Seduta n.124 del 27/07/2010
CXXIV Seduta
Martedì 27 luglio 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 01.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 23 giugno 2010 (117), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Domenico Gallus, Eugenio Murgioni, Carlo Sanjust e Matteo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 27 luglio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
"Sistema aeroportuale isolano". (182)
(Pervenuto il 23 luglio 2010 e assegnato alla quarta Commissione)
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Mula - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco: "Modifiche al comma 3 dell'articolo 6 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3 (Disposizioni urgenti nei settori economico e sociale) - Promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche". (181)
(Pervenuta il 23 luglio 2010 e assegnata alla sesta Commissione.)
Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo i lavori per dieci minuti. La seduta riprenderà alle ore 16 e 15. Prego i Capigruppo di richiamare i consiglieri in aula.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 04, viene ripresa alle ore 16 e 15.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Cocco Daniele.)
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, devono trascorrere dieci minuti dall'inizio della seduta.
PRESIDENTE. La seduta è già iniziata da dieci minuti, onorevole Campus.
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Biancareddu, Bruno, Cappai, Cossa, Dedoni, Mariani, Stochino e Zedda Alessandra sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cocco Daniele - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio è in numero legale proseguiamo i nostri lavori.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 73.
E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Signora Presidente, credo che un primo risultato questa mozione di sfiducia l'abbia già prodotto: la forte ricompattazione della maggioranza, la sfiducia alla Giunta e la fiducia al Presidente.
Onorevole Presidente della Regione Sardegna, è con grande tristezza, perché una mozione di sfiducia induce sempre tristezza, che mi accingo a parlarle nella più alta istituzione della nostra Regione, affidando a lei e all'Aula alcune mie umili riflessioni, al di fuori delle appartenenze politiche e del gioco delle parti, in maniera libera e assolutamente spontanea. Credo convintamente che lei sia uomo di sani principi e valori, per questo sarà il primo a capire che il suo percorso politico-amministrativo da Presidente della Regione oggi è molto vicino al capolinea. Comunque vada la votazione della mozione da noi presentata, e questo l'abbiamo già capito, lei sa, come noi e come tutti i sardi, che quella fiducia in lei riposta con grandi attese rimaste tali, attribuitale dalla maggioranza degli elettori, ha esaurito il tempo massimo concessole con beneficio di ottimismo entro il quale lei avrebbe dovuto dimostrare di meritare la delega massima legittimamente conquistata.
Dalle dichiarazioni programmatiche, dimostratesi mere enunciazioni di buone intenzioni, abbiamo assistito a uno stillicidio di promesse mancate. Anche i traguardi più prossimi si sono rivelati chimere irraggiungibili, alla portata né sua né di una maggioranza dimostratasi immediatamente rissosa e divisa su quasi tutto. La divisione netta della regione fra territori di serie A e serie B è stata ulteriore motivo di conflitto dentro la sua coalizione, con continui attacchi e contestazioni da parte dei suoi consiglieri, quasi a rivendicare un ruolo da oppositori. Le situazioni congiunturali sono diventate strutturali, fatti straordinari ordinari, i problemi emergenze: disoccupazione al 14 per cento, disoccupazione giovanile al 44 per cento, 380 mila sardi sotto la soglia di povertà. Lo Stato sociale, la sanità, la viabilità, l'ambiente, l'agricoltura, l'industria, i precari, un elenco citato anche dall'onorevole Simona De Francisci, che quasi con grande tenerezza ne ha fatto un consuntivo, con la sintesi che oggi i sindacati, le associazioni di categoria, l'ANCI, le Università, il Consiglio delle autonomie fanno documenti che rappresentano una situazione collassata.
Non possono essere una risposta la moltiplicazione dei direttori delle ASL (a proposito, ricordatevi di nominare il direttore sanitario dell'Azienda mista di Sassari che versa in gravissime condizioni proprio per tale mancanza), il ridimensionamento indiscriminato dei piani personalizzati, la Sassari-Olbia e la Abbasanta-Olbia, la penalizzazione cinica, quasi chirurgica, di tutti i bandi, dal "Civis" al "Biddas", che potevano far respirare i paesi dell'interno, invero esclusi anziché beneficiarne per merito e necessità. Il piano per il rilancio dell'edilizia attende ancora la promessa fatta a dicembre in quest'Aula della reintroduzione dei 25 mila euro destinati alle giovani coppie. Spoil system: diciassette mesi non sono stati sufficienti a dirimere appetiti plurimi. Certo è che alcuni enti e agenzie di importanza fondamentale avrebbero meritato più attenzione e rispetto nella ricerca dei componenti cda e dei direttori generali, fra le eccellenze presenti in Sardegna e nel rispetto delle norme vigenti (vedi legge regionale numero 24).
Vede, Presidente, il passato non si può cambiare, il futuro sì. Il popolo sardo non ha bisogno di tutori o commissari, la Sardegna non è in vendita. La sua rotta ha preso una direzione sbagliata, non credo sia stato solo colpa del vento, ma quando una nave finisce irrimediabilmente nelle secche bisogna cambiare il comandante.
Il consigliere Artizzu parlava di tribunale della coscienza. Non è in aula, quindi non mi sembra neanche il caso di rispondergli, l'avrei però invitato, sinceramente, a provare a dichiarare il voto favorevole alla mozione di sfiducia, così avremmo potuto vedere il livello di panico che si sarebbe potuto creare e in quale parte di quest'Aula!
Qualcuno ha parlato giustamente di stanco rito della politica, di pretesti senza contezza dei fatti. Il dialogo e il confronto che sino a oggi abbiamo chiesto con grande responsabilità ci è stato negato. Lo dimostra l'oscuramento continuo delle delibere, alle quali quasi sempre non riusciamo ad accedere.
Rispondendo all'onorevole Maninchedda, che ha parlato del 7 settembre, una data che potrebbe davvero diventare importante per produrre un mutamento vero del sistema politico sardo e per verificare se sia praticabile un orizzonte di dignità - l'ha già detto qualcuno prima di me -, dico che noi siamo pronti a fare questa verifica. Con questo dichiaro il voto favorevole alla mozione.
PRESIDENTE. L'onorevole Peru ha rinunciato a intervenire.
E' iscritto a parlare il consigliere Marco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI MARCO (P.D.). Signora Presidente, signor Presidente della Regione, componenti della Giunta, colleghi, a differenza di quanto ho sentito affermare da molti colleghi credo che questo non sia uno stanco rito, ma un momento solenne. Di fronte alle vicende delle quali percepiamo l'impatto sull'opinione pubblica non vorrei che fossimo noi, mentre i cittadini credono ancora in questa istituzione come l'istituzione rappresentativa della nostra comunità regionale, a pensare che qua chiacchieriamo per nulla. Noi di queste vicende, delle quali parlerò ora, abbiamo il dovere di occuparci senza pensare che non sia elegante o che non corrisponda al galateo entrare nel merito di questioni che attengono alla solidità, alla democraticità, alla moralità complessiva delle nostre istituzioni.
Seconda premessa: possiamo occuparci di questioni che riguardano rappresentanti e vertici istituzionali rispetto alle quali si stanno svolgendo indagini da parte della magistratura? Io credo di sì, e possiamo occuparcene distinguendo tra le responsabilità penali e i comportamenti e le responsabilità politiche. Non diciamo che qua non si fanno processi per poi fare i difensori o gli accusatori. Qua non si fanno processi, l'ha detto stamattina l'onorevole Steri, poi l'ho sentito fare un'arringa da difensore. Qua non si fanno processi, non ne vogliamo fare, ma abbiamo il dovere di occuparci di quello che è accaduto e accade in Sardegna e in Italia in questo momento.
Cosa accade dunque, quali i fatti? I fatti politicamente rilevanti credo si possano riassumere così, senza timore di smentita: al di là della sua comprensione di quanto accadeva, io credo che comprendesse quanto accadeva, ma comunque al di là della sua volontà, del suo dolo, della sua intenzione, il Presidente della Regione, Cappellacci, è stato parte di un sistema di relazioni, comunicazioni e accordi volti a condizionare, con più o meno successo, l'adozione di atti e provvedimenti, nomine e deliberazioni di vario genere da parte della Regione, portati anche all'esame di questo Consiglio regionale. Ho letto in diverse interviste di personaggi del calibro di Verdini e Carboni che si fa così, che è normale. Io non credo che si faccia così e non credo nemmeno che sia normale, ma il punto è che queste relazioni si esercitavano nel rapporto diretto non con personaggi chiacchierati, ma con pluripregiudicati per gravissimi reati. Flavio Carboni non è una persona che gode di pessima stampa, come sostiene lui; è un pluripregiudicato, condannato a otto anni e sei mesi per il crack dell'Ambrosiano, che nel momento in cui si svolgevano quei fatti era sotto processo per omicidio volontario! Un personaggio che - basta leggersi gli atti del processo di Perugia - ha sempre affermato che pecunia non olet e da dove venissero i soldi per le sue intraprese, anche se fossero provenuti da capitali della mafia o della camorra, non era un problema! Dell'Utri è un personaggio che è stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso prima a nove poi a sette anni. Cosentino è il capo del Popolo della libertà in Campania, di cui un giudice ha chiesto l'arresto per associazione di stampo camorristico e che, dopo una lunga discussione anche nell'ambito della maggioranza, si è dovuto dimettere perlomeno da sottosegretario all'economia.
Allora, cosa possiamo dire? Possiamo dire che questo gruppo di interesse, di pressione, agiva per condizionare l'operato degli organi della nostra Regione; agiva anche per condizionare l'operato di organi costituzionali, e infatti si sta indagando per eversione all'ordinamento costituzionale attraverso la costituzione di un'associazione segreta; agiva per altri versi (via Verdini, per capirci) per condizionare tutte le procedure di utilizzo delle risorse pubbliche e di realizzazione delle opere pubbliche per il G8 nella nostra terra, in Sardegna, a La Maddalena.
La Sardegna si è trovata al centro di una vicenda di cui è stata oggetto o soggetto attivo; si è trovata al centro di questa vicenda che ha riguardato l'iniziativa di oscuri gruppi di potere, dei quali ancora dobbiamo sapere molto. Credo che dobbiamo tener conto del fatto che questi gruppi di potere esercitavano la propria influenza anche attraverso l'opera di importanti personaggi politici (il capo di un partito, Verdini, il capo regionale di un partito, sottosegretario di Stato, fondatore di un partito, Dell'Utri), ma comunque sia questi fatti debbono chiamare questo Consiglio regionale, l'intera classe politica sarda a un sussulto di dignità, come è accaduto altre volte. Pensiamo a quanto fece il Parlamento ai tempi della loggia massonica "Propaganda 2", più nota come P2, alla quale era iscritto il nostro caro Presidente del Consiglio dei Ministri: si ebbe una reazione compatta da parte di tutta la classe politica, percependo l'entità dell'attacco alla democrazia e alle istituzioni.
Allora, perché queste questioni incidono sulla nostra comune responsabilità? Io credo che incidano sulla responsabilità del Presidente della Regione. Al di là dell'origine della sua nomina a candidato Presidente (un tema importante per tutti in un sistema presidenziale, riguarda la destra e la sinistra; come avvengono le scelte dei parlamentari è un tema sempre più rilevante) e al di là dell'incapacità della sua azione politica, di cui devo dire gli esponenti della maggioranza, salvo eccezioni, hanno parlato più che noi dell'opposizione, credo che noi dobbiamo chiedergli conto del suo comportamento. Ha detto la verità al Consiglio regionale quando ha parlato, qualche settimana fa, di questa questione? Ha presente, Presidente, che lei qua ha affermato che in Sardegna per un fatto antropologico non ci può essere nessun condizionamento da parte della mafia, mentre la Commissione parlamentare antimafia dice il contrario? Lei queste cose le deve conoscere, le deve capire, le deve combattere più che altro. Perché se esistevano pressioni così rilevanti, che in qualche modo coartavano anche la sua libertà di comportamento, che l'hanno angosciata per così tanti mesi, come ha detto in diverse interviste, non ha dichiarato nulla, non ha trovato il modo di parlarne a nessuna istituzione politica né a questa Assemblea?
Io credo che queste questioni riguardino il Presidente della Regione e il suo rapporto con questa Assemblea. Ci sono poi temi che riguardano la maggioranza. Nella maggioranza di centrodestra che governa l'Italia è in atto un dibattito molto duro, non lo voglio riassumere in termini troppo crudi, ma insomma l'eroe è Mangano o sono altri gli eroi veri dell'Italia? Questo è un tema su cui si sta dividendo il centrodestra e che qua non possiamo nascondere essere all'ordine del giorno. Da che parte state? Vi siete resi conto di ciò che sta accadendo in Italia? Vi siete resi conto del verminaio di corruzione che sta corrodendo l'esercizio delle pubbliche funzioni e che richiama tutti gli uomini onesti a far prevalere l'interesse generale sulla pura parte politica? Ho l'impressione che stiate cercando di parlare d'altro, di indipendentismo - mi fa piacere che Paolo Maninchedda, che quando io ho iniziato a fare politica, e cioè da ragazzino coi calzoni corti, veniva nominato da un partito nazionale proconsole romano contro l'autonomia di un partito sardo, abbia cambiato idea, ne sono contento -, ma state pensando a come rifare la Giunta, a quanti Assessorati avere?
State ballando su una nave che affonda, da un lato pensate a queste vicende dall'altra siete costretti a confrontarvi con i fatti che emergono. C'è un qualcosa che riguarda tutto il Consiglio: dobbiamo dotarci di strumenti d'inchiesta, che pure abbiamo, per conoscere gli atti che sono stati adottati, le procedure interne, le deliberazioni - troppi gli atti secretati per giorni, per settimane e per mesi - e dobbiamo capire le ragioni per le quali sono stati adottati. Perché le delibere che ci portano in Commissione poi cambiano e diventano l'opposto di come erano state pensate?
C'è una riflessione che riguarda anche il nostro sistema istituzionale. Diciamocelo onestamente: se non ci fosse questo sistema istituzionale forse ci sarebbe più elasticità nella gestione della vicenda che riguarda il titolare della carica di Presidente della Regione. Se non affermiamo la sfiducia, ora con la mozione che noi sosteniamo, nelle prossime settimane con gli strumenti d'inchiesta, cambiando le modalità di espressione della volontà democratica e arrivando rapidamente a ridare al Governo della Sardegna la legittimazione popolare di cui ha bisogno, c'è il rischio che perdiamo degli anni decisivi. Non è colpa di nessuno se non siete più in grado di governare? Non credo, è colpa di qualcuno, ma la colpa più grave sarebbe provare a sopravvivere per altri tre o quattro anni senza avere né il consenso popolare né la capacità operativa di governare nell'interesse della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.). Onorevoli colleghe e colleghi, la mozione di sfiducia presentata dall'opposizione, che legittimamente svolge il suo ruolo, ha l'evidente obiettivo di ottenere visibilità tra i propri elettori, e questo è comprensibile, ma a volte si va oltre, si trascende utilizzando una terminologia che può risultare offensiva e che non è giustificata dal ruolo proprio dell'opposizione. Invito quindi i colleghi a fare più attenzione nell'utilizzo di termini offensivi e lesivi della dignità delle persone.
Comincio dall'azione della Giunta: io non ritengo inconsistenti le attività messe in campo dalla Giunta regionale per far fronte alle centinaia di emergenze della Sardegna. Ricordo a tutti che stiamo attraversando una delle più gravi crisi del sistema economico e produttivo che mai avevano assunto proporzioni di tale vastità. La Sardegna purtroppo ha sempre avuto criticità legate all'insularità, al settore delle grandi industrie, oggi non più produttive, al gap legato all'approvvigionamento delle materie prime, all'abbandono delle nostre campagne.
E' normale e legittimo che l'opposizione approfitti dei momenti di difficoltà della maggioranza evidenziandoli, fa parte anche questo del suo ruolo, ma ricorderei ai colleghi che anche quando loro erano al governo si sono verificate situazioni complesse che hanno coinvolto la loro coalizione e gli stessi Presidenti, ma in quei particolari casi l'opposizione, compresi noi dell'U.D.C., è sempre stata garantista e mai giustizialista. Non mi sembra, invece, che voi facciate altrettanto. Molti di voi, infatti, affermano di essere garantisti, ma la terminologia più volte utilizzata negli interventi odierni dimostra che avete un atteggiamento giustizialista.
Molti firmatari di questa mozione conoscono la realtà della regione che contribuiscono a governare, sanno che le emergenze non sono di oggi, ma erano presenti anche sotto il loro governo. Non possono, quindi, credere veramente che la difficile situazione economica e sociale della Sardegna si sia sviluppata in questo anno e mezzo di legislatura. O forse pensano che un anno e mezzo fa non ci fossero disoccupati, che le grosse imprese non fossero in crisi? E poi, colleghi, visto che tali problemi esistevano anche durante la precedente legislatura, li avete risolti? A me pare che talvolta non li abbiate neppure affrontati, e potrei fare esempi eclatanti.
Oggi il Presidente e la Giunta avranno la conferma della nostra fiducia. E' inutile ricordare che spesso non sono mancate le critiche anche da parte del mio partito, ma non per questo troviamo inefficiente tutta l'azione del Governo regionale. Ancora molto c'è da fare, è innegabile, è arrivato il momento di rilanciare in modo deciso, incisivo ed efficace l'azione del Governo, senza perdere neanche un minuto. Noi dell'U.D.C. abbiamo fatto una scelta di campo, ma siamo da sempre un partito che mantiene rapporti diretti tra gli eletti e gli elettori. E' un'azione di governo di luci e ombre quella di quest'ultimo periodo, che allarma e preoccupa gli elettori, i nostri concittadini. E' arrivato il momento di dare una sterzata decisa, netta, di prendere il buono che è stato fatto finora e di lasciarsi dietro le spalle le ombre, pronti a dare nuova linfa vitale all'azione di questa maggioranza di governo.
Per quanto riguarda le accuse al presidente Cappellacci in merito alle vicende giudiziarie che l'hanno visto coinvolto sono convinto che niente di illecito sia stato compiuto. D'altronde lo stesso faccendiere implicato in questa storia, in una delle intercettazioni il cui testo ho avuto modo di leggere sulla stampa parla di pratiche non istruite. Quindi rispetto a quanto voi, cari colleghi, scrivete nella mozione, e cioè che le recenti vicende giudiziarie hanno messo in crescente evidenza l'influenza che "gruppi di potere affaristici hanno esercitato sulla politica regionale in spregio degli interessi generali della Sardegna con l'obiettivo di condizionare e orientare a proprio favore l'azione di governo", mi permetto di correggervi perché avreste dovuto scrivere che gruppi di potere affaristici hanno tentato di influenzare la politica regionale senza riuscirci. Cari colleghi, sono gli atti che contano, non le chiacchiere o i processi alle intenzioni.
Alcune precisazioni le voglio fare. Si è parlato, per esempio, dell'articolo 18 della legge numero 2 del 2007 - a proposito di gruppi di potere affaristici - e ho qui un elenco analitico di tutti gli impianti eolici finora realizzati o in fase di realizzazione in Sardegna. Neanche uno di questi è stato attivato da questa Giunta. Sono stati già realizzati impianti per una potenza di 493 MW, gli altri, relativi a ulteriori 508 MW, sono in fase di realizzazione. Le relative pratiche, che interessano la Fri-El e altre società, sono state tutte presentate tra il 2002 e il 2004, come ben sappiamo, e certo la Giunta Soru non ha svolto attività in tal senso, al massimo può aver consentito l'ampliamento di due impianti dell'Enel.
Perché ho voluto dire questo? Perché si è parlato molto di bandi e controbandi e vorrei precisare che, come ben sapete, o molti di voi sanno, Flavio Carboni ha detto che l'articolo 18 è stato lesivo dei suoi interessi. Lo ha detto con molta chiarezza in un'intercettazione con un certo Pinello Cossu fatta in questi giorni. E' poi falso che l'articolo 18 abbia creato chissà quali scompensi. Questo articolo è stato modificato ed è stato soppresso il comma che prevedeva la possibilità di stipulare un protocollo d'intesa con primari operatori. E' stata anche eliminata - vi ha fatto riferimento l'onorevole Bruno stamattina - la possibilità di mettere a bando l'attribuzione di quote di energia, in quanto contraria a norme comunitarie e nazionali sul mercato libero. Del resto va detto, sempre perché stiamo dicendo cose puntuali, che sono state emesse dalla Comunità europea sentenze - e voi stessi non avete applicato l'articolo 18 - che non erano applicabili. Quindi l'azione svolta aveva una sola finalità, quella di creare le condizioni perché chi non è produttore di energia, nel caso specifico la Portovesme Srl, potesse ottenere le condizioni per non mandare a casa migliaia di operai.
Forse qualcuno di voi sa che c'è stata la Conferenza istruttoria per l'accordo di programma con Sorgenia, che pure tante realizzazioni ha fatto in Sardegna per quanto riguarda il solare termodinamico, e il 15 dicembre 2008 è stato stipulato un accordo per l'acquisizione di 200 ettari in area industriale. C'è chi cambia opinione e chi invece è coerente con le proprie idee. Posso dire che oggi, il Casic, che normalmente era contrario, ha assunto invece un atteggiamento improntato alla disponibilità. Si tratta della realizzazione di grossi impianti, che certamente interessano poteri forti e creano un certo impatto sul territorio.
I gruppi di potere comunque sono sempre esistiti, hanno spesso avuto contatti con il mondo dalla politica e non per questo ne hanno condizionato l'azione. Anche nella precedente legislatura ci sono stati inserimenti di gruppi di potere, però io ritengo certamente non per creare dei problemi, ma per creare nuovi posti di lavoro, anche se non ci ha creduto nessuno, e portare risorse economiche in Sardegna. I gruppi di potere sono sempre esistiti, dicevo, l'importante è non farsi condizionare, e io ritengo che questa Giunta non si sia fatta condizionare.
Vedete, io ero Assessore in quel lasso di tempo. Si è parlato di Farris, ma guardate che tutto questo guazzabuglio di distanze, di dati, eccetera, è falso. Farris è stato nominato il 6 agosto e il sottoscritto ha detto che chi ricopriva il ruolo di commissario, aveva fatto 130 delibere in due mesi ed era un galantuomo non poteva essere cacciato via così, per cui si è ritenuto opportuno stabilire come termine di scadenza del mandato il 1° settembre. Tutto qui, poi nelle interlocuzioni telefoniche qualcuno si arrabbiava perché non veniva nominato Farris, ma il sottoscritto non l'avrebbe mai consentito, tant'è che il mio Gruppo ha presentato un'interpellanza, di cui ero primo firmatario, e una mozione, e ha avuto il coraggio di dire a Farris, guardandolo negli occhi, che se ne doveva andare, perché è stato una iattura per la Sardegna. Vedete, noi non avremmo mai accettato di affidare all'Arpas, che non ha questa competenza, quello che qualcuno aveva ipotizzato di realizzare. E cioè l'istruttoria per la VIA per poi concedere l'autorizzazione. Non l'avremmo mai consentito! Di questo non ne ho mai sentito parlare da nessuno, tanto meno dal Presidente della Regione, perché non avremmo permesso neanche a lui una cosa del genere. Il fatto che non ne abbiamo mai parlato dimostra che il Presidente non ha ceduto alle pressioni, da qualunque parte venissero.
Comunque, siccome dieci minuti non bastano, dico soltanto che avrei voluto parlare della sanità e di quelli con le mani sulla sanità. Chi sono Lanzone, Pirola e tutte le altre persone che avete portato da fuori? La Corte dei conti è stata molto chiara di fronte al fallimento della sanità, non avete nulla da dire a chicchessia. La Corte dei conti parla di un disavanzo del 18 per cento per quanto riguarda i costi di produzione, del 13 per cento nella spesa farmaceutica, è tutto scritto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, signor Presidente della Regione, signori Assessori, onorevoli colleghi e colleghe, la mia riflessione su questa mozione non riguarderà gli ultimi avvenimenti politico-legali che hanno coinvolto il Presidente della Regione, perché sono convinto che egli sia persona onesta e retta, quindi lascio agli organi competenti il compito di dirimere la questione. Colgo tuttavia l'occasione per intervenire perché credo che alcuni aspetti del programma di governo presentato, dopo un anno e mezzo di legislatura, dovrebbero già essere stati affrontati dalla Giunta per poter avviare un processo utile alla risoluzione dei problemi. Parlo in modo particolare del fatto che in questo programma, un programma sicuramente ideale e importante, è stato messo al centro l'uomo, il cittadino sardo, che ha bisogno di trovare soluzioni ai propri problemi. Purtroppo la sensazione è che da quel momento alto di avvio della XIV legislatura questo concetto sia sbiadito proprio a causa di un programma di governo che non presentava grandi idee. Ancora oggi "l'uomo" è disoccupato, senza lavoro, senza assistenza, senza servizi, senza prospettiva. Dopo un anno e mezzo dai dati si evince che il tasso di disoccupazione in Sardegna è pari al 13,3 per cento, percentuale ben superiore alla media nazionale, e in alcune province raggiunge il 19 per cento. Non ci sono state azioni tendenti ad arginare il fenomeno, anzi le azioni poste in essere non hanno minimamente scalfito questi preoccupanti dati. Basti pensare a quella che doveva essere la panacea di tutti i mali, concepita per dare una botta alla disoccupazione e posta in atto sulla scia del populismo nazionale. Parlo del piano casa, che per il momento pare abbia prodotto solo - sono dati di questi giorni - il via libera alla realizzazione di nuove unità abitative intorno a Villa Certosa.
Come denunciammo, questo piano casa serviva solo ai ricchi, a tutti coloro che disponevano di risorse proprie, mentre il popolo è stato mortificato: neanche un euro è stato posto a sostegno del cittadino di fronte alla vasta crisi che si protrae da lungo tempo. Quindi le risorse dovevano servire per mettere i cittadini di fronte alla legge in maniera equa e solidale, invece così non è stato. Infatti la legge sul piano casa non ha prodotto che pochissimi posti di lavoro e tanto meno ha dato all'economia della Sardegna quell'impulso che il suo titolo pomposo faceva immaginare. La disoccupazione è certamente condizionata dalla grande azione corale del disimpegno industriale che la Sardegna sta subendo. La Giunta, con il suo Presidente, spesso anche in concorso con il presidente Lombardo, ha socializzato con parte dei dimostranti, portando il suo conforto, ma non è sufficiente, perché gli operai sono ancora all'Asinara, alla Torre aragonese, negli stabilimenti chiusi o smantellati, come succede alla Lana Di Roccia di Iglesias. L'uomo ha bisogno di risposte, risposte concrete, e non di rimandi.
E' pur vero che le vertenze in atto non dipendono direttamente dalla Regione Sardegna, ma sono legate a soggetti esterni, multinazionali e aziende di Stato controllate dal Governo nazionale, per cui la Giunta stenta a trovare soluzioni, se non con il supporto del Governo nazionale, come è successo per Alcoa, ma è anche vero che le vertenze che sono finora costate la perdita di circa 30 mila posti di lavoro non dipendono tutte da soggetti esterni. La Regione Sardegna, con la sua Giunta, non solo non riesce a trovare soluzioni valide, ma addirittura diventa artefice in prima persona degli atti presentati dalla minoranza, e anche da consiglieri di maggioranza, su tre realtà presenti in Sardegna. Parlo del Santa Maria Bambina di Oristano e dei centri di riabilitazione di Ploaghe e Guspini; quest'ultimo credo che verrà chiuso fra qualche giorno dalla Regione. Infatti, nonostante un'intesa assunta di fronte al prefetto, con tanto di comunicazioni ufficiali sul trasferimento di questo centro, dal 1° agosto, alla ASL 6, a tre giorni da questo atto nessuno sa che fine farà questa struttura, ma la Regione Sardegna sarà responsabile della messa in strada di altri 100 lavoratori e della chiusura di un centro che il 1° agosto dovrà rimandare indietro 10 bambini provenienti dal continente, essendo l'unico centro dotato di una struttura di riabilitazione pediatrica in Sardegna. Un'intesa su questo centro, nata nel rispetto del Titolo V della Costituzione, vedeva il concorso del Comune di Guspini con la Regione per la realizzazione di un centro che potesse far fronte a un bisogno allora latente, quello dei viaggi della speranza. E questo centro si è appunto specializzato in un segmento che ha consentito l'inversione di tendenza in ordine ai viaggi della speranza. Sono i "continentali", in particolare quelli del nord Italia, che si prenotano per poter trovare qui risposta ai propri bisogni sanitari.
Ebbene, dopo mesi di trattative si arriva al dunque e non si dà risposta. Il Comune di Guspini e la stessa Fondazione "Guspini per la vita" sono "inchiodati" da una non risposta che noi capiamo benissimo prelude solo alla chiusura del centro. Questo è un atto terrificante. C'è probabilmente una difficoltà ad accettare la continuità del personale, quindi è bene che la Regione Sardegna decida quale personale intende utilizzare e se quello che fino a oggi ha dato continuità alla struttura debba essere lasciato a casa. Insomma, credo che ci siano responsabilità forti, questo è uno dei tanti casi che turbano chiaramente le coscienze degli uomini, perché quando si parla dell'uomo si parla dei suoi bisogni, della necessità che tali bisogni siano sostenuti. Non sostenere i bisogni delle persone, per quanto, ripeto, riferiti a una parte della popolazione, è un atto non certo di alta civiltà, ma di mera contrattazione fra le pessime aziende che possiamo annoverare nel contesto regionale e nazionale. Non si può non avere attenzione per l'uomo che soffre, che è senza stipendio da mesi, che non sa come andare avanti, che non sa come pagare il mutuo o l'affitto della casa. Credo che l'amministratore pubblico debba mettersi nelle condizioni di ascoltare, ma anche di dare risposte a drammi che spesso sfociano in tragedia, di cui poi nessuno ha la capacità di capire le cause.
Credo che la Regione Sardegna debba stare attenta a questi elementi e dare risposte. Non voglio, ripeto, farne un caso personale, però sicuramente si tratta di un caso drammatico e credo sia la prima volta che la Regione chiude un'attività così importante, che peraltro non produce tappi di bottiglia, per quanto importanti siano, ma offre servizi alla persona; attività che in due anni ha fatto risparmiare 20 milioni di euro alla Regione, perché le degenze in quella struttura specializzata costano 230 euro al giorno, mentre negli ospedali costerebbero 800 euro al giorno.
Non voglio parlare appunto esclusivamente di questa esperienza, ma è un'esperienza emblematica, che trova similitudini nel mondo dell'agricoltura. Il mondo agricolo è in difficoltà, a fatica riesce a sopravvivere impegnando i propri capitali in aziende che non riescono ad andare avanti, eppure l'attività agricola, essendo un elemento caratteristico e naturale della nostra terra, potrebbe diventare il primo fattore d'impresa in Sardegna, la cosiddetta impresa primaria, capace di dare sviluppo e continuità alle attività collaterali. Abbiamo spesso parlato d'impresa turistica, di esportazione, di conversione dell'industria, che per il momento ci sta dando solo problemi e non abbiamo un'idea di trasformazione. Ebbene si potrebbe pensare a una trasformazione in industria agroalimentare, in industria di supporto al turismo, in industria di trasformazione agroalimentare, considerato l'ambiente sardo che potrebbe offrire grandi quantità di prodotti biologici, ma oggi non abbiamo un'idea chiara del modello di sviluppo regionale che vogliamo e, ripeto, rischiamo di essere noi stessi gli artefici dei drammi della nostra collettività.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Se si esclude l'intervento dell'onorevole Agus, gli insulti che sono arrivati dai banchi dell'opposizione nascondono il vizio antico, e sempre attuale, del proprio senso di colpa: non riescono a staccarsi dalla logica del "tanto peggio tanto meglio". Nessuno mette in dubbio che la politica debba essere intransigente sulla questione morale e che di conseguenza debba essere drastica di fronte a comportamenti non in sintonia con l'etica pubblica, anzi siamo noi per primi a dire che la politica deve essere ancora più intransigente della stessa magistratura e deve precederla, ma quello in atto, per le forme, i toni e i modi, è in tutta evidenza un gioco strumentale, col solo fine, neppure tanto celato, di infangare e destabilizzare. Dietro l'usbergo della legalità viene azionata anche oggi in quest'Aula la ghigliottina giustizialista, come se inchieste del passato, con i soprusi, gli errori letali, lo strabismo che le ha caratterizzate, le troppe vittime risultate innocenti, non avessero insegnato nulla!
