Seduta n.172 del 03/05/2016
CLXXII Seduta
Martedì 3 maggio 2016
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 26.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 19 aprile 2016 (168), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Anna Maria Busia, Roberto Desini, Giuseppe Meloni e Christian Solinas hanno chiesto congedo per la seduta del 3 maggio 2016.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, per chiedere una sospensione della seduta e per indire una Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta e indico la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 27, viene ripresa alle ore 18 e 13.)
PRESIDENTE. Dichiaro riaperta la seduta. Comunico al Consiglio che per il procedere dei lavori della Conferenza dei Capigruppo il Consiglio è sospeso, i lavori saranno ripresi domani mattina alle ore 10. La Conferenza dei Capigruppo è convocata immediatamente.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 14, viene ripresa alle ore 10 e 28 del 4 maggio.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori del Consiglio dopo la sospensione di ieri.
Proclamazione e giuramento di consigliere
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il giuramento del consigliere regionale Giovanni Satta.
Ricordo che il Consiglio regionale, nella seduta antimeridiana del 19 aprile 2016, ha preso atto che il candidato Giovanni Satta è risultato eletto in virtù della deliberazione del ricostituito Ufficio centrale regionale, alla carica di consigliere regionale. Si deve pertanto procedere con il giuramento da parte del nuovo consigliere regionale.
Constatatane la presenza lo invito ad entrare in aula e a prestare il giuramento prescritto dall'articolo 23 dello Statuto speciale per la Sardegna e dall'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, numero 250.
Invito il signor Giovanni Satta a presentarsi di fronte al banco della Presidenza.
Do lettura della formula del giuramento prevista dall'articolo 3 del citato D.P.R., dopo di che il consigliere Satta risponderà: "Giuro".
"Giuro di essere fedele alla Repubblica e di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione autonoma della Sardegna.".
SATTA GIOVANNI. Giuro.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 315.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Gavino Manca, relatore.
MANCA GAVINO (PD), relatore. Signor Presidente, signor Vicepresidente della Giunta regionale, colleghi consiglieri e colleghe consigliere, arriva oggi in Aula la proposta di legge numero 315: "Disciplina dei servizi e delle politiche del lavoro" presentata ed approvata in seconda Commissione e, devo dire con mia grande soddisfazione, col voto unanime di tutti i componenti. Approfitto in quest'Aula per ringraziare non solo i componenti della Commissione ma anche gli altri Gruppi consiliari che hanno voluto sottoscrivere la legge. Questo per noi è un onore e rappresenta un'opportunità per quest'Aula. Devo dire che questo però non deve minimamente far pensare che l'Aula non possa e non debba entrare nel merito, affrontare e fare proposte in questo percorso che verrà segnato nella discussione sui singoli articoli. La disponibilità al confronto in quest'Aula chiaramente è massima, era mio dovere rappresentare positivamente questa disponibilità messa in campo da tutto questo Consiglio regionale a tutti i Gruppi, con ringraziamento particolare ai Gruppi della minoranza.
La Commissione, dopo un lungo ed accurato lavoro di analisi e di studio dei nuovi indirizzi della normativa statale che riassegnano alla Regione il ruolo diretto di gestione dei servizi per il lavoro ed in considerazione dell'approvazione dei decreti attuativi del Jobs Act, ha deciso di riscrivere e modificare integralmente la legge regionale 20 partendo dal disegno di legge 216 presentato dalla Giunta regionale. Abbiamo pensato di mettere in campo una riforma strutturale complessiva del sistema del lavoro.
La scelta di riportare in capo alla Regione le funzioni e i compiti in materia di lavoro unita alle importanti novità normative introdotte a livello nazionale dal Jobs Act ha, come dicevo in precedenza, determinato la Commissione nella convinzione della necessità di intervenire in una riforma complessiva dell'intero sistema regionale dei servizi per il lavoro e delle misure di politica attiva.
Ci apprestiamo quindi a discutere e votare una riforma importante ma soprattutto necessaria. Necessaria perché la riorganizzazione dei servizi per il lavoro in Sardegna non è più rinviabile. Abbiamo un sistema frammentato con una forte disomogeneità operativa nel quale opera, a diretto contatto con gli utenti, personale che ha bisogno di una nuova professionalizzazione e lavora in gran parte anche in una situazione di precarietà occupazionale. La scelta di riportare in capo alla Regione le funzioni del lavoro, di individuare un unico soggetto responsabile della gestione dei servizi non è quindi solo una scelta dettata dagli obblighi di legge, ma una scelta strategica e di prospettiva, una risposta chiara e netta a queste problematiche.
Inoltre questo provvedimento si è reso ancora più necessario perché come tutti sappiamo negli scorsi mesi ha preso il via un'importante riforma nazionale che sta cambiando il volto del lavoro italiano. Le competenze attribuite alle Regioni rendono necessario rivedere il proprio ordinamento per cogliere in pieno le opportunità della riforma e per permettere ad ogni territorio di valorizzare le importanti novità definite per il sistema nazionale. La Sardegna in questi ultimi mesi, come è accaduto nel resto del Paese, ha avuto qualche buon segnale di avvio di una ripresa occupazionale, un recupero atteso da tempo che deve necessariamente consolidarsi, andare avanti anche grazie alle riforme che stiamo proponendo. Rispetto al 2014, infatti, l'occupazione della nostra regione ha finalmente registrato un dato positivo con un aumento del 3,1 per cento. La Sardegna è stata una delle regioni italiane che ha avuto l'anno scorso la maggiore ripresa occupazionale. Contemporaneamente l'anno scorso è anche calato il tasso di disoccupazione, sceso dal 18 al 17 per cento e il numero di persone in cerca di occupazione. Certo è stato anche per via dell'effetto degli incentivi che hanno sostenuto soprattutto la ripresa del lavoro dipendente. È un dato di fatto comunque che in tutti i Paesi europei la ripresa occupazionale ha coinciso con forti riforme ed investimenti sulle politiche attive dei servizi per il lavoro. L'Italia e la nostra Regione sono rimaste per troppo tempo indietro.
La media italiana che prevede un operatore dei centri per l'impiego ogni 200 disoccupati non è in linea con l'Europa in cui ci sono una media di un operatore ogni 70 disoccupati. La nostra regione purtroppo è lontana dal dato italiano e un abisso dai dati europei, con addirittura un operatore ogni 250 disoccupati. Questi dati fondamentali servono in maniera inconfutabile a dimostrare che le polemiche sterili ed inutili che vengono fatte da alcuni sindacati sul numero massimo di dipendenti previsti per l'agenzia da questa legge (circa 800 unità) sono pretestuose e prive di fondamento e specialmente insensibili alle esigenze di cambiamento e miglioramento del sistema che i nostri cittadini attendono. Ora siamo chiamati a recuperare il tempo perduto e a fare la nostra parte, per questo vorrei in maniera abbastanza veloce - visto il poco tempo a disposizione - richiamare alcuni principi di fondo di questo provvedimento, mentre sui contenuti delle singole disposizioni vi rinvio alla relazione presentata per l'Aula.
Le riforme non sono solamente un insieme di norme, ma esprimono un cambio di scenario, offrono indicazioni nuove, prospettive diverse. È quanto anche noi abbiamo cercato di fare con la nostra legge di riforma dei servizi e delle politiche del lavoro. La prima delle sfide è quella di costruire un sistema con tutti gli attori che operano sul mercato del lavoro, i centri per l'impiego, i soggetti accreditati, il sistema socio-scolastico e formativo e le università. Fare rete è fondamentale perché altrimenti non avremo mai l'incontro tra la domanda e l'offerta del lavoro. In questi anni è capitato spesso che le aziende sarde abbiano cercato profili professionali sul mercato del lavoro regionale, in diversi casi senza trovarli. Questo non dovrà più accadere chiaramente. Per questo motivo la rete prevede una forte azione di coordinamento dei diversi soggetti che operano nel sistema dei servizi, l'Assessorato del lavoro deve indirizzare, governare e controllare, l'agenzia regionale deve promuovere, organizzare e gestire. Nel nuovo sistema del lavoro svolgono un ruolo importante anche i soggetti accreditati che verranno remunerati solo in ragione della loro effettiva attività, soprattutto nel caso di esito occupazionale positivo dell'intervento. Il sistema regionale dovrà necessariamente tener conto delle articolazioni dell'economia locale e delle specializzazioni dei nostri distretti produttivi ed economici. Fare sistema è quindi la prima delle nostre sfide.
La seconda sfida è quella di finanziare l'occupazione e non la disoccupazione. La nostra Regione ha una lunga tradizione di ammortizzatori sociali erogati per anni senza che i lavoratori siano stati riattivati e abbiano recuperato le competenze e il lavoro. Questo modo di procedere non deve più esistere.
Il sistema che stiamo costruendo, in linea con il principio del jobs act prevede per ogni disoccupato il diritto-dovere all'attivazione. Il sistema dei servizi pubblici e accreditati, e in primo luogo l'Agenzia, è chiamato ad attuare la condizionalità tra l'erogazione dell'indennità di disoccupazione e la partecipazione ad interventi di ricollocazione. E' una sfida fondamentale: non possiamo lasciare le persone a lungo nello stato di disoccupazione perché dopo pochi mesi si perdono, se non vengono riaggiornate, le competenze che sono necessarie per rientrare nel mondo del lavoro. Anche la formazione professionale regionale verrà sempre più legata agli effettivi sbocchi occupazionali e per questo si prevede un'importante funzione di osservatorio e monitoraggio del mercato del lavoro regionale. La legge nazionale ha previsto la costituzione di un'Agenzia denominata ANPAL, che è lo strumento tecnico di coordinamento dell'attuazione delle politiche attive e dei servizi. A livello regionale noi abbiamo già un'agenzia che svolge funzioni in materia di lavoro. Abbiamo deciso di riformarla e di nominarla ASPAL, (Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro): ma non si tratta semplicemente di un cambio nominalistico o di facciata. All'ASPAL che opererà dietro gli indirizzi, le direttive e il controllo dell'Assessorato, e che diventa il soggetto centrale nell'erogazione dei servizi e delle politiche attive del lavoro è richiesto un salto di qualità nelle funzioni da svolgere. La sfida principale è migliorare il sistema dei servizi pubblici. Il sistema pubblico ruoterà sui nuovi centri per l'impiego che ereditano i CSL delle province e i CESIL, ma che verranno riorganizzati e dotati di strumenti nuovi e adatti a prendere in carico, profilare ed affiancare i lavoratori. Già lo si sta facendo, ma serve una chiara definizione di funzioni, obiettivi e responsabilità. Per questo motivo è necessario predisporre un piano regionale di rafforzamento dei centri per l'impiego, l'adozione del Masterplan dei servizi per l'impiego regionali è la premessa di queste scelte importanti, che rimettono i servizi per il lavoro al centro del territorio e portano il servizio, di qualità, vicino ai cittadini. I centri per l'impiego devono essere il presidio sul territorio per chi cerca lavoro e per chi cerca lavoratori, ma anche per chi necessita di informazioni sulle opportunità, sulla formazione e sugli incentivi.
Ci sono due parole che dovremo imparare bene, profilazione e ricollocazione, due parole, che per molti di noi sono nuove ma che definiscono le politiche del lavoro di nuova generazione e che noi intendiamo sostenere fino in fondo.
Con la profilazione si prevede che ogni persona da accompagnare al lavoro o ad un percorso di attivazione venga definita in base al suo profilo: si tratta di conoscere le sue attitudini e competenze e verificare il livello di difficoltà degli interventi necessari per renderlo occupabile. In questo modo alla persona profilata viene attribuito un valore, una dote che va a remunerare il servizio che viene reso per migliorare la sua occupabilità.
In questo modo funziona anche quello che è destinato a diventare lo strumento principale per affiancare il disoccupato ed accompagnarlo ad un nuovo lavoro: il contratto e l'assegno di ricollocazione. Si tratta di definire per il disoccupato che abbia già trascorso almeno 4 mesi in condizione di disoccupazione un percorso di reimpiego e di remunerarlo con un assegno, il cui ammontare è definito in ragione del risultato della profilazione. Insomma si tratta, ancora una volta, di finanziare l'occupazione e non la disoccupazione.
E' un modello che la Regione ha già adottato in via sperimentale e che dovrà diventare presto ordinario e disponibile.
Queste sono le sfide di fondo e le parole chiave del modello che stiamo andando a definire, con l'obiettivo di far diventare il mercato del lavoro sardo un sistema che funzioni e di sostenere come necessario la gestione delle misure di politica attiva. Si tratta quindi di misure, norme ed interventi che richiedono una forte capacità di programmazione e organizzazione: fare sistema per la formazione ed il lavoro diventa sempre più importante per la nostra economia.
Ora mi vorrei soffermare sul personale. Come ho già detto l'investimento nel rafforzamento dei servizi è un passaggio fondamentale della riforma: la proposta di legge prevede una prima quantificazione della dotazione organica in massimo 800 unità. Vorrei chiarire che si tratta di persone che, a diverso titolo, già lavorano nei servizi per il lavoro della Regione. (Oltre 93 unità già inquadrate nell'Agenzia, 240 provenienti dal Ministero del lavoro, 70 inquadrate nei servizi per il lavoro delle province ed infine ci sono 300 unità, inquadrate a tempo determinato nell'Agenzia per il lavoro, che dal 2005 lavorano nei servizi per il lavoro con contratti di lavoro precario.
Come abbiamo detto in altre circostanze è paradossale che in Sardegna chi deve aiutare gli altri a trovare lavoro sia esso stesso in una situazione di precarietà lavorativa. Questa situazione va superata e lo facciamo con questa legge.
