Seduta n.155 del 10/11/2010
CLV SEDUTA
Mercoledì 10 novembre 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 16 e 01.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana dell'11 ottobre 2010 (148), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Simona De Francisci e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 10 novembre 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Floris Rosanna - Piras - Pitea - Greco - Locci - Sanna Paolo Terzo - Amadu - Peru - Tocco. Istituzione della continuità territoriale delle merci. (211)
(Pervenuta il 10 novembre 2010 e assegnata alla quarta Commissione.)
Floris Rosanna - Pitea - Locci - Rodin - Greco - Campus - Amadu - Peru - Tocco. Misure per tutelare la salute dei lavoratori, promuovere il benessere organizzativo e contrastare il mobbing, il rischio psicosociale e lo stress lavoro-correlato. (212)
(Pervenuta il 10 novembre 2010 e assegnata alla settima Commissione.)
Floris Rosanna - Piras - Pitea - Greco - Locci - Sanna Paolo Terzo - Amadu - Peru - Tocco. Disciplina delle attività di informazione scientifica farmaceutica e istituzione dell'Albo regionale degli informatori scientifici del farmaco. (213)
(Pervenuta il 10 novembre 2010 e assegnata alla settima Commissione.)
Apprezzate le circostanze, sospendo la seduta e rinvio i lavori di dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 06, viene ripresa alle ore 16 e 18.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere la cortesia, vista l'esiguità delle presenze, di rinviarli altri dieci minuti, altrimenti diventa davvero mortificante intervenire in questa situazione.
Inoltre, Presidente, vorrei dirle che ho chiesto la cortesia al Presidente, nella seduta antimeridiana (non era lei a presiedere, mi dispiace), di poter intervenire dopo che mi sono dovuto assentare, nel momento in cui sarei dovuto intervenire, per una telefonata personale urgentissima. Oltre me, non sono potuti intervenire il collega Sanna e il collega Cappai; mi sembra davvero un modo di procedere che disturba. Ecco, non voglio dire altro, è fastidioso. La prego di verificare se è possibile farci intervenire, magari alla fine dei lavori.
PRESIDENTE. Questo lo verificheremo, onorevole Diana. Il Regolamento però lo conosce anche lei e quindi sa che...
(Interruzioni)
Però accolgo la richiesta di rinviare di altri dieci minuti i lavori dell'Aula, pertanto sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 19, viene ripresa alle ore 16 e 30.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 186/A.
E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Presidente, credo che stamattina l'opposizione abbia dato dimostrazione di affrontare questo tema con il giusto equilibrio, tenuto conto che stiamo parlando del destino delle aziende, quindi delle persone che operano in questo settore, delle famiglie che vivono dal lavoro delle campagne. Tuttavia noi non possiamo non mettere in risalto… se l'Assessore ascoltasse mi farebbe piacere… dicevo che non possiamo non denunciare la confusione, io partirei dalla confusione, con cui si è svolta la trattativa in queste settimane, c'è stato un iter poco chiaro.
Intanto io credo che la politica non debba mai intromettersi nelle divisioni del sindacato; il sindacato ha delle interlocuzioni interne, ha dei propri processi di confronto che non devono intaccare i comportamenti della politica. Non si è visto mai che a Palazzo Chigi siano stati convocati i sindacati in tavoli separati. Andava costituito un tavolo in cui dovevano essere invitate tutte le associazioni di categoria. Questo sarebbe stato il modo corretto per portare avanti la trattativa, arrivando a una trattativa sufficientemente condivisa, almeno tentando. Questo non è stato! E' stata condotta una trattativa con una singola rappresentanza, dopodiché il suo risultato è stato sottoposto alle altre associazioni di categoria, con tutti i malumori e con tutte le contestazioni che sono avvenute nelle scorse settimane proprio grazie a questo modo di operare.
Poi l'iter confuso. Io, che sono componente della Commissione bilancio, sono stato convocato dal mio Presidente per esprimere un parere riguardo a un disegno di legge licenziato dalla Commissione, ma una seduta è stata rinviata perché quel disegno di legge non aveva più senso, successivamente abbiamo dato il parere su un disegno di legge, questo disegno di legge arriva alla discussione di questo Consiglio ma è completamente stravolto dagli emendamenti proposti dalla Giunta! Cioè, tutto il lavoro svolto dalla Commissione, tutto il lavoro svolto dai Gruppi politici di questo Consiglio regionale, è stato mandato all'aria da una trattativa che la Giunta svolgeva allo stesso tempo senza tener conto di un iter che avveniva, di un percorso naturale di una legge che veniva discussa in questo Consiglio nella Commissione competente! Non si è tenuto conto di niente e oggi ci troviamo di fronte a un disegno di legge completamente diverso, che la Commissione non ha visto, non ha discusso, sul quale non si è confrontata! Questa è la confusione! Confusione nella trattativa, confusione nell'iter che stiamo adottando per approvare questo disegno di legge. Certamente non è la prima volta che assistiamo a fatti di questo genere, ma davvero questo mi pare emblematico.
L'altro dato poco chiaro è la discordanza tra l'accordo raggiunto con il Movimento pastori sardi, che è stato già segnalato più volte, e il disegno di legge che è stato proposto dalla Giunta regionale. Come sappiamo, l'accordo parlava di 2500 euro ad azienda, il disegno di legge parla di un contributo fino a 3000 euro ad azienda. Lo stanziamento è di 10 milioni, è chiaro ed evidente a tutti che queste risorse ci portano subito a capire che non ci saranno i 2500 euro promessi ad azienda con questo finanziamento. C'è una discordanza! Leggiamo, da una nota di agenzia delle ore 13 e 37, un comunicato del Movimento pastori sardi: "L'emendamento della Giunta regionale, che prevede 30 milioni di euro nel triennio per il sostegno alle aziende del comparto ovicaprino, non rispecchia gli accordi sottoscritti con il Movimento pastori sardi dieci giorni fa a Villa Devoto…" e continua di questo passo.
Quindi, smentisce l'accordo, voi scrivete cose diverse, bene, io credo che non si possa scherzare con la vita della gente, dite chiaramente che cosa andrà alle aziende, chi prenderà questi soldi, chi ha diritto ad averli, quanto le aziende avranno e come intendete procedere. I pastori, vi assicuro, hanno capito diversamente, hanno capito che per ogni azienda ci sarà la sicurezza, l'assicurazione di 2500 euro; questo non è! Ditelo con chiarezza! Guardate, non lo diciamo per essere polemici, lo diciamo perché riteniamo che le false promesse in questo momento siano molto pericolose; davanti a una crisi di questa portata, di questo livello, io credo che noi dobbiamo dire la verità ai pastori, come dobbiamo dire la verità agli artigiani, come dobbiamo dire la verità ai disoccupati e a tutti i cittadini sardi. E' tragico ed è da irresponsabili dire falsità o sottoscrivere accordi in un modo e poi dichiarare e presentare emendamenti che sono diversi dagli accordi che sono stati raggiunti.
Oggi lei ci dice una cosa che mi pare grave: "Questo disegno di legge rappresenta la riforma del comparto agricolo". E' davvero una cosa fuori dalla grazia di Dio, da ogni ragionevolezza, questa è una legge raffazzonata che dà qualche risposta; parlare di riforma, di legge epocale, di riforma epocale, che cambierà il volto dell'agricoltura in Sardegna, mi pare davvero esagerato, per non dire che un'affermazione di questo genere è spregiudicata. Io credo che ci voglia molta più serietà e molta più sobrietà in determinate affermazioni. Sulla stampa ne ho letto alcune che mi preoccupano ancora di più e le voglio citare: "Il disegno di legge salva-pastorizia diventerà operativo nelle prossime settimane ed entro la fine del mese comincerà l'operazione svuota magazzini. Subito dopo il prezzo del latte avrà un'impennata per poi stabilizzarsi all'interno della forbice 75-85 centesimi al litro deciso nell'accordo di Villa Devoto. Nello stesso momento anche il prezzo del pecorino dovrebbe riprendere a salire fino agli auspicati 5 euro e 50 al chilo e poi scivolare a 4 e 50". Praticamente dovremo predisporre un disegno di legge per controllare l'impennata del prezzo del latte, altrimenti le nostre famiglie saranno in difficoltà a comprare un litro di latte perché questa legge porterà a un innalzamento incontrollabile del suo prezzo. Ma si possono fare affermazioni di questo genere? Fosse stato così facile! Ma pensa lei, assessore Prato, che avremmo aspettato che lei diventasse Assessore per risolvere questo problema? Svuotiamo i magazzini e portiamo il latte a 85 centesimi! Facile, semplice.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ma chi l'ha scritto?
SABATINI (P.D.). L'ha dichiarato lei, io lo leggo dai giornali, non lo sto inventando, sto leggendo il testo de "La Nuova Sardegna", o hanno scritto corbellerie o sono dichiarazioni!
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Non è vero!
SABATINI (P.D.). Allora, noi siamo ed eravamo per fare cose serie, siamo ed eravamo per mettere in atto un disegno di legge velocemente, un disegno di legge da approvare per dare risposte all'emergenza, che mettesse in piedi delle misure anticrisi, potevamo farlo venti, trenta giorni fa, appena esserci capacitati di una crisi imminente di quel comparto, invece abbiamo perso diverse settimane. Noi siamo ed eravamo per un disegno di legge che desse risposte alle emergenze; siamo ed eravamo, poi, per prenderci qualche settimana in più, qualche mese in più, per discutere una vera riforma del comparto, una riforma per dare veramente una svolta al comparto ovicaprino, che non ci faccia trovare, come ci troveremo tra qualche settimana, tra qualche mese, nelle stesse condizioni in cui ci troviamo oggi. Noi eravamo e siamo per queste due soluzioni.
Voglio fare l'ultima riflessione sul de minimis. In questi giorni, è in atto una discussione presso la Comunità economica europea, tutti i Paesi membri chiedono che vengano rivisti i limiti del de minimis. Ci sono Paesi membri che stanno pressando fortemente e il Consiglio europeo sembra indirizzarsi in questa direzione. Allora mi pongo una domanda: se altri Paesi membri insistono perché si sfondi il tetto dei 15 mila euro ad azienda, significa che gli altri Stati membri hanno capito che le aziende vanno maggiormente incentivate, allora io non vorrei che (siccome noi, al contrario, conteniamo il contributo in un momento di crisi alle aziende ovicaprine, alle aziende agricole in generale) ci trovassimo ad affrontare, oltre tutte le difficoltà del comparto nella nostra Isola, anche una competizione con i colleghi che lavorano e operano in altri Stati membri della Comunità economica europea. Questo è un rischio che sottopongo alla sua attenzione, Assessore, e credo che questo Consiglio non possa non tenere conto di questo fatto.
Ecco, io volevo fare solo alcune considerazioni perché credo che i miei colleghi abbiano ben esposto la materia e ben esposto le proposte che il Partito Democratico e le opposizioni intendono avanzare in questi giorni di dibattito della legge, come l'ha chiamata lei, "salva pastori", "salva pastorizia", "salva settore ovicaprino", insomma non so. Noi le diamo la disponibilità a ragionare su cose serie senza false promesse, tenendo conto della disponibilità delle risorse e avendo ben chiaro, non come si vuol fare, che questa è una legge che in diversi punti rimanda alla Giunta, quindi è una delega in bianco alla Giunta, in cui noi non abbiamo troppa fiducia. Ripeto, noi siamo per fare cose serie per cui questo Consiglio abbia la forza di determinare scelte chiare e precise, che diano i tempi e le certezze ai pastori e alle loro famiglie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Vorrei chiarire subito una cosa. Credo che tutto ciò che è successo nei mesi scorsi, così come ciò che è successo negli anni scorsi o nei decenni scorsi, ormai,non interessi più a nessuno. Ognuno conosce, dal suo punto di vista, e lo interpreta, il problema dell'agricoltura in Sardegna, della pastorizia, dell'ovicaprino, degli agricoltori, delle associazioni di categoria, dei movimenti.
Noi siamo stati chiamati oggi in aula a discutere di un provvedimento urgente e credo che ai sardi, che hanno interesse sulla materia, non importi invece assolutamente quanto emerge dal dibattito odierno; perciò credo che la liturgia debba essere smontata. Non voglio intervenire per difendere una maggioranza e attaccare una minoranza, andando a ricordare che cosa ha fatto l'Assessore di 5 anni fa, di 10 anni fa, di 15 anni fa. Credo che questo appartenga alla liturgia dell'Aula, una liturgia della quale pian pianino ci dobbiamo spogliare perché bisogna essere pragmatici, a mio avviso, e dare risposte concrete. Credo che il dibattito dell'Aula sul disegno di legge numero 186 debba essere impostato da tutti noi - io per primo cercherò di farlo - sul merito della proposta cioè confrontiamoci al di là degli steccati politici che, badate bene, non interessano a nessuno. Io non ho da attaccare un centrosinistra e non ho da difendere un centrodestra, ho da discutere un provvedimento urgente al servizio del mondo agricolo sardo, punto! Dopo di che, vestire i panni del difensore dell'Assessore dell'agricoltura di turno, del Presidente di turno o del grande accusatore di quelli del passato, credo che veramente significhi che noi stiamo passando ogni limite.
C'è gente che, con pazienza, ci ha aspettato per questi mesi, non abusiamo della pazienza, ne abbiamo abusato nei mesi scorsi. Voglio subito chiarire, Assessore, che io, su molte cose, in Commissione, mi sono trovato d'accordo su alcune impostazioni e, badi bene, anche quando ho chiesto le sue dimissioni, non ho chiesto le dimissioni della persona, non ho chiesto le dimissioni indicando simpatia o antipatia della persona. Siccome esistono dei passaggi istituzionali, esistono delle responsabilità, esistono dei carichi che sono della Giunta e responsabilità che sono della Giunta e del Consiglio, io ho sempre creduto, e ne sono ancora convinto, che ci debba essere un periodo di prova, dopodiché, se è necessario, bisogna cambiare.
Allora, in questo senso, mi sono posto all'attenzione dell'Aula e di chi mi ha voluto ascoltare, pochi devo dire in questa Aula, in questa maggioranza, dicendo: "Non stiamo dando le risposte adeguate a ciò che il sistema ci richiede". Anche stamattina per esempio, e questo è un problema di come impostare la modalità di voto per questo "186" che, per quanto mi riguarda, è di totale emanazione della Giunta. Io ho presentato un emendamento, ho avuto modo di illustrarlo e lo ripresento all'Aula, ma ritengo totalmente responsabile la Giunta che quindi se ne deve assumere le responsabilità, il disegno di legge numero 186 non avrà il mio voto contrario ma non credo che l'avrà neanche a sostegno, perché è giusto che la Giunta si assuma le sue responsabilità. Così come la Giunta ha scaricato le responsabilità sul Consiglio in una certa fase, sbagliando, dicendo che è il Consiglio che ha votato quell'ordine del giorno essendo latitante in un momento particolare delle avventure di Consiglio che si sono svolte, con consiglieri e Capigruppo impegnati nel cercare risposte, nel cercare di comprendere, nel cercare di motivare quella situazione, non avendone la responsabilità, neanche il potere di esprimere una soluzione, mentre qualcuno magari preferiva le cene a Roma invece che essere qua.
Questo ce lo dobbiamo dire. Anche stamattina, in questa Aula, noi parliamo di agricoltura assistita, secondo me stiamo parlando con frasi fatte, allora mi chiedo da cittadino: "Ma come facciamo noi in questa Aula a parlare di agricoltura assistita, quasi cercando di delegittimare l'azione delle associazioni di categoria, quando abbiamo una Regione assistita?". Vogliamo contare quanti sono i dipendenti delle pubbliche amministrazioni? Sono tutti facenti parte di una pianta organica utile, efficiente ed efficace di questa Regione? O vogliamo tornare sempre al paragone dei 300 dipendenti pubblici del sistema Regione della Lombardia e dei 7000 di altre Regioni?
Allora, noi abbiamo un assistenzialismo diffuso che legittima anche gli assistenzialismi che qualcuno, con falso moralismo, cerca di attaccare. Se fossi un pastore, se fossi un agricoltore, così come mi è stato detto nel momento in cui sono salito su un palco, qui in via Roma, a esprimere un concetto, ben conscio di ricevere critiche, giudizi pesanti, e forse anche qualche condivisione, ma conoscendo quella realtà, certo che mi "porto a casa" quello che qualcuno mi dice, proprio sotto quel palco: "State dicendo che non ci sono i soldi, ma guardati un po' tu, consigliere regionale, parli di assistenzialismo! Guardati un po' tu, uno degli ottanta consiglieri regionali della Sardegna!". Allora, avremo il diritto di parlare degli altri, di negare l'assistenzialismo agli altri, quando staccheremo la spina dell'assistenzialismo globale della pubblica amministrazione, quando saremo capaci di dire che noi siamo troppi e forse dobbiamo ridurre la nostra presenza numerica in quest'Aula.
Abbiamo troppe province che alimentano sempre quella forma di assistenzialismo pubblico, fatto di pubblici dipendenti che non sanno cos'è il rischio, che non sanno cos'è il lavoro autonomo, noi abbiamo abituato a essere così i nostri figli, il mito del "posto fisso" nella pubblica amministrazione, il "27" che arriva sempre. Allora nel momento in cui mi devo rivolgere a chi il "27" se lo deve guadagnare giorno per giorno, prima di criticarlo o condannarlo per l'assistenzialismo a cui è stato abituato nei decenni da un sistema che ha voluto legare quel mondo al consenso e al voto, mi devo guardare in faccia. Noi tutti, cittadini facenti parte del sistema pubblico, ci dobbiamo guardare in faccia. In quel momento, possiamo dire che l'assistenzialismo che stiamo dando, anche in questa fase emergenziale, forse non è corretto. Chi lo diceva? Gandhi? Diceva: "Meglio dare la canna da pesca invece che il pesce". Noi lo diciamo, ma l'abbiamo mai fatto? La situazione infrastrutturale del nostro territorio e lì davanti a tutti, che cosa abbiamo fatto per migliorare quelle condizioni? Poco e niente.
Con il disegno di legge numero 186, cerchiamo di dare una risposta a che cosa? Alla fase emergenziale, e apprezzo qualche indirizzo strutturale. Ma prima di questi indirizzi, mi permetto una critica. Prima di dare questi indirizzi, noi dobbiamo rispondere a quel mondo, e non solo a quel mondo, questo vale anche per il mondo dell'imprenditoria, del commercio, dell'artigianato. In quanto tempo noi diamo risposta a quel mondo per consegnargli in mano le risorse finanziarie o dare risposta ai progetti che si presentano in tempo utile perché non si arrivi al momento di crisi? Noi possiamo mettere 300, 400, 500 milioni a favore di una categoria, ma quando ci concentreremo sul fatto che quei 400, 500 milioni arrivano "a babbo morto", quando? Quando ci concentreremo sul sistema burocratico amministrativo perverso, del quale tutti sono entrati a far parte, comprese le associazioni di categoria? O vogliamo vedere quando arriva a destinazione il benessere animale, per fare un esempio? Quando? Quando arrivano i contributi?
