributi a fondo perduto non hanno aiutato le piccole e medie imprese della Sardegna a crescere; i sistemi di incentivazione evidentemente non hanno funzionato, c'è bisogno di nuovi meccanismi. Del ruolo dei confidi ce ne siamo occupati con le leggi finanziarie, in questa legislatura, per migliorare la qualità delle garanzie; il processo di aggregazione fra loro è auspicato, ma non ancora completato. L'affiancamento ai confidi del fondo regionale di garanzia della Sfirs non è bastato, non è stato sufficiente. In questo contesto, qual è il ruolo della Fondazione Banco di Sardegna, oggetto di questa mozione? Va bene parlare del pilota, che deve essere di Formula 1, deve avere le competenze e anche una strategia politica, questo sì, nel senso più nobile del termine, perché si occupa dei cittadini in maniera democratica, ma ci dobbiamo occupare anche della macchina, cioè del ruolo della Fondazione, non tanto per il passato, perché i buoi sono scappati, credo con la complicità di molti che stanno qua dentro, quanto per il presente e il futuro, perché stiamo parlando del gruppo Banco di Sardegna, Banca di Sassari, Sardaleasing, in altre parole di 2.700 famiglie, quindi di una fetta importante dell'Isola e della sua economia.

Noi Regione possiamo governare le scelte della Fondazione Banco di Sardegna? No, non lo possiamo fare, però possiamo controllare, possiamo coordinare gli interventi, possiamo indirizzare, possiamo, con una scelta strategica, che necessariamente guarda allo sviluppo dell'Isola, effettuare il nostro ruolo, quello di incentivare un sistema. Allora penso al ruolo che ha la Fondazione di cofinanziare, insieme al privato, le iniziative di interesse strategico per l'Isola; penso ai possibili interventi nel social housing per occuparci veramente dei problemi delle famiglie. La Fondazione si può occupare - lo fa, ma dovrebbe farlo ancora meglio - di nuove tecnologie, di ricerca di eccellenza, magari in collaborazione con i due poli universitari. Si può occupare di un nuovo modello di welfare che noi politica, noi Consiglio regionale siamo chiamati non solo a denunciare, ma anche ad attuare. Questo ruolo strategico può essere affidato alla Fondazione Banco di Sardegna, che ha questo compito e non altri.

Entrando nello specifico, la Fondazione detiene il 49 per cento del Banco di Sardegna, quota azionaria estendibile convertendo le obbligazioni della Bper; è azionista di riferimento della Bper. A noi non interessa l'incremento di quote, non interessa neanche la cessione, interessa che la Fondazione Banco di Sardegna valorizzi il suo ruolo e le sue quote nell'interesse della Sardegna, perché c'è un interesse della Sardegna da tutelare. E allora anche le scelte della Fondazione non sono e non possono essere neutre né per la Sardegna e gli interessi dei sardi né per il Banco o la Banca Popolare dell'Emilia-Romagna. Mi chiedo: è più importante avere - al di là di chi poi ricopre il ruolo, e ho molto da dire, ne ho accennato all'inizio, sulla commistione tra partiti e banche - un tot di consiglieri di amministrazione nel Banco di Sardegna sapendo, come diceva il collega Planetta, che c'è un piano industriale che marginalizza il Banco, crea esuberi, li giustifica, cede sportelli, accentra, non in Sardegna, il merito del credito e le strategie commerciali, oppure avere rilevanza all'interno del consiglio di amministrazione della Bper, dove si fanno le scelte?

Ecco, credo che queste domande vadano poste, al di là di ogni ipocrisia, perché stiamo parlando degli interessi della Sardegna, non stiamo facendo speculazione politica, ed è nella Bper che si decide anche il destino dell'economia della nostra regione e del ruolo delle banche. Noi abbiamo di fronte le famiglie in difficoltà, le imprese in difficoltà, quelle che non ce la fanno, quelle che vengono strozzate dal credito; abbiamo quelle persone in mente quando parliamo, non il destino di senatori, cosa che non ci interessa. A noi interessa, chiaramente, avere nei nostri obiettivi la Sardegna e le persone più povere, più fragili, quelle che hanno bisogno. E' lì che si decide anche il loro destino, è lì che dobbiamo essere presenti, è lì che dobbiamo esercitare il nostro ruolo.

Il problema allora non è cosa si sia fatto nel passato; questo appartiene alla speculazione politica, e avremmo molto da speculare, tutti quanti. Il problema è come la Fondazione può incidere nella Bper, nella Banca del Mezzogiorno, nella Cassa depositi e prestiti, nelle scelte infrastrutturali del Paese, nel Fondo italiano per le infrastrutture. Io farò alcune proposte, non ho più tempo a disposizione per esplicitarle adesso, lo farò in fase di dichiarazioni di voto, anche provando a dare una risposta molto concreta che vada al di là della vaghezza di una mozione e veramente di una demagogia che non ha confini.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, la mozione ha come premessa importanti elementi di carattere tecnico-amministrativo, gli stessi che ha illustrato il collega Giacomo Sanna. Ne riprendo alcuni. Il decremento, certificato dai bilanci della Fondazione Banco di Sardegna, degli utili del triennio 2009-2011, che consiste in una flessione del 12 per cento nel 2011 rispetto all'anno precedente, e le crescenti erogazioni, dal 2009 al 2011, della Cassa depositi e prestiti destano una forte e legittima preoccupazione, come pure i disinvestimenti obbligazionari consistenti nell'acquisto di titoli della banca giapponese Nomura, già nota, com'è stato detto, per il caso Unipol-Bnl, e richiedono una particolare attenzione anche da parte di questa Assemblea. Da qui l'opportunità di istituire una Commissione d'inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna, soprattutto circa le modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna stesso e della Banca di Sassari.

Altra premessa importante, e mi riferisco a molti degli interventi già fatti, è che un percorso più giusto dovrebbe essere quello della nomina di figure asettiche, che non abbiano pregnanti ruoli attivi di partito e che quindi non rispondano ad alcuno, se non ai risparmiatori e a quanti fanno necessariamente ricorso alle banche per le loro attività.

Ma da un'attenta analisi della mozione di Giacomo Sanna si evince che esiste la possibilità che, più che l'interesse dei correntisti sardi, prevalgano azioni che dirottano i risparmi in altre direzioni e verso mondi imprenditoriali non sardi. La mozione è esplicita, in questo senso, quando evidenzia che da più parti si sono denunciate, nel corso degli ultimi anni, critiche nei confronti del Banco di Sardegna in ordine alla liquidità raccolta negli sportelli sardi e trasferita in impieghi nel bacino della ceramica modenese, alle difficoltà di crescita professionali dei dipendenti sardi, aspetto molto rilevante, con la collocazione ai vertici del Banco di un numero sempre crescente di dirigenti continentali, all'impoverimento e alla riduzione delle filiali della banca sarda al di fuori del territorio sardo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue LAI.) Se questo fosse confermato da un'eventuale Commissione d'inchiesta, sarebbe davvero doveroso, per i vertici del Banco di Sardegna, allontanare ogni ombra dall'idea che decisioni così lontane dall'interesse dei sardi siano state assunte in totale dispregio di quanti, nella nostra isola, con grandi sacrifici, riescono a risparmiare qualcosa. Mi fa piacere che proprio all'interno del Partito Democratico sardo si siano levate non poche voci critiche in tal senso. Il diritto di prelazione vantato dalla banca emiliana Bper sulle azioni del Banco di Sardegna dovrebbe essere sottoposto al vaglio di una Commissione d'inchiesta.

Questa mozione è stata presentata dal collega Giacomo Sanna, che fa parte di un Gruppo, quello Sardista, che sente profondamente le radici identitarie di noi sardi e che per questo dimostra una spiccata sensibilità nel difendere realmente gli interessi dei sardi e soprattutto nell'indignarsi quando questi interessi vengono calpestati o disattesi per attuare spartizioni o assegnazioni che dimostrano una lontananza, anche politica, dai cittadini risparmiatori. Condivido molte delle osservazioni che ha fatto il collega Mario Bruno, in particolare quando ha detto che in un percorso virtuoso della politica, quando si tratta gestire aspetti di potere che interessano il bene comune, bisogna affrontare in maniera condivisa nuovi percorsi e formulare nuovi indirizzi. E' importante il sistema bancario, ma sono importanti anche gli altri settori, soprattutto quelli che attengono all'interesse della gente.

Molti colleghi del Gruppo al quale appartengo hanno dimostrato sensibilità verso questa mozione sottoscrivendola e condividendo gli interrogativi avanzati, perché si può dimostrare che non è necessaria l'antipolitica per portare all'attenzione dei cittadini le criticità che attengono alla commistione tra istituzioni bancarie e partiti. Abbiamo già quindi al nostro interno, in questo Consiglio, questa sensibilità e sappiamo utilizzarla in modo tempestivo e spero efficace. La mozione non deve perciò essere inquadrata nel gioco delle parti, al contrario va letta come la conferma di un'attenzione speciale che come rappresentanti del popolo sardo abbiamo verso il controllo del sistema bancario e del credito in Sardegna.

La discussione di oggi è la migliore risposta per sottrarre la configurazione dell'attuale assetto delle fondazioni bancarie a commistioni di qualsiasi tipo con la politica. Tutti coloro che vengono nominati nelle fondazioni dovrebbero perciò possedere prima di tutto un'esperienza certificata in gestione del credito, avendo come unico obiettivo la tutela dei correntisti, dei risparmiatori, di quanti devono fare riferimento alle banche, che non sono solo i risparmiatori, ma anche gli imprenditori e le famiglie in difficoltà, e quindi un mondo che ha davvero necessità di vedere percorsi chiari.

Credo che chi ha scritto questa mozione e quanti l'hanno sottoscritta si siano posti l'obiettivo importante, come ho già detto, del bene comune, inteso come capacità del nostro sistema economico e produttivo di trovare nelle banche sarde strumenti che contribuiscano in modo attivo alla vera crescita della Sardegna.

Ritengo, infine, che l'idea di un progetto di legge urgente che affronti l'emergenza del credito in Sardegna sia qualcosa di molto positivo che dovrebbe vederci tutti uniti, oltre i partiti di appartenenza, perché il nostro sistema produttivo ormai al collasso attende risposte e iniziative immediate che sappiano far crescere in modo rapido l'occupazione. Senza una profonda riforma della politica del credito non si riuscirà a far ripartire l'economia sarda. Il Banco di Sardegna ha saputo essere vicino alle imprese e ai singoli cittadini, come rappresentanti politici dobbiamo perciò difendere l'autonomia sua e della sua fondazione, tenendola al riparo da logiche spartitorie, da qualsiasi parte provengano.

Il tema delle fondazioni è stato oggetto da qualche mese di un intenso dibattito e di dure e aspre critiche. Desta preoccupazione il fatto che le fondazioni bancarie italiane negli ultimi anni abbiano perso il 40 per cento circa del loro valore. Le fondazioni bancarie, che sono di fatto degli enti ibridi, ovvero soggetti di diritto privato senza azionisti privati autonomi e senza scopo di lucro, non dovrebbero quindi dedicare il loro patrimonio al profitto, bensì allo sviluppo delle comunità locali, alla difesa della cultura, del patrimonio artistico e dell'ambiente, alla ricerca, all'assistenza sociale, all'educazione, alla sanità pubblica e al volontariato. E' un dato di fatto che i criteri di cooptazione per le nomine nelle fondazioni bancarie sono sostanzialmente autoreferenziali e tendenti a conservare sé stessi.

La fiducia da parte delle comunità nella capacità delle fondazioni di saper gestire il loro risparmio sta venendo meno. La Sardegna può e deve essere lontana dai problemi delle fondazioni bancarie, riaffermando una propria autonomia decisionale e una propria indipendenza in difesa delle comunità locali, dei soci e della possibilità che questi ultimi usufruiscano del risparmio che spetta loro.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Rinuncio all'intervento, riservandomi di fare una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Questo Consiglio ha la capacità di metabolizzare tutto. Il collega Sabatini, che mi pare sia stato il primo a intervenire dopo Giacomo Sanna, diceva: "Sapete, è sempre stato così, è così, sarà sempre così". E' come se il 24 e il 25 febbraio non fosse successo niente, come se non si respirasse un'aria di indignazione forte nei confronti della politica e delle istituzioni, ma soprattutto nei confronti di tutto quel sistema che è stato permeato dalla politica e che sta in una zona grigia, da dove non emerge quasi mai, a meno che a farlo emergere non ci pensi la magistratura!

Ho condiviso molti degli interventi precedenti, in maniera particolare le citazioni di Karl Marx (che non è proprio uno degli ispiratori della mia formazione) fatte dal collega Ben Amara. Certo, la politica deve fare un passo indietro, deve uscire dalle ASL come dai consorzi industriali. La salute può essere gestita sulla base di una tessera partitica, pensiamo che sia questa la strada migliore? Quantomeno, però, nella sanità c'è la prassi dello spoils system: cambia chi governa le istituzioni e cambia chi gestisce le ASL; c'è un sistema di alternanza, invece nel credito non è così. Nel credito c'era l'accaparramento degli istituti, per cui ciascun istituto aveva i suoi riferimenti partitici, ma erano riferimenti correntizi, a volte addirittura familiari: il leader politico di turno metteva il proprio fratello, cugino o cognato a gestire per suo conto le banche come degli "impiegatifici". Dovevano dispensare posti di lavoro, questo è ciò che succedeva! Allora si è ideata la terza via: non creiamo il sistema privato delle banche, dove chi mette i soldi, chi investe, come in qualunque altra impresa, ne è responsabile, ma privatizziamo in parte e lasciamo le fondazioni. Vi inviterei a riflettere su un aspetto: le province soppresse, come spesso ama definirle il consigliere Franco Meloni, in questi giorni nomineranno i loro consiglieri di amministrazione nella Fondazione Banco di Sardegna, cioè la Provincia di Sassari, la Provincia di Oristano e la Provincia di Cagliari nomineranno i loro rappresentanti per i prossimi anni, benché siano soppresse. Questo è ciò che sta per accadere!

Ringrazio dunque il consigliere Giacomo Sanna per aver posto un problema che dovrebbe risvegliare in noi un po' d'orgoglio. Credo che sia interesse soprattutto del P.D., e non a caso ringrazio il collega Sanna, ma anche Guido Melis, perché se non ci fosse stata una guerra tra correnti interne del P.D. probabilmente non sarebbe emerso che la buonuscita per lasciare il posto al Senato era l'occupazione del posto di presidente della Fondazione Banco di Sardegna e il trasloco del presidente uscente dalla Fondazione al consiglio di amministrazione del Banco. Credo che sia interesse di chi ha occupato quelle poltrone, oggi il P.D., ieri la D.C., risolvere questa questione, altrimenti sarà la magistratura a intervenire, come ha fatto a Siena, ma allora le conseguenze saranno più gravi anche dal punto di vista elettorale. Se oggi Bersani ha vinto, ma non ha i numeri per governare, è primo ma non ha vinto, probabilmente è anche a causa del fatto che si è voluto coprire un modo di gestire le banche che era il più lontano possibile dal mercato.

E allora il problema che ci dobbiamo porre, oggi, è quello di predisporre un disegno di legge e di costituire una Commissione d'inchiesta per valutare com'è possibile che le province che non esistono più gestiscano la Fondazione Banco di Sardegna, che detiene il 49 per cento del Banco di Sardegna, e che ci sia un diritto di prelazione gratuitamente concesso alla Bper per cedere le azioni possedute dalla Fondazione. Io avrei chiesto l'opposto, avrei chiesto cioè alla Fondazione di riacquisire il 2 per cento necessario per far tornare in Sardegna il Banco di Sardegna, perché il fatto che questa banca sparisca dalla nostra isola e si trasferisca in Emilia (cosa che è avvenuta in tutto il Sud Italia, dove sono spariti il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia, è sparito cioè il sistema del credito radicato nei territori del Mezzogiorno) contribuirà a impoverire ulteriormente tutto il sistema meridionale. E se oggi si allarga la forbice tra Nord e Sud, domani si allargherà quella tra Nord e Sud Europa, anzi già oggi le vicende ultime di Cipro e prima ancora quelle della Grecia, della Spagna, dell'Italia stessa e del Portogallo sono emblematiche di come gli interessi economici, il sistema bancario e il sistema finanziario si stiano spostando sempre più verso il Centro-Nord Europa. Ecco, questo è avvenuto, in piccolo, in Italia: le banche sono state tutte acquisite per incorporazione da centri bancari che stavano nel Nord Italia. Non si è salvato il Banco di Sicilia che pure ha acquisito una banca del Nord, ma tutte le banche sono state trasferite al Nord!

Credo pertanto che oggi sia importante fare la battaglia per ricostituire un sistema autonomo che ci dia la possibilità di azionare la leva del credito, se vogliamo credere che ci possa essere uno sviluppo. Vorrei anche soffermare un attimo l'attenzione sul fatto che la Bper sta chiudendo tutte le filiali e le agenzie del Banco di Sardegna situate fuori dalla Sardegna, quelle che erano le nostre ambasciate, i nostri punti di riferimento, in prestigiosissime sedi di proprietà. Pensate al palazzo Spinola a Genova, alle cinque sedi di Roma, da quella di via Boncompagni a quella presso la Fontana di Trevi, come pure alla sede di Francoforte in Germania. Si sta chiudendo tutto e si stanno sostituendo le insegne del Banco con quelle della Bper. Quelle sedi erano il riferimento per i sardi fuori dalla Sardegna, ma erano anche il riferimento per i tantissimi emigrati sardi che attraverso il Banco di Sardegna trasmettevano le rimesse verso i nostri territori, oltre a costituire, ripeto, un patrimonio immobiliare importantissimo, trattandosi di sedi prestigiosissime.

Questo sta accadendo nel silenzio più totale. Allora ben venga questa spartizione tra correnti all'interno di un partito se serve a far emergere cosa sta accadendo nel credito in Sardegna e in tutto il Mezzogiorno d'Italia. Io ho sottoscritto questa mozione convintamente. Credo sia opportuno non fare finta di niente, non dire che tanto è sempre avvenuto così e avverrà così, che è ciò che avviene nelle ASL. Impegniamoci perché non avvenga nelle ASL, ma non facciamo finta che non ci sia un problema di occupazione del potere da parte di chi banchiere non è - da parte di chi banchiere non è! - e non ha acquisito una formazione in scienza delle finanze o in diritto bancario solo perché ha occupato per qualche anno uno scranno in Parlamento o in qualche consiglio regionale. Dobbiamo cercare di riportare le banche all'interno di un sistema possibilmente di libero mercato, dove chi acquista le azioni conti realmente, contrariamente a quanto è accaduto nella pregressa esperienza della Banca di Sassari.

Io credo quindi che l'indignazione serva, ma se non ci rendiamo conto che l'indignazione, che è diffusa tra i cittadini, deve essere presente anche in questo Consiglio regionale ben difficilmente riusciremo a cambiare le cose. Se non le cambieremo noi o contribuiremo a cambiarle in quest'ultimo anno di legislatura, credo che ci penseranno i cittadini attraverso movimenti antisistema e antipartiti. E se noi dovessimo cercare di nascondere, mascherare, gettare un velo, ripeto, sugli interessi di parte, di persone, di famiglie a volte, piuttosto che difendere gli interessi generali dei sardi, ci accolleremmo una grande responsabilità. Quindi sono assolutamente favorevole all'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle vicende del Banco di Sardegna e ai tre impegni che in questa mozione si chiede al Presidente della Regione di assumere.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, colleghi, quest'ultimo intervento non mi è piaciuto molto. Come al solito si fa finta di scoprire l'acqua calda, quando questa è presente in tutti gli appartamenti! Il problema del credito in Sardegna, colleghi, oltre che avere un profilo storico interessante, ha le sue origini nel periodo in cui la politica aveva una pretesa "tuttologica" sulla società. Tempi diversi, però, dei quali siamo stati, a diverso titolo, protagonisti indiretti anche noi, tutti noi!

Si parla di ingerenza della politica nel sistema del credito con riferimento alle notizie di cronaca di questi mesi, ma vorrei precisare subito una leggera differenza: ci sono persone, nominate dalla politica, che legittimamente - questa parola non vi suoni strana - hanno amministrato delle banche, ma hanno commesso dei reati penali esercitando questa funzione. Questa è un'ingerenza colposa, ed è una cosa. Altra cosa è rivedere il ruolo che devono avere istituzioni e politica rispetto al sistema del credito bancario e finanziario in questo tempo e negli anni a venire. Sono d'accordo, siamo pronti ad affrontare questo ragionamento. Non a caso il relatore della mozione ha usato con equilibrio e finezza un termine che non penso vi sia sfuggito: ha parlato di opportunità di certe nomine, non di condanna, non di illegittimità, ma appunto di opportunità. E perché ha parlato di opportunità? Perché sa benissimo che se parliamo di credito dobbiamo parlare - e noi ne vogliamo parlare - del Banco di Sardegna e della sua Fondazione, ma anche della Sfirs, della Banca di credito cooperativo di Arborea, della Banca di credito sardo, della ex Sipas, della Banca di Sassari e di quello che ha fatto la Sigma Invest in questi anni. Parliamo di tutto, perché tutto è credito e tutto è stato credito in questa regione. E la politica non è stata indifferente a tutto questo sistema, tutta la politica. Io apprezzo la finezza del relatore quando parla di opportunità, perché noi non ci siamo fatti condizionare dall'esigenza del dibattito odierno di svolgere nelle sedi dove si discute delle opportunità i nostri ragionamenti. Non è un'operazione di parte, è un'operazione di saggezza culturale e politica che mette in correlazione fatti legittimi con fatti di opportunità e che tende a chiarire, una volta per tutte, ciò di cui stiamo parlando.

Le fondazioni bancarie, nate con la legge Amato nel 1990, sono enti un po' ibridi, di specifica natura italiana ma, collega Cuccureddu, sono enti con personalità giuridica privata e sono espressione di libertà sociali.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sanna. Pregherei chi è che al telefono di recarsi fuori dall'aula o perlomeno di abbassare i toni. Grazie.

Prego, onorevole Sanna.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Grazie. Questo è quello che afferma la Carta delle fondazioni, ovvero il codice che tutte le fondazioni bancarie italiane si sono date come linee guida del proprio operato. Io credo che noi dobbiamo capire e infatti se leggete quella Carta e anche gli statuti di questi organismi vedrete che essi indicano una serie di incompatibilità e distinguono ciò che è legittimo da ciò che non lo è, quindi evidenziano, come diceva l'onorevole Sanna, ciò che è opportuno e quello che non lo è.

Noi vogliamo discutere, per esempio, della opportunità delle scelte che sono state fatte tempi addietro sulla direzione di altre strutture finanziarie. Possiamo discutere di tutto, ma il problema non è, secondo me, colleghi, aprire in questo tempo un ragionamento d'indagine. Noi non dobbiamo indagare su niente, dobbiamo invece avere la conoscenza storica di quello che è avvenuto, perché viviamo in un tempo nel quale non ci è chiesto di contemplare i fatti con le indagini, ci è invece chiesto di proporre, di revisionare complessivamente l'approccio e il rapporto che devono avere istituzioni e politica con un nuovo sistema delle finanze e del credito; credito che ha subito il processo di globalizzazione del sistema economico.

Vedete, quello che è successo anche per quanto riguarda le proprietà bancarie non è l'esito della volontà di svendere la sardità, ma è esattamente l'esito della globalizzazione dei sistemi e dei meccanismi economici che ha condizionato alcune strutture. E' vero anche quello che si diceva: chi partecipa a un ente di questa importanza deve anche essere ripagato, e io credo che questo elemento sia la chiave attraverso la quale noi possiamo chiedere oggi a quella istituzione un confronto politico serrato con la Regione, perché dal debito che essa ha nei confronti della Regione sarda nascano le condizioni per una rilettura di quella partecipazione a sostegno dello sviluppo e per creare condizioni di garanzia per coloro che propongono progetti, ma non hanno garanzie reali. E' cioè un elemento da acquisire nella strategia che deve adottare la Regione. Noi non dobbiamo fare processi alle persone, dobbiamo bensì rileggere il nostro modo di essere in chiave moderna. E' questo il dibattito in atto in tutta Italia su questo tema.

E poi mi consentirete di sottolineare un altro aspetto: invochiamo la serietà della politica e delle istituzioni in questo approccio, ma dobbiamo anche invocare, da parte dei sistemi bancari e finanziari, il dovere di riappropriarsi delle competenze nella gestione di ciò che appartiene al mondo economico. Se in Sardegna qualche personaggio che proveniva da esperienze politiche e possedeva requisiti personali non specifici è andato a dirigere una banca ciò è successo perché lo hanno voluto gli stessi rappresentanti del sistema economico della Sardegna che anche lì è rappresentato. Molte volte quelle persone sono state espressione diretta di quel mondo! Ecco perché abbiamo il dovere non di fare indagini, ma di riscrivere pezzi dei codici comportamentali che ci dovremo dare d'ora in poi per fare in modo che il sistema economico sia un sistema di servizio alla strategia regionale, comunale e provinciale, quindi degli enti locali, piuttosto che un'interfaccia. Questo bisogna farlo, ecco perché noi siamo, anche nel lessico, dell'avviso di sostenere, se il relatore e i proponenti saranno d'accordo, la proposta di istituzione di una commissione speciale che, leggendo l'esperienza storica complessiva in Sardegna di tutto il sistema economico, ridisegni i paradigmi del rapporto tra istituzioni e sistema del credito, ponendo i presupposti di quelli che sono i doveri del sistema del credito anche nei confronti dello sviluppo, dei giovani, delle garanzie, proprio in virtù del fatto che c'è un debito da parte di quel sistema e nei confronti della Sardegna e dei suoi cittadini, che con i loro risparmi hanno sostenuto quella realtà.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, il tema relativo a come regolare la presenza, in molti casi l'invadenza della politica in settori fondamentali dell'economia sia nazionale che europea è all'attenzione delle forze politiche e delle istituzioni. In Sardegna, e mi rivolgo al neo Assessore del bilancio e della programmazione, Alessandra Zedda, esprimendole gli auguri di buon lavoro nella sua nuova funzione, siamo curiosi di vedere come, per esempio, la manovra finanziaria 2013-2016 declinerà la proposta della Giunta regionale e della maggioranza su come la Regione, come istituzione, intende intervenire in settori fondamentali per la spesa regionale, quali la sanità e la finanza.

