Seduta n.220 del 30/06/2011
CCXX Seduta
Giovedì 30 giugno 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente CUCCA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 11 e 03.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 21 giugno (213), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Gianfranco Bardanzellu, Antonio Cappai, Pietro Cocco, Domenico Gallus, Paolo Maninchedda, Onorio Petrini, Paolo Sanna, Edoardo Tocco e Marco Meloni hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 30 giugno 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sul decreto n. 456/2010 emanato dal Rettore dell'Università di Cagliari che in alcuni articoli impone la decadenza dello status di studente universitario". (610)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sull'elenco regionale dei fornitori delle aziende agrituristiche". (611)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla cancellazione dei corsi superiori tecnici e professionali in Sardegna". (612)
PRESIDENTE. Considerato lo scarso numero di consiglieri presenti, sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 05, viene ripresa alle ore 11 e 15.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, oggi, con molta probabilità, il Consiglio dei Ministri approverà l'articolo 21 della manovra correttiva del ministro Tremonti che, come sappiamo, prevede un contributo per il risanamento della finanza pubblica. Le Regioni a statuto ordinario dovranno contribuire, secondo l'articolo 21 della bozza provvisoria, per 800 milioni di euro nel 2013 e per 1 miliardo e 600 milioni di euro nel 2014, mentre le Regioni a statuto speciale contribuiranno per 1 miliardo di euro nel primo anno e per 2 miliardi nel secondo anno. Per quanto riguarda i comuni i trasferimenti saranno ridotti di 1 miliardo di euro nel 2013 e di 2 miliardi nel 2014; per le province il contributo sarà di 400 milioni di euro nel primo anno e di 800 milioni nel secondo. In definitiva, il taglio complessivo di risorse alla Regione Sardegna e alle province e ai comuni sardi, secondo le disposizioni del ministro Tremonti, sarà compreso tra un importo minimo di 700 milioni di euro e un importo massimo di 1 miliardo di euro per i bilanci 2013 e 2014. Su un taglio complessivo di quasi 10 miliardi di euro per tutto il sistema degli enti locali in Italia per il 2013 e per il 2014 la Sardegna rischia di pagare il prezzo più alto. Si tratta, assessore Floris - capisco che lei abbia altro di cui occuparsi, ma stiamo parlando di risorse - di un taglio di risorse per la Sardegna pari a 1 miliardo di euro; un taglio di dimensioni insostenibili e che rappresenta uno schiaffo di proporzioni gigantesche all'autonomia della nostra Regione.
Non so dove sia oggi il presidente Cappellacci, ma credo che dovrebbe presenziare alla riunione del Consiglio dei Ministri, ai sensi dello Statuto dell'autonomia, per rivendicare quello che spetta alla Sardegna, perché questo ulteriore taglio di 1 miliardo di euro va ad aggiungersi alla mancata erogazione di 2 miliardi netti spettanti alla nostra Regione sulla base dell'articolo 8 e quindi della vertenza entrate. Questo è un altro taglio, peraltro dimenticato da questo Governo regionale, assessore Liori. Con 2 miliardi di euro all'anno si sarebbero potuti realizzare cinque ospedali! Il taglio di 1 miliardo di euro che oggi il Consiglio dei Ministri decreterà approvando l'articolo 21 della manovra correttiva si aggiunge, dunque, al taglio di 2 miliardi di euro all'anno, risorse queste che rappresentavano una conquista di questa Regione e di tutti noi. A questo si aggiunge poi il taglio dei fondi FAS: siamo già scesi sotto i 2 miliardi, e parlo solo dei fondi FAS regionali, perché quelli nazionali, che per la Sardegna ammontavano a oltre 4 miliardi di euro, li abbiamo persi da tempo.
Di fronte a tutto questo c'è il silenzio assoluto del Presidente della Regione e di questa Giunta regionale, mentre l'assessore Floris pensa ad altro. Io credo che occorra intervenire in maniera molto decisa, magari con un ordine del giorno del Consiglio e con l'intervento immediato in Consiglio dei Ministri da parte del presidente Cappellacci. Dobbiamo chiedere con forza al Presidente di rappresentare i diritti della Sardegna non solo con le navi dipinte e le fanfare, ma in maniera concreta, tutti i giorni e soprattutto adesso che si profila un ulteriore schiaffo alla Sardegna da parte di Tremonti e di Berlusconi. Credo che con il turismo in ginocchio, con l'agricoltura in ginocchio, con un sistema industriale che soprattutto in questi mesi vede decretare, in cambio di promesse, la fine della chimica verde, di fronte al fallimento che è sotto gli occhi di tutti, con un livello altissimo di indebitamento delle imprese nei confronti del fisco e delle banche, non possiamo permetterci questo ulteriore schiaffo. Occorre che questo Consiglio regionale e chi ha l'onere di rappresentare la Sardegna nel Consiglio dei Ministri reagiscano in fretta.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, è scaduto il tempo. Formuli una proposta sull'ordine dei lavori.
BRUNO (P.D.). La proposta è che si voti un ordine del giorno su questo tema e che il Presidente della Regione sia chiamato immediatamente a partecipare al Consiglio dei Ministri, così come impone lo Statuto della Sardegna, e a riferire successivamente in Consiglio.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, per poter fare un ordine del giorno l'argomento da lei sollevato dovrebbe essere in discussione e non è così, a meno che non si chieda la discussione immediata di un nuovo argomento e, come lei sa, nella votazione è richiesta una maggioranza pari ai quattro quinti dei votanti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sanjust sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
SANJUST (P.d.L.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, approfittando anche della gradita presenza dell'assessore Manca. Oggi, dalla mattina presto sono stato raggiunto da tutta una serie di telefonate alle quali, purtroppo, non ho potuto dare risposta. La potrei forse dare adesso dopo aver letto la pagina economica de L'Unione Sarda. Se è possibile, approfittando della presenza dell'Assessore, vorrei sapere qualcosa sul bando "Promuovidea", del quale l'Aula e soprattutto la Commissione competente non sanno assolutamente niente. Qualche volta capita che la stampa riporti male le notizie, ma essendo state pubblicate delle dichiarazioni virgolettate attribuite all'Assessore, sarebbe importante che egli stesso spiegasse bene il bando all'Aula e soprattutto che confermasse la veridicità o meno di quanto ho letto oggi su L'Unione Sarda. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Sanjust, le considerazioni che ho esposto all'onorevole Bruno valgono anche per lei. Se si vuole inserire un nuovo punto all'ordine del giorno o lo decide la Conferenza dei Capigruppo oppure l'Aula si deve esprimere con una votazione a maggioranza dei quattro quinti dei votanti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Chiedo una sospensione di cinque minuti e la convocazione della Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Capigruppo. La seduta è sospesa per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 23, viene ripresa alle ore 11 e 36.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 286. Dichiaro aperta la discussione generale. Poiché nessuno è iscritto a parlare, la dichiaro chiusa.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale sono stati presentati degli emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Articolo 1
Modifiche alla legge regionale n. 11 del 2008
1. All'articolo 6 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 11 (Istituzione del Comitato regionale per le comunicazioni (CORECOM) della Regione autonoma della Sardegna), sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 8 è soppresso;
b) al comma 10 le parole "dalla scadenza del CORECOM, o" sono soppresse;
c) dopo il comma 10 è aggiunto il seguente:
"10 bis. Al CORECOM si applicano, per quanto non previsto dalla presente legge, le disposizioni di cui alla legge regionale n. 11 del 1995.".
2. Nel comma 4 dell'articolo 17 della legge regionale. n. 11 del 2008, le parole "decadono al compimento del trentesimo mese della XIV legislatura" sono sostituite dalle seguenti: "scadono il 31 marzo 2012.".
Emendamento sostitutivo parziale Cucca
Articolo 1
La lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 è così sostituita:
"b) il comma 10 e così riformulato:
"10. Trascorsi quarantacinque giorni dal determinarsi della vacanza senza che il Consiglio regionale abbia provveduto al reintegro, il Presidente del Consiglio regionale provvede, con proprio decreto, nei successivi quindici giorni ;". (2)
Emendamento aggiuntivo Cucca
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
"Art. 1 Bis
Entrata in vigore
"1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna (BURAS).". (1).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, procediamo alla votazione dell'emendamento numero 2.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 40, viene ripresa alle ore 11 e 42.)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Solinas Antonio ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Risponde no il consigliere: Randazzo.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Diana Giampaolo - Sanjust - Sanna Gian Valerio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 58
astenuti 4
maggioranza 30
favorevoli 57
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Vorrei proporre all'Aula, se è d'accordo, un emendamento orale. Non abbiamo avuto il tempo materiale di presentare degli emendamenti per iscritto, ma è un emendamento di natura lessicale, diciamo così. Nel comma 2 diciamo che le parole "decadono al compimento…" sono sostituite con "scadono il 31 marzo 2012". Penso che si dovrebbe mantenere la stessa dicitura della legge originaria e quindi "decadono il 31 marzo 2012", per una questione di coerenza con la legge. Il termine "scade" vale per gli alimenti e per altre cose, non tanto per gli organi pubblici.
PRESIDENTE. Poiché l'Aula è d'accordo, metto in votazione l'articolo 1 con la modifica orale proposta dall'onorevole Cuccu.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1 modificato.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Floris Mario ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Diana Giampaolo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 60
astenuti 2
maggioranza 31
favorevoli 60
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'emendamento numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Cucca. Ne ha facoltà.
CUCCA (P.D.). Solo per specificare che l'emendamento riguarda l'entrata in vigore della normativa e non ha nessun altro contenuto.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 286.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Piras ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Diana Giampaolo - Sanna Gian Valerio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 63
votanti 60
astenuti 3
maggioranza 31
favorevoli 60
(Il Consiglio approva).
Discussione del documento "CORECOM - Programma delle attività
per l'anno 2011". (Doc. 14/XIV/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento numero 14/XIV/A.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la consigliera De Francisci, relatore.
DE FRANCISCI (P.d.L.), relatore. Presidente, colleghi, abbiamo appena approvato una leggina che rimedia un po' alla vicenda paradossale nella quale si è venuto a trovare il Comitato regionale per le comunicazioni, che praticamente, eletto nel gennaio scorso, era già in decadenza a settembre. Il documento che invece sto per illustrare riguarda proprio il programma di attività del CORECOM, sul quale la Commissione seconda ha espresso un parere di competenza. L'esame del provvedimento in Commissione è stato preceduto dall'audizione dei componenti del Comitato, che si sono insediati appunto a gennaio, i quali hanno illustrato le principali linee di attività.
Il programma che viene presentato all'approvazione dell'Assemblea oggi contiene la descrizione delle principali attività che verranno svolte dal CORECOM nell'ambito delle funzioni consultive, di vigilanza e di controllo in tema di comunicazioni; la par condicio, per esempio, ma anche l'istruttoria per le assegnazioni dei contributi ministeriali alle emittenti televisive locali. Particolare rilievo viene inoltre attribuito dal CORECOM all'attività di tipo conoscitivo che si svolgerà attraverso indagini finalizzate a verificare le condizioni del settore dell'informazione in Sardegna.
La Commissione ha vagliato con attenzione gli interventi proposti ele voci di spesa indicate nel prospetto finanziario presentato dal CORECOM e ha ritenuto che, rispetto a quel prospetto, si dovesse chiedere una rimodulazione di alcune voci, come l'indennità dei componenti comprensiva delle imposte, il rimborso delle spese di indennità di missione, le spese di attrezzature e programmi, le spese generali, quelle postali, di cancelleria e tipografia, per comunicazione istituzionale, ricerche, convegni e quant'altro. La Commissione ha preso atto dei chiarimenti forniti e della disponibilità da parte del CORECOM di ridurre la previsione di spesa da 260 mila a 200 mila euro. La Commissione ha quindi ritenuto che con tali modifiche il programma possa essere esitato dall'Assemblea e ha valutato positivamente lo spirito collaborativo con il quale il CORECOM, in modo consapevole e responsabile, ha acceduto alle esigenze di un ridimensionamento del piano finanziario, auspicando che anche per il futuro i rapporti con il nuovo organismo possano proseguire in tale direzione.
La Commissione ha inoltre formulato l'auspicio che il CORECOM possa, in tempi brevi, svolgere a pieno titolo tutte le nuove competenze che la legge regionale numero 11 del 2008 gli attribuisce, comprese quelle delegate, per consentire finalmente alla Regione di disporre di uno strumento di garanzia nel settore delle comunicazioni e di tutela degli utenti, in attesa che venga esitata dalla seconda Commissione la legge in materia di ordinamento della comunicazione necessaria a riordinare le competenze della Regione nel settore e a esercitare in maniera piena i poteri conferiti dalla normativa nazionale.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signora Presidente, Assessori, colleghi, il documento che stiamo adesso discutendo, oltre alla modifica della legge numero 11 del 2008 sull'istituzione del CORECOM, che abbiamo appena approvato, si è reso necessario perché i tempi previsti dalla legge numero 11 non sono stati rispettati e c'era effettivamente il rischio che l'attività del CORECOM terminasse prima del tempo, poco dopo l'elezione dei suoi componenti. Quello che voglio dire è che effettivamente con l'elezione di questo importante organismo, noi mettiamo la Sardegna nelle condizioni di avere un organo di consultazione di grande importanza perché, a differenza del CORERAT, il CORECOM ha molte competenze e altre gliene verranno delegate dall'autorità nazionale.
Credo che fino a oggi la Regione sia dovuta ricorrere al Governo nazionale anche per competenze che potevano essere tranquillamente esercitate in Sardegna. Siccome la Sardegna è una Regione autonoma e come tale ha competenze specifiche, è chiaro che questo provvedimento va nella direzione di aumentarne il grado di autonomia.
Devo dire che, dopo che sono stati eletti gli organi del CORECOM, la Commissione ha iniziato a lavorare alla legge sull'informazione, che noi riteniamo di grande importanza, anche perché servirà per individuare in modo più specifico le competenze che la Regione deve avere in questa materia che, devo dire, è in grande evoluzione anche perché c'è molta confusione in campo. Spero che la Commissione possa esitare questa legge prima della pausa estiva. E' una legge molto importante perché stabilisce tutta una serie di competenze specifiche della Regione, soprattutto per quanto riguarda le frequenze radiotelevisive e l'informazione in generale, e servirà anche per fare in modo che la Regione, esercitando appieno la sua autonomia, possa individuare in questa legge tutte quelle competenze che oggi vengono esercitate da altri.
Pertanto, la seconda Commissione ha espresso parere favorevole al programma presentato dal CORECOM, la cui prima formulazione è stata rivista, però devo dire che si sta puntando molto sulla legge sull'informazione, di cui si sente la mancanza e che quasi tutte le altre Regioni d'Italia hanno approvato. Credo che una volta che la Commissione l'avrà esitata e il Consiglio l'avrà approvata, questa legge sarà sicuramente di grande utilità per la crescita e lo sviluppo della Sardegna.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
E' stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine Del Giorno Ladu - Ben Amara - Manca - Cucca - Corda - Floris Rosanna - De Francisci - Obinu - Mula sul programma delle attività del CORECOM per l'anno 2011.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione sul documento n. 14/XIV/A sul programma delle attività del CORECOM per l'anno 2011,
VISTO:
· il programma delle attività per l'anno 2011 presentato dal CORECOM;
· l'articolo 14 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 11, istitutiva del CORECOM;
PRESO ATTO della istruttoria effettuata dalla Seconda Commissione, di cui si da conto nella relazione e del parere di competenza espresso all'unanimità il 28 aprile 2011;
CONDIVISE le motivazioni che hanno determinato le modifiche proposte al documento originario, anche sulla base delle indicazioni avanzate dal Comitato, in particolare per quanto riguarda la riduzione del preventivo di spesa,
approva
il documento n. 14/XIV/A con le modifiche proposte dalla Seconda Commissione. (1).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Felice, Pittalis, Rassu e Giacomo Sanna hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Campus - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Capelli - Diana Giampaolo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 53
astenuti 3
maggioranza 27
favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
(237/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 132 e della interpellanza numero 237/A.
(Si riporta di seguito il testo della mozione numero 132 e della interpellanza numero 237/A:
MozioneSabatini - Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo - Vargiu - Meloni Francesco - Bruno - Cuccu - Moriconi - Agus - Espa - Corda - Cucca - Meloni Marco - Lotto - Meloni Valerio - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Manca - Barracciu - Mulas - Steri - Cappai - Obinu - Capelli - Biancareddu - Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani - Artizzu - Sanna Matteo - Porcu sulla grave crisi sociale, economica e ambientale dei territori di Perdasdefogu e di San Lorenzo (Villaputzu), con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
· è in atto nei territori di Perdasdefogu e San Lorenzo (Villaputzu) una vera e propria emergenza sociale conseguente alle iniziative legate all'accertamento delle reali condizioni di inquinamento territoriale per effetto delle attività svolte nel poligono militare;
· tale emergenza sta determinando un progressivo disorientamento nelle popolazioni residenti sia per l'impossibilità di vedere garantite l'attuale occupazione e le ordinarie attività agropastorali dalle quali le suddette popolazioni traggono reddito, sia perché i timori e gli allarmi degli ultimi mesi, peraltro ancora non corroborati da adeguati ed autorevoli evidenze scientifiche, stanno progressivamente deteriorando la già indebolita immagine territoriale e turistica di tutta l'area interessata dai diversi provvedimenti cautelari;
DATO ATTO che le problematiche in atto nel territorio del Salto di Quirra non intendono interferire nella discussione circa la presenza militare in Sardegna, demandata a specifici e più generali criteri di concertazione tra Stato e Regione, anche alla luce e in conseguenza degli esiti delle indagini attualmente in corso sulla correlazione fra salute, umana e animale, e attività militare;
CONSIDERATO che sarebbe stata opportuna e necessaria, in uno spirito di leale collaborazione fra i diversi apparati dello Stato, un'azione complessivamente coordinata fra le diverse autorità competenti per garantire processi di indagine a basso impatto sociale ed emotivo e in grado di affrontare adeguati piani compensativi in caso di accertato pericolo per la salute,
impegna la Giunta regionale
· a garantire adeguati stanziamenti al fine di far fronte alle difficoltà socio-economiche dei territori interessati;
· a richiedere allo Stato l'immediata erogazione dei contributi della legge n. 104 del 1990, da devolvere alla Regione che successivamente li dovrà trasferire ai comuni interessati;
· a voler concordare con gli enti locali territoriali un reale piano di utilizzo delle risorse destinate agli indennizzi e al recupero del territorio del Salto di Quirra;
· a richiedere immediatamente la convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per approfondire e valutare la difficile situazione sociale ed economica del territorio del Salto di Quirra e i problemi inerenti l'evacuazione del bestiame presente all'interno dell'area del poligono;
· a voler garantire sul sito ufficiale della Regione la massima trasparenza informativa sugli esiti scientifici delle indagini in corso. (132)
Interpellanza Bruno - Sabatini - Sanna Gian Valerio sulla necessità che l'indagine epidemiologica sui territori sardi interessati da attività militari, e segnatamente per l'area del poligono del Salto di Quirra, sia svolta modificando radicalmente la composizione della commissione e del comitato scientifico previsti dal decreto dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale n. 26 del 17 maggio 2011.
I sottoscritti,
PREMESSO CHE:
- il decreto dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale n. 26 del 17 maggio 2011 dispone la costituzione di una commissione per l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree della Regione interessate da attività militari attive o dismesse e, eventualmente, di pianificare le opportune analisi di approfondimento;
- tale commissione è presieduta dall'Assessore e composta dal direttore del servizio dell'Assessorato competente per materia, dal coordinatore dell'Osservatorio epidemiologico regionale e dai direttori generali delle ASL n. 8 di Cagliari, n. 5 di Oristano, n. 4 di Lanusei e n. 2 di Olbia;
- la commissione è affiancata da un comitato scientifico di supervisione delle attività composto da un rappresentante dell'Istituto superiore di sanità, da un rappresentante dell'Associazione italiana dei registri tumori, da un rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze e a quest'ultimo è conferito l'incarico di assicurare il coordinamento del comitato scientifico;
CONSIDERATO CHE:
- nella seduta del 19 gennaio 2011 il Senato della Repubblica ha approvato due mozioni sulla situazione del poligono del Salto di Quirra;
- la mozione n. 1-00366 (testo 2), primo firmatario il Sen. Scanu, approvata all'unanimità dal Senato, faceva riferimento (lettera b) all'avvio di un'indagine sanitaria ed epidemiologica tendente ad accertare natura, entità, incidenza e prevalenza delle patologie tumorali e malformative e della mortalità individuandone le determinanti causali;
- ad analoghe conclusioni è pervenuta anche la commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che in più di un'occasione, ed anche nel sopralluogo svolto in Sardegna nei giorni 29 e 30 marzo 2011, ha caldeggiato l'avvio di un'indagine epidemiologica a carattere sistematico per l'area del Salto di Quirra, nella consapevolezza che le pur apprezzabili indagini finora svolte hanno carattere prevalentemente descrittivo e non rappresentano in modo compiuto ed esauriente la situazione sanitaria del territorio ed i rischi potenziali per la salute umana e degli animali derivanti dall'attività militare svolta nel poligono;
- inoltre, la Regione non è giuridicamente vincolata dalle decisioni e dagli orientamenti assunti dai predetti organi parlamentari, ma appare comunque opportuno misurarsi con proposte che appaiono idonee ad affrontare con mezzi adeguati la situazione di grave allarme sociale che si è determinata soprattutto in relazione alla cosiddetta "sindrome di Quirra";
- lo svolgimento di un'indagine epidemiologica sui territori sardi interessati da attività militari richiede comunque un impegno anche del Governo per sostenere con un adeguato impiego di risorse uno sforzo tecnico, scientifico ed organizzativo di notevole entità,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale al fine di conoscere le ragioni per le quali:
1) malgrado la comune consapevolezza della necessità di procedere ad un'indagine epidemiologica sistematica nei territori interessati da attività militari, e segnatamente per l'area adiacente il poligono del Salto di Quirra, e malgrado l'assenso espresso dall'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale su tale ipotesi nel corso dell'incontro con una delegazione della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito svoltosi a Cagliari il 30 marzo 2011, si sia poi optato per la indicazione di una finalità molto più riduttiva, e tale da non dare alla popolazione la necessaria ed adeguata informazione sui rischi effettivi, dell'aggiornamento ed eventuale integrazione delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute delle popolazioni residenti nelle predette aree, dando per acquisito ciò che è da dimostrare, ovvero l'attendibilità delle indagini condotte fino ad oggi e la loro completezza, dimenticando oltretutto l'esigenza, strategica per l'economia locale, di accertare le condizioni sanitarie degli animali;
2) il coordinamento del comitato scientifico è affidato al Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze, considerato che la competenza di un tale istituto non può che essere parziale, mentre più ragionevole e soddisfacente appare la soluzione prospettata dalla mozione del Senato, dell'affidamento all'Istituto superiore della sanità del compito di costituire un board scientifico, impegnando le competenze specifiche esistenti in ambito nazionale e coinvolgendo, tra gli altri, la Regione Sardegna, nonché le competenze maturate nell'ambito dell'attività di monitoraggio ambientale al fine di pervenire alla stesura di un rapporto sulla condizione sanitaria del territorio;
chiedono inoltre di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se:
1) non si ritenga di dovere modificare la composizione della commissione presieduta dall'Assess[PS1] ore della difesa dell'ambiente che nel suo attuale assetto, fermo restando l'apprezzamento per la competenza e le indiscusse capacità professionali delle persone chiamate a farne parte, appare ispirata ad un criterio del tutto estraneo a una corretta visione dell'autonomia che dovrebbe individuare nell'ente regionale il centro promotore dell'attività di ricerca, in grado di avvalersi delle migliori competenze sia a livello regionale sia nazionale ed europeo, intendendosi per tali quelle idonee a consentire il perseguimento degli obiettivi determinati in sede politica;
2) anche qualora si ritenga di mantenere un assetto basato su una commissione operativa e su un comitato scientifico di supervisione dell'attività, non si ritenga di modificare radicalmente la composizione del comitato scientifico, estendendo il novero degli interlocutori, in particolare all'autorità sanitaria militare, inspiegabilmente assente, e affidando comunque le funzioni di coordinamento ad un soggetto dotato di competenze specifiche in materia epidemiologica. (237/A).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 132 ha facoltà di illustrarla.
SABATINI (P.D.). Presidente, colleghi, colleghe, signori della Giunta, la mozione di cui oggi questo Consiglio deve discutere pone al centro una preoccupazione principale: la salute dei cittadini e il loro diritto a essere informati, a conoscere la verità. Per affrontare questo tema è necessario non fare confusione, non sovrapporre problematiche diverse, non prestarsi a strumentalizzazioni e soprattutto non strumentalizzare ciò che nel territorio di Quirra è avvenuto.
Vorrei iniziare il mio ragionamento dicendo da subito che una cosa è parlare di salute pubblica e di diritto alla salute, altra cosa è parlare di servitù militari in Sardegna. Sono due cose diverse, non sovrapponibili se si vogliono affrontare ambedue le questioni con serietà. Lo dico con molta chiarezza, anche se sembra non essere di moda: io non sono un antimilitarista. Uno Stato nell'ambito della sua organizzazione prevede la difesa, e la Sardegna è una regione dello Stato italiano. Allo stesso tempo voglio fare un'altra affermazione, con altrettanta chiarezza: il peso che la Sardegna ha sopportato e sopporta in termini di servitù militari è intollerabile. Ho sempre condiviso l'azione delle diverse Giunte regionali che si sono susseguite nella storia dell'autonomia e che hanno contestato lo Stato italiano per questa palese ingiustizia (penso, ad esempio, all'azione a suo tempo promossa da Mario Melis), così come ho condiviso l'azione della precedente Giunta presieduta dall'onorevole Renato Soru, che nel 2006 firmò un accordo importante con il Ministero della difesa, in cui si riconosceva l'eccessivo aggravio della Sardegna e si prevedeva una politica di progressivo riequilibrio. Quell'accordo purtroppo non ha trovato ancora la sua piena attuazione. Oggi non se ne parla più e questo è un male. Si tratta di battaglie sacrosante, che condivido.
Detto ciò, con altrettanta convinzione trovo disdicevole e scorretto sotto tutti i punti di vista il comportamento di chi per portare avanti battaglie ideologiche che personalmente non condivido, ma rispetto, usa argomentazioni legate alla salute dei cittadini pur non avendo certezze nel merito. Combatto ogni forma di sciacallaggio mediatico, come quello di chi diffonde dannosi e inutili allarmismi, sponsorizza e incita campagne di informazione basandosi su notizie prive di qualsiasi supporto scientifico. Si tratta di comportamenti deprecabili assunti sulla pelle dei cittadini, di intere comunità costrette a vivere nella paura e nell'incertezza e a dover sopportare persino ingenti danni economici.
Da anni le popolazioni che vivono in quei territori del Sarrabus e dell'Ogliastra pongono alla politica e allo Stato una domanda: possiamo vivere serenamente e in sicurezza nel nostro territorio? Le nostre famiglie e i nostri figli possono vivere nelle proprie comunità? A questa domanda i cittadini hanno il diritto di avere una risposta, ma una risposta chiara ed esaustiva. Lo Stato e la politica hanno il dovere di rispondere ed è vergognoso che dopo anni non abbiano ancora dato una risposta.
Vorrei, seppure brevemente, affrontare due aspetti: il primo è relativo alla devastante campagna mediatica e alle strumentalizzazioni messe in atto; il secondo è legato all'infinita storia delle commissioni d'inchiesta e delle commissioni politiche, sanitarie, investigative che ad oggi nulla sono state capaci di dire in modo definitivo, alimentando purtroppo l'incertezza. La campagna mediatica è stata devastante; ho qui gli articoli degli ultimi tre mesi dei soli quotidiani sardi. Ma di questa vicenda ne hanno parlato tutti, non solo i quotidiani sardi; ne hanno parlato quotidiani nazionali, trasmissioni televisive nazionali e regionali, se n'è occupata persino Striscia la notizia, nel cui servizio a una persona affetta da tumore si chiede: "Ma lei cosa faceva da piccola?" Risposta: "Facevamo lunghe passeggiate lungo i confini del poligono militare". Il giornalista conclude: "Ecco cosa succede a chi vive da queste parti!".
Oggi su La Nuova c'è un ulteriore esempio di questo sciacallaggio mediatico: "Ieri sera il procuratore Fiordalisi ha firmato il sequestro probatorio di un agnello malformato, ancora vivo, nato in un ovile della piana del Cardiga. (…) Secondo uno dei consulenti del PM, Massimo Zucchetti, quest'ultimo agnello avrebbe tracce di uranio impoverito. L'agnello sequestrato ieri è stato prelevato dalla Forestale e portato all'Istituto zooprofilattico di Sassari. In questi giorni verrà analizzato dall'esperto di anatomia comparata Mauro Cristaldi e dal fisico nucleare Evandro Lodi Rizzini". E' da anni che ci chiediamo se ci sia uranio impoverito, c'è già una risposta, però ora ci viene detto che devono portare un agnello all'Istituto zooprofilattico per procedere a delle analisi. Questo è sciacallaggio mediatico!
Vi invito a scorrere la rassegna stampa di questi ultimi mesi su questo tema: spesso si fanno affermazioni senza citarne la fonte, altre volte si riportano fatti probabilmente accaduti con i dovuti "potrebbe essere che", "potrebbe essersi verificato". Che cosa non si è detto poi sull'uranio impoverito, salvo tacere sul risultato delle misure eseguite sui campioni dal Servizio di radioprotezione dell'Università di Cagliari. Leggo testualmente: "Università degli studi di Cagliari, Servizio di radioprotezione: dalle misure effettuate non si può dimostrare la presenza di tracce di uranio impoverito". Nessuno ha parlato di questa analisi che pure è stata fatta. Per le notizie diffuse in questi mesi il Salto di Quirra è da definirsi oramai la Chernobyl sarda, tutti la conoscono così. Eppure di commissioni e di studi da dieci anni a questa parte ne sono stati fatti e parecchi! La prima commissione viene istituita al Senato nel 2004; sempre al Senato, nel 2006 viene istituita una seconda commissione, poi nel 2008 parte il programma di monitoraggio sanitario, a cui partecipano le autorità militari, ma anche le ASL e gli enti locali; nel 2008 viene nominata un'altra commissione, la Commissione tecnica mista di esperti, la cosiddetta CTME, a cui partecipa anche l'ARPAS. Infine, nel marzo scorso viene costituita in Ogliastra un'unità di crisi, con altri componenti, scienziati ed esperti. Dopo la costituzione di tutte queste commissioni ci saremmo aspettati una risposta, maggiore chiarezza e invece nulla di fatto, soltanto relazioni e controrelazioni, relazioni fumose che dicono e non dicono e soprattutto non terminano con una risposta, ma rinviano ad altri accertamenti e ad altri studi.
A tutto ciò si aggiungono alcuni studi, questi forse più importanti di molte commissioni che i politici hanno voluto costituire. Uno di questi studi è quello dei professori Broccia e Cocco; due studi sono stati effettuati dall'Istituto superiore di sanità, a cui si aggiunge quello del professor Annibale Biggeri dell'Università di Firenze. Questi studi arrivano alle medesime conclusioni affermando che non ci sono dati che possano preoccupare e che non c'è nessun motivo per allarmare le popolazioni. Ma c'è anche un'altra verità: nessuno di questi studi, bisogna dirlo, è potuto andare sino in fondo per un semplice motivo: mancanza di fondi. Anche l'allora Direttore generale della ASL di Cagliari, Gino Gumirato, autorizzò un'indagine che stava arrivando finalmente a fare chiarezza, ma che dopo due anni fu interrotta per il solito motivo: mancanza di fondi. In ultimo c'è il monitoraggio compiuto dall'ARPAS, diffuso poche settimane fa, ma anche questo ahimè non citato. Leggo le conclusioni testualmente: "Sulla base di questi dati attualmente non è possibile individuare con certezza un legame tra lo stato dei luoghi e le attività militari che vi si svolgono". Poi procede segnalando tutta una serie di concentrazioni di elementi inorganici che sono dovute a caratteristiche particolari di quel territorio.
Ma dobbiamo citare anche un'altra indagine, quella che ha fatto più scalpore per le gravi informazioni divulgate, veramente allarmanti, che hanno riacceso la solita campagna mediatica e hanno attirato anche l'attenzione della magistratura, che speriamo vada fino in fondo e almeno lei ci dica una parola definitiva su questo tema. Si tratta di un'indagine condotta da due veterinari delle ASL di Cagliari e Lanusei. Ebbene, questo studio è stato definito da tutti gli esperti privo di qualsiasi credibilità scientifica. Il dottor Onnis, presidente della commissione tecnica, ha dichiarato molto chiaramente nella sua relazione conclusiva che questo studio non può essere preso in considerazione se non affiancato da un'indagine epidemiologica adeguata.
In definitiva alla richiesta di avere una risposta sul loro futuro quei cittadini non hanno ricevuto risposta, anzi da chi doveva fare luce hanno avuto ombre, incertezze e rinvii. Intanto l'intero territorio si sente sotto tiro, sotto attacco quasi fosse lui il colpevole di tutto ciò. E siccome certi temi fanno presa sull'opinione pubblica, allora tutti si sentono autorizzati a lanciare sentenze le più temerarie possibili, così si acquistano più spazi sugli organi di stampa. Chi ha visitato Villaputzu e Perdasdefogu sa qual è il clima in questi paesi. Io ho partecipato a numerose assemblee, alle quali non erano presenti semplici gruppi di persone, bensì un'intera comunità che ripete da sempre la solita richiesta: conoscere la verità. Inviterei il mondo della politica ad andare in quei territori e a parlare con chi vive in quei paesi; si farebbero sicuramente meno errori e si rilascerebbero meno dichiarazioni. Intanto, dopo i provvedimenti di sgombero del bestiame dalle aree del poligono, il blocco totale delle vendite dei prodotti agricoli e il calo delle prenotazioni nei villaggi turistici il clima si è surriscaldato, le manifestazioni si sono moltiplicate e a Villaputzu sono state bruciate tre autovetture della Vitrociset.
Ecco perché ho voluto promuovere la discussione di questa mozione urgente e ringrazio chi l'ha voluta firmare. Credo cioè che dobbiamo una risposta a quei cittadini, che ci sia bisogno di maggiore attenzione. Di fronte a uno Stato che latita, e in cui ormai la gente ha perso fiducia, non servono proclami o dichiarazioni, serve un'azione coordinata e responsabile di questo Consiglio, che ringrazio nella sua interezza per la sensibilità e l'attenzione dimostrate, ma serve anche un'azione incisiva della Giunta regionale. Il Presidente Cappellacci ha incontrato le popolazioni interessate, sono stati stanziati dei fondi, e questo lo reputo un fatto assolutamente positivo, ma con questa mozione noi chiediamo alla Giunta regionale di seguire con continuità la situazione, facendo un'attenta verifica di tutto ciò che è possibile fare, di concordarlo con gli enti locali di quel territorio, che sono i primi a vivere quel dramma. E' necessario, inoltre, chiedere al Governo nazionale l'applicazione della legge numero 104 del 1990, con l'erogazione dei fondi previsti per il ristoro dei comuni interessati da servitù militari. Tali fondi non vengono erogati oramai da diversi anni, e anche questa è una vergogna. Dalle informazioni che ho si tratterebbe di circa 16 milioni di euro, denari che sarebbero utili anche per portare a termine le ricerche e dare una risposta a quei territori.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 237/A ha facoltà di illustrarla.
BRUNO (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, il decreto dell'Assessore regionale della sanità numero 26 del 17 maggio 2011 ha disposto la costituzione di una Commissione per l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree della regione interessate da attività militari attive o dismesse e la pianificazione delle opportune analisi di approfondimento. Tale commissione è presieduta dall'Assessore della sanità e composta dal Direttore del servizio dell'Assessorato competente per materia, dal coordinatore dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale e dai direttori generali delle ASL numero 8, 5, 4 e 2. La commissione è affiancata da un comitato scientifico di supervisione delle attività, composto da un rappresentante dell'Istituto superiore di sanità, da un rappresentante dell'Associazione Italiana dei Registri Tumori e da un rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze. A quest'ultimo è conferito l'incarico di assicurare il coordinamento del comitato scientifico.
Il citato decreto dell'Assessore della sanità della Regione Sardegna è in palese contraddizione con gli orientamenti emersi nel corso dell'inchiesta svolta dalla Commissione parlamentare, nonché con gli orientamenti espressi nelle mozioni approvate dal Senato nella seduta del 19 gennaio 2011. E' chiaro che l'approvazione di un atto di indirizzo rivolto al Governo non costituisce vincolo di carattere giuridico per la Regione, ma è altrettanto evidente che le soluzioni proposte dalla Regione non tengono neanche conto della valenza politica di una mozione approvata all'unanimità dal Senato, né dei lavori di questa Commissione, ignorano il dibattito finora svoltosi e la possibilità di dare una base scientifica, tecnica e strumentale adeguata a un'indagine epidemiologica impegnativa come quella sul Salto di Quirra, che potrebbe poi estendersi agli altri siti militari della Sardegna. Ciò in primo luogo per quel che riguarda l'oggetto delle attività di ricerca, dato che la mozione, primo firmatario il senatore Scanu, approvata all'unanimità dal Senato, faceva riferimento all'avvio di un'indagine sanitaria ed epidemiologica tendente ad accertare natura entità, incidenza e prevalenza delle patologie tumorali e malformative e della mortalità, individuandone le determinanti causali, cosa ben diversa da ciò che fa la Regione, cioè dall'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree della regione interessate da servitù militari, come recita nelle premesse il decreto dell'assessore Liori.
