Seduta n.70 del 03/12/2009 

LXX Seduta

Giovedì 3 dicembre 2009

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente CUCCA

indi

del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 10 e 24.

SANJUST, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del venerdì 16 ottobre 2009 (62), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giorgio Locci, Sergio Milia, Nicola Rassu, Adriano Salis e Paolo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 3 dicembre 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge.

De Francisci - Caria - Diana Mario - Bruno:

"Integrazione alla legge regionale 18 maggio 1994, n. 21 (Norme per la protezione degli animali e istituzione dell'anagrafe canina)". (91)
(Pervenuta il 24 novembre 2009 e assegnata alla settima Commissione)

Dedoni - Vargiu - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula:

"Interventi a tutela dell'artigianato artistico e tradizionale della Sardegna". (92)
(Pervenuta il 27 novembre 2009 e assegnata alla sesta Commissione)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SANJUST, Segretario f.f.:

"Interrogazione Petrini - Locci - Pittalis - Dedoni - Sanna Paolo Terzo - Cherchi - Peru - Piras - Tocco - Campus - Sanna Matteo - Artizzu, con richiesta di risposta scritta, sul concorso bandito dall'Arpas". (178)

"Interrogazione Meloni Marco - Diana Giampaolo - Cocco, con richiesta di risposta scritta, sul ritardo nella trasmissione dei decreti di concessione provvisoria delle agevolazioni previste dai bandi 2008 PIA industria, artigianato, servizi e turismo". (179)

"Interrogazione Maninchedda, con richiesta di risposta scritta, sulla notizia apparsa sul quotidiano La Nuova Sardegna su incarichi professionali alla ASL di Nuoro". (181)

"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta di compartecipazione della Regione al progetto dell'Unione europea (Interreg IV) della Conferenza internazionale dell'anglo-arabo". (182)

"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sui controlli igienico-sanitari e sulle conseguenze di carattere economico e sociale dell'importazione in Sardegna di latte liquido termizzato". (183)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanza pervenuta alla Presidenza.

SANJUST, Segretario f.f.,

"Interpellanza Barracciu - Cucca - Mariani - Capelli - Pittalis - Mula - Ladu sulla necessità di salvaguardare il Liceo musicale di Nuoro, istituto altamente formativo e unico nel contesto isolano, rispondente alle esigenze formative di un vasto territorio". (57)

PRESIDENTE. In attesa che arrivi la Giunta, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 27, viene ripresa alle ore 10 e 50.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Campus, Contu Mariano, Manca e Uras sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 39 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccureddu - De Francisci - Diana Giampaolo - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Lai - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Planetta - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.

Continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione

(legge finanziaria 2010)" (76/S/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 76/S/A. Sono in discussione l'articolo 1 e i relativi emendamenti.

E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, prendo la parola sull'articolo 1 perché mi pare opportuno, anche sull'onda della discussione avvenuta in occasione dell'approvazione della finanziaria 2009, fare chiarezza sul fondo unico degli enti locali. Gli emendamenti che abbiamo presentato vanno in questa direzione. Tutti sappiamo e abbiamo confermato più volte che con la riforma del Titolo V della Costituzione si è delineata una nuova architettura delle istituzioni democratiche. Volenti o nolenti dobbiamo accettare che Stato, Regioni, città metropolitane, province e comuni non sono più soggetti sovraordinati o sottordinati, ma hanno pari dignità, ciascuno con propri compiti, funzioni e responsabilità. Non dobbiamo fare lezioni a nessuno. La Regione diventa o ridiventa organo di programmazione e di indirizzo; le province, le città metropolitane e i comuni sono organi di amministrazione, di gestione, di attuazione, ma anche di compartecipazione, ovvero di leale collaborazione alle scelte e alle decisioni, in sede legislativa con il Consiglio delle autonomie, in sede di programmazione e di scelte per lo sviluppo con la Conferenza permanente Regione-enti locali.

Gli enti locali soffrono - ne siamo consapevoli - una condizione di preoccupazione e di tensione, perché sono, anche questo lo diciamo sempre, il primo sportello per il cittadino, il referente diretto soprattutto per i bisogni primari; il resto viene dopo. Devono essere messi in condizioni, da parte della Regione e dello Stato, di poter assolvere compiutamente i propri compiti. Hanno quindi ragione di chiedere un tavolo permanente di confronto, di condivisione, di codecisione sulle scelte di loro diretto interesse.

Avremo certamente occasione, in tempi brevi, almeno me lo auguro, di confrontarci e di assumere decisioni condivise sullo Statuto, sul federalismo, sul riordino del regime dei rapporti finanziari tra Regione ed enti locali, anche se non mi piacciono certi interventi che addirittura sostengono che la modifica dello Statuto potrebbe portare danni alla Sardegna. Occorre un dialogo, un confronto anche aspro tra istituzioni, non la piazza; confronto nelle sedi istituzionali e con i modi che si convengono, nell'interesse di tutti, come sempre abbiamo praticato. E' una considerazione che mi sento di fare, un appello alla corresponsabilità e alla leale collaborazione, costituzionalmente richiamata e richiesta, perché ho sempre personalmente creduto in questi comportamenti, che ho praticato con serietà quando ho avuto responsabilità di governo. Ricordo per tutto e per tutti gli accordi sottoscritti nei lontani anni '90 e '91 con le associazioni degli enti locali, che portarono nel novembre del '93 alla costituzione della prima Conferenza permanente Regione-enti locali, un esempio per tutto il sistema delle autonomie in Italia, che anticipò la stessa riforma costituzionale dei primi anni 2000.

Con una tale dignità si contesta, si propone, si discute, si concordano scelte e decisioni, e puntualmente la terza Commissione ha fatto i conti sul fondo unico degli enti locali nella relazione allegata al disegno di legge finanziario. Gli schemi sono molto chiari. Ma anche la prima Commissione ha compiuto una verifica attenta del percorso compiuto, a partire dalla legge numero 25 del '93, passando per la legge numero 12 del 2005, la numero 9 del 2006, oltre naturalmente alle leggi istitutive delle nuove province, ovvero le leggi che hanno ridisegnato, non so quanto semplificandolo o complicandolo, il quadro delle istituzioni locali in Sardegna. Da questo percorso trae origine l'emendamento, confortato anche dalla considerazione che la stessa terza Commissione svolge nella relazione, a pagina 11, ultimo capoverso, che testualmente così recita: "La Commissione ha discusso inoltre sull'opportunità di conservare in capo alla Giunta regionale la disponibilità di capitoli contenenti risorse per il finanziamento di opere pubbliche di competenza dei comuni o di far confluire tali risorse nel fondo unico, rinviando alla futura legislazione in materia la definizione delle diverse opzioni". Il fondo unico, come tutti sappiamo, come sanno i sindaci dell'ANCI, non è l'unico canale di spesa destinato agli enti locali. Da un'analisi approssimativa, anzi non approssimativa, ma chiara, emerge che gli enti locali possono beneficiare di un ammontare di 398 milioni di euro. Con riferimento al consuntivo 2008, il fondo unico pesa per il 7 per cento della spesa, al netto della spesa sanitaria del 14 per cento, cioè quanto le politiche per territorio e infrastrutture.

Il problema non è nell'ammontare delle risorse extrafondo, ma nel loro uso coordinato secondo criteri riconoscibili, cioè nelle linee politiche che presiedono a queste decisioni di spesa. Sarebbe interessante fare un po' di storia di questo fondo unico, ma mi limito a dire che è nato con la legge numero 25 del 1993, come primo intervento sistematico di riordino dei trasferimenti agli enti locali. Il provvedimento aveva l'ambizione di conseguire due obiettivi: effettiva e completa unificazione dei trasferimenti in favore degli enti locali il primo, certezza e continuità di risorse il secondo. Obiettivi raggiunti solo in parte e subito superati attraverso successive modifiche parziali e soprattutto con la pregressa apertura di canali di spesa separati, quelli che oggi ci fanno rinvenire ben 398 milioni di euro con destinazione finale enti locali, con due risultati: si recuperano in capo alla Regione funzioni che con la legge numero 9 erano state trasferite e, su pressione degli stessi enti locali, si distraggono finanziamenti dal fondo unico per ripartirli secondo criteri diversi, come avviene per le scuole civiche di musica, per le scuole materne e così via.

Tenuto conto di questo ragionamento, mi sembra evidente che il fondo unico risponda soltanto provvisoriamente alle esigenze degli enti locali. E' una soluzione parziale e provvisoria. La Giunta regionale, quella attuale così come la precedente, ne era e ne è consapevole. Anche con il comma 12 dell'articolo 1 del disegno di legge numero 76/S si invoca e si propone la riforma della finanza locale per dare certezze e stabilire criteri chiari nella distribuzione dei fondi, sottraendoli alle decisioni discrezionali. E per conseguire questo obiettivo sembra opportuno e necessario fare un passo avanti, se no facciamo le leggi e non le rispettiamo. Le leggi, quando ci sono, si rispettano, altrimenti si modificano. Ogni volta facciamo una legge e poi introduciamo dei correttivi che stravolgono completamente tutto il dibattito politico che era stato fatto e le intese che erano state raggiunte.

Quindi a noi sembra opportuno fare un passo avanti, Assessore. Lei lo ha fatto con la finanziaria e gliene diamo atto, infatti sulla base della discussione dell'anno scorso finalmente abbiamo una finanziaria senza norme intruse. Per conseguire questo obiettivo chiediamo di accantonare le somme stanziate per interventi che hanno una dimensione meramente locale e di destinarle a coperture specifiche della legge di riforma, che dovrà essere presentata, come la Giunta scrive, entro novanta giorni, trasferendole al fondo nuovi oneri legislativi. Sarà la riforma a stabilire criteri e modalità dei trasferimenti a favore degli enti locali, secondo i principi di equità e perequazione, e soprattutto, come abbiamo più volte detto, alle nuove forme associative dei comuni, ossia alle unioni di comuni, che devono trovare un canale privilegiato di certezza di risorse. Nel contempo, la Regione non potrà sottrarsi al suo compito strategico di individuare quegli interventi cruciali per l'intero territorio regionale che attengono al suo livello di responsabilità, limitando a questi il proprio intervento.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Nella discussione generale ho tentato di dire che questa manovra finanziaria è fortemente condizionata da temi più generali, che sono il Patto di stabilità, il controllo della spesa sanitaria e il nuovo regime delle entrate tributarie, e che addirittura questa finanziaria rischia di diventare secondaria se non affrontiamo con determinazione questi tre temi. E su questi tre temi possiamo trovare percorsi comuni, possiamo trovare punti di condivisione. Mentre su altre cose possiamo avere visioni diverse, possiamo scontrarci, io credo che su temi come il nuovo regime delle entrate, il Patto di stabilità e il controllo della spesa sanitaria dobbiamo trovare dei punti di incontro tra maggioranza e opposizione. Ma c'è una condizione che noi chiediamo sia rispettata.

Nei vostri interventi io leggo la volontà di disconoscere il risultato del nuovo regime delle entrate. L'Assessore della programmazione e la Giunta hanno correttamente iscritto in bilancio quelle risorse. Inizialmente noi abbiamo messo in dubbio la copertura finanziaria, poi abbiamo fatto una riunione con i nostri parlamentari, i quali hanno attivato gli uffici dei propri Gruppi e delle Commissioni bilancio del Senato e della Camera, i quali hanno confermato quanto l'Assessore aveva affermato nei giorni scorsi, cioè che nel bilancio dello Stato esiste la copertura finanziaria delle risorse derivanti dal nuovo regime delle entrate. Pertanto non credo che sia un pretesto o una provocazione nei confronti dello Stato aver iscritto quelle risorse in bilancio. Quelle risorse ci sono e saranno trasferite alla Sardegna, e questo risultato va riconosciuto.

Non bastasse questo, si dice che il nuovo regime delle entrate è inutile perché sono tutte risorse necessarie per coprire il buco della sanità, come se tale disavanzo fosse provocato dal nuovo regime delle entrate! Il buco della sanità ci sarebbe comunque e se fosse di quella entità meno male che c'è il nuovo regime delle entrate che ci consente di dare una risposta, che ci aiuta a trovare una soluzione! Chiaramente dobbiamo tener conto del fatto che le nuove entrate non arriveranno nel 2010, ma entreranno a regime nel 2011 e nel 2012, quindi il buco della sanità non dovrà essere completamente coperto con le risorse di quest'anno. Sul controllo della spesa sanitaria noi abbiamo dato delle indicazioni e credo che ci siano state responsabilità comuni nella passata gestione e ci siano responsabilità in questo inizio di legislatura, perché non vedo azioni concrete da parte della Giunta regionale destinate al contenimento dell'aumento della spesa sanitaria. Anzi sono stati fatti alcuni errori, su cui non voglio ripetermi, avendone già parlato nella discussione generale. Quindi si tratta di trovare le soluzioni per tenere sotto controllo la spesa sanitaria, perché davvero il mancato controllo della spesa sanitaria può diventare un problema.

Un'altra obiezione che viene fatta riguarda il Patto di stabilità. Si dice che il nuovo regime delle entrate è inutile perché tanto abbiamo il Patto di stabilità e non possiamo spendere. Bene, su questo tema, l'abbiamo proposto più volte, ma non abbiamo avuto ancora risposta, siamo pronti a fare una battaglia comune. Io sostengo che le richieste che la Giunta regionale sta portando avanti sono insufficienti e non risolveranno il nostro problema. Chiediamo cioè due punti e mezzo in più rispetto al limite di spesa stabilito dal Patto e il trasferimento diretto delle risorse che lo Stato destina agli enti locali, insomma 300 o 400 milioni di euro in tutto.

Assessore, intanto le reitero la richiesta di renderci edotti circa la proposta che la Giunta regionale ha inviato al Governo e di cui noi non siamo a conoscenza. Le cose che sto dicendo le ho lette nella delibera di indirizzo che voi avete approvato, ma la proposta non è dato conoscerla, e già questo è un punto di debolezza. Se vogliamo fare una battaglia comune dobbiamo essere messi in condizioni di conoscere esattamente le vostre richieste, che ho l'impressione siano del tutto insufficienti. Io credo che la Sardegna sia una delle regioni più colpite dalla crisi industriale ed economica, stanti gli stabilimenti industriali che sono stati chiusi o che si stanno chiudendo. Ed è una delle regioni colpite, come tutte le regioni meridionali, dal taglio dei fondi FAS, perché i fondi FAS che ha garantito l'altro giorno il Presidente del Consiglio, a Olbia, non ci sono. Sappiamo che non ci sono, perché quei 3 miliardi di euro sono scritti sulla carta, ma in realtà non ci sono. Forse, se siamo fortunati, riusciremo a ottenere i fondi per la strada Sassari-Olbia, dobbiamo sperare di ottenere almeno quei fondi, tutto il resto, per adesso, è scritto sulla carta, ma non c'è. Lo sappiamo dalle delibere CIPE, che abbiamo letto bene; sappiamo che cosa è stato tagliato e per che cosa sono stati utilizzati i fondi FAS, anziché essere destinati alle regioni del Meridione. Quindi la nostra regione ha subito tagli consistenti su fondi che le erano destinati, vive uno stato di crisi importante, ha subito lo spostamento del G8 ed è un'isola. Insomma, credo che questi siano tutti elementi che possono rafforzare la vertenza che va aperta con lo Stato, in cui innanzitutto dobbiamo chiedere lo sblocco del Patto di stabilità, almeno per un triennio, perché questa Regione possa affrontare lo stato di crisi e dare risposte al suo territorio. E tale vertenza, che non può essere tecnico-amministrativa, ma è tutta politica, deve vedere questo Consiglio unito in questa battaglia.

Allora, noi proporremo un ordine del giorno alla fine della discussione della finanziaria, con l'impegno preciso a individuare un percorso, a partire da una seduta aperta ai parlamentari sardi e alle forze sociali, così com'è stato fatto per la crisi industriale, prevedendo anche una manifestazione a Roma e un incontro tra la Commissione bilancio del Consiglio regionale della Sardegna e le rispettive Commissioni del Senato e della Camera, al fine di porre in essere una serie di azioni volte allo sblocco dei vincoli del Patto di stabilità. Su questo, però, non vi chiediamo una risposta adesso. Noi continuiamo a proporvi un'apertura in questo senso, continuiamo a dirvi che la vostra proposta è insufficiente. Sappiamo che il Governo nazionale ha forti difficoltà, visto l'indebitamento dello Stato, però questa battaglia dobbiamo condurla comunque, dobbiamo alzare la testa e dare risposte alla nostra isola per le condizioni in cui si trova. Allora, se si vuole assumere un atteggiamento arrendevole, di sottomissione lo si dica e noi saremo pronti a dare battaglia su questo tema.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, concordo totalmente con quanto detto in apertura del dibattito odierno dall'onorevole Mario Floris, quindi corro il rischio di essere ripetitivo e di dirlo sicuramente con minore eleganza ed efficacia, però credo che sia opportuno concentrare l'attenzione su due punti. Intanto Patto di stabilità per gli enti locali - che è diverso da quello per la Regione - e fondo unico sono i grandi temi di questa finanziaria, non perché non sia importante il credito di imposta o gli altri temi che sono stati introdotti dalla Giunta e sui quali mi pare ci sia una condivisione generale, ma perché sono rimasti come dei nodi aperti, che né la Giunta né la Commissione sono state in grado di sciogliere.

Io credo, quindi, che sia fondamentale fare una riflessione, in questi minuti, prima di procedere all'esame degli emendamenti, su due aspetti, uno politico e uno che sicuramente attiene alla correttezza normativa. Partirei da quest'ultimo. Le leggi ci sono, c'è una legge che stabilisce che gli enti locali hanno diritto a una compartecipazione alla riscossione tributaria. La legge numero 2 del 2007 questo dice. Cambia un principio, cioè non più un trasferimento, più o meno benevolo, da parte della Regione che ogni anno mette in bilancio una certa cifra, ma una compartecipazione: tot entra, tot va agli enti locali, tot va gestito dalla Regione. Questo è un principio fondamentale per il futuro della Regione. Cosa deve fare il bilancio? Il bilancio di qualunque ente - e la Regione non è esclusa da questo - deve ispirarsi al principio di veridicità. C'è una legge che stabilisce dei criteri e quindi delle cifre, e quelle cifre devono essere iscritte, altrimenti il bilancio non è veritiero. Ci sono due sole strade: o con la finanziaria si modifica quella legge, e allora si dirà che si torna a un vecchio principio, quello del trasferimento, oppure si modifica la quota di compartecipazione, e quindi modifichiamo un principio e una legge. Ma se la legge c'è, il bilancio non può far altro che fotografare le leggi esistenti e dare loro copertura, altrimenti si innesta un contenzioso, anche di carattere giudiziario, che potrebbe essere risolto in via evidentemente politica, e questa deve essere la risoluzione.

Il bilancio deve essere vero. E allora quali sono le strade? Io credo che il Presidente dell'ANCI abbia dimostrato una grande disponibilità, ma credo che molti dei consiglieri regionali qui presenti non vogliano creare conflitti, ma vogliano risolvere i conflitti esistenti. Proprio perché siamo dell'opinione che tutti remiamo dalla stessa parte, tutti dobbiamo cercare di creare le condizioni perché i servizi ai cittadini vengano garantiti.

Un altro principio fondamentale più volte citato è che se noi riteniamo asfissiante il potere statale, rivendichiamo poteri per la Regione, non possiamo nel contempo negare poteri a chi vicino ai cittadini lo è per storia, oltre che per geografia. I comuni hanno mille anni di storia, la nostra Regione ne ha sessanta; i comuni hanno con i cittadini un rapporto che si è consolidato nel tempo. La democrazia viene oggi praticata dalla polis greca nelle città, è lì che si forma il rapporto diretto tra istituzione e cittadini. Quindi le indicazioni date dall'ANCI e in qualche maniera contenute negli emendamenti presentati dall'onorevole Floris e chiaramente sottoscritti anche dal nostro Gruppo, che sono assolutamente qualificanti per poterci riconoscere in questa finanziaria, possono essere riassunte in una proposta che credo sia assolutamente accoglibile. Per non violare il principio di veridicità del bilancio, per dare la possibilità alla Commissione che l'assessore La Spisa prevede di istituire (è previsto dalla legge, quindi si deve attuare una previsione normativa) di decidere, di quantificare realmente le cifre che spettano agli enti locali è necessario momentaneamente, da qui a un mese, congelare nel FNOL le risorse destinate agli enti locali, quindi senza aggravio di bilancio e senza togliere niente ad altri capitoli. Semplicemente quelle risorse momentaneamente vengono congelate, fatti salvi evidentemente gli impegni già assunti. Quindi è chiaro che se un programma di opere pubbliche è stato già autorizzato, addirittura dalla Giunta precedente, le somme per la sua realizzazione devono essere accantonate. Ci mancherebbe altro! Non vorremmo, però, che si facessero altri programmi, sottraendo magari risorse al fondo unico.

Quindi i due emendamenti presentati dall'onorevole Floris credo siano assolutamente di buon senso. Congeliamo e inseriamo nel FNOL quelle risorse (scuole civiche di musica, opere di esclusivo interesse degli enti locali) e diamo la possibilità alla Commissione, alla Giunta, all'ANCI e alle autonomie locali di determinare correttamente la quantificazione delle risorse che spettano agli enti locali. Questo non incide sul saldo di bilancio, non interferisce con le altre risorse e qualora si dovesse verificare che le risorse assegnate sono sufficienti, chiaramente, con una variazione di bilancio, le risorse accantonate torneranno nella disponibilità degli Assessorati. E' evidente che ciò che conta è salvaguardare il principio di compartecipazione, ma allo stesso tempo occorre far sì che la Regione si indirizzi verso una funzione più legislativa che amministrativa. I sindaci non devono più andare a elemosinare con il cappello in mano presso gli uffici degli Assessorati per ottenere risorse per il cimitero o altre opere pubbliche di importanza vitale per le loro comunità, ma devono avere la disponibilità di un flusso finanziario che tra l'altro genera, attraverso il meccanismo dell'indebitamento, una capacità importante di cassa, che li ponga in condizioni di poter programmare il proprio modello di sviluppo. Questo per quanto concerne il fondo unico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue CUCCUREDDU.) Credo che mi sia rimasto soltanto un minuto e vorrei dedicarlo al Patto di stabilità. L'ho già accennato ieri, questo è un altro tema fondamentale, perché il Patto di stabilità per gli enti locali ha valenza eguale a quella del fondo unico. Mi fa piacere che la Giunta abbia espresso parere favorevole all'emendamento che io stesso ho presentato e che prevede una contrattazione con lo Stato, da farsi entro il 31 marzo, incentrata sostanzialmente su tre principi: il principio del saldo finanziario (quindi non più saldo di cassa, che evidentemente è condizionato fortemente dal fatto che ci siano o meno bandi comunitari, quindi risorse che si possono spendere in un anno, ma che non sono storicizzabili negli anni successivi), il principio dell'affievolimento delle sanzioni e il principio di scomputo dal Patto della spesa sul personale. E' inutile che la Regione faccia norme chiedendo la stabilizzazione del personale quando c'è un vincolo nel Patto di stabilità per cui nessuno può assumere personale a nessun titolo, nemmeno se viene a mancare qualche figura nell'organico, perché ai comuni non è neppure garantito il turnover, cioè se cinque persone vanno in pensione ne possono assumere tre. Come è possibile pensare che la Regione faccia leggi di stabilizzazione se poi si trova nell'impossibilità materiale, se non si ricontratta il Patto di stabilità, di dar seguito a queste leggi?

Quindi questo è fondamentale, però credo che sia altrettanto importante perché segnala una sorta di risarcimento nei confronti del comune. Perché risarcimento? Perché il Consiglio regionale ha approvato una norma sul Patto di stabilità con la finanziaria dello scorso anno, la Corte dei conti ha predisposto dei modelli, ai quali i comuni si sono adeguati attraverso i servizi finanziari, ma la Regione, qualche mese dopo, ha revocato quella norma creando un imbarazzo totale e gettando nel caos tutti gli uffici finanziari dei comuni e delle province della Sardegna, in quanto, una volta improntati gli schemi al modello trasmesso dalla Corte dei conti e basato sulla norma approvata dal Consiglio regionale, il Consiglio regionale medesimo ha stravolto il Patto di stabilità. Questo fatto porterà a far sì che quasi tutti i comuni e le province della Sardegna non saranno in condizioni di rispettare il Patto. Per questo è importante puntare sull'affievolimento delle sanzioni, almeno per quanto concerne la possibilità di indebitamento e di assunzione di personale.

C'è un altro aspetto importante, ed è relativo agli espropri. Per far fronte alla decuplicazione degli oneri dovuta alla sentenza della Corte costituzionale 348/2007, molte Regioni d'Italia sono intervenute con risorse proprie. La Regione sarda non lo ha fatto, per cui i comuni avrebbero un'unica possibilità per non dichiarare il dissesto finanziario, quella di ricorrere ai mutui, ma l'indebitamento non è consentito dal Patto di stabilità. Quindi è fondamentale che questa norma passi, ma mi pare che con il parere favorevole della Giunta ci sia questa volontà e per questo ringrazio la Giunta.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, l'articolo 1 è molto importante e significativo. Mi rendo conto che parlare in quest'Aula ormai sta diventando solamente un esercizio per consentirci di mantenere un promemoria dei problemi, tuttavia intervengo con serenità.

