Seduta n.259 del 06/10/2011 

CCLIX Seduta

Giovedi' 6 ottobre 2011

Presidenza della Presidente LOMBARDO

Indi del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 11 e 04.

BIANCAREDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 22 settembre 2011 (252), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Mariano Contu, Marco Meloni, Sisinnio Piras, Antonio Pitea e Adriano Salis hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 6 ottobre 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Barracciu - Espa - Bruno - Corda - Cocco Pietro - Meloni Marco - Porcu - Solinas Antonio - Soru - Moriconi - Meloni Valerio - Cuccu - Sabatini - Cucca - Sanna Gian Valerio - Manca - Agus - Lotto - Diana Gianpaolo:

"Interventi a favore di soggetti stomizzati e incontinenti gravi ed istituzione dei centri di riabilitazione presso le strutture ospedaliere della Regione Sardegna" (313)

(Pervenuto il 29 settembre 2011 e assegnato alla settima Commissione)

Greco - Locci - Pittalis - Pitea - Rodin - Peru - Petrini - Bardanzellu - Amadu - Mulas - Lai - Ladu - Stochino - Barracciu - Corda - Piras - Floris Rosanna - Tocco - Sanjust - Diana Mario - Vargiu:

Politiche di prevenzione di contrasto allo sfruttamento e agli abusi in danno di minori.

Istituzione dell'osservatorio regionale sui minori. Modifiche alla legge regionale 7 febbraio 2011, numero otto. (314)

(Pervenuto il 5 ottobre 20e 11 e assegnato alla seconda Commissione)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanza pervenuta alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interpellanza Espa - Bruno - Barracciu - Meloni Valerio - Solinas Antonio sui tagli agli organici nella scuola pubblica in Sardegna." (269)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del disegno di legge numero 265.

Questione pregiudiziale

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per sollevare una pregiudiziale sull'ordine del giorno, cioè sulla discussione del provvedimento in esame, ovvero il cosiddetto piano casa. Una pregiudiziale che ha le seguenti ragioni di natura sostanziale.

La prima riguarda le priorità dei lavori consiliari, che per noi sono rappresentati dagli interventi contro la crisi economica, il contrasto alla povertà e il sostegno all'occupazione. Io rammento che sono già scaduti i termini previsti dalla legge perché la Giunta regionale approvi la legge finanziaria, e quelli per le riforme e la riduzione dei costi della macchina amministrativa burocratica, questo soprattutto in ragione di ciò che è avvenuto di recente in questa'Aula.

La seconda riguarda il fatto che abbiamo notizia, peraltro confermata da più parti, anche da parte della Giunta, della redazione di un nuovo Piano paesaggistico regionale che è in gestazione presso gli Uffici della stessa Giunta e che noi riteniamo venga di fatto già interessato da questo provvedimento. Perché questo non è un provvedimento di semplice proroga di un provvedimento esistente nelle more di una revisione più complessiva della materia di pianificazione paesaggistica e urbanistica, ma è un provvedimento che interviene pesantemente, con la solita pratica negativa derogatoria, sul Piano paesaggistico esistente e, conseguentemente, anche su quello in via di redazione della Giunta. Pertanto il Consiglio regionale, senza aver potuto esaminare la nuova normativa in materia paesaggistica, si trova già da oggi a definire per il futuro strumento delle possibilità derogatorie che probabilmente sarebbero invece pressoché inutili. Quindi questa è una discussione che si poggia sul nulla.

Inoltre è grave, io ritengo, pensare che la pianificazione territoriale, e soprattutto la pianificazione paesaggistica, debba essere uno strumento di legislatura, "oggi tocca a noi, domani tocca a voi". Così il risultato che si ottiene è che, di fatto, non si può predisporre la pianificazione urbanistica di adeguamento. I ritardi sulla pianificazione urbanistica di adeguamento e la resistenza di strumenti urbanistici datati - per tutti faccio l'esempio di Capoterra, che ancora lavora in deroga su un piano di fabbricazione approvato decenni e decenni fa - comportano sicuramente la compromissione pesante della certezza di diritto, pregiudicano un'efficace tutela dell'ambiente e del paesaggio, mettono a rischio, anche dal punto di vista dell'assetto idrogeologico, gran parte del nostro territorio a questo rischio interessato, e in più determinano gravi ripercussioni sul piano economico-occupazionale dell'attività di impresa.

Per tutti rammento che il "Piano casa uno", che è l'unico in vigore, perché il secondo è stato bocciato, ha prodotto non i 400 mila posti di lavoro che avrebbe dovuto produrre, secondo le dichiarazioni enfatiche di qualche assessore già in carica, ma piuttosto 7 mila posti di lavoro in meno nel settore delle costruzioni, e questa non è un'informazione che ovviamente ho raccolto nei libri della sinistra estrema, ma è di dominio pubblico e è stata diffusa dalla stessa Giunta e dagli uffici. Quindi, se la maggioranza di centrodestra pretenderà di proseguire l'iter della norma in oggetto senza rimandarla in Commissione, come noi chiediamo, ai sensi dell'articolo 86, Sinistra Ecologia Libertà non presenterà alcun emendamento se non di contenuto abrogativo, perché riteniamo che questa disposizione non possa in alcun modo essere…

PRESIDENTE. Onorevole Diana, su che cosa intenda intervenire?

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sulla pregiudiziale all'ordine del giorno, Presidente.

PRESIDENTE. Sulla questione posta dall'onorevole Uras, che ha portato all'attenzione una questione pregiudiziale in base all'articolo 86, può intervenire un consigliere per Gruppo per non più di cinque minuti, dopodiché l'Assemblea delibera votando per alzata di mano.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, tra ieri e oggi credo che il Consiglio, anche se non si è riunito, abbia svolto un lavoro importante, attraverso i rappresentanti dei Gruppi, con l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, tant'è che saremo certamente nelle condizioni, la prossima settimana, di rimediare alla figuraccia che questo Consiglio ha fatto la scorsa settimana, discutendo sulla proposta di legge per la riduzione dei consiglieri regionali.

Noi riteniamo che l'ordine del giorno su cui è impegnata l'Aula quest'oggi non debba proseguire in questa maniera; riteniamo che l'Aula debba, con lo stesso senso di responsabilità che ha manifestato attraverso i Gruppi, attraverso i Capigruppo, recuperare pienamente il senso dell'etica della responsabilità istituzionale, debba guardare con questa sensibilità e con questa etica della responsabilità ai problemi veri che attraversano questa Regione, al dramma economico, e ai riflessi sociali ancora più drammatici che produce la crisi economica.

Noi riteniamo che la priorità non sia assolutamente il Piano casa, per almeno due ragioni: una in qualche misura l'ho già espressa, sull'altra si è soffermato poc'anzi il collega Luciano Uras. Noi siamo convinti - e mi pare di non essere in completa solitudine - che questo Piano casa, che voi con una certa protervia vi ostinate a portare in Aula, attacchi pesantemente anche il P.P.R., soprattutto il P.P.R. Noi riteniamo pertanto che su questa materia non si debbano proseguire i lavori, il Consiglio non debba essere impegnato nella discussione sul Piano casa. Vi chiediamo di portare questa proposta in Commissione, perché sarebbe l'unica occasione che resta a questo Consiglio per, ripeto, dimostrare anche stavolta la volontà di recuperare quel senso di responsabilità rispetto alle priorità di quest'Isola.

Noi non possiamo, per un verso, assumerci giustamente la responsabilità di metterci in sintonia con un sentire comune di quest'Isola attorno ai temi che abbiamo discusso in questi due giorni, e abbiamo fatto bene, perché ci siamo resi conto di aver commesso un errore gravissimo, che ha purtroppo contribuito a incrinare ulteriormente il rapporto di fiducia tra questa istituzione e i cittadini. Stiamo cercando di recuperare, di attenuare questa distanza, e sono convinto che riusciremo a farlo (così come abbiamo deciso in queste ore) la prossima settimana.

Attenzione, perché se voi vi ostinate a discutere di Piano casa, vi assumete la responsabilità di non essere in sintonia con i bisogni veri che ha questa Regione, dimostrando di voler rispondere soltanto probabilmente a cambiali che dovete far riscuotere a qualcuno.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI). Signora Presidente, intervengo per esprimere la contrarietà alla pregiudiziale posta dai colleghi Uras e più. Noi riteniamo che il disegno di legge numero 265 costituisca, certo, non l'unica priorità, ma è comunque una priorità, è una priorità per la Sardegna.

Volevo anche chiarire un aspetto importante: l'ordine del giorno, comunemente chiamato Piano casa in maniera riduttiva, mira a rimettere in moto un settore, che è quello edilizio, attraverso il rilancio e attraverso soprattutto degli strumenti che offrono norme chiare e norme certe per tutti. Diciassettemila e 479 sardi, o famiglie sarde, alla data del 30 settembre 2011, ringraziano la lungimiranza di questo Consiglio regionale, ringraziano la Giunta regionale, ringraziano tutti quei consiglieri che attraverso il loro contributo, anche quelli dell'opposizione hanno contribuito a migliorare questo importante strumento. Volevo ricordare al collega Uras che molte delle norme contenute all'interno del disegno di legge che noi stiamo approvando provengono da emendamenti presentati in Commissione anche dalla sua parte politica; noi li abbiamo recepiti perché li abbiamo ritenuti importanti, strategici, utili a migliorare il testo. E sono convinto che anche in questa discussione possano provenire degli spunti interessanti, migliorativi, dall'opposizione, da coloro i quali pubblicamente dicono di essere contrari, nonostante dai loro stessi territori (quei territori che vengono annoverati in questo importante elenco ufficiale, scaturito da un esame attento degli uffici regionali, dell'Assessorato dell'urbanistica e enti locali) provengono le incitazioni ad andare avanti, a rimettere in moto l'economia con le regole e non con le deroghe, a consentire a chi non ha la possibilità di costruire una nuova casa, di poter realizzare magari quella stanza in più per il proprio figlio.

La maggior parte di quei 17.149 interventi che vengono elencati in questa tabella, sono interventi che riguardano piccoli ampliamenti, ampliamenti di povera gente, di gente che non ha la possibilità di acquisire nuove case, in un mercato immobiliare che ancora è molto caro, in un mercato immobiliare che soffre, e soffre anche per le scelte della passata legislatura. Quindi ciascuno di noi si assuma le sue responsabilità, si assuma la responsabilità di ciò che accade nei suoi territori, nei suoi comuni, dove abbiamo chiesto il consenso noi, dicendo che avremmo adottato una certa linea per quanto concerne vincoli e vincoletti, lacci e lacciuoli imposti nella passata legislatura, e che avremmo garantito regole e leggi eque per tutti. Può anche non piacere, ma io credo che questo faccia parte del confronto parlamentare di quest'Aula, ed ognuno di noi cercherà di portare il miglior contributo per far sì che questa legge possa veramente contribuire, non dico a risolvere tutti i problemi, ma, se non altro, quelli di un settore che arranca, di un settore che è in crisi, che non è solo il settore degli speculatori.

Chi vi parla non deve pagare nessuna cambiale a nessuno, e credo che la maggior parte, anzi, tutti i colleghi presenti, non debbano pagar pegno a nessuno. L'unico impegno che io mi sento di portare avanti, e credo che questo riguardi tutti i consiglieri di quest'Aula, è quello assunto, nella passata tornata elettorale, di fronte ai cittadini che ci chiedevano di dare risposte, risposte anche in questo settore, in questo settore che puntualmente, ogni volta che si parla di edilizia, che si parla di sviluppo strategico in questa Regione, viene additato come un settore di cementificatori, come un settore di gente spregiudicata che non ha rispetto delle regole, della natura e del nostro bellissimo ambiente.

Io sono, e ritengo di essere, ambientalista, alla pari di molti di voi e, in qualche caso, forse anche più di voi. Abbiamo in Sardegna amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra che hanno saputo rispettare l'ambiente e l'hanno saputo tutelare anche per le future generazioni.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, io, ovviamente, annuncio il voto contrario alla pregiudiziale posta dai colleghi del centrosinistra, ma allo stesso tempo volevo tranquillizzarli ribadendo, se ancora non lo avessero compreso, che non è nostro intendimento, con questa legge, svilire il Piano paesaggistico. Io credo però che il motivo di questa pregiudiziale sia ben altro, e cioè lo scopo - ed è giusto che i cittadini sardi lo sappiano - l'intendimento del centrosinistra è solo uno, ed è quello di far decadere il termine ultimo per il Piano casa; questo è l'intendimento. E' giusto allora che venga detto ai sardi che c'è una parte politica di questo Consiglio regionale che intende non concedere ulteriori proroghe alla scadenza del 30 ottobre.

