Seduta n.32 del 09/09/2014
XXXII SEDUTA
MARTEDÌ 9 SETTEMBRE 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
indi
del Vicepresidente LAI
indi
del Presidente GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 14.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 31 luglio 2014 (29), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Roberto Desini, Christian Solinas ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta del 9 settembre 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 11 agosto 2014, il Presidente della Regione, con proprio decreto, ha attribuito le funzioni di Vicepresidente della Regione all'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, signor Raffaele Paci.
Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977 numero 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 3, 12, 13, 17, 25 e 26 giugno 2014 e del 2, 8, 15, 17 e 22 luglio 2014.
Annunzio di presentazione di disegni di legge
"Misure urgenti per il funzionamento dei Centri servizi per il lavoro (CSL), Centri servizi inserimento lavorativo (CESIL) e dell'Agenzia di sviluppo locale. Riforma dei servizi e delle politiche del lavoro e superamento del precariato nei CSL, nei CESIL e nelle Agenzie di sviluppo locale". (94)
(Pervenuto il 7 agosto 2014 e assegnato alla seconda Commissione.)
"Interventi urgenti per le spese di funzionamento e manutenzione delle sedi della formazione professionale e il completamento dei piani di formazione professionale". (97)
(Pervenuto il 25 agosto 2014 e assegnato alla seconda Commissione.)
"Soppressione dell'Agenzia governativa regionale Sardegna promozione". (98)
(Pervenuto il 25 agosto 2014 e assegnato alla quinta Commissione.)
"Disposizioni transitorie in materia di riordino dell'Ente foreste della Sardegna". (99)
(Pervenuto il 25 agosto 2014 e assegnato alla quarta Commissione.)
"Norme di semplificazione amministrativa in materia di difesa del suolo". (100)
(Pervenuto il 25 agosto 2014 e assegnato alla quarta Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposte di legge
Oppi - Rubiu - Tatti - Giuseppino Pinna: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 9 gennaio 2014, n. 2 (Razionalizzazione e contenimento della spesa relativa al funzionamento degli organi statutari della Regione), nonché abrogazione della legge regionale statutaria 28 maggio 2014 (Ineleggibilità ed incompatibilità con la carica di consigliere regionale: interpretazione autentica dell'articolo 22, comma 2, della legge regionale statutaria n. 1 del 2013)". (89)
(Pervenuta il 5 agosto 2014 e assegnata alla prima Commissione.)
Tedde - Pittalis - Cappellacci - Oscar Cherchi - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Alessandra Zedda: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 26 febbraio 1999, n. 4 (Istituzione del parco naturale regionale "Porto Conte")". (90)
(Pervenuta il 5 agosto 2014 e assegnata alla quarta Commissione.)
Arbau - Lai - Forma - Ledda - Azara - Perra: "Mamma sostenuta, informata ed accogliente. Disposizioni a favore della maternità". (91)
(Pervenuta il 5 agosto 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Augusto Cherchi - Pier Mario Manca - Unali: "Piano di eradicazione della peste suina africana". (92)
(Pervenuta il 5 agosto 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Forma - Comandini - Cozzolino - Lotto - Gavino Manca - Meloni - Piscedda - Sabatini - Antonio Solinas - Tendas - Pietro Cocco - Rossella PINNA: "Disposizioni in materia di tutela della panificazione e dei pani tipici della Sardegna". (93)
(Pervenuta il 6 agosto 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
Busia - Desini: "Innalzamento dell'età per beneficiare dell'assegno vitalizio da parte dei consiglieri regionali, limiti alla reversibilità dell'assegno e all'assegno di fine mandato". (95)
(Pervenuta l'8 agosto 2014 e assegnata alla prima Commissione.)
Moriconi - Pietro Cocco - Cozzolino - Comandini - Deriu - Gavino Manca - Meloni - Piscedda - Tendas: "Disciplina della normativa regionale in materia di riforme e di semplificazione". (96)
(Pervenuta l'8 agosto 2014 e assegnata alla prima Commissione.)
Moriconi - Cozzolino: "Norme in materia di gestione delle risorse energetiche". (101)
(Pervenuta il 5 settembre 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
"Interrogazione Lai sulla proposta di realizzazione di due centrali elettriche nei territori di Isili e Laconi e una doppia linea elettrica ad alta tensione da 150.000 volt che collega tali stazioni e che attraverserà il territorio di Nurallao". (58)
(Risposta scritta in data 6 agosto 2014.)
"Interrogazione Truzzu sulla situazione degli idonei dei concorsi ARPAS". (68)
(Risposta scritta in data 6 agosto 2014.)
"Interrogazione Crisponi - Carta sull'esercizio di ricerca e perforazione nella Sardegna centro orientale". (36)
(Risposta scritta in data 26 agosto 2014.)
"Interrogazione Sale relativa alla proposta di realizzazione di un impianto solare termodinamico a concentrazione da 55 MW elettrici denominato "Gonnosfanadiga", sito nei comuni di Gonnosfanadiga e Guspini, presentata dalla società intestataria Gonnosfadaniga Ltd, il cui progetto è sviluppato dalla Energo Green Renewables Srl". (42)
(Risposta scritta in data 26 agosto 2014.)
"Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sull'utilizzo dell'azienda agricola della Provincia di Sassari di proprietà regionale Surigheddu - Mamuntanas, abbandonata dal 1982". (84)
(Risposta scritta in data 26 agosto 2014.)
"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Moriconi sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula". (88)
(Risposta scritta in data 26 agosto 2014.)
"Interrogazione Ledda sulla procedura avviata dalla Direzione del personale a seguito dell'accertata non congruità del contratto applicato al Direttore generale dell'Ente regionale per il diritto allo studio di Sassari". (104)
(Risposta scritta in data 26 agosto 2014.)
"Interrogazione Rubiu sui danni provocati dagli incendi estivi in diverse parti dell'Isola, tra il 19 e il 20 luglio 2014". (109)
(Risposta scritta in data 26 agosto 2014.)
"Interrogazione Carta sulla concessione degli spazi finanziari ai comuni colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013". (115)
(Risposta scritta in data 26 agosto 2014.)
"Interrogazione Arbau - Forma - Lai sui gravi problemi economici e sociali connessi all'annunciata chiusura del carcere di Macomer". (85)
(Risposta scritta in data 1 settembre 2014.)
"Interrogazione Cocco Pietro - Forma - Tendas sulla paventata chiusura delle carceri di Iglesias e Macomer". (108)
(Risposta scritta in data 1 settembre 2014.)
"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Moriconi sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula". (88)
(Risposta scritta in data 3 settembre 2014.)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sul mancato espletamento delle gare per il materiale protesico nella ASL n. 1 di Sassari". (128)
"Interrogazione Forma, con richiesta di risposta scritta, sui ritardi nella concessione di contributi regionali per il funzionamento delle scuole civiche di musica". (129)
"Interrogazione Tendas - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, in merito alla profilassi ovi-caprina contro la visna maedi". (130)
"Interrogazione Busia - Desini, con richiesta di risposta scritta, sul monitoraggio del funzionamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne vittime di maltrattamenti". (131)
"Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sulle ragioni che hanno determinato la chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme e sulle azioni compiute dalla Giunta regionale per ridurre i costi dell'energia e avviare il processo di metanizzazione". (132)
"Interrogazione Cossa, Dedoni, Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata entrata in funzione della camera iperbarica dell'Ospedale Merlo di La Maddalena". (133)
"Interrogazione Rubiu, con richiesta di risposta scritta, sulla congiuntura economica negativa del sistema commerciale e turistico della Sardegna". (134)
"Interrogazione Desini, con richiesta di risposta scritta, sull'improprio utilizzo delle risorse umane e finanziarie nella ASL di Sassari e sui continui incarichi esterni assegnati ad un medesimo avvocato". (135)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla decisione di chiudere la caserma dei carabinieri di Burgos". (136)
"Interrogazione Alessandra Zedda - Pittalis - Cappellacci - Oscar Cherchi - Tedde - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis sui pagamenti alle società sportive a valere sulla legge regionale n. 17 del 1999." (137/C-6)
"Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, sulle grave situazione sociale determinata dall'annunciata soppressione di due classi dell'Istituto professionale di Desulo." (138)
"Interpellanza Arbau - Ledda - Azara - Perra sulla vertenza Meridiana e sulla necessità di costituire un sistema aeroportuale della Sardegna". (52)
"Interpellanza Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sull'attuazione dell'ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio regionale in data 15 gennaio 2014 e sulla necessità che si giunga al riconoscimento ufficiale che il Dipartimento di architettura con sede nel Comune di Alghero costituisca sede decentrata e distinta dell'Università di Sassari e come tale occorra garantirgli finanziamenti". (53)
"Interpellanza Oppi - Rubiu - Pinna - Tatti sull'illegittimità della deliberazione della Giunta regionale n. 29/2 del 22 luglio 2014". (54)
"Interpellanza Cossa - Dedoni - Crisponi sul futuro dei lavoratori cosiddetti "utilizzati"". (55)
di Capo Frasca
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento, in merito al grave incidente avvenuto nel poligono militare di Capo Frasca.
La Conferenza dei Capigruppo ha deciso che il presidente Pigliaru avrà venti minuti di tempo per l'esposizione, quindi il dibattito sarà regolato prevedendo dieci minuti per ciascun Gruppo, a eccezione dei Gruppi Partito Democratico e Forza Italia, ai quali sono concessi quindici minuti. Invito i Gruppi che non vi hanno ancora provveduto a comunicare alla Presidenza, durante l'intervento del presidente Pigliaru, i nomi di chi interverrà nel dibattito.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Signor Presidente, onorevoli consigliere e consiglieri, ho chiesto questa riunione urgente del Consiglio perché chi guida le istituzioni ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò deputati, come lo è naturalmente quest'Aula. Non ho mai pensato che chi governa debba interpretare contemporaneamente la protesta e il governo; chi governa deve governare, ma certo nel governare deve saper interpretare anche i bisogni di chi protesta, senza inutile e dannosa demagogia. Sul tema delle servitù militari, come pure su altri temi, ma soprattutto su questo, vogliamo arrivare in questo momento a risultati concreti e sappiamo che per farlo ci servono disciplina, fatica, capacità, osservazione, forza e coesione. Persino chi vive di pregiudizi dovrebbe ricordare che ciò che noi oggi vogliamo è stato detto con chiarezza e che ogni richiesta contingente è esclusivamente finalizzata a gestire l'emergenza per consentire di riprendere immediatamente il sentiero che ben conosciamo, e lo conosciamo perché l'abbiamo condiviso in quest'Aula.
Nel 1981 Mario Melis, intervenendo come Assessore dell'ambiente nella prima Conferenza[PS1] regionale sulle servitù militari, fece precedere le sue valutazioni sul caso specifico delle servitù in Sardegna da alcune considerazioni generali sulla pace e sull'articolo 11 della Costituzione, per poi disegnare la cornice politica su questo tema; cornice che è rimasta invariata da allora fino ad oggi e che è così semplicemente riassumibile: la Sardegna paga e ha pagato un prezzo troppo alto rispetto alle altre Regioni d'Italia, e direi d'Europa, per concorrere alla difesa e quindi alla pace.
Ebbene, al netto del ritiro degli americani da La Maddalena, che ha avuto ragioni tutte particolari, legate soprattutto alla caduta del muro di Berlino, tre poligoni c'erano allora quando Mario Melis parlò, tre poligoni ci sono ancora oggi. Ci si dovrà, infatti, a questo punto chiedere che cosa la politica deve cambiare nel proprio modo di agire per non lasciare in campo questa situazione che, dobbiamo ammetterlo, nessuno finora è riuscito a mutare. Non tutti i Presidenti della Regione sarda hanno infatti aperto un conflitto istituzionale con lo Stato per i poligoni militari; noi lo abbiamo fatto da subito, lo abbiamo fatto senza fanfare, senza gagliardetti, senza esibizioni. Abbiamo negato qualsiasi assenso alle servitù militari in Sardegna e lo abbiamo fatto in una sede istituzionale, aprendo un conflitto che intendo proseguire se non si giunge a un accordo serio. In questo momento siamo ulteriormente confermati in questa posizione dall'insofferenza e dal disagio che sono espressi in modo sempre più chiaro dall'opinione pubblica della nostra regione.
Intanto i fatti: il 3 e 4 settembre scorsi nel poligono di Capo Frasca è accaduto un grave episodio che esplicita il conflitto di interessi civili e politici che in questo momento intercorre tra la Regione e il Ministero della difesa. Siamo qui, oggi, per nostra richiesta, perché i conflitti tra le istituzioni richiedono un pieno coinvolgimento di tutte le istituzioni. Il 3 e 4 settembre noi c'eravamo, sappiamo esattamente che cosa è successo e useremo questa conoscenza in tutte le sedi in cui è possibile declinare il conflitto in atto. Questa volta la Regione c'era, non era altrove; questa volta la Regione possiede atti che delimitano i fatti e che non sono smentibili. Il 3 e il 4 settembre era in corso un'esercitazione dell'aviazione tedesca, la quale ha pagato per far sì che i suoi aerei potessero sparare a Capo Frasca. Siamo cioè in una situazione in cui lo Stato italiano prende soldi da forze armate straniere che scaricano il loro materiale da esercitazione sul nostro territorio. La Difesa in effetti - è un fatto - intasca soldi per attività che impongono costi al territorio che le ospita, e lo Stato fa finta che quei costi in gran parte non esistano, non li riconosce, non li valuta in modo realistico. Questa situazione è sempre più inaccettabile. Gli incendi si sono generati in due giorni: il 3 settembre intorno alle ore 13 e 35 si è sviluppato un incendio che ha interessato una superficie di circa un ettaro. È intervenuto un elicottero del servizio antincendio regionale proveniente dalla base di Fenosu, a bordo dell'elicottero è giunto sul posto un forestale che ha curato il coordinamento dell'intervento aereo. È intervenuta inoltre una pattuglia del Corpo forestale con un automezzo carico di acqua. Il 4 settembre si è sviluppato un incendio, sempre intorno alle ore 13 e 35, che ha interessato circa 32 ettari di macchia mediterranea, con prevalenza di palma nana e lentischio. Sull'incendio sono intervenuti lo stesso personale del giorno precedente e un elicottero che ha effettuato numerosi lanci nell'arco orario compreso tra le ore 14 e 25 e 18 e 45, compreso il tempo di rientro alla base per il rifornimento di carburante. La richiesta d'intervento del 4 settembre è pervenuta al Centro operativo provinciale di Cagliari del Corpo forestale direttamente dal Comando della base di Capo Frasca. L'intervento di spegnimento per la parte via terra si è protratto fino a quando non si sono verificate delle deflagrazioni a terra, una delle quali a distanza di circa cinquanta metri dalla posizione della pattuglia del Corpo forestale. A quel punto al personale intervenuto a terra per lo spegnimento è stato ordinato di interrompere le operazioni e di riferire al riguardo, come poi è avvenuto, al magistrato competente della Procura di Cagliari.
Un'osservazione: il personale del Corpo forestale giunto sul posto è stato fatto entrare all'interno del poligono da personale militare, ma non è stato affiancato nelle operazioni di spegnimento, nonostante esplicita richiesta. Il mancato affiancamento del personale del Corpo forestale da parte dell'Aeronautica militare, dovuto all'indisponibilità di adeguate risorse di operatori e mezzi antincendio, ha costretto gli uomini del Corpo forestale e di vigilanza ambientale a intervenire in situazione di incertezza sulle effettive condizioni di sicurezza. In conclusione, per due giorni sono bruciati circa 33 ettari, in gran parte di macchia mediterranea, e l'elicottero ha effettuato 86 lanci. Da una prima stima il costo dell'intervento da parte della Regione supera i 20 mila euro, che naturalmente verranno fatturati al Ministero della difesa italiana e che sono al netto dei danni ambientali, che dovranno essere valutati con attenzione.
Dal 1998 ad oggi non c'è stato anno in cui dai poligoni non siano partiti degli incendi. Solo a Teulada sono andati in fumo 440 ettari di bosco. Nessuno può negare che i poligoni generano un pericolo per la Sardegna, da questo punto di vista in particolare sono evidentemente fonte di incendi. Allora occorre fare un altro ragionamento: i territori che costituiscono un poligono militare del Ministero della difesa della Repubblica italiana, assoggettati alle normative internazionali per quanto riguarda l'uso esercitativo dei sistemi d'arma, sono altresì soggetti alle disposizioni generali, che valgono per l'intero territorio della Sardegna, relative alla prevenzione degli incendi boschivi. Qualunque incendio, così come definito dalla legge numero 353 del 2000, che si sviluppi durante il periodo di grave pericolosità stabilito dalle prescrizioni regionali antincendio deve essere affrontato dal sistema di lotta regionale. Considerate tuttavia le particolari condizioni giuridiche di detti territori, l'intervento delle squadre di lotta dentro i poligoni e in particolare nelle aree interdette è, come sappiamo, problematico. Per ovviare a tale problema i comandi militari dei poligoni di Teulada e Perdasdefogu nel corso degli anni hanno provveduto a organizzare i propri servizi di pronto intervento per il rapido spegnimento, spesso però l'incendio sfugge alla loro capacità di controllo. Direi che il caso di Capo Frasca è un clamoroso esempio di questa situazione del tutto inaccettabile, perché crea insicurezza non solo all'interno del poligono, ma per l'intera area circostante. Quindi spesso gli incendi sfuggono al controllo delle autorità competenti nel territorio ed è richiesto un intervento aereo o terrestre della struttura di lotta antincendi regionale. Si comprende, quindi, come in tale situazione talora l'incendio sfugga e giunga a propagarsi fino all'esterno dei poligoni.
Dati questi presupposti ho dato disposizioni perché il Corpo forestale disponga un servizio di sorveglianza intorno ai poligoni al fine di tutelare e salvaguardare le popolazioni e l'ambiente della Sardegna. A questo proposito, poiché è apparso chiaro che le misure applicate dalle forze armate nelle aree in parola per la prevenzione degli incendi e per il contenimento dei medesimi, come ho detto, non risultano adeguate per limitare e contenere il fenomeno, e poiché si tratta di aree a regime speciale, l'Assessorato dell'ambiente sta lavorando a un'integrazione delle prescrizioni regionali antincendio, la normativa cioè sarà adeguata alla possibilità di costruire piani specifici per le aree gravate da servitù militari. Significa, in altre parole, che nel periodo dal 1° giugno al 30 settembre le forze armate dovranno sottostare alle nostre misure di prevenzione e contenimento degli incendi.
Questo incidente, le modalità con cui è stato affrontato, il forte turbamento che ne è scaturito nella nostra popolazione, rafforzano la nostra convinzione che la prospettiva sulle servitù militari non può più essere incerta. La Sardegna esige da tempo, e lo ribadisce con la massima forza in questo momento, una diminuzione significativa delle servitù, una diminuzione che si realizzi in tempi certi all'interno di questa legislatura. Sappiamo che per ottenere questo risultato dovremo combattere con armi legali e con la politica del confronto istituzionale e, ove necessario, con gli strumenti del conflitto istituzionale, e non certo con manifestazioni verbose e inconcludenti, come nel passato spesso è capitato. Quarant'anni di opposizione a tutto campo, con la richiesta di dismissione immediata, non hanno portato a nessun risultato. La strategia portata avanti da questa Giunta, che punta all'attivazione di una procedura negoziale che porti a un riequilibrio, con l'obbiettivo di una graduale dismissione dei poligoni, è quella scaturita da quest'Aula, che ha dato mandato alla Giunta con un ordine del giorno che, ci ricordiamo, è stato votato all'unanimità. Stiamo eseguendo il mandato che ci è arrivato dal Consiglio, abbiamo individuato modalità precise, abbiamo individuato un percorso che porti a risultati concreti e lo stiamo seguendo. Parlo di obiettivi perseguibili, non di utopie che nel presente contesto legislativo non sono in alcun modo realizzabili.
A giugno, prima in Commissione difesa, poi alla Conferenza nazionale sulle servitù militari, abbiamo portato una posizione chiara e forte, con un ordine del giorno di questo Consiglio regionale, ripeto, approvato all'unanimità, che ci ha impegnato a proseguire le interlocuzioni con il Governo, sino ad arrivare eventualmente alla stipula di un'intesa i cui contenuti dovranno essere preliminarmente illustrati e approvati dal Consiglio. Al centro dell'accordo da raggiungere attraverso questo percorso è l'impegno del Governo verso un riequilibrio del gravame militare con la previsione di una progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli, la dismissione di alcuni poligoni e la riconversione di altri.
Sono queste le posizioni ribadite nella Conferenza, posizioni che ci hanno portato a non firmare un'intesa che non condividevamo in quei termini. In quell'occasione abbiamo chiesto giustizia, correttezza delle regole, certezza dei diritti, equa distribuzione dei doveri, ricordando che si tratta della base stessa del patto costituzionale. In questi poco più di due mesi abbiamo fatto incontri interlocutori per preparare l'apertura del tavolo concordato con il Ministero della difesa in quella Conferenza. L'immediata interruzione di tutte le esercitazioni militari per l'intera stagione turistica, per esempio, e l'istituzione di osservatori indipendenti di monitoraggio ambientale all'interno dei poligoni sono e devono essere interpretati come semplici punti di partenza di una qualunque trattativa; punti di partenza, non punti di arrivo, come qualcuno maliziosamente ha interpretato.
Qualche giorno fa abbiamo scritto al Ministero della difesa confermando la l'urgenza di dare segnali positivi con l'interruzione immediata delle esercitazioni fino al 30 settembre, per poi aprire un'interlocuzione e discutere anche di tutte le altre cose di cui parla l'ordine del giorno che abbiamo votato insieme. L'abbiamo fatto esprimendo tutta la nostra contrarietà per i fatti di Capo Frasca. Il Ministro ci ha risposto oggi, comunicandoci la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, una risposta che apprezziamo per la tempestività, che interpretiamo come un'apertura di dialogo, per quanto timida, ma che non può soddisfarci nella sostanza e che di nuovo mostra una difficoltà del Ministero ad affrontare adeguatamente il sentimento diffuso nella popolazione sarda verso lo stato attuale delle servitù militari. A questo proposito valuteremo tutte le azioni percorribili a partire dalla possibilità di presentare formale richiesta di riesame da parte del Consiglio dei ministri del provvedimento di approvazione del Ministero della difesa dei programmi di impiego dei poligoni sardi per il secondo semestre del 2014. Ciò anche alla luce, ovviamente, di quanto appena successo, e infatti quello che intendiamo fare è ancora più necessario per l'alto e acclarato rischio di incendio.
Porre queste richieste, di nuovo desidero sottolinearlo, non significa rinunciare alla prospettiva, bensì aprire quella prospettiva. Come abbiamo detto, siamo al governo e non all'opposizione, dobbiamo e vogliamo seguire percorsi istituzionali. Alcune cose, come queste, possiamo ottenerle immediatamente, altre le dobbiamo perseguire con decisione e fermezza. Questa mattina sono entrato nel poligono di Capo frasca e la visita non ha fatto altro che confermare che la Sardegna in tutti questi anni ha pagato un prezzo altissimo alle esigenze della difesa. In tempi di spending review, in cui si taglia tutto, l'unica cosa che non viene tagliata sono le servitù militari localizzate nella nostra regione. Allora proprio con quella decisione e con quella fermezza chiediamo allo Stato italiano un forte riequilibrio in termini non generici, ma in tempi certi e secondo percorsi chiari. Siamo ragionevoli e non chiediamo la dismissione di tutto immediatamente, siamo certamente pronti a sederci a quel tavolo, ma sia chiaro che la nostra richiesta è molto semplice e incomprimibile: la dismissione in tempi rapidi e certi del poligono di Capo Frasca e l'immediata definizione dei tempi e delle modalità della riduzione e della successiva dismissione del poligono di Teulada. Stiamo parlando delle richieste che sono state definite dalla Commissione d'inchiesta del Parlamento italiano e che sono state riconfermate in quest'Aula con un voto sull'ordine del giorno sulle servitù militari. Questa è la base incomprimibile di ogni possibile interlocuzione istituzionale. Su questa base siamo disposti a parlare con il Governo, su altre basi non siamo disposti ad aprire alcun tavolo. Intanto affermiamo anche che per la Regione sarda la servitù di Santo Stefano a La Maddalena è scaduta il 3 marzo e noi ci opporremo in ogni sede a qualsiasi tentativo di reiterarla. Il Corpo forestale presiederà da subito l'area intorno al poligono dell'isola per evitare ogni rischio possibile di incendio in un'area così sensibile. Santo Stefano per noi è legalmente nostra e questo grazie all'azione svolta dalla Giunta presieduta da Renato Soru nel 2004. A questo punto il primo tassello da mettere in campo è la conoscenza dei fatti. È paradossale che ad oggi non esista una stima in Regione, una misurazione sostenibile e difendibile del costo che la Sardegna sta pagando per le servitù militari. Per avere ragione bisogna tradurre la sete di giustizia in numeri, dati, indagini; bisogna rendere evidente la verità, documentarla. Ciò permetterà una valutazione dei costi da mancati sviluppi alternativi dei comuni nei quali insistono i poligoni, valutazione che dovrà svolgersi su standard scientifici internazionali. Intendo, a tal fine, convocare insieme a voi la seconda Conferenza regionale sulle servitù militari, in modo da aumentare la coscienza del nostro diritto e la conoscenza dei fatti, in modo da poterci confrontare con tutte le rappresentanze politiche, sociali ed economiche, in modo da poter predisporre una modalità concreta per muoverci con il popolo, sostenuti dal popolo, nel confronto istituzionale in corso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gavino Sale. Ne ha facoltà.
SALE GAVINO (Gruppo Misto). Saluto gli onorevoli colleghi e colleghe. Credo che il tema che stiamo trattando in questo momento sia di vitale importanza per il futuro di questa terra, perché è semplicemente la punta dell'iceberg di tutti i problemi che in questi anni stanno emergendo. Parlo di fiscalità, di energia, di trasporti, di negazione totale del principio di sovranità dell'Isola, di un trattato che necessita di essere rivisto, che bisogna riscrivere con paradigmi nuovi, in una situazione storica totalmente mutata. Noi andremo oggi stesso in Catalogna per un incontro internazionale tra scozzesi, catalani, sardi e corsi, finalizzato a sostenere il referendum di autodeterminazione della Scozia. Questa è una nuova traiettoria che sta emergendo in Europa e dalla quale dovremmo prendere grande esempio.
