Seduta n.150 del 01/02/2016
CL Seduta
Lunedì 1° febbraio 2016
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 30.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 21 gennaio 2016 (146), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Anna Maria Busia, Lorenzo Cozzolino, Roberto Deriu, Gaetano Ledda, Ignazio Giovanni Battista Tatti, Alessandro Unali e Paolo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta del 1° febbraio 2016.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Pinna Rossella - Cocco Pietro - Sabatini - Manca Gavino - Tendas - Deriu - Piscedda - Cozzolino - Lotto - Demontis - Comandini - Solinas Antonio - Meloni - Forma - Moriconi - Cossa - Dedoni: " Sistema integrato di interventi e servizi in materia di adozioni e affidi ". (301)
(Pervenuta il 29 gennaio 2016 e assegnata alla sesta Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Ledda, con richiesta di risposta scritta, sulla grave e insostenibile situazione verificatasi nel comune di Nughedu San Nicolò, a causa della chiusura della scuola e la mancata consegna dello scuolabus". (630)
"Interrogazione AGUS - Cocco Daniele Secondo - Lai - Zedda Paolo Flavio - Usula - Perra - Zanchetta - Gaia, con richiesta di risposta scritta, sulla Conservatoria delle coste". (631)
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'efficacia della clausola sociale come espressa nello schema di contratto pubblico per l'assegnazione del servizio di collegamento marittimo con le isole minori". (632)
"Interrogazione Comandini, con richiesta di risposta scritta, sulla dotazione dei defibrillatori semiautomatici all'interno degli impianti sportivi e sul rilascio dell'autorizzazione all'utilizzo". (633)
"Interrogazione Zanchetta - Gaia - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di rafforzare le forme di sostegno previste per le emittenti radio televisive locali, tenendo conto del crescente ruolo svolto, nell'informazione regionale, dalle reti radiofoniche e dalle nuove forme di televisione". (634)
Assenze per motivi istituzionali
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il consigliere Gavino Manca è assente nella seduta del 1° febbraio 2016 per motivi istituzionali.
Discussione dello schema di: Norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto della Regione Sardegna -Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3. (4/XV/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dello Schema di Norma di attuazione numero 4/XV/A.
È stata inserita all'ordine del giorno la mozione numero 225, richiesta dal Presidente del Consiglio dei Ministri perché mantenga gli impegni presi al fine della definitiva risoluzione della vertenza ALCOA, e poi modifica del Regolamento, legge numero 23 del 2005.
Sulle affermazioni del Procuratore generale Saieva
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Sull'ordine dei lavori. Prima che quest'Aula inizi i lavori, voglio dire due parole su un fatto che, a parere dei Rosso Mori, in quanto partito con forte e innegabile connotazione sardista, e a mio parere personale, in quanto eletto nel territorio del Nuorese, merita una particolare attenzione sua, Presidente, e dell'Aula tutta, in quanto rappresentanti del popolo sardo. Mi riferisco a un documento che ho letto oggi e che ho qua con me, e che ho reperito dal sito ufficiale della Procura della Repubblica di Cagliari, alle parole pronunciate dal procuratore generale della Repubblica, dottor Roberto Saieva, nel discorso inaugurale dell'anno giudiziario tenuto a Cagliari. Insieme a tante considerazioni e analisi che sono senz'altro da sottoscrivere e da valutare con la dovuta attenzione e con il dovuto apprezzamento, il procuratore generale su due punti scivola a mio parere in maniera, lasciatemelo dire, maldestra e inopportuna, quando dice, parlando di fenomeni criminali, che sono delitti d'impeto spesso che trovano origine da moventi che si radicano nella cultura degli ambienti agropastorali. E quando dice ancora che un altro fenomeno criminale, in particolare le rapine ai danni di portavalori, dice: "È agevole la considerazione che nell'esecuzione di questi delitti si sia principalmente trasfuso l'istinto predatorio tipico della mentalità barbaricina che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione, crimine che sarebbe ormai scomparso". Presidente, queste parole non ci possono lasciare indifferenti. Credo che, al di là di tutto, siano concetti che trovano origine in uno sgradevole e inaccettabile pregiudizio nei confronti della gente di Barbagia, e più in generale dei sardi, portatori, certo, ma con orgoglio, di una cultura agropastorale. Non è accettabile sentir parlare di istinto predatorio tipico della mentalità barbaricina, non è accettabile che questo discorso lo faccia chicchessia, ma diventa pericoloso e ancor più inaccettabile se questi concetti, questi pregiudizi, questi luoghi comuni banali, vengono espressi in un'occasione e luogo solenni, quale appunto l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Credo, e sto per finire, che il dottor Saieva sia persona degnissima, competente e senza dubbio meritevole del massimo rispetto personale e del ruolo che ricopre, ma mi chiedo se con queste argomentazioni non abbia dimostrato inadeguatezza al ruolo che è chiamato a ricoprire nella nostra Terra. Siamo tutti sardi, siamo un solo popolo, siamo tutti pastori, perché siamo figli di quella cultura, di quei saperi, di quella fatica, con quella profonda e orgogliosa identità. Credo che il popolo sardo meriti maggior rispetto. Grazie.
Discussione dello schema di: Norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto della Regione Sardegna -Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3. (4/XV/A)
PRESIDENTE. Evidentemente non è un intervento sull'ordine dei lavori.
Ha facoltà di parlare il consigliere Francesco Agus, relatore.
AGUS FRANCESCO (SEL), relatore. Grazie, Presidente. Lo schema di norme di attuazione, sottoposto oggi al parere del Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 56 dello Statuto, arriva a parziale conclusione di un iter lungo, che ha lasciato per troppo tempo la Regione senza gli strumenti necessari per applicare le modifiche dell'articolo 8 dello Statuto contenute nella legge numero 296 del 2006. Sono trascorsi 10 anni da quelle modifiche, solo oggi arriviamo al momento in cui questo Consiglio può dare l'input alla creazione di una cassetta degli attrezzi necessaria per utilizzare quelle modifiche, e per assicurare, quindi, quel maggiore gettito fiscale che già da allora, dal 2010, anno di applicazione della modifica del 2006, doveva essere nella disponibilità di tutti i sardi. Dieci anni che per la nostra Regione non sono stati a costo zero, in termini di opportunità sprecate, quelle offerte da un regime di entrate certe e non aleatorie, come quello che stiamo affrontando adesso, ancora di più in un regime, quello del pareggio di bilancio, a cui è assoggettata la nostra Regione, e in termini di costi dei servizi, considerato che la Regione ha già assunto tutti gli oneri che dall'accordo del 2006 sono discesi a suo carico. Il parere che oggi siamo chiamati a esprimere è un tassello fondamentale, quindi, di un iter lungo che ha trovato un prezioso momento di sintesi nel lavoro della Conferenza paritetica Stato-Regione durante questa legislatura, e in quello svolto dal Consiglio nella legislatura precedente. Il nuovo schema di norme, che necessita ancora di passaggi conclusivi in Consiglio dei Ministri, interpreta in maniera finalmente esaustiva le attribuzioni fiscali dovute alla nostra Regione dal 2010, in materia di tasse automobilistiche e RC auto, Irpef, IRES, prevedendo la competenza differenziata, considerando l'ubicazione degli impianti sia per le aziende con un solo impianto, sia per quelle multi impianto, redditi da capitale e quindi da interessi finanziari prodotti nella nostra Regione, Accise sui giochi d'azzardo, tabacchi, e riserve erariali. Questa approvazione è un passo necessario. Come si può evincere dalla relazione, in sede di terza e prima Commissione sono stati sollevati numerosi rilievi, in particolare riguardo alla possibilità di concedere agevolazioni fiscali, nei limiti della competenza tributaria della Regione e della normativa in materia di aiuti di Stato, e sulla normativa in merito alle cosiddette riserve erariali, il cui ricorso, stando alle norme, sarebbe da circoscrivere a eventi eccezionali e imprevedibili temporalmente limitati. La limitazione temporale era già contenuta anche nella precedente bozza di decreto legislativo sottoposta a questo Consiglio regionale. Sono circostanze che potrebbero essere in futuro meglio precisate da un intervento successivo e correttivo, che però non ostacoli, in questa fase delicatissima, un iter ormai prossimo alla conclusione. Credo, e concludo, che sia necessario oggi fare la nostra parte per chiudere questa fase, e da domani iniziare a progettare un nuovo rapporto con lo Stato in materia di entrate, che non possa non partire dalla proposta di istituzione dell'agenzia sarda delle entrate contenuta nel D.L. numero 246, approvato il 3 agosto dalla Giunta regionale. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Parto dalle ultime considerazioni del collega Agus, e sicuramente dal fatto che dopo oggi bisognerà certamente ripartire e attivare un nuovo rapporto con lo Stato per il riconoscimento delle entrate che spettano alla nostra Regione. Ma esaminando il documento, ci sono alcune perplessità che riguardano i vari aspetti. Primo fra tutti, si è persa un'occasione per ottenere da subito qualcosa di più; non c'è stato un euro in più, questo va precisato e va detto chiaramente. Noi tra l'altro in passato, e qualcuno l'ha ammesso… si parte anche dal documento che è già stato esitato fino al 2010 e nel 2012 da questo Consiglio, per arrivare ai giorni nostri, all'accordo di dicembre del 2015… la contabilizzazione fatta in passato era alla fine veritiera, ottenuta, lo dobbiamo precisare, sulla base di ricorsi, che invece oggi su quelli non possiamo proprio più contare, ma meccanismi corretti che sono stati tra l'altro riconosciuti anche a livello nazionale da qui ad essere utilizzati per il calcolo per le altre Regioni speciali. Trattiamo di un rinvio, ancora, quindi un altra incertezza riguarda certamente i tempi, e quindi si rinvia il tutto ad un decreto del MEF, che viene fatto però sulla base di questo schema, e quindi che potrebbe ancora subire, come in genere ama fare lo Stato, qualche modifica ancora a proprio favore, e allora noi su questo, Presidente, chiediamo assolutamente di essere vigili sulle prossime trattative. Ancora. Ci chiediamo, però, è stata citata l'Agenzia delle entrate, come si riuscirà a coordinare ciò che contiene questo schema di attuazione con la nuova istituenda Agenzia delle entrate, con i contenuti da cui si sta partendo. Ancora. Gli articoli 5 e 6, che parlano di Iva e di IRES ci rendono un po' dubbiosi, sempre sul rapporto che non è mai stato di certo a favore della Regione Sardegna per ciò che lo Stato cerca sempre di imporre, e speriamo davvero che siccome non vogliamo rimetterlo ancora in discussione, almeno su questo non ci siano delle azioni al ribasso. L'articolo 8, invece, quello che contempla le Accise, ci pare di capire sia una vera e propria rinuncia ad una battaglia, ad un ulteriore battaglia per il riconoscimento di una situazione diversa che riguarda la contabilizzazione delle Accise. Sull'articolo 13 ci chiediamo cosa succeda nel recupero delle evasioni, e su quelle non diciamo nulla, non rivendichiamo nulla? E anche questo credo debba essere un passaggio importante, perché non dobbiamo lasciare la decisione totale allo Stato italiano. Ancora. Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, va da sé che la Zona franca non è di certo un'applicazione di quanto contenuto nell'articolo 8 del nostro Statuto, e quindi non in queste norme di attuazione, ma vale la pena di mettervi un passaggio, soprattutto anche alla luce della nuova riforma degli enti locali, ma soprattutto anche di ciò che è stata la modifica dell'articolo 10 dello Statuto, e allora vale la pena quanto meno trovare un supporto per il combinato disposto dell'applicazione dell'articolo 10 e dell'articolo 8 dello Statuto. Credo che la nostra Regione assolutamente debba avere quel riconoscimento, e probabilmente anche quelle attenzioni da parte dello Stato, perché ricordo che qualsiasi sottolineatura di questo accordo prevede sempre tutto a carico della Regione Sardegna. Ma in questo senso non dobbiamo di certo dimenticare quale fu l'accordo invece che purtroppo nel 2006 ci portò a doverci sobbarcare finanziariamente della competenza dei trasporti e della sanità, credo che i risultati siano oggi sotto gli occhi di tutti. Ancora. Sull'articolo 15, tra l'altro annuncio, non so se sarà possibile in questa sede, ma credo che debba esserlo certamente nel futuro, una modifica, si parla di una "previa comunicazione", sottolineo perché vorrei l'attenzione del Presidente e dell'Assessore in particolare, si parla di "previa comunicazione". Presidente, non varrebbe la pena mettere invece "previa intesa", quanto meno un minimo di attenzione in più, credo che su questo aspetto non avremo molto poi per poter reintervenire, e quindi da qui ci potrebbe essere una proposta di emendamento. Ancora volevo citare la parte… il calcolo dei giochi, ripeto, onestamente mi sembra che il quantum sia condivisibile. Ci auguriamo che possa essere assolutamente trasferito ed erogato in tempi celeri, però ancora ci sono degli aspetti che hanno riguardato la parte… ecco, volevo dire sul fatto che abbiamo messo al riparo una parte di quanto abbiamo stabilito. Voglio ricordare, ma veramente senza nessuna polemica, che tutto ciò che a tutt'oggi è stato ottenuto nasce da delle sentenze della Corte costituzionale, proprio grazie ai ricorsi che sono stati messi in campo. Ecco, io mi auguro e spero che ci possa essere l'attenzione massima da questo punto di vista proprio perché da qui al decreto passa ancora del tempo e io credo che non ci devono essere, invece, delle cose che possono intervenire per creare delle difficoltà proprio su quanto dobbiamo ottenere. In questo senso voglio dire che i riconoscimenti delle attività eccezionali non devono essere a scapito della Sardegna. Noi, lo abbiamo sempre sostenuto, vogliamo compartecipare al debito pubblico e anche al servizio del debito pubblico, però - lo dico in particolare all'Assessore questo - le riserve non devono essere indirizzate dallo Stato. È stato riconosciuto che sono illegittime. Io vorrei che ci fosse ancora, invece, un sussulto, una voglia di lottare perché le riserve sono soldi dei sardi e devono essere destinate, soprattutto anche vista la difficoltà con cui noi andiamo a predisporre le nostre finanziarie tassando i sardi ancora una volta, quindi allora, dico, vale la pena avere libertà di scelta su dove indirizzare le nostre risorse e io credo che invece con questo schema da questo punto di vista ci sia assolutamente una rinuncia. Crediamo che ancora ci sia del percorso da fare perché questo, lo diceva anche il collega Agus, non è un documento definitivo.
In conclusione possiamo dire che mancano ancora circa 700 milioni per l'anno 2015 e la legge di stabilità ha confermato i tagli fino al 2018. Le riserve le avete destinate, come decise dallo Stato, alle riduzioni del debito pubblico e però in tutto questo tempo non avete fatto altro che indebitarvi sia per quanto riguarda la realizzazione delle infrastrutture (ricordo il mutuo), così come quello che avete deciso di fare per il reintegro della sanità. Allora, noi crediamo che ogni qualvolta c'è un decreto dello Stato la Sardegna non è di certo la privilegiata, anzi stentiamo a difenderci, quindi noi vi chiediamo davvero, senza, lo ripeto, nessuna polemica, per quali motivi dovremmo dire sì, dare un giudizio positivo nonostante riconosciamo con onestà intellettuale che è un altro passo avanti, ma per quali motivi davvero oggi dovremmo dare un voto di fiducia, io lo dico soprattutto nei confronti di uno Stato che non è stato di certo mai né ad ascoltarci, né a tutelarci? Credo che sia un'apertura di credito grande e in questo senso auspichiamo, poi avremo modo, magari qualcheduno ci convincerà nel corso del dibattito, però noi crediamo davvero che si debba riaprire una nuova era, un nuovo rapporto con lo Stato in materia di entrate e soprattutto occorrerà, Presidente, veramente vigilare e fare sì che quella piccola parte contenuta in questa proposta di schema possa invece magari chissà trovare anche delle maggiori aperture sulla base di ulteriori richieste nello schema di decreto definitivo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Presidente, mi ritrovo nelle parole e nella ricostruzione fatta dal Presidente della Commissione sebbene l'approccio a questo articolato debba seguire un andamento differente a seconda che si ragioni sulle disposizioni di cui al combinato disposto 1 e 2 rispetto poi alla restante parte dell'articolato. È chiaro che le disposizioni 2 e 1 lette in combinato disposto affermano un principio che per certi versi è epocale, affermano un punto di non ritorno per quanto attiene il livello di pattuizione raggiunto con il Governo, affermano un punto di pura politica tributaria sovranista, un'affermazione di una sovranità tributaria che raggiunge in questa legislatura il governo della Regione Sardegna nell'affermare un principio di inversione dei flussi che è fondamentale laddove si voglia costruire una nuova politica tributaria, ed è chiaro che è solo un primo passo, questo, verso una realizzazione di un pieno disegno che potrà verificarsi solo e soltanto con l'entrata in vigore delle norme sull'agenzia sarda delle entrate. Questo è un momento in cui si ragiona sul riversamento dei tributi, l'altro sarà un momento dove ragioneremo sull'accertamento dei flussi. Ritengo che questi due passaggi siano fondamentali. Questo ha una portata storica notevole.