Vorrei dire questo ai colleghi: con questa finanziaria e in particolare con l'articolo 1 rompiamo definitivamente, anche in maniera traumatica, un rapporto di sinergia istituzionale e sociale col sistema dei comuni e col popolo sardo. Io credo che si debba accettare un principio di reciprocità: se non vogliamo essere giudicati dai comuni per le nostre incapacità, evitiamo di giudicare noi l'operato dei comuni. Sarebbe già un'applicazione del principio di equiordinazione.

Il taglio del fondo unico così com'è presentato, lo vorrei dire con una parola semplice ma chiara, è una illegittimità, perché a normativa vigente la Regione viola una disciplina che va applicata, dato che non la modifica. Se la modifica è legittimata a farlo, se non la modifica commette una illegittimità, una delle tante che si commettono in quest'Aula, è bene che ce lo diciamo. Noi siamo i promotori della illegittimità, perché facciamo capo non al vincolo che ci lega al rispetto delle leggi, ma a questa strana supponenza istituzionale che ormai ci sta annichilendo e ci fa smarrire anche quella funzione di rispetto delle norme che genera l'autorevolezza dell'istituzione. Ma perché ci lamentiamo della nostra marginalità rispetto ai processi di riforma e di nuovo Statuto? Ce lo meritiamo perché noi stessi abbiamo scelto di essere marginali in questi processi, rinunciando a percorrere il terreno della legalità e dell'autorevolezza. E io vorrei dire una parola altrettanto semplice: poiché questa è una illegalità, spero e vorrei tanto che i comuni ricorressero alle sedi che possono dare loro ascolto. Ormai sono rimaste soltanto le sedi dei tribunali, purtroppo, perché una Regione che non ascolta, le istituzioni che non ascoltano lasciano solo i tribunali come luoghi in cui far valere le proprie ragioni. Io spero che i comuni vogliano ricorrere a queste sedi; noi saremo con loro e sono sicuro che vinceranno, perché le leggi sono scritte per tutti, a meno che non le si modifichi.

La cosa più grave è che a beneficio di questa situazione si dice: "Però c'è il buco della sanità". Punto primo: se non c'è un modo per far assumere a chi ha la responsabilità di quel disavanzo le proprie responsabilità, noi col disavanzo della sanità, blandito come lo stiamo blandendo, come ragione dell'impossibilità di fare alcune cose, è bene che lo sappiamo, stiamo imponendo un tributo improprio ai cittadini. E' inutile non mettere il ticket, perché il ticket lo pagano i cittadini, i quali vedono ridotto il trasferimento di risorse ai comuni per i servizi e pagano indirettamente una tassa. Io mi sarei aspettato, in una finanziaria, una norma che dicesse che chi sfonda il budget va a casa. E' un punto sul quale bisogna decidere urgentemente, altrimenti imponete ai cittadini, con questa finanziaria, una tassa impropria, perché quando i comuni non potranno garantire i servizi alla persona, non potranno soddisfare la domanda crescente di servizi alla persona, determinata da una condizione congiunturale sulla quale nessuno discute, applicheranno una tassa e la pagheranno tutti. E poiché la spesa farmaceutica in questi primi sei mesi vede la Sardegna al primo posto in Italia, evidentemente c'è stato un impazzimento della spesa sanitaria. E qui metteteci anche quelli che c'erano prima, non importa; il problema non è chi c'era prima o chi è venuto dopo, chi c'è si assume la propria responsabilità. Vorrei anche ricordare, in relazione alla spesa sanitaria, che nella scorsa legislatura la Sardegna non è rientrata nel gruppetto delle Regioni "canaglia", vedremo che cosa succederà da qui a poco. Intanto mancano provvedimenti di contenimento di questa anomalia.

Ma sul piano concettuale la cosa più grave, lo si vede anche da come veniamo percepiti all'esterno, è che sta passando l'idea, che peraltro il vostro paladino, il Presidente del Consiglio, insegna tutti i giorni con le sue dichiarazioni, che il voto è per sempre, cioè una volta che si è votato ci siamo noi, punto e basta. E ci si dimentica che la legittimazione di chi governa si rinnova invece ogni giorno sulla base della fedeltà agli impegni assunti di fronte agli elettori. Non è un voto per sempre ed è proprio su questo elemento che noi dobbiamo o almeno la mia parte politica deve investire di più per comunicare ai cittadini, ai comuni, agli amministratori che il voto non è per sempre e che la legittimazione a governare si verifica ogni giorno. E ci deve essere da parte di tutti, a partire da noi, il dovere dell'indignazione quando ciò non avviene. Purtroppo passa l'idea che l'economia è una cosa quasi naïf! Forse qualcuno ha perso di vista il concetto che l'economia è cosa diversa dagli affari privati di pochi, perché, vedete, il precipitare delle questioni dell'industria, della sanità, della scuola in fin dei conti dimostra che questi settori sono i cardini fondamentali del sistema economico e non è vero che i comuni non spendono. Se c'è una performance così chiara nei programmi dei comuni è quella che riguarda i cantieri comunali. Andate a chiedere a chi volete, questo è il sistema di spesa più veloce e più certo che i comuni hanno attuato nell'esperienza degli ultimi dieci anni in Sardegna. La nostra proposta è questa: diamo ai comuni le risorse che devono essere loro date e semmai sollecitiamoli ad aprire cantieri comunali, a dare sostegno alle famiglie bisognose, perché se la gente consuma l'economia si tiene ancora a galla in attesa di poter avere disponibilità finanziarie più corpose per andare un po' più avanti, ma se le cose precipiteranno la situazione sarà ancora più difficile negli anni futuri.

Ecco a cosa doveva servire un fondo unico più corposo, a compensare, per esempio, i fondi che non ci sono più della legge numero 29 del 1998, i fondi che non ci sono più per portare avanti le strategie virtuose che avevano anche il senso sociale di rianimare i nostri paesi, arrestando lo spopolamento ed eliminando le diseconomie dell'inurbamento nelle grandi metropoli. C'è tutto un disegno più complesso che noi avevamo iniziato, senza contare che - domandatevelo - se i sindaci dei nostri comuni non sono più cittadini di serie A nell'essere ricevuti dai nostri Assessori, non c'è più un sistema istituzionale vero in Sardegna. E se li interrogate i sindaci vi diranno che chiedono agli Assessori incontri che non vengono mai concessi. E non vengono concessi perché gli Assessori non ci sono mai! A dire il vero è difficile capire se ci sia una Giunta di riferimento, perché i vostri mal di pancia ogni giorno portano a una rivoluzione. Se pensate di tenere legata una maggioranza con questo turnover in Giunta, credo che non solo mancherà un punto di riferimento istituzionale alla Regione Sardegna, ma voi non curerete la grave patologia con la quale andate avanti ogni giorno.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signor Presidente, siamo all'articolo 1 che reca il titolo: "Disposizioni di carattere istituzionale e finanziario". Intanto mi sembra doveroso sottolineare che proprio nell'articolo 1 di questa finanziaria troviamo il risultato anche della vertenza entrate, con circa 1 miliardo e 400 milioni di euro in più rispetto all'esercizio precedente. Questo trova conferma sia nelle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dall'assessore La Spisa, sia in quelle che sono arrivate stamattina, in risposta al parlamentare Calvisi, da parte della Ragioneria generale dello Stato, che conferma quell'importo nel bilancio dello Stato, in un monte risorse generale di cui al capitolo 2797. Stamattina, in Commissione, il sottosegretario Vegas ha assicurato all'onorevole Calvisi la disponibilità a concordare un ordine del giorno, magari unitario, per attestare che nel bilancio dello Stato, in quel monte generale di risorse (si tratta dei trasferimenti erariali alle Regioni a statuto speciale), ci sono le somme che riguardano la vertenza entrate della Sardegna. Questa mi sembra una buona notizia e noi dobbiamo vigilare attentamente, come Consiglio regionale, come Giunta regionale, come parlamentari della Sardegna, però mi sembra che le rassicurazioni di stamattina, quelle messe per iscritto dalla Ragioneria generale dello Stato e quelle comunicate in Commissione dal sottosegretario Vegas, vadano in questa direzione. Quindi è un risultato storico quello che andiamo a inserire in questa finanziaria che vorremmo, proprio per queste ragioni, più coraggiosa.

Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che riteniamo possano migliorare complessivamente questa manovra finanziaria e li illustreremo articolo per articolo. Per quanto riguarda l'articolo 1 ci soffermiamo in particolare sul trasferimento dei fondi agli enti locali, quindi sul fondo unico per gli enti locali, per ribadire un concetto semplicissimo, come hanno fatto i colleghi intervenuti prima di me: in questi anni i comuni sono stati destinatari di trasferimenti importanti da parte della Regione, soprattutto di funzioni e competenze, un appesantimento burocratico derivante dalle leggi Bassanini e dalle leggi regionali numero 12 e 9, rispettivamente del 2005 e del 2006, pertanto necessitano di risorse adeguate. Noi riteniamo il fondo unico una misura consolidata, collaudata. Il fatto che i comuni, sulla base del principio di responsabilità, sussidiarietà, adeguatezza e prossimità, non rispondano alla Regione, ma rispondano ai cittadini della spesa di ogni euro che noi trasferiamo loro senza vincolo di destinazione, riteniamo rappresenti un principio da salvaguardare, anche secondo la previsione per cui proporzionalmente all'aumento delle entrate tributarie cresce il fondo unico per gli enti locali. E in questo senso va un nostro emendamento.

Riteniamo pericoloso aprire oggi un contenzioso fra articolazioni dello Stato equiordinate dal Titolo V della Costituzione. Riteniamo, invece, che occorra garantire in un sistema a rete, nell'unico sistema delle autonomie locali della Sardegna adeguate risorse, adeguati poteri ai comuni, perché sono i comuni, sono gli amministratori locali che proprio nel luogo dove i problemi nascono devono trovare soluzioni, devono trovare risposte. In questo senso va anche il parere della prima Commissione del Consiglio regionale, la Commissione autonomia, come ha detto molto bene stamattina il presidente Floris. Probabilmente, con maggiore coraggio, occorre dire chiaramente che bisogna applicare una legge e non semplicemente avvicinarsi alle previsioni della legge numero 2 del 2007. Quindi sul primo tema, il fondo unico per gli enti locali, noi riteniamo che si debba applicare la legge, senza se e senza ma.

Il secondo tema che vogliamo affrontare, ma l'ha fatto anche la Giunta in questo articolo 1, riguarda la ricapitalizzazione di Abbanoa, quindi il problema dell'acqua. Noi riteniamo che il motivo vero al fondo della scelta che il Consiglio regionale ha fatto con l'istituzione di Abbanoa e dell'Autorità d'ambito fosse quello di stabilire una tariffa unica, di andare incontro alle fasce sociali più deboli. Riteniamo che l'applicazione del decreto Ronchi creerà anche in Sardegna una minaccia se non interveniamo ricapitalizzando i comuni, per far sì che l'acqua continui a rimanere un bene pubblico e il servizio idrico non subisca quel meccanismo di privatizzazione che potrebbe insinuarsi se non dotiamo i comuni delle risorse sufficienti per ricapitalizzare Abbanoa.

C'è, dunque, una finalità sociale da salvaguardare e riteniamo che questa sia una delle priorità che bisogna al più presto affrontare in Consiglio regionale, tenuto conto che c'è una riforma da attuare e che tra l'altro durante la discussione del collegato, se non ricordo male, la Giunta regionale si impegnò a predisporre un disegno di legge che doveva riguardare, in quel caso, l'Autorità d'ambito ancora commissariata. Credo che l'articolo 1 debba dare anche da questo punto di vista delle risposte concrete e rapide. Credo soprattutto che occorra intervenire sul Patto di stabilità. Abbiamo detto anche in discussione generale che la modifica del Patto di stabilità è una priorità e bisogna affrontarla con il metodo che indicava il collega Sabatini, e cioè con autorevolezza e serietà, vincolandoci ad alcuni progetti di sviluppo che siano in grado di fronteggiare la crisi drammatica che c'è in Sardegna e imponendo di fronte allo Stato e alle altre Regioni la revisione del Patto di stabilità proprio sulla base della situazione di crisi che la Sardegna attraversa. Quindi il Patto di stabilità è assolutamente da rivedere.

C'è poi la necessità anche di una forte mobilitazione della Sardegna. Badate, sembrerebbe che in questi giorni, forse fra una settimana - è intervenuto in merito perfino il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga - si arrivi alla delibera CIPE per quanto riguarda la strada Sassari-Olbia. Ricordo, ma non sfuggirà a nessuno, che i fondi FAS per la Sardegna ammontano a 2 miliardi e 100 milioni di euro, sono nell'esclusiva disponibilità della Regione e non riguardano solo la Sassari-Olbia, ma riguardano tanti fronti. C'è stata una rimodulazione nel mese di agosto e c'è tutto un discorso che riguarda l'edilizia ospedaliera.

Io credo che dobbiamo adoperarci, in maniera unitaria, forte, affinché quei fondi vengano sbloccati. Non possiamo consentire che vadano in altri rivoli, magari per coprire la spesa sanitaria. Questo non possiamo consentirlo! Per cui noi riteniamo che ci debba essere la necessaria attenzione e la necessaria tensione. Il presidente Pisanu diceva: "Bisogna in qualche modo far tremare le vetrate". Io credo che dobbiamo arrivare a una mobilitazione forte, che riguardi sicuramente la Sassari-Olbia, ma riguardi nel suo complesso la vertenza Sardegna.

Ritengo pertanto che le politiche che mettiamo in campo anche con questa finanziaria e in particolar modo con il Programma regionale di sviluppo debbano essere un pochino più coraggiose e che tutta la classe dirigente della Sardegna, insieme a tutte le istituzioni, alle forze vive della società, debba maturare un progetto complessivo che parta proprio dalla massima Assemblea istituzionale della Sardegna, non da altre assemblee, e ci veda uniti in una battaglia nei confronti dello Stato che significa rivendicazione di diritti, significa insomma far vedere che c'è una Sardegna a testa alta che vuole un riequilibrio nel Mezzogiorno e complessivamente nel sistema Italia. Credo che possiamo farlo, anche intervenendo su una finanziaria che sicuramente è migliorabile e deve essere più coraggiosa, anche sulla base del risultato storico della vertenza entrate che andiamo a incassare.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Floris Rosanna, Piras, Pitea, Steri, Uras e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 31 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bruno - Campus - Cherchi - Cossa - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Mariani - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 46, viene ripresa alle ore 12 e 21.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cocco Pietro, Floris Mario, Mulas e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 53 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo continuare i lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, cari colleghi, la realtà dei fatti non si scrive negli articoli di una finanziaria, anche se si pensa…

(Interruzioni)

Presidente, mi consente di recuperare il tempo perso? Posso parlare?

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, consentite all'onorevole Ben Amara di svolgere il suo intervento. Prego, onorevole Ben Amara.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dicevo che la realtà dei fatti non si scrive negli articoli di una finanziaria, anche se si pensa che la povertà non è il contrario della ricchezza, ma solo un altro modo di vivere e stare insieme. Il reperimento delle risorse e le modalità di spesa devono essere chiari ictu oculi, in modo…

Ma non è possibile! Io rimando il mio intervento!

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi. Prego, onorevole Ben Amara.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il reperimento delle risorse e le modalità di spesa devono essere chiari, in modo che il cittadino venga a conoscenza agevolmente di quali sono i suoi diritti, le sue prerogative e i fondi a disposizione. Noi chiediamo solo concrete soluzioni. Di queste situazioni di estrema gravità voi che governate dovete assumervi le debite responsabilità, dovete avere il coraggio di chiedere, con convinzione, al Governo centrale di sbloccare i fondi a noi spettanti, ottenere nuovi termini di livello di spesa nel Patto di stabilità e agire immediatamente per dare attuazione alle norme statutarie sulle nuove entrate regionali. Con il Patto di stabilità, le vane promesse del Governo nazionale, l'indebitamento e l'incredibile incapacità di riuscire a spendere i fondi dell'Unione europea, come potete disegnare, collocare e concretizzare le vostre scelte? Tra leggi richiamate e disposizioni modificative, abrogative e integrative, soprattutto quelle relative alla legge di contabilità del 2006, provvedimenti talvolta scoordinati rispetto alle leggi regionali, leggi approvate e non attuate, fondi statali spettanti e non versati, residui a vario titolo impegnabili o no, o impiegati in parte, come pensate di uscire da questo cul de sac?

Questa è una legge farraginosa che distribuisce risorse fantasma. Tutti noi traduciamo i nostri cittadini davanti al tribunale del potere privato, il potere dell'occulto e del non detto. E' il processo di Kafka, dove il protagonista di fronte a quel potere pubblico assiste al compiersi della sua condanna a morte senza avere la minima idea del perché, senza vedere mai un volto accusatore, né testimoni, né avere mai la possibilità di difendersi. Non dimentichiamo che il potere democratico, quello che avete conquistato democraticamente, per sua natura è sempre provvisorio. Si può vedere in lui una sorta di barometro organico che registra le variazioni della volontà politica e della società. Se il progresso è una derivazione individuale, come sostenete voi, allora quali sono le persone su cui puntare per la rinascita economica della Sardegna? Le schiere di disoccupati che hanno perso il lavoro e che non hanno più l'età per essere assunti altrove, i nuovi precari homeless e jobless, i giovani laureati che intendete sottoporre a una pseudoformazione continua per poter dire che tenete basso l'indice di disoccupazione giovanile? Il nuovo Master and Back, senza back e senza feedback? Cosa avete assegnato alla ricerca, alla vera formazione, all'università, alla scuola, a questa società povera e infelice? Ambiente? Energia rinnovabile compatibile con la tutela del paesaggio? Investimenti per valorizzare l'agricoltura, la sicurezza alimentare, la ricerca, l'artigianato? Cosa avete previsto per inserire la Sardegna nel processo di cooperazione mediterranea, quel Mediterraneo che ha sempre creato libertà, cultura e anche affari?

Come non rendersi conto che è il commercio culturale della contaminazione, del métissage ad essere il primo commercio del mondo, quello che è necessariamente iniziale, perché prima di barattare le cose si dovranno pur barattare gli spiriti, e di conseguenza istituire dei segni. Quali sono i programmi per l'evento del 2010? Lo chiedo perché sono convinto che il futuro della cooperazione mediterranea passa attraverso la Sardegna e non attraverso Milano. Qual è il ruolo della seconda Commissione, denigrata e non valutata? Per noi l'obiettivo di ogni legge finanziaria è quello di attuare una maggior giustizia sociale, indirizzando la propria azione ridistributiva nel senso di ridurre le diseguaglianze nella ripartizione delle ricchezze, di dare stabilità al risparmio, di favorire il determinarsi delle migliori condizioni per l'occupazione e per l'incremento di valore. Spetta, dunque, a noi politici ricomporre il conflitto fra diritti individuali negativi, di protezione dei diritti proprietari, e diritti sociali positivi, che garantiscono la distribuzione delle risorse.

E' chiaro, dunque, che questa finanziaria è un'altra forma di dissoluzione delle forme di integrazione sociale e culturale, il sottoprodotto di una politica basata sulla neutralizzazione di ogni passione umana. Nulla di sorprendente, beninteso, tutto spiegabile, se vogliamo, con la storia e con i rapporti sociali. Questa finanziaria è colma di frodi innocenti: dalla capacità di influenzare le scelte politiche ed economiche dei cittadini, alle illusioni legate al lavoro, dai miti del pubblico e del privato al mondo della finanza, basato sulla negazione dell'evidenza, cioè l'impossibilità di prevedere le performance future dell'economia. Sarebbe opportuno, per esempio, incidere sull'economia parassitaria provocata dal "cittadino- turista" incentivando e salvaguardando le attività produttive nei luoghi da lui frequentati, oppure evitando scelte monofunzionali inserendo programmi d'uso differenziati. Le operazioni di riqualificazione, per esempio, hanno senso solo se vi sono le occasioni di un processo, quello di un'elevazione della capacità di potere delle popolazioni nelle loro città e soprattutto nelle loro vite.

Altrettanto importante è il superamento del concetto di sviluppo sostenibile. Non c'è bisogno di alcuna nuova forma di crescita; lo slogan potrebbe essere che è ora di parlare di "decrescita", di dare la possibilità ai cittadini di lavorare per poter sopravvivere e vegetare. "Sviluppo locale autosostenibile" è poco più di un artificio linguistico per una sostenibilità sociale ridisegnata attorno alla centralità del patrimonio territoriale. Dunque la struttura economica è una conseguenza di questo assetto più che un obiettivo intenzionalmente conseguito.

Questa finanziaria non tiene in considerazione che oggi quella formazione di nuova povertà, i percorsi d'impoverimento sono caratterizzati da una profonda individualizzazione ed è possibile osservare situazioni di vita molto diverse tra di loro, con forme di disagio che vanno ben oltre le comuni deprivazioni economiche. Nella finanziaria mancano i progetti minimi per lo sviluppo di un altro ambiente ecologico, vi chiediamo di assumere obiettivi coerenti con le potenzialità del territorio e di sollecitare con forza e convinzione il Governo centrale affinché cominci ad attuare gli impegni presi e sottoscritti con l'approvazione, lo scorso dicembre, del pacchetto "Clima ed energia" dell'Unione europea. Nell'ottica di una responsabilizzazione collettiva occorre dare pieno slancio alle misure di efficienza energetica, convenienti per il sistema Paese e capace, tra l'altro, di alleggerire il peso economico delle scelte energetiche per tutti gli strati sociali. Peraltro, è importante sottolineare che la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia per non aver rilasciato autorizzazioni nuove o aggiornato autorizzazioni esistenti per centinaia di impianti industriali. Sarebbe stata violata la direttiva europea che punta a prevenire e limitare le immissioni inquinanti nell'aria, nell'acqua e nel suolo.

Bisogna sostenere e valorizzare, dunque, le politiche di sistema, le reti ecologiche e il paesaggio agrario anche per combattere la desertificazione e il dissesto idrogeologico, finanziando adeguatamente le aree protette quali infrastrutture indispensabili alla conservazione della biodiversità. Non c'è nella finanziaria nessun contributo per incrementare la sovranità alimentare e la democrazia ecologica.

Cari colleghi, quando l'indagine e la sentenza diventano interpreti privilegiati del nostro tempo e perfino della nostra storia…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, onorevole Ben Amara.

E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, signori Assessori, con l'articolo 1 entriamo nel merito delle specifiche disposizioni contenute in questa manovra finanziaria. Questo percorso di approfondimento, che iniziamo appunto con l'articolo 1, sicuramente consentirà a noi dell'opposizione di esplicitare meglio, nel merito, le posizioni critiche che abbiamo già assunto in Commissione e abbiamo delineato nella discussione generale, ma ci consentirà anche, contemporaneamente, grazie agli emendamenti che abbiamo presentato, di mettere in campo quelle proposte alternative secondo noi necessarie per migliorare questa manovra finanziaria, per renderla un po' meno inaccettabile, anzi per renderla un po' più adeguata ai bisogni della nostra regione e in particolare alla situazione sociale ed economica che stiamo vivendo e di cui abbiamo abbondantemente parlato nella discussione generale, anche in merito al Programma regionale di sviluppo.

Ci rendiamo conto che non è semplice lavorare su un testo predisposto, su un testo anche blindato, a parte alcuni punti critici sui quali anche settori della maggioranza hanno già avuto da dire. Non è certo facile rendere questa legge più adeguata alle necessità, migliorarla, ma noi ci tenteremo, siamo qui per questo e questo faremo. Ci rendiamo conto che è necessario che noi si faccia una battaglia perché alcuni degli emendamenti presentati, magari i più significativi, vengano recepiti, ma crediamo che se anche alcuni di essi verranno recepiti, sarà complessivamente difficile approvare una finanziaria che risponda alle esigenze della Sardegna. Ci rendiamo conto che sarebbe necessaria una vera e propria rivoluzione copernicana nel vostro modo di fare politica per togliere dal centro del vostro interesse politico la difesa del Governo nazionale e mettere al suo posto la difesa dei sardi e della nostra Isola. Solo così davvero la manovra potrà essere migliorata e si potrà approvare una legge finanziaria diversa da com'è formulata adesso e tale da poter essere definita un minimo adeguata.

Ci vogliono per questo certezze e anche determinazione, ci vuole schiena dritta per respingere eventuali tentativi del Governo - e sappiamo che ci sono, non sono esplicitati, sono sotterranei ma intuibili, certamente da noi della minoranza, ma penso che, nonostante non venga ammesso, la stessa preoccupazione ce l'abbiate anche voi - di mettere in discussione le risorse che sono state conquistate nel 2007. Ci vuole determinazione, ci vuole schiena dritta per respingere appunto la tesi secondo la quale, per rendere operativo il nuovo regime delle entrate sarebbe necessario predisporre apposite norme di attuazione. Nella discussione generale il Presidente della terza Commissione è tornato su questo punto per sottolineare che la materia è molto complessa e necessita di norme di attuazione. Noi riteniamo che non sia così, certo non è una materia semplice, ma fare da sponda a questa tesi pensiamo che sia un errore assoluto. Quindi respingiamo questa tesi, respingiamola con forza. Il meccanismo delle norme di attuazione era nato come strumento di protezione della specialità, però via via è diventato uno strumento nelle mani delle burocrazie ministeriali - e noi dobbiamo stare attenti a questa deriva delle norme di attuazione - per ridurre ciò che con legge in questo caso la Sardegna ha ottenuto e ritardarne, quindi, il più possibile l'applicazione.