Noi condividiamo l'impostazione dell'ordine del giorno numero 9, approvato all'unanimità da quest'Aula il 17 giugno 2014, con cui si "impegna la Giunta regionale a porre la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento". "La graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento", questa è la questione fondante. La novità è che noi lo stiamo facendo davvero, a differenza di altri che ci hanno preceduto e chi oe faghent gazosa, ma noi lo faremo davvero, è una promessa che abbiamo fatto al fatto popolo sardo e abbiamo iniziato realmente a mantenere.
Apprezziamo il fatto che il Presidente non abbia firmato quel trattato a Roma, perché questo ha aperto la possibilità di aprire un tavolo di trattative bilaterale, cosa che non era mai successa prima. Noi ci muoveremo in quella direzione.
Il 13 settembre ci sarà una manifestazione popolare alla quale IRS parteciperà senza bandiere. Invitiamo gli uomini e le donne di IRS a partecipare a quella manifestazione, ma invitiamo anche tutti i consiglieri di quest'Aula, compresi i presidenti Pigliaru e Ganau, a partecipare a cussa manifestazione. Questa istituzione ha anche altre armi. L'articolo 5 della legge statutaria dice che possiamo chiedere un referendum e a tal fine sono sufficienti le firme di venti consiglieri regionali. Credo che sia nostra responsabilità interpretare le esigenze che stanno emergendo da tutta la nazione sarda. Noi parteciperemo a quella manifestazione - rinnovo l'invito a parteciparvi anche a voi - e sia a tutti molto chiaro che l'IRS, dentro e fuori di quest'Aula, non arretrerà su questo tema di un millimetro. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Abbiamo affrontato questo tema non molto tempo fa e lo riaffrontiamo oggi in un momento grave per la nostra Isola, in cui si è toccato con mano il problema, e forse la Giunta si è svegliata per questo, ma mi pare che la Giunta e la maggioranza siano state svegliate soprattutto dal popolo sardo, che finalmente ha preso posizione e ha detto: "Basta!". Il popolo sardo vuole essere difeso rispetto alle posizioni oltranziste del Governo nazionale, di qualunque colore esso sia, che non ha mai risposto a quelli che sono i veri interessi della nostra Isola.
Qui non si tratta di essere o non essere militaristi; qui si tratta di essere equanimi, di avere rapporti corretti e coerenti con le istituzioni. E se le istituzioni democratiche non sono coerenti e corrette nei confronti delle altre istituzioni, come può un cittadino affidarsi ad esse? Noi facciamo parte della Repubblica italiana, ci viene chiesta solidarietà e noi l'abbiamo sempre dimostrata, in ogni circostanza, anche a costo del sangue dei sardi. Lo Stato ha preteso che in Sardegna fosse dislocato il 65 per cento circa del totale delle servitù militari. Cosa significa? Significa che la Sardegna paga un prezzo altissimo. Poi si può tranquillamente fare i cerchiobottisti, come fa il presidente Pigliaru, e dire: "Ci accontentiamo di chiedere la dismissione di Capo Frasca". C'è da risolvere ben altro e qualche altra circostanza! Le debbo ricordare, Presidente, che più di vent'anni fa, come presidente di un'organizzazione cooperativa che difendeva i pescatori ai quali veniva impedito da sempre di pescare in certe acque organizzai diverse manifestazioni, forse rimanendo inascoltato. Ciò che conta non è fare una manifestazione, ma dare soluzioni ai problemi urgenti che si pongono.
Io vorrei che, come è accaduto nel Friuli e in altre lande del nord-est, le basi militari venissero trasformate e messe in condizioni di produrre, di dare occupazione e sviluppo al nostro territorio. Ho già detto in altra circostanza che noi diamo solidarietà, ma nella misura in cui ci viene riconosciuta alla pari degli altri. Se lasciamo ancora qualche pezzo di terreno nelle mani dei militari, chiedo che OTO Melara - faccio per tutti il nome di un'impresa che produce per l'esercito - e altre fabbriche vengano qui e diano occupazione in un momento di crisi.
Ma quale solidarietà ci riconosce lo Stato italiano? Non si tratta solo di trovare un punto di accordo per quel che riguarda le basi militari, ma di rivedere l'insieme dei rapporti che lo Stato ha con la Sardegna, la condizione di quasi sudditanza della nostra Isola. Abbiamo forse una mobilità interna ed esterna? Vorrei proprio discutere di "Go in Sardinia", dei trasporti via mare e non solo! Ci tratta bene lo Stato che dà alla CIN 72 milioni di euro all'anno e fa sì che essa ci strangoli ancora una volta nei trasporti! Ci aiuta molto lo Stato che quando prende decisioni sulla Sardegna non convoca a Palazzo Chigi, contrariamente a quanto previsto dallo Statuto speciale, ovvero dalla costituzione del popolo sardo, il Presidente della Regione in rappresentanza del popolo sardo! È così che ci viene riconosciuto - ma ci mettiamo anche del nostro - quanto previsto dagli articoli 8 e 9 dello Statuto sardo. Ma su questo ci torneremo in un'altra circostanza e approfondiremo l'argomento con dati precisi.
È questo che vogliamo? Se non abbiamo carattere e la schiena dritta per poter essere alla pari con lo Stato italiano, questa Sardegna non potrà mai più essere rappresentata né dalla destra né dalla sinistra. Non dite che è stato bravo Soru, che andò a Santo Stefano esclusivamente dopo che se ne furono andati gli americani, insalutati ospiti così come erano arrivati, perché neanche il Parlamento sapeva che quell'Isola era occupata dai militari americani. Questa è la verità! Non c'è stata neanche una decisione parlamentare! Quindi di che cosa ci beiamo? Ancora di divisioni, di colori partitici, di posizioni in difesa di una partitocrazia che non risponde a quelli che sono gli interessi vivi e veri di un popolo, quello sardo, martoriato in tutte le circostanze?
Certo l'incendio di Capo Frasca ha dato una testimonianza di quello che può avvenire, ma noi non ce ne accorgiamo e muti sono i monumenti importanti della nostra identità che vengono bombardati a Teulada: nuraghi, menhir e altri monumenti identitari. Nessuno dice niente, tutto tace. Noi non possiamo neanche muovere un dito, perché siamo in zona SIC e se facciamo qualcosa distruggiamo il territorio, mentre i militari sono abilitati a colpire in tutti i modi i nostri monumenti identitari! Abbiamo il coraggio e la forza, in un dibattito serio con il Governo, per rivendicare le nostre necessità? Se non lo facciamo, possiamo venire qui, chiacchierare, presentare una bella relazione, dire come si è sviluppato il fuocherello a Capo Frasca, spinto da chissà quale vento e da quale aggeggio che è arrivato lì, poi qualcuno molto più attento va a vedere e scopre che ci sono anche degli aerei dismessi lasciati lì da tempo.
Bisogna stare attenti, non ci dobbiamo addormentare, non possiamo riprendere il circo che abbiamo abbandonato in altre circostanze utilizzando le bertucce o, come fanno altri, sostenere tranquillamente che magari come indipendentisti riusciamo a trovare soluzioni più vantaggiose per la Sardegna. Qui o siamo seri o la Sardegna veramente tornerà indietro anziché cercare uno spunto che possa favorire quell'innovazione, quella possibilità di ripresa, quello sviluppo e quell'occupazione che mancano. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Ha detto bene il presidente Pigliaru: chi governa deve governare interpretando anche le proteste di chi si aspetta soluzioni. Io credo che l'intervento svolto oggi dal Presidente sia stato un intervento storico, per la portata che potrà sviluppare rispetto al Governo centrale. Tanto è sentito il problema delle servitù, delle basi e dei poligoni militari che ringrazio la Giunta regionale per la sua presenza. Il problema è sentito oggi ed era sentito anche qualche mese fa, lo dimostra il fatto che proprio il 17 giugno 2014, unitariamente in quest'Aula abbiamo approvato un ordine del giorno che non faceva altro che dire alla Giunta quali devono essere le procedure e i comportamenti rispetto al Governo attuale e a tutti i Governi che si succederanno, dai quali mai potremo aspettarci gesti amichevoli. Il sentimento diffuso nel popolo sardo, come abbiamo detto, è un sentimento di assoluta contrarietà rispetto alla presenza delle servitù militari e proprio per questo noi dobbiamo seguire percorsi istituzionali che siano portati avanti con decisione e fermezza e che chiedano allo Stato italiano, in tempi certi, l'inizio delle procedure di dismissione e di riconversione dei poligoni militari. Il problema è tanto sentito e attuale che il Gruppo di SEL ha presentato una proposta di legge proprio sulla presenza in Sardegna delle basi e dei poligoni militari. Sappiamo benissimo che nella nostra isola sono presenti poligoni militari permanenti, come quelli di Capo Frasca, di Capo Teulada e del Salto di Quirra, poligoni occasionali come quello di S'Ena Ruggia a Macomer o poligoni a cielo aperto, come quelli di Iglesias e Cagliari, dove vengono effettuate esercitazioni. Tali poligoni, lo sappiamo, rappresentano il 61 per cento del complesso delle aree a tal fine destinate in tutto il territorio nazionale. Da oggi si volta pagina, da oggi si deve voltare pagina. Stiano tranquilli gli amici della componente sovranista e indipendentista di questa maggioranza che non saranno soli nelle istanze che vorranno portare avanti e nelle azioni che vorranno intraprendere perché le cose siano diverse da come sono state sino ad oggi. Ci saremo anche noi del Gruppo SEL alla manifestazione del 13 settembre a Capo Frasca, ci saremo se il Consiglio regionale deciderà di perseguire la via del referendum. Fra le venti firme di consiglieri regionali richieste le quattro firme dei componenti del Gruppo SEL ci saranno sicuramente, se dovessimo decidere insieme di andare in questa direzione.
Queste cose le avevamo già dette nell'ordine del giorno approvato a giugno e mi fa piacere che quel documento sia stato elaborato insieme a tutte le forze di questo Consiglio regionale, il che dimostra che questo problema è all'attenzione di tutti. Non voglio fare dietrologia, non voglio tornare indietro nel tempo e non mi interessa oggi dire chi ha iniziato le battaglie, chi le ha interrotte, chi non le ha portate avanti, mi interessa quello che ho sentito dire al presidente Pigliaru. Ribadisco che secondo me questo è davvero un momento storico, che finirà nelle pagine dei libri. Da oggi si apre una nuova storia nei rapporti del popolo sardo e della Regione autonoma della Sardegna con lo Stato centrale. Credo che questa volta riusciremo, tutti insieme, a significare quello che i sardi vogliono, a dimostrare quello che valgono e qual è la forza che essi possono e dovranno esprimere rispetto a questo problema, che sicuramente è di vitale importanza, come diceva il collega Sale, per il futuro del popolo della Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Signor Presidente, ho riletto anch'io, naturalmente, l'intervento dell'onorevole Mario Melis del 1981 e mi chiedevo che cosa sia cambiato da allora. Non è cambiato nulla in questi trentatré anni e neanche nei cinque anni della Giunta presieduta da Mario Melis, il quale sicuramente non ha lesinato impegno, non ha cambiato idea e ha lottato per liberare la Sardegna da queste servitù. Non vi è riuscito neanche lui da Presidente della Regione. Dopo trentatré anni, quindi, noi ci ritroviamo oggi a discutere esattamente nelle stesse condizioni di trentatré anni fa. La domanda è: perché in trentatré anni i sardi non sono riusciti a smuovere in nulla queste servitù? Non ho una risposta precisa, credo che nessuno l'abbia, però c'è una constatazione da fare: fintanto che noi sardi non saremo uniti, non saremo coesi, come diceva il Presidente, non otterremo proprio nulla; fintanto che ci saranno barriere che dividono anche i partiti indipendentisti, anche i partiti che si ispirano ai principi del sardismo, fintanto che ognuno combatterà guardando al proprio orticello, guardando al proprio campanile senza andare oltre, non caveremo un ragno dal buco; fintanto che i sardi non troveranno un motivo importante intorno al quale unirsi per superare gli steccati non cambierà nulla. Le elezioni regionali portano qui i leader nazionali, ma ciascuno di loro, si chiami Renzi, Berlusconi, D'Alema o Fini, viene qui a legittimarsi, a chiedere fiducia. I sardi gliela accordano, perché una volta vince il polo di centrodestra, una volta vince il polo di centrosinistra, di fatto però non cambia nulla.
Il destino dei sardi non cambierà mai finché essi stessi non ne saranno gli artefici. Chi può oggi dare un'opportunità di questo tipo? Credo che nella Conferenza sulle servitù militari, citata dal Presidente, i sindaci e gli amministratori dei territori che ospitano servitù militari debbano mettere in campo un progetto di riconversione insieme alla Regione; un progetto vero di sviluppo, un progetto nuovo, un progetto diverso, un progetto nel quale la gente si possa riconoscere. E ricordiamoci anche che c'è gente che non vuole che i militari se ne vadano, perché grazie alla loro presenza ha un lavoro sicuro, ha un reddito sicuro. Allora noi dobbiamo essere in grado, insieme ai territori, di scrivere un progetto di riconversione di queste aree, non possiamo non fare questo. Se non partiamo da un tale progetto, se non partiamo dall'unità che deve trovarci intorno a questo progetto, fra trentatré anni chi verrà dopo di noi troverà le stesse condizioni di oggi.
Io ho sentito la risposta quasi irridente del sottosegretario Gioacchino Alfano all'interrogazione dell'onorevole Michele Piras di SEL: lo Stato e le sue esigenze, prima di tutto. Rispondendo all'interrogazione Alfano snocciolava statistiche, diceva che non c'è un'incidenza elevata delle servitù in Sardegna. Ci ha trattati come numeri, come statistiche, che però non hanno nulla a che vedere con quello che è il nostro destino.
Allora io credo che dobbiamo andare oltre gli steccati che fino ad oggi ci hanno diviso, che fino ad oggi hanno obbligato i sardi a dividersi, e tutti dobbiamo riuscire a trovare con i territori un'unità d'intenti, perché questa è una battaglia che va combattuta insieme. Se non combattiamo insieme questa battaglia come sardi non riusciremo a vincerla. Aspetteremo un altro bombardamento da parte di tedeschi, israeliani, inglesi o di altri ancora, aspetteremo un altro evento eclatante, catastrofico. Trentadue ettari di territorio non dovevano essere bruciati dall'esplosione di una bomba, ma non otterremo nulla e ci saranno altri episodi eclatanti. Allora è necessario non abbassare assolutamente la guardia, ritrovare l'unità dimostrata con l'ordine del giorno approvato a giugno, ma dobbiamo essere più incisivi e più combattivi, dobbiamo essere veramente determinati stavolta, se così sarà, a scrivere una pagina storica, perché finora la storia è stata sempre uguale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Signor Presidente, di servitù militari e del problema delle servitù militari è da decenni che ormai la Sardegna è abituata a sentir parlare. È un problema che la coinvolge ed è stato oggetto in questi ultimi decenni di molti dei discorsi fatti in Consiglio regionale. Quello che nelle ultime ore sta accadendo è l'ennesimo segno dell'arrogante e illegale condizione che la Repubblica italiana impone alla nostra terra, una condizione che mette a rischio le nostre vite, la nostra salute, il nostro ambiente e la nostra economia. Come partito dei sardi siamo pienamente consapevoli che solo la costituzione dello stato sardo potrà superare questo ostacolo. Il problema adesso è un altro, è quello di ottenere risultati reali e concreti nell'immediatezza, in mancanza di sovranità; risultati concreti che non devono essere fatti - come li ha definiti l'onorevole Dedoni - da cerchiobottisti, ma che, in mancanza di sovranità e di potere in questa materia, devono determinare l'avvio del processo non più rinviabile di smilitarizzazione della nostra terra.
I passi finora compiuti dal presidente Pigliaru e dal nostro Governo, secondo noi del partito dei sardi, vanno in questa direzione e se qualcuno dovesse ritenere che questi siano ancora poco, l'unico modo per dare loro forza ed efficacia è quello di sostenerli in maniera unitaria, onorevole Carta, cioè con l'unità di tutti i partiti che mirano a questo progetto di smilitarizzazione, i quali devono concorrere tutti insieme per dare forza all'azione del Governo regionale, difendendo i diritti dei sardi davanti allo Stato italiano. Aiutare le nostre istituzioni a essere forti e legittimate ai tavoli dei negoziati significa dare una svolta alla vergognosa situazione delle servitù militari. È per questo che come partito dei sardi - e ringrazio gli amici di SEL per averlo già detto nei loro interventi - noi proponiamo una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se vogliono o meno la chiusura delle basi militari, così come abbiamo con il referendum sul nucleare, cioè un referendum con il quale i sardi possano esprimere il loro parere, che renda evidente la volontà del popolo sardo in questa materia e dia al nostro Esecutivo la necessaria spinta ad agire con sempre maggiore forza e determinazione nei confronti dello Stato. Ben vengano poi altre manifestazioni, oltre a quella già indetta a Capo Frasca, decidiamone i tempi e i modi e saremo sicuramente presenti anche noi.
Il lavoro di queste ultime settimane è servito solo a rafforzare la consapevolezza che le servitù militari, cioè la dipendenza da un potere assoluto contro il quale non si hanno garanzie e tutela, vanno eliminate e i fatti che si sono susseguiti negli ultimi giorni sono serviti a rafforzare, se mai fosse stato necessario, la consapevolezza che tali servitù vanno combattute e che le indicazioni di cui abbiamo discusso a giugno e che le sono state date, signor Presidente, devono essere portate avanti. Le porti avanti con fermezza, Presidente, e con la consapevolezza che il nostro apporto sarà sempre presente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.
ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Signor Presidente, un tempo indubbiamente le servitù militari erano più o meno necessarie in vari sensi, tra cui quello di pagare un dazio di guerra per l'alleanza fallimentare con Hitler, dazio studiato da Churchill già in tempo di guerra, come testimonia Lussu che si rifiutò, per questo motivo, di coordinare la partenza della lotta partigiana dalla Sardegna.
Per accedere agli aiuti del piano Marshall, fondamentali per ricostruire un Paese distrutto in gran parte dai cosiddetti alleati, l'Italia e il Governo guidato da De Gasperi dovettero obbedire, anche contro voglia, a molti ordini, tra cui l'esclusione dal Governo di Togliatti e dunque del più grande Partito comunista al mondo democraticamente eletto. In un quadro come quello della guerra fredda, la Sardegna, per la posizione strategica al centro dell'Europa e del Mediterraneo, è diventata una grande area strategica e, nel bene e nel male, ha dovuto ospitare queste servitù per il pericolo considerato sempre imminente di un nuovo e definitivo conflitto mondiale. Noi eravamo sotto l'ombrello protettivo del Patto atlantico e ci dovevamo difendere dal pericolo rosso, ma sicuramente se fossimo stati nel Patto di Varsavia le cose sarebbero andate allo stesso modo.
Quindi non cerchiamo tanto di capire se sia stato giusto o meno pagare un così pesante dazio, compito che lasciamo agli storici, ma concentriamoci su un altro fatto: oggi il clima è totalmente cambiato e tali servitù non hanno più alcuna ragion d'essere, tuttavia ancora oggi in Sardegna viene esploso, in tempo di pace, quasi il 70 per cento degli ordigni che brillano in Italia per attività di addestramento e sperimentazione di nuovi armamenti. È un peso eccessivo e profondamente ingiusto che noi sopportiamo e non ci si può arroccare dietro la tutela dei lavoratori, perché la Costituzione italiana ci insegna che lavoro e salute sono due diritti imprescindibili e i rischi derivanti dalle pericolose e non del tutto chiare attività che si svolgono all'interno dei poligoni militari ci rendono impossibile accettare di scambiare la salute per un lavoro. Inoltre dobbiamo tutelare i diritti di tutti quei lavoratori a cui i poligoni danneggiano le attività, in primo luogo nel settore agroalimentare e turistico. Dobbiamo comunque avere fiducia in questa lotta che questa nostra legislatura si appresta ad avviare come un novello Davide contro diversi Golia. Nel 1969 più di 3.500 abitanti di Orgosolo riuscirono, con una protesta non violenta, ma coesa e di massa, a impedire all'esercito italiano di installare nei pascoli di Pratobello un poligono di tiro. Nel 2004, inoltre, non era per niente scontato che gli americani avrebbero abbandonato La Maddalena, tuttavia quella battaglia fu vinta contro tutti, americani ed abitanti.
Anch'io come cittadino italiano sono stato chiamato a servire la patria in nome della difesa; da antimilitarista ho cercato di non partire, ma a 29 anni sono stato arruolato. Ho sparato con fucili Garand, con i FAL e con altre armi, ho lanciato bombe a mano, tutto questo in Piemonte, mentre in Sardegna venivano a sparare militari provenienti da altre ragioni, c'era una sorta di compensazione in tal senso. Passi la difesa, ma oggi in Italia si parla di industrie fiorenti degli armamenti e del service per provare armi di tutti i tipi. Tutto questo per lo Stato italiano rappresenta un'industria fiorente, sicuramente molto inquinante, al pari di altre industrie imposte nel nostro territorio. Noi diciamo che siamo contro tutte le industrie inquinanti, soprattutto quelle degli armamenti, che sono completamente fuori controllo. I militari hanno dimostrato, con l'evento di Capo Frasca, di non saper controllare neanche l'incendio di sterpaglie, figuriamoci se possono controllano la sperimentazione di bombe o altro che eserciti e aziende di tutto il mondo brillano nei poligoni di Perdasdefogu e Teulada!
Signor Presidente, alla mozione di giugno non c'è altro da aggiungere se non la richiesta di accelerare il processo di passaggio al demanio regionale delle aree dismesse, di non concedere più il nostro territorio alle aziende di service dello Stato italiano, di limitare le aree delle servitù militari parificandole a quelle delle altre regioni italiane, di controllare con i nostri esperti il tipo e il tasso d'inquinamento presente nei poligoni. Per concludere, tra i nostri clienti del service, stavolta nella base aeronautica di Lecce, c'è l'aviazione del Qatar, con una spesa media forse di 100 milioni all'anno. Non vorrei pensare, vista la concomitanza delle vertenze, che Renzi abbia voluto compensare in qualche maniera la nostra presa di posizione sulle servitù militari con l'ottimo affare del San Raffaele, come successe per lo scudetto in serie A del Cagliari...
PRESIDENTE. Onorevole Anedda il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Io non so quanta gazzosa bevano in Corsica, in Scozia o in Catalogna, so per certo che gli ideali di appartenenza e la storia mia personale e dell'area politica a cui appartengo dovrebbero oggi spingermi a essere il portavoce delle ragioni dello Stato italiano, della presenza militare in Sardegna e delle generali esigenze della difesa nazionale. Però per tanti motivi non lo farò, cercherò piuttosto di riportare la situazione ai fatti realmente accaduti, ai nodi politici delineati dal vergognoso incendio di Capo Frasca, di svelare le mistificazioni di certa parte politica e di un certo mondo, giustificate dalla necessità di rispolverare l'armamentario antimilitarista e di agitare una bandiera, oggi tanto di moda, per nascondere il proprio fallimento politico. Sembrerebbe infatti che la disoccupazione dilagante, le migliaia di cassintegrati e di soggetti che usufruiscono degli ammortizzatori sociali, la povertà crescente, la disastrosa situazione delle infrastrutture sarde e più in generale il ritardo storico dell'Isola sia determinato dalla presenza dei poligoni militari. Sembrerebbe che le armi di distruzione di massa siano state sostituite dalle armi di "distrazione di massa"! Però, per non scadere nelle impostazioni ideologiche e nelle visioni pregiudiziali, chiamo in aiuto i numeri, Presidente, che tanto le piacciono, perché se è vero che il 65 per cento delle servitù militari nazionali è in Sardegna è anche necessario ricordare che la presenza militare garantisce oggi circa 5 mila stipendi e che i 220 mila chilometri quadrati di servitù, che impedirebbero lo sviluppo dell'Isola, costituiscono lo 0,5 per cento della superficie complessiva isolana e solo il 4 per cento delle coste. E allora è possibile credere che questo 0,5 per cento sia quel toccasana capace di far ripartire l'economia isolana? È possibile scandalizzarsi per la presenza, all'indomani di un'esercitazione, di inerti e bombe in un poligono militare? Oppure qualcuno è convinto che nei poligoni si possa trovare una moltitudine di giovani aitanti dediti a pettinare le bambole?
Se questi sono i fatti, e a mio parere lo sono, non si può gridare un semplicistico "no alle servitù", ma occorre dire che il vero problema è rendere compatibili le esigenze della difesa nazionale con quelle dello sviluppo economico e sociale della popolazione. E non sono parole mie, ma sono parole di Mario Melis. Prima di chiedere, però, è opportuno ricordare da un lato le responsabilità di questo Governo e dall'altro le responsabilità nostre, iniziando magari da queste ultime, perché non possiamo certo nasconderci che tutti quei luoghi che abbiamo reclamato ai militari e che i militari nel corso dell'ultimo decennio ci hanno lasciato oggi sono sostanzialmente inutilizzati. La Maddalena e Monte Urpinu e Calamosca a Cagliari sono sostanzialmente aree senza uno straccio di progetto; se invece avessimo dimostrato di saper valorizzare certi paradisi oggi potremmo sicuramente presentarci al Governo con maggiore forza.
Pertanto, Presidente, le chiedo di aprire urgentemente un tavolo con le comunità locali per costruire progetti capaci di offrire reali alternative di sviluppo al territorio e dare risposte al dramma occupazionale, che è la vera emergenza di quest'Isola, ponendo particolare attenzione anche alle eventuali speculazioni consequenziali alla riconversione, e parlo di quelle legate alle bonifiche e agli eventuali investimenti immobiliari in alcune aree di cui tanto si parla. Bisogna tuttavia aver presente che la chiusura del poligono di Capo Frasca determina anche la chiusura della base di Decimo, ovvero la perdita di altri mille posti di lavoro. Dobbiamo anche avere l'onestà di dire che se il presidio antincendio dell'aeronautica fosse stato operativo a Capo Frasca oggi non saremmo qui, perché quell'incendio, come altre mille volte è successo, sarebbe stato spento dagli stessi militari. E allora veniamo alle responsabilità del Governo e del ministro Pinotti, che prima passa in rassegna le basi militari senza avvisarla, presidente Pigliaru, preoccupandosi di ciò che accade in altri contesti ben lontani dalla Sardegna, e benché suo collega di partito nemmeno l'avvisa di quanto accade a Capo Frasca, le fa inviare i mezzi della Forestale mentre continuano le esercitazioni, e poi non trova nemmeno il tempo per scrivere un tweet, attività in cui invece altre volte ha dimostrato una certa bravura, per chiedere scusa. Il Governo, in ossequio alla più rigorosa spending review, taglia sempre più spesso in periferia servizi essenziali e lascia inalterato lo spreco al centro. Ogni volta che si spara nei cieli e nei poligoni della Sardegna il Governo incassa fior di quattrini che solo in quantità irrisoria, in costante ritardo e con l'impossibilità di essere spesi, perché sono soggetti al patto di stabilità, ritornano sul territorio.