D'altra parte, a questo proposito anche la Commissione, valutando la situazione del Poligono del Salto di Quirra, aveva convenuto con il dottor Onnis sulla necessità di passare da studi epidemiologici di carattere descrittivo, pur apprezzabili, all'avvio di una riflessione per lo svolgimento di un'indagine epidemiologica ad hoc sulle aree militari dell'Isola. L'approccio del decreto appare estremamente riduttivo, discutibile sul piano scientifico, perché aggira il problema di un'indagine a carattere sistematico, dando per acquisiti i risultati di precedenti indagini, senza prevedere neanche procedure di validazione. Anche l'estensione dell'indagine dall'area del Salto di Quirra a tutte le aree della Sardegna interessate da attività militari, in sé condivisibile, dovrebbe essere meglio specificata con una precisa indicazione, che si rende necessaria anche alla luce della necessità di integrare l'indagine ambientale da poco conclusa con quella sanitaria ed epidemiologica.
E' poi sorprendente la decisione di assegnare al Dipartimento di statistica di Firenze il coordinamento del comitato scientifico. Si ricorda in proposito che la mozione appena citata, approvata dal Senato, prevedeva un impegno del Governo a concorrere all'effettuazione della predetta indagine, nel rispetto delle competenze della Regione, anche attraverso l'affidamento all'Istituto superiore di sanità, impegnando le competenze specifiche esistenti in ambito nazionale e coinvolgendo tra gli altri la Regione Sardegna, nonché le competenze maturate nell'ambito dell'attività di monitoraggio ambientale, al fine di pervenire alla stesura di un rapporto sulla condizione sanitaria del territorio.
La composizione della commissione presieduta dall'Assessore della sanità appare invece ispirata a un criterio asfitticamente localistico che, fermo restando l'apprezzamento per la competenza e le indiscusse capacità professionali delle persone chiamate a farne parte, nulla ha a che fare con una visione dell'autonomia che vede nella Regione il centro promotore dell'attività di ricerca, in grado di avvalersi delle migliori competenze per conseguire gli obiettivi determinati in sede politica. La composizione del comitato scientifico, oltre a essere chiaramente squilibrata, attribuisce una funzione di coordinamento in modo del tutto improprio al Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze. E' appena il caso di notare che l'Istituto superiore di sanità viene ridotto a svolgere un ruolo di comprimario, in contrasto con l'indicazione dell'atto di indirizzo votato dal Senato, che ne faceva invece il referente principale dei profili tecnico-scientifici dell'inchiesta. Ciò confligge anche con gli impegni già assunti dall'assessore Liori nel corso dell'incontro con una delegazione della commissione, in visita nell'isola il 30 marzo del 2011. In tale occasione l'assessore Liori dichiarò di considerare con favore la possibilità di una gestione coordinata tra l'Istituto superiore di sanità e la Regione, nel rispetto delle reciproche competenze, per quanto riguarda la conduzione di un'indagine epidemiologica a carattere sistematico relativa all'area del poligono del Salto di Quirra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Porcu.
PORCU (P.D.). Presidente, credo che abbiano fatto molto bene gli onorevoli Sabatini e Bruno a portare in Aula questo argomento. Chiarisco di aver firmato la mozione perché condivido lo spirito con il quale il collega Sabatini l'ha presentata, cioè quello di distinguere due aspetti: uno ambientale e uno politico che riguarda il riequilibrio delle servitù militari, una grande battaglia che è totalmente assente dal programma di questa Giunta. Anche oggi c'è un grande assente in quest'Aula, il presidente Cappellacci, che nella discussione di questi argomenti, che riguardano dei territori non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista politico e dei rapporti con lo Stato, farebbe bene a essere presente.
Io credo che chi come me, non da oggi, ritiene indispensabile e improcrastinabile un riequilibrio forte, fortissimo della presenza dei poligoni militari in Sardegna, cioè dei centri addestrativi dove in maniera sistematica si fanno esplodere bombe in tempo di pace e che sottraggono porzioni di territorio a modelli di sviluppo diversi da quelli legati alla presenza militare, non possa non vedere con preoccupazione il fatto che si diffondono allarmismi in maniera non documentata, radicalizzando le posizioni e paradossalmente, a mio avviso, provocando una reazione contraria. Gli allarmismi, le strumentalizzazioni, le affermazioni del tipo "tutto è inquinato", "c'è uranio impoverito dappertutto" (il che non è dimostrato, come riporta in maniera chiarissima anche la relazione presentata di recente dalla Commissione tecnica di caratterizzazione ambientale, presieduta da Antonio Onnis) impauriscono e costringono a una reazione contraria che paradossalmente, anziché riequilibrare la presenza dei poligoni militari in Sardegna, rischia addirittura di proteggerla e rafforzarla, perché si crea confusione, allarmismo e non è più chiaro che cosa stia succedendo.
Credo che i due temi vadano portati avanti insieme. C'è un grande tema politico che è sparito dall'agenda di governo di questa Giunta e di questa maggioranza, che è il riequilibrio della presenza dei poligoni militari, con la previsione per le popolazioni interessate di un modello di sviluppo alternativo che va sostanziato. Io ho presentato un emendamento al collegato alla finanziaria, che spero, se si farà un ordine del giorno, il collega Sabatini voglia riprendere, che prevede l'affidamento a soggetto terzo, attraverso un bando, di un'analisi socioeconomica (come quella che abbiamo promosso per i costi dell'insularità) che dica una parola chiara sul grave costo socioeconomico della presenza dei poligoni militari in Sardegna, che specifichi costi e benefici in maniera oggettiva e serena, di modo che quel dato certo, e non dati allarmistici, sia portato al tavolo del Governo per una rivendicazione di cui si deve tener conto nell'ottica della realizzazione del federalismo fiscale. Ecco perché ritenevo importante oggi la presenza del presidente Cappellacci.
Ma l'esigenza di un'analisi socioeconomica non può essere mischiata con la necessità di fare chiarezza sui dati importantissimi che riguardano la salute dei cittadini. Credo che a questo riguardo vada fatta chiarezza, senza però creare allarmismo. Ci deve essere un'assunzione di responsabilità a tutti i livelli perché siano date informazioni scientifiche certe su quella che è l'effettiva situazione del poligono di Quirra. Una cosa è certa: nell'area di questo poligono ci sono zone altamente inquinate, lo dice anche la Commissione tecnica di esperti del Progetto di caratterizzazione ambientale, ma quell'inquinamento deriva in piccola parte dall'attività del poligono e in larga parte dalla caratterizzazione litologica di quelle zone e dall'attività mineraria in esse praticata. C'è infatti presenza di arsenico e cadmio in zone ben localizzate. Ciò che dovremmo fare subito nelle aree dove è certo che vi sia un inquinamento localizzato (e va detto che è localizzato e non generale, che cioè non riguarda i 30 o 27 mila ettari dell'intera area addestrativa) è avviare subito le bonifiche. Questo è un messaggio importante.
Su questo tema occorre certamente fare chiarezza, ma fare chiarezza significa anche dire da subito che i dati, compresi quelli risultanti dall'ultima analisi scientifica, non confermano le ipotesi, anzi dicono in maniera chiara che non è stata trovata traccia di uranio impoverito in quella zona. Se faremo questo con onestà intellettuale, se chiariremo, in maniera mirata e non generalizzata, dove c'è inquinamento effettivo, registrato e misurabile, dovuto all'attività mineraria o alla presenza del poligono, se faremo un'indagine epidemiologica seria, evitando gli allarmismi quando le correlazioni non sono provate, faremo qualcosa di utile non per il mantenimento delle basi e dei poligoni militari, ma per il loro progressivo smantellamento, perché credo che la paura generata dall'allarmismo quando viene diffusa in maniera spropositata provochi necessariamente una reazione che non facilita quel lavoro pacato necessario per portare avanti un percorso di progressiva dismissione delle basi militari.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue PORCU.) C'è un grande vuoto politico in questa discussione, per questo sono contrario a questo tipo di campagna mediatica, che credo non sia utile neanche per chi, come me, ritiene che quelle zone di addestramento così lontane dalla vocazione turistica, ambientale, culturale e identitaria della Sardegna, vadano smantellate. Ecco, chi crede che quel modello vada smantellato nel più breve tempo possibile si preoccupa quando di una tale materia si impossessano i mezzi di informazione (dal loro punto di vista legittimamente, perché vogliono fare notizia) senza che ci sia una presenza autorevole, forte, chiara delle istituzioni.
Oggi io denuncio un vuoto - e spero che l'Assessore della sanità sia d'accordo con me - sul piano epidemiologico, delle ricerche e delle analisi che rimandiamo da troppo tempo senza arrivare mai a una conclusione, e un vuoto politico per quanto riguarda la posizione della Giunta regionale e della maggioranza che guida la Sardegna in materia di riequilibrio complessivo della presenza dei poligoni militari in Sardegna. Quindi c'è un doppio vuoto ed è anche questo che sta alimentando questa confessione.
Credo che nel dibattito di oggi dobbiamo tenere presenti questi due aspetti, ricordando a quest'Aula, compresi i colleghi che provengono da quelle zone, che la materia oggi in discussione non riguarda solo Villaputzu e Perdasdefogu e le rispettive comunità, ma riguarda la Sardegna tutta. E' un problema dei sardi, è un problema che attiene ai modelli di sviluppo, ai rapporti con lo Stato, alla capacità di prevenire o anche guidare queste attività così estranee alle tradizioni e alle vocazioni della Sardegna, ma che vengono praticate e pertanto vanno monitorate.
Spero che il dibattito odierno ci veda uniti innanzitutto nell'affrontare uno dei problemi posti dalla mozione, quello di fare chiarezza, ma anche nel chiedere che la Giunta regionale in materia di presenza dei poligoni militari prenda finalmente una posizione di fronte al Governo e alle Commissioni parlamentari e che le cose che si possono fare subito, per esempio la bonifica di alcuni siti, siano avviate senza indugio.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Signor Presidente, vorrei dare una risposta al collega Sabatini sul fatto che non sono state trovate nanoparticelle. Voglio precisare che le nanoparticelle vengono prodotte dall'uranio impoverito ad alta combustione, quindi ad alte temperature, per cui ovviamente si trovano se l'indagine viene fatta subito dopo le esplosioni. Primo discorso. C'è anche altro da cercare, come i propellenti solidi, il fosforo bianco, l'inquinamento elettromagnetico, però pare che sia tutta campagna pubblicitaria! La mia preoccupazione è che questa classe politica sarda continui a essere succube o complice dello Stato italiano o forse entrambe le cose. E' veramente incredibile e i due discorsi che hanno preceduto il mio mi hanno stimolato alla lettura di una sintesi del giudizio sui sardi espresso da un agente della CIA negli anni della guerra fredda: "L'Italia è una mega portaerei che si affaccia sul Mediterraneo, si sporge a est e sbircia sul Medio Oriente. All'interno di questa mega portaerei c'è la Sardegna, fa parte della portaerei, ma non ha quel fastidioso problema della gente e delle città: una sorta di ponte libero. Ettari ed ettari non cari, quasi spopolati o comunque abitati da gente, i sardi, tenaci e coriacei ma, come risaputo, incapaci di costituire movimenti collettivi o iniziative comuni. L'isola è povera e per questo facilmente comprabile con qualche centinaio di posti di lavoro nelle basi militari da offrire come mangime a qualche confacente politico nazionale e regionale". La dice tutta, siamo in perfetta sintonia visto il tenore degli interventi!
Ben sappiamo che non è compito della Regione sarda pagare i danni prodotti dallo Stato italiano in casa nostra; noi chiediamo che la politica sarda si costituisca parte civile contro lo Stato per i suoi interessi finanziari dentro i poligoni e fuori dai poligoni. La Regione Sardegna, i consigli provinciali e i comuni devono essere parte attiva nella difesa dei diritti dei sardi a una vita migliore, a una buona salute e al benessere economico. La magistratura sta conducendo con la Procura di Lanusei un'inchiesta su Quirra, arrivando persino a imporre l'allontanamento dei pastori e degli allevatori, nel senso che se uno ha i ladri in casa è il padrone di casa che deve andar via, ma il ladro deve restare! Tutto ciò nel silenzio di questo Consiglio regionale che, nella votazione dell'ordine del giorno del 10 marzo scorso per la chiusura immediata del poligono, si è espresso con 22 voti a favore e 22 contro. Qualcuno ha anche abbandonato l'aula, se non sbaglio proprio il collega Sabatini; potrei sbagliarmi, però qualcuno è uscito. Ciò significa che la politica sarda rinuncia a fare la sua parte e non ha senso stanziare soldi per zittire i sardi e promuovere ennesime indagini sanitarie inutili, sostituendoci allo Stato.
A proposito dei fondi stanziati vorrei ricordare che, grazie al parlamentare Bulgarelli - che, caso strano, non è sardo -, con la finanziaria 2007 dello Stato furono stanziati 25 milioni di euro per tre anni per interventi di bonifica ambientale e sanitaria di tutte le aree, sia dismesse che attive, dove esistono i poligoni di tiro. In considerazione dell'alta concentrazione delle aree adibite a tale uso, l'emendamento interessava in primo luogo la Sardegna e in quell'occasione per la prima volta si sancì un principio importante, cioè che le risorse finanziarie assegnate al comparto della difesa possono essere destinate al recupero del territorio, nella prospettiva del suo pieno godimento da parte della popolazione. Poco si sa sulla fine di quei fondi stanziati dallo Stato, e questo è avvenuto dopo le battaglie dei pescatori di Teulada. Pare che una parte sia stata dirottata verso la bonifica dell'Arsenale di La Spezia, poi non è certo ma un'altra quota forse è stata utilizzata in "soccorso" dei problemi legati all'ICI. Dico "pare" perché la Regione sarda non si è preoccupata di rivendicare questi fondi, così come non si è preoccupata di conoscerne il destino. Dov'erano i nostri politici in quel periodo?
Inoltre, con il decreto del Ministero della difesa del 28 aprile 2008 sulla istituzione del Comitato territoriale di indirizzo, quindi sempre per l'espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario sulle aree adiacenti a Quirra, lo Stato stanziava 2 milioni e mezzo di euro per un accertamento sanitario che è svanito nel nulla e che oggi la Regione Sardegna ripropone a proprie spese. E' sempre colpa nostra, dobbiamo sempre sostituirci allo Stato. Non ci basta la vertenza entrate ancora aperta, non ci basta lo scippo dei fondi FAS di cui tanto parliamo, non ci bastano i debiti che lo Stato ha nei nostri confronti e anzi gli facciamo qualche regalia! Di certo sappiamo che il piano di caratterizzazione sarebbe stato fatto dal Ministero della difesa, nominandosi controllore e controllato nello stesso tempo, nella totale mancanza di trasparenza e di credibilità e con la misteriosa uscita di scena del Ministero dell'ambiente, perché questo inizialmente c'era, poi è sparito. Oggi gli stanziamenti della Regione Sardegna paradossalmente servono per zittire i nostri poveri pastori e per le nuove indagini; indagini che non servono. Questo è il test dell'ennesimo rifiuto della Regione Sardegna alla propria autonomia e alla sua sovranità, di cui tanto si parla, a sproposito, qua dentro. Dovremmo smetterla di usare il termine sovranità per fare bella figura, cerchiamo di dare un senso alle parole!
La Regione Sardegna deve spiegare in Aula il motivo per cui propone nuove indagini senza minimamente considerare quella conclusa. Bene farebbe, prima di stanziare altri fondi, a relazionare sull'indagine appena compiuta. Vorrei chiedere tra l'altro all'assessore Liori se è a conoscenza del tipo di indagine scientifica che è ancora in corso sugli animali e che riguarda il prelievo midollare che dovrebbe essere praticato nel corso della macellazione. Questo è un test scientifico che ci consentirebbe di rilevare il cosiddetto danno potenziale. Assessore, lei è anche medico e vorremmo conoscere il suo parere sull'elevata incidenza dei tumori a Villaputzu, otto volte superiore rispetto a Muravera, centro contiguo e assai simile per concentrazione demografica.
Ancora oggi, quando si parla di poligoni militari, la risposta è sempre la stessa: "Ci vuole un'altra indagine, un'indagine epidemiologica, un'indagine scientifica", che andrebbe a sommarsi alle numerose indagini svolte in precedenza e che non sono servite a nulla. Qui c'è la volontà di non cambiare le cose; questa è anche la difesa d'ufficio dello Stato italiano fatta negli interventi precedenti.
Così come la magistratura agisce secondo le sue competenze e le sue funzioni, oggi si chiede alla politica di fare la sua parte. E' dovere della Regione, delle province e dei comuni interessati costituirsi parte civile contro lo Stato e quindi imporre la sospensione delle esercitazioni militari. E questo, collega Sabatini, in virtù della norma di precauzione che è prevista dal diritto internazionale proprio sul tema dell'ambiente e che afferma che ove ci siano minacce di danno serio e irreversibile l'assenza di certezze scientifiche non deve essere usata come ragione per impedire che si adottino misure di prevenzione della degradazione ambientale. La Regione Sardegna deve verificare il piano di caratterizzazione fatto dalla Difesa con il coinvolgimento dell'ARPAS. Tutti tacciono, ma c'è da chiedersi che cosa ne è stato dell'indagine epidemiologica conclusa su Quirra e dintorni. Lo ribadisco perché vorrei che su questo si relazionasse in Aula.
Per quanto riguarda l'indagine ancora in corso sugli animali da parte della ASL ho visto che sono stati criminalizzati quei poveri veterinari che, da bravi sardi e da bravi studiosi, hanno rilevato per caso danni anche ai proprietari degli animali su cui esercitavano i loro studi. Per questo sono stati criminalizzati, anzi devono sparire dalla scena!
La proposta che si fa è che la Regione sarda, con le province e i comuni, apra una vertenza con lo Stato in quanto responsabile dei danni al fine di: imporre la sospensione delle esercitazioni militari in base al principio di precauzione; quantificare i danni e risarcire i pastori e le collettività per le ripercussioni sulla salute, sull'economia locale e sulla stessa immagine del luogo; promuovere un monitoraggio serio e trasparente, con la partecipazione di esperti riconosciuti della società civile (questo deve essere fatto a poligono chiuso); avviare i lavori di bonifica e rinaturalizzazione del territorio, mare compreso, con il coinvolgimento delle imprese sarde.
PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Signor Presidente, se dovessimo studiare il caso di Quirra credo che avremmo davanti un esempio interessante di come si crea e si alimenta una psicosi collettiva che si traduce nella devastazione di un territorio che di essere devastato non aveva certo bisogno.
Dico subito, onorevole Zuncheddu, che in tutto questo di sicuro non ha aiutato in questi anni la reticenza, l'atteggiamento omertoso del Ministero della difesa e delle strutture militari, che si sono comportati sempre come se avessero qualcosa da nascondere. Questo ha condizionato tutta la vicenda, perché ha alimentato il sospetto che effettivamente avvenisse dentro quel poligono qualcosa di grave e pericoloso per la popolazione. A tutt'oggi non sappiamo se è o non è così, perché il Ministero della difesa ha commissionato nel corso degli anni diverse indagini della cui attendibilità ancora si dubita. E' altrettanto vero, però, che da anni assistiamo a una specie di bombardamento mediatico, che poi è sfociato anche in un irresponsabile, a mio avviso, eccesso di protagonismo da parte di alcuni dipendenti della ASL di Lanusei che, di loro iniziativa, hanno divulgato una relazione che riguardava un'area estremamente circoscritta di territorio e con scarsissima densità di popolazione (credo che ci abitassero due famiglie). Su questo fatto è stato costruito un castello di congetture che ha portato alla situazione attuale.
Bisogna dire che la politica ha messo molto del suo perché questa situazione si alimentasse. L'atteggiamento ideologico che è stato tenuto, e che è rimbalzato e sta rimbalzando anche nel dibattito di oggi, ha contribuito ad aggravare quello che poi si è verificato. Io stesso ho partecipato a diversi incontri tenutisi nella zona; in particolare in un incontro promosso dalle amministrazioni comunali locali, l'Assessore all'ambiente della Provincia di Cagliari ha svolto un intervento durissimo - mi riferisco ad alcuni mesi fa -, il cui unico motivo conduttore era la chiusura della base di Quirra. Questo ragionamento prescindeva da qualsiasi altra valutazione, non teneva minimamente in considerazione la necessità di affrontare il problema con la dovuta prudenza, di attendere che venissero fatte valutazioni adeguate. Dopo di che si è aperto l'argine che sappiamo e la conseguenza è che i prodotti agricoli della zona non sono commercializzati, il latte degli allevamenti della zona viene rifiutato dai caseifici, pur essendo assolutamente perfetto in quanto viene analizzato regolarmente. I caseifici, che sono strutture private, quindi operano come imprenditori privati, rifiutano centinaia di litri di latte semplicemente perché proviene da quella zona. Come ha detto l'onorevole Sabatini, sono inoltre crollate le prenotazioni nelle strutture ricettive. Alla fine della fiera un territorio già poverissimo subisce il danno di quella che ad oggi sembra essere semplicemente una psicosi collettiva.
La magistratura chiude l'area e impedisce persino l'accesso agli addetti della ASL numero 8, che sta eseguendo i campionamenti per capire che cosa c'è e che cosa non c'è in quella zona, se è vero che gli animali si alimentano e si abbeverano in luoghi che possono essere pericolosi per la salute della popolazione. Tutto questo contribuisce ad alimentare ulteriormente un quadro di psicosi e di incertezza. Credo che noi dovremmo trarre qualche insegnamento da questa vicenda e imparare che quando si parla dell'economia dei territori, quando si parla della vita delle persone bisogna adottare il massimo della cautela per quanto riguarda la verifica dei fattori di rischio, ma anche le ricadute che un impatto comunicativo sbagliato può avere sull'economia. E questo naturalmente non vale soltanto per quella zona del Sarrabus e dell'Ogliastra, ma vale per tutto il territorio della Sardegna.
Badate, per la piccola parte che ho potuto fare, io sono stato tra quelli che hanno combattuto la battaglia contro le servitù militari e il demanio militare, perché ritengo che questa piaga, che per la Sardegna è rappresentata dall'occupazione di porzioni enormi di territorio della Sardegna per un uso anacronistico, quello della difesa nazionale in un contesto mondiale in cui la difesa non si fa più nel modo in cui la si faceva cinquant'anni fa, debba essere eliminata. Si è iniziato a operare in tal senso, ma ritengo anche che sia un errore affrontare il problema soltanto dal punto di vista ideologico.
Penso che il Poligono di Quirra, fatte tutte le verifiche che devono essere fatte, accertata l'assenza di condizioni di pericolo (la magistratura farà a questo punto il suo dovere, così come lo deve fare la Regione per rassicurare la popolazione, per cancellare qualsiasi ombra di dubbio, per cercare di mettere riparo al danno che si è fatto) possa comunque rappresentare oggi per quella zona e per l'intera Sardegna una risorsa importante. La riconversione dell'utilizzo del poligono a fini civili può essere per la Sardegna una straordinaria opportunità, perché al suo interno non si fanno soltanto sperimentazioni di tipo militare, ma anche sperimentazioni di tipo civile, in particolare per quanto riguarda le ricerche meteorologiche e la balistica. Credo che la collaborazione tra il poligono e la Vitrociset, coinvolgendo il CNR e le università sarde, possa rappresentare un modo utile di valorizzare le risorse umane presenti in Sardegna.
Quindi non criminalizziamo situazioni che possono rappresentare un'opportunità, non affrontiamole ideologicamente, ma cerchiamo di parlarne con spirito pratico, stabilendo quei rapporti di collaborazione che possono permettere a tanti giovani sardi di esprimere al meglio le loro capacità e la loro intelligenza. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, signori Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, stiamo discutendo una mozione e un'interpellanza tra le più esplosive, diciamo, per stare in tema militare. Ma il tema credo possa essere ricondotto a due elementi fondamentali: uno politico e uno ambientale. La situazione di cui si è parlato ha sicuramente una valenza politica, ma non esiste solo quella situazione. Negli anni '50, quando lo Stato italiano cominciò a individuare le aree dove collocare gli impianti militari per le esercitazioni, per le sperimentazioni belliche, sicuramente la Sardegna offriva un'area vasta, poco popolata e quindi interessante per la localizzazione di attività che, come abbiamo visto, si sono radicate nella nostra cultura popolare perché di fatto hanno creato sviluppo. Negli anni '50 anche la Regione Sardegna guardava allo sviluppo e all'aiuto da parte dello Stato in termini di benevolenza e accolse quindi queste industrie, chiamiamole così, queste infrastrutture utili alla nazione e rese utili anche alle nostre comunità per via della ricaduta economica.
Vi ricordo che i comuni nei quali insistono le servitù militari beneficiano di un contributo annuale che, con i tempi che corrono, sicuramente rappresenta un argine nell'affrontare tematiche come questa. Sotto il profilo ideologico saremmo indotti a fare a meno delle infrastrutture militari ma, come diceva poc'anzi l'onorevole Cossa, forse non sarebbe male pensare a una loro riconversione a fini civili. E' però un processo difficile perché non garantisce l'occupazione, la rendita vitalizia, dico io, che invece queste infrastrutture oggi garantiscono.
E' un problema sicuramente politico, legato al fatto che nel 2011 abbiamo ancora bisogno di sopportare un gravame così alto di servitù militari per dare risposta anche all'economia della nostra regione. Paghiamo però un prezzo alto, non foss'altro per l'aumento - ormai non lo nasconde più nessuno, anche se mi rendo conto che le analisi attualmente in atto non certificano questo dato di fatto - in queste aree dell'incidenza di neoplasie, linfomi, sclerosi multipla e SLA. Mi domando: nel mio territorio, parlo del Medio Campidano, sarà stato l'abbinamento Capo Frasca-aree minerarie a creare quella miscela esplosiva che ha fatto registrare la più alta percentuale di casi di SLA in Sardegna? Non lo so, certo occorre una risposta scientifica, ma quando sarà possibile averla? Per quanto riguarda la zona di Quirra la Regione ha proposto l'effettuazione di diverse analisi, tramite gli istituti di ricerca, in ambito agricolo e scientifico-sanitario, quindi anche sulle persone e sugli animali, però questo dato è ancora difficile da ottenere, perché probabilmente si scontra con i forti interessi che sono in campo.
Il secondo elemento è quello ambientale. Stiamo parlando di siti di particolare delicatezza. Io non conosco Quirra, ma devo dire che ho avuto la possibilità di visitare l'altopiano di Capo Frasca, dove l'Aeronautica militare affitta, pare anche ad alto prezzo, degli spazi per le esercitazioni di tiro. Del pianoro di Capo Frasca (un pianoro è una sorta di giara, in cui però non vi sono foreste) mi colpì un elemento naturale unico nel suo genere, ovvero una distesa, per centinaia di metri quadri, di palmizi nani, alti appena un metro e mezzo. Un unicum nel suo genere. Guarda caso, tra quei palmizi sono stati trovati resti di razzi e delle munizioni utilizzate che il terreno, essendo roccioso e non sabbioso, faceva schizzare sotto quei bellissimi alberelli. Quella zona veniva praticamente inquinata da frammenti di proiettili militari. Ma la cosa che mi impressionò maggiormente di quel pianoro fu un enorme cerchio - penso ci sia ancora - costituito da grossi massi e pitturato di bianco. Siccome in quella circostanza ero ospite del comandante, chiesi se nei limiti del segreto militare potevo avere una spiegazione al riguardo. Mi fu spiegato che si tratta del cerchio di puntamento e sgancio dell'atomica, che tutti gli eserciti, quindi anche quello italiano, adottano. Chiaramente lo sgancio dell'atomica viene simulato con sistemi di puntamento laser e di comunicazione elettromagnetica tra la terra, gli aerei e le varie torri di controllo. Presumo, quindi, che ci sia anche un inquinamento elettromagnetico. Stando così le cose saranno i nostri posteri a conoscere la verità, se si avrà la forza di tirar fuori i dati scientifici, che a mio avviso stentano a essere divulgati perché sono in campo interessi di grande portata. I poligoni militari venivano affittati alle aeronautiche di tutto il mondo: da quella americana a quella tedesca e a quella svizzera. Gli aerei passavano sopra i tetti delle case e ricordo che da ragazzi ci si divertiva a osservare la scena con i binocoli, cercando di indovinare la nazionalità dei caccia che sorvolavano lo spazio aereo tra il Monte Linas e il Monte Arci, dove due radiofari indicavano il passaggio.
Fatto sta che attualmente i dati di cui disponiamo ci spaventano e preoccupano, anche perché non vengono date risposte. Certo, non bisogna creare allarme, però di fronte a fatti come la morte di militari che lavoravano in queste basi e i feti malformati di animali una risposta ci deve pur essere. Credo che noi siamo chiamati sicuramente a sostenere le popolazioni interessate da questi problemi, però mi sembra l'ultimo atto. Nell'immediatezza bisogna dare da mangiare a chi ha fame, ma non bisogna dirgli: "Abbi pazienza, adesso seminiamo, poi faremo il raccolto e produrremo il pane". E' chiaro che bisogna dare qualcosa, ma spero che non ci si fermi alla mozione che propone il sostegno agli allevatori in difficoltà. Io sono preoccupato, perché se davvero vi sono situazioni di criticità ambientale, tutti gli elementi inquinanti vanno in circolo nel sistema alimentare, anche in quello umano.
Credo, quindi, che l'elemento ambientale sia prioritario e se si riscontrano determinate condizioni le basi militari vanno chiuse, così come ha detto il Sottosegretario alla difesa. Bisogna però fare un'indagine approfondita e in tempi rapidi, perché finito il momento della concitazione si tornerà nell'oblio: i posti di lavoro non si toccano, bisogna fare attenzione e via dicendo. Credo che si debba dare un'accelerata all'indagine scientifica, i cui risultati ci permetteranno di prendere un'importante decisione su questo tema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). E' vero che non dobbiamo criminalizzare nulla, soprattutto noi che siamo chiamati a valutare con attenzione certe questioni e a decidere in merito, ma credo che dovremmo cominciare a preoccuparci seriamente di quello che sta accadendo a Quirra, e non solo lì. Quirra è sicuramente l'esempio più eclatante di un danno conseguente a un'eccessiva presenza militare in Sardegna. Se ci fossimo trovati in un momento socioeconomico diverso da quello che la Sardegna oggi vive, saremmo stati forse più obiettivi, più sereni e anche più tempestivi nel prendere decisioni conseguenti a quello che la situazione che a Quirra si è determinata suggerirebbe. Chi vive in condizioni di sofferenza economica, come quella in cui si trova, ripeto, tutta la Sardegna e maggiormente i territori più poveri, difende con le unghie e con i denti ciò che possiede. Resta il fatto che spetta a chi di dovere assumere posizioni ferme e prendere decisioni di fronte a un danno che comunque è evidente. E' vero che molto deve essere ancora dimostrato, deve essere accertato, però non possiamo prenderci in giro, non possiamo bleffare. Di fronte alla salute dei sardi e al benessere dei nostri territori non possiamo scherzare. Quanto è stato detto e scritto su Quirra non è letteratura noir; ci sono cose vere, dimostrate, di cui forse la letteratura si è occupata in altri tempi, quando nella zona governavano i marchesi di Quirra, ma stiamo parlando di altri momenti della storia. Oggi Quirra è quella che tutti i giorni emerge sulla stampa con la sua tragedia, perché è una tragedia l'allontanamento dei pastori e degli operatori agricoli da questo territorio per una questione di prudenza, di sicurezza e forse di necessità. E' chiaro che chi è costretto a partire non per sua scelta non lo fa con piacere, ma chi deve allontanarsi dai luoghi con cui ha non solo un legame derivante dal lavoro, che è fonte di reddito per sostentare la propria famiglia, ma anche un legame affettivo, lo fa malvolentieri. Questo lo comprendiamo perfettamente, così come comprendiamo la posizione dei rappresentanti di questo territorio, però bisogna essere obiettivi, perché altrimenti sarebbe come se un medico, non riconoscendo lo stato di salute del paziente, bleffasse. Qui non si deve bleffare, almeno a noi non tocca bleffare, ci tocca anzi sollecitare decisioni e prese di posizione che intanto mettano lo Stato italiano di fronte alle sue responsabilità. Credo che la Sardegna abbia subito per troppi anni un peso eccessivo legato alla presenza militare, come è stato sottolineato poc'anzi, che va quindi riequilibrato. E il riequilibrio di questo peso va rapportato a quanto la Sardegna ha dato negli anni; mi limito ai 150 anni dell'unità d'Italia, di cui quest'anno ricorre la celebrazione. Noi ricordiamo i fatti, poi ci sono altri che celebrano l'evento, ma credo che i sardi abbiano poco da celebrare, se non rivendicare di aver dato più di quanto avrebbero dovuto dare e di aver ottenuto finora poco o niente.
La presenza militare in Sardegna è eccessiva e noi, come forza politica, diciamo che siamo contro qualsiasi presenza e forma di militarizzazione nella nostra isola. Noi vorremmo tutte le basi militari fuori dalla Sardegna, perché abbiamo detto - non l'ha detto solo la mia parte politica, ma l'hanno detto in tanti in quest'Aula e fuori di qui - che la Sardegna è terra di pace, di accoglienza e di ospitalità. Poi, però, facciamo poco per sostenere che le basi militari devono andare via e che il territorio della Sardegna deve essere restituito ai pescatori, agli agricoltori, ai pastori, ai sardi tutti, che pretendono di avere il pieno possesso di quello che è un loro bene che oggi, attraverso la presenza militare, viene persino dato in affitto a potenze straniere. Possiamo serenamente equiparare questo fatto a una sorta di "prostituzione" delle nostre bellezze naturali, del nostro paesaggio, del nostro mare, in cambio di risorse che noi, fra l'altro, non abbiamo mai visto.
C'è un effetto psicosi, non v'è dubbio, come quello che si è manifestato in Europa un mese fa per il caso dei cetrioli che ha avuto come conseguenza l'invio al macero di tonnellate e tonnellate di cetrioli, ma anche di agrumi e altri prodotti ortofrutticoli. Se ci fosse un vero effetto psicosi, la conseguenza sarebbe quella di mandare al macero la base militare di Quirra e tutte le altre basi militari, invece l'effetto psicosi qui non scatta, perché c'è una prudenza eccessiva che però ci rende complici di una situazione che non si vuole modificare. Lo stesso discorso fu fatto quando la Regione, guidata da Renato Soru, prese posizione contro la presenza dei sommergibili nucleari a La Maddalena. Fra l'altro lì c'era l'assurdo che la base militare stava all'interno di un parco naturale nazionale, appunto l'arcipelago di La Maddalena. Eppure si portava avanti quasi una serena convivenza tra vittime e carnefici all'interno di un'area paesaggistica così preziosa. Anche in quel caso si fece il discorso della perdita di posti di lavoro e quant'altro, ma di fronte alla difesa di certi valori e principi non c'è discorso che tenga. E' chiaro che l'eliminazione di una base militare comporta impegno e determinazione per difendere l'occupazione e il lavoro. Ricordo, ancora una volta, che nel territorio di Alghero, esattamente nella base di Poglina, sono ancora vergognosamente presenti le strutture che sono servite per addestrare le truppe della formazione Gladio. Queste strutture continuano a esistere, con buona pace di tutti, perché garantiscono ancora degli stipendi. E' una cosa intollerabile!
Credo che sia arrivato il momento, da parte del Consiglio regionale e di tute le istituzioni sarde, di dire la parola fine. Il discorso di Quirra va in ogni caso affrontato, ma non nei termini in cui è stato posto in questa sede oggi. Dobbiamo incominciare a rivendicare, attraverso la nostra piena sovranità, che le presenze militari siano stabilite dalle istituzioni sarde e dai sardi e non imposte da un Governo nazionale che si ricorda della Sardegna solo quando la deve occupare per i propri interessi e per utilizzi impropri e dimentica costantemente, come ha dimostrato in questi anni, di rivolgerle le attenzioni che invece le sono sempre dovute.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.
STOCHINO (P.d.L.). Signor Presidente, credo che la mozione Sabatini sul caso Quirra oggi ci consenta di parlare con maggiore disponibilità di tempo di un problema che sta diventando drammatico per l'Ogliastra e per una parte della provincia di Cagliari, che sta determinando danni economici, ma che viene da lontano. Già nel 1999 c'era stata una sorta di inchiesta da parte dei mezzi di informazione pubblica, con la quale ci si proponeva di fare chiarezza su una parte dell'Ogliastra e del Cagliaritano. Purtroppo, ad oggi, e siamo nel 2011, questa chiarezza non è stata fatta, oppure è stata fatta in parte, allora credo sia giusto ribadire quello che prima qualche collega sottolineava, e cioè che noi per primi, come ogliastrini e come sardi, vogliamo sapere se quei 12 mila ettari, circa due terzi dei quali sono ricompresi nei confini territoriali della provincia Ogliastra, e quindi contestualmente nell'ambito della ASL numero 4, mentre un terzo ricade nella provincia di Cagliari, sono fruibili dalle persone, ma anche dagli animali. E' una cosa molto importante, sulla quale spero venga fatta chiarezza al più presto.