Allora mi permetto di chiedere un soprassalto di giusta prudenza soprattutto ai Torquemada della questione morale, che in queste ore si stanno moltiplicando come cavallette e, per la verità, non solo tra i banchi dell'opposizione. L'invito è a riflettere su che fine ha fatto, per esempio, in tema di giustizia - perché stiamo vivendo una crisi profonda della giustizia - il segreto istruttorio, che non esiste più da tempo, come dimostrano i fiumi di notizie incontrollate e a senso unico che escono puntualmente da ben distinte procure. Ciò è l'esempio di come sia assolutamente necessario un ritorno a un sistema di civiltà giuridica in cui un avviso di garanzia o addirittura la sola iscrizione sul registro degli indagati non si trasformi da strumento di garanzia in una sentenza definitiva di condanna per chi ne resta coinvolto, come abbiamo sentito questa mattina. Noi non abbiamo mai demonizzato gli esponenti della sinistra coinvolti in inchieste giudiziarie durante la scorsa legislatura, dal Presidente del Consiglio regionale al Presidente della Regione, garantisti come siamo sempre stati, come lo siamo oggi e come lo saremo domani, indistintamente nei confronti di tutti e non a fasi alterne.
E' davvero triste, mi creda, onorevole Meloni, sentirle fare un elenco di indagati che non riguarda quest'Aula. Lei ha evocato delle persone e farebbe meglio a leggere allora tutta la stampa, anche quella che riporta fatti, perché lei mi porta a nozze su questo terreno. Quelli che riferiscono, per esempio, che qualche mese fa è stato arrestato uno dei fedelissimi collaboratori pugliesi di Massimo D'Alema, l'ex sindaco di Gallipoli, Flavio Fasano, cui è seguito l'arresto del braccio destro di D'Alema e vicepresidente della Giunta regionale, Sandro Frisullo, cui sono seguite le dimissioni dell'indagato segretario organizzativo del Partito Democratico, Michele Mazzarano. O vuole che le elenchi tutte le inchieste pendenti in tutte le regioni italiane, anche su partite scottanti come l'eolico, che hanno investito la classe dirigente del Partito Democratico? E allora, onorevole Meloni, queste vicende tolgono al Partito Democratico qualsiasi pretesa di dare lezioni di morale pubblica almeno su questa materia a chi oggi l'ha ascoltata.
Allora, vedete, io penso che sia assolutamente necessario riportare il dibattito a un sereno confronto, se lo si vuole. Si è detto che è stata stracciata l'autonomia, ma, colleghi, se il dilemma che vi assilla è capire quale sia stata l'influenza di questi gruppi di pressione nell'azione della Regione allora io vi dico che oggi non ho sentito richiamare un solo atto del Governo regionale, una sola legge approvata da questa Assemblea, anzi noi su questo non solo vi invitiamo, ma sfidiamo i Robespierre a indicarci quali leggi e quali atti di questo Governo siano stati indotti o viziati da presunte pressioni. Voi, in coscienza, conoscete meglio di noi la risposta, sapete che la vostra è solo propaganda e sapete che nulla è stato fatto e nulla ha ottenuto chi forse aveva riserve in tal senso. Allora, a nulla vale costruire verità ad hoc sulla base di resoconti rabberciati alla rinfusa, di stralci di intercettazioni. Voi sapete bene quanto me e quanto noi che il presidente Cappellacci nella sostanza non ha subito condizionamenti e meno che meno condizionamenti illeciti, perché non è condizionamento illecito, penso, interloquire con i propri dirigenti nazionali, così come non lo è la presenza di Farris, anche questa mattina enfatizzata. Ma vi chiedo: quali sono i ruoli di condizionamento che avrebbe svolto? E se vi sono indicateceli, anche perché non li abbiamo capiti. In quale direzione sono andati? Anche qui conoscete bene la risposta.
Vedete, io penso che bisogna lasciar fare alla magistratura il suo lavoro, con la serenità e l'imparzialità che la deve contraddistinguere, senza anticipare verdetti sull'onda della gogna mediatica alla quale vi siete prestati. Moro insegnava, sulla linea di Paolo VI, che occorre essere rigidi nei principi, nei valori, nel rispetto delle prerogative istituzionali. E certo, diceva Paolo VI, bisogna essere anche flessibili nel rapporto con le correlazioni umane e sociali. Io penso che il presidente Cappellacci sia stato rigido nei fatti, rispettoso nell'interesse regionale del bene comune dei sardi, forse ingenuo, se si vuole, ma proprio perché quello stato personale nasce dall'onestà e dal disinteresse.
Ecco perché, colleghi, penso che sia venuto il momento di interrogarci tutti, destra e sinistra, se non sia il caso di abbandonare questi argomenti e temi propagandistici e fermarci a riflettere sulla necessità ormai improcrastinabile di recuperare la politica al suo naturale ruolo, fatta anche di scontro, ma nell'ambito di una corretta dialettica, e tornare a occuparci tutti dei problemi veri e reali. Vi chiedo: qual è l'utilità di uno scontro livoroso a tutti i costi, quando i sardi e le forze sociali chiedono a tutti noi uno sforzo straordinario per tamponare gli effetti della crisi più devastante degli ultimi cinquant'anni, con azioni che ridisegnino una nuova strategia dello sviluppo, nella necessità non più procrastinabile di un'incisiva riforma delle istituzioni per ammodernare il sistema regionale?
Al riguardo, onorevole Maninchedda, io attendo con interesse di discutere la vostra mozione, perché non mi fa nessuna paura il termine "indipendenza". Non è sui termini che ci divideremo, l'importante è risvegliare il vero senso autonomistico di questa regione e di questo popolo e dare contenuti. Vedete, in questa situazione, qualunque Governo si alterni alla guida della Regione, troverà sempre ciò che manca per ridare forza alla volontà democratica degli elettori, soprattutto in un'epoca in cui la velocità e l'intensità dei cambiamenti economici richiede un'analoga rapidità e capacità decisionale di istituzioni, partiti e gruppi consiliari.
Concludo dicendo che siamo tutti consapevoli che non tutto va nel migliore dei modi, probabilmente, però al Presidente chiediamo di non indugiare nel cammino di rafforzamento della sua squadra e di rilancio dell'azione politico-programmatica. Noi, Presidente, saremo con lei lealmente, perché abbiamo il dovere di sostenere il nostro leader e di aiutarlo a rispettare gli impegni assunti con gli elettori. Il lavoro da fare è molto per corrispondere agli impegni presi con gli elettori. Questo agosto, siamo d'accordo con lei, non sarà fatto per dormire sugli allori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi, mi è capitato anche in altre occasioni di intervenire dopo l'onorevole Pittalis e francamente ritengo che non si possano fare accuse molto forti nei confronti del centrosinistra, come quella di essere giustizialisti, e poi fare un intervento così violento per la foga che ha messo lui nel dire le cose.
Tuttavia, discutere una mozione di sfiducia è certamente un fatto grave, non gradito e poco piacevole per tutti, anche per noi, Presidente, e lo è ancora di più perché occorre prendere atto, soltanto un anno e mezzo dopo l'insediamento suo e del suo Esecutivo, che si è pesantemente incrinato il rapporto di fiducia tra chi governa e i cittadini, nonostante le manifestazioni esaltanti di buon lavoro elargite da qualche consigliere di maggioranza, utili più che altro a rinfrancare sé stessi che a convincere noi e soprattutto i cittadini. Non mi riferisco soltanto al fallimento politico-programmatico di chi si è presentato con ben altri propositi alla gente di Sardegna e che invece deve fare i conti con un sacco di questioni aperte che non vanno per niente bene. Mica roba da poco conto, non solo - come abbiamo scritto nella mozione - per lo scippo del G8, il taglio di oltre 2 miliardi di euro di fondi FAS, il ridimensionamento della rete scolastica o il progressivo sistematico smantellamento attuato dallo Stato nei confronti dell'apparato produttivo isolano e in particolare di quello industriale, ma anche e soprattutto per la portata della crisi, di tutte le crisi, di tutte le vertenze in corso che non trovano adeguate contromisure per essere affrontate come si dovrebbe. Lei dirà che è facile parlare dai banchi dell'opposizione, ma noi tutti, credo, abbiamo avuto modo di governare - in maggioranza, in opposizione, negli enti locali, nelle province, un po' dappertutto - e governare è sempre più difficile, ma questo è il vostro compito e a voi chiediamo conto delle cose che dovete fare.
Proprio oggi c'è un incontro a Roma per alcune aziende isolane e domani ce ne sarà un altro per altre aziende. Incontri convocati per cercare di attenuare la pressione dei lavoratori che ogni giorno, o quasi, tengono costantemente assediato il palazzo di viale Trento; incontri convocati a seguito della spinta delle migliaia di persone che premono e si battono per il loro lavoro, ma su cui non ci sono per il momento novità sostanziali. L'elenco è ovviamente molto lungo e lo risparmio. Anche la tregua di tre anni per quanto riguarda Alcoa, di cui si è parlato e di cui hanno parlato anche alcuni consiglieri di maggioranza, è frutto della lotta e della battaglia dura dei lavoratori di un intero territorio, altrimenti non si sarebbe mai riusciti a far modificare i piani industriali a una multinazionale di quella portata.
E comunque non solo di industria occorre parlare: soffrono gli agricoltori che ogni giorno protestano, soffre il mondo della pastorizia che ogni giorno protesta, per esempio sul prezzo del latte. Per non parlare, poi, del settore della pesca, completamente bloccato da troppo tempo. E qui ci sono responsabilità oggettive - Assessore, mi rivolgo a lei - su scelte fatte da questo Governo regionale e dal suo Assessorato.
Quindi è evidente che la Sardegna sta attraversando una crisi economica e occupazionale che genera gravi risvolti di carattere sociale, le cui responsabilità sarebbe sciocco e sbagliato attribuire per intero a lei, Presidente, e al suo Esecutivo, ma non si può non rilevare che di fronte a tanti problemi ai quali non si riesce a dare soluzione noi tutti, non per colpa nostra, siamo costretti oggi a discutere di una mozione di sfiducia nei suoi confronti di cui avremmo volentieri fatto a meno. Avremmo preferito discutere di altre questioni, ma se anche la metà delle cose di cui abbiamo avuto notizia dalla stampa, dalle intercettazioni telefoniche, dalle cose che noi tutti abbiamo letto, fosse vera credo che già questo fatto sarebbe di una gravità oltremodo inaudita.
Si naviga a vista, senza prospettive, senza meta, se non quella del giorno per giorno. Gli stessi rappresentanti sindacali regionali hanno annunciato un autunno caldo, perché - sono parole del segretario della CISL, che notoriamente non è un sovversivo di estrema sinistra - il Governo regionale non ha rispettato nessuno degli accordi che erano stati siglati a seguito dello sciopero generale d'inizio d'anno, e che andavano verificati nel mese di giugno. Insomma, non si sono mai viste così tante vertenze aperte alle quali non si dà risposta. Roba seria. Per stare all'industria, si tratta di decidere se la chimica deve vivere, Presidente, se la filiera dell'alluminio ha un futuro o se il carbone pulito potrà godere, senza tranelli, dell'adeguato sostegno da parte di questo Esecutivo regionale. A tale proposito è bene ricordare che bisogna predisporre il bando di gara entro l'anno.
Ha ragione qualcuno quando parla di riti stanchi e usurati dal tempo. Noi tutti gradiremmo discutere d'altro piuttosto che di mozioni di sfiducia, purtroppo non è così. L'agenda in questo caso, con il vostro comportamento da censurare, l'avete dettata voi, non noi. La vicenda dell'eolico in Sardegna, se non fosse per la gravità della storia, raccontata molto bene dai colleghi che mi hanno preceduto, ha assunto, come si dice, sfumature grottesche: un manipolo di personaggi che si adoperano per accaparrarsi terreni in Sardegna, che si agitano tanto, indaffarati in centinaia e centinaia di ore di conversazioni telefoniche, che seguono il vento dove soffia più forte. Potrebbero essere gli attori di un film di Woody Allen, con finale d'analisi collettiva, se li mettiamo tutti assieme. Ma tolto l'aspetto grottesco, rimane l'amarezza di dover constatare che il futuro delle energie rinnovabili in Sardegna era nelle mani di pochi figuri, trasformato in un mercato delle vacche grasse e a quanto pare con il benestare della Regione. Dico a quanto pare, perché è bene dire così.
Basta soffermarsi un attimo su quanto accaduto nel Sulcis, territorio che conosco molto bene. In tutti i mesi scorsi c'è stato un susseguirsi di signori che a vario titolo hanno presentato richieste per installare pale eoliche nei comuni di Gonnesa, Portoscuso, Carbonia. Si tratta di società di cui abbiamo letto i nomi sulla stampa, da Quantas a Fonteolica, che avrebbero dovuto mettere assieme le forze in un'unica newco, in un'unica società. Fin qui forse nulla di strano, se non la considerazione che il destino del Sulcis-Iglesiente, e in particolare dei comuni di cui ho detto prima, potrebbe essere rappresentato, in un futuro non troppo lontano, da un quadro di centinaia e centinaia di torri eoliche anche in aree nelle quali fino a poco tempo fa si pensava di fare altro, anche in aree, ad esempio, necessarie ai fini del piano industriale di Carbosulcis e che la Regione si è fatta volutamente scippare da privati. Mi riferisco al fatto che su un'area di proprietà della Carbosulcis, ovvero della Regione Sardegna, che è proprietaria al 100 per cento della Carbosulcis, rivendicata per usucapione da privati confinanti e sulla quale erano già stati dati due gradi di giudizio, uno per parte, la Carbosulcis non ha presentato istanza in terzo grado per difendere la sua proprietà, arrendendosi, cedendo di fatto volutamente senza combattere, avvalendosi di una lettera firmata dall'Avvocatura della Regione che sconsigliava di procedere in giudizio tanto si sarebbe perso. Questo episodio è stato oggetto di interrogazione al Presidente da parte mia e di alcuni altri consiglieri del centrosinistra. Sono stati ovviamente presentati progetti per l'installazione di torri eoliche su quelle aree che erano pubbliche e ora non lo sono più. Non so se ci sia qualcosa di strano, se ci sia qualcosa di illecito, certo non sono cose, come si dice, incoraggianti né di buon esempio nell'interesse della miniera e per il suo futuro.
In conclusione, Presidente, il quadro generale è sempre rappresentato da gruppi di affaristi. Diceva prima l'onorevole Oppi che ci sono sempre stati, bisogna vedere se sono stati in grado di influenzare la politica e chi la politica gestiva e gestisce in questo momento. Il problema vero infatti sta proprio qui: nessuno pensa, onorevole Pittalis - che parla al telefono -, che qui ci siano i buoni e lì ci siano i cattivi. Nessuno lo pensa, sarebbe francamente sbagliato e anche stupido da parte di chiunque sostenere una cosa di questo genere. Tuttavia l'inadeguatezza di questo Esecutivo e soprattutto la mancanza di autorevolezza rispetto alla tutela dell'autonomia regionale hanno indotto la minoranza a presentare questa mozione di sfiducia, hanno costretto me a firmarla e mi costringeranno ovviamente a votarla, perché siamo di fronte a un Esecutivo che non garantisce, a mio avviso ovviamente, questa nostra terra di Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Poiché non è presente in Aula, decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). C'era un paese che si reggeva sull'illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d'applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d'un regolamento di conti d'un centro di potere contro un altro centro di potere. E gli onesti? Gli onesti non speravano più in questo paese, non speravano più in una società migliore, perché sapevano già che il peggio è sempre più probabile.
Sono brani di uno scritto di Italo Calvino, intitolato "Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti", che ciascuno di noi dovrebbe leggere per la sua attualità e che descriveva vent'anni fa una situazione che sembra oggi sfuggire a quest'Aula. Ma dove viviamo? Leggiamo i giornali, ascoltiamo il clima che c'è in questo Paese per poter sintonizzare le nostre intelligenze, se di questo dobbiamo parlare, con la realtà?
Io mi domando, onorevole Pittalis, onorevole Oppi: possiamo ancora in questo Paese esprimere un giudizio politico? Ci è consentito? La mozione presentata dalle opposizioni ha questa funzione, perché noi siamo stati garantisti nel senso che ognuno fa il suo mestiere, ma, vedete, quando si vogliono spegnere - e voi state ottenendo questo risultato - le indignazioni sulla caduta dei valori e della morale pubblica, in quel luogo si sta uccidendo la politica, perché la si sta privando anche della funzione di esigere dai comportamenti pubblici quello che deve essere di esempio ai comportamenti collettivi della società, ed è la fine della nostra funzione.
E allora io la questione del presidente Cappellacci, lasciando alla magistratura quello che deve fare, la esprimo in chiave di giudizio politico e mi affido a un detto di saggezza popolare: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Non l'ho inventato io, è storia, ma quella saggezza dice tanto; dice che soprattutto chi ha dei rilievi di responsabilità deve pure fare attenzione agli incontri casuali e deve rendere non casuali alcuni incontri. Però il Presidente ci ha mentito, si è tanto arrabbiato l'altra volta con me, ma poi le pubblicazioni dei giorni successivi hanno dato ragione a me e non a lui. Ha violato un giuramento, ha negato fatti che poi sono stati documentati essere esattamente così. Io non lo so, ma so che il giudizio politico prima di tutto è un giudizio morale e se per voi della maggioranza mettersi sull'attenti di fronte a un noto faccendiere poco raccomandabile, decidere alcune nomine prima delle elezioni o dialogare al telefono raccomandando di stare attenti affinché il Consiglio non modifichi alcune norme che avete messo nella legge finanziaria e che vi servono sono cose che non attengono alla nostra dignità, allora sono affari vostri. Sono affari vostri!
Io ho la certezza che voi licenziereste molto rapidamente il presidente Cappellacci e invece votate contro la sfiducia, oggi, perché sapete bene che non vincerete più. E' diversa la questione. Voi votate contro perché sapete che non vincerete più, perché i sardi hanno capito bene con chi hanno a che fare e perché Berlusconi non potrà più venire in Sardegna per sostenere un Cappellacci qualunque senza prendersi una bordata di pernacchie dopo aver preso in giro la Sardegna. Questo lo sapete bene. Voi avete un comportamento intriso di ipocrisia. Rendo onore a chi ha avuto il coraggio di alzare i toni, come l'onorevole Campus che ammette il fallimento politico di questi diciassette mesi, anche se poi si contraddice dicendo: "E no, c'è la medicina miracolosa, c'è il rimpasto". Fatevi il rimpasto! Pensate che il rimpasto cambierà la condizione genetica di questa legislatura? Vi sbagliate e se pensate davvero che noi non siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità trovate un po' di attributi, metteteli sul tavolo, mandate a casa il Presidente e vediamo se siamo all'altezza di assumerci le nostre responsabilità. Altro che provocare noi sul fatto che non vogliamo chiudere la legislatura! In questa condizione, unica nei sessant'anni di esperienza di autonomia, stiamo consumando giorno per giorno anche noi la nostra parte di legittimazione nei confronti dei cittadini e dei nostri elettori.
Questa è la verità. Se non bastasse, questo clima strano si manifesta anche in queste ore, colleghi. Forse voi non lo sapete, ma circola un documento che riguarda settanta sostituzioni nelle agenzie Laore e Argea. Le diciture di questo documento sono di questo tipo: dottor X, area P.D., amico dell'onorevole Y, assolutamente da sostituire con il signor Z, P.d.L., CISL; oppure dottor Y, fortemente legato all'onorevole X, filosoriano, candidato nel suo paese col centrosinistra, da sostituire urgentemente con il signor Z.
STOCHINO (P.d.L.). Dove?
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Se stai un po' calmo ci arrivo!
Questo atto sta trovando attuazione in questi giorni con un ordine di servizio che è già esecutivo e che ho qua, e tutto questo sta avvenendo due mesi dopo i fatti contestati al Presidente. Queste settanta persone sono state tutte accompagnate da un giudizio sintetico di valutazione sul loro operato: ottimo o molto positivo. La meritocrazia, il rispetto della libertà delle idee delle persone, la violazione della Costituzione e dei diritti fondamentali: è tutto scritto in un documento che spero chi di dovere vada a verificare, perché questo è il clima, l'humus che si sta generando in questi giorni, con il beneplacito degli Assessori che lo stanno assecondando, e che dimostra quello spirito nuovo che con il rimpasto vi porterà a cambiare, che vi muterà completamente!
Ci vuole anche coraggio, nonostante l'inaffidabilità morale, l'incapacità politica che emerge e anche l'ammissione di dabbenaggine che il Presidente ci ha propinato, per rendergli fiducia, consapevoli come siete che neanche quel rimpasto cambierà le cose. Forse lo metterete maggiormente sotto controllo, ne metterete più sotto controllo l'operato. Ma pensate davvero che la politica sia questo, che quello che avete promesso agli elettori sia questo, che le attese dei sardi siano queste? Io credo che la legislatura sia finita, perché per noi, nei rapporti che costituiranno la collaborazione essenziale sul terreno delle riforme, questo vulnus morale sarà difficilmente superabile. Ogni giorno mi domando per che cosa vado a lavorare e con chi mi sto confrontando per dare il meglio di me alla comunità sarda che mi ha voluto qua. Questa domanda ve la dovete porre anche voi. E quando succedono queste cose, onorevole Maninchedda, noi non solo vogliamo un nuovo battesimo, ma vogliamo una nuova nascita e aspiriamo quindi a quel battesimo passando attraverso una nuova nascita, che definisca chi sono i genitori legittimi e quindi anche i padrini che dovranno partecipare a quel battesimo. Ma vogliamo considerare il battesimo l'inizio di un progetto di futuro e non la toppa a una situazione che certamente è insostenibile anche da parte vostra. Ecco perché, non sarà oggi, non sarà domani, ma questa mozione segna uno snodo e anche un appuntamento futuro. Ci rivedremo presto, perché la situazione della nostra condizione morale in questa Sardegna non si chiude con questo voto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, la presentazione di una mozione di sfiducia non è mai un atto di ordinaria amministrazione. Per questo motivo abbiamo ponderato, forse anche più del dovuto, se presentarla o meno. Ma dopo quanto è emerso in queste ultime settimane, dopo quanto dichiarato dallo stesso Presidente della Regione, non abbiamo avuto altra scelta. Questo non vuol dire nel modo più assoluto che vogliamo giudicare i suoi comportamenti o che, peggio, vogliamo in quest'Aula processare il Presidente della Regione. Ci sono altri luoghi, altri poteri preposti a questo ruolo. Personalmente, presidente Cappellacci, le auguro di poter dimostrare quanto prima, per lei e per la Sardegna, la sua totale estraneità ai fatti che le vengono contestati. La mozione è il frutto solo ed esclusivamente della preoccupazione che noi abbiamo per il futuro della Sardegna.
E' passato poco più di un anno e mezzo da quando è stato eletto alla carica di Presidente della Regione. Più volte, in quest'Aula, abbiamo ricordato le modalità e soprattutto le motivazioni per le quali è stato prima proposto e poi eletto alla carica di Presidente. Sembra ieri quando il Presidente del Consiglio dei Ministri, in campagna elettorale per le regionali, invitava anche lei, candidato alla Presidenza della Regione, a dire qualcosa di veloce ai sardi. Quanto è emerso in queste settimane è stato la conferma di ciò che in questi diciotto mesi si è respirato in quest'Aula, a iniziare dalla nomina della Giunta e dei suoi Assessori, alcuni rappresentanti delle famose cinque "m" - e non quattro, come ha detto stamattina la collega Francesca Barracciu, in quanto sono certo che qualche altro illustre personaggio della vita sociale della Sardegna, il cui nome inizia per "m", abbia detto qualcosa al momento del suo insediamento -, altri nominati non si sa per quali motivi, per quali meriti o esperienze. Non lo si era capito prima, tanto meno lo si è capito dopo averli visti all'opera. Qualcuno, forse convinto di essere unto dal Signore, non accetta critiche al proprio operato, risponde non nel merito, ma con offese e falsità, utilizzando spesso il proprio ruolo istituzionale per scopi personali.
Questa mozione non è e non vuole essere il classico gioco delle parti, lo dimostrano le tante dichiarazioni rilasciate in questi giorni da autorevoli esponenti della maggioranza, alcuni dei quali hanno dichiarato che è opportuno fare alcune riforme e poi andare tutti a casa, mentre altri hanno invitato i propri partiti di maggioranza a non sottovalutare la gravità dei fatti che sono stati verificati. La nostra preoccupazione è fondata sulla certezza che lei, signor Presidente, oggi sia delegittimato davanti ai sardi, ma anche nei confronti del Governo nazionale, con il quale la Giunta regionale, questo Consiglio regionale, questa Regione dovranno necessariamente confrontarsi anche duramente.
In questo primo anno la Sardegna è stata seriamente penalizzata - cito il vertice G8, le politiche delle entrate, i fondi FAS -, contrariamente a quanto è successo, per esempio, alla Sicilia. Mi chiedo e chiedo a lei, signor Presidente, qual è e quale sarà la sua credibilità, la sua forza contrattuale da oggi in poi nella difesa della nostra autonomia, nella difesa degli interessi dei sardi. Capisco l'imbarazzo dei colleghi della maggioranza, ma il sistema era tale che tutto veniva deciso fuori da quest'Aula e fuori dai locali di viale Trento; veniva deciso a Suelli, a Roma o per telefono. Per questo diventa difficile capire quelle forze politiche che dell'autonomia della Sardegna hanno fatto da sempre la principale battaglia e oggi governano con una coalizione che è subalterna non solo al Governo nazionale, ma anche a quei poteri affaristici che della Sardegna hanno fatto terra di conquista.
E' vero, avete vinto le elezioni regionali, avete avuto una grande investitura popolare, una grande fiducia da parte dei sardi, che oggi però è venuta meno, non perché lo dica io o lo dica la minoranza consiliare. Lo hanno detto i sardi, signor Presidente, poco più di un mese fa, quando siete stati sconfitti pesantemente alle elezioni amministrative. Noi voteremo sì allo scioglimento del Consiglio e se siete così convinti di avere ancora la fiducia dei sardi votate con noi e ridiamo loro la parola. Noi ci presenteremo agli elettori con un nostro programma, ideato e costruito in Sardegna per i sardi e nel loro esclusivo interesse. Con il vostro voto contrario alla mozione state affermando che il metodo che è stato seguito per scelte importanti nella vita politica e amministrativa della Sardegna è quello giusto, è quello corretto. Cioè avete e state delegando i vari Carboni, Verdini e Lombardi al governo della nostra Isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gavino Manca. Ne ha facoltà.
MANCA GAVINO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, onorevoli consiglieri, signor Presidente della Regione, quello a cui stiamo dando vita oggi in quest'Aula è un dibattito al quale per il bene del nostro popolo non avremmo, lo dico sinceramente, mai voluto partecipare. Si tratta della discussione, davanti alle elettrici e agli elettori sardi che poco più di un anno fa, signor Presidente, sono stati chiamati alle urne e le hanno conferito con il voto la guida della Regione, di una mozione di sfiducia che i Gruppi politici del centrosinistra hanno indirizzato non solo alla sua persona, ma anche alla sua Giunta e chiaramente alla sua maggioranza, responsabile politicamente, almeno quanto lei, del poco o del niente che in questo anno e mezzo è stato fatto.
La sfiducia che noi oggi palesemente le significhiamo è emblematica del calo di fiducia di gran parte del popolo sardo nella sua persona, nella sua Giunta, nella sua maggioranza e, purtroppo, nelle istituzioni regionali in genere, agitate dai venti delle inchieste della magistratura e condizionate da un intreccio pericoloso e perverso tra una politica spenta e inefficace e le trame inquietanti di squallide consorterie di affaristi senza scrupoli che vorrebbero stringere la nostra Regione in un abbraccio soffocante. Il declino della fiducia nel Governo regionale e in particolare nella sua persona assume una valenza ancora maggiore, in quanto finisce col condizionare, limitandola, la portata dell'azione nell'ambito pubblico, in quello spazio all'interno del quale è possibile sviluppare nuove politiche e nuove iniziative pubbliche. I governi, il suo Governo, signor Presidente, così diventano ancora più timidi ed evitano di cimentarsi, ancorché ne avessero mai avuto l'intenzione e specialmente la volontà, in ambiziose strategie di sviluppo che possano andare a contrastare innanzitutto gli ormai non più sostenibili livelli di disoccupazione, in particolare di quella giovanile, che attanagliano e stringono in un abbraccio mortale la nostra Isola. Il calo di fiducia aumenta il costo della crisi che stiamo attraversando e porta a deviare l'attenzione del cittadino contribuente dalla conoscenza del come venga utilizzato il gettito delle tasse al chi, al comportamento delle persone e al monitoraggio di ogni mossa degli esponenti dei pubblici poteri.
In periodi di crisi economica e finanziaria e in momenti di crisi che vanno ad aggravare situazioni di grande difficoltà preesistenti la questione morale assume ancor di più primaria importanza. La crisi ci fa intravedere il limite invalicabile tra un'azione di governo debole e sterile e gli esiti fallimentari che ne conseguono e ci ammonisce sulla necessità della creazione di un nuovo rapporto tra etica e politica, tra etica ed economia. Il modello iperneoliberista, signor Presidente, che il suo mentore e suggeritore propugna, un modello in cui tutto è ammissibile, in cui l'unica regola è l'assenza di ogni regola, in cui il confine tra lecito e illecito finisce con lo scomparire perso in una nebbia che tutto avvolge, confonde e ammanta, non può rappresentare il modello di sviluppo della nostra Isola, ma in verità di nessuna economia globalizzata del nostro mondo. La questione dell'etica di governo ha anche un altro risvolto, per molti versi ancora in più importante, quello della sua influenza sulla partecipazione democratica dei cittadini. Un sistema politico democratico funziona se i cittadini sono coscientemente e attivamente impegnati nel processo democratico e in esso, a prescindere dalla parte politica di appartenenza, si riconoscono. Se però i cittadini iniziano a convincersi che i rappresentanti del popolo e i governi che in qualche modo esprimono hanno un comportamento non etico, tutto ciò può portare al manifestarsi di un vero e proprio atteggiamento di apatia e di rigetto verso il sistema democratico, e questo, in ultima analisi, può spingere le elettrici e gli elettori al rifiuto della partecipazione alla democrazia.
Signor Presidente, le recenti elezioni amministrative, con il record di astensionismo che hanno fatto registrare e ben oltre il lusinghiero risultato per l'opposizione di centrosinistra, e per il Partito Democratico in particolare, hanno segnalato da questo punto di vista un preoccupante campanello d'allarme. Un comportamento eticamente irreprensibile nell'azione di governo può contribuire a evitare questa deriva. Signor Presidente, lei dovrebbe rendersi conto per primo che non è assolutamente pensabile che tutto ciò possa essere riconducibile al suo Governo. Vi è un solo modo per restituire ai cittadini sardi la fiducia nell'istituzione Regione: dare loro la certezza che i comportamenti non etici non solo non saranno mai premiati, ma, al contrario, saranno decisamente e duramente puniti e perseguiti.
Presidente, diverse volte in quest'Aula, in occasione del dibattito sia sulle dichiarazioni programmatiche sia sul piano casa e per ultimo sulla crisi industriale, ho espresso, esponendomi talora anche a incomprensioni con i miei colleghi della minoranza, la disponibilità al dialogo, pur nel rispetto dei ruoli, la disponibilità al lavoro e a un confronto costruttivo sui temi concreti, per il bene dei sardi e per la rinascita della nostra Isola. Purtroppo, dopo sedici mesi, anche questa mia disponibilità personale e culturale al dialogo e al confronto per il bene comune è totalmente messa in difficoltà dalle vostre inefficienze e dalla vostra inadeguatezza politica. L'elenco dei problemi irrisolti riempie le cronache regionali. Le leggi di settore per l'artigianato, l'industria e il commercio sono paralizzate, prive di risorse e in preda a croniche lentezze procedurali. La sanità è allo sbando, in preda a deficit finanziari, formatisi è vero nel tempo, e siete riusciti, Presidente, Assessore della sanità - che non vedo in aula -, a stabilire un record senza precedenti, quello del commissariamento in perpetuo di tutte le ASL della Sardegna, con conseguenti risultati che sono visibili agli occhi di tutti. Per non parlare dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna e delle agenzie regionali, di cui ci ha spiegato le particolarità il collega Gian Valerio Sanna. Nel campo sociale, per la prima volta nella storia, avete cercato di mettere in difficoltà, con la riduzione delle risorse finanziarie - senza riuscirvi grazie al nostro intervento -, gli interventi di sostegno in favore di persone con disabilità gravi, previsti dalla legge numero 162 del 1998. Nella scuola subite, purtroppo con grave e pericoloso silenzio, le imposizioni del ministro Gelmini, che sta provocando e provocherà nel sistema economico e occupazionale sardo devastanti conseguenze. Sul fronte dell'edilizia e dell'urbanistica avete enfaticamente presentato il "piano casa 1" (il "piano casa 2" non è stato proiettato nelle sale cinematografiche per quello che, come sappiamo, è successo in quest'Aula) come la panacea di tutti i mali, come lo strumento che avrebbe riattivato un settore in evidente difficoltà, immaginando e promettendo l'apertura di cantieri, nuove assunzioni, volumi d'affari in aumento in maniera stratosferica. A oggi niente di tutto questo, anzi l'ANCE, l'associazione dei costruttori, lancia un preoccupante grido d'allarme sugli ultimi dati disponibili, evidenziando nuovi disoccupati, meno imprese e specialmente meno appalti di opere pubbliche. Nell'industria, nonostante una mobilitazione generale, una presa di coscienza collettiva, una soluzione parziale e temporanea al problema Alcoa, niente di risolto per Eurallumina, ex ILA, Vinyls e tutti i settori collegati. Per non dimenticare, anzi ricordando fortemente le offese sulla Sassari-Olbia, la vergogna del G8 e quella delle entrate.