Ci vuole una determinata volontà politica, noi chiediamo questo e intendiamo sostenere questa determinazione, questa volontà politica, qualora venisse messa in campo, come ha già detto anche l'onorevole Sabatini, anche per affrontare il nodo del Patto di stabilità. Ricordiamoci, tra l'altro, che il Patto di stabilità, genericamente e sinteticamente definito così, nella sua stesura originaria non è soltanto Patto di stabilità, ma è Patto di stabilità e di crescita, messo in campo certamente per tenere sotto controllo la spesa, ma anche per determinare contemporaneamente le vie della crescita, non certamente per frenarla. Invece si è trasformato nel principale freno dell'attività degli enti locali. E' un Patto di stabilità che impedisce gli investimenti e blocca lo sviluppo nei territori. Questo è un nodo politico fondamentale che va affrontato, e va affrontato tempestivamente, non abbiamo tempo da perdere. Ci piacerebbe vedere in campo già da subito inizziative che testimonino che c'è questa volontà politica, che c'è questa determinazione, che si richiama il Governo a quelle che sono le esigenze della nostra Isola.

E questa è una questione che attiene prima di tutto alla Giunta regionale e al Presidente della Regione, che avrà il nostro sostegno, perché si tratta di una questione che veramente riguarda il presente e il futuro delle nostre comunità. Il Patto di stabilità effettivamente sterilizza il nuovo regime delle entrate, blocca la spesa e favorisce, lo sappiamo anche da questa manovra finanziaria, ulteriore crescita dei residui passivi, sui quali voi avete fatto una battaglia politica importante, sottolineando le responsabilità della Giunta precedente di centrosinistra in ordine alla crescita dei residui, all'incapacità di spendere, ai bilanci secondo voi per niente veritieri che sono stati approvati. Contemporaneamente, però, disattendendo le norme già approvate intorno al repulisti che si deve fare sul bilancio 2009, infarcite la finanziaria 2010 di provvedimenti che, a dispetto di quello che si dice, incrementeranno visibilmente il monte dei residui passivi. Il Patto di stabilità in questo momento è la questione per la Sardegna. E' vero, noi approviamo la manovra finanziaria per la prima volta nei tempi stabiliti, doverosamente stabiliti, quindi prima dell'inizio dell'anno a cui si riferisce, ma a causa del fatto che questo problema non viene affrontato e che in merito non si vede una via d'uscita, presumibilmente la spesa verrà bloccata ad aprile o a maggio. Poniamocelo questo problema, tempo sei mesi ne riparleremo, più o meno i tempi saranno questi. Quindi verrà sterilizzato anche l'obiettivo così importante di aver approvato la manovra finanziaria nei tempi previsti, perché gli effetti del rispetto dei tempi non andranno comunque a beneficio della nostra Isola.

Con l'articolo 1 affronteremo anche la questione del fondo unico, l'altra questione importante per la quale i sindaci sono venuti qui in Consiglio regionale a parlare con i rappresentanti della massima istituzione della Sardegna. E questa azione che i sindaci stanno portando avanti non vuole essere in contrasto con il Consiglio regionale; è un richiamo nei confronti della massima istituzione della nostra regione a quelli che sono i doveri e anche i diritti degli enti locali, e penso che sia un errore sottolineare o innescare un aspetto conflittuale fra le istituzioni.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Poiché non è presente in aula, decade dal diritto alla parola.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (P.d.L.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, ho l'impressione - non è solo una mia impressione, credo, eppure ci sarebbe il tanto di porselo il problema - che questo sia un dibattito quasi burocratico: noi interveniamo, voi rinunciate, tanto di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della manovra finanziaria della Regione, e che cosa conta? Voglio dire, perché quest'Aula non si anima, perché non c'è confronto, perché non c'è conflitto? Chiediamocelo! Siamo arrivati alla consapevolezza della nostra inutilità? Cioè stare qua equivale a stare da un'altra parte? Badate, la tristezza di questo dibattito consiste esattamente in questo, cioè noi siamo riusciti pian piano in un percorso che ormai dura da anni, direi da più di una legislatura, forse anche da più legislature, siamo riusciti cioè nell'intento di polverizzare la nostra funzione. Noi abbiamo una funzione pressoché ridotta a zero, dichiariamo la nostra inutilità. Perché e soprattutto come la dichiariamo? La dichiariamo perché di fatto abbiamo la piena consapevolezza che di tutto quello che si discute e si decide in quest'Aula non ce ne importa niente. Noi parliamo tra noi, ma per parlare così ci possiamo incontrare al caffè o al ristorante, almeno stiamo meglio!

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Se paghi tu, Luciano!

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Pago io. Fino a quando qualche lira il Governo me la passa, come si suol dire, sostengo anche queste spese!

Queste cose le dico affinché ci preoccupiamo un po'. Abbiamo idea del clima? L'altro giorno c'erano centocinquanta sindaci, tra cui il Presidente dell'ANCI e i Sindaci di Cagliari e Sassari, cito loro per dire che erano presenti i massimi vertici delle istituzioni locali. Oggi che parliamo del fondo unico non c'è un sindaco! Non c'è neppure il mio collega Daniele Cocco. Ci sono Francesco Cuccureddu e Pietro Cocco, giusto, cioè due o tre sindaci sono qua presenti nella loro funzione polverizzata di consiglieri regionali. E io dico all'Assessore: auguri, perché lei è responsabile del bilancio di una Regione che agli occhi dei cittadini, non solo di quelli meno avvertiti, che popolano le strade, che sono più disattenti alle vicende politiche, ma anche degli operatori, di quelli che sarebbero teoricamente obbligati ad ascoltare dall'inizio alla fine il dibattito in Consiglio su questo tema, cioè la manovra finanziaria della Regione. Lei è responsabile di una funzione di governo nei confronti della quale si manifesta il massimo disinteresse, a cominciare dalla sua maggioranza. A cominciare dalla sua maggioranza!

L'altro giorno il Presidente del Consiglio ci ha annunciato l'idea di porre una questione non di natura regolamentare, ma solo di natura organizzativa, per consentire - non voglio usare il termine "obbligare" - ai consiglieri regionali di stare in aula. Stare in aula, però, non per guardare il computer - sì, lo dico - e neppure per organizzare il dopo aula con un collega o leggere il giornale, ma stare in aula per ascoltarci, per capire se abbiamo qualcosa da condividere, se esercitiamo la nostra responsabilità nei confronti dei cittadini in questa istituzione, che è stata eletta liberamente per svolgere una funzione di governo complessivo dell'economia e della società di questa nostra regione, per discutere, per capire se ci sono punti di convergenza, se possiamo raggiungere una qualità migliore di ciò che produciamo. Dimostriamo disinteresse, unitamente al disinteresse sistematico ormai dell'organo più rappresentativo della Regione, dopo il Consiglio regionale, cioè il Presidente della Regione. E' una prassi inaugurata nella precedente legislatura? Va bene, ma è stata seguita anche in questa, cioè non c'è neppure una minima partecipazione da parte del Presidente della Regione, quello eletto direttamente dal popolo, all'attività legislativa. Eppure stiamo parlando della manovra finanziaria, stiamo parlando del Programma regionale di sviluppo! Stiamo toccando il fondo? Penso di sì. Io dico, meno male che c'è la burocrazia che ci salva! Se non ci fosse la macchina potentissima della Regione, che pur di svolgere, attraverso una routine scarsamente fantasiosa, la propria funzione riesce in questo alto compito di sostituire la politica, di sostituire chi fa le leggi e poi le viola!

Badate, non voglio parlare dei residui che noi abbiamo trovato e che per fortuna anche la Giunta s'è convinta a conservare in materia di politiche del lavoro con una specifica norma, ma avete presente da quanti anni non finanziamo la legge numero 37 del 1998? Avete presente la norma che abbiamo introdotto due anni fa nella finanziaria, che dava la possibilità ai comuni di spendere quelle risorse comunque attraverso tutte le forme previste dalla legge numero 37, quindi non solo quelle dell'articolo 19? Ho fatto un po' di conti e mi risulta che siano fermi circa 15 milioni di euro. Eppure avevamo introdotto una norma che imponeva alla Regione di rastrellare quelle risorse e di darle agli enti locali virtuosi e avevamo anche approvato una proroga della norma che conservava agli enti locali le risorse non spese. Non voglio citare i grandi comuni che non lo fanno, perché se li cito dico anche che quando avevano le risorse dell'articolo 19 hanno costruito parcheggi, dove hanno sistemato le macchinette per regolare il traffico! Cioè non hanno creato un solo posto di lavoro con i soldi per il lavoro. Parlo di Cagliari, forse. E però i precari della città di Cagliari stanno in piazza, perché non hanno diritto di lavorare!

E tutto questo noi lo facciamo perché abbiamo toccato il fondo, cioè abbiamo polverizzato la nostra funzione, ci rendiamo conto di non essere utili. Ma di che cosa parliamo, di qualche contributo da dare a qualcuno, a qualche associazione? Ci sono Risulta che 160 milioni di euro non siano stati spesi, nella precedente legislatura 40 milioni, e adesso togliamo ai sindaci, ai comuni, al fondo unico! Il fondo unico è quello che si manovra più agevolmente, ci sono sindaci bravi e sindaci non bravi, però si tratta di una spesa diretta sul territorio, svincolata dal Patto di stabilità e immediatamente utilizzabile, e noi non mettiamo una lira! Non c'è dialogo, le relazioni all'interno del sistema istituzionale si sono rotte, così come con i sindacati e con le imprese. Stiamo, cioè, finalmente toccando il fondo. Speriamo di risalire!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, nell'affrontare l'articolo 1 della finanziaria bisogna sottolineare come sia previsto il ricorso a nuovi mutui, il che comporterà nuovo indebitamento. Questo è vero ed è dovuto anche alla bocciatura da parte della Corte costituzionale dell'inserimento nelle precedenti finanziarie di risorse che sarebbero dovute arrivare successivamente da parte dello Stato. Però quella è una battaglia ancora in corso e riguarda un tema sul quale bisogna ancora battersi.

Concentrerò il mio intervento soprattutto sui comuni, il fondo unico e i servizi ai cittadini. Ebbene, io ho seguito con attenzione l'intervento, che condivido, dell'onorevole Uras e riprenderò alcuni punti da lui trattati, e ho ascoltato con attenzione anche l'intervento del relatore di maggioranza, l'onorevole Maninchedda.

Onorevole Maninchedda, io condivido l'idea che si debba chiedere ai comuni di essere virtuosi, di spendere meglio le risorse pubbliche, e che tutti gli enti locali debbano fare il massimo sforzo perché i cittadini vedano una ricaduta delle risorse regionali e di quelle statali in termini di servizi e di opportunità, perché è vero anche quanto diceva l'onorevole Floris, cioè che il compito nostro e degli enti locali è quello di rendere il miglior servizio possibile ai cittadini, affinché la pubblica amministrazione, le istituzioni, lo Stato non siano considerati lontani anni luce dai bisogni e dalle necessità dei cittadini, ma si percepisca invece che tutte le istituzioni sono vicine ai cittadini.

Ebbene, onorevole Maninchedda, lei ricorderà, per averlo anche citato, come sono stati utilizzati i fondi a valere sulla legge numero 488, per esempio, e quello che è avvenuto nella piana di Ottana: il 70 per cento delle imprese che ha utilizzato quei fondi non opera, ha costruito capannoni che sono rimasti vuoti e non si sono creati nuovi posti di lavoro. Bene, è vero che di questa situazione sono responsabili gli enti locali, ma ne siamo responsabili anche noi per aver dato quei fondi a quelle imprese. Imprese che venivano dal mare, gli antichi avrebbero detto: "Il male viene dal mare". Però quel male che veniva dal mare trovava in Sardegna collusioni, rapporti clientelari. Ma soprattutto noi abbiamo dato i fondi per la formazione professionale a finte imprese che creavano finti posti di lavoro, oltre ai soldi per creare capannoni vuoti. Ricorderà, onorevole Maninchedda, la vicenda del call center di via Roma, la ricorda forse anche l'assessore La Spisa. Sto parlando di un sistema di imprese che ha operato in tutto il Mezzogiorno allo scopo di utilizzare fondi pubblici destinati alle zone depresse, alle zone disagiate. Si parte dal call center di via Roma, dal quale ebbe inizio l'attività della Procura della Repubblica, passando per Oristano e Ottana (per un totale di 30-40 milioni di euro), per arrivare a regioni del Mezzogiorno dove rilasciavano false fideiussioni finti istituti di credito, ubicati per esempio in appartamenti vuoti di Bari, che avevano rapporti con aziende di Roma e del Lazio e poi, come scatole cinesi, con aziende operanti in Umbria e in Toscana. Soldi pubblici per la formazione professionale, presi nel Mezzogiorno e nel Centro Italia, per creare capannoni vuoti. Imprese nate con una mission, la creazione di componentistica per computer, si sono prima trasformate in call center, poi si sono ritrasformate e hanno preso per tre volte i soldi della formazione professionale assegnati a enti accreditati dalla Regione, anch'essi poi spariti nel nulla. Sono rimaste le fatture degli orologi Rolex acquistati coi soldi pubblici negli archivi di quel call center e nient'altro, se non lo sperpero di una marea di risorse pubbliche. Occorre certamente attuare un sistema di verifica e controllo per impedire che i soldi pubblici vengano dispersi e non si crei neanche un posto di lavoro.

Ancora sulla legge numero 37: come è stato detto prima, ci sono comuni che hanno utilizzato i fondi di questa legge per creare posti di lavoro, cooperative, imprese, che poi in quelle realtà hanno creato opportunità di sviluppo, altri che hanno utilizzato quei fondi, in particolar modo il comune capoluogo della Regione, per superare le esigenze di cassa, per colmare alcune difficoltà dovute alla realizzazione di alcune opere pubbliche, come i parcheggi multipiano. Non so quanti posti di lavoro crei un parcheggio multipiano, forse uno per il guardiano e qualche altro per il personale delle pulizie, ma sicuramente non sono posti di lavoro duraturi, frutto di un'attività d'impresa realizzata con l'aiuto pubblico e che si avvale di intelligenze e capacità professionali presenti nella nostra società.

Detto questo, è utile avviare un percorso di contrapposizione netta e frontale per capire chi ha speso meglio, chi ha speso di più e bene i fondi pubblici? E' utile che noi diciamo ai comuni che poiché hanno operato male non devono essere più finanziati e il fondo unico va ridotto? E' utile che poi i comuni ci dicano che anche noi spendiamo molto spesso male le nostre risorse che sono di tutti i cittadini sardi e che l'amministrazione pubblica non risponde ai veri bisogni dei sardi? Non mi pare che sia utile. Alle amministrazioni locali, a chi le guida e anche all'amministrazione regionale si deve chiedere di fare bene e di spendere meglio le risorse pubbliche; si deve chiedere, è un nostro dovere, che non vi siano affidamenti diretti, esternalizzazione, ricorso a società interinali che creano ulteriore precarizzazione nel mondo del lavoro, con ulteriori costi pubblici e la moltiplicazione dei centri di spesa. Si deve anche chiedere che gli asili nido, le scuole, i trasporti, i servizi sociali, lo Sportello unico per le attività produttive (SUAP), la modernizzazione e l'innovazione nell'amministrazione pubblica siano all'avanguardia e adeguati ai bisogni dei cittadini. Dobbiamo chiedere a tutti noi uno sforzo collettivo per la creazione di opportunità di lavoro attraverso quelle risorse. Per questo l'aumento del fondo unico ha senso, mentre non ne ha la contrapposizione netta tra enti locali e amministrazione regionale. A noi, ai cittadini gioverà non la contrapposizione tra la Regione e gli enti locali, ma uno sforzo collettivo perché l'amministrazione regionale e le amministrazioni locali siano più vicine ai cittadini sardi, anche perché, come diceva l'onorevole Uras, abbiamo raggiunto il fondo e quindi la speranza è quella di poter uscire dal fondo e raggiungere una via d'uscita. Spero che non si inizi a scavare per andare ancora più in basso! Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta dell'onorevole Uras?

(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)

Quarta verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Caria, Dedoni, Floris Rosanna, Solinas Antonio e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 54 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, continuiamo i lavori.

E' iscritto a parlare l'onorevole Daniele Cocco. Poiché non è in aula decade dal diritto alla parola.

E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore La Spisa, assessore Corona, mi rivolgo a voi in rappresentanza della Giunta. Io rifiuto, un po' anche per cultura personale, una visione così catastrofista che arriva anche dalle nostre posizioni, però spero comprenderete le ragioni che determinano queste chiavi di lettura. Vorrei che di fronte a una posizione come questa, la maggioranza e la Giunta che governano questa Regione avessero una qualche reazione, nell'interesse di tutti, badate, non sto chiedendo di tranquillizzare qualcuno in particolare. Chi governa ha responsabilità che vanno oltre la propria appartenenza politica e quindi c'è la necessità che lanci un messaggio di fiducia.

Stiamo discutendo la legge finanziaria, l'hanno detto con precisione alcuni colleghi che mi hanno preceduto, però, badate, è chiaro che il collega Uras… Io mi rendo conto che seguire il dibattito dall'inizio alla fine può essere pesante, però ci sono alcuni, qua dentro, che hanno più di altri la responsabilità di seguirlo dall'inizio sino alla fine e non possono venir meno a questa responsabilità.

Noi abbiamo apprezzato alcune cose di questa finanziaria, per esempio il fatto che sia una finanziaria snella, senza norme intruse. Riteniamo importante che abbiate iscritto in bilancio le somme relative al nuovo regime delle entrate, ma vi abbiamo anche detto che nonostante questo è una finanziaria insufficiente, non adeguata ad affrontare i tanti problemi di quest'Isola. Assessore La Spisa, mi rivolgo soprattutto a lei e non lo faccio con ironia, ma con convinzione e rispetto personale e anche per il ruolo che ricopre: lei conosce bene le dinamiche economiche, gli effetti della crisi e come vengono vissuti, so bene che li conosce anche per quella cultura che lei ha richiamato, che le è propria, che è conosciuta e che probabilmente, dal suo punto di vista, ha condizionato positivamente il titolo del Programma regionale di sviluppo. Bene, faccio appello a questi connotati culturali. Noi siamo di fronte a una crisi economica che si abbatte su tutti i segmenti sociali della nostra Isola, nessuno escluso, ovviamente in proporzioni diverse, però si abbatte dappertutto, non tralascia nessuno. Per affrontare questa crisi, per aggredirne gli effetti, c'è bisogno di immettere nel sistema importanti risorse finanziarie, importanti risorse pubbliche. Questa finanziaria, ahinoi, non garantisce questa iniezione di risorse. Credo che su questo, in qualche maniera, possiamo essere anche d'accordo.

L'altra questione importante che hanno posto i colleghi dell'opposizione, ma l'ha fatto, credo con autorevolezza, il presidente Floris nel primo intervento di questa mattina, riguarda il problema relativo al nuovo quadro delle entrate. Partendo da questo noi stiamo rischiando, lo dico anche al Capogruppo del Popolo della Libertà, una rottura del sistema istituzionale nella nostra Regione. Ora, badate, qualcuno di noi può anche pensare che ci siano atteggiamenti strumentali, può anche pensare che quello che è avvenuto in quest'Aula rappresenti una forzatura, possiamo pensare quello che vogliamo, però credo che abbiamo il dovere di capire le ragioni vere, le ragioni profonde che hanno determinato la manifestazione di cui si è parlato. Non era una manifestazione organizzata solo da sovversivi. In prima fila, a fianco al posto che occupava l'onorevole Giulio Steri c'era il Sindaco di Cagliari, che non credo sia da annoverare tra i sovversivi che possono organizzare una manifestazione come quella. Evidentemente le ragioni che hanno determinato quella legittima richiesta, proposta, rivendicazione, chiamatela come volete, io preferisco chiamarla grido d'allarme, grido di attenzione da parte della Regione verso chi ha il dovere di governare nel livello più basso, che proprio perché è il più basso è anche quello che si scontra con i bisogni, con la rabbia - per non usare il turpiloquio - della gente che sta peggio.

Allora, credo che la Regione non si possa permettere il lusso di non trasferire quanto dovuto al sistema delle autonomie locali relativamente al fondo unico, in base al nuovo quadro delle entrate. Volete trasferirne solo una parte, il 50 per cento e il resto lo vediamo nell'assestamento in base al gettito? Ci deve essere un segnale, non è possibile che ci sia un'ottusità della politica. La politica, per sua natura, non può mai essere ottusa, soprattutto quando a bussare alla porta, ripeto, non è un gruppo di facinorosi organizzati da qualcuno, sono i sindaci di questa Regione. Vogliamo tenerne conto di questo aspetto, oppure no? E' possibile che ci sia questa insensibilità? E' chiaro che poi alcuni colleghi arrivano a descrivere questa situazione com'è stata descritta qualche minuto fa.

Insomma, assessore La Spisa, credo che voi su questa parte, prima ancora di concludere questo dibattito, dobbiate dare un segnale di apertura politica, è importante. Quale che sia, non potete non richiamare un atto di responsabilità da parte vostra nei confronti di questa richiesta. C'è poi la questione del Patto di stabilità, riguarda tutti, riguarda la Regione, riguarda il sistema delle autonomie locali. Assessore, glielo chiedo sommessamente, ma non per questo meno convintamente: dite qualche parola chiara su cosa volete fare. C'è una possibilità di intervento della Regione per dare una risposta agli enti locali sul vincolo del Patto di stabilità? C'è un margine, c'è una strada, c'è un qualcosa che la Regione può fare? Se sì, diteci o diciamo qual è, se no, e ho paura che sia così, probabilmente anche la questione del Patto di stabilità va ricondotta a un confronto serio - cerco di pesare le parole, per evitare che anche le parole evochino chissà che cosa e spaventino qualcuno - attraverso il quale questa Regione pretenda, se il termine non è esagerato, che chi governa questo Paese si faccia carico di affrontare una questione che sta mettendo in ginocchio tutti: la Regione e il sistema delle autonomie locali. Io penso, Assessore, che ci sia bisogno di una straordinaria mobilitazione. Non spaventi questa parola, la uso nell'accezione più nobile: mobilitazione vuol dire richiamare la tensione morale, politica e istituzionale che chi governa innanzitutto deve avere e di cui deve farsi carico.

Allora, io chiedo: è possibile che vi facciate carico di questo? Assessore, le chiedo una risposta. Lei è stato protagonista in altri momenti, e qualche passo lo abbiamo anche fatto insieme, in ruoli diversi, di una stagione feconda in cui quest'Isola ha dimostrato a se stessa di sapersi mobilitare nelle forme dovute, con una veste politica e istituzionale nei confronti dello Stato. E' possibile che questa Regione riesca a farlo anche stavolta?

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori della Giunta, com'era facile immaginare la discussione sull'articolo 1, ma immagino che non si fermi all'articolo 1, ha portato a trascurare i venti commi di cui esso si compone per prendere in considerazione solo ed esclusivamente un aspetto di questo articolo. Il collega Giampaolo Diana ha appena concluso il suo intervento invocando l'aiuto della Giunta sul fondo unico degli enti locali, trascurando di dire che comunque quel fondo è stato incrementato di 20 milioni di euro, quindi non è che sia rimasto com'era.

Anch'io affronterò l'argomento del fondo unico, che peraltro ho già affrontato in numerosissime sedi. Faccio per un attimo riferimento alle considerazioni svolte dal collega Gian Valerio Sanna. So molto bene ciò che egli pensa, come lo pensa, cosa dice, cosa fa, e devo dire che sta assumendo, e mi dispiace, il ruolo di colui che viene qua, cerca di pontificare e poi scappa. Mi sarebbe piaciuto guardarlo in faccia e chiedergli spiegazioni sul perché noi saremmo i promotori dell'illegalità. Se c'è stata in questa Regione una stagione che ha promosso l'illegalità certamente non è questa, né può esserlo, perché in questa manovra finanziaria - lo ha detto molto bene l'onorevole Giampaolo Diana, ma lo ha detto anche il Consiglio delle autonomie locali - ci sono cose molto condivisibili, cose importanti, ci sono aspetti che non sono stati trascurati, c'è una grande attenzione ai problemi della Sardegna. Rimane sempre il nodo del fondo unico per gli enti locali.

Ora, non so come si possa considerare una forzatura ciò che è avvenuto nei giorni scorsi in Consiglio regionale. Io esprimo una valutazione assolutamente negativa, proprio perché si tratta di istituzioni che come tali sono adeguatamente rappresentate dall'ANCI, dall'AS[s1] EL e dall'UPS, ma, guarda caso, hanno anche una loro rappresentanza istituzionale, che è il Consiglio delle autonomie locali. Qui bisogna dirlo subito: ha un senso avere il Consiglio delle autonomie locali, se poi di fatto il ruolo di questo organismo viene prevaricato da quelle che sono, invece, associazioni di istituzioni? Anche su questo dobbiamo discutere molto. Certo è che io su questo aspetto dico che deve essere fatta una norma - e parlo di norma - che stabilisca una volta per tutte qual è la quota che deve andare nel fondo unico degli enti locali. Non lo si può stabilire dando un segnale adesso, che può anche essere possibile, collega Diana, ma non si può pensare di quantificare in questa sede il 50 per cento piuttosto che il 60 e poi tornarci col collegato. Non può funzionare in questo modo. Nella finanziaria è prevista la convocazione di una commissione che deve stabilire esattamente come devono essere assegnate queste risorse. Vogliamo stabilire una percentuale sulle entrate della Regione oppure vogliamo stabilire un incremento sulla base di quella legge che voi avete fatto? Su che cosa è basato quell'incremento? Su una cifra che forse può aumentare? E se la cifra relativa alle entrate dovesse diminuire cosa accade? Oppure dobbiamo equilibrare il tutto e dire alle province e ai comuni che se aumenteranno per la Regione aumenteranno anche per gli enti locali, se diminuiranno per la Regione, sulla base delle esigenze della Regione stessa, diminuiranno anche per gli enti locali? Di questi problemi ne vogliamo parlare o non ne vogliamo parlare? Oppure solo perché c'è una pressione, che può anche essere condivisa, deve essere questo il centro dell'universo? Nessuno oggi ha riferito che la Corte di giustizia - meno male! - ieri ha annullato la multa di 250 milioni di euro comminata ad Alcoa. Se ne sono dimenticati tutti, ma esiste anche questo problema, esistono anche i numerosissimi problemi dell'industria, dei quali nessuno ha parlato. Ma le emergenze vere di cui parla l'onorevole Uras possono essere risolte dando 30 o 40 milioni in più agli enti locali? Ed è possibile pensare che non ci sia una regia regionale su quello che deve essere fatto nei territori? Capisco che è importante e posso anche condividere questa vostra posizione, però ci sono tantissimi altri problemi che noi dobbiamo assolutamente risolvere.