Con il piglio che ci ha contraddistinto nel collaborare alla stesura di queste norme salutiamo l'entrata in vigore di queste norme con la tranquillità e la serenità di coloro che ritengono che questa sia la strada giusta nel rivendicare un processo di autodeterminazione tributaria forte nei confronti del Governo nazionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Presidente, trovo curioso il modo di affrontare questo tema dicendo che adesso lo affrontiamo, poi comunque ne riparleremo, quindi ci sarà l'occasione più in là per fare le cose meglio di quanto non le stiamo facendo adesso. A noi pare che questo schema di norme di attuazione sia caratterizzato dalla timidezza nei confronti dello Stato rispetto a tutta una serie di partite. Potremmo prenderle una per una. Il discorso delle tasse automobilistiche: ma era necessario adeguarsi, per esempio, per quanto riguarda le auto storiche alle imposizioni dello Stato circa i vent'anni o i trent'anni che lo Stato impone e che altre regioni, invece, non hanno accettato? E così vale praticamente per tutte le partite sulle quali io non voglio soffermarmi perché sostanzialmente stiamo dicendo allo Stato: "Decidi tu quanto darai alla Sardegna" e in particolare si rinuncia a quella che secondo noi è la partita più importante, cioè la partita delle accise.
L'assessore Paci sa bene, perché ne abbiamo parlato tante volte, che il tema delle accise per la Sardegna è il tema strategico - ha fatto bene la collega Zedda ad accennare questo tema -, è una partita strategica rispetto alla quale ancora noi ci rivolgiamo allo Stato con un atteggiamento che a noi sembra, se non rinunciatario, sicuramente timido. La presenza di uno dei più grandi insediamenti d'Europa in Sardegna, la raffineria della Saras, non porta alla Sardegna, tranne che naturalmente le ricadute in termini di posti di lavoro, altro beneficio se non quello di una presenza ingombrante, diciamo così per non spingerci troppo in là. Nessun ristoro viene alla Sardegna per il prezzo grave che paga per la presenza della Saras. Bene, il tema delle accise viene riproposto nei termini canonici, cioè le accise che spettano alla Sardegna sono quelle per i prodotti petroliferi consumati in Sardegna e non, come sosteniamo noi, per i prodotti lavorati in Sardegna, perché stiamo parlando come è comprensibile di ben altre dimensioni. Stesso atteggiamento di timidezza noi rileviamo nella parte che riguarda le entrate derivanti dai giochi, altra partita molto importante rispetto alla quale c'era una vertenza aperta che è tra le vertenze che è stata chiusa a seguito dell'accordo con lo Stato che questa Giunta ha fatto all'inizio del suo mandato e rispetto alla possibilità di utilizzare la leva fiscale come leva di sviluppo economico. I limiti che vengono posti rispetto a questo, cioè la possibilità che la Regione ha di utilizzare la leva fiscale senza incorrere nelle sanzioni previste per gli aiuti di Stato, ci sembra che siano limiti eccessivi, che la Giunta stia accettando limiti troppo forti rispetto a questa possibilità. Eppure la leva fiscale è una delle leve più importanti che la politica ha, che la Regione ha, che il potere pubblico ha per favorire una ripresa economica significativa.
Devo dirvi però che io capisco anche, sotto certi aspetti, la diffidenza dello Stato nei confronti della Regione, perché da una parte si avanzano delle rivendicazioni, dall'altra non si danno segnali reali di voler contenere la spesa pubblica. Perché il fatto che la Regione si accinga ad assumere 130 persone senza porsi il problema di utilizzare le risorse già disponibili (abbiamo approvato una settimana fa, anzi, voi avete approvato, una legge sugli enti locali che pone in maniera forte il tema di 2000 persone che lavorano nelle province che bisognerà in qualche modo ricollocare) allora, prima di procedere a nuove assunzioni non sarà il caso di verificare se per caso tra le risorse disponibili e poco utilizzate nel "sistema Regione" nel suo complesso non ci sia la possibilità di attingere senza ulteriore aggravio per la spesa pubblica? C'è il tema delle 25 nuove assunzioni che sta facendo l'IGEA, stesso discorso, sta assumendo anche la Carbosulcis, anche la Carbosulcis sta facendo nuove assunzioni! Allora, con che faccia noi ci presentiamo allo Stato a rivendicare qualcosa se poi dall'altra parte facciamo operazioni di questo genere? Vogliamo parlare anche a proposito della sanità, della proroga della convenzione tra l'Azienda Brotzu e l'Azienda sanitaria locale numero 8 per la gestione del personale? Da una parte questa Giunta aumenta le tasse, aumenta l'Irpef, aumenta l'Irap per aumentare le entrate intervenendo pesantemente sulle tasche dei contribuenti, dall'altra parte di sicuro non dà esempi virtuosi di contenimento della spesa. Ci sembra che ci sia un atteggiamento strano da parte di questa Giunta rispetto a queste partite. Ecco perché noi siamo molto perplessi su queste norme di attuazione perché ci sembra che un tema così importante sarebbe dovuto essere affrontato con una chiave assai diversa.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Presidente, siamo chiamati a discutere delle norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto e lo facciamo in una nuova era, ossia a seguito della recente chiusura della vecchia partita del rapporto Stato-Regione in materia di entrate, chiusa recentemente da questo Governo accettando il pagamento del pregresso dei residui passivi (900 milioni in totale, sommati ai 600 dell'accordo finale, in quattro rate da 150 e i 300 dell'accordo di luglio), secondo noi, l'abbiamo anche evidenziato, in una condizione di poca chiarezza di norme e quindi ci siamo dovuti accontentare, secondo quanto da noi evidenziato, di circa 300 milioni in meno anche perché le relazioni di parificazione della Corte dei conti parlavano di circa 1.250.000.000 di euro. Leggere queste norme di attuazione oggi, coniugando anche con dei ragionamenti che sono nel documento di economia e finanza di quest'anno o meglio di bilancio del 2016 e della legge di stabilità del 2016, nelle quali si evidenziano una serie di problemi e di perplessità, lo stesso assessore Paci nella legge di stabilità, nel quadro generale delle entrate, parla di un problema di accantonamenti che quantifica per il 2016 in 680 milioni di euro, questo, mentre nel documento di economia e finanza si mette un po' la parola fine sul passato e ci si riproietta a un nuovo concetto di rapporto sulle entrate che dovrebbe essere incarnato da queste norme di attuazione. Bene, queste norme di attuazione - in particolare gli articoli 14 e 15 - evidenziano in maniera netta le perplessità che vengono riportate poi nella legge di stabilità dall'assessore Paci, ossia rimane troppo forte la pressione dello Stato fino quasi a provocare un depotenziamento delle prerogative della Regione Sardegna in materia di entrate. Come dire, non siamo certo noi a dire che le norme statutarie e la giurisprudenza costituzionale vietano comportamenti dello Stato volti a depotenziare le facoltà e le potestà primarie delle Regioni a Statuto speciale. Anche questo alla luce delle considerazioni fatte in virtù delle nuove competenze della Regione Sardegna in materia di livelli essenziali di assistenza, farmaci innovativi, integrazione dei contratti collettivi nazionali, queste sono tutte maggiori spese che nella legge di stabilità nazionale, per quanto attiene le altre Regioni, ci sono delle voci di finanziamento, mentre noi dobbiamo fare i conti esclusivamente ancora con la nostra capacità di generare entrate con uno Stato che invece dall'altra parte impone delle riserve erariali, secondo noi troppo forti e in maniera illegittima, e noi non approfittiamo di questa fase di approvazione delle norme di attuazione per poter definitivamente risolvere questo problema e definitivamente convincere il Ministero dell'economia e la Ragioneria generale dello Stato delle ragioni della Sardegna che sono ragioni non di capriccio rispetto a una rivendicazione sterile richiamata all'autonomia, alla nostra storia dell'autonomia, ma sono rivendicazioni o meglio indicazioni al rispetto di norme che sono norme dello Stato, norme che hanno una gerarchia addirittura al più alto livello di gerarchia delle fonti e invece ci troviamo ad approvare questa norma di attuazione.
Secondo il nostro punto di vista questa poteva essere l'occasione per risolvere definitivamente questa partita e non è sufficiente fare i nostri appunti nei pareri nelle Commissioni competenti ma, visto e considerato che finalmente si supera la fase di incertezza giuridica ponendo un vero e proprio codice sulle entrate, potevamo ancora in questa sede completare il lavoro e pretendere tutte le competenze in materia di entrate per la Regione Sardegna. Queste perplessità non vengono solo da questi banchi, ma vengono evidentemente anche dai vostri documenti, vorremmo qualche volta far tornare il ragionamento e non avere questa sclerotizzazione di interventi, non possiamo solamente reclamare dei diritti ma nel momento in cui viene il turno di convenzionare, di stabilire regole certe, quello è il momento in cui la Regione Sardegna deve mettere sul tavolo, con i principi di leale collaborazione, quali sono i diritti veri, quelli che noi abbiamo sempre auspicato e farli valere anche in quest'Aula e in quest'Aula avremmo potuto scrivere una norma di attuazione molto più conveniente per la Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.
DEMONTIS SALVATORE (PD). È un ottimo risultato lo schema di norme di attuazione che oggi esaminiamo, quando sarà approvato avremo certezza sulle nostre entrate e ancora di più certezza anche sui giochi, sui redditi da capitale, sulle riserve erariali, sulle riserve matematiche, sull'IRES e sugli arretrati perché decorre dal 1 gennaio del 2010. La certezza delle entrate tributarie è ancora più importante in un contesto di bilancio come quello attuale e cioè bilancio armonizzato, quindi non più residui attivi e passivi, equilibrio di bilancio senza patto di stabilità perché poi le entrate tributarie, come sappiamo tutti, sono la prevalenza delle nostre entrate correnti e quindi ci consentono di rispettare l'equilibrio di bilancio anche per cassa e non solo per competenza. È importante che ci siano ed è importante anche che ci vengano erogate con una certa continuità sempre per lo stesso discorso che si faceva prima in merito all'equilibrio di bilancio per cassa. Con queste norme di attuazione il sistema bilancio armonizzato, equilibrio di bilancio e niente patto di stabilità potrà davvero andare a regime e quindi produrre quei risultati importanti rispetto al sistema che invece vi era prima e quindi patto di stabilità residui attivi e passivi e nessun obbligo di pareggio di bilancio, ma lo vedremo nel rendiconto 2016 quanto riusciremo a spendere in più con questo sistema. Resta evidentemente la questione degli accantonamenti, 680 milioni di euro sono troppi, ma questo lo sappiamo, sono troppi in proporzione al numero di abitanti ma sarà la Giunta che continuerà a negoziare e si arriverà ad un importo equo perché è giusto che anche la Sardegna partecipi al risanamento delle finanze pubbliche ma evidentemente in misura equa. Quindi l'invito è di continuare in questa negoziazione efficace perché si sta dimostrando essere la strada giusta, la strada giusta della negoziazione e non invece, come da appelli del centrodestra, il ricorso alla Corte costituzionale per avere chissà che cosa, che poi il centrodestra non riesce mai ad avere. Sulla questione della vertenza entrate della sanità e anche della continuità territoriale, oggi il consigliere Zedda ha ripreso la teoria, la tesi del centrodestra e allora proviamo a ricordarlo, ricordare cos'è stato. Nel 2004, come tutti sappiamo, la Giunta di centrosinistra si accorse che lo Stato non corrispondeva, se non in piccola parte già dal 1992 le nostre entrate erariali, quindi sette decimi di IRPEF, nove decimi di IVA e tutto quello che oggi è previsto in quest'ottimo schema di norme di attuazione, in particolare per quanto riguarda l'IVA, non solo non corrispondeva i nove decimi, quindi diciamo che la percentuale era intorno ai due decimi, ma si basava su una base imponibile molto ridotta rispetto a quella attuale e quindi solo di IVA, lo voglio ricordare al centrodestra, allora ci venivano corrisposti circa 200 milioni di euro a fronte dei 2 miliardi di euro, quindi un altro ordine di grandezza, ai quali si arriva invece con la vertenza entrate e quindi con i nove decimi di IVA e con una base imponibile così com'è oggi. Allora lo Stato pagava un terzo della sanità come calcolata secondo i costi standard del CIPE, sempre a quelli ci rifacciamo, anche se poi la minoranza spesso da questo orecchio non ci vuol sentire. Un terzo che sommava a circa 800 milioni di euro, bene, allora si è detto in una negoziazione, perché era il punto di caduta di una negoziazione: "Tu Stato mi riconosci le mie entrate e io mi faccio carico delle mie spese", mi riconosci quindi al posto di 200 milioni di euro i 2 miliardi di euro, ripeto un ordine di grandezza diverso, e io mi faccio carico degli 800 milioni della sanità e della continuità territoriale aerea che allora, lo voglio ricordare, costava molto poco perché era rivolta solo ai sardi. Quindi il saldo è di 1 miliardo, di sola IVA evidentemente, 2 miliardi con i nove decimi di IVA e la base imponibile più ampia rispetto ai 200 milioni, 800 milioni anche 900 per un terzo dei costi standard della sanità, si arriva a un saldo di 1 miliardo, positivo, con anche però la possibilità di avere la piena autonomia nella gestione della sanità e nella gestione della continuità territoriale aerea. Giusto per fare un esempio, per capire che cosa significasse, la continuità o meglio i trasporti marittimi, gli oneri di servizio pubblico per i trasporti marittimi sono a carico dello Stato, 72 milioni di euro, però è interamente gestito dallo Stato e per questo si è arrivati a quella convenzione che io ho definito in Commissione papocchio e che posso definire anche qua, evidentemente papocchio che poi ha portato alla privatizzazione della Tirrenia alle condizioni in cui siamo oggi cioè la CIN-Tirrenia mica risponde alla Regione Sardegna, mica è controllata dalla Regione Sardegna, è controllata dallo Stato e infatti i risultati si vedono. Poi evidentemente non era previsto allora che la successiva Giunta di centrodestra ritenesse di voler spendere di più sulla sanità, 400 milioni di euro in più rispetto ai costi standard CIPE, sempre a quelli ci riferiamo, e anche di voler estendere la continuità territoriale anche ai non residenti, quindi altri 44 milioni di euro, ma questo è un altro argomento. Quello che noi diciamo è che grazie a quella vertenza entrate, grazie al lavoro di questa Giunta si è arrivati a questo schema di norme di attuazione e non grazie ai ricorsi alla Corte costituzionale nel precedente mandato, sono due cose completamente diverse, questo è il risultato della continuità del lavoro delle Giunte di centrosinistra.
PRESIDENTE. Comunico che la consigliera Anna Maria Busia è rientrata dal congedo.
E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). È singolare sentir parlare di grandi risultati raggiunti dal centrosinistra nella vertenza entrate ed è singolare che su questa tematica che poi è stata approfondita, lanciata, rilanciata proprio dagli indipendentisti, sovranisti qualche anno fa, molti anni fa, ancora non abbiamo sentito voci forti da parte dei banchi su cui siedono questi autorevoli colleghi. Credo che ci sia ben poco da gioire anche perché ha ragione il presidente Pigliaru quando in due parole stigmatizza questo provvedimento, questa bozza di provvedimento e correttamente il professor Pigliaru, faccio una sintesi, dice: "Questa norma", cioè l'articolo 8, "ha un contenuto precettivo tale secondo il quale non dovrebbero essere necessarie norme di attuazione." E sono necessarie perché? Perché lo Stato è sleale, perché non c'è rapporto di leale collaborazione quindi c'è ben poco da gioire per i risultati del centrosinistra, anzi non c'è alcun che di cui gioire, proprio niente, proprio niente.