Perché lo dico? Lo dico perché ieri (ce ne fosse stato ancora bisogno) parlando con un autorevole esponente dell'ANCE, l'Associazione nazionale costruttori edili, mi ha detto: "Se non ci fosse stato il Piano casa, che sta attenuando in qualche modo l'economia asfittica del nostro settore, noi saremmo tutti con i libri in tribunale". Allora, di fronte a considerazioni di questo genere, di fronte al fatto che tutti quanti noi sappiamo quante migliaia di pratiche sono state presentate ai comuni, io vi chiedo, di fronte alle considerazioni del collega Giampaolo Diana, che parla di dramma economico, se volete aggiungere un dramma economico ad un altro dramma. Beh, se volete farlo fatelo pure e assumetevene tutta la responsabilità.

Io cerco di tranquillizzare la vostra parte politica dicendo che non è intendimento nostro, con questa legge, svilire il ruolo del Piano paesaggistico regionale, perché non è questo che noi intendiamo fare; noi intendiamo apportare quelle modifiche che ci sono state sollecitate, intendiamo imprimere ancora maggiore sviluppo all'economia edilizia in Sardegna, vogliamo offrire tutta una serie di risposte che i cittadini attendono. E' chiaro che queste risposte non le attendono dal centrosinistra, ma le attendono dal centrodestra, però vi assicuro che molti cittadini che hanno votato per il centrosinistra si sono avvalsi di questa legge, lo stanno continuando a fare e vorrebbero continuare a farlo.

La pregiudiziale è uno strumento che è ovviamente previsto dal nostro Regolamento però, collega Uras, l'intendimento è solo uno, ed è quello di far slittare i termini oltre il 30 di ottobre; noi questo non ve lo possiamo permettere, e annuncio già qui che saremo disponibili ad andare ad oltranza per approvare questa legge entro il termine stabilito dalla legge.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare sulla questione pregiudiziale, la metto in votazione. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Presidente, ai sensi dell'articolo 101 - visto che il Capogruppo del P.D. invita tutti al rispetto e al senso dell'etica della responsabilità, ed è un terreno sul quale volentieri quindi accettiamo la sfida, e anche a seguito della sua lettera, Presidente - chiedo di richiamare immediatamente in Aula il disegno di legge della Giunta che prevede la riduzione dei consiglieri da 80 a 60, che è pendente presso la prima Commissione, che non è stato unificato agli altri testi e che, quindi, può costituire la base per un dibattito e per l'eventuale esitazione anche in tempi rapidissimi.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, la richiesta di inserimento nella programmazione bimestrale, per portare direttamente in Aula un testo del proponente, che non è stato ancora affrontato dalla Commissione, va fatta ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento. Però è la Conferenza dei Capigruppo che si esprime all'unanimità, quindi la proposta deve essere portata in Conferenza dei Capigruppo

PITTALIS (P.d.L.). Presidente, su questo non sono d'accordo.

PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, per portare il testo del proponente direttamente in Aula la richiesta va formulata ai sensi dell'articolo è il 102, per cui ci vuole l'unanimità di tutti i Capigruppo.

PITTALIS (P.d.L.). Va bene. Allora chiedo ai sensi dell'articolo 102, che la questione venga portata all'attenzione della Conferenza dei Capigruppo.

PRESIDENTE. Verrà affrontata dalla Conferenza dei Capigruppo se la Giunta la porterà come richiesta in Conferenza dei Capigruppo. Lei non può avanzare questa richiesta ai sensi dell'articolo 102.

Ha domandato di parlare il consigliere Manca. Ne ha facoltà.

MANCA (P.D.). Presidente, intervengo sul Regolamento. L'articolo 51, come sappiamo tutti, prevede che il Consiglio possa e debba approvare le risoluzioni con le quali chiede alla Giunta degli impegni su temi specifici e importanti. In data 13 settembre, dopo la predisposizione e anche dopo un'istruttoria fatta in Commissione d'inchiesta in maniera specifica, è stata approvata da quest'Aula all'unanimità una risoluzione che prevedeva un atto di indirizzo da parte della Giunta regionale per quanto riguarda il problema dei CSL che sta esplodendo in tutta la Sardegna; Quello più evidente è quello di Sassari.

Ad oggi (6 ottobre) non risulta preso nessun tipo di impegno; la Giunta è totalmente inadempiente rispetto al mandato dato dal Consiglio, ed è un problema generale che adesso si riproporrà in tutta la Sardegna e che riguarderà tutti. Noi abbiamo tenuto una riunione della Commissione d'inchiesta - e mi rivolgo anche al Presidente - in data 26 settembre, anche alla sua presenza, per parlare del tema; lo abbiamo affrontato e abbiamo incontrato i direttori generali. In quell'occasione ci è stato detto che non si potevano fare determinate cose o prendere determinati impegni. Qua c'è una nota del 21 settembre dell'Assessorato degli enti locali che contiene affermazioni diametralmente opposte a quelle pronunciate dal direttore generale degli enti locali.

Io chiedo a lei, Presidente, un intervento forte su questo tema e chiedo al Presidente della Commissione, onorevole Uras, di riconvocare la Commissione immediatamente per fare chiarezza su questa situazione, perché non è più possibile che questo Consiglio impartisca degli indirizzi che vengono totalmente disattesi. Non è un problema di carattere personale - l'assessore Rassu, l'assessore Liori si impegnano - ma è un problema della Giunta nella sua interezza, Presidente, perché ancora una volta le decisioni dell'Aula non vengono assolutamente rispettate.

PRESIDENTE. Onorevole Manca, come lei ben sa e come ha ricordato, io ho partecipato ai lavori della Commissione d'inchiesta e in quella occasione ho fatto presente all'assessore Liori che c'era un preciso deliberato del Consiglio regionale (la risoluzione approvata il 13 settembre) che definiva un indirizzo politico che non poteva assolutamente essere ignorato dalla Giunta e ho invitato l'assessore Liori a dare seguito a tale indirizzo. Sarà mio preciso dovere riproporre all'attenzione della Giunta quanto deliberato da questo Consiglio regionale.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, Presidente, in ragione proprio dell'annuncio che oggi ha fatto l'onorevole Manca. Noi abbiamo riunito la Commissione, è venuta la Giunta rappresentata dall'assessore Liori che ha assunto degli impegni e nella direzione anche condivisa dalla Giunta abbiamo proposto - e così è comunicato al Presidente della Regione - la nomina dei commissari ad acta.

La Giunta ci fa sapere, sempre per le vie diciamo meno ufficiali (quelle della comunicazione pubblica) che non intende adoperarsi in questo senso. Peraltro ci sono pareri di impiegati, di funzionari e di dirigenti dell'amministrazione regionale presso Assessorati - qua c'è l'Assessore del personale - che invitano altre amministrazioni a disattendere le leggi nonostante ci siano pronunciamenti in giurisprudenza (per ultimo quello del Tar Abruzzo) che dichiarano illegittimo ogni atto amministrativo ostativo delle leggi della Regione (che peraltro non sono leggi della Regione, sono leggi della Repubblica ai sensi del Titolo V riformato).

Siccome si tratta di un sistema che lascia leggi rilevanti come quelle in materia di lavoro da sei anni totalmente inapplicate, come quelle in materia di sicurezza sul lavoro da tre anni totalmente inapplicate, evidentemente ricorre una responsabilità. Io chiedo la deroga, Presidente, per la convocazione immediata, al termine della seduta, della Commissione d'inchiesta; invito i commissari a partecipare ai lavori della Commissione perché intendo proporre in quella sede alcune iniziative, altre le assumerò direttamente, insieme ad altri colleghi che si sono già dichiarati disponibili, perché intendo presentare a un esposto alla magistratura per verificare se questa reiterata violazione della legge regionale non possa in qualche modo configurare reati in ragione anche della qualità di funzioni pubbliche che rivestono i diversi soggetti preposti ad adempiere alle leggi e a farle rispettare.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, come lei ben sa se i Capigruppo sono d'accordo per la deroga la Commissione d'inchiesta può essere convocata, quindi raccoglieremo la disponibilità dei Capigruppo.

Discussione generale del disegno di legge: "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo) e norme per la semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia e paesaggistica - Modifiche alla legge regionale 12 agosto 1998, n. 28 (Norme per l'esercizio delle competenze in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione autonoma della Sardegna con l'articolo 6 del DPR 22 maggio 1975, n. 480, e delegate con l'articolo 57 del DPR 19 giugno 1979, n. 348) e alla legge regionale 14 maggio 1984, n. 22 (Norme per la classificazione delle aziende ricettive)" (265/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 265.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore di maggioranza.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore di maggioranza. Signora Presidente, signori della Giunta, colleghe e colleghi, come sappiamo una grave crisi socio-economica, dai risvolti non ancora ben definiti, sta interessando il sistema economico mondiale e, come agevolmente intuibile, ciò ha avuto gravi ripercussioni anche sull'economia della nostra Isola. E' pertanto necessario affrontare il momento attuale con misure straordinarie, frutto di strategie urgenti, ma efficaci e condivise, che consentano non solo il raggiungimento degli auspicati benefici nel breve periodo, ma siano capaci di produrre effetti positivi anche nel medio e lungo periodo.

D'altra parte, la crisi economica e il rallentamento dello sviluppo sono stati, in Sardegna, accentuati negli ultimi anni da alcune scelte operate nella passata legislatura, soprattutto nel campo urbanistico. La quarta Commissione consiliare permanente, dopo aver effettuato un'attenta analisi degli effetti prodotti dalla legge regionale numero 4 del 2009, ha cercato di affrontare le problematiche emerse con frequenza nell'applicazione della stessa legge, problematiche che hanno inciso sulla piena e compiuta volontà del legislatore. In tale ottica il testo esitato dalla Commissione quarta è finalizzato a chiarire gli aspetti critici che sono emersi, consentendo una chiara e omogenea applicazione normativa su tutto il territorio regionale.

In modo particolare la Commissione si è soffermata sulle difficoltà applicative e sulle criticità che si sono appalesate nei mesi di vigenza della legge regionale numero 4 del 2009. Durante questi mesi, infatti, sono emerse con forza le difficoltà delle amministrazioni locali, degli operatori economici e anche dei privati cittadini, che hanno con incessante forza evidenziato le enormi difficoltà riscontrate nell'interpretazione delle norme del Piano paesaggistico regionale e nell'attuazione della legge regionale numero 4, testimoniate poi dalla brusca frenata della pianificazione locale che ha avuto ripercussioni negative in tutto il sistema socio-economico dell'Isola.

Da tutte le parti è stata insistentemente evidenziata la necessità di mettere mano all'impalcato normativo vigente, al fine di ridare regole certe e consentire la ripresa del sistema socio-economico, nel rispetto dell'esigenza primaria di tutela e salvaguardia del paesaggio. Da tutte le parti è stata, poi, evidenziata l'esigenza di garantire regole e norme certe per tutti. In Commissione è emersa la necessità di prorogare la legge per almeno un anno a causa delle difficoltà interpretative esposte in premessa.

Il testo in discussione contiene una serie di disposizioni volte alla semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia e paesaggistica, apportando modifiche alla legge regionale 12 agosto 1998, numero 28, e alla legge regionale 14 maggio 1984, numero 22, nell'ottica di una maggiore efficienza amministrativa e di una accelerazione dei tempi di ottenimento dei titoli abilitativi ai quali, è appena il caso di osservare, è strettamente legato il processo economico-produttivo.

La Commissione ha inoltre introdotto una norma inerente l'utilizzo dei seminterrati, riproponendo di fatto una disposizione che era già stata inserita dalla stessa legge nel precedente disegno. Al fine poi di consentire un corretto e razionale utilizzo del territorio agricolo che miri a tutelare l'esigenza di salvaguardia delle aree agricole da un improprio sfruttamento, la Commissione ha inserito un comma apposito. Appare quindi senz'altro riduttivo, come ho citato nella premessa, inquadrare il testo in esame nel cosiddetto "piano casa"; infatti le disposizioni di cui si chiede l'approvazione vanno considerate nell'ambito di una strategia di ben più ampio respiro.

Gli interventi previsti nel testo in esame sono, in conclusione, volti ad avviare un processo dinamico di tutela, gestione e valorizzazione che, a partire dalla fragilità dei paesaggi costieri, valuti le interazioni e gli impatti sul sistema ambiente, fermo restando il primario obiettivo del mantenimento e della valorizzazione dello stesso quale risorsa strategica. Si tratta di un importante passo avanti verso un processo di cambiamento che dovrà, anzitutto, essere di tipo culturale. Intendiamo infatti proporre una visione non solo vincolistica, con norme di tipo prevalentemente coercitivo, ma vista la singolarità e complessità dei territori e, più in generale, del paesaggio isolano, identificare elementi di tutela e di interesse paesaggistico al fine di orientare le trasformazioni dei sistemi urbani e rurali della nostra Regione. Una tutela di tipo dinamico, caratterizzata da un chiaro disposto normativo di base, che consenta di integrare anche gli atti di pianificazione di diversa natura e scala, superando le difficoltà e le incertezze, e in qualche caso anche i drammi, che hanno contraddistinto la prima fase di applicazione da parte dei comuni, sia del PPR sia della legge regionale numero 4 del 2009.

