Seduta n.186 del 10/03/2011
CLXXXIX Seduta
(POMERIDIANA)
Mercoledi' 16 marzo 2011
Presidenza del Vicepresidente CUCCA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 06.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° febbraio 2011 (182), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Paolo Luigi Dessì, Marco Meloni ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 16 marzo 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Congedo per motivi istituzionali
PRESIDENTE. Comunico altresì, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il vicepresidente Michele Cossa è assente nella seduta pomeridiana del 16 marzo 2011 per motivi istituzionali.
Constatata la scarsa presenza di consiglieri in Aula, sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 16 e 20.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Prego i consiglieri di prendere posto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 242/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore. Presidente, vorrei partire da una brevissima riflessione che attiene all'operato della prima Commissione e soprattutto alla riunione che la prima Commissione ha tenuto un paio di giorni fa, con all'ordine del giorno, una sorta di ricognizione del lavoro che è stato già svolto nella scorsa legislatura e nelle proposte che sono state presentate in questa legislatura per quanto riguarda la materia delle riforme.
Sono partito da questo aspetto per mettere bene in evidenza un dato: c'è da parte di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione (anzi direi proprio senza distinzione di appartenenza) un comune sentimento, che io ho registrato e che voglio manifestare pubblicamente, relativo alla necessità di avviare seriamente e responsabilmente una stagione per le riforme, non una qualunque riforma o tante riforme, ma le riforme possibili, quelle che possono essere portate a compimento in questa legislatura.
Lo voglio dire non perché voglia convincere qualcuno, ma per dare atto che concretamente vi sono tutti i presupposti perché si avvii questa stagione. E dunque cosa c'entra questo discorso, voi mi direte, con il provvedimento in esame? C'entra, perché intanto il provvedimento in esame - vogliamo subito dirlo - non è una riforma, ma si tratta di un provvedimento necessario, necessitato, anche tenuto conto dell'imminenza delle elezioni amministrative, per fare chiarezza, perché non sorgano dubbi interpretativi in ordine all'applicazione, ora della legge statale, ora delle norme regionali, sulla composizione dei consigli comunali.
Debbo dire che, proprio con l'ottica di rivedere in una prossima occasione il tema complessivo della riforma dell'ordinamento degli enti locali, ci siamo posti il problema di come disciplinare nell'immediato e come trattare la questione, e si è appunto convenuto da tutti che la soluzione saggia, responsabile, prudente, tenuto conto che oramai nell'ambito dei piccoli, medi o grandi comuni, le forze politiche avevano già avviato la formazione delle liste, fosse quello di salvaguardare anche il lavoro eventualmente già posto in essere e evitare che mentre la partita è in corso si potessero modificare le regole del gioco.
Si è pertanto ritenuto, in questa prima fase, di lasciare inalterato il sistema di composizione dei consigli comunali, inviando nel contempo anche un significativo messaggio: che vi è la consapevolezza che bisogna iniziare a rivedere (anche, eventualmente, nell'ottica di un contenimento dei costi, e non solo) il sistema della composizione di tutti gli organi elettivi, a cui non è certamente sottratto lo stesso Consiglio regionale. Su quest'ultimo però, come è noto, essendo disciplinato da norma di rango costituzionale si può intervenire solo con una procedura più complessa e articolata. In quella sede ci occuperemo eventualmente anche degli aspetti che riguardano la sua composizione.
Ecco, lo spirito che ci ha animato in Commissione è quello, appunto, di non creare situazioni che possano in qualche modo complicare la già difficile attività che svolgono le forze politiche, soprattutto in comuni di piccole e piccolissime dimensioni. Dunque la prima nostra preoccupazione è stata quella di fare certezza e quindi chiarezza in ordine alla interpretazione delle norme. Contemporaneamente si è voluto inviare anche un segnale della volontà di andare verso una riduzione dei costi, per esempio attraverso una proposta significativa presentata da un collega della Commissione, che è stata accolta all'unanimità, relativa alla riduzione dei presidenti dei consigli comunali, la cui figura, nei comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, viene eliminata, o attraverso la riduzione delle circoscrizioni.
Soprattutto, devo mettere in evidenza, in chiusura, che c'è stata da parte di tutti la volontà di rifuggire anche da un facile populismo o da iniziative demagogiche, perché sarebbe stato facile ipotizzare tagli alle già esigue indennità dei nostri amministratori soprattutto nei comuni con popolazioni non superiori ai 5 mila o ai 10 mila abitanti. Abbiamo ritenuto di fare cosa più sensata cercando di intervenire sui meccanismi che possono assicurare la reale rappresentanza democratica e soprattutto cercando di sostenere e supportare l'azione del sistema delle autonomie locali in relazione alle quali abbiamo ricevuto il parere anche del Consiglio delle autonomie, che ha espresso un giudizio che è sostanzialmente positivo in ordine al lavoro della prima Commissione.
Quindi l'invito che prima di tutto formulo a me stesso, ma anche ai colleghi consiglieri, è quello di considerare questa non come la riforma del sistema degli enti locali, ma come un provvedimento necessario ed urgente, per cui la raccomandazione è anche quella di evitare, per quanto è possibile - salvo ragioni che rendano assolutamente necessario integrare o modificare alcune norme - la presentazione di emendamenti. Avremo altra occasione e altri momenti per occuparci della vera riforma dell'ordinamento degli enti locali.
Con questo auspicio devo dare atto del contributo davvero costruttivo, non solo dei componenti la Commissione di maggioranza ma anche di tutte le forze di opposizione presenti, che hanno reso possibile che questo provvedimento pervenisse in Aula e, come ci auguriamo, possa essere esitato in tempi brevissimi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo dieci minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 16 e 45.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 31, viene ripresa alle ore 16 e 45.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, il presidente Pittalis ha giustamente ricordato all'Aula come questo sia un provvedimento necessitato dal fatto che è alle porte una nuova tornata elettorale per il rinnovo di un centinaio di consigli comunali in tutta la Sardegna. Occorre pertanto eliminare i dubbi interpretativi sulle diverse modifiche apportate al decreto legislativo numero 267 del 2000 e sull'esercizio dell'autonomia di questa Aula attraverso anche delle leggi apposite. Mi riferisco, appunto, alla legge numero 10 del 2002 che all'articolo 10 ha disciplinato la composizione dei consigli comunali, ma non ha disciplinato sicuramente la materia che riguarda la composizione delle giunte.
Il presidente Pittalis ci ha anche ricordato della necessità di avviare una stagione di riforme, che affronti anche la disciplina della complessa materia dell'ordinamento degli enti locali, che ha subito il primo grosso scossone con la legge numero 81 del '93. Si tratta della legge, nata in epoca di Tangentopoli, che ha previsto l'elezione diretta del sindaco e allo stesso tempo ha disciplinato il funzionamento dei consigli comunali effettuando la prima riduzione del numero dei consiglieri comunali e ridisegnando il ruolo delle assemblee.
Con la legge numero 81 del '93 si sono sacrificati grandi e larghi spazi di democrazia sull'altare della governabilità. Si è passati da un sistema in cui i consigli avevano il loro peso, eleggevano addirittura il sindaco (con amministrazioni e sindaci che cambiavano anche più in fretta delle stagioni politiche) si è passati ad un sistema in cui con l'elezione diretta del sindaco il ruolo dei consigli comunali è stato enormemente sacrificato restringendo fortemente gli spazi di democrazia. Quindi un ridimensionamento del ruolo dei consigli comunali a vantaggio del sindaco e degli esecutivi.
Da quel momento storico sono passati ormai quasi vent'anni e sicuramente si impone una revisione del sistema delle autonomie. Io penso - e sono d'accordo con l'onorevole Pittalis - che la revisione del complesso delle autonomie locali possiamo farla noi esercitando la nostra autonomia. La nostra autonomia va esercitata con la scrittura di un nostro codice delle autonomie locali che ridisegni anche il ruolo dei consigli comunali, stabilendo un riequilibrio dei poteri all'interno dei consigli comunali fra esecutivo e consiglio.
In quel contesto possiamo anche ragionare, senza nessuna preclusione, sulla riduzione del numero dei consiglieri comunali; nel momento in cui ragioniamo sul riequilibrio dei poteri possiamo anche ragionare su quello. Però farlo oggi, inseguendo una legge nazionale, che con ipocrisia parla di risparmi, mi sembra inopportuno. Io penso pertanto che noi facciamo bene a fermarci, e a dire: "Noi abbiamo già legiferato, abbiamo una legge che definisce il numero dei consiglieri comunali perché abbiamo la legge numero 10 del 2002 che già ci dice come devono essere composti i consigli comunali". Non facciamoci quindi trascinare dall'ipocrisia della riduzione dei costi per ridurre i consigli comunali, perché la riduzione dei costi del sistema delle autonomie non si fa sicuramente riducendo il numero dei consiglieri comunali.
Ciascuno di voi, la maggior parte di voi è stato anche consigliere comunale, ma comunque ha bene in testa qual è l'entità dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali. Oltretutto la maggior parte dei consigli comunali della Sardegna fa capo a comuni sotto i 5000 abitanti e in un comune sotto i 5000 abitanti un consigliere comunale arriva a malapena a 150 euro lordi all'anno, in tutto l'anno. Forse colpire "la casta" vuol dire prevedere due consiglieri comunali in meno nel comune di Setzu? Forse colpire la casta vuol dire prevedere quattro consiglieri comunali in meno nel comune di Sardara?
Questi consiglieri comunali, nei nostri comuni, suppliscono spesso alle carenze di personale dei nostri comuni, perché i consiglieri comunali vanno a controllare i cantieri, i consiglieri comunali organizzano le feste dei nostri comuni, i consiglieri comunali spesso vanno addirittura ad accendere le luci del campo sportivo. Ecco, i nostri consiglieri comunali suppliscono ai tagli che sono stati effettuati in questi anni, che hanno determinato la mancanza del turn-over nei nostri comuni e oltretutto - fatto non secondario - garantiscono comunque una presenza democratica diffusa nei nostri paesi. Peraltro questa norma porta anche una riduzione dei sindaci, comporta anche una riduzione del carico di responsabilità che invece nell'amministrazione di un paese deve essere diffusa, non può rimanere in capo ad una singola persona, anche alla luce degli episodi ai quali stiamo assistendo nei nostri paesi.
Ecco, io penso che dovremmo ragionare in maniera pacata, penso che bene abbia fatto la prima Commissione a trovare un punto di sintesi su alcune questioni perché effettivamente ragionare sulle circoscrizioni, ragionare sulle presidenze dei consigli comunali (istituto del quale spesse volte si è abusato) sui direttore generali, eccetera eccetera, non ci fa male se troviamo un minimo comune denominatore. Per il resto, l'impegno che noi dovremmo assumere è di arrivare in tempi brevi ad una riforma complessiva.
Penso inoltre che sia opportuno lasciare il richiamo contenuto nel comma 2 dell'articolo 2 perché limitativo della nostra autonomia, perché ci riempiamo la bocca parlando dei nostri spazi di autonomia e poi diciamo che sospendiamo per alcuni mesi l'attuazione di una legge nazionale sino alle prossime tornate elettorali. Io penso che sia un'aberrazione dal punto di vista giuridico, io penso che l'impegno solenne che assume il Consiglio regionale (che è quello di impegnarsi di fronte anche alla Giunta a scrivere il codice delle autonomie per la Sardegna) non abbia bisogno di richiami di questo tipo, che sicuramente minano anche la nostra credibilità nel momento in cui rivendichiamo spazi di autonomia.
Per il resto ho visto che anche il numero degli emendamenti è abbastanza contenuto. L'impegno da parte nostra è quello di partecipare attivamente alla scrittura del codice di autonomia per la Sardegna quando arriverà in Commissione e in aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Intervengo solo per rimarcare il lavoro che è stato svolto in Commissione che ha portato a un accordo in larga parte condiviso a seguito dei passi indietro compiuti più o meno da tutte le forze politiche rispetto alle posizioni iniziali. Non si è trattato, peraltro, del tentativo di trovare un compromesso purché fosse, e allo stesso tempo di rimarcare alcuni passaggi. Certo, il problema non è il taglio dei consiglieri comunali o degli assessori, non è quello di risparmiare ma, come abbiamo detto in Commissione, è il problema di una politica che si riforma, che si rimodula dall'interno. L'obiezione - che noi stessi abbiamo riconosciuto fondata - è che però è sempre il livello superiore che rimodula il livello inferiore. E tra le proposte che sono state discusse a lungo in Commissione, negli impegni che sono stati assunti, c'è anche quello di rivalutare, noi, come Consiglio regionale, la composizione della nostra Assemblea, così come auspichiamo che questo avvenga per il Parlamento, la Camera e il Senato.
I pochi emendamenti presentati stanno a dimostrare che questo accordo, in qualche maniera, ha trovato una stabilità, anche se, ripeto, con rinunzia da parte di molti perché - e qui devo correggere l'intervento precedente del collega -il secondo periodo del comma 2, all'articolo 2, faceva chiarezza sulle intenzioni. Si è arrivati a quella definizione del comma 2 perché in Commissione esisteva una larga parte di commissari favorevoli ad un segnale all'esterno di riduzione dei numeri della politica, non dei costi della politica, perché non sono questi i costi, e lo sappiamo, però i numeri sì. E questo secondo comma è stato inserito per dire: riconosciamo come vero il problema, però, data l'imminenza delle prossime consultazioni amministrative, per non voler disturbare gli accordi già presi all'interno dei gruppi, all'interno dei partiti, nella coalizioni e quant'altro, si è deciso di soprassedere. Diciamo che è un post it, un elemento di memoria, un richiamo, a questo Consiglio ad approvare una normativa unica e appropriata, ma è allo stesso tempo un richiamo che questo Consiglio sente, e ha sentito provenire da parte della gente che avvertiva la necessità di rivedere i numeri della politica.
Ed ecco il motivo per cui sosteniamo la permanenza, anche del comma 2, dell'articolo 2, (anche se può sembrare un po' cacofonico, è tutto un"2") del secondo periodo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, intervengo brevemente, anche perché mi sembra che in Aula ci sia un clima positivo, che dovrebbe favorire una rapida approvazione della proposta.
Io mi sento di sottoscrivere quanto detto dal relatore della legge, e anche affermato dai colleghi. Certamente questa norma non ha la pretesa di essere una riforma complessiva della materia, affronta un tema in maniera transitoria, e si ripropone di rivisitarlo l'intera materia con una legge organica. Io mi voglio limitare ad un auspicio: che questo Consiglio regionale, come anche nelle parole del relatore, non voglia cominciare dalla coda, ma sappia affrontare in maniera decisiva, anche il tema del numero dei componenti del Consiglio regionale.
Io credo che non possiamo sottrarci, non possiamo sottrarci perché dobbiamo essere certamente da esempio, non possiamo sottrarci perché credo che anche funzionalmente non se ne avrebbe un danno, ma forse un vantaggio, non possiamo sottrarci perché credo che anche il ruolo stesso di ogni consigliere regionale ne uscirebbe rafforzato.
Credo anche che dobbiamo dirci che, viceversa, quando parliamo dei costi della politica, dobbiamo anche essere certi che l'attività di chi svolge una funzione amministrativa nelle nostre comunità, e piccole comunità, deve essere salvaguardata e valorizzata, e credo che in qualche modo voler fare della facile demagogia, nel richiamare il tema dei costi, quando si tratta di piccole comunità, non sia assolutamente opportuno. Abbiamo anzi spesso il problema opposto: di richiamare ad una funzione di servizio i nostri cittadini, richiamare ad una funzione di partecipazione, far sì che chi svolge una direzione politica lo possa fare anche compatibilmente con altre attività, e non lo debba o possa fare soltanto grazie a condizioni particolari in cui si trova (perché magari è un funzionario pubblico, e quindi ha una maggior tutela, o è anche in condizioni economiche migliori).
Io credo che in alcuni casi, nei casi delle amministrazioni comunali dei piccoli paesi, veramente dobbiamo porci il problema di chi un domani vorrà affrontare le gravi responsabilità amministrative nelle condizioni attuali. Penso che ci sia addirittura un problema opposto che dobbiamo affrontare: dobbiamo stare attenti a non scoraggiare l'assunzione di responsabilità e far sì che l'assunzione di responsabilità nelle nostre piccole comunità non sia possibile per pochi.
Il costo della democrazia è anche la politica che si fa solo per censo, per questo stiamo attenti a non cominciare dalla coda, a non scaricare una facile discussione sui costi della politica, incominciando dalle realtà più deboli, dove maggiore e più importante è la funzione di rappresentanza. Noi dovremmo affrontare in maniera organica la discussione, mettendo anche al centro, come ho detto prima, l'attuale dimensionamento del Consiglio regionale. Se lo sapremo fare, io credo che scriveremo una pagina importante di questo Consiglio, una pagina dove, certamente, maggioranza e minoranza sapranno trovare delle ragioni Comuni di azione, e finalmente daremo, come dire, spazio…
PRESIDENTE. Scusate, c'è un brusio di sottofondo che ovviamente disturba chi sta intervenendo.
PORCU (P.D.). No, il brusio non mi disturba, continuo tranquillamente, ma credo che gli argomenti trattati meritino una maggiore attenzione.
Ecco, io credo che, forse, usciremo per una volta, dalla strumentalità di un dibattito, e ci metteremo anche nelle condizioni, almeno su questa materia, di dare un esempio importante. Quindi anch'io non posso che unirmi alle raccomandazioni di una rapida approvazione, e formulo l'auspicio che la prima Commissione sappia essere il luogo e la sede per una riforma coraggiosa, che non tocchi soltanto chi ha meno voce, ma sappia anche incidere e toccare chi deve svolgere funzioni alte, funzioni da esempio, come il Consiglio regionale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, io vorrei rompere quest'idillio, questa situazione anche di semplicità, se non superficialità, con la quale stiamo affrontando la discussione della "242/A". Mi sarei infatti trovato molto a mio agio nel discutere su questa riforma, se avessimo concluso quella sessione di riforme annunciata in Consiglio regionale quattro mesi fa, prima di Natale.
Ricorderete che il Consiglio regionale è stato convocato (e solo quella convocazione è costata più delle riunioni di cinque comuni messi insieme) per iniziare la stagione delle riforme, riforme istituzionali, statutarie, riforme di sistema, legge elettorale e quant'altro. C'è stata una partecipata discussione in quest'Aula.
Tutti quanti noi discutiamo, e non in maniera demagogica, della necessità di riformare il sistema. Lo stesso Governo centrale, il Parlamento, discute sulla riduzione del numero dei parlamentari, dei mille, non quelli di Garibaldi, ma di quelli, oltre mille, che fanno parte del sistema parlamentare italiano. I signori parlamentari invece decidono di iniziare una stagione virtuosa, di ridimensionamento e razionalizzazione, partendo dai Comuni. Non partendo dalla organizzazione, dai costi della macchina burocratico-politico-amministrativa nazionale, ma partendo dal taglio dei costi dei Comuni.
Mi sarei (tornando a noi) sentito sicuramente a mio agio se avessimo compiuto noi il passo propedeutico, cioè se ci fossimo prima apprestati a rivedere l'organizzazione burocratico-amministrativo-politica della Regione, e poi, con grande libertà d'animo e di approccio, discutere del ridimensionamento, della razionalizzazione degli enti intermedi, e di tutta la macchina conseguente. E invece ci troviamo a discutere di quel che dobbiamo fare, di razionalizzazione degli enti intermedi senza aver dato seguito agli ordini del giorno e a quello che ci siamo detti in quest'Aula sulla necessità impellente, prioritaria nei lavori d'aula (su iniziativa ovviamente della Giunta o dei gruppi che vorranno formulare adeguate proposte, o utilizzando quelle giacenti in Commissione) di iniziare questa grande stagione delle riforme che ovviamente, per chi non conoscesse ancora adeguatamente i tempi e i meccanismi consiliari, essendo ormai trascorsi due anni di legislatura, non si faranno più! Non si faranno!
E' come la riforma della legge nazionale sulla giustizia, che si farà, forse, chissà quando, però conquista le prime pagine dei giornali. Noi abbiamo conquistato per 2 giorni le pagine dei giornali per annunciare le grandi riforme dello Statuto e dell'organizzazione della nostra vita politica e sociale ma poi non abbiamo fatto niente! E adesso ci impegniamo nel riformare questi enti intermedi. Io mi sento come il nonno o il papà che ruba la merendina al bambino che gli è a fianco. In termini di risparmio l'operazione è ininfluente.
Non tutti, purtroppo, in quest'Aula hanno fatto i consiglieri comunali, hanno amministrato nei comuni o nelle province ma i consiglieri comunali e provinciali sono in prima linea rispetto a noi! Sono coloro che sono a contatto quotidiano con i problemi, che giornalmente vivono le problematiche della città, del cittadino, del lavoro, dell'organizzazione dei servizi sociali, ogni giorno, quotidianamente. E sappiamo anche che i consiglieri comunali di opposizione (in opposizione, o qui o lì, ci sono un po' tutti i partiti) non servono a niente, perché consiglieri comunali di opposizione non possono fare nulla! Non servono! E' una figura che non serve con questo sistema. Non hanno più spazi! Non hanno più niente!
La legge nazionale ci chiede di cancellare il difensore civico, abbiamo già cancellato i COCICO. A chi si rivolge il consigliere comunale per il controllo degli atti? Al TAR! E chi quindi ci guadagnerà, probabilmente, saranno gli avvocati, tranne quelli che offrono gratuitamente - pochissimi a dire il vero - i loro servigi per la pubblica utilità. Allora dico, tagliamo del 40, del 32 del 20 per cento, del 50 per cento, possiamo farlo, ma io mi sentirei di avanzare una proposta di riduzione drastica del numero dei consiglieri comunali se avessi già provveduto a razionalizzare il Consiglio regionale. Stiamo effettuando dei tagli, signori miei, che non produrranno nessun effetto, se non un po' di fumo negli occhi nei confronti di chi magari guadagna molto meno di una nostra indennità aggiuntiva come quella, per esempio, che percepiscono i segretari d'aula! Non è demagogia, badate bene! Non è demagogia! Lo sto dicendo e sono direttamente interessato!
Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando complessivamente di 100 mila euro? Neanche! Bene, sapete benissimo che un Sindaco dei nostri paesi non guadagna quanto guadagnamo noi con la sola indennità aggiuntiva prevista che ci sono in questo Consiglio, per i diversi ruoli abusati in questo Consiglio regionale. Ecco perché mi sentirei più libero se, confermando la situazione attuale, o rivedendo la situazione attuale, riformando la situazione attuale, avessimo già provveduto noi! Poi possiamo confermare tutto, ma almeno lo facciamo coscientemente.
Quindi questo tipo di riforme non sono riforme che partono dal basso, ma sono riforme che devono obbligatoriamente, per essere credibili, partire dall'alto e noi, in questa Regione, costituiamo il punto alto dell'organizzazione politica amministrativa. Una Regione che, a quanto è dato sapere, impegna la maggior parte dei suoi fondi a disposizione del bilancio regionale per tenere insieme la macchina! E non posso definire quanto impegni, perché ancora oggi la Giunta non ha dato risposta su quanto ammonta l'impegno sulla spesa corrente per tenere in piedi la macchina! La Giunta non ha risposto alle richieste del Presidente della Commissione bilancio, non ci ha fornito i numeri, non li conosciamo, presumibilmente nei rapporti di gestione, mi dice il Presidente della Commissione bilancio, abbiamo indicativamente dal 70 all'80 per cento dei fondi di bilancio impegnati per tenere in funzione la macchina regionale, che è composta anche da noi! Anche da noi!
Ecco perché, al di là di quello che c'è scritto in questa proposta di legge, condivisibile o meno, io mi asterrò su tutto fuorché sul comma 4 dell'articolo 3, che fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti Istat al 31 dicembre 2009 per il computo degli abitanti con diritto di voto. Fuorché su quel comma io mi asterrò su tutto perché non sono sereno! Può essere giusto, può essere sbagliato quello che con impegno i colleghi della Commissione hanno prodotto, può essere giusto o sbagliato ma non riesco ad approcciarmi al problema con libertà di giudizio.
Non posso perché non sono sereno nell'affrontare questo tema che vorrei non si affrontasse fin che prima non ci assumiamo noi le nostre responsabilità nei confronti degli amministratori degli enti locali, che sono coloro che ricevono le lettere anonime, che sono i destinatari di atti delinquenziali che mettono in difficoltà le loro famiglie e loro stessi nell'esercizio delle funzioni amministrative! A noi, che siamo lontani da quelle realtà, non succede. Stiamo parlando di coloro che per 800 euro, per 300 euro, per 200 euro in alcuni casi, per massimo 1.000 euro in altri, mettono la loro faccia direttamente sulla finestra della comunità senza nessuna barriera protettiva.
Io ho l'ardire, in coscienza, di poter affermare che partendo da loro, riformo questa macchina perversa che è la politica e l'amministrazione pubblica? Io non me la sento! Ed è per questo che ho deciso di astenermi, ed è per questo che invito a riflessioni ulteriori, che invito a riprendere quella stagione delle riforme annunciata. E se non lo farà la Giunta lo faremo noi del Consiglio regionale e stabiliremo le priorità. Questa però non è sicuramente una priorità, neanche in prossimità delle prossime elezioni amministrative. La storia del mondo non cambierà se lasceremo le cose così come stanno, e credo che abbiamo piena autonomia di lasciare le cose come stanno, e su questo credo non ci siano discussioni.
Allora impegniamo davvero le nostre risorse, le tante risorse che ci sono in questo Consiglio regionale, impegniamole davvero per offire un servizio alla comunità, lo possiamo fare in tanti, anche quelli che sanno che non ci saranno nel prossimo Consiglio perché avranno ancora più libertà di stabilire delle regole oggettive che non necessariamente debbono essere riconducibili alla posizione personale futura di ognuno di noi. Quelli sono più liberi, sono ancora più liberi degli altri!
Presidente, io credo di avere illustrato il mio pensiero, nel pieno rispetto del pensiero degli altri: ci sarà chi è d'accordo, ci sarà chi non lo è, ascolterò ovviamente i pareri degli altri ma sicuramente non mi aiuterà a risolvere un problema di grande imbarazzo che è determinato soprattutto dalla mia, nostra inefficienza.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, poi alla fine ci siamo trovati ad avere in Commissione, credo tutti quanti, il fiato sul collo, forse perché siamo partiti in ritardo, forse perché si usa, come spesso accade in queste circostanze, eccessiva prudenza. Però la prudenza ci può portare ad essere traditori, ci porterà ad essere traditori di un'idea e di un'aspettativa che è quella di mettere mano all'organizzazione degli enti locali in Sardegna: è un dovere che noi abbiamo, lo dobbiamo fare.
Il presidente Pittalis ha ricordato e ha richiamato il clima che si è venuto a creare in Commissione: siamo partiti ognuno con delle convinzioni, portando istanze personali e convinzioni condivise nel Gruppo, con la piena disponibilità, però, a comprendere le esigenze degli altri e a dialogare per trovare una via d'uscita condivisa. Procedendo nella discussione siamo arrivati a ridosso delle scadenze elettorali senza aver potuto mettere mano a un minimo di organizzazione che potesse garantire un sereno svolgimento dell'appuntamento elettorale del 15 maggio; pertanto si è, come dire, salomonicamente deciso di soprassedere. Infatti noi stiamo cambiando poco e niente con questa proposta di legge visto che rimane praticamente inalterato il contenuto dell'articolo 10 della legge regionale numero 10 del 2002 relativo alla composizione dei consigli comunali e provinciali, che era poi, alla fine, l'argomento principe di quella che doveva essere la riforma. In ogni caso, pur se ci sentiamo responsabili di non essere riusciti a procedere a questo riordino, rimane fermo e chiaro l'impegno di mettervi subito mano, fin da ora, perché il dibattito di oggi è propedeutico al dibattito e al confronto che avvieremo da qui a poco con il lavoro in Commissione, le consultazioni e il contributo di tutti coloro che vorranno aiutarci, forti anche di esperienze personali vissute all'interno degli enti locali.
Il collega Cappelli diceva "purtroppo non tutti hanno fatto l'esperienza del consigliere comunale"; qui dentro in quest'Aula ci sono tanti ex consiglieri comunali, ex consiglieri provinciali, Assessori comunali e provinciali, Sindaci, Presidenti di Provincia che possano portare il loro contributo, ma c'è anche chi ha comunque una cultura di governo e un'idea di come dovrebbero muoversi gli enti locali e che pertanto potrebbe offire al dibattito un contributo proficuo.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SECHI.) Noi siamo fermamente convinti che la riforma in ogni caso - lo dico come rappresentante del Gruppo de La Sinistra Sarda - debba sì puntare anche al risparmio e all'economicità, deve però avere come primo obiettivo la funzionalità, l'efficacia e all'efficienza degli enti locali: le assemblee locali, le Giunte e gli Esecutivi devono essere strumenti al servizio degli interessi generali dei cittadini, perché se non riusciamo a fare questo dimostreremo di non essere all'altezza del momento.
Prima è stata richiamata la legge numero 81 del 1993: quella è stata la prima vera grande riforma, nata sotto la spinta emotiva, in un momento particolare, che ha comunque messo mano alla riorganizzazione e al riordino degli enti locali, consentendo il passaggio all'elezione diretta del Sindaco e ad un sistema elettorale diverso per il rinnovo delle assemblee elettive comunali e provinciali, che è stato anche esportato.
Io non lo so se noi oggi possiamo dire, dopo diciotto anni, che quel modello sia ancora valido, perché abbiamo riscontrato diverse situazioni di negatività, perché quel modello ha come limite il fatto che la caduta o la sfiducia di un Sindaco e di un Presidente travolge l'intera assemblea. Questo, per esempio, è un problema. Nel sistema precedente, nel quale io ho vissuto una larghissima esperienza di quindici anni, quando cadeva una Giunta se ne formava un'altra, così come accadeva con il Governo, e l'operatività, l'efficacia dell'azione di governo comunque riprendeva agile e snella, sicuramente molto più ritmata rispetto invece all'infiacchimento che si registra quando nel nuovo sistema l'Esecutivo viene colpito da crisi con le relative conseguenze nell'operatività, e anche sulla capacità di legiferare, se si tratta di un'Assemblea regionale.
Io credo che sia interessante anche il richiamo che ha fatto il collega Capelli alla soppressione dei COCICO e dei CORECO. Caro Roberto, io sarei favorevole a ripristinare i COCICO e i CORECO, io non lo so se questo comporti una maggiore spesa ma chi se ne importa, se questo garantisce democrazia. Perché oggi a un singolo cittadino, a un consigliere comunale o provinciale di opposizione, a una forza politica, a un'associazione, a un ente, a qualcuno che non è d'accordo con i provvedimenti di una Giunta che va avanti a testa bassa a difendere spesso anche interessi non generali se non addirittura di parte, non rimane che percorrere la via del giudizio, con spese e impegni che spesso non tutti possono affrontare, e io credo che siano comunque uno strumento di verifica trasparente e democratica dell'operato degli Esecutivi dei nostri enti locali.
Il campo sul quale noi dobbiamo aprire questo dibattito e questo confronto è ampio. Sicuramente noi, per convinzione e per coerenza, eravamo - lo abbiamo dichiarato fin dal primo momento - favorevoli ad accogliere la via dei tagli tracciata dal Governo nazionale, come ho detto prima, sia per un discorso di economicità ma soprattutto per un discorso di efficacia e di operatività, e faccio riferimento non tanto alle assemblee elettive soprattutto dei piccoli Comuni ma in particolare agli Esecutivi a volte eccessivamente ampi nei numeri, mentre un Esecutivo più ristretto consentirebbe più snellezza e agilità.
Lo diciamo soprattutto perché siamo coerenti come Gruppo, perché voglio ricordare a voi tutti che la proposta di legge numero 1 che giace in questo Consiglio regionale, e che porta la firma mia, del collega Uras e del collega Chicco Porcu, fa riferimento alla riduzione del numero dei consiglieri regionali. Quindi ridurre il Parlamento dei sardi dai suoi ottanta, forse eccessivi, componenti, a un numero di consiglieri sul quale potremmo discutere, magari pensando di eliminare il "listino", sarebbe già un notevole risparmio.
Faccio riferimento al listino perché comunque dobbiamo sempre tener presente che la rappresentatività democratica -discorso che più volte è stato presente nel dibattito in Commissione - deve essere garantita. Anche questa, infatti, è una forma, come dire, di garanzia democratica, affinché tutti coloro che vengono qui in questa Aula a rappresentare il popolo sardo siano ufficialmente investiti da un mandato elettorale. Non si offenda chi è stato eletto nel listino, ha tutto il mio rispetto, stima personale e apprezzamento per quanto fa in questa Assemblea, però io credo che ognuno possa dare un suo contributo di idee. Noi pensiamo che questo sia sicuramente il modo meno doloroso e più agile per cominciare a mettere mano alla riforma.
Alla fine, rispetto alla strada che abbiamo inizialmente imboccato è rimasta sola, o quasi, la soppressione delle circoscrizioni, quella del difensore civico (che poi anche alla luce di qualche esperienza fatta dimostra grandi limiti) e il discorso del direttore generale, che io avrei previsto solo per i comuni con popolazione sopra i 100 mila abitanti e non sopra i 30 mila, e che avrebbe comportato un risparmio autentico, considerato che i comuni nella fascia tra i 30 mila e i 100 mila abitanti dispongono di un consistente numero di dirigenti che hanno altrettanta disponibilità, capacità, competenze e soprattutto sono al servizio di un progetto dell'amministrazione.
Ogni comune con quei denari che risparmia dalla nomina di un direttore generale può realizzare opere pubbliche significative. Per esempio, può migliorare i servizi al cittadino, ad iniziare dall'assistenza, dalla scuola, dalla scuola materna. Abbiamo comuni che hanno a loro disposizione un direttore generale e non hanno impianti sportivi di quartiere, ad esempio, e la lista potrebbe essere lunga.
Quindi l'impegno c'è da parte di tutti. Voglio citare solo un esempio di una realtà che conosco bene, e che credo sia molto vicina a noi, proprio per pensare ai numeri, al risparmio e all'efficacia. In Spagna per esempio (io credo che valga la pena guardarsi anche attorno, guardare i vicini di casa) un comune da 20 mila a 50 mila abitanti ha una assemblea comunale di 21 consiglieri comunali, e vi ricordo però che in questo numero è compreso anche l'Esecutivo, perché la maggioranza elegge l'Esecutivo all'interno del consiglio comunale, come accadeva anche da noi col vecchio sistema.
Noi, per esempio, cito per tutti il caso di Alghero, una città di 42 mila abitanti, prima avevamo 40 consiglieri comunali. La riforma ha ridotto drasticamente i numeri dei consiglieri portandoli da 40 a 30, però contando il sindaco e 10 assessori arriviamo a 41. Quindi non solo non abbiamo tagliato niente, ma abbiamo addirittura aumentato di una unità, e abbiamo aumentato soprattutto i costi della gestione.
Io ho fatto il consigliere comunale, prima di essere eletto sindaco, e sino al 1993 prendevo come indennità un gettone di presenza al giorno e se c'era riunione di Commissione la mattina e di consiglio la sera, comunque il gettone era unico: 20 mila lire lorde. Credo che a fine anno un consigliere di un piccolo comune non arrivasse a superare i 150 euro di cui si è parlato prima.
Noi qui non dobbiamo fare demagogia facendo riferimento a tagli e risparmi; ci dobbiamo guardare in faccia e dobbiamo capire che prima del risparmio, io dico, viene efficienza e operatività: questo è l'aspetto che dobbiamo privilegiare. Se all'interno di questo quadro poi riusciamo anche a fare economia tanto meglio, e il discorso io credo che sia ben noto a tutti. Su questo io credo sia soprattutto da sottolineare e rimarcare, come dicevo prima, la volontà condivisa da parte di tutti i consiglieri regionali e gruppi presenti in Consiglio, di aprire quella stagione di riforme che tutti, a parole, sosteniamo, ma che ancora abbiamo avuto difficoltà realmente ad avviare sotto la pressione della scadenza elettorale del 15 maggio. Il tutto è rinviato, ma l'impegno di tutti è quello di mantener fede all'impegno preso.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi, innanzitutto devo dire in maniera netta, anche all'onorevole Carlo Sechi, che non siamo arrivati in ritardo, questa proposta di legge, che è figlia di una precedente proposta di legge (la proposta di legge numero 184 firmata da Cuccureddu, Diana Mario, Sanna Giacomo, Salis, Milia, Uras e Fois, tutti i Capogruppo, tranne il P.D.) è stata depositata il 5 agosto del 2010, e prima di essere presentata c'è stato un approfondimento di qualche mese su queste tematiche.
Successivamente, a seguito della presentazione del P.D. di una sua proposta, si è proceduto all'unificazione dei due testi che ha dato vita alla proposta di legge numero 282, frutto di 7-8 mesi di mediazione. Fatto sta che (sono in Consiglio regionale da 2 anni e ho avuto la fortuna di vedere alcune mie proposte diventare leggi seguendo il percorso ordinario) questa volta si è seguito un percorso che definire poco coerente o schizofrenico è poco.
Oggi infatti la proposta che abbiamo in Aula, al netto degli emendamenti chiaramente, più o meno ricalca la proposta originaria se non per due aspetti: la riduzione dei costi (poi entrerò nel dettaglio su questo aspetto) e i direttori generali, dei quali si parla in un apposito emendamento. Per il resto la proposta sostanzialmente è quella che tutti i Gruppi avevano concordato.
E' il metodo col quale si è arrivati che è sbalorditivo, dal mio punto di vista: si è entrati in Commissione con questa sorta di fuoco sacro dell'"asciugare" il provvedimento, di ridurlo all'essenziale, senza inserire niente che non fosse strettamente connesso all'elezione dei consigli, neppure stabilire e definire la composizione delle giunte, un testo essenziale, meglio se scritto in maniera incomprensibile, meglio se con norme di rinvio (e devo dire, grazie anche alle capacità di mediazione del Presidente, il testo esitato rispetta questo spirito) oggi invece andiamo ad approvare un testo, se dovessero passare gli emendamenti, dove si parla di acquisizione di terreni e azioni della società bonifiche sarde, di stabilizzazione, di INPG e problemi legati ai giornalisti, insomma di tutto.
Quindi diciamo che nutro più di una perplessità sul metodo di lavoro delle Commissioni e sulla coerenza tra ciò che avviene in Commissione e ciò che avviene in Aula. Su questo intervento in discussione generale mi attengo al testo presentato che, dal mio punto di vista, è assolutamente soddisfacente perché lo scopo iniziale della proposta - lo ha detto bene anche il relatore all'inizio - era quello di stabilire alcuni, pochi, principi essenziali.
Il primo è dare certezza del diritto, dire a tutti i segretari comunali da quante persone sarebbero dovute essere composte le liste elettorali nei diversi Comuni. Nessuno lo sapeva, nessuno era in grado di dire se la legge numero 10 poteva essere considerata una disciplina organica, oppure no, visto che si occupava di una piccola parte dell'ordinamento, della parte relativa ai consigli comunali. Il paradosso sarebbe stato - qualora avessimo ritenuto efficace la legge numero 10, nonostante le successive norme statali - che avremmo regolato con una legge regionale il numero dei consiglieri e con una legge statale il numero degli assessori. Quindi era necessario fare chiarezza, per evitare, per esempio, le distorsioni accadute lo scorso anno con l'elezione dei consigli provinciali, dove qualche presidente di provincia ha ritenuto di non poter nominare più di 6 assessori, qualcuno più di 7 e qualcuno ne ha nominato 8: caos totale.
Quindi questo aspetto è stato sicuramente disciplinato e si è arrivati a proporre una disciplina positiva, chiara: si applica la legge numero 10, l'articolo 10, gli assessori sono un terzo dei consiglieri comunali, calcolando il sindaco, quindi regole precise e facilmente interpretabili.
Il secondo tema era quello dell'adeguamento della scala demografica prevista dalla disciplina nazionale ai comuni sardi. Perché pensare che la legge nazionale imponga il divieto di nominare direttori generali, tanto per fare un esempio, nei comuni al di sotto dei 100.000 abitanti, significa che moltissimi comuni della Cintura milanese, - Cinisello Balsamo, Monza e così via - avranno tutti il Direttore generale, da noi, città importanti per storia, per ruolo, per numero di abitanti, - Olbia, Alghero, Nuoro, Oristano - non lo dovrebbero avere. Ma la realtà sarda è una realtà demografica totalmente differente, andava sicuramente individuata una scala demografica che riportasse quelle scelte alla realtà e alla specialità della Sardegna.
Specialità che emerge in maniera ancora più evidente, in maniera ancora più marcata se andiamo ad esaminare la legge numero 122 di conversione del D. L. numero 78, che impone una serie di vincoli ai comuni italiani tali da rendere difficilmente applicabile anche una sola delle norme che abbiamo previsto nella nostra legge finanziaria, se non approveremo l'esclusione da quei vincoli, così come proposto nel testo che è arrivato in Aula.