Riprendo l'esempio che ha fatto un collega e cercherò di dettagliarlo meglio, non nel senso che sono più bravo o quant'altro, ma entrando nel dettaglio dei residui: è chiaro che, nella competenza, noi abbiamo il 19,9 per cento del pagato sugli impegni, cioè abbiamo impegni per 211 milioni e abbiamo dato al mondo agricolo, messo in circolo subito, a ottobre, questo gli uffici mi consegnano, 42 milioni. Oppure andiamo a vedere i residui, dove abbiamo 328 milioni di residui, impegnati formalmente 273 milioni e 150 di pagamenti, cioè il 55 per cento, e siamo a novembre, e abbiamo approvato nei tempi una finanziaria. Allora qualcosa non funziona! Voglio essere chiaro, perché qualcuno - a mio avviso - si aspetta cose che non avverranno, lo dico in maniera estremamente serena: "E' questo che vogliono?", io non osterò perché si approvi, però non sono d'accordo, e lo dico al mondo delle campagne, che domani, come ieri, verranno solo a posteriori al confronto per dire: "Forse abbiamo sbagliato", perché gli errori non sono mai commessi solo da una parte.
E' chiaro anche dagli emendamenti della Giunta che noi stiamo costruendo residui, infatti la Giunta che cosa propone? Propone un emendamento che va in netto contrasto con ciò che abbiamo approvato in finanziaria ultima, cioè quando, per diminuire i residui, quindi rendere più efficace il sistema dei pagamenti, più veloce, più certo, e chi sbaglia paga, abbiamo chiesto di verificare i residui giuridicamente perfezionati, noi abbiamo messo 25 milioni circa, o 26, mi corregga, Assessore, se sbaglio, nell'annualità 2010 fra le varie misure di intervento, sappiamo già che non li spenderemo, che non potremo spenderli nel 2010. Allora invece di dire: "Questo intervento, badate bene, vi arriverà nel 2011", preferiamo scrivere: "che permangono nel conto dei residui per essere utilizzate per le medesime finalità nell'esercizio successivo". Io non voterò questo emendamento perché è esattamente il contrario di quello che abbiamo votato in finanziaria, sempre su nostro emendamento, dove abbiamo chiesto che questa formula venisse cassata dalla finanziaria. Perciò io non legittimo uno stanziamento che so già che va a residui e che non arriverà nell'annualità, non è che non arriverà perché l'Assessore non lo vuole far arrivare, ma perché quel sistema burocratico amministrativo, di cui ho ricordato in premessa, non consentirà che arrivi a destinazione nell'annualità del 2010.
Poi mi chiedo un'altra cosa. Noi tutti sappiamo che (badate bene, qui c'è, come dire, molta poca informazione, nel senso che crediamo che i pastori non lo sappiano, gli allevatori non lo sappiano, gli agricoltori non lo sappiano), per far arrivare questi denari, quel poco che arriverà nell'annualità, che avranno nel 2011, dobbiamo superare i problemi posti dal Patto di stabilità e c'è il modo per superarli. Allora che la Sardegna sappia però (secondo me, se si parla con chiarezza, la Sardegna accetta) che se li diamo a quel mondo, non li daremo a qualcun altro, è chiaro questo? Chi conosce il meccanismo del Patto di stabilità, chi conosce la situazione attuale del bilancio regionale, sa benissimo che, se smobilizziamo quel tot di milioni per darlo a un mondo che soffre in questo momento, tra i tanti mondi che soffrono, altri non li avranno. Questo può succedere e, in certi casi, io lo condivido, però spieghiamolo, non soltanto a chi li riceve, lo dobbiamo spiegare a chi non li avrà, che magari è anche il figlio di un pastore che ha un'attività da qualche altra parte, che ha fatto un progetto in un altro settore, perciò non sono indipendenti le due cose, tanto per intenderci.
Allora è chiaro che ci dobbiamo soffermare sul cosa fare, sul come fare, e mi sto sforzando per non cercare la risposta nelle voci del passato, mi sto sforzando, anche se io penso che ho estrapolato un emendamento da una proposta di legge che il Gruppo dell'U.D.C. ha fatto nel maggio 2009, per il mondo degli allevatori e dell'agricoltura, che è stata condivisa dalle associazioni di categoria e che non è stata presa in carico dalla Commissione competente, nonostante i richiami del Presidente del Consiglio, che ha detto che quella legge sarebbe dovuta andare nella programmazione bimestrale e invece non c'è andata; certo non è l'uovo di Colombo, ma riprende una serie di iniziative poste all'attenzione, fin dal 2001, dal decreto legislativo numero 228 del 2001, dove ritroviamo anche le indicazioni per la promozione dei processi di tracciabilità, per esempio, che a noi riguardano, relativamente all'agnello sardo, riguardano e sono fondamentali quanto, né meno né più, il prezzo del latte.
Allora io riscarico, non per non volermi assumere la responsabilità, ma semplicemente perché penso che il confronto politico vada rimandato, non possiamo avere un confronto politico e un momento di resa dei conti su questo disegno di legge. Non gioco e non voglio giocare la parte dell'appartenenza politica e dello scontro politico su questo disegno di legge, io sono d'accordo con chiunque voglia mettersi a disposizione perché questo disegno di legge possibilmente, entro stasera, se fosse possibile, so che non è possibile, ma entro domani, venga approvato. So, per quanto mi dice la stampa (sottolineo: "per quanto mi dice la stampa"), che questo progetto di legge, che verrà fuori dagli emendamenti presentati dalla Giunta, è concertato, chi più chi meno, nella totale o parziale condivisione con le associazioni di categoria.
Io non osterò, pur avendo spiegato che in alcune parti non sono assolutamente d'accordo, ma non osterò al loro progetto, al progetto della Giunta con le associazioni di categoria, non osterò perché so che c'è premura, non farò ostruzionismo perché so che c'è premura, non andrò contro perché so che c'è premura, ma solo per questo! Sono dalla parte di chi deve avere in questo momento, ma badate bene sarà una grande responsabilità in carico a chi fino a ieri non è stato a quel tavolo della concertazione, parlo della parte politica, e sarà nella grande responsabilità di chi l'ha proposto e di chi l'ha concertato.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessore e colleghi, non è la prima volta che, in quest'aula, in questa legislatura, il Consiglio si occupa del settore agropastorale, del malessere profondo del mondo delle campagne, dei pastori, degli agricoltori, delle loro famiglie e si occupa anche del fatto che questo malessere è, per certi versi, il malessere della Sardegna e corrisponde al malessere della Sardegna poiché quel mondo, come sappiamo, è stato ripetuto anche in queste ore, stamattina, quel mondo, quel comparto è per la Sardegna di primaria importanza, in virtù della sua storia, dell'antropologia, della geografia, della sociologia della nostra Isola.
Quel mondo è gran parte della nostra Isola, ed è vero, onorevole Pittalis, in ogni occasione in cui abbiamo affrontato questo tema, in questa legislatura ma anche nelle altre legislature, abbiamo parlato in tanti, abbiamo parlato molto e abbiamo parlato tutti quanti animati dalla volontà di contribuire a migliorare la situazione, a trovare la strada per risolvere i problemi. Questo nostro parlare oggi lei lo ha tacciato per essere "stravaganza e perdita di tempo" e lo ha fatto nella solita veste, che qualche volta le capita, anzi spesso le capita, di ricoprire, che è quello di avvocato difensore della Giunta e della maggioranza. L'ha fatto però insultando. Io non mi oppongo a questo ruolo che lei assume in quest'aula, però l'ha fatto insultando con quei termini sostanzialmente l'opposizione, perché "stravagante e orientata a perdere il tempo" per lei in questo momento, stamattina, è l'opposizione; l'ha fatto insultando l'opposizione noncurante però di quello che è il nostro sistema istituzionale a democrazia rappresentativa e pertanto, insultando l'opposizione, ha risultato con essa, con noi, anche quella parte della Sardegna che noi rappresentiamo, quella parte dei sardi che qui rappresentiamo e tra questi ci sono anche pastori, agricoltori, ci sono le loro famiglie, ci sono gli interessi delle loro aziende, per i quali vogliamo il benessere e il futuro.
Noi pensiamo che, in questo disegno di legge, Assessore, invece non ci sia né benessere, né futuro, non ci sia da nessuna parte definito il futuro del comparto agricolo e pastorale della Sardegna. Se è vero che la responsabilità della crisi di questo comparto certamente non sta tutta in capo all'assessore Prato e al presidente Cappellacci, ci mancherebbe altro!, è altrettanto vero però che questo Governo è in carica da 19 mesi, a meno che non ci vogliamo dimenticare anche di questo, e che in questi mesi, nonostante le mille promesse che sono state enunciate in lungo e largo, non ha mosso un dito per affrontare degnamente la situazione, se non cambi di Giunta repentini per aggredire i problemi e per affrontare ogni volta con una nuova Giunta la situazione.
Quindi, insomma, la vera perdita di tempo, l'ha detto anche chi mi ha preceduto, è invece intervenire come si fa ogni volta per fare un quadro tutto personale ma anche tendenzioso del recente passato sperando che qui, dentro e fuori, ci si dimentichi che oggi al Governo c'è un'altra maggioranza, c'è un altro Presidente, c'è un altro Assessore e che questa maggioranza, questo Presidente e questo Assessore hanno la responsabilità delle sorti della Sardegna da 19 lunghi mesi costellati da inerzia, da incapacità e soprattutto caratterizzati dalla totale mancanza di progetto. Questa legge, per noi, è l'ennesima conferma che ci sia una mancanza di visione e una mancanza di progetto.
Stiamo discutendo, per quel che ci riguarda, per come la valutiamo in questo momento, ma poi ci saranno due o tre giorni per lavorarci sopra, di una leggina che ha ricevuto anche alcune nostre proposte che danno un po' di respiro e anche qualche possibilità al mondo rurale, questo noi non lo neghiamo, però certamente non si affronta il problema e pensiamo che sia quanto meno spropositato, Assessore, che lei definisca questa legge come una legge che aggredisce strutturalmente i problemi del comparto agropastorale. E' quanto meno spropositato e azzardato da parte sua esprimersi in questo modo. Infatti, come sempre, secondo noi e secondo me, i problemi veri si rimandano. Il mondo rurale della Sardegna attraversa infatti una crisi profonda, in cui i debiti e la situazione di malessere attuale sia dei pastori che degli agricoltori sono la ferita aperta e lacerata da cui è partita la foga delle scorse settimane nelle quali si è condensata anche la rabbia, la giusta rabbia di un mondo profondamente pervaso dalla disperazione, perché questo è il sentimento e la realtà di chi vive nelle campagne e di chi cerca di portare avanti il proprio lavoro in quel settore. Ma i debiti sono soltanto la punta dell'iceberg di un sistema in rovina, un sistema socioeconomico che forse non è stato mai curato abbastanza, neanche negli anni precedenti, per carità di Dio, ma da 19 mesi, sicuramente da 19 mesi, è abbandonato a se stesso e soprattutto è abbandonato a se stesso nel momento in cui invece noi stiamo in un sistema dove tutto è altamente e finemente predeterminato.
Un sistema quindi questo che produce e ha prodotto questa disperazione che è quella di non sapere come poter andare avanti, non sapere se ci può permettere di mandare i propri figli a scuola, così come invece magari è successo alle generazioni precedenti; disperazione anche di toccare con mano la verità, che è la verità che pure qui noi vogliamo ribadire, perché è sotto gli occhi di tutti, ovvero constatare che il proprio destino è in mano oggi a un Governo regionale che, nonostante i cambi e i ricambi di Giunta, non riesce ad affrontare i problemi. L'abbiamo visto anche nei giorni caldi della manifestazione dei pastori, l'abbiamo visto benissimo, l'abbiamo visto, l'abbiamo sentito, abbiamo parlato con le persone che a quelle manifestazioni hanno partecipato, l'abbiamo visto quando sia il Presidente che l'Assessore hanno pensato di negarsi, anche in quell'occasione, al confronto con chi pretendeva risposte dopo mesi di inattività e di inerzia; l'abbiamo visto quando nulla è stato fatto per anticipare, e anche possibilmente evitare, le proteste annunciate da tempo e diffuse in maniera addirittura ridondante: c'è voluta la paura della degenerazione della protesta, c'è voluta l'occupazione del Consiglio. Ebbene, la percezione della paura è stata reale questa volta, perché reale era ed è la disperazione, la tensione è stata alta ed è stato chiaro a molti che, se qualcosa non fosse stata fatta immediatamente, ci sarebbe stata un'altra manifestazione, che meno male è stata scongiurata cercando di porre sul tavolo delle proposte che noi riteniamo assolutamente insufficienti.
Questo accordo ha però, come dire, un vizio di fondo, perché è un accordo generato e prodotto dalla paura; la paura ha prodotto questo accordo che certamente ha mitigato la parte più agguerrita, giustamente agguerrita, del mondo pastorale, ma non ha soddisfatto tutti, tant'è che la CIA, la Coldiretti, il mondo della cooperazione attendono ancora di sapere, e noi con loro, come verranno onorati gli impegni che sono stati sottoscritti, perché molti di quegli impegni vanno anche bene ma noi vogliamo capire come questi impegni verranno poi onorati, c'è bisogno di fare chiarezza su questo. Noi pensiamo che la chiarezza non sia stata fatta, non perché non c'è stato il tempo, ma perché evidentemente la strada della chiarezza in questo momento e su questa legge è davvero in salita. Ed è naturale che un accordo frutto della paura, Assessore, non può che essere un accordo pasticciato, infatti noi riteniamo che quell'accordo sia pasticciato come pasticciata è la legge che ci apprestiamo a discutere. Un accordo pasticciato e una legge pasticciata che dice e non dice, che promette ma non spiega, che afferma e poi rimanda nell'articolato ogni volta a successive decisioni della Giunta, perché evidentemente c'è ancora bisogno di prendere tempo, non è tutto chiaro, e siamo alla fine del 2010!
Ha ragione l'onorevole Capelli quando dice e cerca di chiarire che evidentemente non un euro verrà consegnato al mondo agropastorale quest'anno, ma tutto è rimandato all'anno prossimo. E' un accordo pasticciato, frutto della paura ma anche frutto della irresponsabilità, così come questo disegno di legge è frutto della paura e della irresponsabilità, quella irresponsabilità cui facevano cenno stamattina il collega Cuccu e stasera il collega Sabatini, l'irresponsabilità anche di aver spaccato il fronte del comparto, l'irresponsabilità della tattica del dividi et impera, Assessore. Questa è la settima vergogna che lei deve aggiungere alle sei che ha declinato stamattina nel suo intervento: le vergogne non sono sei, sono sette, e la settima è la sua tattica del dividi et impera! Io non voglio entrare nel merito dei rapporti fra le organizzazioni che raccolgono il mondo agropastorale, probabilmente ci sono rapporti controversi, non ci interessano, credo che la politica tutto debba fare tranne che infilarsi nella natura dei rapporti che intercorrono tra le organizzazioni, a differenza di quello che invece lei ha fatto in queste settimane e in questi mesi.
Io mi rivolgo a lei e le chiedo se si rende conto che cosa significhi e che cosa produce politicamente e culturalmente aver lavorato come rappresentante della Giunta, con la massima responsabilità che lei ha sulle sue spalle, per dividere il fronte delle organizzazioni del mondo agropastorale. L'esempio politico che lei dà è un esempio politico che è ancora un'altra vergogna, è devastante ed è devastante soprattutto perché ha come campo quello che più di tutti in Sardegna non si riesce da sempre a unire, quando invece l'unità di quel mondo è quella che prima di tutto chi governa deve perseguire e deve ricercare. Deve ricercarla a tutti i costi, non cavalcare invece la disunione, perché proprio la divisione è la causa principale del ritardo di sviluppo di quel comparto. In Sardegna la divisione e l'incapacità di unirsi è un male atavico, lo sappiamo tutti, e nutrirla, fomentarla politicamente è una vergogna, Assessore! Soprattutto nel settore agropastorale, la divisione è un male da sempre ma lo è anche in tutti gli altri settori, altrimenti non si capisce come mai, per un altro verso, si lavori a parole, attraverso le OP, dicendo invece che bisogna superare le divisioni e bisogna ricercare appunto l'unità.
E' evidente a tutti che, non solo l'accordo ma anche ciò che viene proposto oggi, è un palliativo, noi riteniamo che sia un palliativo destinato a spegnersi presto e a riaccendere le sofferenze di sempre. Non c'è chiarezza, io sono d'accordo con l'onorevole Capelli quando dice "bisogna essere pragmatici" perché oggi in questo momento serve pragmatismo, però il "pragma", cioè l'azione, perché possa essere efficace, perché possa dare frutti immediati, ha bisogno della chiarezza del pensiero, e tutto c'è in questo disegno di legge tranne che la chiarezza, pertanto il pragmatismo è assolutamente non praticabile. Allora, se vogliamo costruire un sano pragmatismo in questo settore, perché avvengano gli effetti immediatamente positivi al mondo agropastorale, bisogna che sia chiarito il pensiero, che sia chiarito il pensiero di ciò che è contenuto in questa legge. Non è chiaro e noi vogliamo che questo sia il punto da cui partire nella discussione: chiarire tutti i punti che per noi sono assolutamente nebulosi e soprattutto, secondo noi, sono volutamente tenuti nella nebulosa.
Dicevo, non c'è chiarezza, però è chiara una cosa, e questo non mi sorprende affatto: c'è uno sbilanciamento - questo si legge chiaramente, non soltanto da parte degli addetti ai lavori - di tutto il pacchetto che è stato costruito in favore degli industriali. Torna il tema di questo sbilanciamento. Assessore, non si sorprenda però, se non è così poi lo chiarirà, diciamo che fa parte dei chiarimenti che potrà dare a quest'Aula. Per noi questa è un'altra questione che va assolutamente chiarita, è un punto che non possiamo certamente accettare, non è accettabile infatti sancire in legge questo gioco del do ut des, il do ut des di svuotare i magazzini e garantire il prezzo del latte, quando in questo gioco del do ut des le decisioni finali e il coltello da parte del manico ce l'hanno gli industriali. Io ho capito questo, se poi non è così, me lo spiegherà, certamente ho dei limiti importanti. Ma, se anche fosse che passa il gioco del do ut des, vogliamo capire quante aziende potranno usufruire delle risorse messe a disposizione per questo do ut des, a quante aziende si potrà garantire il prezzo del latte congruo: mi sembra a occhio e croce che questo numero di aziende sia irrisorio, all'incirca un migliaio di aziende.
Non c'è chiarezza, quindi, ripeto, non c'è rispetto per il mondo cooperativo e anche questo modo di procedere noi non possiamo ritenerlo ammissibile, per quanto si proceda a interloquire con le singole aziende di ogni settore, a volte soltanto con i singoli, persona per persona, ce l'hanno detto in tanti, non c'è rispetto. Meno male che questa Giunta doveva essere proprio la Giunta fatta apposta, costruita apposta per aggredire i problemi e, per questo fine di aggredire i problemi, non prevede al suo interno, Presidente, le donne. Questa era la motivazione principale.
Mi sono chiesta… ogni volta che torniamo in aula dopo questa Giunta, cerco di capire, com'è che si aggrediscono i problemi, anche perché sono una donna e vorrei imparare l'attitudine ad aggredire problemi dagli uomini che siedono in questa Giunta, nel caso mai mi capitasse di essere chiamata a un ruolo di questo genere, probabilmente mai, però serve sempre, e mi sono chiesta quale sia questa attitudine tutta maschile, appannaggio solo degli uomini, indispensabile per aggredire i problemi. Visto questo disegno di legge, visto quello che sta succedendo anche in sanità con la legge numero 162, dove si fa il gioco delle tre carte, di delibere, di soldi, di cose a disposizione, eccetera, eccetera, questa attitudine è l'attitudine all'imbroglio! E' l'attitudine all'imbroglio, evidentemente è questo! Perché ha il sapore dell'imbroglio, Assessore, questo nuovo soggetto che starebbe nascendo, di cui ha parlato anche la stampa qualche giorno fa, un soggetto dove ha un ruolo centrale il consorzio del latte, quello di tutela del Pecorino sardo, un imbroglio ai danni delle O.P. Noi vogliamo capire cos'è che si sta cucinando su questo versante, vogliamo capire per quale motivo si ridanno poteri e possibilità d'azione a un soggetto che ha dimostrato negli anni di avere mille pecche in questo senso e forse di aver prodotto le cause principali della crisi del comparto e in particolare di questo vergognoso prezzo del latte che i pastori devono sopportare ormai da tempo immemorabile.
