Seduta n.2 del 25/03/2009 

II Seduta

Mercoledì 25 marzo 2009

Presidenza della Presidente Lombardo

La seduta è aperta alle ore 17 e 11.

Congedo

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Gian Franco Bardanzellu ha chiesto congedo per la seduta del 25 marzo 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu:

Reddito di cittadinanza e contrasto della povertà. Fondo regionale di solidarietà sociale.
(Pervenuta il 19 marzo 2009 e assegnata alla 7ª Commissione)

Annunzio di presentazione di proposte di legge nazionale

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge nazionale:

Uras - Sechi:

Modifica dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale
(pervenuta il 19 marzo 2009 e assegnata alla 1ª Commissione)

Uras - Sechi:

Piano organico per favorire la rinascita economica e sociale della Sardegna, in attuazione dell'articolo 13 dello Statuto speciale per la Sardegna di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3.
(pervenuta il 19 marzo 2009 e assegnata alla 3ª Commissione)

Annunzio di mozione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza:

ZEDDA, Segretario f.f.:

"Mozione Capelli - Pittalis - Ladu - Mula - Maninchedda - Barracciu - Cucca, sulla vendita della sede della Banca d'Italia di Nuoro". (1)

Discorso di insediamento della Presidente Lombardo

PRESIDENTE. Colleghe, colleghi, Assessori, nel momento in cui mi accingo a insediarmi nella carica di Presidente del Consiglio, desidero rivolgere un saluto al popolo sardo. Il popolo sardo che oggi vive momenti di grande sofferenza per una crisi economica che ha assunto risvolti preoccupanti anche sotto il profilo sociale. Un affettuoso saluto rivolgo a tutte le donne sarde che oggi, con l'elezione di una di loro alla guida dell'Assemblea regionale, vedono concretizzato il sogno di una democrazia paritaria in seno alle istituzioni. Una parità dove l'unica differenza fra i generi è finalmente costituita dalla sola capacità dei singoli e non dalla mera appartenenza a uno di essi. Va riconosciuto al nostro parlamento regionale il coraggio di aver voluto effettuare una scelta di grande civiltà; una scelta foriera sempre di più luminosi e nuovi traguardi nel cammino delle conquiste sociali e nella costruzione di una società migliore, pluralista e attenta alle esigenze dei singoli individui.

Pur con tutta umiltà, e, ci tengo a sottolineare, senza nessuna tentativo di accostamento, mi piace ricordare come, anche nel passato, la Sardegna abbia costituito un esempio di quanto le donne siano state capaci di incidere nei processi di crescita sociale, culturale e civile. Lo faccio, per tutte, rendendo omaggio alla memoria di due grandi donne: Eleonora D'Arborea e Grazia Deledda. Eleonora D'Arborea, uno degli esempi più rappresentativi della storia sarda, italiana e internazionale, fiera nel difendere l'autonomia della Sardegna dall'invasore, indomita nel cercare di unirla sotto un'unica bandiera, grande nell'amministrare il suo popolo, insuperabile nel voler codificare la società sarda attraverso un corpo di leggi scritte, la Carta de Logu, considerato uno dei primi esempi di costituzione al mondo. Altra donna, altra epoca, ma stessa rilevanza, Grazia Deledda, che in un mondo dominato dalla predominanza maschile, in tutti i settori della vita pubblica, culturale e artistica, ottenne nel 1926 il Nobel per la letteratura, scrivendo pagine di struggente bellezza sulla sua amata Sardegna. Fu la seconda donna a conseguire questo riconoscimento ambitissimo, fece conoscere al mondo la grandezza di un popolo e l'originalità della sua cultura.

Un saluto porgo alle famiglia sarde che sostengono tutto il peso della crisi economica, pur mantenendo saldi i principi posti alla base di questa istituzione familiare plurisecolare. Alla famiglia va riconosciuto il ruolo insostituibile svolto nell'organizzazione, nella difesa e nella tutela dei valori più alti della nostra società. Il nucleo familiare svolge un compito essenziale, sancito dalla Carta costituzionale, volto a favorire la creazione di un tessuto sociale solidale, ad assicurare la pacifica convivenza, a educare i componenti al rispetto delle regole civili, alla solidarietà e alla difesa della vita.