Con uno slogan, Assessore, Presidente, vorrei dire che la finanza, la sanità e il mattone sono i settori dove è necessario, a qualsiasi livello, ma in Sardegna in particolare, limitare l'invadenza della politica, perché la politica non dico che sia totalmente responsabile, ma è corresponsabile dei risultati negativi che ci troviamo ad affrontare. Faccio un esempio: in occasione delle audizioni, richiamate dal collega Sabatini, che sono state svolte in Commissione bilancio durante la discussione della manovra finanziaria - rito che si ripete ogni anno - ai rappresentanti delle banche io ho sempre posto una precisa domanda, e cioè per quale ragione il credito alle imprese e alle famiglie in Sardegna ha un tasso d'interesse superiore alla media nazionale e anche al tasso praticato in diverse regioni meridionali. Ho sempre ricevuto risposte vaghe, imprecise, al limite dell'imbarazzo per l'inconsistenza delle ragioni addotte. Io mi pongo questo problema.

Se avessi saputo per tempo della presentazione di questa mozione dico al collega Sanna che io l'avrei sottoscritta, noi l'avremmo sottoscritta, perché il problema del credito va affrontato, al di là delle questioni del passato, che pure sono importanti. Io non concordo con chi nel corso del dibattito ha detto che ormai quel che è stato è stato, il latte è stato già versato. No, io sono convinto che i fatti del passato, ancorché necessitino ancora di essere chiariti, a distanza di più di dieci anni, ci debbano insegnare a percorrere strade nuove nella gestione di un settore fondamentale, delicato e importante per lo sviluppo della nostra Isola, quale quello del credito. Sono quindi d'accordo sugli impegni che nel dispositivo della mozione vengono richiesti al Presidente della Regione perché si faccia carico di una riflessione sulla situazione del credito in Sardegna e presenti un disegno di legge che definisca con precisione il ruolo che devono svolgere la Giunta e il Consiglio e il ruolo al quale possono essere chiamate le forze politiche nella gestione di questo settore fondamentale.

Concordo con quanti hanno detto che bisogna assumere con assoluta certezza e volontà di affermazione il principio che la politica deve finalmente dare segnali di discontinuità rispetto al passato. Segnali di discontinuità forti sono ormai indispensabili in questa rivoluzione che, dal punto di vista politico, ci troviamo ad affrontare dopo i risultati del 24 e 25 febbraio. In questo momento le massime istituzioni italiane, a cominciare dal Presidente della Repubblica, sono alle prese con un problema serissimo, anch'esso derivante dall'inconsistenza dell'azione politica dei partiti nazionali, il problema della governabilità della Nazione, che si sarebbe dovuto risolvere il 26 febbraio, il giorno dopo le elezioni, e che invece vede le forze politiche attardarsi alla ricerca di soluzioni raffazzonate, difficili da trovare in un Paese che è nuovamente sull'orlo dal baratro finanziario e che non ha un Governo. Questa difficoltà deriva dal fatto che le forze politiche sono state miopi nel non affrontare, per esempio, il tema della riforma elettorale, che deve dare garanzia di governabilità, perché i processi economici europei, nazionali e regionali non si possono governare se manca una direzione politica, se manca un Governo. Ecco perché dobbiamo evitare di arrivare puntualmente in ritardo e di doverci sempre difendere, come forze politiche, da inopportunità che ci indeboliscono.

Esattamente venti giorni fa, leggendo con attenzione e dando il mio assenso alle riflessioni sulla vicenda del Banco di Sardegna e della sua Fondazione fatte dal professor Francesco Pigliaru, che voglio qui richiamare anche in quanto è stato un eccezionale, a mio avviso, Assessore del bilancio di questa Regione, sulla mia pagina Facebook ho scritto che speravo che la nomina dell'ex senatore Cabras e il passaggio del dottor Arru al Banco di Sardegna fossero smentiti velocemente, perché mi rendo conto che ancora una volta la nostra credibilità è a rischio a causa di nomine inopportune. Concordo con il collega Gian Valerio Sanna quando sostiene che non ci sono illegittimità, che non ci sono elementi contrari a che queste nomine vengono fatte, sono però nomine inopportune, perché danno il senso che la politica - in questo caso il centrosinistra, lo dice un uomo di centrosinistra - non sa battere strade nuove, non sa dare indicazioni diverse, segnali di discontinuità, di rinnovamento, di cambiamento. Non voglio fare polemiche, ma nel Banco di Sardegna, dal garage fino al piano più alto, quello del consiglio di amministrazione, ci hanno messo le mani tutti, nessuno può ergersi a giudice del comportamento altrui. Questa è la premessa. Questo però non ci esime dal dire che gli atteggiamenti che stanno portando al rigetto da parte dell'opinione pubblica della politica, dei partiti e delle istituzioni, stanno anche creando disastri dal punto di vista della democrazia, a cui bisogna assolutamente porre rimedio.

Ecco perché, per concludere, noi diamo la nostra disponibilità alla costituzione di una Commissione d'indagine o d'inchiesta, che può apparire eccessiva, come hanno detto altri colleghi, ma che ritengo necessaria per un'analisi dei fatti che hanno portato a un indebolimento del peso del credito in Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Intanto voglio ringraziare i colleghi della maggioranza e dell'opposizione che hanno partecipato, anche con sottolineature critiche, al dibattito sulla mozione che chiede di fare luce sulla gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulla cessione del Banco di Sardegna ai modenesi della Bper. Non posso fare altrettanto nei confronti dei tre colleghi del mio Gruppo che, nonostante la convocazione del Consiglio in seduta straordinaria, hanno chiesto congedo per la riunione odierna. A costoro e a tutti comunico che il Partito Sardo d'Azione è uscito dalla Giunta e dalla maggioranza, ma noi non ci siamo dimessi da Sardisti. Comprendo le ragioni personali, ma sul tema del credito e della commistione tra politica e banche non si possono giustificare singolari posizionamenti politici. Ricordo che ai Sardisti spetta il compito di difendere i sardi e la Sardegna, prima di tutto e prima ancora delle questioni strettamente personali. Comprendo che alcuni antichi legami popolari possano aver incatenato la libertà di pensiero e di azione di qualche novello intellettuale, ma niente giustifica il tirarsi indietro rispetto alle responsabilità che derivano dal rappresentare il Partito Sardo d'Azione in quest'Aula.

Il credito, non solo quello del Banco, è terminato e la pazienza dei Sardisti è agli sgoccioli. E' il tempo della chiarezza, della trasparenza, e non più quello delle imboscate e delle camarille con i notabili di questo o quel partito, di questa o quella banca, di questo o quel politico. O si sta di qua o si sta di là, o con i Sardisti o contro i sardi, o con il Partito Sardo d'Azione o fuori dal Partito Sardo d'Azione, o con chi vuole far luce sulla Fondazione e sulla cessione del Banco di Sardegna alla Bper o con chi vuole affondare i sardi mangiandosi le briciole del Banco. Questo è il senso del voto che chiederemo in quest'Aula su questa mozione, e io spero anche sull'ordine del giorno che presenteremo, e questo è il senso della politica, sia che si stia in maggioranza sia che si stia all'opposizione. Scusate questo sfogo, ma ritenevo giusto farlo, perché noi Sardisti siamo presentatori di questa mozione e fare chiarezza sul perché in Aula siamo presenti in due anziché in cinque era necessario.

Ho ascoltato tutti gli intervenuti oggi e quello che mi meraviglia è che non ci si sia resi conto che la crisi che stiamo vivendo è nata nella finanza ed è stata trasferita nell'economia e quindi nelle famiglie, perché sono le famiglie che la stanno pagando. Guardate, tutto ciò che comporta sofferenza bancaria è un problema delle famiglie, che risiedano in Sardegna, in Italia, a Cipro, in Europa o nel resto mondo. Ma è questo il sistema che bisogna combattere e credo che da qui sia necessario partire, perché ciò che vuole la gente è non doversi accollare tutto il danno economico che si è creato nel mondo, e in questo caso in Sardegna, a discapito dei cittadini e a favore dei soliti sistemi bancari. Perché dico questo? Basta leggere il decreto chiamato "salva Italia" per rendersi conto del trattamento che è stato riservato alle banche. E cioè un piccolo imprenditore ogni qualvolta esce dal fido paga 70 euro: in un mese può succedere tre, quattro o dieci volte, moltiplicate per 70 euro e capite a che cosa quell'imprenditore va incontro. Decreto "salva Italia"! Lo stesso decreto prevede che se ti viene assegnato un fido paghi anche se non lo utilizzi.

Io credo che la gente di questa storia sia ormai stanca, talmente stanca da non riuscire più a giustificare la presenza della politica nelle banche. Che si chiami Verdini o che si chiami Lega Nord (che si inventò una sua banca di cui, poi, il ministro di turno ebbe modo di sanare i conti con denari nostri) poco importa, è una situazione che si è degradata nel tempo e sulla quale è necessario fare chiarezza. E quando io mi permetto di dire che voglio capire il motivo per cui il Banco di Sardegna non ce l'hanno pagato non sto dicendo un'eresia. Questa banca ancora oggi, pur avendo in tutti questi anni prodotto utili, non ci è stata pagata. Qualcuno vorrà sapere il perché? E' un qualcosa che ci disturba, che può darci fastidio? No, nel modo più assoluto!

Finalmente stiamo riuscendo a parlare di una materia così delicata e il fatto che io abbia impiegato quattro anni a presentare questa mozione, rispetto a chi su questo tema in quest'Aula non ha mai fatto niente, credo non sia un demerito. Non è un merito da medaglia, di questo ne siamo tutti convinti, ma finalmente si è aperta una breccia, si sta levando il coperchio da un contenitore maleodorante che per la vita politica, sociale ed economica di quest'Isola ha creato più problemi di quanto si possa pensare. Poi io capisco che qualcuno sia dipendente, che si possano avere problemi di rapporti con la banca, capisco tutto, ma non giustifico il silenzio, così come non lo può giustificare nessuno di noi.

Io non sono per le inchieste poliziesche, è che si chiama così, "inchiesta". L'articolo 53 del Regolamento prevede la costituzione di Commissioni speciali, facciamo una Commissione speciale! Così inizieremo a capire per quale ragione quella banca non ce l'hanno pagata e che cosa il credito, secondo noi, deve fare in Sardegna, come deve agire, attraverso quali percorsi, attraverso quali strumenti legislativi, attraverso quali garanzie. Di una cosa, però, stamattina siamo convinti tutti: la politica deve stare fuori dalle banche! Questo è un qualcosa che non divide, anzi unisce maggioranza e opposizione, perché riguarda tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, ma riguarda in egual misura i cittadini che sono fuori da questo palazzo e che sono convinti, più di quanto lo sia io stesso, che la politica deve stare fuori dal sistema creditizio, fuori dalle banche!

Credo che oggi si possa fare un grandissimo passo in avanti, perché è impensabile che chi fa politica e anche questo Governo che se ne sta andando continuino a mestare. Oggi sui giornali avete letto che il Governo mette a disposizione 40 miliardi per pagare le imprese, quelle stesse imprese che hanno lavorato per lo Stato e non essendo state pagate stanno fallendo, sono alla disperazione. Con questi 40 miliardi il Governo intende alleviare la loro condizione, ma non glieli dà mica in contanti! Glieli dà in buoni del Tesoro, con i quali questi poveri imprenditori dovrebbero andare in banca, contrattare, pagarsi le spese e le commissioni. E fra tutti questi chi ci guadagna ancora una volta? La banca! Non ci guadagna l'imprenditore, che pur di avere i soldi sarà costretto a rimetterci, ci guadagna ancora una volta la banca! Qui c'è un comitato d'affari mondiale che ha un unico obiettivo, quello di far guadagnare le banche, e quando queste sono alla disperazione si attiva per trovare i soldi perché questa disperazione venga meno. Ma noi siamo nati per questo? Dobbiamo soffrire solo ed esclusivamente perché le banche possano continuare a vivere e la giustificazione della nostra disavventura, della nostra disperazione, della povertà della gente sia legata solo agli interessi delle banche, che prevaricano su tutto e tutti, sull'umanità intera? Ecco, se questo è un qualcosa di cui il Consiglio regionale si vuole preoccupare e su cui vuole intervenire, a me sta bene!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Signora Presidente, intervengo in questo dibattito, che ho reclamato più di una volta in quest'Aula, un po' amareggiato per come si è sviluppato il ragionamento. Dico subito che non mi interessa il problema interno del Partito Democratico né il nome di chi il P.D. deciderà di mettere all'interno del Banco di Sardegna o della relativa Fondazione. Rispetto i tormenti interni di quel partito e non parteggio per nessuna delle fazioni che possono esserci al suo interno. A me interessa piuttosto esaminare il problema del credito e capire come, da quando esiste l'autonomia in Sardegna, il credito sia stato gestito. Il problema del credito non è un qualcosa che riguardi questa o quell'altra banca, qualcuno lo ha evidenziato; è un problema importante che non va lasciato al solo dibattito che si svolge oggi su Internet, dove vengono presentate al pubblico diverse opzioni, da quella che ipotizza chissà quali aggrovigliati sistemi che si occupano di controllare il mondo intero, a quella più semplice per cui gli errori umani abbondano in tutte le istituzioni. In economia si è commesso un errore gravissimo, cioè il PIL non è più calcolato sul valore reale del lavoro e si è dato spazio alla "finanziarizzazione" dell'economia, disturbando effettivamente quelli che sono i processi del mercato.

Vedete, fino a oggi il Consiglio regionale ha esclusivamente fatto, in una qualche legislatura, una conferenza sul credito, dimenticandosi che l'articolo 4, lettera b), dello Statuto della Sardegna parla di istituzione e ordinamento degli enti di credito fondiario e agrario, delle casse di risparmio, delle casse rurali, dei monti frumentari e di pegno e delle altre aziende di credito di carattere regionale e relative autorizzazioni. Questo dice lo Statuto speciale della Sardegna, mai applicato! Vorrei ricordare i passaggi chiari che hanno visto il Banco di Sardegna in un primo momento accaparrarsi le casse comunali di credito agrario. Ho avuto la fortuna di fare uno studio, con la buonanima di Nino Carrus, in cui si dimostrava quello che avveniva con la chiusura dei bilanci del Banco di Sardegna: si mandavano in rosso i bilanci delle singole casse comunali di credito agrario e si recuperavano alla potestà del Banco di Sardegna le casse rurali, che erano la prima fonte di approvvigionamento del credito isolano, quelle che recuperavano il risparmio, tra l'altro pagato, quando i tassi erano altissimi, in modo nettamente inferiore nei piccoli paesi. E' così finita l'epopea delle casse comunali di credito agrario, ex monti frumentari, ex monti granatici, che un vescovo della diocesi di Ales-Terralba istituì e diffuse in tutta la Sardegna.

Ho vissuto poi direttamente la non applicazione dell'articolo 4 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna, allorquando ero presidente della Confcooperative di Oristano e insieme ad altri mi occupai dell'istituzione della Cassa rurale ed artigiana di Arborea. Andavamo a "pietire" da una parte all'altra, ci scontravamo con qualcuno talvolta, ci veniva detto che la competenza era della Banca d'Italia, ma mai che l'articolo 4, lettera b), dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna venisse applicato! Oggi la Cassa rurale ed artigiana di Arborea si chiama Banca di credito cooperativo. E' stata costituita, io sono uno dei soci fondatori, ma quanta fatica per potersi muovere, anche perché quell'operazione disturbava l'allora Banco di Sardegna, che "raccattava" le casse comunali di credito agrario. Tutto questo è avvenuto nel silenzio della classe politica!

Io non contesto il fatto che la politica si occupi di credito e di banche, perché dire questo significa dire tutto e niente. Bisogna dunque cominciare a distinguere i processi, ovvero valutare se si scelgono le persone adeguate per amministrare le banche, se la politica è capace di dare indirizzi, se vuole governare il mondo della produzione, il mondo dello sviluppo, il mondo dell'economia, se vuole dare un segno, un indirizzo che utile per lo sviluppo della nostra Isola. Tutto questo manca da sempre, da parte della maggioranza di oggi e da parte di quella di ieri, da parte dei partiti di destra e da parte di quelli di sinistra. Non è mai avvenuto che nella nostra Regione ci si occupasse seriamente di credito e di sviluppo.

Ora, caro onorevole Bruno, a me preoccupa comunque il fatto che non mi debba interessare delle quote societarie della Bper, perché ho paura che, così come è stata fatta una regalia nei confronti della Bper nell'acquisizione del Banco di Sardegna, si stia procedendo all'acquisizione del restante 50 per cento della ex Banca popolare di Sassari, dove tra l'altro in maniera poco ortodossa, diciamo così, ai soci non è stato liquidato quello che era doveroso liquidare, anzi si è più che dimezzato il valore delle quote societarie. Allora mi chiedo: questo Consiglio regionale oggi ha svolto il proprio compito? Io ritengo di no, ancora una volta ci siamo sottratti al dovere di parlare seriamente di credito, di indirizzare la politica regionale verso una potenzialità di sviluppo che è insita nel credito, se questo è governato con indirizzi precisi rispetto a quello che si vuole ottenere per il futuro della nostra Isola. E mi spaventa anche che sia a destra sia a sinistra non si faccia il mea culpa, perché nella gestione complessiva di tutti gli enti della Sardegna, onorevole Sanna, ci sono passati uomini sia di destra sia di sinistra, eppure non è stato risolto nessun problema serio che riguardasse la nostra Isola.

In chiusura, sfido a fare una seria riflessione sull'articolo 4 del nostro Statuto. Prendiamoci la potestà vera di legiferare sul credito! Per questo non posso che dissociarmi da qualunque posizione e dichiarare che i Riformatori si asterranno dalla votazione di questa mozione, perché non è rilevante, non crea nessuno spazio, nessuna prospettiva, non indica una via d'uscita.

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Io vorrei intervenire intanto sulla questione tecnica relativa alla possibilità o meno, più che all'opportunità, di attivare una Commissione d'inchiesta sull'argomento in discussione. Per evitare qualsiasi equivoco, dico subito di essermi orientato, per raccogliere la maggioranza di questo Consiglio attorno all'esigenza di fare un approfondimento sulla vicenda del credito e su come esso influisce, positivamente o negativamente, sui destini dell'economia della nostra regione, verso l'istituzione di una Commissione speciale che, com'è noto, ha meno poteri della Commissione d'inchiesta, ma politicamente può avere una gestione assolutamente utile rispetto all'obiettivo finale, che è quello di rendere partecipe la nostra istituzione, e per il suo tramite la popolazione di questa regione, delle vicende che riguardano il credito, cioè il sostegno finanziario al sistema economico e dell'impresa, ma anche la raccolta del risparmio delle famiglie dei cittadini sardi.

Le Commissioni d'inchiesta possono essere istituite, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento, in materie di competenza della Regione. La materia del credito - bisogna ragionare anche da questo punto di vista - è in parte di competenza della Regione: lo è ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, perché le casse di risparmio, le casse rurali, le aziende di credito a carattere regionale e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale sono materie di legislazione concorrente; lo è anche perché lo Statuto della Sardegna prevede che vi sia l'esercizio di una competenza in queste materie ai sensi dell'articolo 4 dello Statuto medesimo. A mio avviso, quindi, sul piano tecnico sarebbe stato possibile istituire una Commissione d'inchiesta qualora il Consiglio regionale l'avesse deciso. Poi le Commissioni d'inchiesta, badate, per l'esperienza che ho fatto io, non garantiscono il risultato. La Commissione d'inchiesta da me presieduta ha svolto un lavoro lungo, molto interessante e anche articolato. Abbiamo raccolto della documentazione, abbiamo espresso la posizione della Commissione con risoluzioni approvate dalla stessa Commissione e ribadite dall'Aula. Abbiamo portato, com'è noto, all'attenzione dell'Aula, che le ha approvate all'unanimità, due relazioni, una parziale, nel corso dei lavori, e un'altra definitiva a conclusione dei lavori stessi. Purtroppo tutte le ragioni di quel lavoro sono rimaste ancora completamente e colpevolmente disattese, incorrendo non solo in illegittimità, ma anche in illegalità. Sono rimaste disattese per la mancata realizzazione degli adempimenti obbligatori in capo alla Giunta e alle strutture della Regione, e non solo della Regione. Quindi una Commissione d'inchiesta non garantisce il risultato che si vuole ottenere.

Devo dire, Presidente, che sono convinto che noi si debba avere una sede di discussione e di approfondimento politico sul credito in Sardegna, sul peso che ha questa partita nella società italiana nel suo complesso e in quella europea e sulle ricadute che poi riserva a una regione debole sotto il profilo economico, imprenditoriale e produttivo, come la Sardegna. Sono anche convinto che dobbiamo dare un messaggio coerente con il messaggio che viene dato e anche richiesto in altre parti di questo Paese, anche in occasione della definizione del nuovo Governo. E il messaggio non è: la politica faccia un passo indietro. Cominciamo, badate, a utilizzare i termini che vanno utilizzati: la politica non deve fare passi indietro, la politica deve fare passi avanti! Il tema è se si mantengono pratiche di lottizzazione delle istituzioni pubbliche, anche di quelle che hanno compiti finalizzati, sotto il profilo tecnico, all'esercizio di una funzione che è più riconducibile alla competenza professionale e all'attenzione sul piano tecnico alla soluzione dei problemi. Questo è il tema.

Ma il tema riguarda anche altro, bisogna cioè capire se ci si deve mettere d'accordo in tre, in quattro, in cinque o in sei per stabilire chi deve fare il presidente della Regione, chi deve fare il presidente di un istituto di credito, chi deve fare il presidente di una fondazione bancaria, chi deve fare il presidente o il responsabile di un'authority, chi deve fare quello che deve fare. Bisogna capire se è così, perché se fosse così noi lo dobbiamo dire chiaramente. Se fosse così la ribellione che è venuta dal Paese il 24 e il 25 di febbraio sarebbe una ribellione fondata, che non lascia spazi a recuperi; una ribellione fondata che, questo sì, caccia la politica indietro, anche la buona politica. E nel tempo in cui - lo dico da questo fronte che, come voi ben sapete, è meno attento di altri, non sul piano personale, ma sul piano politico generale, alle vicende che riguardano istituzioni religiose - dalla Chiesa viene un messaggio di sobrietà che si diffonde, che contagia, e contagia, badate, dove il livello di attenzione è più alto, noi dobbiamo essere capaci di stare dentro questo filone. E dipende da noi, non dagli altri, raccogliere il messaggio che viene dal Paese.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Presidente, penso di non impegnare tutto il tempo a mia disposizione, anche perché voglio subito sgombrare il campo da possibili equivoci: noi non intendiamo assolutamente portare alcun giudizio sul merito della vicenda e men che meno sulle persone che in questi giorni sono state interessate direttamente dalla questione relativa alle nomine nel Banco di Sardegna, in seno al consiglio di amministrazione e alla Fondazione.

Lo dico perché non ritengo utile che il Consiglio regionale si trasformi in una sorta di aula che sentenzia giudizi sulle persone. Anzi, se devo esprimere un giudizio, conoscendo la serietà sia del presidente uscente della Fondazione sia di quello che pareva essere in pectore, devo dire che parlano le loro vite politiche e professionali, e quindi per noi è sufficiente questo dato. Lo voglio chiarire in premessa perché non si confonda il merito vero della questione. Un tempo Massimo Giannini su La Repubblica scriveva: "Siamo passati da 'le banche sono nostre' di Andreotti e Craxi, a 'abbiamo una banca' di Fassino e D'Alema e 'ci prendiamo le banche' di Bossi e Zaira. Richiamo questa notazione di Massimo Giannini perché esprime bene il senso di quello che intendo dire, e cioè che la politica, spesso la cattiva politica, ha influenzato negativamente anche il governo di settori importanti e strategici, come quello del credito. Questo non vuol dire che tutta la politica sia corresponsabile o che qualora sia chiamato un politico ad amministrare un ente lo si debba vedere sotto una cattiva luce. Anzi abbiamo visto anche il contrario: bravissimi banchieri chiamati a svolgere funzioni di governo hanno dimostrato di essere un autentico disastro alla prova dei fatti.

Quello che a me invece preme mettere in evidenza è che per la verità la legge che è stata richiamata, di istituzione delle fondazioni bancarie, che avevano un obiettivo nobile e che neppure gli interventi correttivi della Consulta hanno saputo definire, ed è stata pertanto prospettata una soluzione transitoria (il controllo da parte delle fondazioni sottoposte a loro volta alla vigilanza del Ministero dell'economia, con la previsione di un'authority), non è mai diventata la regola, mentre ciò che doveva essere transitorio secondo quello che è un costume tutto italiano alla prova dei fatti è diventato definitivo.

E' chiaro che qui si presenta quello che è il problema dei problemi, perché le fondazioni da soggetti controllori, che avrebbero dovuto essere dotati dei requisiti di autonomia e indipendenza, sono passate ad assumere la veste di controllori e controllati che operano insieme al consiglio di amministrazione. Dunque si capisce perché poi succedano fatti di una certa rilevanza, come è successo per il Monte dei Paschi di Siena. Ecco perché viene chiamata prepotentemente la politica alla responsabilità, appunto perché quella commistione genera fatti come quello del Monte dei Paschi.