Allora il vero obiettivo non è dire no alle basi o pretendere l'interruzione delle esercitazioni per quattro mesi, ma pretendere subito quanto ci spetta per l'utilizzo del territorio, per indennizzare i comuni, gli allevatori, le marinerie, per esempio quelle di Arbus e Oristano, e tutte le attività produttive in parte danneggiate dalla presenza dei poligoni, senza vincoli di patto. Per questo, Presidente, devo constatare che fino ad oggi il suo richiamo alla leale collaborazione con il Governo non ha funzionato, anzi l'episodio di Capo Frasca dimostra la totale insensibilità dei suoi colleghi di partito nei confronti dei legittimi diritti dei sardi, insensibilità purtroppo avallata da molti esponenti del centrosinistra a Roma, mentre qua alcuni continuano a indossare la maglietta antimilitarista, e infatti là approvano il finanziamento della missione NATO in Ucraina. Presidente, il suggerimento che mi permetto di darle è quello di abbandonare la leale collaborazione soprattutto con chi non rispetta la parola data, di fare uso delle armi, convenzionali e non, anche per salvarsi dal fuoco amico dei suoi colleghi di partito d'oltremare. Dimostri coraggio, chieda a Renzi atti concreti, chieda al ministro Pinotti di dimettersi, perché quanto lei ci ha raccontato oggi è la testimonianza del vergognoso menefreghismo di questo ministro.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Anna Maria Busia. Ne ha facoltà.
BUSIA ANNA MARIA (Centro Democratico). Signor Presidente, signori colleghi, nel 2004 il Ministro della difesa tedesco, Peter Struck, aveva affermato che per completare il quadro di modernizzazione delle forze armate tedesche occorreva rivedere il numero delle basi in Germania e aveva stabilito che nel giro di cinque anni era necessario chiudere le 105 basi militari tedesche presenti nel territorio.
Queste stesse considerazioni le stiamo facendo in Sardegna da diverso tempo, però io credo che la data fondamentale sia quella del 17 giugno, perché è da quel momento che con un ordine del giorno unitariamente condiviso si è stabilito di portare avanti un programma di dismissione delle basi militari in Sardegna. Come ho anticipato in un comunicato stampa, il mio partito, il Centro Democratico Sardegna, ha una posizione particolare per rafforzare quel programma di dismissione, quell'azione vera che lei, Presidente, sta portando avanti, ponendo in essere una condotta che è quasi ai limiti dello sgarbo istituzionale (ricordo la mancata firma del protocollo d'intesa). La nostra posizione è chiara ed è assolutamente volta a sostenerla in questo programma di smantellamento delle basi, tenendo però conto di quanto ha osservato l'opposizione, e cioè che è necessario considerare le esigenze dei territori sui quali le basi insistono, tenere conto dell'occupazione e dell'indotto che deriva da quelle basi. Ecco perché, a mio parere, è fondamentale, come ha detto anche l'onorevole Sale, proporre un referendum popolare per consultare tutti i cittadini sardi. Io credo che sia notevolmente cambiata la sensibilità del popolo sardo in relazione a questa questione, ma non si può non tener conto di alcune particolari esigenze dei territori.
La questione del referendum consultivo riguardo alla questione delle servitù militari era già stata affrontata in passato. Giuridicamente lo strumento da utilizzare è quello della legge numero 20 del 1957, occorre quindi raccogliere diecimila firme, ma credo che se tutti noi ci impegniamo su questo punto riusciremo a portare avanti questa proposta e a sostenere così un'azione che deve essere del Presidente della Regione, del Consiglio regionale, ma anche di tutto il popolo sardo. Naturalmente, siccome sul referendum proposto nel 1988, che riguardava la zona e le basi di La Maddalena, aveva sollevato problemi la Corte costituzionale (era stato prima impugnato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e poi cassato dalla Corte costituzionale per un problema legato a conflitto di attribuzione), credo sia necessario formulare bene il quesito. Occorrerà una collaborazione fattiva tra il Consiglio e la Giunta per arrivare a proporre un referendum che sia satisfattivo, completo e inattaccabile da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, dato che l'interesse dello Stato in questa questione rimane e rimarrà. Troppi quattrini sono in gioco e non sono le poche briciole o i quattro soldi che lo Stato riconosce alla Sardegna e che poi vengono girati ai sindaci dei territori che subiscono un danno diretto dalla presenza delle servitù militari. Presidente, noi le chiediamo di invocare la trasparenza massima e assoluta nell'accertamento di queste risorse, esattamente come avviene in tutti gli altri Paesi europei. Le chiediamo, cioè, di accertare quanti denari la Germania e gli altri Paesi europei che si addestrano nei nostri territori, nelle nostre basi, pagano allo Stato italiano, per avere contezza di quanto effettivamente ci dovrebbe essere dato. Questa è una sollecitazione che le facciamo caldamente e che la preghiamo di valutare.
Inoltre, Presidente, siccome ritengo che la data importante sia quella del 17 giugno, perché prima di concreto nulla è accaduto, certamente non nel quinquennio precedente, la prego di valutare anche la possibilità che la Regione si costituisca parte civile nel procedimento penale sull'inquinamento di Quirra che è in corso presso il tribunale di Lanusei, perché la precedente Giunta si è completamente disinteressata di quella questione, non ha preso una posizione, non si è costituita parte civile, ha perso il primo passaggio e adesso è il momento in cui si aprirà il dibattimento, è il momento in cui verranno accertate le responsabilità di tutti gli ufficiali che, lo ricordo, sono stati rinviati a giudizio. A dispetto di tutti coloro che non credevano che quel procedimento sarebbe andato a buon fine, si è arrivati a un rinvio a giudizio, alla fissazione di un procedimento dibattimentale, e in quella sede la Regione deve costituirsi parte civile. Se la responsabilità penale verrà accertata, la Sardegna dovrà avere un risarcimento da parte dello Stato, sarà importante, perché è importante non soltanto la presenza, non soltanto la richiesta di risarcimento del danno, ma anche seguire un procedimento in cui la Regione potrà farsi parte attiva e non lasciare da soli coloro che hanno fatto il passo coraggiosissimo, e cioè le parti private, i poveri ammalati che si sono costituiti parte civile, i sindaci che hanno fatto questo passo coraggiosamente. Se poi riusciremo, e qui sollecito l'Assessore della sanità, a chiudere finalmente quello che non si è riusciti a fare in precedenza - certo non attribuisco a lei la responsabilità, troppo poco tempo ha avuto a disposizione -, se riuscissimo a chiudere anche la questione relativa al registro tumori forse riusciremmo ad avere dei dati definitivi che ci consentirebbero di avere una certezza, quella che viene raccontata dai medici, da chi sta sul campo e conosce bene la questione, e cioè che in Sardegna il numero degli ammalati di tumore, specie in determinate zone, è molto più alto rispetto al resto d'Italia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (PD). Signor Presidente, vorrei iniziare questo mio breve intervento facendo i complimenti innanzitutto al presidente Pigliaru per la determinazione con la quale sta affrontando un tema così delicato e importante per la Sardegna, soprattutto dopo cinque anni di silenzio, senza demagogia, come invece in questi giorni molti fuori da quest'Aula stanno facendo. Non mi dilungo sui costi diretti e indiretti delle servitù militari in Sardegna, ricordo solo che il 65 per cento delle servitù militari italiane ricade sui territori della Sardegna e le tre basi militari principali in Italia insistono sul territorio sardo. Siamo nel 2014, la guerra fredda è finita da tempo e quindi una presenza militare così forte nel nostro territorio può solo ed esclusivamente creare danni di carattere ambientale, paesaggistico ed economico.
Tutti questi fatti stanno purtroppo portando i sardi, nella loro interezza, senza distinzione di colore politico, a ritenere le servitù militari ormai anacronistiche, vista anche la palese ostilità con la quale essi affrontano questa particolare questione. Gli ultimi eventi verificatisi a Capo Frasca dimostrano la totale inadeguatezza del sistema militare presente nell'Isola. In questi anni, oltre a quelle già esistenti, si stanno costituendo di fatto altre servitù. Mi voglio riferire in modo particolare al poligono di tiro del lago Omodeo, al centro della Sardegna, in relazione al quale il Prefetto di Oristano e il rappresentante del Governo nazionale ormai da tempo emanano ordinanze mensili che vietano il transito alle persone e agli animali tutti i giorni, dalle 7 del mattino alle 13, tranne il sabato e la domenica.
Questo poligono è nato con l'istituzione ad Abbasanta della Scuola di addestramento di polizia, che per anni ha svolto un ruolo importante, e siamo convinti, come lo sono le istituzioni locali, che possa continuare a svolgerlo. Quindi non è in discussione la permanenza della Scuola di addestramento di polizia, ma è in discussione la necessità della presenza militare, dopo che per anni le amministrazioni del territorio e anche la Regione hanno investito cospicue risorse per cercare di dare una speranza a quelle popolazioni, individuando proprio il lago Omodeo come unica prospettiva di sviluppo. Riteniamo non sia più accettabile, dal punto di vista ambientale in modo particolare, che il lago Omodeo continui a essere sottoposto alla presenza militare, non più solo del Centro addestramento e istruzione professionale della polizia di Stato (CAIP) di Abbasanta, visto che sta diventando il luogo di esercitazione delle polizie municipali, delle compagnie barracellari e di altri rami militari.
Da anni, come dicevo, gli amministratori locali del Guilcier[PS2] [PS3] [PS4] e del Barigadu hanno individuato il lago Omodeo come unica possibilità di sviluppo per combattere il grave problema dello spopolamento. Finalmente si intravede un po' di luce, finalmente alcuni imprenditori stanno cercando di avviare la propria attività in quel territorio, ma saranno costretti a rinunciarvi per l'impossibilità di usufruire di quelle poche infrastrutture che in questi anni si era riusciti a creare. I sindaci del territorio si sono fatti carico di suggerire, in una conferenza di servizi col Prefetto e il Questore di Oristano, altri siti meno impattanti dal punto di vista ambientale, ma anche economico.
Presidente, la vorrei invitare a far sì che nel confronto con il Governo nazionale si trovi una soluzione anche per un problema come questo, che può sembrare di carattere locale, ma che rischia di determinare la morte dei nostri territori e di quel territorio in modo particolare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Marcello Orrù. Ne ha facoltà.
ORRÙ MARCELLO (PSd'Az). Signor Presidente, non credo sia superflua una premessa, in quanto voglio prendere le distanze da tutti coloro che in un momento molto complesso per l'Europa e per l'Italia approfittano dell'episodio sicuramente grave e intollerabile avvenuto a Capo Frasca per sparare a zero sulle forze armate del nostro Paese, soprattutto in un periodo come quello attuale che potrebbe portare a nuovi conflitti internazionali. Io sarei più cauto, eviterei dichiarazioni basate su un antimilitarismo fine a se stesso, di cui sicuramente non si sente il bisogno. Pertanto vicinanza e solidarietà, da parte nostra, alle forze armate di questo Paese.
Detto questo, ritengo che l'aspetto più grave e inquietante di quanto è avvenuto la settimana scorsa a Capo Frasca sia il fatto che il Governo nazionale per l'ennesima volta ha dimostrato in maniera inequivocabile la sua inimicizia nei confronti della Sardegna e dei sardi. Caro presidente Pigliaru - mi dispiace che non mi stia ascoltando -, quando lei nel mese di giugno si è rifiutato di sottoscrivere il protocollo con il Ministero io ho apprezzato la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza, peccato che nonostante ciò il ministro Pinotti e il Governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un'importanza pari a zero.
Presidente, lei oggi rappresenta tutti i sardi e in nome dei sardi dovrebbe chiedere ad alta voce, come già le hanno consigliato di fare altri colleghi, le dimissioni del ministro Pinotti, per la superficialità con cui gestisce un incarico così importante e soprattutto perché nell'ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità. La missione balneare del Ministro al poligono di Teulada, nel periodo di Ferragosto, senza che né il presidente Pigliaru né alcun altro rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo, che ha manifestato in pieno l'arroganza del Governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all'inizio di settembre, noncurante della mancata firma da parte della Sardegna del protocollo d'intesa con il Ministero sulle esercitazioni, e soprattutto fregandosene altamente del parere negativo fornito dal Comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni. Se a tutto questo si aggiunge che dagli uffici ministeriali, seppure in maniera informale, l'incendio di ventisei ettari di terreno intorno a Capo Frasca sarebbe stato definito "incendio di qualche sterpaglia", dobbiamo ammettere di trovarci di fronte a un'arroganza reiterata da parte di un Governo che, al pari dei precedenti Governi Monti e Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra. Questa arroganza grave e non più tollerabile merita una risposta forte e senza precedenti.
Presidente Pigliaru, le chiedo di difendere la nostra autonomia e di chiedere a gran voce le dimissioni del ministro Pinotti. Non è contro l'esercito che dobbiamo prendercela, ma contro un Governo nazionale accentratore e nemico della Sardegna e dei sardi.
Mi piace concludere ricordando le parole di Sergio Atzeni che richiamano tutti noi a fissare l'ordine d'importanza delle priorità: sono sardo, sono italiano e sono anche europeo. Sardi innanzitutto e prima di tutto e di tutti. Presidente Pigliaru, accetti questo consiglio: queste parole non le scordi mai. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Innanzitutto saluto i sindaci presenti tra il pubblico, perché da loro bisogna partire. Il nostro territorio è il territorio di tutti i sardi, ma è il territorio amministrato dai sindaci che sono sul posto e hanno il polso della situazione, di quello che effettivamente serve al proprio territorio. Dell'intervento dell'onorevole Truzzu, mi è piaciuto - e solo quello - il riferimento al fatto che noi dobbiamo richiedere la progressiva dismissione dei poligoni e delle servitù militari attraverso proposte concrete, cioè facendo presenti al Governo, e quindi allo Stato italiano, le nostre esigenze sul territorio. Pensare che dall'oggi al domani, dopo le migliaia di chiacchiere sprecate sull'argomento, si possa arrivare a una dismissione totale dei poligoni è una pura utopia che possiamo pure raccontarci, descrivendo da una parte i filogovernativi con la schiena bassa, che non rispondono, che hanno paura persino dei tweet del ministro Pinotti, e dall'altra gli eroi disposti ad affrontare qualsiasi cosa e a ottenere qualsiasi risultato. Ce lo possiamo anche raccontare, però alla fine il film è sempre lo stesso: abbiamo le stesse servitù, non abbiamo fondamentalmente il controllo del nostro territorio e procediamo in ordine sparso. Io credo che quelli che abbiamo fatto tutti assieme - tutti assieme - siano dei passi importanti che segnano il calendario necessario per portare avanti operazioni che portino risultati concreti.
Non vorrei infine trascurare l'importanza del fattore economico, che gli amministratori locali conoscono molto bene e che deve essere analizzato immediatamente e portato a compimento.
Chiudo dicendo, soprattutto alla minoranza, che qui ci rincorriamo nel cercare le responsabilità di questa situazione. Anche la mia famiglia nel 1400 era alleata degli aragonesi, abbiamo pagato la nostra colpa, ci abbiamo messo una pietra sopra e adesso siamo tutti a favore della nazione sarda. Da adesso in poi dobbiamo mettere un punto e andare avanti. Abbiamo un Presidente della Regione che ci rappresenta e che ci ha detto con onestà, credo, qual è lo stato dell'arte. Procediamo così con molta serenità e iniziamo ad affrontare tutti gli altri problemi che sono servitù sempre più odiose, a partire dalla burocratica servitù del patto di stabilità, che sta strangolando gli amministratori che rappresentano le nostre comunità nei territori. Sono servitù odiose per gli amministratori locali che hanno le risorse per fare le cose e non le possono utilizzare. Serve lo spirito unitario sulle grandi questioni, poi cando tenimos de nos iscudere za nos iscudimos.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Gli ultimi eventi di Capo Frasca rappresentano la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai colmo da tempo. I fatti accaduti negli scorsi giorni suonano come degli schiaffi alla nostra Isola per tutti i sardi e soprattutto per questo Consiglio regionale, che rappresenta tutto il popolo sardo. I dati che L'Unione sarda, con una campagna meritoria e puntuale, ha diffuso in questi giorni sono a dir poco inquietanti. In un Paese serio e civilizzato si può mai pensare a un Ministro della difesa che da turista decide di perlustrare i poligoni di Capo Frasca e Capo Teulada senza che le massime autorità regionali, in primo luogo il Presidente, ne siano minimamente informate? Ciò non è assolutamente tollerabile, è un'offesa a tutto il popolo della Sardegna. Un fatto del genere avrebbe dovuto suscitare l'indignazione di tutta la politica, con conseguente richiesta ufficiale di dimissioni del Ministro in questione e, badate bene, quando si sbaglia non c'entra l'appartenenza politica, che sia di destra o di sinistra. Gli eventi all'interno del poligono militare di Capo Frasca, con un incendio provocato dall'attrito di un proiettile contro le rocce e da alcune deflagrazioni visibili distintamente da terra e dall'elicottero, rappresentano una gravissima violazione del nostro incontaminato territorio, che ha nell'ambiente e nella natura il suo biglietto da visita per i vacanzieri. I giochi di guerra sui cieli della Sardegna non sono sicuramente un mistero, si pensi agli aerei che sorvolano giornalmente i centri di Villasor, San Sperate e Decimomannu, oppure alle situazioni che si sono più volte verificate all'interno del poligono di Quirra. Il popolo sardo è ormai stanco. Basta, la Sardegna non può e non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di mezzo mondo. I sardi per troppi anni hanno sopportato una convivenza forzata con le basi militari che occupano il territorio regionale e che hanno lo scopo di fare esercitazioni che deturpano l'ambiente, minacciano la salute dei sardi e beffano la loro dignità. È curioso, Presidente, che la Sardegna abbia il primato degli ammalati di SLA, di tumore, di talassemia, di leucemia, ed è probabile che ci sia anche un collegamento tra queste malattie e gli strumenti utilizzati nelle basi militari. Pensiamo, ad esempio, alle immagini che quest'estate hanno riempito le pagine dei giornali e dei social network, in cui venivano mostrati resti di munizioni e residui bellici nelle vicinanze di spiagge considerate dei paradisi terrestri, di cui, a seguito delle numerose segnalazioni, è stata addirittura vietata la fruizione, alimentando così il malcontento verso l'occupazione del territorio sardo da parte dei militari. Negli accordi stipulati tra gli anni '70 e '80 è previsto che le basi militari debbano anche occuparsi della bonifica dei siti ad esse destinati ma, come accennato in precedenza, questo non è mai avvenuto e tutto ciò è una vergogna, è un indecente insulto a un popolo che non può decidere, che non può governare e non può vivere nell'isola in cui è nato e risiede. Tutto questo è drammaticamente inaccettabile e sinceramente il mio orgoglio sardo mi impedisce di cercare scusanti o attenuanti per un'invasione che non porta benefici per la nostra regione. Infatti non sono altro che un'elemosina i finti indennizzi che ci vengono dati, che non coprono affatto i costi economici e sociali, le mancate opportunità produttive e lavorative, nonché i danni ambientali, basti pensare ai danni al sottosuolo, alle falde acquifere e quant'altro.
Vorrei riproporre un altro gravissimo tema legato alle basi militari: la pericolosità legata alle sostanze che vengono utilizzate negli esperimenti. Non sono poche le testimonianze di ex militari che hanno avuto problemi di salute molto gravi legati all'utilizzo di gas nervino e altre sostanze altamente nocive che venivano impiegate nei poligoni e che talvolta sono state riversate nei territori limitrofi. Anche in questo caso sarebbe obbligo dei militari occuparsi della bonifica, della messa in sicurezza e del ripristino ambientale. Ma, come sappiamo e come il caso di Capo Frasca ci insegna, nulla è stato fatto! Non possiamo non citare l'oscena e umiliante elemosina che il Ministro della difesa porge alla Sardegna con indennizzi di entità ridicola; è sotto gli occhi di tutti, per tutti i territori presidiati dai poligoni militari. Le ultime notizie, che mostrano chiaramente quanto siano poco rispettati i siti destinati alle basi, mi fanno percepire l'entità della cattiva amministrazione militare, che ha saputo sempre limitare, vietare e vincolare con grande pretesa tutte le attività antropiche nei pressi di tali aree e nel contempo non ha mai mostrato la minima volontà di rispettare una fetta di Sardegna, quella in cui le attività militari sono state ospitate. Ciò provoca inevitabilmente una grande delusione e un grande sconforto in tutti quei sardi dotati di un minimo sentimento di orgoglio per il luogo in cui sono nati e vivono.
Alla luce di quanto sopra enunciato e delle considerazioni di carattere economico, credo che la Sardegna debba immediatamente alzare la testa e promuovere azioni che facciano valere veramente le nostre istanze.
Presidente Pigliaru, signori Assessori, ci appelliamo a voi affinché iniziate a farvi sentire e mostriate orgoglio nel contribuire a gran voce a dire basta a uno scempio che ha già troppo danneggiato i sardi e la Sardegna intera. Presidente Ganau, valuti l'opportunità di convocare una seduta straordinaria del Consiglio regionale a Roma, in piazza Monte Citorio, invitando tutti i sindaci della Sardegna a manifestare il nostro disappunto nei confronti di uno Stato che è ormai patrigno. È il caso di progettare un piano per un utilizzo più funzionale delle piattaforme militari sul nostro territorio, prevedendo a tal fine compiti di studio e formazione dei giovani e facendo in modo che esse non siano più utilizzate come basi per esercitazioni a forte rischio né tanto meno come discariche di ordigni militari. Solo così potremo iniziare un nuovo percorso anche con il coinvolgimento delle popolazioni locali, che vedono nelle servitù militari un pericolo, ma anche l'unica occasione di lavoro per il futuro. Sono estremamente convinto che una seria pianificazione strategica territoriale possa aumentare le opportunità, il benessere e il pregio ambientale, se accompagnata da un forte orgoglio che accomuni tutti i sardi. Azioni di valorizzazione del territorio permetterebbero alla Sardegna e ai sardi di poter finalmente decidere quali politiche adottare per lo sviluppo di questi territori, che potrebbero farsi largo tra le numerose località turistiche già affermate, in quanto gran parte delle aree sottoposte al presidio militare gode di elevatissimi pregi ambientali e paesaggistici, sia costieri sia interni. Sono aree sicuramente fruibili e conosciute.
In conclusione, Presidente, come Gruppo UDC noi siamo pronti a fare fino in fondo la nostra parte di opposizione seria, responsabile e attenta alle esigenze del popolo sardo. Più che fare calcoli di bottega, colleghi della maggioranza e membri della Giunta, abbiate un sussulto, una nuova voglia di riscatto perché ne va del nostro bene più prezioso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Signor Presidente, rivolgo subito un plauso convinto al presidente Pigliaru per le posizioni espresse oggi e dopo l'incidente di Capo Frasca. Un plauso ancora più convinto per il fatto che all'incontro di oggi e alla discussione su questo punto, oltre alla presenza compatta della Giunta, ha voluto anche la presenza dei sindaci di ampie zone del territorio, a cui va naturalmente un grazie personale per la partecipazione.
I dati: 30 mila ettari di territorio sardo occupati dal demanio militare, 13 mila ettari gravati da servitù militari, escludendo spazi aerei e aree marine, e 80 chilometri di costa inaccessibili. È già stato detto che la Sardegna detiene il triste primato in Europa della Regione più gravata da servitù militari. Oggi la parola chiave nel dibattito su questo tema deve essere "consapevolezza" e bene ha fatto, quindi, il Presidente a portare la discussione nella sede del parlamento dei sardi, dove andrà verificata la coerenza dei Gruppi politici di maggioranza e di opposizione. L'esercizio di sovranità comporta responsabilità e consapevolezza nell'esercizio delle proprie funzioni; il percorso di sovranità della Sardegna passa anche attraverso la riduzione delle superfici gravate da queste servitù e la bonifica e messa in sicurezza dei territori per poterli recuperare a uso produttivo. Per questo Rosso Mori chiede che in forma unitaria si compiano tutti gli atti necessari per impegnare il Governo italiano alla progressiva dismissione dei gravami e all'attivazione degli strumenti economico-finanziari necessari per l'attuazione di un virtuoso percorso di riqualificazione e riuso. Lo chiedevamo da partito di opposizione, lo confermiamo da partito di governo. In particolare chiediamo di dare attuazione al cammino intrapreso a partire dalla mozione presentata al Senato l'8 marzo del 2012 (seduta numero 688), rafforzando quanto dichiarato dal presidente Pigliaru nella Conferenza nazionale sulle servitù militari del 19 giugno 2014, dove ha portato l'ordine del giorno del 17 giugno approvato all'unanimità da quest'Aula. Il Consiglio regionale della Sardegna compia un atto di sovranità, dia mandato al Presidente della Regione per chiamare a raccolta l'intero popolo sardo, i partiti, le associazioni e i movimenti al fine di contrattare con lo Stato italiano la presenza delle servitù militari nel territorio e impegnare il Governo: a predisporre la realizzazione, entro tre mesi, di un piano di progressiva riduzione delle aree della Sardegna soggette a servitù militari, di dismissione dei poligoni di Capo Frasca, Capo Teulada e di riqualificazione del poligono del Salto di Quirra; a procedere all'eliminazione di tutte le attività che risultino suscettibili di produrre danni gravi e irreversibili alla salute umana e animale; ad ampliare la finestra temporale libera da esercitazioni e a garantire il pagamento degli indennizzi al di fuori del patto di stabilità; a procedere alla bonifica e contestuale riqualificazione delle aree non più soggette a vincolo, garantendo la bonifica delle aree perimetrate ispirata a criteri di recupero e risanamento del territorio e il finanziamento per la progettazione e l'insediamento di attività alternative e di adeguato livello qualitativo. Per questo, oggi esprimiamo, come Rosso Mori, una netta condanna della decisione unilaterale e arrogante del Ministero delle forze armate di non tenere conto delle posizioni espresse in quest'Assemblea e ribadiamo convintamente il mandato al Presidente a continuare con la stessa forza, con la stessa autorevolezza e la stessa convinzione l'interlocuzione con il Governo e i vertici militari, pretendendo d'ora in poi il pieno rispetto delle decisioni che il popolo sardo prenderà in quest'Aula. Questo per noi è e sarà esercizio pieno di sovranità, da richiedere sin dalla prossima Conferenza regionale sulle servitù militari.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Signor Presidente, inizierò il mio intervento in modo inusuale, ricordando all'Aula quello che sta avvenendo in questi giorni tra la Scozia e l'Inghilterra. Presidente Pigliaru, tempo fa io ho apprezzato le sue parole, quando cioè ha detto che non esiste su certi temi un Governo amico, ma esiste un Governo con cui si trattano le posizioni, con cui si stipula un patto di lealtà reciproca, che le parti devono essere chiamate a rispettare. Purtroppo la congiuntura internazionale ci impone di non fare falsa demagogia. Sappiamo benissimo quali crisi politiche sono in atto a livello internazionale, ma non è scritto da nessuna parte che la Sardegna debba subire un gravame di servitù militari come quello attuale e non esiste da nessuna parte che la Sardegna debba continuare a subire la slealtà di Stato rispetto a questo tema. Bisogna purtroppo ridiscutere questo patto, perché i sardi ci stanno dicendo che è un patto che ci sta stretto, che ormai nessuno riconosce più lealtà da parte dello Stato.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE EUGENIO LAI
(Segue FENU MODESTO.) Allora bisogna chiedersi se in realtà ci sia la volontà di mantenerci in questa condizione, Presidente, di far sì che la Sardegna rimanga una piattaforma militare nel Mediterraneo, anziché essere trasformata in una piattaforma economica e di rapporti economico-sociali con i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, cosa a noi ben più utile. Allora c'è da chiedersi il perché degli svantaggi oggettivi che la nostra terra subisce rispetto al resto d'Europa, del fatto che il Governo italiano non si sia mai posto il problema di compensare questi svantaggi, di compensare la condizione che ci troviamo a subire.