L'onorevole Gian Valerio Sanna dice: "Vi siete preoccupati di rimuovere i manager delle Aziende sanitarie per sostituirli con i commissari e non avete risolto niente perché nessuno ha previsto una norma che...". La norma esiste, onorevole Gian Valerio Sanna! Tutti i manager delle Aziende sanitarie locali della Sardegna hanno sforato i tetti di spesa previsti dal decreto legislativo numero 502 del 1992, e andavano rimossi non da noi, ma da voi, dopo il secondo o terzo anno di mandato, e non lo avete fatto. E nel momento in cui una maggioranza come questa, forte del fatto che le riforme le vuole veramente fare, rimuove quei manager lo fa con gli strumenti che ha e cerca di trovare una soluzione per una spesa sanitaria che, questa sì, incide sul bilancio della Regione in maniera straordinariamente importante e negativa, dico io, ma non perché io sia contrario a investire di più sulla salute dei cittadini, non sono contrario, ma perché vorrei che i servizi fossero adeguatamente rinforzati. Ma qui non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata negli ultimi anni.

Allora, perché facciamo questa discussione, che tende ad allontanarci, quando invece mi pare di aver colto negli interventi degli onorevoli Diana, Uras e Sabatini la volontà di trovare delle soluzioni? Se dobbiamo trovare delle soluzioni possiamo anche sforzarci di trovarle tutti insieme, ma il catastrofismo non rientra certamente nel mio modo di pensare. Mi fa piacere che anche l'onorevole Diana la pensi in questo modo. Questa è una finanziaria snella, ha detto, priva di norme intruse, dove è stato stabilito il nuovo regime delle entrate. Non sono cose importanti queste? Io credo che siano cose importantissime. Stiamo andando verso una nuova stagione, stiamo andando verso una stagione che deve dare certezze finalmente.

Nessuno ha parlato del comma 1 dell'articolo 1. Non mi pare che sia una cosa trascurabile ciò che è avvenuto e ciò che si sta facendo. Nessuno ha detto, per esempio, che non è più possibile ripetere ciò che avveniva negli anni passati, come quando in una famosa notte d'inverno fu compiuta in quest'Aula una delle peggiori operazioni della storia dell'autonomia della Sardegna: 1.000 miliardi vennero messi a disposizione del meccanismo previsto dall'articolo 19 della legge numero 37. Sono passati tantissimi anni, allora non c'era l'euro, ma c'era ancora la lira, e in una notte 1.000 miliardi non dico che furono scippati, perché sono rimasti lì, ma, ahimè, per tutto sono stati utilizzati fuorché rispettare adeguatamente la finalità dell'articolo 19. E oggi, a distanza di sette od otto anni (era il 2002), ci ritroviamo con più di 100 milioni di euro - ce l'ha confermato il collega Uras - ancora non spesi, nonostante le numerosissime proroghe che sono state concesse. E allora non c'erano problemi legati al Patto di stabilità, c'era solo la necessità di dare un'occupazione alla gente, perché la finalità di quell'articolo era questa. Non è accaduto niente di tutto questo: abbiamo costruito chiese, marciapiedi, abbellito le pavimentazioni dei paesi, certamente abbiamo fatto cose utili e produttive. Ma produttive fino a quando? Fino a quando si è lavorato, perché moltissime delle strutture che sono state realizzate oggi sono totalmente abbandonate.

Allora, dobbiamo fare ancora cose di questo genere? Fermiamoci un attimo, collega Diana, valutiamo. C'è la norma nell'articolo 1, si insedia la commissione di studio. Siamo tutti disponibili a trovare una soluzione, come ho detto ieri sera o avantieri sera al Presidente dell'ANCI. Da parte nostra c'è questa disponibilità.

PRESIDENTE. Informo i colleghi che l'onorevole Paolo Terzo Sanna è presente, pertanto il congedo si intende revocato.

E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (I.d.V.). Signor Presidente, vorrei fare subito una proposta all'assessore La Spisa, che è qui anche in rappresentanza del Presidente della Regione. La proposta riguarda l'onorevole Giampaolo Diana, che in questo momento di difficoltà, visto che non si riescono a far quadrare i conti in Giunta, potrebbe essere nominato Assessore dell'industria pro tempore!

Vorrei soffermarmi soprattutto sul trasferimento del fondo unico ai comuni, non lo faccio per una difesa d'ufficio, essendo ancora sindaco del mio comune, però credo valga la pena di rivisitare in qualche modo le considerazioni svolte negli interventi che si sono susseguiti su questo argomento. Diceva poc'anzi l'onorevole Mario Diana, e io lo ribadisco, che la legge numero 37 è stata un'ottima legge, una legge che comunque sino a qualche anno fa, quando il relativo finanziamento è stato ridotto drasticamente, ha dato la possibilità ai comuni di dare risposte esaustive ai bisogni dei loro cittadini. Come diceva qualcuno prima di me, la verità è che comunque sono i comuni, i cui investimenti, lo voglio ricordare, rappresentano il 60 per cento del totale degli investimenti fatti da tutte le imprese, che riescono a mettere in circolo immediatamente risorse importanti che possono essere spese subito. In questo momento di estrema difficoltà credo che sia assolutamente irrinunciabile il discorso fondo unico con il trasferimento suppletivo dovuto rispetto alla finanziaria 2007.

Vorrei sottolineare che quando l'ANCI è venuta qui, probabilmente in maniera un po' atipica, a rappresentare le ragioni di tutti i comuni della Sardegna, lo ha fatto anche in rappresentanza di partiti del centrosinistra, di partiti del centrodestra e di componenti che non hanno partito. Io ho assistito a quell'incontro e credo che le ragioni rappresentate dall'onorevole Tore Cherchi siano le stesse che ha rappresentato il sindaco Floris, a dimostrazione che i sindaci, che comunque rappresentano quelle porzioni di Stato che riescono a dare risposte immediate ai territori, hanno su questo punto ragione da vendere. Credo che la Giunta debba riflettere sul fatto che i trasferimenti devono avvenire senza ulteriori perdite di tempo. Si capiscono le ragioni, è vero che ci sono problemi infiniti, che ci sono anche altre priorità, ma è pur vero che su questa partita bisogna dare una risposta seria.

L'articolo 1 della finanziaria credo sia importante sia per quanto riguarda il trasferimento agli enti locali delle risorse del fondo unico sia per quanto riguarda il famigerato Patto di stabilità. Io ribadisco e condivido quello che è stato detto dall'onorevole Mario Floris in apertura di seduta e dall'onorevole Cuccureddu, e cioè che bisogna assolutamente verificare quello che si è detto sulle competenze esclusive della Regione in fatto di Patto di stabilità, perché credo che non possiamo, in questo momento di estrema difficoltà, non perseguire o almeno provare a perseguire questa via d'uscita.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dico subito quali sono gli aspetti positivi di questa finanziaria. Innanzitutto il rispetto dei tempi, che viene evidenziato come un fatto straordinario che qualifica questa Giunta regionale come una Giunta virtuosa, anche se l'assessore La Spisa ha detto: "Abbiamo solo rispettato le regole, come era doveroso fare". Questo fatto consente, quindi, alla legge finanziaria, così come previsto dalla legge, di entrare in vigore il 1º gennaio 2010, e rende virtuosa la Giunta perché mette fine a un andazzo, che era quello del ricorso all'esercizio provvisorio del bilancio, creando difficoltà per quanto riguarda la spesa e quindi la gestione dei problemi della nostra Sardegna. Purtroppo, ahimè, è ciò che fanno ancora molte istituzioni, in primo luogo i comuni, che spesso portano il bilancio di previsione all'attenzione dei consigli comunali solo dopo essere stati sollecitati dalle prefetture che impongono loro un ultimatum per l'approvazione. E' una finanziaria senza norme intruse, il che ne semplifica l'esame e l'analisi. E' una finanziaria agile e snella, così come i tempi suggeriscono, e questo ci consente di entrare più facilmente nel merito del suo contenuto.

L'articolo 1 mette in evidenza il risultato della vertenza entrate, così come è stato detto da molti colleghi, che si sostanzia in una maggiore somma a disposizione; risultato che tutti abbiamo giudicato positivo, anche se siamo in disaccordo sull'utilizzo di queste maggiori entrate. La vertenza entrate peraltro non è ancora del tutto definita, così come un autorevole quotidiano sardo riportava in prima pagina due o tre giorni fa, mettendo in risalto questo aspetto soprattutto per quanto riguarda il Patto di stabilità e la vertenza Stato-Regione. Aspetto che, a nostro avviso, potrebbe consentire, se definito in modo concreto, di risolvere diversi problemi legati ai bisogni e alle necessità che si manifestano di questi tempi.

Io richiamo comunque, non perché sollecitato dal collega Mario Diana, il fatto che in effetti la priorità delle priorità non è il fondo unico per i comuni, ma il lavoro e tutti siamo responsabilmente chiamati a individuare soluzioni e vie d'uscita per affrontare il dramma della disoccupazione in questa regione, che ricade su tutte le istituzioni, sulla Regione, ma anche sui comuni, che spesso sono quelli che vi devono far fronte nel concreto. Ed è per questo, probabilmente, che i sindaci hanno deciso di chiedere con forza l'attenzione della Regione. Ve lo dico come ex amministratore, come ex sindaco, perché troppe volte si vive il dramma del sentirsi soli nel fronteggiare l'emergenza nei territori.

Il taglio del fondo unico, è già stato detto in quest'Aula, rappresenta una illegittimità, e l'illegittimità nasce dal fatto, come tutti ben sappiamo, che una quota parte delle nuove entrate è destinata esplicitamente ai comuni, e non può essere utilizzato il richiamo a emergenze e disavanzi in altri settori per ridurre questa previsione. Il momento è sicuramente delicato, dicevo, e deve portare noi tutti a dedicare responsabilmente attenzione al problema di un lavoro che viene sempre meno. Tutti i giorni i comuni vivono il dramma dei licenziamenti anche nelle piccole aziende locali, oltre che nelle grandi imprese del settore industriale. Questa è la vera emergenza Sardegna, questo è il dramma che noi dobbiamo riuscire ad affrontare e a contenere per evitare che sempre più famiglie e lavoratori vadano a incrementare il numero continuamente in crescita delle persone in condizioni di povertà estrema, che rappresentano veramente la tragedia del momento.

Una parola la voglio spendere anch'io in merito all'atteggiamento sul fondo unico. Mi pare che in modo strisciante sia comunque entrata in quest'Aula una considerazione, che alcuni hanno fatto in modo più pesante di altri, individuando negli amministratori locali e nei sindaci, come dire, delle figure poste sotto tutela. Questo non spetta alla Regione. Io credo che ogni sindaco, ogni amministrazione locale agirà responsabilmente e del suo agire renderà conto ai cittadini elettori nel momento in cui verranno individuati casi di mala spesa e utilizzo improprio dei fondi pubblici. Sono stati richiamati dei casi estremi, ma io li lascerei come casi isolati, perché alla fine diventa difficile, in una situazione come questa, distrarre fondi pubblici per attività amene. I sindaci devono far fronte a una situazione che, in ristrettezze economiche, porta tutti a essere responsabili, però io credo che questa mia considerazione, che sicuramente è condivisa da chi ha vissuto esperienze di amministratore locale, debba essere presa con la dovuta attenzione. Sono aspetti che poi sconfinano anche in altri settori. Badate che lo stesso problema lo vivono, per esempio, i dirigenti scolastici in un settore che oggi è sempre più sotto schiaffo, sempre più in difficoltà. Anche le scuole avrebbero bisogno di un fondo unico, perché oggi sono chiamate a fare acrobazie nell'utilizzo delle anticipazioni di trasferimenti che spesso non sono adeguati a consentire neanche la nomina dei supplenti. Cioè ognuno vive una situazione drammatica che occorre esaminare puntualmente per comprenderne le difficoltà e i disagi. Ho voluto richiamare un settore come quello della scuola per ricordare che probabilmente su questo aspetto siamo in ritardo. A fine anno la Regione sarà chiamata ad assumere responsabilmente poteri che le verranno trasferiti dallo Stato in materia di pubblica istruzione e credo che dobbiamo prepararci per gestirli nel modo dovuto.

Chiudo facendo riferimento a un aspetto al quale credo che il Consiglio regionale e soprattutto la Giunta regionale, l'amministrazione regionale debbano stare più attenti. Mi riferisco ai grandi interventi nel settore delle opere pubbliche, nel quale forse si è intervenuti con troppa liberalità, concedendo denari in misura spropositata per realizzare opere che non hanno avuto come ricaduta una sola unità occupativa in più. Faccio riferimento al territorio della città di Alghero: il Palazzo dei Congressi, costato oltre 40 miliardi di vecchie lire - riporto la cifra in lire perché è più d'effetto -, o il porto di Alghero, che è costato oltre 30 miliardi di lire, non hanno avuto come risposta una sola unità occupativa in più. Su questo io credo che dobbiamo fare una riflessione prima di spendere denari pubblici sollecitati, lì sì, a volte dalle pressioni dei territori e degli enti locali, verso i quali bisogna essere molto più prudenti, perché se oggi il comune di Alghero entra nel bureau di non so che e poi accusa la Regione del fatto che il Palazzo dei Congressi, un'opera che avrebbe dovuto dare grandi risposte al turismo congressuale e al movimento turistico del nord Sardegna, tiene le porte sprangate, io mi chiedo di chi sia la responsabilità. Forse di tutti. Mi chiedo come mai il porto di Alghero, che è una fonte di risorse e di ricadute economiche, e lo potrebbe essere anche dal punto di vista dell'immagine, non vede nessun addetto stabilmente occupato e la sua gestione è affidata in concessione, attraverso meccanismi indegni. Per cui un bene che avrebbe potuto dare in questo momento risposte concrete è invece sottoposto a spartizione di potere.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Per la Giu[s2] nta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Sono lieto che siano presenti un po' tutti, perché l'articolo 1 è effettivamente un punto centrale della legge finanziaria. Direi che la legge finanziaria, così come l'abbiamo impostata quest'anno e come spero possa essere per sempre, magari in un contesto di riforma della legge di contabilità che individui stabilmente dei meccanismi che garantiscano che la finanziaria abbia sostanzialmente questa impostazione, è composta da un articolo che individua il quadro finanziario e da altri articoli strettamente necessari a manovrare le risorse aggiuntive.

Nell'articolo 1 evidentemente - e la discussione, che è stata molto approfondita, lo ha dimostrato - ci sono tre punti fondamentali e io aggiungerei un quarto punto. I punti che avete richiamato voi sono: la questione delle entrate, la questione del Patto di stabilità e la questione del fondo unico per gli enti locali, cioè la finanza locale. Io aggiungerei, dicevo, un altro punto perché, come giustamente ha detto Mario Diana, non si deve ignorare che c'è un punto centrale in questo articolo, e cioè la decisione, spero definitiva, di non ricorrere più a nuovo indebitamento. Ricordo che i nuovi mutui previsti nel comma 1 sono da accendere solo nel caso in cui ci siano esigenze di cassa per le autorizzazioni all'indebitamento precedentemente contratte. Noi non stiamo dando nuove autorizzazioni all'indebitamento. Questo è un punto importante che ci permette di stabilizzare il quadro finanziario e di poter costruire per il futuro.

Primo punto, quindi, le nuove entrate. Lo abbiamo detto, credo non ci siano dubbi per nessuno, tanto meno dopo le ultime notizie che abbiamo avuto dal Parlamento e dal Governo, che è intervenuto in Parlamento. Confermo le stesse notizie che ho avuto anch'io e cioè che il capitolo del bilancio dello Stato che riguarda tutte le Regioni speciali comprende, come ha confermato il Ministro dell'economia, la quota per la Sardegna e vi è la disponibilità a sancirlo anche in un ordine del giorno che mi risulta tutti i parlamentari sardi stiano per presentare, in modo che sia chiaro che le risorse ci sono e sono per la Sardegna.

Detto questo è evidente che vale l'altro versante del problema e cioè che queste nuove entrate in conto competenza non possono essere immediatamente disponibili se non c'è un allentamento dei meccanismi del Patto di stabilità. Voi dite: "La Giunta deve essere più forte e più decisa nel chiedere allo Stato." Io vi assicuro che la Giunta sta seguendo questo problema nel tavolo di confronto principale che è stato attivato dal Governo nazionale con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Anche oggi i nostri dirigenti sono a Palazzo Chigi per discutere di varie questioni. La questione del Patto di stabilità è la questione prioritaria, potremmo dire, dopo la chiusura definitiva dell'approvazione da parte del CIPE del Programma attuativo regionale FAS della Sardegna. Questa è una questione centrale, ed è una questione su cui stiamo già ottenendo qualche risultato. E cioè, voglio dirlo, io sono in attesa della copia della lettera inviata al Governo, che non è stata trasmessa alla Commissione bilancio. Io l'avevo però illustrata, è stata illustrata anche in un'ampia relazione che è agli atti della Commissione, quindi tutti i consiglieri ne sono a conoscenza, ma non ho problemi a consegnarvi anche il testo della lettera inviata dal presidente Cappellacci al Presidente del Consiglio dei Ministri sul Patto di stabilità per il futuro, cioè a partire dal 2010. Ma già nel 2009 vi è stato un allentamento dei meccanismi: abbiamo avuto 195 milioni a disposizione riguardo ai pagamenti in conto residui di parte corrente a favore degli enti locali, che stiamo già utilizzando in chiusura d'anno, altrimenti la spesa sarebbe molto più rallentata. Abbiamo ottenuto inoltre un provvedimento specifico per la Regione Sardegna, e cioè sono stati decurtati gli impegni e i pagamenti per il trasporto locale, a seguito anche del trasferimento della competenza in questa materia, per un ammontare di 59 milioni di euro. Quindi abbiamo in totale circa 250 milioni di euro in più rispetto al tetto di spesa, spesa che altrimenti si sarebbe bloccata. Solo la spesa storica, per esempio, è diminuita dello 0,6 per cento.

Abbiamo già avuto, dunque, dal Governo nazionale alcune risposte concrete a valere sulla contabilità del 2009. Si tratta di un problema che noi abbiamo posto lo scorso settembre davanti a tutto il Consiglio dei Ministri, in occasione dell'approvazione della manovra finanziaria dello Stato. Come sapete, in tale occasione è prevista la presenza dei Presidenti delle Regioni a statuto speciale, per disposizione degli stessi statuti speciali. Abbiamo poi chiesto, e questo è ancora oggetto di trattativa, l'allentamento del Patto di stabilità per i prossimi anni, in conseguenza del fatto che vi è stata una modifica del regime delle entrate regionali. Noi contiamo di avere, speriamo, questa è una battaglia che dobbiamo portare avanti, almeno la metà degli incrementi, e badate che in un momento di forte contenimento della finanza pubblica questo non sarà un risultato da poco, anzi sarebbe un grandissimo risultato. Da questo punto di vista, a nome di tutta la Giunta e dello stesso Presidente, non ho difficoltà a dire che se il sistema politico sardo vuole far propria questa richiesta si possono trovare delle forme per dare a tutto il Consiglio regionale, a tutto il sistema Sardegna la titolarità di questa richiesta. Se si vuole mantenere un clima unitario in questo confronto con lo Stato la Giunta è disponibilissima, troviamo le forme e si potrà fare senz'altro, anche successivamente all'approvazione della manovra finanziaria. Quella del Patto di stabilità è sicuramente una questione su cui dobbiamo stare uniti, così come dobbiamo stare uniti al sistema delle autonomie locali. E questo è il terzo punto toccato nella discussione dell'articolo 1.

Noi non vogliamo assolutamente alimentare scontri istituzionali. Credo che abbiate notato come la Giunta, anche di fronte a una manifestazione effettivamente di piazza, che si è realizzata anche con l'ingresso, diciamo un po' tumultuoso, in Consiglio regionale dei rappresentanti delle autonomie locali, non ha assunto posizioni né rigide né polemiche, per tenere il confronto sempre su un livello dignitoso, istituzionale e non di piazza. Ma già durante la concertazione noi dicemmo agli enti locali che la questione del fondo unico non era in discussione. Diversi colleghi che sono intervenuti, tra cui gli onorevoli Porcu, Floris e altri, hanno detto che bisogna passare da un sistema di trasferimenti a un sistema di compartecipazione. Bene, noi siamo d'accordo su questo cambiamento, occorre però che sia inserito in un quadro che accompagni da un lato la realizzazione della normativa sul federalismo fiscale e dall'altro la piena attuazione del sistema del nuovo regime delle entrate tributarie della Regione. Per questo diciamo: attiviamo un tavolo istituzionale Regione-enti locali - intendendo eventualmente per Regione non solo la Giunta, ma anche il Consiglio regionale nel suo complesso - per individuare una soluzione. Nel frattempo, se il Consiglio regionale già nel corso dell'esame dell'articolo 1 dovesse individuare delle soluzioni esaminiamole. Anche durante la pausa che precede la ripresa pomeridiana si può verificare se ci sono delle soluzioni praticabili, ma direi che il federalismo fiscale interno deve essere basato, sì, sulle autonomie locali, ma anche sulla responsabilizzazione, perché se vogliamo un fondo unico deve essere davvero unico, e credo che il Consiglio debba riflettere su quanto un meccanismo in cui ci sia soltanto un sistema di compartecipazione sia veramente utile per affrontare i problemi delle diverse comunità locali.

E' un tema su cui credo non sia giusto legiferare affrettatamente attraverso la legge finanziaria. Ragioniamoci su. La Giunta e la maggioranza sono disponibili a discutere su questo principio. Vediamo di fare in modo che, se tale principio viene attuato con una legge significativamente organica, successiva alla finanziaria, si crei un meccanismo razionale, in cui ci sia, sì, compartecipazione, ma anche indirizzo politico da parte della Regione, controllo sulla spesa e corresponsabilità reciproca.

PRESIDENTE. Comunico all'Aula che gli emendamenti numero 154, 47 e 77 sono inammissibili in quanto riguardano materie estranee alla legge finanziaria; gli emendamenti numero 48, 54 e 83 sono inammissibili per mancanza di copertura finanziaria. Sono inammissibili anche gli emendamenti numero 60, 64, quest'ultimo limitatamente al secondo periodo, 75, 76, 77 e 78.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Signor Presidente, io sono consapevole che, a norma di Regolamento, i giudizi di ammissibilità e di inammissibilità sono di competenza della Presidenza e non sono appellabili. Detto questo, però, ritrovo in alcune decisioni da voi assunte delle incoerenze rispetto al testo già ammesso alla discussione in Commissione. Per cui chiedo che ci sia un'adeguata ponderazione che riveda ciò che è stato detto in questa fase. Se poi viene confermata l'inammissibilità ne trarremo, evidentemente, le dovute conseguenze, ma a mio avviso c'è qualche incongruenza rispetto agli emendamenti ammessi al testo di legge in Commissione e agli emendamenti respinti.

Chiederei alla Presidenza di fare un'ulteriore verifica, per cortesia. Se poi confermerà la decisione assunta, nulla quaestio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). L'emendamento numero 48 è stato dichiarato inammissibile per mancanza di copertura finanziaria. Non c'è nessuna necessità di copertura finanziaria, se lo leggiamo attentamente.

PRESIDENTE. La Presidenza valuterà le considerazioni svolte dall'onorevole Maninchedda. Se saranno prese decisioni diverse, verranno comunicate all'Aula alla ripresa dei lavori, che avverrà alle ore 16. Discorso analogo vale per quanto rilevato dall'onorevole Solinas.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Non so se riguardi l'ordine dei lavori, Presidente. Mi rendo conto che non rientra nella prassi, ma vorremmo avere, prima della ripresa dei lavori, l'elenco degli emendamenti ritenuti inammissibili, se possibile con l'indicazione delle motivazioni.

PRESIDENTE. L'elenco lo può sicuramente avere, onorevole Bruno. Le motivazioni sono la mancanza di copertura finanziaria oppure l'estraneità della materia trattata.

BRUNO (P.D.). Vorrei che venisse indicato se si tratta dell'una o dell'altra. Chiedo inoltre la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)

Quinta verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 45 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Moriconi - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)

Il Consiglio è in numero legale.

I lavori antimeridiani si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per questo pomeriggio alle ore 16.

La seduta è tolta alle ore 13 e 57.


[s1]Associazione sarda degli enti locali

[s2]oppure ha domandato di parlare



Allegati seduta

LXX Seduta

Giovedì 3 dicembre 2009

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente CUCCA

indi

del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 10 e 24.