E allora noi non abbiamo elementi per dire che questo si sia verificato per il gruppo Bper e per la Fondazione Banco di Sardegna. Non abbiamo nessun elemento e non ci permettiamo - ci mancherebbe altro - neanche soltanto di dubitare, però penso che ci sottrarremmo a un dovere di controllo nel senso più nobile del termine se non accedessimo all'ipotesi di istituzione di una Commissione speciale che faccia una sorta di ricognizione e indaghi anche sulle cause che hanno portato l'allora Banco di Sardegna, la Banca di Sassari, ma direi anche altre banche, come la Banca CIS, a superare, purtroppo, le sponde del Tirreno. Lo dico senza animosità, senza alcuna posizione pregiudiziale o precostituita, anche perché noi vorremmo che venisse avvalorata l'affermazione del segretario e premier in pectore Bersani: "Il P.D. fa il P.D., le banche debbono fare le banche".

Perché non sia soltanto una petizione di principio, in coerenza con quello che è emerso oggi da questo dibattito, per quanto ci riguarda, essendo firmatari della mozione, ipotizziamo che questa mozione sia sostituita da un ordine del giorno che possa trovare la più ampia adesione, in cui sia prevista la costituzione di una Commissione speciale, e ci riserviamo di approfondire in quella sede, con elementi e dati più precisi, il ruolo del credito in Sardegna, soprattutto per dare ancora voce a chi ritiene che la politica debba mantenere fermo il suo ruolo, che è sempre quello di indirizzo e non anche quello della cogestione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). La discussione di questa mozione in certi momenti si è svolta sul filo del rasoio, con un'annunciata prudenza da parte degli intervenuti per non citare fatti che in qualche maniera potrebbero creare imbarazzo, ma poi li si è elencati dal primo fino all'ultimo. Però, per carità, anche questa è una questione di stile.

Io credo che l'occasione che ci deriva dalla mozione illustrata stamani dal collega Giacomo Sanna sia per noi l'occasione di discutere in Consiglio regionale di quello che è già stato detto ampiamente ed esaustivamente dai colleghi del mio Gruppo che sono intervenuti. Per noi il credito è un fattore, forse il fattore principale dello sviluppo e della crescita economica in qualunque sistema democratico. Se di questo siamo convinti, dovrebbe esserci - lo dico in particolare ai colleghi Mario Diana e Artizzu - l'interesse generale per attribuire questa valenza anche alla nostra discussione. Noi dovremmo, così come in gran parte ha fatto questo dibattito, concentrarci sul ruolo che le istituzioni democratiche, a partire da quella che rappresentiamo, devono svolgere nel governo di queste politiche. Ovviamente, per quanto ci riguarda - lo hanno già detto dal primo all'ultimo tutti gli intervenuti del Gruppo del Partito Democratico - non può che essere un ruolo di indirizzo e di orientamento. Invito pertanto a evitare di limitarsi a un'analisi della contingenza del momento, pensando di ricavarne un vantaggio per qualche parte. E' l'errore più grande che possiamo compiere, e nonostante i reiterati annunci a non farlo lo si è fatto anche in questo dibattito. Io penso che se si affronta il tema con questo taglio si compia un errore e in parte, permettetemi di dirlo, è ciò che hanno fatto, seppure con garbo, alcuni consiglieri che mi hanno preceduto. Credo anche che sia sbagliato fare certi parallelismi, come ha fatto qualcuno, cioè paragonare la Fondazione Banco di Sardegna al Monte dei Paschi di Siena. Stiamo parlando di due cose che stanno agli antipodi, di due mondi diversi. Ricordo a tutti che, relativamente al Monte dei Paschi di Siena, ci sono di mezzo questioni anche penali. Quindi io inviterei a stare attenti a come si usano le parole.

Penso che la Fondazione Banco di Sardegna rappresenti, anche nella sua composizione, la società sarda e debba essere considerata un patrimonio della Sardegna. Il comitato di indirizzo della Fondazione, come è noto a tutti, è composto da quattro membri indicati dalle università e da quattro membri indicati dalla Camera di Commercio; sono inoltre presenti quattro membri designati dalle province e un membro scelto su una terna di nominativi dal Consiglio regionale. Il comitato di indirizzo uscente forse è da rivedere, lo dico per proporre un elemento di riflessione; è un organismo che nomina cinque rappresentanti in surroga di se stesso e all'interno di quelle cinque nomine devono essere rappresentati anche il mondo del volontariato e il mondo dell'ecologismo, così definito.

In questa discussione dobbiamo tener conto anche di questi aspetti. Tra l'altro è una discussione che cade in un momento particolare e delicato per il Paese e per la nostra isola. Abbiamo registrato in queste settimane una sfiducia profonda dei cittadini nei confronti dei partiti, nessuno escluso, e delle istituzioni, il che è ancora più grave. Noi siamo un Paese - inviterei a riflettere su questo - in cui sono venute meno le condizioni della coesione sociale. Dobbiamo stare attenti a fenomeni come questi, sapendo che non si risolvono tutelando solo il proprio orticello. Quell'orticello rischia di essere sempre più un orticello e di essere spazzato via insieme a qualche orticello più grande, se non si riesce a comprendere cosa sta vivendo, in questo momento il nostro Paese. E in Sardegna non siamo immuni da questo.

Io penso che sia sotto accusa in questo Paese, e anche in Sardegna, un modello, che ha retto per decenni, indipendentemente da chi lo ha rappresentato negli organi esecutivi istituzionali. Questo modello è in discussione, è a rischio. Sono d'accordo che la politica non deve fare un passo iindietro, anzi è chiamata a fare un passo avanti in maniera seria, in maniera eticamente seria. Non ci si difende, non si riforma il Paese se la politica fa un passo indietro, anzi si ottiene il risultato opposto. Noi dobbiamo ridiscutere oggi, anche nel nostro piccolo, il modello e gli strumenti attraverso i quali i cittadini partecipano al governo del Paese. Io continuo a essere ancorato a un valore costituzionale, quello per cui i cittadini partecipano al governo del Paese attraverso i partiti, governando le istituzioni democratiche. Sono ancorato a questo, però non sfugge a nessuno che questo ancoraggio all'indomani del 25 aprile ha subito qualche incrinatura pericolosa. Di questo stiamo parlando anche oggi, non d'altro. Non stiamo parlando soltanto di politica del credito, ma anche di come e attraverso quali strumenti la rappresentanza dei cittadini partecipa al governo della cosa pubblica. E nella cosa pubblica è compreso anche il credito, l'organizzazione del credito e come noi partecipiamo alla definizione delle politiche del credito.

Se il tema è questo, credo che noi dobbiamo, partendo da questa mozione, porci un problema. Non credo che il Consiglio regionale, ma lo ha già detto il presentatore della mozione nel suo intervento, abbia bisogno di commissioni d'inchiesta, per tante ragioni che, visto il tempo ristretto, non sto qui a ripetere. Noi dobbiamo semmai decidere come la politica e le istituzioni concorrono a definire le politiche del credito. Ma al pari delle politiche del credito ci sono, per esempio, le politiche della sanità e le politiche della ricerca, di cui parleremo la prossima settimana durante la discussione di una mozione che il centrosinistra ha presentato sul CSR4. Oggi il tema è il credito, e il credito in Sardegna riguarda certamente la Fondazione Banco di Sardegna e il Banco di Sardegna, ma anche la Banca di Sassari, la Sfirs, l'ex Credito industriale sardo, i consorzi fidi, che hanno un ruolo importante nelle politiche del credito, le banche di credito cooperativo e tanti strumenti dei quali noi dobbiamo assumerci la responsabilità di discutere seriamente. Allora credo che la Commissione speciale debba servire a questo, ossia a definire il ruolo del credito, a definire come le istituzioni partecipano, certamente attraverso indirizzi e orientamenti che esse stesse devono dare. Certamente noi siamo convinti che dobbiamo, attraverso la Commissione speciale, dare anche qualche indirizzo nuovo. Badate, nemmeno attualmente i partiti sono direttamente presenti nel sistema del credito. Noi dobbiamo partire da questo, senza ipocrisie, per dare delle tracce, degli indirizzi che creino ancora maggiore separatezza tra il ruolo di indirizzo, che spetta a noi politici, e il ruolo di controllo di quegli indirizzi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

ZEDDA, Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Mi sembra che il tema del credito sia assolutamente portante. Tra le altre cose, il credito ovviamente, come quasi tutti avete affermato, può essere considerato la spalla dell'economia, e sappiamo tutti in quale situazione versa oggi la nostra economia. Prima di fare alcune considerazioni sui rapporti tra il Banco di Sardegna e la sua Fondazione, vorrei dare ai colleghi qualche dato importante proprio in materia di credito, anche per aiutarci a capire e ad attivare meglio i lavori sull'eventuale Commissione che andremo a istituire.

Secondo il rapporto trimestrale elaborato dal Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno, con riferimento ai dati del terzo trimestre del 2012, in Sardegna sono attive circa 146 mila imprese. Analogamente al dato rinvenuto per il Mezzogiorno d'Italia, rispetto al secondo trimestre del 2011 si è registrato un calo dello 0,9 per cento. In particolare, mentre si riduce il numero delle imprese individuali e quello delle società di persone, crescono le società di capitali. Il settore che ha registrato il calo maggiore delle imprese attive in Sardegna è stato quello agricolo, seguito dal manifatturiero e dall'edile; è stabile invece il numero delle imprese attive nel settore del commercio, mentre c'è stato un lieve incremento delle imprese appartenenti agli altri settori.

Sull'andamento dell'offerta del credito in Sardegna possiamo dire che a settembre del 2012 i dati raccolti dalla Banca d'Italia registrano una progressiva riduzione dell'ammontare dei prestiti bancari. I prestiti erogati dalle banche e dalle società finanziarie al settore produttivo si sono ridotti del 5,5 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti. La flessione più accentuata si registra nel settore manifatturiero, meno 12,4 per cento, seguito dal settore dei servizi, meno 6 per cento, e da quello delle costruzioni, meno 5,3 per cento. Ovviamente questa dinamica del credito ha risentito del calo dei prestiti a scadenza, meno 7,5 per cento, ad eccezione del leasing, contratto solo del 6,4 per cento. Ovviamente il tutto deriva anche dalla limitata attività di investimento prodotta dalle imprese. E' cresciuto, invece, l'incremento dei finanziamenti per anticipi e altre forme autoliquidanti.

I dati appena citati e anche tanti altri - sui quali non mi addentro, poi sarà messa a disposizione la relazione - riflettono le grandi difficoltà che l'economia regionale ha dovuto fronteggiare nel tentativo di superare il prolungato periodo di crisi, che ha segnato per oltre un triennio l'economia locale. Nel 2012 la Banca d'Italia ha registrato una crescente intensità di crisi aziendali e un notevole peggioramento della già debole situazione finanziaria delle nostre imprese in quasi tutti i settori. Sulla base dei dati della Banca d'Italia, per il terzo trimestre del 2012 è possibile calcolare che gli impieghi bancari, erogati da banche e casse depositi e prestiti in favore delle imprese locali, ammontano a 13,020 miliardi. L'Associazione bancaria italiana stima che il 12 per cento delle suddette linee di credito attivate dalle banche, pari a 1,562 miliardi, sia assistito da garanzie rilasciate dai consorzi fidi per un valore di circa 900 milioni. La domanda di credito, sebbene in leggera ripresa rispetto alla decisa frenata del 2011, relativamente al secondo trimestre del 2012, però, come tutti avete osservato, risulta ancora molto debole.

Cito qualche dato in ordine alla presenza degli istituti di credito e confidi in Sardegna. A oggi risultano censiti dalla Banca d'Italia 26 confidi, tre dei quali (Fin Sardegna, Sardafidi e Confidi Sardegna) sono iscritti all'elenco degli intermediari finanziari, ex articolo 107; gli altri istituti di credito isolano sono rappresentati da circa 28 banche, per un totale di 673 sportelli. Sono presenti le principali banche nazionali e alcuni istituti che presentano una forte caratterizzazione locale, ancorché riconducibile a gruppi nazionali: Banco di Sardegna, Banca di Sassari e Banca di credito sardo. La Banca d'Italia ha registrato, per l'esercizio 2011, un incremento dello 0,4 per cento del numero degli sportelli bancari su tutto il nostro territorio regionale, comunque sempre in contrazione rispetto all'anno 2008, che è l'anno in cui è iniziata la grande crisi.

Vediamo l'andamento del credito. A settembre 2012 i dati raccolti dalla Banca d'Italia registrano una progressiva riduzione dell'ammontare dei prestiti bancari: sono stati ridotti del 5,5 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti. La diffusione territoriale del sistema degli sportelli delle nostre principali banche è la seguente: Banco di Sardegna, 358 sportelli e 308 comuni serviti; Banca di credito sardo, 93 sportelli e 57 comuni serviti; Unicredit, 57 sportelli e 34 comuni serviti; Banca di Sassari, 56 sportelli e 42 comuni serviti, e via via tutte le altre banche, per un totale di 657 sportelli in tutta l'Isola. La distribuzione per provincia vede, ovviamente, una prevalenza della provincia di Cagliari, con 212 sportelli, segue Sassari, con 138, e via via le altre province, con un numero di sportelli che non supera il centinaio.

Colleghi, è il caso ovviamente di fare delle riflessioni, che invero sono state fatte nella giornata odierna, e anche noi vogliamo farne qualcuna. La Regione, come voi ben sapete, non ha alcuna partecipazione azionaria nel Banco di Sardegna, e per quanto riguarda la Fondazione è stato poc'anzi ricordato che è presente giusto un rappresentante del Consiglio regionale nel comitato di indirizzo. Qualcuno afferma che forse è bene che arrivi un presidente piuttosto che un altro; qualcun altro sostiene che la Bper continua a prestare soldi ai sardi e quindi il suo presidente può maggiormente controllare questo tipo di movimento. Io credo invece che sarebbe importante chiederci quali sono i risultati ottenuti che giustificano il fatto che la Fondazione continui a detenere 352 milioni di euro in azioni del Banco, che ovviamente stanno avendo bassi rendimenti, come tutti sappiamo. Certamente, se fossero soldi nostri faremmo delle valutazioni molto approfondite e staremmo molto attenti, però credo che, a fronte di scarsi investimenti, il sacrificio potrebbe darci il beneficio di avere, tra virgolette, una banca sarda molto attenta al territorio. Questa potrebbe essere la ratio dei maggiori sacrifici; purtroppo, però, a oggi non è stato così.

Analizzando i dati che qualche collega ha citato - sono sempre dati della Banca d'Italia - vediamo che il tasso d'interesse medio praticato in Sardegna per le imprese è pari all'8,16 per cento, mentre per i mutui alle famiglie è del 4,66 per cento. Ovviamente la Sardegna sta al di sotto di alcune altre Regioni del Meridione che soffrono la nostra stessa difficoltà e la nostra stessa crisi. Al di là dei tassi, sarebbe però importante dimostrare, per esempio, che in Sardegna è stato garantito un miglior accesso al credito rispetto anche a queste altre Regioni, ma anche in questo settore purtroppo i dati non ci confortano. Infatti, il dato del giugno del 2012 e della variazione precedente sui dodici mesi relativamente ai prestiti per le imprese in Sardegna nota un calo dello 0,5 per cento, assolutamente superiore a quello delle altre Regioni del Meridione prese a paragone. Tra l'altro, se prendiamo in considerazione l'ultimo dato della Banca d'Italia relativo alle valutazioni sul rapporto quota mutui a tasso variabile e probabilità di perdita del lavoro vediamo che la Sardegna comunque è, sì, in compagnia delle altre Regioni del Meridione, ma in una posizione alquanto preoccupante.

Quindi, se vogliamo fare delle valutazioni, possiamo dire che il Banco di Sardegna chiude il 2012 col bilancio in rosso. Questo, a seguito di ulteriori approfondimenti, credo sia un dato rilevante. La chiusura in rosso è dovuta al fatto che è stata attivata una serie di svalutazioni dei crediti, in quanto c'è una sofferenza e le imprese difficilmente riescono a reintegrare i debiti che hanno verso le banche. Potremmo anche parlare del fatto che la Fondazione si ostina a detenere il 49 per cento delle azioni del Banco. Potrebbe essere che questo comportamento sia stato dettato non di certo dal buon rendimento, ma magari al fine di continuare a controllare il credito in Sardegna, e lo dico ovviamente nell'accezione positiva di controllo del credito. Infatti nel 2012 il rendimento della partecipazione azionaria nel Banco è stato purtroppo molto basso.

Quindi credo che alcune riflessioni ci debbano aiutare a capire veramente il senso che deve avere la permanenza della partecipazione della Fondazione al capitale del Banco di Sardegna, e cioè sostanzialmente a capire quanto costa non solo alla Fondazione, ma allo stesso territorio, continuare a mantenere il 49 per cento delle azioni del Banco e se la Fondazione avrebbe potuto investire diversamente per sostenere le nostre aziende e lo sviluppo della regione. Sarebbe stato magari più redditizio destinare ad altro i soldi immobilizzati nel Banco. Credo che se un sacrificio si deve fare debba essere fatto certamente per il bene e per lo sviluppo della Sardegna. Credo quindi che noi, al di là di quella che può essere la valutazione sulle persone e sui meccanismi di nomina e così via, dovremmo pensare a fare delle valutazioni importanti sulle ragioni, le strategie e gli obiettivi, ma soprattutto dovremmo guardare ai risultati ottenuti, alle scelte fatte e a dove queste hanno portato.

Per quanto riguarda il controllo, questa Giunta non è assolutamente contraria a lavorare a fianco del Consiglio per addivenire veramente a soluzioni importanti in materia di credito, compresa un'analisi di approfondimento attraverso una Commissione speciale. Però noi crediamo che debba essere data priorità alla trasparenza e alla conoscenza, e non invece alle strategie che possono essere discusse da pochi in segrete stanze. La più valida missione della Fondazione sarà quella di capire quali sono gli obiettivi che questa potrà raggiungere e probabilmente, partendo dagli obiettivi, si capirà anche qual è il migliore presidente possibile.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il consigliere Giacomo Sanna.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Sono stati presentati due ordini del giorno.

(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno:

Ordine del giorno Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Matteo - Diana Mario - Salis sulla costituzione e nomina di una Commissione speciale sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 247 relativa alla richiesta di istituzione di una commissione di inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari;

PRESO ATTO del dibattito,

delibera

di istituire, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno del Consiglio, la Commissione speciale e

delega

il Presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione speciale che entro sei mesi riferisca al Consiglio. (1)

Ordine del giorno Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Matteo - Diana Mario - Salis sulla costituzione e nomina di una Commissione d'inchiesta sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento interno.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 247 relativa alla richiesta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari;

PRESO ATTO del dibattito,

di istituire, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno del Consiglio, la commissione speciale e

delega

il Presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione d'inchiesta che entro sei mesi riferisca al Consiglio sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari. (2).)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, nell'ordine del giorno numero 1 manca la mia firma, come Capogruppo, lo segnalo perché intendo fare una proposta. Per le dichiarazioni fatte prima, noi non intendiamo entrare nel merito della discussione sulle persone, inoltre riteniamo che sia propositivo iniziare a fare qualcosa di diverso, secondo lo Statuto autonomo della Sardegna. Quindi chiedo che le parole "Fondazione Banco di Sardegna" vengano sostituite con "istituti bancari e fondazioni relative operanti in Sardegna", perché credo che si parli di credito in generale e non esclusivamente del Banco di Sardegna e della relativa Fondazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Dedoni ha fatto una proposta di emendamento orale. Se non vi sono opposizioni la proposta è accolta, per cui procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1 secondo la nuova formulazione.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Dichiaro il voto favorevole all'ordine del giorno numero 1 e anche alla modifica proposta dal collega Dedoni. Credo che sarà opportuno svolgere il nostro ruolo anche all'interno della Commissione speciale, che è quello di indicare una strategia per lo sviluppo e per il credito nell'Isola. Dovremo anche rispondere alla situazione di crisi delle imprese e delle famiglie, magari allungando i periodi di ammortamento e riducendo i requisiti di moratoria rispetto a quanto indicato dagli standard dell'ABI.

Dovremo occuparci di questi aspetti che sono molto più importanti per le famiglie e per le imprese e magari proporre una rimodulazione del debito in presenza di oggettive difficoltà da parte delle imprese, cioè integrare, per esempio, le garanzie richieste con interventi ad hoc del fondo regionale di garanzia, entrare nel merito delle singole proposte e fare in modo che ci sia un'adeguata tutela nelle prospettive di ristrutturazione aziendale delle imprese. Occupiamoci della crisi dell'Isola occupandoci anche del sistema bancario e del credito e facciamo quello che compete al nostro ruolo, non altro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, annuncio il voto favorevole del Gruppo U.D.C. -FLI all'ordine del giorno numero 1, in quanto la Commissione speciale consente un esame approfondito della questione del credito, cosa che non era possibile fare in sede di discussione della mozione, che peraltro ha dato il via a questo ordine del giorno. Va da sé che i problemi sono molto più ampi di come sono stati trattati, anche perché le fondazioni bancarie sono allo stato nell'occhio del ciclone sotto l'aspetto fiscale, atteso che sia la Corte di giustizia che la Cassazione hanno detto che non sono delle onlus, ma enti imprenditoriali. Quindi occorre accertare se sono state pagate le tasse il cui gettito va alla Sardegna. Il nostro voto è favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). Dichiaro il voto favorevole del nostro Gruppo anche in considerazione del fatto che probabilmente questo argomento è arrivato con notevole ritardo in quest'Aula, ma il momento che viviamo impone sicuramente una riflessione più attenta e un dibattito più articolato. In ogni caso il segnale va in una direzione che noi condividiamo e per questo annunciamo il nostro voto a favore.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Abbiamo già detto che voteremo a favore dell'ordine del giorno, anche con la modifica proposta dal collega Dedoni, perché è opportuno parlare, come noi abbiamo sostenuto, di tutto il credito, non solo della Fondazione Banco di Sardegna.

Vorrei dire questo: mentre noi stiamo svolgendo questa importante discussione, per quanto riguarda il Banco di Sardegna si sta trasferendo il servizio di ispettorato dalla Sardegna a Modena. Mentre noi parliamo sta avvenendo questo in queste ore. Trasferire la funzione di ispettorato dalla Sardegna a Modena significa che alcune funzioni, in particolare quelle relative a decisioni vitali per le imprese sarde in difficoltà, verranno esercitate a Modena e non più in Sardegna. Inoltre, in questi giorni e in queste ore, mentre noi discutiamo, si sta trasformando il Banco di Sardegna in una banca a rete. L'una e l'altra cosa, servizio ispettorato avocato a Modena e la trasformazione del Banco in banca a rete, equivalgono a derubricare in maniera sensibile il ruolo e la funzione che finora, al netto dei giudizi che noi possiamo esprimere, ha svolto il Banco nell'economia regionale e a trasformare questo istituto in una banchetta regionale. Credo che questo sia un rischio che non possiamo correre, al quale la Commissione speciale deve dedicare massima attenzione. Per questo, Presidente, auspico che questa Commissione speciale venga costituita quanto prima e si occupi anche delle questioni che si stanno trattando in queste ore, che sono gravi per il futuro della nostra Isola.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Ribadiamo il nostro assenso e il voto favorevole all'ordine del giorno numero 1. Parteciperemo ai lavori della Commissione speciale, che riteniamo molto utile per definire una moderna strategia del credito in Sardegna, assolutamente indispensabile per tentare di arginare la crisi che si sta abbattendo oltre che sulle famiglie sarde soprattutto sulle imprese. Il grido d'allarme degli imprenditori in difficoltà deve essere assolutamente ascoltato e noi auspichiamo che questa Commissione possa invertire l'andamento in declino delle principali banche sarde. Non vorremmo, con una battuta, se è consentita, che dopo l'affondamento della flotta sarda ci fosse anche l'affondamento delle banche sarde!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Intervengo per dichiarare il mio voto favorevole e anche per esprimere un auspicio rispetto a questo problema. Ha già richiamato il collega Diana la questione di alcune scelte di fondo che si stanno facendo. Credo che nelle prossime settimane di scelte di fondo se ne faranno diverse da questo punto di vista, per cui auspicherei che ci fosse la giusta sensibilità dei protagonisti di questa Fondazione e di questo istituto di credito al fine di sospendere eventuali scelte in attesa che il lavoro della Commissione speciale, che dovrà essere portato a termine il prima possibile, porti a considerazioni conclusive, di cui dal punto di vista politico generale non possono non tener conto coloro che operano nel credito in Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Annuncio il mio voto favorevole. E' ora che la Regione autonoma della Sardegna affronti il tema relativo a come uscire da questa crisi, dando risposte assolutamente celeri e concrete al nodo del credito per le famiglie, le collettività e le imprese sarde, visto che la politica del credito gestito dalle banche che agiscono nel nostro territorio è di competenza politico-istituzionale e quindi di questo Consiglio. Questo è praticamente quanto è sancito dallo Statuto.

Ben vengano tutti i disegni di legge a sostegno del credito, purché siano operanti il più presto possibile e quindi prima che l'economia sarda defunga in modo irreversibile. Ben vengano le Commissioni d'inchiesta su eventuali commistioni tra politica e finanza purtroppo saltate ai disonori della cronaca in questi ultimi mesi. Ben venga l'accertamento di responsabilità di un sistema dei partiti che in modo indiscriminato è stato colluso col sistema delle banche e con le caste degli intoccabili. Dico pure che è fondamentale e urgentissimo, nelle pieghe delle attribuzioni statutarie, prevedere delle soluzioni immediate per arrestare i sequestri bancari, con l'attivazione di moratorie che permettano al nostro popolo di superare questo difficilissimo momento di crisi economica. Tutto ciò in previsione della costituzione di una banca sarda reale per l'economia sarda, sostenibile e quindi al fianco dei bisogni delle nostre famiglie, delle nostre imprese e delle nostre collettività, e non al servizio delle spartizioni e degli appetiti di partiti politici, a prescindere da chi essi siano, come è stato sino ad oggi.

PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno numero 1 deve essere approvato a maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio, procediamo alla votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cocco Pietro e Vargiu hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Lombardo - Lotto - Lunesu - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.

Si è astenuto il consigliere: Randazzo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 58

votanti 57

astenuti 1

maggioranza 29

favorevoli 57

(Il Consiglio approva).

Con l'approvazione dell'ordine del giorno numero 1 decade, di conseguenza, l'ordine del giorno numero 2.

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per martedì 26, alle ore 16, con all'ordine del giorno la mozione numero 230, Barracciu e più, sulla necessità di revocare con urgenza la deliberazione numero 43/12 del 31 ottobre 2012, avente per oggetto le linee di indirizzo per gli atti aziendali delle aziende sanitarie e sull'analoga urgenza di bloccare l'iter degli atti aziendali già approvati da alcune aziende sanitarie e quelli in fase di approvazione o predisposizione. A seguire saranno discusse le mozioni numero 244, Diana Giampaolo e più, e la 248, Steri e più, sulla situazione di crisi del CRS4, e alcune interpellanze. Convoco la Conferenza dei Capigruppo.

La seduta è tolta alle ore 12 e 43.



Allegati seduta

CCCLXXXVIII SEDUTA

VENERDI' 22 MARZO 2013

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 9 e 38.

SECHI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 1° febbraio 213 (380), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Francesca Barracciu, Roberto Capelli, Paolo Luigi Dessì, Marco Espa, Giorgio Locci, Paolo Maninchedda, Francesco Mula e Christian Solinas hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 22 marzo 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Domenico Gallus, Michelina Lunesu, Eugenio Murgioni, Teodoro Rodin e Matteo Sanna hanno aderito al nuovo Gruppo consiliare "Fratelli d'Italia - Centrodestra Sardegna" costituitosi in data 14 marzo 2013. Il nuovo Gruppo ha eletto proprio presidente il consigliere Matteo Sanna e vicepresidente il consigliere Domenico Gallus.

Comunico inoltre che in data 11 marzo 2013 è pervenuta la comunicazione del Presidente della Regione che, con decreto numero 50 dell'11 marzo 2013, ha revocato gli incarichi conferiti con i propri decreti numero 91 dell'8 agosto 2011 e numero 155 del 27 novembre 2012 agli Assessori componenti della Giunta regionale e ha assunto in via provvisoria le funzioni di Assessore: degli affari generali, personale e riforma della Regione; della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio; degli enti locali, finanze ed urbanistica; della difesa dell'ambiente; dell'agricoltura e riforma agro-pastorale; del turismo, artigianato e commercio; dei lavori pubblici; dell'industria; del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale; della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport; dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale; dei trasporti.

Comunico che il Presidente della Regione, con nota numero 2656 del 15 marzo 2013, ha inviato il decreto numero 52 del 14 marzo 2013 di nomina degli Assessori regionali. Sono nominati Assessori i signori: Mario Floris, Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione; Alessandra Zedda, Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio; Nicolò Rassu, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica; Andrea Mario Biancareddu, Assessore della difesa dell'ambiente; Oscar Salvatore Giuseppe Cherchi, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale; Luigi Crisponi, Assessore del turismo, artigianato e commercio; Angela Eugenia Nonnis, Assessore dei lavori pubblici; Antonio Angelo Liori, Assessore dell'industria; Mariano Ignazio Contu, Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale; Sergio Milia, Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport; Simona De Francisci, Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

Comunico infine che in data 18 marzo 2013 è pervenuta copia della decisione della Corte costituzionale numero 36 del 27 febbraio 2013 nella quale si dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 3, comma 7, e 4, comma 48, della legge regionale 15 marzo 2012, numero 6 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2012), nonché dell'articolo 1, comma 8, lettera d), della legge regionale 5 dicembre 1995, numero 35 (Alienazione dei beni patrimoniali), quale sostituito dall'articolo 3, comma 4, della legge regionale numero 6 del 2012; si dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 3, della legge regionale numero 6 del 2012, promossa, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione e all'articolo 4, lettera h), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, numero 3 (Statuto speciale per la Sardegna); si dichiara, infine, non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 6, della legge regionale numero 6 del 2012, promossa in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013". (499)

(Pervenuto il 20 marzo 2013 e assegnato alla terza Commissione.)

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Greco - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano - Locci - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Stochino - Tocco - Lunesu:

"Interventi a sostegno della promozione e divulgazione dell'istituto dell'amministrazione di sostegno (legge 9 gennaio 2004, n. 6)". (493)

(Pervenuta il 6 marzo 2013 e assegnata alla settima Commissione.)

Solinas Antonio:

"Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi". (495)

(Pervenuta il 13 marzo 2013 e assegnata alla sesta Commissione.)

Tocco - Pittalis - Stochino - Lunesu - Floris Rosanna - Gallus - Randazzo - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Locci:

"Norme urgenti in materia di regolamentazione rivolta alle opere e manufatti temporanei a servizio della funzione turistico, ricreativa e della balneazione sui litorali dei comuni costieri sardi. Promozione di implementazione da parte delle Amministrazioni comunali dei piani di utilizzo dei litorali (PUL)". (496)

(Pervenuta il 14 marzo 2013 e assegnata alla quarta Commissione.)

Moriconi - Diana Giampaolo - Barracciu - Cuccu - Agus - Espa - Lotto - Meloni Valerio - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Porcu:

"Misure per l'agevolazione dell'accesso al credito per le imprese creditrici nei confronti della regione e del sistema degli enti locali". (497)

(Pervenuta il 19 marzo 2013 e assegnata alla terza Commissione.)

Piras - Pittalis - Amadu - Greco - Peru - Randazzo - Sanna Paolo - Stochino - Tocco - Murgioni - Petrini:

"Norme per la regolamentazione delle attività di piercing, tatuaggio e pratiche correlate". (498)

(Pervenuta il 20 marzo 2013 e assegnata alla settima Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Sanjust in riferimento alla situazione della spiaggia di Su Giudeu nel Comune di Domus de Maria". (653)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Vargiu sulla riconversione dello stabile dell'ex Ospedale Marino di Cagliari". (763)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Meloni Marco - Sanna Gian Valerio sul trasferimento degli uffici della Presidenza della Giunta regionale nei locali di via Vittorio Veneto". (765)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio sulle problematiche che impediscono l'ingresso del Comune di Laconi nell'Unione dei comuni dell'Alta Marmilla". (809)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Sabatini sull'adozione e approvazione del Piano regolatore portuale del Porto industriale e commerciale di Arbatax". (1037)

(Risposta scritta in data 18 marzo 2013.)

"Interrogazione Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio sulla mancata acquisizione al patrimonio regionale degli immobili di proprietà dello Stato siti nel Comune di Oristano ai sensi dell'articolo 14 dello Statuto di specialità". (668)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Uras - Sechi sulla grave situazione di abbandono delle aree di proprietà della Regione prima appartenenti alle Ferrovie meridionali sarde e Ferrovie della Sardegna". (854)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

"Interrogazione Cuccureddu sulla possibilità di smantellamento e smembramento delle collezioni ex ISOLA, destinate a costituire il Museo dell'artigianato artistico della Sardegna "Eugenio Tavolara"". (915)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

"Interrogazione Sanjust sulle problematiche relative alle imprese balneari, sulla modifica delle linee guida per la predisposizione del PUL, sulla loro corretta interpretazione e sul sovracanone imposto alle concessioni demaniali". (1010)

(Risposta scritta in data 19 marzo 2013.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SECHI, Segretario:

"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sullo stato attuale relativo alla situazione trasporti via mare, isole minori (Carloforte)". (1059)

"Interrogazione Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sui rischi idrogeologici del quartiere di Santa Lucia di Assemini". (1060)

"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione politica-gestionale in cui versa l'Ente foreste della Sardegna". (1061)

"Interrogazione Solinas Antonio - Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sulla delibera della Giunta regionale n. 7/16 del 5 febbraio 2013 - Piano dell'offerta formativa, di ridefinizione e di dimensionamento della rete e delle istituzioni scolastiche per l'anno scolastico 2013/2014. Linee guida". (1062)

"Interrogazione Espa - Solinas Antonio - Cucca - Lotto - Cocco Pietro - Bruno - Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sugli interventi urgenti per combattere l'infestazione del punteruolo rosso e la perdita di altre migliaia di palme in Sardegna". (1063)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sul mancato rispetto da parte dell'AREA, relativamente alla determinazione del direttore generale n. 516 del 23 dicembre 2011, della procedura di controllo preventivo sugli atti individuati dall'articolo 3 della legge regionale n. 14 del 1995". (1064)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

SECHI, Segretario:

"Interpellanza Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo sul passaggio dal demanio marittimo al patrimonio dello Stato di aree e fabbricati di pertinenza nella borgata di Marceddì, Comune di Terralba, e provvedimenti preparatori all'alienazione a favore degli occupanti". (397)

"Interpellanza Diana Giampaolo sui rischi all'incrocio tra via G. Marconi e via E. Fermi a Quartu Sant'Elena, per via del semaforo non funzionante nelle ore notturne". (399)

"Interpellanza Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo sulla autorizzazione ad organizzare corsi per Operatori socio-sanitari (OSS)". (400)

"Interpellanza Diana Giampaolo sui danni causati dalla forte mareggiata che ha colpito l'intera costa meridionale dell'Isola e spazzato via la spiaggia, i chioschi e i muri di contenimento di case e strutture turistico-alberghiere". (401)

"Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Uras - Sechi - Cugusi - Salis - Mariani sull'utilizzo indiscriminato, da parte dell'ANAS, di diserbanti chimici nelle operazioni di pulizia delle cunette delle strade sarde". (402)

"Interpellanza Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo sull'attuazione del verbale d'accordo del 15 giugno 2012 avente ad oggetto le prospettive produttive del Piano Sardegna Green Island". (403)

"Interpellanza Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea sulla mancata applicazione dell'articolo 18, comma 7, della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12". (404)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

SECHI, Segretario:

"Mozione Sanna Giacomo - Planetta sulla società E.ON Produzione Spa". (245)

"Mozione Sanna Giacomo - Planetta sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa". (246)

"Mozione Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Mario - Amadu - Cuccureddu - Planetta - Solinas Christian - Dessì - Tocco - Stochino - Lunesu - Sanjust - Gallus - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Piras - Sanna Paolo Terzo - Petrini - Mulas - Lai - Campus sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (247)

"Mozione Steri - Oppi - Artizzu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea sulla situazione di crisi del CRS4". (248)

PRESIDENTE. Comunico che il collega Gianfranco Bardanzellu è rientrato dal congedo.

Giuramento di Assessori

PRESIDENTE. Gli Assessori che non sono consiglieri regionali, nominati dal Presidente della Regione, devono prestare il giuramento prescritto dall'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, numero 250.

Do lettura della formula del giuramento prevista dall'articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica; al termine, ognuno degli Assessori, dei quali farò appello, alzandosi, risponderà: "Giuro":

"Giuro di essere fedele alla Repubblica e di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione".

Luigi Crisponi, Assessore del turismo, artigianato e commercio.

CRISPONI LUIGI. Giuro.

PRESIDENTE. Angela Eugenia Nonnis, Assessore dei lavori pubblici.

NONNIS ANGELA EUGENIA. Giuro

PRESIDENTE. Antonio Angelo Liori, Assessore dell'industria.

LIORI ANTONIO ANGELO. Giuro.

Discussione e approvazione del disegno di legge: "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento (499)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 499.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Poiché nessuno è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 1.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:

Art. 1

Proroga esercizio provvisorio

1. L'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013, già autorizzato con la legge regionale 21 dicembre 2012, n. 26 (Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l'anno 2013 e disposizioni urgenti), è prorogato, con le modalità e i criteri stabiliti dalla stessa legge, sino al 30 aprile 2013.)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 2.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:

Art. 2

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS) ed ha efficacia giuridica dal 1° aprile 2013.)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, metto in votazione l'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo alla votazione finale della legge.

Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Intervengo per dichiarare il mio voto di astensione e anche per stigmatizzare la grave situazione in cui la neo Giunta, la vecchia Giunta e il Presidente della Regione hanno messo la Sardegna con i continui rinvii della trasmissione in Consiglio regionale della legge finanziaria. Credo che la debolezza e la pochezza politica di questa Giunta e di questo Presidente siano evidenti e non basterà questo rimpasto per cambiarne il destino.

La proroga dell'esercizio provvisorio aggiungerà problemi a problemi e la finanziaria in arrivo è soltanto l'ennesimo tentativo demagogico di nascondere i problemi e le incapacità. E' una finanziaria che mette insieme il peggio della demagogia grillina e berlusconiana. Il solco della demagogia è ormai troppo profondo per consentire al presidente Cappellacci di uscirne. Noi ci auguriamo che questa finanziaria, che prima o poi arriverà, sia veramente l'ultimo atto di una legislatura che non ha più niente da dire e che per il bene della Sardegna spero finisca al più presto.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 499.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Biancareddu ha votato a favore e che il consigliere Sechi si è astenuto.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Dedoni - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Lunesu - Meloni Francesco - Murgioni - Oppi - Peru - Pitea - Sanjust - Sanna Matteo - Steri - Zedda.

Risponde no il consigliere: Solinas Antonio.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Ben Amara - Cocco Daniele - Corda - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Mariani - Meloni Valerio - Mulas - Planetta - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Zuncheddu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 39

votanti 21

astenuti 18

maggioranza 11

favorevoli 20

contrari 1

(Il Consiglio approva).

Discussione e approvazione della deliberazione di proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio regionale per l'anno 2013

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio. Dichiaro aperta la discussione generale.

Poiché nessuno è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale.

Trattandosi di un articolo unico, passiamo direttamente alla votazione finale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio interno del Consiglio.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Pittalis, Sechi e Zuncheddu hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Dedoni - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Lombardo - Lotto - Lunesu - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Mulas - Murgioni - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Zedda - Zuncheddu.

Risponde no il consigliere: Oppi.

Si sono astenuti: Ben Amara - Mariani - Salis.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 40

votanti 37

astenuti 3

maggioranza 19

favorevoli 36

contrari 1

(Il Consiglio approva).

Discussione della mozione Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Mario - Amadu - Cuccureddu - Planetta - Solinas Christian - Dessì - Tocco - Stochino - Lunesu - Sanjust - Gallus - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Piras - Sanna Paolo Terzo - Petrini - Mulas - Lai - Campus sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (247)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 247.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Mario - Amadu - Cuccureddu - Planetta - Solinas Christian - Dessì - Tocco - Stochino - Lunesu - Sanjust - Gallus - Murgioni - Peru - Bardanzellu - Piras - Sanna Paolo Terzo - Petrini - Mulas - Lai - Campus sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

Il Consiglio regionale

premesso che:

- negli ultimi tre bilanci approvati dalla Fondazione Banco di Sardegna, relativi agli anni 2009, 2010 e 2011, si evidenzia una flessione degli utili dalla partecipata Banco di Sardegna che nel 2011 (991.293 euro) è pari al 12 per cento rispetto all'utile del 2010 (8.146.187 euro);

- l'utile del 2011 dalla partecipata Banco di Sardegna rappresenta in termini assoluti appena l'8 per cento dell'intero ammontare degli utili della Fondazione e soltanto grazie ad una erogazione straordinaria della Cassa depositi e prestiti pari a 7.200.000 euro raggiunge la cifra di 12.249.860 euro, contro i 13.832.587 euro del 2010 e i 13.731.600 del 2009, ma nel 2010 e nel 2009 le erogazioni della Cassa depositi e prestiti sono state rispettivamente di 3.085.714 euro e 2.520.000 euro;

rilevato che:

- dalla comparazione degli ultimi tre esercizi della Fondazione Banco di Sardegna si evidenzia il disinvestimento di circa 40 milioni di euro di obbligazioni della Bper e di altri 30 milioni di altre obbligazioni;

- si evidenzia l'acquisto di titoli della banca giapponese Nomura per 56 milioni di euro; la Nomura è la stessa banca di investimenti balzata agli onori delle cronache per i casi Unipol-Bnl e più recentemente Monte Paschi di Siena;

ricordato che le obbligazioni Bper che appaiono nei bilanci della Fondazione Banco di Sardegna sono pressoché invariate nel corso del triennio, 238.114.503 nel 2009, 279.959.293 nel 2010 e 237.847.659 nel 2011, e costituiscono di fatto il "pagamento" della partecipazione al 51 per cento nel capitale sociale del Banco di Sardegna;

considerato che:

- il controllo del Banco fu acquisito dalla Bper ad un valore pari a 366.532.106 euro e la partecipazione fu saldata alla Fondazione con l'accensione di un debito obbligazionario;

- l'ammontare delle obbligazioni Bper (237.847.659 euro) è pari al 65 per cento del valore della cessione del 51 per cento delle azioni del Banco di Sardegna;

- l'investimento iniziale della Bper è pagato solo nella misura del 35 per cento per un importo pari a 128.684.447 euro;

sottolineato che l'attuale presidente della Fondazione Banco di Sardegna ha sottoscritto un nuovo patto parasociale con la Bper nel quale, tra le altre clausole, è prevista anche quella che garantisce alla banca emiliana il diritto di prelazione sulle azioni del Banco di Sardegna eventualmente cedute dalla Fondazione, senza che si conoscano quali benefici e vantaggi siano previsti in cambio per la Fondazione Banco di Sardegna;

evidenziato che da più parti si sono denunciate nel corso degli ultimi anni critiche nei confronti della gestione del Banco di Sardegna in ordine alla liquidità raccolta negli sportelli sardi e trasferita in impieghi nel bacino della ceramica modenese; alle difficoltà di crescita professionale dei dipendenti sardi, con la collocazione ai vertici del Banco di un numero sempre crescente di dirigenti continentali; all'impoverimento e alla riduzione delle filiali della banca sarda al di fuori del territorio sardo,

impegna il Presidente della Regione

1) a riferire, in tempi brevi e in ogni caso non oltre il mese di giugno 2013, sulla situazione del credito in Sardegna;

2) ad intervenire con la massima urgenza per scongiurare il rischio che prosegua la pericolosa commistione tra politica e banche, anche alla luce delle indiscrezioni sulle nuove nomine ai vertici della Fondazione e del Banco di Sardegna;

3) a presentare in Consiglio regionale un disegno di legge urgente per affrontare l'emergenza del credito nell'Isola anche attraverso la promozione delle Casse di risparmio rurali e di tutti gli altri strumenti adatti per consentire alla Regione di poter incidere sulle politiche del credito,

impegna altresì l'Assemblea sarda

ad istituire una commissione di inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari. (247).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, onorevoli Assessori, colleghe e colleghi, portare in Consiglio regionale il tema del credito e della gestione delle banche in Sardegna ritengo sia un buon servizio che si rende all'istituzione che rappresentiamo e a tutti i cittadini sardi. Per questa ragione ringrazio quanti hanno consentito, con la loro firma, la convocazione straordinaria dell'Aula per discutere la mozione numero 247, che ha l'obiettivo non solo di fare luce sulla pericolosa commistione fra politica e banche, ma soprattutto di riportare al centro della politica sarda i problemi relativi al costo del credito nell'Isola. Mi auguro, infatti, che dal confronto in Aula possano emergere proposte e soluzioni per incardinare provvedimenti più efficaci per allentare il laccio che da troppo tempo si è stretto attorno al collo di famiglie e imprese.

(Interruzioni)

Vi chiedo solo la cortesia di lasciarmi intervenire. Potete pure non ascoltare, non mi creo problemi. Capisco che le banche siano un problema per tanti!

E' innegabile, tuttavia, come il dibattito e l'attenzione sull'argomento siano condizionati dalle polemiche di questi ultimi giorni che riguardano le nomine ai vertici della Fondazione e del Banco di Sardegna. Per poter meglio argomentare il senso propositivo del documento che vado a illustrare ritengo utile esprimere, in premessa, il mio pensiero sulla questione di cui dibatto ormai da giorni sulla stampa e anche in qualche riunione di partito. Per questo affermo con chiarezza e fin da subito che giudico inopportuno, dannoso e grave che un ex Presidente della Giunta regionale, fresco d'uscita dal Senato della Repubblica, possa essere nominato presidente della Fondazione Banco di Sardegna. Con altrettanta franchezza affermo che sono contrario al passaggio dell'attuale presidente della Fondazione alla guida del Banco di Sardegna. Entrambi sono degnissime persone e ottimi professionisti, ma entrambi prima ancora che banchieri sono esponenti di spicco del loro partito di appartenenza, nonché ex leader dei due partiti dalla cui fusione è nato l'attuale Partito Democratico.

Affermo il tutto con estrema chiarezza perché ritengo sia giunto il momento di essere tutti conseguenti alle affermazioni che sull'argomento si vanno pronunciando e auspico altrettanta chiarezza da parte degli autorevoli esponenti del Partito Democratico sulla inopportunità della nomina del senatore Antonello Cabras al vertice della Fondazione e dello spostamento dell'attuale presidente, Antonello Arru, dalla Fondazione, dove è presente dal 2002, al Banco di Sardegna. Non è più tempo né di affermazioni di principio né di infingimenti. E' l'ora della responsabilità e della chiarezza e per questo oggi il Consiglio regionale deve pronunciarsi con nettezza per recidere alle radici il dubbio che si voglia proseguire con la pericolosa commistione fra la politica e le banche in Sardegna. Lo impone il momento politico e lo impone anche il buonsenso, dopo ciò che è accaduto nel resto dell'Italia nella scalata alla Bnl, nella gestione del Monte dei Paschi di Siena, casi limite che meritano trattazione particolare, senza che debba essere fatta di tutta un'erba un fascio.

Sono casi che hanno contribuito a sfasciare il rapporto di fiducia fra i cittadini e i loro rappresentanti, nonché la corretta relazione fra i partiti e le istituzioni. E' innegabile che ciò accade anche in Sardegna e la disaffezione alla politica lo dimostra più delle molte chiacchiere che si fanno su grillismo e movimentismo. Tra i sardi, infatti, è diffusa l'idea che nella Fondazione e nel Banco la politica, in particolare alcuni politici di una ben individuata parte politica, ci entri e anche parecchio, non certo per aprire un conto corrente o supplicare l'aiuto per le difficoltà del direttore di turno, quanto per decidere di investimenti, assunzioni e operazioni che nel corso degli anni hanno fatto venir meno la fiducia stessa verso la banca e accresciuto la schiera di amici e famigli che al Banco di Sardegna hanno trovato una busta paga per "sfangare" il fine mese. Non è certo compito principale della politica dare seguito alle illazioni, è però compito dei politici ascoltare, laddove è possibile, gli umori e le proteste dei cittadini. E oggi l'umore per la nuova operazione di spartizione delle cariche nella Fondazione e nel Banco di Sardegna è davvero nero e i nuvoloni che si addensano su quello che era l'istituto di credito dei sardi minacciano tempesta.

Una commissione d'inchiesta, o comunque la si voglia chiamare, del Consiglio regionale sulla gestione della Fondazione e sulla cessione del controllo del Banco di Sardegna ritengo sia lo strumento efficace per fare luce su vent'anni di ambiguità e dubbi che devono essere spazzati via una volta per tutte. L'ultimo riguarda il benefit che deriva alla Fondazione dai patti parasociali sottoscritti dal presidente Arru con chi detiene la maggioranza della azioni del Banco; un patto fra i due principali soci dell'istituto di credito che dà alla Bper l'esclusiva sull'acquisto del restante 49 per cento delle azioni del Banco possedute dalla Fondazione. Il tutto mentre l'attuale presidente della Fondazione si accinge a essere indicato presidente del Banco di Sardegna su proposta proprio della Fondazione. Ma perché Antonello Arru diventi il presidente del Banco Sardegna serve l'approvazione dei soci dell'istituto di credito, assemblea che per il 51 per cento delle quote è saldamente in mano ai modenesi della Bper, e così il particolare degli ultimi patti parasociali può far balenare l'idea che ci sia di mezzo altro tipo di patti, con benefici che travalicano gli interessi della Fondazione e della corretta gestione della banca.

Ma questo è soltanto l'ultimo degli aspetti che meritano di essere indagati per essere spazzati via da fatti e documenti, perché, ad essere sinceri, la stessa acquisizione del Banco di Sardegna da parte della Bper merita approfondimenti e verifiche, non foss'altro perché il controllo dell'istituto di credito è stato ceduto alla Bper in cambio di obbligazioni e a fronte di un valore d'acquisto di oltre 360 milioni di euro. Dai bilanci della Fondazione risulta che solo il 35 per cento della somma sia stato pagato (la cifra esatta è 128 milioni 684 mila euro), mentre oltre 237 milioni di euro è il valore delle obbligazioni della Bper che stanno nel portafoglio della Fondazione, come fossero un cambialone che dopo tanto tempo aspetta ancora di essere onorato; portafoglio la cui gestione nel 2011 evidenzia un utile della partecipata Banco di Sardegna che in termini assoluti rappresenta l'8 per cento dell'intero ammontare degli utili della Fondazione, il cui bilancio soltanto grazie a un'erogazione straordinaria della cassa depositi e prestiti, pari a 7 milioni 200 mila euro, si chiude con oltre 12 milioni di utili. Tra i titoli ci sono anche quelli (pagati 56 milioni di euro) della banca giapponese Nomura, la stessa della vicenda Unipol, della quale la Fondazione detiene 10 milioni di azioni, e dei derivati dell'operazione "Alexandria". Il papello segreto tra l'ex capo del Monte dei Paschi di Siena, Mussari, e i vertici dell'istituto giapponese, che ha mascherato le perdite della banca senese, è costato ai contribuenti italiani circa mezzo miliardo di aiuti di Stato, in aggiunta a quelli già sborsati allo stesso Monte dei Paschi.