Presidente, io ho sostenuto, a giugno, la sua posizione sul tema delle servitù militari ed è mia intenzione continuare a sostenerla, ma la mia paura, come pure la paura di molti sardi è che il nostro grido di dolore rispetto a quello che sta succedendo in Sardegna rimanga da questo Governo inascoltato. Mi dispiace che l'onorevole Sale sia andato via, c'è da chiedersi quali saranno le nostre azioni conseguenti, perché se lo Stato continuerà - e ho paura che questo si verifichi - a non voler ascoltare le esigenze del parlamento sardo e dei sardi, cosa faremo? I Sovranisti cosa decideranno di fare? Quale sarà la posizione che dovremo assumere nei confronti del Governo italiano? Queste sono le domande che ci dobbiamo porre e che tutti i sardi si stanno ponendo.
Io apprezzo la volontà espressa in Aula da alcuni consiglieri che mi hanno preceduto, quella cioè di chiedere ai sardi di esprimersi sul tema. Facciamo un referendum, sentiamo come la pensano i sardi, però, da questo punto di vista, impegniamoci per far sì che la volontà dei sardi venga rispettata. Vorrei concludere ricordando quello che ho anticipato: nel momento in cui è stato chiesto al premier inglese Cameron se avesse un piano rispetto alla volontà di autodeterminazione della Scozia…
PRESIDENTE. Onorevole Fenu, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi, come è accaduto in altre recenti occasioni e in particolare nel mese di giugno, ancora oggi discutiamo in questo Consiglio regionale di servitù militari, e lo facciamo in un momento straordinario per quanto riguarda la situazione internazionale. È infatti in atto una crisi importante in vaste piazze dello scenario proprio dei diversi luoghi del pianeta. In questo periodo i mezzi militari, attraverso la Nato e altri organismi, utilizzano ancora di più i nostri poligoni e il suolo di Sardegna per fare esercitazioni che si prolungano anche durante il periodo estivo, e questo desta grande preoccupazione. Così come ha destato preoccupazione quello che è accaduto a Capo Frasca l'altro giorno, peraltro niente di straordinario rispetto a quello che accadeva in altri tempi - dei quali magari se mi rimane qualche minuto dirò -, quando a governare la Sardegna c'erano altri Presidenti della Regione, ma certamente quella di Capo Frasca è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso o per meglio dire la scintilla che ha scatenato l'incendio di una polemica feroce e importante, della quale oggi questo Consiglio regionale si sta occupando.
D'altro canto, già nel mese di giugno noi abbiamo discusso questo argomento, e durante quella riunione del Consiglio abbiamo approvato un ordine del giorno che è assolutamente attuale, che racconta quello che è accaduto nel tempo in questa terra di Sardegna, delle servitù militari che sono state imposte nel nostro territorio già dalla fine della seconda guerra mondiale, a cominciare dal 1952. C'è una cronistoria che può essere raccontata anche sotto questo punto di vista. Parlo di un gravame importante: tre poligoni, due dei quali i più vasti d'Europa, servitù militari che occupano 13 mila ettari di territorio regionale, 30 mila ettari dati al servizio militare e 80 chilometri di costa inaccessibili.
Stiamo ai fatti, piuttosto che alla propaganda e alle questioni delle quali si sta discutendo, secondo noi, senza inquadrare i problemi, perché di gente che fa propaganda ne abbiamo un po' le scatole piene tutti quanti. E non è una questione di colore politico o di appartenenza partitica, ma è proprio che di gente che fa propaganda, che fa teatro ne abbiamo, ripeto, le scatole piene, perché di sceneggiate ne abbiamo viste tante, ma di risultati pochi. Qua c'è un Governo regionale che si è insediato da circa sei mesi, e che ha partecipato a una Conferenza nazionale sulle servitù militari, la seconda dopo trentatré anni, alla quale il Presidente della Regione ha partecipato con un mandato ben preciso da parte di questo Consiglio regionale, senza peraltro firmare il protocollo che il Ministero gli aveva sottoposto, per una ragione molto semplice: non era in linea con ciò che questo Consiglio regionale, in maniera unanime, aveva detto. Il Presidente della Regione oggi ha annunciato che si farà una battaglia precisa, importante, se il Consiglio regionale è d'accordo (e non può che essere d'accordo, naturalmente, su una strada come questa, al di là delle posizioni partitiche di ognuno di noi), a cominciare dalla seconda Conferenza regionale sulle servitù militari, che dovrà essere indetta a breve. È una cosa importante e questo Consiglio regionale deve prendere assolutamente l'impegno affinché le cose siano seguite nella maniera dovuta.
Si è detto che oggi non è una giornata nella quale fare polemiche ed è vero, ma credo che agli attacchi continui che provengono da questo centrodestra, che sulle servitù militari non ha una sua storia, non si possa non replicare. Sentire l'onorevole Dedoni intervenire sulle servitù militari in maniera così accorata e in camicia nera francamente lascia il tempo che trova. Mi permetta la battuta, onorevole Dedoni: intervenire così accoratamente sulle servitù militari indossando una camicia nera anche dal punto di vista figurativo lascia il tempo che trova!
Il centrosinistra ha una storia da questo punto di vista, in tempi recenti e in tempi passati. Nelle ultime legislature regionali gli unici risultati ottenuti sono quelli della Giunta guidata da Renato Soru e quelli che si stanno ottenendo adesso con la presidenza di Francesco Pigliaru. Altri risultati non ne ricordo. Ricordo la Giunta guidata da Mauro Pili, ho qua alcune stampe che i giornali di allora riportavano e alcuni ordini del giorno stampati su carta del Consiglio regionale di quel periodo.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO GANAU
(Segue COCCO PIETRO.). L'opposizione di centrosinistra era abbastanza vivace e predisponeva ordini del giorno per richiamare l'attenzione in particolar modo su alcune cose che accadevano a Villaputzu, Quirra e Perdasdefogu, dove missili impazziti andavano a finire a Gerrei, negli ovili, senza che il Presidente della Regione di allora, Mauro Pili, intervenisse per dire qualcosa. Campagna elettorale del 2004, Pili candidato presidente contro Soru: non una parola sulle questioni delle servitù militari nelle dichiarazioni programmatiche per presentarsi alle elezioni. E ancora nel 2003, sempre Pili nel fare il resoconto della sua attività di Presidente della Regione nel periodo 2001-2003 non dice una sola parola sulle servitù militari, nulla! Intervistato su queste questioni il sottosegretario Cicu - un altro che non mi pare affatto appartenere al centrosinistra - difendeva le posizioni del Governo.
A onor del vero, noi non abbiamo un atteggiamento di riverenza o sottomissione nei confronti del Governo, non abbiamo questo complesso, noi raccontiamo le cose in maniera assolutamente tranquilla. Qua c'è un Governo regionale che deve difendere gli interessi della Sardegna e non ci interessa affatto quale Governo vi sia a livello nazionale. Noi vogliamo che venga stipulato un patto di lealtà sulla base del quale andremo avanti in maniera leale e saremo corretti fino in fondo, il che non significa essere fedeli, ma essere leali sulle cose che vengono stipulate, perché noi rappresentiamo un popolo, rappresentiamo la gente, in questo caso per quanto riguarda le servitù militari.
Così non è accaduto negli anni passati, quando governava il centrodestra. È qua presente l'ex Presidente della Regione, Ugo Cappellacci: io non ricordo grandi risultati ottenuti nei suoi cinque anni di Governo. C'è stata poi da parte sua una svolta un po' sospetta, diciamo così, di sardismo spinto, che lascia il tempo che trova visti i risultati conseguiti nel periodo nel quale egli ha governato e vista la Sardegna che ci ha lasciato. Noi oggi intavoliamo un discorso molto chiaro con il Governo, che ha indetto, come ho detto prima, la Conferenza nazionale sulle servitù militari - la seconda che ci sia mai stata - e ha aperto un dialogo con noi. Noi non abbiamo siglato l'accordo perché non eravamo convinti, e non lo siamo tuttora, di quello che ci è stato proposto e continuiamo su questa strada. Ma per far questo non c'è bisogno di polemiche, badate, c'è bisogno di unità, se è possibile, naturalmente anche di critiche se non si condividono alcuni percorsi, ma c'è bisogno di una popolazione e di coloro che la rappresentano che siano in grado di difendere fino in fondo i propri interessi.
Io non sono un antimilitarista, non lo sono perché mi rendo conto delle ragioni di Stato e delle questioni che abbracciano la sicurezza nazionale, però mi rendo anche conto che la Sardegna ha dato tanto: tre poligoni che occupano tanta porzione di territorio sardo e che impediscono alle amministrazioni locali di quei luoghi di programmare lo sviluppo dei propri territori e della propria gente non sono assolutamente accettabili. Insomma, noi abbiamo dato e pretendiamo che per la creazione di poligoni militari siano individuate altre aree dell'Italia. Noi lavoreremo per questo, perché l'ordine del giorno del 17 giugno l'abbiamo siglato tutti insieme, e su questa strada proseguiremo.
Concludo dicendo che è stata indetta, nei giorni scorsi, un po' in sordina da parte di alcuni gruppi cosiddetti indipendentisti, un'assemblea simbolica per il 13 settembre a Capo Frasca. Io ritengo importante questa iniziativa, badate, perché i gesti simbolici che sembrano poco significativi hanno invece una portata non solo comunicativa, ma sostanziale davvero rilevante. Credo sia importante essere presenti, una nostra delegazione sarà certamente presente a quella assemblea, e quindi a nome del Partito Democratico dichiaro che noi sosteniamo assolutamente questa iniziativa e una nostra delegazione sarà presente a quell'incontro che, ripeto, si svolgerà nel pomeriggio di sabato 13 settembre a Capo Frasca.
Presidente Pigliaru, da parte del Partito Democratico ha tutto il sostegno per continuare sulla strada che ha tracciato. Io ritengo che vi sarà, presumibilmente in tempi brevi, ma comunque durante questa legislatura, la possibilità per la Sardegna di avere un riscatto rispetto a quello di cui si parla da tanto tempo senza che però fino ad oggi si sia ottenuto alcun tipo di risultato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ugo Cappellacci. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI UGO (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente della Giunta, signori Assessori, utilizzerò il tempo a mia disposizione per fare delle considerazioni che cercherò di indirizzare nel modo più obiettivo possibile. Non intendo fare polemica, non intendo sfruttare un argomento così importante per mere ragioni di visibilità, cavalcando l'onda del populismo o della demagogia. Intendo invece fare qualche riflessione seria. Questo è quello che penso, questa è la nostra posizione, e ovviamente non mancheranno delle critiche rispetto a quello che sta succedendo ma, presidente Pigliaru, cerchi di considerarle in modo costruttivo, così come costruttivo vuole essere il mio contributo su un tema così delicato.
E per cominciare a fare qualche considerazione sul momento storico che stiamo vivendo credo non ci sia lezione più istruttiva delle parole di una ventenne, Giulia Latorre, figlia di uno dei due marò ingiustamente abbandonati in India. Lo sfogo della ragazza, pubblicato sui social network, suona come una sentenza di condanna senza appello per la Repubblica italiana. Quello di Giulia è un grido contro uno Stato patrigno che abbandona i suoi cittadini; li abbandona sul fronte militare, ma li abbandona ogni giorno nelle battaglie del quotidiano, nella ricerca di un lavoro, nella ricerca di una casa o nel tentativo di crearsi una famiglia. È uno Stato che tradisce la Patria, la terra dei padri. È questa la grande crepa dalla quale dobbiamo partire, la voragine che si è aperta, la distanza tra l'apparato politico-burocratico, ormai avvolto nelle sue spire conservatrici, e la comunità, la Patria.
Il riferimento alle parole della figlia di un uomo in divisa non è casuale, ma serve per sottolineare il nostro approccio alla questione oggi in discussione in quest'Aula, approccio che è ben lontano dalle pulsioni antimilitaristiche di stampo ideologico, distanti anni luce dalla nostra cultura. Anzi cogliamo l'occasione per rivolgere ai militari il nostro sentimento di vicinanza per il loro impegno in difesa della Patria, per quello svolto in terra straniera, per portare conforto a terre tormentate dalla guerra o dai regimi antidemocratici. Credo che sia una precisazione doverosa, in un momento in cui abbondano politici arlecchini e trasformisti di ogni genere. La nostra rabbia, la nostra indignazione è tutta verso una politica e una burocrazia sorde alle richieste della Sardegna e ancora legate a vecchi pregiudizi che vedono la nostra terra solo come una base militare, come una Cayenna, come destinazione di qualsiasi operazione scomoda. Per noi la terra dei padri è prima di tutto la Sardegna e questo sentimento credo che accomuni l'intero Consiglio regionale, a prescindere dalle concezioni di nazione o di stato che possono ispirare le differenti formazioni politiche.
Per noi - abbiamo già avuto modo di ribadirlo in tante occasioni - la controparte non è qui dentro, non è la maggioranza di oggi o l'opposizione di qualche mese fa, ma il Governo romano, il Ministro della difesa, il cui comportamento purtroppo, ispirato alle vecchie logiche poc'anzi descritte, è in linea con quella viscida politica della pacca sulla spalla che dobbiamo respingere con sdegno. Mi si permetta di sottolineare che, a differenza della precedente opposizione di centrosinistra, che in passato non si è fatta sfuggire nessuna occasione, neanche la più tragica, per sollevare polemiche nei confronti della maggioranza di allora, non siamo andati alla ricerca del caso nei confronti del Presidente, ma abbiamo chiesto, com'era ed è naturale, le dimissioni del ministro Pinotti. Vedete, cari colleghi, il decreto che dà il via libera alle esercitazioni - e quindi anche all'incidente di Capo Frasca - reca la firma di Roberta Pinotti, la stessa Roberta Pinotti che durante l'audizione di giugno presso la Commissione difesa della Camera dei deputati ripeteva pappagallescamente: "rivedere, ridurre, ripensare". Fatto ancor più grave, si tratta di una firma arrivata dopo le richieste della Regione e il no del COMIPA. Ed è questo stesso Ministro che si è permesso di venire in Sardegna, snobbare il Presidente e passeggiare sulle servitù militari calpestando le istanze della Sardegna. Dopo l'incidente nessun cenno di rammarico, nessun cenno di scusa, perché il ministro Pinotti è una persona irresponsabile e come tale si comporta. Io spero che in Parlamento qualcuno presenti una mozione di sfiducia perché il pensiero che un dicastero fondamentale come quello della Difesa, in un momento così delicato per la Nazione, ma per tutto lo scenario internazionale, sia affidato a un simile ministro onestamente mi fa rabbrividire.
Presidente, con la stessa franchezza dobbiamo ricordare che l'episodio in questione dimostra anche che la questione sarda, che in questi mesi avete provato a nascondere sotto il tappeto di presunti buoni rapporti con il Governo, esiste in tutta la sua drammaticità, nella sua complessità, ha effetti drammatici sul quotidiano dei cittadini sardi e richiede da parte di tutti noi un atteggiamento consapevole, molto lontano dalla presunzione che possa essere colpa di una parte politica piuttosto che di un'altra e che possa essere solo una parte politica a risolverla. La questione sarda è ancora una ferita sanguinante della Repubblica sull'insularità, sull'energia, sui trasporti, sulle servitù militari, sulle risorse, su tutto ciò che crea una diseguaglianza tra i sardi e gli altri cittadini italiani, tra la Sardegna e le altre regioni. Se in passato abbiamo dovuto adire le vie legali per far valere le ragioni dei sardi, e lo abbiamo fatto anche verso Governi dello stesso colore politico, non è certo per capriccio, ma per abbattere i numerosi consueti muri di gomma dinanzi ai quali per decenni è stata annientata ogni aspirazione autonomista vera della Sardegna.
Cessate, quindi, questo atteggiamento di supponenza, questa andatura altezzosa da polli sultani, che sempre polli sono. Smettete di spacciare come forza quella che è, invece, un'accondiscendenza passiva verso le stanze dei partiti romani. Smettetela di fare i sardi maturi evoluti che guardano ai propri conterranei, che guardano ai componenti dell'opposizione con sufficienza, come a degli ingenui, additandoli come i fratelli poveri di cui vergognarsi, mentre si viene accolti tra gli arazzi romani con la verità in tasca. Abbiate il coraggio di stare dalla parte di questa trincea, dalla parte della Sardegna, di portare la bandiera sarda sempre e comunque sopra quella della fazione di appartenenza, del campanile e della categoria.
A questo proposito, Presidente, onestamente non comprendo del tutto lo scopo della riunione odierna. Sulle servitù militari quest'Assemblea si è già pronunciata nel mese di giugno, offrendo a lei e alla sua Giunta il più ampio sostegno ed esprimendosi in modo netto e dettagliato, e lei ha ripetuto chiaramente anche oggi che intende andare avanti sulla strada già indicata. Allora che cosa serve? Serve maggiore pressione? Dobbiamo andare a Roma a rovesciare le scrivanie di qualche notabile? Noi siamo pronti a sostenerla in questo, non si chieda però al Consiglio di fare la figura oscena del parlatorio che si pronuncia magari per approvare un nuovo ordine del giorno o per offrire scappatoie da responsabilità che ci sono e rispetto alle quali ancora non si vedono risultati. E non credo che possa essere un referendum a modificare quello che questo Consiglio ha già detto chiaramente, che sappiamo tutti, che conosciamo bene. Non vorrei che diventasse, invece, un motivo per diluire ulteriormente il brodo, per non andare a colpire il problema nel cuore. Non vorremmo che il metodo della trattativa fosse quello seguito per il patto di stabilità. Lo sapete, sono fortemente in disaccordo con voi. Ricordo una Giunta che, come dire, con il petto in fuori disse di aver rifiutato un accordo che prevedeva solo 400 milioni di euro in più e poco dopo si è presentata con un accordo che prevedeva 300 milioni in meno. Non vorremmo che il metodo fosse quello di una sorta di doppio binario: da un lato i proclami e i rifiuti di firmare e dall'altro le gomitate di complicità con il Governo. Non voglio fare dietrologia, ma il fatto che accanto agli incontri istituzionali si sviluppi un filone di incontri informali, ammessi solo una volta che altri ne hanno dato notizia, caro Presidente, non è in linea con quella trasparenza che lei rivendica e non è leale verso la maggioranza e l'opposizione, che le stanno dando un sostegno incondizionato su questo tema.
Sugli incontri che lei stesso ha definito informali, come quello avvenuto in viale Trento con il sottosegretario Rossi, mi sarei aspettato che nel suo lungo intervento cogliesse l'occasione per informare compiutamente i sardi, per capire cosa vi siete detti e di cosa avete parlato, invece niente di tutto questo. Non potete pensare di comportarvi come un avvocato infedele che prima raccoglie il mandato e poi va a condurre trattative separate con la controparte del suo cliente, svendendo le ragioni di quest'ultimo.
Presidente, la sua lettera al ministro Pinotti è qualcosa in meno e non in più rispetto alla volontà espressa dal Consiglio regionale. Il Ministro, lei dice, è da apprezzare perché risponde tempestivamente, ma di fatto dimostra di infischiarsene delle ragioni della Sardegna e l'accoglimento della richiesta di sospensione delle esercitazioni sino al 15 settembre suona tanto come una presa in giro, perché mi sa che è poco più che il tempo tecnico necessario per poter riprendere le attività ordinarie. Nella sua lettera al Ministro lei ha sorvolato su quelle che sono le gravi responsabilità politiche che sono alla base dell'incidente di Capo Frasca e sulla sordità di un Ministro della difesa che, seppure in politichese, dice che se ne sta infischiando delle ragioni della Sardegna.
Ecco, Presidente, se si intende usare l'Aula per scaricare la pressione mediatica, per liberarsi delle responsabilità, per giustificare il mancato ottenimento dei risultati, noi non ci stiamo. Presidente, per salvare la faccia al "Ministro delle missioni balneari" lei ha smentito, nel giro di ventiquattr'ore, il suo vice e perfino il Capogruppo del partito di maggioranza relativa. Quest'ultimo, a sua volta, le ha fatto fare una pessima figura, perché nei suoi tweet ha detto che eravate d'accordo fin dall'inizio circa le perlustrazioni che, dalle sue parole, invece, sono state oggetto di un chiarimento telefonico. Se l'atteggiamento è quello che traspare da questi episodi non è questa la strada, è una strada diversa da quella proposta dal Consiglio. Se lo scopo della riunione odierna è la ricerca di una toppa, noi non ci stiamo.
Presidente, vediamo invece l'aspetto positivo, quello costruttivo. Da questo incidente, che non è certamente il primo, può nascere qualcosa di buono per la Sardegna, potremmo trovarci dinanzi a un'occasione storica. Allora torni dal Governo con il mandato che il Consiglio le ha già conferito e chieda, con il necessario coraggio, l'immediato avvio del ridimensionamento dei poligoni e delle servitù militari. Lo faccia, continui a farlo senza accogliere o accettare nessuna via intermedia; rifiuti gli incontri informali, le trattative, le lettere interlocutorie scandalose e vada avanti in modo determinato. E che l'occasione sia storica lo dimostra, com'è stato detto da molti altri colleghi che sono intervenuti, il fatto che, guardando a quello che sta succedendo in Europa e a quello che potrebbe accadere tra pochi giorni in Scozia, sono il Governo, gli esponenti nazionali ad avere qualcosa da temere, non noi. E quello che essi hanno da temere può essere un effetto domino che in Sardegna potrebbe sfociare in una nuova stagione autonomista. Noi non staremo certo a guardare e le assicuro che metteremo sempre la terra dei nostri padri e dei nostri figli sopra ogni cosa. Veda, questo aspetto, Presidente, veda l'aspetto costruttivo, sfrutti anche questa forza, ma lo faccia in modo chiaro e determinato e in nome dei risultati. Torni in quest'Aula, mi auguro nel più breve tempo possibile, portando risultati, non programmi o processi in corso.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono altri iscritti a parlare, ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Signor Presidente, sarò molto rapido. Ho parlato per venti minuti nella mia introduzione, non c'è bisogno che ripeta i punti che ho già toccato e che mi pare che in gran parte condividiamo. Sono molto contento del fatto che il 17 giugno abbiamo approvato un ordine del giorno che ci indica una strada, un indirizzo che mi pare fosse fortemente condiviso allora e sia altrettanto fortemente condiviso oggi. Siamo qui perché c'erano delle informative da dare su un incidente grave ed era, credo, mio dovere poterne discutere con voi e aggiornare le prospettive che avevamo condiviso il 17 giugno.
Cosa vuol dire aggiornare le prospettive? Per esempio, il punto primo dell'ordine del giorno impegnava la Giunta regionale a porre come primo obiettivo nel quadro dei rapporti Stato-Regione la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale, ambientale e così via. Credo che su questo abbiamo fatto dei passi avanti e, almeno da parte nostra, si è parlato di questo obiettivo non come un'affermazione generale da qui a un punto indeterminato nel tempo, ma come un obiettivo di legislatura. Ci stiamo impegnando a portare avanti con la massima forza questa riduzione graduale dei poligoni militari in un arco di tempo chiaro, preciso. Questo è il nostro impegno, non possiamo garantire risultati, possiamo garantire la massima determinazione per vedere i poligoni ridursi nell'ambito del nostro arco temporale di governo e questa credo sia una cosa di cui valeva la pena discutere, al pari di altre cose di cui parlerò fra un attimo.
Onorevole Cappellacci, ho il sospetto che il suo intervento sia stato scritto prima del mio intervento e che siano state fatte correzioni inadeguate, perché credo che quello che ho detto oggi renda poco rilevanti alcune delle critiche che lei ha fatto. Per esempio, lei ha citato una lettera al ministro Pinotti dicendo che rappresenta un passo indietro. Ma quale passo indietro? In una situazione d'emergenza io ho fatto riferimento esattamente al punto h) dell'ordine del giorno che abbiamo condiviso, e cioè la sospensione delle esercitazioni militari nel periodo estivo dal 1° giugno al 30 settembre. Era mio dovere chiedere l'immediata applicazione di questo punto, data l'emergenza della situazione, al Ministro e al Governo italiano. Non c'è nessun passo indietro, c'è un passo esattamente in questa direzione. Ho detto che quella richiesta era anche una sollecitazione a un comportamento leale da parte del Governo come prerequisito per discutere poi di tutti gli altri punti di cui dobbiamo parlare, che sono ben citati in quest'ordine del giorno. Voglio anche dire che il ministro Pinotti ha certamente, dal mio punto di vista, fatto delle aperture. L'ho detto anche nelle telefonate informali che certamente si fanno tra i Presidenti di Regione e i ministri, in cui si dialoga, si discute, si ragiona su ciò che può essere fatto, ed è un pochino strano che si faccia grande scandalo del fatto che esistono dialoghi informali tra una riunione formale e l'altra. Per la verità gli incontri informali sono stati tutti declinati e conosciuti dalla stampa. L'incontro col sottosegretario Rossi era conosciuto benissimo ed è uno degli incontri che ho definito informali. In questi incontri di cosa si parla se non del fatto che abbiamo una strategia chiara data da quest'ordine del giorno? Si cerca di convincere con la massima forza possibile, prima informalmente e poi formalmente, che questa è la nostra strategia, che questi sono i nostri obiettivi e che noi in questa direzione vogliamo andare in tempi definiti, chiari, certi. Nient'altro che di questo si tratta. Il ministro Pinotti, il Ministero in generale e i comandi militari fanno certo fatica a capire qual è il clima che si respira in Sardegna rispetto alle servitù militari, ma io credo che, pur con questa difficoltà, con questo difetto di visione, che certamente dovrà essere superato nel tempo e anche rapidamente, il Ministro ha però fatto, se devo spendere una parola in suo favore, delle aperture che altri ministri dei Governi italiani fino adesso non avevano fatto. Certo sono aperture a parole, sono aperture che riconoscono la necessità di riequilibrare le servitù militari in Sardegna, solo però a parole. È nostro dovere controllare se a queste parole seguiranno dei fatti ed è questo che va verificato con la massima determinazione nell'interlocuzione istituzionale che continuiamo naturalmente ad avere.