E qualche riflessione su questa vertenza entrate, molto sintetica, anche perché sui contenuti delle disposizioni di attuazione sono intervenuti in modo dettagliato i miei colleghi. Anche se una cosa voglio dire, sempre in relazione ai contenuti di questa bozza, c'è una norma all'articolo 2, la bozza dell'articolo 2, che di fatto dà "Nelle more dell'adozione del decreto di cui al comma 1..", che è quel decreto del Ministero dell'economia delle finanze che individua i tempi, le procedure e le modalità, nelle more dell'attuazione di questo decreto le quote di compartecipazione della Regione sono decise dal Dipartimento delle finanze e pagate in concreto dalla Ragioneria generale dello Stato. E perché metto in evidenza questa norma? La metto in evidenza perché ancora una volta lo Stato può procrastinare sine die l'adempimento concreto delle norme di attuazione. Il mio dubbio è che non ci vogliano delle norme di attuazione per attuare le norme di attuazione, sarebbe deleterio. I tempi sono lasciati allo Stato, anche questa volta. E in un rapporto di sleale collaborazione, come quello che purtroppo tante volte questa Regione è costretta a vivere, lasciare nelle mani dello Stato i tempi di attuazione delle norme di attuazione diventa molto pericoloso. Dicevo, sulla vertenza delle entrate c'è ben poco da gioire, perché noi siamo convinti che avrebbe dovuto essere affrontata con altra determinazione, con la consapevolezza dei propri diritti e con altrettanta consapevolezza dei pesantissimi doveri dello Stato inattuati, dell'inadempimento dello Stato, inadempimento conclamato, inadempimento più volte denunciato dalla precedente Giunta Cappellacci davanti alla Corte costituzionale. Ebbene in questa vertenza entrate due credo che possano essere i passaggi più significativi. Il primo è l'accordo del presidente Soru con Prodi, che secondo qualche collega di maggioranza è stato un accordo che ha portato alla Regione un saldo attivo importantissimo, e il secondo invece l'accordo del presidente Pigliaru con il ministro Padoan. Ebbene secondo i calcoli, non nostri, ma dei sovranisti, degli indipendentisti, degli autonomisti, l'accordo di Soru non è stato assolutamente favorevole alla Regione. Secondo questi gruppi politici, e anche secondo noi, c'è stato uno sconto di 5 miliardi a fronte di un credito di 10 miliardi, c'è stato un accollarsi i costi della sanità e della continuità territoriale aerea, quindi il saldo non è assolutamente positivo ma è fortemente negativo. E poi arriviamo all'altro passaggio, un altro passaggio che caratterizza questa lunga, lunghissima, annosa vertenza delle entrate. E nell'altro passaggio invece il nostro presidente Pigliaru, il professor Pigliaru, rinuncia ai ricorsi da parte davanti la Corte costituzionale, ma non solo a quelli, rinuncia anche agli effetti positivi di eventuali ricorsi che nelle more fossero andati a buon fine per la Regione Sardegna. Si determinano le condizioni perché non venga applicato il patto di stabilità e si applichino invece le norme secondo gli equilibri di bilancio. Quindi questi due passaggi politici sono quelli che hanno caratterizzato la vertenza entrate, ebbene non mi pare che da questi due passaggi politici la Regione Sardegna ne sia uscita bene, anzi è uscita malissimo. E questo ci dà il destro per dire che sicuramente il Governo regionale avrebbe dovuto mettere in campo più determinazione nei rapporti con lo Stato, nei rapporti soprattutto con il Governo Renzi, che in più di un'occasione ha dimostrato di essere un Governo completamente disinteressato alle sorti di questa Regione, un Governo che più volte ha preso in giro varie regioni, non soltanto la Regione Sardegna, un Governo con il quale è difficilissimo instaurare un rapporto di leale collaborazione. Non c'è un rapporto di leale collaborazione fra noi e il Governo, questo ce lo dobbiamo mettere in testa, e allora bisogna essere molto più determinati, se vogliamo anche più arroganti, bisogna sbattere i pugni sul tavolo, bisogna far capire che la Sardegna non è disposta a farsi prendere in giro. Se non alziamo la guardia, se non utilizziamo non dico le maniere forti, ma le maniere politiche più cruente e più determinate che conosciamo, se non utilizziamo altri strumenti e altre armi io credo che il Governo Renzi continuerà a darci delle pacche sulle spalle, qualche buffetto, qualche carezza, che però corrispondono a ceffoni molto forti. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI FRANCESCO (PD). Presidente, l'onorevole Zedda, ne apprezzo l'onestà, perché ha detto abbiamo fatto un passo in avanti, è troppo poco, siamo di fronte ad un grande risultato della Giunta Pigliaru, il decreto legislativo infatti sulla norma di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto, segna idealmente la conclusione del rapporto negoziale con lo Stato iniziato con la vertenza entrate del 2006. In altri momenti della storia dell'Autonomia abbiamo avuto altri momenti significativi e fruttuosi, li voglio ricordare. Nell'83 si definì un incremento consistente delle entrate riguardo a quanto previsto originariamente dall'articolo 8 del nostro Statuto, poi ci fu nel 2005 l'apertura di quella che conosciamo tutti come vertenza entrate: Renato Soru Presidente, Francesco Pigliaru assessore al bilancio, si appurò con una relazione dettagliata un credito di 10 miliardi di euro da parte dello Stato nei confronti della Regione autonoma della Sardegna. Si aprì un contenzioso con l'assoluta chiusura dell'allora Ministro del tesoro Giulio Tremonti, da cui ne derivò una verifica amministrativa che si caricò di contenuti significativi, politici, identitari, che sfociò con una manifestazione a Roma di 6000 sardi. Nel 2006 poi, è conosciuto, l'accordo con Romano Prodi, revisione delle quote di compartecipazione, e poi per i crediti pregressi una quota di 500 milioni annui che è stata trasferita dallo Stato alla Regione autonoma della Sardegna. Quindi un grande risultato di cui è necessario dare atto al presidente Pigliaru, all'assessore Paci, il presidente Pigliaru mi consentirà, anche al collega Gavino Manca che ha profuso in grande impegno per l'approvazione di queste norme di attuazione. Sono state descritte dal relatore in modo attento tutte le caratteristiche, io vorrei soffermarmi su un aspetto particolare, quello delle riserve erariali all'articolo 15, se lo si approfondisce apre degli scenari che prima erano inimmaginabili. Andiamo per ordine. Intanto le riserve erariali danno la possibilità allo Stato di maggiorare le aliquote per un determinato obiettivo e quindi esplicitare l'integrale riserva sulle entrate che ne derivano. La Regione Sardegna, secondo punto, è stata oggetto di riserve erariali da parte dello Stato, nel 2013 con la legge 147 sono state imposte 250 milioni di riserve erariali, finanziate al concorso della Regione Sardegna all'equilibrio di bilancio e alla sostenibilità del debito dello Stato, quindi per l'abbattimento del debito dello Stato. Con la legge poi di stabilità del 2015 c'è stata data la possibilità di utilizzare 50 milioni per investimenti e 200 milioni per l'abbattimento del debito, certamente per l'impegno di questa Giunta regionale e anche in seguito alla sentenza della Corte costituzionale 241/2012, che non voglio assolutamente disconoscere. Queste risorse sono iscritte nella nostra manovra di bilancio 2016 in entrate e appunto nei capitoli di spesa per 50 milioni per investimenti e 200 milioni per l'abbattimento del debito. Sin qui ho raccontato i fatti così come sono avvenuti. Perché l'articolo 15 apre delle prospettive provo a spiegarlo, in questo contesto l'articolo 15 va letto e al comma 1 dice: "Le compartecipazioni spettanti ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto della Regione non possono essere oggetto di riserve erariali salvo quanto previsto dal comma 2" e al comma 2 si dice: "Esclusivamente qualora intervengano eventi eccezionali e imprevedibili, previa comunicazione alla Regione autonoma della Sardegna. È chiaro che i motivi che hanno definito le riserve erariali per la nostra Regione non rientrano nella fattispecie che qui viene descritta cioè il debito pubblico non è né un evento eccezionale né imprevedibile, ne deriva, d'altronde poi è davvero capzioso operare distinzioni fra debito derivante dall'assunzione di mutui e debito sanitario, fra l'altro il debito sanitario potrebbe essere anche affrontato con la contrazione di un nuovo mutuo quindi è davvero inutile. Vale la pena di ricordare anche che le norme di attuazione per le fonti di diritto sono considerate fonti di super primaria cioè fonti a competenza riservata che con riferimento agli oggetti che le spettano prevale su ogni altra fonte dell'ordinamento, quindi questa legge prevale sulla legge di stabilità che ha praticamente indirizzato e definito quali sono le possibilità di utilizzo da parte della regione, questo pone un problema che sottopongo alla riflessione della Giunta di questo Consiglio in modo particolare per il lavoro che faremo nelle prossime settimane in Commissione bilancio. Vorrei poi affrontare in secondo ordine il tema degli accantonamenti, è un tema che riguarda tutte le forze politiche perché le gli accantonamenti sono partiti dal 2012, in cui abbiamo avuto 268 milioni di accantonamenti, nel 2013 431 milioni, nel 2014 578; nella previsione per il 2016 è di 681 milioni sperando che non ci siano ulteriori incrementi, è una trattenuta, è uno scippo di risorse che arrivo a dire rischia di mettere in discussione il grande risultato della vertenza entrate, io credo che qui non ci debba essere il rimbalzello delle responsabilità tra centro sinistra e centro destra perché tra il 2012 e il 2016 si sono susseguiti Governi di centrosinistra, Governi di centrodestra, Governi sostenuti dal centrosinistra e dal centrodestra, mi riferisco al Governo Monti, è un fatto gravissimo perché noi ci facemmo carico della spesa sanitaria, della continuità territoriale, dei costi sulla mobilità del trasporto della mobilità interna con un differenziale però che era superiore al miliardo e 300 milioni, quindi in quel momento era un risultato davvero importante che oggi viene messo in discussione da queste trattenute che lo Stato ci fa a mio parere indebitamente, ieri qualche giornalista mi ha detto: "Ma lei vuole fare un attacco alla Giunta, vuole fare un attacco al Presidente Soru?" Io non voglio fare un attacco a nessuno, dico che allora era un grande risultato, oggi questo risultato viene messo a rischio dalle trattenute che lo Stato ci fa, chiedo al Presidente Ganau possiamo sottacere una difficoltà di questo genere come massima Assemblea della Sardegna? Possiamo tacere su una gravità perché la spesa sanitaria aumenta ma aumenta in tutte le regioni d'Italia, aumenta in tutta Europa, il ciclo economico è stato in questi anni negativo quindi le compartecipazioni sono diminuite, ci vengono fatti gli accantonamenti, è chiaro che ci troviamo in una situazione di difficoltà che l'Assessore Paci affronta in modo positivo, determinato, riuscendo a trovare delle posizioni, ma davvero facendo grandi sforzi, non sarà il caso che mettiamo in piedi iniziative per sostenere l'attività della Giunta nei confronti dello Stato? Questa è la riflessione che pongo a tutta l'Assemblea che dovrebbe responsabilmente al di là delle appartenenze politiche sposare la battaglia che la Giunta sta portando avanti a Roma.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). In effetti l'intervento dell'onorevole Sabatini riporta un po' sulla terra la maggioranza perché sembrava che dovessimo essere qui a festeggiare chissà che e a bearci di chissà quale risultato. Credo che l'attento esame fatto dimostri che c'è stato molto da fare, molto da lavorare e nulla da festeggiare perché fuori da quest'aula c'è una situazione che aspetta delle soluzioni che certamente non contribuirà questo decreto,questa norma di attuazione che stiamo affrontando oggi a risolvere e non contribuisce a risolvere nemmeno la puerile posizione della maggioranza che dopo due anni dal suo insediamento continua a guardare indietro a dire che se qualcosa va male è colpa di chi ci ha preceduto, neanche nel più sperduto dei comuni dopo due anni si continua a guardare nello specchietto retrovisore a cercare qualcosa che non va bene per colpa di chi ci ha preceduto quindi la prima considerazione è che oggi non stiamo parlando di nuove maggiori entrate, non c'è parlando di nulla che possa in qualche maniera legarci da questo punto di vista. La seconda considerazione è che comunque dovremmo aspettare che lo Stato ci riversi le nostre imposte, quelle previste dall'articolo 8, noi con questa norma di attuazione stiamo dicendo allo Stato: "Va bene, quando avrai tempo fai il decreto e restituiscici le somme". Noi ci stiamo assolutamente avvicinando a quella che dovrebbe essere invece la soluzione, migliore, noi incassiamo il 100 per cento e noi riversiamo allo Stato la sua quota e tratteniamo qua quello che è nostro. Si dice che bisogna aspettare che ci facciano l'agenzia delle entrate ma nel frattempo stiamo facendo e approvando un decreto legislativo che sarà difficile da modificare quand'anche lo faremo. L'altra considerazione è lo svuotamento dell'articolo 10, l'articolo 10 dello Statuto dove sono previste le agevolazioni fiscali che con l'articolo 14 di questa norma di attuazione viene depotenziato ci viene tolta la sovranità se mai l'abbiamo avuta, altro che ottenerla, e non c'è sovranità che tenga se non si ha la libertà di incidere con la leva fiscale e con questo decreto, con l'articolo 14, com'è stato anche correttamente evidenziato in Commissione ci viene di un nuovo limitata questa capacità, semmai l'avessimo avuta, di che cosa dobbiamo rallegrarci? Credo di niente, credo che questi quindici articoli siano niente di più e niente di meno che, una volta ancora, coricarsi perché qualcuno ci mette i piedi in testa, salvo poi firmare una mozione, come quella che è stata firmata da tutti i capigruppo compresi quelli di maggioranza dove si chiede al Presidente del Consiglio di mantenere quegli impegni presi per il rilancio dello stabilimento Alcoa assunti davanti ai lavoratori e alle autorità locali, ma questa è una mozione e non serve a niente, questa è una legge ed è quella che ci vincolerà, quindi credo che oggi stiamo facendo un passo indietro rispetto alle rivendicazioni che andavano fatte con forza, che andavano fatte con decisione e andavano fatte consapevoli di una cosa: dal Governo di Roma non possiamo aspettarci nulla di buono, quello che otterremo lo terremo non perché abbiamo l'istinto predatorio, e condivido pienamente l'intervento dell'onorevole Usula in apertura, non è istinto predatorio, e l'istinto di sopravvivenza che ci deve animare, con questo decreto non abbiamo dimostrato neanche di avere quello.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, prima che continui questa discussione, io la inviterei a ritirare il testo in discussione e ad espungere dal contenuto del testo la sottoscrizione dello schema che stiamo discutendo perché è un'anomalia rispetto alla quale proviamo anche imbarazzo. Non ho capito perché debba entrare un provvedimento con la firma di un senatore se qui dobbiamo approvare qualcosa del senatore Sanna allora fatevelo nella vostra sede di partito, se dobbiamo approvare qualcosa che invece riguarda il Consiglio, è un atto che ha natura normativa e allora per cortesia facciamo qualcosa di serio, perché la firma apposta a provvedimento che stiamo discutendo davvero, provo imbarazzo anche a dirlo, mi condiziona e penso che sia il momento di sospendere un attimo i lavori e correggere questo aspetto.
febbraio 1948, n. 3 (4/XV/A)
PRESIDENTE. Nel merito, la firma è quella del Presidente della Commissione paritetica, è stata trasmessa con una lettera dal Governo, che non è contenuta, provvediamo a cancellare la firma e sono d'accordo con lei. Quindi viene cancellata la firma nel testo definitivo.
È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Toglie un po' l'imbarazzo, questa firma, dal capire qual era il trionfalismo iniziale dell'onorevole Sabatini, della grande azione che pone in campo la Giunta per trovare soluzioni alle entrate per la Sardegna. Io credo e ricevo ben volentieri l'invito, di soprassedere da quelle che sono particolarità politiche e partitiche per ritrovarci tutti a fare un ragionamento su quello che è interesse primario della Sardegna. Credo che a nessuno sfugga e non è cambiate le cose da cambiare, che forse non ci sarebbe imbarazzo anche nel centrodestra se fossimo maggioranza anziché opposizione. Nel senso che non avremo molta disponibilità finanziaria in entrata per poter pareggiare, ed è una conquista del centro-sinistra, il bilancio di pareggio. Perché se non entrano danari non ne puoi neanche spendere. Questo è il bilancio armonico. Ed era esaltato e tenuto in grande considerazione da tutti voi. Noi dicevamo che bisognava andarci con cautela e pensare bene a quello che si faceva, anche quando si cancellava d'un colpo, con un accordo proditorio nei confronti dell'isola di Sardegna e di tutti i rappresentanti del popolo sardo, un punto nell'accordo Paci - Padoan che eliminava tutto il contenzioso con lo Stato così in maniera allegra, tranquilla e pacifica. Siccome l'onorevole Sabatini ci ha voluto raccontare, ma questa è una cosa che farò in altra occasione, mi sono ripreso tutta la cronaca di due anni dal 2004 al 2006 e così ci possiamo anche divertire, ma questo penso che lo farò in sessione di bilancio perché è già troppo dedicare qualcosa che l'esimio senatore Sanna ci comunica e ci dà come graziosa concessione che da parte governativa ci viene concessa all'isola di Sardegna. Io avrei fatto, al posto di Sanna, qualcosa di più come rappresentante della Sardegna in seno al Parlamento italiano. Avrei ricordato quali sono i momenti significativi di crisi, di difficoltà, quello che vive il popolo sardo, l'incapacità di gestire una crisi senza finanze che vengono dallo Stato come stabilito. Poi sulla fonte del diritto la legge costituzionale ove all'articolo 8 recita alcune cose, è una cosa da eseguire se c'è disponibilità e serietà di comportamenti fra istituzioni. Non so se effettivamente avesse bisogno di un procedimento ulteriore di esplicitazione, spesso e volentieri quando si fanno le esplicitazioni da parte dello Stato significa soltanto che questo ha un ragionamento a monte e nasconde ben altro, di cui ho paura, anche perché non ho mai conosciuto governi di centrodestra e di centrosinistra che fossero governi amici e disponibili nei confronti della Sardegna. Allora se questo è vero, come è vero, e i conteggi che venivano che ci venivano dati in quella data da Soru presidente e Pigliaru Assessore al bilancio erano di 900 milioni, leggo testualmente per non sbagliare: Soru e Pigliaru rifanno i conti 900 milioni di euro all'anno dal 1991 al 2003. Questa è La Nuova Sardegna. A firma di Ditel. Quando poi siamo andati nel 2005 sotto la pioggia a girare per Roma, a pietire quello che la Sardegna doveva avere, siamo partiti con l'idea che dovessimo avere indietro perché non ricevuti mai 10 miliardi di euro, così che quando siamo arrivati a Roma erano già diminuiti alla meta, quando ci siamo affacciati dove doveva stare Berlusconi per accordarci si aspettò per vedere cos'era il risultato, nel frattempo cambiò inquilino quel palazzo, e al posto di Berlusconi arrivò Prodi. La conclusione si ebbe con Prodi. Quella conclusione non fu certamente la più felice, io ero rimasto ultimo moicano che criticava, devo riconoscere per la verità che anche parte del centrodestra successivamente, non allora, disse che poteva andar bene sino agli ultimi anni. Io dissi sempre di no e rimasi convinto testardamente che si sbagliava a fare quell'accordo. Tanto si sbagliava che io sapevo, per voci, che una volta era un miliardo e due, un miliardo e tre una volta un miliardo e sei all'anno che veniva riconosciuto alla Sardegna. Onestamente, presidente Pigliaru, non lo so neanche ora esattamente come sia, ho chiesto al Presidente della Commissione e all'esimio Assessore al bilancio di farci avere una nota con cui ci dica, anno per anno, quello che la Sardegna ha incassato, perché qui non sappiamo esattamente quello che ne deriva, se vogliamo fare una cosa seria bipartisan. Perché se ognuno vuole restare nel proprio cantuccio siamo sempre in grado a farlo, io mi alzerò a criticare, l'altro farà il lodatore assoluto di quelle che sono gesta inenarrabili di chissà quale Giunta. Ma il risultato è che la Sardegna è impoverita tanto è che sono 640 o 680 milioni di euro che ci vengono sottratti per accantonamento, questi sono gli ultimi, ma sono anno per anno con un valore sempre più forte. Dobbiamo assistere lo Stato nelle sue défaillance, ma lo Stato a noi ci aiuta nella nostra défaillance? È pronto e solerte a vedere quali sono i piani giusti per dare sostegno a una industrializzazione cassata dallo Stato attraverso scelte certamente discutibili dell'Eni e di tutti i suoi derivati? È forse pronta a dare sostegno a tutte quelle ipoteche di gravità che hanno famiglie, persone, persino bambini per il futuro, che sono sardi e hanno sulla tegola questa pendenza. Poi si potrà discutere e dire va tutto bene madama la marchesa, abbiamo qui un progetto che si vedrà se andrà meglio e se troverà risultati, io ho seri dubbi che questi siano risultati. Intanto non avrei cancellato quel contenzioso con lo Stato se non altro era lì, non lo utilizzavamo, però era lì. Né avrei preso a cuor leggero quello che ci ha ricordato l'onorevole Cossa e cioè il fatto che noi comunque non incameriamo quello che dovremmo incamerare, anche perché c'è un'interpretazione chiara e altrettanta forte di altrettanti docenti, e di altrettante persone che conoscono bene la materia e che riconoscevano alla Sardegna le possibilità di introitare anche riconoscevano alla Sardegna la possibilità di introitare anche quell'altro fatto che viene consumato invece sulle nostre coste, e a danno anche di quelle coste.