Perché questo? Perché da noi i comuni sono il braccio operativo delle scelte della Regione: quando abbiamo ristrettezze economiche e utilizziamo gli enti locali per la realizzazione di cantieri, per procedere ad assunzioni di diverso genere, per dare sollievo alle fasce più deboli, per realizzare infrastrutture, abbiamo previsto anche un apposito fondo quest'anno. Tutto questo sarebbe stato impossibile con i vincoli dettati dalla legge numero 122, e ciò avrebbe portato a delle aberrazioni. Pensate che l'esclusione della possibilità di utilizzare l'auto degli amministratori e degli amministrativi, dei dipendenti comunali, avrebbe implicato che anche il più piccolo comune della Sardegna si sarebbe dovuto dotare di un'auto blu e di un autista.
Questi sono i paradossi della normativa nazionale, che da un lato spinge verso i tagli e verso una sobrietà nei confronti dell'apparato amministrativo e, dall'altro, determina queste aberrazioni.
Io voglio soffermarmi un attimo sui costi; perché? Perché in questi giorni ci sono stati degli interventi, anche sulla stampa, che definirei ipocriti, stucchevoli, provenienti da chi pur avendo ricevuto indennità per incarichi politici dalla Regione sarda di centinaia di migliaia di euro (Fulvio Dettori, per fare nomi e cognomi) e si permette di definire "casta" quella degli assessori e dei consiglieri comunali, e noi avremmo difeso questa casta.
Allora, siccome sono abituato a citare dati e a documentare ciò che affermo, vi dico che in Sardegna sono moltissimi gli assessori e i consiglieri comunali che rinunciano totalmente alle indennità in favore dei comuni, e fanno volontariato puro, ed è per questo che ho proposto un articolo in questo senso, perché sono assolutamente disponibili a tagliare una percentuale minima dell'indennità come prevede la legge nazionale, ma non a tagliare il numero di assessori o consiglieri, che sono spesso l'unico baluardo democratico che rappresenta le istituzioni e i territori.
Ora, un sindaco in un comune fino a 1000 abitanti, ha un'indennità lorda, complessiva, se è lavoratore autonomo, di 1291, 14 euro (che si riduce al 50 per cento, quindi a 640 euro se è un lavoratore dipendente) ai quali va sottratto (stiamo parlando di cifre lorde) il 40 per cento di ritenuta. Un consigliere comunale prende 17, 04 euro lordi a seduta, non arriva a 100 euro alla fine dell'anno. Il vicesindaco, per esempio, di un comune fino a 1000 abitanti prende 193, 67 euro al mese, che vengono ridotti del 50 per cento se è lavoratore autonomo, quindi 90 euro al mese, e se è un assessore e non il vicesindaco gli euro diventano 64, 56, ridotti del 40 per cento al netto. All'unghia, incassa la cifra ragguardevole di 25, 82 euro al mese!
Questo è il taglio che stavamo praticando, questo è il taglio che si proponeva, questa è l'ipocrisia di alcuni che individuano una "casta" nella rete di soggetti democraticamente eletti, che rappresentano le istituzioni, spesso bersagli sui quali si scaricano le tensioni, perché non sono in grado di dare risposte perché neppure noi siamo in grado di offrirgli gli strumenti. E quindi io credo che bene faccia il Consiglio - mi dispiace che l'onorevole Capelli abbia voluto differenziare la sua posizione -a pronunciarsi all'unanimità difendendo queste presenze, che non significa difendere dei privilegi. Lo ripeto: credo che moltissimi sarebbero disposti, e sono disposti, a rinunciare ai gettoni pur di fare volontariato al servizio dei propri concittadini, al servizio della propria città.
Tornando alla proposta, nutro alcune perplessità su alcuni aspetti. Mi auguro che questa sia un norma ponte, ma non sono convinto che noi da qui a 6 mesi riusciremo ad approvare un ordinamento organico sugli enti locali della Sardegna; me lo auguro, mi auguro che si possa approvare. Sicuramente, lo dico all'onorevole Carlo Sechi in maniera particolare, una delle scelte da effettuare è quella di eliminare questa anacronistica incompatibilità nei comuni sopra i 15.000 abitanti tra assessori e consiglieri; questa incompatibilità non ce l'abbiamo più neanche in Regione, e credo che un Assessore regionale sia più impegnato di un assessore di un comune di 15.000 abitanti.
Arriviamo al paradosso che in Comuni come quello di Oristano (mi viene in mente Oristano, ma vale per quasi tutti i Comuni della Sardegna) appena l'Assessore entra in conflitto con il sindaco viene cacciato, e perde anche il diritto a far parte del consiglio comunale. Così abbiamo consigli comunali scarsamente rappresentativi, composti da persone che hanno preso pochissimi voti, che vanno avanti per 3, 4 anni, perché coloro che sono stati scelti dall'elettorato, coloro che hanno la legittimazione popolare vengono esclusi dal consiglio comunale solo perché hanno fatto un transito, magari rapido, in Giunta.
Io credo che dovremmo mettere mano a questo aspetto, o eliminando del tutto l'incompatibilità, o anche ipotizzando strumenti quali quelli della sospensione dalla carica di consigliere e quindi della surroga a tempo, per cui il consigliere si dimette, entra in Giunta, ma appena cessa di fare l'Assessore (perché magari viene cacciato dal sindaco) torna al suo posto di consigliere comunale. Sono i cittadini che hanno assegnato quel posto al consigliere e non può essere il sindaco a disegnarsi il consiglio comunale che più gli aggrada. Io sinceramente non ci ho pensato prima, altrimenti questo sarebbe potuto essere un emendamento da inserire già da ora per conferire maggiore stabilità e maggiore rappresentatività ai comuni.
Dicevo, la specialità della Sardegna ci ha indotto a intervenire sulla legge numero 122, ma c'è un aspetto - lo dico ora e lo dirò poi quando esamineremo gli emendamenti - che mi preme moltissimo: stiamo attenti e maneggiamo con la massima cautela ogni intervento sul patto di stabilità. Abbiamo visto che anche la legge sul patto di stabilità che abbiamo approvato prendendo a modello quella della Toscana, dopo che quella della Toscana non era stata impugnata dal Governo, ci è stata impugnata, quindi non so se ci sia un pregiudizio negativo nei confronti della Regione Sardegna da parte del Governo, fatto sta che è una materia che dobbiamo "maneggiare" con grandissima cautela. Per questo ho presentato un emendamento che chiarisce che la deroga alla legge numero 122, all'articolo 14, comma 6 e comma 9, non significa lo "sbrago" totale, non significa libertà di assunzioni, non significa non mantenere la virtuosità, non significa bypassare le norme che vietano le nuove assunzioni nei comuni che non hanno rispettato il patto.
Dobbiamo precisare questo aspetto per evitare un'impugnativa che sarebbe devastante. Non possiamo lasciar pendere la spada di Damocle su questa legge. Non possiamo correre il rischio che possa essere espunta dall'ordinamento dopo che sono state fatte le elezioni; sarebbe la cosa più grave che potrebbe accadere. Quindi io vi chiedo di prestare attenzione per ricondurre a legittimità quella norma. Credo che lo si possa fare con un piccolo intervento di forma e non di sostanza. Per il resto sono assolutamente convinto che questa norma possa essere approvata stasera, purtroppo non all'unanimità, per la distinzione che ha voluto marcare l'onorevole Capelli, ma mi auguro che tutti gli altri Gruppi possano, così come si è fatto in Commissione, convergere e dare certezza del diritto a chi oggi sta operando negli uffici elettorali dei comuni, ai partiti e ai movimenti dei 94 comuni interessati al voto (che riguardano circa un terzo dell'elettorato della Sardegna), in modo che possano sapere da stasera quanti consiglieri dovranno far parte delle loro liste e quanti assessori dovranno far parte delle giunte che verranno elette.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, questo è un testo che nasce di corsa e un testo che nasce di corsa non è un grande testo riformatore, non ha questo respiro. E' un testo che nasce di corsa perché di corsa bisogna andare a votare. Non è un grande testo riformatore anche perché non c'è, in questo Consiglio prima che in altri luoghi, questa grande voglia riformatrice. Io penso che ci sia, invece, una grande voglia di conservare l'esistente, anche quello che non funziona, anche quello che grida vendetta.
Se fosse stato per me, lo dico, avrei questa volta usato le cesoie, ma non perché non credo al sistema locale organizzato, alle nostre autonomie, ma perché le vedo soffocate e le vedo soffocate perché non hanno neppure più possibilità di decidere su qualcosa, hanno solo - come peraltro fra un po' la Regione - la possibilità di continuare a sopravvivere, nell'opinione generale assolutamente negativa della comunità che dovrebbero amministrare. Le parole più echeggianti in questo Consiglio, nei giornali, tra il parlare della gente sono "i costi della politica", cioè i costi dell'amministrazione, i direttori generali, gli impiegati e poi ancora gli amministratori, i consiglieri, quelli comunali, quelli regionali - costosissimi - e poi ancora i parlamentari, i ministeri, i ministri e tutto ciò che riguarda la vita di uno Stato e il suo funzionamento.
Ma lo Stato a che cosa serve? Serve a governare positivamente la convivenza civile, gli interessi di una comunità, a difenderla, a proiettarla verso un futuro migliore, e invece si dà il caso che poi noi questo non lo facciamo perché troviamo il modo di giustificare il nostro conservatorismo con che cosa? Giustifichiamo il nostro conservatorismo attraverso formalismi. Adesso prendiamo questo provvedimento.
Questo provvedimento per essere serio non deve innovare, non deve contenere norme, pure legittime, che trattano argomenti "altri" che sono sul tappeto e che richiedono risposte urgenti e anche correzioni di comportamenti lesivi di interessi e di diritti e fatti, anche illegittimamente, anzi illegalmente! E noi di che cosa ci preoccupiamo? Della forma. E nascondiamo il nostro conservatorismo con che cosa? Con la forma! E diventiamo rivoluzionari, riformatori e qualche volta anche più moderatamente innovatori solo ed esclusivamente curando questa forma, e tutto quello che ci passa davanti non ci tocca, perché non tocca noi, tocca quelli che sono lì sotto, gli operai dell'Eurallumina! Tocca quelli che non hanno lavoro oppure quelli a cui lo togliamo!
Abbiamo approvato una finanziaria l'altro giorno. Onorevole Maninchedda, lei era il sostenitore dello "scriviamoci la finanziaria perché bisogna mettere contenuto" e bisogna mettere contenuto perché bisogna risolvere i problemi. Abbiamo lavorato, ci siamo anche applicati, qualche volta abbiamo anche lavorato fino a tardi e abbiamo inserito un paio di norme. Non abbiamo inserito il Codice Rocco, abbiamo inserito un paio di norme che rientrano nella competenza di questa Regione, che domani dovrebbe festeggiare l'unità d'Italia. Punto di domanda, grave punto di domanda! Il Governo ce l'ha impugnato.
Adesso io dico una cosa. Ho presentato un emendamento di interpretazione autentica di una delle disposizioni che sono contenute nella legge finanziaria, relativa al precariato, per chiarire i termini della norma al Governo che ce l'ha impugnata senza neppure leggerla e senza neppure riflettere, perché tanto, dicono, lo fanno i funzionari. Così la forma è fatta salva e abbiamo colpito i lavoratori, quelli che non hanno stipendio! E siccome la forma è fatta salva e ne dobbiamo fare salva una anche oggi noi, che cosa succede? Succede che questo problema rimane aperto, i precari rimangono precari, quelli senza stipendio rimangono senza stipendio e siamo tutti contenti. E quando verremo colpiti dal disprezzo di quelli che stanno fuori, dei lavoratori di Euroallumina o dei precari del Comune o dei disoccupati o di quant'altri, noi non ce lo dobbiamo chiedere il perché, perché la risposta è chiara: siamo dei "formalisti conservatoristi"! Una categoria spregevole, spregevole!
Ma domani usciranno sulla stampa, su tutti i giornali, quelli locali prima di tutto titoli come "Grande progetto di riforma" oppure "Riforma a metà", e poi un paio di pettegolezzi da Consiglio, qualche notizia di Palazzo, un po' di gossip e chiusa la partita. Perché non bisogna svegliare le coscienze, bisogna addormentarle, bisogna addormentarle!
Provocatoriamente ho presentato emendamenti, a cominciare dal titolo. Questo provvedimento è un'operazione rituale in cui "conserviamo un po' di ceto politico" sparso in tutta la Sardegna. Sono 6 mila tra consiglieri comunali, giunte comunali, giunte municipali, consiglieri regionali, apparato pubblico: 6 mila, un paesone grande grande! Seimila! E noi ancora una volta vogliamo essere garantisti. Giustamente, perché le regole non si cambiano prima di votare, giustamente, è un principio valido che condivido. Ma manteniamo dodici consiglieri comunali anche nel Comune di Baradili che mi pare conti 96 abitanti. Probabilmente decidono in cucina chi farà l'assessore! Però è giusto, perché viene fatta salva la rappresentanza di una comunità!
Certo, magari la rappresentanza si potrebbe far salva decidendo che in quella realtà si elegge solo il sindaco, che per governare una comunità di novanta abitanti forse basta il sindaco oppure il sindaco e due assessori, ma non dodici consiglieri comunali, il sindaco, gli assessori e così via. Perché sì, alla fine bisogna chiamare tutti a partecipare, ma è giusto che partecipino, perché noi siamo democratici e si dà il caso che tutto ciò poi scontri con l'esigenza...
(Interruzione)
Noi approviamo norme, in parte ce le impugna il Governo, onorevole Maninchedda, però non le possiamo correggere perché siamo "formalisti conservatoristi" e quindi in questa legge possiamo parlare solo di ciò che non serve. Approviamo le leggi e le burocrazie - quelle che sono alle dipendenze dell'onorevole Floris e dell'onorevole Rassu - fanno esattamente quello che vogliono, cioè non solo violano le norme non applicandole, ma le violano inventandosi procedure, emanando atti illegali - e voglio sottolineare illegali - cioè compiono delitti! Fanno così, compiono delitti e si inventano procedure che contraddicono le leggi.
Io vi invito, per esempio, ad andare a verificare cosa si è fatto del piano dei servizi per le politiche del lavoro e per l'occupazione. E' previsto dalla legge numero 20 del 2005. Sono passati sei anni, anche due legislature, quella dell'onorevole Sanna e quella dell'onorevole Cappellacci, sei anni, e non si è fatto nulla, si è violata la norma non solo non attuandola, ma anche costruendo percorsi chiaramente in violazione di quella legge, perché tutte le politiche del lavoro dovevano stare lì dentro e non potevano stare fuori, perché l'Agenzia regionale del lavoro doveva avere un regolamento interno approvato dal Consiglio regionale e non funzionare con ordini di servizio o disposizioni assessoriali. Tutto questo è illegale! Non è legale, non è solo trascuratezza, è più grave!
E arrivo a dire ancora di più. Nel 2008 abbiamo approvato una legge sulla sicurezza in materia di lavoro che si poneva tre obiettivi. Primo: garantire un contributo alle famiglie superstiti dei caduti sul lavoro. A "spizzichi e a mozzichi" alla fine qualche decina di migliaia di euro sono stati erogati, non a tutti quelli che ne avevano diritto e non subito. Secondo, mettere in piedi un coordinamento serio degli interventi pubblici in materia di sicurezza sul lavoro. Cosa si è fatto in questa materia? Nulla! Nulla. Terzo, predisporre un piano di formazione, come piano stralcio del piano del lavoro di cui parlavo prima, per formare lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza. Non si è fatto nulla! Noi che cosa abbiamo fatto? Una Commissione d'inchiesta per capire che cosa non si fosse fatto, cioè abbiamo istituito una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza in materia di lavoro per verificare perché la legge numero 8 del 2008 non era stata applicata, e purtroppo non abbiamo risposta.
Ve la ricordate la legge numero 3 del 2009? E' la legge che ha istituito l'ufficio stampa della Regione e una delle prime leggi che è stata impugnata dal Governo. Nell'ufficio stampa della Regione si dovevano fare due cose: una l'assunzione dei lavoratori a tempo determinato (quella è scivolata benissimo), poi si doveva regolare meglio il rapporto di lavoro del personale giornalistico interno alla Regione. Quello non solo non si è fatto, ma addirittura si è punito il lavoratore.
Infatti quei lavoratori, tramite l'ordine, o meglio, l'associazione della stampa, avevano sollevato una questione relativa alla loro previdenza e il tribunale (intervenuto due volte con sentenza) aveva stabilito che bisognava pagare i contributi presso l'Inpgi ai giornalisti della Regione. Quando si è andati a regolare tutta la materia abbiamo detto: "Si applichi il contratto collettivo di lavoro giornalistico", e che cosa si è fatto? Si è preso questo personale, lo si è licenziato, lo si è riassunto, facendo un'operazione, come dire, farneticante. Gli hanno tolto la previdenza integrativa e gli hanno tolto i buoni pasto, gli hanno tolto le indennità aggiuntive che avevano, gli hanno sostanzialmente ridotto la retribuzione perché avevano avuto l'ardire di chiedere e di avere riconosciuti i loro diritti. Giornalisti che fanno i giornalisti, che sono giornalisti professionisti, che sono iscritti all'ordine dei giornalisti con anni e anni di anzianità sono stati inquadrati in un livello inferiore rispetto a quelli assunti a tempo determinato, violando ancora una volta la legge!
Ma noi siamo formalisti e conservatoristi, cioè conserviamo tutti i difetti nella formalità più assoluta, e pur riconoscendo che sono tutte cose sbagliate, che minano le istituzioni, il Consiglio regionale e la Giunta. Ma che Giunta è questa che non sa risolvere un problema di questo genere? Ma li avete visti gli atti dell'ufficio del personale qualche volta? Ma c'è qualcuno che si vuole alzare e difendere quella struttura che è un peso per l'amministrazione?
Ogni tanto presentiamo un emendamento e subito si obietta: "ma è inammissibile, ma in questa legge non si può fare, è una norma intrusa". Siamo noi gli intrusi non sono le norme! Non riusciamo a risolvere neppure il problema più sciocco! Che cosa ci facciamo? Cosa ci facciamo? Andiamo a casa! Il Presidente faccia un'opera di misericordia (faccia un fioretto) si diceva una volta, si dimetta! Lasci il campo, facciamo elezioni! Chiamiamo qualcuno che ha qualche anno meno di noi, meno voglia di conservare, più voglia di fare. Non riusciamo a fare nulla!
Presidente, abbiamo fatto un ordine del giorno unanime, io ho paura degli ordini del giorno unanimi, d'ora in avanti voglio ordini del giorno che non siano unanimi perché quando sono unanimi vuol dire che li stiamo già mettendo nel cassetto. Onorevole Pittalis, noi dovremmo riformare la Regione grazie all'ordine del giorno unanime che deve decidere se si fa l'assemblea costituente, se non si fa, se ci chiamiamo costituenti, se questo Consiglio si trasforma, se veniamo con giacca e cravatta oppure solo con la cravatta, cioè bisogna riuscire a capire qual è la nostra utilità.
Se non possiamo decidere niente ma che cosa ci facciamo? Cosa ci facciamo se dobbiamo aspettare sempre domani, se qua ogni tanto si alza qualcuno e dice: "Fermi tutti, questa cosa non si può fare, stiamo scherzando"? Diamo carta bianca al direttore del personale, mi pare che sia il dottor Manca, affidiamogli le chiavi della Regione, che decida lui, che faccia tutto come sta facendo da vent'anni, così almeno le pietre se le tireranno a lui perché io al posto suo non le voglio più prendere!
PRESIDENTE. Onorevole Uras, non è il caso di sbattere il microfono in questo modo. Onorevole Uras, la Presidenza non si ritiene formalista né conservatorista, lei lo sa perfettamente perché anche in occasione della finanziaria, come lei ha ricordato, c'è stata la totale disponibilità, in accordo con tutte le forze politiche, ad inserire anche norme intruse ma che rappresentassero norme di buon senso, e in questa direzione, lo sa perfettamente bene, abbiamo agito.
Noi abbiamo un Regolamento che continua le norme che regolano il funzionamento di questo Consiglio, per cui quando si concedono le deroghe, come dice lei per norme di buon senso, queste aprono il varco per tutte le norme intruse, così come è successo in sede di finanziaria quando molti colleghi in quest'Aula hanno lamentato che emendamenti che configuravano norme intruse erano analoghi ad altri che invece erano stati ammessi e si sono chiesti il perché di questo discrimine.
Allora, se noi istituiamo in questo Consiglio regionale una Commissione di verifica per l'attuazione delle leggi, quando siamo noi per primi a non rispettare le norme che regolano il funzionamento del Consiglio, ma che testimonianza possiamo dare all'esterno, ma soprattutto all'interno di questo Consiglio, a tutti i consiglieri che fanno riferimento a delle regole certe che siano uguali per tutti? Per cui deroghe per norme di buon senso sì ma che non diano adito poi a discussioni in materia di disponibilità di trattamento rispetto a emendamenti presentati da consiglieri su materie analoghe. Anche per la finanziaria eravamo tutti d'accordo che se tutte le forze politiche manifestassero il consenso su determinati emendamenti non si dovessero fare discussioni su quelli esclusi e invece questo non è avvenuto. Allora noi dobbiamo dare certezze per tutti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Solo per chiarire un punto. Mi sembra che il collega Uras abbia chiesto le dimissioni del Presidente della Giunta, non le sue.
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, ho capito perfettamente il senso dell'intervento dell'onorevole Uras. Io concordo che si possano concedere delle deroghe; sono la prima a essere disponibile in caso di norme di buon senso, ma non quando le deroghe danno luogo a discussioni che possano far indurre alcuni consiglieri che presentano emendamenti analoghi a ritenere di essere discriminati. Allora, se c'è l'accordo di tutti la deroga si può fare, ma non per questo poi si devono escludere gli altri. Ci deve essere il consenso unanime e non ci devono essere discussioni di nessun tipo. Questa situazione l'ho già vissuta nella finanziaria e non intendo più viverla.
E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Premetto che aggiungo la firma all'emendamento dell'onorevole Uras in maniera tale che se anche gli altri Capigruppo dovessero acconsentire il consenso sarà unanime. Detto questo vorrei in primo luogo dare atto...
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Steri, non è un problema di consenso unanime all'onorevole; devono essere ritirati gli altri emendamenti che configurano norme intruse con l'accordo di tutti coloro i quali le hanno proposte.
STERI (U.D.C.-FLI). D'accordissimo. Dicevo, in primo luogo devo dare atto del modo in cui ha proceduto nei lavori la Commissione. Un modo chiamiamolo informale, che ha consentito, pur con iniziali difficoltà e notevoli divergenze di opinione, di appianare queste divergenze e di giungere a un testo concordato in aula.
E' sicuramente un modo di operare che già aveva introdotto il presidente Floris all'inizio della legislatura, poi portato avanti anche dal presidente Pittalis, che è di buon auspicio ora che dovremo iniziare a lavorare per le riforme. Quindi da questa vicenda quantomeno traiamo un elemento positivo che induce a ben sperare circa la possibilità di intraprendere un percorso insieme per il procedimento delle riforme.
Detto questo queste norme di legge sono norme di legge necessitate e urgenti, necessitate e urgenti perché ci siamo trovati di fronte a delle norme nazionali che hanno modificato la disciplina in materia. Queste norme, che a livello nazionale noi non abbiamo condiviso, riteniamo che siano meramente demagogiche, volte a dire: "Abbiamo ridotto i costi della casta" senza che si sia scesi ad affrontare i problemi veri.
In questa situazione, siccome anche noi siamo in colpa perché, pur avendo tutte le competenze, non abbiamo provveduto ad approvare una disciplina organica a 360 gradi, ci siamo trovati nella necessità di verificare in che misura queste norme statali incidevano sulla nostra Regione. In particolare, per quanto riguarda il numero dei consiglieri regionali, è di tutta evidenza che la norma nazionale non si applica in Sardegna. Abbiamo competenza legislativa per quanto riguarda la composizione del Consiglio, abbiamo approvato una disciplina organica e le norme statali non sono norme di riforma economico sociale. Pertanto quei principi sui consiglieri regionali in Sardegna a mio avviso sicuramente non si applicano tant'è vero che anche nel decreto legge del 2010 il legislatore nazionale ha detto: "Le Regioni disciplinano" e non ha detto "Adeguandosi a questi principi", quindi ci ha lasciato la più ampia libertà di adeguarci o meno a quei principi.
Il problema è che sicuramente questa è una soluzione interpretativa e non legislativa, pertanto in queste ipotesi, chi si trovava nella condizione di perdere le elezioni poteva essere indotto a presentare un ricorso al Tar, determinando attese, e determinando in ogni caso dei costi. Solo per questo motivo vi era un'esigenza di intervenire, onde eliminare ogni possibilità che taluni si spingessero dal giudice amministrativo per proporre dei ricorsi. Comunque, noi ci troviamo, come ho detto, in una situazione determinata dal fatto che non avevamo legiferato. Quindi di questa situazione ce ne dobbiamo fare carico, e dobbiamo dare le colpe anche a noi. In questa situazione che cosa si poteva fare? Per noi - e l'abbiamo rappresentato con energia in Commissione, in tutti gli incontri, anche informali, che abbiamo avuto con i vari Gruppi - uno dei principi cardine è che le carte del gioco non si cambiano a gioco iniziato, le regole non si cambiano il giorno prima delle elezioni, le regole si cambiano il giorno dopo. Ecco uno dei motivi per cui, per quanto possibile, sulla composizione dei consigli comunali, a nostro avviso, non si poteva andare ad incidere.
Si parla di numero elevato, si può discutere, però attenzione, noi non siamo d'accordo con quanto è stato detto, ancorché in maniera provocatoria: "Badate, che ci può essere solo il sindaco che amministra". Al di là del richiamo della figura del Podestà e quant'altro, anche per quanto riguarda il numero bisogna essere particolarmente attenti, perché noi dobbiamo garantire la rappresentatività e la funzionalità delle assemblee. Un numero estremamente ridotto di consiglieri comunali, o provinciali, o regionali, non consente un funzionamento ottimale delle commissioni e dell'aula. Quindi benissimo, andiamo ad una riduzione, però stiamo attenti, e facciamo le cose a ragion veduta e non spinti da mera demagogia, per poter far scrivere domani sui giornali: "Hanno ridotto i costi". Che poi, ridurre i costi non vuol dire nulla se noi non interveniamo e non modifichiamo il sistema.
Quello su cui dovrebbe incidere la riforma è principalmente la creazione di un ordinamento efficiente, che dia risposte ai cittadini. Se riusciamo a snellire la burocrazia, se riusciamo a creare una struttura che sia in grado di offrire risposte certe in tempi brevi ai cittadini, questo, anche se costa, è un risultato positivo. Allora quando, subito dopo la tornata elettorale, dovremo mettere mano a tutta la disciplina elettorale, alla disciplina degli enti locali, l'obiettivo secondo noi non deve essere la riduzione del numero dei consiglieri regionali, l'obiettivo deve essere quello di dettare una serie di norme che rendano il servizio efficiente.
In questo sistema c'è anche l'esigenza che prima ha con calore segnalato Roberto Capelli, quando parlava dei Cocico soppressi. Sicuramente, siccome ce lo impedisce la norma costituzionale, non possiamo reintrodurre un Cocico o un Coreco, però possiamo introdurre delle forme di verifica, effettuate a livello regionale, su quell'attività, così come avviene per i piani urbanistici. Va da sé che queste forme urbanistiche non devono essere, come nel caso dei piani urbanistici, un'ipotesi in cui si blocca tutto, e si aspetta mesi prima di avere delle risposte.
Non se ne abbia a male l'Assessore, non è una critica a lui, non è una critica alla sua struttura, semmai è una critica ad un sistema che non consente alla struttura di dare risposte efficienti. Io non me la prendo col funzionario, sì ci sono anche i casi del funzionario che scantona, o del funzionario che si aggrappa a pignolerie senza senso, però me la prendo principalmente col fatto che non riusciamo a creare un sistema veramente efficiente. E' questo che ci viene chiesto.
Se noi anche riduciamo il numero dei consiglieri, riduciamo di 3, 4, 5 mila euro la spesa perché è ridotto il numero dei consiglieri comunali, che cosa abbiamo fatto? Assolutamente niente! Abbiamo fatto solo ed esclusivamente demagogia! Quindi è una norma, questa, che viene per eliminare alcuni dubbi. Si è riusciti, secondo me, in coerenza con questo principio, che secondo noi è basilare - quello secondo cui non si cambiano le regole del gioco prima delle elezioni - a manifestare espressamente la volontà di cambiare il sistema elettorale. E ci siamo dati anche una sanzione, perché abbiamo detto: "Se non provvediamo, dal 1 gennaio si applica quella riduzione. Una riduzione che spero che non si dovrà mai applicare, perché spero che prima si riesca a riformare il sistema, e a dare delle risposte piene e adeguate. Questo è il senso di questa norma di legge.
L'amico Cuccureddu faceva prima riferimento a chi voleva "asciugare" la norma. Sono stato io il primo ad utilizzare questo termine in Commissione, perché ritenevo che effettivamente noi dovessimo limitarci a dare risposte certe a dubbi che sono sorti, punto e basta. Se poi, come ha puntualmente esposto l'onorevole Uras, emerge una situazione di urgenza ulteriore e differente, e questa situazione indilazionabile non ci dà tempo per provvedere (che so, attendere il collegato o altre norme di legge) non mi sembra che aver chiesto, in quell'ottica, di asciugare una norma di legge, sia una preclusione ad inserire queste ulteriori norme.
Noi non siamo né formalisti, né conservatori, però riteniamo che si debba agire sempre avendo ben di mira il risultato a cui si vuole arrivare. Il risultato è un sistema che fornisca delle risposte ai cittadini. Il risultato non può essere solo ed esclusivamente la riduzione dei consiglieri, quella è solo ed esclusivamente demagogia, e a questi giochetti non ci prestiamo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, vorrei dire in premessa, che se per caso qualcuno pensa che questa legge - qualcuno dice fatta di corsa, frettolosa, certamente una legge di transizione - non abbia un rilievo nel dibattito di questo tempo della politica, commette un errore madornale, e cercherò di spiegarlo.
Questo è un provvedimento di transizione, Presidente e Assessore, che è nato prima di tutto dall'esigenza di evitare - come sta accadendo in questi giorni e in queste ore - che mentre noi parliamo, uffici delle prefetture del nostro Stato emanino direttive alle amministrazioni, non dovendo svolgere questa funzione. Si tratta di una norma che, a ben vedere, ripristina, confermandola, una nostra titolarità, unica e non cedibile, nella materia dell'ordinamento degli enti locali. Voi sapete che questo passaggio è stato breve e labile, e le pulsioni a ritornarci sopra ci sono, a ergersi ad interpreti di normative, le più varie, e a mettere confusione nel nostro sistema. Questa era la natura. Ma questa era la natura anche del mandato che il Consiglio ha conferito alla Commissione, perché quel provvedimento non ha avuto un dibattito in Commissione, perché aveva un carattere di urgenza, ed è arrivato direttamente in Aula, privo di qualunque confronto.
E poi su questo provvedimento, che parla di enti locali, abbiamo fatto una premessa che credo riguardi tutta l'Aula, nella sua interezza, abbiamo premesso che un tema come quello delle autonomie locali in Sardegna non poteva essere escluso, dalla copertura di quella obbligazione - che abbiamo contratto in questo Consiglio - unitaria, di provvedere ad un contesto di riforme in questa Regione. Il sistema delle autonomie locali non è estraneo a questo, se lo consideriamo (come dovremmo considerarlo) parte integrante di un sistema unitario istituzionale della nostra Regione. Questo per calmare i bollori di chi si erge, un giorno sì e l'altro pure, decisore del mondo. Non è così, noi non siamo i giudici, siamo una parte del giudizio, e dovremmo acquisire un po' di sobrietà quando trattiamo certi argomenti.
Presidente, Assessore, in questa materia ci sono due concetti fondamentali che entrano in gioco: il concetto della democrazia e il concetto dei costi della politica. Allora, diceva uno che non è passato nella politica per caso, un certo De Gasperi, che il governo va dato ai governati! Il governo è dei governati non dei governanti! Ma il governo ai governati, nelle democrazie che stiamo vivendo adesso, è diventata una metafora ideologica. Perché? Perché il governo non è neppure dei rappresentati, è direttamente di una maggioranza dei rappresentati. Così facendo la democrazia contemporanea non è più in grado - come ci diciamo ogni giorno - di rispecchiare neppure i corpi sociali di cui spesso ci facciamo portavoce!
Vi vorrei far notare, per inciso, che non è stato un caso che fra le due guerre mondiali due democrazie liberali (quella del Regno d'Italia e della Repubblica di Weimar) siano degradate, per via elettorale, a Stati totalitari e liberticidi. Sono arrivate a quello stato per via elettorale! Il concetto di interpretazione quotidiana della democrazia non è un elemento da lanciare alle ortiche con semplicità.
E allora, siccome io mi ritengo parte identica a quella che nei comuni lavora per il bene della propria comunità, vorrei capire - e lo vorrei capire in un contesto di riforme strutturali, complessive di questa regione - se noi dobbiamo continuare, camminando tra le elezioni dirette e le riduzioni progressive delle rappresentanze come scenario ineluttabile, a pensare che la democrazia si debba sempre ridurre a governo di pochissime persone. Forse dovremmo pensare prima o poi di venire qui, o nei nostri comuni, ad eleggere un amministratore delegato. In altre epoche si chiamava podestà, richiamando memorie di tipo asburgico poi riprese dal fascismo, ma in Italia la democrazia dei comuni ha scelto un'altra parola, ha scelto la parola "sindaco", che deriva dal termine greco s??d???? composto da d??? "giustizia" e s?? "con, insieme" e che significa " gestiamo insieme la giustizia", l'eguaglianza, i diritti!
Non è mica una cosa casuale che noi, nei nostri comuni, abbiamo un sindaco e non un podestà o un amministratore delegato! Ma la ragione della sua funzione di governare insieme è legata (a prescindere dall'elezione diretta) alla capacità di garantire una rappresentanza ai governati! E quando si parla di costo della politica io penso, Assessore, che chi ha fatto una militanza un po'storica nella politica, sa che la democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari! La democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari!
Spiego il concetto: lavoriamo spesso per il nostro ombelico e andiamo a giudicare gli altri sulle rappresentanze. La democrazia è nata per garantire a chiunque, anche a persone appartenenti ai ceti più deboli e più marginali che ne avessero la capacità, di poter assurgere al governo della propria comunità. Voi pensate che in questi tempi moderni restringere il campo della rappresentanza equivalga a mantenere questa possibilità che è un segno di civiltà o equivalga a dare la possibilità a pochi eletti, che hanno risorse e strumenti, di farsi spazio magari per gestire non sempre l'interesse generale o forse qualche interesse particolare? E' questa la china che dobbiamo dare alla democrazia? I costi della politica, colleghi, ve lo vorrei dire mettendo prima di tutto in questo giudizio me stesso, per non incorrere nell'errore di rilasciare i giudizi arbitrari, sono prima di tutto i costi dell'improduttività della politica. Quando la politica non ha più idee, non ha più la forza di dare risposte va sempre a cercare, per pararsi, la sua giustificazione: quella dei costi della politica!
Questa "città consiliare" comincia ad animarsi ogni mattina dopo le 10, quando i lavoratori e gli operai hanno sulla groppa qualche ora di lavoro. E' irrilevante l'idea che ogni legge che passa non è un provvedimento e una funzione di servizio a chi la legge, a chi la deve comprendere e a chi lo deve applicare, ma è un valore dove ci dobbiamo mettere tutto quello che la visione del nostro ombelico ci dice in quel momento. Per essere riformisti e andare ad eseguire nel miglior modo possibile quell'ordine del giorno bisogna- ha ragione Presidente, ed è un evento che io dica una cosa del genere - bisogna darsi un'autodisciplina! Bisogna sapere che parliamo di un argomento ed esauriamo quell'argomento, perché a scuola se esci fuori tema ti mettono cinque!
Siccome il problema dei costi della politica è prima di tutto il problema della nostra improduttività, cominciamo a risolvere questo, perché se tagliamo un pezzo, una percentuale di soggetti improduttivi qualcuno di voi può dare la certezza che abbiamo superato l'improduttività? O l'abbiamo solo ridotta? Di un pezzo, ma sempre improduttività rimane! I costi della politica in questa Regione sono stati affrontati! Sono stati affrontati seriamente e concretamente, qualche volta anche con un reciproco dissenso! Prima che si svegliasse Calderoli, con i suoi rigurgiti centralisti di sapore leghista, non avevamo già eliminato 25 comunità montane in questa Regione!
Quando noi per due anni, per tre anni di seguito, abbiamo ridotto il gettito del fondo unico agli enti locali, noi abbiamo tagliato i costi della politica! Poi sul giornale escono le nostre retribuzioni.
Il giorno che qualcuno decidesse di spiegare a questi giornalisti frettolosi che cosa è stato fatto, magari nel silenzio, in tutti questi anni, che cosa è cambiato, anche nella nostra posizione, da dieci anni o quindici anni a oggi, ci sarebbe da tappare loro la bocca per tutto il resto della loro vicenda professionale! Quindi, questa orda di populismo che ci prende, dobbiamo contenerla, e la dobbiamo contenere in ordine soprattutto al nostro orgoglio autonomista, perché al di là della difficoltà di questo tempo noi (e mi riferisco a tutti coloro che hanno rappresentato questa Regione) abbiamo titolo per dare lezioni a molta classe politica di oggi e anche alle nuove maggioranze!
Quando noi abbiamo affrontato la materia degli enti locali abbiamo detto: non ci esponiamo al giudizio di farci dire perché non pensiamo alle nostre indennità, ma abbiamo detto che cercheremo di affrontare insieme (Regione, province e comuni) il problema di ridarci un assetto che non deve obbligatoriamente rispondere alle esigenze della riduzione, ma un assetto che deve rispondere alle esigenze di produttività, di riconoscibilità, di efficienza, perché poi i problemi che gli elettori incontrano nel votarci cominciano da qui, non cominciano dal basso, dal basso si registrano ma cominciano da qui.
E poi dovremo fare un altro ragionamento, dovremo capire che, mentre il mondo che si sta affacciando alla democrazia sulle sponde del Mediterraneo guarda a noi, perché siamo in qualche modo identificati come portatori di una cultura democratica, noi in questo momento, presi da questa orda populista, ci togliamo il terreno da sotto i piedi, rinunciamo a quelle che sono state le opzioni che hanno fatto crescere questo Paese, che ne hanno permesso la ricostruzione dopo la guerra, ma non perché c'erano statisti ma perché c'erano anche tanti operai, tanti lavoratori, tanti muratori, tante donne che hanno lavorato nei nostri comuni per ricostruire il Paese. E io devo partecipare a questa foga, che si accompagna più che a un linguaggio di innestatori, cioè di coloro che danno vita nuova, ad un linguaggio di potatori? Credo che non sia questa l'aspirazione dell'autonomia.
E se si vogliono inviare dei segnali, inviamo dei segnali dove sappiamo che questi segnali non incidono su questi valori, questo è il senso del lavoro che abbiamo svolto. Presidente, Assessore, noi in Commissione abbiamo discusso di questi argomenti e abbiamo anticipato temi molto profondi che abbiamo cominciato a misurare nel confronto. Nel corso di questo lavoro ciascuno ha rinunciato a una parte delle proprie convinzioni, perché senza rinunciare a niente non si farà nessuna riforma. Ecco perché io riconosco che questo lavoro è stato molto faticoso ma positivo, e quando presentate gli emendamenti, riconoscete almeno che chi esce da quel seminato sta dimostrando di non credere moltissimo a questa idea.
Certo, su quel testo ci sono anche dei punti sui quali non riuscendo a trovare l'unanimità, abbiamo rinviato al confronto in Aula, e questo è legittimo, però il confronto va fatto sui punti controversi non su quelli nei quali avevamo già trovato l'accordo. Ecco perché io credo - lo dico all'onorevole Capelli che ha molto frettolosamente dichiarato che si asteneva - che noi non dobbiamo considerare questo provvedimento come un provvedimento di transizione che cambia le regole "ad evidenza pubblica", in un momento nel quale non dobbiamo creare disparità, perché anche la norma che fa riferimento per il calcolo demografico ai dati Istat e non all'ultimo censimento è, a mio avviso, una norma discriminatoria, sulla quale non siamo d'accordo. Qualche sindaco potrebbe infatti beneficiare del fatto che c'è una norma che nei commi prevede che sotto i tremila abitanti non c'è più il vincolo di mandato, e approfittarne per farsi un terzo mandato, mentre i sindaci che l'anno scorso, pochi mesi fa si sono assoggettati a quel dato demografico hanno dovuto rinunciare e candidarsi. Noi queste situazioni non le dobbiamo più permettere se vogliamo essere credibili quando faremo le riforme.
Se poi prevale la cultura dei cosiddetti potatori, faremo i potatori, credo che esistano molte cose inutili, sovrastrutture come quelle, per esempio, dei Presidenti dei consigli nei Comuni sotto i 15 mila abitanti, che possono essere eliminate. Io ho fatto l'amministratore comunale quando non esisteva questa figura e il consiglio funzionava egregiamente presieduto dal Sindaco, egregiamente e con maggiore efficienza. Quelle presidenze molte volte sono diventate merce di scambio politico, non strumenti per migliorare l'efficienza. Abbiamo inviato un segnale, ma un segnale per analizzare poi il livello superiore; abbiamo cercato di fare il meno chiasso possibile sotto i 15 mila abitanti, ma è un problema da affrontare.