Da questo Consiglio regionale deve partire un rinnovato impulso legislativo per fornire alla famiglia tutti gli strumenti e i mezzi necessari affinché possa adempiere ai propri doveri e soddisfare le esigenze di chi vi appartiene. La sfida sarà quella di costituire intorno alla famiglia e alle sue necessità una società organizzata e moderna, tollerante e rispettosa dei diritti umani.

Un caloroso saluto rivolgo ai poveri, agli anziani, ai disoccupati, ai disadattati, ai meno abili e a quanti soffrono ai margini della nostra società, a coloro, cioè, che più di altri sentono la necessità di avere vicina la solidarietà e l'attenzione di questa istituzione. Conosco particolarmente bene il livello di questo malessere, provengo da un territorio, il Sulcis-Iglesiente, dove attualmente i lavoratori sono in lotta a difesa del loro sacrosanto diritto al lavoro. Un territorio martoriato dal dramma della chiusura di molte attività industriali e con numerosissime famiglie per cui si prospetta un futuro incerto fatto di povertà.

Il Consiglio regionale, questo Consiglio regionale, deve diventare un baluardo insuperabile nella difesa dei livelli occupazionali dell'Isola, creando le migliori condizioni per una loro futura crescita. Stessa attenzione rivolgo a tutti quei giovani sardi che, avendo conseguito un titolo di studio, sono costretti a emigrare perché a casa loro non trovano opportunità di impiego. Questa fuga di intelligenze deve cessare!

Colleghi, pur rifuggendo da qualsiasi retaggio demagogico o richiamo populistico, il nostro parlamento su questi temi è chiamato ad assumere un solenne impegno. Doveroso e commosso è il ringraziamento che rivolgo a tutti voi, per avermi accordato la fiducia, conferendomi l'altissimo onore di presiedere la nostra Assemblea. Darò il massimo per ripagarla ampiamente! Un incarico che mi appresto a svolgere in tutta umiltà, con spirito di servizio, seguendo i più luminosi esempi che mi vengono dagli illustri predecessori; predecessori ai quali, attraverso i colleghi presidenti Felicetto Contu e Mariolino Floris, presenti in Aula e che affettuosamente saluto, rivolgo un sentito omaggio.

Colleghi, mi riprometto di essere sempre all'altezza del prestigio che questo alto incarico istituzionale richiede, sempre garante dell'unità dell'Assemblea e del pieno rispetto dei diritti di tutti i componenti il XIV Consiglio regionale. Sarò il Presidente di tutti, sicura in tal modo di guadagnarmi, domani, quella fiducia che oggi mi è stata, in un certo qual modo, accordata con la scheda bianca delle forze di minoranza.

Consentitemi di rivolgermi, con particolare simpatia, ai colleghi che oggi siedono sui banchi del Consiglio per la prima volta, per porgere loro un caloroso benvenuto. Nel contempo è giusto e doveroso ricordare, con rispetto e gratitudine, tutti i colleghi che ci hanno preceduto nelle diverse legislature, onorando la loro carica e contribuendo a scrivere le pagine più belle della nostra autonomia. Non cito nessuno in particolare, perché tutti sono degni di rispetto e ammirazione, tutti sono patrimonio condiviso dalla nostra identità politica, culturale e storica.

Colleghe e colleghi, il parlamento sardo è chiamato a svolgere un ruolo alto, nobile e insostituibile per incidere, unitamente al Governo regionale, nei processi decisionali che ci attendono per dare ai sardi le rispose che si aspettano. L'ambizione è quella di collocare la nostra regione tra quelle più avanzate in termini di cultura, qualità della vita, servizi, infrastrutture. Ampi e luminosi sono gli orizzonti che ci prefiggiamo, non senza la piena consapevolezza del difficile compito che ci attende, ma con l'entusiasmo di chi è mosso da un'incrollabile fede nel credere che la Sardegna possa risollevarsi con le proprie forze. Si rende perciò imprescindibile dotare l'Assemblea di nuovi ulteriori strumenti, indispensabili per far sì che il Consiglio possa reggere il passo con i tempi del Governo regionale e adempiere ai propri compiti evitando endemici ritardi o, peggio, freni nella incisività ed efficacia della propria azione. Il Regolamento interno deve divenire il terreno ideale, l'agorà dove tutte le espressioni politiche si confrontano per riscrivere assieme le regole tese a conseguire una migliore e più efficace organizzazione dei lavori e dei servizi del parlamento regionale; un Regolamento che, nel garantire i diritti delle minoranze attraverso un idoneo statuto, incida, migliorandoli, sui tempi di lavoro delle Commissioni e dell'Aula; un Regolamento che assicuri una maggiore efficacia nello svolgimento dell'attività legislativa e del sindacato di controllo, che fornisca nuovi ulteriori strumenti per assicurare un'informazione, sia interna che esterna, tempestiva e completa. Il nostro è un Regolamento, quindi, da aggiornare e, laddove possibile, perfezionare perché sia effettivamente di ausilio all'attività consiliare.