Io di accise voglio parlarne e non voglio parlarne, il problema è più serio, è se siamo convinti che ancora una volta, scrivendo un pezzo di carta, noi riusciamo a trovare soluzioni credibili, forti e che appaghino le genti di Sardegna su tutti i fronti della possibilità di un futuro diverso di sviluppo e occupazione, cosa che io oggi non leggo, non leggo nell'articolo 15 che poco fa mi hanno citato…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Io addirittura pensavo di non dover neanche intervenire, pensavo che fosse una cosa abbastanza scontata, stiamo parlando di un risultato straordinario per la nostra Isola, di quelli che non guardano in faccia a nessuno, che riguarda il centrodestra e riguarda il centrosinistra, riguarda i sardi, e sentire molti colleghi intervenire con tanta foga, parlando di numeri dal mio punto di vista assolutamente fuori dalle righe, per una vertenza importante che racconta la storia della Sardegna di questi ultimi dieci anni, e francamente fuori luogo, il minimo che io possa dire è che è fuori luogo dire cose come quelle che ho sentito.
"Un risultato improntato alla timidezza", dice il collega Cossa: io rimango allibito, qual è un risultato non improntato alla timidezza? Adesso dirò cosa penso.
Questa è la storia di una vertenza che dura dieci anni, dal momento nel quale tutta la rappresentanza dell'Isola in questo Consiglio regionale si era stretta per raggiungere un risultato insieme al Presidente di allora, che era Soru, insieme alla Giunta regionale di allora, della quale com'è stato ricordato faceva parte anche l'attuale Presidente della Regione, Pigliaru. Una storia lunga, quindi, che racconta che cosa è accaduto da quel momento a oggi, per dare diritti ai sardi, per vedere riconosciuti diritti su una vertenza, quella delle entrate, che ci desse risultati straordinari, perché ci spettava vedere riconosciute quelle risorse, ognuna elencata in queste norme di attuazione che finalmente approviamo in quest'Aula, che finalmente concordiamo con lo Stato. Si dice anche "non vi è leale collaborazione": ma come si fa a dire che non vi è leale collaborazione quando si stringe un accordo? Vorrei ricordare che la firma del cosiddetto senatore Sanna in questo caso è la firma del Presidente della Commissione paritetica Stato-Regione, quindi una figura e un ruolo istituzionale, non un rappresentante di partito. Anche qui, voler piegare le cose esclusivamente a una diatriba che a nulla serve per raggiungere risultati e dare valore alle cose che riguardano tutti, francamente lascia di stucco: come si fa a dire che la firma deve essere levata, come dice il collega Pittalis, la firma del Presidente della Repubblica si deve lasciare, invece la firma del Presidente della Commissione paritetica no. Francamente è una cosa che non sta né in cielo né in terra, io non avrei mai detto una cosa del genere se l'avesse firmato un senatore di centrodestra, non mi sarei permesso perché io ho rispetto per le istituzioni e per il ruolo che ognuno svolge, e non perché è di centrosinistra, fosse anche di centrodestra, ma per il ruolo che svolge, che è fuori dai partiti ed è fuori delle logiche di schieramento. Quella è una Commissione che rappresenta i rapporti tra Stato e Regione, noi dovremmo essere orgogliosi di essere riusciti ad arrivare ad un risultato come quello, con una Commissione che fa in fretta a scrivere norme di attuazione degli articoli dello Statuto che devono essere in grado di riconoscere le richieste che noi abbiamo formulato da molti anni. E allora, perché dire una roba del genere? Io non la volevo mettere in polemica, però, tirato per la giacca, non posso non dire che la battaglia è iniziata da dieci anni a questa parte e che c'è stato un buco in mezzo, che è quello del Governo di centrodestra, questo sì va detto, durante il quale null'altro abbiamo conosciuto se non qualche ricorso, e anche il ricorso è stato presentato negli anni in cui non c'era più Berlusconi, perché io non ricordo ricorsi presentati nel 2010, non ricordo ricorsi presentati nel 2011, ricordo invece ricorsi presentati 2012 quando si era già insediato Monti, che non era più Berlusconi ovviamente. Questo era improntato alla leale collaborazione? Alla leale collaborazione di non disturbare Berlusconi. I partiti che oggi dicono di essere nazionalisti sardi, indipendentisti, sovranisti. Ho sentito il collega Tedde dire delle cose francamente incredibili. Uno dice "improntato alla timidezza", l'altro dice "non c'è leale collaborazione e c'è poco da gioire", cose che francamente, colleghi, non esistono e non sono in grado di dire la verità sulle cose. E ricordate una cosa importante, che la sanità, che noi abbiamo a carico della regione Sardegna, costa 350 milioni di euro in più di disavanzo, una cifra incredibile che noi avremmo potuto avere a disposizione, proprio frutto di quella battaglia che ci riconosce molti, molti milioni di euro, e che gli accantonamenti valgono 700 milioni di euro. Stiamo parlando di più di 1 miliardo di euro che in questo momento di grave e straordinaria difficoltà che la regione sta attraversando, soprattutto in tema di lavoro, noi avremmo avuto a disposizione, e anche qua dovremmo aprire un altro capitolo per dire come si è creato il buco della sanità, lo abbiamo fatto in altre occasioni e lo rifaremo tra breve quando porteremo a conclusione la riforma della sanità per la Regione Sardegna. Perché noi le riforme le stiamo facendo: abbiamo concluso la riforma degli enti locali poco tempo fa, porteremo adesso alla manovra di bilancio e dopo porteremo la riforma della sanità, e stiamo facendo un passo importantissimo sulla vertenza delle entrate, frutto di una battaglia storica che io non voglio dire del centrosinistra perché noi eravamo alla guida della Regione in quegli anni ma è frutto di una battaglia condivisa, perché deve riguardare tutti. E allora ci rimango male quando sento cose di questo tipo, anche dal punto di vista dell'onestà intellettuale che ci deve essere comunque in uno scontro tra formazioni politiche, tra rappresentanti dei partiti politici che si richiamano a schieramenti differenti. Bisogna essere intellettualmente onesti e leali, questo sì, altro che lealtà tra Stato e Regione, in questo caso c'è tutta la lealtà tra Stato e Regione, è dimostrata, abbiamo costituito una commissione che è rappresentata da un senatore della Repubblica italiana, che in questo caso è di centrosinistra, e, ribadisco, se fosse stato di centrodestra non cambiava le sorti delle cose. Per cui io, Presidente, chiedo che quella firma non venga tolta, perché noi stiamo togliendo un rappresentante delle istituzioni, quello è il senso in cui la firma è messa, non è un senatore della Repubblica che rappresenta il centrosinistra che ha firmato quel documento. Non è questo il tema dello scontro perché se no davvero ci pieghiamo a questioni di lana caprina che non aiutano a raggiungere i risultati e non aiutano a risolvere le cose. Perché questo non è un risultato "improntato alla timidezza", è un risultato improntato al coraggio e alla forza di andare avanti, quel risultato era importante allora e ancor più è importante oggi, frutto del lavoro di questa Giunta regionale, del Presidente della Regione, dell'Assessore del bilancio e di tutti coloro che hanno avuto una parte importante per arrivare a questo traguardo, che noi rivendichiamo con forza invitando la Giunta ad andare avanti su questa strada, perché soltanto così potremo andare ad ottenere risultati.
Io ricordo - e concludo - che anche allora, quando dieci anni fa si cominciò questa battaglia, vi erano strilloni del centrodestra che dicevano che quelle poste in bilancio non dovevano essere iscritte perché si trattava di poste di bilancio inesigibili, invece testardamente quelle cose si misero in bilancio e furono riconosciute come veritiere. Quegli strilloni continuano a strillare ancora oggi, senza dare un risultato di nessun tipo a questa nostra regione e portando soltanto disastri dell'economia della Regione Sardegna, predisponendo pratiche che servono soltanto per ingannare la gente.
Bisogna essere seri, e questa è una materia sulla quale non si può ingannare nessuno, soprattutto noi stessi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Sono d'accordo con lei, onorevole Cocco, sul fatto che bisogna essere seri. Quando chiediamo che dal contesto del provvedimento all'esame del Consiglio, nello schema di questo decreto,venga espunta la sottoscrizione, di, leggo, Francesco Sanna, penso che sia il senatore Sanna, o deputato, quello che è, mi pare che sia una questione di stile, poi se mi consentirà le dirò anche perché forse quella firma deve essere eliminata, perché se fossi al posto dell'onorevole Sanna mi vergognerei! Ecco, così gliela dico in termini politici. Perché questo schema di decreto è al ribasso: alla Sardegna non consente e non regala nulla, non concede nulla, perché qui ci stiamo dimenticando che esiste uno Statuto, esistono regole certe, e quindi non sono graziose regalie dello Stato, sono diritti che sono scritti nella nostra Carta costituzionale; diritti peraltro che sono stati riconosciuti e riaffermati dalla ben nota sentenza della Corte costituzionale, la numero 241 del 2012, che, proprio grazie a quei ricorsi presentati proprio dalla Giunta Cappellacci senza i quali probabilmente oggi non staremmo qui a discutere neppure di quello che è oggetto di questo schema di decreto di attuazione.
Allora io voglio mantenere i toni pacati, come ho apprezzato l'intervento dell'onorevole Sabatini, che ha ricostruito la storia mettendo in evidenza quelli che sono, che possono essere punti di forza da un lato ma i molti punti di debolezza. I molti punti di debolezza all'interno di questo schema è proprio che sia un sardo che presiede questo organismo davvero debbo dire che è un'occasione mancata per ottenere qualcosa in più e di doveroso anche in più rispetto al risultato che è stato conseguito. All'articolo 15 noi stiamo venendo meno non a un qualcosa che è di competenza, che è nella disponibilità dello Stato ma che è un nostro diritto, noi siamo qui venendo meno a un riconoscimento di diritti sanciti dal nostro Statuto. Poi interpretatela come volete, volete dire che è il massimo che si poteva ottenere, volete dire che con lo Stato non bisogna alzare la voce, dite quello che volete, una cosa è certa, e questo lo dico all'onorevole Cocco, che davvero mi riesce difficile consentire sempre all'articolo 15 che sia lo Stato previa comunicazione alla Regione della Sardegna, qualora intervengano eventi eccezionali e imprevedibili, di fare una comunicazione del gettito derivante dall'istituzione di nuovi tributi. Qui perché non si è avuto il coraggio, il senso proprio di quello che deve essere il rapporto con lo Stato non di subordinazione, ma di Enti che parlano, discutono e si confrontano allo stesso livello, perché non scegliere la strada dell'intesa come è stato ricordato da chi mi ha preceduto e invece limitarsi semplicemente ad una mera comunicazione.
Sono diverse le questioni davvero che all'interno di questo schema non ci convincono, non ci convincono la mancanza di chiarezza sui tempi di approvazione del decreto da parte del MEF non viene detto da nessuna parte, almeno ve lo hanno detto informalmente, vi hanno detto che sarà il prossimo mese, fra due mesi, fra tre anni quando, anche qui tutto è lasciato all'eventualità ad un'ipotesi futura e incerta. Ma non c'è una regola chiara sul problema che è stato ricordato dell'evasione; a favore di chi se viene recuperata l'evasione viene incamerata, nel silenzio è ovvio che è lo Stato che fa la parte del leone. E allora ecco perché su tutta questa partita noi davvero rappresentiamo critiche, perché siamo certo favorevoli nei confronti di atteggiamenti prevaricatori dello Stato e quando si tratta di dire sì allo Stato chiniamo la testa, siamo invece forti, determinati quando si tratta di aumentare l'addizionale IRPEF e quando si tratta di cancellare i benefici che anche con fatica avevamo concordato anche con parte del centrosinistra ai tempi della Giunta Cappellacci per quanto riguarda i benefici dell'IRAP.
E allora, vedete, io ritengo che su queste basi non si possa invocare il principio della leale collaborazione, perché collaborazione con lo Stato finora non ce n'è, nel senso di risultati apprezzabili, c'è quello che avete dovuto fare correggere i conti imponendo, appunto, un balzello in tempi di crisi alle tasche dei sardi e non c'è invece la richiesta, questa sì che doveva essere fatta in maniera forte e autorevole, di quello che invece ci è dovuto per Statuto.
E allora ecco perché io, Presidente, sin da ora le chiedo di consentire proprio due minuti in Aula di sospensione perché ho necessità di confrontarmi anche con i colleghi dell'opposizione sulla posizione che penso dobbiamo prendere unitariamente, ma per quanto mi riguarda davvero riesce difficile dover dare un voto favorevole a questo schema di attuazione.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito assetto del territorio.
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Grazie Presidente, su una cosa sono d'accordo con quanto espresso dalla minoranza: non c'è trionfalismo. Il trionfalismo lo lasciamo quando i problemi seri e gravi della Sardegna saranno risolti e lo abbiamo detto dall'inizio ci vuole tempo, non ci sono le bacchette magiche. Però rimango sorpreso quando un risultato, raggiunto anche su sollecitazione di quest'Aula, mi ricordo subito dopo l'accordo stipulato tra il presidente Pigliaru e il ministro Padoan sul pareggio di bilancio del quale abbiamo detto: è un passo, primo passo via i vincoli del patto di stabilità che è un risultato importante che ci permette nel 2015 di spendere centinaia di milioni in più rispetto all'anno precedente. Però avevamo detto questo è un passo, la vertenza entrate è pienamente aperta, lo dichiarai anch'io in questa aula. La vertenza entrate è pienamente aperta.
E oggi non siamo qui per dire che qualunque tipo di controversia con lo Stato si è chiusa, siamo qui per dire un altro passo fatto importante che è la chiusura della vertenza entrate, una vertenza che ha visto la Regione Sardegna battersi giustamente dal 2010 per avere il pieno riconoscimento di quello che era previsto nell'articolo 8 dello Statuto. Ovviamente articolo 8 che per la sua gran parte è stato immediatamente accettato, accolto anche dallo Stato per carità l'IRPEF ci viene data, l'IVA ci viene data, ci viene data con numeri ben superiori a quelli precedenti perché anche qui è importante ricordarlo che abbiamo 1 miliardo in più di IVA, che abbiamo 1 miliardo in più di IRPEF grazie ai risultati e all'accordo di quegli anni. Abbiamo delle entrate che non sono assolutamente commensurabili rispetto a quello il qui presente presidente Pigliaru allora Assessore del bilancio trovò. Quindi non c'è dubbio che sono stati fatti passi importanti.