Lo stesso discorso vale per i direttori generali. Ci sono direttori generale che non avrebbero neanche i requisiti per diventare istruttori direttivi della pubblica amministrazione, eppure ce li abbiamo, tanto ci sono i rapporti di diritto privato. Si raccontano un sacco di storielle sui curricula, perché uno basta che abbia partecipato ad un "corsino" qua e là e diventa chissà chi. C'è un problema di efficienza? Bene, bisogna istituire un albo regionale, bisogna regolamentare e disciplinare regionalmente i requisiti, bisogna dare la possibilità a chi ne ha bisogno di usufruirne ma con criterio e con serietà, e non cercando di far ottenere l'incarico all'amico dell'amico, come è successo nelle Province. Quando io ho fatto il Presidente della Provincia ho fatto il Presidente della Provincia senza avere il capo di Gabinetto né il direttore generale: ne sono uscito vivo, credo che qualche cosa sia stata fatta e non per questo sia successo il cataclisma. Queste sovrastrutture saranno l'oggetto della nostra osservazione.
In questo momento è chiesto un atto di fiducia e anche reciproca nei confronti degli enti locali; il lavoro che abbiamo svolto merita il voto dell'Aula almeno per lo sforzo faticosissimo ma di prospettiva che atterrà alla stagione delle riforme.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, lei ha richiamato gli interventi sui costi della politica che riguardano direttamente i consiglieri, e non è vero che sono conosciuti perché, per esempio, la sottoscritta in ogni conferenza stampa puntualizza gli interventi che dalla legislatura scorsa fino a questa sono stati effettuati, soltanto che queste non sono notizie appetibili e agli organi d'informazione conviene fare disinformazione.
Io dico sempre che non bisogna fare finta che non si sia fatto niente: noi abbiamo fatto e tanto, nella scorsa legislatura e anche in questa legislatura. Proprio l'altro giorno, in conferenza stampa, ho dato l'informazione relativa al fatto che quanto realizzato in termini di risparmio da questo Consiglio non ha eguali in altra Assemblea legislativa regionale, né nei due rami del Parlamento. Gli interventi mirati al contenimento dei costi della politica hanno portato a un risparmio in questa legislatura del 15,2 per cento. C'è stato un taglio nella dotazione finanziaria del Consiglio di 13 milioni di euro: 13 milioni di euro, sommati ai 9 milioni e mezzo di euro della scorsa legislatura, sono pari a un ristorno del 23,81 per cento, una misura che non trova eguali in tutta Italia. Quindi, sotto questo punto di vista, il Consiglio regionale può camminare a testa alta, perché ha fatto la sua parte, non solo in termini di tagli di dotazione finanziaria ma anche in termini di avanzo di amministrazione.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanza e urbanistica. Presidente, intervengo solo brevemente in quanto la legge è scaturita completamente dal Consiglio regionale; Consiglio regionale che in Commissione l'ha esaminata e proposta in Aula, ed anch'io vorrei raccomandare al Consiglio di attenersi esclusivamente a quanto la Commissione ha prodotto e portato in Aula, affinché non si possa andare incontro ad una impugnazione da parte del Governo che avrebbe effetti catastrofici. Già l'articolato contiene alcune norme che possono essere oggetto appunto di impugnazione, ma gli emendamenti presentati vanno veramente oltre. E quindi la raccomandazione, già fatta da alcuni consiglieri regionali che si sono espressi, è quella di poter oggi normare esclusivamente e limitatamente l'indispensabile, perché giustamente una norma compiuta e completa può essere approvata solo dopo le elezioni amministrative.
Chi ha seguito attentamente il dibattito ha senz'altro migliorato la sua cultura amministrativa, alcuni interventi sono stati di alto livello politico e amministrativo, e questo fa parte della preparazione che questo Consiglio regionale ha e sta esprimendo. Vorrei che lo stesso atteggiamento e lo stesso livello del dibattito potesse registrarsi anche in altre occasioni, affinché si trovi quella collaborazione e quella unità di intenti che deve avere come obiettivo principale il benessere dei sardi e della nostra Sardegna. Quindi la Giunta si atterrà senz'altro a quello che l'Aula riterrà opportuno fare.
PRESIDENTE. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Lotto, Mulas, Stochino e Uras hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - ZUNCHEDDU.
Risponde no il consigliere: PIRAS.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Capelli - Locci.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 62
astenuti 3
maggioranza 32
favorevoli 61
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Chiedo una sospensione di dieci minuti per consentire l'interlocuzione tra i Gruppi.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizione sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 48, viene ripresa alle ore 19 e 23.)
PRESIDENTE. Dobbiamo passare all'esame degli emendamenti.
Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo il voto a scrutinio segreto sull'emendamento numero 1.
PRESIDENTE. Comunico che gli emendamenti numero 11, 12 e 15 sono inammissibili.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.), relatore semplice. Sì, Presidente, proprio sugli emendamenti numero 11, numero 12 e numero 16 mi pare di aver registrato la convergenza di tutti i Presidenti dei Gruppi, quindi valuti lei, alla luce di ciò, se possono essere sottoposti all'esame e all'approvazione dell'Aula.
PRESIDENTE. Mi sembra di aver fatto un discorso molto chiaro in precedenza. Ho detto che norme intruse non possono essere inserite; si può fare anche una deroga, eventualmente, ma una deroga non può aprire il varco a tante deroghe. Ho altresì precisato che se l'emendamento dell'onorevole Uras avesse riscontrato il consenso di tutta l'Aula gli altri due emendamenti che configuravano norme intruse avrebbero dovuto essere ritirati. Questa era la posizione della Presidenza, per cui oltre questo la Presidenza non va. Il Regolamento lascia al Presidente la facoltà di dichiararli inammissibili, non possiamo fare ogni volta delle leggi omnibus dove inseriamo "di tutto e di più".
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, per quanto mi riguarda io ritiro gli emendamenti, quindi non c'è bisogno neppure di dichiararli inammissibili. E' evidente, Presidente, che bisogna capire l'interpretazione di ciò che è intruso, in ragione dell'oggetto, delle discussioni che si sono fatte e degli emendamenti che sono stati ammessi. Rimangono problemi aperti, non v'è dubbio, di ordine politico, ma anche e soprattutto di ordine pratico, perché vi sono questioni che non sono risolte e che siccome non trovano soluzione in via legislativa, troveranno soluzione in via amministrativa, dovendo, chi difende quegli interessi e chi sta dentro quegli interessi (che sono di lavoratori o della Regione) difendere quegli interessi in tutte le sedi.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, dei suoi emendamenti è solo uno che è stato dichiarato inammissibile. Siccome lei ha detto: "Ritiro i miei emendamenti"…
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Li ritiro tutti!
PRESIDENTE. Tutti quelli presentati?
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Tutti quelli che io ho presentato.
PRESIDENTE. Quindi il numero 13, su cui era stato chiesto il voto segreto, il numero 11…
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Il numero 16 io non l'ho dichiarato inammissibile, ho dichiarato inammissibile il numero 11.
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Sto precisando, visto che lei ha formulato una domanda alla Presidenza. Lei ha chiesto come mai il numero 16 veniva dichiarato inammissibile; non è inammissibile!
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa che non si apre discussione su questo.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sì, però siccome l'emendamento riguarda i progetti comunali per l'occupazione, vorrei riuscire a capire, riguardo l'applicazione dei contratti collettivi da parte dei comuni, che norma viola quella disposizione.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa perfettamente bene quale è l'oggetto della norma oggi in discussione, e lo conosce tutta l'Aula.
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Onorevole Uras, questa è la decisione della Presidenza. Passiamo al titolo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io chiedo di parlare e chiederò di parlare tutta la sera perché si deve sapere una cosa: io non concordo su questo provvedimento, e voterò contro, voterò contro ogni articolo di questo provvedimento, perché ritengo che sia un provvedimento contro-riformatore. Non mi convince la tesi di chi raccomanda atteggiamenti di sobrietà riferendosi solo agli altri, ritengo che gli atteggiamenti di sobrietà debbano riguardare tutti, e debbano riguardare più il merito delle questioni che le evocazioni.
Nei confronti di questa norma noi ci siamo atteggiati, come Gruppo, positivamente fino al passaggio all'esame degli articoli, in ragione di una questione, che, peraltro, viene in qualche emendamento contrastata. Ci siamo espressi a favore di un principio che era stato avanzato dall'onorevole Steri in Commissione. Il principio era questo: noi prendiamo atto che il sistema debba essere riformato, che debba essere riformato profondamente, che debba essere riformato in tutte le sue parti, perché questa dimensione molto ampia di apparato pubblico non corrisponde più alle esigenze di governo della cosa pubblica, dell'interesse pubblico, ma corrisponde all'esigenza di governo del consenso.
Per questa fase - perché non vanno cambiate le regole in corso d'opera - manteniamo ferma la vecchia disposizione regionale relativa alla composizione dei consigli comunali e alla composizione degli esecutivi, accettando come norma di salvaguardia della pigrizia istituzionale, cioè della pigrizia riformatrice che pure si manifesta non solo oggi ma, purtroppo, in tutte le legislatura che ci hanno preceduto anche in questo Consiglio, l'automatismo dell'applicazione della legge nazionale. Perché ci diamo questa regola? E perché innestiamo il meccanismo? Perché non abbiamo fiducia in noi stessi come soggetti riformatori, e non è un insulto che ci lanciamo, è una sorta di esame di coscienza, di consapevolezza di quello che effettivamente siamo in grado di esprimere.
Io non ho la visione leghista della falce che passa sopra il sistema istituzionale locale che sento essere la radice della democrazia, lo strumento migliore per difendere la democrazia, e proprio perché voglio difendere questo sistema istituzionale locale, la sua funzione, la sua capacità di intervenire sul merito delle questioni, ho sollevato alcuni problemi, che non mi vergogno di aver sollevato. Io sostengo che non basti solo la costruzione del sistema, ma ci dev'essere anche la motivazione del perché lo costruiamo, la finalizzazione di quel sistema.
Perché stanno in piedi 370 comuni in Sardegna, molti dei quali, oltre 270, con una popolazione inferiore ai 3000 abitanti? Perché vivono, sopravvivono anche comuni che sono non al di sotto dei 1000, non al di sotto dei cinquecento, ma anche al di sotto dei 300, dei 200, anche dei 100 abitanti? E non vale il ragionamento che ogni tanto ci somministra l'onorevole Cuccureddu, che è persona dotta in questa materia, quando ci porta l'esempio di comuni montani del cuneese, o di altre parti, sulle Dolomiti, che hanno popolazioni ancora inferiori, perché il tema è un altro. Il tema è se quel tipo di forma istituzionale, se quel modello è un modello che corrisponde alle esigenze complessive di questo Paese, o se questo Paese deve essere un pochino più liberato, se questo Paese possa respirare più a pieni polmoni, se non possa essere alla fine controllato, anzi, quasi soggiogato dal controllo che anche un ceto politico diffuso, così diffuso, esercita; un controllo che, badate, è conservazione.
Come si misura l'importanza di un piccolo comune? Si misura in ragione del numero degli abitanti? Mi verrebbe da dire di no. Abbiamo comuni come Domus de Maria, Arzachena e altri che contano molti meno abitanti di altri comuni, per esempio di Monserrato oppure di Quartucciu oppure dello stesso Quartu, che però hanno caratteristiche territoriali che gli permettono di superare di gran lunga l'importanza che comuni più grandi hanno in ragione dei loro abitanti. Hanno un'importanza nell'economia della regione, hanno un'importanza nei valori ambientali, hanno un'importanza nei valori culturali. Ecco il tema, ecco perché bisogna ragionare sul sistema, su come renderlo efficace, su come produrre economia, su come stare attenti ai bisogni sociali.
Io avevo chiesto di modificare il titolo, che sarebbe stato un po' come modificare l'oggetto della legge, perché, ce lo dice anche l'Espresso, siamo uno dei consigli regionali, forse il consiglio regionale più improduttivo. Lo dico all'onorevole Pittalis che porta la croce di una Commissione che si deve occupare di riforme: noi abbiamo il problema che non approviamo molte leggi, non facciamo nessun tipo di manutenzione legislativa, non abbiamo leggi che sono attuate. Io ho verificato, - tramite la Commissione d'inchiesta che prima lei citava, Presidente - che c'è quasi un atteggiamento eversivo nei confronti della produzione normativa del Consiglio regionale. E allora forse la riflessione da fare è questa. Ecco perché io voterò a favore del titolo e probabilmente voterò contro il provvedimento.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, metto in votazione il titolo. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
L'articolo 1 è soppresso.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti:
Art. 2
Composizione dei Consigli comunali e delle Giunte comunali e provinciali
1. Fino all'approvazione di una legge regionale di riforma organica dell'ordinamento degli enti locali, per la composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali e provinciali nel territorio della Regione si applicano le disposizioni che seguono.
2. Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, per la composizione dei consigli comunali continua ad applicarsi l'articolo 10 della legge regionale 1° luglio 2002, n. 10 (Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4). Dal successivo turno di elezioni amministrative si applica l'articolo 37 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) come modificato dall'articolo 2, comma 184, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2010).
3. Il numero degli assessori comunali e provinciali non deve essere superiore a un terzo, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non superiore a dodici unità.
4. Per il computo degli abitanti, ai fini dell'applicazione della presente legge, si fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti ISTAT al 31 dicembre 2009.
Emendamento soppressivo parziale Agus - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 2
L'ultimo capoverso del comma 2 è soppresso.
(9)
Emendamento soppressivo parziale Agus - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 2
Il comma 4 dell'articolo 2 è soppresso.
(7)
Emendamento aggiuntivo Barracciu - Bruno - Cuccu - Cucca - Agus - Diana Giampaolo - Espa - Meloni Marco - Porcu
Articolo 2
All'articolo 2, dopo il comma 3, è aggiunto il seguente:
"3 bis. In attuazione del principio delle pari opportunità tra donne e uomini, nella composizione delle giunte comunali e provinciali è assicurata la presenza di entrambi i generi, ciascuno dei quali deve essere rappresentato in misura non inferiore al 40 per cento dei componenti.".
(5)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 2
Dopo l'articolo 2 è aggiunto il seguente articolo 2 bis:
"Art. 2 bis. Riduzione dei costi
1. Con decreto dell'Assessore regionale competente in materia di enti locali, sentite le organizzazioni rappresentative degli enti locali ed il Consiglio delle autonome locali, sono determinate, con cadenza triennale le indennità di funzione dei sindaci, dei presidenti di provincia, delle rispettive giunte nonché l'ammontare dei gettoni di presenza, o delle indennità sostitutive, dei componenti dei consigli comunali e provinciali.
2. Nelle more dell'emanazione del decreto di cui al comma precedente, il costo complessivo, così come determinato dalla vigente normativa statale, per le indennità di funzione dei sindaci, dei presidenti di provincia e delle rispettive giunte, è ridotto del 5 per cento. La giunta dell'ente locale può deliberare di attuare tale risparmio mediante tagli percentuali alle indennità dei vari componenti, prendendo atto delle eventuali rinunce volontarie, anche parziali, o attraverso la riduzione del numero degli assessori."
(2)
Emendamento all'emendamento numero 2 aggiuntivo Cuccu - Diana Giampaolo
Articolo 2
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
"2 bis. Le disposizioni di cui al precedente comma si applicano al comune di Castelsardo."
(14).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sull'articolo 1?
PRESIDENTE. Sull'articolo 2 che diventerà articolo 1 in sede di coordinamento, perché l'articolo 1 è stato soppresso sul testo originario.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). L'articolo 2, come dicevo prima, prevede una duplice disciplina: una è quella relativa al mantenimento del sistema precedente, l'altra è quella che introduce, dopo questo turno, il nuovo regime, che è quello previsto dalla legge dello Stato.
Onorevole Pittalis, lo dico anche all'onorevole Campus che in Commissione intervenuto più volte su questo argomento: questo diverso regime è esattamente la ragione per la quale alcuni di noi, anziché fare una battaglia campale, hanno lavorato per creare un clima positivo attorno a questo provvedimento che pure non li convinceva molto. Accogliendo il principio richiamato dall'onorevole Steri del "non giochiamo carte diverse in vigilia di elezioni", ma non accettando allo stesso tempo di ingessare il sistema istituzionale locale nella dimensione precedente, si è stabilito che dal prossimo turno, cioè quello del 2012, si andrà verso un nuovo regime, che è l'unica garanzia che noi abbiamo forse per mettere mano a questa vicenda. Diversamente, se avessimo accettato di dire solamente, per esempio, da questo turno…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 44, viene ripresa alle ore 19 e 50.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'articolo 2 è la parte principale della legge. Su questo articolo ci sono due punti sui quali abbiamo presentato degli emendamenti. Sul primo punto (è una questione che riguarda pochi comuni ma è un elemento di profonda ingiustizia) abbiamo presentato l'emendamento numero 7 e preannuncio la richiesta di votazione a scrutinio segreto. L'emendamento numero 9 attiene invece all'ultimo capoverso del comma 2. Vorrei che i colleghi prestassero un attimo di attenzione perché è una questione che genererà un precedente nella legislazione regionale. Io capisco, capisco tutto, ma una legge è uno strumento che deve disciplinare e consegnare ai cittadini gli strumenti di regolazione della loro vita. Quando una legge è utile, invece, per autoregolare la stessa vita dei legislatori, c'è qualcosa che non funziona. E' un'autodichiarazione di inaffidabilità.
Noi dobbiamo fare la riforma degli enti locali, costruire il testo unico sull'ordinamento degli enti locali, esitare il codice degli enti locali perché abbiamo competenza primaria in materia; non possiamo eludere questa priorità dicendo: "Guarda, io legislatore mi sto dando un'autocensura, se non faccio la riforma entro l'anno il castigo è che - per gli altri, non per me, perché il castigo è per gli altri cioè per gli enti locali - ti ricadono addosso le norme statali". Che modo di legiferare è questo? Io capisco che c'è questa esigenza, però eliminiamo questa frase perché è lesiva della nostra autorevolezza e sostituiamola con un ordine del giorno unitario che ci impegni nella stessa direzione; è più logico. Inserire in legge, dare in pasto ai cittadini l'idea o la prova che noi siamo inaffidabili mi sembra un autogol che si può evitare.
Se il problema è l'impegno nostro, l'impegno nostro lo assumiamo con un ordine del giorno unitario, senza bisogno di inserire in legge una norma che i nostri interlocutori difficilmente capiranno. Ai loro occhi, ponendoci questa sorta di autolimitazione è come se ci stessimo riconoscendo inaffidabili in quanto non in grado di fare le riforme. Mi viene da avanzare una proposta, nell'interesse della nostra dignità: sostituiamo questa frase con un ordine del giorno che contenga lo stesso impegno, perché è la cosa più seria che possiamo fare, altrimenti si genererà un precedente di divulgazione pubblica dei nostri limiti, ci rideranno dietro. Ci diranno: "Ma scusate, non sapete che la riforma la dovete fare"? E poi fate ricadere sugli amministratori locali la sanzione.
Peraltro scrivere che si applica la norma nazionale è anche un'affermazione grave, perché vuol dire che noi disconosciamo la nostra competenza primaria in questa materia. In una sola frase sono contenute due affermazioni allucinanti. Vi prego, vi prego, io ritiro l'emendamento se viene espressa la volontà di tradurlo in un ordine del giorno, diversamente, se non c'è questa volontà, io sono costretto a chiedere anche la votazione a scrutinio segreto sull'emendamento numero 9 perché ritengo che ogni consigliere debba rispondere della sua dignità alla sua coscienza. Questo mi sembra il succo del discorso.
Chiedo pertanto la votazione a scrutinio segreto anche sull'emendamento numero 9 nel caso non venga accolta l'istanza di approvare un ordine del giorno del medesimo contenuto. Lo possiamo votare a chiusura della legge, ma non deve costituire parte della legge. E' vero, l'accordo è accordo e nessuno lo vuole disconoscere, però io preferisco spendermi totalmente fino alla fine per rispettare un impegno che ho assunto nei confronti dell'Aula piuttosto che mettere al ludibrio pubblico la funzione del Consiglio regionale. Questo è il mio pensiero e credo che questa norma tutto sommato non farà vivere serenamente gli amministratori e genererà un'altra disparità. Io posso garantire che se verrà presentato un ordine del giorno che impegni il Consiglio nel senso indicato ci sarà il voto unanime, esplicito sull'ordine del giorno da parte di tutto il nostro Gruppo.
PRESIDENTE. Preciso che la sua richiesta di votazione a scrutinio segreto deve essere appoggiata dal Capogruppo o dal Vicecapogruppo.
(Appoggiano la richiesta i consiglieri Diana Giampaolo e Salis.)
Ho fatto la precisazione, è stato confermato che è condiviso dal responsabile del Gruppo perché non è presente il Capogruppo.
Per esprimere il parere sugli emendamenti, ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore semplice. Intanto è doveroso rimettersi all'Aula in relazione agli emendamenti, però debbo anche fare alcune precisazioni. L'emendamento numero 9 prevede la soppressione del capoverso del comma 2 e questo capoverso costituiva parte integrante di un accordo raggiunto in Commissione sull'articolo 2 e in particolare sul comma 2 e sui successivi. Quindi io questo lo richiamo all'attenzione dell'Aula perché ci potrebbe essere anche il rischio, all'esito del voto, che questo provvedimento possa anche prendere altre vie. Questo lo devo dire con franchezza e chiarezza perché il capoverso del comma 2 costituiva parte integrante di un accordo che serviva anche a inviare il segnale di una riduzione in prospettiva.
E' solo un doveroso richiamo all'Aula perché tenga conto di un faticoso accordo raggiunto in Commissione con questo emendamento numero 9.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta è conforme al parere del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti. Sull'emendamento numero 9 è stata chiesta la votazione a scrutinio segreto.
Comunico che il consigliere Marco Meloni è rientrato dal congedo.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 9.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 58
astenuti 2
maggioranza 30
favorevoli 35
contrari 22
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.
Si sono astenute: la presidente Lombardo - ZUNCHEDDU.)
Passiamo all'emendamento numero 7. E' stato chiesto il voto segreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 7.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 61
votanti 60
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 36
contrari 23
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - ZUNCHEDDU.
Si è astenuta la Presidente LOMBARDO.)
Metto in votazione il testo dell'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
PITTALIS (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. L'ha chiesta dopo che io ho proclamato il voto, pertanto non è ammissibile.
Metto in votazione l'emendamento numero 5.
Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Dovrò essere sintetica in tre minuti e non sarà facile.
Questa legge che stiamo discutendo nasce perché ci si è posti il problema di salvaguardare e garantire il diritto di rappresentanza, la partecipazione laddove questa rischiava, anche in maniera discordante da ciò che è successo nell'altra tornata amministrativa, di essere ridimensionata. Ci si è posti, quindi, un problema di democrazia e di rispetto della democrazia. Allora io sono assolutamente convinta che questa Aula, mossa da questo sentimento democratico così profondo, possa accettare e approvare e votare positivamente anche l'emendamento numero 5, che si pone lo stesso problema di salvaguardia della democrazia, e anzi di allargamento della democrazia, proponendo la norma che prevede che nella costituzione delle giunte comunali e provinciali venga rispettata la parità di genere e comunque che i due generi non possono essere rappresentati al di sotto del 40 per cento nella costituzione delle giunte.
So bene che questo è un tema complesso che potrà essere affrontato, per quanto riguarda le assemblee elettive, con la riforma della legge elettorale e in particolare spero presto con l'approvazione della legge che prevede la doppia preferenza, oggi però noi possiamo inviare un segnale positivo, possiamo imprimere una prima accelerazione alla sotto rappresentanza delle donne nelle istituzioni e nelle Giunte e quindi continuare anche in Sardegna ciò che è stato interrotto in maniera davvero traumatica anche dall'esempio costituito dalla Giunta del presidente Cappellacci.
Chiedo alle colleghe di prevedere in esame questo emendamento e mi aspetto che, come da tradizione in questo Consiglio regionale, si facciano portavoce della bontà di questo emendamento, votino a favore e facciano votare a favore i colleghi del Gruppo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Volevo ricordare che al Senato ieri è stato votato un provvedimento similare, e questo vuol dire che l'esclusione di genere che è purtroppo una costante italiana da tutti i posti di direzione, sia politica che... c'è fermento in aula, c'è fermento in aula...
PRESIDENTE. Prego, onorevole Salis.
SALIS (I.d.V.). Fa piacere che ci sia questo. E quindi il Gruppo dell'Italia dei Valori è d'accordo e sostiene questo emendamento, anzi i componenti del Gruppo chiedono di poter apporre le proprie firme sull'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Intervengo per sostenere l'emendamento anche se la collega Barracciu non me l'ha chiesto (se non per interposte persone che non si sono presentate comunque) e per dire che io penso che qualche anno fa non sarei stato d'accordo, però alla luce dei fatti, alla luce degli eventi, compresa anche l'ultima Giunta regionale, io credo che comunque in qualche modo bisogni iniziare. Bisogna iniziare a salvaguardare dei diritti perché non siamo stati capaci di creare le condizioni perché ci sia parità fra i generi.
Abbiamo avuto tante occasioni per poter essere conseguenti e non le abbiamo messe in pratica. Ecco perché io questa volta, se la collega Barracciu me lo consentirà, vorrei aggiungere anche la mia firma all'emendamento e votare a favore. Ma colgo anche l'occasione, nonostante i "tumulti" in aula, Presidente, colgo l'occasione nonostante i tumulti in aula…
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, ha ragione. Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Contu, onorevole Locci, onorevole Floris, onorevole Meloni, prendete posto.
CAPELLI (Gruppo Misto). Colgo l'occasione per autocompiacermi di aver, col mio intervento in discussione generale, provocato un dibattito. Ricordo che sono intervenuto dopo il collega Porcu che sottolineava come le cose stessero procedendo tranquillamente, vista l'unanimità (sempre preoccupante come dice il collega Uras) della Commissione. Però qualche animo si è destato e gli emendamenti poc'anzi votati a scrutinio segreto dimostrano che a volte le coscienze possono risvegliarsi e che questa non è una leggina e anche che non c'era l'impegno ad approvare successivamente una riforma strutturale del sistema, ma che questa stessa legge voleva essere la riforma.
Io non so se questa legge verrà votata dall'aula, ma credo che forse, finalmente - e mi prendo qualche merito - qualche coscienza si sia finalmente svegliata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI MARCO (P.D.). Presidente, colleghi, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento. Credo che questa sia un'opportunità per questo Consiglio per affermare un principio nel quale a parole crediamo tutti. Io voglio ricordare che da molti mesi sono state presentate diverse proposte di legge da parte del centrosinistra e da parte del centrodestra che traducono il principio della parità di genere nelle istituzioni in norme che si riferiscono sia al Consiglio e alla Giunta regionale sia alle istituzioni rappresentative ed esecutive degli enti locali. Io mi auguro che tutti - le colleghe e i colleghi del centrodestra e tutti noi - possiamo inviare un segnale capace di determinare uno shock positivo.
Voglio ricordare che il Parlamento appena ieri ha approvato (in prima lettura al Senato e passerà ora alla Camera per il voto finale) una norma relativa ai consigli d'amministrazione delle società quotate, ma parliamo della stessa materia, parliamo di una materia che obiettivamente in Sardegna negli ultimi anni non è stata trattata nel modo più adeguato, e questa è un'occasione per tutti, votando a favore di quest'emendamento, per ridare una speranza di una composizione delle nostre amministrazioni che rifletta la composizione della nostra società e riesca a portare qualità ed efficienza democratica nelle nostre istituzioni.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per dichiarare il voto, mio e credo del Gruppo, a favore di questo emendamento. E come non essere d'accordo? Soprattutto in considerazione del fatto che più volte ci siamo espressi in favore della parità di genere. Mentre è difficile raggiungere un risultato come questo nelle assemblee elettive (perché poi bisogna fare i conti con il voto degli elettori, e sappiamo com'è difficile trovare un equilibrio) nella composizione delle giunte, invece, credo che sia un risultato facilmente raggiungibile, perché le giunte vanno nominate dal Presidente e dal Sindaco, e quindi è una norma che una volta approvata, può essere rispettata. Rispettata soprattutto nei confronti di un genere che non sempre è stato adeguatamente considerato. E sappiamo quanto gioverà soprattutto raggiungere una parità di genere.
Io che, per la mia età, ho vissuto l'esperienza della frequenza nelle classi unisex (come alunno e poi come insegnante) so con quanta difficoltà gli insegnanti riuscivano a mantenere la disciplina in quelle classi e quanto abbia migliorato invece il funzionamento delle scuole e delle classi quando si operò la scelta della formazione delle classi miste. Però, a parte questa divagazione, questa reminiscenza scolastica, io credo che votare a favore di questo emendamento sia doveroso, e mi auguro che il Consiglio all'unanimità possa accoglierlo, sostenendolo col voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io voterò a favore di questo emendamento, come voterò a favore di molte altre norme prima della fine della legislatura, con lo sconforto nel cuore, collega Barracciu, perché ho la certezza che quello che noi approviamo troverà un Governo attento all'impugnazione presso la Corte costituzionale, una burocrazia attenta ad osteggiare ogni nostra decisione, e una disattenzione fondamentale da parte nostra a difendere la nostra funzione e il nostro ruolo. Questo lo dico perché non basta approvare le leggi, l'onorevole Maninchedda lo sa, magari bastasse approvare le leggi. Bisogna approvare le leggi, bisogna riformare l'apparato pubblico, bisogna riorganizzare gli uffici, bisogna avere tribunali in grado di decidere sull'applicabilità di una disposizione in tempo celerissimo, così come richiede…
(Brusii in aula)
Presidente, ci trasferiamo là? Chiediamo una sospensione di un quarto d'ora, venti minuti, un'ora? Sospendiamo? Io sono favorevole a sospendere i lavori! Perché se non dobbiamo stare attenti a quello che approviamo è meglio che li sospendiamo i lavori!
PRESIDENTE. Sono perfettamente d'accordo con lei, onorevole Uras. Per cui dopo l'esame di questo emendamento i lavori dell'Aula verranno sospesi. Prego onorevole Uras, può terminare. Non possiamo…
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, non posso terminare!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Intervengo semplicemente per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento e chiedere di potervi apporre la mia firma e per mostrare grande soddisfazione qualora questo venisse approvato dall'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.), relatore. Presidente, io ritengo che l'impianto originario questo provvedimento, anche con l'incidente di percorso (che però, bisogna chiarire, non giova, perché se si prevede una decisione, e si decide tutti, i patti vanno rispettati, a voto palese o a voto segreto) rimanga inalterato. Siamo rispettosissimi dell'esito della votazione, però la soppressione di quel comma non ha modificato nulla, perché qui si dice: "Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, continua ad applicarsi l'articolo 10", il che significa che noi stiamo davvero dicendo, ancora forse più chiaramente ed esplicitamente, che entrano automaticamente in vigore - e questo perché rimanga agli atti - le norme statali dal prossimo turno delle elezioni. Quindi non è mutato nulla rispetto all'impianto originario.
Onorevole Gian Valerio Sanna, io riconosco che lei è uno di coloro che in Commissione ha più, anche di me (parlo per me stesso), lavorato proprio per trovare una sintesi, ecco, spero che questo voto non pregiudichi il successivo iter di questo importante provvedimento. Del resto - ripeto - una lettura attenta della norma salvaguarda l'impianto originario. Questo lo dico soprattutto per amore della verità. E mi auguro che, anche successivamente, ci si possa confrontare davvero, perché se ci sono problemi è meglio sollevarli e affrontarli, perché su una materia delicata come questa, davvero non penso che il ricorso alla votazione a scrutinio segreto possa aiutarci ad andare avanti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, intervengo per annunciare naturalmente il mio voto favorevole, con l'invito un po' a tutta l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole all'unanimità, perché questo è un voto alla democrazia. Dobbiamo anche ricordare in questo momento che abbiamo subito, come genere, un'ingiustizia gravissima quando il presidente Cappellacci ha formulato e ha espresso la Giunta. Una Giunta assolutamente amputata, oltreché essere costantemente assente.
Ricordo pure che quando c'erano le Assessore donna le presenze erano decisamente più intense e partecipate. Quindi io invito davvero l'Assemblea ad esprimere il voto favorevole per la parità di genere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (P.d.L.). Presidente, dichiaro il voto favorevole, anche se alcune osservazioni sembrano doverose. Sono tra l'altro all'attenzione dei lavori delle commissioni alcune proposte di legge che di fatto dovrebbero contemplare tutta la materia, cito per esempio quella sulla doppia preferenza. Io credo che ovviamente, come donna, non posso che essere a favore di quest'emendamento, tuttavia mi sembra alquanto riduttivo pensare solo alla composizione delle giunte. E quindi, onorevole Uras, vorrei vederla in futuro votare a favore sulle proposte che riguarderanno anche la composizione e la partecipazione ai consigli comunali, dove sostanzialmente l'assenza delle donne mi sembra molto più grave. Quindi il voto è favorevole.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 5.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Mulas ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - De Francisci - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Greco - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - ZUNCHEDDU.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Cuccureddu - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Steri - Tocco.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Artizzu - Rassu - Sanna Matteo - Stochino - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 61
votanti 55
astenuti 6
maggioranza 28
favorevoli 27
contrari 28
(Il Consiglio non approva).
L'emendamento numero 14 è stato ritirato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Lo faccio mio. Gli uffici non l'hanno neppure letto! In questo emendamento si dice che le disposizioni si applicano a tutti i Comuni tranne che al Comune di Castelsardo.
Allora, questo non è un emendamento, è uno scherzo! Ma carnevale è finito! Ma noi possiamo tollerare che questo Consiglio, che trova un accordo in Commissione per salvaguardare quel principio riformatore che dovrebbe sovraintendere la nostra attività, finisca per venire qua e presentare emendamenti burla? Emendamenti burla! Siamo un circo? Io non avevo dubbi, al di là della sobrietà, e non rido! Mi viene da piangere! Ma che figura ci facciamo, Presidente, Che figura ci facciamo?
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 14.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 14.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Valerio Meloni ha votato contro.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - CuccuREDDU.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 52
astenuti 2
maggioranza 27
contrari 52
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 2.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). E' chiaro che l'emendamento numero 14 era un emendamento provocatorio. Io spero che l'onorevole Cuccureddu ritiri anche il numero 2, perché la strumentalità dell'emendamento numero 2 è talmente evidente che rompe anche lo spirito con cui stiamo approvando la legge, perché è chiaro che a mettere il cappello su alcune parole d'ordine che fanno presa sulla pancia della gente siamo capaci tutti, ma dire che vogliamo risparmiare e che il risparmio sulla spesa pubblica si fa tagliando il 5 per cento dell'indennità di funzione degli assessori comunali, dei sindaci, dei presidenti di provincia, se diciamo a quelle comunità dove i sindaci subiscono gli attentati, le bombe, dove sono minacciati, dove gli tagliano le piante di ulivo, che stanno rubando i soldi e che noi tagliamo il 5 per cento dell'indennità dei loro amministratori, stiamo facendo demagogia, stiamo compiendo un atto irresponsabile. E' una vergogna questo emendamento! Per chi l'ha presentato e per chi lo vota! Io voterò contro se non verrà ritirato!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). E' evidente che il consigliere Cuccu vuole strumentalizzare tutto e tutto è strumentalizzabile! Tutto è strumentalizzabile! Io credo di aver detto più volte che lo Stato ha stabilito un taglio sulle indennità e che le indennità sono ridicole! Questo emendamento è costituito da 2 commi: il primo prevede che sia l'Assessore regionale a stabilire indennità che devono essere sicuramente adeguate alle funzioni; competenza che non abbiamo mai esercitato. Noi oggi ci troviamo ad applicare una normativa nazionale, e sono stato io a dire quali sono le cifre, sono ridicole! Sono 25 euro per un Assessore, al mese, se è lavoratore dipendente. Quindi nessuno vi supera in questo!
Però l'emendamento si articola in 2 commi e la seconda norma non è assolutamente transitoria perché prevede che l'Assessore regionale stabilisca cifre che siano adeguate alle funzioni e ai rischi anche fisici che qualche sindaco corre in questo periodo. Quindi strumentalizzare una parte di una norma transitoria mi sembra quanto di più dannoso si possa fare nei confronti dei sindaci e degli amministratori perché questa norma, saltando giù dal Consiglio, invia il primo segnale di federalismo interno, perché non dice tagliate il 5 per cento dell'indennità, dice valutate voi come applicare i tagli, anche tenendo conto delle rinunce all'indennità. Sono moltissimi, infatti, i sindaci, gli assessori e gli amministratori che rinunciano alle indennità per svolgere quella funzione, perché non sono i 25 euro che inducono gli assessori e i consiglieri a partecipare alle sedute del Consiglio e ad impegnarsi per la propria comunità. Strumentalizzare questo significa non aver compreso la norma.
Quindi, se è possibile, ritiro il secondo comma e la norma transitoria e vorrei mantenere la competenza in capo alla Regione per disciplinare la materia.
PRESIDENTE. Quindi il secondo comma è ritirato, rimane il primo?
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il primo comma fa parte della legge numero 10 che è una legge in vigore nella Sardegna in tutto e per tutto e che non ha bisogno di essere reiterata. Stiamo reiterando una formulazione che è già nella legislazione corrente della Regione Sardegna.
PRESIDENTE. Nel momento in cui vengono pronunciate le altre dichiarazioni di voto approfonderemo l'osservazione dell'onorevole Sanna.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io ho partecipato ai lavori in prima Commissione come osservatore, in quanto non ne faccio parte e non posso votare, però ho apprezzato lo spirito che alla fine è prevalso, cioè quello di considerare indifferibile una riforma complessiva dell'assetto istituzionale della Sardegna, a cominciare dalla Regione. Sottoscrivo completamente l'intervento del Capelli quando afferma che il Consiglio regionale è la prima istituzione della Sardegna che deve iniziare a inviare segnali, anche se, come la Presidente ha ricordato poco fa, ne abbiamo già inviati.
E' necessario dare complessivamente un'idea di una volontà riformatrice che tenga conto della necessità di evitare gli sprechi, partendo dalla Regione, non certamente dagli amministratori che sono più esposti alle difficoltà della crisi e alle tensioni altissime che si vivono nei comuni, e non solo nei comuni sardi. Per cui io ho accolto la soluzione minimale rappresentata da questo progetto di legge che ha affrontato alcune tematiche importanti con l'impegno a voler da subito - questo è un impegno che il Presidente della Commissione ha assunto a nome di tutti i componenti - accelerare i propositi di riforma che abbiamo unitariamente espresso anche in quest'Aula.
Pertanto io chiederei al collega Cuccureddu di ritirare non solo il comma 2, ma anche il comma 1, anche perché anche io sono dell'avviso che il contenuto del comma 1 sia già previsto nella legislazione regionale. Per questa ragione, io veramente chiedo al collega Cuccureddu che ci tolga dall'impaccio di dover noi poi sindacare, evitando di presentare emendamenti che sono giusti complessivamente ma che rischiano di essere ridotti a propaganda, come lo è la riduzione del 3 per cento prevista dal Governo nazionale, o la soppressione delle circoscrizioni. Non è lì il costo della politica! E poi contemporaneamente che cosa succede? Che si annunciano i Sottosegretari in più…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Dagli approfondimenti fatti, le osservazioni dell'onorevole Sanna sono corrette, però la Presidenza non può intervenire, quindi tutto è rimesso alla volontà del presentatore con il ritiro dell'emendamento, o altrimenti alla volontà dell'Aula, perché l'approvazione creerebbe i problemi fatti presenti dall'onorevole Sanna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, intervengo solo per sapere se dobbiamo approvare qualcosa di utile o di inutile, perché insieme agli emendamenti burla abbiamo anche gli emendamenti inutili, abbiamo una legge che fa schifo. E poi ci prendiamo il giudizio che ci meritiamo.
PRESIDENTE. Ho già espresso la posizione della Presidenza: la Presidenza non può dichiarare l'emendamento inammissibile, questo è rimesso alla volontà dell'Aula che può votare contro, oppure del presentatore che lo ritira.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Intervengo solo per due brevissimi cenni. Questo emendamento è stato oggetto di approfondita discussione in Commissione e già in Commissione i funzionari avevano dato atto che questo primo comma era del tutto inutile, poi c'eravamo soffermati sul secondo e avevamo ritenuto che non fosse in questo momento una norma opportuna (non usiamo altro termine), decidendo di non approvarla con il consenso di tutti. Abbiamo ritenuto quindi che, in base agli accordi, questo emendamento, così come altri che sono stati presentati, non dovesse essere ripresentato in quest'Aula.
Non faccio commenti su quanto è avvenuto, voglio però compiere un brevissimo passo indietro in relazione all'emendamento numero 9 che è stato accolto, per segnalare che concordo pienamente con quanto ha precedentemente affermato l'onorevole Pittalis. La norma dice "limitatamente al turno". Allora, noi applicavamo l'articolo 10 perché avevamo competenza esclusiva, se nell'esercizio di una competenza esclusiva limitatamente al turno applico questa norma, vuol dire che se poi non legifero torno alla norma nazionale. Quindi sostanzialmente il risultato della norma rimane esattamente lo stesso, anche con quell'ultimo periodo che è stato soppresso.