Durante il mio intervento contro la pregiudiziale del collega Uras, ho citato e ho elencato dei numeri. Sono i numeri contenuti in una tabella che è a disposizione dell'Assessorato regionale dell'urbanistica e enti locali, compilata a seguito di un'attenta analisi dei benefici che la legge regionale numero 4 ha portato nella nostra Sardegna. L'Associazione nazionale dei costruttori, l'ANCE, citata dal collega Mario Diana nel suo intervento, ha evidenziato come gli unici due cosiddetti piani casa che hanno prodotto dei risultati importanti sono quello della Regione Sardegna e quello della Regione Veneto. Sono gli unici due che sono stati elogiati e vengono portati come esempio in tutto il territorio nazionale.

Le modifiche che chiediamo di approvare sono modifiche che scaturiscono da un confronto attento e pacato con le amministrazioni locali e con le associazioni di categoria che ci chiedono di dare ulteriore ossigeno ad un settore in crisi, che ci chiedono di pianificare lo sviluppo della Sardegna, che ovviamente non può e non deve ridursi a questa legge che chiediamo di approvare, ma deve passare necessariamente attraverso la rivisitazione del PPR, di cui siamo a conoscenza e che l'Assessorato sta portando in porto. Ma chiediamo anche di più. Io credo che sia necessaria una nuova legge urbanistica, una nuova stagione di riforme anche nel settore urbanistico come ci viene chiesto da più parti.

Volevo ricordare che la precedente amministrazione regionale, il precedente Consiglio regionale cadde proprio sull'urbanistica, perché molto probabilmente quella visione vincolista, quella visione forse troppo restrittiva non andava bene neanche a coloro i quali la proponevano. Allora, io sono convinto che partendo anche da quel lavoro, da quel lavoro che venne approvato in Commissione e che approdò in quest'Aula e del quale abbiamo ovviamente gli atti parlamentari, si possa ripartire. Si possa ripartire attraverso un confronto, attraverso delle priorità; delle priorità che devono necessariamente passare attraverso la tutela e la salvaguardia dell'ambiente e del nostro paesaggio di cui siamo i primi tutori e i primi sostenitori.

E' errato dire che tutti coloro i quali lavorano nell'edilizia o tutti coloro i quali operano nel settore immobiliare siano degli speculatori e siano dei poco di buono. Io ritengo che, come in tutte le categorie, così come nell'edilizia, così come nell'agricoltura, così come nel campo sanitario, così come anche nel campo politico, ci siano le persone per bene, ci siano gli speculatori e ci siano anche coloro i quali non fanno il bene di un determinato settore e lo fanno solo con un unico interesse. Però fare un'unica ammucchiata dicendo che sono tutti uguali non va bene, non è giusto, non è giusto per l'opinione pubblica che ci guarda, ma non è soprattutto rispettoso nei confronti di coloro i quali hanno negli anni portato avanti con dedizione le loro attività creando posti di lavoro, creando indotto e creando soprattutto tutti i presupposti per una tutela dell'ambiente. Mi riferisco soprattutto ai nostri imprenditori, non quegli imprenditori che magari vengono dal Nord Italia, che prendono il malloppo e scappano via.

Questa legge è una legge per i sardi, è una legge per le piccole famiglie, è una legge per i piccoli artigiani, è una legge per tutti coloro i quali in questo momento gridano e chiedono di essere aiutati. Chiedono di essere aiutati con strumenti snelli, chiedono di essere aiutati con delle leggi eque che tengano conto delle singole realtà locali. E' ovvio che vi sono delle comunità (soprattutto le comunità all'interno della Sardegna) che soffrono in questo momento sempre di più. Soffrono di più perché coloro i quali emigrano per lavorare e si spostano anche all'interno della nostra Sardegna verso le coste in questo momento non hanno lavoro, e questo crea un disagio sociale che è lampante, è palese, porta anche, purtroppo, a un aumento di reati della nuova criminalità, porta purtroppo all'esasperazione e noi come legislatori siamo chiamati a dare delle risposte.

Sono sicuro e siamo sicuri che questa non è l'unica risposta, è sicuramente un tentativo per erogare ossigeno a questi settori. E' un tentativo per confermare che il settore dell'edilizia in Sardegna è un settore che merita grande attenzione. E' soprattutto un tentativo, questo (il terzo in ordine di tempo), che potrà sicuramente permettere a molte imprese, così come asserito dal collega Diana, di respirare, certo, non di salvare la propria situazione, ma di cercare anche di pianificare forse un futuro diverso riconvertendo magari anche la propria attività, cercando sicuramente una via di uscita che non può e non deve essere necessariamente legata al mercato immobiliare - di questo ne siamo consapevoli tutti - ma può offrire delle risposte importanti, soprattutto alle categorie più deboli, a quelle categorie che vedono oggi i propri figli vivere nella propria abitazione, l'abitazione familiare, senza la possibilità di poter progettare un futuro perché il mercato immobiliare sardo, e in modo particolare il mercato immobiliare delle grandi città sarde e delle coste sarde, è carissimo, è inaccessibile. E' inaccessibile perché oggi il mutuo regionale concesso, a coloro i quali vogliono edificare la prima casa, non copre spesso neanche le spese per l'acquisto del terreno in molte parti dell'isola. Questa è una partita che spero il Consiglio regionale possa valutare anche nell'housing sociale con il nuovo Assessore dei lavori pubblici per dare risposte anche a quelle categorie.

Ma è sbagliato pensare e definire questa legge, così come la legge numero 4, come un piano casa. Il piano casa deve avere altri connotati, deve avere altre priorità, deve soprattutto basarsi sulla possibilità di un housing sociale in chiave moderna offre la possibilità alle giovani coppie di avere una casa. Quindi, non siamo contrari a tutti quei principi che anche stamattina anche il collega Uras, e lo stesso collega Giampaolo Diana hanno esposto e evidenziato, noi diciamo che ci sarà un'altra partita su questo, noi non escludiamo a priori questa partita. E' una partita che vorremmo ovviamente avviare a breve con gli strumenti necessari, con il confronto e soprattutto con le risorse. Quelle risorse che il Consiglio regionale sono sicuro recupererà e metterà in campo per altre occasioni come quella dell'housing sociale.

Una cosa è certa: i 17 mila e più interventi consentiti e già approvati dalla legge regionale numero 4 a data del 30 settembre sono tutti interventi che non erano altrimenti possibili con le leggi vigenti prima dell'entrata in vigore della legge regionale numero 4. Quindi, un grande risultato questa legge lo ha ottenuto, e non mi risulta che siano in corso speculazioni, e non mi risulta che siano in corso lottizzazioni selvagge frutto dell'applicazione della legge regionale numero 4. Non mi risulta, a differenza del passato, che ci siano state chissà quali intese o chissà quali concessioni sregolate, prive di fondamento, che purtroppo abbiamo visto anche nella versione del PPR passato. Sfido i colleghi a elencare in quest'Aula, se ne siete a conoscenza, una sola lottizzazione che abbia carattere speculativo che sia emersa attraverso l'applicazione della legge regionale numero 4. Se ce l'avete, se avete delle indicazioni fatelo, altrimenti rimangono solo ed esclusivamente chiacchiere e niente di più, chiacchiere e, in qualche caso, anche illazioni, e anche pesanti.

Non c'è nessuna cambiale con il mondo del mattone - così come amate chiamarlo - all'incasso, c'è solo l'esigenza di dare risposte ai nostri cittadini. C'è l'esigenza di dare gambe ad un programma elettorale che abbiamo sottoscritto, che è a disposizione di tutti, che diceva che avrebbe rimesso in moto l'economia della Sardegna attraverso anche il rilancio del settore edilizio e attraverso la rivisitazione di uno strumento importante qual è il PPR. Noi infatti non diciamo che il PPR sia carta straccia, assolutamente, noi diciamo che il PPR deve essere rivisitato e con una visione diversa, un approccio culturale diverso rispetto a quello del centrosinistra ciò che era stato fatto nella passata legislatura. Proprio in virtù di questa diversa visione culturale per il quale i cittadini hanno dato la fiducia al centrodestra e non al centrosinistra.

L'urbanistica in Sardegna è stata uno dei motivi della sconfitta del centrosinistra e della vittoria del centrodestra. Non a caso è uno dei temi, come ho detto poc'anzi, che ha portato allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale. Questo sta a significare - lo ripeto - che non tutti dentro quella maggioranza di centrosinistra erano d'accordo su quella impostazione culturale alla quale avete informato la politica urbanistica in Sardegna. Tutto qua.

Sono convinto che dalla discussione odierna, ma soprattutto da quella dei prossimi giorni potranno scaturire delle proposte importanti che per quanto riguarda il relatore possono essere accoglibili. Sono convinto che questa legge sia migliorabile, sono convinto che, soprattutto da chi amministra anche nei piccoli comuni, da chi fa l'Assessore, il sindaco, possano scaturire importanti spunti così come sono scaturiti nella discussione in Commissione. Dicevo nell'intervento precedente che abbiamo recepito anche delle indicazioni importantissime provenienti dai colleghi del centrosinistra soprattutto relative all'applicazione di determinate norme; e si è trattato di un aiuto di grande valenza tecnica. Io a quei colleghi mi rivolgo, a quelli che hanno una certa conoscenza della materia, anche al collega Lotto, relatore dell'opposizione, che pure definisce questo come uno strumento - poi sentiremo la sua relazione - che non aiuta i poveri.

Questo invece è uno strumento per tutti, è uno strumento che detta regole per tutti, è uno strumento che non dà la possibilità a tre persone che hanno le leve dell'urbanistica di sedersi e di decidere: a te sì e a me no. Questo non è consentito e questo non lo consentiremo neanche nella rivisitazione del PPR, e questo non lo consentiremo neanche qualora dovesse approdare in quest'Aula una nuova legge urbanistica di governo del territorio; non lo consentiremo a nessuno. Non l'abbiamo consentito (e l'abbiamo detto anche in campagna elettorale) al centrosinistra, e non lo consentiremo neanche a coloro i quali, nel centrodestra volessero pensare ad un'urbanistica di questo tipo. Ma io sono convinto che conoscendo l'assessore Rassu (così come tutti i suoi collaboratori che ringrazio anche per il grande aiuto fornito alla Commissione nella stesura di questo testo e nel migliorare questo testo) sono convinto che conoscendo l'assessore Rassu, che è un grande ambientalista, proveniente da una piccola comunità dove ha fatto anche il sindaco, si possa veramente avere la garanzia che, sia la rivisitazione del PPR...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Ha facoltà di parlare il consigliere Lotto, relatore di minoranza.

LOTTO (P.D.),relatore di minoranza. Signor Presidente, signori Assessori, signori colleghi, parto con delle brevissime considerazioni, prima di leggere la relazione, su alcuni spunti che mi ha suggerito il collega Matteo Sanna relativi ad un tema che tutti quanti abbiamo presente: la grave crisi economica che attraversa il nostro Paese e la nostra Isola e in particolare, la crisi del settore edilizio, un comparto che questa situazione vive con particolare disagio e sofferenza. Vorrei però ricordare a tutti voi che il principale responsabile di questa crisi sono le amministrazioni pubbliche, a partire dal Governo, dalla Regione e dai comuni, ciascuno con la propria quota di responsabilità.

E' vero, molte imprese edili stanno rischiando di portare i libri in tribunale, molte imprese edili hanno eseguito dei lavori e non vengono pagate. Non vengono pagate perché questa Regione non ha avuto la capacità, così come invece l'hanno avuta altre Regioni, di negoziare il patto di stabilità. E oggi noi abbiamo tantissime imprese che hanno realizzato opere pubbliche anche importanti, significative e consistenti, che non riescono a incassare agli stati di avanzamento, perché il Governo nazionale, la Regione Sardegna hanno messo le amministrazioni locali in condizioni assolutamente vergognose. E' vero che è un settore in difficoltà ed è vero però anche che su queste difficoltà ci sono responsabilità precise, inerzia e incapacità politica ad affrontare questo tema, a farsene carico, a portarlo al livello di un confronto con il Governo e ottenere dei risultati.

Noi non ci siamo riusciti, la Regione Sardegna non c'è riuscita, la Giunta regionale sarda non c'è riuscita, le amministrazioni locali di destra e di sinistra stanno soffrendo un confronto che sta ormai sfociando nella causa legale con la gran parte delle nostre imprese edili. Questa è la vera causa di una crisi profonda che caratterizza questo settore.

