Seduta n.421 del 04/07/2013
CDXXI SEDUTA
Giovedì 4 luglio 2013
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 9 e 35.
SECHI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 18 giugno 2013 (412), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Ignazio Artizzu, Antonio Cappai, Rosanna Floris, Onorio Petrini e Giuseppe Stocchino hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 4 luglio 2013.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge statutaria
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge statutaria:
Salis - Mariani - Stocchino: "Introduzione della preferenza di genere nella legge statutaria elettorale della Sardegna". (18/STAT)
(Pervenuta il 3 luglio 2013 e assegnata alla prima Commissione.)
Constatate le numerose assenze in Aula, compresa quella della Giunta, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 9 e 36, viene ripresa alle ore 9 e 54.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione congiunta delle mozioni numero 265, 267, 264 e 213 abbinata alle interpellanze numero 126 e 113.
E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, colleghi, anche stamattina entriamo nel merito del tema della zona franca; la zona franca è un diritto previsto dallo Statuto all'articolo 12 e che, in quanto tale, garantisce le ragioni della nostra specificità. Così è stato nella scorsa legislatura che ha visto battaglie importanti. Ricordo quella sull'articolo 8, battaglia vinta, sulla compartecipazione alle entrate (la difesa della vertenza entrate); quella sull'articolo 14 che contiene un altro diritto storico della Sardegna, riconosciuto dal '48, per cui i beni che lo Stato detiene nella nostra Isola e non sono utilizzati per la difesa degli interessi nazionali vanno trasferiti alla Regione autonoma della Sardegna. Di conseguenza dobbiamo attuare anche l'articolo 12 e, magari, andare oltre.
Per fare questo però, presidente Cappellacci, per attuare lo Statuto, la nostra Carta fondamentale, non si possono trasformare diritti essenziali dei sardi in slogan; non si può trasformare una rivendicazione importante (anche quella contenuta all'articolo 12) in uno slogan e magari farlo in zona Cesarini, nella parte finale della legislatura. I nuovi diritti dovevano essere garantiti, intanto, attraverso la riscrittura dello Statuto alla quale la Regione partecipa chiedendo maggiore sovranità, autodeterminazione, diritti. Magari ci saremmo dovuti inserire quando è stato avviato un processo di riforma in senso federale della nostra Costituzione, invece è stata una legislatura sprecata anche dal punto di vista della riscrittura della nostra Carta fondamentale.
Dicevamo dei nuovi diritti, come quelli sanciti dall'articolo 8, relativi a risorse che non abbiamo incassato e che lo Stato ci deve; su questo problema c'è stato anche da parte sua, Presidente, un atteggiamento dilatorio almeno per buona parte della legislatura, a traino del presidente Berlusconi per due anni e mezzo. Doveva affrontare il tema dal primo minuto con l'autorevolezza e l'autorità necessarie a guida di un popolo, non l'ha fatto.
Ora, quando si affronta una legislatura, come ha fatto lei, all'insegna della ordinaria amministrazione (magari non riuscendo neanche a garantire l'ordinaria amministrazione) di questa Regione diventa difficile pensare che da parte della Regione, direi anche nel rapporto con lo Stato, si possano affrontare battaglie importanti, essenziali come quella della zona franca. Anche perché non si applicano, nel frattempo, diritti sanciti in leggi dello Stato (forse meno importanti rispetto al diritto alla zona franca integrale), mi riferisco alla zona franca urbana, articolo 37 del "decreto crescita", che è legge dello Stato.
Le nuove zone franche urbane in Sardegna sono interamente da finanziare, le altre Regioni del Mezzogiorno hanno invece già raggiunto gli accordi con lo Stato, per esempio riprogrammando i fondi strutturali, quelli che non riusciamo a spendere in questa Regione. Ci sono quindi degli istituti che si possono attivare, che sono già a portata della nostra mano: le zone franche urbane, appunto, i punti franchi doganali come previsti dall'articolo 12 dello Statuto.
Eppure, Presidente, non riusciamo a garantire veramente i diritti essenziali ai sardi; pensiamo alla continuità territoriale, alle gare andate deserte, alla tariffa unica che sembrava la panacea di tutti i mali, a una prossima gara che andrà ugualmente deserta, Presidente, perché anche su questi temi non riusciamo ad andare al di là degli slogan. E abbiamo perso i collegamenti aerei a tariffe agevolate, con oneri di servizio per quanto riguarda gli altri aeroporti, non solo Roma e Milano, con i quali eravamo collegati con la cosiddetta continuità territoriale 2. Non riusciamo a garantire la continuità territoriale aerea, tanto meno riusciamo a garantire la continuità territoriale per le merci; i prezzi per quanto riguarda la continuità territoriale marittima li conosciamo e la stessa flotta sarda è stata un flop di cui si occupa oggi la Corte dei conti.
Non riusciamo quindi a garantire dei diritti essenziali per la nostra Isola, non riusciamo ad applicare normative che mi pare siano davvero alla nostra portata. Chiarisco che io non penso alla zona franca come uno strumento per far sì che tutti, in maniera generalizzata, il notaio come l'ultimo disoccupato, possano avere delle esenzioni, magari riguardo all'IVA. Io penso che ci sia necessariamente una fiscalità differenziata da mettere in campo, una fiscalità di vantaggio che riguarda aree svantaggiate del nostro territorio, che riguarda aree svantaggiate dell'Italia, che riguarda certamente la Sardegna che ha il più alto tasso di disoccupazione.
Occorre garantire forme di esenzione fiscale, sgravi contributivi importanti per le imprese che assumono in modo duraturo, continuativo, per un tot di anni, per cinque anni, garantirli attraverso un rapporto tra la Regione e lo Stato, una Regione che si è fatta sfuggire, perché l'ha cancellata, l'Agenzia regionale delle entrate che invece, proprio in questa fase, avrebbe avuto il potere di concordare con lo Stato davvero delle forme di fiscalità differenziata, con un mandato preciso da parte della Regione.
Abbiamo cancellato quello che di buono è stato fatto nella scorsa legislatura e invece ci perdiamo in quest'ultima parte della attuale con degli slogan, con delle campagne demagogiche che non porteranno lontano perché rimangono soltanto dei sogni, perché manca l'autorevolezza da parte di questa Regione, da parte di questo Presidente, di far fronte anche all'ordinaria amministrazione.
Zona franca significa per me l'attuazione di progetti, significa l'attuazione di un programma, significa capire che cosa vogliamo fare del futuro dell'isola; significa tener conto ogni giorno, come una bussola, dei tassi di abbandono scolastico; significa una scuola di qualità perché così, Presidente, e non con i sogni, non con le illusioni, non con gli slogan, ci assicuriamo il futuro; significa avere chiaro che abbiamo i tassi di istruzione più bassi d'Europa; di conseguenza dobbiamo fare politiche che guardino al futuro e non al presente della sua campagna elettorale.
Pensiamo ai collegamenti infrastrutturali, pensiamo alla continuità territoriale, pensiamo al fatto, Presidente, che non abbiamo ancora per il 2014 (le società di gestione degli aeroporti devono fare oggi gli accordi)-una modalità di incentivazione per quanto riguarda le tariffe a basso costo, per quanto riguarda le compagnie low cost, non sappiamo cosa fare con questa legge numero 10; lei lo sa benissimo e anche come Assessore ad interim dei trasporti non prende provvedimenti.
Quindi non c'è una politica dei trasporti, non c'è una politica turistica, non c'è una politica delle attività produttive. Dove abbiamo raggiunto i livelli di PIL auspicati nel turismo? Che cosa stiamo facendo per l'agricoltura, per la pesca, per ciascun comparto produttivo dell'Isola? Quale lotta conduciamo alla burocrazia per fare in modo che le imprese stiano sul mercato? Abbiamo visto i dati delle imprese nei primi cinque mesi del 2013; ben 124 imprese sarde nel frattempo hanno fallito e portato i libri in tribunale.
Insomma, manca una politica perché è mancato in questa legislatura un "progetto di Sardegna"; possiamo venirne fuori con uno slogan, con una politica demagogica sulla zona franca? Non ci crede nessuno, non si possono prendere in giro i sardi, Presidente! Dobbiamo fare in modo, anche attraverso le mozioni che abbiamo presentato, che si affrontino dei problemi e che si affrontino sulla base di ciò che veramente la Regione può fare; allora le mozioni e le interpellanze sarebbero arrivate al momento giusto per fare in modo che questo Consiglio regionale abbia un indirizzo, per fare in modo che questa legislatura, che per lunghi anni è stata una legislatura sprecata, trovi il modo per confrontarsi seriamente sui temi che riguardano i diritti, soprattutto quelli sanciti nello Statuto della Regione autonoma della Sardegna.
Solo in questo senso io credo che si possa arrivare a un ordine del giorno unitario che contenga però al suo interno un dispositivo chiaro, privo di elementi demagogici o mistificatori della realtà, come invece sta avvenendo in queste settimane, in questi mesi con le gite a Roma di un Presidente che si trasforma in capopopolo perché non ha avuto, in questa legislatura, la volontà e la capacità di rappresentare davvero con autorevolezza i diritti dei sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto). Presidente, scopro, non dal sito della Regione, assessore Zedda (non c'è il presidente Cappellacci), che ieri si è svolto a Roma un tavolo tecnico sulla questione della zona franca e della modifica dell'articolo 10 dello Statuto; ripeto, vengo a conoscenza di questo fatto non come consigliere regionale dal sito ufficiale della Regione sarda, né tanto meno dalle dichiarazioni rese ieri dell'Assessore del bilancio sulla zona franca, né dal Presidente Cappellacci, ma dal sito di una onorata organizzazione privata che esprime delle valutazioni significative sull'esito dell'incontro tenuto ieri a Roma presso il Ministero, quindi in una sede ufficiale.
Assessore Zedda, quindi, prima di svolgere il mio intervento, chiedo che tipo di riunione si è svolta a Roma e chi erano gli interlocutori. Il Consiglio regionale non è mai stato coinvolto, a parte l'invito perentorio alla manifestazione del 24 giugno organizzata dal presidente Cappellacci senza nessuna interlocuzione con i Gruppi e i partiti politici. Il Consiglio regionale viene tenuto fuori da una trattativa che sembrerebbe stia avvenendo nelle sedi del Ministero senza essere a conoscenza dei termini e degli obiettivi che questa trattativa si pone.
Presidente Cappellacci, questo è il nodo politico di tutta questa vicenda della zona franca; lei richiama la necessità di una battaglia comune per la difesa dei diritti della Sardegna e poi, vedendo i suoi atti, si verifica che lei ha lavorato pervicacemente per dividere il fronte, o quanto meno per non unirlo, in presenza di una battaglia che sarebbe dovuta essere come quella sull'articolo 8: una battaglia unitaria che, nella precedente legislatura, è iniziata dopo una tessitura costante di rapporti, di intese, di discussioni, di approfondimenti sui temi oggetto di contrasto e di contrattazione con il Governo.
Questa iniziativa sulla zona franca è nata dal nulla e, soprattutto, è nata con il tentativo palese di volere escludere il Consiglio regionale da questa riflessione. La componente del mio Gruppo gliel'ha fatto notare, Presidente, nella lettera che le abbiamo inviato per comunicarle che non avremmo partecipato all'incontro del 24 a Roma, perché il dato di fondo è che questa vertenza è nata non per unire ma per dividere, presidente Cappellacci!
Non si ha mai il senso chiaro delle cose fino a quando non si arriva in questa Aula; da ieri, finalmente, cominciamo però a giocare a carte scoperte, cercando di evitare che questa battaglia si risolva in uno sventolio trionfale di bandiere e di bandierine, tentando ognuno di mettere il cappello sull'iniziativa, tentando di forzare la mano con una piattaforma confusa in quanto non si capisce bene ancora qual è l'idea vera e cosa si nasconde dietro lo slogan della zona franca integrale che per mesi è stato fatto circolare in Sardegna suscitando le più larghe e anche le più infondate illusioni.
La sensazione, presidente Cappellacci, per sgombrare il campo dalle possibilità o dai tentativi o dai pericoli della polemica, è che lei che ha esordito all'inizio della sua legislatura, il 20 marzo del 2009 in quest'Aula, dicendo che non c'era bisogno di una grande idea per la Sardegna, a fine legislatura abbia invece cambiato idea e si sia deciso a sposare "l'ideona", quella che le può consentire di gestire una campagna elettorale all'insegna del "paghiamo meno tasse" (si è tradotto in sardo il "meno tasse per tutti"), non paghiamo Iva, non paghiamo Irpef, non paghiamo accise e stiamo tutti meglio.
Oggi vorremmo tentare di sgombrare il campo dalle polemiche e dalle iniziative pretestuose; fatta la tara sul passato ragioniamo sulle vere iniziative concrete, in termini di fiscalità di vantaggio, che possono essere portate avanti affinchè portino veramente un vantaggio per la Sardegna. Presidente, vorrei pertanto farle rilevare che si è parlato di sogno, di iniziativa nuova, moderna, ma sulla zona franca, presidente Cappellacci, la Sardegna è partita molto prima delle altre Regioni. Ieri sono stati richiamati i provvedimenti attivati dalle Regioni Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia e dalle Province autonome di Trento e Bolzano, ma ci si dimentica di dire che la Sardegna, la Regione Sardegna sulla questione della zona franca è partita ben prima delle altre Regioni.
Vorrei richiamare la prima proposta di legge risalente, se non mi sfugge qualche altra iniziativa, addirittura al 1988, ma soprattutto il richiamato decreto legislativo del 1998 che, dopo una lunga discussione in Consiglio regionale e tra le forze politiche, ha portato alla istituzione dei punti franchi in sei porti della Sardegna. Questo decreto legislativo ha dato i suoi frutti perché la Giunta Floris, se non ricordo male, dal 1999 al 2001 ha portato avanti l'iniziativa nei confronti del Governo per strappare il DPCM che doveva dare operatività a quanto previsto nel decreto numero 75. Ci si limitò però alla sola zona franca di Cagliari e quindi ci domandiamo perché non anche le altre ugualmente previste.
Questo è stato il primo errore compiuto dalle Giunte susseguitesi dal 1999 al 2004. Assessore Cappellacci, se non ricordo male lei negli ultimi due anni di quella legislatura è stato anche Assessore del bilancio nella Giunta Masala, e quindi ricorderà bene il dibattito che ci fu in Consiglio regionale tra le forze politiche su questa questione. Il 21 aprile 1999, Presidente (e le chiederei la cortesia di farsi stampare dai suoi collaboratori una copia), fu stipulata l'Intesa istituzionale di programma tra il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio dei Ministri, Intesa istituzionale di programma che ha ancora validità.
Noi che parliamo di tavoli ai quali siamo riusciti, fortunatamente, grazie all'iniziativa trasversale per una volta dei parlamentari sardi, a ottenere che entro quattro mesi (e sottolineo in maniera preoccupata che un mese è già passato), ci vengano date risposte precise sull'articolo 8, sappiamo anche che tutte queste questioni: zona franca integrale, zona franca fiscale, revisione del regime delle entrate, una serie di accordi di programma quadro sono inseriti in questa Intesa che mantiene ancora, presidente Cappellacci, perché è un contratto, la sua validità.
L'obiettivo pertanto, tornando alle ragioni di questa discussione in Consiglio, è quale può essere il punto di caduta di una azione seria per riunificare un fronte che la sua iniziativa ha diviso. Partiamo dai punti franchi. Io sono assolutamente d'accordo con le mozioni presentate, oltre quella sottoscritta anche da me, in particolare concordo con la mozione illustrata dal collega Mula che raccoglie le firme di tutti i Capigruppo della maggioranza attinente alla realizzazione dei punti franchi…
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Presidente, ieri mi sono trovato in forte accordo con l'intervento dell'onorevole Efisio Arbau; io ritengo infatti che i comitati spontanei, nati su questa tematica, abbiano posto un problema vero, reale: il peso della fiscalità sulle imprese in Sardegna. Un peso che non consente alle imprese non solo, come diceva l'onorevole Maninchedda ieri, di capitalizzarsi ma di innovarsi, di fare ricerca, di poter far crescere la loro base produttiva creando di conseguenza occupazione.
Hanno posto un problema vero perchè la nostra economia è un'economia debole, fortemente condizionata dell'economia nazionale, il nostro Pil, la nostra occupazione crescono o decrescono se crescono o decrescono l'occupazione e il Pil nazionali. Quando siamo bravi riusciamo a essere in linea con le Regioni meridionali (ci differenziamo di qualche decimale), ma solitamente, e in questo momento è così, siamo sotto i loro valori.
Non riusciamo ad avere una nostra vitalità economica, non riusciamo ad agganciare le Regioni più avanzate del Nord Italia e dell'Europa. Le cause le conosciamo; da un lato vi sono innanzitutto carenze infrastrutturali, una crescita continua dei tassi di dispersione scolastica oltre a un basso tasso d'istruzione, una burocrazia inadeguata, dall'altro lato vi è sicuramente la fiscalità, cioè il peso che grava sulle nostre aziende che non consente loro di crescere.
Quindi i comitati, in un momento di difficoltà, hanno avuto il coraggio di costituirsi, di alzare la testa, di sollevare la contestazione, di porre un problema reale. Questo Consiglio se n'è occupato e per primo, dopo settimane di riflessione e di approfondimenti, nella prima Commissione ha approvato una risoluzione, lo voglio ricordare, all'unanimità (quindi largamente condivisa dalle forze presenti in questo Consiglio regionale), in cui ha tracciato un percorso preciso, credibile per arrivare all'obiettivo della zona franca e per lavorare sulla fiscalità di vantaggio e sulla leva fiscale a favore delle nostre imprese.
Questo Consiglio regionale l'ha fatto in modo unitario, condividendo un percorso, così come ha fatto tante altre volte approvando tantissime decine di ordini del giorno; ordini del giorno attraverso i quali è intervenuto non solo sulla zona franca, ma sulla fiscalità di vantaggio, sul federalismo fiscale, sulla vertenza entrate, sulla contrattazione del Patto di stabilità. Quindi non si dica che l'opposizione divide il popolo sardo, che l'opposizione non ha dato la disponibilità a collaborare perchè l'opposizione si è resa disponibile da sempre.
Chi non ha voluto il confronto è stato il presidente Cappellacci, che ha viaggiato sempre in solitudine, che non ha mai coinvolto il Consiglio, che ha operato per conto proprio. Sulla zona franca ha operato in solitudine e ha operato male, in modo confuso. Basta leggere gli atti; le due delibere, rispettivamente del 7 e del 12 febbraio 2013, sono un coacervo, un'accozzaglia di scelte confuse che non si riesce a capire, si parla di tutto, si parla di aree extra doganali, si parla di applicazione del decreto legislativo numero 75, si parla di fiscalità di vantaggio, si parla di un errore storico, per cui noi dovremmo essere assimilati alla zona franca di Livigno e quindi basterebbe una comunicazione, anzi si annuncia una comunicazione da parte del Presidente, che poi è stata fatta, alla Unione europea.
Io ricordo che cosa successe nei giorni successivi a quella comunicazione; partecipai a un convegno e dissi alle persone presenti, ai componenti dei comitati, che la zona franca era un obiettivo complesso, difficile, non semplice da ottenere, per cui occorreva la massima unità. Mi fu risposto non c'era bisogno di niente, c'era stata una comunicazione e da quel momento si era zona franca extraterritoriale quindi non si pagavano più l'IVA, l'IRPEF, le tasse. E' capitato di incontrare delle signore che mi hanno chiesto se potevano andare a fare la spesa a Dorgali, alle quali ho risposto che certamente potevano andare, ma potevano farla anche a Tortolì risparmiando la benzina di andata e ritorno.
Dopodiché ci sono state le manifestazioni ai cancelli della SARAS per chiedere di pagare la benzina senza le accise e i dirigenti della SARAS hanno risposto che non capivano di che cosa si stesse parlando in quanto loro applicavano le leggi nazionali; poi è stato accerchiato l'ufficio doganale di Cagliari e quel poveraccio del direttore ha detto di avere delle leggi da rispettare, e se le leggi dicono cose diverse lui quelle deve applicare. Si è illusa la gente, si è creato anche il pericolo che queste manifestazioni sfociassero in azioni violente, e questo è da irresponsabili.
Nelle delibere citate si dice anche che deve essere aperta la trattativa sull'attuazione del federalismo fiscale, sul riconoscimento delle condizioni di insularità, sulla fiscalità di vantaggio; ma sono temi su cui avete fallito, su tutti questi temi non abbiamo avuto una risposta, e a fine legislatura dite che va avviata la contrattazione: abbiamo aperto tanti tavoli a Roma che ormai non hanno più sedie.
Il tema della zona franca è un tema serio, tra l'altro è uscito alcuni giorni fa un articolo su Il Sole 24 ore in cui persino la società che gestisce il porto canale ci sta superando quanto a proposte perchè dice che chiederà di istituire la zona franca, anzi, parla di una zona economica speciale. Immaginate quanto siamo in ritardo!
Ieri l'assessore Zedda, della quale riconosco la buona volontà e il lavoro che quotidianamente svolge, puntualmente ci ha descritto come si sta procedendo sui punti franchi, io dico con molto ritardo; so che le province hanno trasmesso anche le delimitazioni e che siamo andati a Roma per parlare dei punti franchi. Ora, i punti franchi sono l'unica cosa di cui non dobbiamo parlare con alcuno, i punti franchi possiamo istituirli, dobbiamo semplicemente chiedere al Governo, una volta che voi riuscite a emanare le delibere sulle delimitazioni, che promulghi il DPCM di riconoscimento dei punti franchi della Sardegna perchè, ripeto, dei punti franchi con il Governo nazionale non dobbiamo proprio parlare.
A mio avviso, pertanto, voi su questo tema continuate a operare in solitudine e in modo confuso. Oggi i comitati non sono presenti ma rivolgo loro un appello: noi siamo pronti a confrontarci, siamo pronti a dibattere, a costruire dei percorsi fattivi per raggiungere l'obiettivo della zona franca; anzi, domani sera il Partito Democratico incontrerà i rappresentanti dei comitati per avviare un percorso produttivo su questo tema.
Non siamo disponibili, infatti, a farci rappresentare dal presidente Cappellacci ed è questo il motivo per cui non abbiamo partecipato all'incontro a Roma, perché nonostante le innumerevoli richieste di concordare una linea su questi temi generali riguardanti tutta la Sardegna non c'è stata data mai una risposta, mai. Noi quindi non ci facciamo rappresentare dal presidente Cappellacci, se i comitati vogliono farsi rappresentare si facciano rappresentare ma sappiano che falliranno l'obiettivo, come sempre è stato.