Ritengo invece utile richiamare - se vi è ancora la disponibilità - quanto affermato dall'onorevole Gianvalerio Sanna prima della votazione, e invitare a presentare un ordine del giorno che ribadisca esattamente quanto contenuto nel periodo che è stato soppresso e che comunque è contenuto anche nel testo che è stato approvato.
PRESIDENTE. Il Consiglio non può rideliberare su ciò che è stato già votato.
STERI (U.D.C.-FLI). Sul primo comma sì.
PRESIDENTE. Sul primo comma sì, ma non si può entrare nel merito di una volontà già espressa dal Consiglio con la soppressione dell'ultimo capoverso del comma secondo.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Non ho compreso bene una sua affermazione: lei ha affermato "se dovesse essere approvato, creerebbe problemi" perché a seguito dell'approfondimento…
PRESIDENTE. Io non ho detto che creerebbe problemi, ho detto che si verificherebbe ciò che ha portato all'attenzione dell'Aula l'onorevole Sanna, quindi è rimesso alla volontà dell'Aula…
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Quindi, si ribadisce una volontà già espressa in una legge. Se dovesse essere invece bocciato, se questo nuovo Consiglio dovesse esprimere una volontà contraria a demandare all'Assessore, che cosa succederebbe?
PRESIDENTE. Nell'emendamento non c'è scritto che si abroga quella norma della legge numero 10, quindi non succederebbe assolutamente nulla.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento.
PRESIDENTE. L'emendamento numero 12 è inammissibile. L'articolo 3 è soppresso, l'articolo 4 è soppresso, passiamo quindi all'esame dell'articolo 5. All'articolo 5 è stato presentato l'emendamento numero 8, che è stato ritirato, l'emendamento sostitutivo parziale numero 10 e gli emendamenti aggiuntivi numero 6, 3, 17 e 1. L'emendamento numero 11 è inammissibile, l'emendamento numero 16 è Sull'emendamento numero 1 è stata chiesta la votazione a scrutinio segreto. Onorevole Uras, conferma la richiesta avanzata dall'onorevole Zuncheddu di votazione a scrutinio segreto?
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Se l'ha chiesta la collega ovviamente è confermata.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5 e dei relativi emendamenti:
Art. 5 Riduzione dei costi e disposizioni varie1. Le circoscrizioni di decentramento comunale di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni sono soppresse, fatta eccezione per la Municipalità di Pirri e per quelle esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge rappresentative di nuclei residenziali omogenei ed esterni al tessuto urbano principale del comune di riferimento. Gli statuti comunali possono prevedere la soppressione o l'accorpamento delle circoscrizioni così risultanti ovvero la loro trasformazione in differenti forme di decentramento comunale. Al presidente e ai componenti i consigli circoscrizionali è riconosciuto il solo gettone di presenza per le sole riunioni dell'assemblea. In nessun caso l'ammontare percepito nell'ambito di un mese, può superare l'importo pari ad un quarto dell'indennità massima prevista per il rispettivo sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.
2. Per determinare il quorum dei votanti nei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti non sono computati fra gli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune quelli iscritti all'anagrafe degli elettori residenti all'estero.
3. Al comma 1 dell'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni. Misure di sostegno per i piccoli comuni) dopo le parole "le Unioni di comuni sono" sono aggiunte le parole "associazioni di". Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le unioni di comuni adeguano i propri statuti alle disposizioni del presente comma.
4. Nei comuni con popolazione pari o inferiore a 15.000 abitanti il consiglio è presieduto dal Sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.
5. In attesa di una disciplina regionale di razionalizzazione della materia non si applica in Sardegna l'articolo 2, comma 186, lettera e), del della legge n. 191 del 2009.
6. Fino a diversa disposizione di legge regionale, negli enti locali della Sardegna non si applica l'articolo 6, commi 7, 8, 9 e 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, relativamente alle somme trasferite dalla Regione autonoma della Sardegna.
7. In attesa di una disciplina organica regionale dell'ordinamento degli enti locali di cui al comma 5 dell'art. 10, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2007) e successive modificazioni, alle assunzioni di personale a tempo determinato e indeterminato e agli incarichi di collaborazione coordinata derivanti da processi di decentramento di funzioni e competenze stabilite con legge regionale, nonché da processi di riorganizzazione, trasformazione o soppressione di enti locali, il cui onere è finanziato con risorse regionali, ivi comprese quelle del fondo previsto dall'articolo 10 della legge regionale n. 2 del 2007, non si applicano le disposizioni dell'articolo 14, commi 7 e 9, del decreto legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010.
Emendamento soppressivo parziale Agus - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 5
Al comma 1 l'ultimo capoverso è soppresso.
(8)
Emendamento sostitutivo parziale Sanna Giacomo
Articolo 5
Nel comma 1 i primi due periodi sono così sostituiti:
"1. Le circoscrizioni di decentramento comunale di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni sono soppresse, tranne ceh per la Municipalità di Pirri, nel Comune di Cagliari e per una circoscrizione rappresentativa delle frazioni di Tottubella. La Corte, Campanedda, Palmadula, Biancareddu, Canaglia, Baratz, Argentiera, nel Comune di Sassari.".
(10)
Emendamento aggiuntivo Agus - Manca - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 5
Alla fine del comma 1 è aggiunto il seguente periodo:
"Con decorrenza dalla data di entrata in vigore della presente legge, il solo gettone di presenza, così come previsto dal presente comma, è riconosciuto anche ai consiglieri circoscrizionali già in carica.".
(6)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 5
Alla fine del comma 7 è aggiunto:
"agli enti locali che non hanno violato i vincoli imposti dal patto di stabilità ed ai comuni, con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, strutturalmente sani (con una incidenza inferiore al 40 per cento delle spese per il personale in rapporto alle spese correnti).".
(3)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu - Mulas
Articolo 5
All'articolo 5 dopo il comma 7 è aggiunto il seguente:
"7 bis. Nei comuni superiori ai 15.000 abitanti e nelle province della Sardegna non è incompatibile la carica di assessore e consigliere del medesimo ente locale.".
(17)
Emendamento aggiuntivo Diana Mario - Greco - Randazzo - Bardanzellu - Sanna Paolo Terzo - Locci - Pitea - Cossa - Zedda Alessandra - Floris Rosanna - De Francisci - Lai - Stochino - Campus - Sanjust - Piras - Cuccureddu - Rodin - Petrini
Articolo 5
Dopo l'articolo 5 è aggiunto il seguente:
"Art. 5 bis. Direttore generale
1. Può essere nominato un direttore generale ai sensi dell'articolo 108 del decreto legislativo n. 276 del 2000, nei comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti e nelle province.
2. I comuni con popolazione pari o inferiore a 30.000 abitanti provvedono alla soppressione della figura del direttore generale a decorrere, per ciascun comune, dalla scadenza dell'incarico in essere alla data di entrata in vigore della presente legge.".
(1)
Emendamento all'emendamento numero 1 aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 5
Alla fine del primo comma è aggiunto:
"Il compenso del direttore generale non eccede quello complessivo del segretario.".
E' aggiunto il seguente comma:
"1 bis. Le funzioni di direttore generale possono essere conferite dal presidente di provincia o dal sindaco, nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, al segretario, che ha diritto ad un incremento massimo del 25 per cento dello stipendio complessivo.".
(4)).
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). L'articolo 5 di questo provvedimento riguarda alcune figure ritenute superate all'interno dell'organizzazione degli enti locali, ma colgo l'occasione anche per ritornare sulla soppressione che il Consiglio ha deciso della disposizione relativa all'entrata in vigore, anche nel territorio regionale, della norma nazionale di riduzione dei componenti dei consigli comunali e degli organi di governo della Regione. Noi abbiamo discusso in Commissione, abbiamo discusso tra forze politiche, abbiamo discusso tra Gruppi e abbiamo accettato in Commissione - lo dico perché tra noi non può esserci l'equivoco - abbiamo accettato di portare in Aula un testo che presentava dei bilanciamenti e dei controbilanciamenti, che aveva un equilibrio, e aveva un equilibrio per rispondere a un'esigenza sociale. Personalmente io avevo chiesto, per esempio, ad altri Gruppi politici, di minoranza e di maggioranza, di sostenere, insieme all'approvazione di questo provvedimento, l'approvazione della norma costituzionale di iniziativa regionale che prevede la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 60. Anzi, in Commissione avevamo proposto di eliminare almeno il "listino", cioè quei consiglieri regionali che vengono eletti sulla base della sola indicazione del Presidente e lasciando allo scrutinio su base provinciale la scelta di 64 consiglieri. Anche così il numero di consiglieri, in rapporto alla popolazione, sarebbe sempre superiore a quello di ogni altra regione. Noi siamo i più arretrati da questo punto di vista, e non è vero che abbiamo esigenze o che la popolazione ha esigenze di miglior rappresentanza, non è vero! La popolazione non vede l'ora di ridurre il numero dei consiglieri regionali, degli assessori e dei consiglieri comunali, di assessori e presidenti provinciali, non c'è cittadino di questa Regione, di altre regioni che non desideri ciò. E poi c'è un ceto politico che si difende, io lo capisco. Dobbiamo presentare le liste, abbiamo un amico, un compagno a cui abbiamo garantito un posto in lista, abbiamo garantito visibilità pubblica, un ruolo. Ma siamo veramente certi che questo serva a gestire al meglio la disperazione che abbiamo tra le mani, cioè la disoccupazione dei lavoratori, la cassa integrazione dei lavoratori, la precarietà dei lavoratori? Io penso di no, penso di no.
Noi siamo venuti qua e abbiamo trovato emendamenti inammissibili, e lo diciamo quali sono: è inammissibile l'emendamento che voleva mantenere la norma dell'articolo 94 della legge 11/88 sui contratti che si applicano ai lavoratori dei cantieri comunali. Alcune province, agendo autonomamente, stanno infatti dando indicazioni di applicazione di contratti collettivi che implicano una riduzione del numero dei lavoratori che si possono impiegare. Se prima ne potevamo impiegare 100, applicando disposizioni come quella che rinvia al contratto collettivo del settore edile noi ne potremmo assumere cinquanta. Quindi era un'urgenza, una necessità.
La seconda necessità riguardava la Società Bonifiche Sarde che è una società per azioni di proprietà della Regione che si trova in una grave situazione e per evitare l'irreparabile si era trovato uno strumento legittimo contenuto in un provvedimento da approvare in sede di collegato.
La terza questione riguardava non la difforme applicazione di una norma ma l'invenzione di una norma, per cui hanno preso dei lavoratori, li hanno licenziati, li hanno riassunti, gli hanno tolto la previdenza integrativa, gli hanno tolto tutte le indennità, gli hanno ridotto lo stipendio, perché hanno avuto l'ardire di chiedere ciò che il diritto e la legge gli riconosceva in quanto contenuto nel loro contratto collettivo di lavoro. E noi abbiamo avuto il tempo però, riformando tutto, di lasciare le cose esattamente com'erano prima, e d'intervenire con l'articolo 5 solo su questioni di contorno: sul difensore civico che non ha nessuno, oppure sull'utilizzo o meno di un direttore generale che è meglio che non si abbia.
Lo dico anche al Partito Democratico, che è lento da questo punto di vista, purtroppo: ogni tanto si riscontra una difficoltà degli organi di partito regionali e tradurre in sede locale il messaggio che viene dato anche politicamente dallo schieramento avanzato in sede regionale. Lo dico perché non posso non dirlo, non posso non dire che non si raccoglie il messaggio, l'esigenza di rispondere meglio al bisogno, alla chiamata che il cittadino fa.
Ma è possibile che si riesca possa trovare il modo di superare quanto abbiamo concordato in Commissione (e trasversalmente perché ci sono liste da fare oggi e domani, e i comuni che interessano me non sono tra quelli di oggi ma sono tra quelli di domani) e si lasciano le cose come stanno? Onorevole Floris, lei è l'Assessore delle riforme, non è l'Assessore del personale, perché la sua carriera politica, le funzioni istituzionali che ha ricoperto, richiamano la partita delle riforme non quella della gestione spicciola di un apparato ormai decrepito come quello dell'amministrazione regionale.
Noi abbiamo bisogno di un respiro riformatore. Io non voterò contro questa legge, mi asterrò, come una sorta di atto di buona volontà, ma non è la strada giusta, lo dico ai colleghi tutti, lo dico anche agli altri partiti della minoranza, non è la strada giusta, abbiamo bisogno di più e di meglio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Sì, signora Presidente, io vorrei tornare leggermente indietro perché non ho sentito il parere che ella ha espresso sull'emendamento numero 12 all'articolo 3 bis. E' considerato inammissibile?
PRESIDENTE. L'ho dichiarato inammissibile dall'inizio.
SALIS (I.d.V.). Questo ci dà ancora il senso spesso della difficoltà che abbiamo di potere intervenire su situazioni che sono effettivamente disperate. E ci pone ancora di più nella necessità di accelerare, di inviare segnali. Io riprendo velocemente l'intervento precedentemente iniziato sulla necessità di inviare segnali veloci sulla riforma della Regione. Pregherei il Presidente della prima Commissione di interloquire con i Capigruppo e i componenti della Commissione stessa sul problema del numero dei consiglieri regionali, perché su questo versante abbiamo la sensazione che ci sia, non dico unanimità di vedute ma quanto mano una sintonia ampia tra molti Gruppi presenti in Consiglio. L'eliminazione del listino per esempio mi sembra quasi questione acquisita.
Io comincerei proprio a inviare un segnale in questo senso, proprio per evitare le misure propagandistiche di coloro che hanno i privilegi rispetto a situazioni di vertice nella pubblica amministrazione e si riducono il 3, il 4, il 5 per cento delle proprie indennità e poi decidono di sciogliere l'unico presidio di presenza democratica che c'è in un piccolo comune o in una circoscrizione. Io non sopporto, io disprezzo questo genere di propaganda e sono dell'avviso che - come dicono i romani con un'espressione non molto elegante, e mi scuso perché la uso in questa aula solenne - il pesce comincia a puzzare dalla testa, quindi è la testa che deve inviare dei segnali importanti e deve dare l'esempio, anche in questa situazione.
Per esempio, la Società Bonifiche Sarde versa in una situazione drammatica, e decine di famiglie da mesi non ricevono lo stipendio. Io spero che si possa dare attuazione velocemente a questo emendamento che, però, non possiamo approvare oggi. Lo approveremo a domani, dopodomani, io spero che si possa approvare nel più breve tempo possibile perché, al di là delle questioni di carattere istituzionale, ci sono problemi di carattere familiare, di disperazione che, probabilmente, dovrebbero ottenere nella nostra azione una priorità di intervento.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti, ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento sostitutivo parziale numero 10. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione il testo dell'articolo 5. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'emendamento numero 6.
Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Presidente, colleghi, Assessore, io ascoltavo, prima che mi venisse data la parola il Presidente della Commissione, l'onorevole Pittalis, che diceva: noi voteremo contro l'emendamento. Onorevole Pittalis, per questo emendamento lei sa benissimo che c'è stata un'interlocuzione ed è stata offerta anche la disponibilità a ritirare…
(Interruzione del consigliere Pittalis)
MANCA (P.D.). … Io faccio un ragionamento, poi lei pensi quello che crede. Stiamo commettendo un'ingiustizia, perché noi sappiamo che le circoscrizioni esistono a Sassari e a Cagliari, e basta, e molti di noi hanno compiuto dei passi indietro e rinunciato a presentare emendamenti per inserirle nelle città superiori ai 100.000 abitanti, siamo rimasti d'accordo che su questo tema avremo portato, almeno in votazione, un emendamento che prevedesse il reinserimento dei gettoni di presenza per i consigli circoscrizionali anche per le circoscrizioni di Sassari, che è vero che saranno eliminate, così come stiamo stabilendo in questo articolo, ma che al momento esistono e vengono trattate in maniera difforme in considerazione del fatto che sono state elette l'anno scorso e hanno ancora davanti 4 anni di mandato. Questo è un emendamento che vuole essere corretto con tutti, perché se vogliamo affrontare il problema dei costi, lo facciamo eliminando i gettoni di presenza da tutte le circoscrizioni. Io chiedo ai colleghi sassaresi del centrosinistra, ma anche del centrodestra, di verificare ciò, perché le circoscrizioni hanno un'esistenza limitata, cesseranno di operare dalle prossime elezioni, in questo momento però stiamo decidendo che a Sassari, dove ci sono 4, 5 circoscrizioni cesseranno di operare anticipatamente, perché sappiamo benissimo le difficoltà che incontrano trasversalmente ad operare.
Questo è un emendamento esclusivamente ispirato ad azioni di correttezza rispetto a un impegno che abbiamo assunto e rispetto al fatto che abbiamo rinunciato a proporre emendamenti che potessero creare difficoltà all'Aula, rispetto al fatto che potessero essere inserite le circoscrizioni nelle città con più di 100.000 abitanti. Io capisco che ci siano stati dei problemi, non ne sono stato l'autore, sicuramente questo è un tema che riguarda tutti trasversalmente. Voterò a favore dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Presidente, se fosse così gentile da verificare con gli Uffici l'emendamento numero 10, perché mi sembra inopportuno…
PRESIDENTE. E' stato già approvato.
SALIS (I.d.V.). … Sì, ma mi sembra inopportuno far seguire il nome del collega Biancareddu dal termine "canaglia". E' di pessimo gusto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, l'emendamento relativo ai consiglieri di circoscrizione contribuisce a creare confusione in un testo che sta venendo fuori assolutamente inintelligibile, per la gran parte. In Commissione abbiamo lavorato per giorni e giorni cercando di dare chiarezza a una norma che poteva essere male interpretata. Si ribadisce che i consiglieri attuali di circoscrizione hanno diritto al gettone di presenza; ora, posto che la norma nazionale parla di annullamento delle circoscrizioni ma, chiaramente, non di quelle già insediate, francamente non riesco a capire perché dobbiamo rimarcare che rimane quello che c'è…
(Interruzioni del consigliere Manca)
CAMPUS (P.d.L.). … Dicevo questo, noi abbiamo cercato di fare una legge per dare chiarezza e per inviare un segnale di cambiamento. Se l'unico segnale di cambiamento che poi da questa legge alla fine viene fuori è che inseriamo un gettone di presenza a chi non lo prendeva in questo primo anno di presenza in circoscrizione, francamente ho difficoltà. Per cui voterò contro questo emendamento, come voterò contro tutti gli emendamenti e contro questo testo di legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Abbiamo visto con che rapidità abbiamo modificato il comma 1 dell'articolo 5. Ho le mie idee sulla presenza di questa modifica, vorrei solo far presente che il Consiglio regionale approvandola ha approvato una norma particolare, cioè ha deciso quali sono le circoscrizioni in Sardegna che devono continuare ad esistere, il che vuol dire che è saltato il principio che si intendeva seguire. E a proposito delle discussioni che si facevano prima sui piccoli comuni, è del tutto evidente che il nostro Partito sosterrà fortemente, da qui al futuro, tutte quelle comunità di 3000 abitanti e più a cui è stata negata la democrazia partecipativa della loro realtà comunale attraverso le circoscrizioni, sosterrà la loro richiesta di autonomia comunale, perché quei cittadini li avete dichiarati cittadini di serie B, e questo è un fatto molto grave.
Su queste cose bisogna stare attenti, anche se ci sono interessi elettoralistici, di collegio o di altra natura, che noi capiamo, ma che hanno delle conseguenze sul piano della spiegazione pubblica che dobbiamo dare delle norme che sono state approvate. Noi sosterremo pienamente l'autonomia di quelle comunità, perché quei cittadini hanno i medesimi diritti degli altri, e questa è una decisione di cui qualcuno dovrà rispondere.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 6. E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 6.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Campus - Contu Felice - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Artizzu - Capelli - Milia - Obinu - Rassu - Salis - Sanna Matteo.
presenti 57
votanti 49
astenuti 8
maggioranza 25
favorevoli 18
contrari 31
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 3.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). L'emendamento numero 3 è una mera precisazione, non entra nel merito della norma, però siccome stiamo intervenendo su una materia delicatissima, che è quella del patto di stabilità, posto che la norma che abbiamo introdotto è assolutamente necessaria se vogliamo che la legge finanziaria regionale possa dispiegare i suoi effetti e quindi si possano effettuare le assunzioni anche al di là dei vincoli imposti dalla legge numero 122 (e mi riferisco al fatto che oggi a qualunque titolo vengano assunti, a tempo determinato o a tempo indeterminato, non si può assumere più di una persona ogni cinque che vanno in pensione, il che significherebbe paralizzare tutte le possibilità che noi abbiamo nei centri CESIL, nei cantieri di forestazione, dappertutto) e considerato che lo Stato e il Governo si sono dimostrati particolarmente attenti nel proporre impugnative dinnanzi alla Corte costituzionale anche quando non ne sussistevano i motivi…
(Interruzioni)
Io vi chiedo un attimo di attenzione perché la materia è spinosa. Sono sicurissimo che tutti i colleghi sono espertissimi sul patto di stabilità, però io ho necessità di fare una precisazione.
Perché serve questo emendamento? Perché la norma sul patto vieta esplicitamente ai comuni che non l'abbiano rispettato la possibilità di effettuare qualunque genere di assunzioni, quindi se non si inserisce questa precisazione e non la si inserisce per i comuni virtuosi sotto i 5 mila abitanti, questa legge verrà sicuramente impugnata dinnanzi alla Corte costituzionale. Quindi non entra nel merito, lo conferma, riguarda un aspetto soltanto formale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale, Presidente.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 3.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Fois - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mulas - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Steri - Vargiu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - De Francisci - Diana Mario - Greco - Ladu - Locci - Mula - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Stochino - Tocco.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Campus - Capelli - Lai - Obinu - Rassu - Zedda Alessandra.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 49
astenuti 7
maggioranza 25
favorevoli 30
contrari 19
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'emendamento numero 17.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras sul Regolamento. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, chiedo di parlare sul Regolamento. Noi abbiamo votato un emendamento che non c'entra niente con i consigli comunali, non c'entra niente con l'organizzazione delle giunte, perché quindi è stato considerato ammissibile? Perché è diventato ammissibile? Io immagino che la risposta sarà: è ammissibile perché riguarda la materia degli enti locali. Ma riguarda la materia degli enti locali anche l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro per i cantieri comunali.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, siamo in sede di dichiarazione di voto sull'emendamento numero 17.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io ho chiesto di parlare sul Regolamento, Presidente. Io ho chiesto di parlare sul Regolamento.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Uras, se lei voleva porre una questione su un emendamento che è stato già approvato dall'Aula lo doveva fare prima che si votasse quell'emendamento.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io chiedo di parlare sul Regolamento.
PRESIDENTE. Sul Regolamento, ma non su norme su cui l'Aula si è già espressa.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo di parlare sul Regolamento per riuscire a capire esattamente come ci dobbiamo regolare. Io ho l'impressione che stasera abbiamo fatto un grande pasticcio e non so più, domani, come potremo andare avanti perché vorrei - e questo lo chiedo - che ci fosse una declaratoria, in maniera tale che ci possiamo regolare quando presentiamo gli emendamenti di quel contenuto. Se no si convochi la Giunta per il Regolamento, della quale io faccio parte, e si apra una discussione sul Regolamento, altrimenti non abbiamo più possibilità di regolarci.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, l'emendamento che è stato testé approvato dall'Aula è strettamente connesso al comma 7 dell'articolo 5.
PRESIDENTE. Siamo all'emendamento numero 17.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento perché io, a differenza di qualche partito di maggioranza, rispetto gli accordi quando si prendono.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento numero 4, che è un emendamento aggiuntivo all'emendamento numero 1. Ricordo che gli emendamenti aggiuntivi si votano prima degli altri emendamenti.
(Non è approvato)
Sull'emendamento numero 1 è stata chiesta la votazione a scrutinio segrreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 57
votanti 56
astenuti 1
nulli 1
maggioranza 29
favorevoli 16
contrari 39
(Il Consiglio non approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - ZUNCHEDDU.
Si è astenuta la Presidente LOMBARDO.)
L'articolo 6 è soppresso.
Passiamo all'esame dell'articolo 7.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 7:
Art. 7
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, colleghi, con questa legge non si è scritta una bella pagina della nostra storia autonomistica. Personalmente non vincolo neppure il mio Gruppo al voto che esprimerò io, perché io voterò contro questa legge. Voterò contro perché non riforma, non riordina, non risolve problemi e non sono neppure convinto che non ne ponga altri di natura interpretativa e applicativa. Non mi convince.
Mi convinceva di più il testo della Commissione, e mi avrebbe convinto ancora di più se avesse tentato di affrontare un paio di emergenze anziché rinviare tutto, forse, a "fra un paio di settimane". Il "fra un paio di settimane" dipende da tante turbolenze che ci sono in giro che sono legate anche alle elezioni amministrative. Ma supponiamo il caso che il "paio di settimane" si prolunghi - lo dico anche al collega Franco Meloni - può essere anche che si prolunghino, due, tre, quattro settimane e allora si arriverà alla vigilia del voto e ogni parola che noi spenderemo qua sarà viziata, ogni atto che approveremo sarà condizionato, forse non ci sarà neppure il tempo di affrontare le questioni che sono rimaste lì, ferme.
Siamo alla fine di marzo, abbiamo una legge finanziaria che è stata impugnata dal Governo, abbiamo un patto di stabilità che non ci consente di spendere, abbiamo vertenze importanti nel settore industriale, nel settore dei trasporti, nel settore della scuola, nel settore della cultura, nel settore dell'informazione, dell'editoria, abbiamo l'esigenza fortissima dell'università di "raccattare" qualche risorsa in più per non essere declassata, siamo di fronte, cioè, a una situazione di disastro complessivo e noi non siamo maturi per affrontare queste vicende.
Io non voterò questa legge perché non mi sento di diventarne complice, è lenta, non è "rock". E' antica, non è nuova. E' una riproposizione. Qualcuno dei miei colleghi, a cui mi sento anche vicino, quando vede queste leggi dice: "Questa è una operazione di cosmesi". Abbiamo fatto un po' di imbellettamento, abbiamo messo un po' di cipria, un po' di rossetto e abbiamo portato la vecchia signora di nuovo in scena, la vecchia signora è di nuovo in scena con il rossetto, la cipria, i capelli tinti. Le vecchie signore truccate sono meno belle delle vecchie signore che non si truccano. Avremmo fatto benissimo a non fare trucchi, avremmo dovuto scrivere "articolo 1: tutto quello che conosciamo rimane fermo. Viva su connottu!". Saremmo stati più seri, avremmo retto meglio il confronto con la popolazione.
Qualcuno dice: "Ma no, ma non è così, l'opinione pubblica se ne frega". Non è vero e qualche segnale che ogni tanto appare quello e là ci dovrebbe convincere che non è vero! Abbiamo effettuato un'operazione sbagliata, lo dico per il mio schieramento, per noi è un'operazione sbagliata. Sbagliata! Questa è una legge che ci carica di un peso, che ci pone un problema, che ci pone il problema di rispondere come noi avremmo voluto sempre di più rispondere al confronto con il centrodestra sul terreno del miglioramento del sistema pubblico. Invece no, siamo caduti di nuovo sulla difesa della macchina del consenso, su come garantire a questo e a quello comunque quel piccolo spazio che ne giustifica la relazione con noi. Questo è il dato. Così non andremo avanti.
Lo sa, onorevole Mario Diana, quant'è più o meno quello che noi spendiamo per mantenere tutto questo sistema? Tutto, il Consiglio regionale, la Giunta, gli enti, le nostre controllate e partecipate che dobbiamo foraggiare, anche ai limiti della legittimità delle norme comunitarie? Lo sappiamo quanto costa tutto questo che dovrebbe produrre, diceva Lussu, maggiore efficacia, robustezza nell'economia e nella società sarda? Il sistema dell'autonomia si mangia tra il 90 e il 95 per cento del nostro bilancio, il 100 per cento di quello spendibile, perché abbiamo il patto di stabilità che ci impedisce di spendere di più. Onorevole Diana, facciamo un piano straordinario per il lavoro, cioè un collegato come quello che è stato anche fermato in Commissione sesta, facciamo un piano straordinario per il lavoro con 45 milioni di euro quando il bilancio della Regione è quasi di 9 miliardi di euro. Quello è il piano straordinario, la punta di diamante, l'azione innovatrice verso un'economia più competitiva.
Lo sa perché si limita a stanziare 45 milioni, cioè briciole? Perché non ci sono soldi, perché non se ne possono spendere, perché è un apparato che costa una montagna di quattrini, che non si pone neppure sulla lunghezza d'onda della spesa regionale, al limite si mette lì a frenare, si inventa norme giustappunto per creare qualche fastidio in modo tale che noi dobbiamo tornare di nuovo qua, tentare interpretazioni autentiche; non c'è uno sforzo interpretativo rispetto alla finalità, c'è un adagiarsi sulla procedura.
Io non voterò a favore di questa legge, voterò contro perché non siamo stati capaci di introdurre miglioramenti nella situazione data, perché ci siamo ancora una volta rinchiusi in noi stessi, e non c'è bisogno di cercare grandi argomentazioni per capire che questo abbiamo fatto, ma l'avremmo potuto fare anche più correttamente. Fermi tutti, questo è quello che vogliamo, il blocco, la conservazione! E' meglio un conservatore sincero che un riformatore fasullo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Anche se qualcuno, o forse più di uno, aveva dichiarato che c'era un impegno, le cose non sarebbero dovute andare così come invece sono andate in quest'Aula quest'oggi, siamo riusciti, come ha detto il collega Uras a generare un grande pasticcio e quindi la sensazione che oggi avvertiamo è di profonda delusione e insoddisfazione.
Siamo partiti da una posizione come Gruppo che era ben altra, abbiamo sostenuto con convinzione una nostra linea, condivisa da altre forze politiche, da alcune forze politiche e poi, per senso e responsabilità, abbiamo incominciato a compiere dei passi indietro. Lo abbiamo dichiarato ripetutamente nel corso dei lavori di una Commissione che si è riunita in continuazione e ha cercato di mediare. L'aspetto, come dire, maggiormente apprezzato è quello relativo alla capacità del Presidente di non perdere mai la calma e di guidarci sino in fondo, però in fondo in fondo covava qualcosa sotto quell'apparente calma. Siamo arrivati in aula e abbiamo visto che sono stati presentati (mentre doveva essere una proposta di legge asciutta) 17 emendamenti, di cui solamente tre dichiarati inammissibili, e non erano i tre che minavano l'asciuttezza e l'efficacia della proposta di legge, perché gli emendamenti sono stati dichiarati inammissibili per atteggiamenti forse eccessivamente prudenti, di quella prudenza che, come ho detto stamattina, ci rende responsabili, complici, traditori di un'aspettativa, di un'idea, di un bisogno di tutela dei lavoratori.
Ciò vale anche per l'emendamento che riguardava la Società Bonifiche Sarde, che oltre a tutelare lavoratori in difficoltà destava l'attenzione su un'azienda che è una vergogna per lo stato in cui si trova. Chi ha avuto modo di osservare le fotografie dello stato in cui versa quell'azienda si sarà reso conto che si trova in una condizione che grida allo scandalo e dovrebbe farci vergognare tutti profondamente. Quell'emendamento tutelava anche un altro aspetto, che è il pericolo che corre una grande risorsa della Sardegna, cioè le proprietà dell'SBS. Ora non sto qui a ripercorrere la storia della fine che quei terreni espropriati a suo tempo hanno fatto, del pericolo che hanno corso, alcuni addirittura sono spariti. Oggi invece si è chiesto di non dare sponda a norme intruse (si usa a volte questo termine) che invece avrebbero dato risposte concrete. Forse era l'unico aspetto positivo, a conclusione di questa giornata, della discussione in quest'Aula.
Comunque noi siamo arrivati al dunque, al dunque di un cammino che ci ha visto mediare, facendo appello a una esigenza di rappresentanza democratica che sono convinto nessuno di noi mette in discussione, comprese alcune affermazioni contenute nella relazione della proposta di legge che fanno riferimento alla necessità di superare il momento, di riuscire a navigare senza intoppi a gioco iniziato che (le amministrative di maggio) perché altrimenti avremmo assistito all'effetto paradossale di vedere il Comune di Cagliari capoluogo regionale scendere a 32 consiglieri e 9 assessori.
Ebbene, dove stava lo scandalo? E' forse in competizione con la città di Sassari) Se la competizione sta su questi termini veramente noi abbiamo scarsa considerazione dei valori democratici, del valore della rappresentatività democratica. Ma chi le stila le classifiche? Le classifiche si stilano in base a che cosa? Io credo che una città si collochi più in alto in una classifica, come qualche volta ci capita di leggere, se magari è dotata di maggiori servizi, non se ha un numero di consiglieri comunali maggiore o minore, se ha strutture scolastiche idonee, se ha buoni servizi sociali, se ha parcheggi, buona viabilità, se ha una dotazione di impianti sportivi adeguata. Questi servizi collocano quello mette una città in una posizione, come dire, di maggior prestigio, rispetto alle altre.
Noi nel merito della questione ci ritorneremo perché, comunque, questa legge dovrebbe durare, se almeno su questo saremo coerenti e manterremo l'impegno, da Natale a Santo Stefano, perché se metteremo mano alla nuova organizzazione degli enti locali in Sardegna tutta questa norma verrà spazzata via per essere incardinata all'interno di una nuova proposta di legge di riordino degli enti locali. Ed è per questa ragione che il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 7.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Poiché vi è un problema col sistema di votazione elettronico proporrei, in attesa che i tecnici lo mettano a posto, siccome è stato presentato un ordine del giorno, di sospendere la votazione dell'articolo 7, illustrare l'ordine del giorno e lo votarlo. Poiché non ci sono opposizioni si procede con l'ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Salis - Bruno - Steri - Uras - Cuccureddu - Capelli - Artizzu - Zuncheddu sulla necessità di accorpare i referendum nazionali e le prossime elezioni amministrative.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione del dibattito sulla proposta di legge n. 242/A;
PREMESSO che:
- domenica 15 e lunedì 16 maggio 2011 in molti comuni della Sardegna, come nel resto del Paese, si svolgeranno le elezioni amministrative con possibile secondo turno dopo due settimane, domenica 29 e lunedì 30 maggio;
- il Ministro dell'interno Maroni ha già indetto per il 12 giugno 2011 le votazioni per i referendum nazionali, tra i quali quello per la ripubblicizzazione dell'acqua e quello contro la realizzazione di centrali nucleari nel territorio nazionale;
- per il solo referendum sull'acqua sono state raccolte oltre un milione e quattrocentomila firme, dimostrando il grande interesse dei cittadini su questo tema;
- la Costituzione italiana prevede che vada garantita la massima partecipazione alle consultazioni elettorali e tutela il diritto-dovere di voto dei cittadini;
- la democrazia si basa sul diritto di voto ed un Governo democratico dovrebbe porre in essere tutti i provvedimenti che favoriscano l'espressione del voto da parte del maggior numero possibile di elettori, evitando le scelte che, anche potenzialmente, possano pregiudicare o comunque non favorire la massima partecipazione popolare;
CONSIDERATO che:
- il Presidente della Regione Sardegna ha già deciso di accorpare al 15 maggio le elezioni amministrative con il referendum regionale contro il nucleare;
- l'accorpamento delle elezioni amministrative con le consultazioni referendarie nazionali nella data del 15 o 29 maggio garantirebbe e favorirebbe la piena applicazione del principio di massima partecipazione alla consultazione elettorale, consentendo un enorme risparmio di risorse pubbliche;
- in caso di mancato accorpamento dei referendum con le elezioni amministrative, i cittadini sarebbero chiamati a recarsi alle urne fino a tre volte nell'arco di meno di trenta giorni, scelta che comporterebbe comprensibili disagi ai cittadini stessi e potrebbe influenzare in negativo l'afflusso alle urne, pregiudicando di fatto la libera espressione del voto;
- il mancato accorpamento delle elezioni amministrative con i referendum nazionali costerebbe all'erario oltre trecento milioni di euro, comportando un enorme ed ingiustificato sperpero di risorse pubbliche, difficilmente giustificabile soprattutto in questo periodo di gravissima crisi economica,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a sollecitare il Governo ed il Ministero dell'interno perché, come giustamente già deciso dalla Regione Sardegna per il referendum regionale, procedano all'accorpamento in un'unica data dei referendum nazionali e delle prossime elezioni amministrative, agevolando così il manifestarsi della volontà popolare ed evitando lo sperpero immotivato del denaro pubblico.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori dell'ordine del giorno ha facoltà di illustrarlo.
SALIS (I.d.V.). Il titolo sarebbe già esaustivo, quindi potrei anche fermarmi qui. Stiamo parlando di risparmio di risorse, abbiamo parlato in Commissione I, abbiamo parlato in Aula per parecchie ore di risparmi, di tagli ai comuni, ai consigli circoscrizionali, di ridurre le indennità eccetera. L'ordine del giorno che è stato presentato, firmato da Salis, Bruno, Steri, Uras, Cuccureddu, Capelli, Artizzu e Zuncheddu, in rappresentanza dei rispettivi gruppi e partiti, pone un'esigenza che è stata già posta. Questo argomento è stato già discusso, e ordini del giorno similari sono già stati approvati da altri consigli regionali, ultimo il 9 marzo, quello approvato all'unanimità dal Consiglio regionale del Lazio.
Questo ordine del giorno si pone il problema di evitare lo spreco di circa 300 milioni di euro. Con questo ordine del giorno, infatti il Consiglio regionale chiede alla Giunta, e al presidente Cappellacci, di sollecitare il Governo nazionale ad accorpare (come ha fatto il Governo regionale con il referendum regionale) anche i referendum nazionali, che sono previsti ripeto per il 12 giugno, ad una delle giornate in cui si svolgeranno le elezioni amministrative, il 15 o il 29 maggio. Ci sembra una proposta assolutamente di buon senso, e chiediamo al Consiglio che quest'ordine del giorno possa essere votato, in modo che la Regione Sardegna si aggiunga alle già numerose Regioni che hanno chiesto al Governo di fare questo accorpamento, per evitare sprechi di danaro pubblico.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ho notato Presidente… il sistema andrebbe mantenuto meglio, andrebbe riparato…
PRESIDENTE. No, onorevole Uras, la prego, sono le 21 e 37, siamo tutti stanchi…
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, ma perché siamo tutti stanchi? Siamo freschi come rose!
PRESIDENTE. Sì, siamo tutti freschi da stamattina! Prego onorevole Uras.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ne ho visto sanguinare anche con altri sistemi!
Io voterò a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Salis, che oggi un po' si è perso, però noi puntiamo a recuperarlo. Voterò a favore dell'ordine del giorno perché mi pare che anche questo sia un problema di costi della politica, perché è vero che le consultazioni elettorali tutte, ivi comprese quelle referendarie, sono un grande momento di democrazia, ma ci sono tanti Paesi che fanno uno sforzo e cercano di condensare questi momenti di partecipazione democratica in un'unica data in un anno, e molte volte in un'unica data anche in più anni (le chiamano election day) e lo fanno per una ragione molto semplice: perché non vogliono aggravare il peso finanziario dello sforzo, ma anche perché vogliono che la linea politica, le proposte, i ragionamenti che stanno alla base di quelle consultazioni, vengano capiti, vengano intesi con più chiarezza dall'elettore, che è attratto, per un motivo o per un altro, alla partecipazione in quel momento.
Le elezioni, e anche i referendum, non devono essere demonizzati, e non bisogna pensare alle date in funzione strumentale, al conseguimento e al non conseguimento di un quorum, o non la realizzazione di un quorum, dobbiamo pensare ad altro, cioè ad organizzare al meglio un'occasione in cui meglio si possa esprimere il cittadino.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri:Agus - Artizzu - Barracciu - Bruno - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mulas - Obinu - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Steri - Uras - ZUNCHEDDU.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Campus - De Francisci - Diana Mario - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Paolo - Stochino - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Dedoni - Fois - Maninchedda - Milia - Mula - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 55
votanti 48
astenuti 7
maggioranza 25
favorevoli 29
contrari 19
(Il Consiglio approva).
Ritorniamo alla votazione a scrutinio segreto dell'articolo 7.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'articolo numero 7.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 55
astenuti 1
maggioranza 28
favorevoli 40
contrari 15
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - ZUNCHEDDU.
Si è astenuta la Presidente LOMBARDO.)
Passiamo ora alla votazione finale della proposta di legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 242/A.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri:Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Campus - Locci - Sechi - Uras - ZUNCHEDDU.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Artizzu - Capelli - Sanna Matteo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 52
astenuti 4
maggioranza 27
favorevoli 47
contrari 5
(Il Consiglio approva).
I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 9 e 30 in seduta solenne.
La seduta è tolta alle ore 21 e 45.
Allegati seduta
CLXXXIX Seduta
(POMERIDIANA)
Mercoledi' 16 marzo 2011
Presidenza del Vicepresidente CUCCA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 06.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° febbraio 2011 (182), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Paolo Luigi Dessì, Marco Meloni ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 16 marzo 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Congedo per motivi istituzionali
PRESIDENTE. Comunico altresì, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il vicepresidente Michele Cossa è assente nella seduta pomeridiana del 16 marzo 2011 per motivi istituzionali.