Il precariato nella nostra amministrazione è una realtà dalla quale non possiamo prescindere e spesso si tratta di persone che svolgono funzioni fondamentali come quelle previste in questa legge.
In generale sul tema del precariato mi permetterete di fare una brevissima riflessione.
La prima e la seconda Commissione hanno approvato una risoluzione nella quale si è chiesto alla Giunta regionale di conoscere nel dettaglio la situazione del precariato in Sardegna e delle possibili soluzioni normative per il suo superamento. Questo monitoraggio è stato fatto in maniera completa ed esaustiva e ci è stato...
PRESIDENTE. Comunico al Consiglio che il consigliere Meloni è rientrato dal congedo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Intervengo perché trattiamo la materia del lavoro, perché fuori da quest'Aula vi è una delegazione dei lavoratori dell'Eurallumina che abbiamo incontrato con alcuni consiglieri, alcuni dei quali tra l'altro sono presenti in presidio permanente presso piazza Montecitorio a Roma. Presidente, ci hanno consegnato un documento pregandoci di farne copia per i colleghi dell'aula, quindi le chiedo se cortesemente possiamo depositarlo e metterlo a disposizione dell'aula.
PRESIDENTE. Sì nessun problema ovviamente. Siamo andati incontro alla delegazione, io col Presidente della Commissione l'onorevole Manca, abbiamo parlato con i lavoratori, ci hanno chiesto degli impegni precisi per quanto riguarda lo sblocco di alcune situazioni qui a livello locale.
Abbiamo ragguagliato che c'è un intervento diretto del Presidente del Consiglio dei Ministri che ha delegato l'onorevole Lotti a seguire tutta questa partita, c'è una disponibilità del Ministro dell'ambiente è dell'ISPRA direttamente che dovrebbe coordinare le pratiche che riguardano gli aspetti ambientali che ancora in qualche maniera pongono dei vincoli, ci è stato chiesto formalmente di sollecitare un incontro in forma di Conferenza dei servizi che sia in grado di sbloccare questa cosa.
Quindi la ringrazio per avere posto il tema, ma è giusto una comunicazione al Consiglio, quindi credo che siamo tutti d'accordo per sollecitare il più rapidamente possibile la chiamata per una Conferenza dei servizi che serva per risolvere i problemi che ancora impediscono la ripartenza dell'attività.
dei servizi e delle politiche per il lavoro" (315/A)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Ci corre l'obbligo di ripercorrere anche a noi un po' la storia di questa proposta di legge che abbiamo tutti quanti voluto per una ragione essenziale che è quella della gestione della funzione delle politiche per il lavoro e di tutta quella corsa che ha avuto su e giù questa funzione nel passaggio tra lo Stato, la regione e le province e ritorno avendo in mezzo per altro la riforma degli enti locali. Noi sappiamo bene, li ha citati il presidente Manca i dati sulle politiche del lavoro della Sardegna, noi pensiamo che non siano esattamente in linea con quelli che ci aspettiamo anche se ci vengono segnalati delle timide luci di riduzione delle percentuali di disoccupazione, non possiamo comunque non tener conto del fatto che in questi ultimi anni la funzione e i servizi non hanno avuto una uniformità, non hanno avuto neanche una funzionalità precisa rispetto alle esigenze del mercato del lavoro e, spesso, si sono dimostrate inadeguate rispetto alle richieste della domanda di lavoro e dell'offerta di lavoro per tutta una serie di ragioni che conosciamo molto bene, su cui vogliamo mettere invece definitivamente una pietra sopra, vogliamo guardare avanti e pensare che da qui possiamo segnare una nuova era anche nella gestione delle funzioni delle politiche per il lavoro. Quindi, con una nuova agenzia, con nuove competenze, con una riduzione anche di questa polverizzazione di sportelli sul territorio, ma soprattutto dando da fare a chi opera nei centri di servizi, nei nuovi centri per l'impiego, e soprattutto dando la speranza a chi invece cerca lavoro che questi uffici dell'Agenzia sarda per l'occupazione troveranno qualcuno preparato e in grado quanto meno di dare delle risposte e un accompagnamento a questi giovani. La risposta che ha avuto quest'Aula nella sua diramazione nella Commissione di lavoro mi sembra che sia l'esempio non solo di presa di coscienza del tema, ma anche di collaborazione, anche all'interno degli schieramenti politici, per trovare una soluzione definitiva che tenesse conto della grande riforma nazionale, quindi del Jobs Act, ma che tenesse conto anche del fatto che questi non sono servizi e non sono funzioni che sono di destra, di sinistra o di centro, ma sono servizi fondamentali per i cittadini, devono essere funzionali, in collegamento e in comunicazione con il mondo dell'istruzione, quindi dell'università, della ricerca e con il mondo del lavoro. Quindi è questa la spinta rispetto ad un normale lavoro che abbiamo fatto in modo responsabile nella Commissione. Siamo anche contenti che insieme a qualche altra la rara occasione questa sia la prima legge che noi rivendichiamo come frutto di quest'Aula, è vero che nasce sulla spinta evidentemente del primo disegno di legge, il famoso "216" della Giunta regionale, ma è vero anche che noi abbiamo preso atto di quello che avveniva nel panorama nazionale e ci siamo messi a lavorare per dare secondo il nostro punto di vista una norma che è anche un tantino più avanti di quanto si sta facendo e si è fatto anche in altre regioni d'Italia. Rimane una questione secondo noi aperta, l'abbiamo voluta proporre nella Commissione seconda, oltre tutta la questione che riguarda il personale, quindi le norme che regolano questo passaggio e anche il superamento di situazioni di precariato grazie anche a norme nazionali che regolano questi meccanismi, noi pensiamo che questa sia l'occasione per mettere mano a tutto il mondo del precariato. Vorrei ricordare che la Prima e la Seconda commissione, qualche mese fa hanno approvato congiuntamente una Risoluzione che tende proprio a mettere mano a tutto il precariato della Regione Sardegna, di tutto il sistema regione, l'Assessorato al personale molto diligentemente, puntualmente ha mappato tutte le situazioni di precariato del sistema regione, è arrivato il momento di mettere un punto per tracciare un percorso di superamento di tutti precariati. In quest'aula ne abbiamo parlato più volte, non possiamo accontentarci di una riforma anche del sistema delle politiche per il lavoro che non tenga conto e non tenga presente che è ora di superare questa situazione che è una situazione di fatto che non abbiamo voluto noi ma che si è creata comunque nel corso degli ultimi dieci, quindici anni e a cui va posta la parola fine. Noi anche in questo testo abbiamo fatto delle proposte che dobbiamo tenere in campo, siamo rispettosi delle norme nazionali e delle prerogative che deve avere anche il Governo regionale, siamo ben consci che non può essere un percorso a schiocco di dita per superare questi meccanismi, sappiamo però che il Governo regionale ha tutti gli strumenti e le conoscenze per poter mettere in campo un percorso, noi lo stiamo già facendo, lo stiamo proponendo in diverse forme e tiene conto del precariato della sanità, del precariato delle agenzie, degli enti regionali, e lo facciamo in un momento in cui temiamo che nonostante tutto ci siano ancora delle sacche di questa Regione in cui si sta operando per creare nuovi precariati. Noi questo non possiamo consentirlo, dobbiamo tenere molto accese e alte le antenne per controllare questo fenomeno perché è un fenomeno che deve essere superato e già dai tempi della Presidenza Prodi e delle prime finanziarie del '96 che si tenta di superare questo fenomeno, sono passati dieci anni, questa per la Regione Sardegna deve essere l'occasione per iniziare un cammino che tende veramente a porre fine a questa che noi chiamiamo vergogna per l'amministrazione regionale. Non aggiungo altro, credo che ci siano comunque dei temi politici che vanno affrontati nel corso di questa discussione, credo che in maniera responsabile discuteremo e affronteremo l'iter di questa legge nella speranza, sapendo anche che è un'ottima proposta di legge su cui ancora vogliamo dire la nostra per renderla, secondo il nostro punto di vista, ancora migliore per le sfide che ci aspettano per il prossimo futuro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianmario Tendas. Ne ha facoltà.
TENDAS GIANMARIO (PD). Presidente, intervengo per manifestare la grossa soddisfazione per la modalità con cui è stato svolto il lavoro nella Seconda commissione, è stato coordinato in maniera esemplare dal Presidente che su questa attività è riuscito a portare avanti un'attività molto inclusiva e consentire, in primis alla minoranza, di dare un contributo molto importante anche in termini di collaborazione, di proposizione e quindi di lavorare in maniera collegiale, credo che sia stata un'esperienza di quelle condotte all'interno della Seconda commissione tra le più positive, vale la pena evidenziarlo a chiare lettere perché penso sia un successo di tutti riuscire a incidere in maniera positiva su un aspetto che costituiva uno degli elementi più critici del sistema gestionale a livello regionale. Tutti noi siamo partiti da un'analisi di fondo che era condivisa: l'inadeguatezza dei servizi per il lavoro che sostanzialmente dovevano costituire il fulcro nevralgico per la gestione del disoccupato o dell'inoccupato e favorire anche l'incontro tra domanda e offerta, mentre questa situazione e questo presupposto veniva meno perché ci trovavamo a vivere una situazione di per sé paradossale che all'interno degli stessi servizi per il lavoro c'erano persone precarie che dovevano occuparsi a loro volta di precari o di disoccupati. Credo al riguardo valga la pena evidenziare che la stessa Sardegna all'interno delle strutture preposte per la gestione del collocamento presentava un numero di operatori a tempo determinato tra quelle più preoccupanti su scala nazionale. Quindi una situazione di fatto che creava non poco imbarazzo nella gestione complessiva. Credo peraltro che anche uno dei punti fermi del programma dell'amministrazione di centrosinistra, e a me è capitato spesso di sentire lo stesso presidente della Giunta Pigliaru, anche nell'attività di illustrazione del programma di questa maggioranza di centro-sinistra, evidenziare che la strutturazione l'organizzazione dei servizi per l'impiego lasciava molto a desiderare e spesso citava l'esempio della Svezia dove sostanzialmente c'è un operatore che si fa carico di 40 o 50 disoccupati, a differenza di situazioni che invece viviamo nel complesso del nostro paese, dove sostanzialmente un operatore deve occuparsi, il più delle volte, di sette o ottocento disoccupati, con quello che ne consegue anche in termini gestionali. Credo che questa legge si prenda carico sicuramente di questi aspetti e lo fa in maniera organica e in maniera strutturata. Il punto di partenza credo che vada evidenziato, lo faceva molto bene Presidente della Commissione, e anche l'iter che ci consente di capire da dove siamo partiti e dove siamo arrivati. Siamo partiti da un disegno di legge predisposto dalla Giunta, il disegno di legge numero 216, ebbene strada facendo ci siamo resi conto che quel disegno di legge richiedeva necessariamente una revisione organica, strutturata, organizzata per quali motivi? Innanzitutto perché aveva come riferimento normativa la legge numero 20 del 2005 che, come sappiamo, era una norma già datata, probabilmente una norma che era vecchia già nel momento in cui era stata adottata. Ma non solo questo, giustamente ha fatto riferimento in maniera molto chiara il Presidente al fatto che ci sono stati elementi innovativi in termini di gestione del lavoro, grazie alle novità introdotte dalla legge nazionale numero 183 del 2014, Jobs Act e di tutti i decreti attuativi. Ecco, questo insieme di cose, di situazioni ha portato la seconda Commissione a fare un'analisi molto più radicale, un'analisi che si è svolta sempre con un confronto sano, leale, propositivo, che ha coinvolto, di questo vada ugualmente dato atto, tutte le organizzazioni sindacali che ugualmente hanno dato un contributo anch'essi propositivo e che hanno permesso di ridefinire un quadro normativo molto più chiaro. Un quadro normativo che ovviamente consente in primis di superare quell'elemento di debolezza che richiamavo in premessa, ovvero la precarizzazione degli stessi operatori che lavorano attualmente in 30 CSL o in 53 CESIL dislocati nel territorio regionale, cercando invece di portare avanti un progetto organico consentendo in primis di creare anche rapporti di connessione più stretta, che consentano alle singole strutture di operare tra di loro, di utilizzare lo stesso linguaggio, cosa che spesso invece, è stata evidenziata dagli stessi operatori, al momento non esiste. Perché inevitabilmente si trattava di strutture che operavano negli otto ambiti provinciali con sistemi gestionali spesso differenziati tra di loro. Sugli aspetti strettamente organizzativi avremo modo di parlarne durante l'esame del articolato normativo, già il Presidente evidenziava che si farà riferimento all'Aspal nazionale, all'Aspal regionale, sono aspetti di dettaglio che avremo modo di approfondire con l'esame dei singoli 45 articoli che compongono la legge. Credo però che l'elemento di fondo, e mi riallaccio alle considerazioni che faceva giustamente il collega Locci, siano quelle di non vedere questa norma come un punto di arrivo, quanto invece il punto di partenza per un esame più approfondito di quello che è il precariato in generale e che purtroppo è argomento che interessa molto, non poco, anche l'organico regionale. Credo che anche sotto questo punto di vista di questo va dato atto in maniera particolare al Presidente della Commissione, l'onorevole Manca, che si è dedicato molto, si sta facendo anche un'attività, è stata portata avanti un'indagine conoscitiva che ha consentito di ricreare quello che è il quadro di riferimento della situazione del precariato all'interno dell'Amministrazione regionale. Ne è venuto fuori un quadro che merita sicuramente di essere ulteriormente approfondito, ma è anche altrettanto vero che ci sono state delle interlocuzioni positive, sia con l'Assessorato al lavoro che con l'Assessorato al personale. Ecco io credo che anche con questo strumento avremo la possibilità di ridefinire regole certe che consentono, con criteri chiari e definiti, di ricreare una situazione certamente più appropriata rispetto al contesto col quale ci troviamo ad operare. Ribadisco il concetto, è una legge ben fatta, fatta con il contributo di tutti, condivisa, condivisa non solo all'interno della Commissione, ma anche con le parti sociali e questo ovviamente costituisce un presupposto importante ma che ovviamente non deve essere visto in termini trionfalistici, quanto invece come un elemento e uno strumento che ci può consentire di fare ulteriori passi in avanti. Io credo che se continueremo a lavorare con lo spirito inclusivo, propositivo e costruttivo, che ha caratterizzato la definizione di questo importante provvedimento normativo, ci siano i presupposti per conseguire altri risultati importanti che sono fortemente richiesti, non solo dal lavoro dal mondo dei disoccupati e degli inoccupati, ma dal mondo del lavoro nel suo complesso. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Al di là del clima di unanimismo vero o finto che avvolge questa Aula nella discussione di questa legge, io credo che qualche riflessione sullo stato dell'occupazione e del lavoro in Sardegna debba essere fatta, proprio in occasione di un progetto di legge che parla di servizi per il lavoro, e credo che queste riflessioni debbano attraversare anche se molto sinteticamente le varie politiche industriali, energetiche, turistiche, trasportistiche di quest'isola che probabilmente stanno segnando il passo o comunque lasciano alquanto a desiderare. E penso che qualche riflessione debba essere fatta anche sulle politiche nazionali, sul Jobs Act, e sul maxi sgravio contributivo triennale per le aziende che nel 2015 hanno assunto a tempo indeterminato. Ebbene, io credo che i dati reali, i dati scientifici, smentiscano la propaganda renziana che è molto abile, ma è pur sempre propaganda, e anche le sviolinate del Governo regionale. Bankitalia, gli studi di Bankitalia hanno dimostrato che il lievissimo incremento dell'occupazione che è in qualche modo quantificabile in termini prefisso telefonico, è prodotto soprattutto dagli incentivi fiscali, mentre invece l'effetto congiunto degli incentivi fiscali e delle norme che in qualche modo tutelano in modo crescente il rapporto di lavoro, è alla base del cinque percento delle assunzioni, quindi prefisso telefonico. L'effetto congiunto delle norme e l'effetto congiunto degli incentivi fiscali. Questi dati, cioè i dati sull'assenza di forza strutturale di queste norme renziane sono confermati dal record sardo, dal triste record isolano in tema di disoccupazione giovanile. Siamo arrivati a un triste 56,4 per cento a fronte di una media europea di circa il 20 per cento, a fronte di picchi positivi tedeschi in Germania del 3 e 3,5 e 5 e 5,5 per cento. La nostra isola, la Sardegna è ricompresa tra i 10 territori dell'Unione europea con il tasso di disoccupazione giovanile più elevato. Siamo appena dietro la Calabria e appena dietro due regioni spagnole dell'Africa Ceuta e Melilla, quindi una situazione devastante, una situazione drammatica che contraddice la propaganda renziana ma contraddice anche le sviolinate di Pigliaru. È evidente che le grandi, forti, l'eccessive indecisioni in materia di trasporti, di politica industriale, di politica energetica, politiche turistiche pesano, queste forti indecisioni pesano stanno pesando e stanno pesando troppo ed è altrettanto vero che la propaganda non è sufficiente a far ripartire l'economia così come qualcuno crede. In tema di politica industriale c'è una focalizzazione eccessiva sul tema delle bonifiche ma non c'è invece quella necessaria attenzione sul tema della riconversione industriale, non c'è; le bonifiche possono produrre sì investimenti ma sono limitati nel tempo, non producono orizzonti occupazionali ampi, producono orizzonti occupazionali molto angusti, molto stretti. C'è, credo, e queste mie considerazioni sono confermate dall'unanime visione dei sindacati regionali, c'è un pregiudizio culturale di fondo contro l'industria, anche contro l'industria manifatturiera non soltanto contro l'industria pesante; ed è un pregiudizio che è indotto dal fortissimo partito del No a tutti i costi, del partito degli ambientalisti un tanto al chilo, del partito degli ambientalisti dacato, del partito degli ambientalisti con la villa sulla spiaggia candida sul mare. E questo partito ha condizionato e condiziona il Governo regionale che è timoroso, ha paura di fare passi avanti, ha paura di guardare a politiche di sviluppo industriale anche innovative. Il partito del No ha vinto ad oggi, ad oggi ha vinto una battaglia speriamo che non abbia vinto la guerra, ci dobbiamo rendere conto che qualcuno deve produrre in Sardegna, non possiamo continuare a importare, qualcuno deve pur produrre, qualcosa la dobbiamo pur produrre non soltanto disoccupati e incentivi.
Sotto il profilo dell'energia poi di sicuro manca nella politica regionale un percorso chiaro, netto per portare il metano nell'Isola, non capiamo se verranno fatti due rigassificatori, non capiamo se dovrà essere fatto il metanodotto. Pigliaru sostiene che bisogna fare il gasdotto Sardegna - Toscana, altri dicono altre cose, insomma confusione più totale, una confusione assoluta che non può assolutamente portare elementi positivi sul fronte occupazionale. Io credo che sia arrivata l'ora che decidano, che i signori del governo regionale decidano e decidano anche di muoversi in modo determinato, forte anche cattivo arrogante se vogliamo per avere finalmente un'equiparazione del prezzo della nostra energia a quello delle fasce migliori in Europa.
Sulla chimica verde mi piacerebbe stendere un velo pietoso. Il protocollo d'intesa del maggio 2011 è stato completamente disatteso, un protocollo d'intesa voluto fortemente dai sindacati, dagli enti locali e dalla Regione, un protocollo d'intesa che prevedeva comunque una rivoluzione industriale in termini innovativi per il Nord Ovest della Sardegna, 720 milioni di investimento, 700 occupati; agricoltura che si sposa felicemente con l'industria. Ebbene di quel protocollo di intesa non abbiamo visto ancora gli elementi essenziali in fase attuativa, anzi l'Enel è del tutto inadempiente, la centrale a biomasse non la fa più e Pigliaru nulla dice in proposito, ma anche la Regione è inadempiente perché tutte quelle attività previste nel protocollo, prevista nell'addendum del 26 maggio del 2011, quelle attività che erano a carico delle Regione non sono neanche a state abbozzate, c'è un totale disinteresse nei confronti della chimica verde e non solo purtroppo. E ribadisco purtroppo. Eppure il presidente Pigliaru nelle sue dichiarazioni programmatiche parlava di grande attenzione, lo solita grande attenzione che pervade i comunicati della Giunta regionale. Grande attenzione verso la rivoluzione industriale innovativa, non abbiamo visto un passo uno in attuazione di questa rivoluzione industriale innovativa, non c'è né industria tradizionale né industria innovativa, non c'è niente, c'è distrazione, disattenzione, scarsa determinazione, atteggiamento supino, prono nei confronti di Renzi e del Governo centrale.
Noi nell'agosto del 2015, lo scorso anno, abbiamo anche depositato una mozione affinché il Consiglio regionale possa discutere di questo tema della chimica verde che non è un tema soltanto del Nord Ovest della Sardegna è un tema isolano, ancora non abbiamo avuto la possibilità di discuterlo ma spero che comunque venga calendarizzato perché è bene che il Consiglio regionale, la massima assemblea sarda prenda atto delle difficoltà che sono alla base di questo grande processo rivoluzionario e dei motivi per cui né l'Eni né la Regione e né il governo regionale adempiano al protocollo d'intesa. Quindi ben venga questa legge sui servizi sul lavoro ma con la consapevolezza che non serve approvare una legge per creare occupazione, non serve approvare una legge sui servizi per il lavoro se non la si affianca con serie, concrete e determinate politiche industriali innovative…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Grazie Presidente, Assessori e onorevoli consiglieri, è chiaro che la proposta di legge che oggi è all'attenzione di quest'Aula ha un tema con un valore di base importante e fondamentale. Il titolo disciplina dei servizi e delle politiche, ripeto: delle politiche per il lavoro. Sono due aspetti che chiaramente condizionano lo sviluppo di un territorio, lo sviluppo di una Regione. Chi mi ha appena preceduto l'onorevole Marco Tedde ha puntato il dito fondamentalmente su una mancanza di strategia, una totale miopia nei confronti di uno sviluppo legato alla creazione di posti di lavoro. È vero che le grandi potenze economicamente forti hanno una struttura e una produzione industriale importante, senza di quello diventa difficile ed impossibile rendersi competitivi e quindi dare spazio e possibilità al mondo del lavoro. C'è chi invece ha dichiarato che questa è una legge ben fatta, c'è chi ha detto che è una legge che inizia e pone delle basi e che quindi ha un modulo di sviluppo che guarda al futuro dove però da questo punto di vista non trova il mio personale consenso e la mia personale condivisione. Lo dico in modo chiaro e sincero perché ritengo che per costruire uno sviluppo, per costruire una base sia necessario conoscere e avere chiaro quello che sarà il futuro. Il futuro chiaramente di uno sviluppo di base economico e sociale di un territorio e questo manca, questo è dimostrato anche nell'ultima finanziaria la totale incapacità ad inquadrare quelli che sono i reali canali di un sistema di sviluppo per un territorio, per un'Isola, come quella dove viviamo noi, per un'Isola che ha grandi potenzialità di sviluppo, dove però è necessario avere il coraggio di investire, il coraggio di aprire a nuovi investimenti. Davanti ad una legge invece che è chiusa, che guarda solo ed esclusivamente, e ben venga, ci mancherebbe altro, alla soluzione e al problema legato, oramai da tempo, ai lavoratori di CESIL e CSL, ripeto, ben venga, ma non è la soluzione totale, o perlomeno non è quella che risolverà tutti i problemi del mondo lavorativo sardo. Quindi il dramma dell'occupazione e il dramma dei posti di lavoro della nostra Isola non può essere affrontato semplicemente con una norma che viene definita "ben fatta", bensì sarebbe stato necessario sicuramente inquadrarlo con una norma molto più ampia, che desse spazio anche ad altre possibilità. Ma quello che fondamentalmente un po' lascia perplessi, ma che mi preoccupa per il buon fine di questa norma, è sicuramente il fatto che si presta, per come è iscritta e per come è stata impostata, alla possibilità di un'impugnazione da parte del Governo, o meglio, prova, e questo lo dico in modo molto più chiaro, in modo molto spregiudicato, tenta di raggirare una sentenza, che oramai è chiara ed è conosciuta da tutti, una sentenza della Suprema Corte che chiarisce quale è il modo, il sistema e il percorso per la stabilizzazione del personale, e questo, rispetto, lascia molto perplessi, non a noi e a me che siedo in questi banchi, ma probabilmente deve preoccupare ancora di più gli stessi lavoratori, perché credo che da questo punto di vista ci saranno grosse difficoltà e grossi dubbi nell'affrontare poi successivamente questo aspetto. Ma lo vedremo quando affronteremo il ragionamento, e quindi entreremo nel merito vero dell'articolato e punto per punto cercheremo di chiarire quali sono gli aspetti che possono creare difficoltà ad una approvazione finale di una legge, approvazione finale di un Consiglio regionale che avverrà sicuramente, e mi troverà sicuramente favorevole, ma che in realtà poi potrebbe trovare ostacoli in altre sedi. Perché vedete, il problema non è solo chi sta e siede all'interno del Consiglio regionale, ma chi anche sta fuori e quindi guarda i lavori e le approvazioni di norme della massima Assemblea regionale sarda. Ci sono tanti disoccupati sardi che vogliono partecipare a concorsi pubblici, ci sono tanti precari che vorrebbero essere stabilizzati, quindi questo credo sia uno degli aspetti cui quest'Assemblea, ma vorrei capire anche da parte della Giunta regionale quali sono le reali soluzioni non solo per una parte, ma chiaramente anche per tutto il resto dei lavoratori che aspettano delle risposte. "Modello di sviluppo e rilancio", così è stato definito, che va a finire dentro un'ulteriore e ancora un'altra riforma di agenzie, o per lo meno nel caso specifico si cambia solo il nome, quindi questa nuova ASPAL, e anche su questo entreremo nel merito poi successivamente, un'ASPAL che dovrebbe passare da circa 80 lavoratori, se non ricordo male, attuali, ad oltre ottocento, quindi un'ASPAL che avrà probabilmente la necessità di avere certezza della copertura finanziaria, e su questo bisogna che non solo noi, ma chiaramente anche chi gestisce la programmazione e il bilancio, ci dia garanzie e certezza, dia garanzie e certezza per avere la reale copertura finanziaria, perché mi sembra che solo l'Agenzia del lavoro mi sembra di ricordare che in finanziaria passa da 6 milioni di euro degli anni precedenti a 4 milioni e mezzo di gestione di quest'anno finanziario, di conseguenza credo che le difficoltà saranno tantissime, e quindi prima di arrivare alla chiusura e all'approvazione di una legge, credo che questo Consiglio debba dimostrare la reale copertura finanziaria della nuova ASPAL. L'altro aspetto fondamentale, così come dicevo prima, e qui porto un esempio all'Aula, ripeto, non certamente per creare problemi o sollevare difficoltà a chi oggi aspetta l'approvazione di questa legge, per trovare definitivamente e una volta per tutte la certezza del proprio posto di lavoro, ma chi invece per esempio adesso attende che ci siano delle risposte anche nei loro confronti. Porto l'esempio chiaramente territoriale, ma credo sia un esempio piuttosto importante, che è quello della Società bonifiche sarde, cioè di quei 27 lavoratori che non hanno la possibilità, o per lo meno in questo momento attendono una trattativa privata per verificare se il loro futuro potrà essere roseo come quello di coloro che troveranno soluzione probabilmente nell'approvazione di questa legge, roseo inteso come posto di lavoro certo e definitivo, e a questo punto, assessore Paci, le pongo il problema, o perlomeno le pongo la stessa domanda che abbiamo posto pochi giorni fa: se il percorso che noi stiamo seguendo oggi con l'approvazione di questa legge è legittimo, e quindi per noi va bene e spero anche per chi non dovrà impugnare questa legge, mi chiedo per quale motivo lo stesso percorso non può essere fatto ad esempio, e solo ad esempio, per i lavoratori di società bonifiche sarde, così come tanti altri, come tutti i precari, per esempio quelli della Regione, che da oltre 36 mesi hanno lavorato all'interno degli Assessorati e delle Agenzie regionali.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lorenzo Cozzolino. Ne ha facoltà.