Beniamino Moro ha scritto un fondo su L'Unione Sarda che io ho condiviso; il Presidente ha risposto invitando i sardi, noi, le forze politiche a diventare genti manna; ritengo che i sardi abbiano dimostrato di essere genti manna perché in un momento di crisi hanno alzato la testa e hanno inteso porre il problema con forza. Ma c'è un binomio che non funziona: genti manna, Presidente pitticcu.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, pochi temi hanno acceso gli entusiasmi dell'opinione pubblica in Sardegna come questo della zona franca, se ne comprende facilmente il perché. In un momento di particolare crisi economica come quello che si sta vivendo in un'isola perennemente in condizioni di ritardo di sviluppo l'idea di un consistente abbattimento del carico fiscale per le imprese e i cittadini appare come un'ammaliante sirena al richiamo della quale è impossibile resistere.
Cito, a titolo di esempio, la plastica immagine della benzina a 90 centesimi, immagine stampatasi nell'immaginario collettivo e trasformatasi per tantissime persone in assoluta buonafede come realtà già acquisita o dipendente da una semplice delibera di adesione, così si diceva un anno fa nei vari consigli comunali dell'Isola. I fatti hanno dimostrato che così non era, ma nel frattempo attorno al tema serissimo della zona franca si è costruita la più gigantesca azione di mistificazione che, a mia memoria, sia accaduta in Sardegna; protagonisti di questa operazione da un lato una serie di personaggi evidentemente alla ricerca di uno spazio di agibilità politica, e dall'altro lato niente po' po' di meno che il Presidente della Regione il quale, con indubbio sprezzo del ridicolo, si è posto alla testa del movimento strumentalizzando e alimentando le aspettative dei cittadini con l'assunzione di una serie di atti amministrativi quanto meno maldestri e un attivismo mai visto in quattro anni e mezzo da Presidente.
Noi siamo favorevoli alla zona franca, l'ha detto molto bene ieri intervenendo il mio Capogruppo, vogliamo però essere certi che sia un vantaggio per i sardi e non una penalizzazione. In questa situazione diventa obbligatorio far partire una "operazione verità" che tocchi tutte le comunità dell'Isola e che spieghi bene ai sardi almeno tre cose, semplici semplici, rimandando per gli approfondimenti ai tanti interventi di quanti si stanno approcciando alla questione con serietà e senza demagogia.
Per primo occorre distinguere con chiarezza la zona franca doganale da quella integrale; mentre la prima è lì a portata di mano e se non si è ancora materializzata la responsabilità è della Regione e in primis del presidente Cappellacci, il raggiungimento della seconda, quella per intenderci della benzina a 90 centesimi, si trova alla fine di un percorso molto complicato e che passa, necessariamente, attraverso un confronto sia con il Governo che con il Parlamento nazionale.
Secondo, nell'ipotesi che questo percorso si compia, chi pagherà il conto, presidente Cappellacci? Con i soldi dell'IVA e delle accise riscosse nell'Isola la Regione finanzia, ad esempio, la sanità, il trasporto pubblico locale, il sistema degli enti locali, l'ente foreste, la macchina regionale, e siccome è impensabile che all'improvviso i proventi dell'IRPEF aumentino così tanto da compensare i mancanti introiti il Presidente deve dire con chiarezza, a questo Consiglio regionale, come pensa di provvedere alle risorse.
E, terzo, dobbiamo domandarci se la Sardegna è tutta uguale; la risposta la conosciamo tutti: non è assolutamente tutta uguale. L'isola è sicuramente in condizioni di svantaggio rispetto al sistema europeo e nazionale ma dentro l'isola ci sono aree, ne cito due a me molto care, quelle del Barigadu e della Marmilla, che sono svantaggiate nello svantaggio, c'è un problema urgente di riequilibrio all'interno dell'Isola irrisolto e mai nemmeno affrontato. Perché non lavorare più seriamente per un sistema di fiscalità di vantaggio, sostenibile finanziariamente da una serie di azioni di revisione della spesa regionale, per esempio, e da una incisiva azione di contrattazione con il Governo centrale, analogo a quanto sperimentato in queste settimane nel Sulcis, che favorisca la ripresa dell'Isola a partire dalle zone più depresse? Il rischio è che questo divario possa aumentare.
Presidente Cappellacci, a nostro avviso, se lei in questi quattro anni e mezzo avesse dato ascolto alle minoranze e avesse lavorato per continuare la battaglia intrapresa nella scorsa legislatura a difesa dell'articolo 8, e se non si fosse accontentato di quella famosa "letterina" del Sottosegretario di turno, la situazione finanziaria della Regione autonoma della Sardegna oggi sarebbe sicuramente in condizioni diverse. Oggi, Presidente, alla luce del suo operato (ormai possiamo parlare di operato di consuntivo), del suo "fare!" in questi quattro anni, purtroppo per la Sardegna, lei non è credibile in un confronto di contrapposizione con il Governo nazionale. In questi casi serve autorevolezza e credibilità che lei, Presidente, in questi quattro anni e mezzo, ha dimostrato di non aver mai avuto.
Presidente, allora basta demagogia, non ci sono i favorevoli alla zona franca e i contrari, ci sono persone che vogliono bene all'Isola e ai sardi, e persone che vogliono loro meno bene. Requisito per essere annoverato tra i primi, è l'utilizzo di un linguaggio di verità; questa è la sfida delle prossime settimane e dei prossimi mesi per la Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gallus. Ne ha facoltà.
GALLUS (P.d.L.). Presidente, signor Presidente della Giunta, Assessore, l'istituzione di una zona franca non può essere slegata dal contesto del territorio sul quale la si vuole applicare, e deve essere, nel contempo, contestualizzata alla situazione di fatto nella quale questo territorio si trova. Non è infatti sufficiente il solo evocare questo formidabile strumento di incentivazione alla crescita o ripresa economica, ma bisogna declinarne i tratti come in una carta d'identità per la persona, al fine di individuare per materia tipologie di intervento, limiti e finalità.
Non esiste, infatti, un modello di zona franca, ma diverse tipologie di zone franche che variano a seconda del tipo di obiettivo che si intende raggiungere con la sua istituzione. E' un fatto che le diverse zone franche istituite nel pianeta si differenziano una dall'altra, e che molte perseguono fini spesso non riconducibili al concetto che nella letteratura economica definisce lo strumento. Allora l'incipit, oggi, nell'affrontare l'argomento, deve essere quello di dire quale zona franca vogliamo per la Sardegna.
Il quadro desolante dello stato dell'Isola è ben chiaro a tutti noi, ed è costituito da un mix micidiale di fattori determinati dalla gravissima crisi economica, dal crescere costante della disoccupazione, dall'emergere di nuove povertà, che richiedono risposte energiche e di carattere eccezionale attraverso adeguati provvedimenti. Ogni qualvolta la situazione del nostro sistema economico e sociale appare disperata, ecco emergere dal limbo un termine magico, che viene evocato come una panacea per tutti i mali: la zona franca. Uno strumento evocato e temuto allo stesso modo: evocato per la sua indubbia attrattività per creare i migliori presupposti per un fattivo clima di investimenti e intraprese finanziarie; temuto per i suoi risvolti sulle politiche fiscali in termini di entrate.
Ma qual è la tipologia di zona franca che dobbiamo adottare? E perché è utile applicarla in Sardegna? Il perdurare della confusione sulla formulazione di un modello di zona franca per la Sardegna, è la vivida testimonianza di come, ancora oggi, vi sia un inaccettabile disorientamento sulle principali linee di indirizzo, sulle problematiche connesse a questo istituto e sulle reali potenzialità che si offrono all'Isola in forza del proprio Statuto di autonomia speciale. La zona franca integrale per la Sardegna deve incorporare, oltre alle classiche esenzioni doganali, rilevanti misure a favore delle imprese di incentivazione fiscale e flessibilizzazione del costo del lavoro.
All'interno di questa logica ha più senso una zona franca integrale, anziché il mero palliativo di una serie di piccole zone franche che insistono sullo stesso territorio. Tanto meno hanno senso le differenziazioni di carattere strumentale fra zone di territorio regionale più o meno idonee per ospitare un istituto franco. Infatti, si può prevedere che, per ragioni di mercato e per la ricerca dei più alti livelli di competitività internazionale, le imprese orientate all'esportazione, maggiormente interessate alle esenzioni doganali, chiaramente preferiranno localizzarsi in prossimità di zone industriali e aree portuali dotate delle necessarie infrastrutture a ridosso di tali siti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue GALLUS.) Il concetto di zona franca integrale riguarderà tutte le imprese della Sardegna e, in particolare, quelle piccole e medie che da noi costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto d'impresa, che potranno beneficiare delle esenzioni dirette e indirette e degli abbattimenti del costo del lavoro e del denaro. Infatti, l'analisi della letteratura economica in materia di zona franca anzitutto stabilisce che i benefici effetti derivanti dalla sua adozione sono riferibili alle agevolazioni fiscali, alle varie incentivazioni e alle agevolazioni sugli oneri derivanti dal costo del lavoro e del denaro, più varie garanzie assicurative e bancarie.
Da ciò discende che non esiste un modello unico di zona franca, adattabile pedissequamente a qualsiasi territorio o porzioni di esso; il soggetto attuatore ha infatti facoltà di compiere le scelte che ritiene più confacenti e idonee alle caratteristiche socioeconomiche, geografiche e culturali del luogo dove la zona franca debba essere applicata, per cui, a seconda della finalità e della dislocazione del territorio, si possono definire i benefici da adottare.
Questi benefici spaziano dalle agevolazioni alle riduzioni dei tributi, al contenimento delle spese di trasporto e per l'approvvigionamento energetico, ai finanziamenti finalizzati a diminuire gli oneri derivanti da stipendi, liquidazioni, oneri assicurativi e di garanzia. La zona franca, per sua natura, si presta ad applicazioni diverse o miste, a seconda delle vocazioni di mercato o degli obiettivi da perseguire. Non è il luogo, ma la finalità che la caratterizza. Infatti, possiamo individuare almeno tre distinte tipologie di zona franca: una zona franca al consumo, una doganale o commerciale, una di produzione o trasformazione industriale.
La prima, quella al consumo, per sua stessa denominazione si traduce nel fatto che su determinate merci, individuate e definite per tipologie e quantità, non gravano dazi di carattere doganale, imposte di fabbricazione e altri diritti erariali; si tratta, in pratica, di facilitazioni d'acquisto che producono benefici effetti per i comparti del commercio, dell'artigianato e della industria manifatturiera, dell'agricoltura e, infine, per il turismo, settore, quest'ultimo, interessato a tali benefici per via della maggiore capacità di attrazione sui turisti che, a parità chiaramente di qualità, si vedono offrire maggiori servizi a più basso costo e un aumento della capacità di acquisto delle merci.
In tutta evidenza l'effetto indotto di questo tipo di zona franca è quello di aumentare la reale capacità di reddito dei residenti, cioè dei sardi e, inoltre, grazie a questo strumento economico si ottiene un effettivo allargamento della base produttiva, accompagnata da un incremento dell'occupazione. Al fine di evitare l'effetto distorsivo di uno sviluppo incontrollato dei consumi, proveniente dai mercati continentali a scapito di quelli sardi, bisogna prevedere l'istituzione di un'apposita commissione paritetica Regione-Stato-Unione europea, con il compito di monitorare, con cadenza fissa, le ricadute nel territorio regionale inerenti il regime di zona franca al consumo. Sulla base di tali studi dovranno essere proposte tutte le variazioni o modifiche da adottare a tutela del prodotto locale sardo e per una sua valorizzazione.
La zona franca doganale o commerciale è uno strumento tipico che viene adottato per favorire la commercializzazione dei prodotti, facilitare le soste nelle lunghe rotte commerciali, provvedere alle operazioni di manutenzione e trasformazione delle merci finalizzate all'ingresso agevolato nei mercati locali. Sono interventi da destinare alle aree specifiche, come quelle a bocca di porti o aeroporti, in quanto questo tipo di zona franca tendenzialmente si rivolge alla commercializzazione dei prodotti in un mercato che può essere definito estero su estero, cioè tutti quei mercati posti al di fuori della cinta doganale del mercato unico europeo del quale noi facciamo parte. Le misure contenute nella zona franca doganale hanno preminente utilità nello snellimento di tutta quella serie di complesse formalità costituite da onorari per dichiarante doganale e spedizionieri, e contribuiscono ad abbattere i tempi e le lungaggini burocratiche e amministrative per quanto riguarda licenze e rimborsi.
Infine, la zona franca cosiddetta della produzione; si tratta di un insieme di misure tese a creare un clima positivo in grado di attrarre nuovi capitali e investimenti per le nuove intraprese finanziarie, capaci di sostenere una ripresa della nostra economia e di creare nuove occasioni di lavoro, rispondendo alla grande richiesta occupazionale esistente nell'Isola. E' forse la tipologia che presenta le migliori caratteristiche per un'applicazione nel territorio della Sardegna perché è in grado di offrire una serie di benefici alle imprese in qualunque parte del territorio ove esse siano allocate, benefici riassumibili in due principali categorie.
La prima riguarda esenzioni doganali per le merci e i prodotti importati da qualunque provenienza, non soltanto per le operazioni usuali come le franchigie doganali, ma anche per le attività di trasformazione solitamente destinate all'esportazione dei prodotti finiti della lavorazione. La seconda riguarda un pacchetto articolato di agevolazioni di carattere fiscale, quali le imposte dirette e indirette, la flessibilizzazione del costo del lavoro, le agevolazioni sui costi per le fonti energetiche e altre misure simili. Ciò detto, non basta semplicemente rivendicare la zona franca per ottenerla se non leghiamo la nostra richiesta a un aspetto politico-geografico che ne denoti una specificità. Per questa battaglia l'appello all'unità di intenti dei sardi, richiesto da più parti, e in primis dal presidente Cappellacci, è un appello di buon senso e va perseguito con tutte le energie. Tutto il resto, da parte dell'opposizione, è solo propaganda e azione di disturbo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, voglio ricordare a tutti che alla fine dell'Ottocento il rettore dell'Università di Cagliari, Giuseppe Todde, a proposito di zona franca dichiarava: "Si tratta di liberare la Sardegna dai condizionamenti e dai gravami imposti da uno Stato che pecca di un'eccessiva ingerenza nell'attività economica e impedisce così che una Regione come la Sardegna possa esprimere pienamente le sue potenzialità". Più precisamente, la proposta di zona franca dell'economista villacidrese prevedeva la completa esenzione da ogni forma di tributo o di dazio sull'intero territorio dell'Isola e la concreta riduzione degli oneri fiscali relativi al trasporto delle persone e delle merci, in modo che la Sardegna potesse recuperare la differenza con le regioni continentali del neo Stato italiano. Zona franca, insomma, come strumento essenziale per dotare la Sardegna di un valido sistema economico non condizionato dall'intervento dello Stato.
Parlare di zona franca significa parlare di problemi che sono soprattutto di natura economica e questo, quindi, comporta un'analisi seria, corretta, approfondita, dei costi e dei benefici che si può effettuare soltanto con studi di fattibilità precisi, legati soprattutto alla produzione, alla valorizzazione delle risorse locali; ed è per questo che è importante, a nostro giudizio, consultare soprattutto tutte le comunità locali, per poter poi proseguire l'obiettivo di attrazione di capitali esterni e incentivare gli investimenti e quindi così poterci adeguare alla domanda del mercato internazionale. Uno strumento di politica economica che è anche doganale, ma soprattutto assume il carattere di strumento fiscale per poter stimolare i consumi.
(Brusio in aula)
Non posso continuare…
PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Planetta. Prego i colleghi che desiderano chiacchierare di farlo da un'altra parte.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Insomma zona franca significa strumento essenziale per dotare la Sardegna di un valido sistema economico che non sia condizionato dall'intervento dello Stato. Però nel frattempo sono passati più di cento anni e stiamo ancora a teorizzare di zona franca, a parlarci addosso come se nel frattempo non fosse successo nulla. L'articolo 12 che parla di punti franchi, voglio ricordare, fu frutto della mediazione fra quanti di zona franca non ne volevano proprio sentir parlare e il Partito Sardo d'Azione, che invece era già allora per la zona franca integrale.
Ancora oggi, colleghi, in quest'Aula stiamo intervenendo, attraverso il collaudato e pressoché inutile strumento delle mozioni, l'ho già detto ieri, su "i perché e i per come" la zona franca non decolla, è ferma, forse ha perfino arretrato. Siamo qui a interrogarci del perché della mancata attuazione del decreto numero 75 del '98, che ha istituito le zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme e Arbatax in attuazione dell'articolo 12 dello Statuto, più precisamente là dove si richiedeva proprio alla Regione sarda la delimitazione delle aree della zona franca. Siamo qui a denunciare l'inefficienza, l'inconcludenza di "Cagliari free zone" e a richiamare l'opportunità di avere un unico soggetto gestore per l'intera isola. Un tema e un dibattito che spesso sono stati molto deboli, fuori e dentro il Palazzo, ma anche fragili, non poggiati su valutazioni solide: tanta propaganda, tanta confusione tra la gente su un argomento così vitale per la Sardegna.
Siamo qui, in definitiva, a intrattenerci su ovvietà che tutti conosciamo; insomma fiumi di parole e pochi fatti concreti che rischiano molto seriamente, con l'incalzare della campagna elettorale, di moltiplicare le fughe in avanti e la gara a chi la spara più grossa. In definitiva, colleghi, è sotto gli occhi di tutti quanto sia stata ingiustificata l'enfasi su alcuni provvedimenti e su alcune iniziative estemporanee che, alla prova dei fatti, si sono rivelate semplici scatole vuote o, peggio, gaffe clamorose.
Non voglio citarle tutte, ma solo una: la data fatidica del 24 giugno, che è trascorsa senza che finisse il mondo, senza che finisse il mondo della zona franca intendo. Eppure questa data è stata evocata in tante assemblee eccitate, ma anche in qualche luogo istituzionale che sarebbe dovuto essere più serio, poiché si diceva che il 24 giugno 2013 sarebbe stato l'ultimo giorno utile in cui poter attivare la zona franca della Sardegna; una bufala al limite fra la demagogia e l'imbroglio, che ha indotto decine di amministrazioni locali, sull'onda emotiva, a proclamare la zona franca sul territorio, con tanto di cartello indicativo anche del ribasso del prezzo del carburante.
Responsabilità politiche e istituzionali molto gravi, che hanno voluto marciarci su cavalcando un desiderio popolare sinceramente espresso da tanti attivisti, manifestanti, ma pure amministratori e politici, e che hanno consapevolmente derogato al loro dovere di chiarezza e di legittimità con prese di posizione e dati ufficiali spesso molto forti nei toni, ma sempre evanescenti e inconcludenti nel contenuto.
Allora, colleghi, credo che oggi sia arrivato il momento di fare davvero il punto sulla situazione senza fare necessariamente la storia della zona franca a partire dal secolo scorso, ma guardando all'oggi perché ovviamente lo scenario è cambiato, perché nel frattempo è cambiata la stessa struttura dell'economia, i fattori di sviluppo, i centri di decisione reale delle politiche, il ruolo degli Stati, delle stesse Regioni e dell'Europa. Ebbene, un dato è certo ed è l'inspiegabile mancata attuazione del decreto del 1998, il numero 75, di istituzione dei punti franchi in Sardegna, il cui iter è paradossalmente bloccato a causa della mancata proposta di delimitazione delle aree interessate da parte della Regione autonoma della Sardegna.
Eppure la strada era stata tracciata molto chiaramente dalla prima Commissione permanente che, in attuazione dell'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo numero 75 del 1998, suggeriva una proposta di delimitazione delle zone franche di Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme e Arbatax valutando l'opportunità che in sede di perimetrazione si comprendessero anche le zone e le aree industriali interne ricomprese nel raggio di 120 chilometri dai porti stessi; un percorso già ben definito a suo tempo, anche nella mozione sardista per la zona franca rivolta alle amministrazioni locali della Sardegna.
Ma con questo non voglio distinguere i meriti evidenti del mio partito che, anche recentemente, ha invocato un apposito tavolo permanente sulla zona franca, senza distinzione di appartenenza, maggioranza e opposizioni, ma nell'esclusivo interesse della Sardegna.
Eppure, voglio ricordarvi che la discussione di queste mozioni cade in una data particolarmente evocativa, soprattutto per noi sardisti. Infatti nel mese di luglio, esattamente il 22 luglio del 1988, 25 anni fa, per la prima volta fu approvata la proposta di legge nazionale, di chiara ispirazione sardista, per l'istituzione di un regime di zona franca nel territorio della Regione autonoma della Sardegna. Fu una legge che segnò una pietra miliare per la storia della zona franca della Sardegna e che rispondeva a delle motivazioni pratiche ma anche politiche; questo del resto è l'intento della proposta di legge, la numero 22, sull'istituzione di un regime di zona franca fiscale e doganale integrale nel territorio della Regione autonoma della Sardegna, che il Gruppo sardista ha presentato appena il mese scorso agli atti di questo Consiglio. Una proposta concreta e ovviamente perfettibile, lo dico a lei, Presidente, che va certamente...
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (SEL-Sardigna Libera). Presidente, presidente Cappellacci, mi rivolgo principalmente a lei perché più che un intervento vorrei fare qualche considerazione e rivolgere qualche domanda. Non avendo contrarietà di sorta in materia né pregiudizi di alcun genere, io sono venuto in Aula - come immagino tutti - con animo sereno, disposto all'ascolto, certo che dal suo intervento (che ieri io immaginavo avrebbe svolto all'inizio della seduta), dalla sua esposizione avrei sicuramente tratto elementi importanti per fortificare, fugando i dubbi esposti nella mozione, la convinzione di rivendicare con maggiore determinazione l'ottenimento dell'istituzione della zona franca integrale.
La domanda, se vuole banale, che io volevo porre è questa: ma lei è davvero convinto che potrebbe esserci in quest'Aula qualcuno che, pur a fronte di evidenti, certificati, generalizzati benefici possa dire no all'istituzione della zona franca nell'intera isola? Io sono convinto che non ci sia tra noi nessuno tanto stolto da opporre un pregiudiziale rifiuto e lei, che non è uno sprovveduto, questo lo sa bene. Noi abbiamo sempre sostenuto che su un argomento di questa portata dovesse essere avviato un momento di serio e approfondito confronto nel luogo deputato a decidere: il Consiglio regionale.
Su argomenti come questo occorrono comportamenti responsabili, chiari e seri da parte di tutti, ma dal Governo e dal Governatore della Regione in primo luogo. Avremmo gradito che il presidente Cappellacci, anziché profondere il suo impegno in giro per l'isola ad arringare le folle con iniziative di sapore propagandistico e demagogico, fosse venuto in Consiglio regionale coinvolgendo le sue componenti di maggioranza e di opposizione perché, ripeto, nessuno qui coltivava e coltiva atteggiamenti pregiudiziali di avversione su un problema come questo la cui soluzione nel senso desiderato, io credo che concordiamo tutti, aprirebbe nuove prospettive di sviluppo economico e sociale per la nostra terra.