SANJUST, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del venerdì 16 ottobre 2009 (62), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giorgio Locci, Sergio Milia, Nicola Rassu, Adriano Salis e Paolo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 3 dicembre 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge.

De Francisci - Caria - Diana Mario - Bruno:

"Integrazione alla legge regionale 18 maggio 1994, n. 21 (Norme per la protezione degli animali e istituzione dell'anagrafe canina)". (91)
(Pervenuta il 24 novembre 2009 e assegnata alla settima Commissione)

Dedoni - Vargiu - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula:

"Interventi a tutela dell'artigianato artistico e tradizionale della Sardegna". (92)
(Pervenuta il 27 novembre 2009 e assegnata alla sesta Commissione)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SANJUST, Segretario f.f.:

"Interrogazione Petrini - Locci - Pittalis - Dedoni - Sanna Paolo Terzo - Cherchi - Peru - Piras - Tocco - Campus - Sanna Matteo - Artizzu, con richiesta di risposta scritta, sul concorso bandito dall'Arpas". (178)

"Interrogazione Meloni Marco - Diana Giampaolo - Cocco, con richiesta di risposta scritta, sul ritardo nella trasmissione dei decreti di concessione provvisoria delle agevolazioni previste dai bandi 2008 PIA industria, artigianato, servizi e turismo". (179)

"Interrogazione Maninchedda, con richiesta di risposta scritta, sulla notizia apparsa sul quotidiano La Nuova Sardegna su incarichi professionali alla ASL di Nuoro". (181)

"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sulla richiesta di compartecipazione della Regione al progetto dell'Unione europea (Interreg IV) della Conferenza internazionale dell'anglo-arabo". (182)

"Interrogazione Floris Mario, con richiesta di risposta scritta, sui controlli igienico-sanitari e sulle conseguenze di carattere economico e sociale dell'importazione in Sardegna di latte liquido termizzato". (183)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanza pervenuta alla Presidenza.

SANJUST, Segretario f.f.,

"Interpellanza Barracciu - Cucca - Mariani - Capelli - Pittalis - Mula - Ladu sulla necessità di salvaguardare il Liceo musicale di Nuoro, istituto altamente formativo e unico nel contesto isolano, rispondente alle esigenze formative di un vasto territorio". (57)

PRESIDENTE. In attesa che arrivi la Giunta, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 27, viene ripresa alle ore 10 e 50.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Campus, Contu Mariano, Manca e Uras sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 39 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccureddu - De Francisci - Diana Giampaolo - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Lai - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Planetta - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.

Continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione

(legge finanziaria 2010)" (76/S/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 76/S/A. Sono in discussione l'articolo 1 e i relativi emendamenti.

E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, prendo la parola sull'articolo 1 perché mi pare opportuno, anche sull'onda della discussione avvenuta in occasione dell'approvazione della finanziaria 2009, fare chiarezza sul fondo unico degli enti locali. Gli emendamenti che abbiamo presentato vanno in questa direzione. Tutti sappiamo e abbiamo confermato più volte che con la riforma del Titolo V della Costituzione si è delineata una nuova architettura delle istituzioni democratiche. Volenti o nolenti dobbiamo accettare che Stato, Regioni, città metropolitane, province e comuni non sono più soggetti sovraordinati o sottordinati, ma hanno pari dignità, ciascuno con propri compiti, funzioni e responsabilità. Non dobbiamo fare lezioni a nessuno. La Regione diventa o ridiventa organo di programmazione e di indirizzo; le province, le città metropolitane e i comuni sono organi di amministrazione, di gestione, di attuazione, ma anche di compartecipazione, ovvero di leale collaborazione alle scelte e alle decisioni, in sede legislativa con il Consiglio delle autonomie, in sede di programmazione e di scelte per lo sviluppo con la Conferenza permanente Regione-enti locali.

Gli enti locali soffrono - ne siamo consapevoli - una condizione di preoccupazione e di tensione, perché sono, anche questo lo diciamo sempre, il primo sportello per il cittadino, il referente diretto soprattutto per i bisogni primari; il resto viene dopo. Devono essere messi in condizioni, da parte della Regione e dello Stato, di poter assolvere compiutamente i propri compiti. Hanno quindi ragione di chiedere un tavolo permanente di confronto, di condivisione, di codecisione sulle scelte di loro diretto interesse.

Avremo certamente occasione, in tempi brevi, almeno me lo auguro, di confrontarci e di assumere decisioni condivise sullo Statuto, sul federalismo, sul riordino del regime dei rapporti finanziari tra Regione ed enti locali, anche se non mi piacciono certi interventi che addirittura sostengono che la modifica dello Statuto potrebbe portare danni alla Sardegna. Occorre un dialogo, un confronto anche aspro tra istituzioni, non la piazza; confronto nelle sedi istituzionali e con i modi che si convengono, nell'interesse di tutti, come sempre abbiamo praticato. E' una considerazione che mi sento di fare, un appello alla corresponsabilità e alla leale collaborazione, costituzionalmente richiamata e richiesta, perché ho sempre personalmente creduto in questi comportamenti, che ho praticato con serietà quando ho avuto responsabilità di governo. Ricordo per tutto e per tutti gli accordi sottoscritti nei lontani anni '90 e '91 con le associazioni degli enti locali, che portarono nel novembre del '93 alla costituzione della prima Conferenza permanente Regione-enti locali, un esempio per tutto il sistema delle autonomie in Italia, che anticipò la stessa riforma costituzionale dei primi anni 2000.

Con una tale dignità si contesta, si propone, si discute, si concordano scelte e decisioni, e puntualmente la terza Commissione ha fatto i conti sul fondo unico degli enti locali nella relazione allegata al disegno di legge finanziario. Gli schemi sono molto chiari. Ma anche la prima Commissione ha compiuto una verifica attenta del percorso compiuto, a partire dalla legge numero 25 del '93, passando per la legge numero 12 del 2005, la numero 9 del 2006, oltre naturalmente alle leggi istitutive delle nuove province, ovvero le leggi che hanno ridisegnato, non so quanto semplificandolo o complicandolo, il quadro delle istituzioni locali in Sardegna. Da questo percorso trae origine l'emendamento, confortato anche dalla considerazione che la stessa terza Commissione svolge nella relazione, a pagina 11, ultimo capoverso, che testualmente così recita: "La Commissione ha discusso inoltre sull'opportunità di conservare in capo alla Giunta regionale la disponibilità di capitoli contenenti risorse per il finanziamento di opere pubbliche di competenza dei comuni o di far confluire tali risorse nel fondo unico, rinviando alla futura legislazione in materia la definizione delle diverse opzioni". Il fondo unico, come tutti sappiamo, come sanno i sindaci dell'ANCI, non è l'unico canale di spesa destinato agli enti locali. Da un'analisi approssimativa, anzi non approssimativa, ma chiara, emerge che gli enti locali possono beneficiare di un ammontare di 398 milioni di euro. Con riferimento al consuntivo 2008, il fondo unico pesa per il 7 per cento della spesa, al netto della spesa sanitaria del 14 per cento, cioè quanto le politiche per territorio e infrastrutture.

Il problema non è nell'ammontare delle risorse extrafondo, ma nel loro uso coordinato secondo criteri riconoscibili, cioè nelle linee politiche che presiedono a queste decisioni di spesa. Sarebbe interessante fare un po' di storia di questo fondo unico, ma mi limito a dire che è nato con la legge numero 25 del 1993, come primo intervento sistematico di riordino dei trasferimenti agli enti locali. Il provvedimento aveva l'ambizione di conseguire due obiettivi: effettiva e completa unificazione dei trasferimenti in favore degli enti locali il primo, certezza e continuità di risorse il secondo. Obiettivi raggiunti solo in parte e subito superati attraverso successive modifiche parziali e soprattutto con la pregressa apertura di canali di spesa separati, quelli che oggi ci fanno rinvenire ben 398 milioni di euro con destinazione finale enti locali, con due risultati: si recuperano in capo alla Regione funzioni che con la legge numero 9 erano state trasferite e, su pressione degli stessi enti locali, si distraggono finanziamenti dal fondo unico per ripartirli secondo criteri diversi, come avviene per le scuole civiche di musica, per le scuole materne e così via.

Tenuto conto di questo ragionamento, mi sembra evidente che il fondo unico risponda soltanto provvisoriamente alle esigenze degli enti locali. E' una soluzione parziale e provvisoria. La Giunta regionale, quella attuale così come la precedente, ne era e ne è consapevole. Anche con il comma 12 dell'articolo 1 del disegno di legge numero 76/S si invoca e si propone la riforma della finanza locale per dare certezze e stabilire criteri chiari nella distribuzione dei fondi, sottraendoli alle decisioni discrezionali. E per conseguire questo obiettivo sembra opportuno e necessario fare un passo avanti, se no facciamo le leggi e non le rispettiamo. Le leggi, quando ci sono, si rispettano, altrimenti si modificano. Ogni volta facciamo una legge e poi introduciamo dei correttivi che stravolgono completamente tutto il dibattito politico che era stato fatto e le intese che erano state raggiunte.

Quindi a noi sembra opportuno fare un passo avanti, Assessore. Lei lo ha fatto con la finanziaria e gliene diamo atto, infatti sulla base della discussione dell'anno scorso finalmente abbiamo una finanziaria senza norme intruse. Per conseguire questo obiettivo chiediamo di accantonare le somme stanziate per interventi che hanno una dimensione meramente locale e di destinarle a coperture specifiche della legge di riforma, che dovrà essere presentata, come la Giunta scrive, entro novanta giorni, trasferendole al fondo nuovi oneri legislativi. Sarà la riforma a stabilire criteri e modalità dei trasferimenti a favore degli enti locali, secondo i principi di equità e perequazione, e soprattutto, come abbiamo più volte detto, alle nuove forme associative dei comuni, ossia alle unioni di comuni, che devono trovare un canale privilegiato di certezza di risorse. Nel contempo, la Regione non potrà sottrarsi al suo compito strategico di individuare quegli interventi cruciali per l'intero territorio regionale che attengono al suo livello di responsabilità, limitando a questi il proprio intervento.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Nella discussione generale ho tentato di dire che questa manovra finanziaria è fortemente condizionata da temi più generali, che sono il Patto di stabilità, il controllo della spesa sanitaria e il nuovo regime delle entrate tributarie, e che addirittura questa finanziaria rischia di diventare secondaria se non affrontiamo con determinazione questi tre temi. E su questi tre temi possiamo trovare percorsi comuni, possiamo trovare punti di condivisione. Mentre su altre cose possiamo avere visioni diverse, possiamo scontrarci, io credo che su temi come il nuovo regime delle entrate, il Patto di stabilità e il controllo della spesa sanitaria dobbiamo trovare dei punti di incontro tra maggioranza e opposizione. Ma c'è una condizione che noi chiediamo sia rispettata.

Nei vostri interventi io leggo la volontà di disconoscere il risultato del nuovo regime delle entrate. L'Assessore della programmazione e la Giunta hanno correttamente iscritto in bilancio quelle risorse. Inizialmente noi abbiamo messo in dubbio la copertura finanziaria, poi abbiamo fatto una riunione con i nostri parlamentari, i quali hanno attivato gli uffici dei propri Gruppi e delle Commissioni bilancio del Senato e della Camera, i quali hanno confermato quanto l'Assessore aveva affermato nei giorni scorsi, cioè che nel bilancio dello Stato esiste la copertura finanziaria delle risorse derivanti dal nuovo regime delle entrate. Pertanto non credo che sia un pretesto o una provocazione nei confronti dello Stato aver iscritto quelle risorse in bilancio. Quelle risorse ci sono e saranno trasferite alla Sardegna, e questo risultato va riconosciuto.

Non bastasse questo, si dice che il nuovo regime delle entrate è inutile perché sono tutte risorse necessarie per coprire il buco della sanità, come se tale disavanzo fosse provocato dal nuovo regime delle entrate! Il buco della sanità ci sarebbe comunque e se fosse di quella entità meno male che c'è il nuovo regime delle entrate che ci consente di dare una risposta, che ci aiuta a trovare una soluzione! Chiaramente dobbiamo tener conto del fatto che le nuove entrate non arriveranno nel 2010, ma entreranno a regime nel 2011 e nel 2012, quindi il buco della sanità non dovrà essere completamente coperto con le risorse di quest'anno. Sul controllo della spesa sanitaria noi abbiamo dato delle indicazioni e credo che ci siano state responsabilità comuni nella passata gestione e ci siano responsabilità in questo inizio di legislatura, perché non vedo azioni concrete da parte della Giunta regionale destinate al contenimento dell'aumento della spesa sanitaria. Anzi sono stati fatti alcuni errori, su cui non voglio ripetermi, avendone già parlato nella discussione generale. Quindi si tratta di trovare le soluzioni per tenere sotto controllo la spesa sanitaria, perché davvero il mancato controllo della spesa sanitaria può diventare un problema.

Un'altra obiezione che viene fatta riguarda il Patto di stabilità. Si dice che il nuovo regime delle entrate è inutile perché tanto abbiamo il Patto di stabilità e non possiamo spendere. Bene, su questo tema, l'abbiamo proposto più volte, ma non abbiamo avuto ancora risposta, siamo pronti a fare una battaglia comune. Io sostengo che le richieste che la Giunta regionale sta portando avanti sono insufficienti e non risolveranno il nostro problema. Chiediamo cioè due punti e mezzo in più rispetto al limite di spesa stabilito dal Patto e il trasferimento diretto delle risorse che lo Stato destina agli enti locali, insomma 300 o 400 milioni di euro in tutto.

Assessore, intanto le reitero la richiesta di renderci edotti circa la proposta che la Giunta regionale ha inviato al Governo e di cui noi non siamo a conoscenza. Le cose che sto dicendo le ho lette nella delibera di indirizzo che voi avete approvato, ma la proposta non è dato conoscerla, e già questo è un punto di debolezza. Se vogliamo fare una battaglia comune dobbiamo essere messi in condizioni di conoscere esattamente le vostre richieste, che ho l'impressione siano del tutto insufficienti. Io credo che la Sardegna sia una delle regioni più colpite dalla crisi industriale ed economica, stanti gli stabilimenti industriali che sono stati chiusi o che si stanno chiudendo. Ed è una delle regioni colpite, come tutte le regioni meridionali, dal taglio dei fondi FAS, perché i fondi FAS che ha garantito l'altro giorno il Presidente del Consiglio, a Olbia, non ci sono. Sappiamo che non ci sono, perché quei 3 miliardi di euro sono scritti sulla carta, ma in realtà non ci sono. Forse, se siamo fortunati, riusciremo a ottenere i fondi per la strada Sassari-Olbia, dobbiamo sperare di ottenere almeno quei fondi, tutto il resto, per adesso, è scritto sulla carta, ma non c'è. Lo sappiamo dalle delibere CIPE, che abbiamo letto bene; sappiamo che cosa è stato tagliato e per che cosa sono stati utilizzati i fondi FAS, anziché essere destinati alle regioni del Meridione. Quindi la nostra regione ha subito tagli consistenti su fondi che le erano destinati, vive uno stato di crisi importante, ha subito lo spostamento del G8 ed è un'isola. Insomma, credo che questi siano tutti elementi che possono rafforzare la vertenza che va aperta con lo Stato, in cui innanzitutto dobbiamo chiedere lo sblocco del Patto di stabilità, almeno per un triennio, perché questa Regione possa affrontare lo stato di crisi e dare risposte al suo territorio. E tale vertenza, che non può essere tecnico-amministrativa, ma è tutta politica, deve vedere questo Consiglio unito in questa battaglia.

Allora, noi proporremo un ordine del giorno alla fine della discussione della finanziaria, con l'impegno preciso a individuare un percorso, a partire da una seduta aperta ai parlamentari sardi e alle forze sociali, così com'è stato fatto per la crisi industriale, prevedendo anche una manifestazione a Roma e un incontro tra la Commissione bilancio del Consiglio regionale della Sardegna e le rispettive Commissioni del Senato e della Camera, al fine di porre in essere una serie di azioni volte allo sblocco dei vincoli del Patto di stabilità. Su questo, però, non vi chiediamo una risposta adesso. Noi continuiamo a proporvi un'apertura in questo senso, continuiamo a dirvi che la vostra proposta è insufficiente. Sappiamo che il Governo nazionale ha forti difficoltà, visto l'indebitamento dello Stato, però questa battaglia dobbiamo condurla comunque, dobbiamo alzare la testa e dare risposte alla nostra isola per le condizioni in cui si trova. Allora, se si vuole assumere un atteggiamento arrendevole, di sottomissione lo si dica e noi saremo pronti a dare battaglia su questo tema.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, concordo totalmente con quanto detto in apertura del dibattito odierno dall'onorevole Mario Floris, quindi corro il rischio di essere ripetitivo e di dirlo sicuramente con minore eleganza ed efficacia, però credo che sia opportuno concentrare l'attenzione su due punti. Intanto Patto di stabilità per gli enti locali - che è diverso da quello per la Regione - e fondo unico sono i grandi temi di questa finanziaria, non perché non sia importante il credito di imposta o gli altri temi che sono stati introdotti dalla Giunta e sui quali mi pare ci sia una condivisione generale, ma perché sono rimasti come dei nodi aperti, che né la Giunta né la Commissione sono state in grado di sciogliere.

Io credo, quindi, che sia fondamentale fare una riflessione, in questi minuti, prima di procedere all'esame degli emendamenti, su due aspetti, uno politico e uno che sicuramente attiene alla correttezza normativa. Partirei da quest'ultimo. Le leggi ci sono, c'è una legge che stabilisce che gli enti locali hanno diritto a una compartecipazione alla riscossione tributaria. La legge numero 2 del 2007 questo dice. Cambia un principio, cioè non più un trasferimento, più o meno benevolo, da parte della Regione che ogni anno mette in bilancio una certa cifra, ma una compartecipazione: tot entra, tot va agli enti locali, tot va gestito dalla Regione. Questo è un principio fondamentale per il futuro della Regione. Cosa deve fare il bilancio? Il bilancio di qualunque ente - e la Regione non è esclusa da questo - deve ispirarsi al principio di veridicità. C'è una legge che stabilisce dei criteri e quindi delle cifre, e quelle cifre devono essere iscritte, altrimenti il bilancio non è veritiero. Ci sono due sole strade: o con la finanziaria si modifica quella legge, e allora si dirà che si torna a un vecchio principio, quello del trasferimento, oppure si modifica la quota di compartecipazione, e quindi modifichiamo un principio e una legge. Ma se la legge c'è, il bilancio non può far altro che fotografare le leggi esistenti e dare loro copertura, altrimenti si innesta un contenzioso, anche di carattere giudiziario, che potrebbe essere risolto in via evidentemente politica, e questa deve essere la risoluzione.

Il bilancio deve essere vero. E allora quali sono le strade? Io credo che il Presidente dell'ANCI abbia dimostrato una grande disponibilità, ma credo che molti dei consiglieri regionali qui presenti non vogliano creare conflitti, ma vogliano risolvere i conflitti esistenti. Proprio perché siamo dell'opinione che tutti remiamo dalla stessa parte, tutti dobbiamo cercare di creare le condizioni perché i servizi ai cittadini vengano garantiti.

Un altro principio fondamentale più volte citato è che se noi riteniamo asfissiante il potere statale, rivendichiamo poteri per la Regione, non possiamo nel contempo negare poteri a chi vicino ai cittadini lo è per storia, oltre che per geografia. I comuni hanno mille anni di storia, la nostra Regione ne ha sessanta; i comuni hanno con i cittadini un rapporto che si è consolidato nel tempo. La democrazia viene oggi praticata dalla polis greca nelle città, è lì che si forma il rapporto diretto tra istituzione e cittadini. Quindi le indicazioni date dall'ANCI e in qualche maniera contenute negli emendamenti presentati dall'onorevole Floris e chiaramente sottoscritti anche dal nostro Gruppo, che sono assolutamente qualificanti per poterci riconoscere in questa finanziaria, possono essere riassunte in una proposta che credo sia assolutamente accoglibile. Per non violare il principio di veridicità del bilancio, per dare la possibilità alla Commissione che l'assessore La Spisa prevede di istituire (è previsto dalla legge, quindi si deve attuare una previsione normativa) di decidere, di quantificare realmente le cifre che spettano agli enti locali è necessario momentaneamente, da qui a un mese, congelare nel FNOL le risorse destinate agli enti locali, quindi senza aggravio di bilancio e senza togliere niente ad altri capitoli. Semplicemente quelle risorse momentaneamente vengono congelate, fatti salvi evidentemente gli impegni già assunti. Quindi è chiaro che se un programma di opere pubbliche è stato già autorizzato, addirittura dalla Giunta precedente, le somme per la sua realizzazione devono essere accantonate. Ci mancherebbe altro! Non vorremmo, però, che si facessero altri programmi, sottraendo magari risorse al fondo unico.

Quindi i due emendamenti presentati dall'onorevole Floris credo siano assolutamente di buon senso. Congeliamo e inseriamo nel FNOL quelle risorse (scuole civiche di musica, opere di esclusivo interesse degli enti locali) e diamo la possibilità alla Commissione, alla Giunta, all'ANCI e alle autonomie locali di determinare correttamente la quantificazione delle risorse che spettano agli enti locali. Questo non incide sul saldo di bilancio, non interferisce con le altre risorse e qualora si dovesse verificare che le risorse assegnate sono sufficienti, chiaramente, con una variazione di bilancio, le risorse accantonate torneranno nella disponibilità degli Assessorati. E' evidente che ciò che conta è salvaguardare il principio di compartecipazione, ma allo stesso tempo occorre far sì che la Regione si indirizzi verso una funzione più legislativa che amministrativa. I sindaci non devono più andare a elemosinare con il cappello in mano presso gli uffici degli Assessorati per ottenere risorse per il cimitero o altre opere pubbliche di importanza vitale per le loro comunità, ma devono avere la disponibilità di un flusso finanziario che tra l'altro genera, attraverso il meccanismo dell'indebitamento, una capacità importante di cassa, che li ponga in condizioni di poter programmare il proprio modello di sviluppo. Questo per quanto concerne il fondo unico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue CUCCUREDDU.) Credo che mi sia rimasto soltanto un minuto e vorrei dedicarlo al Patto di stabilità. L'ho già accennato ieri, questo è un altro tema fondamentale, perché il Patto di stabilità per gli enti locali ha valenza eguale a quella del fondo unico. Mi fa piacere che la Giunta abbia espresso parere favorevole all'emendamento che io stesso ho presentato e che prevede una contrattazione con lo Stato, da farsi entro il 31 marzo, incentrata sostanzialmente su tre principi: il principio del saldo finanziario (quindi non più saldo di cassa, che evidentemente è condizionato fortemente dal fatto che ci siano o meno bandi comunitari, quindi risorse che si possono spendere in un anno, ma che non sono storicizzabili negli anni successivi), il principio dell'affievolimento delle sanzioni e il principio di scomputo dal Patto della spesa sul personale. E' inutile che la Regione faccia norme chiedendo la stabilizzazione del personale quando c'è un vincolo nel Patto di stabilità per cui nessuno può assumere personale a nessun titolo, nemmeno se viene a mancare qualche figura nell'organico, perché ai comuni non è neppure garantito il turnover, cioè se cinque persone vanno in pensione ne possono assumere tre. Come è possibile pensare che la Regione faccia leggi di stabilizzazione se poi si trova nell'impossibilità materiale, se non si ricontratta il Patto di stabilità, di dar seguito a queste leggi?

Quindi questo è fondamentale, però credo che sia altrettanto importante perché segnala una sorta di risarcimento nei confronti del comune. Perché risarcimento? Perché il Consiglio regionale ha approvato una norma sul Patto di stabilità con la finanziaria dello scorso anno, la Corte dei conti ha predisposto dei modelli, ai quali i comuni si sono adeguati attraverso i servizi finanziari, ma la Regione, qualche mese dopo, ha revocato quella norma creando un imbarazzo totale e gettando nel caos tutti gli uffici finanziari dei comuni e delle province della Sardegna, in quanto, una volta improntati gli schemi al modello trasmesso dalla Corte dei conti e basato sulla norma approvata dal Consiglio regionale, il Consiglio regionale medesimo ha stravolto il Patto di stabilità. Questo fatto porterà a far sì che quasi tutti i comuni e le province della Sardegna non saranno in condizioni di rispettare il Patto. Per questo è importante puntare sull'affievolimento delle sanzioni, almeno per quanto concerne la possibilità di indebitamento e di assunzione di personale.

C'è un altro aspetto importante, ed è relativo agli espropri. Per far fronte alla decuplicazione degli oneri dovuta alla sentenza della Corte costituzionale 348/2007, molte Regioni d'Italia sono intervenute con risorse proprie. La Regione sarda non lo ha fatto, per cui i comuni avrebbero un'unica possibilità per non dichiarare il dissesto finanziario, quella di ricorrere ai mutui, ma l'indebitamento non è consentito dal Patto di stabilità. Quindi è fondamentale che questa norma passi, ma mi pare che con il parere favorevole della Giunta ci sia questa volontà e per questo ringrazio la Giunta.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, l'articolo 1 è molto importante e significativo. Mi rendo conto che parlare in quest'Aula ormai sta diventando solamente un esercizio per consentirci di mantenere un promemoria dei problemi, tuttavia intervengo con serenità.