Ancora prima di passare alla relazione vorrei ricordare che di fronte alla nostra critica, reiterata in più occasioni, voi vi siete dimenati a cercare di definirla con nomi e titoli diversi, dicevate costantemente ad ogni piè sospinto (allora era un altro l'Assessore in carica) che quella non era il "piano casa", che il piano casa vero e proprio sarebbe arrivato "tra due mesi". Io, signori, sono qua da due anni e mezzo, e lo sto ancora aspettando. E anche quello avrebbe dato una mano sia a far decollare il settore edilizio sia a dare qualche risposta ai cittadini che ne hanno più bisogno. Però così non è stato.

Ancora una volta, quindi, il Consiglio regionale viene chiamato a discutere di un disegno di legge riguardante il tema delle, pomposamente definite: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio". Argomento già ampiamente discusso, ricordavo, nell'estate del 2009, con una discussione aspra che ha coinvolto non solo il Consiglio regionale ma l'intera società sarda. E l'iniziativa prendeva avvio, bisogna ricordarlo onorevole Sanna, dal cosiddetto piano casa promosso a livello nazionale dal governo Berlusconi, cui fece seguito la conferenza Stato-regioni che delineò i caratteri principali che dovevano contraddistinguere i piani che le Regioni erano chiamate a varare.

Già dalle prime battute emerse chiaro un problema di fondo: il Governo aveva creato un "bisogno (la possibilità per ciascun cittadino di effettuare interventi di ampliamento degli immobili al di fuori dalla pianificazione urbanistica in vigore) al quale bisogno regioni e comuni (non il Governo, regioni e comuni) avrebbero dovuto dare risposte! La Regione Sardegna ha affrontato il tema andando ben oltre quanto fatto dalle altre regioni, amplificando gli effetti deleteri della proposta governativa.

Già durante la discussione della legge numero 4 denunciammo infatti alcune delle principali criticità che con la presente proposta non vengono assolutamente superate e che, in alcuni casi, vengono addirittura ulteriormente aggravate. Anche in questo caso, come in occasione della discussione del D.L. numero 93, il cosiddetto secondo Piano casa, che non superò il vaglio di quest'Aula, ci troviamo di fronte ad una legge migliorativa che non migliora; anzi peggiora. Ci riferiamo in particolare all'assenza di qualsiasi intervento per rispondere alle esigenze reali di strati della popolazione che non dispongono di alcun alloggio e verso i quali la Regione Sardegna dimostra in questi anni assoluto disinteresse.

Una legge quindi che guarda a chi la casa ce l'ha già ed ignora del tutto coloro che ne sono privi. Una legge, la numero 4, che rimette in discussione alcuni capisaldi fondamentali dell'urbanistica e, con il superamento delle previsioni degli strumenti urbanistici delle nostre amministrazioni locali, comporta un vero e proprio esproprio delle competenze comunali in materia, vanificando il senso e gli sforzi di una corretta pianificazione.

Si interviene così in modo brutale sulla delicata sfera dei rapporti tra Regione e comuni, minando alla base l'autonomia degli stessi e azzerando anni di confronto politico-culturale che hanno portato le popolazioni a storiche acquisizioni e a conquiste di civiltà rappresentate dalla generale consapevolezza della importanza della pianificazione urbanistica come strumento di crescita ordinata e razionale delle nostre comunità. In molte parti del provvedimento, inoltre, venivano previste norme che aggiravano il PPR vigente prevedendo la possibilità di intervento in aree vincolate dallo strumento paesaggistico regionale. Si venivano a creare le condizioni per vanificare le norme di tutela del nostro territorio e creare altresì le premesse per una generale difficoltà o impossibilità di applicazione del dispositivo di legge, con il concreto materializzarsi di avversi pronunciamenti da parte del Tribunale amministrativo regionale della Sardegna che puntualmente sono arrivati.

Una ulteriore critica da noi espressa a suo tempo nei confronti della proposta della Giunta e del testo approvato il 29 ottobre del 2009 era imperniata sulla qualità costruttiva degli ampliamenti volumetrici. Questi ultimi infatti sono stati previsti senza alcun condizionamento alle caratteristiche costruttive e alla efficienza energetica finale degli stabili. In pochissimi altri casi a livello nazionale è accaduto questo scempio e questa assoluta mancanza di responsabilità. Solo per ulteriori volumi aggiuntivi la premialità veniva legata alla qualità energetica degli interventi; un limite grave e un'occasione mancata per stimolare l'attenzione verso le nuove tecnologie costruttive ed il risparmio energetico, che sono le frontiere della nazione della nuova società in equilibrio con la natura.

Riteniamo che ogni intervento di modifica alla legge numero 4 del 2009sarebbe dovuto partire dal superamento delle indicate criticità, al fine di rendere la stessa compatibile con gli strumenti di pianificazione. Così non è, e con il testo in discussione vengono non solo riproposte queste criticità ma, anzi, ulteriormente aggravate. Con le modifiche di cui all'articolo 1 ter si prevede, tra l'altro, che gli ampliamenti realizzati non costituiscano più "pertinenza inscindibile dell'unità immobiliare principale", e possano essere alienati alla sola condizione che la vendita comprenda anche tutta o parte dell'unità immobiliare.

Viene così eliminato il divieto di alienazione decennale previsto attualmente in legge e di cui l'allora assessore Asunis menava vanto ogni giorno che ne parlavamo in Commissione. Altro che la "possibilità del padre di famiglia di aumentare la prima abitazione di una stanza per il proprio figlio", cito le parole che allora pronunciò il Presidente Cappellacci, in questo modo si stravolge il principale obiettivo dichiarato della legge e si fa emergere con chiarezza il carattere sostanzialmente speculativo di questo provvedimento.

Sempre nello stesso articolo, 1 ter, relativamente agli edifici situati in zona turistica F, nei 300 metri dalla battigia, con il comma 10 vengono espressamente soppresse le limitazioni degli interventi in ordine ai soli edifici di cui al comma 2. Anche in questo caso si amplia, invece di contenere, la possibilità di intervento nella delicata fascia costiera.

Con l'articolo 1 quater si interviene a modificare le previsioni dell'articolo 3 della legge numero 4, laddove al comma 2 prevedeva, per le zone omogenee E, tra i 300 e i 2000 metri, interventi di ampliamento limitati al solo 10 per cento, con il comma 2 bis si passa al 20, e quando ci si sposta oltre i 2000 si arriva addirittura al 30. Non è un miglioramento della legge, è un peggioramento, ancor prima che il PPR venga preso in esame, esaminato ed, eventualmente, se c'è qualcosa da verificare, verificato.

Anche l'articolo 1 sexies, comma 1, lettera d, sugli interventi di demolizione e ricostruzione, viene introdotta, facoltà di intervenire con ampliamenti volumetrici pure nella fascia di 300 metri dalla linea di battigia. A conferma di un taglio peggiorativo del testo in esame, quanto era già espressamente escluso dall'articolo 5, comma 5 della legge numero 4, con questo provvedimento viene consentito, seppure in misura più o meno mascherata (2, 5 metri a seconda della distanza); c'è in quell'articolo là un "papocchio" indescrivibile.

Con l'articolo 1 septies si interviene sui compiti della Commissione regionale per il paesaggio limitando il suo pronunciamento ai soli interventi da realizzare in zone oggetto di vincoli paesaggistici ed ambientali e limitando a 60 giorni il tempo a disposizione della stessa per esprimere i relativi pareri. Una Commissione la cui istituzione ritenevamo inutile, oltre che in contrasto con le competenze di altri uffici, e per la quale questo articolo di legge certifica la sua inutilità.

Il testo approvato in Commissione, inoltre, all'articolo 1 octies introduce modifiche al comma 1 dell'articolo 8 della legge numero 4 del 2009, prevedendo che gli ampliamenti possano essere realizzati anche da chi ha costruito abusivamente e abbia presentato istanze di sanatoria, oppure nel caso in cui abbia inoltrato altre istanza di accertamento di conformità.

Questo è un aspetto molto delicato perché va a toccare la sensibilità dei singoli, in quanto si amplifica ulteriormente quell'ingiustizia che ha caratterizzato la pratica del condono edilizio fin dalla nascita, premiando chi ha violato la legge. Questo era il concetto di fondo. Va bene, col condono si è messa una pietra sopra, però noi, di fatto, stiamo ancora lavorando perché a qualcuno possa ancora rodere quella che è stata letta come un'ingiustizia.

Sempre nello stesso articolo, inoltre, si prevede tra le condizioni di ammissibilità che "alla data del 31 marzo 2009 le unità immobiliari interessate dagli interventi di cui all'articolo 2, 3, 4, devono risultare completate nell'ingombro volumetrico con la realizzazione delle murature perimetrali e della copertura. Il rispetto della presente predisposizione" - continua l'articolo - "è attestato mediante asseverazione da parte di un professionista abilitato". Questo è quanto recita la proposta di legge. Questa modifica è molto pericolosa perché elimina tra le condizioni di ammissibilità degli interventi il fatto certo costituito dall'accatastamento. E' una scelta di fondo pericolosa di cui bisogna che chi la fa se ne assuma per intero la responsabilità politica. Si sostituisce questo fatto certo con un fatto di dubbia certezza, quale la dichiarazione di un professionista che, apre le porte alla possibilità di dichiarazioni non vere.

Relativamente alla modifica dell'articolo 10 della legge numero 4 del 2009, "norme sulla semplificazione delle procedure" credo che in questa si possa scorgere la tendenza di questa Amministrazione regionale a rendere le previsioni del cosiddetto "piano casa" tendenzialmente permanenti. Non mi stupirei, signori colleghi, se tra diciotto mesi questo Consiglio venisse chiamato a decidere su un'ulteriore proroga e un ampliamento delle categorie edilizie ed urbanistiche interessate al provvedimento; la tendenza è quella di considerare di derogare ai Piani urbanistici esistenti un fatto non più contingente, ma una possibilità permanente.

Con le modifiche all'articolo 13, previste dall'articolo undecies, comma 1, lettera b) si deroga illegittimamente alle disposizioni previste dal PPR vigente nelle zone agricole e si propone l'applicazione delle direttive per le zone agricole. Siamo alle solite: stiamo inserendo in legge una norma che non potrà essere applicata. Un'ulteriore modifica dell'articolo 13 viene introdotta con le aggiunte del comma 2, che prevedono la possibilità di escludere la verifica di coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico e ambientale di riferimento, per diverse tipologie di intervento fino ad oggi in stand-by in quanto non avevamo superato detta verifica di coerenza. Molto semplicemente: per ciò che non è in linea con il PPR, diciamo che si può anche fare in modo che non debba essere sottoposto a questa verifica di coerenza. Se questo non è un intervento, non ad personam ma "ad progetto", io non sono più consigliere regionale.

Per quanto attiene all'articolo 15 della legge regionale numero 4 del 2009 relativo all'utilizzo del patrimonio edilizio e il recupero dei sottotetti, si ritiene utile segnalare che, con le modifiche previste, si introduce una normativa per il recupero dei seminterrati che rischia di essere considerata illegittima, ancor più nel momento in cui abbiamo introdotto in Commissione la soppressione del richiamo al rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie riguardanti l'abitabilità.

Da rilevare infine che, con l'articolo 2 quinquies, relativo alle modifiche alle norme sulla classificazione delle aziende ricettive all'aria aperta, si affronta un problema serio ma lo si affronta parzialmente. Non si tiene conto che il rischio di trasformare campeggi in villaggi turistici è reale e che si devono creare le condizioni affinché l'offerta turistica delle nostre aziende ricettive all'aria aperta sia adeguata e anche in linea con la concorrenza fuori della Sardegna. E però dobbiamo farlo, anche in questo caso, introducendo elementi di certezza del diritto, diversamente creiamo situazioni assolutamente conflittuali fra categorie diverse. Affrontandolo in questo modo, in una legge che non c'entra niente con l'argomento a mio avviso si rischia di fare danno, pur riconoscendo, io personalmente, che quel problema esiste.

Infine, per concludere, credo che si possa riaffermare quanto già detto in premessa: questa legge non risponde alle esigenze della povera gente che non dispone di una casa di abitazione; non rappresenta un valido strumento per il rilancio della nostra economia, appare invece solo uno strumento per coloro per i quali la pianificazione urbanistica rappresenta un impiccio cui derogare. Così facendo, con questa legge, come con la legge numero 4 del 2009, a suo tempo ma anche come la legge sul golf che abbiamo di recente approvato, oltre ad aprire le porte alla speculazione edilizia - caro collega Sanna, questo di fatto c'è: a Sassari diverse case sono state demolite al centro della città per costruire palazzi solo dopo approvata questa legge - si contribuisce a delegittimare la pianificazione urbanistica nella coscienza della gente e ad aprire un contrasto continuo tra questa e le Amministrazioni locali che vengono lasciate sole di fronte alle esigenze del singolo di poter comunque se è possibile fare come vuole. Questo, signor Presidente…

PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Daniele Cocco)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Campus, Cocco Daniele, Diana Giampaolo e Stochino sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 38 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Lombardo - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.