Lei oggi è qui per discutere dell'argomento su iniziativa dell'opposizione che la invita a riferire al Consiglio in modo concreto, al netto da sparate demagogiche, quali azioni intenda assumere per conseguire l'obiettivo della zona franca integrale. Quali azioni? Attraverso quali strumenti? Non quelli di cui abbiamo sentito parlare nelle iniziative propagandistiche durante le assemblee che si sono tenute un po' ovunque in tutti i territori della Sardegna. Quindi, vorremmo capire come pensa di conseguire l'obiettivo e, nel benaugurato caso si riesca, in che modo ritiene di poter far fronte alle minori entrate derivanti dal mancato introito dell'IVA, delle accise e dei tributi doganali.
Sono domande semplici, elementari, alle quali lei potrebbe agevolmente rispondere in questa sede. Gradiremmo che lo facesse anche oggi, avremmo gradito molto che l'avesse fatto in passato, ha preferito percorrere altre vie, altre strade, io spero che oggi soddisfi questa esigenza, questa curiosità, questo interesse che da parte nostra prevale. Poi possiamo davvero ragionare insieme, una volta chiarito questo, su come sostenere le battaglie per conseguire l'obiettivo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, a dire la verità non sarei voluto intervenire perché questo è un dibattito che si sta rivelando assolutamente inutile; inutile perché il Consiglio sta dicendo delle cose e il Presidente, come è anche legittimo che sia, peraltro, ne ha fatto delle altre. Per cui, nel momento in cui esiste un organo legislativo come il Consiglio regionale e, però, si segue, si persegue come base tecnica l'orientamento che, fuori da questo Consiglio regionale, viene da soggetti che per quanto mi riguarda non sono riconosciuti da questa Assemblea, è chiaro che dopo diventa tutto molto difficile. Meglio sarebbe affrontare subito un qualsiasi progetto di legge su cui il Consiglio regionale avrebbe l'obbligo comunque di dire come la pensa.
Queste mozioni che sono state presentate a che cosa servono? Servono a dire che il presidente Cappellacci e la Giunta regionale finora non hanno fatto quello che era opportuno fare e ci fermiamo a questo, cioè oltre che denunciare questo non possiamo fare altro. Però nei ragionamenti che ho ascoltato, sembrerebbe quasi che tutti i mali della Sardegna siano imputabili al fatto che non abbiamo istituito zone franche, di qualsiasi genere esse siano, perché ne ho sentito nominare almeno dieci, dodici diverse.
No, se diciamo questo stiamo dicendo una cosa sulla quale io non sono d'accordo, perché se le cose in Sardegna vanno male tra le cause ci sarà anche quella componente, ripeto, anche quella componente, ma ci sarà, indubbiamente, la situazione internazionale che non ci ha certo aiutato, ma ci sarà una conduzione politica dell'amministrazione regionale che, forse, non ha fatto tutti quei passi e quei passaggi che era indispensabile fare in questo periodo di grandissima difficoltà socioeconomica non solo della Sardegna ma di tutto il Paese.
Ecco perché dico che stiamo forse perdendo tempo, quando sento dire che dobbiamo batterci per la zona franca integrale. Possiamo anche farlo, se ne può anche parlare ma, intanto, cominciamo ad attuare quello che già abbiamo e poi lavoriamo per il futuro. Quando invece si pensa di parlare ai sardi demagogicamente dicendo: "vogliamo assolutamente la zona franca integrale", allora non è che non sono d'accordo, ma trovo che non sia assolutamente corretto prospettare ai sardi un qualcosa che si sa già in partenza che non si può ottenere.
Ecco perché è più un ragionamento politico, per me, che non un ragionamento da affidare ai due soggetti che, più di altri, si sono esposti in queste settimane, in questi mesi facendo deliberare anche ai comuni una serie di atti a seguito dei quali i comuni adesso stanno cominciando a pensare che, forse, non hanno fatto troppo bene a deliberare in quel senso, perché si sono sentiti poi abbandonati, perché hanno deliberato sul nulla. Cioè deliberare sulla zona franca integrale oggi è vendere il nulla!
Allora, prima di vendere il nulla, perché non ci confrontiamo tutti insieme per dare ai sardi un qualcosa che sia possibile ottenere, non un qualcosa che sia impossibile? Purtroppo ci stiamo abituando o, meglio, il presidente Cappellacci, ahimè, ci sta abituando a queste "richieste impossibili", perchè oltre la zona franca ricordo la continuità territoriale, la flotta sarda, progetti che sta vendendo ai sardi pur sapendo già che non sono realizzabili.
Nessuno, infatti, potrà pensare di dare ai sardi una flotta sarda così come la intende il presidente Cappellacci, interrompendo qualsiasi altro tipo di rapporto consolidato o, comunque, esistente. Magari fosse possibile! Credo proprio che non sarà possibile perché esistono delle norme e degli impegni talmente forti e regolamentati da non poter essere stravolti dal presidente Cappellacci; però, nonostante tutto, nelle piazze della Sardegna si sentono questi discorsi. Non so per quanto tempo ancora li sentiremo.
Ora, non sarebbe più opportuno presentare un disegno di legge visto che in questo Consiglio esiste già la proposta di legge presentata mi pare dai sardisti e anche, ma lo sanno tutti non c'è bisogno che lo ripeta io, da me? C'è un progetto di legge della Giunta su questa materia? Mi pare che non ci sia e quindi noi non possiamo capire qual è l'orientamento della Giunta e del presidente Cappellacci in merito.
Se in materia c'è un provvedimento di legge portiamolo subito in Aula, si inchioda il presidente Cappellacci in Consiglio per discutere, con questo Consiglio, qual è il tipo di atteggiamento e di norma legislativa più opportuni da portare avanti per ottenere, che cosa? Per ottenere un requisito che è già previsto dalle norme. Mi riferisco all'articolo 12 dello Statuto che, però, non dice mai che abbiamo diritto alla zona franca integrale: non è scritto da nessuna parte, non lo dice neanche il codice doganale, a proposito di zone ultraperiferiche va detto che la Sardegna non vuole essere zona ultraperiferica!
Noi non siamo una zona ultraperiferica, non siamo le Azzorre! Siamo una Regione autonoma e siamo la Regione autonoma della Sardegna, non apparteniamo alle regioni ultraperiferiche, perché ci dobbiamo paragonare a quelle? Noi cerchiamo di ottenere quello che è legittimo avere e che avremmo dovuto avere già da molto, e su questo accolliamoci tutti la responsabilità, destra e sinistra, maggioranza e opposizione, tutti quanti; ma oggi ne stiamo parlando? Perché continuiamo a parlare del nulla, perché continuare a vendere la zona franca integrale, a voler dare il nulla trascurando invece quello che è legittimo avere immediatamente?
Se si ragiona in questo senso io non faccio più ragionamenti politici, non metto sotto accusa nessuno, dico che sono pronto a dare una mano. Avvaliamoci anche di competenze esterne, purché non siano quelle de"il duo" (comunque non voglio citarli), perché ho sentito dire tante di quelle castronerie da questi signori veramente orripilanti, l'ho capito io che sono un ignorante in materia ma me l'hanno confermato quelli che conoscono benissimo la materia.
Stiamo chiedendo il nulla o qualcosa che non avremo mai, così come non avremo mai, lo dico al presidente Cappellacci, la possibilità di essere noi a trattare con la Tirrenia sulla convenzione che esiste; lei, presidente Cappellacci, non tratterà mai perché il rapporto è tra il Governo e la Tirrenia. Lei ha fatto male a non inserirsi a suo tempo ma oggi, purtroppo, questa opportunità (nonostante il Ministro amico sappia che alla Regione autonoma della Sardegna non verrà data) se verrà data sarà subita, ma non sarà certo per la primogenitura che lei ha voluto dare e che non sarà assolutamente possibile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Si riparla in quest'Aula di un tema per il quale il Partito Sardo d'Azione ha speso anni di impegno, e a me fa solo piacere, sottolineo però che dopo la legge dell'88 queste tematiche sono state ripresentate in termini più labili, mi riferisco al decreto del '98 con la Giunta Palomba in carica. Ma, ciò che mi lascia un po' perplesso è il fatto che, mentre su questo tema fuori da questo Palazzo sono cresciuti enormemente il fermento, la rabbia, certamente spinti dalla disperazione, da una crisi economica e sociale senza precedenti per cui si pensa che l'istituzione della zona franca integrale possa risolvere quasi miracolosamente i problemi (mi sembra anche normale perché la speranza è l'ultima a morire), invece in quest'Aula prevalgono pacatezza e la serenità, come se il mondo che c'è fuori da quest'Aula non ci appartenga, tutto ciò che ha creato il fermento nell'intera Isola sia qualcosa che non ci possa riguardare.
Questo un errore che continuiamo a fare, non riusciamo a percepire i bisogni della gente e continuiamo con le vecchie logiche. Dal '98 a oggi si sono succeduti governi di centrodestra e governi di centrosinistra, quel decreto è rimasto nei cassetti nel più assoluto silenzio: non ne avete voluto parlare dal '98 a oggi. Abbiamo provato nel 2010 a dirvi, attraverso la presentazione di un'interpellanza, che era necessario riprendere questo discorso, vi abbiamo quasi disturbato. Quello che non siamo riusciti a fare noi qua dentro, l'ha fatto la gente fuori, a torto o a ragione, dicendo cose forse anche non giuste, inesatte, stabilendo date che poi vengono spostate; dal 25 giugno si è passati al mese di novembre, saremo in piena campagna elettorale e quello di cui non avremo bisogno sono le strumentalizzazioni.
La disperazione della gente non si può strumentalizzare, noi abbiamo necessità di chiarire sino in fondo, in quest'Aula, quello che vogliamo fare su questo tema, ma lo dobbiamo fare come quest'Aula ha sempre fatto, con le leggi. Pertanto abbiamo due proposte di legge, una è la numero 22 della quale sono il primo firmatario, che è una proposta di legge nazionale, e l'altra è la numero 482 di cui è primo firmatario l'onorevole Gian Valerio Sanna. Io propongo che, senza indire Conferenze dei Presidenti di Gruppo come prevede l'articolo 101 del Regolamento, poichè i Capigruppo sono in Aula, se ritengono richiamino la proposta in Aula davanti a tutti.
A mio avviso è arrivato il momento della chiarezza, il momento di portare in Aula queste due proposte di legge e, finalmente, aprire un dibattito per legiferare in materia, né più né meno come è accaduto nell'88, quando il centrosinistra approvò quel testo di legge; e ricordo che qualcuno ebbe anche l'idea in quella circostanza di chiedere il voto segreto, però non servì a niente, la legge fu approvata! Oggi abbiamo un grosso vantaggio, anzi, avete un grosso vantaggio, e cioè che se dovessimo varare finalmente una legge da mandare a Roma, a Roma c'è un governo delle, così chiamate, larghe intese; larghe intese significa che ci siete voi e ci sono loro, dunque non c'è più in questo momento nessun tipo di contrapposizione.
Stabiliamo subito, proprio sul tipo di zona franca, che ciò che è stato voluto con quel decreto deve essere portato avanti, vediamo il modo migliore per poterlo fare stabilendo che tutto ciò che riguarda il consumo debba ricadere sui sardi in termini di assoluta positività; sardi che in questi anni hanno subito di tutto e di più. Stabiliamo anche, ad esempio, siccome sono proposte nazionali e non è necessaria la rivoluzione del mondo, neanche la doppia lettura perché non sono riforme di carattere costituzionale, che possiamo essere delegati da questo Governo amico per quanto riguarda la leva fiscale. Ma è possibile? Certo, è possibile! In giro per l'Europa ci sono situazioni di questo genere, situazioni diverse anche nello Stato in cui si vive; prendiamo la Spagna, dove la diversità di situazioni è facile e comprensibile: i Paesi baschi hanno la leva fiscale, la Catalogna non ce l'ha e il Governo spagnolo ha ritenuto di non dovergliela ancora riconoscere; però i baschi ce l'hanno, sanno essere responsabili delle loro scelte.
Noi chiediamo di essere delegati, di avere tutti gli strumenti, di decidere noi, non di piatire come si è fatto e si sta facendo per i soldi che non sono stati dati, creando una contesa all'interno di quest'Aula tra chi riteneva che la battaglia dovesse essere fatta in modo più duro per ottenere il riconoscimento e chi ritiene di averla fatta nel modo giusto perché il riconoscimento comunque è arrivato anche se dopo diversi anni. A noi non interessa, alla gente che è fuori interessa un'altra cosa: quella fiammella che si è accesa fuori da questo Palazzo e che si chiama zona franca, non aggiungo altro, che vede da parte della gente un interesse particolare, una partecipazione come non c'è mai stata, che ci dà la forza, come questo Consiglio non ha mai avuto, di raggiungere questo obiettivo sulla spinta di un movimento di popolo. Io credo che sia un'occasione unica, vogliamo negarla? Vogliamo continuare a dire chi è a favore e chi è contro?
Se l'ANCI decide che un ordine del giorno debba essere trasmesso a tutti i consigli comunali della Sardegna ed essere approvato, vuol dire che ne ha sentito la necessità; se quei consigli comunali l'hanno approvato pur non conoscendone appieno i contenuti (questo suppongo), ma è un qualcosa che è stato sentito, è cresciuto, non possiamo lasciare che ci sia il dubbio che il Presidente della Giunta regionale sia in giro, a fare campagna elettorale sventolando una bandiera, per non arrivare alle giuste conclusioni attraverso un percorso.
Il dubbio viene, mi sembra normale e sacrosanto; allora, per evitare questi dubbi su una strumentalizzazione, tenendo conto che le bugie alla fine hanno sempre le gambe corte e si arriva a una conclusione veritiera, noi la verità dobbiamo scriverla qua dentro! Noi siamo legislatori, le leggi si fanno in quest'Aula! Un buon lavoro è stato fatto anche nella prima Commissione con la risoluzione approvata, ma in quest'Aula noi vogliamo fare la legge allontanandoci da qualsiasi tipo di imbarazzo e da qualsiasi tipo di fantasia dell'ultimo arrivato che ci dice che la zona franca in Sardegna non si può fare.
Perché dobbiamo essere noi a dire ciò? Perché dobbiamo giocare sempre al ribasso, perché ci dobbiamo strappare le vesti mentre da altre parti hanno l'abitudine di chiedere 1000 anche se gliene servono 100? Noi per abitudine anche se ne servono 100 ne richiediamo 10, e chissà se ce li danno, chissà se "piatendo", magari elemosinando, riusciamo a ottenere qualcosa.
Questo atteggiamento è sbagliato, abbiamo un'occasione unica, non la possiamo perdere, la coscienza della gente è cresciuta, il rischio vero è che noi non ne teniamo conto, il rischio vero è questo, non se ne tiene conto in quest'Aula però fuori monta la rabbia! La rabbia monta a causa della disperazione, della fame, della disoccupazione, di una disuguaglianza particolare di carattere sociale, ma di questo ne vogliamo tenere conto? Fuori c'è un altro mondo, lo disconosciamo? Ebbene, quel mondo entrerà qua dentro, ci caccerà via e avrà ragione!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). "...Non dobbiamo poi perdere di vista che per risollevare la sorte della Sardegna non è la sola agricoltura che devesi sovvenire ma vi è pure il commercio che attende la sua parte di aiuto. Basandosi sul detto 'a mali estremi estremi rimedi' la Sardegna, per poter essere riavvicinata alla grandezza dei suoi antichi tempi, e nel breve spazio di dieci anni, ha bisogno che il Governo provveda con una legge speciale la quale sanzioni: porto franco esteso a tutto il litorale sardo e isole dipendenti; libera coltivazione dei tabacchi e libero smercio dei prodotti; riduzione del 50 per cento di tutte le imposte". Così ragionava Felice Mathieu, anno 1891, nel Consiglio comunale di Cagliari.
Dal 1891 a oggi qualche giorno è passato, qualche legislatura le istituzioni sarde credo l'abbiano superata, ma ancora oggi ci attardiamo a discutere di zona franca in modo non corretto, non adeguato, non funzionale ai veri interessi della Sardegna; e non si tratta di demagogia solo perché il popolo sardo reclama la zona franca. E' un popolo che ha bisogno di vedere riconosciuti i propri bisogni, passatemi la cacofonia, bisogni che sono quelli emergenti da una crisi forte che attanaglia tutto il mondo. Dobbiamo comprendere che stiamo vivendo tempi difficili, difficoltà che ancora di più, onorevole Diana Mario, ci portano a riflettere sul fatto che la Sardegna è, sì, Regione autonoma, non sarà simile alle Azzorre, ma è lontana, veramente lontana dalla terra ferma, cosiddetta, che è lo Stato italiano. Come Sardegna siamo al centro dello Stato italiano perché i sardi dettero la potestà istituzionale allo Stato di esistere tale quale è oggi. Siamo però lontani nei pensieri, nelle azioni e nella legislazione dallo Stato italiano e veniamo penalizzati per la nostra insularità.
Poi devo capire perché è stata citata in più di una circostanza la risoluzione numero 42, come se fosse la panacea di tutti i mali. E' un'opera degnissima ove tutti i rappresentanti dei partiti all'interno di quella Commissione hanno ritenuto di poter tracciare un percorso, e che bene o male il presidente Cappellacci ha tentato di seguire. Infatti se la volete rileggere (l'avete davanti a voi), vedrete che il percorso è chiaro: rapporti con l'Unione Europea, rapporti con lo Stato italiano, rivendicazione dell'insularità, applicazione del decreto legislativo numero 75, cioè l'insieme di tutto quello che reclamiamo.
Giusto per atto di testimonianza leggo che si impegna la Giunta regionale "a formulare senza indugio al Governo, in attuazione dell'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo numero 75/98, una proposta di delimitazione di zone franche di Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax, valutando l'opportunità che in sede di perimetrazione si ricomprendano anche le zone e le aree industriali interne in un raggio di 120 chilometri dai porti stessi"; "a formulare senza indugio al Governo, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione e del Titolo III dello Statuto speciale per la Sardegna, una proposta di attribuzione alla Regione della potestà di modificare aliquote e prevedere esenzioni, detrazioni e deduzioni su tutti i tributi erariali il cui gettito sia dovuto alla Regione e agli Enti locali della Sardegna". Questa è la modifica dell'articolo 10 su cui è in atto un tavolo di concertazione.
Ancora "a formulare senza indugio al Governo, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione e del Titolo III dello Statuto speciale perla Sardegna, un pacchetto di misure, da notificare alla Commissione europea, volte a compensare gli svantaggi legati all'insularità che preveda condizioni specifiche per l'applicazione delle disposizioni europee in materia di fiscalità agevolata, aiuti di Stato e accesso ai fondi strutturali".
Ora io mi chiedo se sono questi i temi che possono contrapporre la destra e la sinistra, passando per il centro. Io dico che è ridicolo, è un voler far montare per forza degli steccati dove steccati il popolo non vuole se è vero, come è vero, che abbiamo necessità anche di utopie (l'ho sentito dire qui in questi giorni), perché sono quelle che fanno balzare il cuore al di là dell'ostacolo, forzando anche il fisico a dare una risposta alle necessità impellenti della nostra Sardegna.
Io credo che, comunque si chiami, la zona franca sia un segnale importante per dare risposta alla necessità di far respirare un'economia che, nei suoi vari comparti (industria, agricoltura, pur mantenendo quest'ultima un Pil più elevato, perché è ancora un bene rifugio, e poi artigianato, commercio, turismo, vocazione che noi abbiamo) è complessivamente asfittica. Poi si cita il Trentino Alto Adige in particolare, dimenticando che il reddito di quella Regione è dovuto anche alla stipula di qualche accordo internazionale, a partire dall'accordo De Gasperi - Gruber, che sancisce la specificità di quella posizione. Questo vale d'altronde anche per il Friuli, e per le zone confinanti con altri Stati, come se noi non confinassimo con la Corsica, o con tutti gli altri Stati del Mediterraneo. Ma sono scelte governative che hanno avuto un peso perché non siamo stati mai veramente uniti nel formulare le nostre richieste. Quando si propone una scelta, per forza ci dev'essere una contro scelta, sono queste le cose su cui si sbaglia.
E poi, mi sia consentito, onorevole Sanna, sottolineare che per quel che riguarda le province mi pare che lei sia in grave ritardo anche raffrontandosi agli indirizzi del suo partito a livello nazionale. Che si voglia o no il desiderio di tutte le forze politiche a livello nazionale, dalla destra alla sinistra, passando per i Cinque Stelle e il centro, è l'abolizione delle province. Noi abbiamo fatto una proposta sacrosanta: cancellare degli istituti che hanno creato aberrazioni, quelle aberrazioni che voi conoscete bene e che volete nascondere.
Io credo sia importante e abbia valore che esista una Sardegna nuova, innovata, veramente rivoluzionaria, che voglia chiedere una propria diversa presenza. Voi vi attardate a difendere i consorzi industriali che, invece, devono essere eliminati, se è vero come è vero che oggi non c'è uno sviluppo nell'industria e quindi non hanno dato risposta alle attese del popolo sardo, se è vero come è vero che bisogna modificare sostanzialmente tutte le istituzioni sarde per dare una risposta positiva alle esigenze vere del popolo sardo. Voi volete negarle!
Rappresentate la conservazione, e lo state dimostrando assumendo la posizione di chi vuole che nulla si muova, che nulla si tocchi, perché tutto deve restare così come è. Questo non va bene! Noi siamo per decentrare, per dare veramente opportunità ai territori di esprimersi, perché su quella posizione vi sfideremo, e quando discuteremo delle cose da fare vorremo vedere le vostre proposte e la vostra capacità di innovazione e di riforma del sistema istituzionale sardo. Su questo ci confronteremo e vedremo chi porterà avanti la bandiera dell'innovazione e dello sviluppo in Sardegna, e chi invece con atteggiamento retrivo vuole lasciare ferma quest'Isola su posizioni che voi solo conoscete…
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (Fratelli d'Italia). Presidente, signor Presidente della Giunta, colleghe e colleghi, intervengo in quest'Aula dopo aver visto e rivisto anche gli interventi della giornata di ieri; in modo particolare mi sono soffermato sull'intervento dell'onorevole Soru che ieri parlava di zona franca in maniera, diciamo, anche molto demagogica, e oggi come spesso succede l'ha fatta franca, cioè non è presente in Aula. Quindi il solito modo di procedere nonostante, fra l'altro, il richiamo all'ordine mosso a chi non seguiva il suo intervento.
Collega Sabatini (ce n'è anche per lei), nei precedenti cinque anni lei era in maggioranza è stato un collega attento e presente, anche uno dei più attivi, e non mi risulta che questo tema si sia non dico affrontato, ma neanche sfiorato. Mi risulta, invece, che avete chiamato a raccolta questo Consiglio regionale, i sardi tutti e le autonomie locali a Roma per la famosa vertenza delle entrate; noi c'eravamo, io c'ero, c'erano i miei colleghi che sedevano con me in quest'Aula nella passata legislatura, voi non c'eravate.
Ma, cosa ancora più grave, avete chiamato a raccolta i vostri amministratori per sabotare la manifestazione indetta dal presidente Cappellacci e dai comitati a Roma, organizzando parallelamente manifestazioni collaterali a Cagliari e in giro per la Sardegna. Questo è solo uno dei tanti piccoli episodi che dimostrano come la tanto evocata unità da parte vostra sia stata solamente unità di apparenza e non di sostanza.