Colleghi, questa Assemblea deve rivolgere uno sguardo attento anche a quanto sta avvenendo in termini di riforme nei due rami del Parlamento, con l'avvio della discussione sul cosiddetto federalismo fiscale, per l'esame dello schema di disegno di legge in materia di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. Compiuta la riforma, si renderà necessario contenere la spesa pubblica attraverso l'acquisizione di una responsabilità diretta degli enti territoriali, facendo in modo che ciascuna entità, Regione, Provincia e Comune, spenda solo ciò di cui effettivamente dispone e si indebiti per investimenti strettamente necessari e produttivi. E' necessario acquisire la consapevolezza che sperperi e sprechi si traducono in un aumento delle tasse, di cui gli amministratori pubblici dovranno rispondere agli elettori.

La situazione italiana oggi porta a considerare come esista un differenziale di crescita economica, sociale e culturale fra i vari territori della nostra Repubblica. Le istituzioni regionali sono chiamate, quindi, a svolgere un ruolo negoziale con il Governo della Repubblica per ottenere l'introduzione di misure tese a colmare il divario oggi esistente. Il federalismo fiscale per noi sardi rappresenta un'opportunità per abbattere tali differenze per mezzo di un sistema di solidarietà che garantisca alla Regione di progredire adottando opportune misure attraverso la leva della fiscalità di sviluppo.

Ma le ragioni cui imputare i nostri endemici ritardi nello sviluppo non sono solo queste. Siamo tutti consapevoli che la nostra particolare condizione geografica costituisce un freno di carattere permanente nelle dinamiche di sviluppo economico. Nel momento in cui i due rami del Parlamento e il Governo della Repubblica sono impegnati a disegnare una nuova architettura costituzionale dello Stato, il nostro parlamento regionale deve elaborare le forme da proporre al fine di introdurre particolari misure di sostegno alle attività economiche, per le infrastrutture e per i servizi; misure previste dai trattati europei per le aree ultraperiferiche e insulari della Comunità. La Sardegna è l'isola più periferica del Mediterraneo, tuttavia non vede riconosciute in Italia e in Europa adeguate compensazioni di carattere fiscale, energetico, creditizio e assicurativo. Unitamente a tali misure va affermata la rivendicazione per ottenere un'effettiva e illimitata continuità territoriale con il continente italiano e con l'Europa.

Da questa Assemblea deve levarsi alta la voce dei sardi per chiedere al Governo della Repubblica tutta l'attenzione necessaria perché siano affrontate e risolte le endemiche problematiche legate alla questione sarda. L'ideale sarebbe una forma costituzionale per il riconoscimento degli svantaggi imputabili alla condizione geografica di insularità, attraverso adeguate misure di compensazione per ridurre le differenze oggi esistenti tra la Sardegna e il resto del territorio italiano.

Colleghi, da diverso tempo è sentita l'esigenza di rinnovare la nostra autonomia, con una profonda, originale e coraggiosa riforma. Quante volte in quest'Aula è risuonato il termine "legislatura costituente"! Sicuramente tante, troppe, eppure è ancora viva l'esigenza, tanto che, inevitabilmente, anche questa XIV legislatura si apre alla luce della necessità di un'imprescindibile riscrittura della nostra Carta autonomistica.

La Regione, nel 1948, agli albori della Repubblica, ha ottenuto lo Statuto speciale di autonomia; uno Statuto che, è giusto riconoscerlo, ha segnato le tappe fondamentali del nostro sviluppo nel secolo scorso. Oggi, però, esso mostra tutti i limiti di un mancato adeguamento alle inevitabili spinte e ai mutamenti della modernizzazione, che lo rende sterile strumento di autogoverno del nostro popolo. Inadeguatezza che nello Statuto vigente è ancora più evidente e marcata, se consideriamo le attuali limitazioni politiche, economiche e competenziali, rispetto alla crescita sociale, culturale e tecnologica di questi oltre sessant'anni di vigenza.