Qualcuno affermerà che sono casi limite e storie a sé, ma a costoro domando: perché non chiarire allora, con un'inchiesta del Consiglio, gestioni, fatti e accadimenti della Fondazione Banco di Sardegna? Si tagliano le pensioni, si rottamano le auto blu, le campagne elettorali si fanno su Internet e nelle banche deve restare tutto così com'è? Anzi, si può pensare di continuare a nominare senatori nella Fondazione ed ex segretari di partito al Banco? Credo proprio di no! Sono convinto che su questo argomento tutti in Consiglio regionale sapranno dimostrare senso della misura e maturità, responsabilità e buon senso, chiarendo una volta per tutte le dinamiche che hanno portato alla cessione del Banco di Sardegna ai modenesi, non dimenticando che l'operazione di acquisizione si è svolta all'epoca in cui la Banca d'Italia era governata da Antonio Fazio.

L'intervento della banca centrale per far passare di mano le azioni del Banco non si può definire né leggero né disinteressato. Le ispezioni del 1994 e del 1998 si conclusero con la richiesta di dismissione dell'istituto di credito. Il tutto, come è noto, aprì il conflitto tra i vertici della Fondazione e quelli del Banco, che furono interamente rinnovati. Basta scorrere l'elenco dei nomi dei rispettivi consigli di amministrazione del tempo per trovare conferma della preponderanza degli esponenti di una ben individuata area politica.

Per capire il clima dell'epoca è sufficiente ricordare che la trattativa per la cessione del 51 per cento delle azioni del Banco alla Bper fu condotta nella segretezza più assoluta e neppure il Presidente della Giunta fu informato della deliberazione adottata dal consiglio di amministrazione della Fondazione, che da allora ha ceduto il controllo del Banco di Sardegna. Sono i giorni in cui l'allora Presidente della Regione denuncia "risvolti inquietanti" e il Banco di Sardegna pone come punto centrale del suo risanamento l'incorporazione della Banca di Sassari, avvenuta in un noto studio notarile sassarese - tra l'altro assai vicino alla politica -, ma senza mai essere stata sottoposta al vaglio dei 27 mila azionisti della Banca di Sassari, che oggi, per il tramite del Banco, è anch'essa sotto il controllo della modenese Bper.

Sono solo alcuni dei passaggi "inquietanti" che hanno portato la Sardegna a vedere il credito gestito o pensato al di fuori dell'Isola e soprattutto a vedere la raccolta del denaro fatta in Sardegna finire in Emilia a sostenere gli investimenti del settore delle ceramiche o quello delle piastrelle. Davanti alle imprese sarde che chiudono e alle famiglie sarde che piangono chi vuole può coprirsi gli occhi e tapparsi le orecchie, ma credo che oggi nessuno in Consiglio regionale possa permettersi di mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi che stanno a Ortacesus. Tanto meno può farlo il Presidente della Regione, dal quale ci attendiamo, nel corso di un'apposita seduta dedicata al tema, una dettagliata relazione sullo stato del credito nell'Isola, perché insieme con i trasporti e l'energia è proprio il credito il paletto che relega questa terra al sottosviluppo. E sul credito non è più tempo per tergiversare, perché le dinamiche in atto anche in queste ore dimostrano come le decisioni siano ormai totalmente al di fuori dell'Isola e fuori dal controllo dei sardi. Basti pensare che il consiglio di amministrazione del Banco è composto da manager continentali che una volta al mese vengono spediti in terra sarda per assumere decisioni che condizionano la vita e l'economia della Sardegna. Quanto questi signori sappiano della Trexenta o del Mandrolisai non è dato saperlo, mentre sappiamo che è già cominciata la colonizzazione dei posti dirigenziali, quasi che i sardi non sappiano più istruire una pratica fondiaria o una fideiussione a beneficio dei pochi imprenditori sopravvissuti; sopravvissuti alla crisi e alle tagliole del sistema creditizio.

Il Banco di Sardegna, infatti, dopo il rosso di 20 milioni nel bilancio 2012, si accinge a trasferire oltremare il centro controllo crediti, con l'accentramento del servizio ispettorato. Il blitz si traduce in ulteriori tagli all'occupazione e nella riduzione di servizi essenziali per le imprese e i cittadini e soprattutto significa un irrigidimento dei già castranti parametri per l'accesso al credito nell'Isola, il tutto mentre la politica sarda deve discutere se pensionare un ex senatore o trasferire un ex segretario.

E' evidente che servono soluzioni e provvedimenti urgenti, idee e proposte nuove, a incominciare dalle banche di credito cooperativo, in grado di poter garantire ai sardi gli strumenti necessari per lo sviluppo sociale ed economico. Sviluppo sociale che non passa per l'obolo della Fondazione all'associazione di turno e tanto meno per l'assunzione in banca di qualche famiglia o del politico di turno. Le carriere sulle spalle del passato sono finite per tutti e siamo qui convocati non solo per affermarlo, ma per dimostrarlo con atti conseguenti alle parole. La Sardegna, infatti, deve poter guardare al futuro con le lenti del mondo e gettar via quelle bifocali dei moralizzatori a casa degli altri, ma che a casa propria sporcano più dei porci in campagna quando piove.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo a disposizione è di dieci minuti.

E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Signora Presidente, credo che la mozione presentata dal Partito Sardo d'Azione ci dia la possibilità oggi di riflettere e di approfondire un tema che è davvero importante per l'economia della nostra Isola.

Leggendo la mozione sono stato riportato un po' indietro negli anni, quando d'estate i miei genitori mi mandavano per qualche settimana in Toscana, nel paese di mio padre, che dista trenta chilometri da Siena, e lì venivo affidato alle cure dei miei nonni, che commerciavano in tessuti. Ricordo la frase che mia nonna a fine mattinata, prima di recarsi in banca, usava dire: "Vo dal frataccio". Infatti il Monte dei Paschi di Siena fu fondato dai frati francescani minori e in quella espressione c'era la giusta diffidenza che deve avere un imprenditore nei confronti della propria banca, ma anche l'attaccamento alla stessa, cioè la banca era sentita come una cosa propria, in cui si investivano le proprie risorse, alla quale si affidavano le proprie risorse. Era una banca che sosteneva l'attività dei propri clienti. Se fosse ancora viva, mia nonna sarebbe fortemente dispiaciuta di ciò che si legge oggi sui giornali circa il Monte dei Paschi di Siena. Mi chiedo come i sardi sentano e percepiscano la funzione del Banco di Sardegna, se le imprese sarde davvero percepiscono la banca più importante che opera nella nostra Isola come una cosa propria, come uno strumento che appunto sostiene la loro attività. Ebbene, conosciamo tutti la risposta: non c'è questa percezione tra i nostri imprenditori, ecco perché questo tema è fondamentale e merita di essere approfondito per verificare quanto il Banco e il sistema del credito in Sardegna siano davvero a supporto della nostra economia.

Il credito, lo ripetiamo in continuazione, è un elemento fondamentale per le imprese. Le imprese che devono competere nel mercato hanno bisogno dell'accesso al credito, e soprattutto al credito agevolato, alle stesse condizioni non solo del resto del Paese, ma anche dell'intera Europa. Eppure non è così, basti pensare che il tasso che viene praticato alle imprese in Sardegna è dell'8,16 per cento, mentre in Puglia è del 7,94 per cento. Potremmo andare avanti nell'elenco e scoprire che nelle altre regioni questo tasso è sempre più basso. E non è vero che il rischio per le banche sia più alto e non è vero che sia stato migliorato l'accesso al credito, che in Sardegna è più difficoltoso per le imprese.

Allora il problema esiste, è grande come una casa e va affrontato. Certo, non è un problema che riguarda solo la nostra Isola. Il credito in Italia non è mutato neanche di fronte alle ingenti risorse che la Banca centrale europea ha riversato su questo sistema; quelle risorse non sono infatti servite a migliorare le condizioni del credito per le nostre imprese. Questo Consiglio come si occupa del credito? Non c'è nessun intervento, anche in quest'Aula, che non citi il credito come elemento fondamentale in Sardegna, eppure questo Consiglio si occupa di credito una sola volta durante l'anno, cioè quando si compie il rito delle audizioni e in Commissione bilancio vengono sentiti i vari presidenti e direttori generali delle banche; un rito reverenziale che a nulla serve. Ogni anno ci viene raccontata la stessa storia di un sistema bancario che è a disposizione delle nostre imprese, che si prostra davanti alle nostre imprese, che è loro vicino e che fa di tutto per sostenerle. E' una storia che non corrisponde al vero, che non corrisponde alla nostra realtà.

Credo quindi che dobbiamo occuparci di questo problema con una Commissione, speciale, così come previsto dal nostro Regolamento, non con una Commissione d'inchiesta. Sono convinto infatti che non ci sia nulla da scoprire. Che cosa dovremmo scoprire? Che le nomine nel sistema bancario sono, ieri, oggi e domani, influenzate dal sistema politico, sono prodotte dal sistema politico? Questa è la scoperta dell'acqua calda! Sappiamo tutti che in Sardegna purtroppo non solo il sistema bancario soffre di questa forte pressione. Che dire delle Camere di commercio, dove tutto è nominato sotto pressione politica? Persino i rettori delle Università sono frutto di accordi politici! Lo sappiamo benissimo, quindi non credo ci sia niente da scoprire. Devo dire che mi fa specie che certe personalità che hanno fatto la storia della politica nella lunga storia autonomistica della Sardegna oggi si stupiscano di queste nomine e le denuncino, dopo averle avallate per anni, e se non le hanno avallate non hanno mai alzato un dito contro di esse. Di che cosa si stupiscono? Di che cosa si stupisce certa opinione pubblica, criticando e assalendo queste nomine?

Credo che noi dobbiamo occuparci d'altro. Certo, i partiti devono mettersi in discussione, lo devono fare anche alla luce di quelli che sono gli ultimi risultati elettorali. I partiti devono rivedere il loro modo di agire, il loro modo comportamentale, certamente, ma noi dobbiamo occuparci d'altro, dobbiamo occuparci del ruolo fondamentale che deve svolgere, e invece non svolge, il credito in Sardegna. Credo che sia questo l'oggetto della discussione e che questa mozione ci dia una grande opportunità. Siamo d'accordo sulla costituzione di una Commissione speciale che approfondisca questi temi, che metta in risalto le criticità e indichi anche i percorsi affinché la politica possa rendere l'accesso al credito più facile e favorire condizioni di mercato competitive per gli imprenditori sardi.

C'è poi un altro tema fondamentale, che è quello delle fondazioni bancarie. Il ruolo di queste fondazioni oggi è messo fortemente in discussione; c'è un dibattito a livello nazionale, l'opinione pubblica se ne occupa perché è un tema diventato scottante, non solo per lo scandalo scoppiato nel Monte dei Paschi di Siena, ma anche perché tutto il sistema bancario italiano è messo in discussione, e la funzione delle fondazioni, che hanno perso il ruolo sociale per il quale erano state pensate, quello di società no profit che avrebbero dovuto promuovere la cultura nella nostra società. Questo non l'hanno fatto e hanno invece mascherato un sistema bancario che avrebbe dovuto mettersi in gioco, inserirsi nel mercato e competere come qualsiasi altra impresa, assumendosi le quote di rischio che spettano a un'impresa che si immette nel mercato. Ebbene, le fondazioni spesso hanno mascherato questo processo di privatizzazione che fu voluto nel '90 da Azeglio Ciampi.

Detto questo, credo che possiamo accedere alla proposta di costituzione di una Commissione speciale, ai sensi dell'articolo 53 del nostro Regolamento, perché in un tempo utile si possa approfondire il tema e dettare le linee per intervenire decisamente sul sistema del credito in Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, Assessori, in quest'ultimo periodo ho avuto modo di occuparmi del tema del credito, anche attraverso la predisposizione di alcuni documenti. L'ho fatto con l'intento di contribuire a impedire la messa in liquidazione del credito in Sardegna.

Voglio innanzitutto richiamare alcuni aspetti salienti. La Fondazione Banco di Sardegna, in forza del decreto legge del 24 febbraio 1998, numero 58, sulla privatizzazione degli istituti di credito pubblici, deteneva l'intero controllo del patrimonio del Banco di Sardegna. Il Banco di Sardegna viene sottoposto a ispezione, ai sensi del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, dopo il 1994 e il 1998, nel periodo che va dal 4 maggio 2000 al 13 settembre 2000. Nella relazione ispettiva dell'Istituto di vigilanza vengono sottolineati principalmente lo stato di arretratezza informatica e gli esuberi (circa 500-600 persone ritenute di dubbia convertibilità, il che significa che si trattava di persone che non erano più necessarie al Banco). Ma la relazione mette in evidenza anche i contrasti esistenti tra la Fondazione e il consiglio di amministrazione del Banco di Sardegna, nonché la scadente qualità del credito. Al termine di un'approfondita analisi l'Istituto di vigilanza impone alla Fondazione Banco di Sardegna trenta giorni per la cessione del controllo a vantaggio della Bper, ma a parte lo stato di arretratezza informatica e gli esuberi, che a mio parere potevano essere appianati con approcci più consoni alle esigenze sottolineate dalla Banca d'Italia, non dobbiamo perdere di vista soprattutto gli scontri che già allora esistevano tra i gruppi dirigenti della Fondazione e quelli del Banco di Sardegna. In buona sostanza già da allora la Banca d'Italia non gradiva la scesa in campo persino plateale di tanti politici.

Ora, valutato quanto ho detto per quanto riguarda il credito erogato in Sardegna, non ci si può astrarre dal fatto che il Banco di Sardegna ha operato e opera prevalentemente in Sardegna, dove continua a persistere un'economia povera contraddistinta prevalentemente da modesti operatori economici. Allo stato attuale, pensate, non viene più erogato il credito speciale che, come tutti voi sapete, riguarda l'agrario, le opere pubbliche e fondiarie. Nell'ultimo decennio il numero delle risorse umane che lavorano al Banco di Sardegna si è dimezzato. Non è un caso se nella graduatoria europea la Sardegna si colloca in fondo alla classifica fra le regioni economicamente più povere!

Ora tenuto conto dei fatti e dei dati finora considerati, che non sono per niente positivi e che pesano fortemente sul conto economico del Banco, nonostante ciò quest'ultimo è riuscito a conseguire risultati positivi in questi ultimi anni e negli anni addietro. Voglio farvi un esempio: tanto per citare numeri in lire, nel periodo dell'ispezione della Banca d'Italia sono stati liquidati alla Fondazione dividendi riferiti alla partecipazione nel Banco di Sardegna, società conferitaria, nel 2000 per 7 miliardi e 813 milioni, nel 1997 per 17 miliardi e 389 milioni, mentre nel 1999 non è stato liquidato nessun dividendo. Quando sono andato a leggere il nuovo piano industriale 2012-2014 del Banco di Sardegna ho potuto constatare le conseguenze negative determinate dal fatto che si vuole trasferire la centrale delle decisioni fuori da quest'Isola, ed è stato anche annunciato un significativo decremento occupazionale. Badate bene, tutto ciò priverebbe le imprese e i residenti sardi di servizi creditizi essenziali, degli strumenti finanziari indispensabili al nostro sviluppo economico e anche a un presumibile irrigidimento dei parametri di accesso al credito. Il nuovo piano industriale prevede diverse azioni strategiche, fra cui la gestione di oltre 1.250 esuberi, la cessione dei servizi e delle funzioni proprie del Banco di Sardegna a una società di servizi controllata dalla Bper, la chiusura di oltre 65 agenzie sarde, la cessione delle 35 filiali fuori dall'isola, lasciando in Sardegna soltanto uffici di rappresentanza. Questa è la realtà del prossimo piano industriale. Ma questo volete considerarlo un fatto bellissimo? Ma è un fatto gravissimo, fa pensare alla messa in liquidazione del credito sardo da parte della Bper, attualmente ancora proprietaria del 51 per cento delle azioni del Banco di Sardegna Spa!

Davanti a questa situazione drammatica, onorevoli colleghi e Presidente, credo che la Regione debba esercitare compiutamente tutte le proprie competenze e le prerogative in base all'articolo 4 dello Statuto speciale in materia di credito. Voglio ricordarvi che la politica deve essere il luogo della concretezza e della decisione. Voglio ricordarvi che una banca è utile su un territorio come il nostro, caratterizzato soprattutto da piccole e medie imprese, se promuove lo sviluppo, la diversificazione, l'innovazione, se è essa stessa impresa tra le imprese. Una banca può essere utile al suo territorio se il suo presidente mette a disposizione la competenza e l'autorevolezza per esercitare nel consiglio di amministrazione un ruolo positivo e di indirizzo.

Purtroppo sappiamo che, a suo tempo, la politica si è impadronita delle banche. Ricordiamo Giuliano Amato, che ha inventato le fondazioni bancarie, creature mostruose che controllano le banche e da queste incassano lauti dividendi. Ma chi controlla le fondazioni? Le fondazioni le controlla la politica! Ai vertici di questi istituti abbiamo visto vecchi glorie di partiti, gente che è stata "trombata" o che ha ritenuto più conveniente mollare qualsiasi poltrona per tenersi la cassa! Noi dobbiamo stare attenti a un momento importante, che è quello in cui le fondazioni distribuiscono i soldi che le banche erogano a titolo di utile. Si tratta di tanti soldi che vengono impiegati anche per finanziare le amministrazioni locali e i progetti del territorio in cui le stesse fondazioni operano. Quindi nelle mani delle fondazioni è concentrato un potere enorme, quello dei soldi! E' chiaro che chiunque dalla fondazione potrebbe costruire carriere e successo. Allora per la presidenza delle fondazioni delle banche occorrono ci vogliono personalità autorevoli, competenti e lontane dal perimetro del personale politico.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Gruppo Misto). Presidente, questa mozione è opportuna e anche puntuale e personalmente ringrazio coloro che l'hanno presentata. Dopo un mio silenzio durato quasi cinque mesi, mi permetto di prendere la parola per cercare di dire qualcosa di sensato. Lo farò telegraficamente.

Parlare di banche, o meglio di denaro, è difficile, specialmente nel periodo storico che stiamo vivendo. Tra le cose che stanno venendo alla luce c'è anche la verità sul denaro come mezzo per detenere il potere sulle masse. Il primo passo, senza entrare nei dettagli, è indebitare lo Stato attraverso accordi segreti e collusioni politiche; il secondo passo è quello di indebitare i cittadini. Tutto ciò si è realizzato tra politica e fondazione bancaria. Già nel 1885 ecco cosa scriveva Marx: "Fin dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali non sono state che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi e, grazie ai privilegi ottenuti, erano in grado di anticipare loro denaro. Quindi l'accumularsi del debito pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle azioni di queste banche, il cui pieno sviluppo risale alla Fondazione della Banca d'Inghilterra".

Chi può negare oggi il fatto che le banche hanno il potere di ricreare denaro dal nulla? Questa magica operazione di moltiplicazione dei soldi si chiama, come ben sappiamo, credito frazionale ed è permessa dalla cosiddetta riserva bancaria, il cui valore viene deciso dalla Banca centrale. Il vero problema è che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario. E meno male, direbbe Henry Ford, perché se lo capisse scoppierebbe la rivoluzione! A parte tutto questo, io ho sempre pensato e creduto che la politica deve essere lontana dalle banche, ma deve sicuramente sorvegliare e controllare. Dunque la politica deve fare un passo indietro sulle nomine nelle fondazioni bancarie. Sarebbe opportuno e civilmente giusto istituire un vero e proprio albo da cui attingere giovani brillanti e laureati. Altrimenti che significa conflitto di interessi, separazione dei ruoli e dei poteri? Perché il presidente di una fondazione deve essere nominato o scelto da una forza politica? Avete mai chiesto un parere ai correntisti e risparmiatori di queste banche? Qui bisogna andare in fondo e premiare il merito e la competenza nel campo. Colluso con la politica il nostro sistema bancario ostacola la crescita e lo sviluppo, non solo in modo congiunturale ma soprattutto strutturale. Separare, dunque, la politica dalle banche, espungerla dalla fondazione bancaria non è meno auspicabile di quanto lo sarebbe espungerla dalla sanità. Le fondazioni bancarie non devono essere nominate dai partiti politici locali o nazionali. Nessuna nomina politica dentro il Banco di Sardegna, dunque.

Sappiamo bene che il debito pubblico è stato letteralmente inventato dai banchieri, che hanno utilizzato i politici in modo da arricchire sé stessi e i broker privati delle banche centrali. La politica deve essere totalmente estranea alle scelte di gestione, che sono di competenza e responsabilità solo del management. Al fine di salvaguardare la propria indipendenza ed evitare i conflitti di interessi la partecipazione a ogni fondazione deve essere incompatibile con qualsiasi incarico o candidatura politica. Bisogna a questo punto realizzare, come dicono gli inglesi, un vero e proprio "recinto elettrico" attorno alle banche, che le separi il più possibile dalla politica.

Non è molto chiaro quali siano gli obiettivi delle banche, su cui si continua a esercitare una forte influenza politica. Dal loro comportamento si può notare un'influenza permanente tra interessi locali e cicli politici più che il desiderio di garantire redditività, efficienza e quindi interesse ai poveri correntisti. I luoghi dove la politica si annida e raccoglie i frutti sono appunto le fondazioni, il canale principale attraverso cui la politica mette le mani sulle banche. I politici di solito entrano negli organi sociali delle fondazioni, si "puliscono" per un mandato e da lì passano ai consigli di amministrazione delle banche. E' ora di pulire le fondazioni e le banche, meglio tardi che mai!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signora Presidente, Assessori, colleghi, il dispositivo di questa mozione impegna il Presidente della Regione su tre punti. Il primo punto impegna il Presidente a riferire, entro il mese di giugno 2013, sulla situazione del credito in Sardegna. Lo chiede una forza politica quattro anni dopo l'insediamento della Giunta Cappellacci, poco più di tre anni dopo la Conferenza regionale sul credito, ricca di buone intenzioni e organizzata dall'allora Assessore della programmazione, e un anno dopo la presentazione del piano industriale della Bper, che comunque, già in questi giorni, manifesta i propri effetti. Oggi, 22 marzo 2013, siamo chiamati a discutere della situazione del credito in Sardegna. Con calma, poi, il Presidente riferirà; ha tempo entro giugno, onorevole Giacomo Sanna.

Siamo stati chiamati per parlare della commistione tra politica e banche, e qui bisogna sgombrare il campo dagli equivoci, fuori da ogni ipocrisia: i partiti devono stare fuori dalle banche, così come devono stare fuori dalla sanità, e quindi dalle ASL. E' un sistema che non nasce oggi, onorevole Sanna, purtroppo, del quale ci rendiamo conto. C'è bisogno di dire con molta chiarezza che la politica, compreso quindi il Consiglio regionale, deve dare l'indirizzo politico, mentre la gestione del potere (quello che ha accompagnato la Giunta della quale voi fate parte) in tutti i settori è un'altra cosa e non ci deve riguardare mai; gestione del potere intesa nel senso deteriore. Quindi sgombriamo il campo dagli equivoci, sono d'accordo con lei: stiamo fuori dalle banche, fuori dalla sanità, diamo soltanto indirizzi.

C'è un ipotetico disegno di legge urgente - anche questa è una contraddizione in termini - per affrontare l'emergenza del credito nell'Isola; magari lo possiamo predisporre insieme, visto che siamo anche noi legislatori. Mi viene però da chiedervi che cosa avete fatto in questi quattro anni, e questo non vale solo per il credito. Sono stati quattro anni importanti intanto per l'attuazione degli accordi di Basilea, la fusione di molti istituti bancari, le scelte strategiche di istituti nazionali nell'Isola, la crisi dei distretti, la crisi dell'industria, la situazione drammatica delle famiglie e delle imprese sarde, l'eccessivo costo del denaro, la difficoltà estrema di accesso al credito. Ci siamo già interrogati su questo in alcune conferenze sul credito, poco frequentate devo dire dal Consiglio regionale; ci siamo confrontati sulla capitalizzazione delle imprese, su come attuarla, sul merito creditizio, sul livello e la qualità delle garanzie, sul potenziamento del sistema delle garanzie, su ipotetici servizi di informazione e di animazione del credito per i sistemi d'impresa. Tutte enunciazioni che non hanno visto attuazione, onorevole Sanna, da parte della vostra maggioranza, del vostro Assessore, della vostra Giunta, del vostro Presidente della Regione, ancora vostro.

Allora, che cosa è successo in questi anni? I contributi a fondo perduto non hanno aiutato le piccole e medie imprese della Sardegna a crescere; i sistemi di incentivazione evidentemente non hanno funzionato, c'è bisogno di nuovi meccanismi. Del ruolo dei confidi ce ne siamo occupati con le leggi finanziarie, in questa legislatura, per migliorare la qualità delle garanzie; il processo di aggregazione fra loro è auspicato, ma non ancora completato. L'affiancamento ai confidi del fondo regionale di garanzia della Sfirs non è bastato, non è stato sufficiente. In questo contesto, qual è il ruolo della Fondazione Banco di Sardegna, oggetto di questa mozione? Va bene parlare del pilota, che deve essere di Formula 1, deve avere le competenze e anche una strategia politica, questo sì, nel senso più nobile del termine, perché si occupa dei cittadini in maniera democratica, ma ci dobbiamo occupare anche della macchina, cioè del ruolo della Fondazione, non tanto per il passato, perché i buoi sono scappati, credo con la complicità di molti che stanno qua dentro, quanto per il presente e il futuro, perché stiamo parlando del gruppo Banco di Sardegna, Banca di Sassari, Sardaleasing, in altre parole di 2.700 famiglie, quindi di una fetta importante dell'Isola e della sua economia.