Quindi un imbroglio anche questo a danno delle OP che, a parole, si dice di voler sostenere e far diventare il fulcro del nuovo sistema organizzativo del mondo agropastorale; per scardinare il sistema, noi riteniamo inoltre che bisogna mettere mano a un accordo interprofessionale, ma non c'è questa volontà, è dimostrato che non c'è neanche questa volontà e anche su questo vorremmo sentirla. Perché questo accordo interprofessionale, che noi riteniamo essere necessario, appunto, per scardinare il sistema e farne nascere uno nuovo, evidentemente sottrae potere a qualcuno. Più o meno l'abbiamo capito, tant'è che la nostra Regione era assente dal tavolo nazionale per l'accordo che si è tenuto negli ultimi tempi.
Quindi noi siamo di fronte di nuovo a un provvedimento che non risolve i problemi, un provvedimento che va chiarito in molti suoi punti, un provvedimento che è entrato in un modo e che adesso, emendato, uscirà in un altro modo e che crea e mette dubbi su dubbi e vorremmo avere il tempo di chiarirli per poter contribuire, secondo il nostro senso di responsabilità e con la volontà, anche nostra certamente, a dare risposte ma che siano risposte concrete, che non siano una presa in giro nei confronti del mondo agropastorale. Mi riferisco, in particolare, all'impegno finanziario che noi abbiamo in questo disegno di legge previsto che ha tutti i meccanismi ai quali sarà necessario ovviare affinché si possano effettivamente rendere disponibili le risorse nel breve periodo, e su questo argomento sottoscrivo quanto ha detto, non lo ripeto, l'onorevole Capelli.
Insomma noi siamo per andare avanti nella discussione ma certamente non ci renderemo complici di un provvedimento che non farà chiarezza, non darà risposte concrete. Si allontanerà così la possibilità, oggi concreta, di una colossale presa in giro per questo mondo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
Non è in aula, quindi decade.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Oggi parliamo di latte e di una storia molto lunga di truffe, una storia di truffe che, alla luce del provvedimento di legge in corso di dibattito, non accenna a bloccarsi. Ora, la crisi del settore agropastorale sardo è una storia vecchia, irrisolta da decenni e per cui la Regione Sardegna ha delle gravi responsabilità sia in ordine economico, vedi le imprese pastorali e dell'agro alimentare sempre sull'orlo del fallimento e in mano alle banche, sia di ordine sociale con le famiglie che non possono più campare, vedi l'abbandono della campagna e la desertificazione delle economie. Quindi una condizione questa che rischia di degenerare nel malessere sociale; una stagione che noi sardi purtroppo abbiamo vissuto drammaticamente alcuni decenni fa e che, per convenienza, era stata declassata dallo Stato italiano a fenomeno di ordine pubblico, mi riferisco per fare in fretta al concetto di "banditismo".
Alla luce degli ultimi eventi e delle lotte portate avanti dai pastori, sia del Movimento pastori sardi che di vari sindacati, la crisi del settore acquista aspetti non derogabili, per cui è d'obbligo oggi un'analisi approfondita per la costruzione di una politica di tutela dei produttori e dei loro prodotti in un'ottica, tutto questo, di salvaguardia e di sviluppo delle economie tradizionali ormai al tracollo.
Il disegno di legge numero 186 non solo era espressione della confusione politica generale regnante in questa Giunta e su questi temi ma lo stesso dibattito in corso in Aula, nella giornata di oggi, sulla proposta sostitutiva del "186" si sta svolgendo, a mio avviso, in acque volutamente torbide per difendere prevalentemente gli interessi dell'industria casearia appoggiata da una parte della classe politica. Questa difesa a oltranza dei profitti degli industriali del settore porta conseguentemente all'impoverimento dei produttori latteari e delle loro organizzazioni di settore e cooperative, questo è un film che noi abbiamo già visto proprio sulla determinazione del prezzo del latte a tutt'oggi.
La forte contestazione dei pastori sardi in questi mesi sicuramente ha risvegliato le coscienze dei sardi e ha imposto comunque, una volta per tutte, alla classe politica, e io mi auguro pure alla Giunta in carica, una forte riflessione su questo meccanismo perverso che ha ridotto i pastori a uno stato di schiavitù e di ricatto economico perpetuato dagli industriali. Il dramma dei pastori e dell'agroalimentare sardo oggi impone la necessità di trovare reali, eque e praticabili soluzioni per uscire dalla crisi del settore che rappresenta anche gran parte dell'identità del popolo sardo. L'industria di trasformazione del latte, gli industriali del settore hanno sempre avuto un accesso privilegiato ai finanziamenti pubblici regionali ed europei, cosa che è avvenuta sempre in tutti i campi dell'industria isolana, creando un'ipoteca sulla divisione dei finanziamenti del settore accaparrandosene gran parte e privando gli altri attori economici della disponibilità dei finanziamenti, concorrendo con queste politiche, a tutti i livelli, a depauperare le risorse finanziarie pubbliche. Questa politica economica di disparità e di discriminazione dei settori più deboli dell'allevamento e dell'agroalimentare ha contribuito a mettere in ginocchio i produttori agropastorali e specialmente quelli a conduzione prettamente familiare, che vuol dire da noi la stragrande maggioranza dei sardi.
Fino a oggi il settore della pastorizia si è basato su una grande ingiustizia cioè vendere il proprio latte agli industriali a prezzo inferiore rispetto al costo di produzione, significa garantire profitti all'industria e accumulare debiti per i produttori. Questo sembra molto semplice, solo che è un argomento che non è mai stato affrontato in termini seri, chissà perché! La causa principale dell'indebitamento dei pastori è quindi la vendita sottocosto del latte; chi determina il prezzo non sono le leggi del mercato, come avviene ovviamente per tutti i prodotti, ma sono gli industriali del latte con le "leggi drogate" che li assistono e con le strette connivenze con il sistema politico che permette loro di sfuggire a ogni controllo sui prodotti (che vuol dire origine, provenienza, tipo di lavorazione, quantità e qualità) e di continuare a detenere in modo indisturbato le regole drogate del mercato. E' così che, in nome del profitto, il prezzo del latte viene calcolato sul costo del formaggio più economico, il pecorino romano, ignorando del tutto i prodotti caseari pregiati che ovviamente concorrerebbero a innalzare il prezzo del latte al produttore e quindi a dargli un equo ristoro diminuendo con ciò il profitto degli industriali. Ma a questo non si vuole dare ascolto.
Sicuramente gli industriali non hanno i loro stabilimenti all'asta, però tenendo conto che il prezzo del latte - come per tutti i prodotti - è in stretta relazione con le oscillazioni di un mercato non drogato, questo deve essere calcolato in modo trasparente di volta in volta sul prezzo medio di tutti i prodotti caseari immessi nel mercato e non solo sul pecorino romano; questo è un metodo che deve essere rigorosamente vincolato alla normativa europea. Chiediamo il rispetto delle regole.
A tutt'oggi manca un'analisi approfondita fra l'altro sulla ricaduta delle ingenti somme di fondi pubblici, più che investite, io direi spese, a sostegno del settore agropastorale negli ultimi decenni. Faccio solo un esempio dei fondi FEOGA presenti nel POR Sardegna del 2000-2006, che ammontano a circa un miliardo di euro e che sono stati impegnati al 30 giugno 2009, dei quali sono stati spesi 882 milioni e rotti, praticamente quasi tutti. Avremmo voluto vedere la ricaduta sui produttori. I risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti, ma tuttora non si vuole capire che il settore in Sardegna manca di serie e radicali riforme, necessarie per poter rimanere sui mercati internazionali a partire dal mercato italiano.
Per fare ciò è necessario (perché non ci sono altre vie, a nostro avviso) che le organizzazioni dei produttori vengano sostenute. Sono loro che devono farsi carico di tutta la filiera, dalla produzione alla raccolta, alla distribuzione e alla commercializzazione. Direi che le OP dovrebbero anche impegnarsi a individuare i nuovi mercati a livello internazionale. Tutto questo se vogliamo davvero salvaguardare i pastori, specialmente le imprese piccole a conduzione familiare, e creare possibilità di reale sviluppo nella nostra realtà.
Queste operazioni, quindi, devono essere proprio di pertinenza delle OP, volute, fra l'altro, dalle normative europee e fondate sul principio dell'autogestione. A esse devono essere diretti i finanziamenti pubblici per il comparto ovino. Di pari passo ritengo fondamentale che si sostenga, con adeguati investimenti, la conversione del latte in prodotti di qualità debitamente certificati. Sono ormai condizioni minime per poter esistere in Europa e devono essere sostenute con provvedimenti finanziari da parte della Regione Autonoma della Sardegna. La diversificazione delle produzioni del settore è un'esigenza inderogabile per la vita delle nostre imprese agroalimentari e dell'allevamento, ma è anche un'esigenza del mercato posta dagli stessi consumatori che sempre di più chiedono dei prodotti derivanti da una filiera locale e totalmente certificata da controlli severi, soprattutto sulle merci e sugli animali in entrata, io direi anche in uscita, ma principalmente per quanto riguarda quelli in entrata. Questo è l'unico modo per salvaguardare l'economia locale e contrastare adeguatamente la globalizzazione mondiale che, di certo, non lascia ricchezza nella nostra terra, anzi non fa altro che drenare denari e risorse che vengono poi reinvestite fuori. Questo è l'unico modo per essere accreditati come produttori di qualità nel mercato internazionale e locale.
Assessore Prato, lei concorderà che l'industria sino a oggi ha parassitato i produttori distruggendoli. La soluzione alla crisi che ne è conseguita sarebbe assai semplice, a mio avviso, se non ci fossero interessi trasversali fra una certa politica e l'industria, interessi inconciliabili con quelli della grande maggioranza dei pastori sardi. Per cui riteniamo che la Regione Sardegna e la sua Giunta debbano stabilire una volta per tutte con chi stare e di conseguenza intervenire con nuove strategie sia per l'emergenza che per il rilancio delle nostre economie tradizionali. La classe politica sarda e il suo Governo devono occuparsi davvero, una volta per tutte, in termini seri, delle politiche del latte, cosa che non è mai stata fatta, se non nel 2005, se non sbaglio, dalla precedente Giunta, ma questo è stato lasciato cadere perché tutto quello che di buono viene creato, stranamente, nel gioco delle alternanze deve essere distrutto, perché questa è la regola del gioco vostra.
La Sardegna deve presentarsi a nuovi mercati mondiali garantendo principalmente la ricaduta sui produttori. Non è pensabile che gli industriali del settore gestiscano in modo monopolistico il mercato del formaggio. Ci devono far riflettere le considerazioni, addirittura, di esperti del settore che hanno a cuore le esigenze dei pastori, i formaggi sardi, in modo misterioso e non troppo (perché si vocifera molto), seguirebbero le cosiddette vie delle frodi, ossia i traffici lungo le vie del formaggio, che portano ai paradisi fiscali, come quelli che fanno tappa obbligata prima a Madeira, dove si stabiliscono paradossalmente, questa è pura follia, i prezzi del latte al pastore, per poi proseguire indisturbati, generando mercati drogati, altrove. Insomma, è un regime di Far West.
La classe politica per forza deve affrontare e far propri i problemi strutturali e organizzativi di tutto il settore agropastorale, non può più derogare la propria responsabilità. Non possiamo più, come classe politica sarda, assistere senza reagire e senza programmare i contrappesi a un fenomeno in cui chi decide il prezzo non è il mercato, ma, ribadisco, sono gli industriali, capaci di manipolare il mercato senza controllo e tutto ciò sulla pelle dei produttori sardi, ormai piegati dallo sfruttamento industriale, impossibilitati ad autoregolamentare il mercato agropastorale, in quanto non sostenuti in modo adeguato da interventi regionali per il riequilibrio del mercato stesso.
Assessore Prato, se si vuole realmente aiutare l'economia dei pastori, specialmente dei più piccoli, quelli a conduzione familiare, non possiamo legare il contributo promesso a un numero di capi ovi-caprini, posseduti e registrati nella banca dati nazionale. Ho dato uno sguardo stamattina alla nuova documentazione e ho dato questa interpretazione, perché questo rischia di diventare una grande truffa, come già avvenne in passato con i bollettini truccati, cosa che discrimina in ogni caso i produttori più deboli del settore, condannandoli al fallimento certo.
Per superare il momento di crisi e creare una nuova prospettiva del settore, noi riteniamo necessario rimettere in moto la commercializzazione dei mercati tradizionali in mano alle OP, ma l'assessore Prato non mi è parso che abbia manifestato volontà di ripristino e potenziamento delle OP, così perlomeno mi pare. Ribadiamo comunque che il prezzo del latte deve essere stabilito dalla media dei prodotti caseari nel mercato, e non solo dal pecorino romano, evitando quindi anche l'accesso ai contributi, perché non mi sembra il caso; che venga erogato quanto dovuto; e che, per ogni operazione, sia davvero garantita la ricaduta sul pastore e quindi sul prezzo del latte. Se ci sono fondi che vengono indirizzati a garantire il piano di benessere animale, è il caso di farlo, anche perché questo va assolutamente rivisitato e ritirato su, va potenziato.
Quindi, chiediamo che la Regione Sardegna ripristini l'Osservatorio presso LAORE, che considero attualmente sabotato, perché non è pensabile che l'Osservatorio non dia dati certi, cioè non fornisca alcun dato sulla produzione, sugli allevamenti, sulle giacenze - di cui molto si parla oggi - di pecorino romano, per le quali vorremmo anche capire dove sono e a quanto ammontano. Tutto misterioso!
Però, assessore Prato, questa Assemblea legifera, quindi dobbiamo avere le idee chiare. Da qui, la necessità di attribuire funzioni a un organismo terzo che acquisisce formaggio e, nello stesso tempo, si impegni a cercare nuovi mercati. Allora, questa misura ci salverebbe sicuramente dalla camera di compensazione, oppure si chiuda rilanciando interventi strutturali che ricadano, ribadisco, sui pastori e non sugli industriali. Ovviamente, oggi, stiamo parlando molto di latte, ma ci chiedono un'assunzione di responsabilità anche altri comparti, e sono numerosi, come quello orto-serricolo, gli agricoltori dell'ASSOFF, di cui poco si parla, eppure sono centinaia di operatori, di agricoltori che, a distanza di due anni dall'evento alluvionale, hanno le proprie aziende in ginocchio, e quindi chiedono il riconoscimento dello stato di crisi socio-economica, il riconoscimento all'indennizzo dei danni colturali, oltre chiaramente a quelli strutturali, legati sempre al dramma dell'alluvione del 2008. Non è pensabile che, a distanza di due anni, la Regione Sardegna non dia risposte alla nostra gente. Comunque, assessore Prato, questo è solo un esempio, potremmo passare anche la notte a parlare di altre situazioni.
Assessore, noi non vogliamo leggi inganno, noi vogliamo verità e chiarezza. Non possiamo continuare a ingannare o per lo meno voi, che fate parte della Giunta, non potete continuare a ingannare i sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, debbo dire che quanto meno stasera iniziamo a discutere a carte scoperte, nel senso che conosciamo le carte del mazzo, perché, fino a stamattina inoltrata, la mancata conoscenza degli emendamenti presentati dalla Giunta ci impediva di dare un giudizio complessivo sulla legge che stiamo discutendo. Presidente Cappellacci e assessore Prato, noi lanciamo, iniziando questa discussione, una sfida al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore dell'agricoltura, nel senso che vi chiediamo di inserire il comparto agro-pastorale, settore primario dell'economia della Sardegna, nelle priorità dell'agenda politica e istituzionale della Regione Sardegna. Vi chiediamo cioè, a partire da quest'iniziativa che cerca di colmare e di dare risposte, anche se parziali, alle emergenze, di continuare nella manovra finanziaria per il prossimo quadriennio a invertire la rotta dei progetti di sviluppo della Sardegna che ha visto l'agricoltura, la pastorizia e le industrie piccole e compatibili con l'ambiente, le industrie di trasformazione legate alla pastorizia e all'agricoltura, relegate in una condizione marginale e assistenziale nella priorità dello sviluppo della Sardegna. Vi chiediamo cioè, se ne avete le capacità, di prendere con forza nelle vostre mani il timone di un'inversione di rotta nello sviluppo della Sardegna.
Questo provvedimento va nella direzione, ancora non compiuta, di quello che abbiamo chiesto in tutti questi mesi, anzi vorrei ricordare che la minoranza, primo firmatario il Capogruppo dell'Italia dei valori in Consiglio regionale, già dal luglio 2009, presentò una mozione urgente per segnalare alla Giunta regionale i problemi gravissimi del comparto agro-pastorale sardo, partendo dal disastro che incombeva su centinaia di famiglie di agricoltori e di pastori sardi per la ben nota vicenda della legge numero 44 del 1988 che, a tutt'oggi, nonostante le assicurazioni della Giunta e dell'assessore Prato, non si sa bene ancora come possa essere affrontata e risolta.
Apro una parentesi. Le chiedo, assessore Prato: "Che fine ha fatto la Commissione che doveva esaminare e verificare il comportamento delle banche nei confronti di agricoltori e pastori? E che fine ha fatto l'impegno della Giunta di attivare un'iniziativa presso il Governo nazionale, così come fece il Governo Prodi a suo tempo, per far sì che, su questa vicenda, non cali una coltre di silenzio sospetto e colpevole? "Sospetto e colpevole", ribadisco. Per cui, su questo problema della legge numero 44 del 1988, Assessore, le preannuncio che noi riattiveremo un'iniziativa, perché è impensabile che una vicenda del genere possa essere coperta da questo assordante silenzio.
Per quel che riguarda l'immediato, noi vorremmo raggiungere un obiettivo insieme a voi, Presidente e Assessore. Noi vorremmo che gli accordi sottoscritti con il Movimento pastori sardi, con la Confagricoltura e con Copagri, possano essere totalmente rispettati, com'è giusto che sia tra gentiluomini e com'è giusto che sia quando i rappresentanti di un'istituzione, che noi consideriamo fondamentale, qual è l'istituzione Sardegna, firmano un accordo. Anche perché, se si diradano i dubbi su quei due accordi, riusciremo probabilmente a raggiungere l'obiettivo che quanto meno noi ci poniamo, cioè quello di riuscire a pervenire finalmente a un'ipotesi di accordo che soddisfi, anche se non totalmente e completamente, la platea delle associazioni che hanno riproposto in questi mesi, se non in questi anni, per la verità, già dall'anno scorso, non solo nel 2010, il problema di un intervento puntuale, urgente e concreto per risollevare le sorti dell'agricoltura e della pastorizia in Sardegna.
Siamo partiti dal disegno di legge numero 186; noi l'abbiamo inizialmente definito un mostriciattolo informe, Assessore, ed effettivamente siamo tutti pervenuti a questa conclusione perché, presentato ad agosto come la panacea dei mali e delle urgenze dell'agricoltura in Sardegna, poi si è dimostrato, nel lavoro di Commissione, quello che effettivamente era, cioè un intervento frettoloso, che non aveva la copertura finanziaria adeguata non dico per risolvere i problemi ma neanche per scalfirli minimamente, tant'è che lei stesso in apertura della sua introduzione odierna ha detto che siamo passati da 16 milioni di euro a 143 milioni di euro, nel triennio. Lei si è dimenticato di dire che stiamo parlando di triennio.