Colleghi, escluse alcune significative eccezioni, in Sardegna non si è potuto creare un positivo e condiviso clima per rideterminare le competenze attuando il principio che pone l'autonomia quale forma di approfondimento della democrazia. Il Consiglio regionale deve sentire forte il dovere di superare la fase di semplice constatazione delle carenze della nostra autonomia, per essere propositivo e confrontarsi con le possibili ipotesi di un rinnovamento reale delle istituzioni regionali; rinnovamento alla cui base poggi il riconoscimento dell'aspirazione ultrasecolare dei sardi di essere popolo con propri diritti, lingua, storia e cultura. Da ciò deriva la legittimazione per realizzare il nostro futuro attraverso l'acquisizione di una forma avanzata e originale di potestà autonomistica all'interno dell'unità e della indivisibilità della Repubblica italiana. E' questo un momento nel quale appare necessario che il dibattito intorno alla nostra autonomia si evolva per affermare le basi della nostra vocazione come popolo e del nostro vivere collettivo; un dibattito sul senso della nostra storia, sul ruolo della Sardegna in Italia e in Europa, sulla nostra realtà sociale, demografica, economica, sulla nostra lingua e cultura. In sintesi, un dibattito sulla nostra identità nazionale per affermare il diritto dei sardi a costruire intorno alle proprie necessità una nuova Carta costituzionale della Sardegna.

Il nuovo Statuto di autonomia speciale non può risolversi in una semplice perifrasi di quello esistente; deve essere caratterizzato da temi forti, come quelli a cui ho già accennato, ma che voglio ancora ribadire: la fiscalità di sviluppo o zona franca; l'abbattimento degli alti costi per l'approvvigionamento energetico e dei carburanti; un nuovo piano di grandi opere infrastrutturali e di servizi reali per adeguare la Sardegna alle regioni più avanzate d'Europa; una politica del credito sarda per ridurre il costo del denaro e creare incentivi alle imprese; un'effettiva e illimitata continuità territoriale; l'istruzione e il lavoro visti non più come una conquista, ma come un diritto dei sardi a un futuro di conoscenza, serenità e prosperità. Sono queste le ragioni fondanti per le quali tutte le donne e gli uomini della Sardegna debbono sentirsi mobilitati per il riscatto della propria terra.

All'interno della nuova specialità non devono mancare le spinte per una riforma complessiva delle istituzioni sarde - il federalismo interno - al fine di ridisegnare prontamente il rapporto esistente tra Regione ed enti locali. Laddove questi ultimi devono divenire gli strumenti ordinari di attuazione amministrativa delle scelte legislative e programmatiche regionali, divenendo in tal modo elementi costitutivi della nuova Regione. Va rinforzato il compito dei comuni, per far sì che il loro ruolo non sia limitato a quello di strumento di decentramento di un regime regionale centralistico, ma divenga quello di assolvimento della funzione pubblica, in ossequio al principio di pari ordinazione degli enti introdotto nel 2001 con la riforma del Titolo V, Parte seconda, della Costituzione repubblicana.

Tutto ciò, però, riguarda il futuro nostro come legislatori. Nell'immediato siamo chiamati ad affrontare una difficile contingenza, fatta di mille emergenze per le quali si rende necessaria tutta la nostra attenzione e massima applicazione. In primo luogo la grande sete di lavoro in Sardegna. Noi non possiamo pensare che i sardi possano convenientemente sostenere le aspirazioni a ottenere un nuovo modello di Statuto di autonomia, sino a quando saranno flagellati da un altissimo tasso di disoccupazione. Deve essere quindi chiaro a tutti noi che in Sardegna l'impegno per il lavoro è intimamente legato alla lotta per migliorare i diritti autonomistici, per l'affermazione e la valorizzazione della nostra identità storica e culturale.

Colleghi, oggi i nostri lavori entrano nel vivo della XIV legislatura, l'auspicio è che si instauri un clima di fattiva collaborazione e di riconoscimento reciproco. Spero che al di sopra dei pur legittimi interessi di parte, che ciascuno di noi legittimamente e con orgoglio rappresenta in quest'Aula, sapremo porre gli interessi superiori del nostro popolo e delle istituzioni che lo rappresentano.