E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ricordo ai colleghi che intendono intervenire, che devono farlo entro la fine dell'intervento dell'onorevole Sanna che ha a disposizione venti minuti.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, Assessori, colleghi, io inizierò dicendo che non ho voglia, e neppure stimoli per pretendere di contrappormi a voi sull'idea dell'interpretazione più fedele della società che abbiamo fuori. Dico solo che continuo a pensare che il diritto, il diritto che si afferma nella modalità e nel privilegio che noi abbiamo di costruire le leggi, conserva in capo a ciascuno di noi un'autonomia morale. Quindi io non pretendo di tangere la vostra ma rivendico la mia autonomia morale, e anche una capacità del nostro agire, che è una capacità pedagogica nei confronti della società e degli uomini.

Ognuno può fare le finte che vuole, ognuno di noi può pretendere di essere l'interprete, il vate che ci dice "la società ci chiede": fatelo, siete due anni e mezzo che lo fate, continuate a farlo, non vi vogliamo disturbare ma cerchiamo con molta modestia di spiegare la logica delle cose. E logica non è la richiesta del Presidente della prima Commissione di rimettere in campo una legge che, d'accordo tutti quanti, abbiamo deciso di scavalcare con un voto unanime in Commissione, perché era il segno di un intervento a gamba tesa della Giunta contro l'idea che stavamo coltivando di un percorso comune dettato da un ordine del giorno unitario.

Non vale più l'ordine del giorno? Allora va bene che la Giunta faccia l'intervento a gamba tesa? C'è anche una diatriba sulla presidenza della prima Commissione, capisco che questi sono i semi che intendete interrare per una raccolta che chissà quando sarà ma avverrà una raccolta priva di senso, perché questi segni sono improduttivi quando sono contraddittori rispetto ai fatti.

Così come mi dispiace, Presidente, che l'accoglienza della sua lettera che invoca senso di responsabilità, consista nella protervia a portare avanti una legge come questa, e come tante similmente a questa abbiamo fatto in questi anni. Perché è vero, Presidente, che come è chiesto a tutti è chiesto anche a noi di fare dei sacrifici, ma a noi è chiesto di più, è chiesto oltre ai sacrifici di diminuire il costo sociale della nostra funzione, e il costo sociale della nostra funzione è la nostra inutilità: l'inutilità del piano casa, l'inutilità della legge sul golf, l'inutilità di questa rispetto alla miseria e al dramma che c'è e a cui questa legge non risponde. Ma quali appelli facciamo, quando la risposta è questo livello di insensibilità politica, che a me preoccupa, Presidente, perché legittima il dissenso, l'odio, l'attacco virulento contro la classe politica, incapace di dare un senso all'interpretazione sociale. Altro che pretese!

Noi siamo quelli che interpretano. Negli ultimi quattro anni - sono dati di oggi - il settore edilizio in Italia è crollato del 20 per cento; ma può essere che siano Gian Valerio Sanna e Renato Soru che hanno concluso questo disastro mondiale, come parrebbe che voi continuate a diire? Ma davvero pensate che siamo noi i responsabili del fatto che l'edilizia in Sardegna non cammina? Ma andatela a raccontare in giro!

Ma, badate, noi ci siamo presi la nostra parte di responsabilità; il giudizio elettorale è consumato, adesso sta arrivando un altro giudizio. E allora non potete invocare le ragioni per il vecchio giudizio, perché quello è già esaurito. Invocate le ragioni poi al nuovo del giudizio politico. Ecco dove sta la mia autonomia morale! Fate tutto quello che dovete fare, noi seguiamo la nostra strada, ma diciamo la verità, e la verità, Assessore, è che io capisco la sua buona fede, ma lei per me non è credibile quando dice sui giornali che il Piano paesaggistico consiste solo in piccoli accorgimenti. E' invece il più poderoso stravolgimento della logica paesaggistica che noi potevamo immaginare. Forse lei non se ne rende conto, ma quelli che glielo hanno suggerito lo sanno perfettamente. Perché avete realizzato esattamente quello che i tribunali dello Stato hanno già dichiarato per i PTP che hanno bocciato.

Cosa fate voi nel PPR che avete presentato e che pensate di approvare? Voi individuate i vincoli e poi create uno strumento gestionale del vincolo per disciplinare urbanisticamente le modalità di intervento. Volete una prova? E' qui, perché anche questa legge in quello di cui sto parlando. Questa legge numero 4 costituirà, con queste modifiche che stiamo provando adesso, nella truffaldina idea che si tratti solo di prorogare una data, la base strutturale delle norme di salvaguardia che il vostro Piano paesaggistico intende sostituire. Cioè si pone a base delle norme di salvaguardia la legge numero 4; una cosa paradossale anche sul piano giuridico. Credo che gli addetti ai lavori (i politici) stiano già ridendo per queste cose qua.

Sentite come recita l'articolo 11, che costituisce proprio l'esplicitazione di quello che hanno detto i tribunali dello Stato: "Per ciascun bene paesaggistico, vincolato con procedimento amministrativo, si applicano le seguenti prescrizioni: A) gli interventi devono ricostituire il tessuto connettivo e ambientale dell'insediamento urbano. Ogni nuova costruzione e trasformazione dell'edificato esistente deve essere conforme al principio. Gli interventi, sia pubblici che privati, devono essere realizzati con ricomposizione spaziale. I nuovi interventi devono essere realizzati sotto il profilo delle forme insediative e delle consistenze dimensionali avuto riguardo" - non del vincolo - ma "dei requisiti tipologici e funzionali caratteristici dell'attività da insediare". Cioè il vincolo è totalmente subordinato alla volontà di costruirci.

Questa è le "prova prova" delle vostre intenzioni, perché l'avete scritto nella vostra legge sull'agro. Nella vostra legge sull'agro voi dite: nelle more dell'adeguamento dei PUC al PPR si applicano le direttive per le zone agricole. Ma scusi, le direttive per le zone agricole non sono le norme a regime? Come fanno ad essere contestualmente le norme di salvaguardia? Me lo spiega? State togliendo le norme di salvaguardia; non c'è altra spiegazione. Le state eliminando, altro che proteggere! Questo è scritto in questa legge, onorevole Sanna. Poi dite: la Regione promuove il recupero ai fini abitativi dei seminterrati. Anche nelle zone agricole? Dobbiamo mettere la gente ad abitare nelle zone agricole? Passi tutto il resto, va bene nelle zone C, nelle zone B ma non nelle zone agricole.

Vi leggo adesso l'articolo 59 del capolavoro che costituirebbe la spina dorsale della rivoluzione culturale, che descriverebbe la vostra esperienza di legislatura: "disciplina transitoria e generale: negli ambiti di paesaggio sono realizzabili gli interventi previsti al capo primo della legge regionale numero 4 del 2009 e successive modifiche e integrazioni" eccetera eccetera. Quindi, tutto quello che stiamo approvando adesso. Perché quello che stiamo approvando adesso sono modifiche e integrazioni alla legge numero 4. Quindi leggetevi che cosa succede. Succede che gli ampliamenti che erano nella legge numero 4, vincolati al fatto che dovessero costituire, per esempio, pertinenze, in questa legge dice: no non sono più pertinenze, adesso possono diventare unità immobiliari individuali.

Chi ve l'ha chiesto? C'è qualcuno che deve fare speculazione? Perché se la famiglia è già proprietaria deve dividere un'unità immobiliare? Se ha bisogno di una stanza si fa la pertinenza. Adesso invece volete tagliare quel vincolo; questa è la saggezza delle cose che fate voi! E poi, continua l'articolo 59 norme di salvaguardia: "nei comuni dotati di piano urbanistico comunale, nelle zone territoriali C, D, G ed F" - tra l'altro si ripristina la condizione per cui nelle zone F la volumetria non è ridotte del 50 per cento, siamo tornati ai 45 milioni di metri cubi, cioè avete tagliato la norma che dimezzava le volumetrie in zona F e avete rimesso tutto il potenziale distruttivo sulle coste, anche questo nel Piano paesaggistico - sono realizzabili nel rispetto della legge regionale numero 4 del 2009. Quindi le norme di salvaguardia poggiano totalmente in ciò che consente la legge numero 4, cioè praticamente non vi è nessun tipo di salvaguardia. Poi aggiunge ai fini della riqualificazione - qui fate perfino ridere - "anche qualora localizzate nei trecento metri" - quindi nelle zone di inedificabilità totale per legge - "in deroga agli strumenti urbanistici sono consentiti interventi di ristrutturazione, rinnovamento, eventuali incrementi volumetrici" eccetera eccetera. Leggetevelo, è sempre insubordinazione, nel rispetto della legge.

Poi c'è anche una piccola "chicca". Voi sapete che Olbia è andata avanti per non so quanti anni con 17 piani di risanamento; in questo provvedimento c'è il ripristino della validità dei 17 piani di risanamento urbanistico riassunti come valore, perché torniamo indietro con le date. Cioè quello che era rimasto bloccato nel 2006 con la entrata in vigore del Piano paesaggistico adesso viene riliberato: è come aprire la gabbia una tigre inferocita; questa è la vostra salvaguardia!

Allora io vorrei richiamarvi a non prenderci in giro. Non dite più che questa è una legge che serve a prorogare perché questa è una falsità ideologica e io voglio distinguermi da questo stile della politica. E credo che il centrosinistra nella sua totalità non debba considerare buona una norma in quanto ha ritoccato una percentuale, perché quando la gigantografia del fallimento politico è di queste dimensioni non ci si sofferma su questi dettagli, si conferma, a maggior ragione, il voto che abbiamo espresso sulla legge numero 4.

Perché vedete, anche dopo aver approvato questa legge, quelle persone che vanno oggi al panificio per comprare il pane del giorno prima continueranno ad andarci, quelle persone che sono costrette a dormire nella macchina perché si sono separate e non trovano un alloggio continueranno a dormire nella macchina. Quell'appello della Presidente aveva bisogno di un'altra risposta, di altre proposte, di un'altra dignità della politica, perché voi la rabbia della gente non la bloccherete con la demagogia o con quelle azioni che vengono spesso richieste, che peraltro si fanno in silenzio, senza sbandierarle.

Questa è una brutta pagina, ed è per questo che dobbiamo cominciare ad accettare l'idea di andare duramente contro corrente, contro l'omologazione, e chiedere anche ai nostri colleghi, di qualunque sensibilità essi siano: davvero pensate che la nostra funzione del diritto non vi riservi ancora quell'autonomia morale per liberarvi dai vincoli inutili di un'esperienza politica tenuta da una persona che sfugge alle responsabilità, che non viene mai qui a parlare dei drammi della Sardegna, che spende 25 milioni per propagandare se stesso, che dà i soldi per gli osservatori della povertà e per comprare le sedi alle varie "carte" di qua e di là, togliendoli ai poveri?

Questa autonomia morale la recuperate o no? Non è più chiesto il gioco di squadra, le squadre si sono sciolte. La politica è in una condizione nella quale non può più vantare le squadre, le squadre sono sciolte, si gioca da soli con la propria coscienza. Dovete impedire che il nostro privilegio di fare le leggi sia relegato a un adempimento basato sull'aritmetica: tanto contiamo da una parte, tant'altro contate dall'altra.

Questo sillogismo, che indica una regola democratica, non funziona più, è saltato anche questo, perché siamo tutti quanti sotto giudizio collettivo, e tutti quanti ogni giorno stiamo perdendo la nostra funzione; altro che pensare a queste cose! Io credo che tecnicamente vi potrei formulare 100 mila rilievi su questa legge, sono diciannove articoli di modifica puntuale della legge numero 4. Cosa dice questa legge? Solo due appunti perché sono carini. A un certo punto si legge: "Negli edifici ubicati nelle zone extraurbane ricadenti nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia" - senta qua, Assessore, perché così non ci ripete quello che ha scritto sui giornali - "sono ammessi gli interventi di demolizione e ricostruzione" - stiamo parlando nella fascia dei 300 metri - "senza l'obbligo del rispetto dell'aspetto e della forma dell'edificio originario". Cioè, demoliamo e ricostruiamo come ci pare, senza regole, senza piani, senza attenzione.