Entriamo ora nel merito del tema. Io ho avuto modo di informarmi e sinceramente questa è una materia che mi sta anche appassionando, sta appassionando molti di noi, sta appassionando i sindaci, sta appassionando le amministrazioni locali che non è vero che siano state costrette ad adottare questo ordine del giorno. Tra l'altro, così facendo, sminuite anche il ruolo dei consiglieri, e sinceramente li etichettate come dei superficiali. Perché quegli ordini del giorno sono predisposti dalle strutture delle amministrazioni comunali, e poi vengono vagliati e discussi nei consigli comunali; si offende quindi anche la dignità, la preparazione di queste persone, e si offende anche l'autonomia degli essi enti locali.
A tale proposito voglio citare uno che di fiscalità di vantaggio e di "zone franche" se ne intende, il professor Victor Uckmar, che è intervenuto sulla zona franca (nessuno glielo aveva chiesto) con un'intervista su Italia oggi. Intanto vi dico chi è, perché magari molti di voi non lo conoscono. Victor Uckmar è il massimo esperto internazionale in materia, già componente dell'Economic and Social Council dell'Onu, organismo per il quale si occupò della creazione della zona franca di Viborg e di quella di Montevideo. Uckmar è stato anche presidente della zona franca di Genova e, con la fondazione Antonio Uckmar, ha seguito altre importanti ricerche commissionate in tutto il mondo.
Ora, alla domanda se sia possibile l'istituzione di una zona franca in Sardegna, il professor Uckmar ha risposto che poichè attualmente la legislazione europea riconosce la libertà di istituzione delle zone franche aperte e regolate dal provvedimento legislativo consentirebbe questa possibilità per la Sardegna attraverso la richiesta di una semplice autorizzazione amministrativa, come avviene per le zone franche aperte.
Alla successiva domanda del giornalista se la Sardegna avrebbe i requisiti per effettuare una simile richiesta, il professor Uckmar ha risposto affermativamente sia per la collocazione territoriale alla periferia dell'Unione sia, soprattutto, per le condizioni economico e sociali in contrasto con le potenzialità della popolazione, oltre che per il fatto di disporre di approdi portuali di piena capacità; e cita Cagliari per quanto riguarda i fondali e Porto Torres per l'ampia zona deindustrializzata, tenendo conto che la nostra è una Regione che ha una vita economica attiva solo per due mesi nel corso dell'anno mentre per il restante periodo è in crisi occupazionale.
Alla domanda se potrebbero esserci problemi di perdite di gettito, il professor Uckmar ha risposto negativamente perché il gettito per le imposte dirette da attività industriali nell'Isola è di ben scarsa importanza, anzi lo Stato deve finanziare i costi della crisi dell'industria. Questo è ciò che ha detto il professor Uckmar con tutto il rispetto, ovviamente, per chi in questi giorni ha sprecato fiato e inchiostro agendo più da Cassandra che da propositore.
Mi rifaccio poi a ciò che è successo il giorno 5 giugno 2013 presso il Parlamento europeo a Bruxelles. Quel giorno si è tenuto un seminario, nella sala A/5 del Parlamento europeo, nel corso del quale sono intervenuti (fra l'altro vi era la traduzione simultanea) oltre l'onorevole Uggias, parlamentare europeo dell'Italia dei Valori, il dottor Jean-Michel Grave, capo dell'Unità legislazione doganale presso la Direzione generale per la fiscalità e l'unione doganale, il direttore Heinz Zourek, Pietro Orsini per la Direzione legislazione tributaria del Ministero dell'economia nonché parlamentari europei, alcuni espressione di realtà come Madeira, che si sono occupati dell'istituto della zona franca nelle varie realtà.
Il dottor Grave in modo particolare ha evidenziato come questo fermento per le zone franche, che sono sempre più popolari e richieste in ambito europeo, sia tipico della profonda crisi che l'Unione europea sta vivendo. Ha precisato che a tutt'oggi esistono 70 zone franche in ambito europeo e che il nuovo codice doganale comunitario, il numero 450 del 2008, sarà adottato definitivamente nel mese di novembre 2013, sarà reso operativo solo nel 2014 e, comunque, non rivoluzionerà nella sostanza la normativa previgente in materia.
Dico questo perché bene ha fatto la Giunta, bene ha fatto il Presidente a fare riferimento anche al codice doganale comunitario nelle interlocuzioni, perchè significa che il percorso intrapreso è quello giusto; e questo non lo diciamo noi che, ovviamente, siamo di parte ma lo dicono coloro i quali sono preposti ad attuare questo percorso, ad attuare tutti quei procedimenti legislativi…
(Interruzione del consigliere Cuccu)
SANNA MATTEO (Fratelli d'Italia). Non m'interrompa perché io non la interrompo mai; dicevo dei procedimenti legislativi che ovviamente la Giunta ha portato avanti. Quindi, Presidente, da parte nostra ci sarà il massimo sostegno a questa iniziativa; a noi interessa che in questo momento tra l'altro di grande crisi, in questo momento di grave difficoltà si dia comunque una speranza, non un'illusione, attraverso gli strumenti seri quali gli strumenti legislativi che l'Unione europea ci mette a disposizione; attraverso quelle interlocuzioni che bene hanno fatto la Giunta e questa maggioranza in questa legislatura a portare avanti, cosa di cui invece nella passata legislatura non abbiamo mai sentito parlare.
Vorrei inoltre ricordare che nel programma elettorale con il quale ci siamo presentati agli elettori nel febbraio del 2009, uno degli otto punti principali era, appunto, l'attivazione di tutte le procedure per l'istituzione dei punti franchi e delle zone franche…
SALIS (Gruppo Misto). Non c'è una parola!
SANNA MATTEO (Fratelli d'Italia). C'è, ma lascia perdere, ma lascia perdere, quello è dell'Italia dei Valori. Presidente…
SALIS (Gruppo Misto). Non c'è una parola!
PRESIDENTE. Onorevole Salis…
SANNA MATTEO (Fratelli d'Italia). Durante il seminario ci sono stati gli interventi di autorevoli rappresentanti, fra questi l'eurodeputato portoghese Nuno Teixeira che ha parlato degli effetti delle zone franche di Madeira e Azzorre sull'economia, illustrando gli aspetti positivi, ma anche le criticità conseguenti all'istituzione della zona franca di Madeira e Santa Maria nelle Azzorre.
Ha sottolineato come Madeira, in un percorso di vent'anni, oggi sia la regione europea che ha recuperato una crescita del PIL più elevata tra le 271 regioni europee, passando dal 25 al 75 per cento del PIL medio europeo; ovvero, è arrivata quasi a eguagliare il PIL medio delle altre Regioni dell'Unione europea. Però, nonostante le ottime capacità gestionali dimostrate, dopo aver registrato l'insediamento di ben 2907 imprese che hanno creato migliaia di posti di lavoro, nel 2011, ecco le criticità, si è registrato un decremento di circa 1000 imprese (tra queste Pepsi, Google, Swatch) dovuto alla crisi, e un conseguente tasso di disoccupazione al 18 per cento attuale.
Questo è dovuto al fatto che è ancora in atto una imputabile ultra criticità. Quindi entrano nel merito le criticità. Per questo, Presidente, le chiediamo di prendere come esempio ovviamente le realtà che hanno funzionato, perchè siamo ancora in grado di individuare le criticità; e, soprattutto, in questa battaglia ci troverà sicuramente tutti uniti perchè sono convinto che stanno già cambiando idea anche quelle amministrazioni di centrosinistra che non hanno partecipato alla manifestazione di Roma. E sono convinto che se lei dovesse richiamare l'attenzione dei comitati, dei comuni su un'altra...
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). Presidente, la discussione di oggi sembra un po' più viva rispetto a ieri, l'ultimo intervento di Matteo Sanna, l'intervento di Dedoni hanno scaldato un po' gli animi. All'onorevole Dedoni voglio solo ricordare che gli esiti del referendum dicevano anche altre cose rispetto alla sola abolizione e commissariamento delle province.
DEDONI (Riformatori Sardi). E siamo per farli rispettare stai tranquillo. L'abbiamo già dimostrato.
COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). E la coerenza di cui tanto si parla dovrebbe portare subito anche ad altre azioni e altri risultati. Lei capisce bene a che cosa mi riferisco. Avrei voluto iniziare l'intervento in maniera diversa (ma il Presidente non c'è), perché credo che sarebbe stata cosa buona, giusta e utile che ieri il Presidente ci avesse illustrato il lavoro fatto sinora o, meglio, il lavoro non fatto o quello in fase embrionale o quello in progress, perché sicuramente la discussione odierna sarebbe stata molto più costruttiva e utile.
Io credo che non ci si debba dividere, perché non ci possiamo dividere su questo argomento e non occorre strumentalizzare alcunché perché non penso che ci siano forze politiche che siano contro l'istituzione della zona franca integrale o dei punti franchi o della fiscalità di vantaggio. Quello che noi chiediamo ad alta voce è quello che altri colleghi che mi hanno preceduto hanno già detto: non vogliamo creare altre false illusioni o disillusioni, fuori di qui c'è un popolo che vive e annaspa in una quotidianità sempre più disperata, abbiamo un popolo che ha fame di certezze, di idee, di atti concreti e anche di pane. Per cui noi non possiamo oggi attivare una discussione come questa in corso e farla funzionare come una terapia oppiacea per risolvere questi importanti "mali".
Quindi se noi capissimo e se voi ci convinceste davvero che quello che sinora avete fatto, che volete fare può dare delle risposte esaustive noi saremmo con lei, però ci si deve convincere di questo.
Bene ha fatto l'onorevole Giacomo Sanna a dire che, probabilmente, gli unici atti concreti che possono essere fatti sono in capo a questo Consiglio regionale che ha il dovere, il compito, la funzione di legiferare. Pertanto, le due proposte di legge a nome dei due Sanna già depositate devono vederci tutti, come consiglieri regionali, come Presidenti dei Gruppi assumerci responsabilità serie per portare in Aula queste proposte di legge e vedere davvero dove possiamo arrivare per poter dare quelle risposte di cui parlavamo.
Io mi chiedo, da un po' di tempo, e chiedo a lei, presidente Cappellacci, visto che l'attuale Governo nazionale è composto in grandissima maggioranza anche dai partiti che siedono su questi banchi, se è così difficile farci dire da queste persone se vi siano possibilità concrete di avere risposte su quello che noi, voi, oggi, fuori da quest'Aula stiamo portando nelle piazze. Può essere un percorso che effettivamente si può portare avanti? Può essere un'opportunità per la Sardegna? O può essere una partita che neanche iniziamo, l'ennesima battaglia che non iniziando non può essere neanche vinta?
Ma noi abbiamo le armi, abbiamo le munizioni per poter portare alla vittoria questa battaglia? Su queste cose lei ci deve convincere. Avete citato diversi studiosi che, sicuramente, sanno molto meglio di noi come potrebbe funzionare la zona franca e quale potrebbe essere il sistema migliore per la Sardegna; però, anche noi abbiamo letto qualcosa e a fronte di tutti gli interventi a favore della zona franca ce ne sono altrettanti che invece ci indicano delle criticità. Riconoscere questo non vuol dire però che domani, fuori di qui, si possa o si debba dire: "C'è un partito che è contro, c'è un partito che è a favore"; credo che non ci siano né ideologie, né casacche che possano, in questo momento, abdicare dalla loro funzione: portare benefici al nostro popolo e alla nostra Isola.
Per essere veramente operativi non ritengo servano gli ordini del giorno condivisi, o le risoluzioni, credo invece che possa servire solo una seria assunzione di responsabilità. Dobbiamo in effetti capire ciò che è in capo a questa Giunta regionale, ciò che è in capo al Governo nazionale e ciò che è in capo a questo Consiglio regionale, e ciascuno di noi, secondo i nostri ruoli, dovrebbe fare di tutto per arrivare a un risultato concreto. Però, ripeto, e ne sono estremamente convinto, che il primo risultato concreto, per non prenderci in giro e per non continuare a prendere in giro chi sta fuori da quest'Aula, sia quello di portare in Aula, con l'articolo 102, le proposte di legge depositate per una seria discussione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Vicepresidente, il tema della zona franca ha sicuramente due aspetti importanti. Uno è l'aspetto tecnico, e diversi interventi hanno fatto il punto sullo stato delle norme, sul dettato statutario, sul decreto legislativo, sino ad arrivare ai vari atti (risoluzioni, delibere dei consigli comunali) che tracciano dei percorsi normativi; l'altro aspetto, citato anche da Matteo Sanna poc'anzi, è relativo a una speranza.
La zona franca si è caricata di un significato che va molto al di là dell'aspetto normativo perchè interpreta la speranza dei sardi di poter continuare a vivere nella Regione avendo come prospettiva la crescita e non l'emigrazione o l'abbandono della loro terra, o l'allontanamento forzato perché privi della speranza di poter coltivare ogni qualunque idea imprenditoriale. Gli svantaggi sono oggettivi, è una crisi internazionale che colpisce l'Europa meridionale in maniera particolare, per cui in zone deboli come le nostre, nelle quali il modello di sviluppo non è adeguato alla realtà insulare, evidentemente gli svantaggi sono enfatizzati.
E allora devo dire che il Gruppo sardista, in più occasioni, su questi temi, ma anche su altri, molto spesso in quest'Aula ci ha portato a riflettere; sono temi che dividono, sicuramente dividono - la sovranità, l'indipendenza, la flotta sarda - ma dividono perché abbiamo sensibilità diverse, però ci fanno anche riflettere.
La zona franca, però, è un tema sul quale non ci si può dividere, e spiego il perché a mio avviso non ci si può dividere. Perché la zona franca, qualora conquistassimo il diritto, è una facoltà, è un diritto che acquisiamo, nessuno ci obbliga il giorno dopo a eliminare le accise o a portare l'Iva dal 21 allo 0 per cento, acquisiamo il diritto a decidere noi quanti servizi dare, come impostare la nostra fiscalità in funzione di ciò che ci serve.
Pertanto, qualora dovessimo ottenere il diritto, la zona franca andrà sicuramente realizzata in maniera graduale, su questo non c'è alcun dubbio, se qualcuno pensa che domani non pagheremmo più le accise sulla benzina, è un folle, occorreranno tempi lunghi, e ci si dovrà attivare per attivare la zona franca gradualmente. Ma l'effetto quale dovrà essere? Quello di trasformare un'Isola, una Regione, oggi improntata su un sistema assistito e assistenziale, in una Regione produttiva perché, riducendo le entrate, necessariamente la spesa andrà destinata a chi produce; questo hanno fatto le altre realtà che funzionano.
Oggi abbiamo politologi improvvisati, letterati che pontificano di zone franche, scrivono volumi, parlano di Canarie o altro; tra l'altro il modello delle Canarie è quello che forse ha funzionato meno in assoluto tra i vari modelli delle zone franche. E' stato citato il modello di Madeira che sicuramente, pur essendo Madeira un'isola ultraperiferica dell'Europa, ha funzionato maggiormente. Ma è evidente che la zona franca di per sé non è la risoluzione del problema, è una facoltà che ci si offre per cambiare radicalmente il nostro modello di sviluppo, per indirizzare la spesa da una spesa assistita a una spesa produttiva, per incentrare il modello di sviluppo su ciò che quasi tutte le Isole come le nostre, anche con bellezze naturali e attrazioni assai inferiori alle nostre, fanno: vivere di turismo, non di industrie.
Se noi dovessimo pensare a una zona franca per portare industrie decotte, che si insedieranno nell'isola soltanto per avere vantaggi fiscali, queste falliranno comunque, qualunque beneficio si possa dare. Il problema è attrarre imprese che reggano, e le imprese che reggono quelle sulle quali l'handicap insulare non c'è, anzi, l'insularità diventa un vantaggio e non uno svantaggio, un punto di forza e non un punto di debolezza, sono quelle improntate sulla natura dei territori, e la nostra natura insulare ci porta a impostare politiche indirizzate sul turismo, indubbiamente, e io credo che questa sia un'opportunità.
E' facile da raggiungere l'obiettivo? No! Non è facile; avremo ostacoli, appariranno nemici l'indomani, qualora si dovessero aprire delle porte, che cercheranno di dire: "Perché a lui sì e a me no", come è successo per i porti e, badate bene, la zona franca è molto legata alla politica della portualità. E infatti l'altro giorno, quando l'Europa ha individuato tra i 319 porti strategici, 39 in Italia e di questi 8 in Sardegna, qual è stata la battaglia? Perché Oristano no? Perché quest'altro porto no? Cogliamo l'opportunità! Abbiamo 8 porti individuati tra i porti strategici europei, attorno ai quali si può costruire una politica commerciale, e quando parlo di politica commerciale parlo anche di politica turistica, di accesso al territorio, quindi valorizziamoli, infrastrutturiamoli.
L'onorevole Mulas e l'onorevole Gian Valerio Sanna hanno presentato una proposta, che mi sembra interessante, sulle zone economiche speciali; spesso basta anche semplicemente, dico semplicemente tra virgolette, abbattere la burocrazia, non solo le tasse, per rendere attrattivo un territorio. E'evidente che non è pensabile che si possa impostare un nuovo modello di sviluppo partendo da una burocrazia eccessiva; pensare, per esempio, di poter fare turismo chiedendo ai proprietari delle barche anche quante persone ci sono a bordo, alcuni hanno subito otto controlli al giorno.
Mi riferisco alle tasse sul lusso; quando erano in vigore queste tasse nel momento in cui le barche si avvicinavano ai porti, la Guardia Forestale "zompava" sopra con gli scarponi infangati per chiedere chi c'era a bordo e verificare se la tassa era stata pagata o meno. E' chiaro che stiamo parlando di un'impostazione diversa! Noi dobbiamo cogliere un'opportunità, una facoltà, dobbiamo rivendicare un diritto che può non trasformarsi in un obbligo: nessuno ci costringerà a dare tutto gratis, accise e IVA contemporaneamente a tutti, come erroneamente, e lo ribadisco - forse sono stato l'unico a dirlo - è stato fatto per l'IRAP. Una follia!
E' stata una follia abbattere l'IRAP ai comuni lasciandoli poi senza i progetti povertà; era una partita di giro, dovevamo lasciare le cose come stavano. Una follia abbattere l'IRAP a E.On. che conferma 150 licenziamenti e non porta avanti gli investimenti previsti, una follia! Una follia perché a fronte di una riduzione di entrate abbiamo avuto un atteggiamento arrogante da parte delle imprese nei confronti della Regione. Ogni volta che azioniamo la leva fiscale conseguono degli effetti. Questi effetti devono seguire un percorso, essere concordati; occorre trattare con le imprese stabilendo che se io ti do un beneficio tu non licenzi, se ti do un beneficio tu investi sul nostro territorio; non ti faccio un regalo natalizio fuori tempo massimo o in anticipo sul futuro Natale.
Queste sono le politiche fiscali, vanno azionate con gradualità, con attenzione e ci vogliono politiche economiche che devono necessariamente seguire le politiche fiscali, anzi andare assolutamente di pari passo, viaggiare assieme. A me sorprende, pertanto (mi sorprende relativamente perché essendo ormai in periodo preelettorale tutte le battaglie si fanno con l'obiettivo elettorale, non guardando i contenuti), che ci si possa dividere su un argomento che dovrebbe essere patrimonio di tutti, quello di acquisire ulteriori diritti, diritti non obblighi.
Allora se i comuni lo chiedono, se i comitati lo chiedono, bene ha fatto il Presidente della Regione a dare risposte. Chi oggi dice: "La battaglia mi convince, ma non mi convince il Presidente", sta in effetti dicendo: "La battaglia mi convince, ma la zona franca la faccia un'altra Regione, non la Sardegna". Il presidente Cappellacci oggi rappresenta la Sardegna, rappresenta la totalità della Regione, ma se fosse Soru o se fosse un altro sarebbe la stessa cosa. Presidente, vada avanti e, rappresentando la Sardegna, cerchi di ottenere un diritto, poi valuteremo come attuarlo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). E' stato detto che il Presidente, parlando di zona franca, ha aperto la campagna elettorale. Peraltro, mi sembra che la campagna elettorale sia stata aperta un po' da tutte le forze politiche; questo appare dagli interventi, salvo alcuni tra i quali quello dell'onorevole Cozzolino che ha fatto un intervento tecnico pregevole. Al di là della condivisione o meno di quello che ha detto è sicuramente un intervento che si segnala tra tutti, per cui auspico che anche in futuro dia un simile contributo all'Aula che ne ha bisogno. Personalmente la campagna elettorale non mi interessa. Ho già detto più volte che con questa legislatura termina la mia esperienza in Consiglio regionale, quindi "mi sento" di poter parlare tranquillamente e liberamente.
L'argomento "zona franca" non è un argomento nuovo; è stato ricordato più volte che la prima Commissione ha affrontato questo problema e ha approvato una risoluzione all'unanimità. Quella risoluzione, mi consentirà l'onorevole Maninchedda di dire, nasceva principalmente da colloqui a tre, tra me, l'onorevole Sabatini e l'onorevole Maninchedda. L'onorevole Maninchedda ha scritto la bozza alla quale io e l'onorevole Sabatini abbiamo concorso con una serie di modifiche. Quindi è un problema ben presente alla maggioranza e anche all'opposizione.
Nel momento di quella discussione si è iniziato anche a parlare di IRAP, tra l'altro, così come subito dopo si è parlato di accise. Ricordo la proposta fatta in occasione delle scorse finanziarie dall'allora Capogruppo del P.d.L., Mario Diana, e da me; e ricordo anche i sorrisi ironici da parte di taluni colleghi, che pure hanno votato quando si è parlato di accise, di IRAP, di zona franca. Noi non abbiamo presentato né interpellanze né mozioni, al di là della risoluzione che era stata approvata, perché quella era la linea della maggioranza: aspettare e non presentare altri documenti.
Normalmente quando la maggioranza decide una linea noi a questa linea ci atteniamo, discutiamo all'interno, talvolta anche con toni forti, però quando la maggioranza giunge a una sintesi bisogna attenersi a quella sintesi perché questo è il sistema democratico, senza alzare la voce, né quant'altro, e nello stesso modo garantiamo un voto uniforme in Aula in relazione a queste decisioni.
Parliamo di zona franca. Intanto iniziamo a chiarire i concetti. In base al testo unico doganale la zona franca è un punto ben delimitato del territorio doganale in cui le merci entrano in esenzione doganale, sono soggette a parziali lavorazioni e poi vengono riesportate senza che possano essere introdotte al consumo nel territorio europeo, salvo pagare i dazi doganali da cui sono esenti. E' questo il sistema della free zone, è questo il sistema delle altre zone doganali che erano previste in base alla modifica dello Statuto del '98. Va da sé che questo è un sistema limitato, che apporta dei benefici limitati in funzione di dove si inseriscono le zone franche. Per intenderci, il porto di Trieste, che è la porta dell'autostrada per l'Europa centrale, ovviamente una zona franca la può utilizzare molto meglio di noi; noi dobbiamo dare una missione alla zona franca forse aprendoci verso l'Africa. Sono discorsi che devono essere sviluppati.