Nel contempo debbo elogiare la ASL di Lanusei, ma anche l'Assessore regionale della sanità per averle dato l'incarico di fare delle analisi approfondite; analisi che non erano mai state fatte prima in riferimento agli animali e al territorio. Sicuramente le analisi fatte in precedenza non scendevano nel dettaglio. Ho qui un promemoria del campionamento che la ASL di Lanusei sta facendo, Assessore, anche con grande sforzo da parte dello scarso personale oggi in organico, per cercare di fare chiarezza su una questione che credo tutti i sardi vogliano conoscere con esattezza. Spero che al più presto si possa riuscire a dare una risposta, anche se i campionamenti che già da prima venivano fatti dalla ASL, perché obbligatori, dicevano con chiarezza che il latte e le carni provenienti dagli allevamenti del territorio di Quirra erano a norma e potevano quindi essere commercializzati.
Oggi, purtroppo, la situazione è diventata drammatica anche a causa di una campagna mediatica alquanto sconsiderata - ce lo dobbiamo dire - e alla superficialità della magistratura, su questo condivido in pieno le parole utilizzate dall'onorevole Gian Valerio Sanna nel dibattito svolto due settimane fa. Credo anch'io che la magistratura abbia il diritto-dovere di fare le indagini che ritiene, però le deve fare nei modi dovuti e anche nei termini dovuti, perché non è possibile che in assenza di dati certi siano state pubblicate sulle prime pagine dei giornali notizie false e tendenziose che hanno creato gravi danni all'immagine dell'Ogliastra e del Sarrabus; danni economici che purtroppo non possiamo neanche quantificare. Tant'è che la Giunta e il Consiglio regionale hanno stanziato 2 milioni di euro per risarcire questi territori, ma credo che questo sia veramente poco se pensiamo anche alle numerose prenotazioni disdette in gran parte degli agriturismi e in alcune strutture ricettive. Mi riferisco per esempio all'albergo "Il Castello", ma anche ad altre strutture ricettive situate nella fascia costiera del territorio di Tertenia, che purtroppo hanno dovuto registrare un ulteriore calo delle presenze turistiche (già scarse a causa del caro traghetti) dovuto alla "sindrome di Quirra", come l'ha definita qualcuno, io direi alla sciagura di Quirra.
Io veramente rivolgo un invito da questi banchi del Consiglio regionale alla magistratura, perché quando si fa il proprio dovere, così come lo facciamo noi, si deve operare nel migliore dei modi e soprattutto su questioni così importanti le informazioni devono essere divulgate dopo che si sono trovate le prove di ciò che si sostiene.
Mi chiedo cos'altro possiamo fare, come Consiglio regionale, oltre a quello che abbiamo già fatto. Sicuramente quello che i firmatari della mozione hanno scritto nel dispositivo è importante. Al primo punto, per esempio, si impegna la Giunta a garantire adeguati stanziamenti al fine di far fronte alle difficoltà socioeconomiche dei territori interessati. Ma mi chiedo: il danno causato è quantificabile? Onorevole Sabatini, siamo in grado di quantificare il danno che queste popolazioni hanno subito? Credo di no, ed è un danno i cui effetti non si faranno sentire solamente nel corso di quest'anno e in questa stagione turistica, ma si ripercuoteranno su quel territorio per lungo tempo.
Assessore Liori, il grido d'allarme che la Sardegna sta emettendo deve essere trasferito al Governo nazionale, perché è certamente importante che le risorse vengano anticipate dalla Regione Sardegna, ma credo sia ancora più importante che lo Stato si faccia carico di una situazione che è drammatica. Il Ministero della difesa e il Ministero della sanità devono essere coinvolti in questa tematica, ma credo che debba essere coinvolto anche il Ministero del turismo, perché una volta appurata - ne sono certo - la genuinità dei prodotti di Quirra, possa essere rilanciato un territorio che, come ho detto un'altra volta, veniva definito da tutti la "terra dei centenari". Anche su questo voglio fare una riflessione: ci sono stati pastori di Arzana che per anni, qualcuno per l'intera vita, nelle terre di Quirra hanno portato al pascolo il bestiame, poi preso in carico dai figli, e qualcuno di loro è addirittura arrivato all'età di 102 anni. Mi chiedo: ma è possibile che persone che sono state per così tanto tempo a contatto con quei territori abbiano potuto vivere così a lungo se c'era qualcosa di anormale? Io qualche dubbio su questo me lo pongo.
Quindi credo che sia importante continuare a dibattere su questa tematica, ma noi politici dobbiamo per primi abbassare i toni e invitare i cittadini e i mezzi di informazione a parlare solamente quando esistono delle prove. Mi auguro che la Regione e lo Stato possano al più presto rilanciare l'Ogliastra e il Sarrabus come territori in cui si può trascorrere una piacevole vacanza e acquistare in sicurezza i prodotti locali, che sono veramente buoni e genuini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, spero anch'io che le carni dell'Ogliastra siano genuine e buonissime e che il turismo si riprenda, però credo che non sia questo l'oggetto del dibattito oggi. Peraltro stiamo assistendo a un calo del turismo in maniera generalizzata in Sardegna; si parla di un 25-30 per cento in meno di arrivi nei porti della Sardegna. Così come non dipende dalle indagini della magistratura o dal tribunale di Lanusei se l'aeroporto di Tortolì è ancora chiuso. Anche questo credo che non aiuti il turismo in quest'area della Sardegna.
Siamo qui a chiederci se ci sia un problema di salute pubblica e se ci sia un problema di servitù militari; per me non si tratta di argomenti disgiunti. C'è un problema di salute pubblica? Credo che ci sia con tutta evidenza un problema di salute pubblica ed è altrettanto evidente che è difficile accertarlo nella maniera dovuta e mettere in relazione questo problema con dei fenomeni che comunque accadono in quei territori. E' difficile accertarlo perché nelle zone occupate dai militari l'accesso non è facilissimo: normalmente ci sono delle reti, dei fili spinati, dei cartelli gialli di divieto. Nelle zone occupate dai militari, per quello che mi risulta, non vige la legge numero 626 sulla sicurezza nel lavoro e non è facile entrarvi per eseguire delle analisi. Ci sono voluti degli anni, si sono dovute fare delle lotte perché ciò potesse accadere, per cui se oggi parliamo di un comitato misto paritetico che ha avviato delle attività e di un comitato di indirizzo territoriale per il monitoraggio ambientale, di cui fanno parte il dottor Onnis, l'ingegner Codonesu e altri, non è perché sia tutto scontato, ma perché ci sono volute delle commissioni parlamentari d'inchiesta, si sono dovute presentare delle relazioni al Presidente della Repubblica, si è dovuta fare una battaglia - a cui anch'io ho partecipato - per chiedere finalmente di poter accedere a certe zone per eseguire delle analisi e fare delle verifiche. Altrimenti parliamo delle nuvole in cielo, ma non facciamo le verifiche!
Oggi parliamo di risultati raggiunti e vorrei mettere a punto le date. Febbraio 2008: conclusione del lavoro della Commissione ministeriale d'inchiesta e presentazione al Presidente della Repubblica di una relazione in cui si chiede che finalmente vengano fatte delle analisi ambientali e sanitarie. Da febbraio ad aprile 2008 il ministro Parisi ci pensa un po', anche perché deve stabilire come costituire il previsto comitato, e proprio alcuni giorni prima dell'avvicendamento con il Governo Prodi istituisce un comitato che viene chiamato misto, ma in realtà è composto in gran parte da militari; i componenti civili sono il Presidente della Provincia Ogliastra, il Presidente della Provincia di Cagliari, perché è interessato il Comune di Villaputzu, dei responsabili delle ASL, ci sono persino un rappresentante della Commissione per le pari opportunità e un rappresentante del comitato "Gettiamo le basi", ma nessun rappresentante della Regione Sardegna. Si è voluto fino alla fine fare in modo che non ci potesse essere un'interlocuzione di pari livello, in cui la Sardegna fosse rappresentata al suo massimo livello istituzionale. E' importante questo fatto e lo sottolineo perché la legge nazionale che regola le servitù militari, la legge numero 898 del 24 dicembre 1976, è una buona legge che tiene conto delle esigenze della difesa, ma anche delle esigenze dei territori e delle Regioni e quindi della possibilità che le servitù militari siano imposte temporaneamente e compatibilmente con le esigenze socioeconomiche dei luoghi. Questa compatibilità con le esigenze socioeconomiche dei luoghi deve essere di volta in volta valutata e difesa dal Presidente della Regione, che nomina dei rappresentanti nella commissione mista paritetica che ogni anno deve approvare le eventuali attività militari e che può dire una parola definitiva, per quanto riguarda la Regione, sulla compatibilità o meno di una nuova servitù militare o sul prolungamento di una servitù esistente. Per cui, laddove ci fosse la richiesta di una nuova servitù militare il Presidente della Regione può opporsi attraverso la commissione paritetica; il Ministero della difesa, qualora ci fosse un'esigenza fondamentale per la difesa, decreta comunque l'esigenza di quella servitù e ancora una volta il Presidente della Regione può opporsi a un decreto del Ministero della difesa chiedendo che la questione venga affrontata in Consiglio dei Ministri. C'è quindi tutta una serie di pesi e contrappesi e il riconoscimento della doverosa compatibilità sociale ed economica con i territori difesa e rappresentata dal Presidente della Regione.
Nell'aprile del 2008 la presenza della Regione Sardegna, che finalmente ha visto nascere un comitato che avrebbe dovuto avviare i monitoraggi ambientali e sanitari, è stata totalmente cancellata. E' una tecnica che viene adottata per continuare a dividere, per comandare, per fare in modo che vi sia sempre un anello debole. E certamente l'anello debole può essere il comune interessato, laddove sono a rischio dei posti di lavoro, laddove si tiene conto solamente di un'esigenza specifica e non di un'esigenza più ampia. Ricordo che in una riunione del Consiglio dei Ministri il ministro La Russa difese l'allargamento della base di Perdasdefogu con la famosa pista tattica dicendo: "D'altronde i territori lo vogliono", questo perché un sindaco si era espresso a favore, laddove invece l'espressione dell'intera Sardegna era fortemente contraria.
Queste commissioni quindi sono arrivate, seppure in ritardo, in seguito a molte lotte, non sono composte in modo equilibrato e cercano di emarginare il livello istituzionale che è in grado di contrapporsi a loro alla pari. Il comitato ha deciso di far effettuare le ricerche ambientali, sono stati fatti i carotaggi e i risultati sono stati presentati dall'ARPAS qualche settimana fa. Vorrei dire che non era scontato, ci sono voluti decenni per arrivare a questo risultato, che è importante. Quei carotaggi sono a disposizione di chiunque e per lungo tempo per poter eseguire delle analisi nel migliore dei modi. Analisi che l'ARPAS ha già avviato e i cui primi risultati dicono cose che ci si poteva aspettare: quel sito non è più una campagna incontaminata; anche se non ci sono segni di contaminazione grave, è quantomeno un sito industriale. Abbiamo trasformato un intero terreno di grande valore naturalistico in un terreno che ha tratti caratteristici delle zone industriali, con aspetti ben più gravi.
Il comitato di indirizzo territoriale ha verificato che sono state fatte le analisi ambientali, ma non quelle epidemiologiche e sanitarie. Qualcosa è stato fatto dalla ASL dell'Ogliastra, come ricordava un collega, poi non ho capito tanto bene il discorso, perché ha finito per ricordare le analisi che sono state avviate dalla ASL numero 8 di Cagliari, dall'allora direttore generale Gumirato, che purtroppo non sono state portate a termine. Dobbiamo sempre iniziare daccapo piuttosto che dare un minimo di continuità amministrativa! Comunque quel monitoraggio deve essere portato avanti e approfondito continuamente.
Dobbiamo pensare che siano pericolose le attività militari che vengono esercitate in quella zona? E' di totale evidenza che sono pericolose! A volte le popolazioni si ribellano per la creazione di un solo inceneritore o termovalorizzatore, comunque lo vogliamo chiamare, perché smaltisce i rifiuti mediante combustioni che arrivano a 800 gradi, si dice che produca diossina e comunque produce nanoparticelle. E voi pensate che delle esplosioni che superano abbondantemente i 1.000 gradi, in cui bruciano non pezzi di carta, di legno o di plastica, ma agenti chimici pericolosissimi, non siano dannose?
PRESIDENTE. Onorevole Soru, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, intanto vorrei spiegare il motivo per cui il Gruppo del Partito Sardo d'Azione non ha sottoscritto questa mozione. Mi sembra facile da spiegare: il rischio vero è che in quest'Aula ci si divida perché c'è chi pensa che le battaglie ideologiche non abbiano significato e che sia in atto uno sciacallaggio mediatico, del quale tutti abbiamo preso atto. Dividersi per questo significa non arrivare a nessun tipo di soluzione. Noi abbiamo storicamente fatto battaglie al riguardo, a partire da La Maddalena e dalla raccolta di diecimila firme per il referendum che fu poi impedito dalla Corte costituzionale. Scusate, ma le servitù militari e in primis i poligoni di cui stiamo discutendo hanno ragione di esistere in quest'isola? Non abbiamo già pagato abbondantemente, mentre altre regioni non hanno mai dato nulla? Ora si sta mettendo in discussione anche la permanenza dei sardi, non solo degli animali e delle aziende agropastorali, nella parte di territorio che abbiamo messo a rischio! Credo pertanto che sia arrivato il momento di affrontare compiutamente in quest'Aula, in assoluta libertà, senza alcuna dipendenza dall'appartenenza a forze politiche nazionali, il problema dei poligoni militari e della necessità di liberare l'Isola da questo sacrificio.
Uno dei punti della mozione richiama il contributo di cui alla legge numero 104. Io non sto qui a "pietire" che ci vengano erogati ogni cinque anni - e siamo già in ritardo, come al solito - i denari che lo stesso Stato ci destina quasi come indennizzo della sua presenza, mentre incassa centinaia e centinaia di milioni di euro mettendo il nostro territorio a disposizione di eserciti stranieri (e se non sono addirittura eserciti, sono dei privati) perché possano collaudare le loro armi. La libertà di quei territori la conquistiamo se per primi noi, come Regione, come Consiglio regionale, capiamo di dover intervenire per far cessare la prigionia di quelle comunità. E' il sistema economico legato alla presenza delle basi militari che costringe quelle comunità a sopportare questa situazione per poter sopravvivere economicamente. Se non abbiamo la capacità tutti assieme, non solo come Regione, ma anche come comunità locali, come imprese private, di studiare un sistema economico alternativo e di metterlo in pratica per impedire che quei territori continuino a vivere solo della presenza militare, noi questa libertà non la recupereremo mai e continueremo a dividerci come consiglieri, come forze politiche, e a sostenere che quelle analisi sono sbagliate, che non è vero che quei territori sono a rischio. Guardate, questo è il modo peggiore per affrontare questo problema. Il problema vero sta alla base, alla radice del discorso. Abbiamo pagato tanto in modo spropositato e tuttavia, a prescindere da chi fosse il ministro di turno, di centrosinistra o di centrodestra, il discorso non è cambiato: i poligoni non si toccano, lo disse Parisi, lo dice La Russa, anzi vengono ampliati con piste che sono necessarie e integrati con tutto ciò che loro ritengono di poter realizzare.
Noi siamo qui preposti a trovare soluzioni, ma la soluzione è una sola: liberarcene definitivamente, ma senza consentire ai militari di andarsene senza neanche salutare, come solitamente fanno e come hanno fatto gli americani a La Maddalena. Il risanamento non lo deve fare la Regione sarda, ma questo accadrà, come è già accaduto. Le bonifiche fatte male a La Maddalena le abbiamo pagate di tasca nostra, ma sono un nostro diritto! Loro hanno trovato un territorio incontaminato e ne hanno fatto un uso spropositato, comprese le parti del mare che hanno occupato, per cui capite meglio di me che le bonifiche rientrano nel nostro diritto e rappresentano possibilità reali di creare alternative di carattere economico che ci possano consentire di affrontare serenamente il futuro e di dire a quelle comunità che vivere della presenza militare non è più necessario, che quel sacrificio l'hanno già fatto abbondantemente.
E allora vogliamo dividerci su questo? Vi do un dato di oggi, per dire delle contraddizioni che vanno aggiunte a quelle di cui parlava poc'anzi l'onorevole Soru: l'Istituto zooprofilattico ha fatto dei prelievi, all'interno di quella realtà, sugli animali e i dati sono risultati al di sotto dei limiti. Questo significa che non hanno subito nessun inquinamento, che tutto va bene e dobbiamo essere contenti? Poi arriveranno i dati dell'Istituto zooprofilattico di Foggia sui carotaggi e magari risulterà che i terreni non sono eccessivamente inquinati. Cioè, abbiamo vissuto di fantasia in questi anni! I militari ci hanno invece fatto del bene, ci hanno trattato in modo eccezionale, dobbiamo ringraziarli e se ci potessero anche sparare addosso sarebbe meglio!
E' pensabile che si possa accettare lo scenario che si è sviluppato in questi mesi? Io devo ringraziare l'intervento del procuratore, perché se lui non fosse intervenuto avremmo continuato a far finta di niente, avremmo continuato a non parlare di questo problema, che noi abbiamo posto per decenni in quest'Aula, ma non si è mai avuta la capacità di affrontarlo e risolverlo. Si è imparato un linguaggio, questo è vero, ma noi non ci accontentiamo del fatto che voi abbiate imparato un linguaggio. Vorremmo che insieme a noi foste artefici di una battaglia vera di libertà che quest'Isola aspetta da troppo tempo. Non possiamo lasciare alle future generazioni un'eredità così pesante. Abbiamo di fronte un'opportunità unica, il momento è favorevole, c'è una vetrina aperta, a torto o a ragione, che dovremmo utilizzare per creare momenti di unità, per dare forza finalmente a un progetto di liberazione dei territori sardi che non avremo in nessun altro momento. Noi non siamo riusciti a fare delle cose quando il nostro partito aveva una dimensione importante, ma siamo riusciti, in anni successivi, a ottenere qualcosa nonostante tale dimensione si fosse ridotta, perché ciò che conta è il momento che si vive della vita politica per cui a volte ciò che non si riesce a fare in un certo periodo lo si riesce a fare negli anni successivi. Così come negli ultimi dieci anni è arrivato il momento di dover parlare in termini più concreti del sistema dei trasporti, credo adesso sia arrivato il momento di parlare in termini completamente diversi del problema delle servitù militari, e dei poligoni in modo prioritario. Ecco, se avremo la capacità di unirci riusciremo nell'intento, se no continueremo a presentare mozioni. Rendo merito al collega Sabatini di aver presentato questa mozione, ma dalla mozione non si esce. La discussione potrà anche chiudersi con l'approvazione, certamente senza il nostro voto, della mozione o di un ordine del giorno, ma non saremo approdati a soluzione alcuna. Sono talmente forti, talmente arroganti i poteri dello Stato che se non saremo uniti questo discorso non avrà significato; resterà ancora una volta nella storia di questo benedetto Consiglio regionale, ma non avrà trovato quell'appiglio necessario per portare a conclusione un qualcosa che noi personalmente aspettiamo da decenni.
PRESIDENTE. Quello dell'onorevole Giacomo Sanna era l'ultimo intervento della mattinata. La seduta è sospesa, riprenderà questo pomeriggio, alle ore 16.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 35, viene ripresa alle ore 16 e 07.)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Poiché siamo in prosecuzione di seduta, procediamo con la discussione congiunta della mozione numero 132 e dell'interpellanza numero 237/A.
Considerate le numerose assenze di consiglieri in aula, sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 16 e 18.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 16 e 21.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Non voglio ripetere quasi nulla delle cose importanti che sono state dette stamani da chi mi ha preceduto. Voglio schematicamente richiamare i termini della mozione, ma soprattutto approfittare, spero in maniera proficua, della presenza dell'assessore Liori per chiedere a lui alcune cose. Spero che stavolta da parte della Giunta ci sia un intervento che finora è mancato, nonostante le sollecitazioni da noi avanzate la scorsa settimana durante il dibattito sul collegato alla finanziaria. Ovviamente, in questo caso non mi riferisco all'assessore Liori.
Vorrei chiederle questo, Assessore: le indagini finora svolte cosa hanno accertato? Ci dica lei che cosa hanno accertato. Ancora: rispetto a questi accertamenti, quali interventi prevede la Giunta e a che punto sono eventualmente questi interventi? Parrebbe, assessore Liori, a leggere la relazione della commissione tecnica presieduta dal dottor Onnis, come è stato richiamato stamani dal collega Sabatini nella presentazione della mozione, che effettivamente ci siano alcune aree inquinate. Si parla di alcune aree, non di tutta l'area a cui fa riferimento la mozione. Vorrei che su questo lei, Assessore, rilasciasse una dichiarazione precisa.
Le chiedo ancora: quelle aree da che cosa sono inquinate? Qual è l'agente che le ha inquinate? E siccome questo pare appurato, quali sono le linee di intervento che intende adottare la Giunta regionale? Se ci sono alcune aree inquinate è bene che si dica anche qual è il livello di inquinamento e quali sono i rischi per la flora e la fauna di quel territorio. Ci sono misure di sicurezza da adottare e vorrei che le adottassero le istituzioni regionali e non la magistratura, perché se le adotta la magistratura vuol dire che le istituzioni regionali hanno fallito, e noi questo non ce lo possiamo permettere, indipendentemente dal ruolo che ognuno di noi ha in questo momento, all'opposizione o al governo della Regione.
Assessore, io la prego laicamente, se si può dire così, di dire una parola chiara su questi aspetti. Le chiedo ancora: le indagini sinora svolte, quelle dei quattro moduli, insomma, o delle quattro tipologie, sono sufficienti per esprimere esaustivamente un parere definitivo sulle condizioni di quell'area o di una parte di essa? Oppure, Assessore, ritiene che ciò che è stato fatto finora non sia sufficiente e siano necessari dei supplementi di indagine? E se sì, quali? Come diceva la mozione, credo che dobbiamo…
Forse si sente di più l'onorevole Contu! Non che io ci tenga, ma magari ai fini della resocontazione è opportuno evitare che il mio intervento possa essere confuso con il suo. Mi dispiacerebbe derubricare l'intervento del collega Contu, non il mio!
PRESIDENTE. Non si fa confusione, onorevole Diana, si registra solo dal microfono attivato.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sì, lo so, Presidente, era soltanto una battuta ironica e autoironica per sdrammatizzare la situazione!
Ecco, io vorrei chiederle queste cose, assessore Liori. Uno dei punti centrali che noi poniamo con la mozione illustrata stamani è il silenzio della Regione, nonostante le diverse iniziative poste in essere, ad alcune delle quali ha partecipato anche il Presidente della Regione, mentre ad altre hanno partecipato gli Assessori della sanità e dell'agricoltura. Mi pare che i provvedimenti presi sinora non siano serviti a contrastare minimamente il disastro economico che ha subito quel territorio. Lo ricordava stamani il vicepresidente Cossa. Ecco, anche di questo stiamo parlando, cioè della necessità da una parte di mettere in sicurezza innanzitutto i cittadini e il territorio e dall'altra di frenare il disastro economico. Per l'inconcludenza e i ritardi della Giunta non siamo riusciti a contrastare l'azione mediatica che ha determinato quel disastro economico. Non siamo, non siete riusciti a frenare nulla di tutto questo. Con la mozione noi chiediamo un risarcimento economico.
Qualcuno stamattina diceva, mi pare il collega Stochino, quasi a derubricare la richiesta contenuta nella mozione, che non si può intervenire nella direzione auspicata dalla mozione perché non si può quantificare la perdita economica. Chi l'ha detto che non la si può quantificare? Il presidente Soru diceva: "Probabilmente la flessione del turismo in quel territorio non è dovuta a questa situazione, a questa sindrome, perché gli esperti ci dicono che in tutta la regione c'è una contrazione delle presenze turistiche mediamente del 20-25 per cento". Non so se sia così, ma tutti noi abbiamo sentito dire stamattina - valga per questo l'esempio del vicepresidente Cossa - che il latte degli allevamenti di quel territorio non viene ritirato dai caseifici privati, i quali, preoccupati, ovviamente preferiscono non ritirare quel latte. E' un danno? Credo di sì, credo anche che lo si possa quantificare e la mozione interviene anche in questa direzione. Però chiediamo a voi, assessori Liori, Rassu, Floris e Milia, e soprattutto al Presidente della Regione se è mai possibile che non si riesca a intervenire in una situazione come questa, che rischia di trascinarsi ancora per anni, perché quando si "sbattono" in prima pagina certe notizie e si parla di sindrome si ottiene lo stesso effetto di quando si sbatte il mostro in prima pagina. Si ha poi voglia di verificare, magari il giorno dopo, che la persona indicata non è il mostro! L'immagine che resta per anni è quella del mostro, perché la rettifica non ha mai l'effetto che ottiene la prima notizia.
Ecco, queste sono alcune delle questioni che volevo porle, Assessore, e vorrei che in qualche maniera lei mi rispondesse. C'è poi un'altra domanda, non meno trascurabile, che vorrei porre all'Assessore e al Presidente: qual è il rapporto con l'Esercito, con il Ministero della difesa? C'è ancora un rapporto di corretta interlocuzione tra la Regione Sardegna, il Ministero della Difesa e l'Esercito? E' mai possibile che si debbano spendere soldi pubblici anche solo per sapere che cosa ha usato l'Esercito in questi anni? E questo semplicemente perché la Difesa non mette a disposizione della Regione nemmeno i dati relativi a quello che si è usato in quel territorio. Ma in che Stato viviamo? E' mai possibile che non ci sia nemmeno la capacità di pretendere di sapere questo?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, intendo dire poche cose, avendo già detto tanto il mio Capogruppo, su un problema che noi abbiamo valutato da anni, tant'è che le nostre posizioni sono risapute da tutti voi. Parliamo ancora di inquinamento territoriale, parliamo di disastri ambientali, parliamo di emergenze che sono dei veri fatti strutturali che sono dipesi ieri dalle industrie (soprattutto da quelle a partecipazione statale, che sono ancora presenti) oggi, ma anche ieri, dai poligoni militari. Insomma, sempre e comunque, direttamente o indirettamente, si avverte la presenza dello Stato centrale, uno Stato reticente, uno Stato lontano, che nei fatti ci danneggia e continua a trattarci alla stregua di una semplice e modesta colonia, di un territorio che non sa se esiste oppure no. Stamani il collega Bruno evidenziava gli effetti dovuti all'ultima finanziaria.
Quello che oggi capita a Perdasdefogu era intuibile, non v'è dubbio, anche in tempi passati, ripeto. Abbiamo aspettato che nascessero spontaneamente, al di fuori di questo palazzo, delle iniziative legate all'accertamento delle reali condizioni di inquinamento territoriale per effetto delle attività svolte nel poligono militare che insiste nella zona di Perdasdefogu e San Lorenzo. Io dico che oggi improvvisamente, ma lo dico con una finta ingenuità, siamo di fronte a un'emergenza che sta determinando un disastro nelle attività produttive, nel tessuto sociale, nell'ambiente e soprattutto nella salute dellla popolazione, di cui mi sembra in quest'Aula poco si parli. Voglio dire subito che non condivido un passaggio della mozione, che leggo testualmente: "Le problematiche in atto nel territorio del Salto di Quirra non intendono interferire nella discussione circa la presenza militare in Sardegna demandata a specifici e più generali criteri di concertazione tra Stato e Regione". Io dico che tali problematiche devono interferire; dico che hanno l'obbligo sacrosanto di interferire! Allora parliamo dell'inquinamento da nanoparticelle che è conseguente all'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito nel Poligono interforze, che, è bene ricordarlo, ha una vastissima superficie terrestre e marina totalmente interdetta ai civili. Questo fatto non è avvenuto per caso, lo sappiamo tutti; forse ci sono responsabilità e connivenze facilmente individuabili e ben definite. Come sapete le nanoparticelle si liberano conseguentemente all'esposizione a elevate temperature di materiali contenenti uranio impoverito e rimangono a lungo nell'aria in forma di polveri sottili che poi penetrano, per contatto o inalazione, negli organismi vegetali e animali, provocando alterazioni cromosomiche e geniche. A questo proposito noi del Partito Sardo d'Azione intendiamo presentare, a breve termine, una proposta di legge sulle nanoparticelle e sui loro effetti sulla salute.
Ebbene, le operazioni condotte nel Poligono interforze hanno una rigorosa copertura di intelligence; è stato anche mantenuto a lungo un opprimente velo di silenzio sulle sindromi che hanno colpito i reduci dalle missioni italiane in zone di guerra dove è stato utilizzato uranio impoverito. In questa ennesima tragedia che riguarda il nostro popolo, che riguarda la nostra terra, abbiamo dunque tutti il dovere di interferire per mettere in chiaro le eventuali interrelazioni anche tra il mondo della politica e del malaffare nelle decisioni relative a queste attività, attorno alle quali ruotano interessi miliardari, ovviamente senza nessun riguardo per l'inquinamento dell'ecosistema e le conseguenze nefaste per la popolazione civile! Voglio ricordare che l'onorevole La Russa annunziò uno stanziamento di 30 milioni per risarcire le vittime del cosiddetto "metallo del disonore", il che, secondo me e secondo molti, equivaleva ad ammettere che effettivamente l'uranio impoverito uccide!
Dico questo anche perché tutti noi dobbiamo tenere comportamenti coerenti. Parliamo di deportare chi subisce l'inquinamento, lo vogliamo allontanare, mentre dovremmo allontanare o chiudere le fonti di inquinamento! Proviamo a immaginare se le fonti di inquinamento in Sardegna fossero più numerose e dannose di quanto crediamo e a noi sardi venisse chiesto di abbandonare l'isola! Questo è ciò che sta succedendo ai pastori di Quirra, i quali sono doppiamente vittime. A Porto Torres abbiamo dovuto allontanare dalla darsena, chiusa al pubblico, delle attività produttive di tipo cantieristico, senza porci il problema di chiudere le fonti di inquinamento.
Allora riflettiamo su un cambiamento dei modelli di sviluppo che ci sono stati proposti. Li dobbiamo cambiare o no quei modelli di sviluppo? Dobbiamo lavorare per questo o dobbiamo continuare sulla stessa strada? Noi dobbiamo avere la capacità di progettare i nostri modelli di sviluppo. Dico questo perché qualsiasi cosa non capita a caso e non riconosciamo improvvisamente che cosa ci si vuole far credere. Soprattutto alcuni fatti, alcune circostanze, come quella di cui stiamo discutendo oggi, implicano un impegno che non può essere rivolto ad altro obiettivo se non quello di ridiscutere il nostro essere sardi, padroni in casa nostra! Insomma, colleghi, io credo in ultima analisi, lo ripeto sempre, che si tratti di un problema di sovranità della nostra terra. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, Assessori, vorrei fare un ragionamento che possa essere utile quanto meno per allargare i punti di analisi di questo tema. Il punto di partenza è stato certamente l'idea, maturata nel corso della discussione del collegato alla finanziaria, di riconoscere che per il momento in una parte della Sardegna c'è un problema, ed è un problema serio. Se, come giustamente ricordava l'onorevole Soru, nella legge che regolamenta la nascita e il mantenimento delle servitù militari è scritto che l'insediamento delle servitù deve essere compatibile con lo sviluppo socioeconomico delle popolazioni, la domanda che si pone è questa: l'accertamento di una verità può compromettere questo sviluppo? Questo è il tema, non quello di partecipare a questo dibattito per dire che qualcuno ha delle certezze e qualcun altro non ne ha. Io preferisco non averne, perché se c'è un problema in questa vicenda è una questione di diritto, e la questione di diritto è questa: il parlament[PS2] o della Sardegna deve poter avere, nel 2011, in pieno sviluppo scientifico e tecnologico, la certezza di quello che afferma. Siccome non ce l'ha, nessuno può dire in questo momento se ci sono o non ci sono le condizioni che sono state poste, perché altrimenti non staremmo qui a discutere. Siccome c'è il dubbio, vuol dire che non c'è la verità.
Allora voglio porre una domanda, dato che si ha paura di entrare in un terreno che non pare di grande agibilità: ci siamo chiesti se ci sia stata adeguatezza dell'azione investigativa in ordine a questi fatti? Io me lo domando, perché a oggi non esiste un nesso di causalità dimostrato. Non c'è, lo si sta cercando! Prima siamo andati a cercare sotto le acque, per vedere se nelle ogive dei proiettili sparati ci fosse qualche sostanza, e non ne abbiamo trovato; poi siamo andati sui bersagli, non ne abbiamo trovato neanche lì. Ma dov'è, dunque, questo uranio impoverito? Siccome non c'è l'uranio, si sequestrano per sei mesi, cioè "a orologeria", i radar perché forse producono inquinamento elettromagnetico. Ma scusatemi: io sequestro se ho la certezza di ciò che sostengo, perché in Italia vige il principio, sancito dalla Costituzione, della leale collaborazione tra tutte le parti dello Stato nei confronti delle autorità regionali. E allora, se uno deve accertare la verità si deve mettere in sintonia con gli altri poteri, anche quelli territoriali, perché l'azione di accertamento non sia tale da pregiudicare la vita e i diritti che sussistono nei territori interessati.
Quando mi affaccio alle finestre di casa mia, a Oristano, vedo una distesa di tetti per l'80 per cento in eternit: l'attentato alla mia salute è pari a quello causato da altre condizioni. Su questo fatto nessuno sta indagando, nessuno sta compromettendo la capacità di sviluppo di quella città, però il rischio c'è. E perché questa diversità di trattamento? Perché?
I nessi di causalità nel diritto sono i collegamenti tra i fatti e gli effetti e devono essere date delle risposte, non ipotesi; devono esservi dei dati scientifici. Io non posso condividere azioni cautelari che impongano di portar via il bestiame da un perimetro territoriale dove invece si prevede che gli esseri umani possano rimanere. Ma di che cosa stiamo parlando? In uno stesso ambito territoriale gli esseri umani possono restare e il bestiame deve essere spostato, ma ha una logica? Lo voglio dire per il semplice fatto che noi qualche volta ci dobbiamo porre dei dubbi e dobbiamo poter parlare confrontandoci. Ecco cosa significa applicare lo spirito di leale collaborazione fra i vari poteri che concorrono all'interesse pubblico, perché un ente locale, un sindaco, una provincia, una Regione (che peraltro è stata assente) concorrono tutti all'interesse pubblico. Tutti concorriamo all'interesse pubblico, ma tutti ci dobbiamo confrontare per verificare di essere adeguati, e ci vogliono evidenze scientifiche, non ipotesi!
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Secondo il diritto internazionale…
PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, lasci proseguire, grazie.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Collega, quando vogliamo essere autonomisti non cerchiamo le cose internazionali, quando invece vogliamo giustificare l'ingiustificabile cerchiamo le cose internazionali! Io penso che sia nostro diritto considerare i poteri dello Stato in pari modo, e questo è l'unico modo che io concepisco per professarsi autonomisti.
Quando non si hanno notizie di reato, quando non si hanno vere notizie di reato, bisogna anche saper chiedere conto dell'adeguatezza dell'azione penale, che è obbligatoria, ma deve essere adeguata e tale da non pregiudicare la vita e i diritti delle persone. Se ci fosse stato un coordinamento, tutto si sarebbe potuto svolgere senza danneggiare nessuno nell'accertamento della verità, con progressività e con il coinvolgimento della Regione, perché c'è voluto un nostro emendamento per stanziare delle risorse che servissero a riequilibrare le condizioni di sviluppo di quel territorio, che di per sé non vive bene e non ha mai avuto le possibilità che hanno avuto altri. Poi ci possono essere anche flessioni di mercato, crisi, nessuno lo discute, però abbiamo sempre paura di dire che le storture informative spesso derivano dal racconto non obiettivo dei fatti e che certe notizie assumono dei contorni quando l'informazione si riduce ad agenzia di stampa di certi poteri dello Stato. Questo è inaccettabile! Il diritto a un'informazione oggettiva deve essere un modo come un altro per verificare tutte le parti in gioco. Noi siamo sottoposti al controllo democratico, noi sì, il Parlamento sì, tutti siamo sottoposti al controllo democratico e non ci deve essere nessun potere dello Stato che non sia anch'esso sottoposto al controllo di adeguatezza. Ed è per questo che noi dobbiamo rivendicare, come Regione autonoma e speciale, il diritto di vedere applicato da parte di tutti i poteri dello Stato il principio di leale collaborazione, in maniera tale che tutte le parti che hanno un compito specifico in questo Stato svolgano adeguatamente e sotto il reciproco controllo il loro dovere. E magari non saremmo qui a rincorrere gli eventi pensando che la Regione Sardegna abbia solo il compito di fornire le strutture per le indagini di carattere scientifico e sanitario, quando invece deve soprattutto cercare di fronteggiare il disastro sociale che si produrrà in quel territorio e che ora è solo all'inizio.