Abbiamo visto poi la copertura finanziaria con gli emendamenti, che abbiamo sollecitato. Non vedo il collega Pittalis; non vorrei utilizzare molto tempo per rispondergli, ma si capiva dal suo intervento che stava parlando di cose che non conosceva. L'onorevole Pittalis ha iniziato lanciando accuse assurde al sottoscritto e alle opposizioni, però si è visto che non stava parlando della discussione di oggi, che non conosce, e invece che guardare alla Presidenza, come dice il nostro Regolamento, guardava al passato, a un passato che peraltro lo ha visto anche sostenere provvisoriamente, come spesso lui fa, il presidente Soru. Sarebbe opportuno che l'onorevole Pittalis, se mi ascolta come l'ho ascoltato io, durante il suo intervento, usasse il buon gusto di non richiamare periodi in cui lui era addirittura nella maggioranza del centrosinistra, ripeto, provvisoriamente. Peraltro mi ricordano che... ma lasciamo perdere, è inutile perdere tempo per rispondere a queste cose.
Quindi, Presidente e assessore Prato, io adesso do una risposta sul merito alla domanda del collega Pittalis: "Che cosa è stato fatto negli anni scorsi per l'agricoltura e in particolare per la pastorizia?". Io penso che sia stata fatta una cosa molto importante che lei, assessore Prato, farebbe bene a riportare in auge, quanto meno a rileggere e a verificarne la portata e l'importanza, cioè l'accordo per il rilancio e lo sviluppo del comparto ovi-caprino in Sardegna sottoscritto, il 15 aprile 2005 a Cagliari, da tutte le associazioni, dall'Assolatte e dalla Confindustria Sardegna. Certo, il 16 aprile poi, l'articolo 6 di questo accordo ha fatto paura a qualcuno perché riusciva a dare qualche criterio per la definizione del prezzo del latte che fosse certo e che desse garanzia ai produttori, allora è successo che gli industriali del latte (a cui lei è probabilmente più legato di quanto non sia ai pastori e agli agricoltori) hanno ritirato la firma su questo accordo.
Assessore Prato, non lo dico io che sono un profano del settore, lo dicono le associazioni di categoria che hanno firmato quell'accordo, tant'è che, assessore Prato, Presidente, molte delle cose inserite in questo accordo lei le sta riprendendo per altre vie, inserendole in altri percorsi perché le intuizioni previste in esso sono assolutamente attuali, assolutamente attuali! E' stato un errore, un peccato, come lei ha detto, o una vergogna, la settima o l'ottava vergogna, averlo lasciato marcire nei cassetti. Assessore Prato, glielo dico con estrema sincerità, con rispetto e con la voglia di collaborare, di cui, come lei sa, io sono pieno, per il settore dell'agricoltura e le ho rappresentato, in varie occasioni, questo impegno nostro e mio personale perché ci sia una svolta nella valorizzazione del comparto, però bisogna scegliere gli interlocutori, nel senso che ci sono interlocutori istituzionali e ci sono le categorie che si sono organizzate, sono loro gli interlocutori delle istituzioni.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SALIS.) Adriano Salis da solo può contattare la singola cooperativa o il singolo imprenditore o Andrea Prato singolarmente preso, ma l'Assessore regionale dell'agricoltura della Regione Sardegna deve interloquire con gli organismi istituzionali di cui i produttori si sono dotati, questo mi sembra un elemento fondamentale.
C'è bisogno quindi di cambiamento, vado veloce, Assessore, i dati della Banca d'Italia di ieri lo dicono chiaramente: bisogna cambiare. In Romania, nell'epoca di Ceausescu, per indicare un cambiamento drogato e falso utilizzavano una metafora che in questa sala non mi permetto di richiamare, però non si possono fare cose nuove con interlocutori vecchi, cioè con le persone che hanno portato il settore alla rovina e alla crisi. Se si vuole innovare, lei ha capito, vedo dal sorriso che ha capito e mi fa piacere, se si vuole innovare, bisogna cambiare non solo il percorso, ma anche chi guida e se qualcuno che ha guidato finora non ha la patente, cerchiamo qualche guidatore più avvezzo e più esperto nel guidare verso la direzione in cui noi andiamo.
Allora, assessore Prato, anche i suoi emendamenti, che ho letto con molta attenzione, ripeto, a Pittalis non servivano perché non gli interessava la legge che stiamo discutendo ma gli interessava fare polemica, a noi interessava che la leggessimo noi e che la leggessero i nostri interlocutori, a cui dobbiamo delle risposte immediate e che ci stanno ascoltando per capire se veramente gli accordi sottoscritti verranno rispettati o meno! Io non voglio perdere la faccia con i tanti interlocutori a cui ho detto: "La Regione rispetterà gli impegni". Per rispettare gli impegni sono arrivato a dire, per esempio, che la Regione doveva mettere nel conto anche il mancato rispetto del Patto di stabilità, perché non è vero che i soldi non ci sono per dare risposte al comparto, i soldi ci sono ma non li possiamo spendere! I soldi ci sono e non li possiamo spendere; se potessimo spendere i soldi che abbiamo (non dico neanche quelli che ci ha scippato il Governo Berlusconi legati alle entrate, vada a leggersi la dichiarazione di Vegas di avantieri in Parlamento, che ci taglia 1 miliardo e rotti delle entrate che noi abbiamo già messo in bilancio per il 2010), se li avessimo avuti a disposizione, avremmo potuto dare risposte agli agricoltori, ai pastori, agli artigiani, ai commercianti, alle tante categorie che stanno chiedendo un aiuto alla Regione. Perché la crisi per l'Isola è un passo indietro, così titolavano i giornali di ieri, la crisi si sente dappertutto, ma in Sardegna si sente maggiormente che da altre parti e nel comparto dell'agricoltura e della pastorizia ancora di più!
Il patto è questo: dovremmo rientrare in Commissione e dovremmo approfondire gli emendamenti che voi avete presentato, anche noi stiamo predisponendo degli emendamenti per garantire il rispetto totale degli accordi, la Giunta e la maggioranza devono far sì che si possa uscire velocemente da quest'Aula con un provvedimento che dia risposte in linea con gli accordi presi, perché, lo ribadisco, basta vedere l'articolo 1 e l'articolo 1 bis, a parte il gioco dello spostamento, ci sono alcune novità importanti, vedremo poi in Commissione, importanti e interessanti che noi apprezziamo, però il provvedimento è ancora insufficiente, Assessore.
Collega Diana, noi abbiamo presentato un provvedimento che è stato criticato... visto che ci siete tutti e tre... la più alta espressione della maggioranza e della Giunta regionale del settore... Dicevo, collega Diana...
PRESIDENTE. Prego, onorevole Salis.
SALIS (I.d.V.). Vorrei entrare nel merito del provvedimento di legge che noi, insieme ai colleghi dell'opposizione, abbiamo presentato per dare una risposta alle esigenze provenienti dal comparto. Noi abbiamo individuato disponibilità di bilancio che ci sono e che sono a disposizione. Adesso noi chiediamo alla Giunta che queste risorse che noi abbiamo trovato possano essere utilizzate per raggiungere l'obiettivo prioritario che ho posto in premessa del mio intervento, cioè il rispetto degli accordi sottoscritti, accordi che io ho, l'accordo Copagri-Confagricoltura congiunta, l'accordo col Movimento pastori sardi. Assessore, c'è la necessità che queste importanti organizzazioni, insieme a Coldiretti e alla CIA possano tornare tra i loro associati a dire che... Sisinnio, la sanità può aspettare... Sisinnio!...
PRESIDENTE. Onorevole Piras, per cortesia! Grazie.
SALIS (I.d.V.). Dicevo che le associazioni di categoria ci chiedono, e noi presenteremo alcuni emendamenti, l'inserimento nella legge di una serie di provvedimenti e di poste di carattere finanziario che possano garantire il rispetto delle iniziative e degli accordi presi.
Un'ultima questione. Noi stiamo, in fretta e furia, giustamente, approvando un provvedimento per l'emergenza perché ci sono stati dei ritardi incredibili nell'affrontare il problema e soprattutto, Assessore, a causa della fretta originata dai ritardi della Giunta regionale, stiamo consegnando un pacchetto di provvedimenti complessi e difficili su cui è necessario che molti occhi controllino l'utilizzo di queste ingenti risorse che stiamo destinando, anche se per la maggior parte sono per gli anni successivi a questo che è all'esame e alla nostra attenzione, stiamo consegnando una delega in bianco alla Giunta regionale. Io penso di poter proporre che, quanto meno per le voci più significative e importanti, la Commissione consiliare competente debba poter esprimere un suo parere. La maggioranza non ha problemi come noi nel dire che, ove questa volontà si manifestasse, noi siamo disponibili a garantire corsie di...
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, potrà apparire un po' anomalo il mio intervento, qualcuno mi scuserà anche, perché vorrei partire da un po' di memoria che qualcuno ha voluto dimenticare. Alcuni mesi fa, l'assessore Prato sulla stampa declinava qualsiasi responsabilità dicendo che quest'Aula aveva in carico una legge che avrebbe risolto i problemi dell'agricoltura e cioè quelli più pressanti che si stavano da tempo manifestando e quindi inadempiente era questa Aula nel non discutere la legge in Commissione, nel non esitarla e portarla in aula per arrivare all'approvazione. Questo era! Oggi credo di poter affermare che meno male questo non è accaduto, perché se fosse accaduto avremmo dovuto fare un'ulteriore legge perché lo stravolgimento di quella che era in carico alla Commissione agricoltura è nella testimonianza che quest'Aula sta vivendo, e la Giunta positivamente ha chiuso questa vertenza e ha portato tutte le necessarie modifiche, in termini di emendamenti, all'attenzione di quest'Aula.
Io credo che questo gioco di voler scaricare sull'Assemblea legislativa sia un gioco mal riuscito, forse dettato dalla sua inesperienza, assessore Prato, però mal riuscito perché credo che lei debba impegnarsi enormemente, se ne avrà il tempo, a migliorare questo suo rapporto con l'Aula perché se dovesse restare questo, grosse difficoltà lei troverebbe ogni volta che quest'Aula dovrà affrontare temi riguardanti il suo Assessorato, perché non si possono addossare all'Aula responsabilità che non sono dell'Aula, bensì appartengono a chi gestisce direttamente quell'Assessorato. Se dovessi fare un'analisi anche più cruda, direi, Assessore, che lei ha dato un'interpretazione alla piazza in modo completamente sbagliato. Le piazze si riempiono quando si riempiono in termini di positività ma quando la piazza si riempie perché è la protesta che scende e si manifesta, io credo che questo non possa essere interpretato come un fatto positivo.
Il fatto che la piazza si sia riempita in diverse circostanze e che la protesta sia arrivata a livelli a noi sconosciuti, credo che sia la testimonianza di un malessere che esiste e che va avanti, e devo ringraziare il Presidente perché questa volta il Presidente ha fatto l'inverso di quello che ha fatto lei, mentre lei riempiva le piazze per la protesta, il Presidente le svuotava col buon senso e confronto, se dovessi fare una battuta, dovrei dire: " Meno male che Ugo c'è!". Perché questo è! Ma quanto può continuare questo? Sino a quando si può pensare che affrontare con leggerezza i problemi non comporti poi un aggravio, anche in termini finanziari, di risorse e di tempo e soprattutto alimentando un'ulteriore disperazione che si aggiunge a una disperazione che già c'è ed è anche abbondante?
Guardate, quest'Aula dovrà fare in fretta, e noi ci presteremo a questo, per esitare questa legge, perché le aspettative sono tante. Però abbiamo anche la necessità di fare chiarezza sui diversi punti. Una cosa che lei non ha fatto, assessore Prato, e quindi non le può essere data responsabilità, riguarda un vecchio accordo di programma di 150 milioni, che lei conosce bene, un accordo di programma, fatto a suo tempo, che ha dato al Consorzio latte srl di Macomer, del quale fanno parte diverse industrie private che conosciamo tutti, dai Pinna a Sarda formaggi, alle Coop, insomma quelle che lei conosce meglio di noi. Questo importo di 150 milioni nel passare del tempo non è stato ancora rendicontato, non ne conosciamo appieno i benefici che derivano o sono derivati agli allevatori e ai produttori del sistema ovicaprino, vorremmo capire, ad esempio, questi 16 milioni di investimenti materiali, che fanno parte di quei 150, che non ha dato lei, che non ha dato questa Giunta, che non ha dato questa maggioranza, ma che abbiamo l'obbligo di andare a verificare dove sono finiti, se sono stati spesi nel migliore dei modi oppure no, come forti dubbi io ho in questo momento dagli elementi di conoscenza. Una cifra di 150 milioni non si recupera dall'oggi al domani, 150 milioni di euro sono la cifra inferiore a quella con la quale oggi noi, con questa legge, stiamo cercando di alimentare il comparto. Va bene?
Voglio però evidenziare che il Consorzio latte di Macomer è amministrato dalla stessa persona che è anche presidente del Consorzio di tutela del formaggio pecorino romano, che a sua volta occupa la presidenza, io non sono esperto, dell'O.C.P.A., che è l'organismo di controllo del Consorzio di tutela del formaggio pecorino romano, e inoltre è presidente della Commissione per lo sviluppo del progetto ovicaprino Italia-Romania. Vorremmo un giorno parlare di questo? E' possibile che ci sia una concentrazione e che non ci sia un conflitto di interessi? Sono le cose delle quali si evita di parlare, io dico che è arrivato il momento invece di parlarne perché se non troviamo l'occasione di parlarne in momenti come questo, difficilmente poi troveremo altre situazioni favorevoli.
All'interno di quel consorzio poi si effettuano campagne di promozione istituzionale cofinanziate con provvidenze regionali che non hanno avuto nessuna ricaduta a favore del comparto caseario, gestite tutte da una stessa Agenzia pubblicitaria romana, la GRAF; allora mettiamoci mano, chiariamo queste cose, vediamo cosa c'è, perché non funzionano, perché le risorse che abbiamo speso sino a oggi non hanno dato le ricadute necessarie, per non commettere gli stessi errori, per impedire che risorse che sono sempre minori possano essere spese come nel passato e cioè male, male!
Guardate, l'ultima che voglio ricordare è una campagna di promozione attraverso l'educazione alimentare nelle scuole. L'abbiamo attuata tramite una società (se non vado errato si chiama EAT:ING, chi non la conosce si attrezzi, se lo faccia spiegare) e la spesa ammontava a 1 milione e mezzo di euro. Abbiamo letto tutti sulla stampa che il pecorino abbassa il tasso di colesterolo, non lo aumenta, quindi possiamo tranquillamente darlo ai bambini, ai ragazzi nelle scuole. Beh! Io non sono solito bere, non sono solito viaggiare in stato confusionale, non sono medico, ma che il pecorino abbassi il colesterolo e che quindi sia favorevole per i bambini! Mi chiedo se lo studio sia stato fatto da persone specializzate anche in termini di sanità, ecco perché c'è l'Assessore della sanità, oppure se qualcuno si è improvvisato, come molte volte succede, e si è inventato tutto questo come richiamo per rasserenare l'opinione pubblica, e dire che non ha questa prerogativa, non ha assolutamente questa prerogativa!
Guardate, ci sono situazioni che, se avessimo avuto il tempo necessario, avrebbero certamente favorito la chiarezza al nostro interno perché una cosa è parlare ad esempio dei fratelli Pinna di Thiesi con tutto il rispetto, grandi imprenditori, però la società rumena LACTITALIA è davanti agli occhi di tutti. Sì, non c'è niente contro la legge, ma è un problema anche etico, perché se quello che è prodotto in Romania viene poi portato qua, etichettato e mandato in America, capite benissimo che siamo noi che siamo distratti e non abbiamo neanche la chiarezza delle idee e di un mercato per il quale, per quanti strumenti possiamo avere a disposizione, dobbiamo mettere sotto protezione certamente l'imprenditoria sarda, per quanto consentito. Ma poi fossero solo i Pinna, non sono solo i Pinna! In Siria ce n'è un'altra, e cioè la società Thiesi Latte Srl, anche questi hanno questo sistema, hanno lo stesso sistema, la differenza è che cambia il nome del proprietario e, guarda caso, il proprietario di quella società che cosa fa? Occupa la presidenza del collegio sindacale del Consorzio di tutela del pecorino romano. Cioè siamo a chiusura ermetica!
Io credo che il mondo agropastorale, in Sardegna, abbia di che lamentarsi, abbia di che preoccuparsi, perché è un sistema a circuito che tiene legato al guinzaglio chi non ha forza, chi non ha strumenti, chi non ha le possibilità, questa è la verità di fondo, e che la protezione a tutto questo la si debba assicurare. Perché, badate, viaggiano, la maggior parte, con denari pubblici, con denari nostri! In Commissione, io ci sono andato una sola volta, ma mi è servito per fare una piccola esperienza. E' stato chiesto: "Dove sono le giacenze dei formaggi?", perché si è parlato di "svuotare"; noi non svuotiamo niente, noi qualche cosa leviamo, ma non svuotiamo niente! Ci vogliono soldi per svuotare, idee chiare e sapere dove poi sistemare! Ma se non sappiamo le giacenze!
La Commissione per iscritto ha posto il problema attraverso il suo Presidente, per avere la mappatura, le conoscenze reali di tutto ciò, ma ancora oggi, io ho chiesto poc'anzi, non abbiamo niente, non sappiamo dove sono le giacenze, non sappiamo quantificare, non sappiamo quanto ne hanno le cooperative e quanto gli industriali: si viaggia sui 60 mila quintali, 55 o 60 mila, queste sono le voci. Ma noi possiamo vivere di voci? Non abbiamo il quadro complessivo di una situazione che stiamo vivendo, abbiamo prodotto più di quanto il mercato chiede, abbiamo necessità di diversificare, ma anche di aiutare gli imprenditori a fare questo, e le cooperative in primis, perché gli industriali si aiutano, sono in grado di aiutarsi, guardate!
Allora abbiamo detto che prendiamo il formaggio che abbia 12 mesi di stagionatura. Ma vediamo che cosa ne vogliamo fare, se lo diamo agli indigenti, bisogna capire che cosa diamo loro, perché 12 mesi di stagionatura iniziano a essere il ciclo che poi porta ad avere una perdita di qualità del prodotto, se si aveva il massimo, inizia a calare, inizia ad avere ben altre qualità, ridotte rispetto alla fase iniziale, perché questo è il ciclo. Che cosa vogliamo dare? Vogliamo fare un discorso? Stiamo svuotando? Che cosa abbiamo in mente? Io ho chiesto chi deve prendere. Dopo aver detto all'inizio, credo, che doveva ritirarlo il Consorzio, hanno detto invece: "Lo lasciamo sul posto, lo custodiscono loro stessi". Vediamo! Io credo che, fare tutto con la massima trasparenza, aiuti. Non vogliamo essere carabinieri di nessuno, vogliamo avere la chiarezza di quello che c'è, va bene? E la Commissione, quando fa una richiesta, merita anche il giusto rispetto, la giusta attenzione. Se non si è dato è perché non si ha, mi pongo un punto interrogativo piuttosto grande, è peggio invece quando si hanno le notizie e non si vogliono fornire, questo lo interpreto in modo completamente diverso, come un non rispetto di quello che è il ruolo istituzionale. E su questo non si può transigere!