Completamente diversa è, invece, quella che in questa sede è stata chiamata zona franca integrale e che il codice doganale italiano chiama zona extra territoriale. E' una zona posta al di fuori del confine doganale in totale esenzione di dazi doganali e talora anche di IVA. E' il caso, per esempio, di Livigno, ma la legislazione italiana conosce diverse ipotesi di zona doganale. Ricordo le zone doganali di Gorizia, la zona sul porto di Trieste, ricordo la Valle d'Aosta, che ha una norma statutaria ben precisa, molto più vantaggiosa di quella ottenuta dalla Sardegna perché lo Statuto della Regione Valle d'Aosta qualifica tutta la regione zona franca nel senso tecnico, e non nel senso di zona franca integrale, rimettendo peraltro a una legislazione nazionale l'operatività di questa zona franca.
Al momento, come tutti sapete, la legislazione prevede semplicemente l'esenzione da taluni limitati pagamenti di dazi doganali. Quindi quando parliamo di zone franche dobbiamo sapere che vi è un interesse a istituirle, vi è un interesse intanto in quanto poi le valorizziamo, diamo loro una missione e le facciamo lavorare e funzionare, quindi è sicuramente un interesse della Regione attuare il decreto legislativo del 1998 e di conseguenza tutte le zone franche. Attenzione, però, perchè il nostro decreto legislativo prevede un procedimento particolare. Per le altre regioni, in base alla legislazione vigente, il procedimento è semplificato perché basta una legge ordinaria per poterle istituire e farle funzionare; il nostro procedimento, le norme di attuazione, è un po' più rigido, ma è il procedimento che dobbiamo seguire.
Sicuramente noi avremmo auspicato che la Commissione paritetica avesse lavorato diversamente, avremmo auspicato che la Commissione paritetica si fosse fatta carico di una rivisitazione integrale di tutte le norme di attuazione. Questo non è successo, è anche colpa nostra che non abbiamo adeguatamente sollecitato la Commissione paritetica affinché questo facesse. Quindi abbiamo una legislazione nazionale, e una legislazione che si riferisce specificamente alla Sardegna che consente l'istituzione di zone franche.
A questo si deve aggiungere il fatto che l'istituzione della zona franca deve essere accompagnata da una serie di politiche di sviluppo e fiscali. Non basta l'istituzione della zona franca, bisogna chiedere allo Stato anche di poter operare in materia tributaria. Questo è già stato fatto per talune regioni che hanno delle norme espresse che consentono loro (fermi rimanendo i limiti massimi delle imposte stabilite dallo Stato) di agire in diminuzione o altrimenti. Questo noi lo dobbiamo rivendicare tramite una modifica dell'articolo 10 dello Statuto, facendo parte del Titolo III come tutti sapete è facilmente modificabile con legge statale, sentita la Regione. Questa è una battaglia fattibile, è un risultato a cui possiamo arrivare perché, ripeto, già altre Regioni vi sono arrivate.
Noi abbiamo fatto uno sforzo con l'introduzione della norma sull'Irap nella legge finanziaria e, in quella occasione, l'emendamento è stato proposto dall'opposizione; ribadisco però che di questo problema se n'è già parlato sia in terza che in prima Commissione lungamente.
Ulteriore passo è quello di chiedere allo Stato un "pacchetto agevolativo" di misure (che possiamo qualificare anche aiuto di Stato) che ottengano l'autorizzazione della Comunità europea. Questo ce lo consente il Trattato di Lisbona, perché l'articolo 174 del Trattato di Lisbona dice espressamente che la Comunità europea tutela l'insularità. Ecco, questi sono i tre percorsi che noi dobbiamo fare, sono percorsi, anche come procedimento, ben delineati nella risoluzione approvata dalla prima Commissione.
Si chiede: è un'illusione, è un'utopia? L'istituzione delle zone franche non è né un'illusione né un'utopia. Anche la modifica dell'articolo 10 non è né un'illusione né un'utopia se siamo tutti uniti, se smettiamo di fare campagna elettorale e pensiamo agli interessi della Sardegna, sennò possiamo parlare di quello che volete. Più difficile è ottenere dalla Comunità europea l'accettazione di questo pacchetto di agevolazioni perché, signori, noi ci siamo fatti scappare il treno a suo tempo, non è stata questa Giunta ma sono state altre maggioranze, quindi diciamocelo chiaramente: su questo settore abbiamo sbagliato tutti. Vogliamo ottenere risultati? Per quanto difficili, se siamo uniti questi risultati li otteniamo. Solo agendo così possiamo introdurre delle nuove politiche di sviluppo.
Abbiamo di fronte l'esperienza delle politiche di sviluppo della Cassa per il Mezzogiorno che ha fallito, abbiamo l'esperienza degli incentivi a pioggia ugualmente fallita, pertanto dobbiamo creare una nuova politica di sviluppo, questo ce lo consente la zona franca. Ecco perché è un argomento forte su cui dobbiamo combattere, è un argomento che questa maggioranza ha già, più volte, portato all'attenzione del Consiglio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Qualcuno ha messo in evidenza che forse questo dibattito è inutile. Io non sono d'accordo, però una cosa è certa: questo dibattito, grazie ai moderni mezzi della tecnologia, è seguito anche al di fuori di questa ovattata Aula. Lo ascoltano i sardi, almeno per farsi un'opinione su un argomento di questa natura, rispetto al quale io ho colto che da un lato vi sono quelli che si pongono un obiettivo ambizioso tenendo conto e presente il perseguimento dell'interesse dei sardi, dall'altro lato vi sono altri che invece riducono l'argomento a una contesa politica e pongono chiaramente l'accento non tanto sulla zona franca in sé, ma sul Presidente della Giunta regionale che se n'è fatto alfiere.
Sono stati addirittura evocati scenari apocalittici, la perdita di 200 mila posti di lavoro; sono state poste al Presidente domande in maniera strumentale, per esempio è stato chiesto: "Chi paga il costo della zona franca?"; si è parlato di utopie e di illusioni e l'onorevole Renato Soru, addirittura (mi dispiace che non sia presente perché avrei voluto stamattina una interlocuzione diretta con lui), ieri ha fatto un'affermazione che forse è passata in sordina, ma che personalmente mi ha davvero scioccato. Nell'enfasi del suo intervento, forse per giustificare che la zona franca non ha alcun senso dice: "Tanto i sardi non vogliono pagare le tasse". Ma a chi si riferiva? Ai sardi onesti che le pagano? Mi dispiace che questa mia domanda rimanga senza risposta.
Pertanto, prima di porre queste domande al Presidente della Giunta regionale, nel modo strumentale in cui sono state poste, l'invito è a recuperare, anche su questo argomento, quello spirito autonomista, identitario, di cui si è fatto portatore (e non dico questo per accattivarmi la benevolenza), con un protagonismo positivo, il Partito Sardo d'Azione. Dopo lustri di sonno in cui la questione della zona franca è rimasta confinata nei cassetti degli uffici di villa Devoto, grazie anche alla forte iniziativa degli amici del Partito Sardo d'Azione, il presidente Cappellacci ha potuto farsi portavoce in tutte le istituzioni, da quelle comunitarie a quelle nazionali e regionali di questa vertenza, di questo importante argomento. Argomento sul quale si possono avere anche opinioni diverse, ma non si può continuare a ridurre il tutto a illusione, a utopia perché significa assumere un atteggiamento rinunciatario, assumere un atteggiamento remissivo come se l'agenda politica, come se le nostre politiche di sviluppo, come se il destino del nostro popolo lo debba decidere qualcun altro o lo debba decidere Roma.
Allora, lo dico subito agli amici sardisti, io ritengo che non sia necessaria una legge, ma noi siamo disponibili a discuterla se questo serve a rafforzare ulteriormente l'azione che il presidente Cappellacci sta portando avanti non come una sua idea isolata, ma grazie al sostegno di quei 340 comuni, grazie anche all'azione che è stata posta in essere in questi mesi da quei comitati spontanei che non sono, come qualcuno li ha definiti, un'accozzaglia, sono invece formati da uomini e donne sardi che vanno rispettati, dai quali si può anche dissentire pur riconoscendo però che sono animati da un comune sentimento di voler rimarcare la nostra identità, la nostra autonomia nel cercare anche soluzioni ulteriori per le politiche di progresso e di sviluppo della nostra Isola.
Allora, onorevole Giacomo Sanna, noi non abbiamo niente in contrario anche ad approvare una legge di iniziativa regionale, ma che deve essere sottoposta all'approvazione del Parlamento nazionale se questo serve a rafforzare l'azione del Presidente della Giunta, di questa Assemblea nel rapporto con lo Stato e con l'Unione europea. Ben venga, noi non abbiamo pregiudiziali di nessun genere su una battaglia di questa natura né ho mai sentito il presidente Cappellacci vantarsi della primogenitura.
Ai colleghi del P.D. pertanto dico che non dobbiamo dividerci su questo importante argomento, non vale continuare a dare l'impressione che su questo argomento ci possano essere lotte in nome dell'appartenenza a uno schieramento. Deponiamo le armi, facciamo tutti anche un passo indietro, se necessario, per farne qualcuno in avanti ma nell'interesse della Sardegna e dei sardi; l'appartenenza politica non c'entra e smettiamo, una volta per tutte, col ridurre argomenti di questa portata a una sorta di bega da cortile quale ho sentito questa mattina e non solo, perché la zona franca non ha nulla di eversivo, va tutto valutato ex post...
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Ho ascoltato con particolare interesse tutto il dibattito, e devo dirvi che l'ho fatto sin dal principio nutrendo in cuor mio la speranza di poter riuscire a trovare almeno una volta, su un tema così alto, una convergenza.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue Cappellacci) Questa speranza è stata messa a dura prova da molti degli interventi che ho sentito in quest'Aula, ma la nutro ancora perché credo che sia mio dovere, ma dovere di tutti, cercare di fare il possibile per creare le condizioni affinchè possa esserci un ragionamento serio, possano esserci azioni coerenti, possa esserci un unico obiettivo: ottenere il bene della Sardegna e dei sardi.
E voglio fare riferimento proprio ai sardi, a quei sardi, a quegli uomini e a quelle donne coraggiose che in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi, ma non solo, si stanno battendo con coraggio e con molta dignità per ottenere questo risultato. Voglio fare riferimento a loro e voglio anche dirvi che, è vero, ho partecipato come è stato detto a iniziative, incontri sul territorio e onestamente quando vado ad ascoltare queste persone, quando ascolto chi sostiene queste tesi, lo faccio consapevole di avere un dovere di ascolto e la certezza di non partecipare ad alcun tipo di iniziativa propagandistica, come è stata definita.
Ugualmente, quando tengo giustamente in conto il pronunciamento di 340 consigli comunali, pronunciamento conforme a un ordine del giorno trasmesso loro dall'ANCI, lo faccio con un atteggiamento di profondo rispetto e col desiderio di voler comprendere le ragioni di quelle persone, di quelle amministrazioni, di quelle istituzioni per capire se quelle ragioni sono valide e se le devo fare mie. E quando faccio tutto questo, lo faccio anche con la consapevolezza di avere il dovere di orientare le mie decisioni e le mie azioni in modo conforme alla volontà popolare.
Questo dibattito desta molto interesse anche all'esterno di quest'Aula, grazie al cielo, e infatti una persona tra quelle che stanno seguendo in diretta il dibattito mi ha ricordato che il presidente Pertini diceva che quando un governo non fa la volontà del popolo merita di essere cacciato. Noi abbiamo il dovere prima di tutto di ascoltare tutti e di comprenderne le istanze e le ragioni; poi, nel momento in cui dovessimo renderci conto che queste ragioni sono fondate e che quelle istanze sono legittime, abbiamo anche il dovere di farle nostre e di portarle avanti perché questo è quello che ci chiedono e questo è il nostro dovere.
Non sfugge a nessuno che la rivendicazione sulla zona franca (grazie al sito, alla piattaforma e-democracy, abbiamo interpellato i sardi in merito) ottiene una percentuale di consenso dell'85 per cento; probabilmente è un campione ancora basso ma dà l'idea della sensibilità dei sardi rispetto a questo tema.
Come è stato detto questo non è un tema rispetto al quale io possa anche solo sognare o immaginare di assumere primogeniture, è un tema che appartiene alla storia della Sardegna. Ieri l'onorevole Felicetto Contu mi ha parlato di un convegno al quale partecipò e nel corso del quale si parlò di zona franca. Correva l'anno, onorevole se non ho capito male, 1946 o 1947; ecco perchè sostengo che il tema della zona franca appartiene alla storia dei sardi. Il tema della zona franca è stato esaminato, cavalcato, portato avanti con forza da padri dell'autonomia, da autorevoli esponenti politici e da illustri studiosi.
Che cosa c'è di strano? Di che cosa dobbiamo meravigliarci? Per quale motivo dobbiamo meravigliarci del fatto che oggi c'è un movimento popolare, ci sono 340 comuni, ci sono tanti sardi che credono ancora in questa opportunità e che la sostengono con forza? Ha ragione l'onorevole Giacomo Sanna, dobbiamo prendere atto di questa situazione e comprendere che questa è una ulteriore opportunità, è un elemento di forza, ed è una forza che dobbiamo indirizzare nel modo corretto, che non dobbiamo trascurare.
Quale può essere il modo corretto? Il modo corretto è quello di portare avanti un percorso. Si è detto che abbiamo le idee confuse sul percorso che deve essere portato avanti; ma si sono dette tante cose e io non voglio riprenderle tutte, voglio provare a limitarmi a quegli aspetti che possono dare un contributo costruttivo al dibattito. Noi abbiamo deciso di sposare una linea; questa linea è molto chiara, è molto netta, è molto semplice, parte da due presupposti normativi che hanno una evidenza oggettiva.
Il primo è la legge numero 42 sulla riforma in chiave federale dello Stato che esplicitamente afferma che si devono affrontare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e che questo si deve e si può fare con politiche fiscali di vantaggio. Questo è il primo presupposto, che non fa altro che consacrare e certificare, attraverso un provvedimento di legge, qualche cosa che è nel dibattito da sempre, che ha trovato anche passaggi normativi ma che non ha avuto un riconoscimento legato anche allo strumento da utilizzare.
Non possiamo negare che ci siano degli svantaggi dipendenti da quella condizione basta solo pensare ad alcune condizioni oggettive che non derivano da questa legislatura, che non dipendono dal ritardo di un presidente ma da una condizione oggettiva e forse dal ritardo della politica degli ultimi quarant'anni. Basta semplicemente chiedere ai sardi da quanti anni è in quello stato la 131, la principale arteria che collega il nord col sud dell'isola.
Da quanti anni è un cantiere aperto? Lo è dalla legislatura guidata dalla Giunta Cappellacci o era così anche durante la Giunta Soru e forse anche durante quelle che l'hanno preceduta? Perché la Sardegna è l'unica regione d'Italia che non ha il metano? Come mai non abbiamo le autostrade? Come mai ci sono queste condizioni? Sono condizioni ovvie legate al fatto che la condizione di insularità incide sulla dotazione infrastrutturale e in particolare su quelle infrastrutture a rete dalle quali dipende lo stato attuale dell'arte in Sardegna.
L'altro presupposto normativo quale può essere se non l'articolo 174 del Trattato europeo che parla di coesione territoriale e quindi dà lo spunto per individuare quegli strumenti che possono aiutare a realizzare quella coesione sociale e territoriale? Allora è un percorso così strano, così assurdo? E' così folle pensare che noi vogliamo affermare quei principi, che vogliamo rivendicare la nostra possibilità, il nostro diritto naturale di essere noi gli artefici di quel percorso e di avere in mano gli strumenti per realizzarlo.
E' in discussione non già l'utilità di avere in mano lo strumento, ma l'eventuale uso distorto dello strumento perché ho sentito dire frasi come: "Ma siamo convinti della zona franca, è una cosa nuova, ma che conseguenze ha? Come si vuole utilizzare? Che effetti produrrebbe?". E' evidente che dipende da come uno strumento è utilizzato, sarebbe come mettere in mano al chirurgo il bisturi paventando, però, che con quel bisturi si potrebbe anche uccidere qualcuno, si potrebbe anche sbagliare, si potrebbero fare dei danni! Significa forse che non dobbiamo dare al chirurgo gli strumenti per poter operare?
Il percorso che sta seguendo l'amministrazione regionale è molto semplice. Parte da un primo presupposto, che è perfettamente in linea con la legge numero 42 che parla di politiche fiscali di vantaggio, ed è il percorso della revisione dell'articolo 10 dello Statuto. E' un primo presupposto essenziale; e vorrei anche ricordare, a coloro i quali hanno detto che saremmo in ritardo ai tavoli per il federalismo previsto dalla legge numero 42, che questo Consiglio regionale in un suo ordine del giorno aveva impegnato il Presidente della Regione a raggiungere il risultato sulla vertenza entrate, sulle somme che non venivano riconosciute, prima di aprire quel tavolo.
Non potevamo e non dovevamo correttamente aprirlo perché c'era un Governo che voleva mettere sullo stesso piano le due cose e noi dovevamo invece prima certificare un risultato che era quello della vertenza entrate. Vertenza entrate sulla quale si continua a dire che non abbiamo ottenuto il risultato, ma siccome non posso pensare che lo si dica non sapendo che il risultato c'è, evidentemente lo si dice in malafede perché le risorse che derivano dalla vertenza entrate sono state tutte riconosciute, tutte! Sono state riconosciute con fatica dallo Stato, a seguito di ricorsi alla Corte costituzionale e dell'invio di ufficiali giudiziari a Palazzo Chigi, ma sono state riconosciute!
Il problema è un altro, quelle risorse non possono essere spese in ragione di un errore che quella vertenza conteneva; vertenza di cui era a capo un presidente Soru ma che è stata la vertenza dei sardi alla quale il centrodestra, come è stato più volte detto in Aula, non ha mai fatto mancare il suo sostegno. Il centrodestra era al fianco del presidente Soru nel condurre quella battaglia.
E mi dispiace molto che il presidente Soru non sia in Aula, perché vorrei rivolgergli l'invito, ma glielo rivolgo anche in sua assenza, che gli ho già rivolto quando ci siamo trovati insieme in quelle famose iniziative propagandistiche, così le avete chiamate, portate avanti sul territorio per parlare di zona franca. Al presidente Soru dico di venire al mio fianco perchè ho bisogno anche di lui, abbiamo bisogno di tutti per portare avanti questa battaglia, c'è bisogno di unità; e, allora, che cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo portare avanti ciò che abbiamo già iniziato perché, grazie alla manifestazione tanto criticata di Roma, è stato aperto un tavolo con il Governo sulla revisione dell'articolo 10; si è già tenuta la prima riunione, ci sono già delle prime ipotesi sul raggiungimento di un risultato che io spero possano consolidarsi a breve. Dopodiché che cos'altro dobbiamo fare?
Dobbiamo contrattare con lo Stato quanto necessario perché si possa arrivare alla modifica dell'articolo 3 del Codice doganale con la conseguente dichiarazione di extraterritorialità. Noi, in merito, ragioniamo su un pacchetto di misure fiscali, doganali, al consumo, che sapientemente utilizzate consentiranno di arrivare a quel risultato finale delle politiche fiscali di vantaggio.
Come si può fare questo? Si può fare innalzando il livello della rivendicazione; e la rivendicazione "alta" va portata sul livello nazionale e sul livello europeo. E'stato detto che abbiamo inoltrato una richiesta al Parlamento europeo e alla Commissione europea sbagliando e che c'è stato risposto che avremmo dovuto inoltrarla al Governo. Non è così! Lo sapete bene, dite una falsità sapendo di dirla; noi abbiamo fatto le richieste al Governo italiano e, siccome riteniamo che questa sia una vertenza che ha un valore alto e riteniamo di avere il diritto di rapportarci anche direttamente con la Comunità europea e con la Commissione europea, abbiamo portato la nostra richiesta alle diverse istituzioni, ed è stato utile perché io guardo non alla tecnica bensì alla valenza politica di questo tipo di iniziativa; quindi è importante che sia stato fatto.
Leggo oggi sui giornali il solito contributo del professore di turno che parla di una battaglia in solitudine perchè, pur avendo appena tenuto la Commissione isole a Cagliari (importante consesso europeo) non avremmo, così dice, parlato e inserito nei documenti il tema della zona franca per voler fare una battaglia da soli e senza chiedere l'aiuto alle altre isole d'Europa. Falso! E'agli atti che il tema della zona franca l'abbiamo trattato discutendo, per esempio, con i colleghi di Madeira che ha già questo strumento.
Stiamo unendo le forze, stiamo cercando di unire territori che rappresentano 20 milioni di abitanti per cercare di fare "massa critica" e noi in Sardegna che cosa siamo capaci di fare? Dividerci tra noi? E' mai possibile che si possa anche solo pensare una cosa di questo genere? Si dice che io vado avanti autonomamente e che rifiuto il confronto. Ma, scusate, non sono forse presente in Aula a parlarne? Forse che dal primo giorno in cui sono stato invitato non ho dato immediatamente la disponibilità per venire in Aula a parlarne? Voi potete dire e fare quello che volete per sostenere il contrario ma credo che contino i fatti.
Noi su questa battaglia andremo avanti perché riteniamo che sia la strada giusta, e l'iniziativa che è stata assunta dalla Giunta è riportata puntualmente in tutte le delibere in modo analitico. Le delibere indicano in modo chiaro qual è il percorso: un percorso che nella sostanza non è diverso da quello seguito da altre impostazioni, da altre visioni. La stessa proposta di legge dei sardisti, che ho letto, riprende quei punti nella sostanza attraverso un percorso diverso; ben venga quindi quella proposta di legge, ben vengano questi strumenti di approfondimento, uniamo le forze.
E a chi afferma che la richiesta della zona franca non era nel programma dico che sbaglia perché questo punto era previsto da un accordo concluso dal Presidente della Regione con il Partito Sardo d'Azione. Sto parlando di un programma politico, frutto di un accordo importante alla base di questa coalizione di governo.
Allora che cosa vogliamo fare? Vogliamo rinunciare? E per quale motivo? Qualcuno dice, perché stiamo chiedendo troppo. Perché dobbiamo essere in qualche modo titubanti? Perchè dobbiamo avere complessi di inferiorità e stare attenti a non azzardare a chiedere troppo? Perché qualcuno potrebbe "aversela a male"? Non credo sia questa la ragione, di conseguenza è ancora più grave di quanto non sarebbe se ci fosse un semplice complesso di inferiorità, anche quello grave.