Però non tutte le partite della vertenza entrate erano chiuse e questo lo sapete perfettamente, questa Aula lo sa perfettamente, il presidente Cappellacci lo sa perfettamente, c'erano una serie di partite i giochi di natura erariale, l'IRES maturata, le riserve matematiche, i redditi da capitale maturati che diventano una partita sempre più importante, questi erano in contenzioso, lo Stato non li riconosceva. Noi quando dico noi intendo dire la comunità regionale li ha sempre messi nel bilancio, sono stati messi dalla Giunta Cappellacci, sono stati messi dalla Giunta Pigliaru quindi partite che noi abbiamo rivendicato continuamente mettendole nel bilancio, bilancio parificato dalla Corte dei conti, quindi un pieno riconoscimento della correttezza di quelle partite contabili. Però le Stato non li dava, e sin quando lo Stato non li dà, certo noi ce li abbiamo nei residui attivi, però poi non abbiamo la liquidità per poter essere spesa. E quindi lo abbiamo detto la vertenza entrate è aperta e riprendiamo esattamente il testimone dalla bozza di norme di attuazione del 2012 che poi non aveva completato il suo iter. Perché non aveva completato il suo iter, perché nel frattempo era uscita la sentenza della Corte costituzionale più volte ricordata in cui chiaramente la Corte diceva alla Regione Sardegna spettano anche i giochi di natura erariale, e il presidente Cappellacci disse: "Basta, io quello non lo firmo, perché giustamente o ci riconoscete anche i giochi di natura erariale, oppure non andiamo avanti", da lì abbiamo preso il testimone. E non ho alcuna difficoltà qui a ricordare, a dire, ad affermare che il testimone lo abbiamo preso a partire dalla sentenza del 2012, che è stata importante, però non basta, quando si dice è una condizione necessaria ma non sufficiente, non basta perché sennò la vertenza entrate sarebbe stata chiusa dopo il 2012, la Giunta Cappellacci ha governato ulteriormente. Perché non è riuscito a chiuderla? Perché non è facile, perché comunque ci troviamo di fronte ad un apparato dello Stato che difende le sue ragioni, in questo caso sbagliate, e cerca di dare il meno possibile. Quindi è stata una battaglia lunga, faticosa, che il Presidente ha condotto in prima persona, aiutato da me, ma aiutato anche dal sentimento di quest'Aula, che attraverso le sue emozioni ha detto di andare avanti. E non abbiamo avuto nessun tipo di timidezza, abbiamo tenuto la schiena dritta e non l'abbiamo abbassata, perché se l'avessimo abbassata non ci avremmo impiegato un anno, perché continuamente ci hanno detto: "Va bene, di giochi di natura erariale ti riconosciamo il …, però gli altri no. Però sai una cosa? Non ti diamo gli arretrati. Però sai una cosa?". No, abbiamo detto assolutamente, questi sono i nostri diritti e non recediamo di un solo millimetro sin quando non ci verranno tutti concessi e riconosciuti. Questo è il tema, quindi io sinceramente mi sono annotato, ho ascoltato con grande interesse gli interventi di tutti quanti, ma non ho notato un punto. Dice: "Non avete ottenuto quello". Non l'ho sentito, posso dire che l'ho sentito solamente dall'onorevole Cossa riguardo alle accise, ma tutti sappiamo che quello che l'onorevole Cossa richiede è una cosa che con le leggi di oggi non è possibile avere, perché sono le leggi dell'Unione europea innanzitutto che dicono che le accise vengono riconosciute nel momento del consumo. È una battaglia che potremmo aprire, ma non era questa la sede, perché in questa sede è assolutamente impossibile. Lo dico con chiarezza, rispetto alle battaglie fatte anche dalla Giunta precedente, abbiamo tenuto tutto quanto, tutto, assolutamente tutto quanto, e questo è un grande risultato, ascrivibile al presidente Pigliaru, ascrivibile a me, ascrivibile a chi non lo so, non mi interessa, è un risultato importante che la Sardegna riesce ad ottenere dopo sei anni di battaglia, ottenendo gli arretrati, ottenendoli in un arco di tempo di quattro anni, considerando che 300 milioni li abbiamo già avuti, che mi sembra ragionevole. Quindi, un altro passo avanti che ci dà certezza sulle nostre entrate, ci dà certezza sul fatto che avremo i residui attivi e quindi li potremo spendere per pagare le varie promesse che abbiamo. Ma c'è di più, all'articolo 2, che è stato ricordato giustamente dall'onorevole Congiu, noi stiamo dicendo altro, d'ora in poi andremo ad un riconoscimento diretto, esattamente come hanno già ottenuto il Friuli e il Trentino, non ci sarà più il doppio passaggio, le nostre spettanze vanno prima a Roma e poi dopo diversi mesi tornano, ma ci sarà riconosciuto direttamente. Quindi, è una cosa in più, è una cosa in più che siamo riusciti ad aggiungere, devo dire in questo caso con la piena disponibilità. Ci vogliono norme tecniche ad hoc, ma non norme tecniche per le norme di attuazione. Appena il Consiglio dei ministri, io penso nell'arco di un mese, non di più, approverà, prenderà atto di questa nostra proposta, sarà tutto immediatamente operativo, ma l'articolo 2 sta aggiungendo qualcosa che prima non c'era, ed è un riconoscimento in più che stiamo ottenendo. Ripeto, il Friuli e il Trentino hanno fatto da apripista, quindi è un riconoscimento ulteriore. Come è importante che ci sia scritto con chiarezza che le riserve erariali non si applicano alla Sardegna, perché anche questo era stato riconosciuto dalla Corte costituzionale. Dopodiché la Corte dice: "Però dovete trovare l'accordo", la Corte costituzionale non fa provvedimenti di spesa, lo sappiamo perfettamente. Dopo le sentenze della Corte che danno i principi ci vuole l'accordo, questi sono gli accordi e mi sembrano importanti. Quando si dice salvo eventi eccezionali e imprevedibili, si sta ipotizzando quello che speriamo non accada mai, una guerra, un terremoto devastante, per cui lo Stato deve intervenire immediatamente nell'arco di poche ore o di pochi giorni, e allora non c'è il tempo per ricercare un'intesa con tutte quante le regioni. Ma, al di là di questo, c'è scritto con chiarezza che le riserve erariali non si applicano.
Quindi, io chiudo dicendo, questo è quello che abbiamo ottenuto, lo abbiamo ottenuto portando avanti battaglie che hanno coinvolto tutto il Consiglio regionale in questi anni, ma non ci fermiamo, perché il contenzioso è sempre aperto, è fatto di partite, se ne chiude una e si costruisce su quella. Il prossimo, non lo abbiamo detto, sarà l'ammontare degli accantonamenti, perché riteniamo che nella suddivisione attuale non ci sia un trattamento equo per la Sardegna, e anche su questo andremo avanti con la filosofia di sempre, dialogare, non opporci in modo aprioristico, dialogare, ma portare avanti con fermezza e con decisione quelli che riteniamo siano gli interessi dei sardi.
PRESIDENTE. Chiedo se ci sia la richiesta di sospensione? Allora sospendiamo il Consiglio per qualche minuto.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 13, viene ripresa alle ore 18 e 21.)
PRESIDENTE. Possiamo riprendere la seduta. È stato presentato un ordine del giorno.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
ORDINE DEL GIORNO Pietro COCCO - DESINI - ANEDDA - ZANCHETTA - USULA, Daniele COCCO sullo schema di norma di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto speciale della Sardegna - Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, in materia di entrate della Regione (N. 4/XV/A). (1)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Io mi asterrò dall'ordine del giorno che è stato presentato. La Giunta regionale è riuscita ad avere il pagamento dei diritti acquisiti, e quindi non si può votare contro, anche se questi diritti acquisiti non potevano che essere pagati. Ma c'è un problema politico… desidererei che il Presidente mi seguisse. Soltanto un secondo, Presidente… esiste un problema di natura politica di rapporto tra la Giunta regionale e lo Stato, tra le Giunte regionali e lo Stato, perché non più volte in questa Assemblea abbiamo dettato e abbiamo detto quale è l'obiettivo finale, non dimentichiamo che abbiamo trascorso trent'anni della nostra autonomia senza una lira da parte dello Stato. La vertenza entrate si è chiusa nel 1983, e chi vi parla è stato protagonista di quella chiusura, essendo Assessore alle finanze, e abbiamo detto che quello era l'inizio di un discorso nei confronti dello Stato. Ma c'è il problema del Piano di rinascita, c'è il problema del concorso dello Stato allo sviluppo socio-economico della Regione, c'è il problema della parificazione delle entrate tra la Regione Sardegna e le altre Regioni a Statuto speciale, non vediamo assolutamente per quale motivo la Sicilia debba avere i 10 decimi di tutto, e noi non dobbiamo avere quello che ha la Sicilia. Presidente, perché dice di no, guardi, quando io parlo vuol dire che mi sono documentato, non lo faccio per polemica, mi sto anche astenendo dall'ordine del giorno, per cui… quindi io credo che se noi vogliamo fare una grande vertenza nei confronti dello Stato, che non è tecnica, ma è politica, ovverosia il Presidente della Regione, con la Giunta, con il Consiglio regionale stabilisce quali sono i bisogni della Regione Autonoma della Sardegna e apre la grande vertenza con lo Stato, abbiamo l'intesa istituzionale in programma, firmata dall'onorevole D'Alema, che è ancora lì, giace, perché ogni presidente e ogni giunta ritiene di trattare a modo suo nei confronti dello Stato. Noi dobbiamo avere un percorso unitario. Se riusciamo, onorevole Sabatini, a sapere esattamente quali sono gli obiettivi finali, certo, la nostra disponibilità è totale nei confronti del presidente Pigliaru e nei confronti di qualunque giunta abbia a cuore le sorti della Regione.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo il voto elettronico palese.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Anna Maria Busia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BUSIA ANNA MARIA (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Primo ho sbagliato probabilmente con i tempi, essendo arrivata in ritardo, però volevo dire due parole riguardo alla giornata di oggi e al voto che andiamo a dare a quest'ordine del giorno. Io ho avuto la fortuna, e lo voglio dire anche se è una sorta di autocitazione, di chiacchierare a lungo sulla questione che stiamo affrontando, che abbiamo affrontato oggi e che ha portato a quest'ordine del giorno, con il professor Pajno, che è stato l'illustrissimo Presidente della Commissione paritetica nell'ultima fase, quella fase che ha visto proprio la predisposizione di queste norme. Attualmente il professor Pajno è il presidente del Consiglio di Stato. Ebbene, a seguito di quelle riflessioni, altissime, di altissimo profilo con il professore, il nostro Gruppo ha depositato una proposta di legge, la numero 145, che prevede il rafforzamento del ruolo della Regione in materia di accertamento e riscossione delle entrate tributarie statali di spettanza regionale, istituzione di un'autonoma agenzia per l'accertamento e la riscossione delle entrate regionali e locali. Questo perché c'erano una serie di questioni che andavano affrontate e messe per iscritto, e soprattutto andava completato tutto quel lavoro che era stato impostato proprio in seno alla Commissione paritetica, e che aveva messo l'accento su alcuni aspetti. La proposta di legge determinava un percorso graduale, che partendo dalla riduzione della distanza tra quanto calcolato dalla ragioneria centrale dello Stato e gli uffici regionali, attraverso la fissazione di criteri certi e stabili, rafforzava il ruolo della Regione e la gestione delle quote di compartecipazione ai tributi erariali, e quindi poteva comportare il superamento della vertenza entrate ed evitare anche in futuro che ci fosse la riproposizione della stessa vertenza. Non posso che prendere atto che effettivamente sono stati fatti notevoli passi avanti, e che oggi, con questa presentazione, il Consiglio regionale coglie un'importante occasione. Vi sono degli elementi positivi in queste norme, e precisamente la determinazione di criteri certi per il calcolo di alcune voci dell'articolo 8, determinazione che ha consentito di poter accertare, a partire da 2010, 900 milioni di euro, riconoscimento del riversamento diretto nelle casse regionali del gettito delle compartecipazioni, seppure mediato, come d'altronde è avvenuto in altre regioni, come lo stesso Assessore oggi ha ricordato. Ma vi sono delle criticità che bisogna sempre tenere a mente, perché bisogna porre l'accento sul fatto che la Regione Sardegna continuerà a non avere alcuna voce in merito al potere di indirizzo in una materia di accertamento e in merito alla…
PRESIDENTE. Grazie. Non ho altri iscritti a parlare, metto quindi in votazione l'ordine del giorno numero 1.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Busia - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Demontis - Desini - Forma - Gaia - Lai - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pigliaru - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Usula - Zanchetta.
Rispondono no i consiglieri: Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Oppi - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Solinas Christian - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Floris.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 50
astenuti 2
maggioranza 26
favorevoli 29
contrari 21
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 225 sulla richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri perché mantenga gli impegni presi al fine della definitiva risoluzione della vertenza ALCOA.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Cocco Pietro - Pittalis - Desini - Rubiu - Usula - Zanchetta - Cossa - Carta - Cocco Daniele Secondo sulla richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri perché mantenga gli impegni presi al fine della definitiva risoluzione della vertenza ALCOA.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PRESO ATTO che la lunga e difficile vertenza dei lavoratori ex ALCOA, che da anni vede impegnati lavoratori, rappresentanze sindacali, enti locali e la Regione in un confronto con il Governo per la ricerca di soluzioni in grado di garantire la ripresa dell'attività produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro, sembra essere giunta a una fase di stallo;
CONSIDERATO che i tempi a disposizione per trovare soluzioni si stanno rapidamente esaurendo ed il tavolo ministeriale non sembra in grado di trovare le soluzioni necessarie per una positiva conclusione della vertenza;
RITENUTO non rinviabile un intervento diretto del Presidente del Consiglio dei ministri per favorire una definitiva conclusione della vertenza, al fine di mantenere quegli impegni presi per il rilancio produttivo dello stabilimento ALCOA davanti ai lavoratori e alle autorità locali con la dichiarazione di "strategicità" per il governo e per l'economia italiana del settore di trattamento dell'alluminio;
VALUTATE le possibilità legate all'abbattimento dei costi energetici, vero ostacolo alla ripresa produttiva, anche favorendo accordi bilaterali con ENEL, già realizzati in analoghe situazione, e soluzioni c.d. di "interconnector" in grado di generare le condizioni utili al mercato per la conclusione delle trattative in corso di vendita degli impianti e una rapida ripresa dell'attività;
CONSIDERATA la necessità di ribadire il più generale problema legato agli alti costi dell'energia in Sardegna, unica regione italiana esclusa dalla possibilità di utilizzare energia a basso costo (metano);
VALUTATA la necessità di sostenere e rafforzare l'azione politica condotta dalla Giunta regionale presso il MISE per la ripresa delle attività industriali nel Sulcis, e a Portovesme in particolare;
VISTA la decisione della conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari del 26 gennaio 2016,
delibera
1) di dare mandato al Presidente della Regione perché rappresenti al Presidente del Consiglio dei ministri la volontà del Consiglio regionale della Sardegna affinché siano ribaditi e rispettati gli impegni assunti con l'intera Sardegna per una positiva definizione della vertenza ALCOA e più in generale della vertenza energia;
2) di promuovere il più ampio coinvolgimento di tutti i parlamentari della Sardegna per condurre un'azione sinergica.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
COCCO PIETRO (PD). Questa è una mozione, si è deciso in Conferenza dei Capigruppo di predisporre una mozione come metodo, come strumento per discutere del tema, firmata da tutti i Capigruppo. Va detto che fra tante vertenze che ci sono in Sardegna, che abbracciano purtroppo lo stato di grande difficoltà che esiste nella nostra Isola, questa di ALCOA rappresenta, anche simbolicamente, un po' tutte le vertenze, rappresenta la difficoltà del polo dell'alluminio di riprendere fiato e di essere rilanciato, perché la vertenza ALCOA assume in se anche tutte le altre vertenze del Sulcis Iglesiente. Questa discussione di oggi nasce da una manifestazione, l'ennesima, che si è svolta nei giorni scorsi presso il Palazzo del Consiglio regionale, durante la quale i Capigruppo si sono riuniti insieme al Presidente del Consiglio e hanno preso l'impegno di discutere durante la prima seduta utile del Consiglio regionale, che è questa, del primo di febbraio, il tema della vertenza di ALCOA. Ora, come tutti sappiamo il tema della vertenza ALCOA è un tema che riguarda fondamentalmente il tema del prezzo dell'energia, e non è una cosa nuova. Non è una novità perché del tema dell'energia si discute da tantissimo tempo, riguarda l'Alcoa, ma riguarda Porto Torres, riguarda Ottana, riguarda tante altre fabbriche più piccole rispetto a quelle più note sulle quali occorre naturalmente intervenire. E anche la vicenda di Alcoa anche in questo caso rappresenta più di tutte la necessità di mettere mano al tema del prezzo dell'energia, per una ragione molto semplice, che fra le fabbriche cosiddette elettrointensive è quella che più di tutte aveva un costo esagerato di consumo di energia elettrica, ovvero il 40 per cento dell'energia consumata dal punto di vista industriale riguardava proprio Alcoa. Ora da tre anni questa fabbrica è chiusa, così come è chiusa dal marzo 2009 anche la fabbrica che produceva l'allumina dalla bauxite perché l'Alcoa potesse poi trasformarla in alluminio, ovvero l'Eurallumina, per cui una filiera per intero che riguarda la nostra isola, e che è una vertenza nazionale in questo caso, che riguarda il Sulcis Iglesiente, e su questo bisogna mettere mano.
Che cosa possiamo fare noi? Io credo che in tutto questo periodo - poi lo dirà ovviamente il Presidente della Regione - ci sono stati una serie di incontri importanti svolti presso il Ministero dello sviluppo economico - lo dirà l'Assessore competente, quello dell'industria -, ma presso la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il sottosegretario l'onorevole De Vincenti, il quale si era occupato della vicenda dell'Alcoa e di tutte le questioni energetiche del Sulcis Iglesiente e della Sardegna per intero anche da sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico. Per questa ragione io credo che noi non possiamo perdere molto tempo. Le soluzioni possono essere tante e io ne ho sentito anche diverse professate da più parti, a volte con competenza, a volte con meno competenza, ognuno si arrampica un po' sugli specchi per cercare di dare soluzioni ad una questione francamente complicata.