Volete saperne un'altra? Quella norma tanto cara al collega Stochino, che pretenderebbe di prendere in mano gli standard, di farne una pallottola e buttarla, è ritornata, nonostante sia stata criticata. Voi volete costruire una casa, volete effettuare un ampliamento in zona A? Volete i parcheggi, perché sennò non sapete come entrare a casa? Non c'è problema, basta che si dimostri che non c'è la possibilità di avere i parcheggi, si monetizza e io li realizzo nella zona industriale, perché tanto sempre parcheggi sono. Peccato che quello standard debba ricadere almeno nella zona omogenea medesima. Io credo che l'urbanistica sia stata inventata con un principio largamente democratico, ma se la competenza paesaggistica se l'ha tenuta lo Stato, caro Angelo, qualche ragione ci deve essere.

Poi c'è un'altra "chicca" molto interessante. Quando si trattava di interventi a schiera, si diceva: "Gli ampliamenti devono stare nella schiera". Adesso, invece, possono dare origine anche a un altro corpo di fabbrica, così miglioriamo il contesto urbanistico. Avevamo detto che si poteva costruire un ampliamento solo se c'erano i tetti piani. Macché tetti piani, abbattiamo anche i tetti inclinati, basta che si possa costruire! Questo è un provvedimento scellerato, fatto da principianti dell'urbanistica e del diritto (non mi vergogno a dirlo) che fa il paio con questo Piano paesaggistico, che ha violato in partenza le linee di indirizzo. E se non credete a me ve lo dirà il tribunale dello Stato; avete anche violato l'articolo 144 del Codice Urbani. Siete partiti con i migliori auspici, vi faccio molti auguri, non avrete vita facile perché, grazie a Dio, conosciamo i pertugi dove voi volete arrivare, ormai sono due anni e mezzo che ve li scoviamo, e ve li scoveremo anche questa volta. Credo che questa sia una delle peggiori pagine della nostra capacità di esercitare un privilegio, che è quello della possibilità di scrivere le leggi di questa Regione.

STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Mario.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Petrini e Sanna Paolo sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 64 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pittalis - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.

Poiché siamo in numero legale, possiamo proseguire i lavori.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sentiti gli interventi del consigliere Manca e del consigliere Uras, che preannunciavano una convocazione per oggi della Commissione sull'applicazione delle leggi, la nostra proposta di legge nazionale che demanda alla legge statutaria la definizione del numero dei consiglieri, ma manca la sua firma per essere spedita al Parlamento, credo che, onde evitare che le decisioni assunte quasi all'unanimità non vengano tempestivamente comunicate al Parlamento, sarebbe opportuno che la Commissione approfondisse le motivazioni di questo ritardo.

PRESIDENTE. E' informato male, onorevole Cuccureddu, perché la legge non è pronta in quanto manca la relazione. Non manca solo la firma del Presidente.

Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo) e norme per la semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia e paesaggistica - Modifiche alla legge regionale 12 agosto 1998, n. 28 (Norme per l'esercizio delle competenze in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione autonoma della Sardegna con l'articolo 6 del DPR 22 maggio 1975, n. 480, e delegate con l'articolo 57 del DPR 19 giugno 1979, n. 348) e alla legge regionale 14 maggio 1984, n. 22 (Norme per la classificazione delle aziende ricettive)" (265/A)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). Presidente, colleghi, questa sarà una discussione che ci ricorderà momenti che abbiamo già vissuto in quest'Aula, perché la Giunta Cappellacci ritorna in Aula con i suoi effetti speciali, che sono gli effetti della "ghenga" del mattone. Mentre noi siamo consapevoli, ma credo anche tutti voi siate consapevoli, del dramma che vive la Sardegna, con la fame diffusa che si taglia a fette, e il bisogno che getta la gente nello sconforto e nella disperazione, la Giunta Cappellacci non ha altra fantasia che proporre i giochi: prima il gioco delle costruzioni, che avevamo già visto con la legge numero 4, poi il gioco del golf, e oggi ritorna ancora una volta il gioco delle costruzioni, questa volta però più audace, perché lo si propone addirittura dentro la fascia costiera, sugli arenili. Ma soprattutto io credo che la vostra Giunta voglia giocare senza regole, che è quello che è stato denunciato da più parti già in altre occasioni, e che oggi puntualmente verifichiamo con la vostra proposta.

Proposta che parte da un titolo poco credibile, poco pertinente, perché affida alla stessa il ruolo di individuare una strategia di sviluppo per questa Regione, e, se questa è la strategia di sviluppo, possiamo dire, caro Assessore, che siamo "fregati", non tanto noi, ma il popolo sardo, perché certamente in questa legge non è contenuta nessuna idea di sviluppo per la nostra terra.

Dopo che lo avete sbandierato per tanto tempo, oggi sentiamo dire che questo non è un Piano casa, perché in effetti, probabilmente, vi rendete conto che un Piano casa oggi non avrebbe senso se non prevedendo in esso risposte soprattutto a chi la casa non ce l'ha. E' l'unica priorità, il richiamo all'housing sociale per un impegno futuro della Giunta è fuori luogo nel momento in cui affrontiamo questa legge.

La crisi del comparto edilizio è scandita da un ripetersi, quasi come un bollettino di guerra, delle notizie che riporta la stampa quotidianamente. Dopo Sassari, Olbia, la Gallura, Alghero, oggi persino a Cagliari, il comparto dell'edilizia e il mercato immobiliare sono fermi, e noi pensiamo, invece, di continuare a costruire e ampliare il costruito, di sfondare laddove un atteggiamento prudente e saggio, voluto da chi ha a cuore il bene della Sardegna, il bene del paesaggio della Sardegna, aveva posto dei limiti. Questa è la risposta che noi pensiamo di dare ai lavoratori in crisi, ai lavoratori disperati?

I lavoratori del CSL di Sassari hanno tentato persino di occupare il Palazzo della Provincia e l'aula consiliare, perché esasperati di fronte all'incapacità della politica e della dirigenza di garantire un posto di lavoro. I progetti di rilancio dell'industria e della chimica, a parte i tentativi di introdurre la chimica verde, sono fermi per la negligenza di troppi. I successi cinematografici dopo quelli letterali rimangono l'unica consolazione per gli operai della Vinyls; ad un comparto di disperati che, nonostante la loro democratica protesta, si trovano fuori da ogni possibilità occupativa. Il dramma della Keller è solo l'ultimo in ordine di tempo che segna il tragico momento che vive il settore produttivo. Il comparto lattiero-caseario sta tentando disperatamente delle soluzioni per quanto riguarda il prezzo del latte. L'accanimento fiscale semina tra i sardi angosce e terrore, il lavoro nero è l'unica speranza, anche nei cantieri edili sopravvissuti, di portare a casa un salario inadeguato e insufficiente.

Scandali, febbre del Nilo, peste suina e altre calamità tormentano la Sardegna. Siamo isolati per un'inadeguata politica dei trasporti; come pensiamo allora di risolvere tutta questa tragedia che colpisce il popolo sardo con l'ennesimo intervento di Piano casa? Ma non vi sentite veramente di prendere in giro la gente e, soprattutto, i nostri giovani che, è vero, hanno ripreso ad emigrare, che, è vero, guardano con speranza un futuro che però li porta lontani dalla Sardegna? Non vi sentite responsabili di aver completamente abbandonato un comparto, quello della scuola, che i più moderni Stati europei invece hanno individuato come un settore primario da valorizzare, rilanciare e recuperare?

Questa terra, ho detto tante volte, individuata dallo Stato per anni come luogo di emarginazione di pena, negli anni 60 viene scoperta come luogo di vacanza. Ebbene, forse possiamo dire che in questi anni abbiamo registrato il peggio di quello che potesse accadere, per arrivare a concludere che oggi constatiamo tristemente il danno infertale, e che, forse, stavamo meglio quando stavamo peggio. Continuando in questa ossessione del costruire, state portando la Sardegna ad una sorta di desertificazione, una desertificazione di cemento.

Quello che è veramente intollerabile, che veramente diventa una provocazione - e noi lo viviamo come una provocazione, ve l'abbiamo già detto - è l'uso disinvolto che voi fate con la propaganda sui quotidiani, vendendo questa idea di cementificazione della Sardegna, utilizzando termini come "salvaguardia", "identità", "valorizzazione del paesaggio", "tutela della campagna e delle coste". E' una vergogna, è una vergogna e un insulto al buon senso, è una provocazione autentica! Quello che realizzate è tutt'altro.

Ma perché invece di vendere la Sardegna, anche con i vostri depliant scintillanti, luminosi e colorati, fatti di mare verde e azzurro, di paesaggi incontaminati, di borghi, di centri storici splendidi, non la pubblicizzate come realmente dovreste pubblicizzarla, come quella Sardegna che avete nella vostra mente, fatta di palazzoni, di cemento, di aggressione alle coste? Dovete dirlo ai turisti, altrimenti è pubblicità ingannevole, perché state invitando la gente a venire e a visitare un Paese che non è più così. Io credo che la Sardegna desiderata e sognata dai turisti sia un'altra.

Anche quest'anno che la Sardegna rimane nei vertici dei desideri del movimento turistico nazionale e internazionale. Però, perché continuare a cementificarla e a distruggere i suoi ambienti naturalistici e selvaggi? Voi pensate che la Sardegna sia appetibile riempita di parchi eolici più di qualsiasi altra realtà del nostro Mediterraneo o perché costruiremo su tutte le coste, così come abbiamo avuto modo tante volte di vedere in alcuni angoli della nostra Terra ormai sottratti ad un uso turistico e a un godimento generale? Forse pensate che quella possa essere più appetibile di una Sardegna che continua ad avere un'unicità di paesaggio, di un paesaggio che è riproducibile, che è unico per i suoi caratteri e valori identitari, arricchiti, inoltre, dalla sua lingua, dalla sua cultura, dalla sua storia, dalle sue tradizioni? Non è un delitto pensare di manomettere tutto questo e di trasformarlo?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue SECCHI.) Io credo che ormai la stampa internazionale, il mondo accademico, ma il mondo persino dell'economia, non solo quello degli ambientalisti e degli urbanisti più illuminati sostenga che è un delitto, è un delitto riproporre nelle altre parti della Sardegna quei modelli che già abbiamo realizzato ed abbiamo dimostrato essere inadeguati per un'immagine turistica del nostro territorio, un'immagine che si è dimostrata fallimentare.

Voi pensate che possa produrre reddito e occupazione sacrificare larghe parti della nostra costa e del nostro territorio per utilizzarle 2 mesi all'anno? Se ciò creerà occupazione, sarà occupazione effimera, a vantaggio di pochi privilegiati, di quei pochi che stanno all'interno di quel mondo imprenditoriale, egoista e ottuso che è indifferente ai danni che può creare. Su questo argomento io credo che siamo tutti in ritardo, che la politica sia in ritardo, ed è scorretto, ingiusto e ingannevole, e comunque irresponsabile da parte della politica utilizzare lo: "Ma la gente lo vuole". La gente vuole molte cose anche fuori dalle regole, però chi ha responsabilità istituzionale deve fare scelte, quelle scelte che la gente comunque di buon senso chiede, e che soprattutto un modello di sviluppo dovrebbe imporre.

Io non voglio addentrarmi nell'esonero della legge, l'abbiamo fatto quando abbiamo discusso sul Piano casa, l'abbiamo fatto puntigliosamente, cercando di controbattere, articolo per articolo, comma per comma, una legge inadeguata e inopportuna per la nostra Terra. Io credo che la Sardegna debba essere tutt'altro. Ci sono modelli, giusto per avanzare qualche esempio, per esempio il modello della vicina Corsica, il modello dell'Isola di Minorca e di altre realtà del Mediterraneo, dove l'ospitalità è un'ospitalità diffusa, è un'ospitalità che avviene nei borghi, nei centri minori, dove la fascia costiera e il mare si raggiunge tutti i giorni, con la possibilità, fra l'altro, di scegliere oggi l'una, oggi l'altra costa. Probabilmente per far questo sarà necessario adeguare la rete viaria della Sardegna, dotarla di una segnaletica adeguata, verticale e orizzontale, dotarla di una cartellonistica turistica che informi i cittadini e i turisti, che metta quindi nelle condizioni tutti di godere e di usufruire di un patrimonio inestimabile qual è il nostro paesaggio.

Mentre dico questo penso alla crisi complessiva del comparto turistico. Badate che se non abbiamo altre idee da mettere in campo e pensiamo solo a questo modello di turismo rischiamo di avvicinarci veramente a una crisi paurosa, perché comunque è da anni che si registra un calo del turismo a livello internazionale e un calo del turismo in Sardegna e sicuramente non è solo da imputare al "caro traghetti" e ai costi dei trasporti, perché il calo non è inziato quest'anno come il "caro traghetti", quindi dovremmo tutti responsabilmente riflettere sul pericolo che corriamo se non troviamo altre vie di sbocco all'occupazione e allo sviluppo in questa terra. L'unica risorsa che noi in questo momento abbiamo è la risorsa paesaggio, una risorsa che non possiamo compromettere perché stiamo esasperando il concetto.