Noi Regione possiamo governare le scelte della Fondazione Banco di Sardegna? No, non lo possiamo fare, però possiamo controllare, possiamo coordinare gli interventi, possiamo indirizzare, possiamo, con una scelta strategica, che necessariamente guarda allo sviluppo dell'Isola, effettuare il nostro ruolo, quello di incentivare un sistema. Allora penso al ruolo che ha la Fondazione di cofinanziare, insieme al privato, le iniziative di interesse strategico per l'Isola; penso ai possibili interventi nel social housing per occuparci veramente dei problemi delle famiglie. La Fondazione si può occupare - lo fa, ma dovrebbe farlo ancora meglio - di nuove tecnologie, di ricerca di eccellenza, magari in collaborazione con i due poli universitari. Si può occupare di un nuovo modello di welfare che noi politica, noi Consiglio regionale siamo chiamati non solo a denunciare, ma anche ad attuare. Questo ruolo strategico può essere affidato alla Fondazione Banco di Sardegna, che ha questo compito e non altri.

Entrando nello specifico, la Fondazione detiene il 49 per cento del Banco di Sardegna, quota azionaria estendibile convertendo le obbligazioni della Bper; è azionista di riferimento della Bper. A noi non interessa l'incremento di quote, non interessa neanche la cessione, interessa che la Fondazione Banco di Sardegna valorizzi il suo ruolo e le sue quote nell'interesse della Sardegna, perché c'è un interesse della Sardegna da tutelare. E allora anche le scelte della Fondazione non sono e non possono essere neutre né per la Sardegna e gli interessi dei sardi né per il Banco o la Banca Popolare dell'Emilia-Romagna. Mi chiedo: è più importante avere - al di là di chi poi ricopre il ruolo, e ho molto da dire, ne ho accennato all'inizio, sulla commistione tra partiti e banche - un tot di consiglieri di amministrazione nel Banco di Sardegna sapendo, come diceva il collega Planetta, che c'è un piano industriale che marginalizza il Banco, crea esuberi, li giustifica, cede sportelli, accentra, non in Sardegna, il merito del credito e le strategie commerciali, oppure avere rilevanza all'interno del consiglio di amministrazione della Bper, dove si fanno le scelte?

Ecco, credo che queste domande vadano poste, al di là di ogni ipocrisia, perché stiamo parlando degli interessi della Sardegna, non stiamo facendo speculazione politica, ed è nella Bper che si decide anche il destino dell'economia della nostra regione e del ruolo delle banche. Noi abbiamo di fronte le famiglie in difficoltà, le imprese in difficoltà, quelle che non ce la fanno, quelle che vengono strozzate dal credito; abbiamo quelle persone in mente quando parliamo, non il destino di senatori, cosa che non ci interessa. A noi interessa, chiaramente, avere nei nostri obiettivi la Sardegna e le persone più povere, più fragili, quelle che hanno bisogno. E' lì che si decide anche il loro destino, è lì che dobbiamo essere presenti, è lì che dobbiamo esercitare il nostro ruolo.

Il problema allora non è cosa si sia fatto nel passato; questo appartiene alla speculazione politica, e avremmo molto da speculare, tutti quanti. Il problema è come la Fondazione può incidere nella Bper, nella Banca del Mezzogiorno, nella Cassa depositi e prestiti, nelle scelte infrastrutturali del Paese, nel Fondo italiano per le infrastrutture. Io farò alcune proposte, non ho più tempo a disposizione per esplicitarle adesso, lo farò in fase di dichiarazioni di voto, anche provando a dare una risposta molto concreta che vada al di là della vaghezza di una mozione e veramente di una demagogia che non ha confini.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, la mozione ha come premessa importanti elementi di carattere tecnico-amministrativo, gli stessi che ha illustrato il collega Giacomo Sanna. Ne riprendo alcuni. Il decremento, certificato dai bilanci della Fondazione Banco di Sardegna, degli utili del triennio 2009-2011, che consiste in una flessione del 12 per cento nel 2011 rispetto all'anno precedente, e le crescenti erogazioni, dal 2009 al 2011, della Cassa depositi e prestiti destano una forte e legittima preoccupazione, come pure i disinvestimenti obbligazionari consistenti nell'acquisto di titoli della banca giapponese Nomura, già nota, com'è stato detto, per il caso Unipol-Bnl, e richiedono una particolare attenzione anche da parte di questa Assemblea. Da qui l'opportunità di istituire una Commissione d'inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna, soprattutto circa le modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna stesso e della Banca di Sassari.

Altra premessa importante, e mi riferisco a molti degli interventi già fatti, è che un percorso più giusto dovrebbe essere quello della nomina di figure asettiche, che non abbiano pregnanti ruoli attivi di partito e che quindi non rispondano ad alcuno, se non ai risparmiatori e a quanti fanno necessariamente ricorso alle banche per le loro attività.

Ma da un'attenta analisi della mozione di Giacomo Sanna si evince che esiste la possibilità che, più che l'interesse dei correntisti sardi, prevalgano azioni che dirottano i risparmi in altre direzioni e verso mondi imprenditoriali non sardi. La mozione è esplicita, in questo senso, quando evidenzia che da più parti si sono denunciate, nel corso degli ultimi anni, critiche nei confronti del Banco di Sardegna in ordine alla liquidità raccolta negli sportelli sardi e trasferita in impieghi nel bacino della ceramica modenese, alle difficoltà di crescita professionali dei dipendenti sardi, aspetto molto rilevante, con la collocazione ai vertici del Banco di un numero sempre crescente di dirigenti continentali, all'impoverimento e alla riduzione delle filiali della banca sarda al di fuori del territorio sardo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue LAI.) Se questo fosse confermato da un'eventuale Commissione d'inchiesta, sarebbe davvero doveroso, per i vertici del Banco di Sardegna, allontanare ogni ombra dall'idea che decisioni così lontane dall'interesse dei sardi siano state assunte in totale dispregio di quanti, nella nostra isola, con grandi sacrifici, riescono a risparmiare qualcosa. Mi fa piacere che proprio all'interno del Partito Democratico sardo si siano levate non poche voci critiche in tal senso. Il diritto di prelazione vantato dalla banca emiliana Bper sulle azioni del Banco di Sardegna dovrebbe essere sottoposto al vaglio di una Commissione d'inchiesta.

Questa mozione è stata presentata dal collega Giacomo Sanna, che fa parte di un Gruppo, quello Sardista, che sente profondamente le radici identitarie di noi sardi e che per questo dimostra una spiccata sensibilità nel difendere realmente gli interessi dei sardi e soprattutto nell'indignarsi quando questi interessi vengono calpestati o disattesi per attuare spartizioni o assegnazioni che dimostrano una lontananza, anche politica, dai cittadini risparmiatori. Condivido molte delle osservazioni che ha fatto il collega Mario Bruno, in particolare quando ha detto che in un percorso virtuoso della politica, quando si tratta gestire aspetti di potere che interessano il bene comune, bisogna affrontare in maniera condivisa nuovi percorsi e formulare nuovi indirizzi. E' importante il sistema bancario, ma sono importanti anche gli altri settori, soprattutto quelli che attengono all'interesse della gente.

Molti colleghi del Gruppo al quale appartengo hanno dimostrato sensibilità verso questa mozione sottoscrivendola e condividendo gli interrogativi avanzati, perché si può dimostrare che non è necessaria l'antipolitica per portare all'attenzione dei cittadini le criticità che attengono alla commistione tra istituzioni bancarie e partiti. Abbiamo già quindi al nostro interno, in questo Consiglio, questa sensibilità e sappiamo utilizzarla in modo tempestivo e spero efficace. La mozione non deve perciò essere inquadrata nel gioco delle parti, al contrario va letta come la conferma di un'attenzione speciale che come rappresentanti del popolo sardo abbiamo verso il controllo del sistema bancario e del credito in Sardegna.

La discussione di oggi è la migliore risposta per sottrarre la configurazione dell'attuale assetto delle fondazioni bancarie a commistioni di qualsiasi tipo con la politica. Tutti coloro che vengono nominati nelle fondazioni dovrebbero perciò possedere prima di tutto un'esperienza certificata in gestione del credito, avendo come unico obiettivo la tutela dei correntisti, dei risparmiatori, di quanti devono fare riferimento alle banche, che non sono solo i risparmiatori, ma anche gli imprenditori e le famiglie in difficoltà, e quindi un mondo che ha davvero necessità di vedere percorsi chiari.

Credo che chi ha scritto questa mozione e quanti l'hanno sottoscritta si siano posti l'obiettivo importante, come ho già detto, del bene comune, inteso come capacità del nostro sistema economico e produttivo di trovare nelle banche sarde strumenti che contribuiscano in modo attivo alla vera crescita della Sardegna.

Ritengo, infine, che l'idea di un progetto di legge urgente che affronti l'emergenza del credito in Sardegna sia qualcosa di molto positivo che dovrebbe vederci tutti uniti, oltre i partiti di appartenenza, perché il nostro sistema produttivo ormai al collasso attende risposte e iniziative immediate che sappiano far crescere in modo rapido l'occupazione. Senza una profonda riforma della politica del credito non si riuscirà a far ripartire l'economia sarda. Il Banco di Sardegna ha saputo essere vicino alle imprese e ai singoli cittadini, come rappresentanti politici dobbiamo perciò difendere l'autonomia sua e della sua fondazione, tenendola al riparo da logiche spartitorie, da qualsiasi parte provengano.

Il tema delle fondazioni è stato oggetto da qualche mese di un intenso dibattito e di dure e aspre critiche. Desta preoccupazione il fatto che le fondazioni bancarie italiane negli ultimi anni abbiano perso il 40 per cento circa del loro valore. Le fondazioni bancarie, che sono di fatto degli enti ibridi, ovvero soggetti di diritto privato senza azionisti privati autonomi e senza scopo di lucro, non dovrebbero quindi dedicare il loro patrimonio al profitto, bensì allo sviluppo delle comunità locali, alla difesa della cultura, del patrimonio artistico e dell'ambiente, alla ricerca, all'assistenza sociale, all'educazione, alla sanità pubblica e al volontariato. E' un dato di fatto che i criteri di cooptazione per le nomine nelle fondazioni bancarie sono sostanzialmente autoreferenziali e tendenti a conservare sé stessi.

La fiducia da parte delle comunità nella capacità delle fondazioni di saper gestire il loro risparmio sta venendo meno. La Sardegna può e deve essere lontana dai problemi delle fondazioni bancarie, riaffermando una propria autonomia decisionale e una propria indipendenza in difesa delle comunità locali, dei soci e della possibilità che questi ultimi usufruiscano del risparmio che spetta loro.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Rinuncio all'intervento, riservandomi di fare una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Questo Consiglio ha la capacità di metabolizzare tutto. Il collega Sabatini, che mi pare sia stato il primo a intervenire dopo Giacomo Sanna, diceva: "Sapete, è sempre stato così, è così, sarà sempre così". E' come se il 24 e il 25 febbraio non fosse successo niente, come se non si respirasse un'aria di indignazione forte nei confronti della politica e delle istituzioni, ma soprattutto nei confronti di tutto quel sistema che è stato permeato dalla politica e che sta in una zona grigia, da dove non emerge quasi mai, a meno che a farlo emergere non ci pensi la magistratura!

Ho condiviso molti degli interventi precedenti, in maniera particolare le citazioni di Karl Marx (che non è proprio uno degli ispiratori della mia formazione) fatte dal collega Ben Amara. Certo, la politica deve fare un passo indietro, deve uscire dalle ASL come dai consorzi industriali. La salute può essere gestita sulla base di una tessera partitica, pensiamo che sia questa la strada migliore? Quantomeno, però, nella sanità c'è la prassi dello spoils system: cambia chi governa le istituzioni e cambia chi gestisce le ASL; c'è un sistema di alternanza, invece nel credito non è così. Nel credito c'era l'accaparramento degli istituti, per cui ciascun istituto aveva i suoi riferimenti partitici, ma erano riferimenti correntizi, a volte addirittura familiari: il leader politico di turno metteva il proprio fratello, cugino o cognato a gestire per suo conto le banche come degli "impiegatifici". Dovevano dispensare posti di lavoro, questo è ciò che succedeva! Allora si è ideata la terza via: non creiamo il sistema privato delle banche, dove chi mette i soldi, chi investe, come in qualunque altra impresa, ne è responsabile, ma privatizziamo in parte e lasciamo le fondazioni. Vi inviterei a riflettere su un aspetto: le province soppresse, come spesso ama definirle il consigliere Franco Meloni, in questi giorni nomineranno i loro consiglieri di amministrazione nella Fondazione Banco di Sardegna, cioè la Provincia di Sassari, la Provincia di Oristano e la Provincia di Cagliari nomineranno i loro rappresentanti per i prossimi anni, benché siano soppresse. Questo è ciò che sta per accadere!

Ringrazio dunque il consigliere Giacomo Sanna per aver posto un problema che dovrebbe risvegliare in noi un po' d'orgoglio. Credo che sia interesse soprattutto del P.D., e non a caso ringrazio il collega Sanna, ma anche Guido Melis, perché se non ci fosse stata una guerra tra correnti interne del P.D. probabilmente non sarebbe emerso che la buonuscita per lasciare il posto al Senato era l'occupazione del posto di presidente della Fondazione Banco di Sardegna e il trasloco del presidente uscente dalla Fondazione al consiglio di amministrazione del Banco. Credo che sia interesse di chi ha occupato quelle poltrone, oggi il P.D., ieri la D.C., risolvere questa questione, altrimenti sarà la magistratura a intervenire, come ha fatto a Siena, ma allora le conseguenze saranno più gravi anche dal punto di vista elettorale. Se oggi Bersani ha vinto, ma non ha i numeri per governare, è primo ma non ha vinto, probabilmente è anche a causa del fatto che si è voluto coprire un modo di gestire le banche che era il più lontano possibile dal mercato.

E allora il problema che ci dobbiamo porre, oggi, è quello di predisporre un disegno di legge e di costituire una Commissione d'inchiesta per valutare com'è possibile che le province che non esistono più gestiscano la Fondazione Banco di Sardegna, che detiene il 49 per cento del Banco di Sardegna, e che ci sia un diritto di prelazione gratuitamente concesso alla Bper per cedere le azioni possedute dalla Fondazione. Io avrei chiesto l'opposto, avrei chiesto cioè alla Fondazione di riacquisire il 2 per cento necessario per far tornare in Sardegna il Banco di Sardegna, perché il fatto che questa banca sparisca dalla nostra isola e si trasferisca in Emilia (cosa che è avvenuta in tutto il Sud Italia, dove sono spariti il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia, è sparito cioè il sistema del credito radicato nei territori del Mezzogiorno) contribuirà a impoverire ulteriormente tutto il sistema meridionale. E se oggi si allarga la forbice tra Nord e Sud, domani si allargherà quella tra Nord e Sud Europa, anzi già oggi le vicende ultime di Cipro e prima ancora quelle della Grecia, della Spagna, dell'Italia stessa e del Portogallo sono emblematiche di come gli interessi economici, il sistema bancario e il sistema finanziario si stiano spostando sempre più verso il Centro-Nord Europa. Ecco, questo è avvenuto, in piccolo, in Italia: le banche sono state tutte acquisite per incorporazione da centri bancari che stavano nel Nord Italia. Non si è salvato il Banco di Sicilia che pure ha acquisito una banca del Nord, ma tutte le banche sono state trasferite al Nord!

Credo pertanto che oggi sia importante fare la battaglia per ricostituire un sistema autonomo che ci dia la possibilità di azionare la leva del credito, se vogliamo credere che ci possa essere uno sviluppo. Vorrei anche soffermare un attimo l'attenzione sul fatto che la Bper sta chiudendo tutte le filiali e le agenzie del Banco di Sardegna situate fuori dalla Sardegna, quelle che erano le nostre ambasciate, i nostri punti di riferimento, in prestigiosissime sedi di proprietà. Pensate al palazzo Spinola a Genova, alle cinque sedi di Roma, da quella di via Boncompagni a quella presso la Fontana di Trevi, come pure alla sede di Francoforte in Germania. Si sta chiudendo tutto e si stanno sostituendo le insegne del Banco con quelle della Bper. Quelle sedi erano il riferimento per i sardi fuori dalla Sardegna, ma erano anche il riferimento per i tantissimi emigrati sardi che attraverso il Banco di Sardegna trasmettevano le rimesse verso i nostri territori, oltre a costituire, ripeto, un patrimonio immobiliare importantissimo, trattandosi di sedi prestigiosissime.

Questo sta accadendo nel silenzio più totale. Allora ben venga questa spartizione tra correnti all'interno di un partito se serve a far emergere cosa sta accadendo nel credito in Sardegna e in tutto il Mezzogiorno d'Italia. Io ho sottoscritto questa mozione convintamente. Credo sia opportuno non fare finta di niente, non dire che tanto è sempre avvenuto così e avverrà così, che è ciò che avviene nelle ASL. Impegniamoci perché non avvenga nelle ASL, ma non facciamo finta che non ci sia un problema di occupazione del potere da parte di chi banchiere non è - da parte di chi banchiere non è! - e non ha acquisito una formazione in scienza delle finanze o in diritto bancario solo perché ha occupato per qualche anno uno scranno in Parlamento o in qualche consiglio regionale. Dobbiamo cercare di riportare le banche all'interno di un sistema possibilmente di libero mercato, dove chi acquista le azioni conti realmente, contrariamente a quanto è accaduto nella pregressa esperienza della Banca di Sassari.

Io credo quindi che l'indignazione serva, ma se non ci rendiamo conto che l'indignazione, che è diffusa tra i cittadini, deve essere presente anche in questo Consiglio regionale ben difficilmente riusciremo a cambiare le cose. Se non le cambieremo noi o contribuiremo a cambiarle in quest'ultimo anno di legislatura, credo che ci penseranno i cittadini attraverso movimenti antisistema e antipartiti. E se noi dovessimo cercare di nascondere, mascherare, gettare un velo, ripeto, sugli interessi di parte, di persone, di famiglie a volte, piuttosto che difendere gli interessi generali dei sardi, ci accolleremmo una grande responsabilità. Quindi sono assolutamente favorevole all'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle vicende del Banco di Sardegna e ai tre impegni che in questa mozione si chiede al Presidente della Regione di assumere.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, colleghi, quest'ultimo intervento non mi è piaciuto molto. Come al solito si fa finta di scoprire l'acqua calda, quando questa è presente in tutti gli appartamenti! Il problema del credito in Sardegna, colleghi, oltre che avere un profilo storico interessante, ha le sue origini nel periodo in cui la politica aveva una pretesa "tuttologica" sulla società. Tempi diversi, però, dei quali siamo stati, a diverso titolo, protagonisti indiretti anche noi, tutti noi!

Si parla di ingerenza della politica nel sistema del credito con riferimento alle notizie di cronaca di questi mesi, ma vorrei precisare subito una leggera differenza: ci sono persone, nominate dalla politica, che legittimamente - questa parola non vi suoni strana - hanno amministrato delle banche, ma hanno commesso dei reati penali esercitando questa funzione. Questa è un'ingerenza colposa, ed è una cosa. Altra cosa è rivedere il ruolo che devono avere istituzioni e politica rispetto al sistema del credito bancario e finanziario in questo tempo e negli anni a venire. Sono d'accordo, siamo pronti ad affrontare questo ragionamento. Non a caso il relatore della mozione ha usato con equilibrio e finezza un termine che non penso vi sia sfuggito: ha parlato di opportunità di certe nomine, non di condanna, non di illegittimità, ma appunto di opportunità. E perché ha parlato di opportunità? Perché sa benissimo che se parliamo di credito dobbiamo parlare - e noi ne vogliamo parlare - del Banco di Sardegna e della sua Fondazione, ma anche della Sfirs, della Banca di credito cooperativo di Arborea, della Banca di credito sardo, della ex Sipas, della Banca di Sassari e di quello che ha fatto la Sigma Invest in questi anni. Parliamo di tutto, perché tutto è credito e tutto è stato credito in questa regione. E la politica non è stata indifferente a tutto questo sistema, tutta la politica. Io apprezzo la finezza del relatore quando parla di opportunità, perché noi non ci siamo fatti condizionare dall'esigenza del dibattito odierno di svolgere nelle sedi dove si discute delle opportunità i nostri ragionamenti. Non è un'operazione di parte, è un'operazione di saggezza culturale e politica che mette in correlazione fatti legittimi con fatti di opportunità e che tende a chiarire, una volta per tutte, ciò di cui stiamo parlando.

Le fondazioni bancarie, nate con la legge Amato nel 1990, sono enti un po' ibridi, di specifica natura italiana ma, collega Cuccureddu, sono enti con personalità giuridica privata e sono espressione di libertà sociali.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sanna. Pregherei chi è che al telefono di recarsi fuori dall'aula o perlomeno di abbassare i toni. Grazie.

Prego, onorevole Sanna.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Grazie. Questo è quello che afferma la Carta delle fondazioni, ovvero il codice che tutte le fondazioni bancarie italiane si sono date come linee guida del proprio operato. Io credo che noi dobbiamo capire e infatti se leggete quella Carta e anche gli statuti di questi organismi vedrete che essi indicano una serie di incompatibilità e distinguono ciò che è legittimo da ciò che non lo è, quindi evidenziano, come diceva l'onorevole Sanna, ciò che è opportuno e quello che non lo è.

Noi vogliamo discutere, per esempio, della opportunità delle scelte che sono state fatte tempi addietro sulla direzione di altre strutture finanziarie. Possiamo discutere di tutto, ma il problema non è, secondo me, colleghi, aprire in questo tempo un ragionamento d'indagine. Noi non dobbiamo indagare su niente, dobbiamo invece avere la conoscenza storica di quello che è avvenuto, perché viviamo in un tempo nel quale non ci è chiesto di contemplare i fatti con le indagini, ci è invece chiesto di proporre, di revisionare complessivamente l'approccio e il rapporto che devono avere istituzioni e politica con un nuovo sistema delle finanze e del credito; credito che ha subito il processo di globalizzazione del sistema economico.

Vedete, quello che è successo anche per quanto riguarda le proprietà bancarie non è l'esito della volontà di svendere la sardità, ma è esattamente l'esito della globalizzazione dei sistemi e dei meccanismi economici che ha condizionato alcune strutture. E' vero anche quello che si diceva: chi partecipa a un ente di questa importanza deve anche essere ripagato, e io credo che questo elemento sia la chiave attraverso la quale noi possiamo chiedere oggi a quella istituzione un confronto politico serrato con la Regione, perché dal debito che essa ha nei confronti della Regione sarda nascano le condizioni per una rilettura di quella partecipazione a sostegno dello sviluppo e per creare condizioni di garanzia per coloro che propongono progetti, ma non hanno garanzie reali. E' cioè un elemento da acquisire nella strategia che deve adottare la Regione. Noi non dobbiamo fare processi alle persone, dobbiamo bensì rileggere il nostro modo di essere in chiave moderna. E' questo il dibattito in atto in tutta Italia su questo tema.

E poi mi consentirete di sottolineare un altro aspetto: invochiamo la serietà della politica e delle istituzioni in questo approccio, ma dobbiamo anche invocare, da parte dei sistemi bancari e finanziari, il dovere di riappropriarsi delle competenze nella gestione di ciò che appartiene al mondo economico. Se in Sardegna qualche personaggio che proveniva da esperienze politiche e possedeva requisiti personali non specifici è andato a dirigere una banca ciò è successo perché lo hanno voluto gli stessi rappresentanti del sistema economico della Sardegna che anche lì è rappresentato. Molte volte quelle persone sono state espressione diretta di quel mondo! Ecco perché abbiamo il dovere non di fare indagini, ma di riscrivere pezzi dei codici comportamentali che ci dovremo dare d'ora in poi per fare in modo che il sistema economico sia un sistema di servizio alla strategia regionale, comunale e provinciale, quindi degli enti locali, piuttosto che un'interfaccia. Questo bisogna farlo, ecco perché noi siamo, anche nel lessico, dell'avviso di sostenere, se il relatore e i proponenti saranno d'accordo, la proposta di istituzione di una commissione speciale che, leggendo l'esperienza storica complessiva in Sardegna di tutto il sistema economico, ridisegni i paradigmi del rapporto tra istituzioni e sistema del credito, ponendo i presupposti di quelli che sono i doveri del sistema del credito anche nei confronti dello sviluppo, dei giovani, delle garanzie, proprio in virtù del fatto che c'è un debito da parte di quel sistema e nei confronti della Sardegna e dei suoi cittadini, che con i loro risparmi hanno sostenuto quella realtà.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, il tema relativo a come regolare la presenza, in molti casi l'invadenza della politica in settori fondamentali dell'economia sia nazionale che europea è all'attenzione delle forze politiche e delle istituzioni. In Sardegna, e mi rivolgo al neo Assessore del bilancio e della programmazione, Alessandra Zedda, esprimendole gli auguri di buon lavoro nella sua nuova funzione, siamo curiosi di vedere come, per esempio, la manovra finanziaria 2013-2016 declinerà la proposta della Giunta regionale e della maggioranza su come la Regione, come istituzione, intende intervenire in settori fondamentali per la spesa regionale, quali la sanità e la finanza.

Con uno slogan, Assessore, Presidente, vorrei dire che la finanza, la sanità e il mattone sono i settori dove è necessario, a qualsiasi livello, ma in Sardegna in particolare, limitare l'invadenza della politica, perché la politica non dico che sia totalmente responsabile, ma è corresponsabile dei risultati negativi che ci troviamo ad affrontare. Faccio un esempio: in occasione delle audizioni, richiamate dal collega Sabatini, che sono state svolte in Commissione bilancio durante la discussione della manovra finanziaria - rito che si ripete ogni anno - ai rappresentanti delle banche io ho sempre posto una precisa domanda, e cioè per quale ragione il credito alle imprese e alle famiglie in Sardegna ha un tasso d'interesse superiore alla media nazionale e anche al tasso praticato in diverse regioni meridionali. Ho sempre ricevuto risposte vaghe, imprecise, al limite dell'imbarazzo per l'inconsistenza delle ragioni addotte. Io mi pongo questo problema.