Vorrei dire questo ai colleghi: con questa finanziaria e in particolare con l'articolo 1 rompiamo definitivamente, anche in maniera traumatica, un rapporto di sinergia istituzionale e sociale col sistema dei comuni e col popolo sardo. Io credo che si debba accettare un principio di reciprocità: se non vogliamo essere giudicati dai comuni per le nostre incapacità, evitiamo di giudicare noi l'operato dei comuni. Sarebbe già un'applicazione del principio di equiordinazione.

Il taglio del fondo unico così com'è presentato, lo vorrei dire con una parola semplice ma chiara, è una illegittimità, perché a normativa vigente la Regione viola una disciplina che va applicata, dato che non la modifica. Se la modifica è legittimata a farlo, se non la modifica commette una illegittimità, una delle tante che si commettono in quest'Aula, è bene che ce lo diciamo. Noi siamo i promotori della illegittimità, perché facciamo capo non al vincolo che ci lega al rispetto delle leggi, ma a questa strana supponenza istituzionale che ormai ci sta annichilendo e ci fa smarrire anche quella funzione di rispetto delle norme che genera l'autorevolezza dell'istituzione. Ma perché ci lamentiamo della nostra marginalità rispetto ai processi di riforma e di nuovo Statuto? Ce lo meritiamo perché noi stessi abbiamo scelto di essere marginali in questi processi, rinunciando a percorrere il terreno della legalità e dell'autorevolezza. E io vorrei dire una parola altrettanto semplice: poiché questa è una illegalità, spero e vorrei tanto che i comuni ricorressero alle sedi che possono dare loro ascolto. Ormai sono rimaste soltanto le sedi dei tribunali, purtroppo, perché una Regione che non ascolta, le istituzioni che non ascoltano lasciano solo i tribunali come luoghi in cui far valere le proprie ragioni. Io spero che i comuni vogliano ricorrere a queste sedi; noi saremo con loro e sono sicuro che vinceranno, perché le leggi sono scritte per tutti, a meno che non le si modifichi.

La cosa più grave è che a beneficio di questa situazione si dice: "Però c'è il buco della sanità". Punto primo: se non c'è un modo per far assumere a chi ha la responsabilità di quel disavanzo le proprie responsabilità, noi col disavanzo della sanità, blandito come lo stiamo blandendo, come ragione dell'impossibilità di fare alcune cose, è bene che lo sappiamo, stiamo imponendo un tributo improprio ai cittadini. E' inutile non mettere il ticket, perché il ticket lo pagano i cittadini, i quali vedono ridotto il trasferimento di risorse ai comuni per i servizi e pagano indirettamente una tassa. Io mi sarei aspettato, in una finanziaria, una norma che dicesse che chi sfonda il budget va a casa. E' un punto sul quale bisogna decidere urgentemente, altrimenti imponete ai cittadini, con questa finanziaria, una tassa impropria, perché quando i comuni non potranno garantire i servizi alla persona, non potranno soddisfare la domanda crescente di servizi alla persona, determinata da una condizione congiunturale sulla quale nessuno discute, applicheranno una tassa e la pagheranno tutti. E poiché la spesa farmaceutica in questi primi sei mesi vede la Sardegna al primo posto in Italia, evidentemente c'è stato un impazzimento della spesa sanitaria. E qui metteteci anche quelli che c'erano prima, non importa; il problema non è chi c'era prima o chi è venuto dopo, chi c'è si assume la propria responsabilità. Vorrei anche ricordare, in relazione alla spesa sanitaria, che nella scorsa legislatura la Sardegna non è rientrata nel gruppetto delle Regioni "canaglia", vedremo che cosa succederà da qui a poco. Intanto mancano provvedimenti di contenimento di questa anomalia.

Ma sul piano concettuale la cosa più grave, lo si vede anche da come veniamo percepiti all'esterno, è che sta passando l'idea, che peraltro il vostro paladino, il Presidente del Consiglio, insegna tutti i giorni con le sue dichiarazioni, che il voto è per sempre, cioè una volta che si è votato ci siamo noi, punto e basta. E ci si dimentica che la legittimazione di chi governa si rinnova invece ogni giorno sulla base della fedeltà agli impegni assunti di fronte agli elettori. Non è un voto per sempre ed è proprio su questo elemento che noi dobbiamo o almeno la mia parte politica deve investire di più per comunicare ai cittadini, ai comuni, agli amministratori che il voto non è per sempre e che la legittimazione a governare si verifica ogni giorno. E ci deve essere da parte di tutti, a partire da noi, il dovere dell'indignazione quando ciò non avviene. Purtroppo passa l'idea che l'economia è una cosa quasi naïf! Forse qualcuno ha perso di vista il concetto che l'economia è cosa diversa dagli affari privati di pochi, perché, vedete, il precipitare delle questioni dell'industria, della sanità, della scuola in fin dei conti dimostra che questi settori sono i cardini fondamentali del sistema economico e non è vero che i comuni non spendono. Se c'è una performance così chiara nei programmi dei comuni è quella che riguarda i cantieri comunali. Andate a chiedere a chi volete, questo è il sistema di spesa più veloce e più certo che i comuni hanno attuato nell'esperienza degli ultimi dieci anni in Sardegna. La nostra proposta è questa: diamo ai comuni le risorse che devono essere loro date e semmai sollecitiamoli ad aprire cantieri comunali, a dare sostegno alle famiglie bisognose, perché se la gente consuma l'economia si tiene ancora a galla in attesa di poter avere disponibilità finanziarie più corpose per andare un po' più avanti, ma se le cose precipiteranno la situazione sarà ancora più difficile negli anni futuri.

Ecco a cosa doveva servire un fondo unico più corposo, a compensare, per esempio, i fondi che non ci sono più della legge numero 29 del 1998, i fondi che non ci sono più per portare avanti le strategie virtuose che avevano anche il senso sociale di rianimare i nostri paesi, arrestando lo spopolamento ed eliminando le diseconomie dell'inurbamento nelle grandi metropoli. C'è tutto un disegno più complesso che noi avevamo iniziato, senza contare che - domandatevelo - se i sindaci dei nostri comuni non sono più cittadini di serie A nell'essere ricevuti dai nostri Assessori, non c'è più un sistema istituzionale vero in Sardegna. E se li interrogate i sindaci vi diranno che chiedono agli Assessori incontri che non vengono mai concessi. E non vengono concessi perché gli Assessori non ci sono mai! A dire il vero è difficile capire se ci sia una Giunta di riferimento, perché i vostri mal di pancia ogni giorno portano a una rivoluzione. Se pensate di tenere legata una maggioranza con questo turnover in Giunta, credo che non solo mancherà un punto di riferimento istituzionale alla Regione Sardegna, ma voi non curerete la grave patologia con la quale andate avanti ogni giorno.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signor Presidente, siamo all'articolo 1 che reca il titolo: "Disposizioni di carattere istituzionale e finanziario". Intanto mi sembra doveroso sottolineare che proprio nell'articolo 1 di questa finanziaria troviamo il risultato anche della vertenza entrate, con circa 1 miliardo e 400 milioni di euro in più rispetto all'esercizio precedente. Questo trova conferma sia nelle dichiarazioni rese nei giorni scorsi dall'assessore La Spisa, sia in quelle che sono arrivate stamattina, in risposta al parlamentare Calvisi, da parte della Ragioneria generale dello Stato, che conferma quell'importo nel bilancio dello Stato, in un monte risorse generale di cui al capitolo 2797. Stamattina, in Commissione, il sottosegretario Vegas ha assicurato all'onorevole Calvisi la disponibilità a concordare un ordine del giorno, magari unitario, per attestare che nel bilancio dello Stato, in quel monte generale di risorse (si tratta dei trasferimenti erariali alle Regioni a statuto speciale), ci sono le somme che riguardano la vertenza entrate della Sardegna. Questa mi sembra una buona notizia e noi dobbiamo vigilare attentamente, come Consiglio regionale, come Giunta regionale, come parlamentari della Sardegna, però mi sembra che le rassicurazioni di stamattina, quelle messe per iscritto dalla Ragioneria generale dello Stato e quelle comunicate in Commissione dal sottosegretario Vegas, vadano in questa direzione. Quindi è un risultato storico quello che andiamo a inserire in questa finanziaria che vorremmo, proprio per queste ragioni, più coraggiosa.

Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che riteniamo possano migliorare complessivamente questa manovra finanziaria e li illustreremo articolo per articolo. Per quanto riguarda l'articolo 1 ci soffermiamo in particolare sul trasferimento dei fondi agli enti locali, quindi sul fondo unico per gli enti locali, per ribadire un concetto semplicissimo, come hanno fatto i colleghi intervenuti prima di me: in questi anni i comuni sono stati destinatari di trasferimenti importanti da parte della Regione, soprattutto di funzioni e competenze, un appesantimento burocratico derivante dalle leggi Bassanini e dalle leggi regionali numero 12 e 9, rispettivamente del 2005 e del 2006, pertanto necessitano di risorse adeguate. Noi riteniamo il fondo unico una misura consolidata, collaudata. Il fatto che i comuni, sulla base del principio di responsabilità, sussidiarietà, adeguatezza e prossimità, non rispondano alla Regione, ma rispondano ai cittadini della spesa di ogni euro che noi trasferiamo loro senza vincolo di destinazione, riteniamo rappresenti un principio da salvaguardare, anche secondo la previsione per cui proporzionalmente all'aumento delle entrate tributarie cresce il fondo unico per gli enti locali. E in questo senso va un nostro emendamento.

Riteniamo pericoloso aprire oggi un contenzioso fra articolazioni dello Stato equiordinate dal Titolo V della Costituzione. Riteniamo, invece, che occorra garantire in un sistema a rete, nell'unico sistema delle autonomie locali della Sardegna adeguate risorse, adeguati poteri ai comuni, perché sono i comuni, sono gli amministratori locali che proprio nel luogo dove i problemi nascono devono trovare soluzioni, devono trovare risposte. In questo senso va anche il parere della prima Commissione del Consiglio regionale, la Commissione autonomia, come ha detto molto bene stamattina il presidente Floris. Probabilmente, con maggiore coraggio, occorre dire chiaramente che bisogna applicare una legge e non semplicemente avvicinarsi alle previsioni della legge numero 2 del 2007. Quindi sul primo tema, il fondo unico per gli enti locali, noi riteniamo che si debba applicare la legge, senza se e senza ma.

Il secondo tema che vogliamo affrontare, ma l'ha fatto anche la Giunta in questo articolo 1, riguarda la ricapitalizzazione di Abbanoa, quindi il problema dell'acqua. Noi riteniamo che il motivo vero al fondo della scelta che il Consiglio regionale ha fatto con l'istituzione di Abbanoa e dell'Autorità d'ambito fosse quello di stabilire una tariffa unica, di andare incontro alle fasce sociali più deboli. Riteniamo che l'applicazione del decreto Ronchi creerà anche in Sardegna una minaccia se non interveniamo ricapitalizzando i comuni, per far sì che l'acqua continui a rimanere un bene pubblico e il servizio idrico non subisca quel meccanismo di privatizzazione che potrebbe insinuarsi se non dotiamo i comuni delle risorse sufficienti per ricapitalizzare Abbanoa.

C'è, dunque, una finalità sociale da salvaguardare e riteniamo che questa sia una delle priorità che bisogna al più presto affrontare in Consiglio regionale, tenuto conto che c'è una riforma da attuare e che tra l'altro durante la discussione del collegato, se non ricordo male, la Giunta regionale si impegnò a predisporre un disegno di legge che doveva riguardare, in quel caso, l'Autorità d'ambito ancora commissariata. Credo che l'articolo 1 debba dare anche da questo punto di vista delle risposte concrete e rapide. Credo soprattutto che occorra intervenire sul Patto di stabilità. Abbiamo detto anche in discussione generale che la modifica del Patto di stabilità è una priorità e bisogna affrontarla con il metodo che indicava il collega Sabatini, e cioè con autorevolezza e serietà, vincolandoci ad alcuni progetti di sviluppo che siano in grado di fronteggiare la crisi drammatica che c'è in Sardegna e imponendo di fronte allo Stato e alle altre Regioni la revisione del Patto di stabilità proprio sulla base della situazione di crisi che la Sardegna attraversa. Quindi il Patto di stabilità è assolutamente da rivedere.

C'è poi la necessità anche di una forte mobilitazione della Sardegna. Badate, sembrerebbe che in questi giorni, forse fra una settimana - è intervenuto in merito perfino il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga - si arrivi alla delibera CIPE per quanto riguarda la strada Sassari-Olbia. Ricordo, ma non sfuggirà a nessuno, che i fondi FAS per la Sardegna ammontano a 2 miliardi e 100 milioni di euro, sono nell'esclusiva disponibilità della Regione e non riguardano solo la Sassari-Olbia, ma riguardano tanti fronti. C'è stata una rimodulazione nel mese di agosto e c'è tutto un discorso che riguarda l'edilizia ospedaliera.

Io credo che dobbiamo adoperarci, in maniera unitaria, forte, affinché quei fondi vengano sbloccati. Non possiamo consentire che vadano in altri rivoli, magari per coprire la spesa sanitaria. Questo non possiamo consentirlo! Per cui noi riteniamo che ci debba essere la necessaria attenzione e la necessaria tensione. Il presidente Pisanu diceva: "Bisogna in qualche modo far tremare le vetrate". Io credo che dobbiamo arrivare a una mobilitazione forte, che riguardi sicuramente la Sassari-Olbia, ma riguardi nel suo complesso la vertenza Sardegna.

Ritengo pertanto che le politiche che mettiamo in campo anche con questa finanziaria e in particolar modo con il Programma regionale di sviluppo debbano essere un pochino più coraggiose e che tutta la classe dirigente della Sardegna, insieme a tutte le istituzioni, alle forze vive della società, debba maturare un progetto complessivo che parta proprio dalla massima Assemblea istituzionale della Sardegna, non da altre assemblee, e ci veda uniti in una battaglia nei confronti dello Stato che significa rivendicazione di diritti, significa insomma far vedere che c'è una Sardegna a testa alta che vuole un riequilibrio nel Mezzogiorno e complessivamente nel sistema Italia. Credo che possiamo farlo, anche intervenendo su una finanziaria che sicuramente è migliorabile e deve essere più coraggiosa, anche sulla base del risultato storico della vertenza entrate che andiamo a incassare.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Floris Rosanna, Piras, Pitea, Steri, Uras e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 31 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bruno - Campus - Cherchi - Cossa - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Mariani - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 46, viene ripresa alle ore 12 e 21.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cocco Pietro, Floris Mario, Mulas e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 53 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo continuare i lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, cari colleghi, la realtà dei fatti non si scrive negli articoli di una finanziaria, anche se si pensa…

(Interruzioni)

Presidente, mi consente di recuperare il tempo perso? Posso parlare?

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, consentite all'onorevole Ben Amara di svolgere il suo intervento. Prego, onorevole Ben Amara.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dicevo che la realtà dei fatti non si scrive negli articoli di una finanziaria, anche se si pensa che la povertà non è il contrario della ricchezza, ma solo un altro modo di vivere e stare insieme. Il reperimento delle risorse e le modalità di spesa devono essere chiari ictu oculi, in modo…

Ma non è possibile! Io rimando il mio intervento!

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi. Prego, onorevole Ben Amara.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il reperimento delle risorse e le modalità di spesa devono essere chiari, in modo che il cittadino venga a conoscenza agevolmente di quali sono i suoi diritti, le sue prerogative e i fondi a disposizione. Noi chiediamo solo concrete soluzioni. Di queste situazioni di estrema gravità voi che governate dovete assumervi le debite responsabilità, dovete avere il coraggio di chiedere, con convinzione, al Governo centrale di sbloccare i fondi a noi spettanti, ottenere nuovi termini di livello di spesa nel Patto di stabilità e agire immediatamente per dare attuazione alle norme statutarie sulle nuove entrate regionali. Con il Patto di stabilità, le vane promesse del Governo nazionale, l'indebitamento e l'incredibile incapacità di riuscire a spendere i fondi dell'Unione europea, come potete disegnare, collocare e concretizzare le vostre scelte? Tra leggi richiamate e disposizioni modificative, abrogative e integrative, soprattutto quelle relative alla legge di contabilità del 2006, provvedimenti talvolta scoordinati rispetto alle leggi regionali, leggi approvate e non attuate, fondi statali spettanti e non versati, residui a vario titolo impegnabili o no, o impiegati in parte, come pensate di uscire da questo cul de sac?

Questa è una legge farraginosa che distribuisce risorse fantasma. Tutti noi traduciamo i nostri cittadini davanti al tribunale del potere privato, il potere dell'occulto e del non detto. E' il processo di Kafka, dove il protagonista di fronte a quel potere pubblico assiste al compiersi della sua condanna a morte senza avere la minima idea del perché, senza vedere mai un volto accusatore, né testimoni, né avere mai la possibilità di difendersi. Non dimentichiamo che il potere democratico, quello che avete conquistato democraticamente, per sua natura è sempre provvisorio. Si può vedere in lui una sorta di barometro organico che registra le variazioni della volontà politica e della società. Se il progresso è una derivazione individuale, come sostenete voi, allora quali sono le persone su cui puntare per la rinascita economica della Sardegna? Le schiere di disoccupati che hanno perso il lavoro e che non hanno più l'età per essere assunti altrove, i nuovi precari homeless e jobless, i giovani laureati che intendete sottoporre a una pseudoformazione continua per poter dire che tenete basso l'indice di disoccupazione giovanile? Il nuovo Master and Back, senza back e senza feedback? Cosa avete assegnato alla ricerca, alla vera formazione, all'università, alla scuola, a questa società povera e infelice? Ambiente? Energia rinnovabile compatibile con la tutela del paesaggio? Investimenti per valorizzare l'agricoltura, la sicurezza alimentare, la ricerca, l'artigianato? Cosa avete previsto per inserire la Sardegna nel processo di cooperazione mediterranea, quel Mediterraneo che ha sempre creato libertà, cultura e anche affari?

Come non rendersi conto che è il commercio culturale della contaminazione, del métissage ad essere il primo commercio del mondo, quello che è necessariamente iniziale, perché prima di barattare le cose si dovranno pur barattare gli spiriti, e di conseguenza istituire dei segni. Quali sono i programmi per l'evento del 2010? Lo chiedo perché sono convinto che il futuro della cooperazione mediterranea passa attraverso la Sardegna e non attraverso Milano. Qual è il ruolo della seconda Commissione, denigrata e non valutata? Per noi l'obiettivo di ogni legge finanziaria è quello di attuare una maggior giustizia sociale, indirizzando la propria azione ridistributiva nel senso di ridurre le diseguaglianze nella ripartizione delle ricchezze, di dare stabilità al risparmio, di favorire il determinarsi delle migliori condizioni per l'occupazione e per l'incremento di valore. Spetta, dunque, a noi politici ricomporre il conflitto fra diritti individuali negativi, di protezione dei diritti proprietari, e diritti sociali positivi, che garantiscono la distribuzione delle risorse.

E' chiaro, dunque, che questa finanziaria è un'altra forma di dissoluzione delle forme di integrazione sociale e culturale, il sottoprodotto di una politica basata sulla neutralizzazione di ogni passione umana. Nulla di sorprendente, beninteso, tutto spiegabile, se vogliamo, con la storia e con i rapporti sociali. Questa finanziaria è colma di frodi innocenti: dalla capacità di influenzare le scelte politiche ed economiche dei cittadini, alle illusioni legate al lavoro, dai miti del pubblico e del privato al mondo della finanza, basato sulla negazione dell'evidenza, cioè l'impossibilità di prevedere le performance future dell'economia. Sarebbe opportuno, per esempio, incidere sull'economia parassitaria provocata dal "cittadino- turista" incentivando e salvaguardando le attività produttive nei luoghi da lui frequentati, oppure evitando scelte monofunzionali inserendo programmi d'uso differenziati. Le operazioni di riqualificazione, per esempio, hanno senso solo se vi sono le occasioni di un processo, quello di un'elevazione della capacità di potere delle popolazioni nelle loro città e soprattutto nelle loro vite.

Altrettanto importante è il superamento del concetto di sviluppo sostenibile. Non c'è bisogno di alcuna nuova forma di crescita; lo slogan potrebbe essere che è ora di parlare di "decrescita", di dare la possibilità ai cittadini di lavorare per poter sopravvivere e vegetare. "Sviluppo locale autosostenibile" è poco più di un artificio linguistico per una sostenibilità sociale ridisegnata attorno alla centralità del patrimonio territoriale. Dunque la struttura economica è una conseguenza di questo assetto più che un obiettivo intenzionalmente conseguito.

Questa finanziaria non tiene in considerazione che oggi quella formazione di nuova povertà, i percorsi d'impoverimento sono caratterizzati da una profonda individualizzazione ed è possibile osservare situazioni di vita molto diverse tra di loro, con forme di disagio che vanno ben oltre le comuni deprivazioni economiche. Nella finanziaria mancano i progetti minimi per lo sviluppo di un altro ambiente ecologico, vi chiediamo di assumere obiettivi coerenti con le potenzialità del territorio e di sollecitare con forza e convinzione il Governo centrale affinché cominci ad attuare gli impegni presi e sottoscritti con l'approvazione, lo scorso dicembre, del pacchetto "Clima ed energia" dell'Unione europea. Nell'ottica di una responsabilizzazione collettiva occorre dare pieno slancio alle misure di efficienza energetica, convenienti per il sistema Paese e capace, tra l'altro, di alleggerire il peso economico delle scelte energetiche per tutti gli strati sociali. Peraltro, è importante sottolineare che la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia per non aver rilasciato autorizzazioni nuove o aggiornato autorizzazioni esistenti per centinaia di impianti industriali. Sarebbe stata violata la direttiva europea che punta a prevenire e limitare le immissioni inquinanti nell'aria, nell'acqua e nel suolo.

Bisogna sostenere e valorizzare, dunque, le politiche di sistema, le reti ecologiche e il paesaggio agrario anche per combattere la desertificazione e il dissesto idrogeologico, finanziando adeguatamente le aree protette quali infrastrutture indispensabili alla conservazione della biodiversità. Non c'è nella finanziaria nessun contributo per incrementare la sovranità alimentare e la democrazia ecologica.

Cari colleghi, quando l'indagine e la sentenza diventano interpreti privilegiati del nostro tempo e perfino della nostra storia…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, onorevole Ben Amara.

E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, signori Assessori, con l'articolo 1 entriamo nel merito delle specifiche disposizioni contenute in questa manovra finanziaria. Questo percorso di approfondimento, che iniziamo appunto con l'articolo 1, sicuramente consentirà a noi dell'opposizione di esplicitare meglio, nel merito, le posizioni critiche che abbiamo già assunto in Commissione e abbiamo delineato nella discussione generale, ma ci consentirà anche, contemporaneamente, grazie agli emendamenti che abbiamo presentato, di mettere in campo quelle proposte alternative secondo noi necessarie per migliorare questa manovra finanziaria, per renderla un po' meno inaccettabile, anzi per renderla un po' più adeguata ai bisogni della nostra regione e in particolare alla situazione sociale ed economica che stiamo vivendo e di cui abbiamo abbondantemente parlato nella discussione generale, anche in merito al Programma regionale di sviluppo.

Ci rendiamo conto che non è semplice lavorare su un testo predisposto, su un testo anche blindato, a parte alcuni punti critici sui quali anche settori della maggioranza hanno già avuto da dire. Non è certo facile rendere questa legge più adeguata alle necessità, migliorarla, ma noi ci tenteremo, siamo qui per questo e questo faremo. Ci rendiamo conto che è necessario che noi si faccia una battaglia perché alcuni degli emendamenti presentati, magari i più significativi, vengano recepiti, ma crediamo che se anche alcuni di essi verranno recepiti, sarà complessivamente difficile approvare una finanziaria che risponda alle esigenze della Sardegna. Ci rendiamo conto che sarebbe necessaria una vera e propria rivoluzione copernicana nel vostro modo di fare politica per togliere dal centro del vostro interesse politico la difesa del Governo nazionale e mettere al suo posto la difesa dei sardi e della nostra Isola. Solo così davvero la manovra potrà essere migliorata e si potrà approvare una legge finanziaria diversa da com'è formulata adesso e tale da poter essere definita un minimo adeguata.

Ci vogliono per questo certezze e anche determinazione, ci vuole schiena dritta per respingere eventuali tentativi del Governo - e sappiamo che ci sono, non sono esplicitati, sono sotterranei ma intuibili, certamente da noi della minoranza, ma penso che, nonostante non venga ammesso, la stessa preoccupazione ce l'abbiate anche voi - di mettere in discussione le risorse che sono state conquistate nel 2007. Ci vuole determinazione, ci vuole schiena dritta per respingere appunto la tesi secondo la quale, per rendere operativo il nuovo regime delle entrate sarebbe necessario predisporre apposite norme di attuazione. Nella discussione generale il Presidente della terza Commissione è tornato su questo punto per sottolineare che la materia è molto complessa e necessita di norme di attuazione. Noi riteniamo che non sia così, certo non è una materia semplice, ma fare da sponda a questa tesi pensiamo che sia un errore assoluto. Quindi respingiamo questa tesi, respingiamola con forza. Il meccanismo delle norme di attuazione era nato come strumento di protezione della specialità, però via via è diventato uno strumento nelle mani delle burocrazie ministeriali - e noi dobbiamo stare attenti a questa deriva delle norme di attuazione - per ridurre ciò che con legge in questo caso la Sardegna ha ottenuto e ritardarne, quindi, il più possibile l'applicazione.