Perché ho voluto fare un discorso un po' diverso, fuori dai temi? Perché tanto faremo la discussione sulla legge. Noi siamo convinti che gli aggiustamenti portati meritino la giusta attenzione, ma, strada facendo, se dovessimo trovare possibilità di ulteriore miglioramento, credo che nessuno di noi si possa su questo scandalizzare né tantomeno tirare indietro. Lo dico come partito di maggioranza, poi l'opposizione rivesta il suo ruolo, nessuno le può impedire di fare questo. Però, a parer mio non ci siamo, la funzione di tutto questo, io la reputo una funzione non positiva. Trovo l'aspetto positivo, lo ripeto, per il ruolo che il Presidente ha voluto, "voluto", rivestire necessariamente in questa vicenda, e bene ha fatto a preoccuparsene; mi dispiace il fatto che, in una chiusura complessiva, siano ancora rimaste fuori alcune associazioni di categoria, e non sono quelle più semplici, non sono quelle più leggere, non sono quelle meno rappresentative, e questo assume un connotato negativo, non ce lo possiamo nascondere.
Io spero che, nei prossimi giorni, nelle ore, nei momenti in cui comunque quest'Aula dovrà discutere, approvare, portare a compimento quindi l'approvazione di questa legge, ci sia la possibilità di un ulteriore sforzo per dare completezza a tutta quella parte del mondo delle campagne che merita in egual misura la stessa attenzione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi consiglieri, signor Presidente della Regione, anche io credo che, per quanto riguarda noi Riformatori, sia utile utilizzare i venti minuti dell'intervento in discussione generale più per contestualizzare il provvedimento, che noi stiamo andando ad affrontare, che per discuterne i singoli aspetti tecnici. Per questi ultimi, siamo certi che saranno utili le discussioni sui singoli articoli e sugli emendamenti. Devo dire che invece forse è più utile, sia per noi rappresentanti della maggioranza, che per mantenere aperto il canale del ragionamento con i colleghi della minoranza, fare una riflessione più ampia sul contesto specifico di riferimento temporale e di cose concrete da cui nasce questo provvedimento, sia sul contesto più generale in cui questo provvedimento si incarna.
Io credo che questo Consiglio regionale stia vivendo un momento abbastanza particolare della sua esistenza. Noi abbiamo vissuto, nei giorni scorsi, in Consiglio regionale, una situazione sicuramente anomala, l'abbiamo vissuta perché le aule di questo Palazzo hanno subito l'occupazione da parte di persone che venivano qua a manifestare interessi - secondo loro - legittimi (peraltro non è la prima volta che succede), è però anche vero che, se questo Palazzo rappresenta le istituzioni sarde, e se noi riteniamo che questo Palazzo, questi ambienti, le persone che ci stanno dentro, siano in qualche misura saldate rispetto alla società sarda che devono rappresentare, insomma, l'occupazione del Palazzo non è un fatto sul quale noi consiglieri regionali possiamo andare avanti senza una riflessione supplementare.
Con l'occupazione del Palazzo, ci sono state anche delle manifestazioni sotto il Palazzo, manifestazioni più o meno pacifiche che hanno comunque raccolto una quantità immensa di persone qui sotto, sia quelle organizzate dalle associazioni di categoria, che quelle organizzate dal Movimento dei pastori, le quali hanno raccolto una quantità di gente straordinaria che è venuta in modo straordinario, anche lasciando il proprio lavoro nelle campagne, a manifestare uno stato di forte sofferenza e di forte disagio di un intero comparto, quello agropastorale, sotto il Palazzo del Consiglio regionale. La manifestazione di disagio, guardate, io credo che ci debba toccare in maniera forse anche superiore ad altre identiche manifestazioni di disagio che abbiamo visto, le ultime che abbiamo visto sono quelle dei precari della scuola, quelle dei portatori di handicap della "162", quella degli alluvionati di Capoterra, quella dei vari settori dell'industria, tutti sono venuti a manifestare la loro sofferenza sotto il palazzo del Consiglio regionale.
Però, se voi ci pensate, quella del mondo agropastorale è diversa, è diversa perché il mondo agropastorale è un mondo che rappresenta l'identità della nostra terra, volenti o nolenti ciascuno di noi tra i propri avi, tra i propri trisavoli, sicuramente, se non tra i genitori, ha qualche riferimento nel mondo e nella cultura agropastorale. Quindi vedere che questo Palazzo non è in grado, per le vie ordinarie, di dare una risposta alla cultura che è l'identità della nostra Regione, beh, è sicuramente un elemento di riflessione forse ancora aggiuntivo e forse ancora più forte di quello che inducono i ragionamenti su altri settori professionali.
La discussione in Aula di questo disegno di legge arriva legata in maniera inscindibile a quello che abbiamo vissuto in questo Palazzo, ai momenti anche di violenza fisica che sotto questo Palazzo ci sono stati e a sensazioni che ciascuno di noi ha provato nel vedere la città di Cagliari in qualche modo scossa violentemente nelle stesse fondamenta della convivenza civile e della pace sociale dalla manifestazione del comparto agropastorale. Quindi, io credo che la prima riflessione che per noi obbligatoria sia quella richiamata ad esempio dall'onorevole Capelli, peraltro anche altri l'hanno fatto in quest'aula, e che sia molto importante che, nella discussione di questa legge, noi sfrondiamo, maggioranza e opposizione, dalle nostre riflessioni e dai nostri ragionamenti tutto ciò che richiama alla ritualità e che ci atteniamo alle cose concrete. Mi sembra che ci siano momenti in cui i nostri bizantinismi siano permessi, concessi e possibili, forse mai particolarmente utili, sicuramente questo è un momento in cui ciascuno di noi deve avere ben chiaro in testa qual è il contesto reale di riferimento della società sarda fuori da qui e debba trarne delle riflessioni per quanto riguarda il proprio giudizio sul disegno di legge in discussione e sull'atteggiamento conseguente da tenere in Aula.
Dico questo per sottolineare che noi Riformatori abbiamo ben chiaro in testa che il tempo a disposizione della Giunta regionale e della Amministrazione regionale, per dare mandato di pagamento a quanto contenuto all'interno del disegno di legge riguardante il 2011, è ristrettissimo e sappiamo bene che ogni giorno di ritardo nell'approvazione di questa legge ricade pesantemente sul rischio che coloro i quali stanno aspettando l'arrivo delle provvidenze fuori da quest'aula possano non avere ciò che l'Aula destinerà in qualche modo di dare loro. Io credo che l'atteggiamento, che noi Riformatori avremo in quest'aula nella discussione di questo provvedimento, sarà fortemente informato a questa riflessione e all'idea che ritardare, di 24 o 48 ore, l'approvazione e la pubblicazione di questa legge, può significare non dare i soldi entro il 2010. Siccome noi l'abbiamo ben chiaro e pensiamo che questa sia una delle principali iatture che potrebbe capitarci, garantiamo la massima disponibilità al percorso di questa legge.
Lo facciamo anche perché dobbiamo dare adito al fatto che il provvedimento arriva in Aula, sicuramente non soltanto per merito della Giunta regionale, non soltanto per merito del Presidente, ma per merito di tutti coloro che vi hanno lavorato, ovviamente in prima fila le organizzazioni che rappresentano il comparto agropastorale, spontanee e non spontanee, non organizzate, sicuramente i colleghi del centrosinistra, quelli che hanno lavorato in Commissione agricoltura, quelli che si sono adoperati per calmare un clima che rischiava di sfuggire allo stesso controllo dell'ordine pubblico, quelli che, in questo Palazzo, i Capigruppo del centrosinistra, il Questore e il Vicepresidente, espressione del centrosinistra, hanno lavorato perché gli scontri sociali non degenerasse e non si corresse il rischio di creare dei precedenti davvero inqualificabili, dolorosi, pieni di sofferenza per questa nostra Regione e per l'istituzione che noi rappresentiamo.
Riteniamo che questo provvedimento, lo ripeto, sia un buon provvedimento perché, al di là di una serie di provvidenze immediate, che noi speriamo, ne siamo convinti, noi vogliamo che arrivino entro il 31 dicembre di quest'anno a coloro che ne hanno bisogno, introduce una serie di ragionamenti di carattere strutturale che va oltre il contingente perché tenta di intervenire su problemi cronici della nostra Regione. Colleghi del centrosinistra, colleghi del centrodestra… insomma, se noi dovessimo dire che i problemi del comparto agropastorale nascono da Cappellacci e da Prato, staremmo dicendo una cosa, prima di tutto, ingenerosa ma soprattutto non vera, nel senso che discussioni simili a queste, assalti al Palazzo simili a quelli che abbiamo vissuto, li abbiamo vissuti anche in epoca precedente, durante l'amministrazione del presidente Soru, ricorda il collega Salis che, nel 2005, venne siglato un ottimo accordo, ho segnato anche la datazione che lui attribuisce, 15 aprile 2005, insomma dal 15 aprile 2005 al giorno delle elezioni regionali della scorsa legislatura sono passati quattro anni e se era un ottimo accordo non era il presidente Cappellacci che avrebbe dovuto tirarlo fuori dai cassetti, era qualcun altro! Ma a che cosa serve oggi ragionare su questo?
La sostanza che conosciamo tutti è che interventi strutturali sul comparto agropastorale sardo sono difficilissimi, difficilissimi nel contesto di equilibrio europeo, difficilissimi nel contesto culturale in cui essi si calano in Sardegna e chiunque si sia azzardato a tentare negli anni passati ha scontato insuccessi fragorosi. Questo è il problema fondamentale che noi affrontiamo oggi e io credo che, col disegno di legge che andiamo a discutere in Aula, che non è un disegno di legge miracoloso e nessuno è in grado di fare miracoli su questo comparto, venga introdotta una serie di elementi, come l'attività di coordinamento della produzione, l'attività di marketing, l'attività di veicolazione del prodotto con ricerca di canali di mercato attraverso i quali dare certezza ai produttori, certezza agli industriali che trattano il prodotto e certezza al mercato di approvvigionamenti e di canali di distribuzione. Sono previsti interventi sulla trasformazione, sulla tracciabilità delle produzioni, sulla qualità del latte, sul credito agricolo, interventi innovativi sulle energie rinnovabili, che comunque qualificano questo provvedimento ed evitano che esso sia solo un provvedimento che tenta di "scappottare la nottata", di dare una risposta alle contingenze, che tenta di prendere tempo, ma anche un provvedimento che introduce una serie di elementi di riforma strutturale sui quali sarà possibile lavorare nei prossimi anni cercando di dare maggior solidità alle intuizioni e ai primi interventi in esso contenuti.
Però, detto questo, e prima di concludere, credo che un'ulteriore riflessione sia estremamente importante da fare. Guardate colleghi, questo Consiglio regionale, ancor più dopo ciò che abbiamo visto negli ultimi giorni di ottobre intorno al Consiglio regionale, rischia di diventare non più un'assemblea legislativa ma una sorta di "bancomat dell'emergenza" dove, a fronte di legittime, probabilmente legittime, esigenze che sono diffuse in Sardegna, il Consiglio regionale, sotto la pressione dell'emergenza, in maniera qualche volta più riflessiva, qualche volta più estemporanea, fornisce risposte che sostanzialmente sono quattrini. Noi rischiamo, se inseguiamo questo tipo di ragionamento, di andare a togliere all'uno per aggiungere all'altro e quindi non di agire da legislatori ma da tappabuchi, da coloro i quali levano dall'area di crisi di Tossilo per dare ai pastori, poi levano ai pastori per dare alla "162", poi levano alla "162" per dare ai precari della scuola, cioè una sorta di spirale, difficile da rompere e assai difficile da governare, in cui coloro i quali hanno maggior forza nel chiedere riescono a ottenere di più di coloro che noi dovremmo difendere maggiormente, cioè i più deboli.
Questo è quello che succederebbe se non ci fosse una strategia. Però, colleghi, cerchiamo di porci una domanda che io pongo innanzitutto a coloro che siedono qui dentro nei banchi di maggioranza, perché sono i primi che devono dare risposte, però la pongo anche ai colleghi della minoranza: siamo consapevoli che questo ragionamento sulle risorse stiamo andando a farlo in un quadro in cui il complesso delle risorse che arriveranno in Sardegna non è sicuramente in crescita? Le politiche di federalismo fiscale con le quali ci stiamo confrontando sono delle politiche che saranno punitive per la Sardegna e che, se noi non troviamo strumenti - noi Riformatori lo abbiamo posto diverse volte uno strumento possibile - per saldare la sensibilità della classe dirigente e della classe politica con quella di chi sta fuori (il nostro strumento è quello della riscrittura dello Statuto insieme a chi sta fuori, ritrovando sintonia con chi sta fuori da quest'Aula), se non faremo questo, noi corriamo il rischio di essere veramente deboli tra le Regioni italiane quando andremo a chiedere soldi che ci servono per dare certezza ai diritti di garanzia dei sardi che noi vogliamo rappresentare. Saremo una classe politica senza popolo, perché saremo una classe politica che non è in sintonia ideale con il popolo che rappresenta, perché il popolo che viene ogni giorno sotto questo Palazzo a contestare, non è in sintonia con noi e, se non ce lo diciamo, se non lo ammettiamo e se non cerchiamo di trovare soluzioni che molto spesso sono unitarie a questo problema, noi corriamo il rischio di fare battaglie di retroguardia e comunque battaglie deboli, non sostenute dalla gente che noi crediamo di rappresentare.
La seconda considerazione è che, in una situazione di soldi pochi, quindi in una situazione economica assai faticosa e di grande sofferenza per la nostra Regione, noi corriamo il rischio di avere una situazione sociale qui fuori che diventa insostenibile in tanti settori, e il settore primario, su quale noi puntiamo, in che misura è in grado di sostenersi?
Guardate, noi abbiamo investito in questa terra tanto sull'industria pesante, industria pesante che, al di là degli sforzi e dei miracoli del presidente Cappellacci che riesce ad aggrappare Alcoa per due anni, per tre anni, Porto Torres per sei mesi, è destinata a finire e, quando è destinata a finire, la dobbiamo sostituire con qualcosa, altrimenti la gente non mangia! Ed è altrettanto vero che il comparto agricolo in qualsiasi economia occidentale avanzata è sostenuto, ma è altrettanto evidente che, senza avere in mente di sostenerlo con sistemi di programmazione sovietica, è necessario che i soldi che diamo abbiano un fine, che ci sia un progetto di sviluppo; così come il progetto di sviluppo ci deve essere nell'istruzione quando noi identifichiamo che la cultura è l'unico elemento che può dare speranza di riscatto alla nostra terra.
Quando parliamo della riforma della nostra pubblica amministrazione, io non so se i dati che mi vengono forniti siano giusti, ma mi dicono che i dipendenti degli enti agricoli siano duemila, duemila! Cioè che ci sia un dipendente per ogni quaranta persone che in Sardegna vivono dall'agricoltura! Insomma, è possibile che, di fronte a una situazione di questo genere, mi si dica che dei 100 e passa milioni di euro del benessere animale del 2010, siano stati consegnati ai destinatari meno di 200 mila euro? Insomma, qualcosa non funziona, ed è qualcosa che, se continua a non funzionare, se non c'è un progetto di cambiamento, un progetto di riscatto, farà saltare il sistema. Il sistema salterà perché è già saltato, perché quando andiamo a leggere i dati di Abbanoa, che ha una debitorietà sembrerebbe tra i 200 e 300 milioni di euro! Insomma, la politica, questo Consiglio regionale, una risposta quando la vuole dare? E quando sui giornali continuiamo a leggere che i soldi per la Sassari-Olbia, che provengono dai fondi FAS o dalle delibere Cipe, non ci sono, la risposta che questo Consiglio regionale deve dare alla gente, quando la darà?
La paura di noi Riformatori, presidente Cappellacci, è che si vadano a saldare, non tanto idealmente quanto concretamente, in Sardegna, tante sofferenze alle quali la politica non riesce a dare risposta. E se la politica non riesce a dare risposta con un progetto forte, con un progetto vero, con l'idea di una speranza che dica ai sardi "fatichiamo per sei mesi, per un anno, per due anni, ma dopo due anni finisce il tunnel e inizia la luce", se questo noi non siamo in grado di farlo, non siamo in grado di governare la Sardegna e, colleghi del centrosinistra, non siamo solo noi della maggioranza che non siamo in grado di governare la Sardegna, non lo siete neanche voi se non iniziate a proporre un progetto alternativo credibile, che non sia solo antagonismo, o rivendicazionismo, o per smontare quello che viene proposto in maniera spesso inadeguata da parte nostra.
Significa iniziare a lavorare su un progetto complessivo, una parte del quale è nostro dovere scrivere insieme, quello delle riforme istituzionali da cui discende poi la possibilità di incidere concretamente sulle cose che si devono fare. Questa parte va scritta insieme, cosa che questo Consiglio regionale non riesce a fare, non sa fare, e, credetemi, questo viene percepito al di fuori di questo Consiglio regionale, alla fine, nella responsabilità generale, dividere le responsabilità tra una parte e l'altra non è sempre facile.
Ecco, noi Riformatori crediamo, noi Riformatori speriamo che, sia per il Governo della Regione che per il Consiglio regionale, da questo disegno di legge, che noi vorremmo che venisse approvato quanto più rapidamente possibile, lo ripeto, nascano degli insegnamenti e che gli insegnamenti ci guidino nel lavorare nei prossimi mesi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Vorrei che la Giunta, in sede di replica, prima del dibattito, fornisse chiarimenti in merito a quanto è apparso in queste ore sulle agenzie di stampa circa un colloquio tra il senatore Massidda e il Presidente del Consiglio Berlusconi, durante il quale, dopo che il senatore Massidda ha illustrato le cinque emergenze della Sardegna (nelle quali non c'è ovviamente l'agricoltura), il presidente Berlusconi avrebbe detto, leggo testualmente: "Berlusconi mi ha giurato che non era al corrente dei problemi sardi".
Allora, siccome non è il caso di chiedersi se il Presidente del Consiglio dica o no delle bugie…
PITTALIS (P.d.L.). Era riferito al Partito.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Il problema è un altro… onorevole Pittalis, io in genere non mi alzo a fare pasticci, quindi, se ha la pazienza di seguirmi!
Il problema è un altro, è che queste dichiarazioni sono espresse dopo le dichiarazioni del Sottosegretario Vegas (che sono nei Resoconti della Camera), il quale dice che, per la Sardegna, nel 2010, ci saranno a saldo 4 miliardi e 500 milioni di entrate e, per il 2011, si prevedono solo 5 miliardi e 500 milioni. Lo dico per i colleghi, perché, se Berlusconi dice bugie, è uno scenario, ma, alla luce di ciò che dice l'onorevole Vegas sembra che non le dica, perché Vegas poi continua (vorrei che la Giunta potesse chiarirci perché stiamo parlando di "entrate") dicendo alla fine: "Permangono criticità in merito alla definizione delle entrate regionali, alle disposizioni in materia di accise diverse dal gas naturale e dai tabacchi, alle disposizioni in materia di entrate per giochi e scommesse, in materia di imposte e tasse sugli affari e in riferimento alle entrate residuali non espressamente disciplinate nella norma medesima". La "norma medesima" è il secondo comma, quindi il Governo sta dichiarando in Parlamento che non è previsto in legge ciò che è previsto in legge!
Vorrei che la Giunta riferisse in Aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Presidente, colleghi, oggi ci troviamo a esaminare una legge che tende a reagire a un'emergenza con risposte straordinarie che sono il frutto degli accordi che il Presidente, in prima persona, e la Giunta hanno raggiunto con le varie organizzazioni sindacali.