Se avessi saputo per tempo della presentazione di questa mozione dico al collega Sanna che io l'avrei sottoscritta, noi l'avremmo sottoscritta, perché il problema del credito va affrontato, al di là delle questioni del passato, che pure sono importanti. Io non concordo con chi nel corso del dibattito ha detto che ormai quel che è stato è stato, il latte è stato già versato. No, io sono convinto che i fatti del passato, ancorché necessitino ancora di essere chiariti, a distanza di più di dieci anni, ci debbano insegnare a percorrere strade nuove nella gestione di un settore fondamentale, delicato e importante per lo sviluppo della nostra Isola, quale quello del credito. Sono quindi d'accordo sugli impegni che nel dispositivo della mozione vengono richiesti al Presidente della Regione perché si faccia carico di una riflessione sulla situazione del credito in Sardegna e presenti un disegno di legge che definisca con precisione il ruolo che devono svolgere la Giunta e il Consiglio e il ruolo al quale possono essere chiamate le forze politiche nella gestione di questo settore fondamentale.

Concordo con quanti hanno detto che bisogna assumere con assoluta certezza e volontà di affermazione il principio che la politica deve finalmente dare segnali di discontinuità rispetto al passato. Segnali di discontinuità forti sono ormai indispensabili in questa rivoluzione che, dal punto di vista politico, ci troviamo ad affrontare dopo i risultati del 24 e 25 febbraio. In questo momento le massime istituzioni italiane, a cominciare dal Presidente della Repubblica, sono alle prese con un problema serissimo, anch'esso derivante dall'inconsistenza dell'azione politica dei partiti nazionali, il problema della governabilità della Nazione, che si sarebbe dovuto risolvere il 26 febbraio, il giorno dopo le elezioni, e che invece vede le forze politiche attardarsi alla ricerca di soluzioni raffazzonate, difficili da trovare in un Paese che è nuovamente sull'orlo dal baratro finanziario e che non ha un Governo. Questa difficoltà deriva dal fatto che le forze politiche sono state miopi nel non affrontare, per esempio, il tema della riforma elettorale, che deve dare garanzia di governabilità, perché i processi economici europei, nazionali e regionali non si possono governare se manca una direzione politica, se manca un Governo. Ecco perché dobbiamo evitare di arrivare puntualmente in ritardo e di doverci sempre difendere, come forze politiche, da inopportunità che ci indeboliscono.

Esattamente venti giorni fa, leggendo con attenzione e dando il mio assenso alle riflessioni sulla vicenda del Banco di Sardegna e della sua Fondazione fatte dal professor Francesco Pigliaru, che voglio qui richiamare anche in quanto è stato un eccezionale, a mio avviso, Assessore del bilancio di questa Regione, sulla mia pagina Facebook ho scritto che speravo che la nomina dell'ex senatore Cabras e il passaggio del dottor Arru al Banco di Sardegna fossero smentiti velocemente, perché mi rendo conto che ancora una volta la nostra credibilità è a rischio a causa di nomine inopportune. Concordo con il collega Gian Valerio Sanna quando sostiene che non ci sono illegittimità, che non ci sono elementi contrari a che queste nomine vengono fatte, sono però nomine inopportune, perché danno il senso che la politica - in questo caso il centrosinistra, lo dice un uomo di centrosinistra - non sa battere strade nuove, non sa dare indicazioni diverse, segnali di discontinuità, di rinnovamento, di cambiamento. Non voglio fare polemiche, ma nel Banco di Sardegna, dal garage fino al piano più alto, quello del consiglio di amministrazione, ci hanno messo le mani tutti, nessuno può ergersi a giudice del comportamento altrui. Questa è la premessa. Questo però non ci esime dal dire che gli atteggiamenti che stanno portando al rigetto da parte dell'opinione pubblica della politica, dei partiti e delle istituzioni, stanno anche creando disastri dal punto di vista della democrazia, a cui bisogna assolutamente porre rimedio.

Ecco perché, per concludere, noi diamo la nostra disponibilità alla costituzione di una Commissione d'indagine o d'inchiesta, che può apparire eccessiva, come hanno detto altri colleghi, ma che ritengo necessaria per un'analisi dei fatti che hanno portato a un indebolimento del peso del credito in Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Intanto voglio ringraziare i colleghi della maggioranza e dell'opposizione che hanno partecipato, anche con sottolineature critiche, al dibattito sulla mozione che chiede di fare luce sulla gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulla cessione del Banco di Sardegna ai modenesi della Bper. Non posso fare altrettanto nei confronti dei tre colleghi del mio Gruppo che, nonostante la convocazione del Consiglio in seduta straordinaria, hanno chiesto congedo per la riunione odierna. A costoro e a tutti comunico che il Partito Sardo d'Azione è uscito dalla Giunta e dalla maggioranza, ma noi non ci siamo dimessi da Sardisti. Comprendo le ragioni personali, ma sul tema del credito e della commistione tra politica e banche non si possono giustificare singolari posizionamenti politici. Ricordo che ai Sardisti spetta il compito di difendere i sardi e la Sardegna, prima di tutto e prima ancora delle questioni strettamente personali. Comprendo che alcuni antichi legami popolari possano aver incatenato la libertà di pensiero e di azione di qualche novello intellettuale, ma niente giustifica il tirarsi indietro rispetto alle responsabilità che derivano dal rappresentare il Partito Sardo d'Azione in quest'Aula.

Il credito, non solo quello del Banco, è terminato e la pazienza dei Sardisti è agli sgoccioli. E' il tempo della chiarezza, della trasparenza, e non più quello delle imboscate e delle camarille con i notabili di questo o quel partito, di questa o quella banca, di questo o quel politico. O si sta di qua o si sta di là, o con i Sardisti o contro i sardi, o con il Partito Sardo d'Azione o fuori dal Partito Sardo d'Azione, o con chi vuole far luce sulla Fondazione e sulla cessione del Banco di Sardegna alla Bper o con chi vuole affondare i sardi mangiandosi le briciole del Banco. Questo è il senso del voto che chiederemo in quest'Aula su questa mozione, e io spero anche sull'ordine del giorno che presenteremo, e questo è il senso della politica, sia che si stia in maggioranza sia che si stia all'opposizione. Scusate questo sfogo, ma ritenevo giusto farlo, perché noi Sardisti siamo presentatori di questa mozione e fare chiarezza sul perché in Aula siamo presenti in due anziché in cinque era necessario.

Ho ascoltato tutti gli intervenuti oggi e quello che mi meraviglia è che non ci si sia resi conto che la crisi che stiamo vivendo è nata nella finanza ed è stata trasferita nell'economia e quindi nelle famiglie, perché sono le famiglie che la stanno pagando. Guardate, tutto ciò che comporta sofferenza bancaria è un problema delle famiglie, che risiedano in Sardegna, in Italia, a Cipro, in Europa o nel resto mondo. Ma è questo il sistema che bisogna combattere e credo che da qui sia necessario partire, perché ciò che vuole la gente è non doversi accollare tutto il danno economico che si è creato nel mondo, e in questo caso in Sardegna, a discapito dei cittadini e a favore dei soliti sistemi bancari. Perché dico questo? Basta leggere il decreto chiamato "salva Italia" per rendersi conto del trattamento che è stato riservato alle banche. E cioè un piccolo imprenditore ogni qualvolta esce dal fido paga 70 euro: in un mese può succedere tre, quattro o dieci volte, moltiplicate per 70 euro e capite a che cosa quell'imprenditore va incontro. Decreto "salva Italia"! Lo stesso decreto prevede che se ti viene assegnato un fido paghi anche se non lo utilizzi.

Io credo che la gente di questa storia sia ormai stanca, talmente stanca da non riuscire più a giustificare la presenza della politica nelle banche. Che si chiami Verdini o che si chiami Lega Nord (che si inventò una sua banca di cui, poi, il ministro di turno ebbe modo di sanare i conti con denari nostri) poco importa, è una situazione che si è degradata nel tempo e sulla quale è necessario fare chiarezza. E quando io mi permetto di dire che voglio capire il motivo per cui il Banco di Sardegna non ce l'hanno pagato non sto dicendo un'eresia. Questa banca ancora oggi, pur avendo in tutti questi anni prodotto utili, non ci è stata pagata. Qualcuno vorrà sapere il perché? E' un qualcosa che ci disturba, che può darci fastidio? No, nel modo più assoluto!

Finalmente stiamo riuscendo a parlare di una materia così delicata e il fatto che io abbia impiegato quattro anni a presentare questa mozione, rispetto a chi su questo tema in quest'Aula non ha mai fatto niente, credo non sia un demerito. Non è un merito da medaglia, di questo ne siamo tutti convinti, ma finalmente si è aperta una breccia, si sta levando il coperchio da un contenitore maleodorante che per la vita politica, sociale ed economica di quest'Isola ha creato più problemi di quanto si possa pensare. Poi io capisco che qualcuno sia dipendente, che si possano avere problemi di rapporti con la banca, capisco tutto, ma non giustifico il silenzio, così come non lo può giustificare nessuno di noi.

Io non sono per le inchieste poliziesche, è che si chiama così, "inchiesta". L'articolo 53 del Regolamento prevede la costituzione di Commissioni speciali, facciamo una Commissione speciale! Così inizieremo a capire per quale ragione quella banca non ce l'hanno pagata e che cosa il credito, secondo noi, deve fare in Sardegna, come deve agire, attraverso quali percorsi, attraverso quali strumenti legislativi, attraverso quali garanzie. Di una cosa, però, stamattina siamo convinti tutti: la politica deve stare fuori dalle banche! Questo è un qualcosa che non divide, anzi unisce maggioranza e opposizione, perché riguarda tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, ma riguarda in egual misura i cittadini che sono fuori da questo palazzo e che sono convinti, più di quanto lo sia io stesso, che la politica deve stare fuori dal sistema creditizio, fuori dalle banche!

Credo che oggi si possa fare un grandissimo passo in avanti, perché è impensabile che chi fa politica e anche questo Governo che se ne sta andando continuino a mestare. Oggi sui giornali avete letto che il Governo mette a disposizione 40 miliardi per pagare le imprese, quelle stesse imprese che hanno lavorato per lo Stato e non essendo state pagate stanno fallendo, sono alla disperazione. Con questi 40 miliardi il Governo intende alleviare la loro condizione, ma non glieli dà mica in contanti! Glieli dà in buoni del Tesoro, con i quali questi poveri imprenditori dovrebbero andare in banca, contrattare, pagarsi le spese e le commissioni. E fra tutti questi chi ci guadagna ancora una volta? La banca! Non ci guadagna l'imprenditore, che pur di avere i soldi sarà costretto a rimetterci, ci guadagna ancora una volta la banca! Qui c'è un comitato d'affari mondiale che ha un unico obiettivo, quello di far guadagnare le banche, e quando queste sono alla disperazione si attiva per trovare i soldi perché questa disperazione venga meno. Ma noi siamo nati per questo? Dobbiamo soffrire solo ed esclusivamente perché le banche possano continuare a vivere e la giustificazione della nostra disavventura, della nostra disperazione, della povertà della gente sia legata solo agli interessi delle banche, che prevaricano su tutto e tutti, sull'umanità intera? Ecco, se questo è un qualcosa di cui il Consiglio regionale si vuole preoccupare e su cui vuole intervenire, a me sta bene!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Signora Presidente, intervengo in questo dibattito, che ho reclamato più di una volta in quest'Aula, un po' amareggiato per come si è sviluppato il ragionamento. Dico subito che non mi interessa il problema interno del Partito Democratico né il nome di chi il P.D. deciderà di mettere all'interno del Banco di Sardegna o della relativa Fondazione. Rispetto i tormenti interni di quel partito e non parteggio per nessuna delle fazioni che possono esserci al suo interno. A me interessa piuttosto esaminare il problema del credito e capire come, da quando esiste l'autonomia in Sardegna, il credito sia stato gestito. Il problema del credito non è un qualcosa che riguardi questa o quell'altra banca, qualcuno lo ha evidenziato; è un problema importante che non va lasciato al solo dibattito che si svolge oggi su Internet, dove vengono presentate al pubblico diverse opzioni, da quella che ipotizza chissà quali aggrovigliati sistemi che si occupano di controllare il mondo intero, a quella più semplice per cui gli errori umani abbondano in tutte le istituzioni. In economia si è commesso un errore gravissimo, cioè il PIL non è più calcolato sul valore reale del lavoro e si è dato spazio alla "finanziarizzazione" dell'economia, disturbando effettivamente quelli che sono i processi del mercato.

Vedete, fino a oggi il Consiglio regionale ha esclusivamente fatto, in una qualche legislatura, una conferenza sul credito, dimenticandosi che l'articolo 4, lettera b), dello Statuto della Sardegna parla di istituzione e ordinamento degli enti di credito fondiario e agrario, delle casse di risparmio, delle casse rurali, dei monti frumentari e di pegno e delle altre aziende di credito di carattere regionale e relative autorizzazioni. Questo dice lo Statuto speciale della Sardegna, mai applicato! Vorrei ricordare i passaggi chiari che hanno visto il Banco di Sardegna in un primo momento accaparrarsi le casse comunali di credito agrario. Ho avuto la fortuna di fare uno studio, con la buonanima di Nino Carrus, in cui si dimostrava quello che avveniva con la chiusura dei bilanci del Banco di Sardegna: si mandavano in rosso i bilanci delle singole casse comunali di credito agrario e si recuperavano alla potestà del Banco di Sardegna le casse rurali, che erano la prima fonte di approvvigionamento del credito isolano, quelle che recuperavano il risparmio, tra l'altro pagato, quando i tassi erano altissimi, in modo nettamente inferiore nei piccoli paesi. E' così finita l'epopea delle casse comunali di credito agrario, ex monti frumentari, ex monti granatici, che un vescovo della diocesi di Ales-Terralba istituì e diffuse in tutta la Sardegna.

Ho vissuto poi direttamente la non applicazione dell'articolo 4 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna, allorquando ero presidente della Confcooperative di Oristano e insieme ad altri mi occupai dell'istituzione della Cassa rurale ed artigiana di Arborea. Andavamo a "pietire" da una parte all'altra, ci scontravamo con qualcuno talvolta, ci veniva detto che la competenza era della Banca d'Italia, ma mai che l'articolo 4, lettera b), dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna venisse applicato! Oggi la Cassa rurale ed artigiana di Arborea si chiama Banca di credito cooperativo. E' stata costituita, io sono uno dei soci fondatori, ma quanta fatica per potersi muovere, anche perché quell'operazione disturbava l'allora Banco di Sardegna, che "raccattava" le casse comunali di credito agrario. Tutto questo è avvenuto nel silenzio della classe politica!

Io non contesto il fatto che la politica si occupi di credito e di banche, perché dire questo significa dire tutto e niente. Bisogna dunque cominciare a distinguere i processi, ovvero valutare se si scelgono le persone adeguate per amministrare le banche, se la politica è capace di dare indirizzi, se vuole governare il mondo della produzione, il mondo dello sviluppo, il mondo dell'economia, se vuole dare un segno, un indirizzo che utile per lo sviluppo della nostra Isola. Tutto questo manca da sempre, da parte della maggioranza di oggi e da parte di quella di ieri, da parte dei partiti di destra e da parte di quelli di sinistra. Non è mai avvenuto che nella nostra Regione ci si occupasse seriamente di credito e di sviluppo.

Ora, caro onorevole Bruno, a me preoccupa comunque il fatto che non mi debba interessare delle quote societarie della Bper, perché ho paura che, così come è stata fatta una regalia nei confronti della Bper nell'acquisizione del Banco di Sardegna, si stia procedendo all'acquisizione del restante 50 per cento della ex Banca popolare di Sassari, dove tra l'altro in maniera poco ortodossa, diciamo così, ai soci non è stato liquidato quello che era doveroso liquidare, anzi si è più che dimezzato il valore delle quote societarie. Allora mi chiedo: questo Consiglio regionale oggi ha svolto il proprio compito? Io ritengo di no, ancora una volta ci siamo sottratti al dovere di parlare seriamente di credito, di indirizzare la politica regionale verso una potenzialità di sviluppo che è insita nel credito, se questo è governato con indirizzi precisi rispetto a quello che si vuole ottenere per il futuro della nostra Isola. E mi spaventa anche che sia a destra sia a sinistra non si faccia il mea culpa, perché nella gestione complessiva di tutti gli enti della Sardegna, onorevole Sanna, ci sono passati uomini sia di destra sia di sinistra, eppure non è stato risolto nessun problema serio che riguardasse la nostra Isola.

In chiusura, sfido a fare una seria riflessione sull'articolo 4 del nostro Statuto. Prendiamoci la potestà vera di legiferare sul credito! Per questo non posso che dissociarmi da qualunque posizione e dichiarare che i Riformatori si asterranno dalla votazione di questa mozione, perché non è rilevante, non crea nessuno spazio, nessuna prospettiva, non indica una via d'uscita.

PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Io vorrei intervenire intanto sulla questione tecnica relativa alla possibilità o meno, più che all'opportunità, di attivare una Commissione d'inchiesta sull'argomento in discussione. Per evitare qualsiasi equivoco, dico subito di essermi orientato, per raccogliere la maggioranza di questo Consiglio attorno all'esigenza di fare un approfondimento sulla vicenda del credito e su come esso influisce, positivamente o negativamente, sui destini dell'economia della nostra regione, verso l'istituzione di una Commissione speciale che, com'è noto, ha meno poteri della Commissione d'inchiesta, ma politicamente può avere una gestione assolutamente utile rispetto all'obiettivo finale, che è quello di rendere partecipe la nostra istituzione, e per il suo tramite la popolazione di questa regione, delle vicende che riguardano il credito, cioè il sostegno finanziario al sistema economico e dell'impresa, ma anche la raccolta del risparmio delle famiglie dei cittadini sardi.

Le Commissioni d'inchiesta possono essere istituite, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento, in materie di competenza della Regione. La materia del credito - bisogna ragionare anche da questo punto di vista - è in parte di competenza della Regione: lo è ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, perché le casse di risparmio, le casse rurali, le aziende di credito a carattere regionale e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale sono materie di legislazione concorrente; lo è anche perché lo Statuto della Sardegna prevede che vi sia l'esercizio di una competenza in queste materie ai sensi dell'articolo 4 dello Statuto medesimo. A mio avviso, quindi, sul piano tecnico sarebbe stato possibile istituire una Commissione d'inchiesta qualora il Consiglio regionale l'avesse deciso. Poi le Commissioni d'inchiesta, badate, per l'esperienza che ho fatto io, non garantiscono il risultato. La Commissione d'inchiesta da me presieduta ha svolto un lavoro lungo, molto interessante e anche articolato. Abbiamo raccolto della documentazione, abbiamo espresso la posizione della Commissione con risoluzioni approvate dalla stessa Commissione e ribadite dall'Aula. Abbiamo portato, com'è noto, all'attenzione dell'Aula, che le ha approvate all'unanimità, due relazioni, una parziale, nel corso dei lavori, e un'altra definitiva a conclusione dei lavori stessi. Purtroppo tutte le ragioni di quel lavoro sono rimaste ancora completamente e colpevolmente disattese, incorrendo non solo in illegittimità, ma anche in illegalità. Sono rimaste disattese per la mancata realizzazione degli adempimenti obbligatori in capo alla Giunta e alle strutture della Regione, e non solo della Regione. Quindi una Commissione d'inchiesta non garantisce il risultato che si vuole ottenere.

Devo dire, Presidente, che sono convinto che noi si debba avere una sede di discussione e di approfondimento politico sul credito in Sardegna, sul peso che ha questa partita nella società italiana nel suo complesso e in quella europea e sulle ricadute che poi riserva a una regione debole sotto il profilo economico, imprenditoriale e produttivo, come la Sardegna. Sono anche convinto che dobbiamo dare un messaggio coerente con il messaggio che viene dato e anche richiesto in altre parti di questo Paese, anche in occasione della definizione del nuovo Governo. E il messaggio non è: la politica faccia un passo indietro. Cominciamo, badate, a utilizzare i termini che vanno utilizzati: la politica non deve fare passi indietro, la politica deve fare passi avanti! Il tema è se si mantengono pratiche di lottizzazione delle istituzioni pubbliche, anche di quelle che hanno compiti finalizzati, sotto il profilo tecnico, all'esercizio di una funzione che è più riconducibile alla competenza professionale e all'attenzione sul piano tecnico alla soluzione dei problemi. Questo è il tema.

Ma il tema riguarda anche altro, bisogna cioè capire se ci si deve mettere d'accordo in tre, in quattro, in cinque o in sei per stabilire chi deve fare il presidente della Regione, chi deve fare il presidente di un istituto di credito, chi deve fare il presidente di una fondazione bancaria, chi deve fare il presidente o il responsabile di un'authority, chi deve fare quello che deve fare. Bisogna capire se è così, perché se fosse così noi lo dobbiamo dire chiaramente. Se fosse così la ribellione che è venuta dal Paese il 24 e il 25 di febbraio sarebbe una ribellione fondata, che non lascia spazi a recuperi; una ribellione fondata che, questo sì, caccia la politica indietro, anche la buona politica. E nel tempo in cui - lo dico da questo fronte che, come voi ben sapete, è meno attento di altri, non sul piano personale, ma sul piano politico generale, alle vicende che riguardano istituzioni religiose - dalla Chiesa viene un messaggio di sobrietà che si diffonde, che contagia, e contagia, badate, dove il livello di attenzione è più alto, noi dobbiamo essere capaci di stare dentro questo filone. E dipende da noi, non dagli altri, raccogliere il messaggio che viene dal Paese.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Presidente, penso di non impegnare tutto il tempo a mia disposizione, anche perché voglio subito sgombrare il campo da possibili equivoci: noi non intendiamo assolutamente portare alcun giudizio sul merito della vicenda e men che meno sulle persone che in questi giorni sono state interessate direttamente dalla questione relativa alle nomine nel Banco di Sardegna, in seno al consiglio di amministrazione e alla Fondazione.

Lo dico perché non ritengo utile che il Consiglio regionale si trasformi in una sorta di aula che sentenzia giudizi sulle persone. Anzi, se devo esprimere un giudizio, conoscendo la serietà sia del presidente uscente della Fondazione sia di quello che pareva essere in pectore, devo dire che parlano le loro vite politiche e professionali, e quindi per noi è sufficiente questo dato. Lo voglio chiarire in premessa perché non si confonda il merito vero della questione. Un tempo Massimo Giannini su La Repubblica scriveva: "Siamo passati da 'le banche sono nostre' di Andreotti e Craxi, a 'abbiamo una banca' di Fassino e D'Alema e 'ci prendiamo le banche' di Bossi e Zaira. Richiamo questa notazione di Massimo Giannini perché esprime bene il senso di quello che intendo dire, e cioè che la politica, spesso la cattiva politica, ha influenzato negativamente anche il governo di settori importanti e strategici, come quello del credito. Questo non vuol dire che tutta la politica sia corresponsabile o che qualora sia chiamato un politico ad amministrare un ente lo si debba vedere sotto una cattiva luce. Anzi abbiamo visto anche il contrario: bravissimi banchieri chiamati a svolgere funzioni di governo hanno dimostrato di essere un autentico disastro alla prova dei fatti.

Quello che a me invece preme mettere in evidenza è che per la verità la legge che è stata richiamata, di istituzione delle fondazioni bancarie, che avevano un obiettivo nobile e che neppure gli interventi correttivi della Consulta hanno saputo definire, ed è stata pertanto prospettata una soluzione transitoria (il controllo da parte delle fondazioni sottoposte a loro volta alla vigilanza del Ministero dell'economia, con la previsione di un'authority), non è mai diventata la regola, mentre ciò che doveva essere transitorio secondo quello che è un costume tutto italiano alla prova dei fatti è diventato definitivo.

E' chiaro che qui si presenta quello che è il problema dei problemi, perché le fondazioni da soggetti controllori, che avrebbero dovuto essere dotati dei requisiti di autonomia e indipendenza, sono passate ad assumere la veste di controllori e controllati che operano insieme al consiglio di amministrazione. Dunque si capisce perché poi succedano fatti di una certa rilevanza, come è successo per il Monte dei Paschi di Siena. Ecco perché viene chiamata prepotentemente la politica alla responsabilità, appunto perché quella commistione genera fatti come quello del Monte dei Paschi.

E allora noi non abbiamo elementi per dire che questo si sia verificato per il gruppo Bper e per la Fondazione Banco di Sardegna. Non abbiamo nessun elemento e non ci permettiamo - ci mancherebbe altro - neanche soltanto di dubitare, però penso che ci sottrarremmo a un dovere di controllo nel senso più nobile del termine se non accedessimo all'ipotesi di istituzione di una Commissione speciale che faccia una sorta di ricognizione e indaghi anche sulle cause che hanno portato l'allora Banco di Sardegna, la Banca di Sassari, ma direi anche altre banche, come la Banca CIS, a superare, purtroppo, le sponde del Tirreno. Lo dico senza animosità, senza alcuna posizione pregiudiziale o precostituita, anche perché noi vorremmo che venisse avvalorata l'affermazione del segretario e premier in pectore Bersani: "Il P.D. fa il P.D., le banche debbono fare le banche".

Perché non sia soltanto una petizione di principio, in coerenza con quello che è emerso oggi da questo dibattito, per quanto ci riguarda, essendo firmatari della mozione, ipotizziamo che questa mozione sia sostituita da un ordine del giorno che possa trovare la più ampia adesione, in cui sia prevista la costituzione di una Commissione speciale, e ci riserviamo di approfondire in quella sede, con elementi e dati più precisi, il ruolo del credito in Sardegna, soprattutto per dare ancora voce a chi ritiene che la politica debba mantenere fermo il suo ruolo, che è sempre quello di indirizzo e non anche quello della cogestione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). La discussione di questa mozione in certi momenti si è svolta sul filo del rasoio, con un'annunciata prudenza da parte degli intervenuti per non citare fatti che in qualche maniera potrebbero creare imbarazzo, ma poi li si è elencati dal primo fino all'ultimo. Però, per carità, anche questa è una questione di stile.