Ci vuole una determinata volontà politica, noi chiediamo questo e intendiamo sostenere questa determinazione, questa volontà politica, qualora venisse messa in campo, come ha già detto anche l'onorevole Sabatini, anche per affrontare il nodo del Patto di stabilità. Ricordiamoci, tra l'altro, che il Patto di stabilità, genericamente e sinteticamente definito così, nella sua stesura originaria non è soltanto Patto di stabilità, ma è Patto di stabilità e di crescita, messo in campo certamente per tenere sotto controllo la spesa, ma anche per determinare contemporaneamente le vie della crescita, non certamente per frenarla. Invece si è trasformato nel principale freno dell'attività degli enti locali. E' un Patto di stabilità che impedisce gli investimenti e blocca lo sviluppo nei territori. Questo è un nodo politico fondamentale che va affrontato, e va affrontato tempestivamente, non abbiamo tempo da perdere. Ci piacerebbe vedere in campo già da subito inizziative che testimonino che c'è questa volontà politica, che c'è questa determinazione, che si richiama il Governo a quelle che sono le esigenze della nostra Isola.

E questa è una questione che attiene prima di tutto alla Giunta regionale e al Presidente della Regione, che avrà il nostro sostegno, perché si tratta di una questione che veramente riguarda il presente e il futuro delle nostre comunità. Il Patto di stabilità effettivamente sterilizza il nuovo regime delle entrate, blocca la spesa e favorisce, lo sappiamo anche da questa manovra finanziaria, ulteriore crescita dei residui passivi, sui quali voi avete fatto una battaglia politica importante, sottolineando le responsabilità della Giunta precedente di centrosinistra in ordine alla crescita dei residui, all'incapacità di spendere, ai bilanci secondo voi per niente veritieri che sono stati approvati. Contemporaneamente, però, disattendendo le norme già approvate intorno al repulisti che si deve fare sul bilancio 2009, infarcite la finanziaria 2010 di provvedimenti che, a dispetto di quello che si dice, incrementeranno visibilmente il monte dei residui passivi. Il Patto di stabilità in questo momento è la questione per la Sardegna. E' vero, noi approviamo la manovra finanziaria per la prima volta nei tempi stabiliti, doverosamente stabiliti, quindi prima dell'inizio dell'anno a cui si riferisce, ma a causa del fatto che questo problema non viene affrontato e che in merito non si vede una via d'uscita, presumibilmente la spesa verrà bloccata ad aprile o a maggio. Poniamocelo questo problema, tempo sei mesi ne riparleremo, più o meno i tempi saranno questi. Quindi verrà sterilizzato anche l'obiettivo così importante di aver approvato la manovra finanziaria nei tempi previsti, perché gli effetti del rispetto dei tempi non andranno comunque a beneficio della nostra Isola.

Con l'articolo 1 affronteremo anche la questione del fondo unico, l'altra questione importante per la quale i sindaci sono venuti qui in Consiglio regionale a parlare con i rappresentanti della massima istituzione della Sardegna. E questa azione che i sindaci stanno portando avanti non vuole essere in contrasto con il Consiglio regionale; è un richiamo nei confronti della massima istituzione della nostra regione a quelli che sono i doveri e anche i diritti degli enti locali, e penso che sia un errore sottolineare o innescare un aspetto conflittuale fra le istituzioni.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Poiché non è presente in aula, decade dal diritto alla parola.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (P.d.L.). Rinuncio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, ho l'impressione - non è solo una mia impressione, credo, eppure ci sarebbe il tanto di porselo il problema - che questo sia un dibattito quasi burocratico: noi interveniamo, voi rinunciate, tanto di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della manovra finanziaria della Regione, e che cosa conta? Voglio dire, perché quest'Aula non si anima, perché non c'è confronto, perché non c'è conflitto? Chiediamocelo! Siamo arrivati alla consapevolezza della nostra inutilità? Cioè stare qua equivale a stare da un'altra parte? Badate, la tristezza di questo dibattito consiste esattamente in questo, cioè noi siamo riusciti pian piano in un percorso che ormai dura da anni, direi da più di una legislatura, forse anche da più legislature, siamo riusciti cioè nell'intento di polverizzare la nostra funzione. Noi abbiamo una funzione pressoché ridotta a zero, dichiariamo la nostra inutilità. Perché e soprattutto come la dichiariamo? La dichiariamo perché di fatto abbiamo la piena consapevolezza che di tutto quello che si discute e si decide in quest'Aula non ce ne importa niente. Noi parliamo tra noi, ma per parlare così ci possiamo incontrare al caffè o al ristorante, almeno stiamo meglio!

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Se paghi tu, Luciano!

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Pago io. Fino a quando qualche lira il Governo me la passa, come si suol dire, sostengo anche queste spese!

Queste cose le dico affinché ci preoccupiamo un po'. Abbiamo idea del clima? L'altro giorno c'erano centocinquanta sindaci, tra cui il Presidente dell'ANCI e i Sindaci di Cagliari e Sassari, cito loro per dire che erano presenti i massimi vertici delle istituzioni locali. Oggi che parliamo del fondo unico non c'è un sindaco! Non c'è neppure il mio collega Daniele Cocco. Ci sono Francesco Cuccureddu e Pietro Cocco, giusto, cioè due o tre sindaci sono qua presenti nella loro funzione polverizzata di consiglieri regionali. E io dico all'Assessore: auguri, perché lei è responsabile del bilancio di una Regione che agli occhi dei cittadini, non solo di quelli meno avvertiti, che popolano le strade, che sono più disattenti alle vicende politiche, ma anche degli operatori, di quelli che sarebbero teoricamente obbligati ad ascoltare dall'inizio alla fine il dibattito in Consiglio su questo tema, cioè la manovra finanziaria della Regione. Lei è responsabile di una funzione di governo nei confronti della quale si manifesta il massimo disinteresse, a cominciare dalla sua maggioranza. A cominciare dalla sua maggioranza!

L'altro giorno il Presidente del Consiglio ci ha annunciato l'idea di porre una questione non di natura regolamentare, ma solo di natura organizzativa, per consentire - non voglio usare il termine "obbligare" - ai consiglieri regionali di stare in aula. Stare in aula, però, non per guardare il computer - sì, lo dico - e neppure per organizzare il dopo aula con un collega o leggere il giornale, ma stare in aula per ascoltarci, per capire se abbiamo qualcosa da condividere, se esercitiamo la nostra responsabilità nei confronti dei cittadini in questa istituzione, che è stata eletta liberamente per svolgere una funzione di governo complessivo dell'economia e della società di questa nostra regione, per discutere, per capire se ci sono punti di convergenza, se possiamo raggiungere una qualità migliore di ciò che produciamo. Dimostriamo disinteresse, unitamente al disinteresse sistematico ormai dell'organo più rappresentativo della Regione, dopo il Consiglio regionale, cioè il Presidente della Regione. E' una prassi inaugurata nella precedente legislatura? Va bene, ma è stata seguita anche in questa, cioè non c'è neppure una minima partecipazione da parte del Presidente della Regione, quello eletto direttamente dal popolo, all'attività legislativa. Eppure stiamo parlando della manovra finanziaria, stiamo parlando del Programma regionale di sviluppo! Stiamo toccando il fondo? Penso di sì. Io dico, meno male che c'è la burocrazia che ci salva! Se non ci fosse la macchina potentissima della Regione, che pur di svolgere, attraverso una routine scarsamente fantasiosa, la propria funzione riesce in questo alto compito di sostituire la politica, di sostituire chi fa le leggi e poi le viola!

Badate, non voglio parlare dei residui che noi abbiamo trovato e che per fortuna anche la Giunta s'è convinta a conservare in materia di politiche del lavoro con una specifica norma, ma avete presente da quanti anni non finanziamo la legge numero 37 del 1998? Avete presente la norma che abbiamo introdotto due anni fa nella finanziaria, che dava la possibilità ai comuni di spendere quelle risorse comunque attraverso tutte le forme previste dalla legge numero 37, quindi non solo quelle dell'articolo 19? Ho fatto un po' di conti e mi risulta che siano fermi circa 15 milioni di euro. Eppure avevamo introdotto una norma che imponeva alla Regione di rastrellare quelle risorse e di darle agli enti locali virtuosi e avevamo anche approvato una proroga della norma che conservava agli enti locali le risorse non spese. Non voglio citare i grandi comuni che non lo fanno, perché se li cito dico anche che quando avevano le risorse dell'articolo 19 hanno costruito parcheggi, dove hanno sistemato le macchinette per regolare il traffico! Cioè non hanno creato un solo posto di lavoro con i soldi per il lavoro. Parlo di Cagliari, forse. E però i precari della città di Cagliari stanno in piazza, perché non hanno diritto di lavorare!

E tutto questo noi lo facciamo perché abbiamo toccato il fondo, cioè abbiamo polverizzato la nostra funzione, ci rendiamo conto di non essere utili. Ma di che cosa parliamo, di qualche contributo da dare a qualcuno, a qualche associazione? Ci sono Risulta che 160 milioni di euro non siano stati spesi, nella precedente legislatura 40 milioni, e adesso togliamo ai sindaci, ai comuni, al fondo unico! Il fondo unico è quello che si manovra più agevolmente, ci sono sindaci bravi e sindaci non bravi, però si tratta di una spesa diretta sul territorio, svincolata dal Patto di stabilità e immediatamente utilizzabile, e noi non mettiamo una lira! Non c'è dialogo, le relazioni all'interno del sistema istituzionale si sono rotte, così come con i sindacati e con le imprese. Stiamo, cioè, finalmente toccando il fondo. Speriamo di risalire!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, nell'affrontare l'articolo 1 della finanziaria bisogna sottolineare come sia previsto il ricorso a nuovi mutui, il che comporterà nuovo indebitamento. Questo è vero ed è dovuto anche alla bocciatura da parte della Corte costituzionale dell'inserimento nelle precedenti finanziarie di risorse che sarebbero dovute arrivare successivamente da parte dello Stato. Però quella è una battaglia ancora in corso e riguarda un tema sul quale bisogna ancora battersi.

Concentrerò il mio intervento soprattutto sui comuni, il fondo unico e i servizi ai cittadini. Ebbene, io ho seguito con attenzione l'intervento, che condivido, dell'onorevole Uras e riprenderò alcuni punti da lui trattati, e ho ascoltato con attenzione anche l'intervento del relatore di maggioranza, l'onorevole Maninchedda.

Onorevole Maninchedda, io condivido l'idea che si debba chiedere ai comuni di essere virtuosi, di spendere meglio le risorse pubbliche, e che tutti gli enti locali debbano fare il massimo sforzo perché i cittadini vedano una ricaduta delle risorse regionali e di quelle statali in termini di servizi e di opportunità, perché è vero anche quanto diceva l'onorevole Floris, cioè che il compito nostro e degli enti locali è quello di rendere il miglior servizio possibile ai cittadini, affinché la pubblica amministrazione, le istituzioni, lo Stato non siano considerati lontani anni luce dai bisogni e dalle necessità dei cittadini, ma si percepisca invece che tutte le istituzioni sono vicine ai cittadini.

Ebbene, onorevole Maninchedda, lei ricorderà, per averlo anche citato, come sono stati utilizzati i fondi a valere sulla legge numero 488, per esempio, e quello che è avvenuto nella piana di Ottana: il 70 per cento delle imprese che ha utilizzato quei fondi non opera, ha costruito capannoni che sono rimasti vuoti e non si sono creati nuovi posti di lavoro. Bene, è vero che di questa situazione sono responsabili gli enti locali, ma ne siamo responsabili anche noi per aver dato quei fondi a quelle imprese. Imprese che venivano dal mare, gli antichi avrebbero detto: "Il male viene dal mare". Però quel male che veniva dal mare trovava in Sardegna collusioni, rapporti clientelari. Ma soprattutto noi abbiamo dato i fondi per la formazione professionale a finte imprese che creavano finti posti di lavoro, oltre ai soldi per creare capannoni vuoti. Ricorderà, onorevole Maninchedda, la vicenda del call center di via Roma, la ricorda forse anche l'assessore La Spisa. Sto parlando di un sistema di imprese che ha operato in tutto il Mezzogiorno allo scopo di utilizzare fondi pubblici destinati alle zone depresse, alle zone disagiate. Si parte dal call center di via Roma, dal quale ebbe inizio l'attività della Procura della Repubblica, passando per Oristano e Ottana (per un totale di 30-40 milioni di euro), per arrivare a regioni del Mezzogiorno dove rilasciavano false fideiussioni finti istituti di credito, ubicati per esempio in appartamenti vuoti di Bari, che avevano rapporti con aziende di Roma e del Lazio e poi, come scatole cinesi, con aziende operanti in Umbria e in Toscana. Soldi pubblici per la formazione professionale, presi nel Mezzogiorno e nel Centro Italia, per creare capannoni vuoti. Imprese nate con una mission, la creazione di componentistica per computer, si sono prima trasformate in call center, poi si sono ritrasformate e hanno preso per tre volte i soldi della formazione professionale assegnati a enti accreditati dalla Regione, anch'essi poi spariti nel nulla. Sono rimaste le fatture degli orologi Rolex acquistati coi soldi pubblici negli archivi di quel call center e nient'altro, se non lo sperpero di una marea di risorse pubbliche. Occorre certamente attuare un sistema di verifica e controllo per impedire che i soldi pubblici vengano dispersi e non si crei neanche un posto di lavoro.

Ancora sulla legge numero 37: come è stato detto prima, ci sono comuni che hanno utilizzato i fondi di questa legge per creare posti di lavoro, cooperative, imprese, che poi in quelle realtà hanno creato opportunità di sviluppo, altri che hanno utilizzato quei fondi, in particolar modo il comune capoluogo della Regione, per superare le esigenze di cassa, per colmare alcune difficoltà dovute alla realizzazione di alcune opere pubbliche, come i parcheggi multipiano. Non so quanti posti di lavoro crei un parcheggio multipiano, forse uno per il guardiano e qualche altro per il personale delle pulizie, ma sicuramente non sono posti di lavoro duraturi, frutto di un'attività d'impresa realizzata con l'aiuto pubblico e che si avvale di intelligenze e capacità professionali presenti nella nostra società.

Detto questo, è utile avviare un percorso di contrapposizione netta e frontale per capire chi ha speso meglio, chi ha speso di più e bene i fondi pubblici? E' utile che noi diciamo ai comuni che poiché hanno operato male non devono essere più finanziati e il fondo unico va ridotto? E' utile che poi i comuni ci dicano che anche noi spendiamo molto spesso male le nostre risorse che sono di tutti i cittadini sardi e che l'amministrazione pubblica non risponde ai veri bisogni dei sardi? Non mi pare che sia utile. Alle amministrazioni locali, a chi le guida e anche all'amministrazione regionale si deve chiedere di fare bene e di spendere meglio le risorse pubbliche; si deve chiedere, è un nostro dovere, che non vi siano affidamenti diretti, esternalizzazione, ricorso a società interinali che creano ulteriore precarizzazione nel mondo del lavoro, con ulteriori costi pubblici e la moltiplicazione dei centri di spesa. Si deve anche chiedere che gli asili nido, le scuole, i trasporti, i servizi sociali, lo Sportello unico per le attività produttive (SUAP), la modernizzazione e l'innovazione nell'amministrazione pubblica siano all'avanguardia e adeguati ai bisogni dei cittadini. Dobbiamo chiedere a tutti noi uno sforzo collettivo per la creazione di opportunità di lavoro attraverso quelle risorse. Per questo l'aumento del fondo unico ha senso, mentre non ne ha la contrapposizione netta tra enti locali e amministrazione regionale. A noi, ai cittadini gioverà non la contrapposizione tra la Regione e gli enti locali, ma uno sforzo collettivo perché l'amministrazione regionale e le amministrazioni locali siano più vicine ai cittadini sardi, anche perché, come diceva l'onorevole Uras, abbiamo raggiunto il fondo e quindi la speranza è quella di poter uscire dal fondo e raggiungere una via d'uscita. Spero che non si inizi a scavare per andare ancora più in basso! Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta dell'onorevole Uras?

(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)

Quarta verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Caria, Dedoni, Floris Rosanna, Solinas Antonio e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 54 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, continuiamo i lavori.

E' iscritto a parlare l'onorevole Daniele Cocco. Poiché non è in aula decade dal diritto alla parola.

E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Assessore La Spisa, assessore Corona, mi rivolgo a voi in rappresentanza della Giunta. Io rifiuto, un po' anche per cultura personale, una visione così catastrofista che arriva anche dalle nostre posizioni, però spero comprenderete le ragioni che determinano queste chiavi di lettura. Vorrei che di fronte a una posizione come questa, la maggioranza e la Giunta che governano questa Regione avessero una qualche reazione, nell'interesse di tutti, badate, non sto chiedendo di tranquillizzare qualcuno in particolare. Chi governa ha responsabilità che vanno oltre la propria appartenenza politica e quindi c'è la necessità che lanci un messaggio di fiducia.

Stiamo discutendo la legge finanziaria, l'hanno detto con precisione alcuni colleghi che mi hanno preceduto, però, badate, è chiaro che il collega Uras… Io mi rendo conto che seguire il dibattito dall'inizio alla fine può essere pesante, però ci sono alcuni, qua dentro, che hanno più di altri la responsabilità di seguirlo dall'inizio sino alla fine e non possono venir meno a questa responsabilità.

Noi abbiamo apprezzato alcune cose di questa finanziaria, per esempio il fatto che sia una finanziaria snella, senza norme intruse. Riteniamo importante che abbiate iscritto in bilancio le somme relative al nuovo regime delle entrate, ma vi abbiamo anche detto che nonostante questo è una finanziaria insufficiente, non adeguata ad affrontare i tanti problemi di quest'Isola. Assessore La Spisa, mi rivolgo soprattutto a lei e non lo faccio con ironia, ma con convinzione e rispetto personale e anche per il ruolo che ricopre: lei conosce bene le dinamiche economiche, gli effetti della crisi e come vengono vissuti, so bene che li conosce anche per quella cultura che lei ha richiamato, che le è propria, che è conosciuta e che probabilmente, dal suo punto di vista, ha condizionato positivamente il titolo del Programma regionale di sviluppo. Bene, faccio appello a questi connotati culturali. Noi siamo di fronte a una crisi economica che si abbatte su tutti i segmenti sociali della nostra Isola, nessuno escluso, ovviamente in proporzioni diverse, però si abbatte dappertutto, non tralascia nessuno. Per affrontare questa crisi, per aggredirne gli effetti, c'è bisogno di immettere nel sistema importanti risorse finanziarie, importanti risorse pubbliche. Questa finanziaria, ahinoi, non garantisce questa iniezione di risorse. Credo che su questo, in qualche maniera, possiamo essere anche d'accordo.

L'altra questione importante che hanno posto i colleghi dell'opposizione, ma l'ha fatto, credo con autorevolezza, il presidente Floris nel primo intervento di questa mattina, riguarda il problema relativo al nuovo quadro delle entrate. Partendo da questo noi stiamo rischiando, lo dico anche al Capogruppo del Popolo della Libertà, una rottura del sistema istituzionale nella nostra Regione. Ora, badate, qualcuno di noi può anche pensare che ci siano atteggiamenti strumentali, può anche pensare che quello che è avvenuto in quest'Aula rappresenti una forzatura, possiamo pensare quello che vogliamo, però credo che abbiamo il dovere di capire le ragioni vere, le ragioni profonde che hanno determinato la manifestazione di cui si è parlato. Non era una manifestazione organizzata solo da sovversivi. In prima fila, a fianco al posto che occupava l'onorevole Giulio Steri c'era il Sindaco di Cagliari, che non credo sia da annoverare tra i sovversivi che possono organizzare una manifestazione come quella. Evidentemente le ragioni che hanno determinato quella legittima richiesta, proposta, rivendicazione, chiamatela come volete, io preferisco chiamarla grido d'allarme, grido di attenzione da parte della Regione verso chi ha il dovere di governare nel livello più basso, che proprio perché è il più basso è anche quello che si scontra con i bisogni, con la rabbia - per non usare il turpiloquio - della gente che sta peggio.

Allora, credo che la Regione non si possa permettere il lusso di non trasferire quanto dovuto al sistema delle autonomie locali relativamente al fondo unico, in base al nuovo quadro delle entrate. Volete trasferirne solo una parte, il 50 per cento e il resto lo vediamo nell'assestamento in base al gettito? Ci deve essere un segnale, non è possibile che ci sia un'ottusità della politica. La politica, per sua natura, non può mai essere ottusa, soprattutto quando a bussare alla porta, ripeto, non è un gruppo di facinorosi organizzati da qualcuno, sono i sindaci di questa Regione. Vogliamo tenerne conto di questo aspetto, oppure no? E' possibile che ci sia questa insensibilità? E' chiaro che poi alcuni colleghi arrivano a descrivere questa situazione com'è stata descritta qualche minuto fa.

Insomma, assessore La Spisa, credo che voi su questa parte, prima ancora di concludere questo dibattito, dobbiate dare un segnale di apertura politica, è importante. Quale che sia, non potete non richiamare un atto di responsabilità da parte vostra nei confronti di questa richiesta. C'è poi la questione del Patto di stabilità, riguarda tutti, riguarda la Regione, riguarda il sistema delle autonomie locali. Assessore, glielo chiedo sommessamente, ma non per questo meno convintamente: dite qualche parola chiara su cosa volete fare. C'è una possibilità di intervento della Regione per dare una risposta agli enti locali sul vincolo del Patto di stabilità? C'è un margine, c'è una strada, c'è un qualcosa che la Regione può fare? Se sì, diteci o diciamo qual è, se no, e ho paura che sia così, probabilmente anche la questione del Patto di stabilità va ricondotta a un confronto serio - cerco di pesare le parole, per evitare che anche le parole evochino chissà che cosa e spaventino qualcuno - attraverso il quale questa Regione pretenda, se il termine non è esagerato, che chi governa questo Paese si faccia carico di affrontare una questione che sta mettendo in ginocchio tutti: la Regione e il sistema delle autonomie locali. Io penso, Assessore, che ci sia bisogno di una straordinaria mobilitazione. Non spaventi questa parola, la uso nell'accezione più nobile: mobilitazione vuol dire richiamare la tensione morale, politica e istituzionale che chi governa innanzitutto deve avere e di cui deve farsi carico.

Allora, io chiedo: è possibile che vi facciate carico di questo? Assessore, le chiedo una risposta. Lei è stato protagonista in altri momenti, e qualche passo lo abbiamo anche fatto insieme, in ruoli diversi, di una stagione feconda in cui quest'Isola ha dimostrato a se stessa di sapersi mobilitare nelle forme dovute, con una veste politica e istituzionale nei confronti dello Stato. E' possibile che questa Regione riesca a farlo anche stavolta?

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori della Giunta, com'era facile immaginare la discussione sull'articolo 1, ma immagino che non si fermi all'articolo 1, ha portato a trascurare i venti commi di cui esso si compone per prendere in considerazione solo ed esclusivamente un aspetto di questo articolo. Il collega Giampaolo Diana ha appena concluso il suo intervento invocando l'aiuto della Giunta sul fondo unico degli enti locali, trascurando di dire che comunque quel fondo è stato incrementato di 20 milioni di euro, quindi non è che sia rimasto com'era.

Anch'io affronterò l'argomento del fondo unico, che peraltro ho già affrontato in numerosissime sedi. Faccio per un attimo riferimento alle considerazioni svolte dal collega Gian Valerio Sanna. So molto bene ciò che egli pensa, come lo pensa, cosa dice, cosa fa, e devo dire che sta assumendo, e mi dispiace, il ruolo di colui che viene qua, cerca di pontificare e poi scappa. Mi sarebbe piaciuto guardarlo in faccia e chiedergli spiegazioni sul perché noi saremmo i promotori dell'illegalità. Se c'è stata in questa Regione una stagione che ha promosso l'illegalità certamente non è questa, né può esserlo, perché in questa manovra finanziaria - lo ha detto molto bene l'onorevole Giampaolo Diana, ma lo ha detto anche il Consiglio delle autonomie locali - ci sono cose molto condivisibili, cose importanti, ci sono aspetti che non sono stati trascurati, c'è una grande attenzione ai problemi della Sardegna. Rimane sempre il nodo del fondo unico per gli enti locali.

Ora, non so come si possa considerare una forzatura ciò che è avvenuto nei giorni scorsi in Consiglio regionale. Io esprimo una valutazione assolutamente negativa, proprio perché si tratta di istituzioni che come tali sono adeguatamente rappresentate dall'ANCI, dall'AS[s1] EL e dall'UPS, ma, guarda caso, hanno anche una loro rappresentanza istituzionale, che è il Consiglio delle autonomie locali. Qui bisogna dirlo subito: ha un senso avere il Consiglio delle autonomie locali, se poi di fatto il ruolo di questo organismo viene prevaricato da quelle che sono, invece, associazioni di istituzioni? Anche su questo dobbiamo discutere molto. Certo è che io su questo aspetto dico che deve essere fatta una norma - e parlo di norma - che stabilisca una volta per tutte qual è la quota che deve andare nel fondo unico degli enti locali. Non lo si può stabilire dando un segnale adesso, che può anche essere possibile, collega Diana, ma non si può pensare di quantificare in questa sede il 50 per cento piuttosto che il 60 e poi tornarci col collegato. Non può funzionare in questo modo. Nella finanziaria è prevista la convocazione di una commissione che deve stabilire esattamente come devono essere assegnate queste risorse. Vogliamo stabilire una percentuale sulle entrate della Regione oppure vogliamo stabilire un incremento sulla base di quella legge che voi avete fatto? Su che cosa è basato quell'incremento? Su una cifra che forse può aumentare? E se la cifra relativa alle entrate dovesse diminuire cosa accade? Oppure dobbiamo equilibrare il tutto e dire alle province e ai comuni che se aumenteranno per la Regione aumenteranno anche per gli enti locali, se diminuiranno per la Regione, sulla base delle esigenze della Regione stessa, diminuiranno anche per gli enti locali? Di questi problemi ne vogliamo parlare o non ne vogliamo parlare? Oppure solo perché c'è una pressione, che può anche essere condivisa, deve essere questo il centro dell'universo? Nessuno oggi ha riferito che la Corte di giustizia - meno male! - ieri ha annullato la multa di 250 milioni di euro comminata ad Alcoa. Se ne sono dimenticati tutti, ma esiste anche questo problema, esistono anche i numerosissimi problemi dell'industria, dei quali nessuno ha parlato. Ma le emergenze vere di cui parla l'onorevole Uras possono essere risolte dando 30 o 40 milioni in più agli enti locali? Ed è possibile pensare che non ci sia una regia regionale su quello che deve essere fatto nei territori? Capisco che è importante e posso anche condividere questa vostra posizione, però ci sono tantissimi altri problemi che noi dobbiamo assolutamente risolvere.