Queste, Presidente, sono alcune delle inadempienze che hanno caratterizzato questi mesi di amministrazione, questi sono gli elementi che determinano, alimentano e sostengono la nostra mozione; elementi politici, non giudiziari, oggettivi e inconfutabili che determinano la nostra forte convinzione che questa esperienza di governo sia un'esperienza negativa per i sardi e per la nostra terra.
Lei, signor Presidente, ma non solo lei, la sua Giunta e la sua maggioranza avete mancato nelle cose minime che erano state promesse ai sardi. Siete stati assorbiti da un'unica preoccupazione, quella di fornire una copertura a tutti gli atti contrari agli interessi del popolo sardo messi in campo dal Governo nazionale. Non avete mai trovato il tempo né la volontà di opporvi allo scippo continuo perpetrato dalle scelte del suo leader politico, del suo potente sponsor e massimo sostenitore, a danno di tutti i sardi. Anzi, lei, signor Presidente, purtroppo ne ha sempre condiviso atti e comportamenti, fino a diventarne consapevole e sodale. Soltanto ripetute iniziative di organi esterni, seppure inevitabilmente contenute entro i confini delle specifiche competenze, hanno limitato un più ampio saccheggio del territorio e delle risorse della nostra Isola. Io vorrei invitarla a riflettere attentamente, signor Presidente, sulle decisioni che andrà ad assumere al termine di questo dibattito, per quanto ritenga difficile che lei possa compiere un atto di coerenza ed evitare così il rischio di trascinare in ulteriori serie difficoltà l'alta istituzione che presiede. La invito a ponderare con attenzione le sue azioni e a decidere per il meglio.
Signor Presidente, è possibile, anzi certo che la sua maggioranza, poiché apparentemente coinvolta e in sintonia con le sue scelte, voglia dare prova di una falsa compattezza e, nascondendosi dietro la cortina fumogena di una falsa solidarietà, voglia far valere il peso in termini numerici che in quest'Aula può vantare, respingendo la mozione di sfiducia che i Gruppi di centrosinistra convintamente hanno presentato. A lei, signor Presidente, resta però la possibilità di un gesto chiaro e forte, utile a ridare la parola ai sardi, che a mio parere la vogliono e specialmente la meritano. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signora Presidente, intervengo in questi dieci minuti che mi sono concessi per cercare di dare un contributo e provare anch'io a spiegare il motivo di questa mozione. Non è per un rito stanco che siamo qui stasera, per un gioco delle parti o per un titolino in più sui giornali, che in ogni caso faticherà ad arrivare. Non è per questo. Siamo qui per fare nel modo più compiuto possibile, nel modo migliore possibile il nostro dovere. E il nostro dovere in questo momento è dare un segnale forte, il più forte che riusciamo a dare, su quanto le cose stanno andando male oggi in Sardegna. Siamo qui oggi, al di là del risultato che riusciremo a ottenere, per urlare, se è possibile, lo scontento di vasta parte della Sardegna e la nostra indignazione per le cose che vediamo. Comprendo che l'indignazione è solo nostra, perché probabilmente apparteniamo a due mondi che fanno ancora fatica a confrontarsi, a provare ad ascoltarsi e a comprendersi, come altre volte ci è capitato.
Noi siamo qui oggi per chiedere di porre fine a questa legislatura innanzitutto perché le cose vanno male, perché tra qualche giorno ci chiamerete a discutere di un assestamento di bilancio in cui ci confermerete, probabilmente, che la Sardegna ha perso definitivamente circa 1 miliardo e 500 milioni di euro all'anno. Ormai è stato deciso nelle commissioni parlamentari e ci è stato riferito che la Giunta regionale lo ha accettato e ha compreso che occorre discutere una norma di attuazione, per cui ha posticipato l'esercizio di un nostro diritto importante e con fatica conquistato negli anni scorsi. Un miliardo e mezzo di euro, diversamente dalla traballante aritmetica di un collega che mi ha preceduto, sono un sacco di soldi rispetto al bilancio della Regione. Da solo corrisponde, per esempio, quasi allo stanziamento per sette anni del Programma di sviluppo rurale (PSR), oppure a tre volte il valore della realizzazione della Sassari-Olbia, oppure a settanta volte la somma che abbiamo deciso di spendere per la legge di sostegno alle persone non autosufficienti. Stiamo parlando di risorse importanti!
Tutti avete parlato di una Sardegna che soffre, di una Sardegna dentro la crisi, una crisi di oggi e di sempre, ma stiamo parlando non più di una Sardegna che cerca le risorse e riconquista i suoi diritti, bensì di una Sardegna che oggi riconsegna le sue risorse, che rimette nelle mani di qualcun altro i suoi diritti, di una Sardegna, quindi, che non avrà le risorse per dare risposte alle proprie esigenze. Stiamo parlando oggi, ne parlava il collega Giampaolo Diana, di una Sardegna che si riaffaccia nuovamente al 15 per cento di disoccupazione, di una Sardegna che ritorna sotto i 600 mila occupati, mentre aveva raggiunto i 630 mila negli anni scorsi e per la prima volta nella sua storia era scesa a un tasso di disoccupazione a una sola cifra.
A questa Sardegna noi oggi non siamo capaci di dare risorse, con quello che la politica ha innanzitutto da spendere: le risorse del bilancio, le risorse dei fondi FAS. A quanto ammontano? Due miliardi e 500, 2 miliardi e 700 milioni di euro, più 2 miliardi provenienti probabilmente dai fondi FAS nella gestione dei ministeri, ma che comunque sarebbero dovuti arrivare in Sardegna partendo da quella mole importante di risorse pubbliche che sono state totalmente cancellate dal Governo Berlusconi-Tremonti? In Sardegna in questi e nei prossimi mesi non arriverà solo qualche soldo in meno, ma arriveranno 3-4 miliardi di euro in meno e nei prossimi tre anni potrebbero essere 7 i miliardi di euro in meno, senza che nessuno batta un colpo, senza che nessuno si sia visto a Palazzo Chigi. Lei non c'era, signor Presidente, a Palazzo Chigi insieme a tutti gli altri presidenti delle Regioni per protestare per i tagli che venivano inferti e per il rispetto dei loro diritti. Non l'abbiamo vista, probabilmente aveva cose più importanti da fare.
Oggi accade che la Regione Sicilia ha deciso di aumentare la sua offerta per quanto riguarda la privatizzazione della Tirrenia, dopo anni in cui abbiamo parlato di assunzione di responsabilità, dopo anni in cui abbiamo cercato di vincere finalmente il nostro isolamento con la continuità territoriale, con la moltiplicazione dei voli internazionali, con il sostegno agli armatori che hanno aperto nuove rotte da e per la Spagna. Bene, in questa Sardegna dove voi siete venuti a fantasticare di non so quale riconoscimento dell'insularità che il Governo ci aveva dato, arriveremo invece, nei prossimi anni, a una situazione per cui il trasporto marittimo anziché essere assicurato dal Ministero dei trasporti e dal Ministero dell'economia sarà assicurato dall'Assessorato dei trasporti della Regione Sicilia. Questo è il livello di declino a cui assiste la Sardegna, nelle entrate, nei trasporti, nella sanità.
Mi è dispiaciuto, onorevole Oppi, che non abbia avuto il tempo di concludere la sua affermazione. Magari ci capiterà di poterci confrontare ancora su questo tema, però voglio precisare che non per voce mia o dell'assessore Dirindin, ma per voce del Ministero di Tremonti questa Regione era tra le Regioni virtuose nel processo di risanamento, senza farlo pagare ai cittadini sardi, senza aumentare il ticket e senza aumentare l'addizionale IRPEF, cosa a cui sarete costretti adesso a causa dell'insipienza con cui avete governato in questo primo anno e mezzo la sanità. Pagheranno i cittadini sardi con l'aumento dei ticket e dell'addizionale IRPEF.
Noi pensavamo che fosse per distrazione, pensavamo francamente che fosse per incapacità, pensavamo francamente che fosse anche per quel vizio iniziale con cui questa legislatura è nata, e cioè la longa manus di Berlusconi, che decise di fare qui le prove tecniche di dominio in Italia, regione per regione, attraverso gli strumenti tipici del dominio: il controllo dell'informazione, la negazione dell'informazione, gli affari...
(Interruzione del consigliere Mariano Contu)
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Mariano, lascia intervenire in pace. Se vuoi parlare iscriviti, adesso ascolta gli altri.
SORU (P.D.). Mi scusi se la disturbo un attimo!
(Interruzione del consigliere Mariano Contu)
PRESIDENTE. Colleghi, onorevole Contu, per cortesia!
SORU (P.D.). Grazie, signora Presidente. E' che i nullatenenti del pensiero almeno questo fanno nella loro vita!
(Interruzioni)
Noi pensavamo che ciò fosse accaduto per il vulnus iniziale di questa legislatura. In realtà ci siamo dovuti ricredere e per questo oggi presentiamo questa mozione in cui chiediamo a voi, colleghi, e a lei, signor Presidente, di porre termine a questa legislatura. Noi non vogliamo anticipare i processi. Io sto attualmente subendo un processo e nel subire il processo inizio anche a scontare la pena. Si è detto che il processo sia l'anticipazione della pena per i colpevoli e spesso anche per gli innocenti, quindi sto già subendo la mia pena e non voglio portare processi qui. Nondimeno l'ipocrisia regna sovrana, perché mi ricordo i dibattiti in quest'Aula, mi ricordo le parole usate, mi ricordo persino l'assalto a casa mia quando si è trattato di decidere, in una Sardegna che andava bene, in una Sardegna che era al primo posto nella raccolta differenziata, di dare un contributo alla solidarietà nazionale portando sollievo alla regione Campania, dare sollievo non alla mafia, ma ai ragazzini, ai bambini, agli operai, agli insegnanti, ai disoccupati, con un'attività che veniva smaltita in tre ore dall'inceneritore. Mi ricordo di lei e mi fa ancora paura, onorevole Artizzu. Mi ricordo di lei, in diretta televisiva, sul gommone ad accogliere la nave, mi ricordo di lei con le bandiere sotto casa mia, mi ricordo di lei...
ARTIZZU (P.d.L.). No, non sono mai andato sotto casa sua!
PRESIDENTE. Onorevole Artizzu, può intervenire a fine seduta per fatto personale.
ARTIZZU (P.d.L.). Sono menzogne! Non sono mai andato sotto casa sua, non dica menzogne!
PRESIDENTE. Onorevole Artizzu, non mi costringa ad allontanarla dall'aula.
SORU (P.D.). Ho ben visto...
ARTIZZU (P.d.L.). Chieda scusa di quello che ha detto!
PRESIDENTE. Onorevole Artizzu, può intervenire per fatto personale.
ARTIZZU (P.d.L.). Non lo consento! Non lo consento!
PRESIDENTE. Non può violare le regole, onorevole Artizzu!
ARTIZZU (P.d.L.). Lei ha mentito! Io a casa sua non sono mai andato!
PRESIDENTE. Onorevole Artizzu!
ARTIZZU (P.d.L.). Si vergogni! Lei ha mentito!
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 49, viene ripresa alle ore 17 e 51.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.
Onorevole Soru, può concludere il suo intervento, abbiamo calcolato il tempo che ha perso e ha ancora un minuto per concludere.
SORU (P.D.). Signor Presidente, è difficile parlare in questo modo.
PRESIDENTE. Ha ragione, purtroppo non si poteva fare diversamente.
SORU (P.D.). Non mi riesce neanche tanto facile riprendere il filo del discorso, lo riprenderei da quello che dispiaceva al collega Artizzu, che però deve avere rispetto per quest'Aula, perché c'è un momento in cui anch'io ho il diritto di parlare. Non siamo al "TG3 delle mogli", siamo nel parlamento dei sardi! Non siamo al "TG delle mogli", come stamattina, quando sua moglie, onorevole Artizzu, era presente mentre la intervistavano. Qui siamo in un posto dove tutti hanno il diritto di parlare e lei ha il dovere di ascoltare senza fare il violento! Spero di poter intervenire dopo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, cercherò di sforzarmi per riportare gli argomenti di questa mozione sul piano di un civile confronto e mi rivolgo al presidente Cappellacci. Presidente, come avrà visto, l'ennesima farsa si compie in quest'Aula. Noi sappiamo essere, tutti noi, degli ottimi attori, degli ottimi avvocati d'accusa o di difesa, ma difficilmente riusciamo a essere coloro i quali sono stati eletti per rappresentare realmente i veri interessi della Sardegna.
Perché dico questo? Nella scelta dell'impostazione di questo intervento pensavo: posso recitare. Mi è già riuscito nella passata legislatura, si figuri che feci un intervento in difesa del presidente Soru. Mi scappò da ridere e non fui un bravo attore. Però posso essere un ottimo avvocato di difesa, politica ovviamente, o di accusa. Cercherò di essere me stesso, mi impongo di essere me stesso e soprattutto di essere coerente e perciò, se sfogliassi il libro dei ricordi della passata legislatura, dovrei anch'io produrre un fascicolo come quello che ha letto la collega De Francisci e ricordare tante cose che sono state dimenticate nella seduta odierna. Dovrei ricordare fatti, persone, avvenimenti, decisioni, delibere, prese di posizione e anche l'atteggiamento dell'opposizione di allora, forte, concreta, ma mai giustizialista. E quindi nessuno di noi deve essere tale.
Quando è stata presentata la mozione di sfiducia? E' un classico la mozione di sfiducia: quando l'opposizione ha paura che la maggioranza si stia sfaldando presenta la mozione di sfiducia, perché è un'occasione per ricompattarla. Nessuno di noi voterà contro la mozione di sfiducia per vari motivi: chi perché non sono passati 2 anni, 6 mesi e 1 giorno, chi perché non vuole perdere i successivi 2 anni e 6 mesi, chi perché non ne è convinto, chi perché pensa che sia meglio andare avanti e chi perché vuole allungare la legislatura e rimpinguare la pensione. Io cercherò invece di trovare gli argomenti del perché. Giustamente lei, presidente Cappellacci, come Presidente della Regione eletto dal popolo (diverso è il discorso sulla Giunta, perché non è eletta dal popolo), ha necessità della nostra fiducia e da oggi inizia un percorso nuovo. Lei incasserà la fiducia del Consiglio regionale, quella che non è mai stata votata in quest'Aula, perché il sistema non lo prevede; ha incassato la fiducia dei sardi, oggi il Consiglio regionale e questa maggioranza, con motivazioni diverse, le darà fiducia. Per quanto mi riguarda è la fiducia in un cambiamento, non posso essere incoerente con quanto sostenni a giugno dell'anno scorso, poi a dicembre e a marzo di quest'anno. Mi permetto, Presidente, di ricordarle che allora, con piena lealtà, definendo la diversità sostanziale tra l'essere fedeli e l'essere leali (la lealtà vale molto di più), le dissi, e tra l'altro sono stato chiamato a renderne conto, che non era opportuno che alcune persone frequentassero le istituzioni. Glielo dissi in quest'Aula, glielo dissi a ragion veduta, glielo dissi perché probabilmente qualcuno non aveva colto l'inopportunità di quegli avvenimenti. Non ho mai messo in dubbio la buona fede, non l'ho messa in dubbio allora e non la metto in dubbio oggi. però mi ricordo e le ricordo che molti colleghi da questi banchi, in modo diverso, chi con irruenza, chi con meno determinazione, le hanno sempre detto: "Presidente, non abbiamo iniziato bene e non stiamo andando bene secondo le aspettative che ognuno di noi si era creato".
Perché il centrosinistra ha perso? Perché il presidente Soru ha perso le elezioni nonostante i buoni intendimenti che oggi ha nuovamente rappresentato? Perché la Sardegna non gli ha creduto - questo è un dato di fatto, non è colpa mia se non gli ha creduto, anzi forse è un po' anche colpa mia, un po' molto è colpa mia, e ne vado fiero -, perché non ci sono state risposte. Allora le dico questo: la gente ha bocciato Renato Soru, perché c'era Berlusconi o perché non c'era, non conta, l'ha bocciato e io non voglio che lei, presidente Cappellacci, faccia la stessa fine, non voglio che fra tre anni, se arriveremo a fare l'intera legislatura, lei, noi, lei-noi perché lei sono anch'io, venga bocciato. Io ho tutto l'interesse a che questa situazione migliori, ma c'è un forte imbarazzo; politicamente c'è un forte imbarazzo. Dobbiamo superarlo, ma non con un'unità di facciata. E' chiaro che dobbiamo rivedere i pesi politici all'interno della coalizione, è chiaro che bisogna cambiare il ritmo, il metodo, il merito, le persone. Bisogna cambiare, ma non per demerito di persone che, messe alla prova, necessariamente hanno mostrato dei limiti, dei limiti politici, come li abbiamo mostrati tutti. Noi abbiamo necessità di andare avanti, ma in modo diverso.
Si parla di interferenze, mi fa ridere. Io non sono scandalizzato da nulla e da niente. Non sono scandalizzato dal fatto che alti rappresentanti dell'attuale minoranza in Parlamento, del P.D., chiamino i consiglieri comunali di un paese per dire loro: "Non sfiduciate quel sindaco, abbiamo bisogno di qualche altro mese", e interferiscano anche sui consiglieri che devono votare in quel comune. E' testimone di questo sicuramente meglio di me il mio segretario regionale. Sono interferenze normali. Chi ha avuto ruoli di responsabilità in Giunta o da altre parti sa benissimo che ogni tanto si subiscono delle chiamate, delle interferenze, delle sollecitazioni. Bene, ruolo di chi le subisce è respingerle al mittente qualora non sane e non utili per gli interessi generali.
Io credo, Presidente, che si possa cambiare e tra questi banchi ci sono persone oneste, rappresentative e capaci. Per loro io voto contro questa mozione di sfiducia, perché queste persone meritano fiducia, perché queste persone meritano di essere messe alla prova, perché queste persone hanno sudato per non riconsegnare la Sardegna a un centrosinistra non ancora all'altezza di essere opposizione, figuriamoci se è nelle condizioni di essere partito di governo. I sardi ci chiedono di non riconsegnargli la Sardegna, ma non a qualsiasi prezzo. Io non sono disponibile a pagare qualsiasi prezzo. Io sono disponibile a ridare fiducia, fiducia condizionata. Una fiducia che deve far cambiare la Sardegna e il passo, che deve convincerla, Presidente, a essere anche leader politico di questa coalizione. Non apprezzo i sussurri romani, come altre volte le ho detto; non li apprezzo da nessun punto di vista. Non li apprezziamo e lo possiamo dire noi dell'U.D.C., che non abbiamo mai avuto sussurri romani; non lo può dire la minoranza, guidata fino alle elezioni da un commissario romano, nessuno dei partiti nazionali lo può dire.
Noi continueremo a essere propositivi, vogliamo essere propositivi, vogliamo condurre la Sardegna fuori dal guado. Il guado nel quale ci è stata consegnata, il guado che non abbiamo superato, il guado che non siamo stati in grado di superare, però pensiamo di averne le potenzialità.
Presidente, in un altro intervento le dissi: aspetterò fino a giugno. Forse sono stato una cassandra e ci siamo arrivati. Credo che settembre sarà il periodo delle riforme, il Consiglio riavvierà la sua attività con le riforme e quello sarà il momento per confrontarci con le persone che di questa Assemblea fanno parte, votate dai cittadini, probabilmente con rapporti di forza diversi, ma che vanno rispettati.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Valerio Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI VALERIO (P.D.). Presidente Cappellacci, è trascorso oramai poco meno di un anno e mezzo dall'avvio della legislatura e mai come in questo periodo nella storia dell'autonomia sarda i sardi e la Sardegna hanno avuto la sensazione di essere tornati indietro nel tempo e di rivivere l'epoca del colonialismo.
Vede, Presidente, la Sardegna ha subito nella sua storia millenaria diverse dominazioni, ma le ha subite sempre combattendo, tentando di opporsi a esse con fierezza e con orgoglio. Lei e la sua Giunta, Presidente, avete avuto il merito di mettere in scena, in questo anno e mezzo, una rappresentazione reale dell'epoca coloniale. Non si ha memoria nella storia dell'autonomia sarda di un periodo così nefasto, così umiliante, così grave, sviluppatosi in così poco tempo e dal quale non sarà facile risollevarsi. Ma era chiaro, era evidente, intelligibile, lo avevamo denunciato già in campagna elettorale, il disegno preciso e la determinazione di Berlusconi di non lasciarsi sfuggire il controllo politico e gestionale della Sardegna. E per ottenere quel risultato il Presidente del Consiglio riservava tutto il suo tempo, tutta la sua forza, come in nessun'altra regione, per battere il territorio facendo promesse di ogni tipo, menando per il naso i sardi. Già da allora, Presidente, lei appariva come un oggetto estraneo - non me ne voglia - nel contesto della competizione elettorale, veniva completamente soverchiato dalla verve incontenibile del Presidente del Consiglio, tanto da suscitare da parte dei soliti denigratori della sinistra una facile ironia su chi fosse, che voce avesse, in buona sostanza quanto pesasse. Parlava Berlusconi, in primo piano sempre l'immagine del Presidente del Consiglio, e poi un po' più defilata la sua. I sardi hanno eletto Berlusconi, riconoscendogli una sorta di diritto di delega. C'era tutto il tempo, però, per dimostrare di essere all'altezza del ruolo; c'era tutto il tempo per rimandare al mittente la facile ironia che sulla sua persona, come dicevo prima, si è fatta durante la campagna elettorale. C'era tutto il tempo, ma lei lo ha utilizzato male.
Capita spesso che qualcuno mi chieda: "Com'è Cappellacci, come si presenta, come si rapporta con il Consiglio?". Mi piacerebbe poter offrire una risposta frutto di un'analisi che ho svolto frequentando l'Aula, ma così non è. Presidente, lei in un anno e mezzo si è presentato in Aula in rarissime occasioni, non ha voluto svolgere il ruolo di leader, che non può prescindere dalla frequentazione dell'Aula e dal confronto con essa. Lei non ha inteso informare e informarsi in modo diretto, non ha inteso confrontarsi, e il giudizio quindi è sulla base di ciò che si legge negli atti di Giunta e sugli organi di stampa.
Presidente, lei in uno dei tanti contatti telefonici oggetto di intercettazione, ovviamente non sapendo di essere ascoltato da terzi, ha mostrato un qualunquismo, un'assenza di orgoglio e di amore per i sardi totale, sconcertante e disarmante. Vede, che lei da sardo, alla pari di ogni altro vero sardo, possa esercitare il diritto di critica nei confronti di se stesso in quanto sardo e dei conterranei con toni costruttivi e magari un tantino paternalistici sarebbe comprensibile e giustificabile, ma che lei, eletto da quegli stessi sardi che disistima alla guida appunto del popolo sardo, popolo fiero, operoso, riservato, intelligente, possa consentire a chicchessia, se non sardo, di esprimere senza pudore e rispetto un giudizio di basso profilo, un'offesa nei confronti dei sardi, è inammissibile e imperdonabile. Sta tutta qui, in questa cornice di battute telefoniche intercettate l'idea che ha dei sardi chi vive nella penisola e non conosce la Sardegna, la sua storia, il suo popolo, la sua eleganza culturale e anche la capacità di sorridere, se è il caso. Sta tutta qui, in questa cornice, la misura delle azioni politiche del Governo centrale in direzione dei sardi, i progetti dello stesso Governo e dei pezzi di esso che compongono la cricca che mirava allo sfruttamento delle ricchezze dell'Isola per interessi spesso inenarrabili di pochi. Sta tutta qui l'attenzione del Governo per la Sardegna, nella considerazione che i suoi attori principali hanno dei sardi.
Era chiaro, quasi scontato che gli interessi in Sardegna, esterni alla Sardegna, come si vede, fossero il volano di una spinta elettorale che doveva garantire le condizioni per poter operare all'assalto di una fragile diligenza Sardegna secondo le più sfrenate regole di mercato e le bramosie di alcuni. Se lecite lo stabiliranno i giudici. Il problema di fondo, Presidente, è l'acquiescenza, la totale acquiescenza di una Giunta regionale e della sua guida nei confronti del Presidente del Consiglio e delle sue emanazioni. E' evidente che la Sardegna è priva di un Governo libero e autorevole. Le scelte e le indicazioni romane non possono essere contrastate né disattese, lo stanno a testimoniare talune incontrovertibili questioni. Il G8 di La Maddalena doveva essere il fiore all'occhiello per la Sardegna, una vittoria della politica che, dopo aver ottenuto lo svincolo dalle pesanti servitù militari, consentiva all'Isola di ricevere investimenti per recuperi ambientali. Investimenti importantissimi, anche in termini di immagine per l'intera Sardegna, che dovevano creare economia per le imprese sarde e posti di lavoro, ristoro di un'economia, quella della base americana, che non c'era più, quindi investimenti, opere, lavoro, immagine.
Di tutto questo resta una grande bufala e una regia precisa del Presidente del Consiglio. Ricordiamo tutti che all'indomani del suo insediamento a Capo del Governo, uno dei primi atti fu il tentativo di spostare ingiustificatamente il G8 a Napoli. Quel primo tentativo fallì per la pochezza e l'insostenibilità delle giustificazioni addotte. Ma un provvidenziale terremoto in Abruzzo dopo non molto tempo fornì, oltre che l'opportunità a taluni di fare grasse risate per gli affari che avrebbero fatto con la ricostruzione, la giustificazione al Presidente del Consiglio, bontà sua, per spostare l'evento e scippare i fondi FAS alla Sardegna; i miliardi dei fondi FAS, Presidente, inopinatamente scippati alla Sardegna e con essi le opere previste, prima fra tutte la Sassari-Olbia. Dov'era la Giunta regionale quando ciò accadeva? Abbiamo memoria di un patetico teatrino, in cui qualcuno diceva: "Garantisco, abbiamo i soldi, la Sassari-Olbia si farà!". Ma a oggi di finanziamenti neanche l'ombra"! A chi sono andati i fondi per le aree sottoutilizzate? Sembrerebbe che una buona parte sia approdata in Sicilia, per sanare la voragine di bilancio del Comune di Catania. Lei, Presidente, e la sua Giunta dove eravate? I sardi non hanno memoria di un'azione del Governo regionale netta, decisa, autorevole, intransigente e tesa a tutelare gli interessi della Sardegna e la dignità dei sardi. La Regione Sicilia, caro Presidente, inizialmente anch'essa privata dei fondi FAS, ha scatenato un polverone sulla questione. Ricordiamo tutti la minaccia dei vertici siciliani del P.d.L. di creare un gruppo locale, prendere le distanze dai vertici romani, in sostanza una minaccia di scissione, i cui effetti immediati sono stati la restituzione del maltolto. Non mi pare che questa Giunta e i vertici del P.d.L. sardo abbiano perlomeno tentato di trattare a muso duro la partita.
Regione acquiescente, dicevo, così come sulla partita delle entrate, nonostante un precedente faticoso accordo raggiunto fra lo Stato e la Regione riconoscesse alla Sardegna quanto dovutole in materia di entrate fiscali. Questa Giunta ha abdicato anche su questo fronte, ha rinunciato cioè a esigere importantissime risorse, vitali per l'economia della nostra Isola.
Che dire in tema di istruzione? Si è lasciata consumare, contribuendo sempre con acquiescenza, una riforma che demolisce il sistema dell'istruzione in Sardegna; non si è voluto ragionare con il Governo per evitare alla nostra Isola un altro pesantissimo affronto. Per quanto riguarda la riorganizzazione scolastica e la necessità di effettuare tagli alla spesa sull'istruzione non si è capito o si è fatto finta di non capire che la Sardegna non può essere trattata secondo i parametri nazionali. La specificità del suo territorio e la distribuzione della popolazione su questo territorio avrebbero meritato ben altre difese da parte di questa Giunta. Si impoverisce un territorio, si tolgono posti di lavoro, si rende più complicata ai nostri giovani la possibilità di ricevere istruzione.
Che dire in tema di industria? Si subisce una politica governativa che stronca con motivazioni fuorvianti la possibilità di mantenimento di un sistema industriale in Sardegna. Si vuole impoverire la Sardegna, la si vuole così soggiogare per poterne poi utilizzare il territorio come meglio si crede, cioè secondo gli interessi particolari dei potentati economici interni ed esterni al Governo. In questa logica si inquadra tutta la partita sull'energia, in primis quella sul nucleare.
Se questo è il quadro, e purtroppo lo è, io credo che le responsabilità siano ben individuate. La sorte della Sardegna è nelle nostre mani e credo che, nonostante qualcuno pensi diversamente, i sardi, che sono nobili quanto la loro terra, meritino di essere liberati dal servilismo di questa Giunta nei confronti di un Governo nazionale, questa volta sì, coloniale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signora Presidente, si è detto che questa mozione non produrrà alcun effetto, che si tratta di un rito. Una o due mozioni di sfiducia in ogni legislatura vanno comunque presentate, anche per battere un colpo, ma io sono convinto che la minoranza con questa mozione un effetto immediato lo otterrà, sarà quello - lo hanno già detto alcuni colleghi che mi hanno preceduto - di ricompattare la maggioranza. Non so se sarà un effetto temporaneo o duraturo, ma questo sarà il dato che emergerà, questo registreranno domani i giornali, dopo aver parlato per mesi di spaccature interne al centrodestra, spaccature peraltro reali. Dopo la votazione di oggi non si potrà non prendere atto di una nuova forte coesione dei Gruppi di maggioranza attorno al presidente Cappellacci.
Mi sono chiesto, anche alla luce delle trascrizioni delle intercettazioni che riempiono ormai da mesi i giornali, quali possano essere considerati oggi comportamenti etici nell'attività politica. Così, anche dovendo preparare una relazione per un convegno sull'etica politica, al quale parteciperò venerdì prossimo a Roma, sono andato a rileggere alcuni interventi di La Pira e di Don Sturzo su questo tema. Benché non mi sia mai riconosciuto totalmente nel pensiero sturziano, mi sembra quanto mai attuale la sua riflessione sui comportamenti politicamente immorali: "Applicare sistemi fiscali ingiusti o vessatori è immoralità; dare impieghi di Stato o di altri enti pubblici a persone incompetenti è immoralità; aumentare posti d'impiego senza necessità è immoralità; abusare della propria influenza o del proprio posto di consigliere, deputato, ministro, dirigente sindacale, nell'amministrazione della giustizia, nell'esame dei concorsi pubblici, nelle assegnazioni di appalti è immoralità". Chiudeva l'intervento, del quale ho evidentemente citato uno stralcio, dicendo: "… ministri, deputati, sindaci, consiglieri comunali, sindacalisti siano esempio di amministrazione rigida e di osservanza fedele della moralità". Eppure anche in questi ultimi anni, anche immediatamente dopo la rivoluzione dell'inchiesta "Mani pulite", iniziata nel 1992, abbiamo continuato ad assistere all'occupazione di spazi indebiti da parte dei partiti: dalla gestione dell'acqua a quella delle miniere, dalla sanità alle società di gestione di porti e aeroporti. Il caso Abbanoa è in Sardegna emblematico: si è riusciti, unendo cinque società efficienti, a creare un carrozzone partitico, che ogni giorno che passa accumula debiti che i cittadini sardi alla fine dovranno pagare. Dovremo far pagare a loro il prezzo di questa scelta. Sono esempi, a mio avviso, di quella immoralità della quale parlava Don Sturzo ben ottant'anni fa. E qualunque sia il Governo, di centrosinistra o di centrodestra, di livello statale, regionale o locale, questo andazzo non cambia di molto.