Fatemi ricordare molto velocemente che oggi abbiamo discusso di un obiettivo di legislatura, un obiettivo che deve portare a dei risultati, come la riduzione dei poligoni in Sardegna, risultati che non sono stati mai ottenuti. Siamo quindi ambiziosi, siamo fortemente determinati a raggiungere un risultato che per decenni non è stato raggiunto. Credo che ci siano le condizioni, credo che ci sia la consapevolezza nel nostro popolo che questo è il momento di ottenere questi risultati e noi saremo al di là delle piccole polemiche che facciamo fra noi inevitabilmente in quest'Aula. Credo che lavoreremo tutti insieme per andare in questa direzione. Voglio essere più chiaro: quando parliamo di riduzione dei poligoni intendiamo la dismissione in tempi rapidi, come base della nostra richiesta in qualunque tavolo, del poligono di Capo Frasca, perché non riesco a immaginare perché non lo si possa dismettere in tempi rapidi, nonché il ridimensionamento prima e la dismissione poi del poligono di Capo Teulada, entro tempi anche qui non generici, perché parlare è facile, fare le cose invece è molto più difficile, ma noi vogliamo risultati. Questo è il punto. Ripeto, non possiamo garantire risultati, possiamo garantire la nostra collettiva determinazione, la nostra sintonia con sentimenti che nel popolo sardo stanno crescendo in modo molto rapido nella direzione dell'ordine del giorno che abbiamo tutti insieme approvato.
Penso che i tempi per ottenere queste dismissioni siano negoziabili, il punto di arrivo non lo è, ed è quello che abbiamo insieme contribuito a definire, ma io credo che per far prevalere le nostre ragioni dobbiamo essere sempre più seri e sempre più convincenti. Siccome abbiamo ragione, non dobbiamo avere timidezze, non dobbiamo avere paura di raccogliere dati, di generare dati, di rivelare verità che oggi forse sono nascoste a gran parte dell'opinione pubblica nazionale. Dobbiamo fare quello che ho citato prima, bisogna tradurre la nostra sete di giustizia in numeri, dati, analisi, confronti seri fra costi e benefici. Dobbiamo avere la nostra versione delle cose e deve essere una versione chiara, seria, documentata benissimo. Per questo ho invitato il Consiglio regionale a ragionare con noi sulla necessità di fare la seconda Conferenza regionale sulle servitù militari. Credo che questa potrà essere l'occasione per dare concretezza a una prospettiva che insieme abbiamo definito.
PRESIDENTE. Come da Regolamento la discussione si chiude con la replica del Presidente della Regione. Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio. Ricordo che domani, alle ore 13, si riunirà l'Ufficio di Presidenza, alle ore 15 sono convocati in Presidenza i Presidenti di Commissione e alle ore 17 e 30 si riunirà la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta alle ore 18 e 33.
[PS1]Si tenne nell'aprile del 1981, prima di quella nazionale del maggio dello stesso anno.
Allegati seduta
Risposta scritta a interrogazioni
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Lai sulla proposta di realizzazione di due centrali elettriche nei territori di Isili e Laconi e una doppia linea elettrica ad alta tensione da 150.000 volt che collega tali stazioni e che attraverserà il territorio di Nurallao.
Gli interventi richiamati nell'interrogazione in oggetto (...realizzazione di due centrali elettriche nei territori di Isili e Laconi e una doppia linea elettrica ad alta tensione da 150.000 volt...) fanno parte del procedimento di valutazione di impatto ambientale per il progetto «Procedura di VIA regionale ai sensi del D.lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. e della DGR n. 24/23 del 2008 e ss.mm.ii, per l'intervento: "Impianto per la produzione di energia elettrica e delle relative opere ed infrastrutture connesse da fonte rinnovabile eolica, sito a Nurri in località Corti Turaci e Taquara, della potenza nominale di 57000 kW". Proponente: ENSAR S.r.l. - Reg. VIA 27/11», la cui istanza è stata presentata dalla società ENSAR.
L'iter istruttorio è in corso e, nell'ambito dello stesso, saranno senz'altro esaminate anche le problematiche evidenziate nell'interrogazione medesima.
A tal proposito, si rammenta, infine, che l'iter prevede anche la convocazione di una Conferenza istruttoria, prevista nella prima decade di settembre p.v. (58)
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Truzzu sulla situazione degli idonei dei concorsi ARPAS.
In relazione ai contenuti dell'interrogazione in oggetto, si rimanda alla relazione dell'ARPAS trasmessa con nota n. 19830 del 15.07.2014 per una informativa generale sull'argomento.
In riferimento ai quesiti posti, si precisa che l'ARPAS è deficitaria di queste figure necessarie per lo svolgimento delle attività in capo all'Agenzia.
Per colmare le carenze dell'ARPAS si stanno valutando diverse possibilità che potranno tenere in debito conto l'opportunità di utilizzare le graduatorie aperte degli idonei dei concorsi pubblici espletati dall'ARPAS nel 2010 e mai assunti, di stabilizzare i precari beneficiari del contributo regionale Master and Back, con eventuale apposita norma regionale e fermi restando i limiti imposti dalle precedenti norme, nonché di attivare procedure di mobilità.
Si allega la relazione dell'ARPAS n. 19830 del 15.07.2014.
- nell'anno 2009 nel mese di Gennaio il primo Direttore Generale - dopo l'inquadramento in ARPAS ope legis del personale dei soppressi PMP, della Soc. Progemisa SpA in liquidazione, del Consorzio SAR Sardegna Scari e dell'ESAF - predispose gli atti per il reclutamento dall'esterno di 100 unità con svariati profili professionali;
- fino al mese di Maggio furono pubblicati i Bandi di una parte dei suddetti programmati concorsi;
- nel mese di Agosto 2009, con Determinazione n. 58 il Commissario Straordinario in carica revocò tutti i provvedimenti del Direttore Generale precedente con i quali si erano avviate le procedure concorsuali in argomento. Dei concorsi banditi non si era svolta alcun tipo di prova e le domande di partecipazione furono archiviate e custodite. Diversi concorsi non erano stati ancora banditi;
- Nel mese di Ottobre 2009, il nuovo Direttore Generale rettificò la suddetta DDG n. 58/2009,
ritenendo che le procedure concorsuali non fossero state revocate, ma solo sospese. Si ridiede immediatamente impulso alle procedure per l'assunzione a tempo indeterminato di periti industriali tecnici (chimici e biologi/naturalisti), laureati in chimica, in biologia e laureati in fisica/meteorologia. Le selezioni si sono tutte svolte nel primo semestre 2010;
- Parallelamente, mentre si svolgevano gli adempimenti concorsuali per le assunzioni a tempo indeterminato, l'ARPAS procedeva anche alla pubblicazione degli Avvisi per le selezioni legate al Bando Master and Back - percorsi di rientro 2009, indetto dalla Regione Sardegna, in base al quale la Regione offriva il finanziamento per 24 mesi per rapporti di lavoro a termine instaurati con laureati altamente qualificati grazie a percorsi di alta formazione post lauream;
- Nel mese di Giugno 2010 entra in vigore il D.L n. 78/2010 che "blocca" per gli anni di crisi il turn over e contingenta fortemente le spese per contratti di lavoro a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa;
- In esito ai 5 concorsi espletati, furono assunti i vincitori nel numero programmato e, nel contempo, entrarono in servizio con contratto a tempo determinato i vincitori della selezione riservata ai beneficiari del contributo regionale Master and Back/percorsi di rientro 2009,
- Dato il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego disposto a livello nazionale, ratificato anche in Sardegna dalla Giunta Regionale con Deliberazione n. 30/6 del 3/8/2010, l'Agenzia ha potuto proseguire legittimamente con i soli rapporti di lavoro a tempo determinato finanziati dalla RAS fino a giugno/luglio 2012;
- Al termine del periodo finanziato, l'Agenzia aveva la legittima possibilità di prorogare di un ulteriore anno i contratti di lavoro a termine (la Legge nazionale fissa in 36 mesi il limite massimo temporale per mantenere rapporti di precariato col medesimo lavoratore); la proroga è stata disposta nel 2012, quando è pur vero che le graduatorie dei concorsi erano già ampiamente perfezionate e in vigore, ma è altrettanto vero che la Finanziaria regionale 2012 (art. 4 comma 45 LR. n. 6/2012) consentì "Al fine di garantire il completamento del programma "Master and back - percorsi di rientro 2009", attuato presso gli enti e le agenzie regionali..." di rinnovare di un ulteriore anno quei contratti di lavoro. A tal fine, con successiva L.R. n. 12/2012 fu erogato per l'ARPAS un contributo straordinario vincolato per il finanziamento del nuovo anno di contratti per 14 unità di lavoratori altamente qualificati, che garantivano un'operatività così specializzata, anche se per un solo anno in più, da non poter essere comparata con l'apporto che avrebbero potuto garantire per un solo anno di attività unità lavorative totalmente da istradare, attinte dai concorsi pubblici esperiti nel 2010;
- A luglio 2013. quando i contratti di lavoro a termine giungevano a conclusione naturale, è stato possibile in virtù dell'art. 4 comma 4 del D.L 21/5/2013 n. 54 (c.d. Decreto del fare) -previo intervento delle OO.SS. territorialmente rappresentative - prorogare di ulteriori 6 mesi (fino al 31 dicembre 2013) i contratti a termine in parola (ormai divenuti 13, per le dimissioni volontarie anticipate di n. 1 laureato). Tutti i lavoratori hanno portato a termine il rapporto, giunto a conclusione alla definitiva scadenza naturale del 31 dicembre 2013;
- La norma invocata dell'interrogante on. Truzzu, vale a dire il D.L. n. 101/2013 che obbliga le P.A. a far ricorso allo scorrimento delle graduatorie valide dei concorsi espletati anche per eventuali necessità di assunzioni a termine, è stato emanato il 31 Agosto 2013, quando i "laureati ex Master and Back" avevano già iniziato l'ultimo semestre di lavoro.
Non rimane che evidenziare che tutte le norme di contenimento della spesa pubblica dettate dalla congiuntura economica sfavorevole, hanno stretto un laccio fortissimo proprio intorno alle spese di personale, bloccando le assunzioni, bloccando nel contempo l'esodo, bloccando il rinnovo della contrattazione collettiva, bloccando le crescite stipendiali, ecc.
Nulla è stato detto in tema di contenimento delle spese per appalti di lavori, forniture e servizi.
A parte la considerazione che è libertà dell'Amministrazione procedere alle esternalizzazioni dei servizi che possano essere svolti egregiamente in outsourcing senza nocumento del mandato istituzionale e che non è necessario avere in organico tutte le professionalità con abilità tecniche di settori specializzati (es.: manutentori delle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria, addetti al servizio di pulizia degli uffici, manutenzione degli impianti di climatizzazione, ecc.), nel perdurante divieto di assunzioni, proprio al fine di non giungere al blocco delle attività istituzionali, anche il servizio di prelievo dei campioni per il monitoraggio marino-costiero è stato appaltato. (68)
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Crisponi - Carta sull'esercizio di ricerca e perforazione nella Sardegna centro orientale.
In relazione ai contenuti dell'interrogazione in oggetto, si rappresenta quanto segue.
La società S.C.S. s.r.l. (con sede in via Marco Polo 2, a Nuoro), ha presentato l'istanza di verifica di assoggettabilità a VIA ai sensi del D.lgs. 03.04.2006 n. 152, e s.m.i, e della D.G.R. n. 34/33 del 7.08.2012, per l'intervento: "Permesso di ricerca Monte Sospile", ubicato nei comuni di Dorgali, Oliena, Galtellì, Orosei, Onifai, Loculi, nella provincia di Nuoro.
In data 21/03/2014 il Servizio SAVI della Direzione Generale della difesa dell'ambiente, in assenza di risposta a richieste di regolarizzazione della medesima istanza, con propria nota Prot. n. 7387 del 2/4/2014, ha invitato la società proponente a ritirare gli elaborati ed eventualmente a presentare una nuova istanza di verifica di assoggettabilità a VIA anche tenendo conto dei rilievi rappresentati dal Servizio Attività Estrattive e Recupero ambientale,
Pertanto, allo stato attuale non è attivata presso l'Assessorato della Difesa dell'Ambiente verifica di assoggettabilità a VIA in riferimento all'intervento in oggetto. Qualora venisse attivata, sarà esaminata con il massimo dell'attenzione e della cura al fine di consentire la tutela ambientale. (36)
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Sale relativa alla proposta di realizzazione di un impianto solare termodinamico a concentrazione da 55 MW elettrici denominato "Gonnosfanadiga", sito nei comuni di Gonnosfanadiga e Guspini, presentata dalla società intestataria Gonnosfadaniga Ltd, il cui progetto è sviluppato dalla Energo Green Renewables Srl.
In relazione a quanto richiesto al punto 1, dell'interrogazione di cui all'oggetto, si allega la nota del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), n. 4589 del 20.12.2013, che prevede per questa tipologia di Impianti in relazione al superamento della soglia dimensionale di 300MW termici la competenza statale.
Come si evince dalla nota del MATTM, infatti, in relazione alla dimensione e alla novità dell'impianto, sebbene il discorso normativo non sia chiarissimo, si è presa la decisione di sottoporre a valutazione di impatto ambientale nazionale il suddetto impianto prendendo come riferimento i MW termici del campo solare.
In riferimento alla moratoria, di cui al punto due dell'interrogazione, che può essere adottata nelle more della predisposizione del Piano energetico, si fa rilevare che la stessa non avrebbe rilevanza per gli impianti sottoposti a procedura nazionale.
Per quanto riguarda il Piano Energetico Ambientale nel caso di predisposizione da parte dell'Assessorato dell'industria, si terrà sicuramente conto delle problematiche legate alla predisposizione di impianti solari termodinamici.
Si fa rilevare che il Piano Energetico Ambientale approvato in via preliminare con Deliberazione della Giunta Regionale n.4/3 del 5:02.2014, attualmente in fase di adeguamento, contiene dei vincoli abbastanza rilevanti per questa tipologia impiantistica, come si può rilevare dalla nota n. 17384 del 25.06.2014, trasmessa dall'Assessorato dell'industria in relazione alla formulazione del parere sugli impianti solari termodinamici da 55 MWe, denominati Fluminimannu (Comuni di Villasor e Decimoputzu e Gonnosfanadiga (Comuni di Gonnosfanadiga e Guspini), ai fini dell'istruttoria che sta conducendo l'Assessorato della Difesa dell'Ambiente nell'ambito della VIA nazionale dei due impianti.
La nota citata del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare è agli atti del Consiglio. (42)
Risposta scritta dell'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica all'interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, sull'utilizzo dell'azienda agricola della Provincia di Sassari di proprietà regionale Surigheddu - Mamuntanas, abbandonata dal 1982.
In riferimento a quanto riportato nell'interrogazione in oggetto e a seguito degli approfondimenti effettuati, si dettaglia quanto segue:
La Giunta regionale, con deliberazione n.9117 dell'8 marzo 2006, modificando gli obiettivi politico amministrativi sottesi alle precedenti deliberazioni n.7/23 del 15 febbraio 2000 e n.3118 del 18 luglio 2000, ritenendo non più rispondente all'interesse pubblico della Regione la scelta della gestione in affitto trentennale dell'Azienda agricola di Surigheddu- Mamuntanas revocava le deliberazioni suindicate," nelle parti relative alla esclusione della possibilità di disporre l'alienazione dei compendi agricoli e alla mancata previsione di specifici parametri paesistici e ambientali cui correlare la qualità e la tipologia delle proposte di utilizzo e, comunque, nelle parti incompatibili con il presente provvedimento".
La Giunta, nella medesima delibera, prevedeva la possibilità dell'alienazione dei succitati compendi agricoli secondo il metodo dell'offerta economicamente più vantaggiosa a condizione che le proposte di acquisto dovessero:
1) contribuire a rafforzare l'utilizzo e l'immagine complessiva del sistema produttivo agro- alimentare del territorio di cui le Aziende di Mamuntanas e Surigheddu fanno parte, anche attraverso attività di natura didattica ed espositiva;
2) prevedere adeguate forme di tutela e di valorizzazione dei territori aziendali nonché di tutela e valorizzazione dei beni aziendali particolarmente significativi sotto il profilo storico- culturale, soprattutto per ciò che concerne il valore delle testimonianze delle attività produttive che, nel corso degli anni, hanno interessato i compendi agricoli di Surigheddu e Mamuntanas.
Il competente Servizio territoriale demanio e patrimonio di Sassari si è adoperato, quindi, per dare esecuzione a quanto stabilito dalla Giunta.
I compendi agricoli in argomento sono stati inseriti pertanto nel decimo programma quinquennale e nell'undicesimo elenco annuale di dismissione dei beni disponibili (deliberazione G.R. n.38/35 del 6.08.2009 approvato in via definitiva con deliberazione G.R. n. 48/12 del 27.10.2009).
Al fine di evitare di investire ingenti risorse pubbliche nella redazione dei necessari atti preliminari alla vendita, si è ritenuto opportuno attendere gli esiti del contenzioso aperto davanti alla giustizia amministrativa nel 2004 dai partecipanti alla gara per la concessione in locazione, indetta dall'amministrazione regionale sulla base degli indirizzi gestionali dettati dalla Giunta con le citate deliberazioni n.7/23 del 15 febbraio 2000 e n.31/8 del 18 luglio 2000.
Il contenzioso si è definitivamente concluso solo nel marzo 2014.
E' opportuno ricordare che, a partire dal 2009, il compendio in oggetto è stato interessato da un esproprio funzionale alla costruzione del collegamento veloce Sassari-Alghero, lotto 2; la realizzazione di quest'opera, di fatto, ha comportato la divisione in tre lotti dell'azienda di Mamuntanas con conseguente grave pregiudizio alle potenzialità produttive della stessa.
Per il citato esproprio è in corso il pagamento a favore della amministrazione regionale dell'indennità complessiva di € 466.355,00.
Il Servizio territoriale demanio e patrimonio di Sassari, al fine di procedere alla vendita delle aziende, dovrà effettuare una perizia di stima del più probabile valore di mercato delle stesse che tenga conto della nuova consistenza dei compendi, dovrà verificare l'eventuale interesse culturale, ai sensi dell'art.12 del D.lgs n.42/2004, dei fabbricati costruiti da oltre 70 anni, procedere alla regolarizzazione catastale dei fabbricati vetusti e infine redigere l'attestato di prestazione energetica relativo ai fabbricati.
E' necessario ricordare che negli anni corsi i compendi in argomento sono stati interessati da gravi e persistenti problemi di occupazione senza titolo. (84)
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Moriconi sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula.
In relazione ai contenuti dell'interrogazione in oggetto, si trasmette in allegato copia della nota prot 13389 del 19 giugno u.s., con la quale il Direttore del Servizio SAVI, in merito al progetto di cui trattasi, si è pronunciato sulla necessità di una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale di competenza regionale, da attivarsi su istanza della società proponente.
Tale intendimento è stato anche confermato dal direttore del Servizio SAVI nel corso della Conferenza di servizi tenutasi presso l'Assessorato degli enti locali, finanze e urbanistica in data 15/04/2014, nel corso della quale sono emersi degli elementi negativi che parrebbero portare alla bocciatura del progetto.
La richieste di cui ai punti 3 e 4 dell'Interrogazione saranno considerati in caso di una eventuale valutazione di impatto ambientale.
Allegato:
Oggetto: Conferenza dei servizi per Riqualificazione, messa in sicurezza e ampliamento dell'approdo turistico costiero di Calaverde - Comunicazione parere di competenza.
In riferimento all'oggetto, alle precedenti comunicazioni dello Scrivente di cui alle note prot. n. 3142 del 12 febbraio 2014 e n. 4506 del 3 marzo 2014, alla documentazione integrativa trasmessa dalla Società Proponente con nota del 18 aprile 2014 (prot. ADA n. 8921 del 23/04/2014), e alla convocazione di cui alla nota prot. n. 18717/1161 del 19 maggio 2014 (prot. ADA n. 10956 del 20/05/2014) del Servizio centrale demanio e patrimonio in indirizzo, si rappresenta quanto segue.
L'intervento, così come descritto negli elaborati progettuali, consiste nella riqualificazione e ampliamento del porto di Calaverde, in comune di Pula. La dimensione dello specchio acqueo in ampliamento è pari a circa 4,2 ettari; tale specchio acqueo risulterà racchiuso da due moli foranei, uno di sopraflutto della lunghezza di 420 m rivolto a scirocco e uno di sottoflutto della lunghezza di 120 m rivolto a libeccio (540 metri in totale). Entrambi i moli foranei andranno ad occupare aree attualmente libere da opere ed in particolare, il molo di sopraflutto si attesterà lungo un tratto caratterizzato da scarpata sub-verticale di natura alluvionale, il molo di sottoflutto si attesterà su un tratto di costa attualmente occupato da una piccola spiaggia sabbiosa di neoformazione. E' previsto un dragaggio dei fondali (volume stimato dei materiali da dragare pari a circa 77.000 m3). Gli interventi previsti in ambito portuale, possono essere fondamentalmente sintetizzati in tre:
1. rimodellazione di parte delle banchine della vecchia darsena preceduta dalla demolizione parziale dei moli frangiflutto destro e sinistro e da quella della testata delle due banchine e la contestuale realizzazione delle due ampie banchine destinate allo svolgimento dei principali servizi diportistici;
2. realizzazione del nuovo bacino portuale, del molo sopraflutto e sottoflutto, della banchina di riva, di quella intermedia, destinata alla gestione di quei servizi diportistici, più strettamente relazionati con l'utenza, e, in ultimo, della banchina atta a ospitare le grandi imbarcazioni;
3. sistemazione dell'area attraverso la modellazione del terreno e delle scarpate, sistemazione del verde, realizzazione dello stradello panoramico, sistemazione delle aree a parcheggio, realizzazione di rivestimenti lapidei dei muri di contenimento esistenti.
Rispetto all'intervento sottoposto a procedura di VIA conclusasi con Deliberazione n. 34/54 del 29 ottobre 2002,
- le dimensioni dello specchio acqueo interessato: dall'ampliamento, che nel progetto attuale è pari a 4,2 ettari mentre nel vecchio progetto era pari a circa 4,7 ettari. Inoltre l'area interessata dall'ampliamento dello specchio acqueo è in parte differente e nel progetto attuale interessa marginalmente la prateria di poseidonia Oceanica antistante l'area d'intervento, mentre nel vecchio progetto il bacino in ampliamento interferiva in maniera significativa con la stessa prateria;
- le dimensioni dei moli sopraflutto (420 metri in luogo dei 360 metri del vecchio progetto) e sottoflutto (124 metri In luogo dei 180 metri del vecchio progetto). Inoltre, nel progetto del 2003 era presente un muro paraonde di dimensioni pari a 150 metri. Oltre alle differenti caratteristiche geometriche i moli differiscono anche per la loro configurazione rispetto alla linea di riva.
Stante la sostanzialità delle suddette modifiche in termini di impatti sull'ambiente, si ritiene che il progetto in esame, in quanto:
- ascrivibile alle categorie di cui ai punti 10 (Porti turistici e da diporto quando lo specchio d'acqua è superiore a 10 ha o le aree esterne interessate superano i 5 ha oppure i moli sono di lunghezza superiore ai 500 m) e 30 (Ogni modifica o estensione dei progetti elencati nel presente allegato, ove la modifica o l'estensione di per sé sono conformi agli eventuali limiti stabiliti nel presente allegato) dell'Allegato A1 alla DGR 34/33 del 2012;
- differente da quello sottoposto a procedura di VIA conclusasi con Deliberazione n. 34/54 del 29 ottobre 2001,
deve essere sottoposto a una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale di competenza regionale, da attivarsi su istanza della Proponente secondo le modalità specificate dall'Allegato A alla DGR 34/33 del 2012.
L'Ufficio è a disposizione per eventuali chiarimenti.
Il Direttore del Servizio
Gianluca Cocco (88)
Risposta scritta dell'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica all'interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Moriconi sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula.
Per quanto attiene all'interrogazione in oggetto e a seguito degli approfondimenti effettuati, si evidenzia quanto segue.
In data 20 marzo 2013 la Società Calaverde s.r.l. ha presentato all'Amministrazione regionale un progetto preliminare finalizzato alla riqualificazione, messa in sicurezza e ampliamento dell'approdo turistico costiero di Calaverde, ubicato in località Santa Margherita di Pula, in regime di project financing.
Con la deliberazione della Giunta regionale n.24/22 del 27 giugno 2013 il Servizio Centrale Demanio e Patrimonio è stato incaricato di avviare il procedimento di cui all'art. 163, comma 19, del D.lgs. 163/2006.
La Conferenza dei Servizi tenutasi in data 14 febbraio e 3 marzo u.s., dopo l'analisi della documentazione presentata dalla Società in argomento, ha fatto proprie le richieste di integrazioni, approfondimenti e chiarimenti formulate dai diversi enti coinvolti.
Il 18 aprile e il 13 giugno u.s. la medesima Società ha integrato la documentazione presentata a corredo della propria istanza.
Lo scorso 15 luglio si è svolta l'ultima Conferenza di Servizio volta a verificare la completezza delle integrazioni/chiarimenti e a raccogliere tutti i pareri tecnici necessari alla valutazione finale del progetto preliminare.
Tale Conferenza si è chiusa con parere negativo.
Il relativo verbale è stato inviato ai soggetti interessati e a breve la relazione del RUP sarà trasmessa al competente Servizio demanio e patrimonio che provvederà con propria determinazione a dichiarare la chiusura del procedimento.
Si precisa, infine, che il parere negativo del progetto preliminare è assorbente della dichiarazione di pubblica utilità prevista nell'art. 153, comma 19. (88)
Risposta scritta dell'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione all'interrogazione LEDDA sulla procedura avviata dalla Direzione del personale a seguito dell'accertata non congruità del contratto applicato al Direttore generale dell'Ente regionale per il diritto allo studio di Sassari.