Sottolineate anche le conseguenze di un eventuale riconoscimento della zona franca: un venir meno delle imposte, delle risorse. Anche questa è una falsità, è una falsità, basta vedere che cos'è successo nel mondo e se è vero, come è vero, che non stiamo facendo altro che chiedere di essere noi a poter decidere le nostre politiche fiscali, a poter essere padroni in casa nostra, è altrettanto vero che questi strumenti vanno utilizzati nel giusto mix, dosandoli nel modo corretto, come succede peraltro negli altri territori.
Nella stessa Livigno un accordo prevede l'identificazione dei beni sui quali deve essere applicata l'esenzione, e questo va fatto anche tenendo conto delle conseguenze. Voi sapete, e non sono io a dirlo, perché io ho il dovere di portare avanti una rivendicazione, una battaglia politica, ma sono i tecnici, sono gli economisti che dicono (sono loro che forniscono gli strumenti per poter andare avanti) che ci sono i meccanismi per dimostrare le conseguenze sui numeri.
E quel famoso moltiplicatore keynesiano dice chiaramente che a fronte di quelle minori somme, di quelle imposte che vengono meno, si innesca un meccanismo che attiva economia, che attiva nuova impresa, che dà posti di lavoro, che genera nuova tassazione sul reddito questa volta e che quella nuova materia imponibile è tale da poter, anche nella peggiore delle ipotesi, anche con le stime più prudenti, compensare la parte di gettito che viene meno. E' evidente che questo non può accadere dall'oggi al domani, ed è evidente come dicevo che quegli strumenti vanno applicati in modo graduale.
La verità allora qual è? La verità è che esiste una rivendicazione storica sulla quale la classe dirigente e la società sarda sono sempre state coerenti e d'accordo; esiste un grande movimento di popolo e, inoltre, la Sardegna si trova in una posizione strategica unica grazie alla quale può dare un aiuto all'Italia e all'Europa diventando una piattaforma logistica vera, un ponte, tra l'Europa e il continente africano, e con lo strumento della fiscalità di vantaggio della zona franca lo può diventare ancora di più.
Oggi ci sono queste condizioni, e noi che cosa facciamo? Ci dividiamo parlando in certi termini di campagne elettorali, di iniziative propagandistiche. La verità è una sola. La verità è, come ha detto, così mi è stato riferito e spero di poter essere smentito, l'onorevole Silvio Lai ad alcuni componenti del comitato dei movimenti, che in questa battaglia anche lo stesso P.D. si riconosce ed è d'accordo, ma il problema (questo è stato detto ahimè, esplicitamente) è che il P.D. non può dare un eccesso di visibilità all'avversario politico.
Non voglio entrare nel merito di dichiarazioni di questo tipo che ritengo molto gravi, ma vi faccio una proposta. Il problema è Cappellacci? Molto bene. Se il problema è Cappellacci, Cappellacci in nome di un risultato che può fare il bene della Sardegna è pronto a fare un passo indietro e invita a costituire un comitato, volete dare un contributo? Benissimo, siamo stati capaci di farlo a livello nazionale, il Governo delle larghe intese per il bene dell'Italia, per il bene della Sardegna creiamo un tandem, venga cioè al mio fianco l'onorevole Soru e insieme andiamo in tutte le sedi a discutere e a rivendicare questa battaglia. Facciamolo perché credo che questo sia il nostro dovere.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente Cappellacci, inutile dirle che c'era attesa per il suo intervento, anche da parte mia, lo dico umilmente perchè non oso paragonarmi, per carità, ad altre attese più importanti e più qualificate. Senza polemica, Presidente, lei ha deluso queste attese, e penso (mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza) che il collega e amico Pietro Pittalis abbia tentato con un intervento serio, costruttivo, di coinvolgere in maniera intelligente politicamente il Consiglio regionale, perché evidentemente si rendeva conto, e forse immaginava, che dal Presidente difficilmente ci sarebbero state risposte esaustive al dibattito in corso in quest'Aula.
Io speravo, Presidente, che lei ci convincesse (la prego di seguirmi) di aver commesso un errore a non accettare il suo invito a partecipare alla manifestazione a Roma. Noi non abbiamo accettato quell'invito, Presidente, lo dico ai colleghi della maggioranza, non per una questione strumentale, ma perché siamo ancorati a difendere le prerogative del Consiglio regionale. Non è un caso se abbiamo presentato una mozione nella quale si chiedeva semplicemente al Presidente della Regione, lo dico anche agli amici Stochino e Matteo Sanna, senza alcuna polemica, di riferire a questa'Aula quale fosse il progetto, l'idea, da portare a Roma in quella manifestazione.
Avevamo anche dato al Presidente del Consiglio la nostra disponibilità a venire in Aula il venerdì 21, ma addirittura sabato 22. Presidente, lei è persona accorta, e dubito che sottovaluti questi aspetti. Lei non è un ingenuo, assolutamente, e sa bene che le iniziative unitarie si preparano unitariamente e ci si dà un obiettivo, quell'obiettivo deve contenere proposte concrete che si costruiscono insieme. In quelle proposte concrete c'è la sintesi di un dibattito politico; un dibattito politico al quale lei però si è sottratto.
Poi ci ha chiamato, perché c'è stata una chiamata a Roma. E che cosa si aspettava? Che noi la seguissimo pedissequamente? Nessuno, guardi, è disponibile a seguire pedissequamente nessuno, nemmeno lei. Lei oggi ha svolto un intervento, dopo un giorno di dibattito e, mi dispiace dirlo (poi elaborerò una parte propositiva, spero, Pietro), mi ha confermato, ci ha confermato che finora ha seminato illusioni in quest'isola, perché questo è avvenuto, e la sua replica, le sue conclusioni testimoniano questo.
Non c'è stata, Presidente, una risposta a tante domande. Non erano, Pietro, domande strumentali nella maniera più assoluta, erano domande di rappresentanti, quanto voi, dei cittadini sardi preoccupati perché vogliono capire se ciò che andiamo a chiedere, a realizzare, ha più benefici o più costi. Ma è strumentale chiedersi questo? Non abbiamo fatto nostro il famoso assunto di Catalano: "Meglio ricchi e sani, che poveri e malati" assolutamente! Lei, Presidente, ha usato la metafora del chirurgo, ma se lei fosse il chirurgo, sinceramente, vista l'esperienza di questi quattro anni, come minimo per evitare il suo bisturi andrei all'estero. Perché di questo si tratta.
Presidente, nella sua replica non ci ha chiarito qual è la sua idea di zona franca. Leggeremo stasera i lanci di agenzia, domani i quotidiani, se probabilmente non ho capito io chiedo scusa anticipatamente, magari invece da quella lettura emergerà una idea chiarissima della zona franca integrale che si vuole realizzare. Lo ripeto, noi siamo a favore della zona franca integrale così come l'avete chiamata con la declinazione corretta del collega Giulio Steri.
Presidente, per ottenere questo risultato vogliamo però investire, e lo dico ai colleghi della maggioranza, sul Consiglio regionale perché finora, caro Pietro, chi ha rappresentato la Sardegna, il Presidente della Regione, risultati non ne ha portato. Scusate, lo chiedo ai colleghi della maggioranza, che fine hanno fatto quelle righe della finanziaria in cui ci dite che in venti giorni porterete una legge sulle accise? Quanto tempo è passato? Sono passati più di venti giorni, Presidente, perché non ha risposto su questo punto? Dice che nessuno gliel'ha chiesto, forse Sabatini, nessuna risposta eppure è scritto nero su bianco.
Allora, cari colleghi Pittalis e Steri, dopo una discussione come questa che ha impegnato i consiglieri regionali si potrebbe anche decidere di fare qualcosa in Consiglio regionale, insieme. Le ripeto, Presidente, lei fa male a dire che le nostre preoccupazioni sono connotate da strumentalità; lei sa che insistendo su questo, alimentando polemiche, crea un clima, forse a questo era interessato, non costruttivo in Consiglio regionale.
Lei, Presidente, oggi nonostante tutto non ci ha chiarito come intende realizzare la zona franca, ci ha ricordato la legge numero 42, ci ha parlato di politiche fiscali di vantaggio, ci ha parlato della revisione dell'articolo 10 dello Statuto, ma attenzione, Presidente, cari colleghi, caro Pietro, quello che è emerso all'esterno di questa Aula non è la legge numero 42, non sono le politiche fiscali di vantaggio, non sono le modifiche da introdurre all'articolo 10 dello Statuto ma la possibilità che ai cancelli della SARAS, alla dogana, in qualche paese della costa nuorese si potesse trovare la benzina a un costo inferiore, qualcuno ha pensato di poter andare a Portoscuso a fare il pieno. La gente, i sardi, scusate, hanno immaginato qualcosa del genere, a meno che non siano tutte persone che non capiscono, significa che forse qualcuno gliel'ha fatto credere. Perfetto, non è il Presidente.
Concludo dicendo che mi sembra interessante la proposta di Giacomo Sanna. Io voglio investire sul Consiglio, noi vogliamo investire sul Consiglio, Presidente, per cui chiedo ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, l'iscrizione all'ordine del giorno in Aula della proposta di legge nazionale numero 22 e della proposta numero 482, al fine di esitare quanto prima una legge del Consiglio regionale sulla zona franca che vogliamo. La sfido, Presidente, a venire in Consiglio e dare un contributo perché in venti giorni, in dieci giorni si scriva la legge del Consiglio regionale sulla zona franca. Fatto questo, le assicuro che non sarà solo da nessuna parte: né a Roma né a Vallermosa.
PRESIDENTE. Onorevole Diana, porterò la sua richiesta in Conferenza dei Presidenti di Gruppo che convocherò immediatamente dopo i lavori del Consiglio.
Ha domandato di replicare il consigliere Mula. Ne ha facoltà.
MULA (Riformatori Sardi). Presidente, io sinceramente auspicavo che si trovasse l'unità ma, almeno dalle dichiarazioni dell'onorevole Diana, mi sembra che non ci siano le condizioni. Io vorrei ricordare che questa non è la battaglia di Cappellacci, vorrei ricordare a qualcuno che questa è la battaglia dei sindaci del territorio, caro Diana; e sul territorio credo di aver partecipato a una ventina di convegni, con 300-400 persone che chiedevano con forza a noi consiglieri regionali di farci parte attiva. Io credo che non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo, perchè mentre in questa Aula stiamo vivendo delle contrapposizioni forti, addirittura si chiede di portare ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento le proposte di legge sulla zona franca, fuori la gente effettivamente ci sta aspettando con i forconi; e noi stiamo continuando a dibattere sul nulla.
Io apprezzo le parole del presidente Cappellacci quando dice che è disponibile a fare dei passi indietro, ma io propongo che non siano soltanto lui o l'onorevole Soru ma anche una rappresentanza dei sindaci del territorio, che siano di destra o di sinistra, a continuare in questa battaglia perché, almeno dalle cose che noi sappiamo, si è iniziato un iter e non ci possiamo permettere di perdere ulteriore tempo.
Stare qui a dividerci, a discutere ancora di articolo 102 o di altre questioni credo che non faccia bene né a noi né ai sardi. Io ho presentato una mozione e sono disponibile a ritirarla, se riusciamo a trovare un'intesa unitaria con voi. L'altro giorno l'onorevole Diana ha citato esperienze amministrative che il suo partito ha condiviso insieme al nostro, in particolare ci si riferiva alle belle esperienze in tema di legge elettorale.
Onorevole Diana, se lei reputa queste esperienze che ha citato l'altro giorno come delle belle esperienze la invito a continuarle, perchè temi così importanti non ci devono trovare in contrapposizione, cosa che sto notando ancora oggi.
Ripeto, do la massima disponibilità; in questo momento sto parlando da sindaco non da consigliere regionale, ruolo nel quale mi sono sempre messo a disposizione con colleghi del centrosinistra, del P.D., che personalmente ho sentito prima di andare a Roma alla manifestazione del 24; manifestazione sulla quale molti mi hanno riferito di aver avuto da parte del partito il divieto di andare, pena non so che cosa, esclusione o quant'altro. E' vero onorevole Sabatini, è vero.
Io, ripeto, sono andato a Roma per rappresentare, come ho detto stamattina, un pezzo di Sardegna che riguarda la mia comunità, non sono andato per fare passerella politica, né per cercare consensi elettorali, me l'hanno chiesto tutte quelle persone che ogni giorno vengono nel mio comune, nel mio territorio a chiedere: "Che cosa state facendo? Come vi state muovendo? Non deludete le nostre aspettative". Quindi vi chiedo, se è necessario, di fare un attimo di riflessione sospendendo i lavori per verificare se troviamo le condizioni per cercare di andare avanti, non per fare dei passi indietro.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU (Gruppo Misto). La discussione sulle tre mozioni e sulle interpellanze ha posto in evidenza il fatto che queste divisioni non ci sono, di certo la maggioranza e il Presidente non possono chiedere all'opposizione, lo dico per i consiglieri che sono qui dall'inizio mandato, di fare anche un applauso, perché di applausi non credo che ci sia bisogno. Serve chiederci, però, se vogliamo fare sul serio una battaglia unitaria, e questo è sembrato l'intento colto, almeno a sentirlo enunciare, da uno che capisce mediamente l'italiano.
Bisogna fare però gli atti conseguenti; come ho detto ieri, nell'illustrare la mozione, noi siamo un'Assemblea legislativa, siamo consiglieri regionali in grado di legiferare, o almeno si pensa così, ci sono delle proposte già depositate, quella del Partito Sardo e quella del Partito Democratico, credo sia utilissimo metterle in discussione immediatamente e, in poco tempo, esitare la zona franca che noi vogliamo, perché sino a oggi abbiamo un po' tutti ragionato su quello che volevamo, sulle azioni del Presidente e su tutte le altre azioni.
Presidente Cappellacci, io non ho paura se lei va in giro a fare manifestazioni o se, diciamo così, cavalca la zona franca; io sono convinto che riusciremo a mettere in piedi una coalizione, a trovare un candidato Presidente che ci guidi a una vittoria elettorale che porti nel suo programma anche l'applicazione della zona franca in Sardegna. Questa attività, quindi, dal mio punto di vista, non ci deve portare a discutere su questioni faziose, di piccolo conto, come è successo anche negli interventi che si sono susseguiti stamattina, soprattutto dei Capigruppo, attraverso i quali si voleva cercare a tutti i costi lo scontro. Lo scontro non c'è, non inventiamocelo!
Nei prossimi minuti dobbiamo solo metterci a lavorare per cercare di esitare un ordine del giorno unitario che preveda inderogabilmente, necessariamente di mettere all'ordine del giorno il progetto di legge per l'istituzione della zona franca. E credo che sia anche bello, e riconosciamolo, per una volta, uscendo dagli steccati della piccola faziosità, che sia il Partito Sardo d'Azione a proporre questo progetto, perché storicamente è una loro battaglia, non a caso in sardo si chiamano "Su Partidu Sardu", perché loro hanno sempre rappresentato questa necessità di vedere realizzata la zona franca.
Quindi, anche sulle primogeniture, sgombriamo il campo; c'è un partito che storicamente è il partito più antico d'Italia, non della Sardegna, che fa una proposta, emendabile, io ho già studiato dei possibili emendamenti che vorrei presentare a questa proposta di legge, interveniamo, mettiamola all'ordine del giorno e usciamo da quell'ipocrisia di parte che a volte ci limita. Questo è possibile, non c'è bisogno di sfasciarci la testa prima di iniziare la partita.
Penso, facendo un esempio di carattere pratico, ai miei nonni che, quando hanno iniziato a fare i servi pastori, ragazzini di 14 anni, mai avrebbero potuto pensare che un loro nipote, magari immeritatamente, si sarebbe seduto in questi banchi; e noi abbiamo paura di ragionare su una legge istitutiva della zona franca? Ma veramente siamo così impauriti, l'Assemblea dei sardi è talmente impaurita che deve ragionare sui cavilli? Addirittura permettendosi di attaccare i sindaci?
Non avete letto le delibere dei sindaci, non le avete lette! Perché in quelle delibere si faceva riferimento al decreto numero 75 del '98, e in quelle delibere, in modo puntuale, non c'è la zona franca integrale genericamente così richiamata, ma ci sono i sindaci che indicano le loro zone artigianali e industriali collegabili ai sei punti franchi. I sindaci sono una classe dirigente che è avanti rispetto a noi, e se non ci rendiamo conto di questo ha ragione Giacomo Sanna quando dice che "l'altra politica" ci spazzerà via tutti, meritatamente.
Quindi, bando alle chiacchiere, mettiamoci a lavorare e in poco tempo, stamattina, elaboriamo quello che i sardi attendono, cioè un provvedimento del Consiglio regionale che si colleghi con le persone che stanno fuori del Palazzo e che hanno la necessità di risposte immediate. Finiamola con i "giochini delle magliette", questa Assemblea, pur con le diverse opinioni presenti, ha deciso che vuole fare un provvedimento unitario; non cerchiamo di fuggire dalla realtà. Lo dico alla maggioranza: evitiamo di forzare la mano sui cavilli, mettetevi d'accordo perché qui c'è gente che vuole vedere le carte, vuole ragionare per il bene della nostra Isola.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Presidente, direi che il presidente Cappellacci ha in generale deluso, ancora una volta, le aspettative dell'Aula,sottraendosi, per l'ennesima volta, alle domande che sono state poste. Ciò che emerge è che manca un progetto politico in merito al tema che sta portando avanti, come se questi quattro anni e mezzo non fossero stati sufficienti perché il nostro Presidente studiasse in merito a una materia così complessa.
Io auspico che il Movimento promotore delle zone franche non perda l'entusiasmo, in modo tale che questo tema non cada poi negli archivi della politica sarda, come è successo in altre stagioni. Siamo tutti d'accordo sul fatto che bisogna portare avanti un'azione unitaria, fare delle scelte concrete; e questo significa, per noi che siamo legislatori, dotarci di uno strumento che sia utile per il popolo sardo. E direi pure di evitare ogni tentativo di rinvio visto e considerato, è stato già detto, che sono stati già depositati dei progetti di legge che vanno discussi. Mi riferisco soprattutto alla proposta di legge nazionale del Partito Sardo d'Azione, che ho letto con attenzione e che direi meriti di essere esaminata insieme, chiaramente, a quella del P.D.. Occorre uscire da questo dibattito dotati, appunto, di una legge.
Presidente, i toni che ha usato erano, purtroppo, toni da campagna elettorale, quindi la mia preoccupazione (come è mia abitudine dico ciò che penso in termini molto chiari) è che lei, come già successe nella precedente campagna elettorale, quando promise i 100.000 posti di lavoro e i sardi la premiarono mettendole in mano il Governo dei sardi, giocando ancora sulla disperazione della nostra gente (ripeto, dico questo con sincerità e con forte preoccupazione), dia al tema della zona franca lo stesso tenore di quelle vecchie promesse, proprio alla riapertura di una nuova campagna elettorale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarare se è soddisfatto.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Dopo questo dibattito credo di poter affermare che mai come in questo momento ci sia la necessità di parlare un unico linguaggio, in quest'Aula, ridando al Consiglio regionale il ruolo e l'autorevolezza necessari soprattutto fuori da quest'Aula. Presidente, questa mia considerazione deriva anche dal fatto che nella nostra delegazione che ha incontrato il Viceministro Casero, era presente una persona che, rivolgendosi al rappresentante dello Stato italiano (e quindi riporterà queste affermazioni in giro per la Sardegna), ha sostenuto che, qualunque cosa lo Stato dica, noi comunque saremo zona franca al consumo con nuova delibera da parte di tutti i sindaci e pertanto innalzeremo al cielo la nostra bandiera bianca, quella della zona franca, anche senza il consenso dell'Italia, consenso che, a termini di legge, non ci serve.
Lei capisce, come me, che non si può andare in giro dicendo ognuno ciò che gli viene in mente, sulla base delle idee che può avere, giuste o sbagliate, "seminando" fra i cittadini sardi un'aspettativa che non può essere forzata oltre misura, come queste parole stanno esprimendo. Ecco perché la necessità di un linguaggio unico, di una legge che poi, al di fuori di quest'Aula, possa essere la legge di tutti i sardi, così che quel linguaggio diventi il linguaggio non solo del Consiglio regionale, ma di tutto il popolo sardo; popolo sardo che da tempo aspetta, ma le grandi aspettative, in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, vanno rafforzate, premiate e, finalmente, portate a concretezza.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. E' stato presentato l'ordine del giorno numero 1.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, a meno che io non abbia capito male, mi pare che si sia aperta una fase nella quale può essere utile una breve sospensione, prima di procedere al voto delle mozioni e di eventuali ordini del giorno, per decidere il da farsi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Su questo aspetto mi pare che siamo tutti d'accordo. Non c'è nessuna preclusione, quindi non vedo le ragioni per questa richiesta, onorevole Diana, cioè non c'è la materia del contendere, per essere chiari.
PRESIDENTE. La maggioranza ha già presentato un ordine del giorno, quindi debbo porre in votazione la richiesta dell'onorevole Diana perché, a quanto capisco, la maggioranza non è d'accordo per una sospensione dei lavori.
PITTALIS (P.d.L.). Concordiamo per una breve sospensione.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 13, viene ripresa alle ore 13 e 05.)
PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 06, viene ripresa alle ore 13 e 47.)
PRESIDENTE. Si dia lettura dell'ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Pittalis - Steri - Dedoni - Sanna Matteo - Cuccureddu sul sostegno alle azioni del Presidente Regione e della Giunta regionale e sui contenuti e modalità del confronto avviato con lo Stato e con la UE sulla c.d. "Vertenza Sardegna" e in particolare sull'istituzione della zona franca integrale.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione delle mozioni riguardanti le iniziative per l'attuazione della zona franca in Sardegna,
PREMESSO che:
- la Regione Sardegna non sta lasciando nulla di intentato nei confronti dello Stato e della Unione Europea per ottenere l'introduzione nel proprio territorio di misure di fiscalità di vantaggio/sviluppo - di natura doganale, fiscale ed al consumo, che nell'insieme configurano i vantaggi di una zona franca integrale;
- tali misure devono essere in grado, da un lato, di contribuire a "compensare" gli svantaggi e gli extra-costi permanenti dell'insularità e, dall'altro lato, di contrastare le gravi conseguenze della crisi economica che colpisce i consumi e le imprese per promuovere, nel contempo, nuove prospettive di crescita e sviluppo, salvaguardando il tessuto produttivo esistente e, favorendo l'attrazione degli investimenti e l'allargamento della stessa base produttiva.
DATO ATTO che la questione della zona franca integrale, quale strumento per una reale fiscalità di vantaggio/sviluppo, deve fare parte integrante e a pieno titolo della "Vertenza Sardegna" come, peraltro, prevede l'art. 27 della legge 5 maggio 2009, n. 42 recante "Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'àrticolò 119 della Costituzione".
RICHIAMATA la deliberazione della Giunta regionale n. 8/2 del 7.2.2013, che evidenzia come la Giunta regionale stia operando contestualmente con riferimento a tre livelli di azione: quello europeo, quello nazionale e quello regionale.