Constatata la scarsa presenza di consiglieri in Aula, sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 16 e 20.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Prego i consiglieri di prendere posto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 242/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore. Presidente, vorrei partire da una brevissima riflessione che attiene all'operato della prima Commissione e soprattutto alla riunione che la prima Commissione ha tenuto un paio di giorni fa, con all'ordine del giorno, una sorta di ricognizione del lavoro che è stato già svolto nella scorsa legislatura e nelle proposte che sono state presentate in questa legislatura per quanto riguarda la materia delle riforme.
Sono partito da questo aspetto per mettere bene in evidenza un dato: c'è da parte di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione (anzi direi proprio senza distinzione di appartenenza) un comune sentimento, che io ho registrato e che voglio manifestare pubblicamente, relativo alla necessità di avviare seriamente e responsabilmente una stagione per le riforme, non una qualunque riforma o tante riforme, ma le riforme possibili, quelle che possono essere portate a compimento in questa legislatura.
Lo voglio dire non perché voglia convincere qualcuno, ma per dare atto che concretamente vi sono tutti i presupposti perché si avvii questa stagione. E dunque cosa c'entra questo discorso, voi mi direte, con il provvedimento in esame? C'entra, perché intanto il provvedimento in esame - vogliamo subito dirlo - non è una riforma, ma si tratta di un provvedimento necessario, necessitato, anche tenuto conto dell'imminenza delle elezioni amministrative, per fare chiarezza, perché non sorgano dubbi interpretativi in ordine all'applicazione, ora della legge statale, ora delle norme regionali, sulla composizione dei consigli comunali.
Debbo dire che, proprio con l'ottica di rivedere in una prossima occasione il tema complessivo della riforma dell'ordinamento degli enti locali, ci siamo posti il problema di come disciplinare nell'immediato e come trattare la questione, e si è appunto convenuto da tutti che la soluzione saggia, responsabile, prudente, tenuto conto che oramai nell'ambito dei piccoli, medi o grandi comuni, le forze politiche avevano già avviato la formazione delle liste, fosse quello di salvaguardare anche il lavoro eventualmente già posto in essere e evitare che mentre la partita è in corso si potessero modificare le regole del gioco.
Si è pertanto ritenuto, in questa prima fase, di lasciare inalterato il sistema di composizione dei consigli comunali, inviando nel contempo anche un significativo messaggio: che vi è la consapevolezza che bisogna iniziare a rivedere (anche, eventualmente, nell'ottica di un contenimento dei costi, e non solo) il sistema della composizione di tutti gli organi elettivi, a cui non è certamente sottratto lo stesso Consiglio regionale. Su quest'ultimo però, come è noto, essendo disciplinato da norma di rango costituzionale si può intervenire solo con una procedura più complessa e articolata. In quella sede ci occuperemo eventualmente anche degli aspetti che riguardano la sua composizione.
Ecco, lo spirito che ci ha animato in Commissione è quello, appunto, di non creare situazioni che possano in qualche modo complicare la già difficile attività che svolgono le forze politiche, soprattutto in comuni di piccole e piccolissime dimensioni. Dunque la prima nostra preoccupazione è stata quella di fare certezza e quindi chiarezza in ordine alla interpretazione delle norme. Contemporaneamente si è voluto inviare anche un segnale della volontà di andare verso una riduzione dei costi, per esempio attraverso una proposta significativa presentata da un collega della Commissione, che è stata accolta all'unanimità, relativa alla riduzione dei presidenti dei consigli comunali, la cui figura, nei comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, viene eliminata, o attraverso la riduzione delle circoscrizioni.
Soprattutto, devo mettere in evidenza, in chiusura, che c'è stata da parte di tutti la volontà di rifuggire anche da un facile populismo o da iniziative demagogiche, perché sarebbe stato facile ipotizzare tagli alle già esigue indennità dei nostri amministratori soprattutto nei comuni con popolazioni non superiori ai 5 mila o ai 10 mila abitanti. Abbiamo ritenuto di fare cosa più sensata cercando di intervenire sui meccanismi che possono assicurare la reale rappresentanza democratica e soprattutto cercando di sostenere e supportare l'azione del sistema delle autonomie locali in relazione alle quali abbiamo ricevuto il parere anche del Consiglio delle autonomie, che ha espresso un giudizio che è sostanzialmente positivo in ordine al lavoro della prima Commissione.
Quindi l'invito che prima di tutto formulo a me stesso, ma anche ai colleghi consiglieri, è quello di considerare questa non come la riforma del sistema degli enti locali, ma come un provvedimento necessario ed urgente, per cui la raccomandazione è anche quella di evitare, per quanto è possibile - salvo ragioni che rendano assolutamente necessario integrare o modificare alcune norme - la presentazione di emendamenti. Avremo altra occasione e altri momenti per occuparci della vera riforma dell'ordinamento degli enti locali.
Con questo auspicio devo dare atto del contributo davvero costruttivo, non solo dei componenti la Commissione di maggioranza ma anche di tutte le forze di opposizione presenti, che hanno reso possibile che questo provvedimento pervenisse in Aula e, come ci auguriamo, possa essere esitato in tempi brevissimi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo dieci minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 16 e 45.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 31, viene ripresa alle ore 16 e 45.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, il presidente Pittalis ha giustamente ricordato all'Aula come questo sia un provvedimento necessitato dal fatto che è alle porte una nuova tornata elettorale per il rinnovo di un centinaio di consigli comunali in tutta la Sardegna. Occorre pertanto eliminare i dubbi interpretativi sulle diverse modifiche apportate al decreto legislativo numero 267 del 2000 e sull'esercizio dell'autonomia di questa Aula attraverso anche delle leggi apposite. Mi riferisco, appunto, alla legge numero 10 del 2002 che all'articolo 10 ha disciplinato la composizione dei consigli comunali, ma non ha disciplinato sicuramente la materia che riguarda la composizione delle giunte.
Il presidente Pittalis ci ha anche ricordato della necessità di avviare una stagione di riforme, che affronti anche la disciplina della complessa materia dell'ordinamento degli enti locali, che ha subito il primo grosso scossone con la legge numero 81 del '93. Si tratta della legge, nata in epoca di Tangentopoli, che ha previsto l'elezione diretta del sindaco e allo stesso tempo ha disciplinato il funzionamento dei consigli comunali effettuando la prima riduzione del numero dei consiglieri comunali e ridisegnando il ruolo delle assemblee.
Con la legge numero 81 del '93 si sono sacrificati grandi e larghi spazi di democrazia sull'altare della governabilità. Si è passati da un sistema in cui i consigli avevano il loro peso, eleggevano addirittura il sindaco (con amministrazioni e sindaci che cambiavano anche più in fretta delle stagioni politiche) si è passati ad un sistema in cui con l'elezione diretta del sindaco il ruolo dei consigli comunali è stato enormemente sacrificato restringendo fortemente gli spazi di democrazia. Quindi un ridimensionamento del ruolo dei consigli comunali a vantaggio del sindaco e degli esecutivi.
Da quel momento storico sono passati ormai quasi vent'anni e sicuramente si impone una revisione del sistema delle autonomie. Io penso - e sono d'accordo con l'onorevole Pittalis - che la revisione del complesso delle autonomie locali possiamo farla noi esercitando la nostra autonomia. La nostra autonomia va esercitata con la scrittura di un nostro codice delle autonomie locali che ridisegni anche il ruolo dei consigli comunali, stabilendo un riequilibrio dei poteri all'interno dei consigli comunali fra esecutivo e consiglio.
In quel contesto possiamo anche ragionare, senza nessuna preclusione, sulla riduzione del numero dei consiglieri comunali; nel momento in cui ragioniamo sul riequilibrio dei poteri possiamo anche ragionare su quello. Però farlo oggi, inseguendo una legge nazionale, che con ipocrisia parla di risparmi, mi sembra inopportuno. Io penso pertanto che noi facciamo bene a fermarci, e a dire: "Noi abbiamo già legiferato, abbiamo una legge che definisce il numero dei consiglieri comunali perché abbiamo la legge numero 10 del 2002 che già ci dice come devono essere composti i consigli comunali". Non facciamoci quindi trascinare dall'ipocrisia della riduzione dei costi per ridurre i consigli comunali, perché la riduzione dei costi del sistema delle autonomie non si fa sicuramente riducendo il numero dei consiglieri comunali.
Ciascuno di voi, la maggior parte di voi è stato anche consigliere comunale, ma comunque ha bene in testa qual è l'entità dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali. Oltretutto la maggior parte dei consigli comunali della Sardegna fa capo a comuni sotto i 5000 abitanti e in un comune sotto i 5000 abitanti un consigliere comunale arriva a malapena a 150 euro lordi all'anno, in tutto l'anno. Forse colpire "la casta" vuol dire prevedere due consiglieri comunali in meno nel comune di Setzu? Forse colpire la casta vuol dire prevedere quattro consiglieri comunali in meno nel comune di Sardara?
Questi consiglieri comunali, nei nostri comuni, suppliscono spesso alle carenze di personale dei nostri comuni, perché i consiglieri comunali vanno a controllare i cantieri, i consiglieri comunali organizzano le feste dei nostri comuni, i consiglieri comunali spesso vanno addirittura ad accendere le luci del campo sportivo. Ecco, i nostri consiglieri comunali suppliscono ai tagli che sono stati effettuati in questi anni, che hanno determinato la mancanza del turn-over nei nostri comuni e oltretutto - fatto non secondario - garantiscono comunque una presenza democratica diffusa nei nostri paesi. Peraltro questa norma porta anche una riduzione dei sindaci, comporta anche una riduzione del carico di responsabilità che invece nell'amministrazione di un paese deve essere diffusa, non può rimanere in capo ad una singola persona, anche alla luce degli episodi ai quali stiamo assistendo nei nostri paesi.
Ecco, io penso che dovremmo ragionare in maniera pacata, penso che bene abbia fatto la prima Commissione a trovare un punto di sintesi su alcune questioni perché effettivamente ragionare sulle circoscrizioni, ragionare sulle presidenze dei consigli comunali (istituto del quale spesse volte si è abusato) sui direttore generali, eccetera eccetera, non ci fa male se troviamo un minimo comune denominatore. Per il resto, l'impegno che noi dovremmo assumere è di arrivare in tempi brevi ad una riforma complessiva.
Penso inoltre che sia opportuno lasciare il richiamo contenuto nel comma 2 dell'articolo 2 perché limitativo della nostra autonomia, perché ci riempiamo la bocca parlando dei nostri spazi di autonomia e poi diciamo che sospendiamo per alcuni mesi l'attuazione di una legge nazionale sino alle prossime tornate elettorali. Io penso che sia un'aberrazione dal punto di vista giuridico, io penso che l'impegno solenne che assume il Consiglio regionale (che è quello di impegnarsi di fronte anche alla Giunta a scrivere il codice delle autonomie per la Sardegna) non abbia bisogno di richiami di questo tipo, che sicuramente minano anche la nostra credibilità nel momento in cui rivendichiamo spazi di autonomia.
Per il resto ho visto che anche il numero degli emendamenti è abbastanza contenuto. L'impegno da parte nostra è quello di partecipare attivamente alla scrittura del codice di autonomia per la Sardegna quando arriverà in Commissione e in aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Intervengo solo per rimarcare il lavoro che è stato svolto in Commissione che ha portato a un accordo in larga parte condiviso a seguito dei passi indietro compiuti più o meno da tutte le forze politiche rispetto alle posizioni iniziali. Non si è trattato, peraltro, del tentativo di trovare un compromesso purché fosse, e allo stesso tempo di rimarcare alcuni passaggi. Certo, il problema non è il taglio dei consiglieri comunali o degli assessori, non è quello di risparmiare ma, come abbiamo detto in Commissione, è il problema di una politica che si riforma, che si rimodula dall'interno. L'obiezione - che noi stessi abbiamo riconosciuto fondata - è che però è sempre il livello superiore che rimodula il livello inferiore. E tra le proposte che sono state discusse a lungo in Commissione, negli impegni che sono stati assunti, c'è anche quello di rivalutare, noi, come Consiglio regionale, la composizione della nostra Assemblea, così come auspichiamo che questo avvenga per il Parlamento, la Camera e il Senato.
I pochi emendamenti presentati stanno a dimostrare che questo accordo, in qualche maniera, ha trovato una stabilità, anche se, ripeto, con rinunzia da parte di molti perché - e qui devo correggere l'intervento precedente del collega -il secondo periodo del comma 2, all'articolo 2, faceva chiarezza sulle intenzioni. Si è arrivati a quella definizione del comma 2 perché in Commissione esisteva una larga parte di commissari favorevoli ad un segnale all'esterno di riduzione dei numeri della politica, non dei costi della politica, perché non sono questi i costi, e lo sappiamo, però i numeri sì. E questo secondo comma è stato inserito per dire: riconosciamo come vero il problema, però, data l'imminenza delle prossime consultazioni amministrative, per non voler disturbare gli accordi già presi all'interno dei gruppi, all'interno dei partiti, nella coalizioni e quant'altro, si è deciso di soprassedere. Diciamo che è un post it, un elemento di memoria, un richiamo, a questo Consiglio ad approvare una normativa unica e appropriata, ma è allo stesso tempo un richiamo che questo Consiglio sente, e ha sentito provenire da parte della gente che avvertiva la necessità di rivedere i numeri della politica.
Ed ecco il motivo per cui sosteniamo la permanenza, anche del comma 2, dell'articolo 2, (anche se può sembrare un po' cacofonico, è tutto un"2") del secondo periodo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, intervengo brevemente, anche perché mi sembra che in Aula ci sia un clima positivo, che dovrebbe favorire una rapida approvazione della proposta.
Io mi sento di sottoscrivere quanto detto dal relatore della legge, e anche affermato dai colleghi. Certamente questa norma non ha la pretesa di essere una riforma complessiva della materia, affronta un tema in maniera transitoria, e si ripropone di rivisitarlo l'intera materia con una legge organica. Io mi voglio limitare ad un auspicio: che questo Consiglio regionale, come anche nelle parole del relatore, non voglia cominciare dalla coda, ma sappia affrontare in maniera decisiva, anche il tema del numero dei componenti del Consiglio regionale.
Io credo che non possiamo sottrarci, non possiamo sottrarci perché dobbiamo essere certamente da esempio, non possiamo sottrarci perché credo che anche funzionalmente non se ne avrebbe un danno, ma forse un vantaggio, non possiamo sottrarci perché credo che anche il ruolo stesso di ogni consigliere regionale ne uscirebbe rafforzato.
Credo anche che dobbiamo dirci che, viceversa, quando parliamo dei costi della politica, dobbiamo anche essere certi che l'attività di chi svolge una funzione amministrativa nelle nostre comunità, e piccole comunità, deve essere salvaguardata e valorizzata, e credo che in qualche modo voler fare della facile demagogia, nel richiamare il tema dei costi, quando si tratta di piccole comunità, non sia assolutamente opportuno. Abbiamo anzi spesso il problema opposto: di richiamare ad una funzione di servizio i nostri cittadini, richiamare ad una funzione di partecipazione, far sì che chi svolge una direzione politica lo possa fare anche compatibilmente con altre attività, e non lo debba o possa fare soltanto grazie a condizioni particolari in cui si trova (perché magari è un funzionario pubblico, e quindi ha una maggior tutela, o è anche in condizioni economiche migliori).
Io credo che in alcuni casi, nei casi delle amministrazioni comunali dei piccoli paesi, veramente dobbiamo porci il problema di chi un domani vorrà affrontare le gravi responsabilità amministrative nelle condizioni attuali. Penso che ci sia addirittura un problema opposto che dobbiamo affrontare: dobbiamo stare attenti a non scoraggiare l'assunzione di responsabilità e far sì che l'assunzione di responsabilità nelle nostre piccole comunità non sia possibile per pochi.
Il costo della democrazia è anche la politica che si fa solo per censo, per questo stiamo attenti a non cominciare dalla coda, a non scaricare una facile discussione sui costi della politica, incominciando dalle realtà più deboli, dove maggiore e più importante è la funzione di rappresentanza. Noi dovremmo affrontare in maniera organica la discussione, mettendo anche al centro, come ho detto prima, l'attuale dimensionamento del Consiglio regionale. Se lo sapremo fare, io credo che scriveremo una pagina importante di questo Consiglio, una pagina dove, certamente, maggioranza e minoranza sapranno trovare delle ragioni Comuni di azione, e finalmente daremo, come dire, spazio…
PRESIDENTE. Scusate, c'è un brusio di sottofondo che ovviamente disturba chi sta intervenendo.
PORCU (P.D.). No, il brusio non mi disturba, continuo tranquillamente, ma credo che gli argomenti trattati meritino una maggiore attenzione.
Ecco, io credo che, forse, usciremo per una volta, dalla strumentalità di un dibattito, e ci metteremo anche nelle condizioni, almeno su questa materia, di dare un esempio importante. Quindi anch'io non posso che unirmi alle raccomandazioni di una rapida approvazione, e formulo l'auspicio che la prima Commissione sappia essere il luogo e la sede per una riforma coraggiosa, che non tocchi soltanto chi ha meno voce, ma sappia anche incidere e toccare chi deve svolgere funzioni alte, funzioni da esempio, come il Consiglio regionale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, io vorrei rompere quest'idillio, questa situazione anche di semplicità, se non superficialità, con la quale stiamo affrontando la discussione della "242/A". Mi sarei infatti trovato molto a mio agio nel discutere su questa riforma, se avessimo concluso quella sessione di riforme annunciata in Consiglio regionale quattro mesi fa, prima di Natale.
Ricorderete che il Consiglio regionale è stato convocato (e solo quella convocazione è costata più delle riunioni di cinque comuni messi insieme) per iniziare la stagione delle riforme, riforme istituzionali, statutarie, riforme di sistema, legge elettorale e quant'altro. C'è stata una partecipata discussione in quest'Aula.
Tutti quanti noi discutiamo, e non in maniera demagogica, della necessità di riformare il sistema. Lo stesso Governo centrale, il Parlamento, discute sulla riduzione del numero dei parlamentari, dei mille, non quelli di Garibaldi, ma di quelli, oltre mille, che fanno parte del sistema parlamentare italiano. I signori parlamentari invece decidono di iniziare una stagione virtuosa, di ridimensionamento e razionalizzazione, partendo dai Comuni. Non partendo dalla organizzazione, dai costi della macchina burocratico-politico-amministrativa nazionale, ma partendo dal taglio dei costi dei Comuni.
Mi sarei (tornando a noi) sentito sicuramente a mio agio se avessimo compiuto noi il passo propedeutico, cioè se ci fossimo prima apprestati a rivedere l'organizzazione burocratico-amministrativo-politica della Regione, e poi, con grande libertà d'animo e di approccio, discutere del ridimensionamento, della razionalizzazione degli enti intermedi, e di tutta la macchina conseguente. E invece ci troviamo a discutere di quel che dobbiamo fare, di razionalizzazione degli enti intermedi senza aver dato seguito agli ordini del giorno e a quello che ci siamo detti in quest'Aula sulla necessità impellente, prioritaria nei lavori d'aula (su iniziativa ovviamente della Giunta o dei gruppi che vorranno formulare adeguate proposte, o utilizzando quelle giacenti in Commissione) di iniziare questa grande stagione delle riforme che ovviamente, per chi non conoscesse ancora adeguatamente i tempi e i meccanismi consiliari, essendo ormai trascorsi due anni di legislatura, non si faranno più! Non si faranno!
E' come la riforma della legge nazionale sulla giustizia, che si farà, forse, chissà quando, però conquista le prime pagine dei giornali. Noi abbiamo conquistato per 2 giorni le pagine dei giornali per annunciare le grandi riforme dello Statuto e dell'organizzazione della nostra vita politica e sociale ma poi non abbiamo fatto niente! E adesso ci impegniamo nel riformare questi enti intermedi. Io mi sento come il nonno o il papà che ruba la merendina al bambino che gli è a fianco. In termini di risparmio l'operazione è ininfluente.
Non tutti, purtroppo, in quest'Aula hanno fatto i consiglieri comunali, hanno amministrato nei comuni o nelle province ma i consiglieri comunali e provinciali sono in prima linea rispetto a noi! Sono coloro che sono a contatto quotidiano con i problemi, che giornalmente vivono le problematiche della città, del cittadino, del lavoro, dell'organizzazione dei servizi sociali, ogni giorno, quotidianamente. E sappiamo anche che i consiglieri comunali di opposizione (in opposizione, o qui o lì, ci sono un po' tutti i partiti) non servono a niente, perché consiglieri comunali di opposizione non possono fare nulla! Non servono! E' una figura che non serve con questo sistema. Non hanno più spazi! Non hanno più niente!
La legge nazionale ci chiede di cancellare il difensore civico, abbiamo già cancellato i COCICO. A chi si rivolge il consigliere comunale per il controllo degli atti? Al TAR! E chi quindi ci guadagnerà, probabilmente, saranno gli avvocati, tranne quelli che offrono gratuitamente - pochissimi a dire il vero - i loro servigi per la pubblica utilità. Allora dico, tagliamo del 40, del 32 del 20 per cento, del 50 per cento, possiamo farlo, ma io mi sentirei di avanzare una proposta di riduzione drastica del numero dei consiglieri comunali se avessi già provveduto a razionalizzare il Consiglio regionale. Stiamo effettuando dei tagli, signori miei, che non produrranno nessun effetto, se non un po' di fumo negli occhi nei confronti di chi magari guadagna molto meno di una nostra indennità aggiuntiva come quella, per esempio, che percepiscono i segretari d'aula! Non è demagogia, badate bene! Non è demagogia! Lo sto dicendo e sono direttamente interessato!
Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando complessivamente di 100 mila euro? Neanche! Bene, sapete benissimo che un Sindaco dei nostri paesi non guadagna quanto guadagnamo noi con la sola indennità aggiuntiva prevista che ci sono in questo Consiglio, per i diversi ruoli abusati in questo Consiglio regionale. Ecco perché mi sentirei più libero se, confermando la situazione attuale, o rivedendo la situazione attuale, riformando la situazione attuale, avessimo già provveduto noi! Poi possiamo confermare tutto, ma almeno lo facciamo coscientemente.
Quindi questo tipo di riforme non sono riforme che partono dal basso, ma sono riforme che devono obbligatoriamente, per essere credibili, partire dall'alto e noi, in questa Regione, costituiamo il punto alto dell'organizzazione politica amministrativa. Una Regione che, a quanto è dato sapere, impegna la maggior parte dei suoi fondi a disposizione del bilancio regionale per tenere insieme la macchina! E non posso definire quanto impegni, perché ancora oggi la Giunta non ha dato risposta su quanto ammonta l'impegno sulla spesa corrente per tenere in piedi la macchina! La Giunta non ha risposto alle richieste del Presidente della Commissione bilancio, non ci ha fornito i numeri, non li conosciamo, presumibilmente nei rapporti di gestione, mi dice il Presidente della Commissione bilancio, abbiamo indicativamente dal 70 all'80 per cento dei fondi di bilancio impegnati per tenere in funzione la macchina regionale, che è composta anche da noi! Anche da noi!
Ecco perché, al di là di quello che c'è scritto in questa proposta di legge, condivisibile o meno, io mi asterrò su tutto fuorché sul comma 4 dell'articolo 3, che fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti Istat al 31 dicembre 2009 per il computo degli abitanti con diritto di voto. Fuorché su quel comma io mi asterrò su tutto perché non sono sereno! Può essere giusto, può essere sbagliato quello che con impegno i colleghi della Commissione hanno prodotto, può essere giusto o sbagliato ma non riesco ad approcciarmi al problema con libertà di giudizio.
Non posso perché non sono sereno nell'affrontare questo tema che vorrei non si affrontasse fin che prima non ci assumiamo noi le nostre responsabilità nei confronti degli amministratori degli enti locali, che sono coloro che ricevono le lettere anonime, che sono i destinatari di atti delinquenziali che mettono in difficoltà le loro famiglie e loro stessi nell'esercizio delle funzioni amministrative! A noi, che siamo lontani da quelle realtà, non succede. Stiamo parlando di coloro che per 800 euro, per 300 euro, per 200 euro in alcuni casi, per massimo 1.000 euro in altri, mettono la loro faccia direttamente sulla finestra della comunità senza nessuna barriera protettiva.
Io ho l'ardire, in coscienza, di poter affermare che partendo da loro, riformo questa macchina perversa che è la politica e l'amministrazione pubblica? Io non me la sento! Ed è per questo che ho deciso di astenermi, ed è per questo che invito a riflessioni ulteriori, che invito a riprendere quella stagione delle riforme annunciata. E se non lo farà la Giunta lo faremo noi del Consiglio regionale e stabiliremo le priorità. Questa però non è sicuramente una priorità, neanche in prossimità delle prossime elezioni amministrative. La storia del mondo non cambierà se lasceremo le cose così come stanno, e credo che abbiamo piena autonomia di lasciare le cose come stanno, e su questo credo non ci siano discussioni.
Allora impegniamo davvero le nostre risorse, le tante risorse che ci sono in questo Consiglio regionale, impegniamole davvero per offire un servizio alla comunità, lo possiamo fare in tanti, anche quelli che sanno che non ci saranno nel prossimo Consiglio perché avranno ancora più libertà di stabilire delle regole oggettive che non necessariamente debbono essere riconducibili alla posizione personale futura di ognuno di noi. Quelli sono più liberi, sono ancora più liberi degli altri!
Presidente, io credo di avere illustrato il mio pensiero, nel pieno rispetto del pensiero degli altri: ci sarà chi è d'accordo, ci sarà chi non lo è, ascolterò ovviamente i pareri degli altri ma sicuramente non mi aiuterà a risolvere un problema di grande imbarazzo che è determinato soprattutto dalla mia, nostra inefficienza.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, poi alla fine ci siamo trovati ad avere in Commissione, credo tutti quanti, il fiato sul collo, forse perché siamo partiti in ritardo, forse perché si usa, come spesso accade in queste circostanze, eccessiva prudenza. Però la prudenza ci può portare ad essere traditori, ci porterà ad essere traditori di un'idea e di un'aspettativa che è quella di mettere mano all'organizzazione degli enti locali in Sardegna: è un dovere che noi abbiamo, lo dobbiamo fare.
Il presidente Pittalis ha ricordato e ha richiamato il clima che si è venuto a creare in Commissione: siamo partiti ognuno con delle convinzioni, portando istanze personali e convinzioni condivise nel Gruppo, con la piena disponibilità, però, a comprendere le esigenze degli altri e a dialogare per trovare una via d'uscita condivisa. Procedendo nella discussione siamo arrivati a ridosso delle scadenze elettorali senza aver potuto mettere mano a un minimo di organizzazione che potesse garantire un sereno svolgimento dell'appuntamento elettorale del 15 maggio; pertanto si è, come dire, salomonicamente deciso di soprassedere. Infatti noi stiamo cambiando poco e niente con questa proposta di legge visto che rimane praticamente inalterato il contenuto dell'articolo 10 della legge regionale numero 10 del 2002 relativo alla composizione dei consigli comunali e provinciali, che era poi, alla fine, l'argomento principe di quella che doveva essere la riforma. In ogni caso, pur se ci sentiamo responsabili di non essere riusciti a procedere a questo riordino, rimane fermo e chiaro l'impegno di mettervi subito mano, fin da ora, perché il dibattito di oggi è propedeutico al dibattito e al confronto che avvieremo da qui a poco con il lavoro in Commissione, le consultazioni e il contributo di tutti coloro che vorranno aiutarci, forti anche di esperienze personali vissute all'interno degli enti locali.
Il collega Cappelli diceva "purtroppo non tutti hanno fatto l'esperienza del consigliere comunale"; qui dentro in quest'Aula ci sono tanti ex consiglieri comunali, ex consiglieri provinciali, Assessori comunali e provinciali, Sindaci, Presidenti di Provincia che possano portare il loro contributo, ma c'è anche chi ha comunque una cultura di governo e un'idea di come dovrebbero muoversi gli enti locali e che pertanto potrebbe offire al dibattito un contributo proficuo.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SECHI.) Noi siamo fermamente convinti che la riforma in ogni caso - lo dico come rappresentante del Gruppo de La Sinistra Sarda - debba sì puntare anche al risparmio e all'economicità, deve però avere come primo obiettivo la funzionalità, l'efficacia e all'efficienza degli enti locali: le assemblee locali, le Giunte e gli Esecutivi devono essere strumenti al servizio degli interessi generali dei cittadini, perché se non riusciamo a fare questo dimostreremo di non essere all'altezza del momento.
Prima è stata richiamata la legge numero 81 del 1993: quella è stata la prima vera grande riforma, nata sotto la spinta emotiva, in un momento particolare, che ha comunque messo mano alla riorganizzazione e al riordino degli enti locali, consentendo il passaggio all'elezione diretta del Sindaco e ad un sistema elettorale diverso per il rinnovo delle assemblee elettive comunali e provinciali, che è stato anche esportato.
Io non lo so se noi oggi possiamo dire, dopo diciotto anni, che quel modello sia ancora valido, perché abbiamo riscontrato diverse situazioni di negatività, perché quel modello ha come limite il fatto che la caduta o la sfiducia di un Sindaco e di un Presidente travolge l'intera assemblea. Questo, per esempio, è un problema. Nel sistema precedente, nel quale io ho vissuto una larghissima esperienza di quindici anni, quando cadeva una Giunta se ne formava un'altra, così come accadeva con il Governo, e l'operatività, l'efficacia dell'azione di governo comunque riprendeva agile e snella, sicuramente molto più ritmata rispetto invece all'infiacchimento che si registra quando nel nuovo sistema l'Esecutivo viene colpito da crisi con le relative conseguenze nell'operatività, e anche sulla capacità di legiferare, se si tratta di un'Assemblea regionale.
Io credo che sia interessante anche il richiamo che ha fatto il collega Capelli alla soppressione dei COCICO e dei CORECO. Caro Roberto, io sarei favorevole a ripristinare i COCICO e i CORECO, io non lo so se questo comporti una maggiore spesa ma chi se ne importa, se questo garantisce democrazia. Perché oggi a un singolo cittadino, a un consigliere comunale o provinciale di opposizione, a una forza politica, a un'associazione, a un ente, a qualcuno che non è d'accordo con i provvedimenti di una Giunta che va avanti a testa bassa a difendere spesso anche interessi non generali se non addirittura di parte, non rimane che percorrere la via del giudizio, con spese e impegni che spesso non tutti possono affrontare, e io credo che siano comunque uno strumento di verifica trasparente e democratica dell'operato degli Esecutivi dei nostri enti locali.
Il campo sul quale noi dobbiamo aprire questo dibattito e questo confronto è ampio. Sicuramente noi, per convinzione e per coerenza, eravamo - lo abbiamo dichiarato fin dal primo momento - favorevoli ad accogliere la via dei tagli tracciata dal Governo nazionale, come ho detto prima, sia per un discorso di economicità ma soprattutto per un discorso di efficacia e di operatività, e faccio riferimento non tanto alle assemblee elettive soprattutto dei piccoli Comuni ma in particolare agli Esecutivi a volte eccessivamente ampi nei numeri, mentre un Esecutivo più ristretto consentirebbe più snellezza e agilità.
Lo diciamo soprattutto perché siamo coerenti come Gruppo, perché voglio ricordare a voi tutti che la proposta di legge numero 1 che giace in questo Consiglio regionale, e che porta la firma mia, del collega Uras e del collega Chicco Porcu, fa riferimento alla riduzione del numero dei consiglieri regionali. Quindi ridurre il Parlamento dei sardi dai suoi ottanta, forse eccessivi, componenti, a un numero di consiglieri sul quale potremmo discutere, magari pensando di eliminare il "listino", sarebbe già un notevole risparmio.
Faccio riferimento al listino perché comunque dobbiamo sempre tener presente che la rappresentatività democratica -discorso che più volte è stato presente nel dibattito in Commissione - deve essere garantita. Anche questa, infatti, è una forma, come dire, di garanzia democratica, affinché tutti coloro che vengono qui in questa Aula a rappresentare il popolo sardo siano ufficialmente investiti da un mandato elettorale. Non si offenda chi è stato eletto nel listino, ha tutto il mio rispetto, stima personale e apprezzamento per quanto fa in questa Assemblea, però io credo che ognuno possa dare un suo contributo di idee. Noi pensiamo che questo sia sicuramente il modo meno doloroso e più agile per cominciare a mettere mano alla riforma.
Alla fine, rispetto alla strada che abbiamo inizialmente imboccato è rimasta sola, o quasi, la soppressione delle circoscrizioni, quella del difensore civico (che poi anche alla luce di qualche esperienza fatta dimostra grandi limiti) e il discorso del direttore generale, che io avrei previsto solo per i comuni con popolazione sopra i 100 mila abitanti e non sopra i 30 mila, e che avrebbe comportato un risparmio autentico, considerato che i comuni nella fascia tra i 30 mila e i 100 mila abitanti dispongono di un consistente numero di dirigenti che hanno altrettanta disponibilità, capacità, competenze e soprattutto sono al servizio di un progetto dell'amministrazione.
Ogni comune con quei denari che risparmia dalla nomina di un direttore generale può realizzare opere pubbliche significative. Per esempio, può migliorare i servizi al cittadino, ad iniziare dall'assistenza, dalla scuola, dalla scuola materna. Abbiamo comuni che hanno a loro disposizione un direttore generale e non hanno impianti sportivi di quartiere, ad esempio, e la lista potrebbe essere lunga.
Quindi l'impegno c'è da parte di tutti. Voglio citare solo un esempio di una realtà che conosco bene, e che credo sia molto vicina a noi, proprio per pensare ai numeri, al risparmio e all'efficacia. In Spagna per esempio (io credo che valga la pena guardarsi anche attorno, guardare i vicini di casa) un comune da 20 mila a 50 mila abitanti ha una assemblea comunale di 21 consiglieri comunali, e vi ricordo però che in questo numero è compreso anche l'Esecutivo, perché la maggioranza elegge l'Esecutivo all'interno del consiglio comunale, come accadeva anche da noi col vecchio sistema.
Noi, per esempio, cito per tutti il caso di Alghero, una città di 42 mila abitanti, prima avevamo 40 consiglieri comunali. La riforma ha ridotto drasticamente i numeri dei consiglieri portandoli da 40 a 30, però contando il sindaco e 10 assessori arriviamo a 41. Quindi non solo non abbiamo tagliato niente, ma abbiamo addirittura aumentato di una unità, e abbiamo aumentato soprattutto i costi della gestione.
Io ho fatto il consigliere comunale, prima di essere eletto sindaco, e sino al 1993 prendevo come indennità un gettone di presenza al giorno e se c'era riunione di Commissione la mattina e di consiglio la sera, comunque il gettone era unico: 20 mila lire lorde. Credo che a fine anno un consigliere di un piccolo comune non arrivasse a superare i 150 euro di cui si è parlato prima.
Noi qui non dobbiamo fare demagogia facendo riferimento a tagli e risparmi; ci dobbiamo guardare in faccia e dobbiamo capire che prima del risparmio, io dico, viene efficienza e operatività: questo è l'aspetto che dobbiamo privilegiare. Se all'interno di questo quadro poi riusciamo anche a fare economia tanto meglio, e il discorso io credo che sia ben noto a tutti. Su questo io credo sia soprattutto da sottolineare e rimarcare, come dicevo prima, la volontà condivisa da parte di tutti i consiglieri regionali e gruppi presenti in Consiglio, di aprire quella stagione di riforme che tutti, a parole, sosteniamo, ma che ancora abbiamo avuto difficoltà realmente ad avviare sotto la pressione della scadenza elettorale del 15 maggio. Il tutto è rinviato, ma l'impegno di tutti è quello di mantener fede all'impegno preso.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi, innanzitutto devo dire in maniera netta, anche all'onorevole Carlo Sechi, che non siamo arrivati in ritardo, questa proposta di legge, che è figlia di una precedente proposta di legge (la proposta di legge numero 184 firmata da Cuccureddu, Diana Mario, Sanna Giacomo, Salis, Milia, Uras e Fois, tutti i Capogruppo, tranne il P.D.) è stata depositata il 5 agosto del 2010, e prima di essere presentata c'è stato un approfondimento di qualche mese su queste tematiche.
Successivamente, a seguito della presentazione del P.D. di una sua proposta, si è proceduto all'unificazione dei due testi che ha dato vita alla proposta di legge numero 282, frutto di 7-8 mesi di mediazione. Fatto sta che (sono in Consiglio regionale da 2 anni e ho avuto la fortuna di vedere alcune mie proposte diventare leggi seguendo il percorso ordinario) questa volta si è seguito un percorso che definire poco coerente o schizofrenico è poco.
Oggi infatti la proposta che abbiamo in Aula, al netto degli emendamenti chiaramente, più o meno ricalca la proposta originaria se non per due aspetti: la riduzione dei costi (poi entrerò nel dettaglio su questo aspetto) e i direttori generali, dei quali si parla in un apposito emendamento. Per il resto la proposta sostanzialmente è quella che tutti i Gruppi avevano concordato.
E' il metodo col quale si è arrivati che è sbalorditivo, dal mio punto di vista: si è entrati in Commissione con questa sorta di fuoco sacro dell'"asciugare" il provvedimento, di ridurlo all'essenziale, senza inserire niente che non fosse strettamente connesso all'elezione dei consigli, neppure stabilire e definire la composizione delle giunte, un testo essenziale, meglio se scritto in maniera incomprensibile, meglio se con norme di rinvio (e devo dire, grazie anche alle capacità di mediazione del Presidente, il testo esitato rispetta questo spirito) oggi invece andiamo ad approvare un testo, se dovessero passare gli emendamenti, dove si parla di acquisizione di terreni e azioni della società bonifiche sarde, di stabilizzazione, di INPG e problemi legati ai giornalisti, insomma di tutto.
Quindi diciamo che nutro più di una perplessità sul metodo di lavoro delle Commissioni e sulla coerenza tra ciò che avviene in Commissione e ciò che avviene in Aula. Su questo intervento in discussione generale mi attengo al testo presentato che, dal mio punto di vista, è assolutamente soddisfacente perché lo scopo iniziale della proposta - lo ha detto bene anche il relatore all'inizio - era quello di stabilire alcuni, pochi, principi essenziali.
Il primo è dare certezza del diritto, dire a tutti i segretari comunali da quante persone sarebbero dovute essere composte le liste elettorali nei diversi Comuni. Nessuno lo sapeva, nessuno era in grado di dire se la legge numero 10 poteva essere considerata una disciplina organica, oppure no, visto che si occupava di una piccola parte dell'ordinamento, della parte relativa ai consigli comunali. Il paradosso sarebbe stato - qualora avessimo ritenuto efficace la legge numero 10, nonostante le successive norme statali - che avremmo regolato con una legge regionale il numero dei consiglieri e con una legge statale il numero degli assessori. Quindi era necessario fare chiarezza, per evitare, per esempio, le distorsioni accadute lo scorso anno con l'elezione dei consigli provinciali, dove qualche presidente di provincia ha ritenuto di non poter nominare più di 6 assessori, qualcuno più di 7 e qualcuno ne ha nominato 8: caos totale.
Quindi questo aspetto è stato sicuramente disciplinato e si è arrivati a proporre una disciplina positiva, chiara: si applica la legge numero 10, l'articolo 10, gli assessori sono un terzo dei consiglieri comunali, calcolando il sindaco, quindi regole precise e facilmente interpretabili.
Il secondo tema era quello dell'adeguamento della scala demografica prevista dalla disciplina nazionale ai comuni sardi. Perché pensare che la legge nazionale imponga il divieto di nominare direttori generali, tanto per fare un esempio, nei comuni al di sotto dei 100.000 abitanti, significa che moltissimi comuni della Cintura milanese, - Cinisello Balsamo, Monza e così via - avranno tutti il Direttore generale, da noi, città importanti per storia, per ruolo, per numero di abitanti, - Olbia, Alghero, Nuoro, Oristano - non lo dovrebbero avere. Ma la realtà sarda è una realtà demografica totalmente differente, andava sicuramente individuata una scala demografica che riportasse quelle scelte alla realtà e alla specialità della Sardegna.
Specialità che emerge in maniera ancora più evidente, in maniera ancora più marcata se andiamo ad esaminare la legge numero 122 di conversione del D. L. numero 78, che impone una serie di vincoli ai comuni italiani tali da rendere difficilmente applicabile anche una sola delle norme che abbiamo previsto nella nostra legge finanziaria, se non approveremo l'esclusione da quei vincoli, così come proposto nel testo che è arrivato in Aula.
Perché questo? Perché da noi i comuni sono il braccio operativo delle scelte della Regione: quando abbiamo ristrettezze economiche e utilizziamo gli enti locali per la realizzazione di cantieri, per procedere ad assunzioni di diverso genere, per dare sollievo alle fasce più deboli, per realizzare infrastrutture, abbiamo previsto anche un apposito fondo quest'anno. Tutto questo sarebbe stato impossibile con i vincoli dettati dalla legge numero 122, e ciò avrebbe portato a delle aberrazioni. Pensate che l'esclusione della possibilità di utilizzare l'auto degli amministratori e degli amministrativi, dei dipendenti comunali, avrebbe implicato che anche il più piccolo comune della Sardegna si sarebbe dovuto dotare di un'auto blu e di un autista.