COZZOLINO LORENZO (PD). Oggi affrontiamo la discussione di una proposta di legge sulla disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro, scaturita dal proficuo lavoro della seconda Commissione che ha inteso intervenire sul testo del precedente disegno di legge, il numero 216, presentato dalla Giunta regionale sulla base di alcune priorità normative, priorità di cui la prima è rappresentata dall'esigenza di trasferire alla Regione l'esercizio delle funzioni in materia di lavoro a seguito della cancellazione delle province, mentre la seconda è quella di accogliere il dettato normativo introdotto con la legge numero 183 del 2014 conosciuta come "Jobs Act". La proposta di legge in discussione, quindi, rappresenta un chiaro esempio del compito preposto ad ogni assemblea legislativa di assolvere alle necessità di intervenire per adeguare la propria produzione alle mutate cornici normative nazionali ed europee. Nel caso specifico si è trattato di perfezionare e integrare il disegno di legge, precedentemente presentato dalla Giunta regionale, con un testo della Commissione adeguato alle mutazioni intervenute nel contesto legislativo regionale, cioè la cancellazione delle province nazionale, e sulle politiche attive per il lavoro. Per mio conto da un esame del testo di particolare interesse è l'articolo 10, che vede istituire l'ASPAL, cioè l'Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, cui è demandato il compito di erogare i servizi connessi alle funzioni e ai compiti assunti dalla Regione in materia di lavoro. È chiaro che in una Terra come la nostra, dove la crisi occupazionale vede un esubero di braccia e intelligenze di lavoro, oggi costrette ad una nuova ondata di immigrazione verso mercati del lavoro con un ventaglio maggiore di possibilità di impiego rispetto ai contesti delle possibilità offerte dal mercato sardo, il compito dell'ASPAL e delle sue articolazioni territoriali denominate "Centro per l'impiego", risulta strategico nell'indirizzare e favorire vincenti politiche attive per il lavoro, determinate dalle scelte effettuate nella programmazione regionale. Un compito difficile in un contingente di crisi quasi permanente, come quello che caratterizza la nostra Isola negli ultimi decenni, che non può assolvere se non con uno straordinario impegno della Regione sulle politiche attive per il lavoro che sia effettivamente innovativo e coraggioso. Per il restante complesso quello esitato dalla seconda Commissione è un testo il cui dettato interviene a regolare una disciplina normativa resasi necessaria con l'abolizione delle province, come l'articolo 37, che dispone il delicato passaggio del personale dalle province alla regione, e l'articolo 36, dove viene regimentato il subentro della Regione nelle funzioni già assolte dalle province, con il contestuale trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali. Il testo contiene interventi di manutenzione legislativa, laddove con l'articolo 43 si attua l'abrogazione della legge regionale numero 20 del 2005 in materia di sicurezza del lavoro e della legge regionale numero 20 del 2002, l'istituzione del fondo regionale per l'occupazione dei diversamente abili, riscritte rispetto alle mutate esigenze e disciplinate all'interno della presente proposta di legge. In sintesi va ascritto alla seconda Commissione, all'interno di un rapporto di leale e reciproca collaborazione fra Esecutivo e Legislativo, il merito di essersi assunta l'onere di redigere un testo che, così innovato, risulta meglio rispondente alle esigenze e alle finalità per il quale è stato presentato il precedente disegno di legge in materia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Presidente, devo dire che mi ha preceduto l'onorevole Cherchi, che ha in qualche modo rotto il clima unanimistico, e anch'io cercherò in qualche modo di rappresentare una voce fuori dal coro. Su una cosa sono d'accordo con l'onorevole Manca, che questa legge fosse assolutamente necessaria, nel senso che non possiamo permetterci di andare avanti con un sistema dei servizi per il lavoro totalmente frazionato, disorganizzato e con risposte differenti, come è stato evidenziato anche dai colleghi, che c'era sino ad oggi, ed è un tema che sappiamo bene è stato affrontato in passato, anche nelle precedenti legislature, con tutta una serie di interventi normativi che ci hanno portato alla situazione attuale e a quel precariato di cui si parlava.
Proprio sul tema del precariato voglio dire una cosa. A me sinceramente dispiace che ci sia una sorta di confusione. È chiaro che il tema del precariato è un tema importantissimo, ma non possiamo confonderlo con la necessità di un servizio per il lavoro che funzioni, perché i veri interessati sono quelli che non hanno mai avuto la possibilità di lavorare o quelli che hanno perso il lavoro, e quindi il primo obiettivo che ci dobbiamo porre è quello di riuscire a creare una legge che permetta ai servizi per il lavoro di funzionare e che permetta a quei soggetti che non hanno un'occupazione di trovarla con maggiore facilità. È chiaro che le due cose possono collimare, ma se le confondiamo rischiamo di fare una pessima legge e di creare estrema confusione. Penso anche che questa legge poteva essere un po' più coraggiosa, nel senso che è vero che riprende le cose che hanno detto i colleghi, cioè riprende la necessità di riportare nell'alveo regionale tutta la materia del lavoro che nel corso degli anni aveva visto un suo trasferimento alle province, in virtù anche delle recenti attuazioni normative della legge del Jobs Act, però dobbiamo dire che potevamo avere un po' più di coraggio e non semplicemente seguire pedissequamente quello che è stato previsto a livello nazionale. E lo dico perché anche i successi che sono stati citati precedentemente da alcuni colleghi in tema di lavoro e di occupazione in Italia, quei timidissimi successi, sappiamo tutti che sono determinati non tanto dal quadro normativo, ma dalle risorse economiche, ovvero l'aumento dell'occupazione che c'è stato nel corso del 2015 è determinato soprattutto dagli incentivi alle assunzioni che ci sono stati e dagli sgravi degli oneri sociali, e quindi dal fatto che alla legge fossero associate risorse economiche. Questa legge, invece, risorse economiche non ne ha e forse anzi non ha nemmeno tutte quelle risorse che dovrebbe avere, perché sappiamo benissimo dalle relazioni allegate da parte dei funzionari che c'è anche un problema di copertura finanziaria, che poi magari in Aula, nel corso della discussione, con alcuni emendamenti verrà risolto. E penso anche che manchi in generale un coinvolgimento del mondo dell'impresa a 360 gradi e delle parti sociali nella legge. Cioè la legge tecnicamente è scritta bene, poi ho dei dubbi che possa risolvere effettivamente i problemi che ci poniamo, cioè quelli della individuazione di opportunità e prospettive di lavoro per i nostri concittadini.
Dicevo prima che su questa legge vorrei fare alcune osservazioni di merito e altre di metodo. L'osservazione di merito, come dicevo, riguarda una i dubbi sulla copertura finanziaria - poi collega Manca mi dirà che non è così e che siamo perfettamente in linea - e l'altro dubbio che mi sovviene è quello che ha sollevato anche il collega Cherchi, cioè del rischio di un'impugnativa. Perché, vedete, la strada che è stata scelta è stata quella di seguire la 147 del 2013, cioè l'articolo che permette in qualche modo il superamento del precariato, però quel superamento del precariato previsto dalla norma nazionale è consentito per il personale dell'amministrazione regionale. Qua c'è un'estensione al personale delle agenzie che pone qualche dubbio, e siccome a gennaio del 2016 c'è stata una sentenza della Regione Puglia, che proprio evidenziava il fatto che veniva esteso alle agenzie regionali, e non solo al personale della Regione, il provvedimento, e quindi c'era una interpretazione estensiva dell'articolato nazionale, io qualche dubbio me lo porrei. Ma come dicevo prima il problema è un problema politico. Cioè noi cosa vogliamo fare? Vogliamo creare dei servizi per il lavoro che funzionino, vogliamo dare risposte a chi non ha occupazione o vogliamo risolvere il problema del precariato? Vedete, una buona legge si realizza quando il non dichiarato collima con il dichiarato. Qua c'è un dichiarato che è la volontà di risolvere i problemi dei servizi per il lavoro e c'è un non dichiarato che è la volontà di mettere mano alla questione dei lavoratori dei CSL e dei CESIL, perché dobbiamo avere il coraggio di dirlo chiaramente, di guardarci in faccia e di non nasconderci dietro a un dito. E allora se io penso che questo sia l'obiettivo finale mi pongo anche dei problemi di valutazione. Può questo sistema poi funzionare? Io sinceramente ho dei dubbi, ma non io come Paolo Truzzu, ho dei dubbi che vengono dal vissuto, che vengono dagli stessi documenti dell'Assessorato della programmazione, che vengono dalla valutazione del nucleo per la verifica degli investimenti pubblici, che ci dice chiaramente che non appare chiara la capacità dei CSL di incidere sui percorsi di ingresso in un mercato del lavoro sostanzialmente poco dinamico. Ora la legge tutte queste questioni le affronta correttamente? Trova le soluzioni adatte per rispondere a questi problemi?
Allora qual è il rischio? Il rischio concreto è quello che, a fronte della necessità di rispondere a un'esigenza legittima, giusta, di soggetti che hanno lavorato per tanti anni per l'amministrazione pubblica e che non hanno un riconoscimento di rapporto stabile, si crea un carrozzone nuovo che corre il rischio di non rispondere alle reali esigenze, incapace cioè di offrire opportunità di lavoro a chi le cerca, perché questo dovrebbe essere il primo obiettivo, e la strada che si sceglie è quella di una sorta di sanatoria, diciamo così, benché nell'alveo del dettato della legge nazionale, che crea due pericoli. Come dicevo il primo è quello di non avere poi un servizio che funziona, rispondente alle esigenze dei più; il secondo è quello di offrire ai lavoratori la chimera di una soluzione che non ci sarà, perché poi dobbiamo anche dire chiaramente che l'inserimento di tutti questi soggetti sarà complicato e sarà di difficile attuazione. E c'è anche un terzo problema, dato dal fatto che se noi inseriamo 300 persone in una volta si rischia di coprire il limite assunzionale della Regione e quindi di dire stop ai concorsi, a quello che la Giunta ha annunciato più volte, alla volontà di creare un'amministrazione più snella, più moderna, più al passo con i tempi, con nuovo personale. Sono passati esattamente sei anni e otto giorni dall'ultimo concorso pubblico indetto dalla Regione; siamo alla ventiseiesima proroga. Allora qual era la soluzione per dare garanzie a tutti? Individuare delle procedure concorsuali aperte a tutti, a chi ha lavorato nei servizi per il lavoro e a chi non ha lavorato, e dare uguali garanzie a tutti, perché ci sono soggetti in questa Sardegna che non parteciperanno mai a una selezione pubblica. Per i prossimi dieci anni non potremo fare un concorso e bisogna avere il coraggio di dirlo e non credere che problemi si risolvano così, buttando dentro un gruppo di persone che ha sicuramente dei diritti e delle legittime aspettative, ma che non può essere considerato su una posizione superiore rispetto agli altri. Tutto questo cozza con le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru, mi spiace che non sia in aula perché le dichiarazioni erano abbastanza chiare. Allora io mi pongo un problema politico che riguarda in questo caso i rapporti tra Giunta e maggioranza; se uno prende le dichiarazioni programmatiche di due anni fa e legge anche le cose che sono state scritte "vogliamo un'amministrazione regionale snella, organizzata per obiettivi e funzioni, vogliamo riavviare la macchina organizzativa, operare una coraggiosa revisione, attuare una programmazione concorsuale", se uno rilegge queste dichiarazioni la domanda che mi sovviene è una sola: o la Giunta allora prendeva in giro questa maggioranza o la maggioranza oggi prende in giro questa Giunta.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Alessandro Unali. Ne ha facoltà.
UNALI ALESSANDRO (Sovranità, Democrazia e Lavoro). Presidente, la riforma del lavoro con la legge numero 183 del 2014 nota come Jobs act, ha profondamente cambiato in peggio alcuni aspetti del diritto del lavoro in Italia. Ha di fatto smantellato lo statuto dei lavoratori con la cancellazione dell'articolo 18, lascia liberi gli imprenditori di licenziare a loro discrezione e non propone un reddito di cittadinanza, ma anzi taglia di ammortizzatori sociali, non tutela i lavoratori degli appalti e subappalti. Inoltre permette l'abuso dell'utilizzo dei voucher che mascherano di fatto le assunzioni subordinate. Ha introdotto il contratto di ricollocazione con cui il disoccupato ha diritto di essere preso in carico dai servizi pubblici e privati per il ricollocamento. Per quanto riguarda i servizi per il lavoro e le politiche attive il Governo ha istituito l'Agenzia nazionale per l'occupazione (ANPAL) che altro non è che un ritorno al passato, il riaccentramento in capo al Ministero dei servizi pubblici per il lavoro che di fatto supera il principio del decentramento del governo politico del territorio e del principio di sussidiarietà.