CONSIDERATO che al livello europeo la Regione sta portando avanti una più ampia azione di rivendicazione nei confronti dell'Unione europea fondata sui presupposti normativi del Trattato di Lisbona che sanciscono l'impegno della UE (art. 174 del Trattato) alla riduzione dei divari tra le Regioni, ed al rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale con particolare riferimento ai territori con situazioni geografiche di svantaggio permanente, come le Isole.
RITENUTO che:
- al livello europeo esistano, pertanto, le condizioni per una legittima rivendicazione del riconoscimento della condizione d'insularità e che la stessa possa a buon titolo essere resa operativa con la introduzione di misure di vantaggio per la Sardegna di natura doganale e fiscale e quale specifica misura del prossimo ciclo della programmazione 2014-2020 prevedendo una conseguente deroga per la Sardegna in materia di aiuti di Stato;
- entro questo quadro, per ragioni storiche, economiche e sociali, vi sono inoltre le condizioni affinchè lo Stato e la UE, possano procedere alla modifica dell'articolo 3 del Regolamento CE n. 450/2008 (codice doganale comunitario), prevedendo che fra i territori extra-doganali dell'Italia sia indicato anche "il territorio dell'isola della Sardegna e le sue isole minori circostanti" al fianco di Livigno e Campione d'Italia, già considerati tali dall'art. 3 del nuovo codice doganale comunitario, affinché anche in Sardegna possa trovare applicazione il regime fiscale al consumo previsto dalla Legge 1 novembre 1973, n. 762.
DATO ATTO che:
- il livello della rivendicazione in sede europea è strettamente ed indissolubilmente legato al livello della rivendicazione nazionale imperniata anch'essa sul riconoscimento della condizione di insularità e sulla conseguente esigenza di introduzione di una fiscalità di vantaggio, parte integrante della "Vertenza Sardegna" e punto di riferimento irrinunciabile della trattativa in materia di attuazione del federalismo fiscale;
- per consentire alla Sardegna di essere parte attiva nella determinazione di misure di fiscalità di vantaggio, si impone una modifica dell'ari 10 dello Statuto affinchè la Regione possa ampliare i propri margini d'intervento sulle aliquote e possa rispondere con misure più adeguate ed efficaci ai bisogni del tessuto socio-economico isolano;
- questa rivendicazione trova al livello nazionale un puntuale riferimento giuridico nell'art. 27 della legge 5 maggio 2009, n. 42 (Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione) che stabilisce che al fine di promuovere lo sviluppo economico e rimuovere gli squilibri economici e sociali debba essere istituito un tavolo di confronto fra la Regione ed il Governo per il raggiungimento degli obiettivi di perequazione e solidarietà e per l'individuazione di forme di fiscalità di sviluppo, avendo riguardo degli svantaggi strutturali permanenti, dei costi dell'insularità e del livello di reddito pro capite che caratterizza il territorio regionale.
RITENUTO, pertanto, che la modifica del codice doganale comunitario che associa ai vantaggi di natura doganale le esenzioni al consumo previste per i territori extra-doganali, nonché il contestuale riconoscimento alla Sardegna di misure di fiscalità di vantaggio per le imprese (con le conseguenti deroghe comunitarie in materia di aiuti di Stato), prefigurerebbe nel complesso il pacchetto integrato delle misure proprie della zona franca integrale che la Sardegna rivendica, intendendosi, pertanto, integrale nel senso che la stessa risulterebbe estesa a tutto il territorio regionale e sarebbe da riferire all'insieme dei vantaggi di natura doganale, fiscale ed al consumo.
CONSIDERATO, inoltre, che nelle more degli sviluppi della più ampia rivendicazione nei confronti della UE e dello Stato, la Regione sta già portando avanti una serie di iniziative che rientrano nelle proprie autonome prerogative, con particolare riferimento: 1. in primo luogo, dopo anni di ritardi accumulati nelle precedenti legislature, sta imprimendo, con la piena collaborazione dei territori coinvolti, una decisa accelerazione per l'attuazione di quanto sancito dal decreto legislativo 75/1998 in materia di attivazione delle sei zone franche doganali nei porti di Cagliari, Porto Torres, Olbia, Arbatax, Oristano e Portovesme e nelle aree industriali ad essi collegate o collegabili; 2. in secondo luogo, ha introdotto alcuni rilevanti interventi di fiscalità di vantaggio integralmente a carico del bilancio regionale: a decorrere dal 1 gennaio 2013 è stata introdotta la riduzione del 70% delle aliquote dell'imposta sulle attività produttive (IRAP) ed è programmata l'erogazione di contributi destinati ai residenti per l'acquisto di carburanti per l'auto-trazione privata; 3. in terzo luogo ha anche varato un DDL che prevede la riduzione dell'IVA dal 21% all'11% per i servizi di stazionamento delle imbarcazioni da diporto nei porti turistici della Sardegna.
VISTE le deliberazioni degli oltre 300 Consigli comunali della Sardegna nella materia della zona franca che la Regione ha inteso cogliere e valorizzare.
DATO ATTO che il giorno 24 giugno la Regione, accompagnata da una nutrita rappresentanza di Sindaci, Comitati e semplici cittadini sardi ha manifestato davanti alla sede del Governo nazionale ottenendo la formale apertura di un tavolo del confronto Governo-Regione sul tema della zona franca in Sardegna.
VISTA la deliberazione della Giunta regionale n. 23/1 del 24 giugno 2013 recante "Confronto con lo Stato ai sensi dell'art. 27 della L. n. 42/2009 per l'attivazione della zona franca integrale".
Ribadisce il proprio sostegno alle azioni del Presidente della Regione e della Giunta regionale sui contenuti e le modalità del confronto avviato con lo Stato e con la UE ed in particolare impegna il Presidente della Regione a proseguire nelle azioni intraprese e di seguito riportate:
- ad inquadrare il confronto con lo Stato in materia di zona franca integrale entro la più ampia "Vertenza Sardegna" con richiesta urgente al Governo per la immediata istituzione e convocazione del tavolo di confronto previsto dall'art. 27 della L. 42/2009 che, oltre che portare a definitiva soluzione le questioni aperte in materia di entrate e patto di stabilità, dovrà: a) dare attuazione alle disposizioni in materia di perequazione infrastrutturale e riconoscimento della condizione di insularità; b) affrontare il tema della fiscalità di vantaggio (o fiscalità di sviluppo), doganale, fiscale ed al consumo, quale strumento utile per concorrere a compensare i maggiori costi dovuti proprio alla condizione di insularità in quanto è dalla combinazione dei vantaggi doganali con quelli fiscali ed al consumo che si può rendere realmente attrattivo un territorio e capace lo stesso di innescare meccanismi virtuosi di sviluppo del sistema produttivo;
- ad affrontare la materia della zona franca integrale entro una unitaria visione d'insieme che abbia come punti centrali i seguenti: a) la revisione dell'art. 10 dello Statuto speciale affinchè la Regione possa, senza gravare sul bilancio statale, istituire crediti di imposta, modificare le aliquote dei tributi erariali fino ad azzerarle, e concedere esenzioni, detrazioni, deduzioni, anche oltre i limiti stabiliti dallo Stato; b) la introduzione di misure di vantaggio per la Sardegna di natura doganale e fiscale a valere sul prossimo ciclo della programmazione 2014-2020 prevedendo una conseguente deroga per la Sardegna in materia di aiuti di Stato; c) l'immediata attuazione delle disposizioni di cui al d.lgs. n. 75/1998 che prevedono l'attivazione dei sei punti franchi regionali nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili; d) la prosecuzione delle iniziative già avviate in sede europea, con il sostegno dello Stato, finalizzate alla modifica dell'art. 3 del codice doganale comunitario al fine di collocare tutta la Regione al di fuori del territorio doganale della Comunità europea e, conseguentemente, attivare il regime fiscale al consumo previsto dalla Legge 1 novembre 1973, n. 762.)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione numero 265, specificando che passeremo alla votazione dell'ordine del giorno qualora nessuna delle mozioni venisse approvata.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, io voterò a favore della mozione. Mi spiace non sia presente in Aula il Presidente della Regione, però lo faccio a uso e consumo dell'Aula perché è sempre utile farlo.
Ho ascoltato con attenzione il discorso di replica del Presidente della Regione e mi sembra difetti di chiarezza, e quando manca la chiarezza a chi guida c'è un rischio che non si ottenga il risultato. Forse è opportuno che i colleghi sappiano bene di che cosa stiamo parlando.
La Regione autonoma della Sardegna ha bisogno di aumentare la propria capacità tributaria; per aumentare la propria capacità normativa in materia tributaria ha necessità di dimostrare il proprio svantaggio insulare; per dimostrare il proprio svantaggio insulare deve mettere in atto una serie di provvedimenti amministrativi che sono in capo alla Giunta regionale e che la Giunta regionale non ha messo in campo. Secondo, in base alla legge numero 42, che, ricordo, data dal 2009, non dal 2011 o 2012, è possibile attivare uno strumento pattizio, che può essere anche parallelo rispetto a quello delle entrate (ci sono lettere scritte anche dal sottoscritto perché venisse attuato), con il quale la Regione ottiene una maggiore capacità di manovra rispetto alle sue compartecipazioni; la Giunta questo non lo ha fatto. Queste due mancanze della Giunta determinano un grave vulnus per la applicazione poi di tutte le procedure di fiscalità di vantaggio.
Il Presidente della Giunta non può dire in questa sede: "Io ho un obiettivo politico, mi disinteresso degli aspetti tecnici", perché se si disinteressa lui degli aspetti tecnici noi non conseguiamo il risultato; e ciò che è mancato in questi anni è proprio la competenza tecnica, la capacità di capire dove negoziare, con chi e che cosa, e questo si è compreso anche dal discorso del Presidente. Il Presidente non comprende che quando questo Consiglio arriverà, con l'articolo 102, a normare sulla zona franca sarà impedito dalla mancanza di quel perimetro che la Giunta doveva costruire. Quindi inviterei il Presidente a verificare questo livello di competenze che non è adeguato né al ruolo né al problema.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (Sardegna è già Domani). Presidente, anch'io voterò la mozione pur ritenendola superata in quanto impegna il Presidente a riferire in Aula; il Presidente è venuto in Aula e non ci ha riferito assolutamente niente. Non mi sono sentito deluso per questo, perché a inizio dibattito gli è stato chiesto di intervenire subito al fine di fornire numeri, studi, fatti concreti per poter arricchire il successivo dibattito, ma il Presidente "si è negato" e ha detto che sarebbe intervenuto solo alla fine. E alla fine che cosa ci ha dato? Ci ha dato l'ennesima dimostrazione che si muove seguendo solo la demagogia e poi parlando del moltiplicatore keynesiano perché lui non è un tecnico, lui non sa cosa sta facendo.
Ci ha detto che la Giunta sta andando avanti, ma non ci ha detto in che cosa, in che maniera, su quale percorso; e però, ripeto, la demagogia gli ha fatto fare due passaggi, che definirei freudiani, per esprimere come lui interpreta davvero questa battaglia. Ha parlato, ad esempio, di uomini e donne coraggiose che si stanno battendo in queste settimane sul problema della zona franca; immagino facesse riferimento ai rappresentanti dei movimenti per la zona franca che con lui sono andati a Roma.
Io non so quanto coraggio ci voglia ad andare a Roma; io credo che coraggio oggi in Sardegna ci voglia da parte degli operatori commerciali a difendere le loro attività, da parte degli operai a difendere le loro fabbriche, ma credo non ci sia nessun coraggio da parte né del Presidente, né degli Assessori, né dei consiglieri regionali ad andare a Roma tra magliette e bandiere; e vorrei anche sapere se sono andati pagandosi i biglietti o usando i soldi dei Gruppi e i soldi della Presidenza.
C'è un altro passaggio freudiano nell'intervento del Presidente quando ha detto che questa battaglia storica è sentita con una percentuale di consenso dell'85 per cento dei sardi, cioè ci ha detto che lui sta cavalcando questo 85 per cento. Non ci ha detto però che la percentuale di informazione reale dei sardi su questo argomento è meno del 5 per cento e quell'informazione spettava a lui, anche attraverso questo dibattito, a cui si è sottratto. E allora io gli chiedo qual è la percentuale di demagogia da lui usata nello sbandierare, in articulo mortis, a fine del suo mandato, una battaglia che, è vero, è una battaglia storica che doveva iniziare però nel 2009, non nel febbraio del 2013, come ci dice l'ordine del giorno che fa riferimento al lungo tempo in cui è iniziata e con quanta storicità questa Giunta ha affrontato un argomento, così difficile che il Presidente della Giunta non sa nemmeno di cosa sta parlando. Ecco perché voterò le mozioni dell'opposizione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ARBAU (Gruppo Misto). E' veramente indecoroso chiudere una seduta così importante in questo modo, perché cercare di forzare la mano su un ordine del giorno che richiede un applauso al Presidente della Regione, ci porta solo a perdere tempo. Io sono infastidito da questa richiesta perché stiamo perdendo un'occasione solo ed esclusivamente per metterci delle magliette. E' una cosa infantile e la pagheremo cara! La pagherà cara soprattutto la Sardegna! E non va bene perché tutti noi conosciamo le difficoltà che stanno affrontando i sardi.
In questa situazione c'è soltanto una cosa da fare: portare questi progetti di legge in Aula; invece, esclusivamente per un calcolo di parte, noi neghiamo questa urgenza che abbiamo concesso a qualsiasi leggina di passaggio. E' una vergogna! Io non ho altri argomenti. Mi sento sconfitto stamattina, sconfitto!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'intervento del Presidente rappresenta un capolavoro in materia di elogio della retorica del nulla. Retorica del nulla, pur inneggiando all'unità e presentando un ordine del giorno che cristallizza la confusione mentale nella quale viaggia il Presidente in materia di zona franca. Ne è una dimostrazione il fatto, colleghi, che insiste, direi cocciutamente, con un paragone animale appropriato, sull'idea che dobbiamo modificare l'articolo 3 del codice doganale, mettendoci fuori dall'Europa e dall'Italia, senza spiegarci chi ci regala i 2 miliardi e mezzo che dovremmo recuperare ad horas per effetto di questo che lui auspica. E' la follia di una stoltezza politico-culturale che non gli dà l'autorizzazione a continuare questo mandato.
La verità, caro Angelo, che tanto impegno ci metti a difendere l'indifendibile, è che il Presidente vuole fare l'ultra, vuole sollevare fumogeni. Ieri si è celebrata in quest'Aula, secondo me, una parabola di inversione della consapevolezza dei Movimenti sulla credibilità del Presidente. Voi con quest'ordine del giorno lo state confermando e noi siamo contenti di questo perché alla fine si scoprirà quanta credibilità avete.
La proposta che vi avevamo fatto era di dire al di fuori di quest'Aula: diamo una dimostrazione collegiale della concretezza, ciò che è possibile fare lo facciamo subito, sul resto ci rivediamo e rilanciamo la posta insieme. Voi a questo punto avete iniziato a porre il problema delle province, continuate con questo, andate avanti, tra un po' assaporerete l'inversione della parabola; noi non abbiamo bisogno di invocare, come fa il Presidente, la paura della sua visibilità, state tranquilli, la sua campagna elettorale non è un problema perché sta seminando benissimo, per quello che ci riguarda.
Il problema è che non avete colto che fuori di qui c'è una situazione sociale che ha bisogno di una responsabilità diversa dal protagonismo e dalla irresponsabilità di quel personaggio lì. Almeno voi, che avete qualche anno di esperienza in più nelle istituzioni, dovete capire che bisogna correre ai ripari per sedare la tensione sociale attraverso una politica che fa delle cose, attraverso delle istituzioni che compiono degli atti che possono essere compiuti; e noi vi abbiamo indicato una strada anche questa volta respinti dalla vostra irresponsabilità. Voteremo la mozione e vi prenderete le conseguenze politiche di questo passaggio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (Gruppo Misto). Presidente, dopo un dibattito anche abbastanza teso, ma utile e proficuo, abbiamo avanzato una proposta in Conferenza dei Presidenti di Gruppo perché si partisse dalla fase conclusiva del dibattito in Consiglio per definire insieme un percorso sulla delimitazione delle zone franche e sulla fiscalità di vantaggio che si può acquisire per la Sardegna, un percorso desse nuovamente centralità quindi al Consiglio regionale. Purtroppo devo segnalare ufficialmente in Aula - e voglio che rimanga agli atti - che la maggioranza ha deciso di continuare a sottoporre all'Aula un ordine del giorno per, come dire, continuare a sventolare bandierine e mettere magliette.
Avremmo potuto utilizzare il tempo utilmente per predisporre una risoluzione, un ordine del giorno unitario del Consiglio che stabilisse quanto poi abbiamo deciso e che porremo in essere in un altro ordine del giorno che voterà sicuramente anche l'opposizione. Cioè, riprendere i temi della risoluzione della prima Commissione autonomia del 30 ottobre 2012 che, a partire dalle cose che si possono fare subito sulla delimitazione dei punti franchi, ponga i problemi relativi all'aumento dell'autonomia sulla fiscalità da parte della Sardegna.
Un processo che quindi vedeva la discussione tramite il "102", richiesta prima accolta e poi negata (è più importante discutere di province dentro la maggioranza che non di zona franca, è bene che si sappia), sulla proposta di legge presentata dal collega Gian Valerio Sanna e, subito dopo, una corsia prioritaria relativamente alla proposta di legge nazionale del collega Giacomo Sanna. Era un modo serio di riportare in questo Consiglio regionale l'attenzione, il dibattito e le scelte sulle zone franche che possono veramente essere attuate in Sardegna a beneficio dei sardi; però la maggioranza, è bene che si sappia, non ha voluto seguire questa strada.
Continuiamo con gli "ordini del giorno gazzosa" che non servono a niente; ma è bene che i cittadini che si stanno occupando seriamente di zona franca sappiano di chi è la responsabilità, temo, dell'interruzione di un possibile percorso unitario che poteva portare a soluzioni positive per la Sardegna. Io voterò le mozioni che sono state presentate al riguardo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sabatini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Presidente, anch'io voterò a favore di questa mozione. Questo dibattito, ha ragione il collega Arbau, é servito a poco ma è servito almeno a smascherare le intenzioni del Presidente della Regione e della maggioranza. Oggi possiamo dire che noi ci siamo messi per l'ennesima volta a disposizione per aprire un confronto, per lavorare insieme e risolvere i problemi, però voi non siete stati in grado di ritirare il vostro ordine del giorno, non siete stati in grado di accedere al "102" per quanto riguarda la discussione in Aula delle due proposte di legge e quindi tutto si ferma qui. Queste sono le cose che voi promettete.
Il Presidente è venuto a dirci una serie di banalità, ma non ci ha ricordato che per il riconoscimento della condizione di insularità non ha mosso un dito, non ha fatto niente! Che sul federalismo fiscale, sull'applicazione della "42" non è riuscito a ottenere niente! E' venuto a dirci che sulla vertenza entrate lo Stato ci ha riconosciuto le risorse, ma si è dimenticato di dire che queste risorse riconosciute non ci vengono trasferite e che quindi a nulla serve questo riconoscimento.
Poi ci dice anche che le risorse è inutile averle, tanto non possiamo spenderle, ma questo accade perché non è stato capace di contrattare il Patto di stabilità. E, voglio ricordare, che quando noi abbiamo proposto l'abbattimento dell'Irap c'è stata una resistenza che è stata, sì, da parte degli Uffici, ma in primis la resistenza è stata del presidente Cappellacci perché era preoccupato di riconoscere un merito all'opposizione. Quando poi non è riuscito a bloccare l'Irap ha proposto, nell'ultima legge finanziaria, la presentazione, entro venti giorni dall'approvazione della finanziaria medesima, di un disegno di legge sulla riduzione delle accise. Sono passati sessanta giorni, dov'è questo disegno di legge sulla riduzione delle accise? Presentatecelo, siamo pronti a discuterlo, vorremmo vederlo.
Oggi abbiamo avuto la dimostrazione di come voi siete convinti della zona franca, di come intendete portarla avanti: facendo demagogia, populismo e non ottenendo alcun risultato. E' la sequenza dei fallimenti che si sono ottenuti in questi quattro anni di legislatura.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, dichiaro il mio voto favorevole alla mozione e prendo atto che questa maggioranza richiede l'unità su temi fondamentali, come quello che abbiamo discusso ieri sera e stamattina, a parole. Il presidente Cappellacci ha incentrato il suo discorso soprattutto richiedendo alla responsabilità delle forze politiche della minoranza in questo Consiglio un confronto, una unitarietà su una battaglia che sarà difficile per tutti; sarà difficile portando avanti un discorso unitario, sarà ancora più difficile se su questi temi ci si separa.
Però poi alle parole seguono i fatti; i fatti sono rappresentati in primo luogo dall'ordine del giorno che avete presentato, che certamente non è un ordine del giorno improntato all'unitarietà, e poi dal fatto che questa maggioranza rinnega o ci nega la possibilità di arrivare immediatamente in Aula a discutere di una legge seria, di una legge completa che normi finalmente il problema della zona franca in Sardegna perché ai fatti concreti, alle norme e all'attuazione vera, questa maggioranza e soprattutto il suo Presidente continuano a preferire ciò che sino a oggi hanno messo in campo: illudere i sardi, confondere le idee.
Poi noi veniamo accusati di non voler fare le cose. Credo che chi oggi ha accusato il centrosinistra di conservazione, di non voler modificare, di non voler riformare le norme in questo settore o in generale, arrivato il momento di decidere conferma, con il voto contrario all'iscrizione di una delle due proposte di legge (e non si capiscono i motivi per i quali non possa essere iscritta, visto che tra ieri e oggi tutti quanti abbiamo detto che era urgente dotarsi di una legge così importante), che preferisce lasciare le cose come stanno, forse perché si è convinti che rende di più continuare a confondere le idee e illudere i sardi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Il Presidente ultrà, diventato capo tifoso, è scappato via e vi ha lasciato da soli a metterci la faccia, perché vi ha trascinato su una deriva che non è una buona deriva, e non è neanche la prima volta perché già la settimana scorsa avete assunto un atteggiamento che non è utile alla causa. Ma su questa che doveva essere una causa di tutti i sardi, che tutti i sardi hanno abbracciato, quella della zona franca, il Presidente scappa via, vi lascia qui a negare che si possano discutere le proposte di legge presentate su questa materia.
Quindi questo Consiglio non avrà la possibilità, nel breve periodo, di discutere le proposte di legge e vi assumerete una responsabilità da questo punto di vista di fronte a tutti i sardi, perchè noi vi abbiamo dato la nostra disponibilità a ritirare le mozioni, vi abbiamo dato la disponibilità a discutere subito le proposte di legge, voi negate questa possibilità, e allora a questo punto non ci rimane altro che votare le mozioni.