Questi sono i paradossi della normativa nazionale, che da un lato spinge verso i tagli e verso una sobrietà nei confronti dell'apparato amministrativo e, dall'altro, determina queste aberrazioni.
Io voglio soffermarmi un attimo sui costi; perché? Perché in questi giorni ci sono stati degli interventi, anche sulla stampa, che definirei ipocriti, stucchevoli, provenienti da chi pur avendo ricevuto indennità per incarichi politici dalla Regione sarda di centinaia di migliaia di euro (Fulvio Dettori, per fare nomi e cognomi) e si permette di definire "casta" quella degli assessori e dei consiglieri comunali, e noi avremmo difeso questa casta.
Allora, siccome sono abituato a citare dati e a documentare ciò che affermo, vi dico che in Sardegna sono moltissimi gli assessori e i consiglieri comunali che rinunciano totalmente alle indennità in favore dei comuni, e fanno volontariato puro, ed è per questo che ho proposto un articolo in questo senso, perché sono assolutamente disponibili a tagliare una percentuale minima dell'indennità come prevede la legge nazionale, ma non a tagliare il numero di assessori o consiglieri, che sono spesso l'unico baluardo democratico che rappresenta le istituzioni e i territori.
Ora, un sindaco in un comune fino a 1000 abitanti, ha un'indennità lorda, complessiva, se è lavoratore autonomo, di 1291, 14 euro (che si riduce al 50 per cento, quindi a 640 euro se è un lavoratore dipendente) ai quali va sottratto (stiamo parlando di cifre lorde) il 40 per cento di ritenuta. Un consigliere comunale prende 17, 04 euro lordi a seduta, non arriva a 100 euro alla fine dell'anno. Il vicesindaco, per esempio, di un comune fino a 1000 abitanti prende 193, 67 euro al mese, che vengono ridotti del 50 per cento se è lavoratore autonomo, quindi 90 euro al mese, e se è un assessore e non il vicesindaco gli euro diventano 64, 56, ridotti del 40 per cento al netto. All'unghia, incassa la cifra ragguardevole di 25, 82 euro al mese!
Questo è il taglio che stavamo praticando, questo è il taglio che si proponeva, questa è l'ipocrisia di alcuni che individuano una "casta" nella rete di soggetti democraticamente eletti, che rappresentano le istituzioni, spesso bersagli sui quali si scaricano le tensioni, perché non sono in grado di dare risposte perché neppure noi siamo in grado di offrirgli gli strumenti. E quindi io credo che bene faccia il Consiglio - mi dispiace che l'onorevole Capelli abbia voluto differenziare la sua posizione -a pronunciarsi all'unanimità difendendo queste presenze, che non significa difendere dei privilegi. Lo ripeto: credo che moltissimi sarebbero disposti, e sono disposti, a rinunciare ai gettoni pur di fare volontariato al servizio dei propri concittadini, al servizio della propria città.
Tornando alla proposta, nutro alcune perplessità su alcuni aspetti. Mi auguro che questa sia un norma ponte, ma non sono convinto che noi da qui a 6 mesi riusciremo ad approvare un ordinamento organico sugli enti locali della Sardegna; me lo auguro, mi auguro che si possa approvare. Sicuramente, lo dico all'onorevole Carlo Sechi in maniera particolare, una delle scelte da effettuare è quella di eliminare questa anacronistica incompatibilità nei comuni sopra i 15.000 abitanti tra assessori e consiglieri; questa incompatibilità non ce l'abbiamo più neanche in Regione, e credo che un Assessore regionale sia più impegnato di un assessore di un comune di 15.000 abitanti.
Arriviamo al paradosso che in Comuni come quello di Oristano (mi viene in mente Oristano, ma vale per quasi tutti i Comuni della Sardegna) appena l'Assessore entra in conflitto con il sindaco viene cacciato, e perde anche il diritto a far parte del consiglio comunale. Così abbiamo consigli comunali scarsamente rappresentativi, composti da persone che hanno preso pochissimi voti, che vanno avanti per 3, 4 anni, perché coloro che sono stati scelti dall'elettorato, coloro che hanno la legittimazione popolare vengono esclusi dal consiglio comunale solo perché hanno fatto un transito, magari rapido, in Giunta.
Io credo che dovremmo mettere mano a questo aspetto, o eliminando del tutto l'incompatibilità, o anche ipotizzando strumenti quali quelli della sospensione dalla carica di consigliere e quindi della surroga a tempo, per cui il consigliere si dimette, entra in Giunta, ma appena cessa di fare l'Assessore (perché magari viene cacciato dal sindaco) torna al suo posto di consigliere comunale. Sono i cittadini che hanno assegnato quel posto al consigliere e non può essere il sindaco a disegnarsi il consiglio comunale che più gli aggrada. Io sinceramente non ci ho pensato prima, altrimenti questo sarebbe potuto essere un emendamento da inserire già da ora per conferire maggiore stabilità e maggiore rappresentatività ai comuni.
Dicevo, la specialità della Sardegna ci ha indotto a intervenire sulla legge numero 122, ma c'è un aspetto - lo dico ora e lo dirò poi quando esamineremo gli emendamenti - che mi preme moltissimo: stiamo attenti e maneggiamo con la massima cautela ogni intervento sul patto di stabilità. Abbiamo visto che anche la legge sul patto di stabilità che abbiamo approvato prendendo a modello quella della Toscana, dopo che quella della Toscana non era stata impugnata dal Governo, ci è stata impugnata, quindi non so se ci sia un pregiudizio negativo nei confronti della Regione Sardegna da parte del Governo, fatto sta che è una materia che dobbiamo "maneggiare" con grandissima cautela. Per questo ho presentato un emendamento che chiarisce che la deroga alla legge numero 122, all'articolo 14, comma 6 e comma 9, non significa lo "sbrago" totale, non significa libertà di assunzioni, non significa non mantenere la virtuosità, non significa bypassare le norme che vietano le nuove assunzioni nei comuni che non hanno rispettato il patto.
Dobbiamo precisare questo aspetto per evitare un'impugnativa che sarebbe devastante. Non possiamo lasciar pendere la spada di Damocle su questa legge. Non possiamo correre il rischio che possa essere espunta dall'ordinamento dopo che sono state fatte le elezioni; sarebbe la cosa più grave che potrebbe accadere. Quindi io vi chiedo di prestare attenzione per ricondurre a legittimità quella norma. Credo che lo si possa fare con un piccolo intervento di forma e non di sostanza. Per il resto sono assolutamente convinto che questa norma possa essere approvata stasera, purtroppo non all'unanimità, per la distinzione che ha voluto marcare l'onorevole Capelli, ma mi auguro che tutti gli altri Gruppi possano, così come si è fatto in Commissione, convergere e dare certezza del diritto a chi oggi sta operando negli uffici elettorali dei comuni, ai partiti e ai movimenti dei 94 comuni interessati al voto (che riguardano circa un terzo dell'elettorato della Sardegna), in modo che possano sapere da stasera quanti consiglieri dovranno far parte delle loro liste e quanti assessori dovranno far parte delle giunte che verranno elette.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, questo è un testo che nasce di corsa e un testo che nasce di corsa non è un grande testo riformatore, non ha questo respiro. E' un testo che nasce di corsa perché di corsa bisogna andare a votare. Non è un grande testo riformatore anche perché non c'è, in questo Consiglio prima che in altri luoghi, questa grande voglia riformatrice. Io penso che ci sia, invece, una grande voglia di conservare l'esistente, anche quello che non funziona, anche quello che grida vendetta.
Se fosse stato per me, lo dico, avrei questa volta usato le cesoie, ma non perché non credo al sistema locale organizzato, alle nostre autonomie, ma perché le vedo soffocate e le vedo soffocate perché non hanno neppure più possibilità di decidere su qualcosa, hanno solo - come peraltro fra un po' la Regione - la possibilità di continuare a sopravvivere, nell'opinione generale assolutamente negativa della comunità che dovrebbero amministrare. Le parole più echeggianti in questo Consiglio, nei giornali, tra il parlare della gente sono "i costi della politica", cioè i costi dell'amministrazione, i direttori generali, gli impiegati e poi ancora gli amministratori, i consiglieri, quelli comunali, quelli regionali - costosissimi - e poi ancora i parlamentari, i ministeri, i ministri e tutto ciò che riguarda la vita di uno Stato e il suo funzionamento.
Ma lo Stato a che cosa serve? Serve a governare positivamente la convivenza civile, gli interessi di una comunità, a difenderla, a proiettarla verso un futuro migliore, e invece si dà il caso che poi noi questo non lo facciamo perché troviamo il modo di giustificare il nostro conservatorismo con che cosa? Giustifichiamo il nostro conservatorismo attraverso formalismi. Adesso prendiamo questo provvedimento.
Questo provvedimento per essere serio non deve innovare, non deve contenere norme, pure legittime, che trattano argomenti "altri" che sono sul tappeto e che richiedono risposte urgenti e anche correzioni di comportamenti lesivi di interessi e di diritti e fatti, anche illegittimamente, anzi illegalmente! E noi di che cosa ci preoccupiamo? Della forma. E nascondiamo il nostro conservatorismo con che cosa? Con la forma! E diventiamo rivoluzionari, riformatori e qualche volta anche più moderatamente innovatori solo ed esclusivamente curando questa forma, e tutto quello che ci passa davanti non ci tocca, perché non tocca noi, tocca quelli che sono lì sotto, gli operai dell'Eurallumina! Tocca quelli che non hanno lavoro oppure quelli a cui lo togliamo!
Abbiamo approvato una finanziaria l'altro giorno. Onorevole Maninchedda, lei era il sostenitore dello "scriviamoci la finanziaria perché bisogna mettere contenuto" e bisogna mettere contenuto perché bisogna risolvere i problemi. Abbiamo lavorato, ci siamo anche applicati, qualche volta abbiamo anche lavorato fino a tardi e abbiamo inserito un paio di norme. Non abbiamo inserito il Codice Rocco, abbiamo inserito un paio di norme che rientrano nella competenza di questa Regione, che domani dovrebbe festeggiare l'unità d'Italia. Punto di domanda, grave punto di domanda! Il Governo ce l'ha impugnato.
Adesso io dico una cosa. Ho presentato un emendamento di interpretazione autentica di una delle disposizioni che sono contenute nella legge finanziaria, relativa al precariato, per chiarire i termini della norma al Governo che ce l'ha impugnata senza neppure leggerla e senza neppure riflettere, perché tanto, dicono, lo fanno i funzionari. Così la forma è fatta salva e abbiamo colpito i lavoratori, quelli che non hanno stipendio! E siccome la forma è fatta salva e ne dobbiamo fare salva una anche oggi noi, che cosa succede? Succede che questo problema rimane aperto, i precari rimangono precari, quelli senza stipendio rimangono senza stipendio e siamo tutti contenti. E quando verremo colpiti dal disprezzo di quelli che stanno fuori, dei lavoratori di Euroallumina o dei precari del Comune o dei disoccupati o di quant'altri, noi non ce lo dobbiamo chiedere il perché, perché la risposta è chiara: siamo dei "formalisti conservatoristi"! Una categoria spregevole, spregevole!
Ma domani usciranno sulla stampa, su tutti i giornali, quelli locali prima di tutto titoli come "Grande progetto di riforma" oppure "Riforma a metà", e poi un paio di pettegolezzi da Consiglio, qualche notizia di Palazzo, un po' di gossip e chiusa la partita. Perché non bisogna svegliare le coscienze, bisogna addormentarle, bisogna addormentarle!
Provocatoriamente ho presentato emendamenti, a cominciare dal titolo. Questo provvedimento è un'operazione rituale in cui "conserviamo un po' di ceto politico" sparso in tutta la Sardegna. Sono 6 mila tra consiglieri comunali, giunte comunali, giunte municipali, consiglieri regionali, apparato pubblico: 6 mila, un paesone grande grande! Seimila! E noi ancora una volta vogliamo essere garantisti. Giustamente, perché le regole non si cambiano prima di votare, giustamente, è un principio valido che condivido. Ma manteniamo dodici consiglieri comunali anche nel Comune di Baradili che mi pare conti 96 abitanti. Probabilmente decidono in cucina chi farà l'assessore! Però è giusto, perché viene fatta salva la rappresentanza di una comunità!
Certo, magari la rappresentanza si potrebbe far salva decidendo che in quella realtà si elegge solo il sindaco, che per governare una comunità di novanta abitanti forse basta il sindaco oppure il sindaco e due assessori, ma non dodici consiglieri comunali, il sindaco, gli assessori e così via. Perché sì, alla fine bisogna chiamare tutti a partecipare, ma è giusto che partecipino, perché noi siamo democratici e si dà il caso che tutto ciò poi scontri con l'esigenza...
(Interruzione)
Noi approviamo norme, in parte ce le impugna il Governo, onorevole Maninchedda, però non le possiamo correggere perché siamo "formalisti conservatoristi" e quindi in questa legge possiamo parlare solo di ciò che non serve. Approviamo le leggi e le burocrazie - quelle che sono alle dipendenze dell'onorevole Floris e dell'onorevole Rassu - fanno esattamente quello che vogliono, cioè non solo violano le norme non applicandole, ma le violano inventandosi procedure, emanando atti illegali - e voglio sottolineare illegali - cioè compiono delitti! Fanno così, compiono delitti e si inventano procedure che contraddicono le leggi.
Io vi invito, per esempio, ad andare a verificare cosa si è fatto del piano dei servizi per le politiche del lavoro e per l'occupazione. E' previsto dalla legge numero 20 del 2005. Sono passati sei anni, anche due legislature, quella dell'onorevole Sanna e quella dell'onorevole Cappellacci, sei anni, e non si è fatto nulla, si è violata la norma non solo non attuandola, ma anche costruendo percorsi chiaramente in violazione di quella legge, perché tutte le politiche del lavoro dovevano stare lì dentro e non potevano stare fuori, perché l'Agenzia regionale del lavoro doveva avere un regolamento interno approvato dal Consiglio regionale e non funzionare con ordini di servizio o disposizioni assessoriali. Tutto questo è illegale! Non è legale, non è solo trascuratezza, è più grave!
E arrivo a dire ancora di più. Nel 2008 abbiamo approvato una legge sulla sicurezza in materia di lavoro che si poneva tre obiettivi. Primo: garantire un contributo alle famiglie superstiti dei caduti sul lavoro. A "spizzichi e a mozzichi" alla fine qualche decina di migliaia di euro sono stati erogati, non a tutti quelli che ne avevano diritto e non subito. Secondo, mettere in piedi un coordinamento serio degli interventi pubblici in materia di sicurezza sul lavoro. Cosa si è fatto in questa materia? Nulla! Nulla. Terzo, predisporre un piano di formazione, come piano stralcio del piano del lavoro di cui parlavo prima, per formare lavoratori, datori di lavoro e addetti alla sicurezza. Non si è fatto nulla! Noi che cosa abbiamo fatto? Una Commissione d'inchiesta per capire che cosa non si fosse fatto, cioè abbiamo istituito una Commissione d'inchiesta sulla sicurezza in materia di lavoro per verificare perché la legge numero 8 del 2008 non era stata applicata, e purtroppo non abbiamo risposta.
Ve la ricordate la legge numero 3 del 2009? E' la legge che ha istituito l'ufficio stampa della Regione e una delle prime leggi che è stata impugnata dal Governo. Nell'ufficio stampa della Regione si dovevano fare due cose: una l'assunzione dei lavoratori a tempo determinato (quella è scivolata benissimo), poi si doveva regolare meglio il rapporto di lavoro del personale giornalistico interno alla Regione. Quello non solo non si è fatto, ma addirittura si è punito il lavoratore.
Infatti quei lavoratori, tramite l'ordine, o meglio, l'associazione della stampa, avevano sollevato una questione relativa alla loro previdenza e il tribunale (intervenuto due volte con sentenza) aveva stabilito che bisognava pagare i contributi presso l'Inpgi ai giornalisti della Regione. Quando si è andati a regolare tutta la materia abbiamo detto: "Si applichi il contratto collettivo di lavoro giornalistico", e che cosa si è fatto? Si è preso questo personale, lo si è licenziato, lo si è riassunto, facendo un'operazione, come dire, farneticante. Gli hanno tolto la previdenza integrativa e gli hanno tolto i buoni pasto, gli hanno tolto le indennità aggiuntive che avevano, gli hanno sostanzialmente ridotto la retribuzione perché avevano avuto l'ardire di chiedere e di avere riconosciuti i loro diritti. Giornalisti che fanno i giornalisti, che sono giornalisti professionisti, che sono iscritti all'ordine dei giornalisti con anni e anni di anzianità sono stati inquadrati in un livello inferiore rispetto a quelli assunti a tempo determinato, violando ancora una volta la legge!
Ma noi siamo formalisti e conservatoristi, cioè conserviamo tutti i difetti nella formalità più assoluta, e pur riconoscendo che sono tutte cose sbagliate, che minano le istituzioni, il Consiglio regionale e la Giunta. Ma che Giunta è questa che non sa risolvere un problema di questo genere? Ma li avete visti gli atti dell'ufficio del personale qualche volta? Ma c'è qualcuno che si vuole alzare e difendere quella struttura che è un peso per l'amministrazione?
Ogni tanto presentiamo un emendamento e subito si obietta: "ma è inammissibile, ma in questa legge non si può fare, è una norma intrusa". Siamo noi gli intrusi non sono le norme! Non riusciamo a risolvere neppure il problema più sciocco! Che cosa ci facciamo? Cosa ci facciamo? Andiamo a casa! Il Presidente faccia un'opera di misericordia (faccia un fioretto) si diceva una volta, si dimetta! Lasci il campo, facciamo elezioni! Chiamiamo qualcuno che ha qualche anno meno di noi, meno voglia di conservare, più voglia di fare. Non riusciamo a fare nulla!
Presidente, abbiamo fatto un ordine del giorno unanime, io ho paura degli ordini del giorno unanimi, d'ora in avanti voglio ordini del giorno che non siano unanimi perché quando sono unanimi vuol dire che li stiamo già mettendo nel cassetto. Onorevole Pittalis, noi dovremmo riformare la Regione grazie all'ordine del giorno unanime che deve decidere se si fa l'assemblea costituente, se non si fa, se ci chiamiamo costituenti, se questo Consiglio si trasforma, se veniamo con giacca e cravatta oppure solo con la cravatta, cioè bisogna riuscire a capire qual è la nostra utilità.
Se non possiamo decidere niente ma che cosa ci facciamo? Cosa ci facciamo se dobbiamo aspettare sempre domani, se qua ogni tanto si alza qualcuno e dice: "Fermi tutti, questa cosa non si può fare, stiamo scherzando"? Diamo carta bianca al direttore del personale, mi pare che sia il dottor Manca, affidiamogli le chiavi della Regione, che decida lui, che faccia tutto come sta facendo da vent'anni, così almeno le pietre se le tireranno a lui perché io al posto suo non le voglio più prendere!
PRESIDENTE. Onorevole Uras, non è il caso di sbattere il microfono in questo modo. Onorevole Uras, la Presidenza non si ritiene formalista né conservatorista, lei lo sa perfettamente perché anche in occasione della finanziaria, come lei ha ricordato, c'è stata la totale disponibilità, in accordo con tutte le forze politiche, ad inserire anche norme intruse ma che rappresentassero norme di buon senso, e in questa direzione, lo sa perfettamente bene, abbiamo agito.
Noi abbiamo un Regolamento che continua le norme che regolano il funzionamento di questo Consiglio, per cui quando si concedono le deroghe, come dice lei per norme di buon senso, queste aprono il varco per tutte le norme intruse, così come è successo in sede di finanziaria quando molti colleghi in quest'Aula hanno lamentato che emendamenti che configuravano norme intruse erano analoghi ad altri che invece erano stati ammessi e si sono chiesti il perché di questo discrimine.
Allora, se noi istituiamo in questo Consiglio regionale una Commissione di verifica per l'attuazione delle leggi, quando siamo noi per primi a non rispettare le norme che regolano il funzionamento del Consiglio, ma che testimonianza possiamo dare all'esterno, ma soprattutto all'interno di questo Consiglio, a tutti i consiglieri che fanno riferimento a delle regole certe che siano uguali per tutti? Per cui deroghe per norme di buon senso sì ma che non diano adito poi a discussioni in materia di disponibilità di trattamento rispetto a emendamenti presentati da consiglieri su materie analoghe. Anche per la finanziaria eravamo tutti d'accordo che se tutte le forze politiche manifestassero il consenso su determinati emendamenti non si dovessero fare discussioni su quelli esclusi e invece questo non è avvenuto. Allora noi dobbiamo dare certezze per tutti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Solo per chiarire un punto. Mi sembra che il collega Uras abbia chiesto le dimissioni del Presidente della Giunta, non le sue.
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, ho capito perfettamente il senso dell'intervento dell'onorevole Uras. Io concordo che si possano concedere delle deroghe; sono la prima a essere disponibile in caso di norme di buon senso, ma non quando le deroghe danno luogo a discussioni che possano far indurre alcuni consiglieri che presentano emendamenti analoghi a ritenere di essere discriminati. Allora, se c'è l'accordo di tutti la deroga si può fare, ma non per questo poi si devono escludere gli altri. Ci deve essere il consenso unanime e non ci devono essere discussioni di nessun tipo. Questa situazione l'ho già vissuta nella finanziaria e non intendo più viverla.
E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Premetto che aggiungo la firma all'emendamento dell'onorevole Uras in maniera tale che se anche gli altri Capigruppo dovessero acconsentire il consenso sarà unanime. Detto questo vorrei in primo luogo dare atto...
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Steri, non è un problema di consenso unanime all'onorevole; devono essere ritirati gli altri emendamenti che configurano norme intruse con l'accordo di tutti coloro i quali le hanno proposte.
STERI (U.D.C.-FLI). D'accordissimo. Dicevo, in primo luogo devo dare atto del modo in cui ha proceduto nei lavori la Commissione. Un modo chiamiamolo informale, che ha consentito, pur con iniziali difficoltà e notevoli divergenze di opinione, di appianare queste divergenze e di giungere a un testo concordato in aula.
E' sicuramente un modo di operare che già aveva introdotto il presidente Floris all'inizio della legislatura, poi portato avanti anche dal presidente Pittalis, che è di buon auspicio ora che dovremo iniziare a lavorare per le riforme. Quindi da questa vicenda quantomeno traiamo un elemento positivo che induce a ben sperare circa la possibilità di intraprendere un percorso insieme per il procedimento delle riforme.
Detto questo queste norme di legge sono norme di legge necessitate e urgenti, necessitate e urgenti perché ci siamo trovati di fronte a delle norme nazionali che hanno modificato la disciplina in materia. Queste norme, che a livello nazionale noi non abbiamo condiviso, riteniamo che siano meramente demagogiche, volte a dire: "Abbiamo ridotto i costi della casta" senza che si sia scesi ad affrontare i problemi veri.
In questa situazione, siccome anche noi siamo in colpa perché, pur avendo tutte le competenze, non abbiamo provveduto ad approvare una disciplina organica a 360 gradi, ci siamo trovati nella necessità di verificare in che misura queste norme statali incidevano sulla nostra Regione. In particolare, per quanto riguarda il numero dei consiglieri regionali, è di tutta evidenza che la norma nazionale non si applica in Sardegna. Abbiamo competenza legislativa per quanto riguarda la composizione del Consiglio, abbiamo approvato una disciplina organica e le norme statali non sono norme di riforma economico sociale. Pertanto quei principi sui consiglieri regionali in Sardegna a mio avviso sicuramente non si applicano tant'è vero che anche nel decreto legge del 2010 il legislatore nazionale ha detto: "Le Regioni disciplinano" e non ha detto "Adeguandosi a questi principi", quindi ci ha lasciato la più ampia libertà di adeguarci o meno a quei principi.
Il problema è che sicuramente questa è una soluzione interpretativa e non legislativa, pertanto in queste ipotesi, chi si trovava nella condizione di perdere le elezioni poteva essere indotto a presentare un ricorso al Tar, determinando attese, e determinando in ogni caso dei costi. Solo per questo motivo vi era un'esigenza di intervenire, onde eliminare ogni possibilità che taluni si spingessero dal giudice amministrativo per proporre dei ricorsi. Comunque, noi ci troviamo, come ho detto, in una situazione determinata dal fatto che non avevamo legiferato. Quindi di questa situazione ce ne dobbiamo fare carico, e dobbiamo dare le colpe anche a noi. In questa situazione che cosa si poteva fare? Per noi - e l'abbiamo rappresentato con energia in Commissione, in tutti gli incontri, anche informali, che abbiamo avuto con i vari Gruppi - uno dei principi cardine è che le carte del gioco non si cambiano a gioco iniziato, le regole non si cambiano il giorno prima delle elezioni, le regole si cambiano il giorno dopo. Ecco uno dei motivi per cui, per quanto possibile, sulla composizione dei consigli comunali, a nostro avviso, non si poteva andare ad incidere.
Si parla di numero elevato, si può discutere, però attenzione, noi non siamo d'accordo con quanto è stato detto, ancorché in maniera provocatoria: "Badate, che ci può essere solo il sindaco che amministra". Al di là del richiamo della figura del Podestà e quant'altro, anche per quanto riguarda il numero bisogna essere particolarmente attenti, perché noi dobbiamo garantire la rappresentatività e la funzionalità delle assemblee. Un numero estremamente ridotto di consiglieri comunali, o provinciali, o regionali, non consente un funzionamento ottimale delle commissioni e dell'aula. Quindi benissimo, andiamo ad una riduzione, però stiamo attenti, e facciamo le cose a ragion veduta e non spinti da mera demagogia, per poter far scrivere domani sui giornali: "Hanno ridotto i costi". Che poi, ridurre i costi non vuol dire nulla se noi non interveniamo e non modifichiamo il sistema.
Quello su cui dovrebbe incidere la riforma è principalmente la creazione di un ordinamento efficiente, che dia risposte ai cittadini. Se riusciamo a snellire la burocrazia, se riusciamo a creare una struttura che sia in grado di offrire risposte certe in tempi brevi ai cittadini, questo, anche se costa, è un risultato positivo. Allora quando, subito dopo la tornata elettorale, dovremo mettere mano a tutta la disciplina elettorale, alla disciplina degli enti locali, l'obiettivo secondo noi non deve essere la riduzione del numero dei consiglieri regionali, l'obiettivo deve essere quello di dettare una serie di norme che rendano il servizio efficiente.
In questo sistema c'è anche l'esigenza che prima ha con calore segnalato Roberto Capelli, quando parlava dei Cocico soppressi. Sicuramente, siccome ce lo impedisce la norma costituzionale, non possiamo reintrodurre un Cocico o un Coreco, però possiamo introdurre delle forme di verifica, effettuate a livello regionale, su quell'attività, così come avviene per i piani urbanistici. Va da sé che queste forme urbanistiche non devono essere, come nel caso dei piani urbanistici, un'ipotesi in cui si blocca tutto, e si aspetta mesi prima di avere delle risposte.
Non se ne abbia a male l'Assessore, non è una critica a lui, non è una critica alla sua struttura, semmai è una critica ad un sistema che non consente alla struttura di dare risposte efficienti. Io non me la prendo col funzionario, sì ci sono anche i casi del funzionario che scantona, o del funzionario che si aggrappa a pignolerie senza senso, però me la prendo principalmente col fatto che non riusciamo a creare un sistema veramente efficiente. E' questo che ci viene chiesto.
Se noi anche riduciamo il numero dei consiglieri, riduciamo di 3, 4, 5 mila euro la spesa perché è ridotto il numero dei consiglieri comunali, che cosa abbiamo fatto? Assolutamente niente! Abbiamo fatto solo ed esclusivamente demagogia! Quindi è una norma, questa, che viene per eliminare alcuni dubbi. Si è riusciti, secondo me, in coerenza con questo principio, che secondo noi è basilare - quello secondo cui non si cambiano le regole del gioco prima delle elezioni - a manifestare espressamente la volontà di cambiare il sistema elettorale. E ci siamo dati anche una sanzione, perché abbiamo detto: "Se non provvediamo, dal 1 gennaio si applica quella riduzione. Una riduzione che spero che non si dovrà mai applicare, perché spero che prima si riesca a riformare il sistema, e a dare delle risposte piene e adeguate. Questo è il senso di questa norma di legge.
L'amico Cuccureddu faceva prima riferimento a chi voleva "asciugare" la norma. Sono stato io il primo ad utilizzare questo termine in Commissione, perché ritenevo che effettivamente noi dovessimo limitarci a dare risposte certe a dubbi che sono sorti, punto e basta. Se poi, come ha puntualmente esposto l'onorevole Uras, emerge una situazione di urgenza ulteriore e differente, e questa situazione indilazionabile non ci dà tempo per provvedere (che so, attendere il collegato o altre norme di legge) non mi sembra che aver chiesto, in quell'ottica, di asciugare una norma di legge, sia una preclusione ad inserire queste ulteriori norme.
Noi non siamo né formalisti, né conservatori, però riteniamo che si debba agire sempre avendo ben di mira il risultato a cui si vuole arrivare. Il risultato è un sistema che fornisca delle risposte ai cittadini. Il risultato non può essere solo ed esclusivamente la riduzione dei consiglieri, quella è solo ed esclusivamente demagogia, e a questi giochetti non ci prestiamo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, vorrei dire in premessa, che se per caso qualcuno pensa che questa legge - qualcuno dice fatta di corsa, frettolosa, certamente una legge di transizione - non abbia un rilievo nel dibattito di questo tempo della politica, commette un errore madornale, e cercherò di spiegarlo.
Questo è un provvedimento di transizione, Presidente e Assessore, che è nato prima di tutto dall'esigenza di evitare - come sta accadendo in questi giorni e in queste ore - che mentre noi parliamo, uffici delle prefetture del nostro Stato emanino direttive alle amministrazioni, non dovendo svolgere questa funzione. Si tratta di una norma che, a ben vedere, ripristina, confermandola, una nostra titolarità, unica e non cedibile, nella materia dell'ordinamento degli enti locali. Voi sapete che questo passaggio è stato breve e labile, e le pulsioni a ritornarci sopra ci sono, a ergersi ad interpreti di normative, le più varie, e a mettere confusione nel nostro sistema. Questa era la natura. Ma questa era la natura anche del mandato che il Consiglio ha conferito alla Commissione, perché quel provvedimento non ha avuto un dibattito in Commissione, perché aveva un carattere di urgenza, ed è arrivato direttamente in Aula, privo di qualunque confronto.
E poi su questo provvedimento, che parla di enti locali, abbiamo fatto una premessa che credo riguardi tutta l'Aula, nella sua interezza, abbiamo premesso che un tema come quello delle autonomie locali in Sardegna non poteva essere escluso, dalla copertura di quella obbligazione - che abbiamo contratto in questo Consiglio - unitaria, di provvedere ad un contesto di riforme in questa Regione. Il sistema delle autonomie locali non è estraneo a questo, se lo consideriamo (come dovremmo considerarlo) parte integrante di un sistema unitario istituzionale della nostra Regione. Questo per calmare i bollori di chi si erge, un giorno sì e l'altro pure, decisore del mondo. Non è così, noi non siamo i giudici, siamo una parte del giudizio, e dovremmo acquisire un po' di sobrietà quando trattiamo certi argomenti.
Presidente, Assessore, in questa materia ci sono due concetti fondamentali che entrano in gioco: il concetto della democrazia e il concetto dei costi della politica. Allora, diceva uno che non è passato nella politica per caso, un certo De Gasperi, che il governo va dato ai governati! Il governo è dei governati non dei governanti! Ma il governo ai governati, nelle democrazie che stiamo vivendo adesso, è diventata una metafora ideologica. Perché? Perché il governo non è neppure dei rappresentati, è direttamente di una maggioranza dei rappresentati. Così facendo la democrazia contemporanea non è più in grado - come ci diciamo ogni giorno - di rispecchiare neppure i corpi sociali di cui spesso ci facciamo portavoce!
Vi vorrei far notare, per inciso, che non è stato un caso che fra le due guerre mondiali due democrazie liberali (quella del Regno d'Italia e della Repubblica di Weimar) siano degradate, per via elettorale, a Stati totalitari e liberticidi. Sono arrivate a quello stato per via elettorale! Il concetto di interpretazione quotidiana della democrazia non è un elemento da lanciare alle ortiche con semplicità.
E allora, siccome io mi ritengo parte identica a quella che nei comuni lavora per il bene della propria comunità, vorrei capire - e lo vorrei capire in un contesto di riforme strutturali, complessive di questa regione - se noi dobbiamo continuare, camminando tra le elezioni dirette e le riduzioni progressive delle rappresentanze come scenario ineluttabile, a pensare che la democrazia si debba sempre ridurre a governo di pochissime persone. Forse dovremmo pensare prima o poi di venire qui, o nei nostri comuni, ad eleggere un amministratore delegato. In altre epoche si chiamava podestà, richiamando memorie di tipo asburgico poi riprese dal fascismo, ma in Italia la democrazia dei comuni ha scelto un'altra parola, ha scelto la parola "sindaco", che deriva dal termine greco s??d???? composto da d??? "giustizia" e s?? "con, insieme" e che significa " gestiamo insieme la giustizia", l'eguaglianza, i diritti!
Non è mica una cosa casuale che noi, nei nostri comuni, abbiamo un sindaco e non un podestà o un amministratore delegato! Ma la ragione della sua funzione di governare insieme è legata (a prescindere dall'elezione diretta) alla capacità di garantire una rappresentanza ai governati! E quando si parla di costo della politica io penso, Assessore, che chi ha fatto una militanza un po'storica nella politica, sa che la democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari! La democrazia non è barattabile con i meccanismi finanziari!
Spiego il concetto: lavoriamo spesso per il nostro ombelico e andiamo a giudicare gli altri sulle rappresentanze. La democrazia è nata per garantire a chiunque, anche a persone appartenenti ai ceti più deboli e più marginali che ne avessero la capacità, di poter assurgere al governo della propria comunità. Voi pensate che in questi tempi moderni restringere il campo della rappresentanza equivalga a mantenere questa possibilità che è un segno di civiltà o equivalga a dare la possibilità a pochi eletti, che hanno risorse e strumenti, di farsi spazio magari per gestire non sempre l'interesse generale o forse qualche interesse particolare? E' questa la china che dobbiamo dare alla democrazia? I costi della politica, colleghi, ve lo vorrei dire mettendo prima di tutto in questo giudizio me stesso, per non incorrere nell'errore di rilasciare i giudizi arbitrari, sono prima di tutto i costi dell'improduttività della politica. Quando la politica non ha più idee, non ha più la forza di dare risposte va sempre a cercare, per pararsi, la sua giustificazione: quella dei costi della politica!
Questa "città consiliare" comincia ad animarsi ogni mattina dopo le 10, quando i lavoratori e gli operai hanno sulla groppa qualche ora di lavoro. E' irrilevante l'idea che ogni legge che passa non è un provvedimento e una funzione di servizio a chi la legge, a chi la deve comprendere e a chi lo deve applicare, ma è un valore dove ci dobbiamo mettere tutto quello che la visione del nostro ombelico ci dice in quel momento. Per essere riformisti e andare ad eseguire nel miglior modo possibile quell'ordine del giorno bisogna- ha ragione Presidente, ed è un evento che io dica una cosa del genere - bisogna darsi un'autodisciplina! Bisogna sapere che parliamo di un argomento ed esauriamo quell'argomento, perché a scuola se esci fuori tema ti mettono cinque!
Siccome il problema dei costi della politica è prima di tutto il problema della nostra improduttività, cominciamo a risolvere questo, perché se tagliamo un pezzo, una percentuale di soggetti improduttivi qualcuno di voi può dare la certezza che abbiamo superato l'improduttività? O l'abbiamo solo ridotta? Di un pezzo, ma sempre improduttività rimane! I costi della politica in questa Regione sono stati affrontati! Sono stati affrontati seriamente e concretamente, qualche volta anche con un reciproco dissenso! Prima che si svegliasse Calderoli, con i suoi rigurgiti centralisti di sapore leghista, non avevamo già eliminato 25 comunità montane in questa Regione!
Quando noi per due anni, per tre anni di seguito, abbiamo ridotto il gettito del fondo unico agli enti locali, noi abbiamo tagliato i costi della politica! Poi sul giornale escono le nostre retribuzioni.
Il giorno che qualcuno decidesse di spiegare a questi giornalisti frettolosi che cosa è stato fatto, magari nel silenzio, in tutti questi anni, che cosa è cambiato, anche nella nostra posizione, da dieci anni o quindici anni a oggi, ci sarebbe da tappare loro la bocca per tutto il resto della loro vicenda professionale! Quindi, questa orda di populismo che ci prende, dobbiamo contenerla, e la dobbiamo contenere in ordine soprattutto al nostro orgoglio autonomista, perché al di là della difficoltà di questo tempo noi (e mi riferisco a tutti coloro che hanno rappresentato questa Regione) abbiamo titolo per dare lezioni a molta classe politica di oggi e anche alle nuove maggioranze!
Quando noi abbiamo affrontato la materia degli enti locali abbiamo detto: non ci esponiamo al giudizio di farci dire perché non pensiamo alle nostre indennità, ma abbiamo detto che cercheremo di affrontare insieme (Regione, province e comuni) il problema di ridarci un assetto che non deve obbligatoriamente rispondere alle esigenze della riduzione, ma un assetto che deve rispondere alle esigenze di produttività, di riconoscibilità, di efficienza, perché poi i problemi che gli elettori incontrano nel votarci cominciano da qui, non cominciano dal basso, dal basso si registrano ma cominciano da qui.
E poi dovremo fare un altro ragionamento, dovremo capire che, mentre il mondo che si sta affacciando alla democrazia sulle sponde del Mediterraneo guarda a noi, perché siamo in qualche modo identificati come portatori di una cultura democratica, noi in questo momento, presi da questa orda populista, ci togliamo il terreno da sotto i piedi, rinunciamo a quelle che sono state le opzioni che hanno fatto crescere questo Paese, che ne hanno permesso la ricostruzione dopo la guerra, ma non perché c'erano statisti ma perché c'erano anche tanti operai, tanti lavoratori, tanti muratori, tante donne che hanno lavorato nei nostri comuni per ricostruire il Paese. E io devo partecipare a questa foga, che si accompagna più che a un linguaggio di innestatori, cioè di coloro che danno vita nuova, ad un linguaggio di potatori? Credo che non sia questa l'aspirazione dell'autonomia.
E se si vogliono inviare dei segnali, inviamo dei segnali dove sappiamo che questi segnali non incidono su questi valori, questo è il senso del lavoro che abbiamo svolto. Presidente, Assessore, noi in Commissione abbiamo discusso di questi argomenti e abbiamo anticipato temi molto profondi che abbiamo cominciato a misurare nel confronto. Nel corso di questo lavoro ciascuno ha rinunciato a una parte delle proprie convinzioni, perché senza rinunciare a niente non si farà nessuna riforma. Ecco perché io riconosco che questo lavoro è stato molto faticoso ma positivo, e quando presentate gli emendamenti, riconoscete almeno che chi esce da quel seminato sta dimostrando di non credere moltissimo a questa idea.
Certo, su quel testo ci sono anche dei punti sui quali non riuscendo a trovare l'unanimità, abbiamo rinviato al confronto in Aula, e questo è legittimo, però il confronto va fatto sui punti controversi non su quelli nei quali avevamo già trovato l'accordo. Ecco perché io credo - lo dico all'onorevole Capelli che ha molto frettolosamente dichiarato che si asteneva - che noi non dobbiamo considerare questo provvedimento come un provvedimento di transizione che cambia le regole "ad evidenza pubblica", in un momento nel quale non dobbiamo creare disparità, perché anche la norma che fa riferimento per il calcolo demografico ai dati Istat e non all'ultimo censimento è, a mio avviso, una norma discriminatoria, sulla quale non siamo d'accordo. Qualche sindaco potrebbe infatti beneficiare del fatto che c'è una norma che nei commi prevede che sotto i tremila abitanti non c'è più il vincolo di mandato, e approfittarne per farsi un terzo mandato, mentre i sindaci che l'anno scorso, pochi mesi fa si sono assoggettati a quel dato demografico hanno dovuto rinunciare e candidarsi. Noi queste situazioni non le dobbiamo più permettere se vogliamo essere credibili quando faremo le riforme.
Se poi prevale la cultura dei cosiddetti potatori, faremo i potatori, credo che esistano molte cose inutili, sovrastrutture come quelle, per esempio, dei Presidenti dei consigli nei Comuni sotto i 15 mila abitanti, che possono essere eliminate. Io ho fatto l'amministratore comunale quando non esisteva questa figura e il consiglio funzionava egregiamente presieduto dal Sindaco, egregiamente e con maggiore efficienza. Quelle presidenze molte volte sono diventate merce di scambio politico, non strumenti per migliorare l'efficienza. Abbiamo inviato un segnale, ma un segnale per analizzare poi il livello superiore; abbiamo cercato di fare il meno chiasso possibile sotto i 15 mila abitanti, ma è un problema da affrontare.