Facendo seguito ad una precedente interrogazione dei consiglieri Lotto e Manca G., che chiedevano di interrogare l'Assessore regionale degli Affari generali, personale e riforma della Regione riguardo l'opportunità di verificare se il contratto applicato al Direttore generale dell'Ersu di Sassari fosse congruo, la Direzione del Personale aveva esaminato le procedure e gli atti adottati dall'ERSU e dopo aver rilevato la sussistenza di diverse situazioni irregolari le ha segnalate alla Presidenza dell'ERSU affinché lo stesso Ente provvedesse a "porre in essere tutte le azioni necessarie per la rimozione degli atti... non conformi alla normativa (nota n. 14964/RIS del 6 giugno 2014).
Con l'interrogazione in oggetto si chiede di conoscere se la rimozione degli atti comporti il recupero delle differenze stipendiali e, nel caso che la procedura non fosse stata avviata, se non si ritenga di dover provvedere al recupero di quanto indebitamente versato dalle casse regionali.
Rispetto a ciò si evidenzia che la Direzione del Personale non ha poteri per intervenire in via diretta in quanto tale tipologia di atti non è tra quelle soggette a controllo di legittimità; si tratta, infatti, di meri atti di gestione adottati nella piena autonomia dall'Ente competente.
Allo stato, ed in attesa dei provvedimenti del Consiglio di Amministrazione, il Direttore generale dell'Ersu ha richiesto al Presidente dell'Ente, ai fini cautelativi, che venisse sospesa l'erogazione del trattamento economico a lei attribuito eccedente quello "ordinariamente previsto dal CCRL per i direttori generali interni dell'Ente" (nota n. 0005387/14 del 12 giugno 2014); si è, peraltro, riservata di presentare le proprie controdeduzioni rispetto a quanto evidenziato dalla Direzione generale del Personale con la citata nota n. 14964/Ris.
È chiaro che, accertata l'irregolarità del trattamento economico attribuito al Direttore generale dell'Ente, da parte del medesimo Ente si dovrà procedere anche al recupero delle differenze stipendiali percepite dalla dirigente nei tre anni precedenti.
A tal fine però deve attivarsi un procedimento amministrativo, con le garanzie che il medesimo prevede; in questa fase l'Assessorato può esclusivamente sollecitare la Presidenza dell'Ersu per la definizione della situazione. (104)
Risposta scritta dell'Assessore della difesa dell'ambiente all'interrogazione RUBIU sui danni provocati dagli incendi estivi in diverse parti dell'Isola, tra il 19 e il 20 luglio 2014.
In relazione ai contenuti dell'interrogazione in oggetto, e in seguito agli elementi di risposta 'Sui danni provocati dagli incendi estivi in diverse parti dell'isola tra il 19 e il 20 luglio 2014", della Direzione generale del CFVA, pervenuti con nota n. 53023/2014 del 6 agosto u.s., si precisa quanto segue:
Punto a) dell'interrogazione:
- i danni provocati finora dagli incendi nel corso del 2014 sono ancora in fase di stima, tuttavia, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i dati disponibili evidenziano una drastica riduzione delle superfici percorse e dell'estensione dei soprassuoli forestali interessati;
- gli interventi dei mezzi a terra, degli elicotteri regionali e dei mezzi nazionali sono sempre stati tempestivi, e ciò ha permesso di contenere i danni. Non risultano ritardi negli interventi neanche nelle giornate del 19 e 20 luglio, nonostante si siano verificati complessivamente 80 incendi;
- dall'analisi dei dati, nonostante l'elevato numero di incendi, superiore a quello dello scorso anno nel periodo di riferimento, risulta una riduzione della superficie media per incendio del 70% rispetto alla media del periodo 2000-2013:
periodo num. superfici (ha) sup/ince (ha)
(al 28 luglio)
media 2000-201 3 1.303 11.399 8,75
di cui 2.965 (bosco) e 6.434 (non bosco)
2014 1.980 5.443 2,75
di cui 1.292 (bosco) e 4.151 (non bosco)
Il numero degli interventi con mezzo aereo si è ridotto del 60% rispetto alla media decennale, con una riduzione del 40% delle ore di volo;
- lo Stato ha potenziato la flotta aerea con un ulteriore Canadair nel periodo di maggior rischio e ha ridotto i tempi di intervento a circa 50 minuti dal momento della richiesta di concorso aereo, rispetto alle 2 ore e 30 minuti degli anni passati.
Punto b) dell'interrogazione:
- pur manifestando la solidarietà con le popolazioni colpite dagli eventi, si ricorda l'obbligo dell'utenza del territorio a provvedere all'auto protezione dei propri beni sancita dalle prescrizioni regionali antincendio,
- si sottolinea inoltre che la Legge 21 novembre 2000, n. 353 "Legge-quadro in materia di incendi boschivi", articolo 10, vieta il cambio di destinazione dei boschi e pascoli percorsi dagli incendi e non consente la spesa di risorse pubbliche per il rimboschimento e le opere di ingegneria ambientale.
Punto c) dell'interrogazione:
- in relazione all'auspicato coinvolgimento dell'Esercito, si ritiene che all'attualità, per il tipo, la localizzazione e la complessità degli interventi di spegnimento degli incendi boschivi e rurali, tale eventuale supporto non possa determinare una maggiore efficacia delle azioni di lotta AIB.
Punto d) dell'Interrogazione:
- un eventuale aumento delle risorse finanziarie a favore degli Enti locali, potrebbe consentire di attuare al meglio le misure di prevenzione e di lotta contro gli incendi solo se orientate alla messa in sicurezza delle aree di interfaccia e non per la creazione di un'effimera aspettativa di generica occupazione "antincendio", fonte in passato di forte competizione e di tensioni sociali talvolta sfociate in un aumento del numero degli incendi.
Rimanendo a disposizione per ulteriori eventuali chiarimenti, si porgono distinti saluti. (109)
Risposta scritta dell'assessore della Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio all'interrogazione Carta sulla concessione degli spazi finanziari ai comuni colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013.
Con riferimento al terzo punto dell'interrogazione, si fa presente che la LR n. 16/2010, in attuazione dell'articolo 77 ter, comma 11 del D.L n.112/2008, disciplina il patto di stabilità territoriale regionale.
In particolare, secondo il disposto della legge richiamata, la Regione può ridefinire gli obiettivi dei singoli enti locali, che ne facciano richiesta:
- effettuando le opportune compensazione tra enti locali ("patto orizzontale")
- incrementando la capacità di spesa complessiva di comuni e province, tramite la cessione di quote del proprio obiettivo programmatico ("patto verticale").
La legge regionale, all'articolo 3, elenca inoltre, in ordine di priorità, le esigenze degli enti alle quali dare maggior rilevanza nella valutazione di rideterminazione degli spazi finanziari. Tra queste, al punto 4, sono indicati anche "interventi legati a situazioni di emergenza, di cui non è già prevista l'esclusione ai sensi della normativa statale vigente".
Si reputa pertanto che le richieste dei comuni colpiti dall'alluvione e non agevolati dalla normativa statale possano essere accolte in sede di attivazione del patto territoriale.
Si segnala tuttavia una criticità, con riferimento ai termini entro i quali il disposto della legge regionale può essere attivato.
Al riguardo, si evidenzia che l'articolo 6 della legge regionale, nella sua formulazione originale, prevedeva che i comuni trasmettessero le richieste alla Regione (Assessorato Enti locali) entro il 30 settembre di ogni anno. Tale norma è stata impugnata dal Mef, in quanto incompatibile con i termini previsti dalla normativa nazionale e in particolare dall'articolo 1, commi 140 (patto verticale) e 142 delle legge 220/2010 (patto regionale orizzontale), che, alla data del ricorso, erano fissati al 30 giugno di ogni anno.
Tali termini sono stati successivamente modificati dalla normativa nazionale e attualmente sono fissati rispettivamente al 1 marzo e al 31 ottobre.
La Corte costituzionale ha accolto il ricorso del Mef e dichiarato incostituzionale la norma regionale, richiamando esplicitamente solo il secondo dei due termini sopra riportati, quello entro il quale gli enti locali comunicano alle regioni le esigenze ai fini del patto regionale orizzontale (compensazioni tra comuni), attualmente fissato al 31 ottobre.
Tuttavia la Corte dichiara in via generale che "non è consentito alle Regioni, ivi comprese quelle ad autonomia differenziata, modificare i termini per la trasmissione dei dati relativi alla verifica del mantenimento dei saldi di finanza pubblica" in quanto si creerebbero "difficoltà operative e incompletezza della visione d'insieme, indispensabile perché si consegua l'obiettivo del mantenimento dei saldi di finanza pubblica".
Da tali affermazioni di principio si deduce che anche il termine per la cessione di spazi finanziari della Regione agli enti locali debba essere allineato con le scadenze previste dallo Stato.
In conclusione mentre è indubbio che la Regione sia nei termini per l'attivazioni delle disposizioni della LR 16/10, con riferimento alle rimodulazioni dell'obiettivo tra enti locali, si reputa che l'attivazione del patto verticale, oltre i termini previsti dalla normativa statale, non sia conforme alla sentenza richiamata.
Si segnala tuttavia che nel protocollo sottoscritto il 21 luglio, il Ministro dell'economia e delle finanze si è impegnato a concedere la riapertura del termini per l'attivazione del patto verticale, come più volte richiesto dalle regioni.
il direttore del servizio
Giuliana Manis (115)
Risposta scritta dell'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica all'interrogazione Carta sulla concessione degli spazi finanziari ai comuni colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013.
Per quanto concerne l'interrogazione di cui all'oggetto, a seguito delle verifiche effettuate si esplicita quanto segue:
La legge regionale 19 novembre 2010, n.16, che disciplina il patto di stabilità territoriale degli enti locali, prevede la rimodulazione degli obiettivi dei singoli enti e gli interventi regionali compensativi (articoli 3 e 4). In particolare, l'art.3, comma 3, stabilisce che le richieste di peggioramento del saldo obiettivo trasmesse dagli enti locali sono valutate secondo dei criteri, tra i quali figurano, al punto 4, "gli interventi legati a situazione di emergenza, di cui non è già prevista l'esclusione ai sensi della normativa statale vigente".
Ciò premesso, occorre evidenziare che alla data odierna, relativamente all'esercizio in corso, la legge regionale 16 del 2010 risulta inapplicabile in quanto i tempi per l'applicazione del patto regionale verticale sono scaduti il 15 marzo 2014. Sebbene l'art.6 della suddetta legge regionale preveda tempi diversi da quelli statali, si rammenta che la Corte Costituzionale8 con sentenza n.229 del 19-22 luglio 2011 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di tale norma.
Si fa presente, tuttavia, che nell'ambito del Protocollo di impegni per i pagamenti della pubblica Amministrazione sottoscritto il 21 luglio 2014 tra il Ministro dell'Economia e Finanze, la Conferenza delle regioni, l'Upi, l'Anci, la Confindustria, l'Abi, la Cassa .depositi e prestiti e le associazioni delle imprese, si è convenuto di "promuovere un'iniziativa volta a posticipare i termini previsti per il patto orizzontale fra le regioni e per il patto regionale verticale al fine di consentire il pieno utilizzo di eventuali spazi finanziari sul patto di stabilità interno 2014 e accelerare così il pagamento dei debiti di parte capitale degli enti locali a favore delle imprese.
Si auspica, pertanto, anche in virtù dell'Accordo sottoscritto il 21 luglio 2014 tra il Ministro dell'Economia e delle Finanze e la Regione Sardegna in materia di finanza pubblica", in base al quale alla Regione è riconosciuto tra l'altro, per l'anno 2014, un ampliamento del tetto di spesa derivante dalla legislazione vigente ai fini del patto di stabilità interno di 320 milioni di euro al netto delle esclusioni previste dalla normativa statale e al netto delle spese per i servizi ferroviari di interesse regionale e locale erogati da Trenitalia S.p.A., che possano essere posticipati i termini per l'attuazione del patto regionale verticale.
In tale ipotesi la richiesta di cui all'interrogazione n.115/A sarà, posta all'attenzione della Conferenza Permanente Regione enti locali come previsto dall'art.3, comma 4, della citata legge regionale n. 16/2010.
Infine, si fa presente che in base all'Accordo sottoscritto l'8 di agosto 2014 tra la Regione, l'Anci, a nome del coordinamento delle Associazioni degli enti locali, ed il CAL, la Regione si è impegnata tra l'altro, alla cessione di 70 milioni di euro di spazi finanziari in favore degli enti locali (ferma restando l'approvazione della proroga dei tempi di scadenza sopra indicata), al pagamento di 30 milioni di euro per l'erogazione di una ulteriore quota di fondo unico e al pagamento di crediti degli enti locali su opere delegate per 60 milioni di euro. Accordo dal quale ne trarranno vantaggio anche i comuni colpiti dall'alluvione del 18 novembre 2013. (115)
Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Arbau - Forma - Lai sui gravi problemi economici e sociali connessi all'annunciata chiusura del carcere di Macomer.
Dando corso alle istanze avanzate dal Sindaco del Comune di Macomer, questa Presidenza ha inoltrato, al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria la richiesta delle motivazioni che hanno portato ad assumere la decisione della casa Circondariale di Macomer.
Nella risposta ricevuta è stato indicato che la chiusura è dovuta all'attuazione di quanto disposto dal DM 28/05/2014.
Questo decreto, tenendo conto delle esigue risorse a disposizione per la gestione degli istituti penitenziari, ha inteso ottimizzare il sistema dei circuiti penitenziari con la politica penitenziaria.
Tale politica prevede che possano essere tenuti in funzione solo quegli istituti con non meno di 100 posti/detenuto.
La Casa Circondariale di Macomer ha una capienza di 46 posti ed alla data del 29 luglio ospita solo 40 detenuti e per ora è priva di spazi per attività ricreative o lavorative.
Le nuove strutture (Sassari: Bancali; Tempio: Nuchis; Oristano: Massama), a cui si aggiungerà quella di Cagliari: Uta, hanno ampi spazi, sia con riferimento ai luoghi per il pernottamento, dotati di bagno e doccia, che con riferimento agli ambienti per le attività sociali e trattamentali, che consentono il rispetto di quanto previsto dal dettato costituzionale e dalle leggi nazionali ed europee vigenti in materia di trattamento e di diritti del detenuto.
Facendo seguito all'esplicita richiesta formulata nell'interrogazione, circa la necessità di avviare un confronto con il governo, si comunica che il giorno 8 agosto 2014 questa Presidenza ha incontrato il Ministro di Grazia e Giustizia al quale ha rappresentato le difficoltà ed i disagi che la decisione di chiusura produrrà nei tenitori in cui le strutture esistono.
In particolare nell'incontro è stato rilevato che:
- le indicazioni ricevute dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, riguardo alle motivazioni che hanno portato ad assumere tale decisione, sono parse piuttosto generiche, non esaurientemente circostanziate e tali da non consentire una soddisfacente presa di coscienza da parte degli attori coinvolti;
- una così rigida decisione produrrà importanti diseconomie e difficoltà sociali sui territori interessati, già caratterizzati da una debolezza economica generata da un forte disoccupazione a seguito della chiusura dei siti industriali;
- le comunità locali e i loro amministratori attendevano un rafforzamento degli istituti, mediante la riconversione delle strutture e la specializzazione degli operatori, al fine di accogliere un maggiore numero di ospiti;
- tali comunità sembrano maggiormente disposte ad una implementazione della capacità di accoglienza delle strutture carcerarie di pertinenza mentre, nei siti designati dalla politica penitenziaria per l'accoglimento dei detenuti di massima sicurezza, sia la cittadinanza che le organizzazioni sindacali hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della scelta di concentrare questa tipologia.
- le strutture carcerarie, in fase di chiusura, potrebbero essere ambiti idonei per iniziative di eccellenza come quella di Macomer, sede di un centro di addestramento per le unità cinofile dei corpi di polizia, utilizzato da soli 4 anni che, peraltro, renderebbe l'eventuale spostamento un costo ingiustificato.
A chiusura dell'incontro è stato richiesto con determinazione la possibilità di rivedere tale scelta o, in ultima analisi, di rinviarla al fine di considerare l'opportunità di destinare le strutture ad accogliere i detenuti sardi, circa 160, oggi internati nelle strutture della Penisola.
In tal modo verrebbe rispettato il principio della territorialità della pena, prevista nell'ordinamento penitenziario e richiamata nel protocollo d'intesa tra Stato e Regione Sardegna, così che entrambi possano essere attuati compiutamente. (85)
Risposta scritta del Presidente della Regione all'interrogazione Cocco Pietro - Forma - Tendas sulla paventata chiusura delle carceri di Iglesias e Macomer.
Dando corso alle istanze avanzate dai detenuti del Carcere di Iglesias e dal Sindaco del Comune di Macomer, questa Presidenza ha inoltrato, a suo tempo, al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria la richiesta delle motivazioni che hanno portato ad assumere la gravosa decisione della chiusura de due istituti penitenziari.
La risposta inviata, riguardante la chiusura delle Casa Circondariale di Iglesias, argomenta le motivazioni sotto tre aspetti: con riferimento alla struttura, ai detenuti, agli operatori.
Il fabbricato ha problemi strutturali incombenti, per la soluzione dei quali occorrerebbe un impegno finanziario gravoso e non sostenibile.
Il trasferimento dei detenuti è attualmente sospeso, alla data del 20/05/2014 si registrano circa 100 presenze delle quali 35 della provincia di Sassari, 12 stranieri, i rimanenti della provincia di Cagliari o province limitrofe.
Tali ospiti appartengono alla categoria dei detenuti "protetti", la cui incolumità personale è da tutelare in maniera incondizionata.
In caso di trasferimento avrebbero la necessità di una sistemazione adeguata, sia con riferimento al comfort, che alle diverse attività trattamentali, che possono essere garantite solo nella Casa Circondariale di Bancali, poiché quella di Cagliari-Uta ha sezioni comunicanti e non offre adeguate garanzie in materia di sicurezza per questa tipologia di detenuto.
Riguardo agli operatori, si ipotizza il loro inserimento nel nuovo complesso di Cagliari-Uta, 25 km dalla struttura di Iglesias, distanza considerata in linea con la percorrenza media dei lavoratori pendolari.
Con riferimento al Carcere di Macomer, l'Amministrazione Penitenziaria ha disposto la sua chiusura per dare corso a quanto disposto dal DM 28/05/2014.
Il decreto, tenendo conto delle esigue risorse a disposizione per la gestione degli istituti penitenziari, ha inteso ottimizzare il sistema dei circuiti penitenziari con la politica penitenziaria.
Tale politica prevede che possano essere tenuti in funzione solo quegli istituti con non meno di 100 posti/detenuto.
La Casa Circondariale di Macomer ha una capienza di 46 posti ed alla data del 29 luglio ospita solo 40 detenuti e per ora è priva di spazi per attività ricreative o lavorative.
Le nuove strutture (Sassari: Bancali; Tempio: Nuchis; Oristano: Massama), a cui si aggiungerà quella di Cagliari: Uta, hanno ampi spazi, sia con riferimento ai luoghi per il pernottamento, dotati di bagno e doccia, che con riferimento agli ambienti per le attività sociali e trattamentali, che consentono il rispetto di quanto previsto dal dettato costituzionale e dalle leggi nazionali ed europee vigenti in materia di trattamento e di diritti del detenuto.
Facendo seguito all'esplicita richiesta formulata nell'interrogazione, circa la necessità di avviare un confronto con il governo, si comunica che il giorno 8 agosto 2014 questa Presidenza ha incontrato il Ministro di Grazia e Giustizia al quale ha rappresentato le difficoltà ed i disagi che la decisione di chiusura produrrà nei tenitori in cui le strutture esistono.
In particolare nell'incontro è stato rilevato che:
- le indicazioni ricevute dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, riguardo alle motivazioni che hanno portato ad assumere tale decisione, sono parse piuttosto generiche, non esaurientemente circostanziate e tali da non consentire una soddisfacente presa di coscienza da parte degli attori coinvolti;
- una così rigida decisione produrrà importanti diseconomie e difficoltà sociali sui territori interessati, già caratterizzati da una debolezza economica generata da un forte disoccupazione a seguito della chiusura dei siti industriali;
- le comunità locali e i loro amministratori attendevano un rafforzamento degli istituti, mediante la riconversione delle strutture e la specializzazione degli operatori, al fine di accogliere un maggiore numero di ospiti;
- tali comunità sembrano maggiormente disposte ad una implementazione della capacità di accoglienza delle strutture carcerarie di pertinenza mentre, nei siti designati dalla politica penitenziaria per l'accoglimento dei detenuti di massima sicurezza, sia la cittadinanza che le organizzazioni sindacali hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della scelta di concentrare questa tipologia.
- le strutture carcerarie, in fase di chiusura, potrebbero essere ambiti idonei per iniziative di eccellenza come quella di Macomer, sede di un centro di addestramento per le unità cinofile dei corpi di polizia, utilizzato da soli 4 anni che, peraltro, renderebbe l'eventuale spostamento un costo ingiustificato
A chiusura dell'incontro è stato richiesto con determinazione la possibilità di rivedere tale scelta o, in ultima analisi, di rinviarla al fine di considerare l'opportunità di destinare le strutture ad accogliere i detenuti sardi, circa 160, oggi internati nelle strutture della Penisola.
In tal modo verrebbe rispettato il principio della territorialità della pena, prevista nell'ordinamento penitenziario e richiamata nel protocollo d'intesa tra Stato e Regione Sardegna, così che entrambi possano essere attuati compiutamente. (108)
Risposta scritta dell'Assessore dei lavori pubblici all'interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Moriconi sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula.
Con l'interpello in oggetto, rivolto al Presidente e agli Assessori ai LL.PP., alla Difesa dell'Ambiente e agli EE.LL, Finanze e Urbanistica, gli interroganti chiedono di conoscere;
a) le ragioni che possano indurre la Regione ad avviare un procedimento volto alla creazione di un nuovo porto quando tate iniziativa era già stata valutata negativamente sia dall'amministrazione regionale che dal Comune di Pula (cfr. nota n. 2058 del 30.09.2002 dell'Assessore regionale alla Difesa dell'Ambiente in risposta alla interrogazione n. 257/A presentata in Consiglio Regionale il 01.07.2002 e Delibera di C.C. di Pula n. 6 del 01.03.2014);
b) se si sia tenuto conto che tale intervento sconvolgerebbe un sistema naturale che ha garantito da sempre il mantenimento ed il prestigio della spiaggia di Santa Margherita;
c) se la soc. Calaverde Srl abbia mai effettuato idonei monitoraggi dei dati meteo marini tramite ondametri e stazioni metereologiche e dei dati morfodinamici relativi all'ambito di influenza delle opere portuali comunicando i dati con modalità e tempistiche concordate con l'Assessorato all'Ambiente;
d) se non si ritenga urgente e necessario revocare la deliberazione di G.R. n. 24/22 del 2013.
Ciò premesso, per quanto di competenza di questo Assessorato regionale ai LL.PP., si segnala che in data 15.07.2014 si è tenuta la 3° Conferenza Unica del Servizi conclusasi con la presa d'atto che "...non sussistono i presupposti per poter formulare un parere favorevole alla proposta progettuale presentata dalla società Calaverne Srl e il progetto preliminare non può essere approvato...".
Per completezza si evidenzia:
- Che la società Calaverde Srl è concessionaria dell'omonimo porto turistico di Santa Margherita di Pula sino al 31.12.2020;
- Che con nota n. 11562 del 20.03.2013 ha formulato all'Amministrazione Regionale una proposte finalizzata alla riqualificazione, messa in sicurezza ed ampliamento, nonché alla correlata gestione quarantennale, dell'approdo turistico costiero di Calaverde;
- Che la proposta progettuale è stata redatta ai sensi e nelle forme di cui all'art. 153, comma 19, D.lgs 163/2000 ("...19. Gli operatori economici possono presentare alle amministrazioni aggiudicatrici proposte relative alla realizzazione in concessione di lavori pubblici e di lavori di pubblica utilità, incluse le strutture dedicate alla nautica da diporto, non presenti nella programmazione triennale di cui all'art. 128 ovvero negli strumenti di programmazione approvati dall'amministrazione aggiudicatrice sulla base della normativa vigente. La proposta contiene un progetto preliminare, una bozza di convenzione, il piano economico-fìnanziario asseverato (...). Nel caso di strutture destinate alla nautica da diporto, il progetto preliminare deve definire le caratteristiche qualitative e funzionali dei lavori ed il quadro delle esigenze da soddisfare e delle specifiche prestazioni da fornire (...). L'amministrazione aggiudicatrice valuta entro tre mesi il pubblico interesse della proposta. A tal fine l'amministrazione aggiudicatrice può invitare il proponente ad apportare al progetto preliminare le modifiche necessarie per la sua approvazione. Se il proponente non apporta le modifiche richieste la proposta non può essere valutata di pubblico interesse...);
- Che l'apporto finanziario è garantito da capitali privati;
- Che la proposta progettuale della società Cala verde prevede essenzialmente la risistemazione della darsena esistente e delle aree contigue, l'ampliamento a mare del porto, dragaggio dei fondali per raggiungere le quote di 2 mt. S.l.m. e un banchinamento in cls e muro paraonde, un banchinamento di riva in cls su cui si radicano 3 pontili fissi prevedendo di realizzare n. 104 nuovi posti per natanti tra i 10 e i 35 ml quando attualmente la struttura può ospitare solo 88 imbarcazioni con lunghezza tra i 7 e i 13 ml, oltre 93 posti barca a terra; la proposta progettuale, inoltre, prevede l'ampliamento delle volumetrie esistenti mediante la realizzazione di tre nuovi fabbricati (corpi A, B, C) prospicienti la banchina di ponente della darsena interna e la realizzazione di un altro corpo di fabbrica alla radice del molo curvilineo (Corpo E) . Il tutto in luogo dell'attuale fabbricato adibito a uffici e officina ed alla tettoia per il rimessaggio:
- Che la società proponente ha prefigurato un quadro di esigenze da soddisfare con la realizzazione dell'opera in oggetto, legato essenzialmente a: i) fronteggiare l'asserita inadeguatezza delle opere di sicurezza a mare con rimboccatura che non impedirebbe il propagarsi del moto ondoso all'interno del bacino portuale; ii) all'asserita inadeguatezza della ricettività della struttura rispetto ad una domanda rivolta ad avere maggiori servizi, un numero più elevato di posti barca, possibilità di ospitare natanti di maggiori dimensioni rispetto agli attuali.