La proposta di legge numero 315 oggi in discussione è di diretta derivazione della riforma del Governo centrale e questo emerge in particolare rispetto alla gestione dei servizi per il lavoro. Dal documento non emerge il ruolo chiave dei servizi pubblici che il presidente Pigliaru, durante la campagna elettorale, ha più volte annunciato di voler potenziare. Infatti, gli stessi risultano ridotti al disbrigo di mere pratiche amministrative e senza più il ruolo centrale di programmazione, di governance delle politiche per il lavoro legate ai territori e di erogazione dei servizi acquisito faticosamente in questi ultimi 15 anni. La conferma di questo l'abbiamo con tutte le politiche attive di questi ultimi due anni e con una gestione dei servizi in capo all'agenzia regionale trasformata in ASPAL, agenzia che dovrebbe inglobare un numero enorme di operatori, circa 800, e che di fatto governa centralmente politiche e servizi sostituendosi al governo politico dei territori. Alcuni esempi di politiche attivate come il programma garanzia giovani o la Flexsecurity, ma soprattutto l'ultimo programma denominato CRiS, contratto di ricollocazione, di fatto disegnano il funzionamento futuro dei servizi per il lavoro. Infatti in particolare il programma CRiS ha la funzione di sostenere e accompagnare il lavoratore favorendone l'inserimento nel mercato del lavoro attraverso la predisposizione di un servizio personalizzato con iniziale presa in carico da parte di operatori pubblici e il successivo rinvio agli enti privati che vengono retribuiti dalla Regione per l'orientamento, il collocamento e tutti servizi che invece possono essere resi gratuitamente dagli operatori del CSL e del CESIL. In sostanza la realizzazione del programma CRiS pone in capo ai CSL la gestione delle pratiche amministrative così come avveniva un tempo nei vecchi uffici di collocamento che svolgevano esclusivamente pratiche burocratiche, mentre la gestione delle politiche attive del lavoro è svolta, dietro remunerazione, dagli enti privati in quanto strutture più snelle e senza vincoli di trasparenza sia nel reclutamento del personale da impiegare sia nell'erogazione dei servizi, con il conseguente depotenziamento dei servizi pubblici per il lavoro e l'evidente, sostanziale ritorno ai vecchi uffici di collocamento. Tutto ciò è in contrasto con la riforma avviata con grande difficoltà da oltre 15 anni in cui si è voluto trasformare il collocamento pubblico da mero erogatore di pratiche burocratiche e amministrative in erogatore di servizi specialistici per il lavoro. Inoltre ciò è ulteriormente in contrasto con gli orientamenti comunitari che spingono gli Stati membri a rafforzare i servizi pubblici quali strumenti principali per l'attuazione delle politiche per il lavoro. Di recente, infatti, la Commissione europea ha definito i servizi pubblici per l'impiego quali agenzie di transizione con il ruolo globale di fornitori di servizi permanenti nel campo della valutazione delle competenze, delle definizioni di profili professioni, dell'organizzazione della formazione, dell'orientamento professionale e individuale e della consulenza ai lavoratori e ai datori di lavoro e gli stessi documenti comunitari che pongono la centralità dei servizi pubblici per l'impiego in tutti i programmi. Tutto questo non è presente nella proposta di legge oggi in discussione così come non risultano presenti nelle politiche attive strumenti di reddito, di inserimento e reinserimento concreti riferiti agli ultraquarantenni fuorusciti dal mercato del lavoro. Per cui, fatta salva la questione del personale dei servizi pubblici, ritengo coerentemente di astenermi dalla presente proposta.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA PAOLO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, un paio di annotazioni in principio sul metodo di lavoro che è stato molto positivo e produttivo, ha visto l'attuazione di un percorso estremamente rigoroso, la valutazione di una serie di dettagli e di regole che sono entrate in vigore anche durante il corso della valutazione dell'elaborazione di questo testo di legge. Il tutto è stato fatto in modo molto proficuo con una serie di interlocuzioni con le parti sociali, con i sindacati, con l'Assessorato e con i rappresentanti della stessa agenzia del lavoro multipla e che si è concluso in modo, dal mio punto di vista, estremamente positivo nel senso che anche i giudizi dei soggetti che si sono confrontati con la Commissione sono stati molto positivi nel loro complesso. È un testo di legge sottoscritto da tutti i Gruppi consiliari, si è quindi giunti a una condivisione di una norma che è importantissima per il futuro della nostra regione.
Siamo partiti con l'idea di riordinare soprattutto un comparto, quello del personale che gestisce i servizi per il lavoro per una questione di precarietà, ricordiamo tutti che all'inizio della campagna elettorale quello che è diventato il nostro Presidente ha espresso in varie sedi i suoi dubbi su un settore nel quale gli operatori che dovrebbero occuparsi di sistemare i nostri disoccupati erano loro stessi precari e che quindi prima di tutto si doveva dare un ordine a chi gestisce la questione della gestione dei posti di lavoro. Siamo arrivati invece a definire una legge che è una vera legge di riordino di un settore ampio, una legge organica, è una legge che considera una serie di aspetti all'interno del quale si attuano le politiche del lavoro, si organizzano i sistemi di comunicazione e si crea una rete regionale e nazionale. Il quadro normativo ci imponeva di tenere conto di alcune regole, una è quella che ci impone il passaggio di competenza dalla Provincia alla Regione. Ricordiamo che nel 2006 le competenze erano state delegate dalla Regione alle Province e che invece con l'ultima legge sulla riforma degli enti locali e con il referendum noi chiediamo che queste competenze passino di nuovo dalle Province in capo alla Regione.
In secondo luogo è intervenuta una normativa nazionale, quella del Jobs Act, fortemente sostenuta dal nostro Governo nazionale attraverso la legge 183, il decreto Poletti, una serie di otto decreti legislativi, quattro dei quali pubblicati a settembre dello scorso anno, quindi quando noi avevamo già in carico l'elaborazione di questo testo di legge. Il Jobs Act si fonda su alcuni pilastri determinanti, uno dei quali è quello del contratto a tutele crescenti, quello dell'istituzione di un assegno unico di disoccupazione, alcune semplificazioni normative e l'istituzione di una agenzia nazionale del lavoro, ANPAL, agenzia nazionale che costituisce un ente che supervisiona una serie di altre agenzie regionali e che costituisce il capo di un unico sistema di gestione delle politiche del lavoro.
Ora noi siamo la prima Regione in Italia a dotarsi di una legge organica di riforma delle politiche del lavoro, la prima che ha recepito queste norme quadro e che le ha coordinate e declinate attraverso i suoi uffici territoriali e l'agenzia regionale, quella che noi poi abbiamo deciso di chiamare ASPAL (agenzia sarda per le politiche attive del lavoro). Un'altra Regione, il Friuli, si era dotata di una legge che serviva però soltanto a trasferire le competenze, il personale e il patrimonio dalle province alla regione, altre regioni stanno lavorando attualmente a una legge sulle politiche del lavoro e stanno lavorando ad una legge prendendo come modello di riferimento la nostra legge. Quindi io credo che abbiamo fatto un lavoro coraggioso, importante e tecnicamente sicuramente ben organizzato. Esistevano alcuni problemi che abbiamo dovuto affrontare, uno è quello della disomogeneità dei servizi per il lavoro, esistevano delle strutture che gestivano queste funzioni frammentate che non comunicavano tra di loro, che non avevano un sistema informativo interconnesso e che avevano anche delle modalità di valutazione delle spese e delle concrete politiche da attuare non omogenee. Siamo passati a costituire invece una nuova agenzia del lavoro che passa, come qualcuno ha detto, da 80 dipendenti ma 300 nel concreto perché gestiva anche il personale ex ministeriale e quello delle province a un'agenzia che ha un limite massimo di 800 dipendenti. Non è un'agenzia che cresce a dismisura, stiamo semplicemente rimettendo in ordine e in un unico compartimento una serie di pezzettini che già esistevano, solo lavoravano ognuno per conto proprio. Passiamo da un'agenzia che aveva un solo dirigente ad un'agenzia che avrà probabilmente sette dirigenti, quindi sicuramente più organizzata. Compiamo un passo significativo importantissimo, quando si è fatto riferimento alla differenza nel rapporto tra operatori e disoccupati del resto d'Europa, 1 a 50, 1 a 70 in Europa, 1 a 200 fino a 1 a 800 in Italia non consideriamo il fatto che in Europa esiste un insieme di soggetti che gestiscono le politiche del lavoro che è molto ben integrato e nel quale compaiono soggetti pubblici e soggetti privati.
Quest'integrazione in Sardegna e in Italia mancava e ancora in parte manca, tanto che il tribunale di giustizia europeo in due sentenze ha ripreso la situazione italiana e ci ha imposto di aprire una sorta di monopolio che si era creato. Noi attraverso questa legge definiamo quali sono le strutture pubbliche e private, quali sono i sistemi di accreditamento, come noi riconosciamo che alcuni soggetti privati possano operare all'interno delle politiche per il lavoro, di accreditamento o di autorizzazione, quali sono le funzioni che possono svolgere i soggetti privati e i soggetti pubblici.
Non solo, imponiamo che alcune strutture basilari per il funzionamento e per lo svolgimento di queste funzioni, quelli che nella legge si chiamano in gran parte livelli essenziali di prestazioni, alcuni strumenti siano disponibili in maniera ampia e condivisibile alle strutture pubbliche e alle strutture private, cioè che si dia avvio ad una fase reale di concorrenza sana, in primo luogo quello che si chiama sistema informativo del lavoro. Il sistema informativo è in gran parte naturalmente gestito attraverso strutture informatiche, attraverso questa legge si impone che ci sia un buon funzionamento e una buona gestione che sembra banale ma negli anni scorsi ha dato parecchi problemi all'agenzia, che ci sia un'interconnessione con gli altri strumenti informatici che gestiscono delle banche dati, per fare solo un esempio quello degli enti locali oppure quello delle ASL, anche qui sembrerà banale ma non è così perché finora non erano connessi. Che ci sia un'accessibilità garantita a tutti i soggetti operanti, quindi alle strutture pubbliche, all'agenzia, ma anche ai soggetti privati accreditati. Anche qui sembrerebbe banale ma non è così, finora una serie di problemi sono stati causati, problemi di possibilità di entrata da parte dei soggetti privati nel sistema operativo pubblico. Ci sono una serie di altre norme che tendono a garantire la interoperabilità cioè l'accessibilità reciproca degli applicativi utilizzati dai privati nei sistemi pubblici e viceversa...
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SEL). I nostri padri costituenti usciti dalla rovinosa seconda guerra mondiale dalla lotta contro il fascismo scrissero la più bella Costituzione del mondo nella quale all'articolo 1 c'è scritto: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Purtroppo noi dobbiamo constatare che la più bella Costituzione del mondo non è applicata, non è applicata e noi che siamo la classe politica sarda abbiamo difficoltà a rendere vero, viva, pulsante questo articolo e in generale la nostra Costituzione. Però io devo dare merito oggi al Presidente della Commissione, alla Commissione che ha svolto il lavoro, di aver cercato di mettere in atto l'articolo 4, il primo comma. "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto". Questa riforma importante che noi oggi stiamo esaminando è secondo me l'applicazione dell'articolo 4 della Costituzione della Repubblica col tentativo di realizzare l'articolo 1 e devo dire questa riforma personalmente mi piace molto e intendo sostenerla pienamente e consapevolmente con grande convinzione oltre perché secondo me si rifà ai valori della Costituzione e dell'antifascismo ma anche perché all'interno di questa legge vi sono dei passaggi veramente molto importanti che sono un'attenzione particolare ai disabili e al collocamento dei disabili perché oggi viviamo in una società in cui le persone con disabilità hanno dei servizi, hanno degli aiuti importanti fino ai diciotto anni, dopo i diciotto anni vengono un po' dimenticati e rimane la pensione, rimane qualche aiuto, ma non c'è la reale emancipazione attraverso il lavoro. È importantissima la priorità che viene data all'apprendistato rispetto ad altre forme di lavoro e altre forme di contrattualizzazione perché l'apprendistato oltre che essere uno strumento per poter lavorare dà anche una qualifica, dà la possibilità di migliorarsi, il fatto che si metta all'interno della nuova agenzia l'ASPAL la funzione anche di ricerca di nuovi imprenditori e di nuovi soggetti che possano aiutare a far crescere l'occupazione in Sardegna e il merito più grande che io ritengo straordinariamente importante, dal grande valore politico di questa norma, è l'uscita dalla precarietà di tutte quelle centinaia di lavoratori che cercano di far uscire dalla disoccupazione e in molti casi dallo sfruttamento della precarietà altre migliaia di lavoratori. E' questo il grande merito secondo me di questa legge e devo dire con grande fatica e sforzo debbo anche rendere merito a Renzi per il pezzettino del jobs act che consente la realizzazione di questo miglioramento. Detto questo io non condivido nel complesso il jobs act e non condivido le politiche di Renzi però questo è un dato di fatto che dobbiamo constatare con convinzione. Vengono dati degli strumenti, quando c'è l'intelligenza politica di saperli applicare come in questo caso si applicano in riforme avanzate che consentono il miglioramento della vita delle persone. Quindi personalmente esprimo veramente con convinzione il sostegno a questa norma e spero che sia un inizio, non vedo il Vicepresidente, lo dico a lui però perché questo sia un momento spartiacque della nostra legislatura dove adesso ci sia la possibilità di mettere mano ai sistemi che non stanno funzionando in questa regione che non sono pochi e metterci mano per migliorare le condizioni di vita di chi ci lavora e di chi usufruisce di questi servizi. E quindi io spero e sono d'accordo con quello che diceva il collega Locci e sarebbe importante ampliare questi strumenti se ci fosse la possibilità anche in questa legge, della possibilità di ampliare e migliorare le condizioni di stabilizzazione di tutto quel personale che ruota intorno alla regione che oggi non vede possibilità di avere una serenità di vita, di lavoro e di tranquillità. Credo che questa per noi, per questa maggioranza, ma generale per tutti i consiglieri - mi fa piacere in questo senso riconoscermi nella parte conclusiva del discorso che ha fatto il collega Locci - deve avere tutti noi impegnati in una battaglia importante per creare le condizioni di eliminare le forme di precarietà e di destabilizzazione della vita dalla Regione Sardegna su cui grava la responsabilità di queste persone per cui con convinzione andiamo avanti con questa legge e lavoriamo affinché il precariato sia un brutto ricordo della nostra Regione futura. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppino Pinna. Ne ha facoltà.