Concordo con quanto ha detto Pierpaolo Vargiu circa comportamenti non condivisibili tenuti da talune organizzazioni ma, a fronte di questi comportamenti non condivisibili, ci sono i comportamenti encomiabili di altre organizzazioni, perché va dato atto espressamente alla Coldiretti, ancorché abbia ritenuto di dover abbandonare il tavolo, di aver avuto un comportamento di estrema correttezza senza portare la piazza qui sotto ma chiedendo un colloquio su idee, idee che possono essere condivise o non condivise, possono essere accolte o non accolte, sicuramente va dato atto di questa correttezza e di questa linearità di comportamento che altre organizzazioni non hanno tenuto. Ciò nonostante ha fatto bene il Presidente a mantenere con pazienza i colloqui per riannodare i fili di un discorso che ci hanno portato a queste norme di emergenza che stiamo esaminando.
E' evidente che, come tutte le norme, anche queste possono essere migliorate; già in discussione generale è emerso qualche profilo ed è stato fatto riferimento all'emendamento sui residui passivi. Quell'emendamento, Assessore, può essere tranquillamente ritirato perché effettivamente contrasta con le norme che, contro il parere di parecchi funzionari, abbiamo introdotto nella finanziaria; il ritiro di quell'emendamento non pregiudica niente perché bisogna imparare ad agire con il triennale, quindi basta spostare le risorse da una tabella all'altra e il problema è risolto. Non è un problema grave, diciamo, dal punto di vista del principio, ma l'accoglimento di questo emendamento potrebbe essere un elemento contrastante con questa battaglia, però ripeto anche il mancato accoglimento non determina "nessunissimo" problema.
Detto questo, noi ci troviamo in presenza di provvedimenti straordinari che mirano soprattutto a sanare l'emergenza che si è verificata in un determinato settore, prestando una particolare attenzione alla pastorizia; ma il problema dell'agricoltura è più ampio e riguarda tutti gli altri settori. Quindi, fermo rimanendo che queste norme devono essere approvate con urgenza, dobbiamo porre sul campo delle altre norme che affrontino, in carattere globale, tutti i problemi dell'agricoltura. E' questa l'occasione che ci si presenta anche per riannodare il filo con tutte le associazioni rappresentative di questo mondo. Del resto va anche dato atto che, in questo provvedimento, ci sono molte e importanti richieste avanzate dalla stessa Coldiretti, avanzate già prima di tutte le manifestazioni in piazza che si erano verificate e a cui abbiamo assistito. Ritengo che questo nuovo colloquio per giungere a un disegno di legge organico che riguardi tutta l'agricoltura debba essere messo in campo in tempi brevi e comunque subito dopo la legge finanziaria.
Noi riteniamo, infatti, che bisogna introdurre una serie di norme a carattere strutturale riguardanti tutto il mondo dell'agricoltura. Ovviamente non è questa la sede per enunciare il progetto a carattere strutturale, però va da sé che, in questo progetto, noi dobbiamo tenere presente una serie di elementi in cui l'uso della terra e lo sviluppo sostenibile siano alla base. La terra è usata prevalentemente dagli agricoltori, quando la terra non viene utilizzata, si verificano le catastrofi naturali proprio perché la terra non è coltivata, la terra non è seguita. Noi dobbiamo tener conto che agricoltura vuol dire anche curare l'ambiente e assicurare uno sviluppo sostenibile. Ecco perché l'agricoltura è un fattore essenziale dello sviluppo della nostra terra. Del resto parliamoci chiaro, nel nostro futuro abbiamo da un lato il mondo dell'agricoltura, dall'altro lato il mondo del turismo, sono due mondi che si possono collegare e che ci possono garantire prosperità se ben gestiti e se ben disciplinati.
Quindi dobbiamo elaborare un progetto che abbia al centro l'uso della terra, dobbiamo incentivare per consentire l'incontro col turismo di tutte le aziende e gli agriturismi, dobbiamo incentivare procedimenti di forestazione, dobbiamo incentivare tutte le forme di agricoltura biologica, quindi dobbiamo incentivare tutte le produzioni che richiedono anche attività formativa, dobbiamo intervenire su tutto il procedimento produttivo e sui procedimenti di commercializzazione. Sono settori globali in cui dobbiamo intervenire con una serie di provvedimenti, provvedimenti che spesso sono anche facili perché nel momento in cui noi interveniamo per esempio sul problema della frammentazione della piccola proprietà, Assessore, su questo siamo in grado di intervenire immediatamente; anche se al momento è stoppato, abbiamo il procedimento di Pauli Arbarei che ci dice come si può fare la ricomposizione fondiaria, portiamo a termine questo procedimento e, su quella falsa riga, sviluppiamo tutti i procedimenti di ricomposizione fondiaria, sono cose che possiamo fare con spese ridotte e in tempi brevi, così come è stato fatto in quelle ipotesi in cui si è addirittura arrivati al consenso di quasi tutti i proprietari o in misura totale o quasi il 90 per cento dei proprietari.
Dobbiamo intervenire sugli aspetti strutturali, pensiamo al problema del costo dell'acqua; qui si apre la necessità della disciplina dei consorzi di bonifica. Io non concordo con i colleghi che questa legge sia una buona legge ancorché non sia stata pienamente attuata, bisogna intervenire, modificarla, cercare di renderla più pratica e che risponda effettivamente alle esigenze. Considerate che, per quanto riguarda l'acqua, a titolo di esempio, nel Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale quest'anno si chiede un acconto di 290 euro, il costo finale sarà di circa 360 euro; in considerazione di questo prezzo, a fronte di 55 mila ettari irrigui, ne sono utilizzati solo 7000, questa ridotta utilizzazione comporta che il prezzo aumenta ulteriormente perché poi tutti i costi di manutenzione sono scaricati solo sulla proprietà di questi 7000 ettari. Per contro, nel sistema del Flumendosa, la richiesta è di 180 euro a ettaro.
Ecco, sul prezzo dell'acqua, noi dobbiamo intervenire non per introdurre un prezzo politico, semplicemente il prezzo dell'acqua non può essere soggetto ai costi, sprechi o organizzazioni più o meno condivisibili dei consorzi; il costo dell'acqua deve essere un costo oggettivo quindi deve essere un costo che, necessariamente, secondo logica, deve essere unitario su tutta la Sardegna. Faccio un esempio: il fatto che un consorzio assuma maggior personale rispetto a quello che è necessario non consente che questi costi vengano scaricati su chi produce la terra.
Considerate che, in Sardegna, abbiamo 240 mila ettari di terreni irrigui, ne è coltivata solo la metà, questo proprio per i costi dell'acqua, ma se noi interveniamo su questo e rendiamo maggiormente coltivabile una maggiore estensione di queste aree, va da sé che siamo in grado di produrre noi direttamente i mangimi necessari abbattendo i costi quanto meno di quelli che vengono d'importazione. Quindi vedete che, su un progetto globale complessivo, può essere posta in essere tutta una serie di interventi strutturali tali da consentire di venire incontro all'esigenza del mondo dell'agricoltura. Questi interventi non sono aiuti ma sono semplicemente riconduzione e razionalità del sistema.
Ulteriori interventi poi possono essere sollecitati anche chiedendo la collaborazione del Governo. La Giunta ha già annunciato una serie di interventi che ha posto in essere, ma io (non dico e non invento nulla, mi limito a copiare quello che sta facendo la Francia) segnalo che, siccome dall'analisi dei costi risulta che il 40 per cento del costo del latte riguarda i mangimi, in Francia sono andati incontro alle esigenze del mondo agricolo abbattendo il costo dell'IVA, un intervento che può fare lo Stato. Un altro intervento che può fare lo Stato riguarda il sistema previdenziale: da agosto c'è un aumento di circa 7 euro al giorno per il personale, il che vuol dire che, all'anno, per il mondo agricolo sono circa 2 milioni e 100 mila euro di costo in più. Allora un intervento deve essere fatto sul Governo perché questo aumento venga ritardato quanto meno di un anno. Ulteriore intervento, che può essere richiesto al Governo, è per ridurre i costi del trasporto del latte: chiediamo che venga autorizzato a questo scopo il gasolio a uso agricolo.
Quindi abbiamo tutta una serie di interventi a carattere generale, taluni possono essere sollecitati dal Governo, talaltri invece, nell'ambito di un programma complessivo e unitario, possono essere messi in campo dalla Regione Sardegna, che consentono di fare un programma di sviluppo sostenibile. Ribadisco che, in questo programma, devono essere coinvolte tutte le associazioni e io ritengo che in ogni caso in prima battuta vadano coinvolte la Coldiretti e la CIA (chiedo scusa se non l'ho citata prima, ma quello che ho detto per la Coldiretti vale evidentemente anche per la CIA) che, sicuramente, pur con il distinguo che hanno ritenuto di fare, hanno dato un contributo importantissimo dandoci una serie di suggerimenti anche sulla elaborazione di questo testo di legge.
Ripeto sono norme eccezionali che non saranno spesso ripetibili. Deve essere ben chiaro che l'intervento dato per l'aumento del costo del latte è un intervento eccezionale che non potrà essere ripetuto negli anni successivi. Ritengo quindi che, con la collaborazione di tutti, con l'apporto di tutti, migliorativo di questo testo, questo testo debba essere immediatamente, prima possibile, esaminato dall'Aula e approvato con le modifiche che verranno ritenute opportune dall'Aula, ma ritengo anche che debba essere messo immediatamente in campo uno studio per predisporre un progetto organico di sviluppo che affronti le emergenze e strutturalmente tutto il mondo dell'agricoltura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, credo che la discussione generale, che ormai sta terminando, relativamente a questo disegno di legge, abbia comunque detto una cosa. Credo che ce ne saremmo dovuti accorgere forse qualche anno fa, la situazione dell'agricoltura sarda, ben prima di oggi, sarebbe dovuta essere affrontata, visto che i problemi ce li stiamo trascinando ormai da diversi decenni. Forse non c'era mai stata la volontà di affrontare un problema così importante, caratterizzato certamente da momenti di tensione, che riguardano tutto il comparto agricolo. Ora la discussione si è prevalentemente orientata verso un comparto che riguarda l'agricoltura in Sardegna, è il comparto ovi-caprino prevalentemente. Vero è che la Regione Sardegna, il problema dell'agricoltura, lo soffre in tutti i settori. L'emergenza attuale è quella del comparto ovi-caprino. E' un'emergenza che si trascina, colleghi, da oltre un secolo, perché è circa un secolo che noi viviamo in maniera altalenante il problema del prezzo del latte ovino.
Le motivazioni sono le più varie, qualcuna è stata anche portata alla nostra attenzione, ma certo è che il non aver diversificato la produzione, aver concentrato il 60 per cento della trasformazione su un unico prodotto, è certamente un fatto che oggi si sta manifestando ancora più negativo che negli anni precedenti. Non sono cambiate le tecnologie di produzione, non c'è stata, come ho detto, diversificazione, non c'è stata neanche la destagionalizzazione, che è un altro elemento importantissimo. Storicamente, il latte in Sardegna viene prodotto nel periodo che va dal mese di novembre fino alla primavera inoltrata. Vero è che ci sono dei trasformatori oggi che hanno abbandonato il pecorino romano e si sono dedicati a trasformazioni diverse, a formaggi che hanno incontrato certamente maggiore consenso nel consumatore, però è vero che, per circa cinque o sei mesi all'anno, noi non possiamo fornire latte ovino.
Questo è il primo limite, ed è un limite importante. Siamo costretti, obbligati quasi, a produrre pecorino romano in una quantità che ormai è diventata assolutamente insostenibile: qui nasce il primo limite. Perché si è arrivati a produrre il 60 per cento di pecorino romano? Era una scelta quasi obbligata qualche decennio fa, quando il pecorino romano era assistito, fortemente assistito, fino al punto di avere un riconoscimento in lire, allora, che era pari al costo della trasformazione. Aveva un sostegno straordinariamente importante e quindi soprattutto le cooperative, ma anche gli industriali, vendevano i loro prodotti minori e il resto lo trasformavano in pecorino romano, perché intanto c'era l'Europa o l'AIMA che si sostituiva ai mercati. Questo è stato un qualcosa che ha aiutato in quel momento, ma che oggi non esiste più. La realtà è che, in quel momento, ci doveva essere un adeguamento delle produzioni e delle trasformazioni. Questo adeguamento non c'è stato e, conseguentemente, per il rapporto dollaro-euro (ma non solo quello, perché anche quando non c'era l'euro si verificava questa situazione), a seconda dell'andamento del mercato americano, nasceva il problema. Oggi, il problema è acuito ancora di più.
Perché ho fatto questo ragionamento sul pecorino romano? Perché credo che le iniziative che la Giunta, credo il Consiglio, ma anche le organizzazioni, tutti quanti, stiamo cercando di mettere in campo, sono iniziative che debbono cercare di limitare al massimo questa situazione. Non è facile, perché noi produciamo circa 300 milioni di litri di latte, saranno 10 milioni in più, 10 milioni in meno, ma questa è la potenzialità del mondo ovino in Sardegna, e di questi una gran parte va trasformata in un unico prodotto. Credo che sia necessario cambiare. So che non è facile, non è facile per le cooperative, che soffrono più del mondo industriale, non è facile per gli industriali più avveduti, credo che si siano già adeguati, hanno trovato nicchie di mercato importanti, che non sono più nicchie, sono la grande distribuzione. Chi viaggia, come capita, oggi è facilissimo viaggiare anche fuori dai nostri confini, troverà, nelle grandi catene di distribuzione, prodotti che sono frutto del lavoro o delle industrie casearie sarde o del mondo della cooperazione. Si trovano, ormai si trovano dappertutto.
Forse non abbiamo la continuità e questo dipende dalla stagionalità, e la stagionalità per la Sardegna è un limite importante, è un limite dato dalle temperature, è un limite dato dalla scarsa penetrazione dell'irrigazione nei territori più interni della Sardegna, è un limite trasformare anche la stessa mentalità dei pastori, perché da sempre la pecora partorisce a fine ottobre e novembre, o dicembre, o comunque tutto il periodo invernale; non succede, per esempio, quello che succede in Sicilia cioè che, a fine maggio, primi di giugno, iniziano a partorire le pecore, quindi hanno una stagionalità diversa dalla nostra. E non a caso arrivano in Sardegna gli agnelli della Sicilia nel periodo in cui c'è il più grande flusso turistico per la nostra Isola, perché noi non abbiamo in quel momento la possibilità di...
Questi ragionamenti servono per far capire che l'agricoltura deve essere radicalmente modificata, è la cosa più difficile. Io non mi sento di dare la croce addosso né all'Assessore né alla Giunta, perché, guardate, sono troppi anni che critichiamo l'Assessore dell'agricoltura, sono veramente troppi anni. L'ultimo Assessore che non è stato criticato, di cui non faccio il nome, è stato l'ultimo Assessore che ha avuto la possibilità di elargire a pioggia risorse a tutto il mondo agricolo. Era troppo facile, andava anche bene, era troppo bello per essere vero, ma da allora ne sono passati di anni! Oggi non è più possibile, non è più possibile! E, se non è più possibile erogare degli interventi a pioggia e quindi cercare di dare una qualche soddisfazione a tutti quanti, dobbiamo trovare strategie diverse. E' lo sforzo che credo stiamo facendo tutti quanti, assieme a tutto il mondo agricolo, e qui non faccio differenze tra i movimenti, tra le associazioni, tra le organizzazioni e tra tutti coloro che lavorano nel mondo agricolo.
Ognuno di questi soggetti, noi compresi, è portatore comunque di un interesse generale che ci deve vedere tutti quanti uniti per cercare di trovare una soluzione. La soluzione, colleghi, non si trova con un disegno di legge come questo, che è un disegno di legge necessitato, assolutamente necessitato. Questo è il primo passo per arrivare a una riformulazione generale e al riordino complessivo di tutta la materia agricola della Sardegna. Non dobbiamo mai dimenticare che uno studio di un autorevole studioso sardo degli anni '70, non lo cito perché l'ho citato un'altra volta, diceva che i tre quarti della Sardegna, dal punto di vista agricolo, sono assolutamente improduttivi. Un'analisi compiuta anche da poco conferma esattamente che tre quarti della Sardegna, se dovessero essere considerati dal punto di vista della produttività e del ritorno economico, sono assolutamente improduttivi se non assistiti.
Non a caso il presidente Soru, all'inizio del suo mandato, aveva testualmente detto che sull'agricoltura non bisognava puntare. Lo aveva detto lui, non lo dico certamente io, e non lo penso, perché, quando 40 mila imprese agricole circa operano in Sardegna, cominciare a dire che non dobbiamo farcene carico diventa una bestialità. La realtà è che 40 mila imprese agricole esistono. Poi ci sarà quella che ha 50 capi ovini e ci sarà quella che ne ha 2500, che ne ha 1000, che ne ha 500, però sono delle imprese agricole, sono riconosciute e come tali devono avere diritto a un sostegno.
Certo poi valutare la potenzialità non è facile, andare a individuare gli agricoltori a titolo professionale, che lo fanno proprio come attività prevalente, che traggono sostegno da quell'attività, che fanno campare la famiglia, che fanno studiare i figli, che fanno tutte quelle cose che un qualsiasi padre di famiglia fa con il suo lavoro, credo che sia lo sforzo che noi dobbiamo fare. Non è facile. Non a caso l'Assessorato dell'agricoltura non è mai gradito a nessuna parte politica. Lo dico agli amici che stanno ascoltando e che sono presenti in quest'aula. Non lo si dice mai, ma vi assicuro che il 99,9 per cento dei consiglieri che stanno dentro questo Consiglio regionale mai vorrebbero avere la responsabilità di essere Assessori dell'agricoltura, soprattutto in questo momento, perché è una patata bollente, perché è un impegno difficilissimo, perché le parti in campo sono tantissime, perché le risorse sono ancora inferiori, anche per le motivazioni che qualcuno ha voluto portare intervenendo sull'ordine dei lavori.
Io credo, onorevole Maninchedda, che il presidente Berlusconi conosca fin troppo bene quello che accade in Sardegna. Probabilmente gli sfugge qualche cosa che riguarda gli apparati del Partito, ma questa è una cosa che ci dobbiamo regolamentare noi senza fare proclami. Non credo che non conosca la situazione del territorio sardo, così come credo che conosca, ahimè, la situazione più o meno grave di tutto il territorio nazionale. Per cui questo comunicato non lo cestino, perché non va cestinato certamente, ma magari se si andasse a leggere l'ultimo comunicato che è venuto fuori, a seguito proprio di quello, mi pare che ci sia un cambio in corsa delle esternazioni del senatore Massidda, che certamente ha parlato dei problemi della Sardegna, ma io credo che lo abbia fatto lui, come lo fanno quotidianamente tutti i parlamentari sardi, di destra, di sinistra e di centro. Credo che non ci sia nessuno che può avere primogeniture in questo senso e credo, peraltro, che il presidente Cappellacci e la sua Giunta, impegnati come sono, settimanalmente, ma credo tutti i giorni, nel rapportarsi con il Governo nazionale, abbiano spiegato esattamente di quale situazione si tratta e qual è la gravità della situazione socioeconomica della Sardegna.
Perché stiamo discutendo questo problema e perché abbiamo l'obbligatorietà di risolverlo in tempi brevissimi? Non per chiudere la partita dell'agricoltura, che non si chiude certo con questo disegno di legge, presidente Cappellacci e Assessore, non può essere che noi liquidiamo la materia agricola con questo disegno di legge. Non può, non deve e non sarà così, per volontà della stessa Giunta, per volontà della stessa maggioranza, ma credo per la volontà del popolo sardo. La materia agricola va trattata ulteriormente e noi dobbiamo sforzarci veramente di dare una risposta. Gli allevatori, i pastori, gli agricoltori, i contadini, che vadano dai serricoltori, agli olivicoltori, ai viticoltori, a tutti coloro che operano in quel territorio, in questo territorio e in questo settore, debbono essere messi nelle condizioni di poter bene operare e di avere una giusta remunerazione.