Oggi, però, in tutta Italia si osserva un'onda montante di indignazione nei confronti di questo modo di far politica. E' palpabile la voglia di tornare a quei principi etici sturziani, di combattere fenomeni che sembrano inestirpabili, il clientelismo, l'affarismo, che sono i veri nemici dei principi di equità, di eguaglianza, di economicità e di efficacia, sui quali si dovrebbe fondare, almeno stando al nostro ordinamento, l'azione amministrativa, ovvero il diritto amministrativo nell'ordinamento statuale.
Veniamo, quindi, al caso concreto. Si è discusso sulle espressioni utilizzate dal presidente Cappellacci nelle intercettazioni, si è fatta quasi l'analisi esegetica del significato di ogni singola parola, estrapolata dalle trascrizioni dei colloqui telefonici. Ma qualcuno di noi si è mai domandato, al termine di una conversazione telefonica, se l'indomani comparisse sui giornali la trascrizione, come potrebbe spiegare che scherzava, che si trattava di frasi di circostanza o di cortesia? Perché dico questo? Perché sono convinto che se è vero che in Italia ci sono oltre un milione di utenze direttamente o indirettamente intercettate, con ogni probabilità in Sardegna ce ne sono 30 o 40 mila, e quindi probabilmente quelle di tutti i consiglieri regionali, di molti consiglieri provinciali, di tutti i sindaci, dei manager delle ASL, dei direttori generali di enti, aziende pubbliche e private e di tantissimi altri. Se oggi creiamo il precedente di giudicare la moralità pubblica e privata delle persone che fanno parte di questo Consiglio, si tratti di presidenti o di qualunque altro consigliere, non sui fatti o sugli atti e sugli effetti che questi hanno concretamente prodotto, ma vivisezionando il significato delle singole parole estrapolate dalle intercettazioni, dobbiamo essere consapevoli che domani lo stesso sistema potrà essere utilizzato, anzi sarà certamente utilizzato contro chi oggi lo brandisce, salvi gli effetti naturalmente della nuova norma sulle intercettazioni. L'effetto finale, quindi, sarà non la delegittimazione del singolo, ma la delegittimazione delle istituzioni.
Io sono convinto che il presidente Cappellacci dimostrerà, anzi forse lo ha già dimostrato nel corso del primo colloquio con i magistrati, che non vi sono state azioni penalmente sanzionabili nella sua condotta. Il Presidente ha e avrà tutta la nostra solidarietà umana e politica nell'affrontare una vicenda giudiziaria che penso non possa non turbare l'animo di chiunque vi si trovi coinvolto. Presidente Cappellacci, devo dirle che ho apprezzato l'umiltà con la quale dinanzi alla stampa ha fatto autocritica - poi strumentalizzata per l'uso di espressioni colorite - circa l'inopportunità di alcune frequentazioni con personaggi discussi e discutibili. Ho apprezzato la scelta, forse tardiva, ma per molti versi anche coraggiosa, di prendere le distanze dalle pressioni forti che provenivano da personalità di vertice del suo stesso partito; ho apprezzato soprattutto la volontà di dare una sferzata, di dare una svolta alla legislatura. Sono soddisfatto del fatto che ormai vi è consapevolezza, in primis nel Presidente, che sia arrivato il momento di fare scelte che abbiano valenza strategica; scelte che dovranno essere nette e coraggiose per disegnare un nuovo modello di sviluppo per la nostra Isola.
Oggi alcuni interventi, a partire dall'illustrazione della mozione, sono sembrati più che politici, vere requisitorie degne di altre aule. L'onorevole Barracciu ha detto che la Giunta Soru era apprezzata in tutto il mondo. Io le farò avere una rassegna stampa che documenta come tutto il mondo ci rideva dietro; gli unici a mostrare apprezzamento sono stati i nostri competitor che ci hanno sottratto fette importanti del turismo di qualità. L'onorevole Agus ha parlato, ancora una volta, delle strumentalizzazioni che si fanno su Villa Certosa e sulla richiesta di realizzare 200 metri quadri forse di bungalow, ma nessuno sa che ha intorno 40 ettari di terreno, destinato a parco, in zona C, su cui qualunque costruttore, romano o no, potrebbe costruire 200 mila metri cubi, perché si tratta di area edificabile, totalmente edificabile! L'onorevole Gian Valerio Sanna ha parlato del fatto che noi non vinceremo più. Io credo che molto dipenderà da chi voi candiderete alla Presidenza della Giunta e se tanti soriani non fanno più parte dei vertici di Laore, a me sorprende che nessuno si sia mai posto il problema del perché ne facessero parte così tanti prima.
Quanto alle mistificazioni sui fondi FAS, la Sicilia non li ha avuti così come non li ha avuti la Sardegna. Alla Sicilia è stata fatta una promessa, ma non ha avuto quei fondi. La Tirrenia: sarà molto felice la Regione Sicilia di far compartecipare la Sardegna, se chiederà di sottoscrivere una quota di azioni che la Sicilia sta sottoscrivendo per evitare la completa e totale privatizzazione, senza alcun controllo pubblico, di una società che è vitale più per la Sardegna che per la stessa Sicilia.
Vedo che il tempo sta scadendo, quindi passo subito alla conclusione. Spero che nei prossimi tre anni e mezzo Giunta e Consiglio possano realizzare riforme che valorizzino il ruolo degli enti e delle comunità locali e al contempo quelle riforme, quelle scelte strategiche in grado di favorire lo sviluppo turistico della nostra Isola, che poi sono le uniche ragioni per le quali mi sono candidato e mi sono impegnato a costruire il mio movimento in Sardegna.
Presidente Cappellacci, il Movimento per le aut[PS1] onomie (MpA), che le ha dato fiducia un anno e mezzo fa, partecipando con proprie liste alla coalizione che le ha consentito di essere eletto per cinque anni alla guida della nostra Regione, le conferma oggi la medesima fiducia, una fiducia che ci auguriamo possa iniziare finalmente a essere ricambiata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, sono rimasto sorpreso dall'intervento dell'onorevole Cuccureddu, perché la premessa del suo intervento, con i riferimenti al pensiero dell'onorevole Sturzo, lasciava presupporre una conclusione diversa. Probabilmente ciò è dipeso dal fatto che il Presidente della Regione Sicilia, Lombardo, è anche presidente del suo partito, ovvero il legame con la Sicilia e il centrodestra, anche di livello nazionale, l'hanno portato a dimenticare il pensiero di Don Sturzo.
Io penso che quella di oggi non sia una giornata ininfluente, inutile. Non stiamo compiendo un rito, come è stato invece detto da molti colleghi, soprattutto anzi esclusivamente della maggioranza. Io sono convinto che oggi, giunti a un terzo della legislatura, stiamo ponendo di fronte ai sardi una serie di elementi di giudizio sull'operato della Giunta Cappellacci e della maggioranza di centrodestra che governa la Sardegna. Badate, i giudizi negativi sul merito dell'operato della Giunta non sono nostri. Oggi abbiamo potuto apprendere il giudizio delle confederazioni sindacali di CGIL, CISL e UIL sui ritardi della Giunta nell'affrontare i problemi drammatici della Sardegna, che non sono, così come si è tentato di affermare, allo stesso livello di quelli delle altre regioni e non sono, come invece è stato ulteriormente affermato stamattina, indotti esclusivamente dalla crisi nazionale e internazionale, che peraltro nessuno vuole negare. I dati della Sardegna sono peggiori di quelli delle altre regioni italiane; i dati evidenziati oggi dai sindacati in un articolo di stampa e in un loro documento dicono che le condizioni della popolazione sarda sono più gravi e per certi aspetti più disperanti rispetto a quelle delle popolazioni di altre regioni. Ho avuto stamattina un documento del Movimento dei pastori sardi, ho partecipato venerdì all'assemblea di un'associazione di agricoltori, e devo dire che viene proprio dal mondo imprenditoriale sardo, dall'agricoltura e dalla pastorizia l'abbattimento, richiamato dal collega Giampaolo Diana, del tasso di fiducia delle imprese sarde. Tutti i dati riguardanti il benessere o il malessere sociale, se lo vogliamo vedere da un punto di vista pessimistico, sono assolutamente negativi. Sono assolutamente negativi! Questo relativamente all'economia, all'attività sociale e alla vita sociale del Paese.
Quello che vorrei rimarcare, e qui sono in controtendenza rispetto a moltissimi interventi che si sono succeduti questa mattina e questo pomeriggio, è il fatto che il rispetto delle regole, la questione morale, la trasparenza nell'azione amministrativa vengono considerati quasi come elementi di fastidio, che devono essere scacciati dalle aule parlamentari. Ho sentito spessissimo il richiamo al fatto che questo è il Consiglio regionale, che noi facciamo politica, che non siamo un tribunale e non possiamo assumere "atteggiamenti giustizialisti", perché quando si richiama la giustizia se la si vuole coniugare in negativo si parla di giustizialismo. Allora noi siamo su tutte le pagine dei giornali italiani ed europei, se non del mondo, il Presidente della Repubblica, Napolitano, è intervenuto partendo dallo scandalo della P3, che io continuerei a chiamare P2, perché è una discendenza della P2 di Licio Gelli e del piano di risanamento democratico scoperto negli anni '80 e probabilmente sottovalutato nella sua pericolosità. Siamo nell'occhio di uno scandalo dalle dimensioni terrificanti, ciò nonostante molti colleghi della maggioranza vorrebbero che questa questione fosse considerata di contorno e lasciata ai giudici, perché, a loro dire, non può e non deve essere affrontata in un'aula parlamentare.
Siccome si parla di Sardegna e di sardi e io non vorrei che della Sardegna si parlasse solamente per illustrare l'operato degli iscritti all'albo degli affaristi di lungo corso, vorrei richiamare il pensiero, assolutamente attuale in questo momento non solo per la Sardegna, ma per tutta la nazione, di un grande sardo che sulla questione morale ha speso larga parte della sua capacità di analisi, di approfondimento e anche di indicazione di carattere politico. Questa persona è Enrico Berlinguer, che già nel 1982 diceva testualmente: "La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico". Sono parole pesanti come pietre, ma sono parole vere perché siamo di fronte a un tracollo delle regole democratiche quando pezzi fondamentali dello Stato, a cominciare dal "Cesare", Presidente del Consiglio, fino ai tanti, come dire, commis delle periferie che sono inseriti in questa logica, tentano di nascondere, di violentare i processi i democratici e di impedire che possano seguire il loro corso, o tentano addirittura di impedire che i processi di corruzione possano anche solamente essere conosciuti! Proviamo a pensare alla battaglia che è stata fatta - e che per fortuna sembra sia stata vinta, anche se bisogna stare sempre attenti - sul disegno di legge volto a impedire le intercettazioni: quante delle vicende di cui stiamo discutendo oggi non si sarebbero conosciute se al Parlamento fosse passato quel disegno voluto da Berlusconi e dalla vostra maggioranza al governo! Questo è un pericolo che è stato sventato, ma che dà il senso di ciò che dice ancora Berlinguer: "I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali e programmi pochi e vaghi, sentimenti e passione civile zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa; sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un boss e dei sottoboss."
Io vi chiedo, colleghi della maggioranza - che rispetto - e soprattutto del P.d.L.: com'è possibile che il coorganizzatore nazionale del maggiore partito italiano si dimetta dalla sua banca - perché era presidente di una banca - e non si dimetta da presidente del partito che rappresenta? Cioè è maggiore la paura che la sua partecipazione all'attività della banca possa magari incidere sull'economia della banca stessa…
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è scaduto.
E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, sinceramente sono un po' deluso. Sono deluso perché all'inizio di questo dibattito sulla mozione di sfiducia pensavo che sarebbe emersa con forza la necessità di un livello di autonomia nelle decisioni certamente forte. Col passare delle ore mi sono reso conto che questo tema si è affievolito, l'argomento di discussione è diventato ben altro e ciò che rappresenta la libertà politica e decisionale sta passando in secondo piano.
Perché dico questo? Perché ci sono problemi che questo Consiglio regionale si porta dietro da sempre. Ne cito uno in particolare: a un certo punto la giunta Soddu doveva fare il primo esperimento di giunta autonomistica. Tanto se ne parlò che fu sufficiente una telefonata in quel di Oristano - perché lì si trovavano - dell'onorevole Piccoli, segretario della Democrazia Cristiana, il quale disse: "Non si deve fare". E non si fece niente! Questa è la storia dell'autonomia, e cioè la dipendenza: le centrali romane, di destra e di sinistra, hanno sempre interferito sulle scelte, sulle volontà, anche e soprattutto sulle scelte di sviluppo, sulle scelte per il futuro, su scelte economiche certamente importanti. Tutte le decisioni o il 99 per cento delle decisioni sono prese e sono state prese fuori da questa terra. Non è un problema di Ugo Cappellacci, è un problema che ci portiamo dietro.
E allora speravo che nella giornata di oggi potesse emergere una diversità, proprio perché il governatore Cappellacci è incorso in questo errore, che egli stesso ha definito come sappiamo. Io avrei cercato, ad esempio, di evitare uno dei peggiori untori d'Italia, sinceramente, ma la sua è inesperienza. Vogliamo fare i processi all'inesperienza? Processi se ne potrebbero fare tanti, partendo da molto lontano per arrivare al giorno d'oggi.
Guardate, è emersa una cosa, e cioè che esiste una doppia morale: se una cosa la fa la sinistra, la destra forse è più tollerante, più distratta, meno esperta, se la fa la destra, la sinistra è invece più attenta e più esperta in questo campo. Qualcuno mi dirà: "Di che cosa stai parlando?". Faccio esempi pratici, guardate. Qualcuno parla di giustizialismo: gli avvisi di garanzia da una parte hanno un valore, dall'altra ne hanno un altro. Questo è. Non è sufficiente? Parliamo del problema del rispetto del territorio: quattro bungalow - chiamateli come volete, sempre quelli sono - hanno un significato, nonostante esista una legge in merito, a torto o a ragione, mentre 45 mila metri cubi a Santo Stefano, in una vecchia cava dismessa, ne hanno un altro, non fanno scandalo. Ci si scandalizza per una cosa e non per l'altra!
Amici miei, il richiamo che voglio fare è al fatto che la dipendenza dalle volontà altrui, da volontà che non siano le nostre, è arrivato il tempo di abbandonarla, di rigettarla definitivamente ed è ora di assumersi le proprie responsabilità! Guardate, ci sono due cose che mancano in principal modo: in tutto il Consiglio la libertà politica e in tutta la Sardegna la libertà economica. Nel momento in cui riusciremo a definire prioritarie queste due cose, riusciremo anche a trovare un argomento come la non dipendenza - se vi piace di più questo termine -, qualcosa di interessante, qualcosa di cui andare fieri, qualcosa che si possa utilizzare senza averne paura. Dobbiamo iniziare a camminare da soli e non per un breve periodo; dobbiamo iniziare a camminare da soli per un lungo periodo, perché questo è il nostro compito ed è questo che la gente si aspetta. La differenza tra il passato, il presente e ciò che ci attende è che una crisi come questa non la si è mai vissuta neanche nel primo dopoguerra, e diventa facile dire che una Giunta che si è insediata un anno e mezzo fa sia l'artefice di quella percentuale di disoccupati, di ciò che non funziona, della disperazione. Badate, questa è la cosa più facile da dire, ma la soluzione al problema non è scaraventare sugli altri tutto ciò che di negativo stiamo vivendo. Per uscire da situazioni come questa non bisogna avere solo l'aspetto distruttivo dentro di sé, per una parte, e per l'altra parte altri tipi di problemi ritenuti prioritari, qualche lotta intestina che non ha ragione di esistere, che coinvolge le istituzioni e deve essere eliminata, chiarita, perché questi sono i passaggi fondamentali e non ci si può trascinare. Noi siamo qui a discutere una mozione di sfiducia: sacrosanto il diritto di chi l'ha proposta di presentarla, sacrosanto il diritto di chi non la condivide di bocciarla, ma non possiamo concludere così questa serata. Questo è quello che penso io, questo è quello che pensa il mio partito.
Io non voglio anticipare dibattiti su altri temi, con argomenti che sono certamente importanti, ma iniziamo almeno a fissare due cose che riteniamo essenziali. Siamo liberi politicamente? Se siamo liberi politicamente, qualsiasi intromissione da fuori, a qualsiasi livello, va rigettata. Questo deve essere chiaro. Non si può tornare in quest'Aula, magari non in questa legislatura, ma nella prossima, per rivivere esperienze che noi oggi, per il ruolo diverso che stiamo vivendo, riteniamo supernegative mentre altri pensano che abbiano una certa negatività che però non ha compromesso - non ha compromesso - uno dei settori a mio avviso di più vitale importanza. Guardate, la doppia morale comporta un fatto: se si concede la possibilità di installare impianti fotovoltaici a una certa persona, a una certa impresa, a una certa società di livello internazionale qualcuno tace e acconsente; se la si concede a un'altra società inizia il mormorio. Questa è la doppia morale! Scusate, sono stati messi a disposizione per l'impianto fotovoltaico di Chilivani 40 ettari e altri 40 sono stati opzionati; i primi 40 sono già stati oggetto di intervento, per gli altri 40 si sta procedendo. A Villacidro è stato dato altrettanto spazio? Giorgio Oppi riportava il discorso del Casic, ebbene sono stati ceduti 200 ettari, questo era l'obiettivo. Ma io mi pongo un problema: in base alla relazione che è stata presentata quei 200 ettari producono un livello occupazionale di 20 unità, ma impegnando 200 ettari noi risolviamo il problema occupazionale ed economico? Credo di no! Cosa dobbiamo fare? Lasciarli in Sardegna! E quando diciamo che i criteri non sono la garanzia non lo diciamo per sfiduciare l'Assessore né tanto meno il Presidente. I criteri non sono la garanzia, la garanzia è una legge - lo ripetiamo ancora oggi - che ci consenta di stabilire tutto ciò che è necessario e che non può essere bypassato o superato da quei criteri che nel passato sono stati modificati con facilità e che non hanno certamente chiarito le stesse modifiche che hanno subito.
Signor Presidente, a partire da oggi la nostra fiducia sul futuro, su quello che andremo a fare è piena. Bisogna fare, abbiamo necessità di rivedere l'aspetto programmatico, che è importante, perché un anno a mezzo fa la situazione era certamente diversa da quella attuale. Le emergenze sono facili e individuabili e su questo il programma deve essere tarato, così come deve essere tarato tutto il resto, perché questo stiamo chiedendo. Ripartiamo, ripartiamo tutti assieme con la forza delle idee, ripartiamo con la convinzione di avere ancora, forse, un progetto valido.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io tornerei alla mozione, onorevoli colleghi, perché è una mozione puntuale, consistente nelle argomentazioni, è una sequenza di contestazioni ineludibili. Prima questione: l'inconsistenza delle iniziative assunte dalla Giunta regionale sui temi del lavoro, dello sviluppo, dell'occupazione, della scuola, della sanità e del sociale. E' una contestazione - scusate il bisticcio di parole - incontestabile. Noi non addossiamo a questa maggioranza e a questa Giunta la colpa della crisi globale, della crisi economica e finanziaria, delle difficoltà che attraversano la Sardegna e il Paese, così come le attraversano l'Europa e altre parti del mondo progredito. No no, noi diciamo solamente che quello che avete fatto fino a oggi è tutto sbagliato e che, esattamente come diceva prima il collega Sanna, occorre tarare il programma. Ma per tarare un programma bisogna averne uno e la realtà è che voi non avete un programma; non l'avevate prima e non l'avete adesso, ma adesso si sa che non l'avete per ammissione generale in questo dibattito dai vostri banchi.
Le danno piena fiducia, Presidente, "a patto che…". Le danno piena fiducia se farà esattamente quello che le stanno dicendo di fare, perché quello che ha fatto fino a oggi anche loro lo reputano inconsistente rispetto ai problemi del lavoro, dello sviluppo, dell'occupazione, della scuola, della sanità e del sociale. Noi abbiamo presentato questa mozione di sfiducia per aiutarla a capire qual è la situazione. Possiamo reggere per due mesi, sei mesi, un anno, forse anche un anno e mezzo, nel frattempo noi lavoreremo e non per minare le azioni del Governo regionale che avessero un senso. Abbiamo fatto un'opposizione di merito, mai pregiudiziale. Non abbiamo messo in piedi pratiche ostruzionistiche neppure in occasione dell'ultima manovra finanziaria, neppure in occasione degli ultimi provvedimenti legislativi. La realtà è che il Consiglio non fa leggi perché voi siete incapaci di proporne. Questa è la realtà! E ve lo dicono i vertici dei partiti della maggioranza, mica gente che passa per caso.
Presidente, noi abbiamo fatto la mozione proprio per questo, cioè per far capire a tutti che non c'è una maggioranza, non c'è un programma, non c'è il perseguimento coerente degli obiettivi. Altro che questione morale, qua c'è una questione politica! Questa è un'istituzione in fase di dissoluzione! Ma non basterebbe questo per dimettersi, per lasciare spazio a chi ha la forza, la convinzione, la passione per fare? Basterebbe questo. Ma se non bastasse questo, allora ha ragione il collega Maninchedda. Io ho letto un passo importante delle cose che dice il collega Maninchedda, perché molte delle cose che lui dice a volte le condivido, o meglio alcune delle cose che dice spesso le condivido. Ed egli dice esattamente che bisogna dare alla Sardegna un governo dei sardi, cioè che bisogna emancipare questa Regione, questa istituzione, la sua autonomia, fino a portarla all'indipendenza, cioè all'autogoverno pieno delle questioni che la riguardano. E non lo dice a caso in questa discussione, non certo per anticipare la giornata del 7, che abbiamo già anticipato in mille modi. Lo dice in questa circostanza per rammentare a lei la sua subalternità rispetto al Governo nazionale su tutte le questioni, non su una soltanto: sulle entrate, sulle infrastrutturazioni, sulle politiche economiche, sulle politiche sociali, sulla difesa della pubblica istruzione, sulla difesa dell'apparato produttivo di questa regione. Questa è la realtà.
Le critiche vengono da quei banchi, dall'onorevole Campus che dice: "Siamo andati a sbattere contro gli scogli". Ma quando uno va sbattere contro gli scogli affonda, muore. Non c'è salvagente che possa salvare chi ha preso una capocciata terrificante sullo spigolo di una roccia, se ne può solo accertare la morte. Questo dicono da quei banchi, non lo diciamo noi. Ma quale questione morale, ma quali intercettazioni telefoniche! Stiamo parlando di politica, non c'è consistenza perché non c'è programma, perché non c'è maggioranza, perché non c'è sostegno vero a questa Giunta che è criticata. E tanto è criticata che la voce che circola di più tra quei banchi è: azzeramento. E lo vedremo nelle prossime settimane, nei prossimi giorni, forse tra un mese. Vedremo l'azzeramento!
Questo ci preoccupa insieme a un altro aspetto, che è quello di dover preservare la funzione di responsabilità maggiore della Regione, che è vista dai sardi come la vera istituzione democratica. Vediamo lo Stato lontano, il sistema delle autonomie locali è importante, ma non decisivo; nell'immaginario collettivo di questo popolo c'è la Regione come l'istituzione che deve affrontare e risolvere i problemi, che deve tirar fuori i farmaci per colpire le patologie sociali, economiche, culturali di questa nostra Sardegna. Questo è il dato. La sua autorevolezza, Presidente, non è posta in dubbio dagli attacchi furenti del centrosinistra. E' un centrosinistra molto civile, veramente rispettoso, qualche volta anche troppo rispettoso; è un centrosinistra che non attacca. Io ricordo i ragionamenti dei colleghi nella precedente legislatura, bastava un'assenza temporanea del Presidente della Regione perché si scatenassero conflitti, si esibissero cartelli, catene, manifesti, di tutto di più, e si convocasse una conferenza stampa ogni giorno. Noi non lo facciamo, ma sa perché non lo facciamo? Perché non ne abbiamo bisogno! E non ne abbiamo bisogno perché ci pensano e ci penseranno loro insieme a lei. Noi dobbiamo solamente costruire bene, passo dopo passo, l'alternativa. Ce l'abbiamo già, i nostri contenuti sono noti, i nostri programmi sono lì e anche le nostre capacità di governo, la nostra serietà, il nostro impegno, la nostra passione.
Presidente, anticipi le dimissioni, tanto prima o poi le dovrà dare. Le anticipi e consenta alla Sardegna e ai sardi di trovare finalmente un Governo autorevole per andare avanti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signora Presidente, colleghi del Consiglio, cerco di fare in fretta, magari precedendo l'anticipazione del presidente Cappellacci. Vorrei iniziare ringraziando il centrosinistra, e lo faccio senza nessun tipo di ironia, nel senso che credo che l'occasione che ha dato oggi a noi consiglieri regionali di ascoltarci, di discutere, qualche volta con toni pacati, più raramente con toni animati, sulla richiesta di dimissioni del Presidente della Regione sia un'occasione importante. Non perché abbia ricompattato la maggioranza - guardate, sappiamo tutti bene, lo dico serenamente, che serve altro, e dirò che cosa serve per ricompattare la maggioranza -, ma perché ci ha consentito di aprire un ragionamento che in alcuni passaggi mi è sembrato senza ipocrisia, quindi senza rete di protezione, cercando di comprenderci sia all'interno della maggioranza, sia tra maggioranza e minoranza.
Devo dire che molti di voi, alcuni con calore, tutti con passione e convinzione, hanno sostenuto che questa mozione di sfiducia nasce soprattutto dal fatto che non siete soddisfatti di quello che è successo in Sardegna in questi primi sedici, diciassette o diciotto - fate il calcolo che volete voi - mesi di legislatura. Guardate, io vi dico che anche noi Riformatori, visto che abbiamo scelto di non essere ipocriti, non siamo pienamente soddisfatti e credo che diversi altri consiglieri della maggioranza abbiano espresso un parere analogo. Non è facile essere soddisfatti, perché sono stati diciassette mesi davvero difficili. Qualcuno di voi li ha contestualizzati in una crisi mondiale davvero difficile, in una crisi dei rapporti in Italia, tra le regioni, davvero difficile, in una crisi complessiva del mondo della produzione davvero difficile, con una serie di emergenze davvero drammatiche che si sono abbattute sulla testa di chi governa la Sardegna, chiunque sia, fosse capitato a me o a uno di voi la situazione sarebbe identica.
Sì, poi voi dite: "Non c'è soltanto la crisi generale, c'è la vostra inadeguatezza". Io credo, ve lo dico con onestà, che in parte abbiate ragione e che l'occasione di riflessione che ci avete offerto aiuti anche noi ad avere stimoli in più per decidere che cosa fare nel prosieguo della legislatura. Voi date un suggerimento, dite che la conclusione del nostro ragionamento, del nostro dibattito non può che essere quella di andare a votare. Noi Riformatori non siamo contrari ad andare a votare, nel senso che riteniamo che questo Consiglio regionale sia uno strumento per la soluzione dei problemi dei sardi, quindi se questo strumento si dimostra adeguato e siamo convinti che possa essere più adeguato in futuro noi lo sosteniamo. Nel momento in cui non lo fossimo non avremmo nessun interesse - siamo pagati dai sardi e da nessun altro - a non andare a votare.
Quindi voi dite: "Andiamo a votare". Seguiamo il vostro film: andiamo a votare e siccome noi non abbiamo ben impressionato i sardi vincete voi le elezioni. Colleghi del centrosinistra, cambia qualcosa? Siate onesti culturalmente, come mi sto sforzando di essere io: cambia qualcosa? Davvero, collega Uras, lei sente, tu davvero senti - ti do del tu anche nell'ufficialità perché mi sento di dartelo - che il centrosinistra sardo per quest'Aula sia portatore di un grande progetto, di grandi valori morali e culturali, di una grande sfida e che nel momento in cui voi vinceste le elezioni non ci sarebbe più il calvario a cui la Sardegna è stata condannata negli ultimi vent'anni, non negli ultimi sedici mesi, e ci sarebbe un grande e progressivo destino per la nostra regione? Noi Riformatori, francamente, non siamo convinti di questo, ed è il motivo fondamentale per cui oggi rinnoviamo la nostra fiducia al presidente Cappellacci e alla sua Giunta, devo dire anche sulla base delle sollecitazioni vostre, ma anche senza le vostre sollecitazioni. Poi, subito dopo, col presidente Cappellacci, con la sua Giunta, con la nostra maggioranza, vorremmo parlare delle stesse cose di cui avete parlato voi nella vostra mozione: vorremmo parlare di sanità, vorremmo parlare di cultura, vorremmo parlare delle infrastrutture materiali che sono la base fondamentale dello sviluppo.
Siamo convinti, come voi dicevate di esserlo rispetto alle vostre proposte nella passata legislatura, delle proposte che noi abbiamo avanzato per il turismo e che rimangono nei cassetti di un'Aula distratta, di Commissioni distratte, senza che ci venga neanche detto se sono utili per lo sviluppo della Sardegna o se tali non sono. Vorremmo parlare della riforma della burocrazia, vorremmo parlare, collega Uras, del numero dei consiglieri regionali, valutare se alla Sardegna servono ottanta consiglieri regionali o se ne bastano sessanta o forse cinquanta, magari decidendolo insieme e non gli uni contro gli altri, perché non c'è motivo di deciderlo gli uni contro gli altri. Vorremmo parlare delle riforme, perché vorremmo sapere se nel mese di maggio del 2011, quando arriveranno i decreti attuativi del federalismo fiscale, la Sardegna sarà pronta a gestirli, se sarà pronta a giocare una parte nel tavolo delle trattative, nel tavolo dove si decidono i flussi economici, che poi sono fondamentali per lo sviluppo, come ci ricorda il presidente Soru. Vorremmo sapere quale sarà il ruolo che sceglieremo di giocare con l'Europa, al di là della ritualità dei termini sovranità, nazione, indipendenza, che hanno tutti un fortissimo significato e anche un forte carico simbolico per i sardi, però vorremmo capire come questo Consiglio regionale intende dare spessore e sostanza a questi termini.
Noi, presidente Cappellacci, glielo abbiamo detto in privato e io glielo ribadiamo in pubblico, non chiediamo rimpasti. Noi non siamo interessati al menù dei rimpasti. Noi crediamo che il cambio degli Assessori non sia altro se non uno strumento, ma lo strumento è funzionale al progetto, non è il progetto in sé. Noi siamo convinti che si possa fare politica, lo dico a nome dei Riformatori, anche stando fuori dalla Giunta regionale, anzi nella nostra storia politica, nel nostro DNA, si è consolidato nel tempo il fatto che stiamo meglio quando non abbiamo vincoli legati a una rappresentanza diretta in Giunta. L'ipotesi del rimpasto, l'idea del rimpasto non ci affascina, se non perché pensiamo - ed è il mio modo di ricollegarmi a quello che dicevo all'inizio - che per ricompattare la maggioranza non ci sia bisogno di una mozione della minoranza. Per ricompattare la maggioranza noi Riformatori chiediamo che venga rilanciato il progetto della maggioranza. Crediamo che sia l'unica maniera per dare un senso di appartenenza alla maggioranza e per trasmettere ai nostri elettori, alla Sardegna, anche a quelli che non ci hanno votato, l'idea che questo Consiglio regionale sta lavorando per loro, sta lavorando avendo il loro interesse come punto di riferimento, come primo e unico punto di riferimento. Soltanto il rilancio del progetto ci consente di riconciliarci con i sardi. Ma il rilancio del progetto che noi Riformatori abbiamo in mente non è un confronto calcistico, curva nord contro curva sud, scegliete voi la curva a cui vi riferite.
Badate, colleghi del centrosinistra, ma anche del centrodestra, dopo aver avuto l'onore di appartenere per undici anni a questa Assemblea, esaminando i nostri rapporti, il nostro modo di fare, la capacità di ciascuno di noi di dare qualcosa alla politica, sono arrivato alla conclusione che molte volte la grande frontiera che separa gli schieramenti di questo Consiglio regionale non sia quella tra centrodestra e centrosinistra, ma sia quella tra innovatori e continuisti, tra riformatori e coloro a cui invece il quotidiano va bene. E mi sembra, cari colleghi, che lo schieramento dei continuisti sia in maggioranza, sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Ecco, noi Riformatori cercheremo di dare voce alla sfida di chi vuole invece innovare e siamo convinti che nei prossimi tre anni e mezzo di legislatura questa sfida possa essere vinta. Vi garantisco che se ci accorgeremo che non la si potrà vincere, saremo i primi, insieme a voi, a chiedere lo scioglimento di un Consiglio regionale che non serve più a quello per cui i sardi l'hanno eletto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Signor Presidente e colleghi del Consiglio, in apertura del mio intervento voglio manifestare la solidarietà del Gruppo dell'U.D.C. al presidente Cappellacci, senza infingimenti. Gliel'hanno già manifestata altri colleghi che mi hanno preceduto, ma vi è un atteggiamento da parte del presidente Cappellacci che per me sgombra il campo da ogni dubbio. Il presidente Cappellacci si è presentato davanti al suo pubblico ministero, ha chiarito la sua posizione agli organi di stampa, ha chiarito la sua posizione in Aula con una serenità che veramente lascia spazio a pochi dubbi. Ma spazza via i dubbi non solo del Capogruppo e del Gruppo dell'U.D.C., ma anche del pubblico ministero e del giudice per le indagini preliminari, i quali hanno adottato le misure cautelari più restrittive per altri personaggi che hanno cercato, secondo la tesi accusatoria, di attentare al corretto andamento delle istituzioni. Lo dico perché, senza bisogno della mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra, se quel PM e quel GIP così attenti avessero voluto far finire questa avventura amministrativa con una piccolissima misura cautelare interdittiva avrebbero evitato la mozione di sfiducia, se ci fosse stata l'ombra di una qualsivoglia azione poco corretta da parte del presidente Cappellacci.