PINNA GIUSEPPINO (UDC Sardegna). Presidente, Assessore e onorevoli colleghi. Molto è stato già detto da chi mi ha preceduto e quindi sarò breve, facendo un'analisi dei contenuti e degli obiettivi della proposta di legge numero 315 che abbiamo in discussione oggi, tutto sommato non sembrerebbe neanche una brutta norma anche se la trovo molto ovvia e poco concreta. In particolare i diciassette obiettivi individuati nell'articolo 1 risultano degli ottimi propositi, ma estremamente ampi, generali e quindi poco discutibili. È per questi motivi che è stata votata da tutti i consiglieri in Commissione, anche se siamo preoccupati per la dubbia applicabilità nel mondo reale. Si intravede di conseguenza un contesto generale molto teorico che non affronta i problemi dei territori e non risolve le difficoltà nel mondo del lavoro.
Oggi le riforme del Jobs act e le nuove leggi promosse dal Governo rendono necessaria in Sardegna la discussione di una legge che tenga conto di queste novità legislative, e anche questo è un motivo che rende facile la votazione per questa proposta, malgrado risulti molto evidente il carattere poco concreto e poco efficace del testo così scritto. In maniera molto sfocata si intravede una maggiore snellezza nelle procedure, ma ho paura che il tutto senza un'azione edificante possa partorire solo un cambio delle etichette o delle targhe che dir si voglia, questo è il caso dei centri per l'impiego e dell'agenzia ASPAL, che di fatto risultano gli stessi enti che fino ad oggi si chiamavano Centri di servizi per il lavoro, Agenzia regionale per il lavoro e quindi non vi è alcun miglioramento o alcun beneficio per i cittadini e per l'organizzazione regionale, manca proprio l'aspetto innovativo che possa riformare gli strumenti regionali, per poter migliorare le politiche definite "attive del lavoro", ma che per ora è solo un nome, una parola, com'è stato detto: una etichetta che di fatto non viene applicata in modo efficace e nella realtà, quindi oltremodo poco coraggiosa. In questa legge ci sono tanti articoli e tante parole che hanno un carattere fortemente teorico, ovvio e per nulla innovativo, però di certo mette in luce la grande dote invettiva e il grande lavoro che è stato fatto per cambiare i nomi e i titoli degli enti e degli uffici, senza un'azione politica pratica e attiva che possa creare delle nuove opportunità per tutti i sardi che si aspettano da quest'aula un futuro nuovo e migliore, per loro ma soprattutto per le loro famiglie. Chiudo dicendo che è giusto creare nuove norme, ma l'urgenza più grande resta sempre la solita: creare lavoro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.
COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Anch'io mi unisco al coro di coloro che hanno riconosciuto il buon lavoro fatto dalla seconda Commissione, dal suo Presidente e dal Vicepresidente, in qualche modo per aver raggiunto un obiettivo non scontato, molto difficile che riguardava quello di fare una riforma organica, un testo di legge da sottoporre all'attenzione dell'aula che è in qualche modo anche a livello nazionale può diventare un punto di riferimento perché il problema, che anche in quest'aula stamattina dagli interventi dei colleghi che in qualche modo hanno voluto con aspetti un po' diversi introdurre anche ragionamenti che nulla ci azzeccano con questo testo di legge perché credo che possiamo inserire tutto ma non credo che il metano l'energia, Renzi, governi passati e l'antifascismo, in qualche modo possano essere inseriti in un testo che in qualche modo vuole superarci undici anni di legislazione regionale che a cercato di mettere mano e superare una forma di precariato legislativo, ancora prima che di precariato umano perché se noi siamo dal dicembre del 2005 che con nuove leggi cerchiamo di intervenire in una riorganizzazione di servizi per l'impiego, devo dire che noi abbiamo un precariato legislativo e poi parleremo dell'altro tipo di precariato. Questo testo in qualche modo supera questo precariato legislativo da un testo di legge definitivo che in qualche modo diventa un punto di riferimento per le politiche attive del lavoro. Ma il lavoro chi lo crea? A questo punto dobbiamo tornare all'ABC di che cos'è il lavoro, perché altrimenti non ci capiamo, vogliamo il lavoro come ci ricorda Ceccho Zalone, il lavoro pubblico conoscendo qualcuno o vogliamo in qualche modo creare le condizioni perché tutti vengano messi nelle stesse possibilità per andare ad un posto di lavoro e per poter partecipare in quel mondo di lavoro che è cambiato, perché già dal 2005 ad oggi il mondo del lavoro è totalmente cambiato e cambierà ancora nel corso degli anni, perché così sono le dinamiche che siamo abituati ad affrontare, lo stesso Internet ha cambiato il mondo del lavoro. Una legge che è un punto di riferimento importante, che questo Consiglio regionale si appresta ad approvare deve essere visto come entusiasmo, deve essere visto con orgoglio, deve essere visto veramente come legislatura innovativa, che si capisca che le cose sono cambiate e si vogliono affrontare, non guardando all'indietro, perché se io guardo all'indietro vedo sacche di precariato, che non abbiamo creato noi, ci sono precari in Regione da quindici, diciott'anni, vedi i lavoratori del CESIL e del CSL che ancora oggi non sanno che fine devono fare, questo guardando all'indietro, ma io vedo che quando uno diventa legislatore debba guardare avanti, deve programmare anche per il futuro e questa legge va in questa direzione. Io guardo quindi che in un mondo del lavoro che è cambiato, in un superamento del precariato legislativo, in una voglia di dare risposte ai giovani e a quelli che lavorano rischiano di perderlo, perché questa legge non riguarda soltanto i giovani, guarda anche ai cinquantenni, ai sessantenni che rischiano di perdere il posto di lavoro e vogliono un punto di riferimento che in qualche modo possa dire quali sono le opportunità di un lavoro che cambia. Credo che questa legge vada incontro a queste categorie, come questo dico con orgoglio dobbiamo discuterla, emendarla, ragionare ma votarla perché è un punto di riferimento, è un punto importante. Credo si sia discusso anche stamattina del jobs act, il jobs act è una parte del mondo del lavoro, faccio solo una piccolissima battuta perché qualche collega l'ha voluto mettere in contraddizione su questa legge, guardate che oggi, mentre noi discutiamo, in Francia, le strade sono occupate perché il Governo francese si è reso conto che il jobs act è l'unica risposta veramente importante che possa essere data in un mondo del lavoro che sta cambiando, in Francia che fino a poco tempo fa aveva una dinamica del lavoro completamente diversa e un'industria importante che garantiva alle persone che hanno la ricerca, allora guardiamo avanti. In conclusione voglio inserirmi su due punti che non sono stati toccati ma anche questi ritengo innovativi, noi parliamo di lavoro, questa legge interviene anche sulla sicurezza e la tutela dei lavoratori introducendo elementi innovativi che riguardano l'integrazione degli incentivi, una cultura della sicurezza del posto di lavoro che è ugualmente importante così come quella di dare risposte e informativa che svolgono i nuovi centri di impiego, così come una clausola valutativa, per la prima volta, in una legge, viene inserito che io Regione voglio verificare quelli che sono i risultati che si ottengono con le politiche attive del lavoro, voglio in qualche modo fermare la macchina se mi rendo conto che quelle politiche attive del lavoro possano e debbano in qualche modo portare a dei risultati, quindi anche la clausola valutativa di quello che la Regione sta facendo è un elemento innovativo straordinario però Assessore, proprio in conclusione, noi oggi come Consiglio regionale andremo ad approvare un testo definitivo importante per quanto riguarda la disciplina dei servizi e delle politiche sul lavoro. Però è un punto di partenza a cui chiedo che, con coraggio, l'Esecutivo intervenga nel razionalizzare meglio l'offerta della Regione. Ancora oggi noi abbiamo alcune agenzie a cui noi partecipiamo Italia lavoro, Insar, che svolgono politiche del lavoro similari ad altre branche che stanno con in qualche modo nella Regione. Io credo che anche nella gestione di politiche di leggi, per quanto riguarda l'incentivazione di bandi, noi dobbiamo cercare di centralizzare in un'unica regia regionale, senza delegare ad altri quello che può essere invece unicamente, che possa portare avanti veramente quelle che sono le politiche e anche clausole valutative importanti e strategiche che sono contenute in questo testo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Credo che nessuno abbia posto in dubbio oggi la validità di questa proposta di legge. È vero che probabilmente dovrà ricevere qualche emendamento, per migliorarla. Io vorrei però far capire a molti che questa è una norma paragonabile all'hardware, cioè alla struttura di una macchina che deve contenere poi il software, cioè quello che deve far girare. La macchina è quasi perfetta, perché la perfezione non si raggiunge quasi mai, quindi va ancora risistemata, ripulita se vogliamo, ma dobbiamo immetterci il software e il software sono le politiche regionali del lavoro, non è la struttura in sé che dà il lavoro, la struttura dà l'opportunità di poter far operare al meglio. La politica dell'alternanza manca nella nostra isola, manca una politica seria di formazione professionale, manca il fatto che ci siano politiche attive del lavoro che diano opportunità che veramente non si finisca nell'assistenzialismo che abbiamo vissuto finora. È vero che se non ho un orientamento ben fatto, una profilatura, non ho neanche la capacità di incidere in un mercato del lavoro, brutta parola, che però ha bisogno di sapere e conoscere quali sono le professionalità presenti e quelle che sono assorbibili. Io dicevo quando si parlava di Galsi, cioè la struttura che attraversava la Sardegna portando il metano, che c'era la necessità di almeno 200 operai che sapevano come saldare quei tubi. In Sardegna non ce n'era, forse quattro o cinque, e dovevano essere portati da fuori. Allora, io comincio ad interrogarmi: quali sono le politiche serie e vere che la regione Sardegna vuole portare avanti? Noi oggi costruiamo una macchina, quasi perfetta, che dovrà funzionare, ma io ci devo mettere quell'altro che serve per poter attivare i processi di incontro di offerta e lavoro. Cioè se queste cose non le ho è inutile che abbia fatto e costruito una buona macchina, è inutile che da 15 anni almeno ci siano persone formate che hanno lavorato precariamente e che devono essere assorbite qui dentro. Non do neanche a loro la garanzia di poter far valere quello che hanno sperimentato nel lavoro professionale. E come faccio a far sì che si occupino proficuamente se non ci sono le altre politiche del lavoro? Cioè bisogna stare molto attenti a confondere le cose perché noi saniamo sicuramente il precariato di Cesil, CSL e basta per adesso. Restano fuori molti altri precari che gravano sulla Regione Sardegna, assunti da tutti in malo modo, e si continua a fare questo all'interno delle ASL, cosa gravissima, cosa che i commissari non seguono neanche le indicazioni non di una maggioranza o di una Giunta, ma da parte del Consiglio regionale non si considera minimamente e si continua ad andare in modo che il precariato esista ancora. La stessa Giunta regionale si assume all'interno delle proprie strutture, sto parlando in particolare all'Assessorato della programmazione perché c'era Paci e lo cercherò per altro, persone precarie. Ora io non discuto perché sul precariato interno al lavoro va sanato definitivamente anche perché c'è una copertura finanziaria da parte dello Stato, su cui la Sardegna deve essere intelligentemente attenta e avere tutti i benefici necessari, ma l'altra precarietà non la saniamo in maniera così tranquilla e serena, perché ci sono risorse regionali che sono manchevoli per poter dare copertura a tutti gli altri precari nei vari rami della Regione. Ora o si è ben capito questo passaggio, altrimenti rischiamo di non far lavorare questa bella e nuova agenzia che deve essere raccordata col livello nazionale, che deve avere tutte le opere attività nel territorio, che deve essere la migliore possibile, ho firmato la proposta di legge non posso che essere favorevole, migliorandola anche, se è necessario, ma io voglio che lavori, che dia opportunità, che si inserisca attivamente nei processi del mercato del lavoro. Questo è fattibile solo se ci sono iniezioni di opportunità e le iniezioni di opportunità avvengono attraverso i finanziamenti, quelle risorse che servono a far decollare l'industria. Allora, se mi permettete, ci sono gli operai giù che mi dicono l'azienda ha sprecato 350 mila euro per avere dei documenti richiesti dall'Assessorato che è diretto dalla signora Spano. Allora io chiedo: è questo che noi diamo come risultato a chi è in cassa integrazione da nove anni in cerca di un inserimento innovativo? 350 mila euro di documentazione! È vergognoso! Se questa è l'attività che la Regione fa per garantire che ci sia sveltezza, trasparenza e possibilità di occupazione, perché in tanti oggi richiedono di essere occupati, mi vergogno! Mi vergogno! Oggi che parliamo della legge che deve organizzare il sistema lavorativo bisogna anche parlare di lavoro e il lavoro che non c'è e quali sono le iniziative e le attività. Quando si è fatto carico, come Giunta, di avere in Sardegna il bilancio armonizzato, tanto entra e tanto esce, dovevamo sapere che la sanità costa più della metà, dovevamo sapere che ci sono altri costi e che abbiamo poco per l'investimento. E abbiamo cancellato con una firma, al punto 5 dell'accordo PP (Padoan - Paci), la possibilità di essere contraltare a uno Stato che c'è stato negletto in tutte le circostanze! Ora io mi chiedo: cosa facciamo fare? O ci sarà qualche altra forza politica nuova che contesterà questa proposta di legge quando sarà votata? Perché dirà: non funziona. Magari qualcuno che oggi non siede in questo Consiglio regionale dirà che sono dei personaggi superflui quelli che noi abbiamo stabilizzato, vogliamo arrivare a questo? Perché siamo incapaci di fare una politica regionale seria di investimenti per poter dare sviluppo e occupazione? Questo è il grande interrogativo. Non il fatto che io oggi abbia una proposta di legge quasi perfetta, e che voterò. Se le altre politiche cioè quel software va dentro e gira bene e dà opportunità e si capisce se è possibile offrire ai giovani, ai meno giovani, ai cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro che hanno difficoltà al reinserimento e che hanno delle famiglie, hanno dei capitali fermi, nel senso che devono tra l'altro pagare magari le rate del mutuo della casa ed altro. Questa, signori cari, è la coscienza che ci deve animare nel cambiare seriamente le politiche di sviluppo della nostra Isola, cambiare letteralmente quello che è l'approccio verso il lavoro, cambiare radicalmente dando opportunità di occupazione perché con essa viene nello sviluppo e anzi lo sviluppo viene prima e dopo l'occupazione se così non è noi non avremo fatto niente di meritorio oggi approvando questa norma.