Io voterò in modo convinto a favore di queste mozioni perché la conclusione del dibattito di questi giorni dimostra che la mozione è quanto mai attuale in quanto impegna il Presidente della Regione a riferire in Aula su cosa intenda per zona franca e come interpreti l'attuazione della zona franca eccetera, eccetera. Su questo il Presidente è stato reticente, confuso, non ha voluto riferire se mai ce l'ha un'idea di zona franca, è venuto in Aula con dei proclami, con un'inconsistenza inaudita per un Presidente di Regione. Avesse detto qual è la sua idea di zona franca! Ha invece mischiato la zona franca doganale, la fiscalità di vantaggio, la modifica dell'articolo 3 del codice doganale europeo per assimilare la Sardegna a Livigno e Campione d'Italia.
Allo stesso tempo però ha fatto dei proclami perché ha detto che essendo questa della zona franca un'aspirazione politica, ce ne freghiamo dei percorsi, tutto il resto verrà dopo. Quindi quando ci avete presentato questo ordine del giorno numero 1, e non lo avete voluto ritirare, abbiamo avuto conferma alle considerazioni fatte in questi giorni e che prendevano atto, ovviamente, dei comportamenti di mesi, dell'utilizzo della zona franca come un appiglio che si è dato il presidente Cappellacci per provare a cercare di coprire l'inconsistenza e il fallimento di questi cinque anni.
Purtroppo non sarà così perché i sardi non potranno nascondere e non potrà essere nascosto ai sardi quello che è evidente a tutti: la zona franca non può essere appannaggio, non può essere capeggiata da chi...
PRESIDENTE. Onorevole Cuccu, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Annuncio il voto favorevole alla mozione e agli amici del P.d.L. dico che credo che oggi abbiate capito sino in fondo perché siamo usciti da questa maggioranza. E' la testimonianza di un atteggiamento irresponsabile. Non sto parlando a te, Pietro, sto dicendo che oggi credo abbiate capito perché siamo usciti dalla maggioranza, e non per responsabilità del P.d.L. se ti può interessare, così sappiamo tutti di che cosa sto parlando.
La verità vera è che si è rifiutato di applicare il "102", dopo che si è usciti dalla Conferenza dei Capigruppo; quindi si sta impedendo a questo Consiglio regionale di trattare la zona franca dal punto di vista legislativo; lo si sta facendo strumentalmente, ponendo ricatti in base a chissà quale idea possa avere in testa qualcuno in quest'Aula, ma il problema della zona franca resta, anche se questo Consiglio non potrà discuterlo perché qualcuno ha impedito l'utilizzo del "102".
La gente fuori da questo Palazzo, fuori da questo Consiglio saprà, allora, che è stato impedito al Consiglio regionale di fare chiarezza fino in fondo su un tema così importante. Zona franca, ognuno continuerà ad agire per proprio conto, a raccontarla come meglio crede, a fare tutto ciò che riterrà più opportuno anche sbagliando, soprattutto sbagliando, per impedire di disciplinare sino in fondo la zona franca con la legge che avevamo presentato.
La verità verrà a galla perché è facile e comprensibile; abbiamo sempre detto che questa maggioranza è disunita, si prende una decisione in Conferenza dei Capigruppo che poi è completamente disattesa, è la dimostrazione che si pensa e si ragiona in modo diverso, non come maggioranza, si ragiona solo per convenienza. Chi vuol essere riformatore lo è solo a parole, a chiacchiere, nei fatti non lo sarà mai.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Anch'io non sono deluso dalla replica del Presidente, mi associo all'onorevole Campus dicendo che ho avuto la conferma di un Presidente in confusione totale che parla sempre del futuro anche dopo quattro anni che governa, e mai del passato. Non rende mai conto di quello che fa, lui non ha bisogno di rendere conto perché lui parla ai sardi, parla ai sardi che si mobilitano, a chi spera che la politica possa rappresentare un riscatto, ma non dà mai seguito ai suoi propositi e non deve mai rendere conto di quello che fa.
L'ha dimostrato anche in quest'Aula dove ha perpetuato una confusione totale, dove scientificamente, attenzione, cioè non lo fa con sbadataggine, non lo fa perché non sa di quello che parla, ma scientificamente continua a confondere e a mischiare la zona franca integrale doganale, che riguarda casi particolarissimi e avrebbe impatto nullo sulla vita delle persone probabilmente, con la zona franca fiscale. Credo che la mozione pertanto rimanga in piedi, non posso che votarla.
Al Presidente abbiamo anche rivolto delle domande su cosa ha fatto in questi anni, su come ha lavorato con solerzia per poter quantificare e certificare gli svantaggi infrastrutturali perchè, su questo ha ragione l'onorevole Maninchedda, un Presidente deve essere operoso, deve in qualche modo dimostrare e quantificare gli svantaggi se vuole che vengano compensati anche alla luce della legge numero 42, articolo 22, badate bene, non l'articolo 27 che è citato nell'ordine del giorno, siete anche un po' ignoranti.
Questo vostro ordine del giorno dimostra che la confusione del Presidente si è espansa, è una scelta politica; voi parlate nel vostro ordine del giorno, di zona franca integrale, non dite doganale e fiscale ma qui dite doganale e poi continuate quale strumento per una reale fiscalità di vantaggio e non spiegate come la raggiungete. Insomma, siete in una condizione, Presidente, che le cose che si possono fare, a cominciare dalle leggi che ricordava l'onorevole Sanna, non le fate e quelle che sono difficilissime da ottenere le sbandierate per spandere il fumo. Io credo che il vostro tempo sia finito, oggi la vostra inadeguatezza è manifesta, occorre voltare pagina per dare un futuro diverso alla Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Non intendo giustificare il presidente Cappellacci, ma voglio sottolineare che non è presente perchè è diretto a Roma per incontrare il ministro Lupi in merito a una vertenza molto importante; dunque è inutile concionare "sul collo" critiche che sono assolutamente superflue. Sull'argomento vi invito invece ad abbassare i toni, come noi abbiamo fatto, tant'è, onorevole Porcu, che è diverso l'approccio che contraddistingue questa maggioranza; e, avendo l'onore di parlare a nome di tutta la maggioranza, preannuncio che voteremo a favore di tutte le mozioni.
Voteremo a favore di tutte le mozioni perché contengono, né più né meno, quanto contiene l'ordine del giorno; rispetto a cose che ci uniscono la maggioranza intende dare un ulteriore, più di quanto abbia fatto nella discussione generale, segnale di disponibilità perché questa è una battaglia che si fa tutti insieme. Prima che scada il tempo, dico all'onorevole Nanni Campus che, per quanto riguarda,il Gruppo del P.d.L., ciascun consigliere regionale ha pagato il viaggio a Roma con soldi propri non utilizzando un solo euro dei fondi del Gruppo che non ha sostenuto alcuna iniziativa. Spero che sia lei che tutti gli altri Gruppi facciate altrettanto. Per quanto ci riguarda noi siamo assolutamente in regola.
Tornando all'argomento che più mi interessa, colleghi, il nostro voto è un segnale forte che la maggioranza dà alle opposizioni; e, onorevole Giacomo Sanna, poichè nella mozione di Arbau è contenuto proprio il riferimento specifico alle due proposte di legge, voteremo quella mozione con maggiore convinzione perché, per quanto ci riguarda, abbiamo dato l'assenso all'applicazione del "102" e ci impegneremo perché queste due proposte di legge entrino in Aula e vengano esitate. Poi ci confronteremo, potremo anche essere d'accordo o contrari, ma sono d'accordo perché vengano portate in Aula e perché il Consiglio regionale se ne occupi. Per quanto riguarda il P.d.L. ho manifestato l'assenso nella Conferenza dei Capigruppo e lo confermo pubblicamente in quest'Aula.
PRESIDENTE. Faccio presente all'Aula che non verranno votate tutte le mozioni; se la mozione numero 265 venisse approvata verrebbero votate le parti delle altre mozioni che la integrano.
Se la mozione viene approvata decade ovviamente l'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Mula per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MULA (Riformatori Sardi). Presidente, condivido pienamente, anche perché se ne è discusso, ciò che ha dichiarato l'onorevole Pittalis; vorrei però rispondere alle considerazioni dell'onorevole Arbau in merito alle "magliette"; le "magliette" mi sembra che qui qualcuno le voglia vestire a destra come a sinistra, però mi sembra anche che la volontà (lei l'ha detto prima, poi l'ho detto io) manifestata da quest'Aula, a destra e a sinistra, sia di trovare delle soluzioni condivise, ripeto, non per dare risposte a noi che siamo in quest'Aula, ma perché continuiamo a fare i sordi e a non sentire quello che succede fuori dal Palazzo.
C'è gente in questo Consiglio che ancora non ha capito le situazioni che stanno vivendo le comunità, i paesi; vi invito a diventare amministratori, forse qualcuno abbasserebbe i toni, per non usare altre parole, perché veramente sembra che siamo totalmente distanti da quello che sta succedendo nel contesto esterno. Quindi voto con convinzione la mozione presentata dal centrosinistra, come voterò la nostra mozione, perchè mi sembra che in tutte queste mozioni vi sia la volontà condivisa di dare risposte non a noi ma a tutti sardi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Dichiaro il voto favorevole alla mozione e dico all'onorevole Pittalis che voi siete una maggioranza, o presunta tale (capisco che lei debba parlare a nome del suo Gruppo), sostenete un Presidente della Regione, ma non potete agire in maniera schizofrenica. Probabilmente avete anche il dovere di trovare una posizione unitaria, almeno su queste partite importanti; quindi, non assolve il P.d.L. il fatto che ci dica che è favorevole all'applicazione dell'articolo 102 del Regolamento, ma che questa volontà non è propria di tutti i Gruppi della maggioranza. Io ritengo che la maggioranza debba esprimersi con una voce sola, se è una maggioranza che sostiene un Presidente della Regione.
In ogni caso il voto alla mozione di cui è primo firmatario il consigliere Giampaolo Diana, sostanzialmente, ci dice che in questo Consiglio regionale andiamo verso le cose che sono possibili; intanto la zona franca doganale e, aggiungo, la zona franca urbana, il cui finanziamento è possibile attingendo ai fondi comunitari, alla revisione dei fondi strutturali almeno per quelle parti che non vengono spese dalla Regione sarda. Concentriamoci pertanto sulle cose che effettivamente si possono fare e invitiamo, tutti, il Presidente della Regione a essere meno demagogo, a fare in modo che si passi dalle parole ai fatti utilizzando bene gli strumenti che abbiamo a disposizione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, annuncio il mio voto favorevole allacciandomi alle considerazioni politiche dell'onorevole Campus e alle considerazioni tecniche dell'onorevole Maninchedda. Per il resto forse è accaduto un fatto che dal, punto di vista politico, è certamente più rilevante, ed è anche quello che auspicavo all'interno della Conferenza dei Capigruppo quando ho chiesto che non fosse votato l'ordine del giorno e fossero ritirate tutte le mozioni e le interpellanze dando la disponibilità all'applicazione dell'articolo 102.
Ho avuto anche delle grandi difficoltà in quel senso a concedere il "102" e ho chiesto, e credo che questo sia l'orientamento, che le due proposte di legge non siano discusse congiuntamente perché una delle due proposte, va discussa subito per le motivazioni che altri hanno esposto. Motivazioni che sono contenute anche nella mozione, ma che erano contenute anche nella risoluzione che la prima Commissione approvò all'unanimità e della quale non ci si può comunque dimenticare perché era l'unico atto concreto esitato da questo Consiglio regionale.
Pertanto non mi sento di reiterare critiche nei confronti del Presidente, credo anche che il Capogruppo del Popolo delle Libertà abbia agito nella maniera più opportuna dal punto di vista politico, e non capita spesso; questa volta credo che l'onorevole Pittalis abbia fatto la cosa più giusta, più corretta e più politicamente comprensibile anche agli occhi dei cittadini interessati. Di conseguenza sono ben felice di votare a favore di questa mozione; ovviamente decadrà l'ordine del giorno, ma questo è irrilevante ai fini di ciò che volevamo ottenere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cocco Daniele per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). Dichiaro il voto favorevole alla mozione di cui è primo firmatario il Capogruppo del P.D., ma anche sulle altre mozioni per sottolineare che le stesse hanno proprio colto nel segno, visto che siamo arrivati a questo risultato. Noi ci aspettavamo, e l'avevamo detto, che il presidente Cappellacci illustrasse prima della discussione il lavoro svolto, così non è stato; avrete chiaramente capito il perché di questa nostra richiesta. L'onorevole Maninchedda l'ha detto bene, probabilmente alcune procedure che erano in capo alla Giunta non sono state portate avanti e questo ci potrà creare dei problemi anche quando, in base all'articolo 102, discuteremo in Aula le due proposte di legge.
Mi è parso di capire che l'Aula approverà le mozioni all'unanimità, vuol dire che del problema della zona franca non finiremo di parlarne oggi, ne parleremo prestissimo e speriamo di poterne parlare esaminando una legge che contenga la sintesi delle proposte effettivamente attuabili.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Voterò anch'io a favore delle mozioni e ribadisco che la mozione presentata dal mio Gruppo, nata da sollecitazioni da parte di cittadini, aveva il solo intento di portare all'interno di quest'Aula e al centro del dibattito il tema delle zone franche. Un dibattito purtroppo finito malissimo con le dichiarazioni del nostro Presidente, dichiarazioni assolutamente povere, inadeguate e di stampo fortemente propagandistico.
Il presidente Cappellacci oggi ha dimostrato di essere davvero lontano anni luce dal tema delle zone franche, l'abbiamo visto molto confuso anche sulle stesse interpretazioni legislative rispetto a questo tema specifico, nonché confuso rispetto al suo ruolo nella gestione dei rapporti fra la Regione autonoma della Sardegna e lo Stato italiano. In modo scomposto poi il nostro Presidente è fuggito dall'Aula magari per andare a raccontare le sue azioni eroiche fuori da questa'Aula. Spero che comunque il problema non resti assolutamente in sospeso e che si cerchi di chiuderlo una volta per tutte, portando al più presto possibile in sede di dibattito le proposte di legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Mi dispiace se su questa mozione non ci sarà l'unanimità dato che annuncio il voto di astensione; ma è un voto di astensione solo per una questione estetica. Infatti, se qualche malcapitato tra qualche anno dovesse leggere gli atti del nostro Consiglio regionale, non so se capiterà per la verità, e dovesse vedere che dopo due giorni di discussioni sui contenuti (discussioni anche interessanti e approfondite) il Consiglio regionale ha approvato una mozione nella quale si dice: "Impegna il Presidente a riferire in Aula…" su una serie di cose dopo che ha già riferito, dopo che abbiamo già discusso, dopo che si è ragionato sugli atti, io credo che ci prenderebbe tutti per matti, maggioranza e minoranza.
Noi approviamo cioè un impegno solenne a riferire in Aula su una cosa che è stata appena riferita. Allora io inviterei per una questione estetica, prima che di contenuto, a ritirare le mozioni, a presentare un ordine del giorno che abbia i contenuti non la forma, perchè la mozione impegna sulla forma. Quindi io sono d'accordo sulla proposta dell'onorevole Salis: si scriva un ordine del giorno unitario trasponendo i contenuti delle tre mozioni, poichè siamo tutti d'accordo sul contenuto (non facciamoci prendere in giro sulla forma), e magari aggiungendo anche l'impegno a portare in Aula rapidamente col "102"i due provvedimenti, ma facciamo qualcosa che abbia un senso, anche logico, altrimenti il mio voto naturalmente sarà di astensione per non cadere nel ridicolo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, effettivamente la conclusione di questi lavori non è all'altezza delle aspettative. Ora, per sgombrare il campo, il Gruppo dei Riformatori Sardi dà l'assenso all'applicazione del "102", però sempre come Gruppo precisiamo che essendoci due proposte, quella del P.D. e quella del P.S.d'Az., poichè per esaminarle compiutamente dovrebbero essere almeno unificate o, perlomeno, sarebbe tecnicamente necessario aggiustarle, diamo l'assenso a esaminare ai sensi dell'articolo 102 quella del P.S.d'Az. che, a nostro avviso, ha una maggiore rilevanza.
Sull'altra proposta, non è stata chiara la proposizione ma è chiaro l'atteggiamento politico, arrogante, di alcuni consiglieri regionali che alla richiesta di applicazione del "102", come Riformatori, per una proposta ancora una volta di innovazione e riforma, hanno utilizzato termini volgari che non possono essere ripetuti in quest'Aula; io credo che ci sia tutta la buona volontà nel cercare coinvolgimenti e unitarietà ma, ancora di più, ancora una volta, si manifesta un'arroganza che certamente non premia e non offre prospettive a ciò che tutti si aspettano da questo dibattito. Per cui diamo l'assenso a discutere ai sensi dell'articolo 102 la proposta del P.S.d'Az..
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, lei ha partecipato alla Conferenza dei Presidenti di Gruppo che era pervenuta a un risultato diverso da quello che lei adesso sta rappresentando all'Aula. La Conferenza dei Presidenti di Gruppo aveva deciso di iscrivere all'ordine del giorno di questa tornata dei lavori, in base all'articolo 102, la proposta di legge dell'onorevole Gian Valerio Sanna, di iscrivere altresì, qualora perfezionata, la proposta di legge dell'onorevole Giacomo Sanna, da esaminare in Commissione proprio perché in quella sede si sarebbe dovuto rivedere il testo alla luce della proposta dell'onorevole Gian Valerio Sanna, che doveva passare in Aula prima della proposta dell'onorevole Giacomo Sanna. La sua richiesta è diametralmente opposta.
Ha domandato di parlare il consigliere Felice Contu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CONTU FELICE (U.D.C.-FLI). Presidente, colleghi, normalmente io non prendo mai la parola, ma questa volta desidero esprimere il mio disappunto, fortissimo, per la conclusione di questo dibattito. Io voglio ricordare a me stesso, e voglio fare qui pubblica ammenda come classe dirigente del passato, che abbiamo perduto degli appuntamenti importanti nel passato, e li abbiamo perduti forse perché abbiamo dato più importanza all'articolo 13 dello Statuto che non all'articolo 12, persuasi che il Piano di rinascita fosse molto più importante.
Ma, detto questo, ricordando che nel 1947 io, segretario giovanile del Partito Sardo d'Azione, ho presieduto un convegno sulla zona franca della Sardegna, e pensando che sono passati più di sessant'anni, sessantasei, dico non commettiamo gli errori che ha fatto anche la mia classe politica poichè non si è battuta sufficientemente per la zona franca. Abbiamo trovato anche difficoltà, perché non dirlo? Con Mario Melis, entrambi eurodeputati al Parlamento europeo, abbiamo fatto la battaglia su questo tema, ma abbiamo trovato grossissime difficoltà.
E non facciamoci illusioni, non sarà una cosa facile, però una bandiera quando c'è si segue, si segue anche quando non viene issata sulla fortezza conquistata, anche quando cade nel vuoto della sconfitta, però le bandiere vanno seguite unitariamente. Io dico, colleghi, per favore, per cortesia, cerchiamo di essere uniti in battaglie di questo tipo, diversamente noi non abbiamo il diritto di essere i rappresentanti del popolo sardo in questa Assemblea sovrana.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, noto che la campagna elettorale è proseguita anche nelle dichiarazioni di voto. Noi abbiamo voluto dare un segnale con la dichiarazione di voto favorevole a queste mozioni, al di là dei rilievi dell'onorevole Cuccureddu, che sono evidenti a tutti e non servivano le sue parole a ricordarceli; quello che conta, perché chi leggerà le mozioni leggerà anche il nostro dibattito, è il significato politico del voto: è una ricerca, una richiesta di unità.
Io non condivido pienamente neanche il contenuto delle premesse della mozione, ciononostante la voto, essendo ben chiaro che prima di queste mozioni il Consiglio ha votato una risoluzione, nell'ottobre 2012, che è precisa, chiara e senza errori, frutto di un lavoro della maggioranza e dell'opposizione. Ecco il significato del nostro voto: una ricerca dell'unità. Ricerca dell'unità che abbiamo manifestato anche dando il nostro assenso al "102", e dando la disponibilità a un esame accelerato in Commissione del progetto Sanna, e che confermiamo. Su questo mi sembra che non si torni indietro; pertanto mercoledì la prima Commissione sarà convocata per esaminare celermente quel progetto. L'importante è che nelle battaglie di principio non ci siano differenze.
PRESIDENTE. Comunicazione all'Aula che l'onorevole Dedoni mi ha fatto testé pervenire l'assenso a esaminare ai sensi dell'articolo 102 anche la proposta di legge dell'onorevole Gian Valerio Sanna.
Metteremo in votazione tutte le mozioni perché hanno in comune il dispositivo, per quanto attiene le premesse gli Uffici provvederanno a integrarle in modo tale da avere un unico testo. La proposta di emendamento orale alla mozione, che io faccio, è l'esito della decisione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo di inserire all'ordine del giorno di questa tornata di lavori del Consiglio, in base all'articolo 102 del Regolamento, la proposta di legge dell'onorevole Gian Valerio Sanna numero 482, se non ricordo male, e poi a seguire, qualora perfezionata, perché necessita di un preventivo esame in Commissione, la proposta di legge nazionale numero 22 dell'onorevole Giacomo Sanna.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Io stamattina mi sono permesso di parlare del collega Pittalis come di una persona politicamente intelligente. Credo che il collega Pittalis oggi abbia dimostrato di essere un politico che sa leggere, contestualizzandoli, i fatti politici.
Io per queste ragioni ho apprezzato molto la proposta che lui ha fatto perché, in maniera innegabile, ha poi consentito di concludere questa discussione in termini positivi all'interno di quell'auspicio che autorevolmente il collega Contu ci ha ricordato.
Io voglio solo ricordare al collega Cuccureddu che la nostra mozione, lo sappiamo bene, chiedeva semplicemente al Presidente di riferire tant'è, ha ragione il collega Campus, che in maniera del tutto inusuale ieri abbiamo chiesto al presidente Cappellacci, rinunciando noi a illustrare la mozione, di illustrarci lo stato dell'arte e aprire poi il dibattito. Quindi nessuna pretesa di aver presentato una mozione che entrava nel merito, semplicemente la mozione richiamava alcune questioni.
Al di là di tutto, anche con il contributo del Presidente del Consiglio noi possiamo dire che le forze politiche si sono rese conto responsabilmente che in questo momento non si poteva concludere che in questa maniera. Io ringrazio anche i Riformatori per la disponibilità manifestata e spero che il presidente Cappellacci, così come abbiamo fatto stamattina, sia disponibile a dare un contributo ai lavori del Consiglio e delle forze politiche per avere quanto prima una legge del Consiglio sulla zona franca.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, delle mozioni numero 265, 267, 264 e 213 integrate dall'emendamento orale.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Arbau - Bardanzellu - Ben Amara - Bruno - Campus - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cozzolino - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Vincenzo - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pisano - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Tupponi - Zedda - Zuncheddu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 66
votanti 66
maggioranza 34
favorevoli 66
(Il Consiglio approva).
Decade l'ordine del giorno numero 1.
Il Consiglio è riconvocato martedì, 9 luglio, alle ore 10 e 30; all'ordine del giorno l'esame del testo unificato sul riordino delle province.
La seduta è tolta alle ore 14 e 39.