Noi ci dobbiamo immedesimare nel diritto di tutti i cittadini della Sardegna, da qualunque parte essi provengano, ad avere una vita dignitosa e con una prospettiva certa. E quando quella gente coltiva la terra e alleva con fatica il bestiame, ma sa che il latte prodotto non verrà trasformato perché è stata compromessa l'immagine dell'intero territorio, la Regione deve essere presente e deve saper porre i puntini sulle "i" anche nei doverosi rapporti con tutti gli altri poteri dello Stato. Vale a dire, e chiudo qua, che non può esistere in democrazia che ci siano parti della nostra Repubblica dove si assumono ancora atteggiamenti da sceriffi fuori da ogni controllo. La presenza della Regione serve per garantire che ci sia questo equilibrio nella ricerca della verità e nell'approntamento delle soluzioni sociali, economiche e sanitarie necessarie per far fronte a questi problemi, se saranno verificati, ma che sono presenti anche a Porto Torres, a La Maddalena, per i rifiuti di lavorazione industriale che non si sa dove siano finiti, a Oristano e in tutti paesi dove non si provvede più all'eliminazione dell'amianto perché sono cessati i finanziamenti per le bonifiche.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Poiché non è presente in aula, decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intanto devo dire che non condivido la premessa della mozione, che peraltro non ho firmato e sulla quale anzi do un giudizio negativo. Sono invece disponibile a sostenere molti dei punti conclusivi, quelli cioè che parlano dell'impegno che la Giunta regionale deve assumere nei confronti delle popolazioni interessate da questa vicenda.
Intanto sgombro il campo da un modello di ragionamento che non intendo perseguire, cioè quello che racchiude questa discussione attorno al tema del rischio ambientale e sanitario. Il Poligono di Quirra deve sparire a prescindere da questo! Il Poligono di Quirra deve smettere di lavorare a prescindere da questo! La Sardegna in quest'Aula è stata più volte unanimemente dichiarata terra di pace e di amicizia tra i popoli. Noi non possiamo dichiarare la pace e l'amicizia tra i popoli e nel contempo albergare nel nostro territorio la sperimentazione di armamenti e munizionamenti che uccidono, che sono fatti e sperimentati per uccidere, cioè per cancellare l'amicizia tra i popoli, per creare divisioni.
Quindi ci possono essere gli urani impoveriti o anche quelli arricchiti, ma io parto dal presupposto che in Sardegna non ci devono più essere poligoni militari. E se è possibile, poiché ha ragione l'onorevole Giacomo Sanna quando dice che altrimenti non si va da nessuna parte, non solo non ci devono più essere i poligoni, ma non ci devono essere neppure le servitù, siano esse militari o civili, perché questo è un popolo che ormai da troppo tempo paga il prezzo sul terreno dell'assunzione di responsabilità collettiva ai fini di un'esigenza dello Stato italiano. Lo paga da troppo tempo e lo paga senza alcuna contropartita, perché se no non si spiegherebbe perché questa mozione preveda al punto 2 la richiesta allo Stato dell'immediata erogazione dei contributi della legge numero 104 da devolvere alla Regione. Cioè noi lo facciamo pure gratis, siamo servi gratis, ospitiamo i poligoni gratis e alla fine il nostro territorio, la nostra libertà rende beneficio ad altri, a quelli che stanno fuori!
Ma se noi, onorevole Sanna, ragionassimo come ragiona Bossi, il quale dice: "Io non mi faccio carico, il Nord, la Padania non si fa carico del problema dei rifiuti campani. Quello è un problema dei meridionali, è un problema dei napoletani."? Ma è forse un problema dei sardi la difesa dello Stato italiano? Non sarà anche un problema e un'esigenza dei lombardi? Perché il poligono, anziché a Quirra, non lo mettiamo ad Arcore? Peraltro se lì qualcuno restasse avvelenato non ci dispiacerebbe per niente!
Quindi il tema va sviluppato in questo modo, perché vale per Quirra, ma vale anche per Teulada. Peraltro - e ne abbiamo fatto una bandiera nella precedente legislatura - questo ragionamento lo abbiamo fatto valere anche per La Maddalena, quando abbiamo detto "no" alla base nucleare e alla presenza militare internazionale della Nato e degli Stati Uniti. Lo stesso ragionamento noi oggi dobbiamo farlo con coraggio e coerenza per Quirra, per Teulada e per ogni altra parte della nostra isola.
E poi ha ragione l'onorevole Gian Valerio Sanna quando dice che l'inquinamento, qualunque motivazione, qualunque causa abbia, va assolutamente verificato e il territorio inquinato va bonificato, recuperato, rinaturalizzato. Questo vale per Porto Torres come per il Sulcis, vale per il Sulcis come per Quirra, vale per Quirra come per La Maddalena e per ogni altro sito industriale o militare che abbia subito violenza. E non basta nascondere la testa sotto la sabbia per cancellare il pericolo; non è coraggiosa una posizione di questo tipo e non serve neppure per dare ristoro alle popolazioni che sono vittime di quelle presenze.
Vorrei contare lira su lira quanto rende quel poligono alla popolazione di quel territorio. Assessore, ce lo dica, perché lei sicuramente ha studiato l'argomento. Rende 5 milioni di euro all'anno tra l'indotto e i lavoratori occupati direttamente? Rende 10 milioni di euro all'anno oppure 50 tra l'indotto e gli occupati direttamente? Se quello è l'importo priviamocene tutti, diamoglielo noi purché se ne vadano via. E le popolazioni di quel territorio siano tutte convinte che quella presenza non le aiuta. Se la presenza di quel poligono vale 5 milioni di euro all'anno diamogliene 10; se vale 10 milioni diamogliene 20; se vale 50 milioni diamogliene 100, perché non si compra un pezzo del popolo sardo, e noi vogliamo pagare il riscatto di quel pezzo di popolo sardo!
Il collega Porcu ha fatto bene a convincerci ad approvare una norma che consente, con una spesa di 200 mila euro, di fare uno studio specifico su questa partita delle servitù militari. Se bastano bene, se no si aumenti al cifra. Mi dispiace che non ci sia l'Assessore del turismo, ma l'assessore Rassu, che cura il territorio, il paesaggio, l'urbanistica, ha sicuramente interesse ad avere un territorio interamente utilizzabile per fini di economia di pace, e non di economia di guerra. Se non bastano 200 mila euro, metta altri 300 mila o 500 mila euro, ma si faccia uno studio serio che progetti la rinaturalizzazione, il recupero, la bonifica, il ripristino ambientale di quei territori. Creiamo un'economia di pace, facciamo proposte di economia di pace, noi siamo con lei, Assessore. Questa è la strada da percorrere, non c'è altro. Per il resto la discussione è inutile, fra l'altro anche misera: c'è chi difende coloro che avvelenano o coloro che sono avvelenati, chi li difende dagli interventi della magistratura che vuole indagare e cose di questo genere. Non serve nulla di tutto questo. Serve invece che le servitù vengano superate, che i poligoni vengano rimossi, che la popolazione sia ristorata sul piano finanziario così come sul piano delle prospettive. Serve un intervento serio e lo Stato si assuma le sue responsabilità, che sono tante e tutte ancora da esercitare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Signora Presidente, a differenza dell'onorevole Uras, noi abbiamo firmato la mozione in discussione. Sicuramente va dato atto ai presentatori di aver consentito a questo Consiglio di riaffrontare il problema di Quirra, con l'auspicio che si possa questa volta giungere a votare, possibilmente in maniera unanime, un documento su questo argomento. Per quanto ci riguarda, non solleviamo nessuna questione sia che si voglia fare un ordine del giorno sia che si voglia votare la mozione per parti. Siamo aperti a una qualsiasi di queste soluzioni.
Sul problema di Quirra è già stato detto molto. Io ritengo che in effetti, al di là del problema specifico, la questione Quirra ponga all'ordine del giorno del dibattito politico ancora una volta il problema delle servitù militari. Tutti conosciamo i dati: la Sardegna cede alle servitù militari circa il 60 per cento della superficie totale in Italia e circa il 70 per cento degli ordigni viene brillato nei poligoni della Sardegna. Sicuramente è un carico estremamente rilevante in una valutazione globale di quello che la Sardegna e le altre Regioni danno alla Repubblica per la difesa militare. Ma se anche si poteva ritenere che nel periodo della seconda guerra mondiale o della guerra fredda fosse in qualche modo giustificata un'attenzione particolare e spasmodica alla difesa nazionale, questa esigenza oggi è venuta meno, non viene avvertita con tanta forza e sicuramente si pone un problema di riequilibrio delle servitù su tutto il territorio nazionale.
Noi non siamo antimilitaristi, ma non siamo disponibili a mantenere questo stato di cose. Riteniamo che la Regione debba prendere una posizione forte nei confronti del Governo nazionale per rivendicare la liberazione di ulteriori porzioni del territorio regionale da destinare a uso turistico o a qualsiasi altro uso vorremo riservare loro, e quindi sottrarle alla destinazione militare. E' già stato fatto qualcosa: nella scorsa legislatura ci sono stati diversi accordi, sicuramente il risultato più rilevante - mi spiace che non ci sia il presidente Soru, che ne è stato l'artefice - è stato la liberazione della base Nato di La Maddalena. Nel marzo del 2008 è stato fatto un altro accordo estremamente rilevante che prevedeva la dismissione di una serie di beni militari e il loro trasferimento alla Regione sarda. Questo accordo è stato da poco modificato in parti di scarsa rilevanza e ne sono state prorogate la durata ed efficacia. Non abbiamo più avuto notizie al riguardo, ma siamo sicuri che l'Assessore degli enti locali stia studiando con particolare attenzione il problema e siamo convinti che verrà a breve in Aula per spiegarci come la Giunta ha operato ed entro quali tempi, che auspichiamo i più brevi possibili, quei beni saranno dismessi dallo Stato e consegnati alla Regione.
Al di là di questa che è una battaglia di principio da portare avanti, visto che dovremo riportare l'argomento delle servitù militari alla discussione dell'Aula, sarebbe utile arrivare - non credo sia possibile in questa occasione - alla votazione di un ordine del giorno unitario con cui dare alla Giunta la forza per avviare un'azione estremamente pesante nei confronti del Governo al fine di ottenere il risultato auspicato. Ma, ripeto, a prescindere da questa azione, sicuramente alcune cose possono e devono essere fatte immediatamente; parlo delle servitù militari in genere, non solo di Quirra. Teulada è zona SIC, quindi o abbiamo scherzato oppure a Teulada non si può fare assolutamente nulla, perché se la Regione consente che si continuino a fare esercitazioni militari, la Comunità europea può promuovere contro di noi un'azione di responsabilità. Ritengo che sia doveroso chiedere che la Giunta si attivi immediatamente segnalando che quella zona è tutelata. Sulle dune di Teulada non può passare nessun carro armato; il poligono di Capo Teulada non può più funzionare come poligono militare, perché su richiesta della Regione la Comunità europea ha ritenuto che ci fossero i presupposti per tutelare quel territorio. Non capisco come si possano ignorare i provvedimenti al riguardo, che peraltro risalgono al 2008. L'allora Assessore della difesa dell'ambiente approvò anche un decreto di tutela di queste aree. Facciamo applicare queste norme e se non vengono applicate traiamone le conseguenze per quanto di competenza della Regione sarda.
Vedo che non c'è molto interesse all'argomento e questo mi dispiace. Parlerò per altri due minuti, non mi sembra peraltro di dire cose prive di rilevanza.
Zona SIC è anche una parte del Poligono di Quirra; la parte inferiore della zona degli stagni di Murtas è zona SIC ed è tutelata. Il fatto che questa zona sia tutelata vuol dire che devono essere tutelate anche le zone limitrofe, e quindi i carri armati non ci possono passare. La Regione ha segnalato questo problema? Cosa sta facendo per proibire questa attività? Dobbiamo certamente fare una battaglia politica molto forte, ma dubito dei possibili risultati visto che in questo momento non abbiamo rappresentanti nel Governo nazionale. Sicuramente il ministro Parisi e ancor più il sottosegretario Emidio Casula, per quanto a seconda delle diverse visioni politiche possano essere stati oggetto di critica, hanno fatto parecchio per la Sardegna. Io ritengo che avrebbero potuto fare di più, ma per quello che hanno fatto devono essere entrambi ringraziati, perché nel momento in cui erano al Governo si sono interessati alla Sardegna. Auspico che a breve nell'attuale Governo, che in verità spero cambi in fretta, ci possa essere qualche rappresentante sardo che tuteli nello stesso modo gli interessi della Sardegna.
Una serie di azioni possiamo quindi porla in essere sin d'ora. Sulla situazione di Quirra non voglio ripetere quanto hanno detto, molto più puntualmente ed egregiamente di quanto possa fare io, i colleghi, ma devo segnalare che il decreto del 28 aprile 2008, con cui il ministro Parisi istituì il comitato paritetico (con quella composizione offensiva dell'autonomia della Sardegna che ha puntualmente segnalato stamattina il presidente Soru), prevedeva anche la necessità di approvare i capitolati tecnici per l'attività di monitoraggio. Anche se nei testi dei vari decreti si parlava di monitoraggio ambientale e sanitario, sappiamo benissimo che questi capitolati, predisposti dal Ministero, prevedevano solo ed esclusivamente un monitoraggio ambientale e non anche un monitoraggio sanitario. Successivamente fu costituita la commissione tecnica che doveva occuparsi di queste attività e aveva anche compiti operativi, la quale ha però segnalato di essere nell'impossibilità di operare sia perché i capitolati erano già stati approvati e si ritrovava con lavori approvati da altri soggetti, sia perché non aveva risorse disponibili per poter eseguire azioni di controllo e quant'altro. L'attività di questa commissione consisteva quindi principalmente nel portare al comitato misto le istanze degli enti locali. Questo, nella sostanza, in questo procedimento posto in essere dagli organi militari, è il modo in cui si è vista costretta a operare la Commissione tecnica.
Arriviamo alla relazione dell'ARPAS. Mi pare di poter riassumere che la relazione dell'ARPAS, al di là delle conclusioni, dica che i carotaggi sono stati fatti male, che non sono sufficienti e non sono stati "azzeccati" i punti in cui farli. Quindi torniamo al punto di partenza. Bisogna fare delle indagini serie.
Concordo pienamente sul fatto che si deve tutelare il lavoro. Nel momento in cui la base militare non dovesse essere in condizioni di assicurare il lavoro alle persone che operano al suo interno, la Regione deve farsi carico di questa situazione, in attesa di creare nuovi modelli di sviluppo. Va tutelato il lavoro e va tutelata la salute, ma il lavoro non può essere tutelato a discapito della salute.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente, noi ritorniamo su una mozione riguardante Quirra dopo le due mozioni del 10 marzo scorso, una presentata da una parte della maggioranza di centrodestra, cioè da P.d.L. e Riformatori, l'altra presentata da P.D., I.d.V., Comunisti, P.S.d'Az, A.P.I., FLI e dal consigliere Capelli, nella discussione delle quali sostanzialmente questo Consiglio regionale non è riuscito a dire una parola su Quirra. Ci siamo annullati a vicenda per equilibri politici forse territoriali, però di fatto sulla sindrome di Quirra, sulla situazione della popolazione locale, sull'esigenza di una risposta chiara, certa, definitiva, rapida su ciò che succede e che è successo in quell'area questo Consiglio regionale non è riuscito a dire niente con atti formali. Infatti i due ordini del giorno presentati in quella circostanza non hanno ottenuto la maggioranza numerica necessaria per essere approvati.
La mozione oggi in discussione, di cui è primo firmatario Franco Sabatini, di fatto riporta in Aula il tema e lo fa in maniera pertinente, per affermare aspetti molto chiari sia nella premessa - è presentata anche dal mio Gruppo e io l'ho firmata perché la condivido - sia nel dispositivo. Intanto la mozione dice che c'è un'emergenza sociale vera e propria - è il punto di partenza della mozione - nei territori di Perdasdefogu e San Lorenzo; dice che c'è un problema reale che riguarda lo sviluppo, che riguarda l'attuale occupazione, e che i timori e gli allarmi (nel frattempo non riusciamo, non vi riesce lo Stato, non vi riesce la Regione, a dire parole chiare), non corroborati da autorevoli evidenze scientifiche, stanno deteriorando la già debole immagine territoriale e turistica di tutta l'area. Mi chiedo, lo faccio veramente fuori da ogni schema e probabilmente anche da vincoli: ma il Poligono interforze ha davvero garantito sviluppo o ha in qualche modo sottratto sviluppo a quell'area? Pensiamo al turismo, pensiamo alle politiche ambientali, al parco che non c'è. Me lo chiedo, poi ci daremo delle risposte; speriamo di poter dare, tutti insieme, delle risposte con un ordine del giorno. Davvero è stato un bene il poligono militare per quel territorio, oppure ci poteva e ci può essere un'altra prospettiva di sviluppo?
I cinque punti del dispositivo partono da un punto chiave, di fatto già affrontato nel corso del collegato: il discorso economico, e quindi la necessità di garantire adeguati stanziamenti al fine di far fronte alle difficoltà socioeconomiche dei territori interessati. Anche su proposta della nostra parte politica, il Consiglio ha stanziato complessivamente 2 milioni e 200 mila euro per indennizzi, recupero di immagine, studio complessivo. Ci chiediamo se questa cifra sia sufficiente, se riusciremo a intervenire come si deve.
Al quarto punto chiediamo la convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per approfondire e valutare la situazione sociale ed economica dei territori del Salto di Quirra. Ci troviamo, insomma, a discutere e a prendere posizione su una mozione che chiede anche - è detto all'ultimo punto, che secondo me è il principale - che sia garantita la massima trasparenza informativa sugli esiti scientifici delle indagini in corso e direi anche con la massima velocità, assessore Liori.
E' per questo che accanto alla mozione abbiamo presentato un'interpellanza, che porta la mia firma, che ho illustrato e che vuole fare chiarezza su un decreto, quello presentato da lei, assessore Liori, il 17 maggio 2011, che modificava l'orientamento emerso nella mozione del Senato, come ho già avuto modo di dire, e che chiedeva l'avvio di un'indagine sanitaria volta ad accertare la natura, l'entità, l'incidenza, la prevalenza delle patologie tumorali e malformative, individuandone le determinanti causali, cosa ben diversa dall'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente, così come emerge nel decreto. Allora, lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: intanto noi non possiamo permetterci di mettere in contrapposizione il diritto alla salute con il diritto al lavoro, ed è per questo che si chiedono certezze. Quando è in gioco la salute dei cittadini, qualsiasi altra considerazione, anche di carattere occupazionale, deve necessariamente essere messa da parte. Siamo dunque qui per chiedere una parola chiara da parte della massima Assemblea regionale e del Governo regionale, perché è nostro dovere chiarire dubbi, paure, minacce, denunce, anche affermazioni forti che comunque sono emerse. Sono legittime richieste di chiarezza che emergono innanzitutto dalla popolazione residente in quell'area.
Su questo tema abbiamo affrontato due mozioni in Consiglio regionale e io ho avuto modo anche di scrivere una lettera aperta con la quale ho chiesto al presidente Cappellacci di rompere il silenzio su questa materia, di uscire da un assordante silenzio e di portare - gliel'ho chiesto anche stamattina, ed è suo dovere farlo - nel Consiglio dei Ministri il caso Quirra, ai sensi dell'articolo 47 dello Statuto, ponendo con serietà, con responsabilità, sulla base dei dati risultanti dall'indagine dei veterinari della ASL, ma anche da tutte le altre indagini che sono state fatte, il tema relativo non solo a Quirra, ma più in generale alle servitù militari; tema che, come diceva l'assessore Liori, dobbiamo rimettere all'ordine del giorno, perché è scomparso dall'agenda politica di questa Regione e non se ne trova più traccia. Non si capisce quale sia la posizione dell'Esecutivo, al di là delle affermazioni generiche, sui 35 mila ettari di gravami militari sopportati dalla Sardegna.
Io credo che il Partito Democratico, in particolare il collega Sabatini, abbia fatto bene a riaprire un dibattito smarrito in questi anni, nonostante l'ingombrante presenza militare nell'Isola, e che va posto al centro del confronto con il Governo. Abbiamo avuto modo di parlarne anche stamattina nell'illustrazione dell'interpellanza. Ci sono stati due ordini del giorno approvati sostanzialmente all'unanimità (uno con l'astensione dell'I.d.V.) da parte del Senato, che hanno detto delle cose importanti, che voglio leggere perché hanno un peso: "sospendere le attività addestrative sperimentali qualora dall'analisi comparata dei dati e del monitoraggio da parte della commissione tecnica, disposta anche in concorso con la Regione" - e qui interviene il decreto assessoriale del 17 maggio scorso - "dovessero emergere oggettive situazioni di rischio per gli abitanti delle aree circostanti e per il personale dell'amministrazione della Difesa; completare al più presto l'attività di monitoraggio ambientale; disporre in base a un principio di ragionevole preoccupazione la sospensione dell'attività missilistica a terra e in mare, nonché di qualunque altra attività addestrativa, operativa o sperimentale che comporti l'uso di esplosivi e il rilascio di sostanze inquinanti". Tutto questo è presente in quegli ordini del giorno approvati dal Senato e che hanno visto il parere favorevole del Governo e del sottosegretario Cossiga su entrambe le mozioni. Allora io sono convinto che anche il Consiglio regionale debba esprimersi con nettezza, con chiarezza, e chiedere al Governo di dare seguito a quegli ordini del giorno che in qualche modo portano parole chiare su questo tema. Credo, però, che dovremmo fare qualcosa in più. Non ho il tempo necessario per raccontarvi come le parole del presidente Cappellacci negli incontri con Berlusconi, ovvero le promesse di rivedere il problema delle servitù militari nell'Isola, siano rimaste tali.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Presidente, onorevoli consiglieri, oggi ritorniamo a parlare del Poligono interforze di Quirra, ma il problema, come è emerso ampiamente dal dibattito, interessa tutte le aree militari, sia attive sia dismesse. E' un problema legato alle ripercussioni di carattere prima di tutto sanitario, ma anche socioeconomico, della presenza delle servitù militari in Sardegna. Bisogna dire che stiamo discutendo una mozione e un'interpellanza che presentano su questa materia richieste diverse, quindi mi soffermerò prima sulla mozione per poi rispondere ai temi più specificamente sanitari, sui quali probabilmente sono un po' più ferrato, posti dall'interpellanza.
Per quanto riguarda i problemi posti dalla mozione è vero che esiste un'emergenza socioeconomica legata alla presenza delle servitù militari, ma soprattutto alle decisioni prese dalla magistratura, che non voglio e non posso commentare in quanto sono convinto, pur non essendo informato sulla vicenda, che il magistrato abbia agito secondo il proprio compito prima di tutto perché è venuto a conoscenza, da parte della stampa, di possibili atti di carattere penale che ha il dovere di accertare. Probabilmente il magistrato dispone di dati che sono coperti da segreto istruttorio e che io non conosco, però la magistratura segue la sua via, la Regione segue un altro percorso.
Naturalmente noi ci chiediamo, come Regione, se per quanto riguarda il territorio di Quirra la politica abbia operato adeguatamente per tutelare l'occupazione, consentire l'esercizio delle attività economiche tradizionali e di attività nuove, eventualmente anche di quelle legate alla presenza militare, perché da parte delle popolazioni viene richiesto anche questo, cioè la salvaguardia di tutte le attività presenti nel territorio, la loro compatibilità prima di tutto con le finalità di tutela della salute pubblica, ma anche che non si arrechino danni all'attività sociale dei comuni, sia di quelli ricadenti nel territorio interessato sia di quelli limitrofi.
Esistono timori dal punto di vista sanitario che però non sono supportati da evidenze scientifiche, così come dice - e concordo, non ho bisogno di fare approfondimenti al riguardo - la mozione stessa. Esistono dei sospetti, sono anche state fatte delle denunce, non so con quanto rigore scientifico, da parte di veterinari della ASL di Lanusei e della ASL di Cagliari, che però, ripeto, non sono sufficientemente convincenti dal punto di vista scientifico e quindi abbiamo il dovere di fare degli approfondimenti. Per cui è bene che le autorità preposte, la Giunta regionale, per quanto mi riguarda, e la magistratura perseguano possibilmente in modo concorde il raggiungimento dell'obiettivo principale, che è quello dell'accertamento della verità. Su questo riferirò dopo, perché vorrei approfondire gli aspetti sanitari.
La mozione impegna la Giunta regionale a garantire adeguati stanziamenti. E' difficile dire a quanto debbano ammontare questi stanziamenti perché siano adeguati. In realtà il Consiglio regionale, l'organo sovrano, si è espresso e li ha quantificati nel recente collegato alla finanziaria: per aiutare le amministrazioni locali, le popolazioni, le attività economiche, quindi le aziende situate nell'area del Poligono di Quirra ha stabilito un finanziamento di circa 5 mila euro pro capite come anticipo di indennizzo; indennizzo che non può sobbarcarsi la Regione in quanto non è lei che ha causato i danni richiamati. Naturalmente la Regione per queste anticipazioni promuoverà un'azione di rivalsa nei confronti dello Stato, perché comunque le cause del disagio che oggi subisce la popolazione della zona di Quirra sono sicuramente legate alle sperimentazioni militari, ma anche alle decisioni della magistratura. Che tali decisioni siano giustificate o no non lo possiamo dire in anticipo, certo è che oggi gli agricoltori non riescono a vendere i loro prodotti e c'è da parte della magistratura un ordine di sgombero - per quanto qui dentro abbia suscitato delle perplessità - delle attività degli allevatori, i quali quindi subiscono sicuramente un danno che la Regione potrebbe indennizzare soltanto se fosse causato da calamità naturale o altra causa per cui sia previsto il suo intervento. In questo caso possiamo soltanto fare un'azione anticipatoria nei confronti di tutti gli interessati. Naturalmente la Regione può intervenire direttamente, nell'ambito della sua attività sociale, a supporto di popolazioni che si trovino in stato di bisogno. Questa è un'attività sociale che nessuno ci può impedire e se saranno presentate delle domande noi interverremo con le leggi vigenti o anche con interventi straordinari nella misura in cui possiamo disporre delle somme della Direzione dei servizi sociali del mio Assessorato.
Per quanto riguarda, invece, l'indagine e gli approfondimenti ambientali ed epidemiologici ritengo che la cifra stanziata sia giusta. Ho seguito la relazione del comitato scientifico, a supporto del comitato dei comuni della zona di Quirra e delle altre zone interessate, dalla quale è emerso chiaramente che esistono delle zone inquinate. Alcune, per esempio, sono state utilizzate come discariche, in tempi difficilmente accertabili con esattezza, e poi ricoperte con i materiali più disparati; altre zone sono inquinate per la presenza di metalli pesanti di origine naturale. Bisogna anche ricordare che in quest'area sin dai tempi dei romani è avvenuto lo sfruttamento di miniere, nelle quali possono esservi sostanze altamente inquinanti; i residui di radioattività sono poi dovuti alla presenza di uranio naturale nel terreno. Comunque noi abbiamo già risposto a uno dei punti posti dalla mozione dal momento che nel collegato è previsto che la Giunta provvede alla spendita dei fondi d'intesa con gli enti locali dei territori interessati.
Per quanto riguarda invece il contributo dello Stato, di cui alla legge numero 104 del 1990, per il periodo 2005-2009, bisogna dire che si tratta di fondi gestiti dalla Presidenza della Regione e destinati, naturalmente, a tutti i comuni nei cui territori insistono servitù militari. Anche recentemente, per iscritto, la Giunta regionale ne ha sollecitato l'erogazione e le è stato promesso che sarebbero arrivati entro breve tempo. Comunque su questi fondi vorrei fare una precisazione: la percentuale di rimborso è stata portata dal 59 per cento previsto per tutta la Nazione al 68,64 per cento, riconoscendo che le servitù militari in Sardegna rappresentano quasi il 70 per cento delle servitù presenti in tutta Italia. Sono fondi destinati alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali nei comuni nei quali le esigenze militari incidono maggiormente sull'uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale. Quindi c'è un riconoscimento implicito del fatto che queste servitù limitano lo sviluppo economico e sociale dei territori.
Bisogna anche dire che il ministro La Russa, nel mese di settembre dell'anno scorso, provvide a integrare il comitato regionale di coordinamento con due rappresentanti della Regione Sardegna, nelle figure dell'Assessore della sanità e dell'Assessore della difesa dell'ambiente, che prima non erano previsti. Fino all'autunno scorso, infatti, l'istituzione regionale era totalmente assente in quel comitato. Su questo concordo in parte con quanto è stato sottolineato dall'onorevole Soru.
Mi sembra di aver risposto un po' a tutte le domande poste dalla mozione, perdonatemi se così non è. Per quanto riguarda invece la richiesta di convocare il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica bisogna dire che di questo ho interessato il prefetto di Cagliari ieri (solo ieri sono venuto a conoscenza dell'urgenza di riferire in Aula su questo argomento), perché è il prefetto, e non la Regione, che può convocare tale comitato.
Per quanto riguarda la richiesta di garantire sul sito ufficiale della Regione la massima trasparenza informativa su tutti gli atti, prendiamo naturalmente ogni impegno in merito e manterremo la promessa. Quando il Consiglio regionale fa una richiesta alla Giunta questa non può che adempiere e comunque credo che garantire l'informazione sia un nostro dovere, senza che nessuno ce lo chieda.
Per quanto riguarda i due punti fondamentali sottolineati dall'interpellanza numero 237, rimango un po' stupito dalla richiesta che mi viene fatta, perché in realtà io non ritengo che il decreto approvato dall'Assessorato contraddica i principi e le finalità che sono emerse sia in sede di Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito sia nel dibattito parlamentare in cui sono stati approvati i due documenti citati. Abbiamo prima di tutto certamente rivendicato alla Sardegna la presidenza del comitato scientifico che doveva sovrintendere allo studio epidemiologico, perché uno dei richiami che venivano fatti su tutti gli studi, compresi quelli ambientali, era proprio la scarsa credibilità derivante dal fatto che tali studi fossero condotti o finanziati dallo Stato o da apparati dello Stato, che potevano quindi avere interesse a deviare l'accertamento della verità, a ritardarlo o comunque a ingenerare sospetti nell'opinione pubblica sulla veridicità di quanto affermato. Ritenendo che la Regione Sardegna dovesse rivendicare la propria preminenza su tutte le istituzioni, comprese quelle dello Stato, abbiamo affidato la presidenza del comitato scientifico al rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze, il professor Biggeri, persona di altissima professionalità e riconosciuta competenza in tutto il territorio nazionale. Questo non perché non riconoscessimo all'Istituto superiore di sanità la qualità e la capacità di presiedere il comitato, ma proprio per impedire che nascessero critiche essendo un ente di emanazione del Ministero e dunque suscettibile del sospetto da parte di tutti, soprattutto delle forze più antimilitariste, che il risultato dell'indagine epidemiologica condotta non fosse portato avanti con i criteri riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale. Lo studio non è parziale, ma deve essere ancora completato da parte del comitato scientifico, il quale deve anche dire quali approfondimenti devono essere fatti. E' chiaro che per quanto riguarda il passato gli approfondimenti non possono consistere soltanto nella riesumazione di cadaveri, ma si deve andare indietro negli anni e analizzare i dati epidemiologici conservati negli archivi delle varie ASL o delle Unità sanitarie che hanno preceduto le attuali aziende sanitarie.
Per quanto riguarda il presente è stato istituito il registro dei tumori e comunque gli studi effettuati saranno oggetto di una pubblicazione che credo interesserà non solo l'opinione pubblica nazionale, ma anche quella internazionale, saranno quindi divulgati e speriamo che ottengano un riconoscimento di scientificità, anche perché così potremo parlare di questo argomento supportati da una base scientifica convincente per tutti.
La commissione di cui al decreto assessoriale del 17 maggio 2011 sarà presieduta dall'Assessore della sanità. Come sapete, spesso io non ho il tempo e credo neanche la capacità professionale di competere con specialisti in epidemiologia, per cui chiederò a un'autorità riconosciuta in Sardegna, e cioè al decano dei nostri epidemiologi e igienisti (lo riferisco in Aula prima ancora di averlo chiesto all'interessato, al quale chiedo scusa anticipatamente), il professor Maida dell'Università di Sassari, di presiedere la commissione e di rappresentarmi in modo che possa condurre gli studi non solo nel modo più scientifico, ma tenendo in considerazione la necessità di eventuali accertamenti che potrebbero sfuggire alle mie limitate capacità, anche professionali, nel campo dell'igiene pubblica e dell'epidemiologia. Ritengo che questa commissione sia altamente scientifica e abbia come unico fine l'accertamento della verità, senza trascurare nessun aspetto che possa essere indagato, né i dati risalenti al passato, anche remoto, né tanto meno quelli relativi al presente, perché poi è chiaro che dall'accertamento della verità scaturirà anche l'accertamento delle cause, se dovessero essere riscontrate delle anomalie. Non ritengo pertanto condivisibile il testo dell'interpellanza, dove tra l'altro si dice: "…impegnando le competenze specifiche esistenti in ambito nazionale e coinvolgendo, tra gli altri, la Regione Sardegna". La Regione Sardegna deve essere protagonista in questo accertamento della verità, deve essere colei che dà la massima garanzia che si agisca con l'obiettivo principale di accertare la verità per tutelare il popolo sardo.
Credo che abbiamo agito in buona fede e siamo disponibili ad accogliere i suggerimenti migliorativi che potranno venire in qualunque momento dall'Aula e anche dalla società civile. Io sono sempre pronto a rivedere il provvedimento e a migliorarlo nell'interesse di tutti.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Stamattina, nel presentare la mozione, ho voluto tenere distinto il tema delle servitù militari da quello della salute pubblica, e sono sempre più convinto di questa distinzione. Avrei voluto che oggi si fosse parlato maggiormente dell'emergenza presente nell'area di Quirra e invece il dibattito ancora una volta si è spostato sulle servitù militari. Voglio chiedere ad alcuni colleghi: che cosa andremo a dire domani mattina a quei pastori, anche a quelli abusivi? Che apriremo una vertenza con lo Stato? Diremo loro: siccome il poligono non vi ha ammazzati, vi togliamo il pane di bocca? Me lo dovete dire!
Certi ragionamenti io non riesco a concepirli. Lì c'è un'emergenza, molte famiglie che vivono in quei territori sono in difficoltà, c'è l'esigenza di dare loro una risposta, che non è stata data, e invece questo tema viene spostato, ideologizzato, strumentalizzato per l'ennesima volta. Non riesco davvero a capire!
Credo che abbiamo il dovere di dare una risposta. Assessore, la ringrazio per le risposte che ha dato, ma siccome conosco bene l'apparato burocratico della Regione e anche il modo in cui la Giunta spesso porta avanti molti provvedimenti approvati dal Consiglio, le chiedo solo questo: poiché i fondi ci sono e il collegato alla finanziaria è stato approvato, quali sono i tempi? Come verrà concertata con gli enti locali la spendita di quei fondi? Arriva l'estate, devono essere sentiti gli enti locali appunto per concertare la spendita dei fondi, si devono approvare le direttive, poi le determine, passeranno i mesi, passeranno gli anni e non vorrei che alla fine quei soldi non arrivassero mai a quei territori. Ecco, vorrei che ci fosse un impegno da parte dell'Assessore, oltre a tutti gli impegni che ha preso, affinché quelle risorse fossero portate alla spendita e arrivassero proprio a quei pastori e a quelle famiglie che sono oggi in forte difficoltà.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Bruno per dichiarare se è soddisfatto.
BRUNO (P.D.). Sarò brevissimo. Intanto nessuno mette in discussione la buona fede, ma sono parzialmente soddisfatto, perché l'oggetto del decreto mi sembra debole e non in linea nemmeno con quanto previsto dal Senato. Glielo ripeto, Assessore: la Commissione aveva uno scopo, quello cioè di avviare un'indagine sanitaria ed epidemiologica tendente ad accertare natura, entità, incidenza e prevalenza delle patologie tumorali e malformative e della mortalità, individuandone le determinanti causali. Ben diverso è l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree interessate da attività militari. Questa finalità mi sembra molto più debole.
Secondo, per brevità: affidare il coordinamento del comitato scientifico al rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze, come previsto nel decreto assessoriale, a nostro avviso è un errore. Noi riteniamo che il ruolo dell'Istituto superiore di sanità debba essere necessariamente quello di referente principale dei profili tecnico-scientifici dell'inchiesta. Devo dire che lei si era già espresso in questo senso durante la visita della delegazione della Commissione, il 30 marzo 2011, nel rapporto coordinato tra l'Istituto superiore di sanità e la Regione. Dal nostro punto di vista è più corretto ed è per questo che abbiamo presentato l'interpellanza. Dalla sua risposta non sono però emersi elementi che consentano a me e al Gruppo che presiedo di dichiararci soddisfatti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, le chiedo di riunire la Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. E' convocata la Conferenza dei Capigruppo. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 44, viene ripresa alle ore 17 e 52.)
PRESIDENTE. I lavori si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per mercoledì 6 luglio, alle ore 13, con all'ordine del giorno la votazione della mozione numero 132 e la votazione del passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge numero 71/A. Il termine per la presentazione degli emendamenti a questo disegno di legge scade mercoledì 6, alle ore 13. La Commissione autonomia è convocata per il pomeriggio di mercoledì 6 e la mattina di giovedì 7. Il Consiglio riprenderà i lavori giovedì 7, alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 17 e 53.