Si è affrontato anche il problema delle infrastrutture. Certo, siamo penalizzati anche da questo punto di vista, però voglio ricordare che, anche dove i territori sono altamente infrastrutturati, come il Campidano di Oristano, a fronte di 47 mila ettari irrigui serviti dal Consorzio di bonifica, credo che quest'anno forse solo 12 mila ettari abbiano avuto la possibilità di essere messi a dimora e utilizzati. Ma, per 47 mila ettari irrigui, abbiamo un'idea esatta di che cosa dobbiamo fare in essi? Certo che poi 47 mila ettarii hanno bisogno anche di 270 dipendenti al Consorzio di bonifica! Ma questo vale per Oristano, vale per il Medio Campidano, vale per tutta la Sardegna! Abbiamo creato una rete che sembrava la migliore per poter dare assistenza all'agricoltura; il risultato è che noi dobbiamo pagare gli acquaioli, dobbiamo pagare gli avventizi, dobbiamo pagare gli ingegneri, i geometri e quanti altri, per assistere una popolazione in agricoltura che è meno che dimezzata di quella che era una volta.
Questo è uno dei grossi problemi, però stiamo intervenendo anche in quel caso, stiamo cercando di intervenire. E' chiaro che un riordino complessivo dei consorzi di bonifica deve essere necessariamente fatto, è indispensabile e siamo in grande ritardo. Ma perché, non è da fare il riordino fondiario? Non è da fare l'accorpamento dei terreni? Perché dobbiamo essere messi in questa situazione? Dobbiamo assistere una pluralità di soggetti con dodici alberi di olivo, con tres kuarras de terra a bingia, ma non è possibile un fatto di questo genere! E' chiaro che è talmente parcellizzato l'intervento che, alla fine, non dà soddisfazione a nessuno!
Poi voglio fare un passaggio sul mondo della cooperazione che, secondo me, rimane il grande enigma della Sardegna, perché quei famosi 60 mila quintali non so in quale percentuale siano dentro i magazzini delle cooperative, ma credo il 90 per cento. Guarda caso è dentro il mondo della cooperazione! Guarda caso, il mondo della cooperazione è quello che sta soffrendo di più. Ma se il prodotto è lo stesso, ma se i mercati sono gli stessi, ma se la produzione può essere la stessa, come è possibile che l'industriale sia diventato miliardario agli occhi di tutti e la cooperazione sia invece tartassata, vessata e assillata dai debiti? Qualcuno mi deve spiegare questo fatto!
(Interruzione del consigliere Gian Valerio Sanna)
DIANA MARIO (P.d.L.). Sì, onorevole Sanna, io ho la spiegazione e sono in grado di darla a lei e a tutti gli altri, però mi spieghi com'è possibile che chi non ha avuto la possibilità di attingere a risorse pubbliche, se non come ne hanno avuto diritto tutti quanti, abbia una situazione tutto sommato che gli permette di stare sul mercato e come è possibile che il mondo della cooperazione, non in tutti i casi, in alcuni ben identificati casi, sia in una situazione drammatica! Si possono contare sulle dita di una mano le cooperative che stanno creando il disastro in Sardegna. Saranno cinque o sei, almeno in quel settore. Possibile che non si riesca a metterci mano? Questa situazione non l'ho creata io, non l'abbiamo creata noi, non l'hanno creata i pastori, pur essendo i pastori soci di quelle cooperative. Il pastore in testa ha una sola cosa, quella di condurre il gregge e di farlo star bene, di creare il benessere e le condizioni migliori. Non ha il compito di andare a vedere se poi le situazioni di mercato cambiano o variano. Non ce l'ha il pastore, ce l'hanno i suoi amministratori, gli eletti, così come siamo eletti noi! Quando funziona male questo Consiglio regionale la colpa non è di chi ha votato, così come, quando vanno male le cose dentro una cooperativa, la colpa non è dei soci, non può essere dei soci, perché altrimenti siamo tutti accomunati.
Allora, se le cose vanno male in Sardegna, noi vorremmo dare la responsabilità ai cittadini? No, la responsabilità è nostra! Però, se la responsabilità è nostra, così deve essere la responsabilità anche degli amministratori, che siano amministratori locali o, guarda caso, amministratori delle cooperative o amministratori delle industrie casearie, ce ne sono che vanno bene e ce ne sono che stanno andando molto male e quindi sono costretti a fare alcune delle cose che l'onorevole Giacomo Sanna ha voluto, anche se marginalmente, portare alla nostra attenzione.
E' un mondo, questo del latte ovino, per il quale bisogna dire basta. Con questo disegno di legge - secondo me - si sta cominciando a dire basta, ma non "basta" ai pastori, non "basta" a quei pochi soggetti, dire "basta" a quei soggetti che non riescono a stare sul mercato e che non rispettano le regole del gioco, regole che sono cambiate e che non abbiamo fatto noi. Noi siamo voluti andare in Europa e siamo ben lieti di essere in Europa, ma le regole dell'Europa sono diverse dalle libere regole che abbiamo avuto noi in Italia negli anni precedenti l'Unione europea, quindi con questo noi dobbiamo fare i conti. So che non è facile, anzi è molto difficile.
Si potrebbe rendere appena appena meno difficile, probabilmente, se quelle tre agenzie che avete creato (che abbiamo creato, siccome c'eravamo anche noi ce ne facciamo partecipi tutti, anche senza responsabilità), con quel bel "po' po'" di funzionari e di dirigenti che hanno, funzionassero veramente come sostegno al mondo agricolo, se dessero le informazioni, se facessero veramente assistenza tecnica nelle aziende, cosa che invece non viene fatta. Questo è il dramma della nostra agricoltura! Crescono i pastori, si evolvono, usano il computer, ma poi dietro non c'è nessuno, c'è il vuoto! Questo non può essere assolutamente tollerato! Oggi si viaggia su Internet, oggi ci sono i bandi di gara, santa pazienza! E' la cosa più complessa di questo mondo! Io mi metto nelle mani di un pastore...
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, Presidente della Regione, Assessori, colleghi, oggi è una giornata importante per la Sardegna perché, dopo 19 mesi, il presidente Cappellacci - vi dico subito che è attinente all'argomento - annuncia una svolta. Lo ha fatto attraverso un'agenzia di stampa, perlomeno io l'ho letta lì, dicendo che si inaugura un cambio di velocità nelle interlocuzioni Stato-Regione. Dice: "Nell'attuale congiuntura economica la necessità che il Governo nazionale sincronizzi l'agenda politica con i tempi della Sardegna rappresenta un'esigenza inderogabile e improcrastinabile. Una piattaforma di richiesta da presentare al Governo... la nostra Isola ha necessità di recuperare ritardi decennali... si chiede attenzione straordinaria e costante, la Sardegna ha diecimila motivi in più delle altre Regioni per chiedere attenzione, non vogliamo assistenzialismo…" eccetera, eccetera. Quindi un cambio, una svolta. Il presidente Cappellacci, finalmente dopo 19 mesi, decide che ci deve essere un cambio di velocità. Secondo noi, ci devono essere altri cambi, intanto un cambio di intensità, un cambio nella lealtà, anche nella lealtà istituzionale, un cambio nel mantenimento delle promesse fatte puntualmente, una per una, in campagna elettorale, ma forse si avvicinano altre elezioni, un cambio nell'attuazione delle leggi, compresa la nostra legge fondamentale, onorevole Campus, lo Statuto della Sardegna, il suo articolo 8, che è composto anche di una norma di salvaguardia, chiamiamola così, il secondo capoverso.
Quello che ha detto poco fa l'onorevole Maninchedda e che noi abbiamo denunciato come Partito Democratico, in Conferenza stampa, nella giornata di ieri, è gravissimo. E' gravissimo perché qui stiamo parlando di risorse importanti per superare una delle tante crisi, una crisi importante, quella del comparto pastorale e per tanti mesi c'è stato detto: "Non ci sono risorse, non ci sono soldi", poi scopriamo che il presidente Berlusconi, forse è una delle tante bugie, noi non ci crediamo, farà una rettifica, ma sarà una delle tante rettifiche, noi non ci crediamo, ci dice che nessuno l'aveva messo al corrente dei problemi dei sardi e quindi si è impegnato a realizzare in tempi brevissimi i cinque punti che l'onorevole Massidda gli ha sottoposto. "Siamo in piena finanziaria, verificheremo", dice, virgolettato, "l'attuazione di questi impegni per la Sardegna", tra l'altro non sono i più importanti, sono sicuramente importanti, ma non ci sono tutti: lo sblocco dei fondi FAS, la rimodulazione delle accise come in Sicilia, la Sassari-Olbia, un sottopassaggio per Cagliari. Peccato che, venerdì scorso, il viceministro Vegas, in risposta all'onorevole Calvisi, in Commissione bilancio della Camera, quindi è agli atti parlamentari, relativamente all'attuazione dell'articolo 8 dello Statuto, quindi della nostra legge fondamentale, ci dice: "Guardate, per il 2010 non ci sono risorse, ne riparleremo nell'assestamento del 2011; complessivamente, nel capitolo intestato alla Regione Sardegna, stimiamo in via provvisoria un importo di 5 miliardi e 500 milioni, cioè 950 milioni in più per le annualità 2010-2011".
Io ricordo che, nel bilancio della Regione, avevamo scritto, l'aveva scritto l'assessore La Spisa, un differenziale positivo, al netto di trasporto pubblico locale, di continuità territoriale, della sanità, di 1 miliardo e 632 milioni di euro, togliamo anche i 400 milioni relativi all'assestamento di bilancio, fatti su una stima approssimativa, rimangono 1 miliardo e 200 milioni in più all'anno. Il sottosegretario viceministro Vegas ci dice che avremo, forse, nell'assestamento 2011 (chissà chi ci sarà al Governo fra un anno), complessivamente, per le due annualità, 950 milioni in più. Allora ci stanno prendendo in giro! Ci stanno prendendo in giro, presidente Cappellacci, e lei se n'è accorto, se n'è accorto! Se n'è accorto dopo 19 mesi e ha fatto un comunicato stampa.
Io credo che dobbiamo indignarci, Presidente, perché stiamo parlando dei problemi della Sardegna, in questo caso stiamo parlando di problemi dei pastori. Voi avete detto che non ci sono risorse, io credo che occorra una mobilitazione senza precedenti, dobbiamo andare a Roma in maniera unita e lei, come rappresentante politico e legale (è stato eletto per questo), deve rappresentare gli interessi della Sardegna, non quelli della sua parte politica, non quelli del presidente Berlusconi, poi vede come la tratta, neanche quelli del presidente Berlusconi! Deve rappresentare gli interessi della Sardegna e deve farlo con tutta la forza necessaria e noi saremo al suo fianco, se lei lo farà, anche in ritardo, anche adesso, anche forse alla vigilia di una campagna elettorale, però non possiamo accettare che la Sardegna sia trattata in questo modo, non il Presidente della Regione, la Sardegna sia trattata in questo modo! Che cosa dobbiamo aspettare, Presidente, per sollevare il conflitto di attribuzioni? Che cosa dobbiamo aspettare per impugnare ogni legge finanziaria che non contenga quelle risorse? Io ricordo le sue ultime dichiarazioni, mentre l'assessore La Spisa partecipava al tavolo ministeriale, lei andava dall'avvocato per verificare se c'erano le condizioni per sollevare il conflitto di attribuzioni. Allora, è passato tanto tempo, quell'avvocato le avrà dato qualche risposta, sollevi il conflitto di attribuzioni, impugni ogni legge finanziaria che non contiene quelle risorse per la Sardegna! Si parla delle nostre risorse!
Qua stiamo litigando per 10 milioni di euro, non servono 10 milioni di euro! Stiamo litigando sul mancato rispetto di un accordo siglato col Movimento pastori sardi, che ha avuto senz'altro il merito, durante l'estate, con una serie di iniziative, di porre al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica sarda, nazionale, un problema vitale per la nostra isola. Noi non possiamo fare a meno della pastorizia, non possiamo fare a meno del comparto agropastorale e alla fine, anche con qualche errore di gestione, si è arrivati alla firma di un accordo. Non è l'accordo migliore, però quell'accordo non trova poi negli emendamenti che ho visto stamattina l'attuazione, perché si dice 2500 euro ad azienda, non si fanno altri calcoli, e con 10 milioni non si danno 2500 euro ad azienda.
Allora, voi dite che si parla di assistenzialismo. Sono misure assistenzialistiche? E' assistenzialismo il de minimis? Mi chiedo perché, quando si parla di pastori, è assistenzialismo, quando si parla di contributi ad Alitalia non è assistenzialismo, quando si parla di rottamazione per la Fiat non è assistenzialismo, quando si parla di aiuti, sacrosanti, a Ryanair, sacrosanti, per la promozione del low cost non è assistenzialismo. Mi chiedo perché, per i pastori, c'è questo pregiudizio; è uno scandalo! Mi chiedo se lo meritano, se lo merita un comparto così importante per la Sardegna o se veramente potevamo fare di più.
Da un lato la vertenza entrate, siete in ritardo, vi abbiamo detto ormai da un anno e mezzo che dovete seguire un'altra strada che non è quella di andare al traino del Vegas di turno e neanche di Berlusconi. Vincoli del Patto di stabilità, è nel programma regionale di sviluppo, è nel DAPEF, c'era un impegno preciso: gennaio 2010, il tavolo ministeriale, l'incontro fra i tecnici per risolvere questo problema, ci riescono altre Regioni, Roma capitale, la Lombardia; la crisi della Sardegna non è così importante per ottenere una deroga, per allentare i vincoli del Patto di stabilità. Non è così importante e non riusciamo a far sentire la nostra voce, presidente Cappellacci, e non solo al telefono, non riusciamo a far sentire la nostra voce. Vertenza entrate, revisione dei vincoli del Patto di stabilità, proroga del de minimis, ve lo abbiamo chiesto in mille modi, c'è una scadenza, il 31 dicembre, dopodiché non è più possibile erogare. Chiedete la deroga, chiedete la proroga, chiedetela con forza, se non si chiede, non la si ottiene e, se non la si chiede con determinazione, non la si ottiene. Allora ci sono altri problemi, c'è una volontà politica diversa, non si vogliono dare risposte al di là degli accordi sottoscritti, al di là dei tavoli uniti, divisi, al di là di tutto questo.
Io ho letto con attenzione, dopo averlo ascoltato con altrettanta attenzione, l'intervento dell'assessore Prato di stamattina, perché è su quello che noi dobbiamo basare la discussione generale, il disegno di legge presentato, il "186" non esiste più. C'è un altro testo, c'è un altro provvedimento di legge. Stamane l'onorevole Pittalis ci ha detto: "Ma insomma, non siete mai contenti, la Giunta ha preso molte proposte che ha fatto il centrosinistra, che ha fatto il P.D., non siete contenti!".
E' vero, molte delle proposte che noi abbiamo formulato sono state riprese nella proposta chiamiamola per semplicità dell'assessore Prato. Io ve le elenco: cooperazione OP, è presente nella nostra proposta, è presente nel disegno di legge, così com'è stato emendato; le energie rinnovabili; gli interventi per le giacenze del "romano"; la ricapitalizzazione delle cooperative; il credito di conduzione; la misura del de minimis, per quanto riguarda questo punto, io ricordo che si partiva da un'elemosina, di 1.000 euro, era scritto così nel disegno di legge precedente: "La Regione, al fine di favorire la concentrazione dell'offerta del latte ovicaprino, eroga quattro centesimi di euro al litro di latte prodotto fino a un massimo di 1.000 euro alle aziende agricole che, sulla base di un apposito atto, delegano la commercializzazione del latte alle organizzazioni professionali del settore agricolo riconosciute dal CNEL". Un'elemosina, dicevamo, fino a 1.000 euro è un insulto quella delega prevista. Dopodiché arriviamo, con un po' di confusione, Assessore, Presidente, nel metodo e nei contenuti, a un nuovo testo che sicuramente, anche per l'accoglimento di alcune delle nostre proposte, risulta migliorato complessivamente, ma il provvedimento rimane comunque fortemente inadeguato a fronteggiare la crisi.
Molto si può fare, noi prendiamo per buone le parole del presidente Cappellacci di stamattina, non abbiamo ancora formalizzato gli emendamenti, attendiamo un dibattito, lo sviluppo di un dibattito del Consiglio per poi prendere il meglio, ciò che viene ritenuto diciamo in linea con la gravità della situazione come una risposta, come una soluzione alla crisi.
E questo avverrà, avverrà, Presidente, entrando nel merito di ogni articolo e di ogni emendamento. Però, da dove partire? Io non ho dubbi, dobbiamo partire dall'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 13 settembre 2010. Io non ho dubbi perché quell'ordine del giorno è stato votato dal Consiglio, non è l'ordine del giorno del centrosinistra, è stato proposto dal centrosinistra ma è l'ordine del giorno del Consiglio (27 voti favorevoli e 26 astenuti), pertanto rappresenta la volontà di quest'Aula e questa Aula rappresenta la volontà dei sardi perché è espressione diretta del popolo sardo. Allora, oggi dobbiamo fare insieme passi avanti, Presidente, non passi indietro! Personalmente, come Gruppo, come Partito, ci siamo confrontati, in questi mesi abbiamo ascoltato, abbiamo ascoltato il Movimento dei pastori sardi, abbiamo ascoltato tutte le organizzazioni agricole, il mondo della cooperazione e rappresentano tutti un pezzo di verità, tutti, pur nella diversa sensibilità, pur nel diverso approccio ai problemi e alle soluzioni.
Noi siamo chiamati a fare un lavoro importante che parte da una consapevolezza: non dobbiamo assistere, come ha detto oggi la Coldiretti, a giochi di prestigio, a bluff, dobbiamo essere responsabili e noi vorremmo ancora una volta richiamare tutti alla responsabilità a cominciare da noi e a cominciare dalla Giunta regionale. Vogliamo chiarezza e siamo qui per risolvere i problemi, non per fare demagogia, non per fare annunci. Ce li ritroveremo quei problemi tra poco, per chi ci sarà. Di tutto ha bisogno la Sardegna tranne che di atteggiamenti irresponsabili.
Noi chiediamo chiarezza a una maggioranza che, anche nel dibattito odierno, è intervenuta poco e ha parlato più del passato che del presente e tantomeno del futuro. Siete ancora vittime del passato, eppure sono passati 19 mesi, parlate di quello che avete fatto voi, parlate di quello che state facendo ma c'è il vuoto assoluto, potete parlare di ben poco! Vi inchioderemo alla responsabilità del presente che è per gran parte vostra e che in parte è anche nostra. Avete vinto le elezioni, dimostrate che avete ancora la capacità, qualche idea almeno, per governare.
Prendiamo atto, assessore Prato, dello sforzo compiuto sia sul versante dell'aggregazione sia sul versante della diversificazione produttiva. Non possiamo però non sottolineare che la proposta evita di mettere in primo piano le organizzazioni dei produttori, le OP, garantite dalla UE e far ruotare intorno a loro tutto l'articolato. Solo nell'emendamento numero 9, mi pare, troviamo l'unico accenno concreto alle organizzazioni dei produttori, finanziate per giunta con una miseria. Noi non vogliamo imporre le OP, non sono un dogma, ma vorremmo convincere i pastori, con misure di premialità, che farne parte è utile e necessario per contrastare, in maniera organizzata, altre forme ben più attrezzate, ben più forti come quelle degli industriali.