Lo stesso discorso vale per i direttori generali. Ci sono direttori generale che non avrebbero neanche i requisiti per diventare istruttori direttivi della pubblica amministrazione, eppure ce li abbiamo, tanto ci sono i rapporti di diritto privato. Si raccontano un sacco di storielle sui curricula, perché uno basta che abbia partecipato ad un "corsino" qua e là e diventa chissà chi. C'è un problema di efficienza? Bene, bisogna istituire un albo regionale, bisogna regolamentare e disciplinare regionalmente i requisiti, bisogna dare la possibilità a chi ne ha bisogno di usufruirne ma con criterio e con serietà, e non cercando di far ottenere l'incarico all'amico dell'amico, come è successo nelle Province. Quando io ho fatto il Presidente della Provincia ho fatto il Presidente della Provincia senza avere il capo di Gabinetto né il direttore generale: ne sono uscito vivo, credo che qualche cosa sia stata fatta e non per questo sia successo il cataclisma. Queste sovrastrutture saranno l'oggetto della nostra osservazione.
In questo momento è chiesto un atto di fiducia e anche reciproca nei confronti degli enti locali; il lavoro che abbiamo svolto merita il voto dell'Aula almeno per lo sforzo faticosissimo ma di prospettiva che atterrà alla stagione delle riforme.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, lei ha richiamato gli interventi sui costi della politica che riguardano direttamente i consiglieri, e non è vero che sono conosciuti perché, per esempio, la sottoscritta in ogni conferenza stampa puntualizza gli interventi che dalla legislatura scorsa fino a questa sono stati effettuati, soltanto che queste non sono notizie appetibili e agli organi d'informazione conviene fare disinformazione.
Io dico sempre che non bisogna fare finta che non si sia fatto niente: noi abbiamo fatto e tanto, nella scorsa legislatura e anche in questa legislatura. Proprio l'altro giorno, in conferenza stampa, ho dato l'informazione relativa al fatto che quanto realizzato in termini di risparmio da questo Consiglio non ha eguali in altra Assemblea legislativa regionale, né nei due rami del Parlamento. Gli interventi mirati al contenimento dei costi della politica hanno portato a un risparmio in questa legislatura del 15,2 per cento. C'è stato un taglio nella dotazione finanziaria del Consiglio di 13 milioni di euro: 13 milioni di euro, sommati ai 9 milioni e mezzo di euro della scorsa legislatura, sono pari a un ristorno del 23,81 per cento, una misura che non trova eguali in tutta Italia. Quindi, sotto questo punto di vista, il Consiglio regionale può camminare a testa alta, perché ha fatto la sua parte, non solo in termini di tagli di dotazione finanziaria ma anche in termini di avanzo di amministrazione.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanza e urbanistica. Presidente, intervengo solo brevemente in quanto la legge è scaturita completamente dal Consiglio regionale; Consiglio regionale che in Commissione l'ha esaminata e proposta in Aula, ed anch'io vorrei raccomandare al Consiglio di attenersi esclusivamente a quanto la Commissione ha prodotto e portato in Aula, affinché non si possa andare incontro ad una impugnazione da parte del Governo che avrebbe effetti catastrofici. Già l'articolato contiene alcune norme che possono essere oggetto appunto di impugnazione, ma gli emendamenti presentati vanno veramente oltre. E quindi la raccomandazione, già fatta da alcuni consiglieri regionali che si sono espressi, è quella di poter oggi normare esclusivamente e limitatamente l'indispensabile, perché giustamente una norma compiuta e completa può essere approvata solo dopo le elezioni amministrative.
Chi ha seguito attentamente il dibattito ha senz'altro migliorato la sua cultura amministrativa, alcuni interventi sono stati di alto livello politico e amministrativo, e questo fa parte della preparazione che questo Consiglio regionale ha e sta esprimendo. Vorrei che lo stesso atteggiamento e lo stesso livello del dibattito potesse registrarsi anche in altre occasioni, affinché si trovi quella collaborazione e quella unità di intenti che deve avere come obiettivo principale il benessere dei sardi e della nostra Sardegna. Quindi la Giunta si atterrà senz'altro a quello che l'Aula riterrà opportuno fare.
PRESIDENTE. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Lotto, Mulas, Stochino e Uras hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - ZUNCHEDDU.
Risponde no il consigliere: PIRAS.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Capelli - Locci.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 62
astenuti 3
maggioranza 32
favorevoli 61
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Chiedo una sospensione di dieci minuti per consentire l'interlocuzione tra i Gruppi.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizione sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 48, viene ripresa alle ore 19 e 23.)
PRESIDENTE. Dobbiamo passare all'esame degli emendamenti.
Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo il voto a scrutinio segreto sull'emendamento numero 1.
PRESIDENTE. Comunico che gli emendamenti numero 11, 12 e 15 sono inammissibili.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.), relatore semplice. Sì, Presidente, proprio sugli emendamenti numero 11, numero 12 e numero 16 mi pare di aver registrato la convergenza di tutti i Presidenti dei Gruppi, quindi valuti lei, alla luce di ciò, se possono essere sottoposti all'esame e all'approvazione dell'Aula.
PRESIDENTE. Mi sembra di aver fatto un discorso molto chiaro in precedenza. Ho detto che norme intruse non possono essere inserite; si può fare anche una deroga, eventualmente, ma una deroga non può aprire il varco a tante deroghe. Ho altresì precisato che se l'emendamento dell'onorevole Uras avesse riscontrato il consenso di tutta l'Aula gli altri due emendamenti che configuravano norme intruse avrebbero dovuto essere ritirati. Questa era la posizione della Presidenza, per cui oltre questo la Presidenza non va. Il Regolamento lascia al Presidente la facoltà di dichiararli inammissibili, non possiamo fare ogni volta delle leggi omnibus dove inseriamo "di tutto e di più".
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, per quanto mi riguarda io ritiro gli emendamenti, quindi non c'è bisogno neppure di dichiararli inammissibili. E' evidente, Presidente, che bisogna capire l'interpretazione di ciò che è intruso, in ragione dell'oggetto, delle discussioni che si sono fatte e degli emendamenti che sono stati ammessi. Rimangono problemi aperti, non v'è dubbio, di ordine politico, ma anche e soprattutto di ordine pratico, perché vi sono questioni che non sono risolte e che siccome non trovano soluzione in via legislativa, troveranno soluzione in via amministrativa, dovendo, chi difende quegli interessi e chi sta dentro quegli interessi (che sono di lavoratori o della Regione) difendere quegli interessi in tutte le sedi.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, dei suoi emendamenti è solo uno che è stato dichiarato inammissibile. Siccome lei ha detto: "Ritiro i miei emendamenti"…
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Li ritiro tutti!
PRESIDENTE. Tutti quelli presentati?
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Tutti quelli che io ho presentato.
PRESIDENTE. Quindi il numero 13, su cui era stato chiesto il voto segreto, il numero 11…
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Il numero 16 io non l'ho dichiarato inammissibile, ho dichiarato inammissibile il numero 11.
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Sto precisando, visto che lei ha formulato una domanda alla Presidenza. Lei ha chiesto come mai il numero 16 veniva dichiarato inammissibile; non è inammissibile!
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa che non si apre discussione su questo.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sì, però siccome l'emendamento riguarda i progetti comunali per l'occupazione, vorrei riuscire a capire, riguardo l'applicazione dei contratti collettivi da parte dei comuni, che norma viola quella disposizione.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa perfettamente bene quale è l'oggetto della norma oggi in discussione, e lo conosce tutta l'Aula.
(Interruzioni del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Onorevole Uras, questa è la decisione della Presidenza. Passiamo al titolo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io chiedo di parlare e chiederò di parlare tutta la sera perché si deve sapere una cosa: io non concordo su questo provvedimento, e voterò contro, voterò contro ogni articolo di questo provvedimento, perché ritengo che sia un provvedimento contro-riformatore. Non mi convince la tesi di chi raccomanda atteggiamenti di sobrietà riferendosi solo agli altri, ritengo che gli atteggiamenti di sobrietà debbano riguardare tutti, e debbano riguardare più il merito delle questioni che le evocazioni.
Nei confronti di questa norma noi ci siamo atteggiati, come Gruppo, positivamente fino al passaggio all'esame degli articoli, in ragione di una questione, che, peraltro, viene in qualche emendamento contrastata. Ci siamo espressi a favore di un principio che era stato avanzato dall'onorevole Steri in Commissione. Il principio era questo: noi prendiamo atto che il sistema debba essere riformato, che debba essere riformato profondamente, che debba essere riformato in tutte le sue parti, perché questa dimensione molto ampia di apparato pubblico non corrisponde più alle esigenze di governo della cosa pubblica, dell'interesse pubblico, ma corrisponde all'esigenza di governo del consenso.
Per questa fase - perché non vanno cambiate le regole in corso d'opera - manteniamo ferma la vecchia disposizione regionale relativa alla composizione dei consigli comunali e alla composizione degli esecutivi, accettando come norma di salvaguardia della pigrizia istituzionale, cioè della pigrizia riformatrice che pure si manifesta non solo oggi ma, purtroppo, in tutte le legislatura che ci hanno preceduto anche in questo Consiglio, l'automatismo dell'applicazione della legge nazionale. Perché ci diamo questa regola? E perché innestiamo il meccanismo? Perché non abbiamo fiducia in noi stessi come soggetti riformatori, e non è un insulto che ci lanciamo, è una sorta di esame di coscienza, di consapevolezza di quello che effettivamente siamo in grado di esprimere.
Io non ho la visione leghista della falce che passa sopra il sistema istituzionale locale che sento essere la radice della democrazia, lo strumento migliore per difendere la democrazia, e proprio perché voglio difendere questo sistema istituzionale locale, la sua funzione, la sua capacità di intervenire sul merito delle questioni, ho sollevato alcuni problemi, che non mi vergogno di aver sollevato. Io sostengo che non basti solo la costruzione del sistema, ma ci dev'essere anche la motivazione del perché lo costruiamo, la finalizzazione di quel sistema.
Perché stanno in piedi 370 comuni in Sardegna, molti dei quali, oltre 270, con una popolazione inferiore ai 3000 abitanti? Perché vivono, sopravvivono anche comuni che sono non al di sotto dei 1000, non al di sotto dei cinquecento, ma anche al di sotto dei 300, dei 200, anche dei 100 abitanti? E non vale il ragionamento che ogni tanto ci somministra l'onorevole Cuccureddu, che è persona dotta in questa materia, quando ci porta l'esempio di comuni montani del cuneese, o di altre parti, sulle Dolomiti, che hanno popolazioni ancora inferiori, perché il tema è un altro. Il tema è se quel tipo di forma istituzionale, se quel modello è un modello che corrisponde alle esigenze complessive di questo Paese, o se questo Paese deve essere un pochino più liberato, se questo Paese possa respirare più a pieni polmoni, se non possa essere alla fine controllato, anzi, quasi soggiogato dal controllo che anche un ceto politico diffuso, così diffuso, esercita; un controllo che, badate, è conservazione.
Come si misura l'importanza di un piccolo comune? Si misura in ragione del numero degli abitanti? Mi verrebbe da dire di no. Abbiamo comuni come Domus de Maria, Arzachena e altri che contano molti meno abitanti di altri comuni, per esempio di Monserrato oppure di Quartucciu oppure dello stesso Quartu, che però hanno caratteristiche territoriali che gli permettono di superare di gran lunga l'importanza che comuni più grandi hanno in ragione dei loro abitanti. Hanno un'importanza nell'economia della regione, hanno un'importanza nei valori ambientali, hanno un'importanza nei valori culturali. Ecco il tema, ecco perché bisogna ragionare sul sistema, su come renderlo efficace, su come produrre economia, su come stare attenti ai bisogni sociali.
Io avevo chiesto di modificare il titolo, che sarebbe stato un po' come modificare l'oggetto della legge, perché, ce lo dice anche l'Espresso, siamo uno dei consigli regionali, forse il consiglio regionale più improduttivo. Lo dico all'onorevole Pittalis che porta la croce di una Commissione che si deve occupare di riforme: noi abbiamo il problema che non approviamo molte leggi, non facciamo nessun tipo di manutenzione legislativa, non abbiamo leggi che sono attuate. Io ho verificato, - tramite la Commissione d'inchiesta che prima lei citava, Presidente - che c'è quasi un atteggiamento eversivo nei confronti della produzione normativa del Consiglio regionale. E allora forse la riflessione da fare è questa. Ecco perché io voterò a favore del titolo e probabilmente voterò contro il provvedimento.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, metto in votazione il titolo. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
L'articolo 1 è soppresso.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti:
Art. 2
Composizione dei Consigli comunali e delle Giunte comunali e provinciali
1. Fino all'approvazione di una legge regionale di riforma organica dell'ordinamento degli enti locali, per la composizione dei consigli comunali e delle giunte comunali e provinciali nel territorio della Regione si applicano le disposizioni che seguono.
2. Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, per la composizione dei consigli comunali continua ad applicarsi l'articolo 10 della legge regionale 1° luglio 2002, n. 10 (Adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4). Dal successivo turno di elezioni amministrative si applica l'articolo 37 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) come modificato dall'articolo 2, comma 184, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2010).
3. Il numero degli assessori comunali e provinciali non deve essere superiore a un terzo, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia, e comunque non superiore a dodici unità.
4. Per il computo degli abitanti, ai fini dell'applicazione della presente legge, si fa riferimento ai dati ufficiali relativi ai rilevamenti ISTAT al 31 dicembre 2009.
Emendamento soppressivo parziale Agus - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 2
L'ultimo capoverso del comma 2 è soppresso.
(9)
Emendamento soppressivo parziale Agus - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 2
Il comma 4 dell'articolo 2 è soppresso.
(7)
Emendamento aggiuntivo Barracciu - Bruno - Cuccu - Cucca - Agus - Diana Giampaolo - Espa - Meloni Marco - Porcu
Articolo 2
All'articolo 2, dopo il comma 3, è aggiunto il seguente:
"3 bis. In attuazione del principio delle pari opportunità tra donne e uomini, nella composizione delle giunte comunali e provinciali è assicurata la presenza di entrambi i generi, ciascuno dei quali deve essere rappresentato in misura non inferiore al 40 per cento dei componenti.".
(5)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 2
Dopo l'articolo 2 è aggiunto il seguente articolo 2 bis:
"Art. 2 bis. Riduzione dei costi
1. Con decreto dell'Assessore regionale competente in materia di enti locali, sentite le organizzazioni rappresentative degli enti locali ed il Consiglio delle autonome locali, sono determinate, con cadenza triennale le indennità di funzione dei sindaci, dei presidenti di provincia, delle rispettive giunte nonché l'ammontare dei gettoni di presenza, o delle indennità sostitutive, dei componenti dei consigli comunali e provinciali.
2. Nelle more dell'emanazione del decreto di cui al comma precedente, il costo complessivo, così come determinato dalla vigente normativa statale, per le indennità di funzione dei sindaci, dei presidenti di provincia e delle rispettive giunte, è ridotto del 5 per cento. La giunta dell'ente locale può deliberare di attuare tale risparmio mediante tagli percentuali alle indennità dei vari componenti, prendendo atto delle eventuali rinunce volontarie, anche parziali, o attraverso la riduzione del numero degli assessori."
(2)
Emendamento all'emendamento numero 2 aggiuntivo Cuccu - Diana Giampaolo
Articolo 2
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
"2 bis. Le disposizioni di cui al precedente comma si applicano al comune di Castelsardo."
(14).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Sull'articolo 1?
PRESIDENTE. Sull'articolo 2 che diventerà articolo 1 in sede di coordinamento, perché l'articolo 1 è stato soppresso sul testo originario.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). L'articolo 2, come dicevo prima, prevede una duplice disciplina: una è quella relativa al mantenimento del sistema precedente, l'altra è quella che introduce, dopo questo turno, il nuovo regime, che è quello previsto dalla legge dello Stato.
Onorevole Pittalis, lo dico anche all'onorevole Campus che in Commissione intervenuto più volte su questo argomento: questo diverso regime è esattamente la ragione per la quale alcuni di noi, anziché fare una battaglia campale, hanno lavorato per creare un clima positivo attorno a questo provvedimento che pure non li convinceva molto. Accogliendo il principio richiamato dall'onorevole Steri del "non giochiamo carte diverse in vigilia di elezioni", ma non accettando allo stesso tempo di ingessare il sistema istituzionale locale nella dimensione precedente, si è stabilito che dal prossimo turno, cioè quello del 2012, si andrà verso un nuovo regime, che è l'unica garanzia che noi abbiamo forse per mettere mano a questa vicenda. Diversamente, se avessimo accettato di dire solamente, per esempio, da questo turno…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 44, viene ripresa alle ore 19 e 50.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'articolo 2 è la parte principale della legge. Su questo articolo ci sono due punti sui quali abbiamo presentato degli emendamenti. Sul primo punto (è una questione che riguarda pochi comuni ma è un elemento di profonda ingiustizia) abbiamo presentato l'emendamento numero 7 e preannuncio la richiesta di votazione a scrutinio segreto. L'emendamento numero 9 attiene invece all'ultimo capoverso del comma 2. Vorrei che i colleghi prestassero un attimo di attenzione perché è una questione che genererà un precedente nella legislazione regionale. Io capisco, capisco tutto, ma una legge è uno strumento che deve disciplinare e consegnare ai cittadini gli strumenti di regolazione della loro vita. Quando una legge è utile, invece, per autoregolare la stessa vita dei legislatori, c'è qualcosa che non funziona. E' un'autodichiarazione di inaffidabilità.
Noi dobbiamo fare la riforma degli enti locali, costruire il testo unico sull'ordinamento degli enti locali, esitare il codice degli enti locali perché abbiamo competenza primaria in materia; non possiamo eludere questa priorità dicendo: "Guarda, io legislatore mi sto dando un'autocensura, se non faccio la riforma entro l'anno il castigo è che - per gli altri, non per me, perché il castigo è per gli altri cioè per gli enti locali - ti ricadono addosso le norme statali". Che modo di legiferare è questo? Io capisco che c'è questa esigenza, però eliminiamo questa frase perché è lesiva della nostra autorevolezza e sostituiamola con un ordine del giorno unitario che ci impegni nella stessa direzione; è più logico. Inserire in legge, dare in pasto ai cittadini l'idea o la prova che noi siamo inaffidabili mi sembra un autogol che si può evitare.
Se il problema è l'impegno nostro, l'impegno nostro lo assumiamo con un ordine del giorno unitario, senza bisogno di inserire in legge una norma che i nostri interlocutori difficilmente capiranno. Ai loro occhi, ponendoci questa sorta di autolimitazione è come se ci stessimo riconoscendo inaffidabili in quanto non in grado di fare le riforme. Mi viene da avanzare una proposta, nell'interesse della nostra dignità: sostituiamo questa frase con un ordine del giorno che contenga lo stesso impegno, perché è la cosa più seria che possiamo fare, altrimenti si genererà un precedente di divulgazione pubblica dei nostri limiti, ci rideranno dietro. Ci diranno: "Ma scusate, non sapete che la riforma la dovete fare"? E poi fate ricadere sugli amministratori locali la sanzione.
Peraltro scrivere che si applica la norma nazionale è anche un'affermazione grave, perché vuol dire che noi disconosciamo la nostra competenza primaria in questa materia. In una sola frase sono contenute due affermazioni allucinanti. Vi prego, vi prego, io ritiro l'emendamento se viene espressa la volontà di tradurlo in un ordine del giorno, diversamente, se non c'è questa volontà, io sono costretto a chiedere anche la votazione a scrutinio segreto sull'emendamento numero 9 perché ritengo che ogni consigliere debba rispondere della sua dignità alla sua coscienza. Questo mi sembra il succo del discorso.
Chiedo pertanto la votazione a scrutinio segreto anche sull'emendamento numero 9 nel caso non venga accolta l'istanza di approvare un ordine del giorno del medesimo contenuto. Lo possiamo votare a chiusura della legge, ma non deve costituire parte della legge. E' vero, l'accordo è accordo e nessuno lo vuole disconoscere, però io preferisco spendermi totalmente fino alla fine per rispettare un impegno che ho assunto nei confronti dell'Aula piuttosto che mettere al ludibrio pubblico la funzione del Consiglio regionale. Questo è il mio pensiero e credo che questa norma tutto sommato non farà vivere serenamente gli amministratori e genererà un'altra disparità. Io posso garantire che se verrà presentato un ordine del giorno che impegni il Consiglio nel senso indicato ci sarà il voto unanime, esplicito sull'ordine del giorno da parte di tutto il nostro Gruppo.
PRESIDENTE. Preciso che la sua richiesta di votazione a scrutinio segreto deve essere appoggiata dal Capogruppo o dal Vicecapogruppo.
(Appoggiano la richiesta i consiglieri Diana Giampaolo e Salis.)
Ho fatto la precisazione, è stato confermato che è condiviso dal responsabile del Gruppo perché non è presente il Capogruppo.
Per esprimere il parere sugli emendamenti, ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore semplice. Intanto è doveroso rimettersi all'Aula in relazione agli emendamenti, però debbo anche fare alcune precisazioni. L'emendamento numero 9 prevede la soppressione del capoverso del comma 2 e questo capoverso costituiva parte integrante di un accordo raggiunto in Commissione sull'articolo 2 e in particolare sul comma 2 e sui successivi. Quindi io questo lo richiamo all'attenzione dell'Aula perché ci potrebbe essere anche il rischio, all'esito del voto, che questo provvedimento possa anche prendere altre vie. Questo lo devo dire con franchezza e chiarezza perché il capoverso del comma 2 costituiva parte integrante di un accordo che serviva anche a inviare il segnale di una riduzione in prospettiva.
E' solo un doveroso richiamo all'Aula perché tenga conto di un faticoso accordo raggiunto in Commissione con questo emendamento numero 9.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta è conforme al parere del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti. Sull'emendamento numero 9 è stata chiesta la votazione a scrutinio segreto.
Comunico che il consigliere Marco Meloni è rientrato dal congedo.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 9.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 58
astenuti 2
maggioranza 30
favorevoli 35
contrari 22
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.
Si sono astenute: la presidente Lombardo - ZUNCHEDDU.)
Passiamo all'emendamento numero 7. E' stato chiesto il voto segreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 7.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 61
votanti 60
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 36
contrari 23
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - ZUNCHEDDU.
Si è astenuta la Presidente LOMBARDO.)
Metto in votazione il testo dell'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
PITTALIS (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. L'ha chiesta dopo che io ho proclamato il voto, pertanto non è ammissibile.
Metto in votazione l'emendamento numero 5.
Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Dovrò essere sintetica in tre minuti e non sarà facile.
Questa legge che stiamo discutendo nasce perché ci si è posti il problema di salvaguardare e garantire il diritto di rappresentanza, la partecipazione laddove questa rischiava, anche in maniera discordante da ciò che è successo nell'altra tornata amministrativa, di essere ridimensionata. Ci si è posti, quindi, un problema di democrazia e di rispetto della democrazia. Allora io sono assolutamente convinta che questa Aula, mossa da questo sentimento democratico così profondo, possa accettare e approvare e votare positivamente anche l'emendamento numero 5, che si pone lo stesso problema di salvaguardia della democrazia, e anzi di allargamento della democrazia, proponendo la norma che prevede che nella costituzione delle giunte comunali e provinciali venga rispettata la parità di genere e comunque che i due generi non possono essere rappresentati al di sotto del 40 per cento nella costituzione delle giunte.
So bene che questo è un tema complesso che potrà essere affrontato, per quanto riguarda le assemblee elettive, con la riforma della legge elettorale e in particolare spero presto con l'approvazione della legge che prevede la doppia preferenza, oggi però noi possiamo inviare un segnale positivo, possiamo imprimere una prima accelerazione alla sotto rappresentanza delle donne nelle istituzioni e nelle Giunte e quindi continuare anche in Sardegna ciò che è stato interrotto in maniera davvero traumatica anche dall'esempio costituito dalla Giunta del presidente Cappellacci.
Chiedo alle colleghe di prevedere in esame questo emendamento e mi aspetto che, come da tradizione in questo Consiglio regionale, si facciano portavoce della bontà di questo emendamento, votino a favore e facciano votare a favore i colleghi del Gruppo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Volevo ricordare che al Senato ieri è stato votato un provvedimento similare, e questo vuol dire che l'esclusione di genere che è purtroppo una costante italiana da tutti i posti di direzione, sia politica che... c'è fermento in aula, c'è fermento in aula...
PRESIDENTE. Prego, onorevole Salis.
SALIS (I.d.V.). Fa piacere che ci sia questo. E quindi il Gruppo dell'Italia dei Valori è d'accordo e sostiene questo emendamento, anzi i componenti del Gruppo chiedono di poter apporre le proprie firme sull'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Intervengo per sostenere l'emendamento anche se la collega Barracciu non me l'ha chiesto (se non per interposte persone che non si sono presentate comunque) e per dire che io penso che qualche anno fa non sarei stato d'accordo, però alla luce dei fatti, alla luce degli eventi, compresa anche l'ultima Giunta regionale, io credo che comunque in qualche modo bisogni iniziare. Bisogna iniziare a salvaguardare dei diritti perché non siamo stati capaci di creare le condizioni perché ci sia parità fra i generi.
Abbiamo avuto tante occasioni per poter essere conseguenti e non le abbiamo messe in pratica. Ecco perché io questa volta, se la collega Barracciu me lo consentirà, vorrei aggiungere anche la mia firma all'emendamento e votare a favore. Ma colgo anche l'occasione, nonostante i "tumulti" in aula, Presidente, colgo l'occasione nonostante i tumulti in aula…
PRESIDENTE. Onorevole Capelli, ha ragione. Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Contu, onorevole Locci, onorevole Floris, onorevole Meloni, prendete posto.
CAPELLI (Gruppo Misto). Colgo l'occasione per autocompiacermi di aver, col mio intervento in discussione generale, provocato un dibattito. Ricordo che sono intervenuto dopo il collega Porcu che sottolineava come le cose stessero procedendo tranquillamente, vista l'unanimità (sempre preoccupante come dice il collega Uras) della Commissione. Però qualche animo si è destato e gli emendamenti poc'anzi votati a scrutinio segreto dimostrano che a volte le coscienze possono risvegliarsi e che questa non è una leggina e anche che non c'era l'impegno ad approvare successivamente una riforma strutturale del sistema, ma che questa stessa legge voleva essere la riforma.
Io non so se questa legge verrà votata dall'aula, ma credo che forse, finalmente - e mi prendo qualche merito - qualche coscienza si sia finalmente svegliata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI MARCO (P.D.). Presidente, colleghi, intervengo per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento. Credo che questa sia un'opportunità per questo Consiglio per affermare un principio nel quale a parole crediamo tutti. Io voglio ricordare che da molti mesi sono state presentate diverse proposte di legge da parte del centrosinistra e da parte del centrodestra che traducono il principio della parità di genere nelle istituzioni in norme che si riferiscono sia al Consiglio e alla Giunta regionale sia alle istituzioni rappresentative ed esecutive degli enti locali. Io mi auguro che tutti - le colleghe e i colleghi del centrodestra e tutti noi - possiamo inviare un segnale capace di determinare uno shock positivo.
Voglio ricordare che il Parlamento appena ieri ha approvato (in prima lettura al Senato e passerà ora alla Camera per il voto finale) una norma relativa ai consigli d'amministrazione delle società quotate, ma parliamo della stessa materia, parliamo di una materia che obiettivamente in Sardegna negli ultimi anni non è stata trattata nel modo più adeguato, e questa è un'occasione per tutti, votando a favore di quest'emendamento, per ridare una speranza di una composizione delle nostre amministrazioni che rifletta la composizione della nostra società e riesca a portare qualità ed efficienza democratica nelle nostre istituzioni.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Per dichiarare il voto, mio e credo del Gruppo, a favore di questo emendamento. E come non essere d'accordo? Soprattutto in considerazione del fatto che più volte ci siamo espressi in favore della parità di genere. Mentre è difficile raggiungere un risultato come questo nelle assemblee elettive (perché poi bisogna fare i conti con il voto degli elettori, e sappiamo com'è difficile trovare un equilibrio) nella composizione delle giunte, invece, credo che sia un risultato facilmente raggiungibile, perché le giunte vanno nominate dal Presidente e dal Sindaco, e quindi è una norma che una volta approvata, può essere rispettata. Rispettata soprattutto nei confronti di un genere che non sempre è stato adeguatamente considerato. E sappiamo quanto gioverà soprattutto raggiungere una parità di genere.
Io che, per la mia età, ho vissuto l'esperienza della frequenza nelle classi unisex (come alunno e poi come insegnante) so con quanta difficoltà gli insegnanti riuscivano a mantenere la disciplina in quelle classi e quanto abbia migliorato invece il funzionamento delle scuole e delle classi quando si operò la scelta della formazione delle classi miste. Però, a parte questa divagazione, questa reminiscenza scolastica, io credo che votare a favore di questo emendamento sia doveroso, e mi auguro che il Consiglio all'unanimità possa accoglierlo, sostenendolo col voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Io voterò a favore di questo emendamento, come voterò a favore di molte altre norme prima della fine della legislatura, con lo sconforto nel cuore, collega Barracciu, perché ho la certezza che quello che noi approviamo troverà un Governo attento all'impugnazione presso la Corte costituzionale, una burocrazia attenta ad osteggiare ogni nostra decisione, e una disattenzione fondamentale da parte nostra a difendere la nostra funzione e il nostro ruolo. Questo lo dico perché non basta approvare le leggi, l'onorevole Maninchedda lo sa, magari bastasse approvare le leggi. Bisogna approvare le leggi, bisogna riformare l'apparato pubblico, bisogna riorganizzare gli uffici, bisogna avere tribunali in grado di decidere sull'applicabilità di una disposizione in tempo celerissimo, così come richiede…
(Brusii in aula)
Presidente, ci trasferiamo là? Chiediamo una sospensione di un quarto d'ora, venti minuti, un'ora? Sospendiamo? Io sono favorevole a sospendere i lavori! Perché se non dobbiamo stare attenti a quello che approviamo è meglio che li sospendiamo i lavori!
PRESIDENTE. Sono perfettamente d'accordo con lei, onorevole Uras. Per cui dopo l'esame di questo emendamento i lavori dell'Aula verranno sospesi. Prego onorevole Uras, può terminare. Non possiamo…
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, non posso terminare!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Intervengo semplicemente per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento e chiedere di potervi apporre la mia firma e per mostrare grande soddisfazione qualora questo venisse approvato dall'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.), relatore. Presidente, io ritengo che l'impianto originario questo provvedimento, anche con l'incidente di percorso (che però, bisogna chiarire, non giova, perché se si prevede una decisione, e si decide tutti, i patti vanno rispettati, a voto palese o a voto segreto) rimanga inalterato. Siamo rispettosissimi dell'esito della votazione, però la soppressione di quel comma non ha modificato nulla, perché qui si dice: "Limitatamente al turno delle elezioni amministrative del 2011, continua ad applicarsi l'articolo 10", il che significa che noi stiamo davvero dicendo, ancora forse più chiaramente ed esplicitamente, che entrano automaticamente in vigore - e questo perché rimanga agli atti - le norme statali dal prossimo turno delle elezioni. Quindi non è mutato nulla rispetto all'impianto originario.
Onorevole Gian Valerio Sanna, io riconosco che lei è uno di coloro che in Commissione ha più, anche di me (parlo per me stesso), lavorato proprio per trovare una sintesi, ecco, spero che questo voto non pregiudichi il successivo iter di questo importante provvedimento. Del resto - ripeto - una lettura attenta della norma salvaguarda l'impianto originario. Questo lo dico soprattutto per amore della verità. E mi auguro che, anche successivamente, ci si possa confrontare davvero, perché se ci sono problemi è meglio sollevarli e affrontarli, perché su una materia delicata come questa, davvero non penso che il ricorso alla votazione a scrutinio segreto possa aiutarci ad andare avanti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, intervengo per annunciare naturalmente il mio voto favorevole, con l'invito un po' a tutta l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole all'unanimità, perché questo è un voto alla democrazia. Dobbiamo anche ricordare in questo momento che abbiamo subito, come genere, un'ingiustizia gravissima quando il presidente Cappellacci ha formulato e ha espresso la Giunta. Una Giunta assolutamente amputata, oltreché essere costantemente assente.
Ricordo pure che quando c'erano le Assessore donna le presenze erano decisamente più intense e partecipate. Quindi io invito davvero l'Assemblea ad esprimere il voto favorevole per la parità di genere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (P.d.L.). Presidente, dichiaro il voto favorevole, anche se alcune osservazioni sembrano doverose. Sono tra l'altro all'attenzione dei lavori delle commissioni alcune proposte di legge che di fatto dovrebbero contemplare tutta la materia, cito per esempio quella sulla doppia preferenza. Io credo che ovviamente, come donna, non posso che essere a favore di quest'emendamento, tuttavia mi sembra alquanto riduttivo pensare solo alla composizione delle giunte. E quindi, onorevole Uras, vorrei vederla in futuro votare a favore sulle proposte che riguarderanno anche la composizione e la partecipazione ai consigli comunali, dove sostanzialmente l'assenza delle donne mi sembra molto più grave. Quindi il voto è favorevole.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 5.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Mulas ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - De Francisci - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Greco - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - ZUNCHEDDU.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Contu Felice - Cuccureddu - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Steri - Tocco.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Artizzu - Rassu - Sanna Matteo - Stochino - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 61
votanti 55
astenuti 6
maggioranza 28
favorevoli 27
contrari 28
(Il Consiglio non approva).
L'emendamento numero 14 è stato ritirato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Lo faccio mio. Gli uffici non l'hanno neppure letto! In questo emendamento si dice che le disposizioni si applicano a tutti i Comuni tranne che al Comune di Castelsardo.
Allora, questo non è un emendamento, è uno scherzo! Ma carnevale è finito! Ma noi possiamo tollerare che questo Consiglio, che trova un accordo in Commissione per salvaguardare quel principio riformatore che dovrebbe sovraintendere la nostra attività, finisca per venire qua e presentare emendamenti burla? Emendamenti burla! Siamo un circo? Io non avevo dubbi, al di là della sobrietà, e non rido! Mi viene da piangere! Ma che figura ci facciamo, Presidente, Che figura ci facciamo?
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 14.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 14.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Valerio Meloni ha votato contro.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - CuccuREDDU.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 52
astenuti 2
maggioranza 27
contrari 52
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 2.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). E' chiaro che l'emendamento numero 14 era un emendamento provocatorio. Io spero che l'onorevole Cuccureddu ritiri anche il numero 2, perché la strumentalità dell'emendamento numero 2 è talmente evidente che rompe anche lo spirito con cui stiamo approvando la legge, perché è chiaro che a mettere il cappello su alcune parole d'ordine che fanno presa sulla pancia della gente siamo capaci tutti, ma dire che vogliamo risparmiare e che il risparmio sulla spesa pubblica si fa tagliando il 5 per cento dell'indennità di funzione degli assessori comunali, dei sindaci, dei presidenti di provincia, se diciamo a quelle comunità dove i sindaci subiscono gli attentati, le bombe, dove sono minacciati, dove gli tagliano le piante di ulivo, che stanno rubando i soldi e che noi tagliamo il 5 per cento dell'indennità dei loro amministratori, stiamo facendo demagogia, stiamo compiendo un atto irresponsabile. E' una vergogna questo emendamento! Per chi l'ha presentato e per chi lo vota! Io voterò contro se non verrà ritirato!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). E' evidente che il consigliere Cuccu vuole strumentalizzare tutto e tutto è strumentalizzabile! Tutto è strumentalizzabile! Io credo di aver detto più volte che lo Stato ha stabilito un taglio sulle indennità e che le indennità sono ridicole! Questo emendamento è costituito da 2 commi: il primo prevede che sia l'Assessore regionale a stabilire indennità che devono essere sicuramente adeguate alle funzioni; competenza che non abbiamo mai esercitato. Noi oggi ci troviamo ad applicare una normativa nazionale, e sono stato io a dire quali sono le cifre, sono ridicole! Sono 25 euro per un Assessore, al mese, se è lavoratore dipendente. Quindi nessuno vi supera in questo!
Però l'emendamento si articola in 2 commi e la seconda norma non è assolutamente transitoria perché prevede che l'Assessore regionale stabilisca cifre che siano adeguate alle funzioni e ai rischi anche fisici che qualche sindaco corre in questo periodo. Quindi strumentalizzare una parte di una norma transitoria mi sembra quanto di più dannoso si possa fare nei confronti dei sindaci e degli amministratori perché questa norma, saltando giù dal Consiglio, invia il primo segnale di federalismo interno, perché non dice tagliate il 5 per cento dell'indennità, dice valutate voi come applicare i tagli, anche tenendo conto delle rinunce all'indennità. Sono moltissimi, infatti, i sindaci, gli assessori e gli amministratori che rinunciano alle indennità per svolgere quella funzione, perché non sono i 25 euro che inducono gli assessori e i consiglieri a partecipare alle sedute del Consiglio e ad impegnarsi per la propria comunità. Strumentalizzare questo significa non aver compreso la norma.
Quindi, se è possibile, ritiro il secondo comma e la norma transitoria e vorrei mantenere la competenza in capo alla Regione per disciplinare la materia.
PRESIDENTE. Quindi il secondo comma è ritirato, rimane il primo?
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il primo comma fa parte della legge numero 10 che è una legge in vigore nella Sardegna in tutto e per tutto e che non ha bisogno di essere reiterata. Stiamo reiterando una formulazione che è già nella legislazione corrente della Regione Sardegna.
PRESIDENTE. Nel momento in cui vengono pronunciate le altre dichiarazioni di voto approfonderemo l'osservazione dell'onorevole Sanna.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io ho partecipato ai lavori in prima Commissione come osservatore, in quanto non ne faccio parte e non posso votare, però ho apprezzato lo spirito che alla fine è prevalso, cioè quello di considerare indifferibile una riforma complessiva dell'assetto istituzionale della Sardegna, a cominciare dalla Regione. Sottoscrivo completamente l'intervento del Capelli quando afferma che il Consiglio regionale è la prima istituzione della Sardegna che deve iniziare a inviare segnali, anche se, come la Presidente ha ricordato poco fa, ne abbiamo già inviati.
E' necessario dare complessivamente un'idea di una volontà riformatrice che tenga conto della necessità di evitare gli sprechi, partendo dalla Regione, non certamente dagli amministratori che sono più esposti alle difficoltà della crisi e alle tensioni altissime che si vivono nei comuni, e non solo nei comuni sardi. Per cui io ho accolto la soluzione minimale rappresentata da questo progetto di legge che ha affrontato alcune tematiche importanti con l'impegno a voler da subito - questo è un impegno che il Presidente della Commissione ha assunto a nome di tutti i componenti - accelerare i propositi di riforma che abbiamo unitariamente espresso anche in quest'Aula.
Pertanto io chiederei al collega Cuccureddu di ritirare non solo il comma 2, ma anche il comma 1, anche perché anche io sono dell'avviso che il contenuto del comma 1 sia già previsto nella legislazione regionale. Per questa ragione, io veramente chiedo al collega Cuccureddu che ci tolga dall'impaccio di dover noi poi sindacare, evitando di presentare emendamenti che sono giusti complessivamente ma che rischiano di essere ridotti a propaganda, come lo è la riduzione del 3 per cento prevista dal Governo nazionale, o la soppressione delle circoscrizioni. Non è lì il costo della politica! E poi contemporaneamente che cosa succede? Che si annunciano i Sottosegretari in più…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Dagli approfondimenti fatti, le osservazioni dell'onorevole Sanna sono corrette, però la Presidenza non può intervenire, quindi tutto è rimesso alla volontà del presentatore con il ritiro dell'emendamento, o altrimenti alla volontà dell'Aula, perché l'approvazione creerebbe i problemi fatti presenti dall'onorevole Sanna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, intervengo solo per sapere se dobbiamo approvare qualcosa di utile o di inutile, perché insieme agli emendamenti burla abbiamo anche gli emendamenti inutili, abbiamo una legge che fa schifo. E poi ci prendiamo il giudizio che ci meritiamo.
PRESIDENTE. Ho già espresso la posizione della Presidenza: la Presidenza non può dichiarare l'emendamento inammissibile, questo è rimesso alla volontà dell'Aula che può votare contro, oppure del presentatore che lo ritira.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Intervengo solo per due brevissimi cenni. Questo emendamento è stato oggetto di approfondita discussione in Commissione e già in Commissione i funzionari avevano dato atto che questo primo comma era del tutto inutile, poi c'eravamo soffermati sul secondo e avevamo ritenuto che non fosse in questo momento una norma opportuna (non usiamo altro termine), decidendo di non approvarla con il consenso di tutti. Abbiamo ritenuto quindi che, in base agli accordi, questo emendamento, così come altri che sono stati presentati, non dovesse essere ripresentato in quest'Aula.
Non faccio commenti su quanto è avvenuto, voglio però compiere un brevissimo passo indietro in relazione all'emendamento numero 9 che è stato accolto, per segnalare che concordo pienamente con quanto ha precedentemente affermato l'onorevole Pittalis. La norma dice "limitatamente al turno". Allora, noi applicavamo l'articolo 10 perché avevamo competenza esclusiva, se nell'esercizio di una competenza esclusiva limitatamente al turno applico questa norma, vuol dire che se poi non legifero torno alla norma nazionale. Quindi sostanzialmente il risultato della norma rimane esattamente lo stesso, anche con quell'ultimo periodo che è stato soppresso.