Allegati seduta
CCXX Seduta
Giovedì 30 giugno 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente CUCCA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 11 e 03.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 21 giugno (213), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Gianfranco Bardanzellu, Antonio Cappai, Pietro Cocco, Domenico Gallus, Paolo Maninchedda, Onorio Petrini, Paolo Sanna, Edoardo Tocco e Marco Meloni hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 30 giugno 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
MARIANI, Segretario:
"Interrogazione Sanjust, con richiesta di risposta scritta, sul decreto n. 456/2010 emanato dal Rettore dell'Università di Cagliari che in alcuni articoli impone la decadenza dello status di studente universitario". (610)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sull'elenco regionale dei fornitori delle aziende agrituristiche". (611)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla cancellazione dei corsi superiori tecnici e professionali in Sardegna". (612)
PRESIDENTE. Considerato lo scarso numero di consiglieri presenti, sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 05, viene ripresa alle ore 11 e 15.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, oggi, con molta probabilità, il Consiglio dei Ministri approverà l'articolo 21 della manovra correttiva del ministro Tremonti che, come sappiamo, prevede un contributo per il risanamento della finanza pubblica. Le Regioni a statuto ordinario dovranno contribuire, secondo l'articolo 21 della bozza provvisoria, per 800 milioni di euro nel 2013 e per 1 miliardo e 600 milioni di euro nel 2014, mentre le Regioni a statuto speciale contribuiranno per 1 miliardo di euro nel primo anno e per 2 miliardi nel secondo anno. Per quanto riguarda i comuni i trasferimenti saranno ridotti di 1 miliardo di euro nel 2013 e di 2 miliardi nel 2014; per le province il contributo sarà di 400 milioni di euro nel primo anno e di 800 milioni nel secondo. In definitiva, il taglio complessivo di risorse alla Regione Sardegna e alle province e ai comuni sardi, secondo le disposizioni del ministro Tremonti, sarà compreso tra un importo minimo di 700 milioni di euro e un importo massimo di 1 miliardo di euro per i bilanci 2013 e 2014. Su un taglio complessivo di quasi 10 miliardi di euro per tutto il sistema degli enti locali in Italia per il 2013 e per il 2014 la Sardegna rischia di pagare il prezzo più alto. Si tratta, assessore Floris - capisco che lei abbia altro di cui occuparsi, ma stiamo parlando di risorse - di un taglio di risorse per la Sardegna pari a 1 miliardo di euro; un taglio di dimensioni insostenibili e che rappresenta uno schiaffo di proporzioni gigantesche all'autonomia della nostra Regione.
Non so dove sia oggi il presidente Cappellacci, ma credo che dovrebbe presenziare alla riunione del Consiglio dei Ministri, ai sensi dello Statuto dell'autonomia, per rivendicare quello che spetta alla Sardegna, perché questo ulteriore taglio di 1 miliardo di euro va ad aggiungersi alla mancata erogazione di 2 miliardi netti spettanti alla nostra Regione sulla base dell'articolo 8 e quindi della vertenza entrate. Questo è un altro taglio, peraltro dimenticato da questo Governo regionale, assessore Liori. Con 2 miliardi di euro all'anno si sarebbero potuti realizzare cinque ospedali! Il taglio di 1 miliardo di euro che oggi il Consiglio dei Ministri decreterà approvando l'articolo 21 della manovra correttiva si aggiunge, dunque, al taglio di 2 miliardi di euro all'anno, risorse queste che rappresentavano una conquista di questa Regione e di tutti noi. A questo si aggiunge poi il taglio dei fondi FAS: siamo già scesi sotto i 2 miliardi, e parlo solo dei fondi FAS regionali, perché quelli nazionali, che per la Sardegna ammontavano a oltre 4 miliardi di euro, li abbiamo persi da tempo.
Di fronte a tutto questo c'è il silenzio assoluto del Presidente della Regione e di questa Giunta regionale, mentre l'assessore Floris pensa ad altro. Io credo che occorra intervenire in maniera molto decisa, magari con un ordine del giorno del Consiglio e con l'intervento immediato in Consiglio dei Ministri da parte del presidente Cappellacci. Dobbiamo chiedere con forza al Presidente di rappresentare i diritti della Sardegna non solo con le navi dipinte e le fanfare, ma in maniera concreta, tutti i giorni e soprattutto adesso che si profila un ulteriore schiaffo alla Sardegna da parte di Tremonti e di Berlusconi. Credo che con il turismo in ginocchio, con l'agricoltura in ginocchio, con un sistema industriale che soprattutto in questi mesi vede decretare, in cambio di promesse, la fine della chimica verde, di fronte al fallimento che è sotto gli occhi di tutti, con un livello altissimo di indebitamento delle imprese nei confronti del fisco e delle banche, non possiamo permetterci questo ulteriore schiaffo. Occorre che questo Consiglio regionale e chi ha l'onere di rappresentare la Sardegna nel Consiglio dei Ministri reagiscano in fretta.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, è scaduto il tempo. Formuli una proposta sull'ordine dei lavori.
BRUNO (P.D.). La proposta è che si voti un ordine del giorno su questo tema e che il Presidente della Regione sia chiamato immediatamente a partecipare al Consiglio dei Ministri, così come impone lo Statuto della Sardegna, e a riferire successivamente in Consiglio.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, per poter fare un ordine del giorno l'argomento da lei sollevato dovrebbe essere in discussione e non è così, a meno che non si chieda la discussione immediata di un nuovo argomento e, come lei sa, nella votazione è richiesta una maggioranza pari ai quattro quinti dei votanti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sanjust sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
SANJUST (P.d.L.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, approfittando anche della gradita presenza dell'assessore Manca. Oggi, dalla mattina presto sono stato raggiunto da tutta una serie di telefonate alle quali, purtroppo, non ho potuto dare risposta. La potrei forse dare adesso dopo aver letto la pagina economica de L'Unione Sarda. Se è possibile, approfittando della presenza dell'Assessore, vorrei sapere qualcosa sul bando "Promuovidea", del quale l'Aula e soprattutto la Commissione competente non sanno assolutamente niente. Qualche volta capita che la stampa riporti male le notizie, ma essendo state pubblicate delle dichiarazioni virgolettate attribuite all'Assessore, sarebbe importante che egli stesso spiegasse bene il bando all'Aula e soprattutto che confermasse la veridicità o meno di quanto ho letto oggi su L'Unione Sarda. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Sanjust, le considerazioni che ho esposto all'onorevole Bruno valgono anche per lei. Se si vuole inserire un nuovo punto all'ordine del giorno o lo decide la Conferenza dei Capigruppo oppure l'Aula si deve esprimere con una votazione a maggioranza dei quattro quinti dei votanti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Chiedo una sospensione di cinque minuti e la convocazione della Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Capigruppo. La seduta è sospesa per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 23, viene ripresa alle ore 11 e 36.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 286. Dichiaro aperta la discussione generale. Poiché nessuno è iscritto a parlare, la dichiaro chiusa.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale sono stati presentati degli emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Articolo 1
Modifiche alla legge regionale n. 11 del 2008
1. All'articolo 6 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 11 (Istituzione del Comitato regionale per le comunicazioni (CORECOM) della Regione autonoma della Sardegna), sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 8 è soppresso;
b) al comma 10 le parole "dalla scadenza del CORECOM, o" sono soppresse;
c) dopo il comma 10 è aggiunto il seguente:
"10 bis. Al CORECOM si applicano, per quanto non previsto dalla presente legge, le disposizioni di cui alla legge regionale n. 11 del 1995.".
2. Nel comma 4 dell'articolo 17 della legge regionale. n. 11 del 2008, le parole "decadono al compimento del trentesimo mese della XIV legislatura" sono sostituite dalle seguenti: "scadono il 31 marzo 2012.".
Emendamento sostitutivo parziale Cucca
Articolo 1
La lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 è così sostituita:
"b) il comma 10 e così riformulato:
"10. Trascorsi quarantacinque giorni dal determinarsi della vacanza senza che il Consiglio regionale abbia provveduto al reintegro, il Presidente del Consiglio regionale provvede, con proprio decreto, nei successivi quindici giorni ;". (2)
Emendamento aggiuntivo Cucca
Articolo 1
Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:
"Art. 1 Bis
Entrata in vigore
"1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna (BURAS).". (1).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, procediamo alla votazione dell'emendamento numero 2.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 40, viene ripresa alle ore 11 e 42.)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Solinas Antonio ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Risponde no il consigliere: Randazzo.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Diana Giampaolo - Sanjust - Sanna Gian Valerio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 58
astenuti 4
maggioranza 30
favorevoli 57
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Vorrei proporre all'Aula, se è d'accordo, un emendamento orale. Non abbiamo avuto il tempo materiale di presentare degli emendamenti per iscritto, ma è un emendamento di natura lessicale, diciamo così. Nel comma 2 diciamo che le parole "decadono al compimento…" sono sostituite con "scadono il 31 marzo 2012". Penso che si dovrebbe mantenere la stessa dicitura della legge originaria e quindi "decadono il 31 marzo 2012", per una questione di coerenza con la legge. Il termine "scade" vale per gli alimenti e per altre cose, non tanto per gli organi pubblici.
PRESIDENTE. Poiché l'Aula è d'accordo, metto in votazione l'articolo 1 con la modifica orale proposta dall'onorevole Cuccu.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1 modificato.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Floris Mario ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Diana Giampaolo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 60
astenuti 2
maggioranza 31
favorevoli 60
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'emendamento numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Cucca. Ne ha facoltà.
CUCCA (P.D.). Solo per specificare che l'emendamento riguarda l'entrata in vigore della normativa e non ha nessun altro contenuto.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 286.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Piras ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Diana Giampaolo - Sanna Gian Valerio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 63
votanti 60
astenuti 3
maggioranza 31
favorevoli 60
(Il Consiglio approva).
Discussione del documento "CORECOM - Programma delle attività
per l'anno 2011". (Doc. 14/XIV/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento numero 14/XIV/A.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la consigliera De Francisci, relatore.
DE FRANCISCI (P.d.L.), relatore. Presidente, colleghi, abbiamo appena approvato una leggina che rimedia un po' alla vicenda paradossale nella quale si è venuto a trovare il Comitato regionale per le comunicazioni, che praticamente, eletto nel gennaio scorso, era già in decadenza a settembre. Il documento che invece sto per illustrare riguarda proprio il programma di attività del CORECOM, sul quale la Commissione seconda ha espresso un parere di competenza. L'esame del provvedimento in Commissione è stato preceduto dall'audizione dei componenti del Comitato, che si sono insediati appunto a gennaio, i quali hanno illustrato le principali linee di attività.
Il programma che viene presentato all'approvazione dell'Assemblea oggi contiene la descrizione delle principali attività che verranno svolte dal CORECOM nell'ambito delle funzioni consultive, di vigilanza e di controllo in tema di comunicazioni; la par condicio, per esempio, ma anche l'istruttoria per le assegnazioni dei contributi ministeriali alle emittenti televisive locali. Particolare rilievo viene inoltre attribuito dal CORECOM all'attività di tipo conoscitivo che si svolgerà attraverso indagini finalizzate a verificare le condizioni del settore dell'informazione in Sardegna.
La Commissione ha vagliato con attenzione gli interventi proposti ele voci di spesa indicate nel prospetto finanziario presentato dal CORECOM e ha ritenuto che, rispetto a quel prospetto, si dovesse chiedere una rimodulazione di alcune voci, come l'indennità dei componenti comprensiva delle imposte, il rimborso delle spese di indennità di missione, le spese di attrezzature e programmi, le spese generali, quelle postali, di cancelleria e tipografia, per comunicazione istituzionale, ricerche, convegni e quant'altro. La Commissione ha preso atto dei chiarimenti forniti e della disponibilità da parte del CORECOM di ridurre la previsione di spesa da 260 mila a 200 mila euro. La Commissione ha quindi ritenuto che con tali modifiche il programma possa essere esitato dall'Assemblea e ha valutato positivamente lo spirito collaborativo con il quale il CORECOM, in modo consapevole e responsabile, ha acceduto alle esigenze di un ridimensionamento del piano finanziario, auspicando che anche per il futuro i rapporti con il nuovo organismo possano proseguire in tale direzione.
La Commissione ha inoltre formulato l'auspicio che il CORECOM possa, in tempi brevi, svolgere a pieno titolo tutte le nuove competenze che la legge regionale numero 11 del 2008 gli attribuisce, comprese quelle delegate, per consentire finalmente alla Regione di disporre di uno strumento di garanzia nel settore delle comunicazioni e di tutela degli utenti, in attesa che venga esitata dalla seconda Commissione la legge in materia di ordinamento della comunicazione necessaria a riordinare le competenze della Regione nel settore e a esercitare in maniera piena i poteri conferiti dalla normativa nazionale.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signora Presidente, Assessori, colleghi, il documento che stiamo adesso discutendo, oltre alla modifica della legge numero 11 del 2008 sull'istituzione del CORECOM, che abbiamo appena approvato, si è reso necessario perché i tempi previsti dalla legge numero 11 non sono stati rispettati e c'era effettivamente il rischio che l'attività del CORECOM terminasse prima del tempo, poco dopo l'elezione dei suoi componenti. Quello che voglio dire è che effettivamente con l'elezione di questo importante organismo, noi mettiamo la Sardegna nelle condizioni di avere un organo di consultazione di grande importanza perché, a differenza del CORERAT, il CORECOM ha molte competenze e altre gliene verranno delegate dall'autorità nazionale.
Credo che fino a oggi la Regione sia dovuta ricorrere al Governo nazionale anche per competenze che potevano essere tranquillamente esercitate in Sardegna. Siccome la Sardegna è una Regione autonoma e come tale ha competenze specifiche, è chiaro che questo provvedimento va nella direzione di aumentarne il grado di autonomia.
Devo dire che, dopo che sono stati eletti gli organi del CORECOM, la Commissione ha iniziato a lavorare alla legge sull'informazione, che noi riteniamo di grande importanza, anche perché servirà per individuare in modo più specifico le competenze che la Regione deve avere in questa materia che, devo dire, è in grande evoluzione anche perché c'è molta confusione in campo. Spero che la Commissione possa esitare questa legge prima della pausa estiva. E' una legge molto importante perché stabilisce tutta una serie di competenze specifiche della Regione, soprattutto per quanto riguarda le frequenze radiotelevisive e l'informazione in generale, e servirà anche per fare in modo che la Regione, esercitando appieno la sua autonomia, possa individuare in questa legge tutte quelle competenze che oggi vengono esercitate da altri.
Pertanto, la seconda Commissione ha espresso parere favorevole al programma presentato dal CORECOM, la cui prima formulazione è stata rivista, però devo dire che si sta puntando molto sulla legge sull'informazione, di cui si sente la mancanza e che quasi tutte le altre Regioni d'Italia hanno approvato. Credo che una volta che la Commissione l'avrà esitata e il Consiglio l'avrà approvata, questa legge sarà sicuramente di grande utilità per la crescita e lo sviluppo della Sardegna.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
E' stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine Del Giorno Ladu - Ben Amara - Manca - Cucca - Corda - Floris Rosanna - De Francisci - Obinu - Mula sul programma delle attività del CORECOM per l'anno 2011.
IL CONSIGLIO REGIONALEa conclusione della discussione sul documento n. 14/XIV/A sul programma delle attività del CORECOM per l'anno 2011,
VISTO:
· il programma delle attività per l'anno 2011 presentato dal CORECOM;
· l'articolo 14 della legge regionale 28 luglio 2008, n. 11, istitutiva del CORECOM;
PRESO ATTO della istruttoria effettuata dalla Seconda Commissione, di cui si da conto nella relazione e del parere di competenza espresso all'unanimità il 28 aprile 2011;
CONDIVISE le motivazioni che hanno determinato le modifiche proposte al documento originario, anche sulla base delle indicazioni avanzate dal Comitato, in particolare per quanto riguarda la riduzione del preventivo di spesa,
approva
il documento n. 14/XIV/A con le modifiche proposte dalla Seconda Commissione. (1).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Felice, Pittalis, Rassu e Giacomo Sanna hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Campus - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Zedda Alessandra - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Capelli - Diana Giampaolo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 53
astenuti 3
maggioranza 27
favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
(237/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 132 e della interpellanza numero 237/A.
(Si riporta di seguito il testo della mozione numero 132 e della interpellanza numero 237/A:
MozioneSabatini - Sanna Gian Valerio - Diana Giampaolo - Vargiu - Meloni Francesco - Bruno - Cuccu - Moriconi - Agus - Espa - Corda - Cucca - Meloni Marco - Lotto - Meloni Valerio - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Manca - Barracciu - Mulas - Steri - Cappai - Obinu - Capelli - Biancareddu - Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani - Artizzu - Sanna Matteo - Porcu sulla grave crisi sociale, economica e ambientale dei territori di Perdasdefogu e di San Lorenzo (Villaputzu), con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
· è in atto nei territori di Perdasdefogu e San Lorenzo (Villaputzu) una vera e propria emergenza sociale conseguente alle iniziative legate all'accertamento delle reali condizioni di inquinamento territoriale per effetto delle attività svolte nel poligono militare;
· tale emergenza sta determinando un progressivo disorientamento nelle popolazioni residenti sia per l'impossibilità di vedere garantite l'attuale occupazione e le ordinarie attività agropastorali dalle quali le suddette popolazioni traggono reddito, sia perché i timori e gli allarmi degli ultimi mesi, peraltro ancora non corroborati da adeguati ed autorevoli evidenze scientifiche, stanno progressivamente deteriorando la già indebolita immagine territoriale e turistica di tutta l'area interessata dai diversi provvedimenti cautelari;
DATO ATTO che le problematiche in atto nel territorio del Salto di Quirra non intendono interferire nella discussione circa la presenza militare in Sardegna, demandata a specifici e più generali criteri di concertazione tra Stato e Regione, anche alla luce e in conseguenza degli esiti delle indagini attualmente in corso sulla correlazione fra salute, umana e animale, e attività militare;
CONSIDERATO che sarebbe stata opportuna e necessaria, in uno spirito di leale collaborazione fra i diversi apparati dello Stato, un'azione complessivamente coordinata fra le diverse autorità competenti per garantire processi di indagine a basso impatto sociale ed emotivo e in grado di affrontare adeguati piani compensativi in caso di accertato pericolo per la salute,
impegna la Giunta regionale
· a garantire adeguati stanziamenti al fine di far fronte alle difficoltà socio-economiche dei territori interessati;
· a richiedere allo Stato l'immediata erogazione dei contributi della legge n. 104 del 1990, da devolvere alla Regione che successivamente li dovrà trasferire ai comuni interessati;
· a voler concordare con gli enti locali territoriali un reale piano di utilizzo delle risorse destinate agli indennizzi e al recupero del territorio del Salto di Quirra;
· a richiedere immediatamente la convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per approfondire e valutare la difficile situazione sociale ed economica del territorio del Salto di Quirra e i problemi inerenti l'evacuazione del bestiame presente all'interno dell'area del poligono;
· a voler garantire sul sito ufficiale della Regione la massima trasparenza informativa sugli esiti scientifici delle indagini in corso. (132)
Interpellanza Bruno - Sabatini - Sanna Gian Valerio sulla necessità che l'indagine epidemiologica sui territori sardi interessati da attività militari, e segnatamente per l'area del poligono del Salto di Quirra, sia svolta modificando radicalmente la composizione della commissione e del comitato scientifico previsti dal decreto dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale n. 26 del 17 maggio 2011.
I sottoscritti,
PREMESSO CHE:
- il decreto dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale n. 26 del 17 maggio 2011 dispone la costituzione di una commissione per l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree della Regione interessate da attività militari attive o dismesse e, eventualmente, di pianificare le opportune analisi di approfondimento;
- tale commissione è presieduta dall'Assessore e composta dal direttore del servizio dell'Assessorato competente per materia, dal coordinatore dell'Osservatorio epidemiologico regionale e dai direttori generali delle ASL n. 8 di Cagliari, n. 5 di Oristano, n. 4 di Lanusei e n. 2 di Olbia;
- la commissione è affiancata da un comitato scientifico di supervisione delle attività composto da un rappresentante dell'Istituto superiore di sanità, da un rappresentante dell'Associazione italiana dei registri tumori, da un rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze e a quest'ultimo è conferito l'incarico di assicurare il coordinamento del comitato scientifico;
CONSIDERATO CHE:
- nella seduta del 19 gennaio 2011 il Senato della Repubblica ha approvato due mozioni sulla situazione del poligono del Salto di Quirra;
- la mozione n. 1-00366 (testo 2), primo firmatario il Sen. Scanu, approvata all'unanimità dal Senato, faceva riferimento (lettera b) all'avvio di un'indagine sanitaria ed epidemiologica tendente ad accertare natura, entità, incidenza e prevalenza delle patologie tumorali e malformative e della mortalità individuandone le determinanti causali;
- ad analoghe conclusioni è pervenuta anche la commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che in più di un'occasione, ed anche nel sopralluogo svolto in Sardegna nei giorni 29 e 30 marzo 2011, ha caldeggiato l'avvio di un'indagine epidemiologica a carattere sistematico per l'area del Salto di Quirra, nella consapevolezza che le pur apprezzabili indagini finora svolte hanno carattere prevalentemente descrittivo e non rappresentano in modo compiuto ed esauriente la situazione sanitaria del territorio ed i rischi potenziali per la salute umana e degli animali derivanti dall'attività militare svolta nel poligono;
- inoltre, la Regione non è giuridicamente vincolata dalle decisioni e dagli orientamenti assunti dai predetti organi parlamentari, ma appare comunque opportuno misurarsi con proposte che appaiono idonee ad affrontare con mezzi adeguati la situazione di grave allarme sociale che si è determinata soprattutto in relazione alla cosiddetta "sindrome di Quirra";
- lo svolgimento di un'indagine epidemiologica sui territori sardi interessati da attività militari richiede comunque un impegno anche del Governo per sostenere con un adeguato impiego di risorse uno sforzo tecnico, scientifico ed organizzativo di notevole entità,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale al fine di conoscere le ragioni per le quali:
1) malgrado la comune consapevolezza della necessità di procedere ad un'indagine epidemiologica sistematica nei territori interessati da attività militari, e segnatamente per l'area adiacente il poligono del Salto di Quirra, e malgrado l'assenso espresso dall'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale su tale ipotesi nel corso dell'incontro con una delegazione della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito svoltosi a Cagliari il 30 marzo 2011, si sia poi optato per la indicazione di una finalità molto più riduttiva, e tale da non dare alla popolazione la necessaria ed adeguata informazione sui rischi effettivi, dell'aggiornamento ed eventuale integrazione delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute delle popolazioni residenti nelle predette aree, dando per acquisito ciò che è da dimostrare, ovvero l'attendibilità delle indagini condotte fino ad oggi e la loro completezza, dimenticando oltretutto l'esigenza, strategica per l'economia locale, di accertare le condizioni sanitarie degli animali;
2) il coordinamento del comitato scientifico è affidato al Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze, considerato che la competenza di un tale istituto non può che essere parziale, mentre più ragionevole e soddisfacente appare la soluzione prospettata dalla mozione del Senato, dell'affidamento all'Istituto superiore della sanità del compito di costituire un board scientifico, impegnando le competenze specifiche esistenti in ambito nazionale e coinvolgendo, tra gli altri, la Regione Sardegna, nonché le competenze maturate nell'ambito dell'attività di monitoraggio ambientale al fine di pervenire alla stesura di un rapporto sulla condizione sanitaria del territorio;
chiedono inoltre di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se:
1) non si ritenga di dovere modificare la composizione della commissione presieduta dall'Assess[PS1] ore della difesa dell'ambiente che nel suo attuale assetto, fermo restando l'apprezzamento per la competenza e le indiscusse capacità professionali delle persone chiamate a farne parte, appare ispirata ad un criterio del tutto estraneo a una corretta visione dell'autonomia che dovrebbe individuare nell'ente regionale il centro promotore dell'attività di ricerca, in grado di avvalersi delle migliori competenze sia a livello regionale sia nazionale ed europeo, intendendosi per tali quelle idonee a consentire il perseguimento degli obiettivi determinati in sede politica;
2) anche qualora si ritenga di mantenere un assetto basato su una commissione operativa e su un comitato scientifico di supervisione dell'attività, non si ritenga di modificare radicalmente la composizione del comitato scientifico, estendendo il novero degli interlocutori, in particolare all'autorità sanitaria militare, inspiegabilmente assente, e affidando comunque le funzioni di coordinamento ad un soggetto dotato di competenze specifiche in materia epidemiologica. (237/A).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 132 ha facoltà di illustrarla.
SABATINI (P.D.). Presidente, colleghi, colleghe, signori della Giunta, la mozione di cui oggi questo Consiglio deve discutere pone al centro una preoccupazione principale: la salute dei cittadini e il loro diritto a essere informati, a conoscere la verità. Per affrontare questo tema è necessario non fare confusione, non sovrapporre problematiche diverse, non prestarsi a strumentalizzazioni e soprattutto non strumentalizzare ciò che nel territorio di Quirra è avvenuto.
Vorrei iniziare il mio ragionamento dicendo da subito che una cosa è parlare di salute pubblica e di diritto alla salute, altra cosa è parlare di servitù militari in Sardegna. Sono due cose diverse, non sovrapponibili se si vogliono affrontare ambedue le questioni con serietà. Lo dico con molta chiarezza, anche se sembra non essere di moda: io non sono un antimilitarista. Uno Stato nell'ambito della sua organizzazione prevede la difesa, e la Sardegna è una regione dello Stato italiano. Allo stesso tempo voglio fare un'altra affermazione, con altrettanta chiarezza: il peso che la Sardegna ha sopportato e sopporta in termini di servitù militari è intollerabile. Ho sempre condiviso l'azione delle diverse Giunte regionali che si sono susseguite nella storia dell'autonomia e che hanno contestato lo Stato italiano per questa palese ingiustizia (penso, ad esempio, all'azione a suo tempo promossa da Mario Melis), così come ho condiviso l'azione della precedente Giunta presieduta dall'onorevole Renato Soru, che nel 2006 firmò un accordo importante con il Ministero della difesa, in cui si riconosceva l'eccessivo aggravio della Sardegna e si prevedeva una politica di progressivo riequilibrio. Quell'accordo purtroppo non ha trovato ancora la sua piena attuazione. Oggi non se ne parla più e questo è un male. Si tratta di battaglie sacrosante, che condivido.
Detto ciò, con altrettanta convinzione trovo disdicevole e scorretto sotto tutti i punti di vista il comportamento di chi per portare avanti battaglie ideologiche che personalmente non condivido, ma rispetto, usa argomentazioni legate alla salute dei cittadini pur non avendo certezze nel merito. Combatto ogni forma di sciacallaggio mediatico, come quello di chi diffonde dannosi e inutili allarmismi, sponsorizza e incita campagne di informazione basandosi su notizie prive di qualsiasi supporto scientifico. Si tratta di comportamenti deprecabili assunti sulla pelle dei cittadini, di intere comunità costrette a vivere nella paura e nell'incertezza e a dover sopportare persino ingenti danni economici.
Da anni le popolazioni che vivono in quei territori del Sarrabus e dell'Ogliastra pongono alla politica e allo Stato una domanda: possiamo vivere serenamente e in sicurezza nel nostro territorio? Le nostre famiglie e i nostri figli possono vivere nelle proprie comunità? A questa domanda i cittadini hanno il diritto di avere una risposta, ma una risposta chiara ed esaustiva. Lo Stato e la politica hanno il dovere di rispondere ed è vergognoso che dopo anni non abbiano ancora dato una risposta.
Vorrei, seppure brevemente, affrontare due aspetti: il primo è relativo alla devastante campagna mediatica e alle strumentalizzazioni messe in atto; il secondo è legato all'infinita storia delle commissioni d'inchiesta e delle commissioni politiche, sanitarie, investigative che ad oggi nulla sono state capaci di dire in modo definitivo, alimentando purtroppo l'incertezza. La campagna mediatica è stata devastante; ho qui gli articoli degli ultimi tre mesi dei soli quotidiani sardi. Ma di questa vicenda ne hanno parlato tutti, non solo i quotidiani sardi; ne hanno parlato quotidiani nazionali, trasmissioni televisive nazionali e regionali, se n'è occupata persino Striscia la notizia, nel cui servizio a una persona affetta da tumore si chiede: "Ma lei cosa faceva da piccola?" Risposta: "Facevamo lunghe passeggiate lungo i confini del poligono militare". Il giornalista conclude: "Ecco cosa succede a chi vive da queste parti!".
Oggi su La Nuova c'è un ulteriore esempio di questo sciacallaggio mediatico: "Ieri sera il procuratore Fiordalisi ha firmato il sequestro probatorio di un agnello malformato, ancora vivo, nato in un ovile della piana del Cardiga. (…) Secondo uno dei consulenti del PM, Massimo Zucchetti, quest'ultimo agnello avrebbe tracce di uranio impoverito. L'agnello sequestrato ieri è stato prelevato dalla Forestale e portato all'Istituto zooprofilattico di Sassari. In questi giorni verrà analizzato dall'esperto di anatomia comparata Mauro Cristaldi e dal fisico nucleare Evandro Lodi Rizzini". E' da anni che ci chiediamo se ci sia uranio impoverito, c'è già una risposta, però ora ci viene detto che devono portare un agnello all'Istituto zooprofilattico per procedere a delle analisi. Questo è sciacallaggio mediatico!
Vi invito a scorrere la rassegna stampa di questi ultimi mesi su questo tema: spesso si fanno affermazioni senza citarne la fonte, altre volte si riportano fatti probabilmente accaduti con i dovuti "potrebbe essere che", "potrebbe essersi verificato". Che cosa non si è detto poi sull'uranio impoverito, salvo tacere sul risultato delle misure eseguite sui campioni dal Servizio di radioprotezione dell'Università di Cagliari. Leggo testualmente: "Università degli studi di Cagliari, Servizio di radioprotezione: dalle misure effettuate non si può dimostrare la presenza di tracce di uranio impoverito". Nessuno ha parlato di questa analisi che pure è stata fatta. Per le notizie diffuse in questi mesi il Salto di Quirra è da definirsi oramai la Chernobyl sarda, tutti la conoscono così. Eppure di commissioni e di studi da dieci anni a questa parte ne sono stati fatti e parecchi! La prima commissione viene istituita al Senato nel 2004; sempre al Senato, nel 2006 viene istituita una seconda commissione, poi nel 2008 parte il programma di monitoraggio sanitario, a cui partecipano le autorità militari, ma anche le ASL e gli enti locali; nel 2008 viene nominata un'altra commissione, la Commissione tecnica mista di esperti, la cosiddetta CTME, a cui partecipa anche l'ARPAS. Infine, nel marzo scorso viene costituita in Ogliastra un'unità di crisi, con altri componenti, scienziati ed esperti. Dopo la costituzione di tutte queste commissioni ci saremmo aspettati una risposta, maggiore chiarezza e invece nulla di fatto, soltanto relazioni e controrelazioni, relazioni fumose che dicono e non dicono e soprattutto non terminano con una risposta, ma rinviano ad altri accertamenti e ad altri studi.
A tutto ciò si aggiungono alcuni studi, questi forse più importanti di molte commissioni che i politici hanno voluto costituire. Uno di questi studi è quello dei professori Broccia e Cocco; due studi sono stati effettuati dall'Istituto superiore di sanità, a cui si aggiunge quello del professor Annibale Biggeri dell'Università di Firenze. Questi studi arrivano alle medesime conclusioni affermando che non ci sono dati che possano preoccupare e che non c'è nessun motivo per allarmare le popolazioni. Ma c'è anche un'altra verità: nessuno di questi studi, bisogna dirlo, è potuto andare sino in fondo per un semplice motivo: mancanza di fondi. Anche l'allora Direttore generale della ASL di Cagliari, Gino Gumirato, autorizzò un'indagine che stava arrivando finalmente a fare chiarezza, ma che dopo due anni fu interrotta per il solito motivo: mancanza di fondi. In ultimo c'è il monitoraggio compiuto dall'ARPAS, diffuso poche settimane fa, ma anche questo ahimè non citato. Leggo le conclusioni testualmente: "Sulla base di questi dati attualmente non è possibile individuare con certezza un legame tra lo stato dei luoghi e le attività militari che vi si svolgono". Poi procede segnalando tutta una serie di concentrazioni di elementi inorganici che sono dovute a caratteristiche particolari di quel territorio.
Ma dobbiamo citare anche un'altra indagine, quella che ha fatto più scalpore per le gravi informazioni divulgate, veramente allarmanti, che hanno riacceso la solita campagna mediatica e hanno attirato anche l'attenzione della magistratura, che speriamo vada fino in fondo e almeno lei ci dica una parola definitiva su questo tema. Si tratta di un'indagine condotta da due veterinari delle ASL di Cagliari e Lanusei. Ebbene, questo studio è stato definito da tutti gli esperti privo di qualsiasi credibilità scientifica. Il dottor Onnis, presidente della commissione tecnica, ha dichiarato molto chiaramente nella sua relazione conclusiva che questo studio non può essere preso in considerazione se non affiancato da un'indagine epidemiologica adeguata.
In definitiva alla richiesta di avere una risposta sul loro futuro quei cittadini non hanno ricevuto risposta, anzi da chi doveva fare luce hanno avuto ombre, incertezze e rinvii. Intanto l'intero territorio si sente sotto tiro, sotto attacco quasi fosse lui il colpevole di tutto ciò. E siccome certi temi fanno presa sull'opinione pubblica, allora tutti si sentono autorizzati a lanciare sentenze le più temerarie possibili, così si acquistano più spazi sugli organi di stampa. Chi ha visitato Villaputzu e Perdasdefogu sa qual è il clima in questi paesi. Io ho partecipato a numerose assemblee, alle quali non erano presenti semplici gruppi di persone, bensì un'intera comunità che ripete da sempre la solita richiesta: conoscere la verità. Inviterei il mondo della politica ad andare in quei territori e a parlare con chi vive in quei paesi; si farebbero sicuramente meno errori e si rilascerebbero meno dichiarazioni. Intanto, dopo i provvedimenti di sgombero del bestiame dalle aree del poligono, il blocco totale delle vendite dei prodotti agricoli e il calo delle prenotazioni nei villaggi turistici il clima si è surriscaldato, le manifestazioni si sono moltiplicate e a Villaputzu sono state bruciate tre autovetture della Vitrociset.
Ecco perché ho voluto promuovere la discussione di questa mozione urgente e ringrazio chi l'ha voluta firmare. Credo cioè che dobbiamo una risposta a quei cittadini, che ci sia bisogno di maggiore attenzione. Di fronte a uno Stato che latita, e in cui ormai la gente ha perso fiducia, non servono proclami o dichiarazioni, serve un'azione coordinata e responsabile di questo Consiglio, che ringrazio nella sua interezza per la sensibilità e l'attenzione dimostrate, ma serve anche un'azione incisiva della Giunta regionale. Il Presidente Cappellacci ha incontrato le popolazioni interessate, sono stati stanziati dei fondi, e questo lo reputo un fatto assolutamente positivo, ma con questa mozione noi chiediamo alla Giunta regionale di seguire con continuità la situazione, facendo un'attenta verifica di tutto ciò che è possibile fare, di concordarlo con gli enti locali di quel territorio, che sono i primi a vivere quel dramma. E' necessario, inoltre, chiedere al Governo nazionale l'applicazione della legge numero 104 del 1990, con l'erogazione dei fondi previsti per il ristoro dei comuni interessati da servitù militari. Tali fondi non vengono erogati oramai da diversi anni, e anche questa è una vergogna. Dalle informazioni che ho si tratterebbe di circa 16 milioni di euro, denari che sarebbero utili anche per portare a termine le ricerche e dare una risposta a quei territori.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 237/A ha facoltà di illustrarla.
BRUNO (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, il decreto dell'Assessore regionale della sanità numero 26 del 17 maggio 2011 ha disposto la costituzione di una Commissione per l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree della regione interessate da attività militari attive o dismesse e la pianificazione delle opportune analisi di approfondimento. Tale commissione è presieduta dall'Assessore della sanità e composta dal Direttore del servizio dell'Assessorato competente per materia, dal coordinatore dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale e dai direttori generali delle ASL numero 8, 5, 4 e 2. La commissione è affiancata da un comitato scientifico di supervisione delle attività, composto da un rappresentante dell'Istituto superiore di sanità, da un rappresentante dell'Associazione Italiana dei Registri Tumori e da un rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze. A quest'ultimo è conferito l'incarico di assicurare il coordinamento del comitato scientifico.
Il citato decreto dell'Assessore della sanità della Regione Sardegna è in palese contraddizione con gli orientamenti emersi nel corso dell'inchiesta svolta dalla Commissione parlamentare, nonché con gli orientamenti espressi nelle mozioni approvate dal Senato nella seduta del 19 gennaio 2011. E' chiaro che l'approvazione di un atto di indirizzo rivolto al Governo non costituisce vincolo di carattere giuridico per la Regione, ma è altrettanto evidente che le soluzioni proposte dalla Regione non tengono neanche conto della valenza politica di una mozione approvata all'unanimità dal Senato, né dei lavori di questa Commissione, ignorano il dibattito finora svoltosi e la possibilità di dare una base scientifica, tecnica e strumentale adeguata a un'indagine epidemiologica impegnativa come quella sul Salto di Quirra, che potrebbe poi estendersi agli altri siti militari della Sardegna. Ciò in primo luogo per quel che riguarda l'oggetto delle attività di ricerca, dato che la mozione, primo firmatario il senatore Scanu, approvata all'unanimità dal Senato, faceva riferimento all'avvio di un'indagine sanitaria ed epidemiologica tendente ad accertare natura entità, incidenza e prevalenza delle patologie tumorali e malformative e della mortalità, individuandone le determinanti causali, cosa ben diversa da ciò che fa la Regione, cioè dall'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree della regione interessate da servitù militari, come recita nelle premesse il decreto dell'assessore Liori.