- Che sul progetto in parola il competente servizio infrastrutture dell'Assessorato ha svolto il suo lavoro istruttorio a supporto delle attività di competenza dell'UTR (cui è demandato il rilascio dei parere di competenza ai sensi dell'art. 7, comma 10, lett. a) L.R. 5/2007) producendo la propria monografia Istruttoria in data 26.02.2014;
- Che sostanzialmente sono state richieste una serie di integrazioni e correzioni al progetto originario ispirate, alla necessità che:
a) il progetto venisse integrato con gli elaborati mancanti e normativamente prescritti;
b) venissero effettuate le opportune indagini geognostiche, archeologie nonché appropriati studi idrologici ed idraulici, sulle modellazioni morfodinamiche costiere e sui dimensionamento di massima dei moli di protezione;
c) venissero individuati gli interventi atti a ridurre il rischio idraulico ad una classificazione compatibile con le opere previste in progetto e preesistenti essendo il porto attestato in aree a rischio idrogeologico classificate dal PAI come HI4 (pericolosità molto elevata) e HI2 e HI1 (pericolosità media e moderata);
- analogamente l'UTR, formulando autonome riserve, con voto n.129 del 28.03.2014, sospendeva l'esame del progetto fintanto che lo stesso non fosse stato opportunamente modificato o integrato;
- hanno fatto seguito, quindi, le due Conferenze di servizi nelle date 14.02.2014 e 03.03.2014 sono state sospese proprio per la necessità di acquisire tutti i pareri degli Enti preposti, compreso l'UTR;
- con nota 1983 del 26.05.2014 il RUP presso l'Assessorato degli EE.LL. ing. Biggio, ha richiesto che questo Assessorato espletasse una ulteriore istruttoria sugli atti progettuali integrativi prodotti dalla Calaverne SrL in vista della Conferenza Unica del 15.07.2014;
- con nota 24536 del 11.07.2014 il Servizio Infrastrutture di questo Assessorato comunicava che gli allegati progettuali integrativi prodotti dalla Calaverde erano tali da non consentire alcuna ripresa dell'esame istruttorio sul progetto preliminare già sospeso dall'UTR;
- infine l'esito della terza Conferenza Unica tenutasi il 15.07.2014 attestante sia l'insussistenza dei presupposti per il rilascio di un parere favorevole, che l'insussistenza delle condizioni di approvabilità della proposta progettuale presentata il 20.03.2013 dalla soc. Calaverde Srl. (88)
Testo delle interrogazioni e interpellanze annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sul mancato espletamento delle gare per il materiale protesico nella ASL n. 1 di Sassari.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- i disabili, non per loro volontà, sono costretti, per le loro condizioni patologiche, all'utilizzo di letti, sponde, carrozzine, montascale, sollevatori, calze elastiche ecc.
- costituisce un fatto di estrema gravità il fatto che la non possibilità di poter utilizzare i suddetti supporti incida in modo molto negativo nella sfera di autonomia dell'individuo limitandone il suo diritto ad una vita normale all'interno di un sistema di relazioni e rapporti sociali;
ATTESO che:
- risultano sospese le gare inerenti la fornitura del materiale protesico;
- viene utilizzato materiale obsoleto presente nei magazzini,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se, alla luce di quanto denunciato, la Giunta regionale intenda promuovere nel breve ogni fattiva iniziativa volta a sensibilizzare il direttore generale dell'ASL n. 1 affinché provveda, in tempi celeri, alla risoluzione del gravissimo problema. (128)
Interrogazione Forma, con richiesta di risposta scritta, sui ritardi nella concessione di contributi regionali per il funzionamento delle scuole civiche di musica.
La sottoscritta,
PREMESSO che:
- la legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, articolo 9, comma 8, trasferisce le competenze relative alla gestione e distribuzione dei finanziamenti ai comuni per l'istituzione e il funzionamento delle scuole civiche di musica, di cui alla legge regionale 15 ottobre 1997, n. 28 (Interventi a favore della istituzione di scuole civiche di musica), dalle province alla Regione;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 41/3 del 15 ottobre 2012 "L.R. 15 ottobre 1997, n. 28. Integrazione della deliberazione n. 12/24 del 20 marzo 2012 recante "Criteri e modalità per la concessione di finanziamenti ai Comuni per l'istituzione e il funzionamento delle scuole civiche di musica (L. R. 22.8.1990 n. 40, art. 19, comma 1)" e Linee guida per la rilevazione dei dati", stabilisce i criteri per la ripartizione dei contributi alle scuole civiche di musica;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 48/44 dell'11 dicembre 2012 ripartisce i contributi per il funzionamento delle scuole civiche di musica ai comuni per l'anno scolastico 2012/2013 e la deliberazione della Giunta regionale n. 52/33 del 10 dicembre 2013 li determina per l'anno scolastico 2013/2014;
CONSTATATO che:
- alcuni comuni lamentano di non avere ancora ricevuto il contributo assegnato e, in particolare, il Comune di Orosei rappresenta di essere ancora in attesa del saldo del 20 per cento per l'anno scolastico 2012/2013, corrispondente a circa euro 11.000, e di non avere ancora ottenuto l'anticipazione determinata per l'anno scolastico 2013/2014 corrispondente a circa euro 44.000;
- i ritardi nei trasferimenti delle suddette risorse finanziarie determinano importanti sofferenze alla Scuola civica di musica di Orosei, pregiudicandone fortemente il proseguo delle attività e la corresponsione delle spettanze agli operatori;
CONSIDERATO che la Scuola civica di musica di Orosei coinvolge nelle sue attività ben 8 comuni della Baronia, con un bacino demografico di riferimento superiore ai 20.000 abitanti, e rappresenta l'unica offerta formativa in materia musicale capace di mettere a disposizione degli utenti la possibilità di coltivare la propria passione musicale, differenziando l'offerta didattica in base ad età, aspirazioni e competenze possedute,
chiede di interrogare l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:
1) quali siano le cause che stanno ritardando il trasferimento delle somme già ripartite ed assegnate con la deliberazione della Giunta regionale n. 48/44 dell'11 dicembre 2012 e la deliberazione della Giunta regionale n. 52/33 del 10 dicembre 2013 relative agli anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014;
2) quali provvedimenti intenda adottare per il superamento di tali ritardi. (129)
Interrogazione Tendas - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, in merito alla profilassi ovi-caprina contro la Visna maedi.
I sottoscritti,
PREMESSO che la Visna maedi è una malattia infettiva che proviene dall'Islanda, giunta in Italia con la importazione di ovini di razza Karakul (infetti asintomatici) provenienti dalla Germania e che, purtroppo, si è diffusa anche nelle greggi isolane;
TENUTO conto che sono, ormai, vari i casi verificatisi negli anni ed accertati, con numerosi allevatori che nel recente passato hanno perso l'intero capitale ovino;
CONSIDERATO che:
- l'infezione è diffusa su scala mondiale (non esiste vaccino); il virus viene trasmesso con il sangue, i secreti e gli escreti: per via alimentare, via mammaria ascendente, via aerogena, lambitura, via iatrogena, transplacentare e seme, via orale, colostro e latte; il 75 per cento degli animali si infetta alla nascita;
- sulla base delle indicazioni fornite da alcuni veterinari dell'alto oristanese, è assai diffusa nell'area del Guilcier, Barigadu, Montiferru, specie tra gli ovini, con una percentuale di infezione che, probabilmente, si aggira sul 30 per cento dei capi allevati;
- la stragrande maggioranza, a detta dei veterinari, ignora di avere nel gregge la malattia, che continua a propagarsi rapidamente;
- la profilassi prevede che l'allevatore si sottoponga ad un piano volontario di eradicazione della malattia;
- dopo le analisi, i capi infetti devono essere abbattuti e gli altri capi confinati e non movimentati (per i rischi di contagio),
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere se:
1) siano a conoscenza della situazione sanitaria del comparto ovino in merito a questa malattia infettiva;
2) sia stata valutata la possibilità di predisporre, senza allarmismi, un piano di profilassi di questa epizoozia che rischia, se trascurata, di divenire un serio problema. (130)
Interrogazione Busia - Desini, con richiesta di risposta scritta, sul monitoraggio del funzionamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne vittime di maltrattamenti.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- con precedenti interrogazioni è stata sollecitata l'urgenza relativa al rifinanziamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne vittime di maltrattamenti;
- la legge regionale 7 agosto 2007, n. 8 (Norme per l'istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza), richiede che sussistano determinati requisiti perché il finanziamento possa essere erogato e che i soggetti promotori presentino annualmente una relazione sull'andamento e sulle funzionalità dei centri;
- l'articolo 3 della legge suindicata prevede che il personale coinvolto debba essere adeguato e specializzato;
- la Giunta regionale assicura la rilevazione sistematica del fenomeno e individua le buone prassi, anche al fine di predisporre i criteri per l'erogazione dei contributi;
- è necessario che la spesa dei contributi erogati sia monitorata con la massima trasparenza e che la Regione assicuri che in queste strutture le persone ricevano un'adeguata assistenza, trovando al loro servizio le professionalità e le competenze di cui veramente hanno bisogno;
- il monitoraggio di ciò che i singoli centri hanno finora svolto deve essere preciso, deve riguardare la rendicontazione delle spese fino ad ora effettuate, gli obiettivi raggiunti e i programmi predisposti;
- si condivide l'urgenza di garantire il rifinanziamento delle strutture e l'importanza del problema, tenuto anche conto delle iniziative poste in essere in passato volte se non a risolvere quantomeno a contenere un fenomeno crescente anche nella nostra Regione;
- la gravità del fenomeno richiede competenze, professionalità e coordinamento tra le diverse forze e le diverse istituzioni, comprese le forze di polizia che si occupano del problema;
VISTE le raccomandazioni contenute nel parere espresso dalla Sesta Commissione permanente del Consiglio regionale, favorevole al contributo per l'organizzazione e il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per e donne vittime di maltrattamenti;
CONSIDERATA l'urgenza di rifinanziare i centri antiviolenza e le case di accoglienza per le donne vittime di maltrattamenti,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per avere informazioni precise in merito ai monitoraggio fino ad oggi condotto dall'Amministrazione regionale sui centri operanti nel territorio regionale sardo, in particolare in ordine alle spese finora effettuate, agli obiettivi raggiunti, ai programmi predisposti, al personale impiegato e alla loro specializzazione e ai rapporti tenuti con i servizi dei comuni e con le altre istituzioni coinvolte nel processo. (131)
Interrogazione Truzzu, con richiesta di risposta scritta, sulle ragioni che hanno determinato la chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme e sulle azioni compiute dalla Giunta regionale per ridurre i costi dell'energia e avviare il processo di metanizzazione.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- la Sardegna è l'unica regione italiana a non essere servita dal gas naturale, ciò comportando per le famiglie e le imprese il pagamento di gas ed energia a costi superiori rispetto al resto del Paese;
- l'assenza del gas naturale incide in maniera negativa soprattutto sull'industria pesante, contribuendo ad accrescere in maniera spropositata e non concorrenziale il costo di produzione delle industrie sarde, e in particolare dell'industria metallurgica;
VALUTATO che:
- lo stesso Presidente della Regione, nelle sue dichiarazioni programmatiche, ha affermato che il parco di generazione elettrica dovrà fondarsi sul giusto mix di fonti e che il fabbisogno di energia termica a costi competitivi per imprese e famiglie richiede che il gas metano arrivi comunque in Sardegna;
- l'esigenza di procedere alla metanizzazione non è più procrastinabile, considerato che oggi le imprese e le famiglie sarde sostengono un costo energetico notevolmente superiore al resto dei nostri connazionali;
CONSIDERATO che:
- gli alti costi di produzione costituiscono la principale causa di chiusura di tanti stabilimenti industriali ed energivori in Sardegna;
- la multinazionale Alcoa ha comunicato, con nota del 25 agosto 2014, la chiusura definitiva dell'impianto di Portovesme, addebitandola principalmente all'alto costo di produzione dell'alluminio, definito come uno dei più alti all'interno del sistema Alcoa, e pertanto con limitate prospettive per diventare competitivo;
PRESO ATTO che:
- in data 17 aprile 2014 veniva presentata in Consiglio regionale una mozione sulla necessità di procedere rapidamente alla metanizzazione dell'Isola al fine di ridurre i costi energetici per le imprese;
- in data 13 maggio 2014 la Giunta regionale approvava la deliberazione n. 17/14 concernente gli atti di indirizzo per la metanizzazione della Sardegna, con la quale la SFIRS veniva autorizzata ad esercitare il diritto di uscita da GALSI con contestuale attivazione della procedura per la cessione della partecipazione;
- con la stessa delibera la Giunta regionale, al fine di selezionare il miglior scenario tra quelli alternativi al GALSI che assicurasse una più tempestiva realizzazione del processo di metanizzazione ormai bloccato e maggiore autonomia decisionale alla Regione, stabiliva di costituire un apposito gruppo di lavoro interassessoriale, coordinato dall'Assessorato dell'industria e composto da rappresentanti della Presidenza della Regione e dell'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio che, secondo la vigente normativa, potessero avvalersi del supporto tecnico della SFIRS, previo apposito incarico, nonché prevedere l'individuazione di un advisor specializzato nel settore in grado di supportare l'Amministrazione nell'analizzare gli scenari e orientare l'azione amministrativa;
- in data 27 maggio 2014 il Consiglio regionale approvava un ordine del giorno unitario con il quale si impegnava la Giunta regionale:
1) a proseguire la necessaria azione politica nei confronti del Governo per l'individuazione della più idonea soluzione strutturale per la metanizzazione della Sardegna;
2) a richiedere altresì al Governo l'attivazione delle disponibilità finanziarie occorrenti per il mantenimento dei regimi di essenzialità energetica attualmente vigenti in Sardegna, nonché per la perequazione, nelle more del compimento del processo di metanizzazione, dei maggiori costi energetici gravanti sulle famiglie e sulle imprese della Sardegna;
3) a definire e completare sollecitamente il percorso di presentazione al Consiglio regionale della proposta di Piano energetico ambientale regionale;
APPRESO che il Presidente Pigliaru ha dichiarato che l'annuncio della chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme non ha alcuna conseguenza sulle trattative per la cessione dello stesso e che pertanto prosegue la trattativa per favorire l'acquisto degli impianti di alluminio da parte di un altro soggetto imprenditoriale;
- uno degli ostacoli principali alla riattivazione dello stabilimento, qualunque sia il soggetto imprenditoriale, pare sia determinato dagli elevati costi dell'energia e, come dichiarato dalla stessa Alcoa, le ragioni di fondo che rendevano lo stabilimento di Portovesme non competitivo non sono sostanzialmente cambiate, nemmeno in questi ultimi mesi;
- si apprende dalla stampa che il Presidente della Regione era stato preventivamente informato della volontà di Alcoa di procedere alla chiusura dello stabilimento di Portovesme;
- a quattro mesi dalla delibera della Giunta e a tre mesi dell'approvazione dell'ordine del giorno del Consiglio nulla è dato conoscere sulle prospettive di metanizzazione e di riduzione dei costi energetici dell'Isola,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'industria per sapere:
1) quali siano nel dettaglio le ragioni rappresentate da Alcoa per giustificare la chiusura dello stabilimento di Portovesme e quali siano le ragioni che lo rendono oggi non competitivo;
2) quali siano state da aprile a oggi le risposte del Governo in merito all'individuazione della più idonea soluzione strutturale per la metanizzazione della Sardegna;
3) quali siano state da aprile a oggi le disponibilità finanziarie messe a disposizione dal Governo per il mantenimento dei regimi di essenzialità energetica attualmente vigenti in Sardegna, nonché per la perequazione, nelle more del compimento del processo di metanizzazione, dei maggiori costi energetici gravanti sulle famiglie e sulle imprese della Sardegna;
4) se e quali ostacoli vi siano al fine di completare il percorso di presentazione al Consiglio regionale della proposta di Piano energetico ambientale regionale, approvata a febbraio 2014, cioè oltre 7 mesi orsono;
5) se e quali conclusioni abbia eventualmente raggiunto, da maggio a oggi, il gruppo di lavoro interassessoriale nella selezione del miglior scenario tra quelli alternativi al GALSI per avviare il processo di metanizzazione dell'Isola;
6) se ed eventualmente quando e come sia stato individuato l'advisor specializzato nel settore, in grado di supportare l'Amministrazione nell'analizzare gli scenari e orientare l'azione amministrativa. (132)
Interrogazione Cossa, Dedoni, Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata entrata in funzione della camera iperbarica dell'Ospedale Merlo di La Maddalena.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- l'Isola di La Maddalena conta circa 12.000 abitanti che, nel periodo estivo, diventano 50-60.000;
- per effetto di tale situazione l'Isola di La Maddalena ha potuto storicamente contare su un presidio ospedaliero, il "Paolo Merlo", che ha soddisfatto lungamente le esigenze sanitarie della comunità maddalenina e dei turisti ospitati, consentendo di coprire le principali necessità sanitarie e di sopperire alle difficoltà nei trasporti anche per finalità assistenziali, via mare e via aerea, legate agli agenti atmosferici;
- le attuali linee strategiche di programmazione sanitaria regionale tendono alla graduale eliminazione dell'attività di elezione complessa presso il presidio ospedaliero Merlo, che deve però restare in grado di gestire le necessità più immediate dei residenti e degli ospiti estivi, garantendo in particolare le attività di primo soccorso e di stabilizzazione dei pazienti acuti in condizioni di emergenza-urgenza;
- una delle due camere iperbariche operative in Sardegna è sempre stata localizzata presso il presidio ospedaliero Merlo;
- tale localizzazione appare ancora oggi razionale in quanto larga parte dell'attività subacquea diportistica e professionale è concentrata in Gallura;
- in particolare, circa la metà degli 85 centri diving sardi è ubicato nel territorio costiero della Gallura, per un computo totale stimato di oltre 50.000 immersioni/anno;
- la razionalità di tale scelta trova dunque riscontro nella decisione dell'amministrazione di provvedere alla sostituzione della vecchia camera iperbarica con una nuova struttura tecnologica, dotata di 10 + 2 posti all'avanguardia sotto il profilo sanitario, finanziata dall'Unione europea, per un importo di quasi 700.000 euro;
- all'atto della chiusura dell'attività della vecchia camera iperbarica (che aveva diciassette anni di vita), secondo le notizie di stampa, la ASL n. 2 di Olbia avrebbe correttamente preso l'impegno di garantire la piena operatività della nuova camera iperbarica maddalenina entro la prima settimana dell'agosto 2014, al fine di fronteggiare le possibili emergenze nel periodo di maggior carico potenziale della struttura;
- la logistica per accogliere la nuova camera iperbarica risulterebbe completata e, addirittura, l'apparecchiatura risulterebbe già consegnata all'Ospedale Merlo; ciò nonostante essa non è ancora operativa, privando l'intero nord Sardegna di una risposta sanitaria fondamentale che in questi mesi estivi ha costretto il trasferimento d'urgenza nell'unica camera iperbarica sarda, operativa nel presidio ospedaliero Marino di Cagliari, dei pazienti colpiti da embolia;
- la situazione di precarietà dell'assistenza sanitaria a La Maddalena desta comprensibili preoccupazioni nella popolazione ed è un freno per lo stesso sviluppo turistico dell'Isola, già gravemente compromesso dagli errori di programmazione delle strategie di riconversione economica conseguenti alla scelta dell'utilizzo delle attività militari abbandonate,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se sia a conoscenza di quanto su esposto e quali provvedimenti intenda adottare per:
1) garantire la piena funzionalità del presidio ospedaliero Merlo di La Maddalena, in particolare relativamente alla sua capacità di fronteggiare interventi di stabilizzazione dei pazienti nell'emergenza-urgenza, integrati nella rete regionale del 118, che tengano conto delle peculiarità di isolamento geografico legate all'insularità e del notevole incremento di popolazione residente che si verifica nell'Isola di La Maddalena durante i mesi estivi;
2) garantire l'immediata entrata in funzione della camera iperbarica dell'Ospedale di La Maddalena, accelerando tutte le procedure di collaudo e di messa in esercizio, affinché sia quanto prima superata l'attuale inqualificabile situazione di inutilizzo di attrezzature tecnologiche indispensabili per l'intero nord Sardegna;
3) verificare quali siano i motivi per cui la sostituzione della vecchia camera iperbarica del presidio ospedaliero Merlo, per quanto ampiamente programmata stante la vetustà della vecchia apparecchiatura, sia stata realizzata nel pieno della stagione turistica estiva, quando maggiore è il rischio di emergenze per malattia da decompressione nelle coste del nord Sardegna. (133)
Interrogazione Rubiu, con richiesta di risposta scritta, sulla congiuntura economica negativa del sistema commerciale e turistico della Sardegna.