L'onorevole Gian Valerio Sanna dice: "Vi siete preoccupati di rimuovere i manager delle Aziende sanitarie per sostituirli con i commissari e non avete risolto niente perché nessuno ha previsto una norma che...". La norma esiste, onorevole Gian Valerio Sanna! Tutti i manager delle Aziende sanitarie locali della Sardegna hanno sforato i tetti di spesa previsti dal decreto legislativo numero 502 del 1992, e andavano rimossi non da noi, ma da voi, dopo il secondo o terzo anno di mandato, e non lo avete fatto. E nel momento in cui una maggioranza come questa, forte del fatto che le riforme le vuole veramente fare, rimuove quei manager lo fa con gli strumenti che ha e cerca di trovare una soluzione per una spesa sanitaria che, questa sì, incide sul bilancio della Regione in maniera straordinariamente importante e negativa, dico io, ma non perché io sia contrario a investire di più sulla salute dei cittadini, non sono contrario, ma perché vorrei che i servizi fossero adeguatamente rinforzati. Ma qui non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata negli ultimi anni.

Allora, perché facciamo questa discussione, che tende ad allontanarci, quando invece mi pare di aver colto negli interventi degli onorevoli Diana, Uras e Sabatini la volontà di trovare delle soluzioni? Se dobbiamo trovare delle soluzioni possiamo anche sforzarci di trovarle tutti insieme, ma il catastrofismo non rientra certamente nel mio modo di pensare. Mi fa piacere che anche l'onorevole Diana la pensi in questo modo. Questa è una finanziaria snella, ha detto, priva di norme intruse, dove è stato stabilito il nuovo regime delle entrate. Non sono cose importanti queste? Io credo che siano cose importantissime. Stiamo andando verso una nuova stagione, stiamo andando verso una stagione che deve dare certezze finalmente.

Nessuno ha parlato del comma 1 dell'articolo 1. Non mi pare che sia una cosa trascurabile ciò che è avvenuto e ciò che si sta facendo. Nessuno ha detto, per esempio, che non è più possibile ripetere ciò che avveniva negli anni passati, come quando in una famosa notte d'inverno fu compiuta in quest'Aula una delle peggiori operazioni della storia dell'autonomia della Sardegna: 1.000 miliardi vennero messi a disposizione del meccanismo previsto dall'articolo 19 della legge numero 37. Sono passati tantissimi anni, allora non c'era l'euro, ma c'era ancora la lira, e in una notte 1.000 miliardi non dico che furono scippati, perché sono rimasti lì, ma, ahimè, per tutto sono stati utilizzati fuorché rispettare adeguatamente la finalità dell'articolo 19. E oggi, a distanza di sette od otto anni (era il 2002), ci ritroviamo con più di 100 milioni di euro - ce l'ha confermato il collega Uras - ancora non spesi, nonostante le numerosissime proroghe che sono state concesse. E allora non c'erano problemi legati al Patto di stabilità, c'era solo la necessità di dare un'occupazione alla gente, perché la finalità di quell'articolo era questa. Non è accaduto niente di tutto questo: abbiamo costruito chiese, marciapiedi, abbellito le pavimentazioni dei paesi, certamente abbiamo fatto cose utili e produttive. Ma produttive fino a quando? Fino a quando si è lavorato, perché moltissime delle strutture che sono state realizzate oggi sono totalmente abbandonate.

Allora, dobbiamo fare ancora cose di questo genere? Fermiamoci un attimo, collega Diana, valutiamo. C'è la norma nell'articolo 1, si insedia la commissione di studio. Siamo tutti disponibili a trovare una soluzione, come ho detto ieri sera o avantieri sera al Presidente dell'ANCI. Da parte nostra c'è questa disponibilità.

PRESIDENTE. Informo i colleghi che l'onorevole Paolo Terzo Sanna è presente, pertanto il congedo si intende revocato.

E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (I.d.V.). Signor Presidente, vorrei fare subito una proposta all'assessore La Spisa, che è qui anche in rappresentanza del Presidente della Regione. La proposta riguarda l'onorevole Giampaolo Diana, che in questo momento di difficoltà, visto che non si riescono a far quadrare i conti in Giunta, potrebbe essere nominato Assessore dell'industria pro tempore!

Vorrei soffermarmi soprattutto sul trasferimento del fondo unico ai comuni, non lo faccio per una difesa d'ufficio, essendo ancora sindaco del mio comune, però credo valga la pena di rivisitare in qualche modo le considerazioni svolte negli interventi che si sono susseguiti su questo argomento. Diceva poc'anzi l'onorevole Mario Diana, e io lo ribadisco, che la legge numero 37 è stata un'ottima legge, una legge che comunque sino a qualche anno fa, quando il relativo finanziamento è stato ridotto drasticamente, ha dato la possibilità ai comuni di dare risposte esaustive ai bisogni dei loro cittadini. Come diceva qualcuno prima di me, la verità è che comunque sono i comuni, i cui investimenti, lo voglio ricordare, rappresentano il 60 per cento del totale degli investimenti fatti da tutte le imprese, che riescono a mettere in circolo immediatamente risorse importanti che possono essere spese subito. In questo momento di estrema difficoltà credo che sia assolutamente irrinunciabile il discorso fondo unico con il trasferimento suppletivo dovuto rispetto alla finanziaria 2007.

Vorrei sottolineare che quando l'ANCI è venuta qui, probabilmente in maniera un po' atipica, a rappresentare le ragioni di tutti i comuni della Sardegna, lo ha fatto anche in rappresentanza di partiti del centrosinistra, di partiti del centrodestra e di componenti che non hanno partito. Io ho assistito a quell'incontro e credo che le ragioni rappresentate dall'onorevole Tore Cherchi siano le stesse che ha rappresentato il sindaco Floris, a dimostrazione che i sindaci, che comunque rappresentano quelle porzioni di Stato che riescono a dare risposte immediate ai territori, hanno su questo punto ragione da vendere. Credo che la Giunta debba riflettere sul fatto che i trasferimenti devono avvenire senza ulteriori perdite di tempo. Si capiscono le ragioni, è vero che ci sono problemi infiniti, che ci sono anche altre priorità, ma è pur vero che su questa partita bisogna dare una risposta seria.

L'articolo 1 della finanziaria credo sia importante sia per quanto riguarda il trasferimento agli enti locali delle risorse del fondo unico sia per quanto riguarda il famigerato Patto di stabilità. Io ribadisco e condivido quello che è stato detto dall'onorevole Mario Floris in apertura di seduta e dall'onorevole Cuccureddu, e cioè che bisogna assolutamente verificare quello che si è detto sulle competenze esclusive della Regione in fatto di Patto di stabilità, perché credo che non possiamo, in questo momento di estrema difficoltà, non perseguire o almeno provare a perseguire questa via d'uscita.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dico subito quali sono gli aspetti positivi di questa finanziaria. Innanzitutto il rispetto dei tempi, che viene evidenziato come un fatto straordinario che qualifica questa Giunta regionale come una Giunta virtuosa, anche se l'assessore La Spisa ha detto: "Abbiamo solo rispettato le regole, come era doveroso fare". Questo fatto consente, quindi, alla legge finanziaria, così come previsto dalla legge, di entrare in vigore il 1º gennaio 2010, e rende virtuosa la Giunta perché mette fine a un andazzo, che era quello del ricorso all'esercizio provvisorio del bilancio, creando difficoltà per quanto riguarda la spesa e quindi la gestione dei problemi della nostra Sardegna. Purtroppo, ahimè, è ciò che fanno ancora molte istituzioni, in primo luogo i comuni, che spesso portano il bilancio di previsione all'attenzione dei consigli comunali solo dopo essere stati sollecitati dalle prefetture che impongono loro un ultimatum per l'approvazione. E' una finanziaria senza norme intruse, il che ne semplifica l'esame e l'analisi. E' una finanziaria agile e snella, così come i tempi suggeriscono, e questo ci consente di entrare più facilmente nel merito del suo contenuto.

L'articolo 1 mette in evidenza il risultato della vertenza entrate, così come è stato detto da molti colleghi, che si sostanzia in una maggiore somma a disposizione; risultato che tutti abbiamo giudicato positivo, anche se siamo in disaccordo sull'utilizzo di queste maggiori entrate. La vertenza entrate peraltro non è ancora del tutto definita, così come un autorevole quotidiano sardo riportava in prima pagina due o tre giorni fa, mettendo in risalto questo aspetto soprattutto per quanto riguarda il Patto di stabilità e la vertenza Stato-Regione. Aspetto che, a nostro avviso, potrebbe consentire, se definito in modo concreto, di risolvere diversi problemi legati ai bisogni e alle necessità che si manifestano di questi tempi.

Io richiamo comunque, non perché sollecitato dal collega Mario Diana, il fatto che in effetti la priorità delle priorità non è il fondo unico per i comuni, ma il lavoro e tutti siamo responsabilmente chiamati a individuare soluzioni e vie d'uscita per affrontare il dramma della disoccupazione in questa regione, che ricade su tutte le istituzioni, sulla Regione, ma anche sui comuni, che spesso sono quelli che vi devono far fronte nel concreto. Ed è per questo, probabilmente, che i sindaci hanno deciso di chiedere con forza l'attenzione della Regione. Ve lo dico come ex amministratore, come ex sindaco, perché troppe volte si vive il dramma del sentirsi soli nel fronteggiare l'emergenza nei territori.

Il taglio del fondo unico, è già stato detto in quest'Aula, rappresenta una illegittimità, e l'illegittimità nasce dal fatto, come tutti ben sappiamo, che una quota parte delle nuove entrate è destinata esplicitamente ai comuni, e non può essere utilizzato il richiamo a emergenze e disavanzi in altri settori per ridurre questa previsione. Il momento è sicuramente delicato, dicevo, e deve portare noi tutti a dedicare responsabilmente attenzione al problema di un lavoro che viene sempre meno. Tutti i giorni i comuni vivono il dramma dei licenziamenti anche nelle piccole aziende locali, oltre che nelle grandi imprese del settore industriale. Questa è la vera emergenza Sardegna, questo è il dramma che noi dobbiamo riuscire ad affrontare e a contenere per evitare che sempre più famiglie e lavoratori vadano a incrementare il numero continuamente in crescita delle persone in condizioni di povertà estrema, che rappresentano veramente la tragedia del momento.

Una parola la voglio spendere anch'io in merito all'atteggiamento sul fondo unico. Mi pare che in modo strisciante sia comunque entrata in quest'Aula una considerazione, che alcuni hanno fatto in modo più pesante di altri, individuando negli amministratori locali e nei sindaci, come dire, delle figure poste sotto tutela. Questo non spetta alla Regione. Io credo che ogni sindaco, ogni amministrazione locale agirà responsabilmente e del suo agire renderà conto ai cittadini elettori nel momento in cui verranno individuati casi di mala spesa e utilizzo improprio dei fondi pubblici. Sono stati richiamati dei casi estremi, ma io li lascerei come casi isolati, perché alla fine diventa difficile, in una situazione come questa, distrarre fondi pubblici per attività amene. I sindaci devono far fronte a una situazione che, in ristrettezze economiche, porta tutti a essere responsabili, però io credo che questa mia considerazione, che sicuramente è condivisa da chi ha vissuto esperienze di amministratore locale, debba essere presa con la dovuta attenzione. Sono aspetti che poi sconfinano anche in altri settori. Badate che lo stesso problema lo vivono, per esempio, i dirigenti scolastici in un settore che oggi è sempre più sotto schiaffo, sempre più in difficoltà. Anche le scuole avrebbero bisogno di un fondo unico, perché oggi sono chiamate a fare acrobazie nell'utilizzo delle anticipazioni di trasferimenti che spesso non sono adeguati a consentire neanche la nomina dei supplenti. Cioè ognuno vive una situazione drammatica che occorre esaminare puntualmente per comprenderne le difficoltà e i disagi. Ho voluto richiamare un settore come quello della scuola per ricordare che probabilmente su questo aspetto siamo in ritardo. A fine anno la Regione sarà chiamata ad assumere responsabilmente poteri che le verranno trasferiti dallo Stato in materia di pubblica istruzione e credo che dobbiamo prepararci per gestirli nel modo dovuto.

Chiudo facendo riferimento a un aspetto al quale credo che il Consiglio regionale e soprattutto la Giunta regionale, l'amministrazione regionale debbano stare più attenti. Mi riferisco ai grandi interventi nel settore delle opere pubbliche, nel quale forse si è intervenuti con troppa liberalità, concedendo denari in misura spropositata per realizzare opere che non hanno avuto come ricaduta una sola unità occupativa in più. Faccio riferimento al territorio della città di Alghero: il Palazzo dei Congressi, costato oltre 40 miliardi di vecchie lire - riporto la cifra in lire perché è più d'effetto -, o il porto di Alghero, che è costato oltre 30 miliardi di lire, non hanno avuto come risposta una sola unità occupativa in più. Su questo io credo che dobbiamo fare una riflessione prima di spendere denari pubblici sollecitati, lì sì, a volte dalle pressioni dei territori e degli enti locali, verso i quali bisogna essere molto più prudenti, perché se oggi il comune di Alghero entra nel bureau di non so che e poi accusa la Regione del fatto che il Palazzo dei Congressi, un'opera che avrebbe dovuto dare grandi risposte al turismo congressuale e al movimento turistico del nord Sardegna, tiene le porte sprangate, io mi chiedo di chi sia la responsabilità. Forse di tutti. Mi chiedo come mai il porto di Alghero, che è una fonte di risorse e di ricadute economiche, e lo potrebbe essere anche dal punto di vista dell'immagine, non vede nessun addetto stabilmente occupato e la sua gestione è affidata in concessione, attraverso meccanismi indegni. Per cui un bene che avrebbe potuto dare in questo momento risposte concrete è invece sottoposto a spartizione di potere.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Rinuncio.

PRESIDENTE. Per la Giu[s2] nta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Sono lieto che siano presenti un po' tutti, perché l'articolo 1 è effettivamente un punto centrale della legge finanziaria. Direi che la legge finanziaria, così come l'abbiamo impostata quest'anno e come spero possa essere per sempre, magari in un contesto di riforma della legge di contabilità che individui stabilmente dei meccanismi che garantiscano che la finanziaria abbia sostanzialmente questa impostazione, è composta da un articolo che individua il quadro finanziario e da altri articoli strettamente necessari a manovrare le risorse aggiuntive.

Nell'articolo 1 evidentemente - e la discussione, che è stata molto approfondita, lo ha dimostrato - ci sono tre punti fondamentali e io aggiungerei un quarto punto. I punti che avete richiamato voi sono: la questione delle entrate, la questione del Patto di stabilità e la questione del fondo unico per gli enti locali, cioè la finanza locale. Io aggiungerei, dicevo, un altro punto perché, come giustamente ha detto Mario Diana, non si deve ignorare che c'è un punto centrale in questo articolo, e cioè la decisione, spero definitiva, di non ricorrere più a nuovo indebitamento. Ricordo che i nuovi mutui previsti nel comma 1 sono da accendere solo nel caso in cui ci siano esigenze di cassa per le autorizzazioni all'indebitamento precedentemente contratte. Noi non stiamo dando nuove autorizzazioni all'indebitamento. Questo è un punto importante che ci permette di stabilizzare il quadro finanziario e di poter costruire per il futuro.

Primo punto, quindi, le nuove entrate. Lo abbiamo detto, credo non ci siano dubbi per nessuno, tanto meno dopo le ultime notizie che abbiamo avuto dal Parlamento e dal Governo, che è intervenuto in Parlamento. Confermo le stesse notizie che ho avuto anch'io e cioè che il capitolo del bilancio dello Stato che riguarda tutte le Regioni speciali comprende, come ha confermato il Ministro dell'economia, la quota per la Sardegna e vi è la disponibilità a sancirlo anche in un ordine del giorno che mi risulta tutti i parlamentari sardi stiano per presentare, in modo che sia chiaro che le risorse ci sono e sono per la Sardegna.

Detto questo è evidente che vale l'altro versante del problema e cioè che queste nuove entrate in conto competenza non possono essere immediatamente disponibili se non c'è un allentamento dei meccanismi del Patto di stabilità. Voi dite: "La Giunta deve essere più forte e più decisa nel chiedere allo Stato." Io vi assicuro che la Giunta sta seguendo questo problema nel tavolo di confronto principale che è stato attivato dal Governo nazionale con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Anche oggi i nostri dirigenti sono a Palazzo Chigi per discutere di varie questioni. La questione del Patto di stabilità è la questione prioritaria, potremmo dire, dopo la chiusura definitiva dell'approvazione da parte del CIPE del Programma attuativo regionale FAS della Sardegna. Questa è una questione centrale, ed è una questione su cui stiamo già ottenendo qualche risultato. E cioè, voglio dirlo, io sono in attesa della copia della lettera inviata al Governo, che non è stata trasmessa alla Commissione bilancio. Io l'avevo però illustrata, è stata illustrata anche in un'ampia relazione che è agli atti della Commissione, quindi tutti i consiglieri ne sono a conoscenza, ma non ho problemi a consegnarvi anche il testo della lettera inviata dal presidente Cappellacci al Presidente del Consiglio dei Ministri sul Patto di stabilità per il futuro, cioè a partire dal 2010. Ma già nel 2009 vi è stato un allentamento dei meccanismi: abbiamo avuto 195 milioni a disposizione riguardo ai pagamenti in conto residui di parte corrente a favore degli enti locali, che stiamo già utilizzando in chiusura d'anno, altrimenti la spesa sarebbe molto più rallentata. Abbiamo ottenuto inoltre un provvedimento specifico per la Regione Sardegna, e cioè sono stati decurtati gli impegni e i pagamenti per il trasporto locale, a seguito anche del trasferimento della competenza in questa materia, per un ammontare di 59 milioni di euro. Quindi abbiamo in totale circa 250 milioni di euro in più rispetto al tetto di spesa, spesa che altrimenti si sarebbe bloccata. Solo la spesa storica, per esempio, è diminuita dello 0,6 per cento.

Abbiamo già avuto, dunque, dal Governo nazionale alcune risposte concrete a valere sulla contabilità del 2009. Si tratta di un problema che noi abbiamo posto lo scorso settembre davanti a tutto il Consiglio dei Ministri, in occasione dell'approvazione della manovra finanziaria dello Stato. Come sapete, in tale occasione è prevista la presenza dei Presidenti delle Regioni a statuto speciale, per disposizione degli stessi statuti speciali. Abbiamo poi chiesto, e questo è ancora oggetto di trattativa, l'allentamento del Patto di stabilità per i prossimi anni, in conseguenza del fatto che vi è stata una modifica del regime delle entrate regionali. Noi contiamo di avere, speriamo, questa è una battaglia che dobbiamo portare avanti, almeno la metà degli incrementi, e badate che in un momento di forte contenimento della finanza pubblica questo non sarà un risultato da poco, anzi sarebbe un grandissimo risultato. Da questo punto di vista, a nome di tutta la Giunta e dello stesso Presidente, non ho difficoltà a dire che se il sistema politico sardo vuole far propria questa richiesta si possono trovare delle forme per dare a tutto il Consiglio regionale, a tutto il sistema Sardegna la titolarità di questa richiesta. Se si vuole mantenere un clima unitario in questo confronto con lo Stato la Giunta è disponibilissima, troviamo le forme e si potrà fare senz'altro, anche successivamente all'approvazione della manovra finanziaria. Quella del Patto di stabilità è sicuramente una questione su cui dobbiamo stare uniti, così come dobbiamo stare uniti al sistema delle autonomie locali. E questo è il terzo punto toccato nella discussione dell'articolo 1.

Noi non vogliamo assolutamente alimentare scontri istituzionali. Credo che abbiate notato come la Giunta, anche di fronte a una manifestazione effettivamente di piazza, che si è realizzata anche con l'ingresso, diciamo un po' tumultuoso, in Consiglio regionale dei rappresentanti delle autonomie locali, non ha assunto posizioni né rigide né polemiche, per tenere il confronto sempre su un livello dignitoso, istituzionale e non di piazza. Ma già durante la concertazione noi dicemmo agli enti locali che la questione del fondo unico non era in discussione. Diversi colleghi che sono intervenuti, tra cui gli onorevoli Porcu, Floris e altri, hanno detto che bisogna passare da un sistema di trasferimenti a un sistema di compartecipazione. Bene, noi siamo d'accordo su questo cambiamento, occorre però che sia inserito in un quadro che accompagni da un lato la realizzazione della normativa sul federalismo fiscale e dall'altro la piena attuazione del sistema del nuovo regime delle entrate tributarie della Regione. Per questo diciamo: attiviamo un tavolo istituzionale Regione-enti locali - intendendo eventualmente per Regione non solo la Giunta, ma anche il Consiglio regionale nel suo complesso - per individuare una soluzione. Nel frattempo, se il Consiglio regionale già nel corso dell'esame dell'articolo 1 dovesse individuare delle soluzioni esaminiamole. Anche durante la pausa che precede la ripresa pomeridiana si può verificare se ci sono delle soluzioni praticabili, ma direi che il federalismo fiscale interno deve essere basato, sì, sulle autonomie locali, ma anche sulla responsabilizzazione, perché se vogliamo un fondo unico deve essere davvero unico, e credo che il Consiglio debba riflettere su quanto un meccanismo in cui ci sia soltanto un sistema di compartecipazione sia veramente utile per affrontare i problemi delle diverse comunità locali.

E' un tema su cui credo non sia giusto legiferare affrettatamente attraverso la legge finanziaria. Ragioniamoci su. La Giunta e la maggioranza sono disponibili a discutere su questo principio. Vediamo di fare in modo che, se tale principio viene attuato con una legge significativamente organica, successiva alla finanziaria, si crei un meccanismo razionale, in cui ci sia, sì, compartecipazione, ma anche indirizzo politico da parte della Regione, controllo sulla spesa e corresponsabilità reciproca.

PRESIDENTE. Comunico all'Aula che gli emendamenti numero 154, 47 e 77 sono inammissibili in quanto riguardano materie estranee alla legge finanziaria; gli emendamenti numero 48, 54 e 83 sono inammissibili per mancanza di copertura finanziaria. Sono inammissibili anche gli emendamenti numero 60, 64, quest'ultimo limitatamente al secondo periodo, 75, 76, 77 e 78.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Signor Presidente, io sono consapevole che, a norma di Regolamento, i giudizi di ammissibilità e di inammissibilità sono di competenza della Presidenza e non sono appellabili. Detto questo, però, ritrovo in alcune decisioni da voi assunte delle incoerenze rispetto al testo già ammesso alla discussione in Commissione. Per cui chiedo che ci sia un'adeguata ponderazione che riveda ciò che è stato detto in questa fase. Se poi viene confermata l'inammissibilità ne trarremo, evidentemente, le dovute conseguenze, ma a mio avviso c'è qualche incongruenza rispetto agli emendamenti ammessi al testo di legge in Commissione e agli emendamenti respinti.

Chiederei alla Presidenza di fare un'ulteriore verifica, per cortesia. Se poi confermerà la decisione assunta, nulla quaestio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). L'emendamento numero 48 è stato dichiarato inammissibile per mancanza di copertura finanziaria. Non c'è nessuna necessità di copertura finanziaria, se lo leggiamo attentamente.

PRESIDENTE. La Presidenza valuterà le considerazioni svolte dall'onorevole Maninchedda. Se saranno prese decisioni diverse, verranno comunicate all'Aula alla ripresa dei lavori, che avverrà alle ore 16. Discorso analogo vale per quanto rilevato dall'onorevole Solinas.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Non so se riguardi l'ordine dei lavori, Presidente. Mi rendo conto che non rientra nella prassi, ma vorremmo avere, prima della ripresa dei lavori, l'elenco degli emendamenti ritenuti inammissibili, se possibile con l'indicazione delle motivazioni.

PRESIDENTE. L'elenco lo può sicuramente avere, onorevole Bruno. Le motivazioni sono la mancanza di copertura finanziaria oppure l'estraneità della materia trattata.

BRUNO (P.D.). Vorrei che venisse indicato se si tratta dell'una o dell'altra. Chiedo inoltre la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)

Quinta verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 45 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Moriconi - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)

Il Consiglio è in numero legale.

I lavori antimeridiani si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per questo pomeriggio alle ore 16.

La seduta è tolta alle ore 13 e 57.


[s1]Associazione sarda degli enti locali

[s2]oppure ha domandato di parlare