Il primo compito che saremo chiamati ad assolvere riguarderà la discussione e l'approvazione della manovra finanziaria; un atto legislativo che, a questo punto ormai avanzato dell'anno, marca un vistosissimo ritardo, non tollerabile con le disastrose condizioni economiche in cui versa la nostra terra. Ci è richiesto, quindi, uno sforzo particolare per superare improduttive contrapposizioni, assicurando in tempi strettissimi alla società sarda questo strumento indispensabile per sostenere i comparti produttivi, garantire i servizi reali, sostenere lo Stato sociale e rilanciare l'economia. Pur nel rispetto dei tempi che il confronto democratico e parlamentare richiede, mi sia permesso sollecitare la vostra sensibilità nei confronti di una situazione di grave emergenza economica, al fine di consentire, con l'ausilio del Consiglio tutto, un rapido iter per questa indispensabile norma di governo finanziario. Maggioranza e minoranza, infatti, sono chiamate a una straordinaria assunzione di responsabilità per evitare ricadute e contraccolpi gravissimi per la nostra economia.

Sono certa che la struttura del Consiglio, attraverso la professionalità dei propri dirigenti, funzionari e impiegati, ci assisterà al meglio in questo difficile compito, agevolando il nostro lavoro e fornendo tutto il supporto necessario. Colgo l'occasione per porgere il nostro saluto e un ringraziamento anticipato a tutto il personale per il prezioso contributo che darà ai lavori di questa legislatura.

Signori Assessori, a voi giungano i nostri attestati di solidarietà più sinceri perché, in un momento così delicato e difficile, sappiate governare il destino dei sardi verso un futuro, speriamo, di prosperità. Sono certa di esprimere i sentimenti più autentici di questa Assemblea regionale e di tutto il popolo sardo nel porgervi un sincero augurio di buon lavoro, accompagnato da un sentimento di effettiva vicinanza per il difficile lavoro che vi e ci aspetta. Il comune sentire è quello di adoperarci affinché Governo e Consiglio regionale agiscano in perfetta sintonia per meglio assicurare la tutela e la difesa dei diritti inalienabili del popolo di Sardegna.

Mi unisco all'auspicio del presidente Cappellacci affinché le due massime istituzioni sarde sappiano mantenere costante il dialogo e il confronto istituzionale, con generosi slanci di reciproco vantaggio per la comune bandiera che sono chiamati a onorare.

Al mondo della stampa, chiamato al difficile compito di informare puntualmente i cittadini sui nostri lavori, rivolgo sin d'ora un saluto e un ringraziamento per l'insostituibile servizio che rendono alle istituzioni e alla democrazia di questa terra. A tutti noi un sincero augurio di buon lavoro, e che Dio illumini il nostro percorso verso un futuro migliore. Grazie.

(Applausi)

Elezione dei componenti dell'Ufficio di Presidenza

PRESIDENTE. Il Consiglio deve procedere alla votazione a scrutinio segreto per l'elezione dei componenti del nuovo Ufficio di Presidenza, secondo quanto stabilito dall'articolo 4, comma 1, del Regolamento interno. Devono pertanto essere eletti due Vicepresidenti, tre Questori e un Segretario.

Secondo l'articolo 5 del Regolamento interno, per le elezioni di cui sopra, ciascun consigliere scrive sulla propria scheda un solo nome per i Vicepresidenti, due nomi per i Questori e uno per il Segretario. Risulteranno eletti coloro che avranno ottenuto il maggior numero di voti. A parità di voti è eletto il più anziano di età. Al termine di ogni scrutinio saranno annunciati i risultati della votazione.

Votazione a scrutinio segreto per l'elezione di due Vicepresidenti

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione di due Vicepresidenti. Invito i Segretari a procedere all'appello.

(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

Presenti 77

Votanti 76

Astenuti 1

Schede bianche 6

Schede nulle 1

Hanno ottenuto voti: Cucca Giuseppe Luigi, 36; Cossa Michele, 33.

Vengono proclamati eletti Vicepresidenti del Consiglio: Cucca Giuseppe Luigi e Cossa Michele.

(Applausi)

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano Ignazio - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo Terzo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.)

Votazione a scrutinio segreto per l'elezione di tre Questori

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione di tre Questori. Invito i Segretari a procedere all'appello.

(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 77

votanti 76

astenuti 1

schede bianche 4

schede nulle 1

Hanno ottenuto voti: Andrea Biancareddu, 44; Gavino Manca, 30; Salvatore Amadu, 29; Nicolò Rassu, 3; Antonio Pitea, 1.

Vengono proclamati eletti Questori del Consiglio: Andrea Biancareddu, Gavino Manca e Salvatore Amadu.

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano Ignazio - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo Terzo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.)