D'altra parte, a questo proposito anche la Commissione, valutando la situazione del Poligono del Salto di Quirra, aveva convenuto con il dottor Onnis sulla necessità di passare da studi epidemiologici di carattere descrittivo, pur apprezzabili, all'avvio di una riflessione per lo svolgimento di un'indagine epidemiologica ad hoc sulle aree militari dell'Isola. L'approccio del decreto appare estremamente riduttivo, discutibile sul piano scientifico, perché aggira il problema di un'indagine a carattere sistematico, dando per acquisiti i risultati di precedenti indagini, senza prevedere neanche procedure di validazione. Anche l'estensione dell'indagine dall'area del Salto di Quirra a tutte le aree della Sardegna interessate da attività militari, in sé condivisibile, dovrebbe essere meglio specificata con una precisa indicazione, che si rende necessaria anche alla luce della necessità di integrare l'indagine ambientale da poco conclusa con quella sanitaria ed epidemiologica.
E' poi sorprendente la decisione di assegnare al Dipartimento di statistica di Firenze il coordinamento del comitato scientifico. Si ricorda in proposito che la mozione appena citata, approvata dal Senato, prevedeva un impegno del Governo a concorrere all'effettuazione della predetta indagine, nel rispetto delle competenze della Regione, anche attraverso l'affidamento all'Istituto superiore di sanità, impegnando le competenze specifiche esistenti in ambito nazionale e coinvolgendo tra gli altri la Regione Sardegna, nonché le competenze maturate nell'ambito dell'attività di monitoraggio ambientale, al fine di pervenire alla stesura di un rapporto sulla condizione sanitaria del territorio.
La composizione della commissione presieduta dall'Assessore della sanità appare invece ispirata a un criterio asfitticamente localistico che, fermo restando l'apprezzamento per la competenza e le indiscusse capacità professionali delle persone chiamate a farne parte, nulla ha a che fare con una visione dell'autonomia che vede nella Regione il centro promotore dell'attività di ricerca, in grado di avvalersi delle migliori competenze per conseguire gli obiettivi determinati in sede politica. La composizione del comitato scientifico, oltre a essere chiaramente squilibrata, attribuisce una funzione di coordinamento in modo del tutto improprio al Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze. E' appena il caso di notare che l'Istituto superiore di sanità viene ridotto a svolgere un ruolo di comprimario, in contrasto con l'indicazione dell'atto di indirizzo votato dal Senato, che ne faceva invece il referente principale dei profili tecnico-scientifici dell'inchiesta. Ciò confligge anche con gli impegni già assunti dall'assessore Liori nel corso dell'incontro con una delegazione della commissione, in visita nell'isola il 30 marzo del 2011. In tale occasione l'assessore Liori dichiarò di considerare con favore la possibilità di una gestione coordinata tra l'Istituto superiore di sanità e la Regione, nel rispetto delle reciproche competenze, per quanto riguarda la conduzione di un'indagine epidemiologica a carattere sistematico relativa all'area del poligono del Salto di Quirra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Porcu.
PORCU (P.D.). Presidente, credo che abbiano fatto molto bene gli onorevoli Sabatini e Bruno a portare in Aula questo argomento. Chiarisco di aver firmato la mozione perché condivido lo spirito con il quale il collega Sabatini l'ha presentata, cioè quello di distinguere due aspetti: uno ambientale e uno politico che riguarda il riequilibrio delle servitù militari, una grande battaglia che è totalmente assente dal programma di questa Giunta. Anche oggi c'è un grande assente in quest'Aula, il presidente Cappellacci, che nella discussione di questi argomenti, che riguardano dei territori non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista politico e dei rapporti con lo Stato, farebbe bene a essere presente.
Io credo che chi come me, non da oggi, ritiene indispensabile e improcrastinabile un riequilibrio forte, fortissimo della presenza dei poligoni militari in Sardegna, cioè dei centri addestrativi dove in maniera sistematica si fanno esplodere bombe in tempo di pace e che sottraggono porzioni di territorio a modelli di sviluppo diversi da quelli legati alla presenza militare, non possa non vedere con preoccupazione il fatto che si diffondono allarmismi in maniera non documentata, radicalizzando le posizioni e paradossalmente, a mio avviso, provocando una reazione contraria. Gli allarmismi, le strumentalizzazioni, le affermazioni del tipo "tutto è inquinato", "c'è uranio impoverito dappertutto" (il che non è dimostrato, come riporta in maniera chiarissima anche la relazione presentata di recente dalla Commissione tecnica di caratterizzazione ambientale, presieduta da Antonio Onnis) impauriscono e costringono a una reazione contraria che paradossalmente, anziché riequilibrare la presenza dei poligoni militari in Sardegna, rischia addirittura di proteggerla e rafforzarla, perché si crea confusione, allarmismo e non è più chiaro che cosa stia succedendo.
Credo che i due temi vadano portati avanti insieme. C'è un grande tema politico che è sparito dall'agenda di governo di questa Giunta e di questa maggioranza, che è il riequilibrio della presenza dei poligoni militari, con la previsione per le popolazioni interessate di un modello di sviluppo alternativo che va sostanziato. Io ho presentato un emendamento al collegato alla finanziaria, che spero, se si farà un ordine del giorno, il collega Sabatini voglia riprendere, che prevede l'affidamento a soggetto terzo, attraverso un bando, di un'analisi socioeconomica (come quella che abbiamo promosso per i costi dell'insularità) che dica una parola chiara sul grave costo socioeconomico della presenza dei poligoni militari in Sardegna, che specifichi costi e benefici in maniera oggettiva e serena, di modo che quel dato certo, e non dati allarmistici, sia portato al tavolo del Governo per una rivendicazione di cui si deve tener conto nell'ottica della realizzazione del federalismo fiscale. Ecco perché ritenevo importante oggi la presenza del presidente Cappellacci.
Ma l'esigenza di un'analisi socioeconomica non può essere mischiata con la necessità di fare chiarezza sui dati importantissimi che riguardano la salute dei cittadini. Credo che a questo riguardo vada fatta chiarezza, senza però creare allarmismo. Ci deve essere un'assunzione di responsabilità a tutti i livelli perché siano date informazioni scientifiche certe su quella che è l'effettiva situazione del poligono di Quirra. Una cosa è certa: nell'area di questo poligono ci sono zone altamente inquinate, lo dice anche la Commissione tecnica di esperti del Progetto di caratterizzazione ambientale, ma quell'inquinamento deriva in piccola parte dall'attività del poligono e in larga parte dalla caratterizzazione litologica di quelle zone e dall'attività mineraria in esse praticata. C'è infatti presenza di arsenico e cadmio in zone ben localizzate. Ciò che dovremmo fare subito nelle aree dove è certo che vi sia un inquinamento localizzato (e va detto che è localizzato e non generale, che cioè non riguarda i 30 o 27 mila ettari dell'intera area addestrativa) è avviare subito le bonifiche. Questo è un messaggio importante.
Su questo tema occorre certamente fare chiarezza, ma fare chiarezza significa anche dire da subito che i dati, compresi quelli risultanti dall'ultima analisi scientifica, non confermano le ipotesi, anzi dicono in maniera chiara che non è stata trovata traccia di uranio impoverito in quella zona. Se faremo questo con onestà intellettuale, se chiariremo, in maniera mirata e non generalizzata, dove c'è inquinamento effettivo, registrato e misurabile, dovuto all'attività mineraria o alla presenza del poligono, se faremo un'indagine epidemiologica seria, evitando gli allarmismi quando le correlazioni non sono provate, faremo qualcosa di utile non per il mantenimento delle basi e dei poligoni militari, ma per il loro progressivo smantellamento, perché credo che la paura generata dall'allarmismo quando viene diffusa in maniera spropositata provochi necessariamente una reazione che non facilita quel lavoro pacato necessario per portare avanti un percorso di progressiva dismissione delle basi militari.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue PORCU.) C'è un grande vuoto politico in questa discussione, per questo sono contrario a questo tipo di campagna mediatica, che credo non sia utile neanche per chi, come me, ritiene che quelle zone di addestramento così lontane dalla vocazione turistica, ambientale, culturale e identitaria della Sardegna, vadano smantellate. Ecco, chi crede che quel modello vada smantellato nel più breve tempo possibile si preoccupa quando di una tale materia si impossessano i mezzi di informazione (dal loro punto di vista legittimamente, perché vogliono fare notizia) senza che ci sia una presenza autorevole, forte, chiara delle istituzioni.
Oggi io denuncio un vuoto - e spero che l'Assessore della sanità sia d'accordo con me - sul piano epidemiologico, delle ricerche e delle analisi che rimandiamo da troppo tempo senza arrivare mai a una conclusione, e un vuoto politico per quanto riguarda la posizione della Giunta regionale e della maggioranza che guida la Sardegna in materia di riequilibrio complessivo della presenza dei poligoni militari in Sardegna. Quindi c'è un doppio vuoto ed è anche questo che sta alimentando questa confessione.
Credo che nel dibattito di oggi dobbiamo tenere presenti questi due aspetti, ricordando a quest'Aula, compresi i colleghi che provengono da quelle zone, che la materia oggi in discussione non riguarda solo Villaputzu e Perdasdefogu e le rispettive comunità, ma riguarda la Sardegna tutta. E' un problema dei sardi, è un problema che attiene ai modelli di sviluppo, ai rapporti con lo Stato, alla capacità di prevenire o anche guidare queste attività così estranee alle tradizioni e alle vocazioni della Sardegna, ma che vengono praticate e pertanto vanno monitorate.
Spero che il dibattito odierno ci veda uniti innanzitutto nell'affrontare uno dei problemi posti dalla mozione, quello di fare chiarezza, ma anche nel chiedere che la Giunta regionale in materia di presenza dei poligoni militari prenda finalmente una posizione di fronte al Governo e alle Commissioni parlamentari e che le cose che si possono fare subito, per esempio la bonifica di alcuni siti, siano avviate senza indugio.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Signor Presidente, vorrei dare una risposta al collega Sabatini sul fatto che non sono state trovate nanoparticelle. Voglio precisare che le nanoparticelle vengono prodotte dall'uranio impoverito ad alta combustione, quindi ad alte temperature, per cui ovviamente si trovano se l'indagine viene fatta subito dopo le esplosioni. Primo discorso. C'è anche altro da cercare, come i propellenti solidi, il fosforo bianco, l'inquinamento elettromagnetico, però pare che sia tutta campagna pubblicitaria! La mia preoccupazione è che questa classe politica sarda continui a essere succube o complice dello Stato italiano o forse entrambe le cose. E' veramente incredibile e i due discorsi che hanno preceduto il mio mi hanno stimolato alla lettura di una sintesi del giudizio sui sardi espresso da un agente della CIA negli anni della guerra fredda: "L'Italia è una mega portaerei che si affaccia sul Mediterraneo, si sporge a est e sbircia sul Medio Oriente. All'interno di questa mega portaerei c'è la Sardegna, fa parte della portaerei, ma non ha quel fastidioso problema della gente e delle città: una sorta di ponte libero. Ettari ed ettari non cari, quasi spopolati o comunque abitati da gente, i sardi, tenaci e coriacei ma, come risaputo, incapaci di costituire movimenti collettivi o iniziative comuni. L'isola è povera e per questo facilmente comprabile con qualche centinaio di posti di lavoro nelle basi militari da offrire come mangime a qualche confacente politico nazionale e regionale". La dice tutta, siamo in perfetta sintonia visto il tenore degli interventi!
Ben sappiamo che non è compito della Regione sarda pagare i danni prodotti dallo Stato italiano in casa nostra; noi chiediamo che la politica sarda si costituisca parte civile contro lo Stato per i suoi interessi finanziari dentro i poligoni e fuori dai poligoni. La Regione Sardegna, i consigli provinciali e i comuni devono essere parte attiva nella difesa dei diritti dei sardi a una vita migliore, a una buona salute e al benessere economico. La magistratura sta conducendo con la Procura di Lanusei un'inchiesta su Quirra, arrivando persino a imporre l'allontanamento dei pastori e degli allevatori, nel senso che se uno ha i ladri in casa è il padrone di casa che deve andar via, ma il ladro deve restare! Tutto ciò nel silenzio di questo Consiglio regionale che, nella votazione dell'ordine del giorno del 10 marzo scorso per la chiusura immediata del poligono, si è espresso con 22 voti a favore e 22 contro. Qualcuno ha anche abbandonato l'aula, se non sbaglio proprio il collega Sabatini; potrei sbagliarmi, però qualcuno è uscito. Ciò significa che la politica sarda rinuncia a fare la sua parte e non ha senso stanziare soldi per zittire i sardi e promuovere ennesime indagini sanitarie inutili, sostituendoci allo Stato.
A proposito dei fondi stanziati vorrei ricordare che, grazie al parlamentare Bulgarelli - che, caso strano, non è sardo -, con la finanziaria 2007 dello Stato furono stanziati 25 milioni di euro per tre anni per interventi di bonifica ambientale e sanitaria di tutte le aree, sia dismesse che attive, dove esistono i poligoni di tiro. In considerazione dell'alta concentrazione delle aree adibite a tale uso, l'emendamento interessava in primo luogo la Sardegna e in quell'occasione per la prima volta si sancì un principio importante, cioè che le risorse finanziarie assegnate al comparto della difesa possono essere destinate al recupero del territorio, nella prospettiva del suo pieno godimento da parte della popolazione. Poco si sa sulla fine di quei fondi stanziati dallo Stato, e questo è avvenuto dopo le battaglie dei pescatori di Teulada. Pare che una parte sia stata dirottata verso la bonifica dell'Arsenale di La Spezia, poi non è certo ma un'altra quota forse è stata utilizzata in "soccorso" dei problemi legati all'ICI. Dico "pare" perché la Regione sarda non si è preoccupata di rivendicare questi fondi, così come non si è preoccupata di conoscerne il destino. Dov'erano i nostri politici in quel periodo?
Inoltre, con il decreto del Ministero della difesa del 28 aprile 2008 sulla istituzione del Comitato territoriale di indirizzo, quindi sempre per l'espletamento del monitoraggio ambientale e sanitario sulle aree adiacenti a Quirra, lo Stato stanziava 2 milioni e mezzo di euro per un accertamento sanitario che è svanito nel nulla e che oggi la Regione Sardegna ripropone a proprie spese. E' sempre colpa nostra, dobbiamo sempre sostituirci allo Stato. Non ci basta la vertenza entrate ancora aperta, non ci basta lo scippo dei fondi FAS di cui tanto parliamo, non ci bastano i debiti che lo Stato ha nei nostri confronti e anzi gli facciamo qualche regalia! Di certo sappiamo che il piano di caratterizzazione sarebbe stato fatto dal Ministero della difesa, nominandosi controllore e controllato nello stesso tempo, nella totale mancanza di trasparenza e di credibilità e con la misteriosa uscita di scena del Ministero dell'ambiente, perché questo inizialmente c'era, poi è sparito. Oggi gli stanziamenti della Regione Sardegna paradossalmente servono per zittire i nostri poveri pastori e per le nuove indagini; indagini che non servono. Questo è il test dell'ennesimo rifiuto della Regione Sardegna alla propria autonomia e alla sua sovranità, di cui tanto si parla, a sproposito, qua dentro. Dovremmo smetterla di usare il termine sovranità per fare bella figura, cerchiamo di dare un senso alle parole!
La Regione Sardegna deve spiegare in Aula il motivo per cui propone nuove indagini senza minimamente considerare quella conclusa. Bene farebbe, prima di stanziare altri fondi, a relazionare sull'indagine appena compiuta. Vorrei chiedere tra l'altro all'assessore Liori se è a conoscenza del tipo di indagine scientifica che è ancora in corso sugli animali e che riguarda il prelievo midollare che dovrebbe essere praticato nel corso della macellazione. Questo è un test scientifico che ci consentirebbe di rilevare il cosiddetto danno potenziale. Assessore, lei è anche medico e vorremmo conoscere il suo parere sull'elevata incidenza dei tumori a Villaputzu, otto volte superiore rispetto a Muravera, centro contiguo e assai simile per concentrazione demografica.
Ancora oggi, quando si parla di poligoni militari, la risposta è sempre la stessa: "Ci vuole un'altra indagine, un'indagine epidemiologica, un'indagine scientifica", che andrebbe a sommarsi alle numerose indagini svolte in precedenza e che non sono servite a nulla. Qui c'è la volontà di non cambiare le cose; questa è anche la difesa d'ufficio dello Stato italiano fatta negli interventi precedenti.
Così come la magistratura agisce secondo le sue competenze e le sue funzioni, oggi si chiede alla politica di fare la sua parte. E' dovere della Regione, delle province e dei comuni interessati costituirsi parte civile contro lo Stato e quindi imporre la sospensione delle esercitazioni militari. E questo, collega Sabatini, in virtù della norma di precauzione che è prevista dal diritto internazionale proprio sul tema dell'ambiente e che afferma che ove ci siano minacce di danno serio e irreversibile l'assenza di certezze scientifiche non deve essere usata come ragione per impedire che si adottino misure di prevenzione della degradazione ambientale. La Regione Sardegna deve verificare il piano di caratterizzazione fatto dalla Difesa con il coinvolgimento dell'ARPAS. Tutti tacciono, ma c'è da chiedersi che cosa ne è stato dell'indagine epidemiologica conclusa su Quirra e dintorni. Lo ribadisco perché vorrei che su questo si relazionasse in Aula.
Per quanto riguarda l'indagine ancora in corso sugli animali da parte della ASL ho visto che sono stati criminalizzati quei poveri veterinari che, da bravi sardi e da bravi studiosi, hanno rilevato per caso danni anche ai proprietari degli animali su cui esercitavano i loro studi. Per questo sono stati criminalizzati, anzi devono sparire dalla scena!
La proposta che si fa è che la Regione sarda, con le province e i comuni, apra una vertenza con lo Stato in quanto responsabile dei danni al fine di: imporre la sospensione delle esercitazioni militari in base al principio di precauzione; quantificare i danni e risarcire i pastori e le collettività per le ripercussioni sulla salute, sull'economia locale e sulla stessa immagine del luogo; promuovere un monitoraggio serio e trasparente, con la partecipazione di esperti riconosciuti della società civile (questo deve essere fatto a poligono chiuso); avviare i lavori di bonifica e rinaturalizzazione del territorio, mare compreso, con il coinvolgimento delle imprese sarde.
PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA (Riformatori Sardi). Signor Presidente, se dovessimo studiare il caso di Quirra credo che avremmo davanti un esempio interessante di come si crea e si alimenta una psicosi collettiva che si traduce nella devastazione di un territorio che di essere devastato non aveva certo bisogno.
Dico subito, onorevole Zuncheddu, che in tutto questo di sicuro non ha aiutato in questi anni la reticenza, l'atteggiamento omertoso del Ministero della difesa e delle strutture militari, che si sono comportati sempre come se avessero qualcosa da nascondere. Questo ha condizionato tutta la vicenda, perché ha alimentato il sospetto che effettivamente avvenisse dentro quel poligono qualcosa di grave e pericoloso per la popolazione. A tutt'oggi non sappiamo se è o non è così, perché il Ministero della difesa ha commissionato nel corso degli anni diverse indagini della cui attendibilità ancora si dubita. E' altrettanto vero, però, che da anni assistiamo a una specie di bombardamento mediatico, che poi è sfociato anche in un irresponsabile, a mio avviso, eccesso di protagonismo da parte di alcuni dipendenti della ASL di Lanusei che, di loro iniziativa, hanno divulgato una relazione che riguardava un'area estremamente circoscritta di territorio e con scarsissima densità di popolazione (credo che ci abitassero due famiglie). Su questo fatto è stato costruito un castello di congetture che ha portato alla situazione attuale.
Bisogna dire che la politica ha messo molto del suo perché questa situazione si alimentasse. L'atteggiamento ideologico che è stato tenuto, e che è rimbalzato e sta rimbalzando anche nel dibattito di oggi, ha contribuito ad aggravare quello che poi si è verificato. Io stesso ho partecipato a diversi incontri tenutisi nella zona; in particolare in un incontro promosso dalle amministrazioni comunali locali, l'Assessore all'ambiente della Provincia di Cagliari ha svolto un intervento durissimo - mi riferisco ad alcuni mesi fa -, il cui unico motivo conduttore era la chiusura della base di Quirra. Questo ragionamento prescindeva da qualsiasi altra valutazione, non teneva minimamente in considerazione la necessità di affrontare il problema con la dovuta prudenza, di attendere che venissero fatte valutazioni adeguate. Dopo di che si è aperto l'argine che sappiamo e la conseguenza è che i prodotti agricoli della zona non sono commercializzati, il latte degli allevamenti della zona viene rifiutato dai caseifici, pur essendo assolutamente perfetto in quanto viene analizzato regolarmente. I caseifici, che sono strutture private, quindi operano come imprenditori privati, rifiutano centinaia di litri di latte semplicemente perché proviene da quella zona. Come ha detto l'onorevole Sabatini, sono inoltre crollate le prenotazioni nelle strutture ricettive. Alla fine della fiera un territorio già poverissimo subisce il danno di quella che ad oggi sembra essere semplicemente una psicosi collettiva.
La magistratura chiude l'area e impedisce persino l'accesso agli addetti della ASL numero 8, che sta eseguendo i campionamenti per capire che cosa c'è e che cosa non c'è in quella zona, se è vero che gli animali si alimentano e si abbeverano in luoghi che possono essere pericolosi per la salute della popolazione. Tutto questo contribuisce ad alimentare ulteriormente un quadro di psicosi e di incertezza. Credo che noi dovremmo trarre qualche insegnamento da questa vicenda e imparare che quando si parla dell'economia dei territori, quando si parla della vita delle persone bisogna adottare il massimo della cautela per quanto riguarda la verifica dei fattori di rischio, ma anche le ricadute che un impatto comunicativo sbagliato può avere sull'economia. E questo naturalmente non vale soltanto per quella zona del Sarrabus e dell'Ogliastra, ma vale per tutto il territorio della Sardegna.
Badate, per la piccola parte che ho potuto fare, io sono stato tra quelli che hanno combattuto la battaglia contro le servitù militari e il demanio militare, perché ritengo che questa piaga, che per la Sardegna è rappresentata dall'occupazione di porzioni enormi di territorio della Sardegna per un uso anacronistico, quello della difesa nazionale in un contesto mondiale in cui la difesa non si fa più nel modo in cui la si faceva cinquant'anni fa, debba essere eliminata. Si è iniziato a operare in tal senso, ma ritengo anche che sia un errore affrontare il problema soltanto dal punto di vista ideologico.
Penso che il Poligono di Quirra, fatte tutte le verifiche che devono essere fatte, accertata l'assenza di condizioni di pericolo (la magistratura farà a questo punto il suo dovere, così come lo deve fare la Regione per rassicurare la popolazione, per cancellare qualsiasi ombra di dubbio, per cercare di mettere riparo al danno che si è fatto) possa comunque rappresentare oggi per quella zona e per l'intera Sardegna una risorsa importante. La riconversione dell'utilizzo del poligono a fini civili può essere per la Sardegna una straordinaria opportunità, perché al suo interno non si fanno soltanto sperimentazioni di tipo militare, ma anche sperimentazioni di tipo civile, in particolare per quanto riguarda le ricerche meteorologiche e la balistica. Credo che la collaborazione tra il poligono e la Vitrociset, coinvolgendo il CNR e le università sarde, possa rappresentare un modo utile di valorizzare le risorse umane presenti in Sardegna.
Quindi non criminalizziamo situazioni che possono rappresentare un'opportunità, non affrontiamole ideologicamente, ma cerchiamo di parlarne con spirito pratico, stabilendo quei rapporti di collaborazione che possono permettere a tanti giovani sardi di esprimere al meglio le loro capacità e la loro intelligenza. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, signori Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, stiamo discutendo una mozione e un'interpellanza tra le più esplosive, diciamo, per stare in tema militare. Ma il tema credo possa essere ricondotto a due elementi fondamentali: uno politico e uno ambientale. La situazione di cui si è parlato ha sicuramente una valenza politica, ma non esiste solo quella situazione. Negli anni '50, quando lo Stato italiano cominciò a individuare le aree dove collocare gli impianti militari per le esercitazioni, per le sperimentazioni belliche, sicuramente la Sardegna offriva un'area vasta, poco popolata e quindi interessante per la localizzazione di attività che, come abbiamo visto, si sono radicate nella nostra cultura popolare perché di fatto hanno creato sviluppo. Negli anni '50 anche la Regione Sardegna guardava allo sviluppo e all'aiuto da parte dello Stato in termini di benevolenza e accolse quindi queste industrie, chiamiamole così, queste infrastrutture utili alla nazione e rese utili anche alle nostre comunità per via della ricaduta economica.
Vi ricordo che i comuni nei quali insistono le servitù militari beneficiano di un contributo annuale che, con i tempi che corrono, sicuramente rappresenta un argine nell'affrontare tematiche come questa. Sotto il profilo ideologico saremmo indotti a fare a meno delle infrastrutture militari ma, come diceva poc'anzi l'onorevole Cossa, forse non sarebbe male pensare a una loro riconversione a fini civili. E' però un processo difficile perché non garantisce l'occupazione, la rendita vitalizia, dico io, che invece queste infrastrutture oggi garantiscono.
E' un problema sicuramente politico, legato al fatto che nel 2011 abbiamo ancora bisogno di sopportare un gravame così alto di servitù militari per dare risposta anche all'economia della nostra regione. Paghiamo però un prezzo alto, non foss'altro per l'aumento - ormai non lo nasconde più nessuno, anche se mi rendo conto che le analisi attualmente in atto non certificano questo dato di fatto - in queste aree dell'incidenza di neoplasie, linfomi, sclerosi multipla e SLA. Mi domando: nel mio territorio, parlo del Medio Campidano, sarà stato l'abbinamento Capo Frasca-aree minerarie a creare quella miscela esplosiva che ha fatto registrare la più alta percentuale di casi di SLA in Sardegna? Non lo so, certo occorre una risposta scientifica, ma quando sarà possibile averla? Per quanto riguarda la zona di Quirra la Regione ha proposto l'effettuazione di diverse analisi, tramite gli istituti di ricerca, in ambito agricolo e scientifico-sanitario, quindi anche sulle persone e sugli animali, però questo dato è ancora difficile da ottenere, perché probabilmente si scontra con i forti interessi che sono in campo.
Il secondo elemento è quello ambientale. Stiamo parlando di siti di particolare delicatezza. Io non conosco Quirra, ma devo dire che ho avuto la possibilità di visitare l'altopiano di Capo Frasca, dove l'Aeronautica militare affitta, pare anche ad alto prezzo, degli spazi per le esercitazioni di tiro. Del pianoro di Capo Frasca (un pianoro è una sorta di giara, in cui però non vi sono foreste) mi colpì un elemento naturale unico nel suo genere, ovvero una distesa, per centinaia di metri quadri, di palmizi nani, alti appena un metro e mezzo. Un unicum nel suo genere. Guarda caso, tra quei palmizi sono stati trovati resti di razzi e delle munizioni utilizzate che il terreno, essendo roccioso e non sabbioso, faceva schizzare sotto quei bellissimi alberelli. Quella zona veniva praticamente inquinata da frammenti di proiettili militari. Ma la cosa che mi impressionò maggiormente di quel pianoro fu un enorme cerchio - penso ci sia ancora - costituito da grossi massi e pitturato di bianco. Siccome in quella circostanza ero ospite del comandante, chiesi se nei limiti del segreto militare potevo avere una spiegazione al riguardo. Mi fu spiegato che si tratta del cerchio di puntamento e sgancio dell'atomica, che tutti gli eserciti, quindi anche quello italiano, adottano. Chiaramente lo sgancio dell'atomica viene simulato con sistemi di puntamento laser e di comunicazione elettromagnetica tra la terra, gli aerei e le varie torri di controllo. Presumo, quindi, che ci sia anche un inquinamento elettromagnetico. Stando così le cose saranno i nostri posteri a conoscere la verità, se si avrà la forza di tirar fuori i dati scientifici, che a mio avviso stentano a essere divulgati perché sono in campo interessi di grande portata. I poligoni militari venivano affittati alle aeronautiche di tutto il mondo: da quella americana a quella tedesca e a quella svizzera. Gli aerei passavano sopra i tetti delle case e ricordo che da ragazzi ci si divertiva a osservare la scena con i binocoli, cercando di indovinare la nazionalità dei caccia che sorvolavano lo spazio aereo tra il Monte Linas e il Monte Arci, dove due radiofari indicavano il passaggio.
Fatto sta che attualmente i dati di cui disponiamo ci spaventano e preoccupano, anche perché non vengono date risposte. Certo, non bisogna creare allarme, però di fronte a fatti come la morte di militari che lavoravano in queste basi e i feti malformati di animali una risposta ci deve pur essere. Credo che noi siamo chiamati sicuramente a sostenere le popolazioni interessate da questi problemi, però mi sembra l'ultimo atto. Nell'immediatezza bisogna dare da mangiare a chi ha fame, ma non bisogna dirgli: "Abbi pazienza, adesso seminiamo, poi faremo il raccolto e produrremo il pane". E' chiaro che bisogna dare qualcosa, ma spero che non ci si fermi alla mozione che propone il sostegno agli allevatori in difficoltà. Io sono preoccupato, perché se davvero vi sono situazioni di criticità ambientale, tutti gli elementi inquinanti vanno in circolo nel sistema alimentare, anche in quello umano.
Credo, quindi, che l'elemento ambientale sia prioritario e se si riscontrano determinate condizioni le basi militari vanno chiuse, così come ha detto il Sottosegretario alla difesa. Bisogna però fare un'indagine approfondita e in tempi rapidi, perché finito il momento della concitazione si tornerà nell'oblio: i posti di lavoro non si toccano, bisogna fare attenzione e via dicendo. Credo che si debba dare un'accelerata all'indagine scientifica, i cui risultati ci permetteranno di prendere un'importante decisione su questo tema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). E' vero che non dobbiamo criminalizzare nulla, soprattutto noi che siamo chiamati a valutare con attenzione certe questioni e a decidere in merito, ma credo che dovremmo cominciare a preoccuparci seriamente di quello che sta accadendo a Quirra, e non solo lì. Quirra è sicuramente l'esempio più eclatante di un danno conseguente a un'eccessiva presenza militare in Sardegna. Se ci fossimo trovati in un momento socioeconomico diverso da quello che la Sardegna oggi vive, saremmo stati forse più obiettivi, più sereni e anche più tempestivi nel prendere decisioni conseguenti a quello che la situazione che a Quirra si è determinata suggerirebbe. Chi vive in condizioni di sofferenza economica, come quella in cui si trova, ripeto, tutta la Sardegna e maggiormente i territori più poveri, difende con le unghie e con i denti ciò che possiede. Resta il fatto che spetta a chi di dovere assumere posizioni ferme e prendere decisioni di fronte a un danno che comunque è evidente. E' vero che molto deve essere ancora dimostrato, deve essere accertato, però non possiamo prenderci in giro, non possiamo bleffare. Di fronte alla salute dei sardi e al benessere dei nostri territori non possiamo scherzare. Quanto è stato detto e scritto su Quirra non è letteratura noir; ci sono cose vere, dimostrate, di cui forse la letteratura si è occupata in altri tempi, quando nella zona governavano i marchesi di Quirra, ma stiamo parlando di altri momenti della storia. Oggi Quirra è quella che tutti i giorni emerge sulla stampa con la sua tragedia, perché è una tragedia l'allontanamento dei pastori e degli operatori agricoli da questo territorio per una questione di prudenza, di sicurezza e forse di necessità. E' chiaro che chi è costretto a partire non per sua scelta non lo fa con piacere, ma chi deve allontanarsi dai luoghi con cui ha non solo un legame derivante dal lavoro, che è fonte di reddito per sostentare la propria famiglia, ma anche un legame affettivo, lo fa malvolentieri. Questo lo comprendiamo perfettamente, così come comprendiamo la posizione dei rappresentanti di questo territorio, però bisogna essere obiettivi, perché altrimenti sarebbe come se un medico, non riconoscendo lo stato di salute del paziente, bleffasse. Qui non si deve bleffare, almeno a noi non tocca bleffare, ci tocca anzi sollecitare decisioni e prese di posizione che intanto mettano lo Stato italiano di fronte alle sue responsabilità. Credo che la Sardegna abbia subito per troppi anni un peso eccessivo legato alla presenza militare, come è stato sottolineato poc'anzi, che va quindi riequilibrato. E il riequilibrio di questo peso va rapportato a quanto la Sardegna ha dato negli anni; mi limito ai 150 anni dell'unità d'Italia, di cui quest'anno ricorre la celebrazione. Noi ricordiamo i fatti, poi ci sono altri che celebrano l'evento, ma credo che i sardi abbiano poco da celebrare, se non rivendicare di aver dato più di quanto avrebbero dovuto dare e di aver ottenuto finora poco o niente.
La presenza militare in Sardegna è eccessiva e noi, come forza politica, diciamo che siamo contro qualsiasi presenza e forma di militarizzazione nella nostra isola. Noi vorremmo tutte le basi militari fuori dalla Sardegna, perché abbiamo detto - non l'ha detto solo la mia parte politica, ma l'hanno detto in tanti in quest'Aula e fuori di qui - che la Sardegna è terra di pace, di accoglienza e di ospitalità. Poi, però, facciamo poco per sostenere che le basi militari devono andare via e che il territorio della Sardegna deve essere restituito ai pescatori, agli agricoltori, ai pastori, ai sardi tutti, che pretendono di avere il pieno possesso di quello che è un loro bene che oggi, attraverso la presenza militare, viene persino dato in affitto a potenze straniere. Possiamo serenamente equiparare questo fatto a una sorta di "prostituzione" delle nostre bellezze naturali, del nostro paesaggio, del nostro mare, in cambio di risorse che noi, fra l'altro, non abbiamo mai visto.
C'è un effetto psicosi, non v'è dubbio, come quello che si è manifestato in Europa un mese fa per il caso dei cetrioli che ha avuto come conseguenza l'invio al macero di tonnellate e tonnellate di cetrioli, ma anche di agrumi e altri prodotti ortofrutticoli. Se ci fosse un vero effetto psicosi, la conseguenza sarebbe quella di mandare al macero la base militare di Quirra e tutte le altre basi militari, invece l'effetto psicosi qui non scatta, perché c'è una prudenza eccessiva che però ci rende complici di una situazione che non si vuole modificare. Lo stesso discorso fu fatto quando la Regione, guidata da Renato Soru, prese posizione contro la presenza dei sommergibili nucleari a La Maddalena. Fra l'altro lì c'era l'assurdo che la base militare stava all'interno di un parco naturale nazionale, appunto l'arcipelago di La Maddalena. Eppure si portava avanti quasi una serena convivenza tra vittime e carnefici all'interno di un'area paesaggistica così preziosa. Anche in quel caso si fece il discorso della perdita di posti di lavoro e quant'altro, ma di fronte alla difesa di certi valori e principi non c'è discorso che tenga. E' chiaro che l'eliminazione di una base militare comporta impegno e determinazione per difendere l'occupazione e il lavoro. Ricordo, ancora una volta, che nel territorio di Alghero, esattamente nella base di Poglina, sono ancora vergognosamente presenti le strutture che sono servite per addestrare le truppe della formazione Gladio. Queste strutture continuano a esistere, con buona pace di tutti, perché garantiscono ancora degli stipendi. E' una cosa intollerabile!
Credo che sia arrivato il momento, da parte del Consiglio regionale e di tute le istituzioni sarde, di dire la parola fine. Il discorso di Quirra va in ogni caso affrontato, ma non nei termini in cui è stato posto in questa sede oggi. Dobbiamo incominciare a rivendicare, attraverso la nostra piena sovranità, che le presenze militari siano stabilite dalle istituzioni sarde e dai sardi e non imposte da un Governo nazionale che si ricorda della Sardegna solo quando la deve occupare per i propri interessi e per utilizzi impropri e dimentica costantemente, come ha dimostrato in questi anni, di rivolgerle le attenzioni che invece le sono sempre dovute.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.
STOCHINO (P.d.L.). Signor Presidente, credo che la mozione Sabatini sul caso Quirra oggi ci consenta di parlare con maggiore disponibilità di tempo di un problema che sta diventando drammatico per l'Ogliastra e per una parte della provincia di Cagliari, che sta determinando danni economici, ma che viene da lontano. Già nel 1999 c'era stata una sorta di inchiesta da parte dei mezzi di informazione pubblica, con la quale ci si proponeva di fare chiarezza su una parte dell'Ogliastra e del Cagliaritano. Purtroppo, ad oggi, e siamo nel 2011, questa chiarezza non è stata fatta, oppure è stata fatta in parte, allora credo sia giusto ribadire quello che prima qualche collega sottolineava, e cioè che noi per primi, come ogliastrini e come sardi, vogliamo sapere se quei 12 mila ettari, circa due terzi dei quali sono ricompresi nei confini territoriali della provincia Ogliastra, e quindi contestualmente nell'ambito della ASL numero 4, mentre un terzo ricade nella provincia di Cagliari, sono fruibili dalle persone, ma anche dagli animali. E' una cosa molto importante, sulla quale spero venga fatta chiarezza al più presto.