Siamo di fronte a una mozione di sfiducia dopo poco più di un anno di legislatura, e allora qual è l'anelito che ha spinto alla presentazione di questa mozione? Il dovere di parte oppure quell'anelito giustizialista che alberga in molti componenti del centrosinistra? Non in tutti, infatti abbiamo sentito correzioni di rotta durante il dibattito che si è sviluppato. E allora l'attacco dell'opposizione è il solito attacco di chi va a rimorchio di una magistratura giustizialista oppure è l'attacco di coloro che vogliono procedere senza rispettare quelle guarentigie che a tutti la Costituzione e i codici hanno sempre garantito e garantiscono?
Signor Presidente, poco valore hanno i processi che si svolgono sui giornali, nelle redazioni; sono processi strumentali, sono processi che a noi non interessano. Siamo garantisti nei confronti dei nostri amici anche quando l'azione politica è intaccata dalle azioni della magistratura. E allora, così come abbiamo e avete respinto con sdegno le ipotesi che si erano delineate nella scorsa legislatura, dovremmo e dovreste essere garantisti nei confronti di avversari che hanno, a loro volta, la sventura di incorrere in qualche incidente di percorso. Questa è la nostra posizione e rimarrà sempre la stessa.
Il problema è un altro, è quello delle pressioni politiche, lo sappiamo. Chi ha svolto funzioni di governo sa delle pressioni politiche esercitate a qualsiasi livello da capi o capetti che molte volte usano i loro amici di partito, come usavano fare i vecchi generali nell'antichità, come carne da cannone. Questo lo dobbiamo respingere e dobbiamo stare molto attenti, perché se non stessimo attenti è chiaro che allora i problemi si rifletterebbero sull'azione politica e amministrativa della nostra Giunta. I problemi sono altri.
Io dico, Presidente, che questa mozione di sfiducia non è altro che un ballon d'essai, un'iniziativa intrapresa per sondare le nostre reazioni, per capire, utilizzando collaudati sistemi, qual è la tenuta della maggioranza e ciò che il riverbero mediatico, come per tutte le vicende giudiziarie su cui i mass media si sono focalizzati in questi ultimi anni, potrebbe produrre nella nostra maggioranza. Ma io penso che già questo dibattito abbia fugato queste problematiche.
Il problema è un altro, ripeto. Presidente, lo dico perché noi non siamo come i Riformatori, noi abbiamo un legame particolare con i nostri eletti; noi siamo perché gli eletti governino e siano chiamati a governare, senza nulla togliere alle capacità di chi, pur non eletto, esercita funzioni di governo. Lo dico esclusivamente per un motivo, perché la macchina amministrativa, che a volte supplisce alla mancanza di azione politica, è una delle cause, in questo momento, di alcune disfunzioni che noi tutti avvertiamo. L'hanno evidenziato i colleghi che mi hanno preceduto, l'ha evidenziato l'opposizione. Mi ha fatto sorridere, invece, la sortita dello stimato onorevole Gian Valerio Sanna, che ha "tirato fuori" un'ipotesi di spoil system nelle agenzie regionali che, se non conoscessi la sua intelligenza, mi parrebbe una boutade. Lo dico perché gli anglosassoni hanno una loro filosofia, e cioè "ai vincitori il bottino". Noi non lo diciamo, ma lo facciamo. L'avete fatto voi e lo facciamo, molto male, noi che non siamo in grado di farlo.
E allora il problema della macchina amministrativa governata da chi non è politico e da chi magari viene sostituito da alti dirigenti nell'azione politica è uno dei problemi che attanaglia la nostra Giunta regionale. Lo dico con convinzione, perché quando mi si parla di agricoltura ho davanti le ultime elezioni provinciali nelle quali i dirigenti delle organizzazioni agricole, quelli bravi, quelli che hanno sempre il massimo dei voti, sono stati candidati a consiglieri provinciali o a sindaci, mentre dirigevano ancora i loro uffici, e sono stati eletti. Costoro sono quelli bravi, collega Sanna? Io credo che dovremmo avere tutti la benevolenza di non entrare nel merito di queste situazioni, perché è chiaro che è difficile dire chi è bravo e chi è meno bravo. Noi crediamo, invece, che la macchina amministrativa debba rispondere a un programma politico, che è quello tracciato dal presidente Cappellacci nel marzo del 2009. Su questo ci dobbiamo confrontare, Presidente.
La nostra fiducia è incondizionata, la nostra fiducia, però, vuole dare risposte ai sardi. La nostra fiducia ci dice che oggi, siamo ad agosto, c'è il rischio che il 50 per cento degli alberghi non sia a pieno regime, non certo per demerito dell'assessore Sannitu. La nostra fiducia ci dice che alcune cose della macchina regionale non funzionano e le risposte che gli agricoltori attendono dagli uffici preposti non arrivano con la velocità che noi tutti ci auguriamo. La nostra fiducia ci dice che in campagna elettorale abbiamo parlato di riforma del Piano paesaggistico. Oggi si spara sui bungalow del presidente Berlusconi, ma la verità è che si ha paura di cambiare il Piano paesaggistico, nel quale la discrezionalità la fa da padrona. Altro che tutela del paesaggio! Tutela di alcuni interessi più o meno legittimi che alla luce del sole tutti noi abbiamo constatato! Noi vogliamo che si riformi il Piano paesaggistico nell'interesse di tutti, così com'è stato promesso in campagna elettorale.
Presidente Cappellacci, noi come Gruppo, come partito, siamo una cosa sola, siamo con lei e con la maggioranza. Crediamo che questo dibattito, un dibattito doveroso sollecitato dalla mozione del centrosinistra, peraltro da respingere in toto, sia un'occasione importante per ripartire, ma proseguendo con quanto di buono è stato fatto sino adesso, e perciò le rinnoviamo la nostra fiducia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente della Regione, mi rivolgo a lei in apertura per assicurarle la nostra totale solidarietà politica e amministrativa. Non a caso dico solidarietà politica e amministrativa: politica, perché mi sono presentato e ci siamo presentati, noi del centrodestra, in una campagna elettorale difficile e abbiamo stravinto le elezioni, con il consenso del voto popolare, e non posso non disconoscere quel risultato; amministrativa, perché sono convinto, estremamente convinto, che nessun atto politicamente scorretto, e tanto meno amministrativamente scorretto, sia stato compiuto dalla Giunta regionale e dal suo Presidente. Di fronte a queste due condizioni mi viene difficile immaginare - ho ascoltato tutti interventi - le considerazioni che sono state fatte da alcuni consiglieri del centrosinistra ma, debbo dire la verità, anche da alcuni del centrodestra.
Mozione di sfiducia: recita l'articolo 126 della Costituzione che si può presentare la mozione di sfiducia motivata. Mi sono preso la briga di leggere più volte questa mozione di sfiducia e non mi pare di avervi trovato motivazioni così forti da poter in qualche modo stravolgere che cosa? La stabilità della Giunta? La sopravvivenza del Presidente della Regione? O forse un intero sistema, che è questo Consiglio regionale, con una mozione presentata dall'opposizione dovrebbe autosopprimersi? E' un'aberrazione legislativa, secondo me, una norma senza senso oggi; avrebbe avuto un senso quando il Presidente della Regione veniva eletto dal Consiglio regionale. Allora avrebbe avuto un senso, ma oggi vogliamo mettere in discussione un sistema di questo genere, con l'elezione diretta del Presidente della Regione e del Consiglio regionale? Ci siamo dimenticando un attimino di questo.
Io credo che noi stiamo decretando il fallimento del Consiglio regionale e vi ci stiamo avvicinando a passi molto veloci, su questo mi trovo totalmente d'accordo con l'onorevole Uras. Onorevole Uras, lei ha molti simpatizzanti perché purtroppo è questa la realtà. Di che cosa abbiamo discusso oggi? Ho sentito dire che il presidente Cappellacci sarebbe stato eletto perché il presidente Berlusconi è venuto in Sardegna. Forse vi sfugge che il presidente Cappellacci in quarantacinque giorni di campagna elettorale credo abbia fatto qualcosa come 160-165 comizi o comunque ha partecipato a manifestazioni elettorali. Siamo riusciti anche a spiegare ai sardi che era sardo autentico, che non era importato, come qualcuno di voi voleva veicolare nell'elettorato sardo.
E allora di che cosa stiamo discutendo? Dei fondi FAS? Ne abbiamo parlato tantissime volte. Del G8? Ne abbiamo parlato tantissime volte. Ma se dovessimo parlare del G8 io dovrei prendere L'Unione Sarda dell'altro giorno che titola: "L'imbroglio del 20 per cento: la 'cricca' e gli imprenditori sardi beffati". Chi aveva dato assicurazioni a questi imprenditori sardi beffati? Il presidente Cappellacci? Ma non voglio neanche perdere troppo tempo. L'ho fatto per quattro anni e mezzo e sono felice di quello che ho fatto per combattere un avversario politico le cui idee non condividevo, così come non le condividevano i sardi. Io l'ho fatto per quattro anni e mezzo, ma ci abbiamo sbattuto il muso tutti e forse è tempo di cambiare, è tempo di pensare cose diverse, se ci riusciamo.
Cari colleghi, un aforisma che lessi quando avevo 20-22 anni, di cui non cito l'autore perché credo sia irrilevante oggi, potrà essere rilevante un domani forse, dice: vivere per non morire, pensare per non morire mai. Avete citato tutti i padri della patria sarda e non solo oggi, abituiamoci a pensare per non morire mai anziché sopravvivere, perché questo che stiamo facendo non è la nostra sopravvivenza, o meglio è la nostra sopravvivenza fisica, ma non è certo il vivere a lungo per trasmettere, per cercare di trovare una soluzione diversa ai problemi della Sardegna.
Una mozione di sfiducia motivata aveva necessità, peraltro, di portare all'attenzione del Consiglio, io credo, forze fresche, energie sufficienti, stimoli nuovi. Per un certo verso ho per la prima volta apprezzato il ragionamento che ha fatto l'onorevole Soru, perché quanto meno si è svestito di certi veleni che forse non hanno più senso, ha fatto uno sforzo in tal senso. Non ho sentito granché altro, se non la solita accusa di chi si appiattisce sui vertici nazionali, sul Governo nazionale. E' un'accusa legittima, la potete anche fare. Ci avete accusato di aver fatto chissà quali nomine e consulenze. Vivaddio, almeno noi le abbiamo scelte in Sardegna! Ma ci vogliamo dimenticare della dottoressa Dirindin? E chi ha imposto la dottoressa Dirindin al presidente Soru, che non ne conosceva manco il viso? Chi ha imposto Gumirato al presidente Soru? Gliel'ho proposto io? Non credo che sia andato a cercare negli annali il miglior manager della Sardegna! E Zanaroli? E dell'ineffabile direttore generale della Presidenza ne vogliamo parlare? Dovremmo fare questi ragionamenti tra noi? E' ancora tempo di fare questo tipo di ragionamenti o non è forse meglio fare ciò che alcuni hanno anche invitato a fare?
Ho ascoltato con attenzione il presidente Floris, Pierpaolo Vargiu e tutti quelli che in qualche maniera hanno cercato di non parlare alla suocera perché la nuora intenda, perché anche questa è una cosa che, secondo me, dovete terminare. Non si chiude una verifica politica in quest'Aula, non è possibile che si chiuda qui e guai a chi pensa che si possa chiudere con strascichi, veleni, critiche, tutta una serie di imboscate che non partoriscono assolutamente nulla. E' meglio parlare chiaro con il Presidente della Regione ed essere chiari tra noi. Cerchiamo di capire dove vogliamo arrivare. Pensiamo per lasciare una traccia, pensiamo per vivere a lungo, non limitiamoci alla giornata, alle frattaglie, al sottogoverno, a tutte le cose di cui veramente ormai non se ne può più, ma soprattutto non ne possono più gli elettori e i cittadini, perché queste sono le bagarre che stiamo facendo, a destra, a sinistra e al centro, dappertutto.
Se vogliamo rivalutare il ruolo di questo Consiglio regionale, e io credo che sia indispensabile, non si possono assolutamente non affrontare le problematiche connesse con la vita del Consiglio regionale. Io credo che una stagione di riforme sia indispensabile. Non può essere che l'opposizione continui ad avere in mano strumenti come quelli che avete utilizzato, legittimi, per carità, nessuno li mette in discussione, io non li condivido, però sono legittimi. Ma allora non sarebbe meglio fare ragionamenti diversi? Certo, con le dovute schermaglie, vediamo le cose in maniera diversa. Stamattina il collega Giorgio Locci ha fatto una citazione che è emblematica di quello che sta accadendo nella politica, nel Consiglio regionale. Siete sempre stati coloro che hanno cercato di difendere le fasce più deboli, siete sempre sempre stati coloro che si sono schierati con i più emarginati della società, ebbene l'onorevole Locci vi ha dimostrato che quanto abbiamo fatto noi per questo settore non lo avete fatto neanche voi. Ma non è sufficiente neanche questo, perché io non sono una di quelle persone che vorrebbero dare e non mettere le persone nella condizione nella quale mi trovo io o ci troviamo noi. Noi dobbiamo avviare uno sviluppo completamente diverso. L'invito che ho fatto al presidente Cappellacci glielo ribadisco adesso: abbandoniamo le emergenze, siamo stanchi delle emergenze, inventiamo qualcosa di diverso. Con le sole risorse pubbliche non è possibile andare avanti, anche questo l'ho già detto, credo che ne dobbiamo prendere coscienza. Affidiamoci a un'iniziativa diversa, cerchiamo di capire che cosa gira per il mondo. In un momento così difficile la nostra funzione non può che essere questa. Se riusciremo a ottenere un minimo risultato in questo senso, credo che faremo cosa grata per noi certamente, ma soprattutto per i sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, io ho notato nel dibattito di oggi intanto un sentimento diffuso di delusione tra i banchi della maggioranza, di smarrimento, di vuoto, che è il sentimento che registro anche nei cittadini sardi. Si passa presto dal sentimento di delusione a un sentimento di rassegnazione e noi, presentando questa mozione, abbiamo voluto interpretare un altro sentimento, l'indignazione, che è un sentimento positivo perché fa capire che c'è comunque un controllo popolare, che c'è una partecipazione, che ci sono ancora valori nella politica. Io credo che con un sistema elettorale diverso non saremmo qui a parlare di una mozione di sfiducia, il Presidente della Regione sarebbe già a casa e ci sarebbe, come c'è, una crisi in atto.
La mozione di sfiducia è un atto solenne, un atto importante; non è un atto ordinario e ne siamo consapevoli. E' un atto intanto condiviso da tutta la minoranza, da tutto il centrosinistra, giunge dopo una richiesta reiterata di dimissioni, non nasce all'improvviso. L'abbiamo fatto chiedendo le dimissioni al presidente Cappellacci per inadeguatezza, per subalternità ai poteri romani; l'abbiamo fatto più volte in quest'Aula, dopo lo scippo dei fondi FAS, dopo gli annunci suoi e dei ministri, che ci dicevano: "E' imminente la decisione del CIPE". Eppure le risorse andavano al Nord e alla Sicilia. E la Sardegna rimaneva senza voce, senza nessuna voce autorevole. L'abbiamo fatto il 10 giugno, durante la discussione della mozione sull'eolico; ho chiesto io al presidente Cappellacci di rimettere il mandato per la stessa motivazione, perché c'è un peccato originale nel DNA, nella struttura di questa Giunta, nella elezione del Presidente della Regione e nella sua conduzione in questi diciassette mesi di governo.
Siccome vogliamo essere credibili, anche come opposizione, dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Abbiamo degli strumenti, dei mezzi, delle prerogative che il Regolamento, oltre che la Costituzione, assegna. E allora vogliamo svolgere il nostro ruolo di opposizione e anche il nostro ruolo di controllo, che è affidato all'intero Consiglio regionale. Ciascuno di noi, con onestà intellettuale, per cercare di onorare la verità e il bene comune deve interrogarsi se abbia ancora senso continuare questa legislatura. Non c'è nessuna coesione, non c'è nessuna unità nella maggioranza. Noi non abbiamo ricompattato nulla, è tutta una finzione. Voi siete estremamente divisi: "fiducia condizionata" (U.D.C.), "appoggio esterno" (Riformatori). Siete divisi, non siete uniti su niente perché non avete un progetto di governo, non lo avete mai avuto, neanche in campagna elettorale. Le promesse non mantenute, l'inganno ai sardi è stato l'elemento che ha portato al governo voi e il presidente Cappellacci. C'è oggi solo la volontà di modificare gli equilibri della maggioranza, di sostituire gli Assessori con consiglieri, di fare rimpasti e rimpastini, di modificare i pesi. Questo vi unisce, ma è un'altra cosa, non c'è niente di politico, non c'è niente di politico nel suo significato nobile.
Io credo che la politica sia partecipazione, sia progetto, sia coinvolgimento, sia idealità, sia ricerca del bene comune, sia servizio per i cittadini. Di tutto questo non ho sentito niente nei vostri interventi; niente di tutto questo in questi diciassette mesi, niente di tutto questo all'orizzonte. Non c'è un segnale di politica nobile, non c'è un segnale di un progetto che veda la Sardegna tra dieci anni, che ci indichi le traiettorie. C'è un campare alla giornata, c'è quel sopravvivere di cui parlava il Capogruppo del P.d.L., Mario Diana. Non ci può essere un diverso vivere, non ci può essere una vita nuova, un rinnovamento di questo Consiglio regionale e di questa Giunta perché non c'è nel DNA di questa maggioranza. C'è una sudditanza, un servilismo di fondo e credo che questo, come ha detto l'onorevole Giacomo Sanna, sia il peccato originale. La libertà, la libertà politica e decisionale non c'è stata in questi diciassette mesi, non ci può essere; c'è una dipendenza da centrali partitiche romane.
Abbiamo visto in questi giorni, anche grazie a quelle intercettazioni che io ho usato per cercare di mettere in luce i risvolti politici, gli altri risvolti non mi appartengono e non ci appartengono, che vi sono poteri esterni agli organi democratici che hanno influito su questo Governo regionale. Può darsi, onorevole Sanna, che ci abbia accompagnato in passato altrettanta mancanza di autonomia, ma noi non vediamo segnali di cambiamento di rotta, non ne abbiamo visto neanche oggi, speriamo di vederne, sentiremo il Presidente tra poco, ma mi sembra che non ci sia la volontà.
Che siano stati compiuti o meno atti amministrativi nei fatti di cui si parla, siamo comunque tutti garantisti, ci mancherebbe altro! Questo non è un processo e non lo è stato. Noi non siamo giustizialisti, non abbiamo parlato di reati, abbiamo parlato di pressioni politiche e di pressioni di persone esterne alla democrazia e alle istituzioni. La storia di questa legislatura è però chiara a tutti, è chiarissima, negli atti e nei fatti, a cominciare dalla vostra prima finanziaria. Voi avete detto: "Non siamo i padri di quella finanziaria", però nel frattempo avete annunciato un piano di 100 milioni di euro per la formazione professionale e così, mi dispiace, onorevole Oppi, mettete le mani sulla formazione professionale e poi cancellate le tasse di soggiorno. Il collegato da 100 milioni di euro non serviva a niente se non, onorevole Oppi, per mettere le mani sulla sanità, per cambiare i direttori generali, per nominare dei commissari. E lo sfascio è sotto gli occhi di tutti, altro che riforme! Non c'è bisogno, dunque, di destabilizzare perché gli altri atti della legislatura sono la legge sugli oratori e quella con cui avete cambiato gli orari di apertura degli esercizi commerciali, che ora possono aprire anche a Pasqua e a Natale. Non c'è altro. Il piano casa 1 e il piano casa 2 che cos'erano, se non la volontà di trovare una scorciatoia semplicemente per tentare di modificare il Piano paesaggistico, per stravolgerlo, per consentire di costruire nei 300 metri, per consentire di costruire nei centri storici, per andare oltre ogni deroga e ogni standard? Solo questo, non avete fatto altro! Non c'è capacità, non c'è progetto, non c'è idealità.
Domani probabilmente arriverà in quest'Aula una manovrina da 400 milioni di euro, si dice a causa della crisi, del minore gettito fiscale. La verità è che ci sono altri problemi, che c'è una manovra correttiva del ministro Tremonti che non viene contestata come si dovrebbe. Dov'è la voce della Sardegna? Sulla vertenza entrate e la perdita di 1 miliardo e 700 milioni di euro ogni anno, dov'è la funzione contestativa della Regione? Dov'è il conflitto di attribuzioni? Allora, dalle parole bisogna passare ai fatti. D'altronde il presidente Cappellacci ce l'aveva detto sin dal primo giorno: "Noi non abbiamo un'idea di Sardegna, andremo in giro per la Sardegna a pescare le idee migliori". Poi non so dove le abbia pescate, se le abbia pescate a Suelli, ma sicuramente non sono le idee dei sardi e devo dire che non sono neanche le idee migliori, presidente Cappellacci.
Ci vuole un cambio di rotta, sicuramente, non un cambio di poltrone. Il cambio di poltrone non basta, non servirà, vi consentirà di sopravvivere per qualche mese ancora, ma sicuramente non andrà incontro alle esigenze e agli interessi generali della Sardegna. Abbiamo già parlato di fondi FAS, di vertenza entrate, di manovra correttiva, dei problemi della scuola affrontati al ribasso. C'è una subalternità politica, una mancanza di autorevolezza. Non so come faremo, onorevole Maninchedda, a parlare di riforme, ad avere un rapporto paritario con lo Stato in queste condizioni. Nel frattempo c'è l'attuazione del federalismo fiscale; non più la spesa storica, dovremo adeguarci a un benchmark regionale, dovremo adeguarci sicuramente a dei servizi essenziali, a un mix di flussi perequativi e di nuova capacità impositiva. Ma con quale autorevolezza riusciamo a farlo? Con quale forza? Come ci siamo preparati in questi mesi?
Credo che non ci siano le condizioni, colleghi, per proseguire in questa legislatura. Non limitate veramente la prosecuzione artificiale per qualche mese semplicemente a una questione di poltrone. Sarebbe riduttivo, sarebbe superficiale, sarebbe sbagliato, non vi condurrà lontano. Io credo che nei fatti questa legislatura sia già terminata. I cittadini non vi capirebbero, perché non capiscono il manuale Cencelli, non capiscono i vostri riequilibri, non capiscono perché si debba tenere in piedi una legislatura che ha già fatto il suo corso e che non ha prodotto nessun risultato. Assumetevi la responsabilità di votare insieme a noi la mozione di sfiducia, assumetevene la responsabilità di fronte ai sardi, consapevoli che la fiducia in questo Governo regionale e in questo Presidente i sardi l'hanno già persa.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio, signori Assessori, con amarezza ancora una volta mi trovo in quest'Aula, regno del popolo sardo, per rispondere a una opposizione che travisando, anzi mistificando la realtà dei fatti getta discredito o tenta di gettare discredito su chi governa questa Regione. Ma con soddisfazione e orgoglio, ancora una volta, rilevo che le forze di maggioranza che sostengono questo Governo hanno, con lealtà, dato compiuta risposta a tutte le domande che sono state poste oggi in quest'Aula.
Sono passati diciassette mesi da quando è iniziata questa esperienza di governo e certamente non siamo ancora riusciti a dare risposta a tutti i problemi che affliggono la nostra Isola, ma, lo voglio sottolineare, con orgoglio abbiamo fatto un percorso, abbiamo messo in campo delle azioni, abbiamo messo in campo dei rimedi che oggi, di fronte a questo Consiglio, voglio riassumere seppure molto brevemente. Voglio partire intanto dalla situazione che abbiamo ereditato. Abbiamo iniziato a operare in una situazione caratterizzata da una crisi profonda, che ha aggravato i problemi che da decenni affliggono la nostra terra. Tra il 2004 e il 2007, mentre il PIL nazionale registrava un saldo positivo, quello regionale ristagnava con una crescita pari a zero in alcuni anni e una media annua pari a poco più della metà della già modesta crescita nazionale. Anche tra la fine del 2008 e il principio del 2009 gli effetti della situazione internazionale per la Sardegna sono stati gravi: l'Isola ha perso il 6,2 per cento del PIL, mentre in Italia il danno si è limitato al 5,8 per cento, ritornando ai valori prodotti nel 2000. In sostanza, chi ha retto le sorti dell'Isola tra il 2004 e il 2008 non ha saputo incidere in alcun modo sui nodi strutturali che da anni rallentano il nostro sviluppo. Sono dati oggettivi che non possono essere dimenticati, perché rappresentano la difficile situazione da cui è partita l'azione di governo della Sardegna nella presente legislatura.
Ma a queste incapacità si sono aggiunte vere e proprie inerzie che hanno reso più difficile la nostra azione. Abbiamo infatti trovato un sistema in sostanziale stallo che ha avuto bisogno e ha ancora bisogno di molto ossigeno per essere adeguatamente riavviato. Sono queste le emergenze che ci hanno visto protagonisti e che ci hanno visto anche fisicamente a fianco di chi lotta e lottava per il posto di lavoro. Molte di esse sono ereditate dal passato; un passato che non risale solo alla scorsa legislatura, ma che va ben indietro nel tempo. Quella del tempo è una costante importante che - come dovrebbero ben sapere i miei predecessori - non ammette deroghe o scorciatoie. Per imprimere una svolta a problemi atavici non bastano diciassette mesi e non basta il tempo da solo. Occorre l'aggiunta essenziale di una visione condivisa del nostro futuro che sappia separare le contingenze tattiche dagli obiettivi strategici. In poche parole occorrono unità e disponibilità nell'immaginare il nostro futuro e quello dei nostri figli e tanta voglia di lavorare concretamente per realizzarlo. Non si può, prima che le politiche avviate dispieghino pienamente i propri effetti, attaccare l'avversario politico giocando sul fatto che questi problemi non si risolvono in diciassette mesi.
Qual è il nostro lavoro? Che cosa abbiamo fatto in questi diciassette mesi? Dinanzi a questa situazione drammatica la Giunta ha operato in due modi: prima di tutto, come è stato ricordato in quest'Aula, affrontando le emergenze e poi fissando un grande obiettivo, quello di cambiare un sistema che, fiaccato dalla crisi, ha mostrato tutti i suoi limiti. In altre parole, quando abbiamo impostato il lavoro dell'Esecutivo il pensiero non si è fermato al giorno dopo e neanche alla fine della legislatura. Abbiamo pensato al 2020, a un nuovo sistema economico e sociale, affinché i figli di coloro i quali oggi lottano per il posto di lavoro non debbano patire le stesse sofferenze dei padri. Per questo la nostra politica ha anticipato, ha cercato di anticipare gli scenari futuri. Abbiamo preso in mano la situazione approvando, nei primi mesi di governo, ben due leggi finanziarie e il Programma regionale di sviluppo. Ci siamo resi conto da subito che la complessità della situazione richiedeva di andare oltre gli obiettivi di legislatura e per renderli coerenti con una strategia più ampia si doveva pensare di porre le basi di quella che sarà la Sardegna nei prossimi dieci o quindici anni.
Le emergenze esistono, esistevano e le abbiamo affrontate. Abbiamo seguito e continuiamo a farlo con un impegno straordinario, nostro e del Governo, le vertenze industriali più delicate della nostra Isola. Questo, nonostante la crisi, ci ha permesso di mantenere in attività importanti realtà industriali come quelle di Alcoa, Portovesme, Equipolymers, che sarebbero state altrimenti destinate all'ineluttabile chiusura, perché lasciate per troppi anni in passato, e non da noi, colpevolmente senza alcuna soluzione. Grazie alle risorse stanziate dal Governo nazionale e al nostro cofinanziamento stiamo assicurando il sostegno al reddito dei lavoratori delle aziende in crisi con l'attivazione celere di procedure di cassa integrazione ordinaria e in deroga e con l'avvio contestuale di corsi di formazione e riqualificazione a favore degli stessi lavoratori. Attraverso gli strumenti a disposizione abbiamo affrontato centinaia di vertenze e non abbiamo lasciato per strada nessun lavoratore.
In questo quadro non può certo passare in secondo piano un risultato importante: abbiamo ottenuto l'approvazione del cosiddetto decreto energia, che è una norma di carattere generale. In altre parole, le disposizioni di legge che hanno salvato Alcoa valgono anche per le altre imprese che dovessero venire a investire nel nostro territorio.
Infrastrutture: abbiamo siglato con il Governo accordi per importanti programmi di ammodernamento delle infrastrutture strategiche, da quelle dell'intesa generale quadro, firmata a dicembre del 2009, in materia di viabilità, portualità, schemi idrici e sistemi metropolitani, a quelle per il potenziamento della rete telematica e dei servizi Internet veloce a 20 Mb/s per tutti i sardi, firmata a gennaio del 2010. Per quanto riguarda le infrastrutture abbiamo riavviato il processo per la realizzazione della strada Sassari-Olbia e abbiamo intrapreso un percorso che parte dall'Intesa del 2009, passa attraverso la dichiarazione dello stato di emergenza, l'indicazione del soggetto attuatore, con la nomina del sottoscritto a commissario straordinario, e si concluderà con l'apertura di tutti i cantieri contemporaneamente. Stiamo lavorando anche per l'eliminazione degli incroci a raso sulla SS 554, per la realizzazione della quattro corsie sulla strada Olbia-Arzachena e sulla SS 389, che collega l'Ogliastra a Nuoro.
Formazione e ricerca: stiamo preparando la riforma del sistema della formazione professionale, che era stato raso al suolo nella precedente legislatura, e lo stiamo facendo per renderlo omogeneo rispetto a quello della pubblica istruzione e perché rappresenti uno strumento per accompagnare i nostri cittadini verso il mondo del lavoro. Abbiamo siglato diversi protocolli per la ricerca e l'innovazione tecnologica, finalizzati anche alla promozione dell'innovazione e diffusione delle buone pratiche per la difesa dell'ambiente e del paesaggio. Nel novembre scorso sono stati destinati 20,5 milioni di euro per la ricerca di base per l'innovazione; di questi, 3,5 milioni sono stati messi subito a disposizione e destinati a 632 borsisti, che così potranno portare avanti i loro progetti potendo contare su 60 mila euro ciascuno nell'arco di due anni. Il totale delle risorse destinate alle borse di ricerca arriva dunque a 50 milioni. Nella finanziaria 2010 sono stati inoltre previsti ulteriori 35 milioni. A marzo è stato firmato un protocollo d'intesa attuativo tra Regione Sardegna, Università sarde e Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), per lo sviluppo delle attività di ricerca e innovazione tecnologica in Sardegna, che mette a disposizione ulteriori 25 milioni stanziati dal Ministero, che si integrano ai 20 messi a disposizione dalla Regione.
Istruzione: abbiamo stanziato ben 124 milioni per il progetto "Scuola digitale", che dota le classi di lavagne interattive multimediali, compresa la formazione per oltre 22 mila docenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. A ciascuno dei circa 215 mila studenti dell'Isola sarà affidato un NetPC per l'utilizzo di innovative metodologie didattiche. Per l'edilizia scolastica è stato promosso un bando da 57 milioni di euro destinato agli enti locali per il potenziamento di laboratori, locali per attività culturali e ricreative, palestre e impianti sportivi di base nelle scuole.
Economia: abbiamo avviato interventi per oltre 100 milioni di euro per le politiche attive del lavoro, la formazione e lo sviluppo dell'imprenditorialità. Abbiamo varato con grande successo provvedimenti finalizzati a riavviare la nostra economia, come il microcredito, il credito d'imposta, il fondo di garanzia per i soggetti non bancabili. La scorsa settimana abbiamo approvato la proposta di avviare il bando "Europeando 2 - Nuovi imprenditori", finanziato con le risorse del Fondo sociale europeo per un totale di 9 milioni di euro. Si tratta di interventi finalizzati all'autoimpiego anche in forma associata, con i quali la Regione intende promuovere la cultura dell'imprenditorialità e sostenere lo sviluppo di progetti di creazione d'impresa stimolando la definizione di idee competitive e innovative.