Votazione a scrutinio segreto per l'elezione di un Segretario

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione di un Segretario. Invito i Segretari a procedere all'appello.

(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 78

votanti 77

astenuti 1

schede bianche 23

Hanno ottenuto voti: Antonio Cappai, 49; Massimo Zedda, 3; Sisinnio Piras, 1; Antonio Pitea, 1.

Viene proclamato eletto Segretario del Consiglio: Antonio Cappai.

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano Ignazio - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo Terzo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si è astenuta: la Presidente Lombardo.)

Ricordo ai colleghi che, ai sensi dell'articolo 4 del Regolamento interno, nell'Ufficio di Presidenza hanno diritto di essere rappresentati tutti i Gruppi consiliari. Pertanto, i Gruppi che, a seguito delle votazioni testé concluse, non ne fanno parte possono chiedere che si proceda all'elezione di altri Segretari.

Ricordo altresì che su tali richieste deve deliberare l'Ufficio di Presidenza e che non è ammessa l'elezione di più di un Segretario per ciascuno dei Gruppi richiedenti.

I lavori della seduta odierna si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per le ore 10 di domani, con all'ordine del giorno la discussione sul programma di legislatura dal Presidente della Regione.

La seduta è tolta alle ore 18 e 53.



Allegati seduta

Testo della mozione annunziata in apertura di seduta

Mozione Capelli - Pittalis - Ladu - Mula - Maninchedda - Barracciu - Cucca, sulla vendita della sede della Banca d'Italia di Nuoro.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- lo smantellamento di settori importanti dell'amministrazione statale e regionale sta producendo il depauperamento e talvolta la scomparsa dei servizi essenziali nella città e nella Provincia di Nuoro: la chiusura di scuole, banche e poste, enti turistici e della formazione professionale, ISOLA, uffici dei giudici di pace, comunità montane e consorzi, soprintendenza archeologica, uffici periferici del Ministero dell'interno - per citarne solo alcune verificatesi negli ultimi anni - sono il segno tangibile del lento ma inarrestabile abbandono del territorio nuorese da parte di Stato e Regione;

- detta soppressione di uffici e servizi, inoltre, è stata condotta senza alcuna effettiva contropartita verso gli abitanti dell'interno, e ciò nonostante le legittime aspettative suscitate ed incrementate con impegni e promesse dai governi regionali e statali che si sono susseguiti nel tempo;

- la popolazione del nuorese attende, infatti, da anni la realizzazione di progetti importanti per la città e il suo territorio, come la Scuola forestale - per la quale si sono fatti finora accordi di programma e grandi proclami, ma senza alcuna certezza sugli stanziamenti e sulla scelta della sede - e l'Università, che rischia invece un lento declino;

CONSIDERATO che:

- diversi impegni assunti per la realizzazione di importanti servizi nella città di Nuoro sono finora rimasti sulla carta e che spesso i relativi stanziamenti sono stati destinati ad altre realtà territoriali, come di recente è accaduto per la sede di Abbanoa;

- la popolazione della Sardegna centrale da troppo tempo subisce il disfacimento del proprio sistema economico, ed ora assiste all'ulteriore smantellamento dei servizi da parte di Stato e Regione;

CONSTATATO che la decisione di chiudere, fin dal prossimo 2 ottobre 2009, la sede provinciale della Banca d'Italia infligge un nuovo dolorosissimo taglio ai servizi, ai posti di lavoro e un durissimo colpo alla economia, resa ormai asfittica, incerta e traballante anche a causa del continuo e progressivo smantellamento operato dal Governo nazionale;

APPRESO dagli organi di stampa che la sede della stessa Banca d'Italia sarebbe stata posta in vendita per una somma pari a 10.500.000 euro;

RITENUTO che:

- lo Stato Italiano, e per esso il Governo, debba riconoscere alla città e alla Provincia di Nuoro un risarcimento dovuto ai danni conseguenti alla chiusura di importanti servizi pubblici primari;

- a parziale riconoscimento di tali danni, l'immobile della sede provinciale nuorese della Banca d'Italia debba essere trasferito all'amministrazione provinciale o a quella comunale,

impegna il Presidente della Regione

ad assumere nei confronti del Governo nazionale tutte le opportune iniziative affinché i vertici della Banca d'Italia dispongano la cessione della sede provinciale nuorese all'amministrazione provinciale o comunale di Nuoro al prezzo simbolico di 1 euro. (1)