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Grazie Presidente, sarò molto, molto breve. Questa legge vedo che è firmata dall'intera Commissione, da tutti i Capigruppo questo a significare la bontà del lavoro svolto dal Presidente della Commissione e dell'intera Commissione. Io credo che con questa legge abbiamo ripreso temi che erano all'attenzione già dalla scorsa legislatura quando si parla di CESIL, quando si parla di CSL, quando si parla di riorganizzazione delle politiche del sistema lavoro in Sardegna credo che si faccia comunque qualcosa di meritorio a volerci almeno provare. Ma io credo che con questa legge non ci vogliamo solo provare, stiamo iniziando un nuovo percorso che deve portare a dare quelle risposte ad una situazione che comunque rimane drammatica perché gli indicatori che sono sotto i nostri occhi sicuramente non sono sicuramente indicatori che ci possono portare oggi a dire che stiamo bene, che quella categoria del popolo sardo che sta iscritta nella voce disoccupazione oggi può ben sperare. Però questo è un percorso che può dare quelle risposte. Io ho detto già in altre occasioni che dal momento in cui si è approvata la legge di riforma sugli enti locali cui si è sancito il principio della equiparazione dei cittadini e dei territori da allora in poi anche le altre leggi devono seguire quel percorso. Cosa voglio dire, che i sistemi che noi stiamo andando a garantire e creare con questa norma devono essere sistemi che devono coprire tutto il territorio regionale. Se i CESIL ci sono a Cagliari ci devono essere a La Maddalena, ci devono essere Bonarcaro, ci devono essere a Esporlatu non intesi come singoli comuni ma come aree territoriali, perché solo questo potrebbe consentire a tutti i cittadini della Sardegna di avere gli stessi diritti, di avere le stesse possibilità di risposte alle loro esigenze e alle loro richieste. Io sono fiero e orgoglioso di andare oggi a votare favorevolmente la legge proposta che mette a sistema e stabilizza quegli operatori che molto bene hanno operato finora perché chi ha avuto la fortuna di poterci lavorare a fianco ha visto quanto sono riusciti a produrre pur tra mille criticità e moltissime difficoltà. Credo che oggi sia un atto dovuto non solo politico da parte nostra cercare di dare stabilità a tutti quei precari che di fatto sino ad ora sono dei disoccupati in sonno, io li chiamo così, credo che questo sia un impegno che noi quando ci siamo proposti per governare questa Regione ma era un impegno che avevamo assunto anche tutti insieme nella scorsa legislatura e devo dare anche atto agli amici e colleghi delle opposizioni che già allora si avviò il percorso perché questo potesse avvenire. E oggi mi sembra che ci sia un punto di caduta importante che è il punto di caduta che ci viene praticamente anche dagli interventi che si sono susseguiti tutti insieme a voler forse all'unanimità andare ad approvare questa legge, lo diceva bene il consigliere Locci che forse è la prima volta in questa legislatura che l'Aula all'unanimità si accinge a licenziare una legge che comunque è una legge importante che parte da quelle motivazioni principali che sono quella del trasferimento dei servizi per il lavoro dalle Province alla Regione e la seconda l'adeguamento alla normativa nazionale introdotta dal Governo Renzi. Ha detto benissimo e condivido tutto l'intervento fatto dal mio segretario regionale che come sapete è sempre molto critico rispetto quello che si fa per cercare di dare le risposte al tema critico del lavoro e della disoccupazione e degli ultimi; per cui credo che noi con fortissima convinzione voteremo questa legge e il nostro non è soltanto uno auspicio ma anche una certezza che con questa legge si fa davvero qualcosa di concreto per cercare di cambiare quegli indicatori che sino ad ora purtroppo non ci rallegrano troppo. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Zanchetta. Ne ha facoltà.
ZANCHETTA PIETRO (Cristiano-Popolari-Socialisti). Grazie signor Presidente, sarò breve anch'io non volevo intervenire ma ho visto un calo di entusiasmo su una riforma che invece dovrebbe, vista la condivisione ampia e totale dell'Aula, vederci più, non dico contenti, ma soddisfatti di un risultato che noi stiamo portando a compimento. Io desidero esprimere un apprezzamento ai componenti della seconda Commissione, al presidente Gavino Manca per questa proposta di legge perché com'è stato già ricordato i ritardi che avevamo accumulato sulla tabella di marcia erano troppo ampi ed era necessario dunque arrivare in fondo con l'approvazione di questa proposta di legge dopo 11 anni.
Io credo che noi siamo tra l'altro, e lo dimentichiamo spesso, perché siamo in qualche modo abituati ad auto mortificarci, tra le prime Regioni d'Italia ad adottare un provvedimento di riforma e questo è un merito che va anche all'attività svolta dalla Commissione. Cogliamo le innovazioni del Job Act siamo, appunto, tra le prime Regioni d'Italia ad approvare una riforma, una riforma organica credo moderna di ampio respiro e con un'azione a favore del mondo del lavoro e soprattutto di chi il lavoro non ce l'ha. Una riforma che garantisce opportunità maggiori per chi cerca occupazione e che al di là della fragilità dei servizi per l'impiego e le carenze organizzative dei centri per l'occupazione che hanno rappresentato certo il tallone di Achille di un sistema che, appunto, andava necessariamente riformato oggi rappresentano un'opportunità. È vero la criticità è rappresentata dalla mancanza del lavoro ma se noi non riorganizziamo il sistema che poi deve trasferire nel mondo del lavoro i disoccupati in particolar modo non siamo stati capaci di fare una buona azione. Allora la cabina di regia unica è una risposta alle criticità e alla necessità di dover accompagnare chi non ha lavoro verso l'occupazione. L'attività dei centri del lavoro, quella che svolgeranno che è prevista nella riforma, rappresentano un elemento di grande innovazione, l'attività di scouting, il collocamento mirato, la formazione sono elementi innovativi. Il prendersi carico soprattutto del disoccupato, l'interazione tra domanda e offerta, non mi sembrano elementi di poco conto all'interno di quella che sarà una rete di relazioni nel mondo del lavoro a sostegno soprattutto dall'anello più debole. Io credo che questo sia un elemento sul quale noi dobbiamo fare non soltanto delle riflessioni, ma puntare l'accento per quanto di buono è contenuto in questa proposta di legge. Concludo, e mi dispiace che non sia in Aula l'Assessore Virginia Mura, perché proprio un suo commento, reso qualche giorno fa sulle pagine di un quotidiano… l'Assessore fa un'affermazione molto importante che mi sorprende e mi fa riflettere, quando dice che soltanto il 3,1 per cento delle assunzioni avviene attraverso la mediazione dei Centri per il lavoro. Ecco, questo è un elemento che deve farci riflettere, perché poi l'Assessore aggiunge che il resto avviene per situazioni familistico-clientelari, e questo elemento a noi deve in qualche modo preoccuparci, farci riflettere, ed è per questo che io ritengo che la riforma vada in direzione opposta, dove finalmente si ha un riferimento certo, nel quale i lavoratori, soprattutto chi non ha lavoro, può riconoscersi. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Rinuncio.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Rossella Pinna. Ne ha facoltà.
PINNA ROSSELLA (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi, assessore Paci, l'assessore Mura credo tornerà subito in Aula. Intervengo anch'io per esprimere l'apprezzamento e il mio sostegno convinto a questa legge, che abbiamo detto arriva dopo 11 anni e riscrive completamente la legge regionale numero 20 del 2005 e va ad abrogare anche la legge precedente, la legge numero 20 del 2002 ridisciplinando la materia relativa all'occupazione dei disabili. Siamo orgogliosi, io lo dico davvero convintamente, di aver scritto una buona legge, una legge scritta a tante mani e ampiamente condivisa, frutto di un ottimo lavoro, fatto dal Presidente, il collega e amico Gavino Manca, e anche con l'apporto della maggioranza e della minoranza, delle parti sociali, dei portatori di interesse, dell'Assessorato al lavoro e dell'Assessorato al personale, e dal funzionario prezioso della seconda Commissione, la dottoressa Caria. Siamo orgogliosi di aver scritto una buona legge, che mette un altro importante tassello nel quadro dell'azione riformatrice di questo Governo regionale, cui dovrà seguire a breve, collegata a questa legge, una legge organica dell'istruzione e della formazione professionale, vecchia di 32 anni. Ma siamo altrettanto consapevoli che leggi perfette non ne esistono e soprattutto che il giudizio definitivo su questa riforma, che incide direttamente sulla vita materiale delle persone, non la daremo noi, ma la daranno i cittadini, le imprese, i lavoratori. Si tratta di una riforma dei servizi e delle politiche del lavoro necessaria ad ammodernare un sistema vecchio, per renderlo più efficiente e funzionale, proprio in un momento in cui la Sardegna è stretta ancora dalla morsa della disoccupazione e dove il non lavoro rappresenta un dramma per molte famiglie e per molte persone. Ma le misure di contrasto alla disoccupazione, quelle che ha messo e sta mettendo in campo con buoni risultati l'Assessorato al lavoro e la Giunta regionale nel suo complesso, pur valide in sé, non sarebbero efficaci senza un rafforzamento del sistema dei servizi per il lavoro, perciò il riordino, il potenziamento e la qualificazione dei servizi pubblici per l'impiego, in un rapporto sinergico con quelli privati, come ha ben sottolineato il collega Paolo Zedda, con adeguate risorse economiche e con le competenze degli addetti, la costituzione dell'Agenzia regionale per le politiche attive rappresentano un fattore non secondario per un'efficace strategia in favore dell'occupazione. La questione non è nuova, tenuto conto che essa da tempo emerge tra le criticità segnalate annualmente nelle raccomandazioni rivolte al nostro Paese dall'Unione europea in materia di politiche del lavoro, ma acquista ancora maggiore urgenza oggi, tra l'altro, per assicurare anche il miglior utilizzo possibile di finanziamenti europei, quali ad esempio la Garanzia giovani, che in presenza di scarse risorse interne, costituiscono un'opportunità certo da non perdere. Il rafforzamento dei servizi per il lavoro che stiamo prevedendo assicura l'integrazione tra politiche passive di sostegno al reddito e politiche attive di orientamento, formazione, inserimento, autoimpiego, attualmente in capo a responsabilità diverse, per una migliore finalizzazione e trasparenza degli interventi. Il nuovo modello consente anche di superare l'attuale dispersione delle sedi in materia di gestione delle politiche del lavoro per far convergere in un sistema organico e coordinato, a tutto beneficio della loro efficacia e omogeneità. La definizione degli standard di servizi da erogare su tutto il territorio regionale attraverso il LEP, il sistema informativo, le attività di monitoraggio e di controllo, la fissazione delle modalità per la necessaria collaborazione tra il sistema pubblico e gli operatori privati, e i criteri di accreditamento di questi ultimi, si accompagnano all'articolazione delle misure dell'apprendistato, del tirocinio extracurricolare, le misure per favorire l'autoimpiego, l'utilizzo dei lavoratori titolari di sostegno al reddito, la formazione, ma soprattutto la presa in carico globale e il patto di servizio personalizzato. In molti paesi europei, è già stato detto, i servizi per il lavoro si attestano in molte decine di migliaia anche di operatori, e non come in Italia solo in qualche migliaio, e soprattutto i centri, i nostri centri diffusi nel territorio regionale, nonostante le ottime professionalità degli operatori, non appaiono in questo momento in grado di svolgere la funzione di una reale presa in carico delle persone, per accompagnarle nei percorsi di inserimento-reinserimento al lavoro. Questa legge vuole fare un salto di qualità, e lo fa anche mettendo fine ad una situazione molto imbarazzante, quella dei 300 lavoratori, CESIL e CSL, che per oltre un decennio hanno gestito i servizi pubblici per il lavoro, precari essi stessi, e che troveranno finalmente la loro giusta collocazione a tempo indeterminato all'interno dell'Agenzia. Di fatto c'erano già, come dice il collega Zedda, non stiamo creando una struttura elefantiaca, ma stiamo semplicemente mettendo quell'ordine che è mancato. E se è fuori dubbio che l'avvio di un nuovo ciclo di sviluppo è la condizione indispensabile, lo dico per il collega Dedoni, per creare maggiori opportunità di occupazione, non è meno vero che il raggiungimento di questo obiettivo dipende dall'esistenza di un mercato del lavoro e di un sistema dei servizi del lavoro bene organizzato, dinamico e inclusivo. E' evidente che, non ce lo nascondiamo, nonostante i timidi ma ottimistici segnali di ripresa, il principale problema è quello di aumentare la domanda di lavoro. Resta l'impegno di ampliare in modo duraturo e consistente la base occupazionale, di produrre più ricchezza materiale e immateriale, che generi benessere e valore sociale diffuso distribuendo i redditi di lavoro tra una parte più ampia della popolazione, e perché no, accrescere il gettito fiscale per alimentare un buon livello di servizi di Welfare della sanità e dell'istruzione, ma anche e soprattutto per ridurre le disuguaglianze sociali e restituire dignità alle persone. Concludo dicendo che l'approvazione di questa proposta di legge è un punto di partenza, adesso a noi renderla davvero una buona legge. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Io penso che su un punto siamo tutti d'accordo, lo sono sicuramente anche molti consiglieri regionali oggi assenti, lo dico senza vena di polemica, ma siccome trattiamo di un argomento di notevole importanza, e ci siamo sempre detti che la materia del lavoro deve vedere massimamente impegnata quest'Aula senza creare nessuna barriera e nessuna divisione perché è materia che riguarda le persone, che riguarda soprattutto persone che non solo non hanno avuto opportunità di essere inserite nel mercato del lavoro, ma anche quelle che lo prestano da tantissimi anni a titolo precario hanno necessità di una risposta ferma, chiara e soprattutto di una risposta che possa dare una prospettiva di serenità e di sicurezza. Ecco perché noi ci siamo posti, sin dai lavori della Commissione, in una posizione non di contrapposizione, ma di collaborazione piena perché è il tema che merita la massima partecipazione, pur con anche le problematiche e le questioni che abbiamo avanzato e che anche oggi io cercherò in via sintetica di riproporre in quest'Aula. Ha detto bene il collega Comandini: c'è un precariato, che è quello che esiste nei fatti, ma la cosa paradossale nella nostra regione è che abbiamo avuto l'esperienza di un precariato istituito per legge, cioè di un precariato che dalla legge numero 20 del 2005 abbiamo cercato, con tutti Governi che si sono succeduti, di affrontare e dare una qualche soluzione, e o la legge confliggeva con principi costituzionali, e quindi è stata rispedita al mittente, ovvero, Assessore, e questo al di là delle responsabilità politiche anche dei suoi colleghi del passato, perché c'è una tendenza nella nostra regione da parte di molti funzionari e di molti dirigenti che, anziché attuare il dettato delle disposizioni approvate da quest'Aula spesso frappongono alle difficoltà che oggettivamente già esistono altre difficoltà con il ricorso alle interpretazioni, alla legge cioè che ciascuno poi si fa nel proprio ambito.