Nel contempo debbo elogiare la ASL di Lanusei, ma anche l'Assessore regionale della sanità per averle dato l'incarico di fare delle analisi approfondite; analisi che non erano mai state fatte prima in riferimento agli animali e al territorio. Sicuramente le analisi fatte in precedenza non scendevano nel dettaglio. Ho qui un promemoria del campionamento che la ASL di Lanusei sta facendo, Assessore, anche con grande sforzo da parte dello scarso personale oggi in organico, per cercare di fare chiarezza su una questione che credo tutti i sardi vogliano conoscere con esattezza. Spero che al più presto si possa riuscire a dare una risposta, anche se i campionamenti che già da prima venivano fatti dalla ASL, perché obbligatori, dicevano con chiarezza che il latte e le carni provenienti dagli allevamenti del territorio di Quirra erano a norma e potevano quindi essere commercializzati.
Oggi, purtroppo, la situazione è diventata drammatica anche a causa di una campagna mediatica alquanto sconsiderata - ce lo dobbiamo dire - e alla superficialità della magistratura, su questo condivido in pieno le parole utilizzate dall'onorevole Gian Valerio Sanna nel dibattito svolto due settimane fa. Credo anch'io che la magistratura abbia il diritto-dovere di fare le indagini che ritiene, però le deve fare nei modi dovuti e anche nei termini dovuti, perché non è possibile che in assenza di dati certi siano state pubblicate sulle prime pagine dei giornali notizie false e tendenziose che hanno creato gravi danni all'immagine dell'Ogliastra e del Sarrabus; danni economici che purtroppo non possiamo neanche quantificare. Tant'è che la Giunta e il Consiglio regionale hanno stanziato 2 milioni di euro per risarcire questi territori, ma credo che questo sia veramente poco se pensiamo anche alle numerose prenotazioni disdette in gran parte degli agriturismi e in alcune strutture ricettive. Mi riferisco per esempio all'albergo "Il Castello", ma anche ad altre strutture ricettive situate nella fascia costiera del territorio di Tertenia, che purtroppo hanno dovuto registrare un ulteriore calo delle presenze turistiche (già scarse a causa del caro traghetti) dovuto alla "sindrome di Quirra", come l'ha definita qualcuno, io direi alla sciagura di Quirra.
Io veramente rivolgo un invito da questi banchi del Consiglio regionale alla magistratura, perché quando si fa il proprio dovere, così come lo facciamo noi, si deve operare nel migliore dei modi e soprattutto su questioni così importanti le informazioni devono essere divulgate dopo che si sono trovate le prove di ciò che si sostiene.
Mi chiedo cos'altro possiamo fare, come Consiglio regionale, oltre a quello che abbiamo già fatto. Sicuramente quello che i firmatari della mozione hanno scritto nel dispositivo è importante. Al primo punto, per esempio, si impegna la Giunta a garantire adeguati stanziamenti al fine di far fronte alle difficoltà socioeconomiche dei territori interessati. Ma mi chiedo: il danno causato è quantificabile? Onorevole Sabatini, siamo in grado di quantificare il danno che queste popolazioni hanno subito? Credo di no, ed è un danno i cui effetti non si faranno sentire solamente nel corso di quest'anno e in questa stagione turistica, ma si ripercuoteranno su quel territorio per lungo tempo.
Assessore Liori, il grido d'allarme che la Sardegna sta emettendo deve essere trasferito al Governo nazionale, perché è certamente importante che le risorse vengano anticipate dalla Regione Sardegna, ma credo sia ancora più importante che lo Stato si faccia carico di una situazione che è drammatica. Il Ministero della difesa e il Ministero della sanità devono essere coinvolti in questa tematica, ma credo che debba essere coinvolto anche il Ministero del turismo, perché una volta appurata - ne sono certo - la genuinità dei prodotti di Quirra, possa essere rilanciato un territorio che, come ho detto un'altra volta, veniva definito da tutti la "terra dei centenari". Anche su questo voglio fare una riflessione: ci sono stati pastori di Arzana che per anni, qualcuno per l'intera vita, nelle terre di Quirra hanno portato al pascolo il bestiame, poi preso in carico dai figli, e qualcuno di loro è addirittura arrivato all'età di 102 anni. Mi chiedo: ma è possibile che persone che sono state per così tanto tempo a contatto con quei territori abbiano potuto vivere così a lungo se c'era qualcosa di anormale? Io qualche dubbio su questo me lo pongo.
Quindi credo che sia importante continuare a dibattere su questa tematica, ma noi politici dobbiamo per primi abbassare i toni e invitare i cittadini e i mezzi di informazione a parlare solamente quando esistono delle prove. Mi auguro che la Regione e lo Stato possano al più presto rilanciare l'Ogliastra e il Sarrabus come territori in cui si può trascorrere una piacevole vacanza e acquistare in sicurezza i prodotti locali, che sono veramente buoni e genuini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, spero anch'io che le carni dell'Ogliastra siano genuine e buonissime e che il turismo si riprenda, però credo che non sia questo l'oggetto del dibattito oggi. Peraltro stiamo assistendo a un calo del turismo in maniera generalizzata in Sardegna; si parla di un 25-30 per cento in meno di arrivi nei porti della Sardegna. Così come non dipende dalle indagini della magistratura o dal tribunale di Lanusei se l'aeroporto di Tortolì è ancora chiuso. Anche questo credo che non aiuti il turismo in quest'area della Sardegna.
Siamo qui a chiederci se ci sia un problema di salute pubblica e se ci sia un problema di servitù militari; per me non si tratta di argomenti disgiunti. C'è un problema di salute pubblica? Credo che ci sia con tutta evidenza un problema di salute pubblica ed è altrettanto evidente che è difficile accertarlo nella maniera dovuta e mettere in relazione questo problema con dei fenomeni che comunque accadono in quei territori. E' difficile accertarlo perché nelle zone occupate dai militari l'accesso non è facilissimo: normalmente ci sono delle reti, dei fili spinati, dei cartelli gialli di divieto. Nelle zone occupate dai militari, per quello che mi risulta, non vige la legge numero 626 sulla sicurezza nel lavoro e non è facile entrarvi per eseguire delle analisi. Ci sono voluti degli anni, si sono dovute fare delle lotte perché ciò potesse accadere, per cui se oggi parliamo di un comitato misto paritetico che ha avviato delle attività e di un comitato di indirizzo territoriale per il monitoraggio ambientale, di cui fanno parte il dottor Onnis, l'ingegner Codonesu e altri, non è perché sia tutto scontato, ma perché ci sono volute delle commissioni parlamentari d'inchiesta, si sono dovute presentare delle relazioni al Presidente della Repubblica, si è dovuta fare una battaglia - a cui anch'io ho partecipato - per chiedere finalmente di poter accedere a certe zone per eseguire delle analisi e fare delle verifiche. Altrimenti parliamo delle nuvole in cielo, ma non facciamo le verifiche!
Oggi parliamo di risultati raggiunti e vorrei mettere a punto le date. Febbraio 2008: conclusione del lavoro della Commissione ministeriale d'inchiesta e presentazione al Presidente della Repubblica di una relazione in cui si chiede che finalmente vengano fatte delle analisi ambientali e sanitarie. Da febbraio ad aprile 2008 il ministro Parisi ci pensa un po', anche perché deve stabilire come costituire il previsto comitato, e proprio alcuni giorni prima dell'avvicendamento con il Governo Prodi istituisce un comitato che viene chiamato misto, ma in realtà è composto in gran parte da militari; i componenti civili sono il Presidente della Provincia Ogliastra, il Presidente della Provincia di Cagliari, perché è interessato il Comune di Villaputzu, dei responsabili delle ASL, ci sono persino un rappresentante della Commissione per le pari opportunità e un rappresentante del comitato "Gettiamo le basi", ma nessun rappresentante della Regione Sardegna. Si è voluto fino alla fine fare in modo che non ci potesse essere un'interlocuzione di pari livello, in cui la Sardegna fosse rappresentata al suo massimo livello istituzionale. E' importante questo fatto e lo sottolineo perché la legge nazionale che regola le servitù militari, la legge numero 898 del 24 dicembre 1976, è una buona legge che tiene conto delle esigenze della difesa, ma anche delle esigenze dei territori e delle Regioni e quindi della possibilità che le servitù militari siano imposte temporaneamente e compatibilmente con le esigenze socioeconomiche dei luoghi. Questa compatibilità con le esigenze socioeconomiche dei luoghi deve essere di volta in volta valutata e difesa dal Presidente della Regione, che nomina dei rappresentanti nella commissione mista paritetica che ogni anno deve approvare le eventuali attività militari e che può dire una parola definitiva, per quanto riguarda la Regione, sulla compatibilità o meno di una nuova servitù militare o sul prolungamento di una servitù esistente. Per cui, laddove ci fosse la richiesta di una nuova servitù militare il Presidente della Regione può opporsi attraverso la commissione paritetica; il Ministero della difesa, qualora ci fosse un'esigenza fondamentale per la difesa, decreta comunque l'esigenza di quella servitù e ancora una volta il Presidente della Regione può opporsi a un decreto del Ministero della difesa chiedendo che la questione venga affrontata in Consiglio dei Ministri. C'è quindi tutta una serie di pesi e contrappesi e il riconoscimento della doverosa compatibilità sociale ed economica con i territori difesa e rappresentata dal Presidente della Regione.
Nell'aprile del 2008 la presenza della Regione Sardegna, che finalmente ha visto nascere un comitato che avrebbe dovuto avviare i monitoraggi ambientali e sanitari, è stata totalmente cancellata. E' una tecnica che viene adottata per continuare a dividere, per comandare, per fare in modo che vi sia sempre un anello debole. E certamente l'anello debole può essere il comune interessato, laddove sono a rischio dei posti di lavoro, laddove si tiene conto solamente di un'esigenza specifica e non di un'esigenza più ampia. Ricordo che in una riunione del Consiglio dei Ministri il ministro La Russa difese l'allargamento della base di Perdasdefogu con la famosa pista tattica dicendo: "D'altronde i territori lo vogliono", questo perché un sindaco si era espresso a favore, laddove invece l'espressione dell'intera Sardegna era fortemente contraria.
Queste commissioni quindi sono arrivate, seppure in ritardo, in seguito a molte lotte, non sono composte in modo equilibrato e cercano di emarginare il livello istituzionale che è in grado di contrapporsi a loro alla pari. Il comitato ha deciso di far effettuare le ricerche ambientali, sono stati fatti i carotaggi e i risultati sono stati presentati dall'ARPAS qualche settimana fa. Vorrei dire che non era scontato, ci sono voluti decenni per arrivare a questo risultato, che è importante. Quei carotaggi sono a disposizione di chiunque e per lungo tempo per poter eseguire delle analisi nel migliore dei modi. Analisi che l'ARPAS ha già avviato e i cui primi risultati dicono cose che ci si poteva aspettare: quel sito non è più una campagna incontaminata; anche se non ci sono segni di contaminazione grave, è quantomeno un sito industriale. Abbiamo trasformato un intero terreno di grande valore naturalistico in un terreno che ha tratti caratteristici delle zone industriali, con aspetti ben più gravi.
Il comitato di indirizzo territoriale ha verificato che sono state fatte le analisi ambientali, ma non quelle epidemiologiche e sanitarie. Qualcosa è stato fatto dalla ASL dell'Ogliastra, come ricordava un collega, poi non ho capito tanto bene il discorso, perché ha finito per ricordare le analisi che sono state avviate dalla ASL numero 8 di Cagliari, dall'allora direttore generale Gumirato, che purtroppo non sono state portate a termine. Dobbiamo sempre iniziare daccapo piuttosto che dare un minimo di continuità amministrativa! Comunque quel monitoraggio deve essere portato avanti e approfondito continuamente.
Dobbiamo pensare che siano pericolose le attività militari che vengono esercitate in quella zona? E' di totale evidenza che sono pericolose! A volte le popolazioni si ribellano per la creazione di un solo inceneritore o termovalorizzatore, comunque lo vogliamo chiamare, perché smaltisce i rifiuti mediante combustioni che arrivano a 800 gradi, si dice che produca diossina e comunque produce nanoparticelle. E voi pensate che delle esplosioni che superano abbondantemente i 1.000 gradi, in cui bruciano non pezzi di carta, di legno o di plastica, ma agenti chimici pericolosissimi, non siano dannose?
PRESIDENTE. Onorevole Soru, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, intanto vorrei spiegare il motivo per cui il Gruppo del Partito Sardo d'Azione non ha sottoscritto questa mozione. Mi sembra facile da spiegare: il rischio vero è che in quest'Aula ci si divida perché c'è chi pensa che le battaglie ideologiche non abbiano significato e che sia in atto uno sciacallaggio mediatico, del quale tutti abbiamo preso atto. Dividersi per questo significa non arrivare a nessun tipo di soluzione. Noi abbiamo storicamente fatto battaglie al riguardo, a partire da La Maddalena e dalla raccolta di diecimila firme per il referendum che fu poi impedito dalla Corte costituzionale. Scusate, ma le servitù militari e in primis i poligoni di cui stiamo discutendo hanno ragione di esistere in quest'isola? Non abbiamo già pagato abbondantemente, mentre altre regioni non hanno mai dato nulla? Ora si sta mettendo in discussione anche la permanenza dei sardi, non solo degli animali e delle aziende agropastorali, nella parte di territorio che abbiamo messo a rischio! Credo pertanto che sia arrivato il momento di affrontare compiutamente in quest'Aula, in assoluta libertà, senza alcuna dipendenza dall'appartenenza a forze politiche nazionali, il problema dei poligoni militari e della necessità di liberare l'Isola da questo sacrificio.
Uno dei punti della mozione richiama il contributo di cui alla legge numero 104. Io non sto qui a "pietire" che ci vengano erogati ogni cinque anni - e siamo già in ritardo, come al solito - i denari che lo stesso Stato ci destina quasi come indennizzo della sua presenza, mentre incassa centinaia e centinaia di milioni di euro mettendo il nostro territorio a disposizione di eserciti stranieri (e se non sono addirittura eserciti, sono dei privati) perché possano collaudare le loro armi. La libertà di quei territori la conquistiamo se per primi noi, come Regione, come Consiglio regionale, capiamo di dover intervenire per far cessare la prigionia di quelle comunità. E' il sistema economico legato alla presenza delle basi militari che costringe quelle comunità a sopportare questa situazione per poter sopravvivere economicamente. Se non abbiamo la capacità tutti assieme, non solo come Regione, ma anche come comunità locali, come imprese private, di studiare un sistema economico alternativo e di metterlo in pratica per impedire che quei territori continuino a vivere solo della presenza militare, noi questa libertà non la recupereremo mai e continueremo a dividerci come consiglieri, come forze politiche, e a sostenere che quelle analisi sono sbagliate, che non è vero che quei territori sono a rischio. Guardate, questo è il modo peggiore per affrontare questo problema. Il problema vero sta alla base, alla radice del discorso. Abbiamo pagato tanto in modo spropositato e tuttavia, a prescindere da chi fosse il ministro di turno, di centrosinistra o di centrodestra, il discorso non è cambiato: i poligoni non si toccano, lo disse Parisi, lo dice La Russa, anzi vengono ampliati con piste che sono necessarie e integrati con tutto ciò che loro ritengono di poter realizzare.
Noi siamo qui preposti a trovare soluzioni, ma la soluzione è una sola: liberarcene definitivamente, ma senza consentire ai militari di andarsene senza neanche salutare, come solitamente fanno e come hanno fatto gli americani a La Maddalena. Il risanamento non lo deve fare la Regione sarda, ma questo accadrà, come è già accaduto. Le bonifiche fatte male a La Maddalena le abbiamo pagate di tasca nostra, ma sono un nostro diritto! Loro hanno trovato un territorio incontaminato e ne hanno fatto un uso spropositato, comprese le parti del mare che hanno occupato, per cui capite meglio di me che le bonifiche rientrano nel nostro diritto e rappresentano possibilità reali di creare alternative di carattere economico che ci possano consentire di affrontare serenamente il futuro e di dire a quelle comunità che vivere della presenza militare non è più necessario, che quel sacrificio l'hanno già fatto abbondantemente.
E allora vogliamo dividerci su questo? Vi do un dato di oggi, per dire delle contraddizioni che vanno aggiunte a quelle di cui parlava poc'anzi l'onorevole Soru: l'Istituto zooprofilattico ha fatto dei prelievi, all'interno di quella realtà, sugli animali e i dati sono risultati al di sotto dei limiti. Questo significa che non hanno subito nessun inquinamento, che tutto va bene e dobbiamo essere contenti? Poi arriveranno i dati dell'Istituto zooprofilattico di Foggia sui carotaggi e magari risulterà che i terreni non sono eccessivamente inquinati. Cioè, abbiamo vissuto di fantasia in questi anni! I militari ci hanno invece fatto del bene, ci hanno trattato in modo eccezionale, dobbiamo ringraziarli e se ci potessero anche sparare addosso sarebbe meglio!
E' pensabile che si possa accettare lo scenario che si è sviluppato in questi mesi? Io devo ringraziare l'intervento del procuratore, perché se lui non fosse intervenuto avremmo continuato a far finta di niente, avremmo continuato a non parlare di questo problema, che noi abbiamo posto per decenni in quest'Aula, ma non si è mai avuta la capacità di affrontarlo e risolverlo. Si è imparato un linguaggio, questo è vero, ma noi non ci accontentiamo del fatto che voi abbiate imparato un linguaggio. Vorremmo che insieme a noi foste artefici di una battaglia vera di libertà che quest'Isola aspetta da troppo tempo. Non possiamo lasciare alle future generazioni un'eredità così pesante. Abbiamo di fronte un'opportunità unica, il momento è favorevole, c'è una vetrina aperta, a torto o a ragione, che dovremmo utilizzare per creare momenti di unità, per dare forza finalmente a un progetto di liberazione dei territori sardi che non avremo in nessun altro momento. Noi non siamo riusciti a fare delle cose quando il nostro partito aveva una dimensione importante, ma siamo riusciti, in anni successivi, a ottenere qualcosa nonostante tale dimensione si fosse ridotta, perché ciò che conta è il momento che si vive della vita politica per cui a volte ciò che non si riesce a fare in un certo periodo lo si riesce a fare negli anni successivi. Così come negli ultimi dieci anni è arrivato il momento di dover parlare in termini più concreti del sistema dei trasporti, credo adesso sia arrivato il momento di parlare in termini completamente diversi del problema delle servitù militari, e dei poligoni in modo prioritario. Ecco, se avremo la capacità di unirci riusciremo nell'intento, se no continueremo a presentare mozioni. Rendo merito al collega Sabatini di aver presentato questa mozione, ma dalla mozione non si esce. La discussione potrà anche chiudersi con l'approvazione, certamente senza il nostro voto, della mozione o di un ordine del giorno, ma non saremo approdati a soluzione alcuna. Sono talmente forti, talmente arroganti i poteri dello Stato che se non saremo uniti questo discorso non avrà significato; resterà ancora una volta nella storia di questo benedetto Consiglio regionale, ma non avrà trovato quell'appiglio necessario per portare a conclusione un qualcosa che noi personalmente aspettiamo da decenni.
PRESIDENTE. Quello dell'onorevole Giacomo Sanna era l'ultimo intervento della mattinata. La seduta è sospesa, riprenderà questo pomeriggio, alle ore 16.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 35, viene ripresa alle ore 16 e 07.)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Poiché siamo in prosecuzione di seduta, procediamo con la discussione congiunta della mozione numero 132 e dell'interpellanza numero 237/A.
Considerate le numerose assenze di consiglieri in aula, sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 16 e 18.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 08, viene ripresa alle ore 16 e 21.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Non voglio ripetere quasi nulla delle cose importanti che sono state dette stamani da chi mi ha preceduto. Voglio schematicamente richiamare i termini della mozione, ma soprattutto approfittare, spero in maniera proficua, della presenza dell'assessore Liori per chiedere a lui alcune cose. Spero che stavolta da parte della Giunta ci sia un intervento che finora è mancato, nonostante le sollecitazioni da noi avanzate la scorsa settimana durante il dibattito sul collegato alla finanziaria. Ovviamente, in questo caso non mi riferisco all'assessore Liori.
Vorrei chiederle questo, Assessore: le indagini finora svolte cosa hanno accertato? Ci dica lei che cosa hanno accertato. Ancora: rispetto a questi accertamenti, quali interventi prevede la Giunta e a che punto sono eventualmente questi interventi? Parrebbe, assessore Liori, a leggere la relazione della commissione tecnica presieduta dal dottor Onnis, come è stato richiamato stamani dal collega Sabatini nella presentazione della mozione, che effettivamente ci siano alcune aree inquinate. Si parla di alcune aree, non di tutta l'area a cui fa riferimento la mozione. Vorrei che su questo lei, Assessore, rilasciasse una dichiarazione precisa.
Le chiedo ancora: quelle aree da che cosa sono inquinate? Qual è l'agente che le ha inquinate? E siccome questo pare appurato, quali sono le linee di intervento che intende adottare la Giunta regionale? Se ci sono alcune aree inquinate è bene che si dica anche qual è il livello di inquinamento e quali sono i rischi per la flora e la fauna di quel territorio. Ci sono misure di sicurezza da adottare e vorrei che le adottassero le istituzioni regionali e non la magistratura, perché se le adotta la magistratura vuol dire che le istituzioni regionali hanno fallito, e noi questo non ce lo possiamo permettere, indipendentemente dal ruolo che ognuno di noi ha in questo momento, all'opposizione o al governo della Regione.
Assessore, io la prego laicamente, se si può dire così, di dire una parola chiara su questi aspetti. Le chiedo ancora: le indagini sinora svolte, quelle dei quattro moduli, insomma, o delle quattro tipologie, sono sufficienti per esprimere esaustivamente un parere definitivo sulle condizioni di quell'area o di una parte di essa? Oppure, Assessore, ritiene che ciò che è stato fatto finora non sia sufficiente e siano necessari dei supplementi di indagine? E se sì, quali? Come diceva la mozione, credo che dobbiamo…
Forse si sente di più l'onorevole Contu! Non che io ci tenga, ma magari ai fini della resocontazione è opportuno evitare che il mio intervento possa essere confuso con il suo. Mi dispiacerebbe derubricare l'intervento del collega Contu, non il mio!
PRESIDENTE. Non si fa confusione, onorevole Diana, si registra solo dal microfono attivato.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sì, lo so, Presidente, era soltanto una battuta ironica e autoironica per sdrammatizzare la situazione!
Ecco, io vorrei chiederle queste cose, assessore Liori. Uno dei punti centrali che noi poniamo con la mozione illustrata stamani è il silenzio della Regione, nonostante le diverse iniziative poste in essere, ad alcune delle quali ha partecipato anche il Presidente della Regione, mentre ad altre hanno partecipato gli Assessori della sanità e dell'agricoltura. Mi pare che i provvedimenti presi sinora non siano serviti a contrastare minimamente il disastro economico che ha subito quel territorio. Lo ricordava stamani il vicepresidente Cossa. Ecco, anche di questo stiamo parlando, cioè della necessità da una parte di mettere in sicurezza innanzitutto i cittadini e il territorio e dall'altra di frenare il disastro economico. Per l'inconcludenza e i ritardi della Giunta non siamo riusciti a contrastare l'azione mediatica che ha determinato quel disastro economico. Non siamo, non siete riusciti a frenare nulla di tutto questo. Con la mozione noi chiediamo un risarcimento economico.
Qualcuno stamattina diceva, mi pare il collega Stochino, quasi a derubricare la richiesta contenuta nella mozione, che non si può intervenire nella direzione auspicata dalla mozione perché non si può quantificare la perdita economica. Chi l'ha detto che non la si può quantificare? Il presidente Soru diceva: "Probabilmente la flessione del turismo in quel territorio non è dovuta a questa situazione, a questa sindrome, perché gli esperti ci dicono che in tutta la regione c'è una contrazione delle presenze turistiche mediamente del 20-25 per cento". Non so se sia così, ma tutti noi abbiamo sentito dire stamattina - valga per questo l'esempio del vicepresidente Cossa - che il latte degli allevamenti di quel territorio non viene ritirato dai caseifici privati, i quali, preoccupati, ovviamente preferiscono non ritirare quel latte. E' un danno? Credo di sì, credo anche che lo si possa quantificare e la mozione interviene anche in questa direzione. Però chiediamo a voi, assessori Liori, Rassu, Floris e Milia, e soprattutto al Presidente della Regione se è mai possibile che non si riesca a intervenire in una situazione come questa, che rischia di trascinarsi ancora per anni, perché quando si "sbattono" in prima pagina certe notizie e si parla di sindrome si ottiene lo stesso effetto di quando si sbatte il mostro in prima pagina. Si ha poi voglia di verificare, magari il giorno dopo, che la persona indicata non è il mostro! L'immagine che resta per anni è quella del mostro, perché la rettifica non ha mai l'effetto che ottiene la prima notizia.
Ecco, queste sono alcune delle questioni che volevo porle, Assessore, e vorrei che in qualche maniera lei mi rispondesse. C'è poi un'altra domanda, non meno trascurabile, che vorrei porre all'Assessore e al Presidente: qual è il rapporto con l'Esercito, con il Ministero della difesa? C'è ancora un rapporto di corretta interlocuzione tra la Regione Sardegna, il Ministero della Difesa e l'Esercito? E' mai possibile che si debbano spendere soldi pubblici anche solo per sapere che cosa ha usato l'Esercito in questi anni? E questo semplicemente perché la Difesa non mette a disposizione della Regione nemmeno i dati relativi a quello che si è usato in quel territorio. Ma in che Stato viviamo? E' mai possibile che non ci sia nemmeno la capacità di pretendere di sapere questo?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, intendo dire poche cose, avendo già detto tanto il mio Capogruppo, su un problema che noi abbiamo valutato da anni, tant'è che le nostre posizioni sono risapute da tutti voi. Parliamo ancora di inquinamento territoriale, parliamo di disastri ambientali, parliamo di emergenze che sono dei veri fatti strutturali che sono dipesi ieri dalle industrie (soprattutto da quelle a partecipazione statale, che sono ancora presenti) oggi, ma anche ieri, dai poligoni militari. Insomma, sempre e comunque, direttamente o indirettamente, si avverte la presenza dello Stato centrale, uno Stato reticente, uno Stato lontano, che nei fatti ci danneggia e continua a trattarci alla stregua di una semplice e modesta colonia, di un territorio che non sa se esiste oppure no. Stamani il collega Bruno evidenziava gli effetti dovuti all'ultima finanziaria.
Quello che oggi capita a Perdasdefogu era intuibile, non v'è dubbio, anche in tempi passati, ripeto. Abbiamo aspettato che nascessero spontaneamente, al di fuori di questo palazzo, delle iniziative legate all'accertamento delle reali condizioni di inquinamento territoriale per effetto delle attività svolte nel poligono militare che insiste nella zona di Perdasdefogu e San Lorenzo. Io dico che oggi improvvisamente, ma lo dico con una finta ingenuità, siamo di fronte a un'emergenza che sta determinando un disastro nelle attività produttive, nel tessuto sociale, nell'ambiente e soprattutto nella salute dellla popolazione, di cui mi sembra in quest'Aula poco si parli. Voglio dire subito che non condivido un passaggio della mozione, che leggo testualmente: "Le problematiche in atto nel territorio del Salto di Quirra non intendono interferire nella discussione circa la presenza militare in Sardegna demandata a specifici e più generali criteri di concertazione tra Stato e Regione". Io dico che tali problematiche devono interferire; dico che hanno l'obbligo sacrosanto di interferire! Allora parliamo dell'inquinamento da nanoparticelle che è conseguente all'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito nel Poligono interforze, che, è bene ricordarlo, ha una vastissima superficie terrestre e marina totalmente interdetta ai civili. Questo fatto non è avvenuto per caso, lo sappiamo tutti; forse ci sono responsabilità e connivenze facilmente individuabili e ben definite. Come sapete le nanoparticelle si liberano conseguentemente all'esposizione a elevate temperature di materiali contenenti uranio impoverito e rimangono a lungo nell'aria in forma di polveri sottili che poi penetrano, per contatto o inalazione, negli organismi vegetali e animali, provocando alterazioni cromosomiche e geniche. A questo proposito noi del Partito Sardo d'Azione intendiamo presentare, a breve termine, una proposta di legge sulle nanoparticelle e sui loro effetti sulla salute.
Ebbene, le operazioni condotte nel Poligono interforze hanno una rigorosa copertura di intelligence; è stato anche mantenuto a lungo un opprimente velo di silenzio sulle sindromi che hanno colpito i reduci dalle missioni italiane in zone di guerra dove è stato utilizzato uranio impoverito. In questa ennesima tragedia che riguarda il nostro popolo, che riguarda la nostra terra, abbiamo dunque tutti il dovere di interferire per mettere in chiaro le eventuali interrelazioni anche tra il mondo della politica e del malaffare nelle decisioni relative a queste attività, attorno alle quali ruotano interessi miliardari, ovviamente senza nessun riguardo per l'inquinamento dell'ecosistema e le conseguenze nefaste per la popolazione civile! Voglio ricordare che l'onorevole La Russa annunziò uno stanziamento di 30 milioni per risarcire le vittime del cosiddetto "metallo del disonore", il che, secondo me e secondo molti, equivaleva ad ammettere che effettivamente l'uranio impoverito uccide!
Dico questo anche perché tutti noi dobbiamo tenere comportamenti coerenti. Parliamo di deportare chi subisce l'inquinamento, lo vogliamo allontanare, mentre dovremmo allontanare o chiudere le fonti di inquinamento! Proviamo a immaginare se le fonti di inquinamento in Sardegna fossero più numerose e dannose di quanto crediamo e a noi sardi venisse chiesto di abbandonare l'isola! Questo è ciò che sta succedendo ai pastori di Quirra, i quali sono doppiamente vittime. A Porto Torres abbiamo dovuto allontanare dalla darsena, chiusa al pubblico, delle attività produttive di tipo cantieristico, senza porci il problema di chiudere le fonti di inquinamento.
Allora riflettiamo su un cambiamento dei modelli di sviluppo che ci sono stati proposti. Li dobbiamo cambiare o no quei modelli di sviluppo? Dobbiamo lavorare per questo o dobbiamo continuare sulla stessa strada? Noi dobbiamo avere la capacità di progettare i nostri modelli di sviluppo. Dico questo perché qualsiasi cosa non capita a caso e non riconosciamo improvvisamente che cosa ci si vuole far credere. Soprattutto alcuni fatti, alcune circostanze, come quella di cui stiamo discutendo oggi, implicano un impegno che non può essere rivolto ad altro obiettivo se non quello di ridiscutere il nostro essere sardi, padroni in casa nostra! Insomma, colleghi, io credo in ultima analisi, lo ripeto sempre, che si tratti di un problema di sovranità della nostra terra. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, Assessori, vorrei fare un ragionamento che possa essere utile quanto meno per allargare i punti di analisi di questo tema. Il punto di partenza è stato certamente l'idea, maturata nel corso della discussione del collegato alla finanziaria, di riconoscere che per il momento in una parte della Sardegna c'è un problema, ed è un problema serio. Se, come giustamente ricordava l'onorevole Soru, nella legge che regolamenta la nascita e il mantenimento delle servitù militari è scritto che l'insediamento delle servitù deve essere compatibile con lo sviluppo socioeconomico delle popolazioni, la domanda che si pone è questa: l'accertamento di una verità può compromettere questo sviluppo? Questo è il tema, non quello di partecipare a questo dibattito per dire che qualcuno ha delle certezze e qualcun altro non ne ha. Io preferisco non averne, perché se c'è un problema in questa vicenda è una questione di diritto, e la questione di diritto è questa: il parlament[PS2] o della Sardegna deve poter avere, nel 2011, in pieno sviluppo scientifico e tecnologico, la certezza di quello che afferma. Siccome non ce l'ha, nessuno può dire in questo momento se ci sono o non ci sono le condizioni che sono state poste, perché altrimenti non staremmo qui a discutere. Siccome c'è il dubbio, vuol dire che non c'è la verità.
Allora voglio porre una domanda, dato che si ha paura di entrare in un terreno che non pare di grande agibilità: ci siamo chiesti se ci sia stata adeguatezza dell'azione investigativa in ordine a questi fatti? Io me lo domando, perché a oggi non esiste un nesso di causalità dimostrato. Non c'è, lo si sta cercando! Prima siamo andati a cercare sotto le acque, per vedere se nelle ogive dei proiettili sparati ci fosse qualche sostanza, e non ne abbiamo trovato; poi siamo andati sui bersagli, non ne abbiamo trovato neanche lì. Ma dov'è, dunque, questo uranio impoverito? Siccome non c'è l'uranio, si sequestrano per sei mesi, cioè "a orologeria", i radar perché forse producono inquinamento elettromagnetico. Ma scusatemi: io sequestro se ho la certezza di ciò che sostengo, perché in Italia vige il principio, sancito dalla Costituzione, della leale collaborazione tra tutte le parti dello Stato nei confronti delle autorità regionali. E allora, se uno deve accertare la verità si deve mettere in sintonia con gli altri poteri, anche quelli territoriali, perché l'azione di accertamento non sia tale da pregiudicare la vita e i diritti che sussistono nei territori interessati.
Quando mi affaccio alle finestre di casa mia, a Oristano, vedo una distesa di tetti per l'80 per cento in eternit: l'attentato alla mia salute è pari a quello causato da altre condizioni. Su questo fatto nessuno sta indagando, nessuno sta compromettendo la capacità di sviluppo di quella città, però il rischio c'è. E perché questa diversità di trattamento? Perché?
I nessi di causalità nel diritto sono i collegamenti tra i fatti e gli effetti e devono essere date delle risposte, non ipotesi; devono esservi dei dati scientifici. Io non posso condividere azioni cautelari che impongano di portar via il bestiame da un perimetro territoriale dove invece si prevede che gli esseri umani possano rimanere. Ma di che cosa stiamo parlando? In uno stesso ambito territoriale gli esseri umani possono restare e il bestiame deve essere spostato, ma ha una logica? Lo voglio dire per il semplice fatto che noi qualche volta ci dobbiamo porre dei dubbi e dobbiamo poter parlare confrontandoci. Ecco cosa significa applicare lo spirito di leale collaborazione fra i vari poteri che concorrono all'interesse pubblico, perché un ente locale, un sindaco, una provincia, una Regione (che peraltro è stata assente) concorrono tutti all'interesse pubblico. Tutti concorriamo all'interesse pubblico, ma tutti ci dobbiamo confrontare per verificare di essere adeguati, e ci vogliono evidenze scientifiche, non ipotesi!
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Secondo il diritto internazionale…
PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, lasci proseguire, grazie.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Collega, quando vogliamo essere autonomisti non cerchiamo le cose internazionali, quando invece vogliamo giustificare l'ingiustificabile cerchiamo le cose internazionali! Io penso che sia nostro diritto considerare i poteri dello Stato in pari modo, e questo è l'unico modo che io concepisco per professarsi autonomisti.
Quando non si hanno notizie di reato, quando non si hanno vere notizie di reato, bisogna anche saper chiedere conto dell'adeguatezza dell'azione penale, che è obbligatoria, ma deve essere adeguata e tale da non pregiudicare la vita e i diritti delle persone. Se ci fosse stato un coordinamento, tutto si sarebbe potuto svolgere senza danneggiare nessuno nell'accertamento della verità, con progressività e con il coinvolgimento della Regione, perché c'è voluto un nostro emendamento per stanziare delle risorse che servissero a riequilibrare le condizioni di sviluppo di quel territorio, che di per sé non vive bene e non ha mai avuto le possibilità che hanno avuto altri. Poi ci possono essere anche flessioni di mercato, crisi, nessuno lo discute, però abbiamo sempre paura di dire che le storture informative spesso derivano dal racconto non obiettivo dei fatti e che certe notizie assumono dei contorni quando l'informazione si riduce ad agenzia di stampa di certi poteri dello Stato. Questo è inaccettabile! Il diritto a un'informazione oggettiva deve essere un modo come un altro per verificare tutte le parti in gioco. Noi siamo sottoposti al controllo democratico, noi sì, il Parlamento sì, tutti siamo sottoposti al controllo democratico e non ci deve essere nessun potere dello Stato che non sia anch'esso sottoposto al controllo di adeguatezza. Ed è per questo che noi dobbiamo rivendicare, come Regione autonoma e speciale, il diritto di vedere applicato da parte di tutti i poteri dello Stato il principio di leale collaborazione, in maniera tale che tutte le parti che hanno un compito specifico in questo Stato svolgano adeguatamente e sotto il reciproco controllo il loro dovere. E magari non saremmo qui a rincorrere gli eventi pensando che la Regione Sardegna abbia solo il compito di fornire le strutture per le indagini di carattere scientifico e sanitario, quando invece deve soprattutto cercare di fronteggiare il disastro sociale che si produrrà in quel territorio e che ora è solo all'inizio.