In tutti questi anni, va ricordato, negli anni in cui ha funzionato, Alcoa è stata una fabbrica che ha ottenuto benefici sugli sconti sul prezzo energetico eccezionali, straordinari. Una volta che questi benefici sono venuti meno, anche perché le norme europee sono mutate nel frattempo, ovviamente ha deciso di lasciare il passo. È una multinazionale americana, e come abbiamo detto anche in altre occasioni le multinazionali non sono uomini che hanno sentimenti, che hanno cuore, quindi non hanno sentimenti, non hanno cuore, guardano al profitto e ovviamente hanno deciso di abbandonare un territorio che si è piegato alle esigenze di queste multinazionali, gli ha consentito di avere territori straordinari, di avere prezzi energetici straordinari, di fare utili rilevanti e una volta che questo non era più conveniente ha deciso di smantellare tutto e di andare via. Quella è una fabbrica che occupava 500 operai che ancora adesso sono in grande mobilitazione, tanto è vero che dal momento della chiusura ad oggi hanno costituito un presidio presso lo stabilimento, all'ingresso dello stabilimento, in moltissime occasioni fanno manifestazioni per tenere viva l'attenzione e noi abbiamo il dovere di dire che cosa pensiamo in merito.
Io credo che la questione dell'alluminio sia una vertenza di carattere nazionale dalla quale non possiamo prescindere e che, proprio per la ragione per la quale quella è una vertenza di carattere nazionale, non solo regionale, sia necessario che prenda in mano la questione direttamente il Presidente del Consiglio dei ministri. Va detto che il Presidente del Consiglio dei ministri anche in diverse occasioni di visite effettuate presso la nostra isola, in Sardegna - vorrei ricordare a Olbia, ma anche nel Sulcis Iglesiente -, ha preso impegni importanti nei confronti della vertenza Alcoa e noi abbiamo il dovere di richiamare l'impegno preso in quelle occasioni. E non lo dico perché non va bene il lavoro che svolge il Ministro incaricato, la Guidi, o perché il sottosegretario De Vincenti non sia assolutamente all'altezza di seguire le questioni, ma la partita è talmente importante che credo che il Presidente, anche per gli impegni da lui stesso presi, debba prendere in mano la vertenza.
In tutti questi mesi, in questi giorni, perché ne sono a conoscenza, il Presidente della Regione ha seguito passo passo la vicenda, tutte le volte ha anche informato le organizzazioni sindacali degli sviluppi e dei passi che sono stati fatti in avanti e anche in questo caso naturalmente il problema principale riguarda l'Unione europea e il veto posto per evitare gli aiuti nel caso possano essere considerati aiuti di Stato. Che cosa fare? Ho detto che si sente dire da ognuno la sua ricetta. Un accordo bilaterale con l'Enel, non so se questa è la strada. Certamente l'ENEL è un'azienda privata che non è che fa accordi con l'impegno da parte del Consiglio regionale della Sardegna o del Ministero. Non lo so, può essere pure che la strada sia questa, sarebbe la strada ottimale naturalmente, molto difficile, molto complicata, ma quella sarebbe la strada ottimale. Poi ci sono misure che possono essere utilizzate, come la cosiddetta super interrompibilità, cioè la possibilità di dare alle imprese lo sconto che gli deriva da questo tipo di intervento, l'interconnector oppure l'interrompibilità semplice mischiata con l'altro provvedimento. Poi c'è la questione degli sconti sul dispacciamento. Il dispacciamento che cos'è? Dare l'energia elettrica sia che una fabbrica sia a 100 metri dalla centrale, sia che sia a 300 chilometri dalla centrale il costo di dispacciamento è lo stesso. Bisogna consentire di avere agevolazioni anche in quel senso.
Cosa voglio dire in sostanza? Che è necessario assolutamente stare sul pezzo e lavorare alacremente su questa vicenda. Noi abbiamo preso un impegno e lo dobbiamo portare avanti fino in fondo e l'oggetto della mozione è proprio questo, che conclude in questa maniera, che delibera: "1) di dare mandato al Presidente della Regione perché rappresenti al Presidente del Consiglio dei ministri la volontà del Consiglio regionale della Sardegna affinché siano ribaditi e rispettati gli impegni assunti con l'intera Sardegna per una positiva definizione della vertenza Alcoa e più in generale della vertenza energia; 2) di promuovere il più ampio coinvolgimento di tutti i parlamentari della Sardegna per condurre un'azione sinergica". Perché un altro punto di intesa con coloro che rappresentavano i lavoratori durante la manifestazione svolta sotto il Consiglio regionale era quello di prendere l'impegno da parte di tutti i Capigruppo di questo Consiglio con i rispettivi Capigruppo in Parlamento dei rispettivi partiti per sostenere uniti questa battaglia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Presidente, io vorrei prendere spunto dall'ultima manifestazione degli operai dell'Alcoa per esternare alcuni degli stati d'animo che hanno in qualche modo investito me personalmente, me li sono riportati a casa, e cioè il coinvolgimento emotivo rispetto a queste rivendicazioni e il coinvolgimento politico, e la domanda che è rimasta a me appesa è se esiste ancora un rapporto circolare tra il mondo del lavoro, il mondo sindacale e il mondo della politica. Sentire gli operai lì sotto che, oltre alla rivendicazione, mettevano sul tavolo un "siete tutti uguali" a me ha fatto male, penso che abbia fatto male a tutti i militanti politici che siedono in questa istituzione perché ci fa nascere la domanda sulla utilità della nostra azione, sull'efficacia dell'azione di governo, ma soprattutto sulla convinzione del perseguimento della strada della rivendicazione e della risoluzione di questa vertenza. Questa è una vertenza che ovviamente non può essere risolta esclusivamente dal Governo regionale. Abbiamo scoperto addirittura che forse non è nemmeno per le volontà politiche del Governo centrale che passa questa vertenza. Ci sono questioni che volano su tavoli diversi e più alti rispetto a quelli del Governo regionale e del Governo nazionale. Quindi dobbiamo cercare di capire se oggi c'è ancora la convinzione di questa istituzione di voler continuare a battere la strada delle produzioni dell'alluminio per quanto attiene il polo di Portovesme e quindi dell'industria pesante, nella consapevolezza di ciascuno di noi che tutto l'Occidente è al centro di un processo fisiologico di deindustrializzazione che credo che colpisca in maniera molto più forte le terre periferiche come la nostra. Davanti però a una incertezza di soluzioni alternative e di progetti pronta cassa che devono rispondere alle esigenze delle famiglie degli operai, credo che non sia più sufficiente la difesa d'ufficio e la mozione d'ufficio che ci siamo portati qui. Credo che i ragionamenti debbano essere molto più profondi e anche chiari rispetto alle rivendicazioni dei sindacati e del mondo operaio. Quindi, certamente oggi è necessario sostenere questa posizione, secondo me la strada più opportuna e più veloce sarebbe quella di ottenere qualche anno in più di agevolazione rispetto alla superinterrompibilità... grazie, Presidente, è la soluzione più veloce e anche più scontata, però diversamente, Presidente, le alternative lei le ha scritte su altri documenti, sono altre strade, forse sono più articolate, però bisogna avere la freddezza, la forza e l'onestà intellettuale di spiegare ai lavoratori in questi territori che la strada è un'altra, che l'industria pesante ha perso con le nuove tecnologie, ha perso con i nuovi modi di produrre e che è l'Asia la nuova terra della produzione dell'industria pesante. La politica deve dare un'alternativa a queste famiglie, a questi operai e lo deve fare anche credo in tempi stretti, nei tempi più ragionevoli per queste famiglie che devono continuare a vivere. Resta inteso che l'istituzione politica, la Regione deve trovare il modo di farsi ascoltare dal Governo nazionale per rispondere alle esigenze. Non è possibile che sia sufficiente il riconoscimento dell'area di crisi industriale complessa senza risorse finanziarie perché evidentemente senza queste risorse finanziarie non possiamo mettere in campo neanche alternative né tantomeno ammortizzatori sociali che possano sostenere il periodo di passaggio tra la nuova era della produzione e la fine definitiva dell'industria pesante.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, diciamo da subito che siamo assolutamente attenti a questa vertenza di Alcoa perché non è una vertenza - come i colleghi hanno appena sottolineato - che riguarda una sola fabbrica o solo un polo, noi crediamo che sia una vertenza... ma proverò a dire tanti elementi che compongono la storia di Alcoa. Intanto sicuramente la parte più importante: a parole il Governo italiano ha sempre considerato strategico il polo dell'alluminio del Sulcis ma poi nei fatti non è stato conseguente. È vero, ricordava il collega Locci, ci sono delle difficoltà che vanno forse anche oltre il Governo nazionale e mi riferisco in particolar modo a come viene trattata la partita dell'energia, basta guardare quello che succede in Spagna, piuttosto che in Francia, che sono certamente delle favole rispetto alla situazione che viviamo in Italia. Diciamo da subito che Alcoa non ha certo mai messo al primo posto gli interessi né della Sardegna né del Sulcis, tantomeno dei lavoratori che in quella fabbrica vi hanno lavorato per anni e che oggi soffrono grandi difficoltà. Diciamo da subito anche un'altra cosa che probabilmente, lo dico proprio con vicinanza a questa vertenza perché comprendo benissimo le difficoltà che ha oggi questa Giunta che sono quelle che abbiamo avuto noi ieri e quindi non c'è nessuna forma di speculazione politica o di avanzare pretese, niente, Presidente, su questa partita (è una partita della Sardegna, è una partita della nostra terra) noi saremo al fianco ed è in questo senso che le abbiamo chiesto sempre il coinvolgimento anche delle minoranze, non foss'altro perché insieme forse possiamo mettere tutti gli elementi per fare una battaglia ancora più dura nei confronti del Governo e forse anche dell'Unione europea. Allora in questo senso dico che è comunque mancata una norma, quella norma che poi si può tradurre in superinterrompibilità, piuttosto che interconnector, piuttosto che essenzialità, piuttosto che accordi bilaterali, comunque è mancato anche il Parlamento da questo punto di vista e crediamo che ciò che è successo in passato per Alcoa e che ha portato di fatto alle sanzioni che sono arrivate (poche perché, diciamo la verità, non tutte le sanzioni che dovevano arrivare per il Sulcis sono entrate nel piano Sulcis e in particolare nello specifico nelle zone franche urbane oppure nei progetti che hanno riguardato le proposte che poi ancora oggi sta esaminando Invitalia), ma crediamo che ci sia stata poca attenzione e in particolare mi riferisco ad un momento storico. Noi abbiamo di fatto diviso la vertenza, metà l'abbiamo iniziata noi e poi voi l'avete continuata. C'è stato un momento particolare dove davvero è venuto a mancare il Governo italiano, mi riferisco a quando il sottosegretario De Vincenti è stato trasferito dal Ministero dello sviluppo economico alla Presidenza del Consiglio. Ecco, Presidente, se io devo fare un appunto, dico che proprio in quel passaggio probabilmente c'è stata una disattenzione perché mentre noi abbiamo costruito tutto e quindi l'accordo e anche il percorso successivo, in questo ultimo periodo ci si doveva concentrare su alcuni aspetti che io personalmente ritengo prioritari, tra i quali quelli di dover motivare e convincere l'imprenditore (perché senza l'impresa Alcoa non riparte e questo lo dobbiamo mettere in evidenza), qualsiasi tipo di imprenditore, in particolare quelli più attenti, che hanno manifestato più attenzione dovevano essere convinti. E come se non riducendo i costi di produzione relativi all'energia? Andava la pena di fare uno sforzo e io credo che in questo il Governo presenti nelle sue strategie e nelle sue azioni delle lacune. Perché è pur vero che poi il viceministro De Vincenti si è impegnato ed è riandato a Bruxelles a proporre delle alternative che sono ovviamente quelle ottenute, però, probabilmente bisognava dare un taglio diverso, anche perché nel frattempo è scoppiato sempre di più il problema dell'indotto, il problema degli ammortizzatori sociali, una situazione che ha visto ancora dei forti ritardi sul piano Sulcis e in particolare sulla parte delle bonifiche che dovevano essere fatte in tempi più rapidi. Però, ripeto, questo lo cito senza nessuna polemica, lo sto dando come un dato di fatto. Quindi, ad oggi, Presidente, se veramente si vuole andare avanti su questa partita e risolverla definitivamente occorre che il Governo italiano dimostri davvero che intende ancora ritenere strategica la produzione di alluminio in Sardegna. Non solo, occorrerà davvero avere il coraggio di andare in Europa e strappare uno strumento infrastrutturale energetico duraturo che possa essere... il collega Locci l'ha detto, certamente per noi la superinterrompibilità sarebbe l'ideale, certo, magari anche utopistico...
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.
ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Presidente, vorrei esporre alcune riflessioni su un problema che non so se sia più sociale o industriale. Ormai da diversi anni si sente parlare di vertenze Alcoa, vertenza Eurallumina, di conseguente cassa integrazione e per stare nel territorio di piano Sulcis. Anche dall'ultimo piano Sulcis non si vedono benefici evidenti. Ma non si sente parlare di piano di industrializzazione strategica da parte della Regione autonoma della Sardegna per la chimica e per i materiali non ferrosi e senza un piano che veda la produzione dell'alluminio primario strategico mi sembra poco serio parlare di un riavvio dell'Alcoa. L'allora multinazionale leader nella produzione di alluminio primario decide nel gennaio del 2012 di cessare la produzione in uno dei suoi tanti stabilimenti scegliendo quello di Portovesme a causa degli elevati costi di produzione. Se una multinazionale chiude un azienda in perdita è per sempre, non riaprirà più. Una riflessione: "Perché solo in Italia non si produce alluminio?" Perché il governo circa 10 anni fa decide che la produzione di alluminio non fosse strategica per l'Italia. Qualcuno sostiene per gli alti costi di produzione, altri per l'elevato costo dell'energia, ma il costo dell'energia in Italia non è più alto degli altri Paesi europei.
Perché oggi la Glencore, multinazionale leader mondiale dei metalli non ferrosi dovrebbe rilevare una fabbrica oramai dismessa, difficile da riattivare, con quadri dirigenziali ormai in pensione, e una situazione completamente differente da quella di trent'anni fa, quando la produzione di allumina primaria delle multinazionali Eurallumina leader in Europa nel settore con la Pechiney in Francia, poteva usufruire di un tessuto dirigenziale all'avanguardia con una filiera produttiva e commerciale garantite dalle aziende socie. Ancora poteva usufruire di un tessuto infrastrutturale che collegava il polo di Portovesme agli altri poli industriali, Macchiareddu, Ottana e Porto Torres. Ora la Glencore dovrebbe subentrare, ma non ci sono contratti scritti, ci sono solo intenti e non c'è, ripeto, un piano strategico e industriale da parte della Regione Sardegna. A me sembra che stiamo organizzando eventi come quello di Roma, ed è per questo che non ho aderito all'invito del presidente Ganau di andare a Roma, solo per garantire altra cassa integrazione rimandando il problema. Se il problema è l'energia, il governo cede in affitto a un euro la centrale elettrica di Portovesme di sua proprietà a chi voglia riattivare l'ALCOA, ALCOA ed Eurallumina così si abbatterebbero i costi energetici senza il pericolo di impugnazione per aiuti di Stato. Bisogna avere il coraggio di dire: "Mi conviene produrre per qualche anno alluminio, magari a costi fuori mercato tenendo in piedi un'industria produttiva e non un sistema assistenziale fatto di cassa integrazione, falsi piani industriali che producono solo progetti per i consulenti e false aspettative alle popolazioni?"
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Quella che qualche anno fa nacque sotto il nome di vertenza ALCOA oggi è uno dei simboli più noti dell'intera Regione, rappresenta tutte le vertenze aperte e non risolte. Innanzitutto vorrei sottolineare un'evoluzione importante nel significato del termine vertenza ALCOA che da mobilitazione di dipendenti o ex dipendenti di questa fabbrica è diventata mobilitazione di tutte le categorie produttive di un intero territorio qual è il Sulcis Iglesiente.