Artigianato: per quanto riguarda l'artigianato, in riferimento alla legge 51/93 nel corso del 2010 è stato espletato il bando relativo all'annualità 2009, tuttora in istruttoria, ed è in fase di definizione e pubblicazione il bando relativo all'annualità 2010, a cui sarà dato esito entro l'anno. Con riguardo alla legge 12/01 è stata completata, nel 2010, l'istruttoria relativa all'annualità pregressa del 2006 ed entro l'anno si darà corso al bando relativo alle assunzioni effettuate nel 2008, consentendo finalmente al sistema di operare a regime. Pertanto l'attuale attività della Regione non solo ha colmato i ritardi, ma rispetto alla passata legislatura ha registrato un'importante accelerazione. In meno di due anni di governo è stato fatto quanto realizzato in cinque anni dalla Giunta precedente.
Analizzando il totale delle risorse stanziate per la legge numero 51, dal 2006 a oggi emerge che soprattutto nelle due ultime annualità, gestite dalla Giunta in carica, ovvero per i bandi 2008 e 2009, c'è stato un considerevole incremento. Si è passati dai 17,5 milioni di euro di quattro anni fa, ai 34 milioni dell'ultimo bando. Per i due bandi 2006 e 2008 della legge numero 12 sono stati stanziati 13 milioni di euro, mentre per i bandi 2008 e 2009 sono stati stanziati rispettivamente 8 e 7 milioni di euro. Si giunge così, dalla prima fase di operatività della legge, al considerevole risultato di circa seimila giovani apprendisti assunti.
Turismo: per quanto riguarda il turismo stiamo portando avanti azioni coordinate per la destagionalizzazione e delocalizzazione dei flussi con iniziative concrete, a partire dalla Bitas[PS2] , passando per il piano sul golf e la valorizzazione della sentieristica. Il disegno di legge sul turismo, approvato dalla Giunta l'11 giugno, finalmente mette ordine nella obsoleta e frammentata normativa in materia e recepisce le istanze delle associazioni di categoria, consentendo di valorizzare le qualità e le caratteristiche dell'offerta, che prima non erano prese in considerazione. E' stato avviato il progetto "Lunga Estate", che prevede incentivi per 18 milioni di euro per allungare la stagione turistica e fare formazione. Il programma è rivolto direttamente alle imprese del settore: chi apre le strutture ricettive e della filiera nei cosiddetti mesi spalla potrà usufruire di un importante abbattimento del costo del personale. Il progetto prevede altresì la formazione per innalzare la qualità dei servizi, 5 mila i lavoratori coinvolti. L'Assessorato sta per pubblicare il bando relativo alla legge 40/93 (Interventi creditizi a favore dell'industria alberghiera), per i quali sono stati stanziati 23 milioni di euro. Per la prima volta in Sardegna abbiamo siglato un protocollo d'intesa sull'apprendistato.
Sanità e politiche sociali: su questo aspetto sarebbe necessaria una discussione a parte, perché, nonostante fosse sottoposta al piano di rientro nella precedente legislatura, la Sardegna, caso unico in Italia, ha più che raddoppiato la propria perdita senza migliorare i servizi. Noi abbiamo approvato il disegno di legge per la riforma sanitaria e il patto per il buon governo, abbiamo stanziato oltre 33 milioni di euro di fondi europei per l'ammodernamento tecnologico per le necessità di primo livello. Per la legge numero 162 abbiamo stanziato 20 milioni in più rispetto al passato. Ammontano a 30 milioni di euro i fondi destinati a contrastare il fenomeno della povertà. Abbiamo varato il bando "Ad altiora" per soggetti svantaggiati e abbiamo stanziato oltre 6 milioni di euro per la domotica al servizio dei disabili.
Trasporti: abbiamo definito con il Ministero dei trasporti la cornice di riferimento per la nuova continuità territoriale aerea e marittima, che garantirà il diritto dei sardi di circolare alle stesse condizioni dei loro concittadini della Penisola e che sarà aperta anche ai non residenti per promuovere la nostra idea di un'isola dell'accoglienza, di una Sardegna che non "finisce" in Sardegna, ma si propone in maniera competitiva sullo scenario internazionale. Abbiamo così anticipato il passaggio delle competenze alla Regione e tale obiettivo si aggiunge al progetto di un sistema aeroportuale omogeneo e calibrato sul territorio. Nell'aprile del 2010 abbiamo approvato la legge sulla continuità territoriale, sulla ricapitalizzazione della SOGEAAL e per la destagionalizzazione dei flussi turistici attraverso i voli low cost. Abbiamo chiesto e ottenuto per la prima volta - non era mai successo in passato - di essere parte attiva nelle questioni del trasporto marittimo nelle intese per la privatizzazione della Tirrenia e della Saremar, quest'ultima finalmente già regionalizzata, per essere a breve privatizzata.
Urbanistica e politiche per la casa: abbiamo riavviato la pianificazione paesaggistica regionale e a breve il processo potrà muoversi e portare rapidamente a quell'auspicio, a quel risultato che molti hanno richiamato anche in quest'Aula. Abbiamo promosso un nuovo programma per la gestione e l'acquisizione dei beni che saranno trasferiti dallo Stato alla Regione Sardegna.
Per quanto riguarda la politica per la casa abbiamo varato - ci tengo in modo particolare a sottolinearlo - il piano casa, che prevede delle premialità per i titolari di prima casa che vogliano utilizzare il piano, qualora le dimensioni dell'immobile rientrino nei parametri tipici dell'edilizia economica o popolare. Inoltre, abbiamo stabilito che gli oneri concessori per la prima casa siano nettamente inferiori rispetto a quelli a carico di chi non è residente o di chi non stia intervenendo sulla prima casa. Abbiamo garantito il sostegno ai cittadini che ancora non hanno la prima casa: esaurita la graduatoria precedente, abbiamo aperto il bando per il contributo in conto interessi per acquisto, costruzione o ristrutturazione della prima casa. Ma vogliamo andare oltre, vogliamo andare molto oltre: abbiamo approvato in Giunta un disegno di legge che rappresenta il primo tentativo affinché il pubblico, attraverso il fondo locale immobiliare, possa collaborare con il privato per il problema della casa. In tali casi abbiamo previsto che il 51 per cento dell'investimento debba essere destinato all'edilizia a canone moderato sociale; il 49 per cento al settore commerciale o dei servizi. Tutto il processo sarà guidato da una regia regionale in stretta collaborazione con gli enti locali e con la Cassa depositi e prestiti, che parteciperà all'istituzione del fondo con una quota massima pari al 40 per cento dell'investimento complessivo.
Agricoltura: abbiamo ricollocato l'agricoltura al centro dell'agenda regionale, per rilanciare il comparto, per valorizzare e difendere con marchi di qualità le nostre produzioni tipiche e le nostre aree rurali su logiche di multifunzionalità e di raccordo con il turismo. Abbiamo accelerato la spesa dei fondi europei, evitando restrizioni e andando incontro alle esigenze degli operatori del settore. Abbiamo velocizzato i pagamenti per le calamità e, tra i primi in Italia, oltre che tra i più innovativi, abbiamo varato la legge per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari locali.
Ambiente: abbiamo approvato gli interventi del piano di ripartizione di 10 milioni di euro per l'aumento del patrimonio boschivo nelle aree interessate da forme gravi di deindustrializzazione. In attuazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti è stato approvato il programma di spesa per gli impianti di compostaggio, le piattaforme per gli imballaggi e i centri di raccolta comunali, gli ecocentri, con l'impegno di fondi pari a oltre 36 milioni di euro. Abbiamo anche approvato il bando per il risparmio energetico nell'illuminazione pubblica, rivolto agli enti locali, che ha visto finanziati, con circa 37 milioni di euro, oltre 200 progetti in tutto il territorio regionale. Di particolare rilievo anche l'impegno a favore delle bonifiche ambientali, che in attuazione dei programmi straordinari di bonifica dell'amianto in Sardegna ha destinato quasi 26 milioni di euro nel bilancio pluriennale 2009-2010 e 8 milioni e 600 mila euro nel bilancio 2010.
E vengo adesso all'argomento che ha dato impulso alla mozione, ovvero l'eolico. Abbiamo bloccato l'eolico sporco e ogni forma di speculazione sulle rinnovabili. Abbiamo rimosso, sottolineo rimosso, quegli strumenti giuridici che prima che arrivassimo noi al governo della Regione Sardegna permettevano al politico di sedersi gomito a gomito accanto a un imprenditore e di firmare un accordo per realizzare impianti di produzione come e dove si voleva. Sono tutti aspetti che ho chiarito anche dinanzi alla magistratura e che sono pronto a ribadire in ogni sede, a testa alta, con la consapevolezza di avere sempre agito per il bene della Sardegna.
Gli atti, non le parole, non le chiacchiere e neanche le mistificazioni, dimostrano che non vi è stata nessuna influenza di gruppi affaristici e che tutte le influenze e le pressioni sono state rispedite al mittente, dalla prima all'ultima. Non ho paura della chiarezza, perché la chiarezza degli atti e dei miei comportamenti è sempre stata alla base del mio agire. E allora lo ripeto una volta per tutte: nulla è stato fatto per agevolare l'assalto alla Sardegna, al contrario. L'ARPAS, lo voglio sottolineare ancora una volta, non ha competenza per il rilascio di autorizzazioni sull'eolico. Parlano gli atti e gli atti dicono che noi, a differenza di altri, non abbiamo mai rilasciato autorizzazioni, non abbiamo mai fatto appalti, non abbiamo interessi, non abbiamo mai svenduto la Sardegna. A chi mi attacca posso solo augurare di avere la stessa serenità, la stessa consapevolezza, la stessa coscienza pulita per oggi, per ieri e per domani.
Quelle elencate sono solo una parte delle azioni compiute in questi primi diciassette mesi di governo. Non sono interventi fini a sé stessi, ma fanno parte di un disegno politico più ampio che, come dicevo prima, anticipa gli scenari dei prossimi 10-15 anni.
PRESIDENTE. E' scaduto il tempo, Presidente. Se l'Aula è d'accordo può continuare. Prego.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Grazie, arrivo rapidamente alla conclusione.
Lavoriamo per una Sardegna che investe in ricerca e conoscenza, che innova nella scuola e nell'insegnamento per sollevare la qualità e le competenze della risorsa più preziosa, i nostri giovani. Lavoriamo per una Sardegna che si afferma nel mondo non solo per le sue inestimabili bellezze ambientali e naturali, ma per le sue reti avanzate, per i servizi del terziario avanzato ad alto valore aggiunto, per le tecnologie informatiche e per le telecomunicazioni digitali e satellitari. Lavoriamo per una Sardegna moderna, che sappia coniugare la sua storia, le radici culturali del suo popolo con la modernità e la capacità di sapersi aprire, senza alcun timore, al resto del mondo, al confronto con altre culture e con altri popoli con capacità, competenza e tolleranza. Lavoriamo per una Sardegna senza periferie, dove aree interne, centri urbani e costieri appartengono a un unico sistema fortemente integrato. Lavoriamo per una Sardegna dove sempre più alta sarà la qualità della vita, la coesione sociale e l'attenzione ai più deboli.
Per queste ragioni le forze di maggioranza hanno già avviato una costruttiva fase di confronto che, partendo dagli obiettivi già definiti nel programma di governo, si propone di rilanciare e potenziare l'azione politica, mettendo a punto e rafforzando la strategia e condividendo indirizzi, priorità e risultati attesi. Un confronto sereno e costruttivo che da un lato intende riassumere gli indirizzi strategici che stanno orientando l'azione di governo e dall'altro intende prefigurare, con il pieno concorso delle forze di maggioranza, i possibili scenari di sviluppo della Sardegna, dando coerenza agli interventi finora attuati e a quelli recentemente programmati dalla Giunta e dal Consiglio regionale.
Ma per cambiare, cari colleghi, è necessario mettere da parte le sterili contrapposizioni e trovare i giusti momenti di dialogo, per individuare soluzioni condivise alle grandi questioni della Sardegna. Quel dialogo di cui noi abbiamo fatto un metodo, che ha segnato ogni passaggio fondamentale di questa legislatura e che negli ultimi mesi ha dato luogo al patto per lo sviluppo discusso e siglato con i sindacati. Quel patto che per noi rappresenta un percorso importante, rispetto al quale i giusti richiami dei sindacati non resteranno inascoltati: siamo pronti ad adempiere gli impegni assunti. Posso dire con orgoglio che il dialogo è sempre aperto, non solo con le forze economiche e sociali, ma con i territori, con i sindaci e le autonomie locali, a cui sempre di più intendiamo restituire protagonismo nelle scelte legate allo sviluppo locale. Cambiare significa anche avviare una grande stagione di riforme e rendere il nostro Statuto quella "infrastruttura giuridica" di cui la nazione sarda ha assoluto bisogno, quel riferimento identitario e culturale in cui il popolo sardo possa riconoscersi e possa vedere riconosciuti, nella loro specialità, i propri diritti. La Sardegna deve rivendicare le proprie prerogative, ma la nostra azione politica non deve fermarsi alla mera recriminazione. Non intendiamo concedere nulla sul tema irrinunciabile della nostra autonomia. A riprova della nostra ferma difesa dei principi autonomistici, abbiamo rispedito al mittente il tentativo, non nuovo, di imporre dall'alto l'istituzione del Parco del Gennargentu.
Devo anche dire, onorevole Soru, con riferimento a quel problema delle entrate, a quei tavoli che avrebbero visto la Regione assente, che invece la Sardegna era presente e degnamente rappresentata dall'Assessore della programmazione e che nelle stesse ore il Presidente non era presente perché era in un'altra stanza, nell'ufficio di un avvocato, non per questioni personali, ma perché abbiamo già dato mandato a questo legale, previa diffida fatta al Ministro dell'economia e delle finanze ad adempiere, di sollevare il conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale, se la diffida che abbiamo notificato al ministro Tremonti non sortirà un risultato positivo, e non ci fermeremo, glielo posso assicurare.
Dobbiamo però perseguire anche la nostra autosufficienza, quella autonomia che deve essere nella vita quotidiana di ogni cittadino sardo, al quale dobbiamo assicurare pari opportunità di lavoro, di vita, di sviluppo della propria persona. Se questo è il nostro intimo intendimento dobbiamo puntare con più decisione al bene comune e all'efficienza nel perseguirlo, perché sarebbe davvero utile per i sardi disporre di una classe politica che ha una visione condivisa del futuro. Questa è l'opportunità che dobbiamo oggi saper cogliere per il bene delle future generazioni che popoleranno quest'Isola. Per quanto concerne la mia persona e la Giunta posso solo dire che questa è un'opportunità che non intendiamo lasciarci scappare. Noi all'appuntamento ci saremo.
Credo, con queste poche considerazioni, di aver esaurientemente risposto alle accuse, anche alle più becere, e credo di poter dire con soddisfazione che il sottoscritto e la Giunta regionale hanno sempre assolto il dovere primario di rispondere alle esigenze del popolo sardo, quel popolo sardo che abbiamo sempre rispettato, difeso e tutelato.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Soru. Ne ha facoltà
SORU (P.D.). Signora Presidente, ringrazio tutti i colleghi del mio Gruppo che mi hanno chiesto di fare questo intervento finale che mi permette di concludere o di articolare meglio, spero in un clima di maggiore ascolto, quanto ho cercato di dire prima.
Signor Presidente della Regione, devo dirle che siamo rimasti molto delusi dalla sua lettura. Credo che siamo rimasti delusi in tanti, non solo noi del centrosinistra, e siamo rimasti delusi maggiormente perché mi sembra che lei non abbia colto nulla di questo dibattito. E' venuto qui con un discorso che probabilmente è stato scritto ieri e che non ha effettivamente colto nulla di quello che abbiamo cercato di dire. Qui nessuno le ha fatto un'accusa becera, abbiamo cercato di suonare un campanello d'allarme su quanto sta accadendo in Sardegna.
Le entrate: lei ha fatto un lungo elenco di cose, su come state spendendo i fondi FESR e FSE, i cui programmi erano stati approvati giustamente per tempo dalla Giunta precedente. Ha parlato un pochino dei fondi per l'agricoltura, ancora una volta, il cui Programma di sviluppo rurale (PSR) vi siete trovato già approvato e ben elogiato a Bruxelles quando vi è capitato di andarvi. Nulla ci ha detto su come intendete sostituire quel miliardo e mezzo di euro che vi stanno sottraendo e nulla ci ha detto rispetto a quanto il Governo nazionale ha affermato, su cui d'altronde voi siete d'accordo, e cioè che occorre una norma di attuazione. Una norma di attuazione che non è servita negli anni '70; una norma di attuazione che non è servita a seguito della modifica dell'articolo 8 a opera dell'allora presidente Floris; una norma di attuazione che non è servita a nessun altro caso e che è una mera scusa per sottrarvi, con un gioco di destrezza, un miliardo e mezzo di euro che serve ai sardi e a cui lei non ha fatto nessun riferimento. Si è accontentato di una medaglietta. Cos'ha fatto? Ha rimodulato il programma delle infrastrutture, nel frattempo però vi hanno sottratto i fondi FAS, perché avete avuto l'incauta idea di riprendere quel programma a febbraio e di ripresentarlo ad agosto, quando ormai era troppo tardi e nel frattempo era stato approvato il programma della Sicilia! Lei sta parlando di un pezzo di carta che non conta niente e non ci ha detto nulla dei 2 miliardi e 700 milioni di euro e di altri soldi ancora che sarebbero stati nella disponibilità dei ministeri, ma che avrebbero avuto delle ricadute in Sardegna.
Ci ha detto ancora che l'hanno invitata a parlare dell'intesa sui trasporti marittimi, quindi lei è d'accordo che la Tirrenia se la compri la Sicilia. Quindi lei è d'accordo, evidentemente, che se ne occupi l'assessorato dei tra[PS3] sporti della Regione Sicilia? Questa è l'ottimizzazione dei nostri trasporti via mare!
Francamente mi è sembrato fuori dal mondo il suo discorso; mi è sembrato fuori dal mondo e frutto di una mancata conoscenza di quello che è la Sardegna; di quello che è stata e di quello che è oggi. Ha fatto un elenco pedissequo di delibere di Giunta, senza darci una risposta appunto su questi temi. Che cosa sta accadendo sui demani militari? Che cosa sta accadendo sulla restituzione dei demani pubblici? Che cosa sta accadendo di tutte le nostre risorse e della nostra autonomia? L'autonomia non è una parola da buttare lì ogni tanto. Il bene pubblico, il bene comune, il bene dei sardi non è una parola da buttare lì ogni tanto, è qualcosa che va praticato giorno per giorno. E oggi ho capito finalmente che forse lei sbaglia le priorità, perché nel momento in cui c'è da parlare delle nostre risorse con il Presidente del Consiglio dei Ministri, insieme a tutti gli altri Presidenti di Regione, lei non ci manda l'Assessore, ci va lei e manda l'Assessore dall'avvocato! Lei, tra il Presidente del Consiglio e l'avvocato, sceglie l'avvocato! Ma ha presente cosa ci ha raccontato? O forse non vi è andato perché non aveva nulla da dire? O forse non vi è andato perché non aveva competenza circa quello che stava accadendo.
Io sono preoccupato, noi siamo più che preoccupati, onorevole Vargiu, perché - lei lo ricordava - nella primavera del 2011 ci sarà da parlare del federalismo fiscale e probabilmente il nostro Presidente sarà dall'avvocato e non avrà tempo per parlare con il Governo, o forse non avrà la necessaria competenza.
Lei non ci ha risposto sui temi della mozione, e lo capisco, perché forse siamo talmente intrisi di berlusconismo che non abbiamo consapevolezza delle cose di cui abbiamo trattato anche oggi. E' stato detto: "Alla fine siamo tutti uguali, ipocriti, i problemi giudiziari ce li abbiamo tutti e tutti ci comportiamo nello stesso modo". Non è così: c'è chi ha problemi giudiziari ed è attualmente Presidente del Consiglio e c'è chi ha problemi giudiziari e ha già detto che non è candidabile a niente finché non li avrà risolti. C'è chi ha problemi giudiziari e si fa fare le leggi per non andare in tribunale e c'è chi ha problemi giudiziari e ci va tutti i giorni per difendersi, senza farsi difendere dalle leggi, senza occupare il Parlamento italiano per mesi, se non per anni o per intere legislature, su interessi privati e su queste necessità!
Ora, lei, Presidente, ha delle cattive frequentazioni e non ci ha detto che cosa ci faceva a Suelli, non ci ha detto chi ha pagato il viaggio a Suelli. Vi è andato con l'autista della Regione?
DIANA MARIO (P.d.L.). Lei non ci ha detto cosa ci faceva in elicottero!
SORU (P.D.). Io sono andato con l'elicottero dei carabinieri!
Spero, signora Presidente, che mi darà il tempo di recuperare, magari qualche minuto in più, perché piacerebbe anche a me terminare il mio pensiero.
Io capisco che il mondo è talmente stravolto che lei, presidente Cappellacci, viene qui a dirci che non ha mai incontrato nessuno per discutere di progetti particolari e che solamente nelle istituzioni si è occupato di progetti generali. Ma a Suelli vi è andato con quei consulenti, Carboni, Dell'Utri e Verdini, per occuparsi del bene della Sardegna?
Io credo che non sia così e l'ultima volta che ho parlato in quest'Aula per poco non sono stato aggredito perché ho detto che stavate portando la mafia in Sardegna. Lo ribadisco e l'accuso fortemente di questo: con la sua trascuratezza, con la sua eccessiva cortesia, lei ha portato in Sardegna rappresentanti di imprese che sono contigue alla mafia, i cui amministratori sono già stati condannati per mafia! Ha portato in Sardegna, a Suelli, delle persone che, lo capisco, è abituato a ritrovarsi nel suo partito, ma non è normale che lei le frequenti se sono condannate a sette anni per reati di mafia! Capisco che vada tutto bene, che ci sono ministri che si ritrovano una casa comprata a loro insaputa; capisco che sia normale l'atteggiamento di Verdini e di chi parla con lui di dossier con i quali si può creare un nuovo "caso Marrazzo"; capisco che tutto questo sia un mondo che forse le appartiene, ma noi non vogliamo appartenere a quel mondo! Noi vogliamo che il Presidente della Regione abbia la capacità e l'esperienza di scegliere chi frequentare. E se non è abbastanza esperto, mentre non è vietato essere inesperti, dovrebbe certamente essere vietato ricoprire posizioni di questa importanza se si è inesperti, per non usare altre parole!
Noi abbiamo presentato questa mozione perché in Sardegna è accaduto per la prima volta un fatto gravissimo: abbiamo visto le nostre istituzioni regionali più importanti inquinate dal potere mafioso, perché non ho altri termini per qualificarlo, perché così viene qualificato dai giudici, oppure, se vogliamo, inquinate da loschi figuri, o qualcosa di simile, che è il modo di esprimersi che usa il nostro Presidente della Repubblica, Napolitano.
Vorrei dirle altre cose, anche per chi mi ascolta. L'ex direttore generale che lei ha citato è finito in tribunale accusato di concussione per aver distribuito 30 mila euro a tre vincitori ex aequo di un concorso, 10 mila euro a testa…
PITTALIS (P.d.L.). Condannato!
SORU (P.D.). No, lasci stare, mi permetta, lasci stare! Sì, è stato accusato di concussione, un reato per il quale si è perseguibili con cinque anni di galera, perché ha dato 10 mila euro a testa a tre agenzie di giovani sconosciuti per un progetto sul marchio della Regione. Vorrei sapere: lei ha dato 50 mila euro a Flavio Carboni e ai suoi amici per quell'incontro a Pula. Li ha dati? Questa risposta avremmo voluto! Pensa di aver disposto bene delle risorse dei sardi? Pensa di aver utilizzato con oculatezza i soldi dei sardi? E pensa di usare bene il suo tempo con questa montagna di frequentazioni, che le sottraggono il tempo per altre cose?
Lei, signor Presidente, ha mostrato effettivamente, oggi, di vivere un'altra realtà, una realtà che proprio non si riscontra! Mi fa piacere che sia tanto sereno, sono felice per lei che sia tanto sereno. Io non sarei così sereno dopo aver dato 50 mila euro a quelle persone e non sarei così sereno avendo avuto quelle frequentazioni. Lei dice: "Per me contano gli atti". E allora le faccio una domanda: non entro nel merito degli atti, qualcuno lo farà, ma se si incontrano tre persone vestite di nero, con una mascherina sugli occhi, che non sono ancora entrate da nessuna parte, ma hanno le mappe di qualcosa, pensa che queste persone possano facilmente giustificarsi dicendo: "Non abbiamo fatto niente"? Non pensa che il loro sia un comportamento che va censurato, e infatti viene censurato? E a lei basta dire che non ha fatto nulla per giustificare i "caminetti" di Suelli? E fa finta che non esista…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, è finito il tempo. Le abbiamo già dato tre minuti in più.
SORU (P.D.). Termino subito, se mi dà tre secondi in più e mi usa la stessa gentilezza.
PRESIDENTE. Tre secondi. Prego.
SORU (P.D.). Lei ha mostrato una totale incapacità di ascoltare, ha mostrato di vivere in un altro mondo, ma il mondo in cui vive lei è pericolosissimo per noi tutti e per questo le diciamo: per cortesia, c'è un modo per tornare a essere buoni, rinunci al suo mandato e faccia altro.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Procediamo alla votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Signor Presidente, il mio voto è favorevole a questa mozione. Il dibattito, se possibile, ha rafforzato le mie convinzioni: abbiamo registrato un assalto alla diligenza da parte della maggioranza, che ha parlato di tutt'altro. Non ha parlato di tutt'altro solo la maggioranza, però io mi attengo alla mozione.
Dalla maggioranza sono arrivati avvertimenti, ultimatum. La maggioranza ha cercato di condizionare il voto, che può trasformarsi anche in una sfiducia, questo è apparso palese. Lei è stato incalzato, Presidente. Molti hanno fatto registrare il fallimento di questo primo anno e mezzo di legislatura e penso che anche lei abbia tratto delle conclusioni da questo dibattito, tant'è che non ha replicato a nulla di quello che è stato detto dai banchi della sua maggioranza. Qualcuno dei consiglieri di maggioranza diceva che il suo discorso sembrava scritto quindici giorni fa. Non ha recepito nessuna delle sollecitazioni che sono arrivate. Tanto è vero che la maggioranza le ha detto, signor Presidente, che non vota la fiducia, ma vota contro la mozione di sfiducia, che è ben altra cosa. L'ha sottolineato in maniera precisa e significativa, e infatti questa mozione non ha neanche l'effetto toccasana di ricompattare la sua maggioranza, che era spaccata, sfilacciata ed esce da questo dibattito peggio di come vi era entrata.
Presidente, le chiedo solo questo: abbia il coraggio che non ha la sua maggioranza, la quale non la sfiducia ma non le dà nemmeno la fiducia, come dicevo prima. Risparmi ai sardi la resa dei conti all'interno la sua maggioranza e la liberi dall'imbarazzo di tornare poi a sfiduciarla. Decida lei, questa volta autonomamente, di ridare la parola agli elettori. Io penso che questo sia il senso di quello che è avvenuto nella giornata di oggi. Le convinzioni che ho manifestato stamattina nel mio intervento si sono rafforzate dopo quello che ho sentito in quest'Aula dai colleghi e da lei nella replica.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, c'è poco da dire. Se volessi utilizzare una frase per sintetizzare il dibattito, prenderei a prestito una simbologia utilizzata dal collega Maninchedda, e cioè oggi non abbiamo fatto un funerale senza battesimo, ma sicuramente abbiamo, maggioranza e opposizione, cantato il de profundis alla prima Giunta Cappellacci. Se è vero, infatti, che abbiamo posto sul tappeto alcuni problemi legati alla mancanza di autonomia, all'incapacità di risolvere i problemi della Sardegna, che non sono assolutamente stati cancellati dall'elenco delle delibere che lei ha fatto, signor Presidente, è altrettanto vero che abbiamo palesato ai sardi le divisioni sostanziali che esistono nella sua maggioranza e che non sono state assolutamente cancellate dalle rituali profferte di fiducia che le sono state concesse da molti dei suoi alleati. La maggioranza è e rimane in crisi, è e rimane divisa. Manca, al di là di tutto, un progetto che possa riunificarla e io temo, signor Presidente, che lei sarà costretto a subire un'ulteriore umiliazione da parte dei suoi alleati, perché dovrà rinunciare alla sua affermata contrarietà all'incompatibilità tra il ruolo di consigliere e quello di Assessore e la sua capacità di tenere unita la coalizione subirà un ulteriore colpo.
Signor Presidente, noi avremmo voluto sentire, per esempio, chi ha ragione tra lei e Verdini, posto che lei afferma di aver avuto l'indicazione di Farris da Verdini, mentre nell'interrogatorio Verdini dichiara di non aver dato nessuna indicazione alla signoria vostra. Oppure, ancora, vorremmo sapere perché…
PRESIDENTE. Onorevole Salis, è scaduto il tempo.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Signora Presidente, intervengo per dire che a me è piaciuto l'intervento puntuale e puntiglioso del Presidente della Regione, e ho apprezzato la sua consapevolezza delle difficoltà che incontriamo, ma soprattutto ho apprezzato l'onorevole Soru per aver gettato la maschera, ovverosia per aver palesato che una mozione presentata con alcuni punti di carattere economico nascondeva invece quello che noi da stamattina stiamo dicendo.
Alla luce di tutti gli interventi che si sono succeduti credo che lei, Presidente, debba andare avanti perché questo non è un momento di diserzione. Mi sono ricordato, e l'ho annotato, uno dei momenti più delicati della nostra vita democratica che riguarda il dibattito alla Camera svolto dal nostro maestro Aldo Moro: "L'obbedire all'opportunità, benché la politica sia, in un certo senso, il regno dell'opportunità, non paga;" - spiegava il grande statista - "colpire delle persone, senza che siano date rigorosamente le condizioni che ne giustificano e richiedono la condanna, è un atto di debolezza ed una violazione dei principi".
Onorevole Soru, diceva Moro che trasformare in reati atti d'ufficio finché non si sia oggettivamente dimostrato il collegamento con un fenomeno di corruzione è una violazione dei diritti dell'uomo, è una distorsione dell'efficace svolgimento dei compiti essenziali esposti a essere sempre paralizzati.
Fosse seduto lì l'onorevole Soru invece che l'onorevole Cappellacci, per me questa è una lezione di vita. Ognuno di noi ha avuto i suoi maestri e Aldo Moro era un grande maestro. Prendiamo insegnamento da chi queste cose le ha studiate prima di noi e cerchiamo di rendere questi dibattiti meno incivili di quanto stiano diventando.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io voterò a favore della mozione per le ragioni che ho tentato di esprimere nel corso del mio intervento. Lei, Presidente, purtroppo è senza maggioranza. Oggi si consumerà un rito nella speranza di poter azzerare l'Esecutivo, di cambiare molti dei suoi Assessori, di tarare il programma, di trovare le ragioni, che adesso non ci sono, che vi consentano di stare insieme.
Tutto questo denuncia una debolezza rispetto ai problemi della Sardegna che pesantemente ricadrà sulle persone e sulla comunità. Il senso di responsabilità - a questo si riferiva prima l'onorevole Floris - riguarda non solo gli atti di civiltà, di riconoscimento dei diritti del singolo, ma riguarda anche i bisogni, le esigenze del nostro popolo.
Questo è un Governo che non regge, non reggerà, si trascinerà, sarà incapace di sviluppare politiche in grado di assolvere il compito di contrastare la crisi. E siccome di questo parleremo tra sei mesi o un anno, spero che parleremo solo di questo, perché sono francamente stanco di ogni cosa che ci porta via dall'affrontare i problemi veri, dal risolvere i problemi veri, che sono anche la questione morale, sono anche l'occupazione strumentale delle istituzioni, sono anche l'utilizzo delle risorse finanziarie a beneficio di cui alcuni piuttosto che nell'interesse generale.