Noi speriamo che questa finalmente sia la legge che supera tutte queste problematiche. È una legge, quindi, necessaria, necessitata anche dalle novità che vi sono state, anche in questi ultimi periodi, nel mercato del lavoro, una legge che, come ha ricordato il relatore di maggioranza, deve tenere conto anche di una riforma recente, quella sul sistema degli enti locali. Allora noi siamo d'accordo perché questo testo venga esitato anche con la dovuta celerità, però ci sono alcuni aspetti che a nostro avviso rimangono ancora se non nella nebulosa, ma possono determinare incertezza, soprattutto nella misura in cui non si distingue chiaramente il ruolo dell'Assessorato e il ruolo dell'Agenzia, cosa deve fare l'uno e cosa deve fare l'altra, e soprattutto forse bisognerebbe precisare meglio i compiti e i ruoli dell'Assessorato rispetto a quelli dell'Agenzia. C'è un aspetto che vorrei sottolineare, ma probabilmente forse è una lettura frettolosa da parte mia non aver colto bene il senso sul tema della governance dei servizi per il lavoro e, in questo contesto, qual è il ruolo che devono svolgere gli attori del mercato del lavoro, che mi pare non posto bene in evidenza come, a mio avviso, avrebbe dovuto essere soprattutto negli organismi di supporto all'Assessorato e alla stessa Agenzia regionale del lavoro.
Poniamo poi un altro problema. Se non ricordo male è proprio con la legge numero 20 che veniva istituita l'INSAR o che comunque venivano attribuiti i compiti. Leggete cosa c'è scritto. Cioè i compiti e le funzioni dell'INSAR quali sono? Sono esattamente quelli che in questa legge stiamo riconoscendo all'Agenzia. E allora noi vi poniamo un tema di riflessione. Per noi l'INSAR deve essere soppressa. Per noi la quota del 55,3 per cento di partecipazione della Regione, che detiene insieme a Lavoro Italia, mi pare, o Sviluppo Italia, siamo 51 e 49, io sapevo 55, ma comunque non cambia la sostanza, ecco, noi lo poniamo come elemento di riflessione, Logicamente salvaguardando le professionalità, salvaguardando i dipendenti di INSAR che devono essere ricollocati, ma ha un senso che INSAR rimanga ancora come soggetto? Con quali funzioni, con quali compiti, con quali attribuzioni? È una questione che vi poniamo. Noi la introduciamo con un emendamento, tanto per essere chiari, con il quale prevediamo la soppressione per quanto riguarda la partecipazione della quota della Regione in questa struttura.
E poi vorrei che si meditasse su un altro aspetto. Sull'articolo 37, che è un po' non dico il cuore della legge, ma sul quale giustamente c'è un'attenzione da parte del precariato, chiamiamolo così, per il quale stiamo tentando di trovare la soluzione ottimale per superare questo stato, io propongo di aggiungere, accanto ai lavoratori di cui al comma 4, anche quelli di cui al comma 3, lo preannuncio, con un emendamento che presenteremo. Si tratta del personale a tempo determinato contrattualizzato dalla Provincia e non dall'Agenzia regionale del lavoro e ciò nondimeno prestavano esattamente la stessa attività. Non vorremmo discriminare personale che ha fatto la stessa cosa, ma con contratti stipulati con soggetti diversi, sempre pubblici, la Provincia o l'Agenzia regionale del lavoro. Quindi questo è anche un elemento di riflessione che io sono certo, per l'interesse e anche la passione con la quale il Presidente della Commissione e i componenti della Commissione hanno seguito i lavori, verrà preso in seria considerazione.
E allora, Assessore, questa è una legge importante, però noi io penso dovremmo tornare a discutere, se fosse possibile anche per una giornata intera, sul tema del lavoro in questa regione e lo vorremmo fare non per creare polemiche o contrapposizioni, ma per trovare un sistema attraverso il quale davvero si possa dare una prospettiva a quelle migliaia di giovani che purtroppo…
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale.
MURA VIRGINIA, Assessore tecnico del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale. Presidente, anch'io non posso che rivolgere parole di apprezzamento per il lavoro che è stato svolto dalla Commissione lavoro, dal suo Presidente e anche dalla collaborazione che è stata colta sia per quanto riguarda l'apporto dell'opposizione, ma anche di tutte le parti sociali e di tutti gli stakeholder cosiddetti. Questa legge viene da lontano, viene da un disegno di legge della Giunta regionale numero 216 che è stato inviato in quest'Aula proprio un anno fa, l'8 maggio dell'anno scorso. Ma viene anche da prima perché faceva parte del programma elettorale del presidente Pigliaru, quindi un'importante attività che la nostra Giunta da subito ha preso in mano. Era stato redatto come un intervento sulla legge 20 del 2005 non solo perché la legge 20 del 2005 era una legge importante e a suo tempo molto innovativa, non sono d'accordo con chi dice che era superata, purtroppo la legge 5 non è stata mai attuata in pieno, aveva anche degli aspetti molto importanti per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro che non sono stati purtroppo mai attuati, nonostante l'impegno degli operatori. Dicevo, è stata innestata sulla legge 20 del 2005 perché ancora non c'era stata la riorganizzazione degli enti locali e perché ancora non era intervenuto il Jobs Act. Quindi, il lavoro che poi è stato compiuto nell'ambito della Commissione e alla quale il mio Assessorato ovviamente ha dato tutto l'apporto che era necessario, ha portato qualcosa di molto importante, non stiamo parlando di un semplice riordino dei centri per l'impiego o delle politiche attive, stiamo proprio parlando di un'inversione di rotta, di un cambio di sistema. Se voi pensate che nei Paesi più virtuosi del Nord Europa quando c'era la crisi che colpiva anche loro, non solo noi, questi Paesi hanno investito pesantemente sui centri per l'impiego, non perché i centri per l'impiego possono offrire lavoro, nessuna legge può dare lavoro, ma perché questi centri potessero prendere in carico i disoccupati, dare risposte alle aziende, e poi al momento della ripresa produttiva (che naturalmente scaturisce da altri processi economici) fossero in grado di dare una risposta non solo ai disoccupati. Oggi il tema fondamentale, data la situazione della nostra regione, è stato quello dei disoccupati, ma io credo che sia importante il riferimento che questa legge fa alle imprese. Intanto voglio sottolineare che si rafforza fortemente il sistema pubblico, si assicurano degli standard minimi su tutto il territorio regionale, quindi omogeneità di risposta su tutto il territorio regionale, però è un sistema integrato pubblico privato e questo credo che sia importante sottolinearlo anche perché ripete molte delle indicazioni che sono contenute nella più recente normativa nei decreti attuativi del Jobs Act. Diciamo però che noi in Sardegna alcune cose positive, lo dico in termini di responsabilità, perché io mi sento molto responsabilizzata, quando sarà approvata questa legge dovremo dimostrare sul campo che siamo in grado veramente non di leggere degli articoli che dicono delle cose lungimiranti, che ovviamente vogliono attuare la Costituzione della Repubblica italiana, ma lo dobbiamo proprio dimostrare sul campo e quindi dico in termini di responsabilità che noi questo percorso l'abbiamo già attuato. Se voi pensate che in Sardegna già si applica il contratto di ricollocazione - siamo la prima Regione d'Italia - e abbiamo ottenuto per questo dei fondi dal Governo nazionale, su 20 milioni disponibili noi come Sardegna per il nostro progetto sul contratto di ricollocazione abbiamo già ottenuto 4 milioni e siamo potuti partire. Questo lo dico non per trionfalismo, perché in materia di lavoro purtroppo non ci può essere nessun tono di questo genere, ma per dire che noi questo percorso l'abbiamo già avviato sul tema delle politiche attive.
Questa legge si rivolge quindi non solo ai disoccupati prendendoli in carico, ai disoccupati di tutte le età, ma lo sforzo che si deve fare è proprio quello di dare una risposta personalizzata a tutti. Non sarà una cosa immediata, dovremo lavorare per realizzarlo e naturalmente dovrà dare una risposta a quello che è l'altro attore importante, alle imprese di cui bisogna conoscere, qui mi lego anche al tema della formazione, bisogna conoscere i fabbisogni formativi perché è inutile formare delle persone che poi non hanno una qualifica spendibile nel mercato del lavoro. Quindi, questo lo considero un punto di partenza anche per la riorganizzazione del sistema della formazione professionale. Le imprese devono poter avere un servizio anche loro, così come i disoccupati, gratuito, di preselezione, di possibilità di incontro domanda-offerta, ma anche facendo un esempio molto banale conoscere anche quelli che sono gli incentivi regionali e nazionali disponibili. Stiamo cercando di innovare. Il disoccupato deve sapere che ha la possibilità di trovare una persona che non solo l'ascolta ma lo indirizza e nel caso non abbia una qualifica o non abbia neanche un titolo di studio possa reindirizzarlo in modo poi da orientarlo positivamente per avere un'occupazione. È una sfida che credo attende tutti quanti noi.
Dicevo che la legge non potrà dare risposte in termini di occupazione se non ci sono altre situazioni che si evolvono sotto il profilo economico, però noi - per quanto ci sia contestazione sui dati della ripresa - già gli ultimi dati statistici ci danno in uscita dal Mezzogiorno e questo ci fa ben sperare. Dobbiamo avere la possibilità, mediante i centri per l'impiego, di poter abbattere questo zoccolo duro e pesante della disoccupazione della nostra terra.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
La seduta è tolta, il Consiglio è convocato martedì 10 alle ore 15 e la seconda Commissione è convocata questo pomeriggio alle ore 16 e 30 per l'analisi degli emendamenti.
La seduta è tolta alle ore 12 e 53.