Lavoratori, famiglie, sindacati, artigiani, imprenditori di qualsiasi genere sono tutti oggi coinvolti in questa vertenza che sta avendo un effetto a valanga e questo non deve apparire come un pacifico simbolo di unione di diverse categorie ma di un movimento sempre più vasto che si sta dirigendo verso il nostro Stato. Sono stati infatti numerosi gli incontri tenuti nei vari palazzi romani, sono stati numerosi i volti e i nomi che hanno visto coinvolti in questa storica mobilitazione, ma sono sempre state le stesse le risposte insufficienti che i lavoratori hanno ricevuto. La Sardegna intera è ancora alla ricerca di un serio e costruttivo confronto con lo Stato, è una situazione che si protrae ormai da sette anni e ancora oggi non vede alcuna soluzione. Lo Stato continua ad essere insofferente nei confronti dei principali problemi della nostra Regione e la Giunta regionale continua ad essere timida, silenziosa e sottomessa, (...) da definire beffarda. I tempi sono sempre più brevi perché l'insorgenza delle categorie coinvolte sta aumentando giorno dopo giorno, due settimane fa c'è stato il blocco sulla 130, la settimana scorsa l'impedimento dell'accesso presso il Consiglio regionale, non più tardi di stamattina il blocco stradale che ha in qualche modo isolato l'intero Sulcis Iglesiente. Questo è l'avvio di una protesta che si fa sempre più grande e sempre meno tollerante. Vorrei brevemente ricordare che le necessità primarie per questo stabilimento che potrebbe contenere centinaia di dipendenti e altre centinaia per l'indotto, sono quelle di produrre in modo competitivo e ciò significa con il mantenimento dei bassi costi per l'energia, un piccolo passo avanti con la proroga della super interrompibilità è stato fatto, ma insufficienti i due anni proposti. Occorre fare molto di più, occorre che questa Giunta chieda allo Stato che il regime di super interrompibilità non sia prorogato ma diventi stabile e definitivo per la nostra Regione affinché le aziende possano programmare seriamente il proprio futuro e decidere come e quando ripartire. Questa è una partita che la Regione deve giocare a Roma con una convinzione e con una decisione che sia efficace dinanzi al governo che risulta sordo nei nostri confronti ma che sente benissimo quando altre regioni chiedono collaborazione. Il riferimento ovviamente è all'ILVA di Taranto che non più lontano di pochi giorni fa ha ottenuto un'ulteriore beneficio, 300 milioni prima, 800 milioni poi di euro per far ripartire e per far funzionare l'impianto e soprattutto per tentare di approfondire l'argomento sulle bonifiche di quei territori. Questa è la dimostrazione che in Italia si fanno due pesi e due misure, ci sono regioni che probabilmente con un peso specifico in termini politici diverso dal nostro riescono ad ottenere grandi risultati e regioni come la Sardegna che ahimè ha prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. È bene che lo Stato una volta per tutte definisca e riconosca l'alluminio come strategico per l'Italia così come ha fatto per l'acciaio con l'ILVA di Taranto. Queste sono in realtà le vere cose che andremo a chiedere al governo nazionale e su questo il governo nazionale si deve pronunciare per evitare che ci sia il tracollo di una comunità. I nostri cittadini hanno bisogno del nostro lavoro e del vostro impegno e sono stufi di vedersi derubati dei loro diritti, dalla politica chiedono risposte e proposte, vogliono quindi una presenza incisiva nei tavoli romani dove le priorità sono evidentemente diverse, ma la situazione locale è molto complessa e prima di pensare alle unioni civili, in Sardegna vogliamo pensare alla società civile e alla società civile quando c'è il lavoro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SEL). Io intanto vorrei iniziare il mio intervento facendo dei ringraziamenti perché io ricordo in che stato era la vertenza ALCOA quando questa maggioranza e questa Giunta regionale hanno preso in mano il governo della Regione ed era esattamente ad un punto morto. La vertenza ALCOA era chiusa, sepolta, senza possibilità di ripresa e bisogna dare atto e ringraziare da questo punto di vista il Presidente della Giunta e gli Assessori competenti che si sono impegnati per far sì che questa vertenza avesse un rilievo nazionale nei confronti del governo e avesse oggi delle opportunità concrete con cui poter andare avanti. E oltre questo io voglio ringraziare anche l'altro Presidente del Consiglio che non manca comunque di essere presente a tutte le manifestazioni in cui viene chiamato a partecipare, non ultima quella di qualche giorno fa e non semplice dove la platea diciamo non era molto accondiscendente. Però bisogna ragionare in termini globali, economici, e bisogna ragionare in termini reali. Globalmente viviamo in una società di mercato a cui non frega assolutamente nulla della vita delle persone e oggi noi abbiamo la crisi di ALCOA non per chissà quale ragione economica di perdita di un'azienda, ma semplicemente perché c'è un tentativo di azione di cartello sul prezzo e di monopolio sul piano internazionale. Lo stabilimento ALCOA insieme ad altri stabilimenti nel Sulcis sono stati chiusi non perché non si guadagnava, ma perché non si guadagnava abbastanza, dettaglio non irrilevante da questo punto di vista. Allora nel momento in cui questa Regione ha ripreso in mano la vertenza ha trovato un acquirente interessato, cosa non scontata e non di poco conto, e ha raggiunto un obiettivo importante per l'economia sarda, purtroppo non sufficiente per quel che riguarda la vertenza specifica, che è il risultato ottenuto dagli sgravi sull'energia per tre anni qualche settimana fa. Per cui io penso che la Regione stia facendo molto, sia con la presenza, sia col contatto umano, e sia con le azioni concrete di proposte verso il Governo, ritengo però su questo che il Governo sia assolutamente mancante e che ci sia bisogno di una soluzione strategica più ampia e definitiva per il problema dell'energia in Sardegna e per la vertenza Alcoa. Io non sono un renziano, non condivido le politiche di Renzi, non sono suo sostenitore, però devo dire che tutte le vertenze industriali le sta chiudendo positivamente anche con atti coraggiosi e in controtendenza, perché il decreto Ilva è un decreto addirittura che, come dire, fa aleggiare la statalizzazione di alcuni settori dell'economia, cosa di cui ci eravamo ampiamente disabituati in questi anni. E penso che sarebbe veramente grave se il Governo non avesse il coraggio di trovare una soluzione per un settore strategico come quello dell'alluminio che l'Italia non può perdere in questa maniera. Allo stesso modo però io ritengo che la vertenza Alcoa debba richiamarci tutti ad un senso di responsabilità sulle nuove generazioni che vivono in zone di crisi in Sardegna, e mi riferisco al mio Sulcis, ma mi riferisco anche a Portotorres e mi riferisco anche alla zona di Ottana. Cioè credo che il nostro Governo regionale dovrebbe avere la capacità, e in questo accenno ad una proposta che declinerò poi in maniera più specifica al Presidente, la capacità di elaborare un piano Ruhr per queste zone, o un piano Bilbao, o piano Pittsburgh, cioè la capacità di poter conservare e poter valorizzare gli stabilimenti industriali (nella Ruhr c'è stata una grande azione di bonifica e di riconversione economica, ma le acciaierie Thyssen ancora operano) in grado di dare una speranza e una prospettiva per le popolazioni e le persone che vivono in quei territori, in particolare per la mia generazione. Perché, Francesco, io questa settimana ho dovuto salutare due miei cari amici che sono partiti, uno in Islanda a fare le pulizie e l'altro a Londra a lavare i piatti, e credo che quindi noi dobbiamo avere la capacità in questo senso di legare le due vertenze e le due istanze, che hanno bisogno di risposte rapide e concrete. Dopodiché io rifiuto alcune accuse e alcune riflessioni che sono state fatte, dell'idea di una Giunta sottomessa, e l'ho argomentato prima, la Giunta non si è dimostrata sottomessa e anche riuscita a recuperare degli strumenti importanti per cercare di chiudere positivamente questa vertenza, e credo anche però che non si debba fare confusione sui piani, perché il fatto che questo paese forse finalmente si apre alle unioni civili, non vuol dire che non si possa aprire a risolvere problemi di natura economica e lavorativa, cioè non credo che una cosa debba escludere l'altra, anzi mi piacerebbe che la legge che noi abbiamo depositato sul tema fosse approvata prima di quella nazionale. Detto questo diventa importante continuare a lottare e a mettere al centro della tematica sarda il lavoro e chiedere con vigore e forza, da parte di tutti noi, una risposta concreta al Governo nazionale che non può darci una risposta negativa su questa vertenza e sulle altre che stiamo ponendo. Per cui, se necessario, condivido anche l'impostazione di riandare a Roma, come abbiamo fatto, a marcare con la nostra presenza la nostra volontà di risolvere bene il tema del lavoro in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, ma io francamente sono sorpreso dai toni trionfalistici ed elogiativi di quello che ha fatto la politica, ringraziamenti a destra e a manca, da parte dell'onorevole Pizzuto. Io penso che le lodi possiamo coralmente recitarle quando un problema è risolto, non quando si è in una fase invece lontana, perché questo dobbiamo mettere in evidenza e di dire le cose come realmente stanno. Qui c'è il dramma, perché è una vertenza lavorativa ma c'è anche un problema che non possiamo non definire "dramma", che coinvolge 350 persone e più, padri e madri di famiglia, giovani e meno giovani, e rispetto ai quali bisogna uscire dalla incertezza, e bisogna uscire dalla sorta di aspettativa, anche in buona fede, che si crea nei loro confronti. E allora, badate, questa mozione unitaria è un tentativo di risposta ad un atteggiamento che però non possiamo non criticare del Governo nazionale, ad iniziare del Presidente Renzi. Cioè una mozione che trova unitariamente questo Consiglio regionale rispetto però ad una posizione di un primo ministro che viene in Sardegna a dire: "A settembre apriremo le bottiglie di Cannonau perché la vertenza è risolta". Viene anche il mese di settembre ad Olbia e guarda caso siamo al mese di febbraio e tutto è ancora in alto mare. E allora qui intanto, ed è questo il primo problema, presidente Pigliaru, noi vogliamo darle un mandato forte, il mandato a fare in modo che il presidente Renzi esca fuori da questo sistema di annunci, di proclami, di blanditure, e ci dica una volta per tutte che intende prendere direttamente la vertenza, assumere direttamente la vertenza presso Palazzo Chigi, sottraendola ad un Ministro che evidentemente avrà profuso anche i suoi sforzi, ma con un risultato che è stato fallimentare. Questo è che bisogna dire, e bisogna dirlo proprio per dare ancora serietà e forza a quello che è nelle intenzioni di tutti, dare mandato al presidente Pigliaru perché chieda di potersi sedere nel Consiglio dei Ministri per parlare di questa vertenza, e con questo delle altre vertenze Sardegna, Presidente. Perché non è possibile che in altri contesti italiani, come è stato ricordato, si trovino le soluzioni, si trovi la soluzione per l'Ilva e non si trovi la soluzione per la vertenza Alcoa o le altre vertenze che da Portotorres, passando per Ottana, ci portano appunto al Sulcis. E però il Governo regionale, questo lo dico anche lei Presidente, lo dico anche all'assessore Piras, e lo dico all'Assessore del lavoro, noi non possiamo però rimanere spettatori di quello che succede nel tavolo romano, noi dobbiamo porci anche il problema delle soluzioni alternative. Allora, presidente Pigliaru, se noi riteniamo che l'alluminio non abbia sorte in Sardegna, perché non è competitivo, perché non ci sono i presupposti, perché non ci sono le condizioni, bene allora dobbiamo cercare, e su questo l'opposizione dà tutta la disponibilità a sostenere lo sforzo per ricercare le soluzioni alternative. Noi non possiamo soltanto liquidare il problema che siccome Bruxelles dice no, siccome ci sono problemi a Roma, e quindi ce ne laviamo le mani. No, io penso che la politica, quella seria, onorevole Pizzuto, quella alla quale allora possiamo dire grazie, deve fare qualcosa di più che non soltanto limitarsi alle iniziative pur lodevoli come quella di stasera, ma noi dobbiamo risolvere il problema di questi lavoratori che debbono vedere riconosciuto il loro sacrosanto diritto ad una vita serena e dignitosa, perché ci sono appunto persone e non ci sono perché ci sono persone, non ci sono soltanto numeri, questo è il mandato che, Presidente Pigliaru, da parte nostra, noi vogliamo assolutamente conferirle.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. Grazie Presidente, siccome stiamo parlando di un argomento delicato che coinvolge la vita di centinaia di lavoratori e di migliaia di persone, io evito di riprendere spunti che mi renderebbero molto facile polemizzare con alcune cose che ho sentito negli ultimi minuti, credo che siamo di fronte ad un dramma del lavoro e quindi credo sia molto più importante essere unitari e concentrarci sulle cose che possiamo votare insieme per dare più forza alla nostra azione. Naturalmente qui nessuno si è distratto, nessuno è spettatore di nulla, questa Giunta rappresentando gli interessi della Sardegna e dei lavoratori è stata attiva dal primo minuto in questa vertenza e credo che non ci sia stata settimana nell'ultimo anno e mezzo in cui la Giunta, l'Assessorato, la Presidenza, non si siano occupati del problema del Sulcis, in generale, e del problema di Alcoa, in particolare, nei tavoli del MISE, nei tavoli di Palazzo Chigi, con atteggiamento pro attivo che se fosse stato presente in anni precedenti ci avrebbe reso la vita molto più facile. Da dove siamo partiti infatti? Siamo partiti dalla situazione che era vicina al disastro, non c'era più investitore interessato, non c'erano soluzioni a portata di mano, la partita sembrava interamente persa. Per la verità in Sardegna non nel resto d'Europa, perché nel resto d'Europa avvenivano delle acquisizioni di impianti ex Alcoa da parte di aziende importanti, per esempio la Trimet tedesca. Erano anni in cui si poteva certamente agire come abbiamo agito noi, noi abbiamo agito dal primo giorno con l'idea semplice e precisa che stata anche ricordata mi pare dall'onorevole Zedda, non si va da nessuna parte se non c'è un imprenditore interessato ad investire ed è stata nostra cura fare esattamente questo passo per primo, cercare un imprenditore credibile rispetto ad alcuni nomi che giravano, un imprenditore credibile che fosse interessato a lavorare sull'ipotesi di riaprire lo smelter lo abbiamo fatto, abbiamo trovato un imprenditore di reputazione internazionale importante, l'abbiamo portato noi al tavolo, prima della Regione, attenzione non al tavolo del Governo ma al tavolo della Regione, per capire sotto quali condizioni questo imprenditore avrebbe considerato possibile ragionare sul riaprire lo smelter, quindi il vecchio discorso se l'alluminio è strategico oppure no alla fine passa da un punto molto semplice, c'è qualche imprenditore che ritiene che si possa produrre alluminio generando utili e non perdite? Questa è la domanda cruciale, noi eravamo convinti che la risposta fosse positiva ma dovevamo dimostrarlo, abbiamo cercato un imprenditore che condividesse con noi la risposta positiva e abbiamo lavorato per molte settimane a definire tecnicamente le condizioni sotto le quali si sarebbe potuti andare avanti nel ragionamento e nel confronto. A questo punto siamo andati al tavolo del Governo, al tavolo del MISE e abbiamo portato il nostro punto di vista e con il nostro punto di vista abbiamo portato un imprenditore interessato a ragionare seriamente sulla sua riapertura, non abbiamo mai illuso nessuno e ci siamo ben guardati da eludere nessuno, abbiamo semplicemente seguito con la massima determinazione l'unica strada possibile per avere qualche speranza di riaprire lo smelter, un imprenditore serio da accompagnare intorno al quale e con il quale definire le condizioni necessarie per la riapertura dell'impianto. Il resto credo lo sappiate, abbiamo definito con molta attenzione un memorandum of understanding, che circa un anno fa è stato firmato che detta con molto dettaglio alcune condizioni necessarie, tra queste condizioni necessarie sapete bene che c'è un livello del prezzo molto importante e c'è un periodo in cui questo prezzo deve essere garantito. Abbiamo lavorato tecnicamente su varie ipotesi, tra le quali i contratti bilaterali, che vedo citati nella mozione, non necessariamente con ENEL, i contratti bilaterali si fanno tra privati naturalmente, non li fa né il Consiglio regionale né la Giunta, abbiamo capito un contratto bilaterale può per la prima volta in Italia essere disegnato, ma non basta, ci vuole anche altro, ci vuole in particolare un passaggio quello che abbatte di molto in modo importante il prezzo dell'energia intorno al quale poi (…) il contratto bilaterale che serve a spalmarlo nel tempo quel risultato del prezzo dell'energia. Abbiamo sempre saputo dal primo momento che il passaggio più difficile sarebbe stato quello in Europa, l'abbiamo sempre saputo, noi particolare, come Regione, l'abbiamo sempre saputo e abbiamo sempre guardato con molta preoccupazione, il passaggio ad un certo punto come sapete in Europa è avvenuto e ha avuto una importante difficoltà non tanto nel prezzo da raggiungere, si avvicina al target scritto nel memorandum of understanding, ma come tutti sappiamo nella durata del tempo in cui questo prezzo si può applicare. Due anni e più forse è un rinnovo certamente lontano dal periodo che un investitore che debba far ripartire uno smelter crede di dover avere per rendere economico che il suo intervento. Questo è il punto nel quale naturalmente abbiamo incrociato noi e il Governo che con noi è stato, da un certo punto in poi, decisamente attivo e ci ha affiancato con determinazione, prima nell'approvare le condizioni sottoscritte dal memorandum of understanding e poi nella vicenda europea che è stata condotta quella sì direttamente dal Governo. C'è stata certamente una difficoltà che stiamo cercando di capire come superare, ci tengo adesso a dire una cosa: crediamo o no, vedo che la mozione parla di uno stallo, non c'è nessuno stallo, c'è certamente una difficoltà da superare che è una cosa diversa da uno stallo. Crediamo o no nella produzione di alluminio, questa Giunta continua a credere che la soluzione sia possibile e sta facendo e farà tutto il possibile perché la soluzione sia possibile. Questa Giunta non crede che l'alluminio sia la soluzione del problemi del Sulcis, crede però che la ripartenza dello smelter sia un pezzo fondamentale della transizione che dobbiamo disegnare e che abbiamo disegnato e che è stata disegnata anche negli anni in cui non governavamo noi per portare il Sulcis anche verso una differenziazione del suo apparato produttivo in direzione diversa da quella della grande industria, crediamo che sia un elemento fondamentale attualmente. Affianco c'è il Piano Sulcis da spingere,voglio dire che in una giornata come oggi in cui sono state legittime le manifestazioni di protesta, voglio dire che questa Giunta ha smobilitato molte risorse del Piano Sulcis, potremo fare un lungo elenco ma non è questa la giornata e il luogo per farlo, ma voglio dire che l'alluminio e il Piano Sulcis sono due cose che devono rimanere complementari non possiamo pensare ad un Piano Sulcis che ha bisogno di tempi per diventare operativo e per creare nuova occupazione o nuovi settori pensando ad un disastro legato alle vecchie produzioni, dobbiamo tenere in equilibrio queste due cose. Volevo anche dire che sul Piano Sulcis noi siamo pronti a convocare nei prossimi giorni i sindaci e i sindacati per avere la massima trasparenza su ciò che abbiamo fatto, su ciò che stiamo facendo, su ciò che faremo. Se c'è una cosa di cui abbiamo tutti bisogno è avere la massima trasparenza sui tempi e modi in cui stiamo spendendo soldi pubblici per dare una nuova prospettiva del Sulcis. Torniamo, e finisco, sul problema dell'alluminio, crediamo che ci sia la soluzione possibile e certamente crediamo che il Governo debba giocare ancora una parte importantissima, di fronte alla difficoltà data dal fatto che la superinterrompibilità è stata riapprovata dalla Commissione europea per due anni, voglio dire solo due cose: primo, non era nemmeno scontato che fossero due anni, io credo che il ministro Federica Guidi abbia fatto un grande lavoro in Europa, l'abbia fatto con sincera attenzione, persino passione, per trovare soluzioni per il caso specifico della Sardegna. Il risultato è stato certamente in parte deludente e stiamo lavorando per compensare la parte deludente del risultato. Ma voglio anche ricordare che il risultato implica che 18 imprese, il dato non era per niente scontato, perché a un certo punto la Commissione ha fatto un duro su qualunque ipotesi di conferma della superinterrompibilità, il risultato ottenuto ha messo in sicurezza 18 imprese, una delle quali si chiama Portovesme srl, che altrimenti avrebbe rischiato di contribuire a una situazione di crisi profondissima dell'occupazione. Voglio anche ricordare che la centrale Enel del Sulcis è stata messa in sicurezza, o sta per essere messa in sicurezza, con un contratto di servizio che garantirà a quella centrale di poter continuare a produrre energia in modo competitivo insieme a EPH a Portotorres ed insieme ad altre cose che stiamo facendo. Quindi l'operazione fatta intorno alla superinterrompibilità e all'essenzialità, cose che vedo spesso confuse in un certo dibattito che si fa superficialmente su queste questioni, bene insieme al Ministero abbiamo portato a casa dei risultati molto importanti, non bastano a mettere in sicurezza Portovesme e lo smelter e su quello stiamo lavorando. Stiamo lavorando con molta determinazione, per mettere insieme gli altri pezzi che possiamo far lavorare in combinazione per compensare ciò che non abbiamo ottenuto dalla deroga della Commissione Europea in termini di superinterrompibilità. Stiamo parlando con l'investitore, sapete che in realtà ci sono due investitori interessati, la Sider Alloys da una parte e Glencore dall'altra. Stiamo mantenendo alto il dialogo con Glencore intorno a proposte tecnicamente molto precise. Nella nostra valutazione tecnica, che in queste ore è stata finalizzata e verrà comunicata a brevissimo, è stata già comunicata al Ministero e verrà comunicata a Glencore, noi crediamo che ci sia ancora qualche importante speranza per evitare un risultato che nessuno vuole fronteggiare nel Sulcis. Crediamo che ci siano le condizioni perché l'alluminio possa essere ancora prodotto in Sardegna, non c'è Interconnector, che vedo citato nella mozione, in gioco perché è stato sempre guardato con grandissima diffidenza dall'investitore che non lo ritiene una soluzione, quindi non è una nostra scelta il fatto che non ci sia Interconnector. Crediamo che una combinazione tra contratto bilaterale, uso della interrompibilità semplice, uso della superinterrompibilità per i primi due anni, insieme a sconti sui costi di dispacciamento, insieme, nel caso, anche a una partecipazione temporanea pubblica ai costi della ripartenza dello smelter possano aiutarci a tenere alta la probabilità di avere l'investimento che stiamo continuamente auspicando. Non possiamo fare nessuna promessa, possiamo solo rimboccarci le maniche e continuare a lavorare con la stessa determinazione con cui abbiamo lavorato in tutti questi mesi, settimane per settimane, incontrando continuamente i rappresentanti dei lavoratori, in un continuo confronto e scambio di opinioni, anche scambio qualche volta di speranza e di coraggio per una battaglia che certamente è molto difficile ma che non disperiamo di vincere. Certo, il Governo deve fare la sua parte, lo ha fatto fino adesso, lo ha fatto quando c'era Claudio De Vincenti Sottosegretario, ha continuato a farlo con grande determinazione alla presenza del ministro Guidi affiancato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di nuovo Claudio De Vincenti, Palazzo Chigi è stato presente. La Regione ha continuamente chiesto al Governo di essere presente e il Governo ha risposto, in molte e tante occasioni, e certamente se il Consiglio ritiene di dover aggiungere la sua voce nel fare un invito al Governo a non distrarsi nemmeno nelle prossime settimane, su questa partita, questa voce sarà naturalmente ben accolta dalla Giunta perché renderà ancora più forte la nostra richiesta verso la quale il Governo sino ad oggi è stato sensibile. Ma una sottolineatura importante da parte di questa istituzione non può che fare bene.