Il collega Sanna ha fatto riferimento alla crisi delle imprese e al rischio di portare i libri in tribunale. Io credo che l'appuntamento con il tribunale, se questa legge dovesse passare, sarà semplicemente rinviato, e quindi su questa legge noi ci opporremo con ogni mezzo; così come ha anticipato il collega Uras, Presidente del Gruppo, lo faremo attraverso emendamenti abrogativi e, in ogni caso, ci impegneremo anche successivamente, qualora questa legge passasse, ad opporci in tutte le sedi opportune.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Sull'ordine dei lavori, Presidente, per chiederle la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cocco Daniele, Diana Giampaolo, Stochino e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 37 consiglieri.

Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - Cugusi - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Locci - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Peru - Petrini - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zuncheddu.

Poiché il Consiglio non è in numero legale la seduta è sospesa. I lavori riprenderanno fra trenta minuti.

URAS (Gruppo Misto). Non possiamo riprendere domani?

PRESIDENTE. No, onorevole Uras, mi dispiace.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 54, viene ripresa alle ore 13 e 25.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Volevo chiederle solo la cortesia di invitare a un minimo di presenza in aula.

PRESIDENTE. Mi pare che ci sia una discreta presenza in aula, onorevole Diana.

E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Signor Presidente, cari colleghi, intervengo volentieri, non c'è bisogno di chiedere il numero legale tanto, in ogni caso, la qualità dell'ascolto che ci prestiamo è quello che decidiamo di volerci prestare tra di noi.

Intervengo su questo argomento così importante che riguarda anche - come è stato ricordato negli interventi che mi hanno preceduto - una parte importante di quello che è accaduto nella passata legislatura e successivamente. Intervengo con una convinzione su questo provvedimento: questo provvedimento è un cavallo di Troia. E' il colpo di teatro che questa Giunta regionale, mette qui alla nostra attenzione e all'attenzione dei sardi, per ingannarci, e il meccanismo è esattamente quello del cavallo di Troia. Ci dice: "Ecco, finalmente un gesto di distensione con la società sarda, finalmente un dono che serve alla società sarda; che serve alle famiglie, che serve alle imprese, alle piccole imprese della Sardegna".

Sono state richiamate le famiglie che hanno bisogno di allargare la casa, di accrescerla un pochino, di renderla più adatta alle necessità, a un nuovo figlio, a una famiglia che si allarga. E' di tutta evidenza che il problema delle famiglie sarde in questo momento è quello di difendere la casa (chi ce l'ha) di difenderla dai sequestri, di difenderla dai pignoramenti, dalle aste e dalle nuove speculazioni dove persone senza scrupoli vanno a depredare i piccoli patrimoni che le famiglie sarde hanno messo da parte con molta fatica nel passato; un cavallo di Troia che finge di essere utile alle famiglie, un cavallo di Troia che finge di essere utile alle piccole imprese.

Il Capogruppo del P.d.L., anche il Presidente della Commissione in verità, ha richiamato il parere dell'ANCE che affermava: "Se non ci fosse stato il Piano casa avremmo portato tutti i libri in tribunale". E' un richiamo sbagliato perché state parlando di quell'ANCE che ha preso a fischi il ministro Matteoli e il Governo nella sua interezza urlandogli "vergogna", urlandogli di andare a casa, urlandogli che avevano portato l'Italia a un impoverimento generalizzato da cui faremo fatica a risollevarci, e il problema delle imprese non è certamente risolto dal Piano casa. Il problema delle imprese italiane e sarde, e in particolar modo quelle che si iscrivono all'ANCE, che non sono le piccole o piccolissime imprese, è l'assenza totale di risorse pubbliche, depauperate nel tempo, per finanziare le infrastrutture, per finanziare i grandi investimenti pubblici, e di ciò l'ANCE chiede conto, non della legge sulla casa.

Questo è un cavallo di Troia che finge di essere utile alle famiglie (gli raccontiamo qualche storiellina) che finge di essere utile alle imprese. Facciamo finta di non vedere che alle imprese sarde sono mancati i grandi investimenti infrastrutturali, portati via dai fondi FAS, portati via insieme alle risorse regionali, portati via dal ritardo cronico con cui stiamo spendendo i fondi FESR, come ci dice l'Europa. Facciamo finta che sia un dono alle famiglie e alle imprese e in realtà farà tabula rasa della Sardegna, saccheggerà definitivamente l'ambiente della Sardegna. Questo cavallo di Troia serve allo scopo di introdursi nottetempo con l'inganno e permettere il sacco della Sardegna, cancellando, come ha spiegato il collega Gian Valerio Sanna, cancellando le norme di salvaguardia. Cancellare le norme di salvaguardia non è un tabù, non è un reato, cancellare le norme di salvaguardia è sbagliato se si fa prima di approvare il PUC.

Le norme di salvaguardia, infatti, non sono per sempre, le norme tanto criticate del PPR non sono per sempre, sono efficaci fintanto che non si approvano le regole locali, il PUC appunto. Qui però qual è il progetto? Continuare con i piani di fabbricazione, continuare con i piani di risanamento, continuare senza regole, e pur senza regole cancelliamo le norme di salvaguardia. Tutti liberi, tutti! Ognuno faccia quello che vuole! Questo è lo scopo di questo cavallo di Troia, permettere di saccheggiare e di distruggere definitivamente l'ambiente di questa Isola.

Anche oggi sono stati riportati dei luoghi comuni a proposito di questo PPR fatto di vincoli, vincoletti, lacci e lacciuoli. Onorevole Matteo Sanna, lei si attarda su un luogo comune, i vincoli e i vincoletti di questo PPR. I lacci e i lacciuoli potrebbero essere più agevolmente cancellati se ogni comune della Sardegna approvasse il suo PUC, questo bisogna avere il coraggio di dire.

I sindaci della Sardegna, quei pochi (non troppi, non a sufficienza ancora virtuosi) che hanno approvato il PUC sanno che il PPR in casa loro non detta più nessuna regola, il PPR fa la fotografia generale a cui si devono adeguare i PUC e, una volta approvato il PUC, il PPR si ritira dal paese o dalla città. E allora il problema non è di modificare le norme di salvaguardia, il problema è di approvare in fretta i PUC. Noi avevamo sperato che si potessero approvare in 18 mesi e li avevamo finanziati. Ora di mesi ne sono passati molti di più e i finanziamenti sono anche stati tolti però, e quella struttura che serviva per facilitare il lavoro dei comuni nella presentazione e nella discussione e nell'approvazione dei PUC è stata cancellata e fortemente indebolita. Quindi regole generali, astratte, per tutti, di coordinamento, di indirizzo, di livello superiore e regole che ogni comune si deve dare e che non si ha.

Con questa norma, con questo cavallo di Troia mostrate di voler perpetuare questa situazione e di rimanere senza regole anche a livello comunale. E dite, un altro luogo comune che siete riusciti a far passare: "Regole certe per tutti, uguali per tutti, non l'arbitrio delle intese". E' poco utile ma mi preme di dirlo per chi non lo avesse capito qui dentro: le intese non erano e non sono una possibilità di arbitrio, e per di più per sempre. Anche, le intese in un comune non si possono più fare quando c'è il PUC e ancora una volta i PPR sono norme generali e astratte e di indirizzo per l'approvazione del PUC e il PUC non può derogare alle norme del PPR e le intese che eventualmente potevano essere fatte fino all'approvazione del PUC allo stesso modo non potevano derogare e non possono derogare alle norme generali del PPR. Quindi altro che intese approvate in maniera arbitraria, fuori dalle regole: le stesse regole che governano la scrittura del PUC governano la possibilità di anticipare uno "straccio di PUC che è l'intesa.

E ancora, onorevole Matteo Sanna, proprio perché concordo con lei che la stagione delle illazioni e delle calunnie dovrebbe essere finita per sempre, la sfido, come ha fatto lei, a portare in quest'Aula una sola intesa dove ci sia stato un interesse privato o che abbia visto una qualche parte politica protagonista o che abbia voluto essere un gesto di arbitrarietà contrario alle norme generali che abbiamo cercato di dare. Proviamo a rispettarci tutti pur nella diversità delle convinzioni.

Quindi il PPR - sia chiaro almeno tra di noi visto che non siamo riusciti a dirlo all'esterno e visto che all'esterno continuiamo a raccontare storie con i soldi pubblici, con una propaganda veramente inaccettabile - il PPR non crea vincoli, lacci e lacciuoli ma crea semplicemente espressione di una volontà di regole da apportare a livello comunale. E poi il PPR faceva un passo indietro, il PPR non era certo arbitrarietà ma era uguale per tutti, il PPR non era e non è ulteriore burocrazia ma anzi è un passo importante di sburocratizzazione perché, come i sindaci sanno, una volta che si approva il PUC e il piano particolareggiato per il centro storico non si va più all'ufficio regionale tutela del paesaggio, si portano in casa, nei comuni, le competenze dell'ufficio regionale tutela del paesaggio.

Quindi il PPR era esattamente il contrario di quello che si è fatto passare, era una norma di sburocratizzazione e di semplificazione dentro le regole senza però cancellarle le regole e liberandoci dalle norme di salvaguardia temporanea. Invece è stato presentato come una specie di mostro giuridico, incomprensibile, arbitrario, contraddittorio. Il PPR ha resistito a 1007 ricorsi per presso il TAR, presso il Consiglio di Stato presso il Presidente della Repubblica; probabilmente non c'è una norma, non dico in Sardegna ma in tutt'Italia, che abbia resistito a una quantità così vasta di ricorsi. In alcune ultime sentenze del Consiglio di Stato viene citato in termini quasi poetici per la qualità dell'intervento legislativo, per la qualità dell'analisi e per la qualità e lungimiranza delle soluzioni che ha portato; altro che arbitrarietà o pressappochismo!

A questa norma che ha resistito a 1007 ricorsi voi volete rispondere con un cavallo di Troia che crollerà al suolo, tant'è la contraddittorietà e la stranezza di alcuni suoi passaggi. Volete con questa finta norma sul piano casa di fatto mantenere le norme del PPR, ma togliendo le norme di salvaguardia, liberando tutti anche senza che i PUC siano stati approvati. Questo è quello che volete fare, questo sì che è contraddittorio, questo sì che cadrà creando problemi alle imprese, ai comuni, agli uffici tecnici, a tutti coloro che vi crederanno ancora una volta e che si metteranno nei guai per colpa di questa norma.

Il PPR non erano lacci e lacciuoli, non era arbitrarietà, era un progetto di sviluppo economico della Sardegna, era un nuovo e un diverso modello di sviluppo economico per la Sardegna che diceva non che tutti i costruttori sono degli speculatori e delle persone di malaffare ma che i costruttori, sono una parte importante del sistema economico della Sardegna, sono talmente bravi che possono, anziché fare semplicemente montaggio di nuove seconde casette, crescere, impegnarsi nel restauro, nella ricostruzione, nel miglioramento urbanistico, nella qualità ambientale magari con più tecnologie, magari anche con più sapere, più competenze.

Ricostruire, questo era alla base: non cancellare l'edilizia, ma impegnarla nel ricostruire, restaurare e migliorare. E non dimenticatevi che in quegli anni è stato realizzato un progetto importante in Sardegna, sono stati realizzati tutti i manuali di restauro per ogni zona storica della Sardegna dalla Marmilla, al Goceano, al Logudoro, al Barigadu, ogni zona storica. Dalla Regione e dalla Facoltà di architettura, insieme, sono stati realizzati dei manuali di restauro che costituiscono un formidabile strumento a disposizione di ogni amministrazione comunale per la tutela dei centri storici, a meno che non vogliamo solamente tutelare le fotografie e i murales, il ricordo, le Cortes apertas, invece che la sostanza delle cose.

In quegli anni sono stati realizzati progetti come Civis, Biddas, progetti nuovi per l'edilizia agevolata. Per la prima volta si è scelto anziché costruire nuovi satelliti attorno anche ai piccoli comuni, anziché consumare nuovo territorio di provare a mettere assieme 4, 5, 6, 7 acquistate nei centri storici per realizzare un'unica nuova abitazione per le giovani coppie e per gli anziani, vicini al centro, non fuori. Questo è stato il PPR: un tassello di nuovo modello di sviluppo, un modello di sviluppo che, l'abbiamo detto, si basava innanzitutto sulla tutela ambientale, perché abbiamo il dovere di restituire quest'ambiente ai giovani e alle future generazioni, per non fare con l'ambiente lo stesso errore che abbiamo fatto con il debito pubblico, abbiamo consumato ricchezze che non erano nostre e lasciato i debiti a chi verrà dopo di noi.