Io sono stanco e sono stanchi soprattutto i sardi di questo modo di vivere all'interno delle istituzioni e di svolgere i compiti e le funzioni di responsabilità pubblica. Per questo, Presidente, le chiedo di assolvere il compito principale, quello di dimettersi e lasciare libera la Sardegna di scegliersi un altro Consiglio regionale e un altro Governo regionale autorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pitea per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITEA (P.d.L.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, vi confesso che il dibattito di oggi non mi ha affascinato moltissimo, probabilmente perché pensavo che non si dovesse arrivare a tanto. Forse avremmo dovuto fare qualcosa per impedirlo. E' un dibattito che si è trascinato in contraddizioni continue tra valutazioni di carattere penale, valutazioni di carattere etico e altre di carattere politico. Forse potrà apparire strano, proprio perché lo dico io, ma le valutazioni di carattere penale non mi entusiasmano. E ve lo dico perché, per esperienza personale, tutto ciò che accade nell'ambito giudiziario non è un fatto certo, perché capisco quali sono i tempi della giustizia, so quali sono le contraddizioni dei giudicati, il primo grado, l'appello, la cassazione, eccetera, ma capisco anche le contraddizioni che nascono tra la verità vera e la verità processuale. Quindi, probabilmente, questo discorso non serve a molto.
Forse, però, dimentichiamo una cosa: il motivo di questo dibattito. In realtà, il dibattito lo stiamo facendo perché su una vicenda giudiziaria ci sono stati un'informazione e un bombardamento mediatico particolari. Se non ci fossero stati quei riferimenti giornalistici, non ne avremmo parlato. Poi c'è stata una sovrapposizione di considerazioni, perché alle considerazioni di carattere giornalistico si sono sovrapposte quelle di carattere politico.
Caro Presidente, io le confesso un certo imbarazzo in questa situazione e lei lo può capire, anche perché in passato, un certo dissenso, talvolta inascoltato, trascurato da parte mia, c'è stato e l'ho manifestato sempre in modo costruttivo. Ma voglio dissipare subito ogni dubbio: io voterò contro la mozione della minoranza, principalmente per un dovere istituzionale, però le chiedo un'assunzione di responsabilità, come ho fatto in altre circostanze. Lei ricorderà gli appuntamenti a cui mi riferisco, quelli del T Hotel, quelli all'interno del partito e all'interno del Gruppo. Che questa politica debba cambiare non ci sono dubbi. I problemi li ha lei, Presidente, e li ha la maggioranza nella sua interezza, ma principalmente il partito di maggioranza relativa, che è parte principale di questa maggioranza. Se noi non percorriamo questo processo, se non avviamo veramente un periodo di rinnovamento e di costruzione, questa che è una situazione di pre-crisi potrebbe veramente alterarsi, e non so dove ci potrebbe portare. La prego di gradire la mia fiducia con questa riserva. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io voterò a favore della mozione di sfiducia che abbiamo presentato. Condivido quanto è stato detto in quest'Aula, e cioè che deve governare chi vince le elezioni. Come non condividere quella che è forse la prima norma delle regole democratiche! Però chi perde le elezioni non deve rimanere a guardare, ma deve vigilare, deve incalzare l'azione di governo e deve soprattutto mettere in campo iniziative per porre fine a tale azione quando un'amministrazione o una maggioranza non è in grado di affrontare i temi e i problemi dei sardi.
Quanto è stato detto in quest'Aula, ovvero che bisogna cambiare marcia, che occorre un'inversione di rotta e che bisogna abbandonare la politica delle emergenze, come ha detto il collega Mario Diana prima, sicuramente noi lo condividiamo, ma non sa operare in tal senso questa maggioranza, che riteniamo assolutamente inadeguata, scontenta e divisa, come abbiamo sentito anche nell'ultimo intervento.
Siete portatori, lo avete dimostrato in quest'Aula, di interessi estranei agli interessi dei sardi. Lo avete fatto oltretutto alla spicciolata, ognuno per suo conto, e questo perché, contrariamente a quanto è stato detto, non avete un progetto, non avete idee, non avete un programma. In un anno e mezzo avete dato poche e modeste risposte a quelli che sono i bisogni primari dei sardi. E lei, Presidente, che fa? Stasera, dopo un'intera giornata di dibattito, avrebbe dovuto dare, attraverso la sua replica, risposte puntuali alle osservazioni che le sono state mosse, invece ha scelto di raccontarci una fiaba!
Concludo il mio intervento dicendo che sono convintissimo che lei non sia un babbeo, però, dopo essersi definito tale, doveva evitare di raccontarci una storia, in quest'Aula, che ci ha portato a riflettere su questa convinzione. Perciò, rispetto al suo progetto di farci sognare, le ripetiamo che siamo ben svegli e non siamo in grado di tollerare risposte come queste. Confermiamo, quindi, quanto abbiamo sostenuto con la mozione di sfiducia, sulla quale invitiamo tutti a votare a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Non me ne voglia, Presidente, ma lei ha svolto una replica che rasenta il grottesco. Ha letto un intervento avulso dal contesto della discussione odierna, probabilmente preparato qualche giorno fa, e lo ha fatto con una semplicità disarmante, sconcertante, imbarazzante per tutti, non soltanto per l'opposizione.
Le chiedo: si rende conto che le frequentazioni di quest'ultimo periodo stavano organizzando lo sbarco in Sardegna della criminalità organizzata? Perché di questo si tratta, indipendentemente, ripeto, dalla sua responsabilità o dalla sua regia. Ma lei è il Presidente di questa Regione e ha il dovere di cogliere, anche quando non è il regista di un'operazione, cosa sta organizzando, chi frequenta. E questa non è una questione che riguardi pochi; riguarda tutti e, nella fattispecie, riguarda quest'Aula consiliare. Il suo agire, Presidente, è un pericolo per quest'Isola, è un pericolo per la Sardegna. Trovi lei il coraggio della dignità e avverta l'etica della responsabilità istituzionale. Se, come afferma, ha rispetto di questa terra, ama la Sardegna e agisce soltanto nell'interesse generale del suo popolo, le chiedo di essere coerente. E allora faccia un atto che liberi la Sardegna da lei stesso, perché di questo ha bisogno la nostra regione, non di un Presidente che, ripeto, frequenta chi sta preparando lo sbarco della criminalità organizzata in quest'Isola, perché di questo stiamo parlando, anche se si vuole minimizzare il tutto. Lo faccia lei, Presidente, perché la sua maggioranza non le toglierà la fiducia, per ovvie ragioni. E' lei che deve avere uno scatto di dignità in questa direzione.
E poi, caro onorevole Artizzu, lei ci sfida, è convinto che noi bariamo. Noi voteremo a favore della mozione, se lei è convinto che noi bariamo, voti anche lei la mozione di sfiducia e vedremo chi bara in quest'Aula!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, sono stati pronunciati diversi aggettivi sulla replica del Presidente della Regione. E' stata definita deludente e imbarazzante. Io voglio aggiungerne un altro, con parole mie: scollegata.
Vede, Presidente, se lei, prima di venire in quest'Aula, pensa a cosa deve dire, mentre è in Aula pensa a cosa ha scritto e mentre legge quello che ha scritto pensa a qualcosa che non è qui, che non attiene a questo dibattito, dà la sensazione di essere da qualche altra parte, di essere cioè scollegato da quest'Aula. E infatti non ha colto un dibattito che è stato franco, sincero. Non so se sia stato di grande livello, ma certamente il suo intervento non è stato neanche all'altezza del dibattito di quest'Aula.
Le sono arrivate osservazioni nel merito da parte dell'opposizione, le sono arrivate critiche costruttive anche da parte della sua maggioranza, le sono stati posti problemi seri. Come rilanciamo il rapporto con lo Stato? Lei è ancora una figura credibile nel battersi per gli interessi della Sardegna? Ce lo dimostri. Come vuole esserlo? Quando intende smettere i panni di Linus con l'inseparabile coperta, prima la coperta di Berlusconi, oggi la coperta del discorso scritto, che le impedisce di ascoltare e di capire?
Io so che questa mozione di sfiducia verrà bocciata e so che lei continuerà a essere il Presidente della Sardegna, so che non avrà il coraggio di prendere atto del suo fallimento politico, per cui la esorto almeno a provare a svestirsi di quei panni. Io stamattina l'ho definita un Forrest Gump, ora le dico: provi a liberarsi della coperta di Linus, provi a calarsi nel dibattito di quest'Aula, ad ascoltare, a capire e a dare risposte su quello che succede, insomma a collegarsi con la società, con i bisogni dei sardi, altrimenti anche questo dibattito sarà stato un rito.
Certamente voterò a favore della mozione, ma l'auspicio è che essa serva a qualcosa e serva anche a lei per riflettere, per cambiare e per non propinarci più un pedante elenco di voci di bilancio, come accade da anni. Ci rifletta, Presidente, guardi avanti, abbia uno scatto se ne è capace.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ben Amara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Secondo me il presidente Cappellacci ha già risposto, perché in ogni discorso c'è il detto e il non detto. La sua risposta risiede sicuramente nella parte del non detto.
Io sicuramente voterò la sfiducia, aggiungendo metaforicamente che nella buona e nella cattiva sorte questa dimensione performativa, almeno a livello linguistico, che abbiamo vissuto oggi, fa già la verità, come direbbe Sant'Agostino, essa imprime, quindi, la sua dimensione irriducibilmente storica sia alla veracità, sia alla menzogna, ed è per questo che voto favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Rassu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Signora Presidente, non avrei voluto intervenire per dichiarazione di voto, ma sinceramente mi hanno indotto a farlo gli ultimi interventi, specialmente la replica del Presidente della Regione.
E' giusto bocciare questa mozione perché, com'è stato detto dall'inizio, essa è un camuffamento di un processo sommario, indegno di questo Consiglio, che si è trasformato da aula parlamentare in un'aula dove quasi tutta l'opposizione è diventata teste d'accusa, per non dire giudice d'accusa, con un metodo che oserei definire barbaro e incivile, specialmente in riferimento alla replica del Presidente. Mai si erano usati questi toni in quest'Aula! Io sono consigliere regionale da undici anni e non ho mai sentito niente del genere. Non so chi e perché abbia voluto tutto questo.
Ho detto stamattina: lasciamo ad altre sedi e ad altre aule il giudizio, se del caso, sull'operato del Presidente. Qui dentro si faccia politica e si riporti la politica a quella dignità e a quella levatura a cui è necessario riportarla, se vogliamo salvarci tutti, non dalla legislatura, ma dall'opinione e dalla valutazione del nostro elettorato. Questo, cari spettatori, è il livello del nostro Consiglio regionale. Oggi c'è pubblico in tribuna, ma io non sono qui per difendere personalmente nessuno; sono stato eletto, insieme a voi, per fare altro. Ognuno è responsabile delle proprie azioni; se ci saranno azioni da perseguire non spetta a noi dirlo, sarà il tribunale a dire se il Presidente dovrà essere rinviato a giudizio. In questo momento io ho il dovere di dare fiducia al Presidente, perché nessuna azione e nessun elemento di cui possiamo essere venuti a conoscenza porta a fare il contrario.
Riferendomi a ciò che il grande statista Aldo Moro ha detto, e cioè che l'attacco è una debolezza, devo dire che di debolezze qui se ne sono dimostrate, mi riferisco alla replica, ma mi riferisco anche a un efficacissimo detto sardo: dolore ispinghe boghe. Voglio dire che chi spinge in questo senso si sente direttamente toccato ed è per questo che reagisce in maniera debole, inconsulta e indegna di quest'Aula. Io voterò contro la mozione, perché è giusto votare contro azioni di questo tipo che non sono degne di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, signori Assessori, colleghi, basterebbe l'elencazione fatta dal presidente Cappellacci per giustificarne le dimissioni. Avendo ormai attuato tutto il programma, avendo già fatto tutto quello che il Presidente si era ripromesso di fare, bisognerebbe infatti andare a casa e riprendere da zero.
Onorevole Rassu, cosa c'è di barbaro, incivile e indegno nel presentare una mozione ai sensi dello Statuto regionale? Che cosa c'è di indegno, incivile e barbaro nel chiedere a un Presidente della Regione chi frequenta e di che cosa parla?
(Interruzione del consigliere Rassu)
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, avrei interesse a concludere il mio intervento, io che non interrompo mai nessuno, nonostante senta cose che non condivido!
(Interruzione del consigliere Rassu)
PRESIDENTE. Onorevole Rassu!
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 36, viene ripresa alle ore 20 e 37.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Vorrei pregare i colleghi di consentire a chi interviene di poter esprimere le proprie opinioni. Tutti hanno la stessa possibilità e lo devono fare nel corso del proprio intervento.
Prego, onorevole Zedda.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Grazie, Presidente. Ho sentito alcune considerazioni che mi preoccupano. Lo dico a lei, signora Presidente del Consiglio, perché alcune considerazioni, ripeto, mi preoccupano. Spero di sbagliarmi e controllerò le registrazioni, ma quando si dice: "Come opposizione avete dei diritti che non condivido", che cosa si vuole negare essendo 53 contro 27? Qual è il diritto che va al di là di ogni possibile diritto? Il diritto di parola? Il diritto d'informazione? Il diritto d'assemblea? Qual è il diritto che deve essere negato perché la maggioranza si possa sentire ancora più maggioranza? Si metta per iscritto quali sono questi diritti che stanno in capo all'opposizione e che vanno al di là dei diritti delle opposizioni parlamentari nel mondo. A meno che non si prenda ad esempio l'Iran, dove i parlamentari vengono nominati!
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Anche in Italia!
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Onorevole Floris, lo dico con tutto il rispetto per la sua maggiore esperienza, però nei momenti in cui Moro praticava le aule parlamentari e faceva politica, nonostante lo scontro fosse forte, acceso, molto più duro rispetto al nostro scontro attuale, si era capaci di produrre lo statuto dei lavoratori, il diritto di famiglia, insomma si era capaci ogni tanto di produrre qualche legge che avesse una ricaduta sulla vita dei cittadini che stanno al di fuori di queste aule. Ogni tanto, non dico sempre. E nella storia parlamentare di questo Paese, che prima non era una repubblica, oggi lo è, ci si è confrontati nelle aule. Ricordiamo Matteotti o il presidente Leone che si dimise, ci fu il caso Donat-Cattin, con la richiesta di dimissioni di Francesco Cossiga da parte del cugino Enrico Berlinguer. Nelle aule parlamentari ci si è sempre confrontati quando i problemi riguardavano personale politico!
Presidente della Regione, se io avessi...
PRESIDENTE. E' finito il tempo, onorevole Zedda, le abbiamo anche fatto recuperare il tempo perso prima.
Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, è davvero molto preoccupante che le regole democratiche, fondamentali in quest'Aula, purtroppo non vengano rispettate. Io intervengo per dichiarare il mio voto favorevole alla mozione.
Presidente Cappellacci, alla luce delle sue giustificazioni, inadeguate e superficiali, non mi resta che ribadire quello che ho già dichiarato stamattina nel mio intervento, e cioè che i sardi non possono assolutamente accettare che la criminalità organizzata si espanda ulteriormente nella nostra realtà; una realtà fortemente indebolita da una profonda crisi economica e sociale.
La mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni suggella il fallimento politico, economico e morale suo e della sua Giunta. Presidente, lei con i suoi atti ha permesso la supremazia di un certo potere economico su quello politico e di certo non ha garantito gli interessi dei sardi. A prescindere dall'evoluzione dell'inchiesta giudiziaria, ai sardi, che lei sino a oggi rappresenta, è dovuto un atto di coraggio e di orgoglio. Non ci sono alternative, Presidente, io le consiglio di rassegnare le dimissioni.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sabatini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Signora Presidente, se dovessi riassumere la seduta odierna la riassumerei in tre punti. Il primo punto è che la mozione che è stata da noi presentata ha tentato di spiegare come questo Governo regionale abbia fallito. Il secondo punto è la vostra ammissione, colleghi della maggioranza: voi avete ammesso oggi che la vostra Giunta non ha lavorato bene in questo anno e mezzo di legislatura. Il terzo punto riguarda il fatto che abbiamo assistito a una discussione, a un dibattito tutto interno alla vostra maggioranza e che ha toccato i temi di una verifica di governo, di un rimpasto.
Presidente, tutti si sono rivolti a lei usando espressioni come "siamo con lei, a patto che...", "siamo con lei, ma dovrà succedere questo e quello", "siamo con lei, ma dovranno saltare gli Assessori tecnici della sua Giunta". Ha ragione il presidente Floris quando dice: "Nessuna diserzione, piuttosto una fiducia con riserva", come ha detto anche l'onorevole Pitea, anzi è una fiducia con molte riserve quella che oggi la sua maggioranza le dà, Presidente. La sua replica non ci ha convinto, ma non ha convinto nemmeno la sua maggioranza che le aveva posto una serie di problemi a cui lei non ha dato nessuna risposta.
E allora, mi chiedo, quale mistificazione della realtà, Presidente? Quale mistificazione, se è stata la sua stessa maggioranza a confermare quanto è scritto in questa mozione? La sua maggioranza l'ha confermato parola per parola, basterebbe rileggersi gli interventi svolti in quest'Aula. Quindi io credo che abbia ragione il collega Cuccu quando dice che questo dibattito conferma la nostra convinzione che quanto abbiamo affermato in questa mozione risulta essere vero, ed è per questo che io voterò a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Chiedo cinque minuti di sospensione, Presidente.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa. I lavori riprenderanno alle ore 20 e 50.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 45, viene ripresa alle ore 20 e 51.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ovviamente ribadisco il mio voto favorevole alla mozione. Lo faccio non rientrando nella parte, diciamo, più squisitamente comportamentale, ma perché il Presidente stasera ci ha dato una conferma della sua inadeguatezza rispetto alla funzione che ricopre. Dopo che tutta la sua maggioranza ha dichiarato l'insufficienza dell'azione di governo e in vari modi le ha posto l'esigenza di cambiare registro, di cambiare marcia, lei, Presidente, si è alzato per dire: "Sono orgoglioso di quello che ho fatto", e ci ha sciorinato la sua relazione. Ci vuole anche un po' di rispetto. Non si può parlare all'Aula con uno scritto datato, senza rispondere a nessuna delle questioni sollevate. Peraltro ci è abituato, Presidente, però la avverto che sarebbe più corretto e istituzionalmente più educato che anche il suo addetto stampa rispondesse ai consiglieri regionali con il dovuto rispetto.
Lei pretende di conoscere i problemi della Sardegna stando sempre in giro e mai in quest'Aula. La conseguenza è ciò che abbiamo di fronte. Io credo che il suo intervento abbia dimostrato tutta la sua inadeguatezza, abbia dato il senso della sua diversa percezione della realtà. Ai colleghi della maggioranza quindi dico: tenetevelo stretto, molto stretto, perché tanto il tempo dell'alternanza sta arrivando, anzi sta correndo! Dobbiamo solo aspettare qualche mese.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signora Presidente, userò tutto il tempo a mia disposizione, perché ritengo importante partecipare a questo dibattito.
(Interruzioni)
STOCHINO (P.d.L.). Siamo contenti di vederla in aula, Presidente! Siamo veramente contenti di vederla qui!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
SORU (P.D.). Dicevo, signora Presidente, che preferisco usare tutto il mio tempo per partecipare a questo interessante dibattito e per interloquire, come si usa fare. Intendo interloquire, ad esempio, con il presidente Floris, che per molti versi dice delle cose condivisibili qualche volta, ma oggi non ho condiviso il suo tirare per i capelli il presidente Moro. Non l'ho condiviso affatto, così come non ho condiviso il suo giudizio di inciviltà su questo dibattito.
Abbiamo parlato di fatti politici, non abbiamo parlato di aule giudiziarie, non abbiamo accusato nessuno di reati, non abbiamo minacciato nulla. Abbiamo solamente chiesto conto di come vengono spesi i soldi dei sardi, quali convegni si finanziano, e abbiamo chiesto che cosa ci facevano a Suelli, insieme al Presidente della Regione, persone condannate per mafia.
Non si stupisca, presidente Floris, del fatto che chiediamo conto di fatti politici. Nella passata legislatura, per un cattivo comportamento, forse, di una commissione di gara, è stata istituita una Commissione d'inchiesta consiliare! Altroché se si è discusso! Comunque, francamente, è poco importante quello che eventualmente verrà detto sull'elicottero dei carabinieri, a suo tempo se ne parlò persino in Parlamento, è invece importante dire che il Governo Cappellacci è finito, questa legislatura è finita.
I suoi consiglieri regionali non le stanno togliendo la fiducia, signor Presidente, le stanno semplicemente togliendo il Governo. Da domani non sarà più il suo Governo, sarà il Governo loro. L'ha spiegato molto bene il collega Milia, dicendo che loro hanno i voti e chi ha la rappresentanza deve partecipare al Governo. Se conta tutti i voti lei ne ha centomila in meno, il che vuol dire che di quote di governo non gliene lasceranno. Oggi stiamo persino precostituendo una modifica istituzionale: stiamo passando, in corsa, da un Presidente eletto a una sembianza di Presidente eletto e a una Giunta che verrà sostituita dai capipartito. Torniamo al modello afghano, ogni assessorato sarà un protettorato, ognuno seguirà il suo pezzo di potere. L'idea di una Sardegna che va avanti tutta insieme, l'idea di un progetto comune per il bene comune è accantonata. Quanto prima finisce del tutto questa legislatura meglio è. Non serve più a nessuno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, diceva l'onorevole Floris - sintetizzo estremamente il concetto da lui espresso -, facendo riferimento a un grande politico, Aldo Moro, che trasformare atti amministrativi in reati è contro i diritti dell'uomo. Ripeto, ho sintetizzato alquanto la sua frase. Io sono sostanzialmente d'accordo con quanto lui ha detto e che affermava a suo tempo Aldo Moro, ma, onorevole Floris, nessuno in quest'Aula ha cercato o vuole cercare reati. Ad altri spetta questo compito, non è compito di quest'Aula e non ci interessa parlarne. Quello che invece abbiamo voluto dimostrare è l'inopportunità politica di certi atti, che altri valuteranno se sono reati, e l'insufficienza dell'azione di governo di questa Giunta.
Abbiamo voluto anche rilevare, però, che la sua difesa, signor Presidente, è stata slegata dalla discussione in Aula - l'hanno detto altri, per cui non mi soffermo su questo - e inadeguata a dare una risposta a molte delle domande politiche che sono emerse oggi, e non solo dagli interventi della minoranza. E' stata anche un'ulteriore dimostrazione di come all'Isola servano una Presidenza della Regione e una Giunta diversa. Anche la difesa da parte della maggioranza, però, e questo va messo in evidenza perché è un fatto politico importante, non è un pettegolezzo, ma uno dei pilastri della discussione di oggi, più che sulla promozione del suo operato, che avrebbe rafforzato la sua posizione, è stata basata sull'accusa all'opposizione di voler processare qualcuno. Non si è voluto cioè affrontare il vero problema, perché diversamente più di uno avrebbe dovuto dire che è d'accordo con noi.
Sapete bene che c'è stata una discussione seria e onesta da parte della minoranza e sapete altrettanto bene che sono emersi chiaramente i limiti dell'azione di governo e la poca credibilità che i fatti che sono emersi in questi ultimi mesi hanno aggiunto all'azione di governo di questa Giunta. E questo non l'abbiamo detto solo noi, ma l'hanno detto tanti in quest'Aula, anche se solo noi saremo coerenti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Signor presidente Cappellacci, la reazione violenta, livorosa, al limite della diffamazione gratuita, da parte dell'onorevole Soru costituisce la prova provata che il suo intervento ha davvero colto nel segno.
Onorevole Soru, non ha fatto nemmeno una che sia una censura sulle cose elencate dal Presidente, quelle reali, quelle percepibili. Lei, come al solito, forse perché frequenta da mesi le aule giudiziarie, si è invaghito del ruolo del pubblico ministero e ha rivolto nei confronti del Presidente una serie di contumelie di cui si deve vergognare! Lei si deve vergognare perché, guardi, nonostante nella scorsa legislatura sia stato sollecitato per mesi sull'affaire Saatchi & Saatchi a dare conto a quest'Aula, lei è stato reticente. E' stato reticente quando le è stato chiesto di far dimettere il suo direttore generale; è stato reticente quando le abbiamo chiesto conto dei 50 milioni di euro restituiti all'Unione europea sui fondi sociali, prima che la sua maggioranza la cacciasse via da quest'Aula! E allora di che cosa deve lamentarsi? O forse pretende di venire a fare lezioni di morale o a indicare al presidente Cappellacci la strada? No, noi non seguiremo la sua strada.
Presidente Cappellacci, continui sulla strada tracciata, le abbiamo ricordato tutti che va rafforzata, va migliorata. Con la sua guida riteniamo che possa rafforzarsi il progetto del centrodestra e a noi tutti spetta preservare dagli egoismi dissociativi, che vengono anche dall'opposizione, questo contributo essenziale alla stabilità del sistema politico. Allora, noi non stiamo qua a rinvangare tour in elicottero con imprenditori privati pagati dai contribuenti pubblici; non stiamo qui a rinvangare altre cose che sono emerse. Se ha il coraggio, onorevole Soru, chieda una commissione d'inchiesta, così come noi abbiamo avuto il coraggio di chiederla sull'affaire Saatchi & Saatchi. Chieda anche lei una commissione d'inchiesta sull'eolico, poi ci divertiremo ad andare a verificare che cosa ha fatto la sua Giunta e cosa ha fatto lei nel periodo in cui quelle assegnazioni venivano fatte. Ci divertiremo tutti e alla luce del sole, non allestendo qua tribunali del popolo e puntando il dito su cose che lei sa benissimo appartengono soltanto alla fantasia e alla propaganda che viene dai vostri banchi. Oggi non siete stati neppure capaci di indicare qualcosa di alternativo a quello che vi ha detto il Presidente e a quello che sta facendo questa maggioranza. Quindi, per favore!
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Stochino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STOCHINO (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, a scanso di equivoci, perché non vorrei che l'opposizione interpretasse male il mio pensiero, esprimo un voto secco, un "no" secco alla mozione di sfiducia. Lo faccio con convinzione, a ragion veduta e anche supportato da dati certi che ho avuto modo di verificare in questo anno e mezzo di governo Cappellacci. Lo faccio partendo dal mio territorio - lo dico al collega Sabatini - dove il presidente Cappellacci è stato presente, dove ha dato risposte certe, quelle risposte che purtroppo la Giunta Soru non ha saputo dare. Voglio parlare di aeroporto, voglio parlare di risistemazione della situazione Sarind, voglio parlare di Piani integrati d'area, di quegli stessi Piani che voi il 15 dicembre del 2008 volevate deliberare solo a fini elettorali. Di queste cose oggi non abbiamo parlato e forse, caro presidente Cappellacci, ne dovremmo parlare con i sardi per far capire che gli ululati dell'opposizione sono falsi e tendenziosi.
Voglio anche parlare di tempi. Ho parlato prima di un anno e mezzo di governo, e allora, presidente Soru, ex presidente Soru, onorevole Sanna, vorrei capire se in un anno e mezzo una Giunta regionale è in grado di produrre tutti gli sfasci di cui parlate voi oppure se è il frutto del non lavoro nei cinque anni precedenti che stiamo adesso raccogliendo? Forse stiamo parlando di quello, ma credo che i sardi queste cose le capiscano.
Voglio parlare di leggi fatte a metà, presidente Soru, come quella dei consorzi industriali, che ci avete lasciato in eredità e che ancora oggi sta causando danni agli stessi consorzi industriali e alle aziende insediate nelle relative aree. Voglio parlare della misura 4.9 sull'agricoltura, che avete tenuto ferma per tre anni e che non ha dato risposte agli agricoltori.
PRESIDENTE. Onorevole Stochino, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Onorevole Rassu, va bene che siete i figli politici degli estensori della "legge bavaglio", ma se permette in quest'Aula noi continuiamo a riservarci la prerogativa di esprimere i nostri pensieri e le nostre posizioni, anche se queste a volte non vi piacciono, anzi oggi a quanto pare vi hanno molto innervosito. E ce la riserviamo soprattutto in questo frangente, dopo aver constatato la mediocrità e l'inconsistenza della replica dell'onorevole Cappellacci. Un elenco noiosissimo di delibere di Giunta, che si poteva evitare, perché le aveva già elencate benissimo l'onorevole De Francisci. Neanche una delle questioni sollevate da noi nella mozione di sfiducia è stata da lei rimossa, presidente Cappellacci, o ha trovato risposta. Le sue parole non ci hanno certamente confortato, né hanno chiarito la situazione nella quale ci troviamo oggi in Sardegna. Non solo, gli interventi dei colleghi della maggioranza hanno ulteriormente consolidato molte delle nostre convinzioni, in particolare quella secondo la quale lei, Presidente, ha ormai perso - mai ne avesse avuto una! - totalmente la sua autorevolezza; l'autorevolezza per una funzione così alta quale quella di Presidente della Regione. Dai vostri interventi è emerso soprattutto questo dato, ovvero la debolezza del Presidente che guida oggi la Regione.
Colleghi della maggioranza, so e sappiamo che in tanti di voi c'è questa consapevolezza. Non servirà a nulla, anche se oggi abbiamo capito che probabilmente i nuovi assetti di Giunta ormai sono già consolidati e probabilmente la nuova Giunta è pronta, magari con l'uscita di qualche altra donna, così come è stato fatto precedentemente, e non servirà a nulla rimuovere dalle spalle del Presidente il giogo - il giogo! - politico e imprenditoriale romano per sostituirlo, cambiando gli Assessori, con un altro giogo tutto in salsa sarda. Non servirà mettere l'onorevole Cappellacci sotto la tutela dei big sardi del centrodestra per ridare dignità alla Sardegna, per consentirle di riprendere una strada virtuosa. Non servirà per l'ennesima volta, così come è successo recentemente, cacciare e sostituire Assessori per invertire una rotta che mai è stata diretta verso l'interesse dei sardi. Il problema sta nel fulcro del Governo. Non serve cambiare l'ordine dei fattori, purtroppo non serve perché il prodotto non cambierà. Il problema è lei, presidente Cappellacci, che ha perso l'autorevolezza, che non è mai stato e non è all'altezza del compito assegnatole. Questo il motivo della richiesta di dimissioni e della mozione di sfiducia, che voterò con coscienza e anche con la profonda convinzione di interpretare il sentire e il volere di gran parte del popolo sardo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Intervengo per confermare il voto contrario alla mozione che è stata presentata dai colleghi del centrosinistra e per preannunciare un'interrogazione al presidente Soru, chiedo scusa, intendevo dire al presidente Cappellacci, ma dovrebbe rispondere il presidente Soru - non era un errore! -relativamente alle autorizzazioni che Carlo e Rodolfo De Benedetti hanno ottenuto, negli anni in cui governava lui, nelle zone industriali di Villacidro e Macchiareddu. Con l'interrogazione intendiamo chiedere notizie dell'accordo di programma che il presidente Soru ha sottoscritto in un momento nel quale non avrebbe potuto farlo essendo già dimissionario. Ciò nonostante ha sottoscritto un accordo di programma che, guarda caso, almeno un soggetto non ha firmato in quel momento, ma lei lo ha firmato, così come lo hanno firmato l'amministratore di De Benedetti e il rappresentante della Provincia di Cagliari.
Ci deve dare notizie, presidente Soru, di quell'accordo di programma, in cui si ipotizzava la cessione di 100 ettari alla ditta De Benedetti. Queste non sono storie, sono atti e sono depositati. Non sono le chiacchiere di Suelli, caro lei! Quando lei voleva commissariare i consorzi industriali l'assessore Rau andava a fare l'apripista con l'imprenditore Carnevale. Se n'è dimenticato, onorevole Soru? Si è dimenticato di questo piccolo particolare? Vede, sono cose che in alcuni consorzi industriali esistono ancora, ma purtroppo non le hanno dato retta, l'hanno messa legalmente e legittimamente alla porta!
E lei oggi si permette di fare la morale a noi? Ma dobbiamo scoperchiare veramente tutto? Ma lei pensa che ci impieghiamo molto? Adesso i cordoni della borsa li abbiamo noi, non li ha più lei, però possiamo tirarle fuori tutte queste cose. Lei non è immune, compreso l'episodio dell'elicottero, a bordo del quale non ha mai detto esattamente chi c'era. E se quell'elicottero era dei carabinieri, male hanno fatto i carabinieri a non prendere un'altra strada, anziché quella delle coste sarde!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Annuncio il nostro voto contrario alla mozione. Pensavo che le cose potessero andare meglio. Devo dire, presidente Cappellacci, che tra il suo intervento e quello di replica dell'onorevole Soru il suo sarà per noi sempre la cosa migliore, perché qualcuno può anche non condividerlo nei contenuti, ma io non condivido, noi non condividiamo il modo, il metodo, la barbarie con cui è stata portata avanti quella replica. Una replica che si sarebbe potuta fare in modo diverso. Io ho parlato di doppia morale e questa ne è la testimonianza. Qualcuno, però, quando in modo farneticante parla di delinquenza organizzata, forse non si rende conto delle parole che pronuncia. Delinquenza organizzata, ma di chi? Forse che Flavio Carboni, quando frequentava casa Caracciolo, era un delinquente che portava la delinquenza organizzata in una rispettosa famiglia? Forse che quando Flavio Carboni aveva una compartecipazione ne La Nuova Sardegna, portava la delinquenza organizzata in un giornale più che rispettabile? Questa è la doppia morale: quando è con me è un nobiluomo, quando è con gli altri è un delinquente, e si usano termini pesanti, pesantissimi, da tribunale dell'Inquisizione. Questo non lo accetteremo mai, nel modo più assoluto.