Io credo che l'occasione che ci deriva dalla mozione illustrata stamani dal collega Giacomo Sanna sia per noi l'occasione di discutere in Consiglio regionale di quello che è già stato detto ampiamente ed esaustivamente dai colleghi del mio Gruppo che sono intervenuti. Per noi il credito è un fattore, forse il fattore principale dello sviluppo e della crescita economica in qualunque sistema democratico. Se di questo siamo convinti, dovrebbe esserci - lo dico in particolare ai colleghi Mario Diana e Artizzu - l'interesse generale per attribuire questa valenza anche alla nostra discussione. Noi dovremmo, così come in gran parte ha fatto questo dibattito, concentrarci sul ruolo che le istituzioni democratiche, a partire da quella che rappresentiamo, devono svolgere nel governo di queste politiche. Ovviamente, per quanto ci riguarda - lo hanno già detto dal primo all'ultimo tutti gli intervenuti del Gruppo del Partito Democratico - non può che essere un ruolo di indirizzo e di orientamento. Invito pertanto a evitare di limitarsi a un'analisi della contingenza del momento, pensando di ricavarne un vantaggio per qualche parte. E' l'errore più grande che possiamo compiere, e nonostante i reiterati annunci a non farlo lo si è fatto anche in questo dibattito. Io penso che se si affronta il tema con questo taglio si compia un errore e in parte, permettetemi di dirlo, è ciò che hanno fatto, seppure con garbo, alcuni consiglieri che mi hanno preceduto. Credo anche che sia sbagliato fare certi parallelismi, come ha fatto qualcuno, cioè paragonare la Fondazione Banco di Sardegna al Monte dei Paschi di Siena. Stiamo parlando di due cose che stanno agli antipodi, di due mondi diversi. Ricordo a tutti che, relativamente al Monte dei Paschi di Siena, ci sono di mezzo questioni anche penali. Quindi io inviterei a stare attenti a come si usano le parole.

Penso che la Fondazione Banco di Sardegna rappresenti, anche nella sua composizione, la società sarda e debba essere considerata un patrimonio della Sardegna. Il comitato di indirizzo della Fondazione, come è noto a tutti, è composto da quattro membri indicati dalle università e da quattro membri indicati dalla Camera di Commercio; sono inoltre presenti quattro membri designati dalle province e un membro scelto su una terna di nominativi dal Consiglio regionale. Il comitato di indirizzo uscente forse è da rivedere, lo dico per proporre un elemento di riflessione; è un organismo che nomina cinque rappresentanti in surroga di se stesso e all'interno di quelle cinque nomine devono essere rappresentati anche il mondo del volontariato e il mondo dell'ecologismo, così definito.

In questa discussione dobbiamo tener conto anche di questi aspetti. Tra l'altro è una discussione che cade in un momento particolare e delicato per il Paese e per la nostra isola. Abbiamo registrato in queste settimane una sfiducia profonda dei cittadini nei confronti dei partiti, nessuno escluso, e delle istituzioni, il che è ancora più grave. Noi siamo un Paese - inviterei a riflettere su questo - in cui sono venute meno le condizioni della coesione sociale. Dobbiamo stare attenti a fenomeni come questi, sapendo che non si risolvono tutelando solo il proprio orticello. Quell'orticello rischia di essere sempre più un orticello e di essere spazzato via insieme a qualche orticello più grande, se non si riesce a comprendere cosa sta vivendo, in questo momento il nostro Paese. E in Sardegna non siamo immuni da questo.

Io penso che sia sotto accusa in questo Paese, e anche in Sardegna, un modello, che ha retto per decenni, indipendentemente da chi lo ha rappresentato negli organi esecutivi istituzionali. Questo modello è in discussione, è a rischio. Sono d'accordo che la politica non deve fare un passo iindietro, anzi è chiamata a fare un passo avanti in maniera seria, in maniera eticamente seria. Non ci si difende, non si riforma il Paese se la politica fa un passo indietro, anzi si ottiene il risultato opposto. Noi dobbiamo ridiscutere oggi, anche nel nostro piccolo, il modello e gli strumenti attraverso i quali i cittadini partecipano al governo del Paese. Io continuo a essere ancorato a un valore costituzionale, quello per cui i cittadini partecipano al governo del Paese attraverso i partiti, governando le istituzioni democratiche. Sono ancorato a questo, però non sfugge a nessuno che questo ancoraggio all'indomani del 25 aprile ha subito qualche incrinatura pericolosa. Di questo stiamo parlando anche oggi, non d'altro. Non stiamo parlando soltanto di politica del credito, ma anche di come e attraverso quali strumenti la rappresentanza dei cittadini partecipa al governo della cosa pubblica. E nella cosa pubblica è compreso anche il credito, l'organizzazione del credito e come noi partecipiamo alla definizione delle politiche del credito.

Se il tema è questo, credo che noi dobbiamo, partendo da questa mozione, porci un problema. Non credo che il Consiglio regionale, ma lo ha già detto il presentatore della mozione nel suo intervento, abbia bisogno di commissioni d'inchiesta, per tante ragioni che, visto il tempo ristretto, non sto qui a ripetere. Noi dobbiamo semmai decidere come la politica e le istituzioni concorrono a definire le politiche del credito. Ma al pari delle politiche del credito ci sono, per esempio, le politiche della sanità e le politiche della ricerca, di cui parleremo la prossima settimana durante la discussione di una mozione che il centrosinistra ha presentato sul CSR4. Oggi il tema è il credito, e il credito in Sardegna riguarda certamente la Fondazione Banco di Sardegna e il Banco di Sardegna, ma anche la Banca di Sassari, la Sfirs, l'ex Credito industriale sardo, i consorzi fidi, che hanno un ruolo importante nelle politiche del credito, le banche di credito cooperativo e tanti strumenti dei quali noi dobbiamo assumerci la responsabilità di discutere seriamente. Allora credo che la Commissione speciale debba servire a questo, ossia a definire il ruolo del credito, a definire come le istituzioni partecipano, certamente attraverso indirizzi e orientamenti che esse stesse devono dare. Certamente noi siamo convinti che dobbiamo, attraverso la Commissione speciale, dare anche qualche indirizzo nuovo. Badate, nemmeno attualmente i partiti sono direttamente presenti nel sistema del credito. Noi dobbiamo partire da questo, senza ipocrisie, per dare delle tracce, degli indirizzi che creino ancora maggiore separatezza tra il ruolo di indirizzo, che spetta a noi politici, e il ruolo di controllo di quegli indirizzi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

ZEDDA, Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Mi sembra che il tema del credito sia assolutamente portante. Tra le altre cose, il credito ovviamente, come quasi tutti avete affermato, può essere considerato la spalla dell'economia, e sappiamo tutti in quale situazione versa oggi la nostra economia. Prima di fare alcune considerazioni sui rapporti tra il Banco di Sardegna e la sua Fondazione, vorrei dare ai colleghi qualche dato importante proprio in materia di credito, anche per aiutarci a capire e ad attivare meglio i lavori sull'eventuale Commissione che andremo a istituire.

Secondo il rapporto trimestrale elaborato dal Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno, con riferimento ai dati del terzo trimestre del 2012, in Sardegna sono attive circa 146 mila imprese. Analogamente al dato rinvenuto per il Mezzogiorno d'Italia, rispetto al secondo trimestre del 2011 si è registrato un calo dello 0,9 per cento. In particolare, mentre si riduce il numero delle imprese individuali e quello delle società di persone, crescono le società di capitali. Il settore che ha registrato il calo maggiore delle imprese attive in Sardegna è stato quello agricolo, seguito dal manifatturiero e dall'edile; è stabile invece il numero delle imprese attive nel settore del commercio, mentre c'è stato un lieve incremento delle imprese appartenenti agli altri settori.

Sull'andamento dell'offerta del credito in Sardegna possiamo dire che a settembre del 2012 i dati raccolti dalla Banca d'Italia registrano una progressiva riduzione dell'ammontare dei prestiti bancari. I prestiti erogati dalle banche e dalle società finanziarie al settore produttivo si sono ridotti del 5,5 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti. La flessione più accentuata si registra nel settore manifatturiero, meno 12,4 per cento, seguito dal settore dei servizi, meno 6 per cento, e da quello delle costruzioni, meno 5,3 per cento. Ovviamente questa dinamica del credito ha risentito del calo dei prestiti a scadenza, meno 7,5 per cento, ad eccezione del leasing, contratto solo del 6,4 per cento. Ovviamente il tutto deriva anche dalla limitata attività di investimento prodotta dalle imprese. E' cresciuto, invece, l'incremento dei finanziamenti per anticipi e altre forme autoliquidanti.

I dati appena citati e anche tanti altri - sui quali non mi addentro, poi sarà messa a disposizione la relazione - riflettono le grandi difficoltà che l'economia regionale ha dovuto fronteggiare nel tentativo di superare il prolungato periodo di crisi, che ha segnato per oltre un triennio l'economia locale. Nel 2012 la Banca d'Italia ha registrato una crescente intensità di crisi aziendali e un notevole peggioramento della già debole situazione finanziaria delle nostre imprese in quasi tutti i settori. Sulla base dei dati della Banca d'Italia, per il terzo trimestre del 2012 è possibile calcolare che gli impieghi bancari, erogati da banche e casse depositi e prestiti in favore delle imprese locali, ammontano a 13,020 miliardi. L'Associazione bancaria italiana stima che il 12 per cento delle suddette linee di credito attivate dalle banche, pari a 1,562 miliardi, sia assistito da garanzie rilasciate dai consorzi fidi per un valore di circa 900 milioni. La domanda di credito, sebbene in leggera ripresa rispetto alla decisa frenata del 2011, relativamente al secondo trimestre del 2012, però, come tutti avete osservato, risulta ancora molto debole.

Cito qualche dato in ordine alla presenza degli istituti di credito e confidi in Sardegna. A oggi risultano censiti dalla Banca d'Italia 26 confidi, tre dei quali (Fin Sardegna, Sardafidi e Confidi Sardegna) sono iscritti all'elenco degli intermediari finanziari, ex articolo 107; gli altri istituti di credito isolano sono rappresentati da circa 28 banche, per un totale di 673 sportelli. Sono presenti le principali banche nazionali e alcuni istituti che presentano una forte caratterizzazione locale, ancorché riconducibile a gruppi nazionali: Banco di Sardegna, Banca di Sassari e Banca di credito sardo. La Banca d'Italia ha registrato, per l'esercizio 2011, un incremento dello 0,4 per cento del numero degli sportelli bancari su tutto il nostro territorio regionale, comunque sempre in contrazione rispetto all'anno 2008, che è l'anno in cui è iniziata la grande crisi.

Vediamo l'andamento del credito. A settembre 2012 i dati raccolti dalla Banca d'Italia registrano una progressiva riduzione dell'ammontare dei prestiti bancari: sono stati ridotti del 5,5 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti. La diffusione territoriale del sistema degli sportelli delle nostre principali banche è la seguente: Banco di Sardegna, 358 sportelli e 308 comuni serviti; Banca di credito sardo, 93 sportelli e 57 comuni serviti; Unicredit, 57 sportelli e 34 comuni serviti; Banca di Sassari, 56 sportelli e 42 comuni serviti, e via via tutte le altre banche, per un totale di 657 sportelli in tutta l'Isola. La distribuzione per provincia vede, ovviamente, una prevalenza della provincia di Cagliari, con 212 sportelli, segue Sassari, con 138, e via via le altre province, con un numero di sportelli che non supera il centinaio.

Colleghi, è il caso ovviamente di fare delle riflessioni, che invero sono state fatte nella giornata odierna, e anche noi vogliamo farne qualcuna. La Regione, come voi ben sapete, non ha alcuna partecipazione azionaria nel Banco di Sardegna, e per quanto riguarda la Fondazione è stato poc'anzi ricordato che è presente giusto un rappresentante del Consiglio regionale nel comitato di indirizzo. Qualcuno afferma che forse è bene che arrivi un presidente piuttosto che un altro; qualcun altro sostiene che la Bper continua a prestare soldi ai sardi e quindi il suo presidente può maggiormente controllare questo tipo di movimento. Io credo invece che sarebbe importante chiederci quali sono i risultati ottenuti che giustificano il fatto che la Fondazione continui a detenere 352 milioni di euro in azioni del Banco, che ovviamente stanno avendo bassi rendimenti, come tutti sappiamo. Certamente, se fossero soldi nostri faremmo delle valutazioni molto approfondite e staremmo molto attenti, però credo che, a fronte di scarsi investimenti, il sacrificio potrebbe darci il beneficio di avere, tra virgolette, una banca sarda molto attenta al territorio. Questa potrebbe essere la ratio dei maggiori sacrifici; purtroppo, però, a oggi non è stato così.

Analizzando i dati che qualche collega ha citato - sono sempre dati della Banca d'Italia - vediamo che il tasso d'interesse medio praticato in Sardegna per le imprese è pari all'8,16 per cento, mentre per i mutui alle famiglie è del 4,66 per cento. Ovviamente la Sardegna sta al di sotto di alcune altre Regioni del Meridione che soffrono la nostra stessa difficoltà e la nostra stessa crisi. Al di là dei tassi, sarebbe però importante dimostrare, per esempio, che in Sardegna è stato garantito un miglior accesso al credito rispetto anche a queste altre Regioni, ma anche in questo settore purtroppo i dati non ci confortano. Infatti, il dato del giugno del 2012 e della variazione precedente sui dodici mesi relativamente ai prestiti per le imprese in Sardegna nota un calo dello 0,5 per cento, assolutamente superiore a quello delle altre Regioni del Meridione prese a paragone. Tra l'altro, se prendiamo in considerazione l'ultimo dato della Banca d'Italia relativo alle valutazioni sul rapporto quota mutui a tasso variabile e probabilità di perdita del lavoro vediamo che la Sardegna comunque è, sì, in compagnia delle altre Regioni del Meridione, ma in una posizione alquanto preoccupante.

Quindi, se vogliamo fare delle valutazioni, possiamo dire che il Banco di Sardegna chiude il 2012 col bilancio in rosso. Questo, a seguito di ulteriori approfondimenti, credo sia un dato rilevante. La chiusura in rosso è dovuta al fatto che è stata attivata una serie di svalutazioni dei crediti, in quanto c'è una sofferenza e le imprese difficilmente riescono a reintegrare i debiti che hanno verso le banche. Potremmo anche parlare del fatto che la Fondazione si ostina a detenere il 49 per cento delle azioni del Banco. Potrebbe essere che questo comportamento sia stato dettato non di certo dal buon rendimento, ma magari al fine di continuare a controllare il credito in Sardegna, e lo dico ovviamente nell'accezione positiva di controllo del credito. Infatti nel 2012 il rendimento della partecipazione azionaria nel Banco è stato purtroppo molto basso.

Quindi credo che alcune riflessioni ci debbano aiutare a capire veramente il senso che deve avere la permanenza della partecipazione della Fondazione al capitale del Banco di Sardegna, e cioè sostanzialmente a capire quanto costa non solo alla Fondazione, ma allo stesso territorio, continuare a mantenere il 49 per cento delle azioni del Banco e se la Fondazione avrebbe potuto investire diversamente per sostenere le nostre aziende e lo sviluppo della regione. Sarebbe stato magari più redditizio destinare ad altro i soldi immobilizzati nel Banco. Credo che se un sacrificio si deve fare debba essere fatto certamente per il bene e per lo sviluppo della Sardegna. Credo quindi che noi, al di là di quella che può essere la valutazione sulle persone e sui meccanismi di nomina e così via, dovremmo pensare a fare delle valutazioni importanti sulle ragioni, le strategie e gli obiettivi, ma soprattutto dovremmo guardare ai risultati ottenuti, alle scelte fatte e a dove queste hanno portato.

Per quanto riguarda il controllo, questa Giunta non è assolutamente contraria a lavorare a fianco del Consiglio per addivenire veramente a soluzioni importanti in materia di credito, compresa un'analisi di approfondimento attraverso una Commissione speciale. Però noi crediamo che debba essere data priorità alla trasparenza e alla conoscenza, e non invece alle strategie che possono essere discusse da pochi in segrete stanze. La più valida missione della Fondazione sarà quella di capire quali sono gli obiettivi che questa potrà raggiungere e probabilmente, partendo dagli obiettivi, si capirà anche qual è il migliore presidente possibile.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il consigliere Giacomo Sanna.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Sono stati presentati due ordini del giorno.

(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno:

Ordine del giorno Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Matteo - Diana Mario - Salis sulla costituzione e nomina di una Commissione speciale sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 247 relativa alla richiesta di istituzione di una commissione di inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari;

PRESO ATTO del dibattito,

delibera

di istituire, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno del Consiglio, la Commissione speciale e

delega

il Presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione speciale che entro sei mesi riferisca al Consiglio. (1)

Ordine del giorno Sanna Giacomo - Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna Matteo - Diana Mario - Salis sulla costituzione e nomina di una Commissione d'inchiesta sulla situazione della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna Spa, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento interno.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 247 relativa alla richiesta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari;

PRESO ATTO del dibattito,

di istituire, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno del Consiglio, la commissione speciale e

delega

il Presidente del Consiglio regionale a nominare i componenti della Commissione d'inchiesta che entro sei mesi riferisca al Consiglio sull'operato e la gestione della Fondazione Banco di Sardegna e sulle modalità di cessione alla Bper del controllo del Banco di Sardegna e di Banca di Sassari. (2).)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, nell'ordine del giorno numero 1 manca la mia firma, come Capogruppo, lo segnalo perché intendo fare una proposta. Per le dichiarazioni fatte prima, noi non intendiamo entrare nel merito della discussione sulle persone, inoltre riteniamo che sia propositivo iniziare a fare qualcosa di diverso, secondo lo Statuto autonomo della Sardegna. Quindi chiedo che le parole "Fondazione Banco di Sardegna" vengano sostituite con "istituti bancari e fondazioni relative operanti in Sardegna", perché credo che si parli di credito in generale e non esclusivamente del Banco di Sardegna e della relativa Fondazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Dedoni ha fatto una proposta di emendamento orale. Se non vi sono opposizioni la proposta è accolta, per cui procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 1 secondo la nuova formulazione.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Dichiaro il voto favorevole all'ordine del giorno numero 1 e anche alla modifica proposta dal collega Dedoni. Credo che sarà opportuno svolgere il nostro ruolo anche all'interno della Commissione speciale, che è quello di indicare una strategia per lo sviluppo e per il credito nell'Isola. Dovremo anche rispondere alla situazione di crisi delle imprese e delle famiglie, magari allungando i periodi di ammortamento e riducendo i requisiti di moratoria rispetto a quanto indicato dagli standard dell'ABI.

Dovremo occuparci di questi aspetti che sono molto più importanti per le famiglie e per le imprese e magari proporre una rimodulazione del debito in presenza di oggettive difficoltà da parte delle imprese, cioè integrare, per esempio, le garanzie richieste con interventi ad hoc del fondo regionale di garanzia, entrare nel merito delle singole proposte e fare in modo che ci sia un'adeguata tutela nelle prospettive di ristrutturazione aziendale delle imprese. Occupiamoci della crisi dell'Isola occupandoci anche del sistema bancario e del credito e facciamo quello che compete al nostro ruolo, non altro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, annuncio il voto favorevole del Gruppo U.D.C. -FLI all'ordine del giorno numero 1, in quanto la Commissione speciale consente un esame approfondito della questione del credito, cosa che non era possibile fare in sede di discussione della mozione, che peraltro ha dato il via a questo ordine del giorno. Va da sé che i problemi sono molto più ampi di come sono stati trattati, anche perché le fondazioni bancarie sono allo stato nell'occhio del ciclone sotto l'aspetto fiscale, atteso che sia la Corte di giustizia che la Cassazione hanno detto che non sono delle onlus, ma enti imprenditoriali. Quindi occorre accertare se sono state pagate le tasse il cui gettito va alla Sardegna. Il nostro voto è favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). Dichiaro il voto favorevole del nostro Gruppo anche in considerazione del fatto che probabilmente questo argomento è arrivato con notevole ritardo in quest'Aula, ma il momento che viviamo impone sicuramente una riflessione più attenta e un dibattito più articolato. In ogni caso il segnale va in una direzione che noi condividiamo e per questo annunciamo il nostro voto a favore.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Abbiamo già detto che voteremo a favore dell'ordine del giorno, anche con la modifica proposta dal collega Dedoni, perché è opportuno parlare, come noi abbiamo sostenuto, di tutto il credito, non solo della Fondazione Banco di Sardegna.

Vorrei dire questo: mentre noi stiamo svolgendo questa importante discussione, per quanto riguarda il Banco di Sardegna si sta trasferendo il servizio di ispettorato dalla Sardegna a Modena. Mentre noi parliamo sta avvenendo questo in queste ore. Trasferire la funzione di ispettorato dalla Sardegna a Modena significa che alcune funzioni, in particolare quelle relative a decisioni vitali per le imprese sarde in difficoltà, verranno esercitate a Modena e non più in Sardegna. Inoltre, in questi giorni e in queste ore, mentre noi discutiamo, si sta trasformando il Banco di Sardegna in una banca a rete. L'una e l'altra cosa, servizio ispettorato avocato a Modena e la trasformazione del Banco in banca a rete, equivalgono a derubricare in maniera sensibile il ruolo e la funzione che finora, al netto dei giudizi che noi possiamo esprimere, ha svolto il Banco nell'economia regionale e a trasformare questo istituto in una banchetta regionale. Credo che questo sia un rischio che non possiamo correre, al quale la Commissione speciale deve dedicare massima attenzione. Per questo, Presidente, auspico che questa Commissione speciale venga costituita quanto prima e si occupi anche delle questioni che si stanno trattando in queste ore, che sono gravi per il futuro della nostra Isola.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Ribadiamo il nostro assenso e il voto favorevole all'ordine del giorno numero 1. Parteciperemo ai lavori della Commissione speciale, che riteniamo molto utile per definire una moderna strategia del credito in Sardegna, assolutamente indispensabile per tentare di arginare la crisi che si sta abbattendo oltre che sulle famiglie sarde soprattutto sulle imprese. Il grido d'allarme degli imprenditori in difficoltà deve essere assolutamente ascoltato e noi auspichiamo che questa Commissione possa invertire l'andamento in declino delle principali banche sarde. Non vorremmo, con una battuta, se è consentita, che dopo l'affondamento della flotta sarda ci fosse anche l'affondamento delle banche sarde!

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Intervengo per dichiarare il mio voto favorevole e anche per esprimere un auspicio rispetto a questo problema. Ha già richiamato il collega Diana la questione di alcune scelte di fondo che si stanno facendo. Credo che nelle prossime settimane di scelte di fondo se ne faranno diverse da questo punto di vista, per cui auspicherei che ci fosse la giusta sensibilità dei protagonisti di questa Fondazione e di questo istituto di credito al fine di sospendere eventuali scelte in attesa che il lavoro della Commissione speciale, che dovrà essere portato a termine il prima possibile, porti a considerazioni conclusive, di cui dal punto di vista politico generale non possono non tener conto coloro che operano nel credito in Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Annuncio il mio voto favorevole. E' ora che la Regione autonoma della Sardegna affronti il tema relativo a come uscire da questa crisi, dando risposte assolutamente celeri e concrete al nodo del credito per le famiglie, le collettività e le imprese sarde, visto che la politica del credito gestito dalle banche che agiscono nel nostro territorio è di competenza politico-istituzionale e quindi di questo Consiglio. Questo è praticamente quanto è sancito dallo Statuto.

Ben vengano tutti i disegni di legge a sostegno del credito, purché siano operanti il più presto possibile e quindi prima che l'economia sarda defunga in modo irreversibile. Ben vengano le Commissioni d'inchiesta su eventuali commistioni tra politica e finanza purtroppo saltate ai disonori della cronaca in questi ultimi mesi. Ben venga l'accertamento di responsabilità di un sistema dei partiti che in modo indiscriminato è stato colluso col sistema delle banche e con le caste degli intoccabili. Dico pure che è fondamentale e urgentissimo, nelle pieghe delle attribuzioni statutarie, prevedere delle soluzioni immediate per arrestare i sequestri bancari, con l'attivazione di moratorie che permettano al nostro popolo di superare questo difficilissimo momento di crisi economica. Tutto ciò in previsione della costituzione di una banca sarda reale per l'economia sarda, sostenibile e quindi al fianco dei bisogni delle nostre famiglie, delle nostre imprese e delle nostre collettività, e non al servizio delle spartizioni e degli appetiti di partiti politici, a prescindere da chi essi siano, come è stato sino ad oggi.

PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno numero 1 deve essere approvato a maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio, procediamo alla votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Cocco Pietro e Vargiu hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Lombardo - Lotto - Lunesu - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.

Si è astenuto il consigliere: Randazzo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 58

votanti 57

astenuti 1

maggioranza 29

favorevoli 57

(Il Consiglio approva).

Con l'approvazione dell'ordine del giorno numero 1 decade, di conseguenza, l'ordine del giorno numero 2.

I lavori odierni si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per martedì 26, alle ore 16, con all'ordine del giorno la mozione numero 230, Barracciu e più, sulla necessità di revocare con urgenza la deliberazione numero 43/12 del 31 ottobre 2012, avente per oggetto le linee di indirizzo per gli atti aziendali delle aziende sanitarie e sull'analoga urgenza di bloccare l'iter degli atti aziendali già approvati da alcune aziende sanitarie e quelli in fase di approvazione o predisposizione. A seguire saranno discusse le mozioni numero 244, Diana Giampaolo e più, e la 248, Steri e più, sulla situazione di crisi del CRS4, e alcune interpellanze. Convoco la Conferenza dei Capigruppo.

La seduta è tolta alle ore 12 e 43.