Il sottoscritto,
PREMESSO che secondo i dati del "I Rapporto semestrale 2014 sulla natimortalità delle imprese", elaborato dall'Osservatorio nazionale della Confesercenti, relativamente a commercio al dettaglio e attività del turismo, il bilancio della prima parte dell'anno non mostra la tanto attesa ripresa;
RILEVATO che un'analisi stilata da Confcommercio Sardegna e CdC & Partners ha rilevato a luglio un calo medio del 4,2 per cento rispetto allo scorso anno su base regionale, in controtendenza sul dato nazionale, con un andamento della stagione dei saldi che proietta un'immagine estremamente negativa delle condizioni della Sardegna;
ACCERTATO che, sempre secondo i suddetti studi, la Sardegna manifesta una preoccupante tendenza recessiva, visto il saldo passivo di 650 imprese nei soli primi sei mesi dell'anno: 493 appartengono al commercio al dettaglio (80 nel settore food e 413 del no food), mentre 19 sono le imprese del comparto alloggio e ricezione, 68 quelle di ristorazione e 70 i bar. Come se non bastasse questo bilancio, emerge una parabola discendente anche rispetto allo stesso periodo del 2013, come conferma la differenza tra la media giornaliera di aperture e chiusure tra l'anno scorso e quest'anno, relativamente al commercio al dettaglio in sede fissa: nell'Isola nel 2013 si sono infatti registrate 2 aperture e 4 chiusure al giorno, mentre nel primo semestre del 2014 le aperture sono state 2 e le chiusure 5;
VALUTATO che, in base all'andamento dei saldi, la spesa media per famiglia nell'Isola si attesta sui 206 euro, 88 euro per persona: il 41,40 per cento sino a 50 euro e il 39,90 per cento tra i 50 e i 100 euro, solo il 12,1 per cento spende tra i 101 e i 200 euro, mentre sopra questa cifra la percentuale si dimezza sino al 6,6 per cento. Il segnale negativo negli acquisti si conferma dai dati sugli acquisti con carta di credito, che ha registrato nella classifica nazionale un -19,32 per cento relativo alla Sardegna, rispetto al -15,80 per cento registrato a maggio del 2013. Non giustificano la preoccupante situazione la crisi e le incerte condizioni climatiche;
DATO ATTO ed esaminato che nemmeno il bonus di 80 euro ha consentito a diverse famiglie sarde di spingere l'acceleratore sul capitolo acquisti, rendendo di fatto nulla la misura prevista, con le famiglie che hanno fronteggiato spese di primaria necessità rinunciando a quello che era un appuntamento fisso come i saldi estivi;
evidenziato che, secondo il dossier Confesercenti, il saldo negativo (-107) riguarda anche i comparti del dettaglio tessile, abbigliamento e calzature, così come gli intermediari al commercio (-36);
RIMARCATO che i provvedimenti intrapresi dalla Giunta (vedasi il recente accordo sul patto di stabilità che si ripercuoterà sui Comuni, costretti ad aumentare i tributi) sembrano orientati ancora a subire passivamente la crisi senza che si intravvedano azioni tali da poter in qualche modo sorreggere le imprese, abbassando la tassazione locale e nazionale, e le stesse famiglie; manca, dunque, un vero progetto rivolto ad aggredire l'emergenza e a innescare programmi di effettivo sviluppo;
ATTESO che anche nel settore del commercio su area pubblica gli imprenditori isolani continuano a cessare le attività, sostituiti a loro volta da imprese straniere, purtroppo quasi mai regolari;
ANNOTATO che il comparto turistico soffre di una serie di criticità che appaiono frenare lo sviluppo di una vera e propria industria delle vacanze; si noti, ad esempio, il caro traghetti da e per l'Isola, il costo dei ticket anche per le Isole minori (ad esempio Carloforte), oltreché il freno dato dalla burocrazia per l'avvio di numerose strutture agrituristiche o ricettive e si aggiunga, inoltre, la mancanza di una progettualità per favorire il flusso turistico mediante il potenziamento dei trasporti aerei e marittimi;
OSSERVATO che i dati suddetti non lasciano spazio a voli pindarici o, tantomeno, alla fantasia, i settori che gravitano attorno a commercio e turismo sono in profondo rosso, di più, in stato profondamente comatoso, difficile anche da riprendere. La situazione sembra destinata a peggiorare, con i territori più sofferenti che appaiono il Sulcis Iglesiente (non sembri un caso l'effetto domino dello smantellamento industriale), il Medio Campidano e l'Ogliastra, ovvero le zone che più sono colpite dallo spopolamento dei residenti e, quindi, delle imprese;
APPURATO che gli ultimi dati economici dell'Istat, con il Pil che segna un ribasso dello 0,2 per cento, lasciano intuire che lo stato di recessione per la Sardegna potrebbe proseguire ancora nel breve/medio termine, con tante famiglie che vivono il dramma della mancanza di lavoro e della carenza di ammortizzatori sociali,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per sapere:
a) se non sia il caso di rivisitare il Patto di stabilità per restituire un po' di ossigeno alle famiglie sempre più allo stremo ed evitare un salasso degli enti locali sulle stesse;
b) se sia possibile aprire un tavolo di confronto con il Governo per indicare lo stato di grave recessione vissuta dall'Isola, in base ai dati e ai dossier elaborati dalle associazioni di categoria;
c) se non possa essere opportuno ripensare a un piano d'azione di sostegno alle imprese del comparto turistico e commerciale, con un disegno finalizzato a favorire nuove attività;
d) quali principi si intendano seguire per promuovere la politica turistica di bassa stagione, con una destagionalizzazione del flusso, visto il preoccupante taglio dei trasporti marittimi e la crisi del settore aeroportuale. (134)
Interrogazione Desini, con richiesta di risposta scritta, sull'improprio utilizzo delle risorse umane e finanziarie nella ASL di Sassari e sui continui incarichi esterni assegnati ad un medesimo avvocato.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- risponde a principi di economicità e ragionevolezza la vigenza dell'obbligo delle pubbliche amministrazioni di far fronte alle ordinarie competenze istituzionali con il migliore e il più produttivo impiego delle risorse umane e professionali di cui esse dispongono, rendendosi ammissibile il ricorso ad incarichi e consulenze professionali esterne soltanto in presenza di specifiche condizioni quali la straordinarietà e l'eccezionalità delle esigenze da soddisfare, la carenza di strutture e/o di personale idoneo, il carattere limitato nel tempo e l'oggetto circoscritto dell'incarico e/o della consulenza;
- in materia di consulenze esterne o di affidamento di incarichi all'esterno dell'amministrazione, è stato ripetutamente affermato dal giudice contabile che la pubblica amministrazione, in conformità al dettato costituzionale, deve uniformare i propri comportamenti a criteri di legalità, economicità, efficienza e imparzialità, dei quali è corollario (per ius receptum) il principio per cui essa, nell'assolvimento dei compiti istituzionali, deve avvalersi prioritariamente delle proprie strutture organizzative e del personale che vi è preposto;
- il direttore generale dell'azienda sanitaria è responsabile della corretta gestione delle risorse, siano esse umane e professionali che economico-finanziarie;
OSSERVATO che:
- la ASL di Sassari è organizzata con atto che le consente di disporre di un Servizio affari legali comprendente, nel suo organigramma, anche un avvocato,
- nella dotazione organica della medesima azienda sono presenti collaboratori amministrativi che vantano nel loro curriculum esperienze legali e titoli di avvocato;
ACCLARATO che:
- nell'anno 2012, con gli atti determinativi 1 e 70, nell'anno 2013 con gli atti determinativi 92 e 213, e nell'anno 2014 (primi mesi) con l'atto determinativo 74, sono stati liquidati onorari, per pareri legali, complessivamente dell'importo di euro 21.137,67;
- nel 2014 resta ancora da liquidare un altro parere legale, appena richiesto, di cui si è appresa notizia dalla Nuova Sardegna;
- tutti i pareri legali sono stati richiesti al medesimo professionista avvocato Barberio del foro di Cagliari;
ATTESO che, oltre a quanto sopra, al medesimo studio dell'avvocato Barberio, nell'anno 2012 con atti determinativi 93, 99, 187, 188, nell'anno 2013 con atti determinativi 170, 205, 212, 214, 215, 233 e 252, e nell'anno 2014 (primi mesi) con atti determinativi 65, 111, 169, 181, 186, 187, sono stati liquidati onorari per spese legali pari ad euro 233.112,32;
CONSIDERATO che il totale complessivo liquidato in due anni ammonta ad euro 254.249,99;
OSSERVATO che:
- negli ultimi mesi del 2013 e nel primo trimestre del 2014, le cause dell'ASL Sassari sono state affidate esclusivamente al medesimo professionista avvocato Barberio, nonostante sia stata deliberata una short-list di avvocati, anche del foro di Sassari, che hanno offerto la propria disponibilità ad assumere le cause dell'Azienda;
- le determinazioni di affidamento sono carenti della motivazione che giustifichi la scelta operata, mentre evidenziano l'univocità della decisione del vertice aziendale;
- il patrimonio delle risorse interne aziendali non viene riconosciuto;
- non vengono messe in atto semplici pratiche organizzative che una comune impresa applicherebbe, perché il Servizio affari legali, già sufficientemente dotato di collaboratori, potrebbe anche essere rafforzato con risorse umane aziendali che vantano esperienza e titoli legali,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se, alla luce di quanto denunciato, intenda far cessare l'improprio utilizzo dei fondi regionali e provvedere affinché la ASL di Sassari operi nel rigoroso rispetto delle norme e nel produttivo impiego delle proprie risorse umane e finanziarie. (135)
INTERROGAZIONE COCCO Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla decisione di chiudere la caserma dei carabinieri di Burgos.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- è notizia oramai certa che il governo nazionale è determinato a chiudere il presidio dell'Arma dei carabinieri di Burgos;
- la decisione del Governo di apportare tagli alla spesa pubblica appare essere assolutamente condivisibile e dovuta, ma desta perplessità la scelta rispetto ai settori di intervento;
CONSIDERATO che:
- la Sardegna è interessata da un'ondata di criminalità crescente e la decisione del Governo appare in controtendenza rispetto a questa escalation;
- è cronaca giornaliera che le zone interne sono interessate da rilevanti atti criminosi;
- la presenza stabile di un presidio dell'Arma funge, inevitabilmente, nell'immaginario collettivo, da deterrente rispetto ai fatti di criminalità;
- la chiusura del presidio di Burgos, rappresenterebbe un grande smacco per il territorio già messo in ginocchio dall'incombente crisi e dall'abbassamento vertiginoso dei livelli occupazionali, nonché dai limiti dettati dalla morfologia del territorio che, inevitabilmente, ne favorisce l'isolamento;
- invero, la situazione di crisi, nonché la posizione geografica, alimenta la proliferazione di atti criminali e vandalici e l'assenza di un presidio in loco costituirebbe terreno fertile per l'espandersi del fenomeno;
RILEVATO che:
- la scelta di intervenire sulla spesa pubblica, prevedendo dei tagli alla stessa, è assolutamente condivisibile e auspicabile;
- però le scelte devono essere precedute da valutazione che determinino l'efficacia delle stesse;
- invero, la scelta di chiudere il Presidio di Burgos potrebbe, inevitabilmente, determinare come contropartita l'aumento della criminalità nel territorio con conseguente necessità di interventi ripristinatori di altra natura e con aumento di costi collaterali,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per sapere:
a) se è intendimento del Governo regionale interloquire con il Governo nazionale al fine di scongiurare questo ennesimo scippo alla nostra Isola;
b) quali siano le tempistiche per provvedere a tale incombente situazione. (136)
Interrogazione Zedda Alessandra - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Tedde - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis sui pagamenti alle società sportive a valere sulla legge regionale n. 17 del 1999.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- nel mese di settembre si avvia gran parte dei campionati e delle competizioni sportive;
- gli effetti della crisi si riverberano anche sulle società sportive, che attraversano una indubbia situazione di difficoltà economica;
CONSIDERATO che le società e gli atleti che disputano competizioni di livello nazionale sostengono, tra le altre, le spese relative alle trasferte nella Penisola;
RILEVATO che:
- ad oggi, nonostante l'inserimento degli stanziamenti nell'ultima finanziaria approvata dal Consiglio regionale, le società sportive non hanno ancora ricevuto neppure un solo euro delle somme previste dalla legge regionale n. 17 del 1999;
- l'attività sportiva rappresenta un irrinunciabile strumento di aggregazione per la compagine sociale sarda e assicura altresì un'efficace azione educativa nei nostri territori,
chiedono di interrogare l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per conoscere quali provvedimenti intenda porre in essere affinché le società sportive possano percepire in tempi rapidi le risorse assegnate sia per le annualità 2012 e 2013 che per il 2014 e non debbano patire, con intuibili ripercussioni sull'attività agonistica, gli effetti dei ritardi dell'Amministrazione regionale. (137/C-6)
Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, sulle grave situazione sociale determinata dall'annunciata soppressione di due classi dell'Istituto professionale di Desulo.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- a pochissimi giorni dall'avvio dell'anno scolastico gli studenti frequentanti le classi seconda e terza dell'Istituto professionale statale per i servizi commerciali, turistici e alberghieri di Desulo sono stati "provvidenzialmente" informati che, nonostante la lotta combattuta dalla popolazione per l'apertura e il mantenimento dei corsi, questi saranno quasi certamente soppressi;
- i territori della provincia nuorese, e in particolare il comune di Desulo, ancora una volta vedrebbero il già fragile sistema scolastico subire l'ennesimo e intollerabile scippo, che invaliderebbe il percorso formativo già intrapreso dai giovani studenti e le legittime aspettative di quanti aspirerebbero ad accedervi;
- la chiusura delle due classi, se confermata, rappresenterebbe per i ragazzi una condanna all'abbandono scolastico, in quanto nel territorio non sono presenti scuole col medesimo indirizzo, e gli studenti dovrebbero percorrere circa 100 Km per raggiungere l'istituto alberghiero più "vicino", che ha sede a Tortolì;
- la già drammatica situazione viene ulteriormente aggravata dalla cronica assenza di mezzi di collegamento tra i comuni sardi, dalle perenni endemiche carenze ed inadeguatezza delle nostre strade, problemi per cui il comune di Desulo, con un territorio per il 90 per cento montano, potrebbe essere assunto a emblema, data anche la sua collocazione geografica nel cuore del Gennargentu, a circa 1.000 metri sul versante occidentale del massiccio montuoso;
CONSIDERATO che:
- la normativa vigente di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 28 marzo 2009, nel prevedere limitazioni relative ai numeri minimi di alunni per classe, contempla deroghe particolari per le scuole situate in zone montane e comunque in territori con situazioni di disagio sociale ed economico;
- il territorio rurale delle Regioni storiche della Barbagia-Mandrolisai è caratterizzato da un tasso di disoccupazione che oscilla tra il 30 e il 35 per cento e che per i giovani supera di gran lunga il 50 per cento, decisamente superiore a quello provinciale e regionale, con i livelli di reddito pro-capite inferiori a quelli medi della provincia e della regione, le piccole-imprese che chiudono, i servizi ridotti all'osso e praticamente inesistenti, un tessuto sociale sempre più fragile e meno tutelato, con un esodo costante e inarrestabile e conseguente spopolamento e desertificazione di aree sempre più vaste delle nostre zone interne;
- l'Istituto scolastico in argomento risulta essere un importante riferimento didattico per un territorio dove la presenza dello Stato e dei servizi pubblici essenziali, in particolare quelli concernenti l'istruzione e la formazione, fondamenti essenziali della vita sociale, civile e democratica, è andata via via scomparendo con effetti ancor più deleteri in un contesto di gravissima crisi economica;
- la dispersione scolastica, conseguenza immediata della chiusura delle scuole, è fattore determinante nel creare situazioni di disagio sociale già presente in maniera drammatica;
- la soppressione delle due classi appare il drammatico preludio alla totale chiusura dell'Istituto scolastico, ultimo barlume di presidio civile in un contesto irrimediabilmente depauperato;
EVIDENZIATO che:
- l'IPSSCTA di Desulo, dotato di eccellenti e costosi laboratori di cucina, sala, bar e ricevimento, di laboratori informatici e linguistici e di strumentazioni all'avanguardia di ultima generazione (LIM, tablet) che consentono le simulazioni aziendali e lo svolgimento di programmi in linea con una moderna programmazione scolastica e professionale, costituisce un modello unico nel territorio e forse nell'intera regione, che rischia di scomparire andando a rappresentare così un ennesimo spreco delle risorse pubbliche;
- alla perdita economica si sommerebbe la perdita del patrimonio di conoscenza e professionalità, negata a dei giovani che adeguatamente formati potrebbero rappresentare il futuro e la rinascita per un territorio in agonia economica e sociale;
SOTTOLINEATO che:
- la classe seconda dell'IPSSCTA di Desulo è costituita da 11 alunni, di cui uno certificato con handicap grave, due allievi con DSA e uno che è stato recuperato dall'abbandono degli studi e rimotivato;
- la terza è costituita da 7 allievi con specializzazione cucina che saranno inevitabilmente costretti a lasciare gli studi, se non sarà lasciata loro la possibilità di portare a termine il percorso scolastico, data l'impossibilità di garantire il proseguo degli studi in altri istituti alberghieri, in quanto, oltre a tempi di percorrenza improponibili, le famiglie sarebbero costrette a sostenere in aggiunta alle onerose spese di trasporto anche quelle di vitto e alloggio;
- il conseguente ridimensionamento dell'Istituto, determinerebbe necessariamente pesanti sacrifici e probabili riduzioni in capo al personale docente e non docente, che andrebbero a incidere su un substrato sociale già fortemente provato e colpito dalla crisi occupazionale;
- la Regione, in tutti i programmi di governo che si sono susseguiti, ha giustamente posto la lotta contro la dispersione scolastica e contro lo spopolamento delle zone interne, tra i suoi principi fondanti e compiti prioritari;
RILEVATO che il comune di Desulo, possiede tutti i requisiti perché possano essere concesse le deroghe necessarie a consentire il mantenimento della due classi, evitando un ulteriore danno alla popolazione e soprattutto alle giovani generazioni del territorio, già pesantemente penalizzate nel legittimo e fondamentale diritto a una formazione scolastica e professionale adeguata,
chiede di interrogare l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport al fine di conoscere:
a) se non ritenga opportuno attivarsi presso la Direzione scolastica regionale e il Ministero della pubblica istruzione al fine di ottenere una deroga che consenta il mantenimento delle classi seconda e terza dell'IPSSCTA di Desulo;
b) quali azioni intenda avviare presso il Governo nazionale, anche a seguito del proclamato nuovo impegno riservato alla scuola, al fine di ottenere una programmazione degli interventi sul sistema scolastico della Sardegna adeguato alla complessa realtà isolana e alle sue peculiari criticità. (138)
Interpellanza Arbau - Ledda - Azara - Perra sulla vertenza Meridiana e sulla necessità di costituire un sistema aeroportuale della Sardegna.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la gravissima crisi economica ha travolto il trasporto aereo, con i vettori con attività nazionale che non riescono più a fare utili;
- in Italia l'industria del trasporto aereo ha, peraltro, sperimentato a proprie spese la liberalizzazione introdotta "allegramente" senza, cioè, la consapevolezza della necessità di un importante accompagnamento regolatorio del processo. La politica italiana ha guardato alla faccia positiva della medaglia della liberalizzazione del settore e, a differenza di ciò che è accaduto nel resto d'Europa, non ha introdotto né agevolato una rete di protezione formale o sostanziale, della propria industria. Le crisi aziendali e l'incapacità a competere hanno molte radici, alcune importanti, nell'assenza di una politica generale dei trasporti al cui interno inserire quella del settore;
- in Sardegna il sistema non risponde a una "logica-regione" e non deriva da un ordinato processo di programmazione di sviluppo economico del territorio. Piuttosto, è effetto di una vera e propria patologia: "il localismo". Abbiamo strutture aeroportuali, ma non abbiamo un "sistema aeroportuale". Sarebbe necessario ordinare le infrastrutture esistenti, classificarle per importanza relativa a dimensioni, capacità di attrarre traffico originante ed investimenti sostenuti;
- viceversa, la gestione dei servizi low cost ha evidenziato, ulteriormente, la mancanza di una strategia regionale e la rincorsa ad avere un passeggero in più che ha posto i nostri aeroporti nelle condizioni di farsi una guerra tra poveri a favore dei soggetti che sfruttano questa condizione per imporre i propri interessi;
CONSIDERATO che:
- in questo scenario la compagnia "sarda" Meridiana, fondata con il nome di Alisarda il 29 marzo del 1963 dal Principe KarTm al-Hussayn Aga Khan, con l'intento di promuovere il turismo in Sardegna, non fa parte di nessuna strategia regionale;
- la presenza di Meridiana Fly nel territorio regionale, nonché gallurese, ha contribuito nel tempo a rafforzare il sistema economico, non solo per la consistenza dell'azienda in termini di occupazione, circa 2800 dipendenti, ma per le caratteristiche stesse della Compagnia che ha contribuito e contribuisce ad abbattere la condizione di isolamento della comunità regionale e concorre a realizzare la mobilità e la continuità territoriale dei sardi;
RIMARCATO che:
- la compagnia Meridiana, tuttavia, è in crisi, con 1350 dipendenti in cassa integrazione che rischiano di impattare sulla già precaria situazione economica del territorio. In un'azienda fiorente come Meridiana, la curva decrescente ha avuto inizio con il picco negativo nel 2010, anno in cui l'allora amministratore delegato Gianni Rossi decise di integrare la vecchia Meridiana con la controllata Eurofly dando vita all'odierna Meridiana Fly;
- per il rilancio della Compagnia si lavora al completamento del programma di riduzione dei costi, attraverso l'ottimizzazione del network operativo, l'aumento dell'utilizzo della flotta, l'incremento del load factor, la revisione di tutti i contratti con i fornitori e la riduzione del costo del lavoro tramite un più consistente uso della CIGS. Inoltre, la Società prevede di rilanciare commercialmente il brand, anche attraverso lo sviluppo di partnership, che tramite una grande alleanza permetta alla compagnia di rigenerare traffico a tutela dei lavoratori posti in CIGS;
- la continuità territoriale in essere non agevola di certo i sardi, in quanto per poter garantire la tariffa unica anche a chi non risiede nella nostra isola vengono utilizzate le risorse stanziate a discapito delle tratte minori, contenute nei precedenti bandi, CT2, penalizzando i sardi. La rinuncia alla partecipazione per lo scalo di Cagliari da parte di Meridiana, suscita non poche perplessità per tutti i lavoratori operanti presso la base di armamento; questo potrebbe essere il preludio alla possibile dismissione della compagnia dal territorio sardo. Sembrerebbe che Meridiana non abbia una visione industriale che guardi a lungo termine.
- è necessario istituire un tavolo di crisi permanente, in quanto parliamo della vertenza più importante, in termini numerici, che la Regione abbia mai avuto sul proprio territorio. È facile comprendere, infatti, che ci sono professionalità specializzate di altissimo valore in possesso di certificazioni, brevetti e abilitazioni che rischiano di perdere, insieme all'allenamento che rimane un'assoluta necessità per rimanere idonei. Esempio eclatante sono i piloti, ma lo stesso discorso vale, ad esempio, per i tecnici aeronautici. Queste professionalità necessitano di interventi straordinari per non vedere depauperato un patrimonio professionale di enorme valore per l'industria italiana del trasporto aereo;
- mentre su Alitalia il governo si è impegnato per trovare le soluzioni meno impattanti possibili, sulla vertenza Meridiana vige un sostanziale silenzio istituzionale e non è più accettabile che Meridiana Fly spa faccia volare su molte rotte del proprio network, oltre ad aeromobili ed equipaggi della società Air Italy, controllata dalla holding Meridiana spa, anche altre società dell'est europeo tra le quali Blu Air (rumena) e Air Explore (slovacca), non utilizzando il proprio personale. Inoltre con queste ultime due società sono stati definiti dei contratti di Wet Lease, vale a dire noleggio con equipaggio; la cosa bizzarra è che la società ha annunciato il licenziamento a partire dal 2015 di 1.350 dipendenti, già in cassa integrazione guadagni straordinaria e appartenenti alle categorie del personale di terra, degli assistenti di volo e dei piloti, oltre ai dipendenti della società controllata Meridiana Maintenance spa. La maggiore causa degli esuberi del personale risulta essere il travaso di attività da Meridiana Fly verso altri vettori,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per sapere:
1) quali siano gli intendimenti e le azioni già poste in essere in ordine alla vertenza "Meridiana";
2) se non ritengano necessario procedere con urgenza alla costituzione di un sistema aeroportuale della Sardegna che coinvolga il vettore "sardo" in una strategia di medio-lungo periodo. (52)
Interpellanza Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sull'attuazione dell'ordine del giorno votato all'unanimità dal Consiglio regionale in data 15 gennaio 2014 e sulla necessità che si giunga al riconoscimento ufficiale che il Dipartimento di architettura con sede nel Comune di Alghero costituisca sede decentrata e distinta dell'Università di Sassari e come tale occorra garantirgli finanziamenti.
I sottoscritti,
PREMESSO che, in data 15 gennaio 2014, a conclusione della discussione dei disegni di legge n. 576/S/A (legge finanziaria 2014) e n. 577/A (Bilancio di previsione per l'anno 2014 e bilancio pluriennale per gli anni 2014-2016), il Consiglio regionale votava all'unanimità l'ordine del giorno sottoscritto da consiglieri di maggioranza e di opposizione, primo firmatario Fois, che invitava "la Giunta regionale e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport a disporre all'Università degli studi di Sassari di riservare una quota annua non inferiore a euro 300.000 per il funzionamento della propria facoltà di architettura con sede nel Comune di Alghero";
RITENUTO che, a fronte di una sensibile crescita degli oneri finanziari, il consiglio di amministrazione dell'Ateneo ha deliberato per il Dipartimento di architettura la somma di 50 mila euro, inadeguata per garantire le condizioni minime di funzionamento, ma che nessun finanziamento è giunto dalla Regione;
ACCLARATO che:
- appare irragionevole che il Dipartimento di architettura continui ad essere escluso da flussi costanti di risorse che considerino le sue oggettive caratteristiche di sede distaccata dell'Università di Sassari e la cui entità sia almeno pari a quella che riceve la sede di Olbia, anche al fine di evitare di far gravare i costi sulle risorse che l'Ateneo riceve dalla Regione;
- con propria nota, in data 14 aprile 2014, il Magnifico Rettore chiedeva al Vicepresidente della Regione e Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, un "risolutivo intervento" per favorire l'adempimento dell'impegno del Consiglio regionale;
ACCERTATO che:
- la salvaguardia del Dipartimento di architettura deve essere una priorità per l'Amministrazione regionale: per quattro anni è stata certificata dal Censis come il primo in Italia, nel 2014 si è classificato davanti al Politecnico di Milano e allo IUAV di Venezia, ed è, quindi, un'eccellenza accademica che dà lustro alla Sardegna;
- il Dipartimento di architettura fa ormai parte del patrimonio, non solo culturale, della nostra Isola e dei sardi ed è un limpido fattore di crescita;
EVIDENZIATO che:
- al fine di rendere possibile un adeguato avvio dell'anno accademico, la gestione del secondo semestre in modo qualitativamente significativo e assicurare il funzionamento degli uffici e la gestione degli spazi, l'impegno preso dal Consiglio regionale con l'ordine del giorno del 15 gennaio 2014 deve essere onorato;
- occorre riconoscere ufficialmente che il Dipartimento di architettura costituisce sede decentrata e distinta dell'Università di Sassari e come tale occorre garantirgli finanziamenti dedicati,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport affinché dicano se:
1) intendano impegnarsi, e in che tempi, affinché venga data attuazione all'ordine del giorno il 15 gennaio 2014, votato all'unanimità dal Consiglio regionale;
2) sia loro volontà riconoscere ufficialmente che il Dipartimento di architettura costituisce sede decentrata e distinta dell'Università di Sassari e come tale occorre garantirgli finanziamenti adeguati e dedicati. (53)
Interpellanza Oppi - Rubiu - Pinna - Tatti sull'illegittimità della deliberazione della Giunta regionale n. 29/2 del 22 luglio 2014.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- con la deliberazione della Giunta regionale n. 29/2 del 22 luglio 2014, avente a oggetto: "Disposizioni in ordine alla integrazione dell'elenco degli idonei alla nomina di Direttore generale delle aziende sanitarie della Regione Sardegna", su proposta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale la Giunta regionale ha deliberato: "di dare mandato alla Direzione generale della Sanità di predisporre, nel più breve tempo possibile, gli atti per l'integrazione dell'elenco già costituito, da aggiornarsi costantemente con cadenza trimestrale, cui attingere in futuro per la nomina di Direttore generale delle aziende sanitarie della Regione Sardegna";
- le motivazioni portate a sostegno di quanto deliberato sono del tutto erronee e rendono la deliberazione stessa illegittima;
- infatti, da un lato, non è vero che il ventaglio di professionalità tra cui può essere effettuata la scelta di un direttore generale sia limitato in quanto, ai sensi dell'articolo 3 bis del decreto legislativo n. 502 del 1992, modificato dal disegno di legge n. 158 del 2012, la Regione può anche attingere dagli elenchi predisposti dalle altre regioni. D'altro lato, la presenza nell'elenco di persone in quiescenza alle quali non potrebbe essere conferito l'incarico non incide in alcun modo sulla possibilità di nomina e, comunque, non rende necessaria la modifica del'elenco, tanto più ove ciò avvenga in contrasto con precedenti deliberati sui quali è stato fatto affidamento dagli interessati già inseriti negli elenchi approvati;
- la palese pretestuosità delle motivazioni addotte, oltre rendere illegittima la deliberazione stessa e a viziare le nomine eventualmente fatte sulla base del nuovo elenco, soprattutto se la scelta dovesse cadere su un nuovo inserito, fa sorgere il sospetto che in effetti si siano voluti riaprire i termini per consentire l'inserimento di persone non presenti nell'elenco;
- il Presidente della Regione ha più volte pubblicamente dichiarato di non essere disponibile a operazioni di lottizzazione che, invece, sulla base dell'illegittima deliberazione n. 29/2 del 22 luglio 2014 si potrebbero porre in essere,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione per conoscere se, stante la sua illegittimità, intenda proporre alla Giunta l'annullamento della deliberazione n. 29/2 del 22 luglio 2014. (54)
Interpellanza Cossa - Dedoni - Crisponi sul futuro dei lavoratori cosiddetti "utilizzati".
I sottoscritti,
PREMESSO che in Sardegna migliaia di lavoratori sono stati espulsi dai processi produttivi e beneficiano di ammortizzatori sociali in deroga;
CONSTATATO che circa 400 persone sono state impiegate, per effetto di accordi stipulati con la Regione, dagli enti pubblici (ASL, comuni, province, ecc.) in progetti di "utilizzo" e hanno percepito fino al 31 agosto 2014 un sussidio integrato;
CONSIDERATO che, a seguito dell'entrata in vigore del decreto interministeriale n. 83473 del 1° agosto 2014, che disciplina i nuovi criteri per la concessione di ammortizzatori sociali in deroga alla normativa vigente, i lavoratori di cui sopra non potranno più beneficiare del sussidio finora riconosciuto;
EVIDENZIATO che alla fine dell'anno in corso scadranno anche i progetti di impiego senza possibilità di ulteriori proroghe;
VALUTATO che la Giunta regionale ha dichiarato di essere riuscita ad individuare per i lavoratori cosiddetti "utilizzati" una misura (pari a 700 euro mensili) della durata di quattro mesi (fino al 31 dicembre 2014) che non garantisce però malattia o qualsiasi altra copertura previdenziale;
RILEVATO che la Giunta regionale, con la deliberazione n. 33/14 del 29 agosto 2014, ha stabilito di destinare euro 2.628.821,52 (Asse II Occupabilità - POR 2007/2013) ed eventuali ulteriori economie al finanziamento di politiche del lavoro destinate a coloro che, avendo beneficiato di ammortizzatori sociali in deroga negli ultimi tre anni, risultino disoccupati ed in condizione di non poterne più fruire,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere:
1) quali misure urgenti intendano attivare per garantire ai lavoratori cosiddetti "utilizzati" la possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro con tutte le opportune garanzie e coperture previdenziali, senza dover periodicamente ritrovarsi in drammatiche situazioni di incertezza, con pericolose conseguenti ricadute economiche e sociali;
2) quali politiche del lavoro di lungo periodo intendano elaborare, al fine di ridurre la grave crisi occupazionale che registra in Sardegna livelli mai raggiunti finora e che sembra non attenuarsi neanche in conseguenza degli incrementi di occupati legati alle attività stagionali. (55)