Guardate, la doppia morale, ad esempio, è quella per cui nella passata legislatura si è intervenuti sulla cubatura, dividendola, spalmandola sulle nostre coste e facendo apparire che niente fosse successo. Chi c'era sa di cosa parlo, chi non c'era vada a verificare quanta cubatura è stata concessa. Oppure è morale che il Casic venti giorni fa abbia affidato 10 ettari a Tiscali per installare cinque pale eoliche? In base a che cosa? In base a che cosa questa preferenza? Proviamo a parlare liberamente. De Benedetti è andato a Chilivani, è andato a Villacidro e ha avuto 200 ettari del Casic, perché?
E' questa la morale? Guardiamo sempre nelle tasche degli altri e nella tasca nostra no! Voi siete i bravi e noi siamo i cattivi, voi gli onesti e noi i disonesti, questo è il discorso. La dovreste smettere una volta per tutte! Ma non riguarda voi, riguarda lui, perché ha cambiato il tono della voce nell'ultimo intervento che ha fatto, dandogli un taglio completamente diverso e vergognoso!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Purtroppo rischio di ripetermi perché effettivamente i due interventi che mi hanno preceduto hanno detto prressoché tutto, però due precisazioni le vorrei fare anch'io, perché bisogna essere precisi. Andiamo un po' sul discorso delle nuove entrate, perché ho sentito in merito delle invettive contro il presidente Cappellacci. Guardi, onorevole Soru, che noi nella manovra finanziaria del 2010 le nuove entrate le abbiamo messe a bilancio, gliel'ho ricordato anche prima. Abbiamo dovuto tappare con 600 milioni di euro i buchi che ci ha lasciato lei, con altri 400 milioni di euro i buchi che ci avete lasciato sulla sanità, e abbiamo dovuto fare la finanziaria con i rimanenti 300 milioni. Capito, onorevole Soru?
Un'altra cosa, giusto per ragionare. Qualcuno ha citato giustamente i propri maestri, i propri padri, e anch'io cito il mio: Giorgio Almirante, fedeltà, trasparenza e soprattutto coerenza. Lei ha parlato di coerenza prima, ok? Ebbene, nonostante avesse ricevuto un avviso di garanzia, lei ha continuato a fare il Presidente dei sardi, non ha dato le dimissioni. E le dirò di più, è stato talmente poco coerente, almeno rispetto a quello che ha detto - io non mi sarei meravigliato, non mi fa specie il fatto che lei si sia candidato -, da accettare la candidatura pur essendo portatore di un avviso di garanzia. Ripeto, a me non crea nessun problema, perché sono comunque garantista, però lei, per cortesia, lasci perdere i suoi toni, il suo livore, il suo astio, perché li percepiamo. E' qualcosa che non va sicuramente a merito suo. Io ho un profondo rispetto della sua intelligenza, però, mi creda, ha una caduta di stile enorme quando usa quei toni.
Lasciamo perdere ora l'onorevole Soru. Ho sentito altri colleghi addirittura accusare noi di mafia. Ma non scherziamo! Credo che qui dentro si sia trasceso oggi, abbiamo sentito di tutto e di più, abbiamo sentito cose intollerabili. Lei, onorevole Soru, dovrebbe dare il buon esempio ai suoi e non fare il "capomanipolo", mi consenta, anche nei modi in cui si esprime, perché è pieno di livore, di astio nei confronti di un Presidente che è da diciassette mesi al governo e che è stato anche, secondo me, fin troppo corretto nella sua esposizione, perché in fondo ha citato fatti, non parole. Noi qui, in un'aula consiliare, abbiamo assistito in diretta a un processo, nemmeno mediatico, perché non è mediatico, quindi sicuramente…
PRESIDENTE. Onorevole Locci, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Milia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.). Signora Presidente, non erano previste queste dichiarazioni di voto, ma non si può tacere quando si viene tirati per i capelli con le calunnie, perché sono calunnie quelle riversate in quest'Aula dal presidente Soru nei confronti di un'intera maggioranza, di un intero Consiglio regionale, tacciato di contiguità perlomeno con la mafia. Queste sono state le parole usate, se estrapoliamo le registrazioni constatiamo che di questo si tratta.
Ma non si è fermato a questo l'onorevole Soru. Poiché sono abituato ad ascoltare sempre, ho notato che per tre volte, fra la scorsa seduta e questa, egli ha richiamato la Tirrenia, parlando di Tirrenia svenduta ai siciliani, e sappiamo benissimo dove voleva arrivare anche in quel caso. Allora, bisogna sgombrare il campo dagli equivoci. In quest'Aula non c'è contiguità con la mafia e non ci sono amici della mafia, a meno che qualcuno non alzi la mano e si autoaccusi. Stiamo veramente trascendendo ogni limite dei buoni rapporti parlamentari. Noi siamo persone che cercano - male - di fare il loro dovere e non possiamo essere né calunniati, né diffamati con affermazioni gravissime come quelle che lei, presidente Soru, ha fatto in Aula. Lei ha richiamato il mio intervento, ebbene noi siamo da sempre proporzionalisti e parlamentaristi, i regimi afghani forse sono nella sua mente da Mullah Omar. Noi non abbiamo tirato portacenere agli Assessori e non abbiamo cacciato via gli Assessori, uno dopo l'altro, in questi diciotto mesi di legislatura, come invece è successo nella legislatura scorsa. Noi siamo democratici, a differenza di qualcun altro!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Io comprendo che il presidente Cappellacci si sia sentito poco difeso dalla sua maggioranza e quindi anche i cinque minuti di sospensione forse sono serviti. Ognuno interpreta il suo ruolo come crede, come è capace o come vuole. E' legittimo e credo che anche l'atteggiamento odierno del Presidente della Regione sia stato legittimo, però la mia impressione è che abbia interpretato questa mozione come una pratica da adempiere. Poi c'è il rimpasto, poi c'è una fase, secondo lui, di rilancio della maggioranza, un cambio di Assessori, da tecnici a politici. Una pratica da adempiere, ripeto, non si giustifica altrimenti un intervento che è stato un'elencazione di delibere, di fatti più o meno importanti, ma non avevamo bisogno di quello.
C'è una mozione che credo sia stata presentata seriamente, la cui premessa riguarda dei punti politici, l'emergenza socioeconomica, il modo in cui in questi diciassette mesi di governo la Giunta regionale ha affrontato o non affrontato i problemi; c'è poi una parte che attiene al rapporto tra lo Stato e la Regione, al modo in cui la Giunta regionale si è confrontata con lo Stato. Noi abbiamo fatto una serie di critiche, una serie di rilievi, una serie di accuse, non nuove. Abbiamo giudicato inadeguati il Presidente e la sua Giunta, sia in fase di programmazione degli interventi, sia in fase di attuazione. Abbiamo anche attinto dalle recenti vicende giudiziarie per far emergere l'influenza che, secondo noi, hanno esercitato alcuni gruppi di potere affaristici e abbiamo chiesto conto di alcune nomine, soprattutto dopo le affermazioni del 10 giugno scorso.
Questo era il senso della mozione, a questo il Presidente doveva attenersi. Anche questa volta è andato invece fuori tema, ha parlato d'altro. Noi riteniamo e siamo convinti che la mozione di sfiducia debba essere votata e invitiamo ancora una volta tutto il Consiglio regionale ad avere un sussulto di dignità e a mettere fine a questa penosa legislatura.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ladu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Devo dire che non sono per niente entusiasta del dibattito di questa sera, anche perché avevo già capito come sarebbe andato a finire. Devo anche dire che l'esito del voto su questa mozione è scontato, perché all'atteggiamento dell'opposizione si contrappone un'adeguata risposta della maggioranza, che respinge al mittente la mozione stessa.
Si vedeva da subito che c'era una certa ambiguità nel contenuto della mozione, perché da una parte si volevano accennare alcuni problemi economici e sociali che la Sardegna sta affrontando, si voleva parlare di emergenze - e su questo ci possiamo anche stare, perché mai noi ci siamo tirati indietro e mai ci tireremo indietro di fronte ai problemi veri che riguardano la Sardegna -, dall'altra si voleva sfiduciare il Presidente. Credo che su questo tutti noi siamo chiamati a confrontarci, a dare risposte adeguate per il popolo sardo, però non possiamo speculare su un'indagine della magistratura, che al momento, per quanto mi riguarda, è solo un processo alle intenzioni. Quindi bisogna essere corretti anche su questo, perché l'indagine deve seguire il suo corso e noi non possiamo sostituirci alla magistratura.
Devo ricordare che nella passata legislatura erano contemporaneamente indagati il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio regionale, eppure noi non abbiamo mai chiesto una convocazione del Consiglio per sostituirci alla magistratura. Io ho sentito toni veramente inquisitori stasera, che non sono accettabili nel Consiglio regionale. Il Consiglio regionale si deve occupare di altre cose. Non condivido nella maniera più assoluta il modo in cui si è voluto trasformare il dibattito, che avrebbe potuto essere un dibattito serio e costruttivo sulla crisi gravissima che la Sardegna sta in questo momento affrontando, su come si può uscire da questa situazione, però non possiamo confondere o tentare di confondere le cose parlando di fatti che non riguardano assolutamente le competenze di questo Consiglio regionale. Per questo motivo dico che non si può essere garantisti a corrente alternata. Garantisti lo si è sempre, non solo se si è all'opposizione anziché al governo o viceversa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Io davvero ritengo che il presidente Cappellacci non abbia contestualizzato perfettamente il suo intervento e la sua replica, perché ha voluto parlare alla Sardegna, ha voluto dire quello che deve dire un Presidente alla Sardegna. In quest'Aula, però, il dibattito ha mostrato la sua vera faccia negli interventi finali.
Era inutile parlare alla Sardegna oggi, presidente Cappellacci, perché l'attacco che veniva portato alla sua persona era gestito in malafede e con livore. E l'ha dimostrato pienamente la controreplica fatta dell'ex presidente Soru, che ha citato alcuni fatti in maniera francamente fantascientifica - potrei ricorrere a un termine clinico, ma non lo voglio usare, non vorrei apparire offensivo -, ha dato una lettura dei fatti ricordando solo le cose che gli interessano. E' assolutamente sintomatico che, parlando dell'ex direttore generale della Presidenza, ci si ricordi di 30 mila euro dati sicuramente a tre intellettuali di pregio e si sorvoli sui milioni che erano connessi alla gara Saatchi & Saatchi, su cui esiste già un giudizio penale di primo grado. Ma ancor di più mi colpisce che si rinfaccino i 50 mila euro per il finanziamento di un convegno sul federalismo e si sorvoli sul fatto che a quel convegno uno dei relatori era, onorevole Soru, un suo sodale di partito, l'onorevole Bassolino, che con i soldi della "cricca" ha preso un aereo privato, è venuto qua, ha fatto il suo intervento e se n'è tornato a casa, pagato dalla "cricca".
Ancora di più mi preoccupa, però, l'atteggiamento che viene da una parte della maggioranza di sostegno ad alcune cose gravissime che l'ex presidente Soru ha detto. Questa maggioranza certamente non è unita, lo dico, forse sono uno dei colpevoli di questo, però se noi non siamo uniti voi non siete maturati, perché non è pensabile che voi possiate consentire all'ex Presidente della Regione, che voleva gestire il vostro partito, il maggiore partito dell'opposizione, di dire che il fatto che i partiti vogliano entrare nella gestione della cosa pubblica ci riporta all'Afghanistan. Questo veramente spiega la malafede e il livore e spiega ancora una volta, ancora di più, che noi qua dobbiamo difendere noi stessi, dobbiamo difendere questa Giunta e il presidente Cappellacci, ma dobbiamo difendere la Sardegna da quelli come lui.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ARTIZZU (P.d.L.). Signora Presidente, il mio voto sarà un no elevato al cubo, e se ero convinto prima, e già lo ero in modo perfetto, lo sono ancora di più adesso. Effettivamente, cari colleghi del centrosinistra, vi siete trasformati in un giudice. Non in un giudice serio, in uno dei tanti magistrati seri che oggi popolano le procure, ma in quel giudice di un tempo senza età, di cui canta Fabrizio De Andrè, cioè quello che per un problema di statura che lo aveva, poverino, un po' incattivito nei confronti del resto del mondo, giudicava in base al proprio livore e al proprio odio e quindi mandava alla forca anche gli innocenti e ve li mandava addirittura prima del tempo. Vi siete ridotti a questo!
Caro collega Gian Valerio Sanna, che ci dici tenetevi il Presidente della Regione, io ti dico: ma tenetevi Soru! Tenetevi il vostro leader che avete ritrovato oggi in quest'Aula, perché voi oggi avete ritrovato il leader che vi meritate e adesso ve lo tenete. Un leader tutto scatti, tutto insulti, tutto pause. Sa, Presidente, qualcuno attribuiva allo Spirito Santo le sue pause linguistiche. Secondo me sbagliava, probabilmente si trattava di qualche altro tipo di spirito. Chissà che qualche intercettazione relativa a qualche altro procedimento in altro periodo della nostra cronaca e della nostra storia non venga allo scoperto e magari ci faccia fare tante belle risate, presidente Soru!
Le dico una cosa, Presidente: lei può venire qui, è suo diritto, può sbraitare, accusare, parlare di mafia, del burqa, dell'Afghanistan, di tutto quello che vuole, ma finché non ci racconta finalmente chi c'era su quell'elicottero dei carabinieri - e sono anni che glielo stiamo chiedendo in tutti i modi e in tutte le salse - lei continuerà a essere un consigliere regionale non credibile, perché non ci vuole raccontare uno dei misteri buffi che hanno caratterizzato l'era Soru, l'era in cui lei ha salvato la Sardegna ponendo le basi, lo ricorderete, colleghi, perfino della sua salvaguardia per i prossimi cinquecento anni. Non è riuscito neanche a finirne cinque!
Le voglio dare un consiglio, si ricordi quella bella canzone degli anni '60 che diceva: "Bisogna saper perdere"! Bisogna anche saper perdere nella vita, lei non ha saputo governare da Presidente e dopo non ha neanche saputo perdere dignitosamente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Signora Presidente, il presidente Vargiu mi concede l'onore di intervenire a nome del Gruppo dei Riformatori e io cercherò di essere brevissimo, anche perché l'ora si è fatta tarda.
Su questa mozione ci sono due aspetti. Il primo è un aspetto prettamente politico, e su questo l'onorevole Vargiu ha già detto qual è la posizione dei Riformatori, una posizione di forte sostegno alla maggioranza, ma con qualche critica. Le critiche si fanno quando si vuole migliorare, quando si vuole crescere. Le nostre critiche non sono certamente tese a distruggere, ma sono critiche costruttive, e io sono certo che lei, Presidente, le prende con lo spirito giusto. Quindi, al di là di qualunque interpretazione possa dare, lei ha la più ampia condivisione da parte del Gruppo dei Riformatori.
L'altro aspetto della mozione, che è quello penale, diciamo così, mi ha un po' sorpreso. Io vengo dal di fuori di quest'Aula, ci sono capitato quasi per caso, e francamente che si sia perso un giorno intero a discutere di una cosa di questo genere, con i problemi che abbiamo, con i problemi che ha la Sardegna, mi lascia un pochino perplesso. Tuttavia questa è stata la scelta dell'opposizione e naturalmente era necessario rispettarla.
Voglio solo dire poche parole sull'intervento del presidente Soru. Presidente, mi creda, lei ha fatto un buon primo intervento, mi è piaciuto molto. Naturalmente non lo condivido, però è stata una bella dimostrazione di intervento in aula su un argomento così delicato. Il secondo intervento, invece, mi ha molto deluso, lo posso dire con sincerità. Non voglio sapere, non mi importa affatto di sapere chi c'era sull'elicottero francamente, però mi hanno lasciato perplesso il livore, l'astio, i toni che lei ha usato in questa sorta di furia che le è venuta. Francamente sentir parlare di mafia, di delinquenza, ascoltare la descrizione di un mondo di delinquenti e sentirsi dire: "Questo mondo le appartiene", non è tollerabile. Se io fossi stato al posto di Ugo Cappellacci mi sarei alzato e me ne sarei andato. Forse non se ne poteva andare, non lo so, non conosco il Regolamento, ma questo è quello che io avrei fatto.
A nome dei Riformatori le esprimo, Presidente, sotto il profilo politico naturalmente, ma soprattutto sotto il profilo penale, il più ampio sostegno possibile in tutte le sedi. Non pensiamo, non crediamo e non crederei che lei fosse un delinquente neanche se ce lo dicesse personalmente, quindi ha la nostra totale fiducia, senza le riserve di cui ha parlato il collega Pitea. Votiamo pertanto convintamente contro questa mozione.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, lei si è iscritto a parlare, ma è già intervenuto per dichiarazione di voto, quindi non può intervenire di nuovo. Se intende intervenire per fatto personale potrà farlo alla fine della seduta, adesso non è possibile.
Ha domandato di parlare il consigliere Marco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI MARCO (P.D.). Signora Presidente, colleghi, nel famoso film "Il gladiatore" il protagonista a un certo punto dice: "Al mio segnale scatenate l'inferno". Voi vi siete riuniti e avete detto: "Riprendiamo tutti i nostri argomenti della scorsa legislatura, ributtiamoli in questo dibattito, proviamo a dire che siamo tutti uguali e che la minoranza non deve osare più affrontare temi che possono sembrare scomodi, perché ha scheletri nell'armadio".
Voi non riuscirete a rovesciare la realtà. Se avete notizie di reati andate da un magistrato. Nella scorsa legislatura avete parlato tutti i giorni, a tutte le ore, delle cose che avete ripreso oggi, continuate a farlo. Io dico che dovremmo promuovere una commissione d'inchiesta su quello che sta accadendo ed è accaduto, e non temiamo che si usi su questo tema, cioè sul tema dell'eolico e delle commistioni con influenze esterne, il linguaggio della verità e della conoscenza dei fatti, che è decisivo per sapere se la nostra Regione può ancora essere amministrata da chi ha assunto comportamenti come minimo inavvertiti.
Non si può parlare di mafia e di camorra, secondo voi, ma il fatto che Dell'Utri, un condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, venga qua a organizzare il business dell'eolico che cosa ci autorizza a pensare? E che i capitali che venivano apprestati per questi affari fossero di provenienza mafiosa è una cosa che ci sta? Ed è questo il punto per cui noi ci permettiamo di riprendere le cose che leggiamo da chi ha il compito di indagare su questi fenomeni. L'ha detto la Commissione antimafia che quello che sta avvenendo attorno alle energie rinnovabili in Sardegna è un grande pericolo. Qual è il ruolo di Cosentino in questa vicenda? Cosentino è un signore che coordina il P.d.L. in Campania e che è stato costretto a dimettersi perché c'è da parte di un giudice una richiesta di arresto per associazione di stampo camorristico. Dunque di queste cose possiamo serenamente parlare, senza nessun odio, senza nessun astio. Sono cose che preoccupano noi e che dovrebbero preoccupare tutti.
L'intervento del presidente Cappellacci, lo hanno detto in diversi modi un po' tutti, era decontestualizzato, mettiamola così, lunare, parlava d'altro. Noi abbiamo presentato una mozione e bisognava attenersi al dibattito e a ciò che chiedeva la mozione, questo da parte di tutti. Poi se volete parlare dei consorzi industriali fate qualcosa, presentate una mozione, magari un'interrogazione ai precedenti Assessori, fate quello che ritenete, ma noi abbiamo posto delle domande a cui il Presidente continua a non rispondere. Il Presidente continua a non dirci perché incontrava quei personaggi che interferivano e influivano sulle scelte della Regione - e le scelte ci sono state -, continua a non dirci perché…
PRESIDENTE. Onorevole Meloni, ha già esaurito il tempo.
(Interruzione del consigliere Marco Meloni)
PRESIDENTE. Per cortesia, si attenga alle regole, come tutti. Grazie.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, intervengo per porre una domanda retorica e per esprimere un senso di avvilimento che credo colpisca tutti noi: dove vogliamo arrivare? Cioè, possiamo pensare che una seduta del Consiglio regionale, impegnato per una giornata a dire cose molto serie, si concluda con questa estetica del rinfaccio oppure con una esasperazione dei toni? Credo che la domanda sia legittima: ma dove si vuole arrivare?
Ritengo che siano state utili le cose che in questa giornata sono state dette sulle entrate, sul fisco, sul fatto che il ministro Calderoli ci attende a breve a un confronto serio, sul fatto che abbiamo da fare delle riforme molto importanti per quanto riguarda il nostro Statuto e la nostra sovranità. Se pensiamo che una rissa finale porti un grande vantaggio alle forze politiche, vorrei ricordare che Cicerone andò in Sicilia e pensò, per aver governato bene, che tornando a Roma tutti si sarebbero accorti di lui. Invece arrivò a Napoli e gli chiesero: "Dov'eri in tutto questo tempo". La gran parte delle cose che accadono qui e soprattutto quelle più spiacevoli non hanno nessuna eco, nessuna! Credo che si sia esagerato.
Noi respingiamo, certamente, la mozione di sfiducia, ma è possibile pensare che la si respinge per fare delle cose? E' possibile pensare che c'è l'agibilità politica per cambiare il sistema politico della Sardegna, o pensiamo che nella lotta tra il marchese di Laconi e il marchese di Castelvì noi riusciamo a ricostruire un vero tessuto che ci difenda?
Io penso che semplicemente con il buon senso si capisce che non esce vivo nessuno da uno scontro di questo tipo. Non ne esce vivo nessuno, non si aumenta l'agibilità politica di nessuno. Non si può pensare che Ugo Cappellacci sia contiguo alla mafia, mi sembra un'esagerazione, guardate, mi sembra veramente una cosa fuori scala, che non merita cioè neanche commento. Vorrei anche dire, però: l'onorevole Soru è un uomo che ha fatto il Presidente della Regione, non è un demonio, non lo è. Vorrei capire se è possibile essere maggioranza e opposizione senza dare l'esempio di un cannibalismo che avvantaggerà il ministro Calderoli.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oppi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.). Io stasera ho detto che si stava usando una terminologia pesante, offensiva, poi man mano la tensione è salita e siamo arrivati alla rissa. Non capisco proprio dove vogliamo andare.
Allora, io che ho una conoscenza tecnica delle cose - non ho fatto in tempo a dirlo prima -, dico che molti dei nostri colleghi, del centrodestra e del centrosinistra, hanno sostenuto un sacco di fesserie e hanno fatto accuse che molte volte non avevano senso logico. Il Presidente doveva rispondere e ha risposto. Cosa volete che vi risponda? Volete che si dimetta? Non si dimette, perché non ha fatto niente!
Allora, di questi venti impianti realizzati - così lo chiariamo una volta per tutte - sette od otto sono dell'Enel, sette della Fri-El, e quasi tutti sono stati autorizzati negli anni 2002-2004, quando in effetti, se non c'erano problemi di impatto ambientale, la determina veniva fatta da un funzionario, che si chiamava Farris, ma era un altro Farris. Ebbene, in questa situazione tra il 2008 e il 2009 non è stato autorizzato nessun impianto, né dal presidente Soru né tanto meno dal presidente Cappellacci. Per cui bisogna essere scrupolosi e valutare i documenti, il resto sono chiacchiere!
In quest'ultima fase della discussione si è arrivati alle offese personali e si sono dette cose imprecise. Io potrei fare un'osservazione, che non ho voluto fare sinora: l'unico problema riguardava la Fri-El. Un certo ingegner Boi, cognato dell'ingegner Farris, era consulente della Fri-El, che, come ho sempre detto in tutte le sedi - lo sanno i miei colleghi di Commissione - non è certamente una società seria. Ma dove eravate voi? Se è vero com'è vero che qualche camorrista qui c'è, quando Vigorito, il rappresentante della Fri-El e dell'altra società interessata, la IVPC, in Sardegna ha realizzato sette od otto impianti, voi dove eravate?
Volete fare delle critiche tanto per farle. Il presidente Cappellacci, lo si può attestare dagli atti, dai documenti, dalle intercettazioni, dalle affermazioni fatte dallo stesso Carboni, ha fatto dei provvedimenti lesivi solo degli interessi di questi signori. Dove vogliamo andare? State facendo un interrogatorio stasera e noi accettiamo la rissa in modo anche sproporzionato. Credo che non sia il caso di fare nessun interrogatorio. Il Presidente l'ha già subito, risponderà nelle sedi opportune, ma un minimo di senso pratico bisogna che ci sia in questo consesso, visto che stiamo deteriorando anche i rapporti personali.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Signora Presidente, anch'io non posso non rammaricarmi per la "fase 2" della discussione. Devo dire che tutta la prima parte, fino alla replica del presidente Cappellacci, si è svolta entro binari di decoro e vorrei dire anche costruttivi. Il mio Capogruppo, l'onorevole Vargiu, l'ha evidenziato quando ha voluto sottolineare il fatto che sono emersi numerosi spunti, anzi ha addirittura ringraziato la minoranza per aver voluto, attraverso questa mozione di sfiducia, sollevare una serie di problemi. Poi, mi dispiace dirlo, in gran parte a causa dell'intervento del presidente Soru, i toni sono scaduti e si è parlato di mafia, di camorra, c'è stata una caduta di stile che io personalmente ritengo assolutamente fuori luogo e che mi porta a dire che questa giornata oggi è stata vanificata da queste ultime ore di discussione.
Credo che la maggioranza debba riflettere su quello che è accaduto stasera; debba riflettere sul versante esterno, sul tipo di rapporti che si possono instaurare in queste condizioni, quando la minoranza non riesce a resistere alla tentazione di introdurre argomenti di questo genere. Penso che debba riflettere anche al suo interno per chiedersi se sia sufficiente un rimpasto per mettere fine ai tanti problemi che si sono manifestati in questi mesi e anche nella discussione di oggi, perché è giusto che queste cose vengano dette, o se al contrario non sia necessario fare un discorso molto più approfondito, un ragionamento capace di evidenziare non soltanto le criticità, ma anche le priorità.
Vedo che il tempo purtroppo sta per scadere. Credo che il presidente Cappellacci su questo debba fare uno sforzo in più. Presidente Cappellacci, lei che è un galantuomo, noi glielo riconosciamo, gliel'abbiamo riconosciuto anche oggi senza riserve, aiuti questa maggioranza a volare alto, perché ne abbiamo bisogno noi, come Consiglio, ma ne ha bisogno la Sardegna. Questo è il modo migliore attraverso il quale respingere tutte le cose spregevoli che sono state dette questa sera in quest'Aula. Grazie.
Votazione per appello nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione per appello nominale della mozione numero 73. Coloro i quali sono favorevoli risponderanno sì; coloro i quali sono contrari risponderanno no.
Estraggo a sorte il nome del consigliere dal quale avrà inizio l'appello. (E' estratto il numero 60 corrispondente al nome del consigliere Rassu.)
Prego il consigliere Segretario di procedere all'appello cominciando dal consigliere Rassu.
DESSI', Segretario, procede all'appello.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - il Presidente Cappellacci.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 74
votanti 72
astenuti 2
maggioranza 37
favorevoli 27
contrari 45
(Il Consiglio non approva).
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Grazie, signora Presidente, rubo solamente due minuti, i colleghi non si impensieriscano. Intervengo per chi avrà la bontà di stare a sentire, ma soprattutto perché rimanga agli atti.
Intervengo per fatto personale ai sensi del terzo comma dell'articolo 79 del Regolamento interno, che riguarda il caso in cui vengano riportati in maniera errata degli accadimenti della scorsa legislatura, e quindi attribuiti al precedente Governo. Mi riferisco all'onorevole Milia, innanzitutto, che non c'è. Magari, onorevole Oppi, mi farà il favore di riferirgli ciò che sto per dire. L'onorevole Milia ha citato un fatto che sarebbe accaduto in una riunione di Giunta, ovvero il lancio di un posacenere. Siccome questa fandonia, questa calunnia è circolata negli anni come un venticello e oggi è stata ripetuta in Aula, colgo l'occasione per lasciare agli atti che nella sala della Giunta regionale non c'erano posacenere, non si fumava. Si è trattato semplicemente di una calunnia. Devo anche dire che io ho sentito una calunnia sull'onorevole Milia, però non la riferisco, perché non ci credo, e forse pure lui farebbe bene a comportarsi in questo modo.
Ho bisogno di due secondi ancora per argomentare su quanto ho sentito dall'onorevole Oppi, che ha fatto un riepilogo, effettivamente, dei parchi eolici che sono stati autorizzati. Tutte le domande sono state presentate precedentemente al periodo in cui ha operato il nostro Governo. Tra il 2002 e il giugno del 2004 sono state inoltrate domande per 3.800 chilowatt, e cioè per l'installazione di circa 3 mila torri eoliche, un'enormità! E' agli atti. Le prime delibere della Giunta erano finalizzate a negare, cancellare, stralciare, eliminare in tutti i modi possibili questa eventualità. Solo due parchi eolici sono stati ampliati in quella legislatura, quelli di Tula e Sedini, e l'Enel in cambio di quelle nuove torri eoliche si impegnò a eliminare un equivalente numero di torri nel Monte Arci.
Signor Presidente, se mi ascolta le do un suggerimento. Sono stati ampliati, dicevo, due parchi eolici da parte dell'ENEL, e non di ditte sconosciute, a Sedini e a Tula, con l'installazione di un numero di torri pari a quelle che la società si era impegnata a togliere dal Monte Arci, sito di interesse comunitario. Mi risulta che non le abbia ancora tolte, ricordateglielo.
Si è parlato, lo ha fatto l'onorevole Giacomo Sanna, di interessi del gruppo De Benedetti a Villacidro e da qualche altra parte. Io non so se siano stati autorizzati impianti fotovoltaici a Villacidro, so per certo che ho lavorato perché a Villacidro venisse impiantata una fabbrica di pannelli fotovoltaici, non un impianto fotovoltaico del gruppo De Benedetti. Ancora una volta stiamo parlando eventualmente di Sorgenia, che è il terzo gruppo di elettricità in Italia, che credo abbia ogni diritto di lavorare anche in Sardegna. Non stiamo parlando di persone specializzate nel truccare le carte, prendere un'autorizzazione e rivenderla il giorno dopo, come purtroppo è accaduto per la gran parte delle autorizzazioni concesse in Sardegna. L'ho già detto e non mi ripeto.
Infine, il collega Artizzu mi ha chiesto chi ci fosse a bordo di quel benedetto elicottero. Mi fa veramente piacere questa domanda e se mi fosse stata fatta nel passato magari avrei risposto. Peraltro, l'ho detto tante volte, esiste persino un'interrogazione parlamentare a cui ha risposto il Governo di destra dicendo che non solo era legittimo, ma che era il modo giusto di utilizzare i mezzi pubblici, in questo caso dei carabinieri, e non certamente un elicottero privato a spese eventualmente del privato interessato. Per fare che cosa? Per andare a vedere i siti minerari dismessi. Mi è stato detto che ho fatto l'agente immobiliare della Regione. Certo, ho fatto l'usciere, ho fatto tutto, anche l'agente immobiliare. Sono andato a mostrare i siti che da trent'anni aspettano di essere bonificati e per i quali non abbiamo risorse. Abbiamo fatto un bando internazionale chiedendo a queste persone di occuparsene, di bonificare e di ricostruire, esattamente quello che avevamo detto in campagna elettorale. Era un'offerta talmente "allettante" che purtroppo non l'ha accettata nessuno! Suggerisco ancora una volta, signor Presidente, è stato fatto un grande lavoro…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Soru. Il tempo è scaduto, erano cinque minuti.
Scusate un attimo, vorrei dare un chiarimento, visto che l'onorevole Floris ha qualche perplessità. Onorevole Floris, la invito a leggere il terzo comma dell'articolo 79 sul fatto personale, in cui si dice che in qualunque occasione vengano discussi provvedimenti adottati da precedenti Giunte i consiglieri che di queste abbiano fatto parte hanno diritto di ottenere la parola alla fine della discussione.
La seduta è tolta. I lavori del Consiglio riprenderanno domani alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 22 e 02.