In questi mesi, voi avete smantellato un sistema che abbiamo tentato di fare, in quel poco di buono che si è riusciti a fare, nella scorsa legislatura attraverso le OP. Il progetto di legge è debole, Assessore. Poi, nel segmento più importante, che è la promozione dei prodotti, in Italia e all'estero, chiediamo di dar ruolo a "Sardegna Promozione", che esiste, anche se forse bisogna strutturarla meglio, dobbiamo farle svolgere il ruolo per il quale è stata creata. L'emendamento numero 2, per esempio, assessore Prato, parla di miglioramento dell'offerta produttiva, eroga complessivamente 10 milioni per l'aggregazione di trasformatori, per migliorare i processi manageriali ma non prevede niente per la promozione dei prodotti, eppure è fondamentale. Nulla si dice sulla vera diversificazione dei prodotti che non è certo il latte in polvere e mi riferisco in particolare all'emendamento numero 4 e anche quando si intendono valorizzare i prodotti regionali, emendamento numero 7, per quanto azioni importanti, poco spostano i consumi di pecorino rispetto all'offerta. Nel caso che, lei lo sa bene, tutti i sardi e i turisti mangiassero solo formaggi di pecora, saremmo costretti a esportare sempre il 65 per cento della nostra produzione. Occorrono evidentemente azioni di maggiore impatto. Nulla si dice sulla qualità del latte, o ben poco, e sulla obbligatorietà di adesione a piani di qualità latte per ricevere qualsiasi provvidenza. E' debolissima poi la proposta per i processi di innovazione, di assistenza al trasferimento tecnologico, che sono gli unici processi che potrebbero garantire la fuoruscita del settore dalle sabbie mobili in cui si è cacciato.
Occorre investire, dicevamo, soprattutto nella promozione, come ha fatto la Regione Toscana con un piano anticrisi agricola nel dicembre scorso. Nell'ambito del pacchetto della Toscana è prevista un'azione sui mercati internazionali, specie nell'ambito della grande distribuzione organizzata, per permettere un rapido collocamento degli stock di prodotti agricoli rimasti invenduti a causa della crisi e che si stavano accumulando nelle aziende. Sono arrivati dopo di noi ma ci hanno preceduto sul piano dell'azione.
Dobbiamo intervenire con misure puntuali sul credito, alcune sono presenti, dobbiamo fare di più e meglio, relativamente ai tassi di interesse e alle garanzie, sia per il credito di miglioramento sia per il credito di esercizio. Gli attuali costi del denaro relativamente più elevati per gli operatori agricoli sardi nonché le esigenze di svincolare gli stessi dalle esigenze di dover chiedere caparre agli industriali, rende l'argomento particolarmente urgente.
Insomma, assessore Prato, colleghi, noi andremo ad analizzare punto per punto, articolo per articolo, emendamento per emendamento, una proposta che vorremmo fosse arricchita anche dalla piattaforma che noi abbiamo presentato come una proposta di legge da parte del centrosinistra e che non è stato possibile unificare in Commissione. Andremo a cercare di dare risposte vere al comparto agropastorale, nella verità, nella lealtà, nella correttezza, nella responsabilità. Credo che la Sardegna non possa fare a meno di un settore agropastorale che abbia ancora l'attenzione massima della Regione e ritengo che, accanto a interventi congiunturali e a interventi tampone, come quelli previsti nel disegno di legge, ma che vanno rafforzati anche nella parte congiunturale, abbia bisogno di interventi strutturali per i quali occorrerà lavorare molto, ascoltare ancora di più le organizzazioni, ascoltare ancora di più i pastori e arrivare in Commissione, attraverso gruppi di lavoro, attraverso tutte le modalità possibili, con il massimo coinvolgimento, veramente a una riforma organica del settore che vada incontro alle esigenze di un comparto vitale come quello che stiamo affrontando.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, comunico che, per la Giunta, interverranno il Presidente della Regione e l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale che si divideranno il tempo previsto dal Regolamento.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, intervengo solo con una breve parentesi per rispondere alla domanda che è stata posta, riferita alle dichiarazioni del senatore Massidda. La smentita è già arrivata, le parole del senatore Massidda sono state male interpretate dal giornalista che le ha raccolte, però l'occasione è comunque utile per affrontare questo tema. Siamo alla vigilia della finanziaria nazionale, siamo alla vigilia della definizione della partita delle entrate, siamo in un momento molto delicato per quanto riguarda la riforma in chiave federale dello Stato. Quindi credo che si possa dire che siamo arrivati al punto cruciale, per dirla con le parole dell'evangelista Luca, siamo al "redde rationem", questo è l'elemento dal quale io vorrei partire. E' evidente che il sottoscritto si sente il Presidente dei sardi e si sente indicato dai sardi per la tutela esclusiva di questo interesse, non ho nessuna difficoltà, alcun timore, nel dire, come ho sempre detto, che, se non arriveranno le risposte, sarò io il primo ad assumere un atteggiamento duro nei confronti di chiunque.
Credo che sia arrivato il momento di giungere alla conclusione di questa partita, è finito il momento degli approfondimenti, è finito il momento dei tavoli tecnici, devono esserci le risposte. Questo è evidente, credo che, in termini molto chiari, dia il senso di quella che è la determinazione della Giunta, posso solo dire, a supporto di queste parole, che questo pomeriggio ho firmato una lettera, nella mia qualità di Commissario delegato all'emergenza Sassari-Olbia, con la quale ho chiesto, al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti, il trasferimento immediato delle risorse, sia quelle già licenziate dal CIPE a valere sui fondi FAS nazionali, che quelle relative ai fondi FAS regionali, e che in caso in cui le risorse non dovessero essere immediatamente trasferite, come ho chiesto, il primo atto sarà quello, così come ho comunicato, di rassegnare le dimissioni dall'incarico di Commissario delegato.
Tornando invece al tema che è in discussione questa sera, passo la parola all'Assessore, ma la passo facendo una riflessione brevissima, ovverossia, siamo stati attenti, abbiamo ascoltato con attenzione tutti gli interventi dell'Aula e tutti i contributi che già oggi sono arrivati, è nostra intenzione giungere a una soluzione che sia veramente espressione alta della politica e quindi soluzione per problemi che da lungo tempo sono irrisolti. Noi affrontiamo questo momento, questo dibattito, e le ore che seguiranno, esattamente con questo spirito di grande apertura rispetto a tutti i contributi che quest'Aula sarà capace o vorrà dare al lavoro che è stato svolto. L'appello evidentemente è quello di lavorare a questo tipo di percorso, partendo dalle cose possibili, partendo dalla considerazione che, a questa norma, a questa piattaforma, è riservato un ammontare di risorse, questo lo sapete bene, che è veramente straordinario. Credo che questo sia un ottimo punto di partenza e, a questo punto, il resto lo dobbiamo fare noi, sono certo che, con senso di responsabilità, saremo capaci di farlo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.Vorrei ripartire da una considerazione simpatica che ha fatto l'onorevole Salis, quando mi raccomandava di lavorare esclusivamente con persone che, negli ultimi venti o trent'anni, non abbiano commesso errori gravi in agricoltura. Penso che rimarreste molto pochi, perché di errori ne abbiamo fatto a strati senz'altro, e quindi credo che oggi dobbiamo guardare un po' avanti, sicuramente non sarò io quello che si salva in questa lista di persone che hanno fatto errori, sicuramente avrò commesso i miei, onorevole Sanna, ma credo…
PRESIDENTE. Mi scusi, Assessore. Colleghi, sta squillando la suoneria di qualche telefonino, mi appello al senso di responsabilità!
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ringrazio anche l'onorevole Giacomo Sanna, che mi permette di dare alcuni chiarimenti che mi sembrano abbastanza importanti. Intanto credo purtroppo che, alle volte, le riduzioni giornalistiche, magari anche per colpa nostra, più che dei giornalisti, trasferiscono dei concetti che non sono esattamente quelli che si pensano; senz'altro io non ho mai pensato che fosse né giusto, né leale, né corretto, scaricare sul Consiglio, maggioranza e opposizione, la responsabilità dell'approvazione di un documento. Io credo che ci sia stato un travisamento e, qualora avessi commesso questo errore, mi scuso pubblicamente, ma non era esattamente quello che intendevo. Aggiungo anche un altro elemento importante a chiarimento della situazione. Quando si parlò di quel documento, non si parlò del disegno di legge esitato in Giunta il 29 luglio, ma di un documento che definimmo, insieme all'organizzazione agricola, "road map", il 5 agosto, che conteneva il disegno di legge per l'agricoltura, che poi è arrivato con cinque articoli in Commissione agricoltura, e un insieme di azioni che sarebbero dovute essere eseguite, anche in tempi brevi, che guarda caso poi stanno approdando tutte all'interno di questo nostro provvedimento d'insieme. Quindi non era una leggina quella sulla quale noi stavamo lavorando, ma proprio un progetto integrato che, secondo noi, è quello che sta emergendo nell'articolato che oggi abbiamo presentato anche se informalmente. Questo provvedimento di legge, onorevole Capelli, non è il disegno di legge della Giunta, ma è frutto di un grande lavoro di dialogo; credo che la prima fase di questa Giunta, quella dell'ascolto, sia stata una fase non sprecata, perché si è cercato di capire al meglio quali fossero i problemi della gente, parlandone con la gente, devo dire che comunque abbiamo registrato un grande deficit di ascolto rispetto al passato e abbiamo creduto importante colmarlo.
Oggi la fase due è quella invece in cui, finito l'ascolto, dobbiamo, comunque insieme all'ascolto, iniziare a porre le basi per delle riforme serie; i provvedimenti, questa "road map" non è un caso che nasca soprattutto dagli spunti degli stati generali delle organizzazioni agricole, sulla base di questo, poi, in continue interlocuzioni si è arrivati a un risultato - secondo noi - estremamente positivo, migliorabile, però senz'altro un intervento positivo. Le successive interlocuzioni, che magari qualcuno di voi ha visto come attività "a spizzico e bocconi", un po' con gli uni e un po' con gli altri, invece io le ho vissute positivamente come il tentativo di aumentare il confronto, aumentare la possibilità, dare la possibilità un po' a tutti, credo principalmente a voi, nella giornata di domani, di migliorare questo testo e arrivare a un risultato positivo.
Nella giornata di oggi, io registro un aspetto positivo e mi sembra che, anche negli interventi magari un po' più accesi, un po' più conflittuali con la Giunta, comunque io ho registrato, ho respirato la volontà di slegare questo sistema, di uscire da un sistema retrogrado che (mi sembra di capire che almeno su questo siamo tutti d'accordo) va cambiato. Non ci siamo riusciti in tutti questi anni, è segno evidente che così facile non è, però a questo giro qualcosa la vogliamo fare. Anche qui, a chiarimento del mio discorso introduttivo, onorevole Sabatini, non ho detto che questa è la riforma agraria, ho detto che è un primo passo, non può essere questo, mi pare evidente che sarebbe mortificante pensarlo, ma è un primo passo, perché fa delle cose, per esempio dove abbiamo rivendicato anche il do ut des, cioè iniziare a fare delle attività nelle quali, in funzione delle risorse, chiediamo di compiere azioni costruttive per il futuro, che non sono state fatte nel passato altrimenti probabilmente non saremmo in questa condizione, uno di questi punti è l'aggregazione.
Onorevole Bruno, anche nell'articolo 1 si parla molto di OP, l'aggregazione non è un'elemosina, considerando anche la stesura originaria, i 4 centesimi per 3 anni erano più o meno i 14 centesimi della passata legislatura che non sono stati "venduti" al comparto agricolo come un'elemosina ma come un traguardo, i famosi "14 centesimi"; abbiamo comunque ritenuto, in accordo con voi, in accordo con le organizzazioni, di integrare questa dotazione perché abbiamo capito il momento e abbiamo ritenuto importante supportare ulteriormente quella dotazione proprio per dare un po' più di respiro alle imprese agricole che stanno soffrendo.
Un altro punto fondamentale è la qualità, lei dice che non l'abbiamo citata abbastanza in contratto, la qualità è un presupposto fondamentale per accedere all'articolo 1, se non si va al contratto qualità, rimarremmo nel medioevo, noi abbiamo una situazione nella quale oggi il latte di pecora non va bevuto, qualcuno si è preoccupato dicendo che avremmo fatto un cartello per il prezzo del latte e lo dobbiamo bere, stiamo parlando di latte di pecora, il latte di pecora viene tutto caseificato, quindi quello che conta non è il litro ma è la resa "grasso e proteine". Il problema è che ci sono imprenditori seri che arrivano fino a 16 punti di grasso e proteine su una media di 12 e altri che vanno a 10; riteniamo giusto, visto che la resa casearia è l'elemento fondamentale, che si paghi la resa casearia, questo vuol dire usare meno mangimi, probabilmente attuare un vero benessere animale, fare delle azioni importanti.
Abbiamo parlato di destagionalizzazione, ed è contenuto anche questo, c'è un primo intervento importante che inizia a mettere le agenzie agricole a disposizione e a supporto della destagionalizzazione perché è un altro modo per diversificare. Sulla diversificazione, ugualmente crediamo che sia un elemento chiave perché non lo stiamo solo enunciando, ma stiamo compiendo degli atti precisi che sono volti alla riduzione drastica della quantità di pecorino romano prodotto fino a oggi. Si parla di energia pulita. Non si parla, e questo è vero, onorevole Steri, né di ricomposizione fondiaria, nella quale entrambi crediamo moltissimo, né di consorzi di bonifica, non se ne parla ed è un male. Mi ricollego anche all'intervento dell'onorevole Diana nel punto in cui dice che le azioni in agricoltura non possono e non devono finire qua, mi pare evidente; uno dei grandi temi che dobbiamo affrontare è proprio questo.
Vi voglio dare però anche un dato sui consorzi di bonifica. Recentemente dai Consorzi di bonifica della Lombardia sono venuti dei rappresentanti per spiegarci come funziona il loro sistema e per farci capire come fanno loro a non prendere un soldo dalla Regione; sono quindici e hanno 650 mila contribuenti su un territorio irrigato di 120 mila ettari, 650 mila contribuenti di cui 150 mila agricoli e 500 mila non agricoli, hanno tra assunti a tempo indeterminato e avventizi complessivamente 600 addetti. Noi abbiamo non 120 mila ettari irrigati ma 80 mila e, anziché avere 650 mila contribuenti, abbiamo 12 mila contribuenti, anziché avere 600 addetti assunti a tempo indeterminato e avventizi arriviamo a 800.
E' evidente che non si può scaricare tutta questa responsabilità sugli agricoltori perché oggi - per come è fatta la legge - solo gli agricoltori pagano i costi della bonifica; a quel punto, mi sembra evidente che qualcosa di serio lo dobbiamo affrontare e probabilmente, visto che si è parlato di riordino fondiario, l'impostazione di lavorare insieme ai consorzi di bonifica per attuare quelle strategie e per attuare una serie di altre azioni in aree rurali, anche a difesa del territorio, credo che possano essere le nuove strade sulle quali lavorare. E' evidente però che su questo abbiamo fatto meno di quello che avremmo dovuto ed è giusto che, prima o poi, anzi spero presto, se ne parli.
All'onorevole Zuncheddu e all'onorevole Salis ricordo che l'accordo del 2005 è molto simile al lavoro che noi abbiamo fatto oggi. Molto simile. Ne abbiamo condiviso lo spirito quasi nella sua interezza; però va detto che non è vero che l'accordo del 2005 venne firmato da tutti gli attori, perché gli industriali non lo firmarono mai; è l'esempio di un progetto anche ambizioso, anche possibile, ma che poi non partorisce nulla, non porta a casa il risultato atteso. Né Assolatte né Confindustria hanno mai firmato quel documento, seppur interessante, questo è agli atti, è nella storia, non è nei cassetti della Regione, non è mai arrivato in Regione quel documento elaborato perché purtroppo una parte importante non l'ha firmato. Per rivoluzionare l'agricoltura con nuovi strumenti, oggi l'accordo con gli industriali, le cooperative e le organizzazioni (con le quali però sicuramente c'è da recuperare ancora, c'è dello spazio - secondo noi - per dialogare e cercare le soluzioni), noi questo passo l'abbiamo fatto, forse si poteva fare di più, ma un passo importante è stato fatto e su questo dobbiamo andare avanti.
Sui residui, quella è una norma di salvaguardia, vogliamo spendere, e dobbiamo spendere, quei 20 milioni entro il 2010 perché vogliamo trasferire risorse nell'immediato; se, per un motivo amministrativo, dettato dalle condizioni che lei correttamente ha descritto, ci fosse la necessità di avere due mesi a disposizione, non dobbiamo tornare a discutere, ecco perché ci apriamo questa valvola per 2 mesi. Sullo smantellamento delle OP, onorevole Bruno, se guardiamo l'esperienza delle OP, tranne pochissime, noi dobbiamo dire che sono state un fallimento; un motivo forse per il quale all'inizio non le abbiamo tenute nella dovuta considerazione è anche perché i fatti dicono che diverse OP di pastori nel tempo hanno fatto delle aggregazioni e hanno lasciato miliardi di debiti nei confronti dei singoli pastori. Di per sé l'OP non è lo strumento che vince o perde, però abbiamo voluto fare uno sforzo proprio di avvicinarci anche a quel documento del 2005 per condividere e, facendo un altro passaggio, dare dell'altro credito alle organizzazioni dei produttori, quindi sono centrali, non solo nell'emendamento numero 9, ma nell'"1", nel "2", nel "3", perché le OP non sono assolutamente avulse dai provvedimenti principali. Però vogliamo anche vedere delle OP che diano dei riscontri positivi nei confronti degli imprenditori agricoli.
Sull'OCPA e sul consorzio latte, onorevole Giacomo Sanna, va detto che l'OCPA non esiste più, quello strumento è stato smantellato e quindi le sue informazioni sono fortunatamente non aggiornate in quanto non esiste più, quello strumento è stato sostituito, oggi è l'agenzia LAORE che svolge quel compito, proprio perché noi abbiamo ritenuto, come lei, che non fosse il soggetto giusto per svolgere quella funzione.
Chiudo col concetto del do ut des, io credo che sia molto importante, onorevole Barracciu. Credo che sia importante per non dare i soldi senza chiedere in cambio, non riusciremo a fare questa innovazione, c'è il rischio che si faccia come in passato, che si provi anche credendoci di farla, ma se non vigiliamo e leghiamo i nostri imprenditori a certi obiettivi, a certi risultati, c'è il rischio che trasferiremo, per l'ennesima volta, importanti risorse ma non avremo degli effetti chiari. Quello che noi chiediamo alla cooperazione, vogliamo credere in loro, è che vogliamo che si aggreghino, perché se non si aggregano, non prenderanno le risorse che invece pensiamo sia giusto riconoscere loro. Agli imprenditori agricoli, con l'articolo 1, diciamo che vogliamo che si aggreghino nelle OP, se non si aggregheranno nelle OP, non siamo interessati a dare una azione de minimis tout court, è una azione finalizzata all'aggregazione e alla qualità del latte.
Credo di aver risposto, almeno ai principali interventi, più o meno, mi scuso con chi magari è stato dimenticato, ma ritengo che nella giornata di domani saremo in grado di arricchire il confronto e verificare l'esistenza di modalità per migliorare ancora di più lo strumento e renderlo immediatamente percorribile, perché in questo momento la gente delle nostre campagne ha assoluta necessità di un riscontro immediato sulle nostre azioni.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Il Consiglio è riconvocato domani, giovedì 11 novembre, alle ore 10, prego la massima puntualità ai consiglieri perché si voterà il passaggio all'esame degli articoli.
La seduta è tolta alle ore 19 e 50.