PRESIDENTE. Metto ora in votazione l'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Avrei volentieri evitato di fare una dichiarazione di voto, perché il voto favorevole l'ha già annunciato nel suo intervento anche il nostro Capogruppo, però sinceramente sono molto dispiaciuta dalle dichiarazioni dell'onorevole Pizzuto perché tra l'altro di cui ho anche stima, un collega assolutamente che è sempre attento, però, onorevole Pizzuto oggi voglio pensare che le sue dichiarazioni, anche quando questa opposizione assume dei gesti che riteniamo ancora di classe politica, provengono dal fatto che non si può essere partito di lotta e partito di governo. Forse la sua confusione oggi nasce proprio in questo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ugo Cappellacci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI UGO (FI). Esprimo il voto positivo alla mozione, ma anche per fare qualche breve considerazione. Mi rivolgo direttamente presidente Pigliaru, vede Presidente mi sarei aspettato nel suo intervento il mantenimento di quel buon gusto e di quel buon senso che lei ha annunciato in partenza, quando ha detto che in ragione della serietà dell'argomento avrebbe evitato di riprendere cose dette e invece sarebbe stato costruttivo. Mi avrebbe fatto piacere sentire un atteggiamento costruttivo e mi avrebbe fatto piacere sentire dalla sua voce, una volta tanto, ammettere che quelle promesse che sono state fatte dal presidente Renzi, che ha la potenzialità di trovare dalle soluzioni, devono essere portate all'incasso e deve essere fatto in modo rapido e determinato. Forse questa doveva essere la parte più importante dell'intervento, visto che la mozione la impegna proprio ad andare dal presidente Renzi a chiedere conto di quello che sta accadendo. Invece, la sento parlare di soluzioni o di azioni miracolose compiute nella ricerca del partner privato e sento che è stato tirato fuori dal cilindro un partner privato. Benissimo, questa è La Nuova Sardegna del gennaio 2012 che dice: potrebbe essere la fabbrica della porta accanto a rilevare lo stabilimento Alcoa, l'annuncio della disponibilità di Glencore, multinazionale svizzera, è stato dato dall'amministratore delegato alla fabbrica di piombo e zinco Carlo Lolli… è ora in corso un incontro romano con il sottosegretario De Vincenti e il presidente Cappellacci. Le risparmio il resto. Però, nel resto dell'articolo si ricorda, lo ricordano i rappresentanti sindacali, che esistono degli impedimenti a realizzare questo risultato. Il primo, il più importante dei quali, è quello sull'energia e, nello stesso articolo, si richiama la necessità e il dovere di tentare una strada anche con l'Enel per un bilaterale che potesse consentire di trovare una soluzione che non si è trovata per altre strade. Allora, Presidente, noi stiamo votando favorevolmente a questo ordine del giorno, l'invito che le faccio però è quello di provare a lavorare dimenticandosi di questa polemica da quattro soldi, e provare ad ascoltare veramente le ragioni di quei lavoratori, e provare a farlo non solo una volta alla settimana sentendo i rappresentanti ma qualche volta, come abbiamo fatto noi l'altro giorno, come ha fatto il presidente Ganau, andando anche in mezzo a loro nella piazza, perché sarebbe utile per sentire bene quello che pensano e quello che ritengano sia necessario fare e quello che si è fatto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Per dichiarare il voto favorevole all'ordine del giorno, mi verrebbe da dire, nonostante le dichiarazioni del Presidente della Regione i cui toni, nel riferire ciò che sta avvenendo, al di là dell'elemento autoreferenziale, non mi pare avessero la sobrietà che necessita in un momento come questo. Sembravano delle parole che non tenevano conto del fatto che oggi c'erano dei blocchi stradali, centinaia, migliaia di persone stavano manifestando dissenso, stavano manifestando malessere, stavano manifestando sfiducia, che rispetto a questo la risposta sia un elenco di buone azioni e di buoni propositi compiuti da questa amministrazione, un plauso agli impegni mancati da parte del Governo nazionale, in alcuni tratti mi è parso persino provocatorio. Di conseguenza, faticosamente, voteremo favorevolmente, soprattutto nella speranza che questo atteggiamento cambi e soprattutto con la fiducia che prima o poi, al di là delle parole e dell'autocompiacimento, arrivi anche qualche risultato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Intervengo per esprimere il voto favorevole sulla mozione ma non sarei intervenuto se non avessi sentito gli interventi dei colleghi che volevano mettere i puntini sulle "i" su alcune questioni delle quali noi tutti abbiamo conoscenza, come ad esempio siamo a conoscenza del fatto che la vertenza Alcoa è una vertenza che riguarda nell'insieme la filiera dell'alluminio, come abbiamo detto, e le crisi iniziano ben prima di 2 o 3 anni fa, iniziano esattamente nel marzo del 2009, e in quanto a promesse quella rimasta storica era quella di Putin con Berlusconi che dicevano che l'Euroallumina avrebbe riaperto, e siamo ancora qua ad aspettare che riapra. E chi ha fatto in modo che si mettesse in piedi la questione della centrale perché quello stabilimento possa rimettere mano all'operatività, lo abbiamo fatto di recente, per cui io credo che noi tutti, ognuno quando governa fa una parte del percorso e gli altri che governano dopo hanno il dovere di continuare. Questo è lo spirito con cui dobbiamo andare avanti.
Il Presidente è intervenuto molto chiaramente sulla vicenda e ha detto: il tema dell'energia? Dieci anni, nessuno è in grado di dire adesso che sono dieci anni. Noi dichiariamo nella mozione, l'ho detto io per primo nell'intervento, che vogliamo, pretendiamo, chiediamo che Presidente del Consiglio dei Ministri si faccia carico direttamente di seguire la vicenda, e non perché il Ministro non è all'altezza, e non perché il Sottosegretario De Vincenti, che è quello che più di altri conosce la vicenda, non sia all'altezza, ma perché riteniamo che abbia assunto una rilevanza tale che il ruolo del Presidente del Consiglio dei Ministri può dare una mano di aiuto importante, senza dire, anzi lo dico io, a proposito di schieramenti, come diceva prima il collega Pittalis, Renzi è il Presidente del Consiglio dei Ministri ed è uno del mio partito, ma in questo caso è il Presidente del Consiglio dei Ministri e proprio perché è uno del mio partito noi riteniamo che a maggior ragione si debba far carico della cosa, lo abbiamo detto. Il Presidente è stato assolutamente in linea con le cose dichiarate, mi riferisco alle cose che diceva l'onorevole Cappellacci sul fatto che si sarebbe aspettato chissà cosa: ha detto quello che c'era da dire, cioè che l'impegno profuso in questi mesi è stato tantissimo, e che i risultati sono anche arrivati, e non erano scontati per 18 imprese, e non solo per 18 imprese, e per andare avanti su questa strada c'è bisogno del sostegno di tutti. Per cui ribadisco ovviamente il voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Francesco Zanchetta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZANCHETTA PIETRO FRANCESCO (Cristiano Popolari Socialisti). Onorevole Zedda, credo che l'ossimoro che lei ha utilizzato, non si può essere contemporaneamente un movimento di lotta e stare al governo, credo che possa essere superato: si può essere certamente partito di lotta, lotta per ottenere risultati, ad essere al governo, ed è quello che stiamo facendo, lo stiamo facendo con la Giunta che non può essere richiamata ad assumere un rapporto muscolare con aggettivi che sono stati usati, come "timidezza" e "sottomissione". Il governo regionale sta andando avanti e lo sta facendo con il Presidente, con l'Assessore competente, e a noi compete, così come stiamo raggiungendo l'unanimità, dare anche impulso con mozioni di questa portata. Mi pare però che l'intervento del presidente Pigliaru non sia stato colto fino in fondo, quando ha detto in un passaggio, pur ricordando che la madre di tutte le vertenze è Alcoa, che è una fase di transizione e si deve andare verso qualcosa di più importante come può essere il piano Sulcis. E allora a me viene in mente LaRur ed Essen, tanto per citare esempi in Europa formidabili di riconversione da monoculture industriali come quella del carbone che oggi sono diventate quell'araba fenice che invece è diventata tecnologia, innovazione e cultura. E forse noi su questa strada stiamo procedendo, quindi votiamo tutti assieme favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (FI). Dibattiamo su un problema rispetto al quale senso di responsabilità vuole che, almeno per quanto ci riguarda, noi non vogliamo creare false aspettative, questo sia chiaro, e nessuno si deve offendere se, per dare anche man forte ad un ruolo che deve svolgere il Presidente della Regione, qui chiamiamo in causa, perché c'è stata un'omissione, come c'è stata nei governi precedenti, il presidente Renzi. Lo diciamo perché è stato lui a dire in Sardegna "a settembre il problema è risolto", e non si deve offendere nessuno, e questo il presidente Pigliaru lo deve far presente al presidente Renzi, che i sardi non sono disposti ad ascoltare promesse… mi fermo per non usare qualche espressione alla quale ormai ci ha abituato, perché degli annunci i lavoratori di Alcoa ne hanno davvero piene le tasche, del Governo Renzi e di altri governi precedenti.
Il problema qui è fare molto semplicemente una cosa, Presidente, chiedere che lei presenzi ai Consiglio dei Ministri dove la questione deve essere trattata, perché non è possibile che possa avere soltanto una funzione residuale tutto ciò che riguarda la Sardegna. Pari dignità per quello che è successo per altre vertenze regionali e locali ma che sono state portate a livello di vertenza nazionale.
E poi, presidente Pigliaru, noi non possiamo oggi chiudere la questione sulla mozione, noi abbiamo necessità, e questo è il limite di questa mozione per cui io chiedo un'integrazione, se è possibile, perché il presidente Pigliaru venga a riferire su cosa effettivamente poi fa e fa il Governo nazionale in relazione a questa vertenza. Dobbiamo darci dei tempi perché non è possibile che la questione rimanga appesa senza precostituire tempi; senza logicamente mettere fretta al Presidente però vuol essere uno stimolo a fare le cose in termini celeri perché ci sono migliaia di persone che su questo aspettano. Ecco perché ha un senso questa mozione se noi la completiamo dicendo che entro il tempo che ritiene il Presidente possa tornare in Aula a riferire, perché qualcosa nel confronto e nel rapporto col Governo è stato fatto. Così io mi auguro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.
PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. Se qualcuno pensa che ci sia la possibilità di tirare a lungo questa vicenda, si sta illudendo: questa vicenda si affronta nel giro di pochi giorni, perché pochi giorni sono quelli che abbiamo a nostra disposizione. Quindi noi stiamo lavorando nei minuti e nelle ore e chiedo il senso di responsabilità di tutti, questa mozione nei termini attuali può certamente aiutare, e tanto meglio naturalmente se è unitaria, per quanto riguarda il resto noi stiamo giocando una partita delicata nel giro veramente di pochissimo tempo. È tutto tempo guadagnato, non abbiamo nessuna… vorrei avere più tempo a disposizione, francamente, vorrei avere più tempo a disposizione per lavorare su tutte le ipotesi possibili, ma il tempo è scarsissimo, quindi le assicuro che non corriamo il rischio di andare per le lunghe.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, per ritirare la proposta, perché le parole del presidente Pigliaru, al quale stiamo dando un mandato unitario, mi pare che, dette in quest'Aula, anche nella solennità dell'occasione, possano meritare la nostra fiducia, anzi io questo lo apprezzo perché si tratta di vertenza che non deve vedere conteggiate settimane ma appunto, come lui stesso ha detto, se è possibile, ore o minuti.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 225.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Crisponi - Dedoni - Demontis - Desini - Floris - Forma - Gaia - Ganau - Lai - Lampis - Locci - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Usula - Zanchetta - Zedda Alessandra.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 49
votanti 49
maggioranza 25
favorevoli 49
(Il Consiglio approva).
L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di Regolamento numero 4 "Modifiche al regolamento di attuazione della legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 (Sistema integrato dei servizi alla persona). Trasformazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, approvato con decreto del Presidente della Regione numero 3 del 2008"
Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Per chiedere 10 minuti di sospensione in Aula.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 42, viene ripresa alle ore 20 e 15.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. Manca la Giunta…
Convoco la Conferenza dei Capigruppo. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 18, viene ripresa alle ore 20 e 20.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che i lavori riprenderanno domani mattina alle ore 11.
La seduta è tolta.
La seduta è tolta alle ore 20 e 21.