Con l'ambiente stiamo consumando risorse che non sono nostre, e lasceremo la rovina a chi verrà dopo di noi. Per questo dobbiamo tutelare l'ambiente e per tutelarlo bisogna lasciarlo così com'è. La tutela dinamica non la conosco, è come voler tutelare la Gioconda disegnandole i baffi! La Gioconda si tutela benissimo lasciandola com'è, non c'è bisogno di farle i baffi per migliorarla, l'ha fatto Duchamp ma era un esperimento. Pensiamo che la tutela possa essere tutela senza aggettivi perché possa aiutare a migliorare la qualità della vita per noi che ci viviamo oggi e anche la possibilità di lavorare meglio.

La tutela non è contro il lavoro, la tutela è per il lavoro! Il turismo ha bisogno di un ambiente veramente tutelato e non di un ambiente "con i baffi"! Non di un ambiente consumato! In Sardegna fino ad oggi è stato consumato il 50 per cento delle coste, sono state costruite una caterva di seconde case, di villaggi, di alberghi belli e brutti, piccoli e grandi. Può bastare il 50 per cento? Possiamo dire che l'altro 50 per cento lo lasciamo così com'è? Io credo che preservare ciò che resta sia un nostro dovere storico.

Con questo cavallo di Troia voi volete aggredire l'altro 50 per cento, eppure è talmente ovvio che le seconde case non ci hanno fatto più ricchi! E' talmente ovvio che è necessario qualcosa di diverso che gettare altro cemento se il 25 o 26 di settembre gli hotels della Costa Smeralda sono già chiusi, compresi quelli Starwood, che hanno anticipato la chiusura di turisti, ormai, non se ne vedono più.

Abbiamo bisogno di costruire ancora o di fare qualcosa di diverso nel mondo di oggi, dove ogni paese, ogni comunità è chiamata a vivere del suo, a vivere al di là dei debiti o della possibilità di fare nuovi debiti, in cui la popolazione mondiale tende a crescere fino a 7 milioni e mezzo e le nuove guerre si dice si faranno sul cibo innanzitutto?

In questa Regione, che non è autosufficiente dal punto di vista delle tecnologie, dal punto di vista dell'energia che consuma, possiamo dire definitivamente che non riponiamo al centro la possibilità di essere indipendenti e sovrani almeno nella possibilità di produrre il nostro cibo? Terra e cibo, non terra e cemento! Agricoltura e cibo! La capacità di lavorare per sfamarci innanzitutto, il modo più semplice e più antico del mondo che stiamo mettendo da parte e facendo finta di non vedere.

Ancora in questa legge, in questo cavallo di Troia, si parla dei terreni agricoli per costruirci sopra senza regole, perché questo sembra che sia l'unica cosa che manca alla nostra agricoltura! Il PPR è un pezzo di modello di sviluppo che state mettendo da parte con troppa faciloneria e irresponsabilità, un modello di sviluppo che si fondava sull'ambiente e sulla necessità di investire sul nostro livello di istruzione, questo era il PPR, questo è quello che non state facendo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Gruppo Misto). Dopo questi ultimi interventi che si sono concentrati, soprattutto sotto l'aspetto estetico, urbanistico, vorrei fare alcune considerazioni relative all'aspetto anche umanistico di questo piano. Ho trovato molto esauriente soprattutto l'intervento del collega Sanna, soprattutto dal punto di vista estetico, urbanistico e anche morale.

Devo confessare anche che ho trovato la relazione di Sanna Matteo una relazione, diciamo, "socialmente nobile", ma devo aggiungere che con questo dibattito sul Piano casa tocchiamo soprattutto un punto molto importante: quello dello spazio e della dispersione del territorio. Si tratta dunque di una legge peggiorativa dopo il fallimento del "Piano casa uno" e il rinvio della legge alla Corte costituzionale, la rivisitazione di una pessima legge che non ci convince ancora, è un inganno proclamare che questa legge rappresenta uno strumento per riavviare l'economia in Sardegna.

L'economia e lo sviluppo non c'entrano assolutamente niente in questo caso, questa legge avrà delle conseguenze nefaste sugli edifici sottoposti a vincoli e l'aggressione del cemento distruggerà un patrimonio storico-artistico. E' una legge in contrasto con le norme del Codice Urbani e con il Piano paesistico che produrrà effetti devastanti sul fragile sistema urbano della Sardegna.

Forse ignoriamo l'importanza del territorio perché il territorio deve essere uno spazio pensato, dominato, disegnato, un prodotto culturale, una categoria della percezione che noi dobbiamo coccolare e custodire, non cementificare. Il nostro territorio non deve subire aggressioni perché è una porzione della superficie terrestre di cui una comunità si è appropriata per assicurarsi la riproduzione e la soddisfazione dei bisogni vitali. E' un'entità spaziale, il luogo di vita della comunità, comunità che deve anche partecipare al suo sviluppo estetico, ma deve essere una scommessa dei poteri concorrenti e divergenti, deve ritrovare la sua legittimità con le rappresentazioni che essa genera, rappresentazioni simboliche, patrimoniali e immaginarie.

Questo Piano casa o "Piano villa" deve tenere in considerazione la realtà geografica che riposa su un fatto culturale, geografico, scritto dentro una storia specifica. Ogni situazione affettiva è anche un comprendere un'articolazione del senso architettonico. Non usurpiamo le parti più pregiate della nostra Isola. Pensate veramente che questo Piano casa creerà sviluppo ed occupazione? Penso che genererà solo infiniti contenziosi tra cittadini e pubblica amministrazione.

Ci sono elementi evidenti di difformità con il PPR, soprattutto per quanto riguarda gli interventi edilizi nelle zone agricole e nella fascia costiera. Non sono né architetto né urbanista ma vedo che questo piano casa despazializza, deterritorializza e apre le porte alla speculazione. Diceva Haydger che ogni mondo scopre la spazialità dello spazio che gli appartiene: anche la nozione dell'abitare nel senso più esistenziale significa praticare l'arte geografica che opera e una trasformazione estetica, ma soprattutto una trasformazione del sé, alchimia misteriosa che lega l'esterno all'interno: in questo piano casa non vedo nessuna geografia estetica ma solo geografia e disegni surreali. L'uomo stesso è un'idea storica che costruisce il suo mondo, la sua casa, con il tempo, nel tempo e di fronte al tempo.

Cari colleghi, l'architettura può anche essere considerata come l'ultimo baluardo della metafisica, l'arte che resiste di più a ciò che si chiamerebbe destabilizzazione o decostruzione perché è l'arte meglio fondata. Io vedo che l'architettura è imputabile di essersi coagulata nel tempo intorno ad un gigantesco costruttum, ad una archi-struttura di valori fondamentali: abilità, funzionalità, monumentalità ed estetica, che ne sovradeterminano la pratica come un canone gerarchico.

Questo piano casa non rispetta assolutamente ciò che viene chiamata la territorialità della nidificazione, quella territorialità del ritmo e del suono; non è dimensionale, non è funzionale ma solo direzionale e distribuisce le carte secondo le convenienze dell'edilizia speculativa. Noi ci opponiamo con forza a questo piano, a questa Giunta che subordina i territori in nome dell'unità locale e di fronte allo scoppio di territori sotto il martellamento della globalizzazione dell'economia e della diffusione planetaria delle nuove tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni.

Noi siamo per un ordine giuridico spaziale, liberato da ogni ancoraggio territoriale selvaggio, che si oppone a un diritto legato ad una società e alla sua delimitazione geografica, la sua terra. Sappiamo bene che le imprese hanno sempre optato per ciò che viene chiamato shopping, o law-shopping, che permette di trattare i diritti nazionali come dei prodotti in competizione in un mercato internazionale di norme.

Si è fatto tardi, termino qui.

PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.

La seduta è tolta alle ore 13 e 54.



Allegati seduta

esto dell'interpellanza annunziata in apertura di seduta

Interpellanza Espa - Bruno - Barracciu - Meloni Valerio - Solinas Antonio sui tagli agli organici nella scuola pubblica in Sardegna.

I sottoscritti,

preso atto che:

- in data odierna non è giunta alcuna risposta all'interpellanza n. 210/A sulle previsioni di nuovi tagli organici della scuola pubblica in Sardegna per l'anno scolastico 2011-2012, presentata in data 11 marzo 2011 dai consiglieri Bruno, Solinas Antonio, Cuccu, Meloni Valerio, Barracciu;

- ad oggi, per colpevole inerzia della Regione, permangono rafforzate tutte le problematiche per le quali i firmatari del documento su citato hanno perentoriamente sollecitato il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ad adottare provvedimenti immediati di natura finanziaria tendenti a limitare gli effetti negativi della riforma scolastica voluta dal Ministro Gelmini e ad attuare quanto contenuto nell'ordine del giorno n. 39, approvato dal Consiglio regionale nel 2010, in ordine all'apertura di una forte vertenza con il Governo per poter giungere alla predisposizione di specifiche norme di attuazione in materia di istruzione che tenessero conto delle peculiarità della nostra Isola;

premesso che:

- dai dati ufficiali si evidenzia che i tagli nella definizione degli organici si traducono in un attacco perpetrato a danno delle autonomie scolastiche, dei lavoratori e quindi al servizio offerto e alla qualità stessa della scuola per tutti gli studenti;

- in tutto il territorio della nostra Regione sussiste un'autentica "emergenza scuola" in quanto le risorse assegnate risultano talmente esigue da non garantire il diritto allo studio e di conseguenza favorire il dannoso processo di dispersione scolastica che si è cercato, in tutti questi anni, di scongiurare in quanto fonte primaria dei malessere sociale giovanile;

considerato che le criticità determinate dalla riforma scolastica sostanzialmente si compendiano in:

1) taglio di tutte le ore di compresenza con conseguente abbassamento della qualità dei servizio;

2) mancata concessione delle classi IV negli istituti professionali in quanto considerate classi iniziali;

3) soppressione delle classi 1a e 2a nei corsi serali con grave danno per gli studenti lavoratori e per i giovani "dispersi" riavvicinatisi agli studi;

4) dichiarazione di "docenti perdenti posto" pur essendo presenti 17 ore di cattedra e pur consentendo la norma il mantenimento della cattedra a 15 ore;

5) istituzione di cattedre eccedenti le 18 ore con una palese disapplicazione dei CCNL Scuola e con grave danno in quanto si determina un'ulteriore diminuzione di posti di lavoro per i docenti;

6) diminuzione massiccia dei personale ATA tale da non consentire alle scuole il mantenimento dell'offerta formativa;

considerato, inoltre, che i provvedimenti che originano tali criticità disattendono sia la circolare ministeriale del marzo 2011 che richiamava l'attenzione "sull'esigenza di valutare in maniera puntuale le risorse da destinare a ciascuna istituzione scolastica onde evitare situazioni di svantaggio e/o di squilibrio" sia la circolare del 13 luglio 2011 relativa agli organici, e che gli stessi provvedimenti sono in palese violazione della norma contenuta nell'articolo 4, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2009 e dei principi costituzionali;

ritenuto che è inaccettabile che la Regione assista passivamente ad un evento mai verificatosi e che, mascherato da riforma, altro non è che un inaccettabile peggioramento delle condizioni minime di erogazione del servizio scolastico;

constatato che Regioni come Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli, Abruzzo, Marche, Campania, Calabria, Basilicata, hanno chiesto e ottenuto deroghe al MIUR,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per conoscere:

1) le motivazioni per le quali non si sia messa in atto alcuna iniziativa concreta per arginare questo devastante assalto al sistema dell'istruzione in Sardegna ed in particolare come mai, di fronte alle ripetute richieste del mondo della scuola e delle diverse istituzioni non si sia richiesta alcuna deroga al MIUR, indispensabile per aumentare il budget assegnato e quindi per ridurre sostanzialmente l'impatto negativo dei tagli;

2) lo stato di esecutività della deliberazione della Giunta regionale n. 28/69 del 24 giugno 2011 (Piano straordinario del lavoro: servizi, politiche dei lavoro e occupazione. Comparto Istruzione. Indirizzi operativi per gli interventi a favore delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado della Sardegna. Programmazione anno scolastico 2021-2022. Stanziamento totale euro 15.000.000), in applicazione dell'articolo 6 della legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1, considerato che le scuole aprono il 15 settembre 2011 e sono in attesa, per organizzare l'orario scolastico, delle integrazioni finanziarie da parte della Regione;

3) se non ritenga necessario difendere come bene imprescindibile il diritto allo studio dei sardi, aprendo con fermezza una nuova vertenza con il Governo che per l'ennesima volta calpesta e svilisce la nostra autonomia non riconoscendo le peculiarità e le prerogative che la definiscono.