Noi ci dobbiamo immedesimare nel diritto di tutti i cittadini della Sardegna, da qualunque parte essi provengano, ad avere una vita dignitosa e con una prospettiva certa. E quando quella gente coltiva la terra e alleva con fatica il bestiame, ma sa che il latte prodotto non verrà trasformato perché è stata compromessa l'immagine dell'intero territorio, la Regione deve essere presente e deve saper porre i puntini sulle "i" anche nei doverosi rapporti con tutti gli altri poteri dello Stato. Vale a dire, e chiudo qua, che non può esistere in democrazia che ci siano parti della nostra Repubblica dove si assumono ancora atteggiamenti da sceriffi fuori da ogni controllo. La presenza della Regione serve per garantire che ci sia questo equilibrio nella ricerca della verità e nell'approntamento delle soluzioni sociali, economiche e sanitarie necessarie per far fronte a questi problemi, se saranno verificati, ma che sono presenti anche a Porto Torres, a La Maddalena, per i rifiuti di lavorazione industriale che non si sa dove siano finiti, a Oristano e in tutti paesi dove non si provvede più all'eliminazione dell'amianto perché sono cessati i finanziamenti per le bonifiche.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Poiché non è presente in aula, decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Intanto devo dire che non condivido la premessa della mozione, che peraltro non ho firmato e sulla quale anzi do un giudizio negativo. Sono invece disponibile a sostenere molti dei punti conclusivi, quelli cioè che parlano dell'impegno che la Giunta regionale deve assumere nei confronti delle popolazioni interessate da questa vicenda.
Intanto sgombro il campo da un modello di ragionamento che non intendo perseguire, cioè quello che racchiude questa discussione attorno al tema del rischio ambientale e sanitario. Il Poligono di Quirra deve sparire a prescindere da questo! Il Poligono di Quirra deve smettere di lavorare a prescindere da questo! La Sardegna in quest'Aula è stata più volte unanimemente dichiarata terra di pace e di amicizia tra i popoli. Noi non possiamo dichiarare la pace e l'amicizia tra i popoli e nel contempo albergare nel nostro territorio la sperimentazione di armamenti e munizionamenti che uccidono, che sono fatti e sperimentati per uccidere, cioè per cancellare l'amicizia tra i popoli, per creare divisioni.
Quindi ci possono essere gli urani impoveriti o anche quelli arricchiti, ma io parto dal presupposto che in Sardegna non ci devono più essere poligoni militari. E se è possibile, poiché ha ragione l'onorevole Giacomo Sanna quando dice che altrimenti non si va da nessuna parte, non solo non ci devono più essere i poligoni, ma non ci devono essere neppure le servitù, siano esse militari o civili, perché questo è un popolo che ormai da troppo tempo paga il prezzo sul terreno dell'assunzione di responsabilità collettiva ai fini di un'esigenza dello Stato italiano. Lo paga da troppo tempo e lo paga senza alcuna contropartita, perché se no non si spiegherebbe perché questa mozione preveda al punto 2 la richiesta allo Stato dell'immediata erogazione dei contributi della legge numero 104 da devolvere alla Regione. Cioè noi lo facciamo pure gratis, siamo servi gratis, ospitiamo i poligoni gratis e alla fine il nostro territorio, la nostra libertà rende beneficio ad altri, a quelli che stanno fuori!
Ma se noi, onorevole Sanna, ragionassimo come ragiona Bossi, il quale dice: "Io non mi faccio carico, il Nord, la Padania non si fa carico del problema dei rifiuti campani. Quello è un problema dei meridionali, è un problema dei napoletani."? Ma è forse un problema dei sardi la difesa dello Stato italiano? Non sarà anche un problema e un'esigenza dei lombardi? Perché il poligono, anziché a Quirra, non lo mettiamo ad Arcore? Peraltro se lì qualcuno restasse avvelenato non ci dispiacerebbe per niente!
Quindi il tema va sviluppato in questo modo, perché vale per Quirra, ma vale anche per Teulada. Peraltro - e ne abbiamo fatto una bandiera nella precedente legislatura - questo ragionamento lo abbiamo fatto valere anche per La Maddalena, quando abbiamo detto "no" alla base nucleare e alla presenza militare internazionale della Nato e degli Stati Uniti. Lo stesso ragionamento noi oggi dobbiamo farlo con coraggio e coerenza per Quirra, per Teulada e per ogni altra parte della nostra isola.
E poi ha ragione l'onorevole Gian Valerio Sanna quando dice che l'inquinamento, qualunque motivazione, qualunque causa abbia, va assolutamente verificato e il territorio inquinato va bonificato, recuperato, rinaturalizzato. Questo vale per Porto Torres come per il Sulcis, vale per il Sulcis come per Quirra, vale per Quirra come per La Maddalena e per ogni altro sito industriale o militare che abbia subito violenza. E non basta nascondere la testa sotto la sabbia per cancellare il pericolo; non è coraggiosa una posizione di questo tipo e non serve neppure per dare ristoro alle popolazioni che sono vittime di quelle presenze.
Vorrei contare lira su lira quanto rende quel poligono alla popolazione di quel territorio. Assessore, ce lo dica, perché lei sicuramente ha studiato l'argomento. Rende 5 milioni di euro all'anno tra l'indotto e i lavoratori occupati direttamente? Rende 10 milioni di euro all'anno oppure 50 tra l'indotto e gli occupati direttamente? Se quello è l'importo priviamocene tutti, diamoglielo noi purché se ne vadano via. E le popolazioni di quel territorio siano tutte convinte che quella presenza non le aiuta. Se la presenza di quel poligono vale 5 milioni di euro all'anno diamogliene 10; se vale 10 milioni diamogliene 20; se vale 50 milioni diamogliene 100, perché non si compra un pezzo del popolo sardo, e noi vogliamo pagare il riscatto di quel pezzo di popolo sardo!
Il collega Porcu ha fatto bene a convincerci ad approvare una norma che consente, con una spesa di 200 mila euro, di fare uno studio specifico su questa partita delle servitù militari. Se bastano bene, se no si aumenti al cifra. Mi dispiace che non ci sia l'Assessore del turismo, ma l'assessore Rassu, che cura il territorio, il paesaggio, l'urbanistica, ha sicuramente interesse ad avere un territorio interamente utilizzabile per fini di economia di pace, e non di economia di guerra. Se non bastano 200 mila euro, metta altri 300 mila o 500 mila euro, ma si faccia uno studio serio che progetti la rinaturalizzazione, il recupero, la bonifica, il ripristino ambientale di quei territori. Creiamo un'economia di pace, facciamo proposte di economia di pace, noi siamo con lei, Assessore. Questa è la strada da percorrere, non c'è altro. Per il resto la discussione è inutile, fra l'altro anche misera: c'è chi difende coloro che avvelenano o coloro che sono avvelenati, chi li difende dagli interventi della magistratura che vuole indagare e cose di questo genere. Non serve nulla di tutto questo. Serve invece che le servitù vengano superate, che i poligoni vengano rimossi, che la popolazione sia ristorata sul piano finanziario così come sul piano delle prospettive. Serve un intervento serio e lo Stato si assuma le sue responsabilità, che sono tante e tutte ancora da esercitare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Signora Presidente, a differenza dell'onorevole Uras, noi abbiamo firmato la mozione in discussione. Sicuramente va dato atto ai presentatori di aver consentito a questo Consiglio di riaffrontare il problema di Quirra, con l'auspicio che si possa questa volta giungere a votare, possibilmente in maniera unanime, un documento su questo argomento. Per quanto ci riguarda, non solleviamo nessuna questione sia che si voglia fare un ordine del giorno sia che si voglia votare la mozione per parti. Siamo aperti a una qualsiasi di queste soluzioni.
Sul problema di Quirra è già stato detto molto. Io ritengo che in effetti, al di là del problema specifico, la questione Quirra ponga all'ordine del giorno del dibattito politico ancora una volta il problema delle servitù militari. Tutti conosciamo i dati: la Sardegna cede alle servitù militari circa il 60 per cento della superficie totale in Italia e circa il 70 per cento degli ordigni viene brillato nei poligoni della Sardegna. Sicuramente è un carico estremamente rilevante in una valutazione globale di quello che la Sardegna e le altre Regioni danno alla Repubblica per la difesa militare. Ma se anche si poteva ritenere che nel periodo della seconda guerra mondiale o della guerra fredda fosse in qualche modo giustificata un'attenzione particolare e spasmodica alla difesa nazionale, questa esigenza oggi è venuta meno, non viene avvertita con tanta forza e sicuramente si pone un problema di riequilibrio delle servitù su tutto il territorio nazionale.
Noi non siamo antimilitaristi, ma non siamo disponibili a mantenere questo stato di cose. Riteniamo che la Regione debba prendere una posizione forte nei confronti del Governo nazionale per rivendicare la liberazione di ulteriori porzioni del territorio regionale da destinare a uso turistico o a qualsiasi altro uso vorremo riservare loro, e quindi sottrarle alla destinazione militare. E' già stato fatto qualcosa: nella scorsa legislatura ci sono stati diversi accordi, sicuramente il risultato più rilevante - mi spiace che non ci sia il presidente Soru, che ne è stato l'artefice - è stato la liberazione della base Nato di La Maddalena. Nel marzo del 2008 è stato fatto un altro accordo estremamente rilevante che prevedeva la dismissione di una serie di beni militari e il loro trasferimento alla Regione sarda. Questo accordo è stato da poco modificato in parti di scarsa rilevanza e ne sono state prorogate la durata ed efficacia. Non abbiamo più avuto notizie al riguardo, ma siamo sicuri che l'Assessore degli enti locali stia studiando con particolare attenzione il problema e siamo convinti che verrà a breve in Aula per spiegarci come la Giunta ha operato ed entro quali tempi, che auspichiamo i più brevi possibili, quei beni saranno dismessi dallo Stato e consegnati alla Regione.
Al di là di questa che è una battaglia di principio da portare avanti, visto che dovremo riportare l'argomento delle servitù militari alla discussione dell'Aula, sarebbe utile arrivare - non credo sia possibile in questa occasione - alla votazione di un ordine del giorno unitario con cui dare alla Giunta la forza per avviare un'azione estremamente pesante nei confronti del Governo al fine di ottenere il risultato auspicato. Ma, ripeto, a prescindere da questa azione, sicuramente alcune cose possono e devono essere fatte immediatamente; parlo delle servitù militari in genere, non solo di Quirra. Teulada è zona SIC, quindi o abbiamo scherzato oppure a Teulada non si può fare assolutamente nulla, perché se la Regione consente che si continuino a fare esercitazioni militari, la Comunità europea può promuovere contro di noi un'azione di responsabilità. Ritengo che sia doveroso chiedere che la Giunta si attivi immediatamente segnalando che quella zona è tutelata. Sulle dune di Teulada non può passare nessun carro armato; il poligono di Capo Teulada non può più funzionare come poligono militare, perché su richiesta della Regione la Comunità europea ha ritenuto che ci fossero i presupposti per tutelare quel territorio. Non capisco come si possano ignorare i provvedimenti al riguardo, che peraltro risalgono al 2008. L'allora Assessore della difesa dell'ambiente approvò anche un decreto di tutela di queste aree. Facciamo applicare queste norme e se non vengono applicate traiamone le conseguenze per quanto di competenza della Regione sarda.
Vedo che non c'è molto interesse all'argomento e questo mi dispiace. Parlerò per altri due minuti, non mi sembra peraltro di dire cose prive di rilevanza.
Zona SIC è anche una parte del Poligono di Quirra; la parte inferiore della zona degli stagni di Murtas è zona SIC ed è tutelata. Il fatto che questa zona sia tutelata vuol dire che devono essere tutelate anche le zone limitrofe, e quindi i carri armati non ci possono passare. La Regione ha segnalato questo problema? Cosa sta facendo per proibire questa attività? Dobbiamo certamente fare una battaglia politica molto forte, ma dubito dei possibili risultati visto che in questo momento non abbiamo rappresentanti nel Governo nazionale. Sicuramente il ministro Parisi e ancor più il sottosegretario Emidio Casula, per quanto a seconda delle diverse visioni politiche possano essere stati oggetto di critica, hanno fatto parecchio per la Sardegna. Io ritengo che avrebbero potuto fare di più, ma per quello che hanno fatto devono essere entrambi ringraziati, perché nel momento in cui erano al Governo si sono interessati alla Sardegna. Auspico che a breve nell'attuale Governo, che in verità spero cambi in fretta, ci possa essere qualche rappresentante sardo che tuteli nello stesso modo gli interessi della Sardegna.
Una serie di azioni possiamo quindi porla in essere sin d'ora. Sulla situazione di Quirra non voglio ripetere quanto hanno detto, molto più puntualmente ed egregiamente di quanto possa fare io, i colleghi, ma devo segnalare che il decreto del 28 aprile 2008, con cui il ministro Parisi istituì il comitato paritetico (con quella composizione offensiva dell'autonomia della Sardegna che ha puntualmente segnalato stamattina il presidente Soru), prevedeva anche la necessità di approvare i capitolati tecnici per l'attività di monitoraggio. Anche se nei testi dei vari decreti si parlava di monitoraggio ambientale e sanitario, sappiamo benissimo che questi capitolati, predisposti dal Ministero, prevedevano solo ed esclusivamente un monitoraggio ambientale e non anche un monitoraggio sanitario. Successivamente fu costituita la commissione tecnica che doveva occuparsi di queste attività e aveva anche compiti operativi, la quale ha però segnalato di essere nell'impossibilità di operare sia perché i capitolati erano già stati approvati e si ritrovava con lavori approvati da altri soggetti, sia perché non aveva risorse disponibili per poter eseguire azioni di controllo e quant'altro. L'attività di questa commissione consisteva quindi principalmente nel portare al comitato misto le istanze degli enti locali. Questo, nella sostanza, in questo procedimento posto in essere dagli organi militari, è il modo in cui si è vista costretta a operare la Commissione tecnica.
Arriviamo alla relazione dell'ARPAS. Mi pare di poter riassumere che la relazione dell'ARPAS, al di là delle conclusioni, dica che i carotaggi sono stati fatti male, che non sono sufficienti e non sono stati "azzeccati" i punti in cui farli. Quindi torniamo al punto di partenza. Bisogna fare delle indagini serie.
Concordo pienamente sul fatto che si deve tutelare il lavoro. Nel momento in cui la base militare non dovesse essere in condizioni di assicurare il lavoro alle persone che operano al suo interno, la Regione deve farsi carico di questa situazione, in attesa di creare nuovi modelli di sviluppo. Va tutelato il lavoro e va tutelata la salute, ma il lavoro non può essere tutelato a discapito della salute.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente, noi ritorniamo su una mozione riguardante Quirra dopo le due mozioni del 10 marzo scorso, una presentata da una parte della maggioranza di centrodestra, cioè da P.d.L. e Riformatori, l'altra presentata da P.D., I.d.V., Comunisti, P.S.d'Az, A.P.I., FLI e dal consigliere Capelli, nella discussione delle quali sostanzialmente questo Consiglio regionale non è riuscito a dire una parola su Quirra. Ci siamo annullati a vicenda per equilibri politici forse territoriali, però di fatto sulla sindrome di Quirra, sulla situazione della popolazione locale, sull'esigenza di una risposta chiara, certa, definitiva, rapida su ciò che succede e che è successo in quell'area questo Consiglio regionale non è riuscito a dire niente con atti formali. Infatti i due ordini del giorno presentati in quella circostanza non hanno ottenuto la maggioranza numerica necessaria per essere approvati.
La mozione oggi in discussione, di cui è primo firmatario Franco Sabatini, di fatto riporta in Aula il tema e lo fa in maniera pertinente, per affermare aspetti molto chiari sia nella premessa - è presentata anche dal mio Gruppo e io l'ho firmata perché la condivido - sia nel dispositivo. Intanto la mozione dice che c'è un'emergenza sociale vera e propria - è il punto di partenza della mozione - nei territori di Perdasdefogu e San Lorenzo; dice che c'è un problema reale che riguarda lo sviluppo, che riguarda l'attuale occupazione, e che i timori e gli allarmi (nel frattempo non riusciamo, non vi riesce lo Stato, non vi riesce la Regione, a dire parole chiare), non corroborati da autorevoli evidenze scientifiche, stanno deteriorando la già debole immagine territoriale e turistica di tutta l'area. Mi chiedo, lo faccio veramente fuori da ogni schema e probabilmente anche da vincoli: ma il Poligono interforze ha davvero garantito sviluppo o ha in qualche modo sottratto sviluppo a quell'area? Pensiamo al turismo, pensiamo alle politiche ambientali, al parco che non c'è. Me lo chiedo, poi ci daremo delle risposte; speriamo di poter dare, tutti insieme, delle risposte con un ordine del giorno. Davvero è stato un bene il poligono militare per quel territorio, oppure ci poteva e ci può essere un'altra prospettiva di sviluppo?
I cinque punti del dispositivo partono da un punto chiave, di fatto già affrontato nel corso del collegato: il discorso economico, e quindi la necessità di garantire adeguati stanziamenti al fine di far fronte alle difficoltà socioeconomiche dei territori interessati. Anche su proposta della nostra parte politica, il Consiglio ha stanziato complessivamente 2 milioni e 200 mila euro per indennizzi, recupero di immagine, studio complessivo. Ci chiediamo se questa cifra sia sufficiente, se riusciremo a intervenire come si deve.
Al quarto punto chiediamo la convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per approfondire e valutare la situazione sociale ed economica dei territori del Salto di Quirra. Ci troviamo, insomma, a discutere e a prendere posizione su una mozione che chiede anche - è detto all'ultimo punto, che secondo me è il principale - che sia garantita la massima trasparenza informativa sugli esiti scientifici delle indagini in corso e direi anche con la massima velocità, assessore Liori.
E' per questo che accanto alla mozione abbiamo presentato un'interpellanza, che porta la mia firma, che ho illustrato e che vuole fare chiarezza su un decreto, quello presentato da lei, assessore Liori, il 17 maggio 2011, che modificava l'orientamento emerso nella mozione del Senato, come ho già avuto modo di dire, e che chiedeva l'avvio di un'indagine sanitaria volta ad accertare la natura, l'entità, l'incidenza, la prevalenza delle patologie tumorali e malformative, individuandone le determinanti causali, cosa ben diversa dall'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente, così come emerge nel decreto. Allora, lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: intanto noi non possiamo permetterci di mettere in contrapposizione il diritto alla salute con il diritto al lavoro, ed è per questo che si chiedono certezze. Quando è in gioco la salute dei cittadini, qualsiasi altra considerazione, anche di carattere occupazionale, deve necessariamente essere messa da parte. Siamo dunque qui per chiedere una parola chiara da parte della massima Assemblea regionale e del Governo regionale, perché è nostro dovere chiarire dubbi, paure, minacce, denunce, anche affermazioni forti che comunque sono emerse. Sono legittime richieste di chiarezza che emergono innanzitutto dalla popolazione residente in quell'area.
Su questo tema abbiamo affrontato due mozioni in Consiglio regionale e io ho avuto modo anche di scrivere una lettera aperta con la quale ho chiesto al presidente Cappellacci di rompere il silenzio su questa materia, di uscire da un assordante silenzio e di portare - gliel'ho chiesto anche stamattina, ed è suo dovere farlo - nel Consiglio dei Ministri il caso Quirra, ai sensi dell'articolo 47 dello Statuto, ponendo con serietà, con responsabilità, sulla base dei dati risultanti dall'indagine dei veterinari della ASL, ma anche da tutte le altre indagini che sono state fatte, il tema relativo non solo a Quirra, ma più in generale alle servitù militari; tema che, come diceva l'assessore Liori, dobbiamo rimettere all'ordine del giorno, perché è scomparso dall'agenda politica di questa Regione e non se ne trova più traccia. Non si capisce quale sia la posizione dell'Esecutivo, al di là delle affermazioni generiche, sui 35 mila ettari di gravami militari sopportati dalla Sardegna.
Io credo che il Partito Democratico, in particolare il collega Sabatini, abbia fatto bene a riaprire un dibattito smarrito in questi anni, nonostante l'ingombrante presenza militare nell'Isola, e che va posto al centro del confronto con il Governo. Abbiamo avuto modo di parlarne anche stamattina nell'illustrazione dell'interpellanza. Ci sono stati due ordini del giorno approvati sostanzialmente all'unanimità (uno con l'astensione dell'I.d.V.) da parte del Senato, che hanno detto delle cose importanti, che voglio leggere perché hanno un peso: "sospendere le attività addestrative sperimentali qualora dall'analisi comparata dei dati e del monitoraggio da parte della commissione tecnica, disposta anche in concorso con la Regione" - e qui interviene il decreto assessoriale del 17 maggio scorso - "dovessero emergere oggettive situazioni di rischio per gli abitanti delle aree circostanti e per il personale dell'amministrazione della Difesa; completare al più presto l'attività di monitoraggio ambientale; disporre in base a un principio di ragionevole preoccupazione la sospensione dell'attività missilistica a terra e in mare, nonché di qualunque altra attività addestrativa, operativa o sperimentale che comporti l'uso di esplosivi e il rilascio di sostanze inquinanti". Tutto questo è presente in quegli ordini del giorno approvati dal Senato e che hanno visto il parere favorevole del Governo e del sottosegretario Cossiga su entrambe le mozioni. Allora io sono convinto che anche il Consiglio regionale debba esprimersi con nettezza, con chiarezza, e chiedere al Governo di dare seguito a quegli ordini del giorno che in qualche modo portano parole chiare su questo tema. Credo, però, che dovremmo fare qualcosa in più. Non ho il tempo necessario per raccontarvi come le parole del presidente Cappellacci negli incontri con Berlusconi, ovvero le promesse di rivedere il problema delle servitù militari nell'Isola, siano rimaste tali.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Presidente, onorevoli consiglieri, oggi ritorniamo a parlare del Poligono interforze di Quirra, ma il problema, come è emerso ampiamente dal dibattito, interessa tutte le aree militari, sia attive sia dismesse. E' un problema legato alle ripercussioni di carattere prima di tutto sanitario, ma anche socioeconomico, della presenza delle servitù militari in Sardegna. Bisogna dire che stiamo discutendo una mozione e un'interpellanza che presentano su questa materia richieste diverse, quindi mi soffermerò prima sulla mozione per poi rispondere ai temi più specificamente sanitari, sui quali probabilmente sono un po' più ferrato, posti dall'interpellanza.
Per quanto riguarda i problemi posti dalla mozione è vero che esiste un'emergenza socioeconomica legata alla presenza delle servitù militari, ma soprattutto alle decisioni prese dalla magistratura, che non voglio e non posso commentare in quanto sono convinto, pur non essendo informato sulla vicenda, che il magistrato abbia agito secondo il proprio compito prima di tutto perché è venuto a conoscenza, da parte della stampa, di possibili atti di carattere penale che ha il dovere di accertare. Probabilmente il magistrato dispone di dati che sono coperti da segreto istruttorio e che io non conosco, però la magistratura segue la sua via, la Regione segue un altro percorso.
Naturalmente noi ci chiediamo, come Regione, se per quanto riguarda il territorio di Quirra la politica abbia operato adeguatamente per tutelare l'occupazione, consentire l'esercizio delle attività economiche tradizionali e di attività nuove, eventualmente anche di quelle legate alla presenza militare, perché da parte delle popolazioni viene richiesto anche questo, cioè la salvaguardia di tutte le attività presenti nel territorio, la loro compatibilità prima di tutto con le finalità di tutela della salute pubblica, ma anche che non si arrechino danni all'attività sociale dei comuni, sia di quelli ricadenti nel territorio interessato sia di quelli limitrofi.
Esistono timori dal punto di vista sanitario che però non sono supportati da evidenze scientifiche, così come dice - e concordo, non ho bisogno di fare approfondimenti al riguardo - la mozione stessa. Esistono dei sospetti, sono anche state fatte delle denunce, non so con quanto rigore scientifico, da parte di veterinari della ASL di Lanusei e della ASL di Cagliari, che però, ripeto, non sono sufficientemente convincenti dal punto di vista scientifico e quindi abbiamo il dovere di fare degli approfondimenti. Per cui è bene che le autorità preposte, la Giunta regionale, per quanto mi riguarda, e la magistratura perseguano possibilmente in modo concorde il raggiungimento dell'obiettivo principale, che è quello dell'accertamento della verità. Su questo riferirò dopo, perché vorrei approfondire gli aspetti sanitari.
La mozione impegna la Giunta regionale a garantire adeguati stanziamenti. E' difficile dire a quanto debbano ammontare questi stanziamenti perché siano adeguati. In realtà il Consiglio regionale, l'organo sovrano, si è espresso e li ha quantificati nel recente collegato alla finanziaria: per aiutare le amministrazioni locali, le popolazioni, le attività economiche, quindi le aziende situate nell'area del Poligono di Quirra ha stabilito un finanziamento di circa 5 mila euro pro capite come anticipo di indennizzo; indennizzo che non può sobbarcarsi la Regione in quanto non è lei che ha causato i danni richiamati. Naturalmente la Regione per queste anticipazioni promuoverà un'azione di rivalsa nei confronti dello Stato, perché comunque le cause del disagio che oggi subisce la popolazione della zona di Quirra sono sicuramente legate alle sperimentazioni militari, ma anche alle decisioni della magistratura. Che tali decisioni siano giustificate o no non lo possiamo dire in anticipo, certo è che oggi gli agricoltori non riescono a vendere i loro prodotti e c'è da parte della magistratura un ordine di sgombero - per quanto qui dentro abbia suscitato delle perplessità - delle attività degli allevatori, i quali quindi subiscono sicuramente un danno che la Regione potrebbe indennizzare soltanto se fosse causato da calamità naturale o altra causa per cui sia previsto il suo intervento. In questo caso possiamo soltanto fare un'azione anticipatoria nei confronti di tutti gli interessati. Naturalmente la Regione può intervenire direttamente, nell'ambito della sua attività sociale, a supporto di popolazioni che si trovino in stato di bisogno. Questa è un'attività sociale che nessuno ci può impedire e se saranno presentate delle domande noi interverremo con le leggi vigenti o anche con interventi straordinari nella misura in cui possiamo disporre delle somme della Direzione dei servizi sociali del mio Assessorato.
Per quanto riguarda, invece, l'indagine e gli approfondimenti ambientali ed epidemiologici ritengo che la cifra stanziata sia giusta. Ho seguito la relazione del comitato scientifico, a supporto del comitato dei comuni della zona di Quirra e delle altre zone interessate, dalla quale è emerso chiaramente che esistono delle zone inquinate. Alcune, per esempio, sono state utilizzate come discariche, in tempi difficilmente accertabili con esattezza, e poi ricoperte con i materiali più disparati; altre zone sono inquinate per la presenza di metalli pesanti di origine naturale. Bisogna anche ricordare che in quest'area sin dai tempi dei romani è avvenuto lo sfruttamento di miniere, nelle quali possono esservi sostanze altamente inquinanti; i residui di radioattività sono poi dovuti alla presenza di uranio naturale nel terreno. Comunque noi abbiamo già risposto a uno dei punti posti dalla mozione dal momento che nel collegato è previsto che la Giunta provvede alla spendita dei fondi d'intesa con gli enti locali dei territori interessati.
Per quanto riguarda invece il contributo dello Stato, di cui alla legge numero 104 del 1990, per il periodo 2005-2009, bisogna dire che si tratta di fondi gestiti dalla Presidenza della Regione e destinati, naturalmente, a tutti i comuni nei cui territori insistono servitù militari. Anche recentemente, per iscritto, la Giunta regionale ne ha sollecitato l'erogazione e le è stato promesso che sarebbero arrivati entro breve tempo. Comunque su questi fondi vorrei fare una precisazione: la percentuale di rimborso è stata portata dal 59 per cento previsto per tutta la Nazione al 68,64 per cento, riconoscendo che le servitù militari in Sardegna rappresentano quasi il 70 per cento delle servitù presenti in tutta Italia. Sono fondi destinati alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali nei comuni nei quali le esigenze militari incidono maggiormente sull'uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale. Quindi c'è un riconoscimento implicito del fatto che queste servitù limitano lo sviluppo economico e sociale dei territori.
Bisogna anche dire che il ministro La Russa, nel mese di settembre dell'anno scorso, provvide a integrare il comitato regionale di coordinamento con due rappresentanti della Regione Sardegna, nelle figure dell'Assessore della sanità e dell'Assessore della difesa dell'ambiente, che prima non erano previsti. Fino all'autunno scorso, infatti, l'istituzione regionale era totalmente assente in quel comitato. Su questo concordo in parte con quanto è stato sottolineato dall'onorevole Soru.
Mi sembra di aver risposto un po' a tutte le domande poste dalla mozione, perdonatemi se così non è. Per quanto riguarda invece la richiesta di convocare il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica bisogna dire che di questo ho interessato il prefetto di Cagliari ieri (solo ieri sono venuto a conoscenza dell'urgenza di riferire in Aula su questo argomento), perché è il prefetto, e non la Regione, che può convocare tale comitato.
Per quanto riguarda la richiesta di garantire sul sito ufficiale della Regione la massima trasparenza informativa su tutti gli atti, prendiamo naturalmente ogni impegno in merito e manterremo la promessa. Quando il Consiglio regionale fa una richiesta alla Giunta questa non può che adempiere e comunque credo che garantire l'informazione sia un nostro dovere, senza che nessuno ce lo chieda.
Per quanto riguarda i due punti fondamentali sottolineati dall'interpellanza numero 237, rimango un po' stupito dalla richiesta che mi viene fatta, perché in realtà io non ritengo che il decreto approvato dall'Assessorato contraddica i principi e le finalità che sono emerse sia in sede di Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito sia nel dibattito parlamentare in cui sono stati approvati i due documenti citati. Abbiamo prima di tutto certamente rivendicato alla Sardegna la presidenza del comitato scientifico che doveva sovrintendere allo studio epidemiologico, perché uno dei richiami che venivano fatti su tutti gli studi, compresi quelli ambientali, era proprio la scarsa credibilità derivante dal fatto che tali studi fossero condotti o finanziati dallo Stato o da apparati dello Stato, che potevano quindi avere interesse a deviare l'accertamento della verità, a ritardarlo o comunque a ingenerare sospetti nell'opinione pubblica sulla veridicità di quanto affermato. Ritenendo che la Regione Sardegna dovesse rivendicare la propria preminenza su tutte le istituzioni, comprese quelle dello Stato, abbiamo affidato la presidenza del comitato scientifico al rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze, il professor Biggeri, persona di altissima professionalità e riconosciuta competenza in tutto il territorio nazionale. Questo non perché non riconoscessimo all'Istituto superiore di sanità la qualità e la capacità di presiedere il comitato, ma proprio per impedire che nascessero critiche essendo un ente di emanazione del Ministero e dunque suscettibile del sospetto da parte di tutti, soprattutto delle forze più antimilitariste, che il risultato dell'indagine epidemiologica condotta non fosse portato avanti con i criteri riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale. Lo studio non è parziale, ma deve essere ancora completato da parte del comitato scientifico, il quale deve anche dire quali approfondimenti devono essere fatti. E' chiaro che per quanto riguarda il passato gli approfondimenti non possono consistere soltanto nella riesumazione di cadaveri, ma si deve andare indietro negli anni e analizzare i dati epidemiologici conservati negli archivi delle varie ASL o delle Unità sanitarie che hanno preceduto le attuali aziende sanitarie.
Per quanto riguarda il presente è stato istituito il registro dei tumori e comunque gli studi effettuati saranno oggetto di una pubblicazione che credo interesserà non solo l'opinione pubblica nazionale, ma anche quella internazionale, saranno quindi divulgati e speriamo che ottengano un riconoscimento di scientificità, anche perché così potremo parlare di questo argomento supportati da una base scientifica convincente per tutti.
La commissione di cui al decreto assessoriale del 17 maggio 2011 sarà presieduta dall'Assessore della sanità. Come sapete, spesso io non ho il tempo e credo neanche la capacità professionale di competere con specialisti in epidemiologia, per cui chiederò a un'autorità riconosciuta in Sardegna, e cioè al decano dei nostri epidemiologi e igienisti (lo riferisco in Aula prima ancora di averlo chiesto all'interessato, al quale chiedo scusa anticipatamente), il professor Maida dell'Università di Sassari, di presiedere la commissione e di rappresentarmi in modo che possa condurre gli studi non solo nel modo più scientifico, ma tenendo in considerazione la necessità di eventuali accertamenti che potrebbero sfuggire alle mie limitate capacità, anche professionali, nel campo dell'igiene pubblica e dell'epidemiologia. Ritengo che questa commissione sia altamente scientifica e abbia come unico fine l'accertamento della verità, senza trascurare nessun aspetto che possa essere indagato, né i dati risalenti al passato, anche remoto, né tanto meno quelli relativi al presente, perché poi è chiaro che dall'accertamento della verità scaturirà anche l'accertamento delle cause, se dovessero essere riscontrate delle anomalie. Non ritengo pertanto condivisibile il testo dell'interpellanza, dove tra l'altro si dice: "…impegnando le competenze specifiche esistenti in ambito nazionale e coinvolgendo, tra gli altri, la Regione Sardegna". La Regione Sardegna deve essere protagonista in questo accertamento della verità, deve essere colei che dà la massima garanzia che si agisca con l'obiettivo principale di accertare la verità per tutelare il popolo sardo.
Credo che abbiamo agito in buona fede e siamo disponibili ad accogliere i suggerimenti migliorativi che potranno venire in qualunque momento dall'Aula e anche dalla società civile. Io sono sempre pronto a rivedere il provvedimento e a migliorarlo nell'interesse di tutti.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Stamattina, nel presentare la mozione, ho voluto tenere distinto il tema delle servitù militari da quello della salute pubblica, e sono sempre più convinto di questa distinzione. Avrei voluto che oggi si fosse parlato maggiormente dell'emergenza presente nell'area di Quirra e invece il dibattito ancora una volta si è spostato sulle servitù militari. Voglio chiedere ad alcuni colleghi: che cosa andremo a dire domani mattina a quei pastori, anche a quelli abusivi? Che apriremo una vertenza con lo Stato? Diremo loro: siccome il poligono non vi ha ammazzati, vi togliamo il pane di bocca? Me lo dovete dire!
Certi ragionamenti io non riesco a concepirli. Lì c'è un'emergenza, molte famiglie che vivono in quei territori sono in difficoltà, c'è l'esigenza di dare loro una risposta, che non è stata data, e invece questo tema viene spostato, ideologizzato, strumentalizzato per l'ennesima volta. Non riesco davvero a capire!
Credo che abbiamo il dovere di dare una risposta. Assessore, la ringrazio per le risposte che ha dato, ma siccome conosco bene l'apparato burocratico della Regione e anche il modo in cui la Giunta spesso porta avanti molti provvedimenti approvati dal Consiglio, le chiedo solo questo: poiché i fondi ci sono e il collegato alla finanziaria è stato approvato, quali sono i tempi? Come verrà concertata con gli enti locali la spendita di quei fondi? Arriva l'estate, devono essere sentiti gli enti locali appunto per concertare la spendita dei fondi, si devono approvare le direttive, poi le determine, passeranno i mesi, passeranno gli anni e non vorrei che alla fine quei soldi non arrivassero mai a quei territori. Ecco, vorrei che ci fosse un impegno da parte dell'Assessore, oltre a tutti gli impegni che ha preso, affinché quelle risorse fossero portate alla spendita e arrivassero proprio a quei pastori e a quelle famiglie che sono oggi in forte difficoltà.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Bruno per dichiarare se è soddisfatto.
BRUNO (P.D.). Sarò brevissimo. Intanto nessuno mette in discussione la buona fede, ma sono parzialmente soddisfatto, perché l'oggetto del decreto mi sembra debole e non in linea nemmeno con quanto previsto dal Senato. Glielo ripeto, Assessore: la Commissione aveva uno scopo, quello cioè di avviare un'indagine sanitaria ed epidemiologica tendente ad accertare natura, entità, incidenza e prevalenza delle patologie tumorali e malformative e della mortalità, individuandone le determinanti causali. Ben diverso è l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche disponibili sullo stato di salute della popolazione residente nelle aree interessate da attività militari. Questa finalità mi sembra molto più debole.
Secondo, per brevità: affidare il coordinamento del comitato scientifico al rappresentante del Dipartimento di statistica dell'Università di Firenze, come previsto nel decreto assessoriale, a nostro avviso è un errore. Noi riteniamo che il ruolo dell'Istituto superiore di sanità debba essere necessariamente quello di referente principale dei profili tecnico-scientifici dell'inchiesta. Devo dire che lei si era già espresso in questo senso durante la visita della delegazione della Commissione, il 30 marzo 2011, nel rapporto coordinato tra l'Istituto superiore di sanità e la Regione. Dal nostro punto di vista è più corretto ed è per questo che abbiamo presentato l'interpellanza. Dalla sua risposta non sono però emersi elementi che consentano a me e al Gruppo che presiedo di dichiararci soddisfatti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, le chiedo di riunire la Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. E' convocata la Conferenza dei Capigruppo. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 44, viene ripresa alle ore 17 e 52.)
PRESIDENTE. I lavori si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per mercoledì 6 luglio, alle ore 13, con all'ordine del giorno la votazione della mozione numero 132 e la votazione del passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge numero 71/A. Il termine per la presentazione degli emendamenti a questo disegno di legge scade mercoledì 6, alle ore 13. La Commissione autonomia è convocata per il pomeriggio di mercoledì 6 e la mattina di giovedì 7. Il Consiglio riprenderà i lavori giovedì 7, alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 17 e 53.