Ritengo invece utile richiamare - se vi è ancora la disponibilità - quanto affermato dall'onorevole Gianvalerio Sanna prima della votazione, e invitare a presentare un ordine del giorno che ribadisca esattamente quanto contenuto nel periodo che è stato soppresso e che comunque è contenuto anche nel testo che è stato approvato.
PRESIDENTE. Il Consiglio non può rideliberare su ciò che è stato già votato.
STERI (U.D.C.-FLI). Sul primo comma sì.
PRESIDENTE. Sul primo comma sì, ma non si può entrare nel merito di una volontà già espressa dal Consiglio con la soppressione dell'ultimo capoverso del comma secondo.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Non ho compreso bene una sua affermazione: lei ha affermato "se dovesse essere approvato, creerebbe problemi" perché a seguito dell'approfondimento…
PRESIDENTE. Io non ho detto che creerebbe problemi, ho detto che si verificherebbe ciò che ha portato all'attenzione dell'Aula l'onorevole Sanna, quindi è rimesso alla volontà dell'Aula…
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Quindi, si ribadisce una volontà già espressa in una legge. Se dovesse essere invece bocciato, se questo nuovo Consiglio dovesse esprimere una volontà contraria a demandare all'Assessore, che cosa succederebbe?
PRESIDENTE. Nell'emendamento non c'è scritto che si abroga quella norma della legge numero 10, quindi non succederebbe assolutamente nulla.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento.
PRESIDENTE. L'emendamento numero 12 è inammissibile. L'articolo 3 è soppresso, l'articolo 4 è soppresso, passiamo quindi all'esame dell'articolo 5. All'articolo 5 è stato presentato l'emendamento numero 8, che è stato ritirato, l'emendamento sostitutivo parziale numero 10 e gli emendamenti aggiuntivi numero 6, 3, 17 e 1. L'emendamento numero 11 è inammissibile, l'emendamento numero 16 è Sull'emendamento numero 1 è stata chiesta la votazione a scrutinio segreto. Onorevole Uras, conferma la richiesta avanzata dall'onorevole Zuncheddu di votazione a scrutinio segreto?
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Se l'ha chiesta la collega ovviamente è confermata.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5 e dei relativi emendamenti:
Art. 5 Riduzione dei costi e disposizioni varie1. Le circoscrizioni di decentramento comunale di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni sono soppresse, fatta eccezione per la Municipalità di Pirri e per quelle esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge rappresentative di nuclei residenziali omogenei ed esterni al tessuto urbano principale del comune di riferimento. Gli statuti comunali possono prevedere la soppressione o l'accorpamento delle circoscrizioni così risultanti ovvero la loro trasformazione in differenti forme di decentramento comunale. Al presidente e ai componenti i consigli circoscrizionali è riconosciuto il solo gettone di presenza per le sole riunioni dell'assemblea. In nessun caso l'ammontare percepito nell'ambito di un mese, può superare l'importo pari ad un quarto dell'indennità massima prevista per il rispettivo sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.
2. Per determinare il quorum dei votanti nei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti non sono computati fra gli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune quelli iscritti all'anagrafe degli elettori residenti all'estero.
3. Al comma 1 dell'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni. Misure di sostegno per i piccoli comuni) dopo le parole "le Unioni di comuni sono" sono aggiunte le parole "associazioni di". Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le unioni di comuni adeguano i propri statuti alle disposizioni del presente comma.
4. Nei comuni con popolazione pari o inferiore a 15.000 abitanti il consiglio è presieduto dal Sindaco. Il presente comma si applica dal primo rinnovo del consiglio comunale successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.
5. In attesa di una disciplina regionale di razionalizzazione della materia non si applica in Sardegna l'articolo 2, comma 186, lettera e), del della legge n. 191 del 2009.
6. Fino a diversa disposizione di legge regionale, negli enti locali della Sardegna non si applica l'articolo 6, commi 7, 8, 9 e 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, relativamente alle somme trasferite dalla Regione autonoma della Sardegna.
7. In attesa di una disciplina organica regionale dell'ordinamento degli enti locali di cui al comma 5 dell'art. 10, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione - legge finanziaria 2007) e successive modificazioni, alle assunzioni di personale a tempo determinato e indeterminato e agli incarichi di collaborazione coordinata derivanti da processi di decentramento di funzioni e competenze stabilite con legge regionale, nonché da processi di riorganizzazione, trasformazione o soppressione di enti locali, il cui onere è finanziato con risorse regionali, ivi comprese quelle del fondo previsto dall'articolo 10 della legge regionale n. 2 del 2007, non si applicano le disposizioni dell'articolo 14, commi 7 e 9, del decreto legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010.
Emendamento soppressivo parziale Agus - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 5
Al comma 1 l'ultimo capoverso è soppresso.
(8)
Emendamento sostitutivo parziale Sanna Giacomo
Articolo 5
Nel comma 1 i primi due periodi sono così sostituiti:
"1. Le circoscrizioni di decentramento comunale di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni sono soppresse, tranne ceh per la Municipalità di Pirri, nel Comune di Cagliari e per una circoscrizione rappresentativa delle frazioni di Tottubella. La Corte, Campanedda, Palmadula, Biancareddu, Canaglia, Baratz, Argentiera, nel Comune di Sassari.".
(10)
Emendamento aggiuntivo Agus - Manca - Sanna Gian Valerio - Cocco Pietro - Cuccu - Bruno
Articolo 5
Alla fine del comma 1 è aggiunto il seguente periodo:
"Con decorrenza dalla data di entrata in vigore della presente legge, il solo gettone di presenza, così come previsto dal presente comma, è riconosciuto anche ai consiglieri circoscrizionali già in carica.".
(6)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 5
Alla fine del comma 7 è aggiunto:
"agli enti locali che non hanno violato i vincoli imposti dal patto di stabilità ed ai comuni, con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, strutturalmente sani (con una incidenza inferiore al 40 per cento delle spese per il personale in rapporto alle spese correnti).".
(3)
Emendamento aggiuntivo Cuccureddu - Mulas
Articolo 5
All'articolo 5 dopo il comma 7 è aggiunto il seguente:
"7 bis. Nei comuni superiori ai 15.000 abitanti e nelle province della Sardegna non è incompatibile la carica di assessore e consigliere del medesimo ente locale.".
(17)
Emendamento aggiuntivo Diana Mario - Greco - Randazzo - Bardanzellu - Sanna Paolo Terzo - Locci - Pitea - Cossa - Zedda Alessandra - Floris Rosanna - De Francisci - Lai - Stochino - Campus - Sanjust - Piras - Cuccureddu - Rodin - Petrini
Articolo 5
Dopo l'articolo 5 è aggiunto il seguente:
"Art. 5 bis. Direttore generale
1. Può essere nominato un direttore generale ai sensi dell'articolo 108 del decreto legislativo n. 276 del 2000, nei comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti e nelle province.
2. I comuni con popolazione pari o inferiore a 30.000 abitanti provvedono alla soppressione della figura del direttore generale a decorrere, per ciascun comune, dalla scadenza dell'incarico in essere alla data di entrata in vigore della presente legge.".
(1)
Emendamento all'emendamento numero 1 aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 5
Alla fine del primo comma è aggiunto:
"Il compenso del direttore generale non eccede quello complessivo del segretario.".
E' aggiunto il seguente comma:
"1 bis. Le funzioni di direttore generale possono essere conferite dal presidente di provincia o dal sindaco, nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, al segretario, che ha diritto ad un incremento massimo del 25 per cento dello stipendio complessivo.".
(4)).
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). L'articolo 5 di questo provvedimento riguarda alcune figure ritenute superate all'interno dell'organizzazione degli enti locali, ma colgo l'occasione anche per ritornare sulla soppressione che il Consiglio ha deciso della disposizione relativa all'entrata in vigore, anche nel territorio regionale, della norma nazionale di riduzione dei componenti dei consigli comunali e degli organi di governo della Regione. Noi abbiamo discusso in Commissione, abbiamo discusso tra forze politiche, abbiamo discusso tra Gruppi e abbiamo accettato in Commissione - lo dico perché tra noi non può esserci l'equivoco - abbiamo accettato di portare in Aula un testo che presentava dei bilanciamenti e dei controbilanciamenti, che aveva un equilibrio, e aveva un equilibrio per rispondere a un'esigenza sociale. Personalmente io avevo chiesto, per esempio, ad altri Gruppi politici, di minoranza e di maggioranza, di sostenere, insieme all'approvazione di questo provvedimento, l'approvazione della norma costituzionale di iniziativa regionale che prevede la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 80 a 60. Anzi, in Commissione avevamo proposto di eliminare almeno il "listino", cioè quei consiglieri regionali che vengono eletti sulla base della sola indicazione del Presidente e lasciando allo scrutinio su base provinciale la scelta di 64 consiglieri. Anche così il numero di consiglieri, in rapporto alla popolazione, sarebbe sempre superiore a quello di ogni altra regione. Noi siamo i più arretrati da questo punto di vista, e non è vero che abbiamo esigenze o che la popolazione ha esigenze di miglior rappresentanza, non è vero! La popolazione non vede l'ora di ridurre il numero dei consiglieri regionali, degli assessori e dei consiglieri comunali, di assessori e presidenti provinciali, non c'è cittadino di questa Regione, di altre regioni che non desideri ciò. E poi c'è un ceto politico che si difende, io lo capisco. Dobbiamo presentare le liste, abbiamo un amico, un compagno a cui abbiamo garantito un posto in lista, abbiamo garantito visibilità pubblica, un ruolo. Ma siamo veramente certi che questo serva a gestire al meglio la disperazione che abbiamo tra le mani, cioè la disoccupazione dei lavoratori, la cassa integrazione dei lavoratori, la precarietà dei lavoratori? Io penso di no, penso di no.
Noi siamo venuti qua e abbiamo trovato emendamenti inammissibili, e lo diciamo quali sono: è inammissibile l'emendamento che voleva mantenere la norma dell'articolo 94 della legge 11/88 sui contratti che si applicano ai lavoratori dei cantieri comunali. Alcune province, agendo autonomamente, stanno infatti dando indicazioni di applicazione di contratti collettivi che implicano una riduzione del numero dei lavoratori che si possono impiegare. Se prima ne potevamo impiegare 100, applicando disposizioni come quella che rinvia al contratto collettivo del settore edile noi ne potremmo assumere cinquanta. Quindi era un'urgenza, una necessità.
La seconda necessità riguardava la Società Bonifiche Sarde che è una società per azioni di proprietà della Regione che si trova in una grave situazione e per evitare l'irreparabile si era trovato uno strumento legittimo contenuto in un provvedimento da approvare in sede di collegato.
La terza questione riguardava non la difforme applicazione di una norma ma l'invenzione di una norma, per cui hanno preso dei lavoratori, li hanno licenziati, li hanno riassunti, gli hanno tolto la previdenza integrativa, gli hanno tolto tutte le indennità, gli hanno ridotto lo stipendio, perché hanno avuto l'ardire di chiedere ciò che il diritto e la legge gli riconosceva in quanto contenuto nel loro contratto collettivo di lavoro. E noi abbiamo avuto il tempo però, riformando tutto, di lasciare le cose esattamente com'erano prima, e d'intervenire con l'articolo 5 solo su questioni di contorno: sul difensore civico che non ha nessuno, oppure sull'utilizzo o meno di un direttore generale che è meglio che non si abbia.
Lo dico anche al Partito Democratico, che è lento da questo punto di vista, purtroppo: ogni tanto si riscontra una difficoltà degli organi di partito regionali e tradurre in sede locale il messaggio che viene dato anche politicamente dallo schieramento avanzato in sede regionale. Lo dico perché non posso non dirlo, non posso non dire che non si raccoglie il messaggio, l'esigenza di rispondere meglio al bisogno, alla chiamata che il cittadino fa.
Ma è possibile che si riesca possa trovare il modo di superare quanto abbiamo concordato in Commissione (e trasversalmente perché ci sono liste da fare oggi e domani, e i comuni che interessano me non sono tra quelli di oggi ma sono tra quelli di domani) e si lasciano le cose come stanno? Onorevole Floris, lei è l'Assessore delle riforme, non è l'Assessore del personale, perché la sua carriera politica, le funzioni istituzionali che ha ricoperto, richiamano la partita delle riforme non quella della gestione spicciola di un apparato ormai decrepito come quello dell'amministrazione regionale.
Noi abbiamo bisogno di un respiro riformatore. Io non voterò contro questa legge, mi asterrò, come una sorta di atto di buona volontà, ma non è la strada giusta, lo dico ai colleghi tutti, lo dico anche agli altri partiti della minoranza, non è la strada giusta, abbiamo bisogno di più e di meglio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Sì, signora Presidente, io vorrei tornare leggermente indietro perché non ho sentito il parere che ella ha espresso sull'emendamento numero 12 all'articolo 3 bis. E' considerato inammissibile?
PRESIDENTE. L'ho dichiarato inammissibile dall'inizio.
SALIS (I.d.V.). Questo ci dà ancora il senso spesso della difficoltà che abbiamo di potere intervenire su situazioni che sono effettivamente disperate. E ci pone ancora di più nella necessità di accelerare, di inviare segnali. Io riprendo velocemente l'intervento precedentemente iniziato sulla necessità di inviare segnali veloci sulla riforma della Regione. Pregherei il Presidente della prima Commissione di interloquire con i Capigruppo e i componenti della Commissione stessa sul problema del numero dei consiglieri regionali, perché su questo versante abbiamo la sensazione che ci sia, non dico unanimità di vedute ma quanto mano una sintonia ampia tra molti Gruppi presenti in Consiglio. L'eliminazione del listino per esempio mi sembra quasi questione acquisita.
Io comincerei proprio a inviare un segnale in questo senso, proprio per evitare le misure propagandistiche di coloro che hanno i privilegi rispetto a situazioni di vertice nella pubblica amministrazione e si riducono il 3, il 4, il 5 per cento delle proprie indennità e poi decidono di sciogliere l'unico presidio di presenza democratica che c'è in un piccolo comune o in una circoscrizione. Io non sopporto, io disprezzo questo genere di propaganda e sono dell'avviso che - come dicono i romani con un'espressione non molto elegante, e mi scuso perché la uso in questa aula solenne - il pesce comincia a puzzare dalla testa, quindi è la testa che deve inviare dei segnali importanti e deve dare l'esempio, anche in questa situazione.
Per esempio, la Società Bonifiche Sarde versa in una situazione drammatica, e decine di famiglie da mesi non ricevono lo stipendio. Io spero che si possa dare attuazione velocemente a questo emendamento che, però, non possiamo approvare oggi. Lo approveremo a domani, dopodomani, io spero che si possa approvare nel più breve tempo possibile perché, al di là delle questioni di carattere istituzionale, ci sono problemi di carattere familiare, di disperazione che, probabilmente, dovrebbero ottenere nella nostra azione una priorità di intervento.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti, ha facoltà di parlare il consigliere Pittalis, relatore.
PITTALIS (P.d.L.), relatore. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento sostitutivo parziale numero 10. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione il testo dell'articolo 5. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'emendamento numero 6.
Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Presidente, colleghi, Assessore, io ascoltavo, prima che mi venisse data la parola il Presidente della Commissione, l'onorevole Pittalis, che diceva: noi voteremo contro l'emendamento. Onorevole Pittalis, per questo emendamento lei sa benissimo che c'è stata un'interlocuzione ed è stata offerta anche la disponibilità a ritirare…
(Interruzione del consigliere Pittalis)
MANCA (P.D.). … Io faccio un ragionamento, poi lei pensi quello che crede. Stiamo commettendo un'ingiustizia, perché noi sappiamo che le circoscrizioni esistono a Sassari e a Cagliari, e basta, e molti di noi hanno compiuto dei passi indietro e rinunciato a presentare emendamenti per inserirle nelle città superiori ai 100.000 abitanti, siamo rimasti d'accordo che su questo tema avremo portato, almeno in votazione, un emendamento che prevedesse il reinserimento dei gettoni di presenza per i consigli circoscrizionali anche per le circoscrizioni di Sassari, che è vero che saranno eliminate, così come stiamo stabilendo in questo articolo, ma che al momento esistono e vengono trattate in maniera difforme in considerazione del fatto che sono state elette l'anno scorso e hanno ancora davanti 4 anni di mandato. Questo è un emendamento che vuole essere corretto con tutti, perché se vogliamo affrontare il problema dei costi, lo facciamo eliminando i gettoni di presenza da tutte le circoscrizioni. Io chiedo ai colleghi sassaresi del centrosinistra, ma anche del centrodestra, di verificare ciò, perché le circoscrizioni hanno un'esistenza limitata, cesseranno di operare dalle prossime elezioni, in questo momento però stiamo decidendo che a Sassari, dove ci sono 4, 5 circoscrizioni cesseranno di operare anticipatamente, perché sappiamo benissimo le difficoltà che incontrano trasversalmente ad operare.
Questo è un emendamento esclusivamente ispirato ad azioni di correttezza rispetto a un impegno che abbiamo assunto e rispetto al fatto che abbiamo rinunciato a proporre emendamenti che potessero creare difficoltà all'Aula, rispetto al fatto che potessero essere inserite le circoscrizioni nelle città con più di 100.000 abitanti. Io capisco che ci siano stati dei problemi, non ne sono stato l'autore, sicuramente questo è un tema che riguarda tutti trasversalmente. Voterò a favore dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Presidente, se fosse così gentile da verificare con gli Uffici l'emendamento numero 10, perché mi sembra inopportuno…
PRESIDENTE. E' stato già approvato.
SALIS (I.d.V.). … Sì, ma mi sembra inopportuno far seguire il nome del collega Biancareddu dal termine "canaglia". E' di pessimo gusto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, l'emendamento relativo ai consiglieri di circoscrizione contribuisce a creare confusione in un testo che sta venendo fuori assolutamente inintelligibile, per la gran parte. In Commissione abbiamo lavorato per giorni e giorni cercando di dare chiarezza a una norma che poteva essere male interpretata. Si ribadisce che i consiglieri attuali di circoscrizione hanno diritto al gettone di presenza; ora, posto che la norma nazionale parla di annullamento delle circoscrizioni ma, chiaramente, non di quelle già insediate, francamente non riesco a capire perché dobbiamo rimarcare che rimane quello che c'è…
(Interruzioni del consigliere Manca)
CAMPUS (P.d.L.). … Dicevo questo, noi abbiamo cercato di fare una legge per dare chiarezza e per inviare un segnale di cambiamento. Se l'unico segnale di cambiamento che poi da questa legge alla fine viene fuori è che inseriamo un gettone di presenza a chi non lo prendeva in questo primo anno di presenza in circoscrizione, francamente ho difficoltà. Per cui voterò contro questo emendamento, come voterò contro tutti gli emendamenti e contro questo testo di legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Abbiamo visto con che rapidità abbiamo modificato il comma 1 dell'articolo 5. Ho le mie idee sulla presenza di questa modifica, vorrei solo far presente che il Consiglio regionale approvandola ha approvato una norma particolare, cioè ha deciso quali sono le circoscrizioni in Sardegna che devono continuare ad esistere, il che vuol dire che è saltato il principio che si intendeva seguire. E a proposito delle discussioni che si facevano prima sui piccoli comuni, è del tutto evidente che il nostro Partito sosterrà fortemente, da qui al futuro, tutte quelle comunità di 3000 abitanti e più a cui è stata negata la democrazia partecipativa della loro realtà comunale attraverso le circoscrizioni, sosterrà la loro richiesta di autonomia comunale, perché quei cittadini li avete dichiarati cittadini di serie B, e questo è un fatto molto grave.
Su queste cose bisogna stare attenti, anche se ci sono interessi elettoralistici, di collegio o di altra natura, che noi capiamo, ma che hanno delle conseguenze sul piano della spiegazione pubblica che dobbiamo dare delle norme che sono state approvate. Noi sosterremo pienamente l'autonomia di quelle comunità, perché quei cittadini hanno i medesimi diritti degli altri, e questa è una decisione di cui qualcuno dovrà rispondere.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 6. E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 6.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Campus - Contu Felice - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Artizzu - Capelli - Milia - Obinu - Rassu - Salis - Sanna Matteo.
presenti 57
votanti 49
astenuti 8
maggioranza 25
favorevoli 18
contrari 31
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 3.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). L'emendamento numero 3 è una mera precisazione, non entra nel merito della norma, però siccome stiamo intervenendo su una materia delicatissima, che è quella del patto di stabilità, posto che la norma che abbiamo introdotto è assolutamente necessaria se vogliamo che la legge finanziaria regionale possa dispiegare i suoi effetti e quindi si possano effettuare le assunzioni anche al di là dei vincoli imposti dalla legge numero 122 (e mi riferisco al fatto che oggi a qualunque titolo vengano assunti, a tempo determinato o a tempo indeterminato, non si può assumere più di una persona ogni cinque che vanno in pensione, il che significherebbe paralizzare tutte le possibilità che noi abbiamo nei centri CESIL, nei cantieri di forestazione, dappertutto) e considerato che lo Stato e il Governo si sono dimostrati particolarmente attenti nel proporre impugnative dinnanzi alla Corte costituzionale anche quando non ne sussistevano i motivi…
(Interruzioni)
Io vi chiedo un attimo di attenzione perché la materia è spinosa. Sono sicurissimo che tutti i colleghi sono espertissimi sul patto di stabilità, però io ho necessità di fare una precisazione.
Perché serve questo emendamento? Perché la norma sul patto vieta esplicitamente ai comuni che non l'abbiano rispettato la possibilità di effettuare qualunque genere di assunzioni, quindi se non si inserisce questa precisazione e non la si inserisce per i comuni virtuosi sotto i 5 mila abitanti, questa legge verrà sicuramente impugnata dinnanzi alla Corte costituzionale. Quindi non entra nel merito, lo conferma, riguarda un aspetto soltanto formale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale, Presidente.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 3.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Dedoni - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Fois - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mulas - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Steri - Vargiu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - De Francisci - Diana Mario - Greco - Ladu - Locci - Mula - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo - Stochino - Tocco.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Campus - Capelli - Lai - Obinu - Rassu - Zedda Alessandra.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 49
astenuti 7
maggioranza 25
favorevoli 30
contrari 19
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'emendamento numero 17.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras sul Regolamento. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, chiedo di parlare sul Regolamento. Noi abbiamo votato un emendamento che non c'entra niente con i consigli comunali, non c'entra niente con l'organizzazione delle giunte, perché quindi è stato considerato ammissibile? Perché è diventato ammissibile? Io immagino che la risposta sarà: è ammissibile perché riguarda la materia degli enti locali. Ma riguarda la materia degli enti locali anche l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro per i cantieri comunali.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, siamo in sede di dichiarazione di voto sull'emendamento numero 17.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io ho chiesto di parlare sul Regolamento, Presidente. Io ho chiesto di parlare sul Regolamento.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Uras, se lei voleva porre una questione su un emendamento che è stato già approvato dall'Aula lo doveva fare prima che si votasse quell'emendamento.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, io chiedo di parlare sul Regolamento.
PRESIDENTE. Sul Regolamento, ma non su norme su cui l'Aula si è già espressa.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo di parlare sul Regolamento per riuscire a capire esattamente come ci dobbiamo regolare. Io ho l'impressione che stasera abbiamo fatto un grande pasticcio e non so più, domani, come potremo andare avanti perché vorrei - e questo lo chiedo - che ci fosse una declaratoria, in maniera tale che ci possiamo regolare quando presentiamo gli emendamenti di quel contenuto. Se no si convochi la Giunta per il Regolamento, della quale io faccio parte, e si apra una discussione sul Regolamento, altrimenti non abbiamo più possibilità di regolarci.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, l'emendamento che è stato testé approvato dall'Aula è strettamente connesso al comma 7 dell'articolo 5.
PRESIDENTE. Siamo all'emendamento numero 17.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Ritiro l'emendamento perché io, a differenza di qualche partito di maggioranza, rispetto gli accordi quando si prendono.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento numero 4, che è un emendamento aggiuntivo all'emendamento numero 1. Ricordo che gli emendamenti aggiuntivi si votano prima degli altri emendamenti.
(Non è approvato)
Sull'emendamento numero 1 è stata chiesta la votazione a scrutinio segrreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 1.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 57
votanti 56
astenuti 1
nulli 1
maggioranza 29
favorevoli 16
contrari 39
(Il Consiglio non approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - ZUNCHEDDU.
Si è astenuta la Presidente LOMBARDO.)
L'articolo 6 è soppresso.
Passiamo all'esame dell'articolo 7.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 7:
Art. 7
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Presidente, colleghi, con questa legge non si è scritta una bella pagina della nostra storia autonomistica. Personalmente non vincolo neppure il mio Gruppo al voto che esprimerò io, perché io voterò contro questa legge. Voterò contro perché non riforma, non riordina, non risolve problemi e non sono neppure convinto che non ne ponga altri di natura interpretativa e applicativa. Non mi convince.
Mi convinceva di più il testo della Commissione, e mi avrebbe convinto ancora di più se avesse tentato di affrontare un paio di emergenze anziché rinviare tutto, forse, a "fra un paio di settimane". Il "fra un paio di settimane" dipende da tante turbolenze che ci sono in giro che sono legate anche alle elezioni amministrative. Ma supponiamo il caso che il "paio di settimane" si prolunghi - lo dico anche al collega Franco Meloni - può essere anche che si prolunghino, due, tre, quattro settimane e allora si arriverà alla vigilia del voto e ogni parola che noi spenderemo qua sarà viziata, ogni atto che approveremo sarà condizionato, forse non ci sarà neppure il tempo di affrontare le questioni che sono rimaste lì, ferme.
Siamo alla fine di marzo, abbiamo una legge finanziaria che è stata impugnata dal Governo, abbiamo un patto di stabilità che non ci consente di spendere, abbiamo vertenze importanti nel settore industriale, nel settore dei trasporti, nel settore della scuola, nel settore della cultura, nel settore dell'informazione, dell'editoria, abbiamo l'esigenza fortissima dell'università di "raccattare" qualche risorsa in più per non essere declassata, siamo di fronte, cioè, a una situazione di disastro complessivo e noi non siamo maturi per affrontare queste vicende.
Io non voterò questa legge perché non mi sento di diventarne complice, è lenta, non è "rock". E' antica, non è nuova. E' una riproposizione. Qualcuno dei miei colleghi, a cui mi sento anche vicino, quando vede queste leggi dice: "Questa è una operazione di cosmesi". Abbiamo fatto un po' di imbellettamento, abbiamo messo un po' di cipria, un po' di rossetto e abbiamo portato la vecchia signora di nuovo in scena, la vecchia signora è di nuovo in scena con il rossetto, la cipria, i capelli tinti. Le vecchie signore truccate sono meno belle delle vecchie signore che non si truccano. Avremmo fatto benissimo a non fare trucchi, avremmo dovuto scrivere "articolo 1: tutto quello che conosciamo rimane fermo. Viva su connottu!". Saremmo stati più seri, avremmo retto meglio il confronto con la popolazione.
Qualcuno dice: "Ma no, ma non è così, l'opinione pubblica se ne frega". Non è vero e qualche segnale che ogni tanto appare quello e là ci dovrebbe convincere che non è vero! Abbiamo effettuato un'operazione sbagliata, lo dico per il mio schieramento, per noi è un'operazione sbagliata. Sbagliata! Questa è una legge che ci carica di un peso, che ci pone un problema, che ci pone il problema di rispondere come noi avremmo voluto sempre di più rispondere al confronto con il centrodestra sul terreno del miglioramento del sistema pubblico. Invece no, siamo caduti di nuovo sulla difesa della macchina del consenso, su come garantire a questo e a quello comunque quel piccolo spazio che ne giustifica la relazione con noi. Questo è il dato. Così non andremo avanti.
Lo sa, onorevole Mario Diana, quant'è più o meno quello che noi spendiamo per mantenere tutto questo sistema? Tutto, il Consiglio regionale, la Giunta, gli enti, le nostre controllate e partecipate che dobbiamo foraggiare, anche ai limiti della legittimità delle norme comunitarie? Lo sappiamo quanto costa tutto questo che dovrebbe produrre, diceva Lussu, maggiore efficacia, robustezza nell'economia e nella società sarda? Il sistema dell'autonomia si mangia tra il 90 e il 95 per cento del nostro bilancio, il 100 per cento di quello spendibile, perché abbiamo il patto di stabilità che ci impedisce di spendere di più. Onorevole Diana, facciamo un piano straordinario per il lavoro, cioè un collegato come quello che è stato anche fermato in Commissione sesta, facciamo un piano straordinario per il lavoro con 45 milioni di euro quando il bilancio della Regione è quasi di 9 miliardi di euro. Quello è il piano straordinario, la punta di diamante, l'azione innovatrice verso un'economia più competitiva.
Lo sa perché si limita a stanziare 45 milioni, cioè briciole? Perché non ci sono soldi, perché non se ne possono spendere, perché è un apparato che costa una montagna di quattrini, che non si pone neppure sulla lunghezza d'onda della spesa regionale, al limite si mette lì a frenare, si inventa norme giustappunto per creare qualche fastidio in modo tale che noi dobbiamo tornare di nuovo qua, tentare interpretazioni autentiche; non c'è uno sforzo interpretativo rispetto alla finalità, c'è un adagiarsi sulla procedura.
Io non voterò a favore di questa legge, voterò contro perché non siamo stati capaci di introdurre miglioramenti nella situazione data, perché ci siamo ancora una volta rinchiusi in noi stessi, e non c'è bisogno di cercare grandi argomentazioni per capire che questo abbiamo fatto, ma l'avremmo potuto fare anche più correttamente. Fermi tutti, questo è quello che vogliamo, il blocco, la conservazione! E' meglio un conservatore sincero che un riformatore fasullo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-La Sinistra Sarda). Anche se qualcuno, o forse più di uno, aveva dichiarato che c'era un impegno, le cose non sarebbero dovute andare così come invece sono andate in quest'Aula quest'oggi, siamo riusciti, come ha detto il collega Uras a generare un grande pasticcio e quindi la sensazione che oggi avvertiamo è di profonda delusione e insoddisfazione.
Siamo partiti da una posizione come Gruppo che era ben altra, abbiamo sostenuto con convinzione una nostra linea, condivisa da altre forze politiche, da alcune forze politiche e poi, per senso e responsabilità, abbiamo incominciato a compiere dei passi indietro. Lo abbiamo dichiarato ripetutamente nel corso dei lavori di una Commissione che si è riunita in continuazione e ha cercato di mediare. L'aspetto, come dire, maggiormente apprezzato è quello relativo alla capacità del Presidente di non perdere mai la calma e di guidarci sino in fondo, però in fondo in fondo covava qualcosa sotto quell'apparente calma. Siamo arrivati in aula e abbiamo visto che sono stati presentati (mentre doveva essere una proposta di legge asciutta) 17 emendamenti, di cui solamente tre dichiarati inammissibili, e non erano i tre che minavano l'asciuttezza e l'efficacia della proposta di legge, perché gli emendamenti sono stati dichiarati inammissibili per atteggiamenti forse eccessivamente prudenti, di quella prudenza che, come ho detto stamattina, ci rende responsabili, complici, traditori di un'aspettativa, di un'idea, di un bisogno di tutela dei lavoratori.
Ciò vale anche per l'emendamento che riguardava la Società Bonifiche Sarde, che oltre a tutelare lavoratori in difficoltà destava l'attenzione su un'azienda che è una vergogna per lo stato in cui si trova. Chi ha avuto modo di osservare le fotografie dello stato in cui versa quell'azienda si sarà reso conto che si trova in una condizione che grida allo scandalo e dovrebbe farci vergognare tutti profondamente. Quell'emendamento tutelava anche un altro aspetto, che è il pericolo che corre una grande risorsa della Sardegna, cioè le proprietà dell'SBS. Ora non sto qui a ripercorrere la storia della fine che quei terreni espropriati a suo tempo hanno fatto, del pericolo che hanno corso, alcuni addirittura sono spariti. Oggi invece si è chiesto di non dare sponda a norme intruse (si usa a volte questo termine) che invece avrebbero dato risposte concrete. Forse era l'unico aspetto positivo, a conclusione di questa giornata, della discussione in quest'Aula.
Comunque noi siamo arrivati al dunque, al dunque di un cammino che ci ha visto mediare, facendo appello a una esigenza di rappresentanza democratica che sono convinto nessuno di noi mette in discussione, comprese alcune affermazioni contenute nella relazione della proposta di legge che fanno riferimento alla necessità di superare il momento, di riuscire a navigare senza intoppi a gioco iniziato che (le amministrative di maggio) perché altrimenti avremmo assistito all'effetto paradossale di vedere il Comune di Cagliari capoluogo regionale scendere a 32 consiglieri e 9 assessori.
Ebbene, dove stava lo scandalo? E' forse in competizione con la città di Sassari) Se la competizione sta su questi termini veramente noi abbiamo scarsa considerazione dei valori democratici, del valore della rappresentatività democratica. Ma chi le stila le classifiche? Le classifiche si stilano in base a che cosa? Io credo che una città si collochi più in alto in una classifica, come qualche volta ci capita di leggere, se magari è dotata di maggiori servizi, non se ha un numero di consiglieri comunali maggiore o minore, se ha strutture scolastiche idonee, se ha buoni servizi sociali, se ha parcheggi, buona viabilità, se ha una dotazione di impianti sportivi adeguata. Questi servizi collocano quello mette una città in una posizione, come dire, di maggior prestigio, rispetto alle altre.
Noi nel merito della questione ci ritorneremo perché, comunque, questa legge dovrebbe durare, se almeno su questo saremo coerenti e manterremo l'impegno, da Natale a Santo Stefano, perché se metteremo mano alla nuova organizzazione degli enti locali in Sardegna tutta questa norma verrà spazzata via per essere incardinata all'interno di una nuova proposta di legge di riordino degli enti locali. Ed è per questa ragione che il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 7.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Chiedo la votazione a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Poiché vi è un problema col sistema di votazione elettronico proporrei, in attesa che i tecnici lo mettano a posto, siccome è stato presentato un ordine del giorno, di sospendere la votazione dell'articolo 7, illustrare l'ordine del giorno e lo votarlo. Poiché non ci sono opposizioni si procede con l'ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Salis - Bruno - Steri - Uras - Cuccureddu - Capelli - Artizzu - Zuncheddu sulla necessità di accorpare i referendum nazionali e le prossime elezioni amministrative.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione del dibattito sulla proposta di legge n. 242/A;
PREMESSO che:
- domenica 15 e lunedì 16 maggio 2011 in molti comuni della Sardegna, come nel resto del Paese, si svolgeranno le elezioni amministrative con possibile secondo turno dopo due settimane, domenica 29 e lunedì 30 maggio;
- il Ministro dell'interno Maroni ha già indetto per il 12 giugno 2011 le votazioni per i referendum nazionali, tra i quali quello per la ripubblicizzazione dell'acqua e quello contro la realizzazione di centrali nucleari nel territorio nazionale;
- per il solo referendum sull'acqua sono state raccolte oltre un milione e quattrocentomila firme, dimostrando il grande interesse dei cittadini su questo tema;
- la Costituzione italiana prevede che vada garantita la massima partecipazione alle consultazioni elettorali e tutela il diritto-dovere di voto dei cittadini;
- la democrazia si basa sul diritto di voto ed un Governo democratico dovrebbe porre in essere tutti i provvedimenti che favoriscano l'espressione del voto da parte del maggior numero possibile di elettori, evitando le scelte che, anche potenzialmente, possano pregiudicare o comunque non favorire la massima partecipazione popolare;
CONSIDERATO che:
- il Presidente della Regione Sardegna ha già deciso di accorpare al 15 maggio le elezioni amministrative con il referendum regionale contro il nucleare;
- l'accorpamento delle elezioni amministrative con le consultazioni referendarie nazionali nella data del 15 o 29 maggio garantirebbe e favorirebbe la piena applicazione del principio di massima partecipazione alla consultazione elettorale, consentendo un enorme risparmio di risorse pubbliche;
- in caso di mancato accorpamento dei referendum con le elezioni amministrative, i cittadini sarebbero chiamati a recarsi alle urne fino a tre volte nell'arco di meno di trenta giorni, scelta che comporterebbe comprensibili disagi ai cittadini stessi e potrebbe influenzare in negativo l'afflusso alle urne, pregiudicando di fatto la libera espressione del voto;
- il mancato accorpamento delle elezioni amministrative con i referendum nazionali costerebbe all'erario oltre trecento milioni di euro, comportando un enorme ed ingiustificato sperpero di risorse pubbliche, difficilmente giustificabile soprattutto in questo periodo di gravissima crisi economica,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a sollecitare il Governo ed il Ministero dell'interno perché, come giustamente già deciso dalla Regione Sardegna per il referendum regionale, procedano all'accorpamento in un'unica data dei referendum nazionali e delle prossime elezioni amministrative, agevolando così il manifestarsi della volontà popolare ed evitando lo sperpero immotivato del denaro pubblico.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori dell'ordine del giorno ha facoltà di illustrarlo.
SALIS (I.d.V.). Il titolo sarebbe già esaustivo, quindi potrei anche fermarmi qui. Stiamo parlando di risparmio di risorse, abbiamo parlato in Commissione I, abbiamo parlato in Aula per parecchie ore di risparmi, di tagli ai comuni, ai consigli circoscrizionali, di ridurre le indennità eccetera. L'ordine del giorno che è stato presentato, firmato da Salis, Bruno, Steri, Uras, Cuccureddu, Capelli, Artizzu e Zuncheddu, in rappresentanza dei rispettivi gruppi e partiti, pone un'esigenza che è stata già posta. Questo argomento è stato già discusso, e ordini del giorno similari sono già stati approvati da altri consigli regionali, ultimo il 9 marzo, quello approvato all'unanimità dal Consiglio regionale del Lazio.
Questo ordine del giorno si pone il problema di evitare lo spreco di circa 300 milioni di euro. Con questo ordine del giorno, infatti il Consiglio regionale chiede alla Giunta, e al presidente Cappellacci, di sollecitare il Governo nazionale ad accorpare (come ha fatto il Governo regionale con il referendum regionale) anche i referendum nazionali, che sono previsti ripeto per il 12 giugno, ad una delle giornate in cui si svolgeranno le elezioni amministrative, il 15 o il 29 maggio. Ci sembra una proposta assolutamente di buon senso, e chiediamo al Consiglio che quest'ordine del giorno possa essere votato, in modo che la Regione Sardegna si aggiunga alle già numerose Regioni che hanno chiesto al Governo di fare questo accorpamento, per evitare sprechi di danaro pubblico.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ho notato Presidente… il sistema andrebbe mantenuto meglio, andrebbe riparato…
PRESIDENTE. No, onorevole Uras, la prego, sono le 21 e 37, siamo tutti stanchi…
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). No, ma perché siamo tutti stanchi? Siamo freschi come rose!
PRESIDENTE. Sì, siamo tutti freschi da stamattina! Prego onorevole Uras.
URAS (Comunisti-La Sinistra Sarda). Ne ho visto sanguinare anche con altri sistemi!
Io voterò a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Salis, che oggi un po' si è perso, però noi puntiamo a recuperarlo. Voterò a favore dell'ordine del giorno perché mi pare che anche questo sia un problema di costi della politica, perché è vero che le consultazioni elettorali tutte, ivi comprese quelle referendarie, sono un grande momento di democrazia, ma ci sono tanti Paesi che fanno uno sforzo e cercano di condensare questi momenti di partecipazione democratica in un'unica data in un anno, e molte volte in un'unica data anche in più anni (le chiamano election day) e lo fanno per una ragione molto semplice: perché non vogliono aggravare il peso finanziario dello sforzo, ma anche perché vogliono che la linea politica, le proposte, i ragionamenti che stanno alla base di quelle consultazioni, vengano capiti, vengano intesi con più chiarezza dall'elettore, che è attratto, per un motivo o per un altro, alla partecipazione in quel momento.
Le elezioni, e anche i referendum, non devono essere demonizzati, e non bisogna pensare alle date in funzione strumentale, al conseguimento e al non conseguimento di un quorum, o non la realizzazione di un quorum, dobbiamo pensare ad altro, cioè ad organizzare al meglio un'occasione in cui meglio si possa esprimere il cittadino.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri:Agus - Artizzu - Barracciu - Bruno - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Mulas - Obinu - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Steri - Uras - ZUNCHEDDU.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Campus - De Francisci - Diana Mario - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Paolo - Stochino - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Dedoni - Fois - Maninchedda - Milia - Mula - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 55
votanti 48
astenuti 7
maggioranza 25
favorevoli 29
contrari 19
(Il Consiglio approva).
Ritorniamo alla votazione a scrutinio segreto dell'articolo 7.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'articolo numero 7.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 55
astenuti 1
maggioranza 28
favorevoli 40
contrari 15
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - ZUNCHEDDU.
Si è astenuta la Presidente LOMBARDO.)
Passiamo ora alla votazione finale della proposta di legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 242/A.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri:Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Campus - Locci - Sechi - Uras - ZUNCHEDDU.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Artizzu - Capelli - Sanna Matteo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 52
astenuti 4
maggioranza 27
favorevoli 47
contrari 5
(Il Consiglio approva).
I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 9 e 30 in seduta solenne.
La seduta è tolta alle ore 21 e 45.