CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVLegislatura
Mozione n. 182
TRUZZU - PITTALIS - RUBIU - DEDONI - LAMPIS - SOLINAS Christian - FLORIS - TOCCO - ZEDDA Alessandra - TEDDE - FASOLINO - LOCCI - CAPPELLACCI - RANDAZZO - PERU - CHERCHI Oscar - TUNIS - OPPI - PINNA Giuseppino - TATTI - ORRÙ - COSSA - CRISPONI, sull'introduzione di ideologie destabilizzanti e pericolose per lo sviluppo degli studenti, quali l'ideologia gender nelle scuole della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l'articolo 26, terzo comma, della Dichiarazione universale dei diritto dell'uomo, prevede che "I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli";
- l'articolo 2 della Convenzione europea sulla Dichiarazione dei diritti dell'uomo dispone che "Lo Stato nel campo dell'insegnamento deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche";
- l'articolo 30 della Costituzione italiana stabilisce che "È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare figli";
- l'articolo 14 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (UNICEF) sancisce che "Gli Stati rispettano il diritto e il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei tutori legali, di guidare il fanciullo nell'esercizio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione";
RICORDATO che:
- le norme che regolano la scuola italiana ben riconoscono il diritto/dovere educativo dei genitori, tra le quali citiamo:
a) il regolamento dell'autonomia del 1999: "Le istituzioni scolastiche devono rispettare la libertà di scelta educativa delle famiglie e devono intervenire in base alla domanda delle famiglie";
b) il patto di corresponsabilità educativa decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 1997: "La scuola deve programmare e condividere con gli studenti e con le famiglie il percorso educativo da seguire";
c) le linee di indirizzo sulla Partecipazione dei genitori e corresponsabilità educativa, MIUR, 22 novembre 2012;
- ogni scuola ha il suo Piano offerta formativa (POF), in cui si esplicita la progettazione educativa, organizzativa curricolare ed extracurricolare, tenuto conto anche delle proposte delle Associazioni di genitori;
- la raccomandazione dei Ministri del Consiglio d'Europa rispetto alla lotta alla discriminazione in base al proprio orientamento sessuale afferma esplicitamente che tutte le misure adottate devono "tenere conto del diritto del genitore di curare l'educazione dei figli nel predisporre e attuare politiche scolastiche e piani d'azione per promuovere l'uguaglianza e la sicurezza e garantire l'accesso a formazioni adeguate o a supporti e strumenti pedagogici appropriati per combattere le discriminazioni'';
- la lettera del Forum nazionale genitori nella scuola (FONAGS) al Ministro dell'istruzione, datata 12 novembre 2013, rivendica il diritto dei genitori come responsabili primi dell'educazione dei figli in materia di educazione all'affettività e la necessità di svolgere l'azione educativa da parte della scuola verso gli studenti in pieno accordo con le famiglie;
- la Repubblica Italiana, all'articolo 29 della Costituzione, privilegia la "famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" della quale riconosce gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione;
- la famiglia fondata sull'unione tra un uomo e una donna rappresenta l'unica istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita;
- la "famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società" e, in quanto tale, "ha il diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato", così come stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948 (art. 16, terzo comma);
CONSIDERATO che:
- oggi più che mai ci troviamo di fronte ad un'emergenza educativa, in modo particolare per quanto concerne le tematiche dell'educazione all'affettività. In alcuni casi purtroppo l'educazione all'affettività è diventata sinonimo di educazione alla genitalità, priva di riferimenti etici e morali, discriminante per la famiglia fatta da un uomo e da una donna, che induce una sessualizzazione precoce dei ragazzi;
- in paesi dove simili strategie sono state applicate, come in Inghilterra e in Australia, questo ha portato a una sessualizzazione precoce della gioventù, con conseguente aumento degli abusi sessuali (anche tra giovani), dipendenza dalla pornografia, all'attività sessuale prematura con connesso aumento di gravidanze e aborti già nella prima adolescenza, e all'aumento della pedofilia;
- errate convinzioni vorrebbero equiparare ogni forma di unione e di famiglia e giustificare e normalizzare qualsiasi comportamento sessuale;
- sovente questi progetti educativi e persino la Strategia nazionale dell'UNAR sono stati redatti con la collaborazione esclusiva di associazioni LGBT, senza l'adeguato coinvolgimento di associazioni ed enti rappresentativi dei genitori e quindi, sia per modalità che per contenuti, elaborati e diffusi in palese violazione degli articoli sopra premessi e sottolineati, così come si è già verificato con il caso dei libretti "Educare alla diversità a scuola" ;
- in questi libretti la famiglia composta da una donna e da un uomo è vista come uno stereotipo da superare e l'omofobo viene identificato in base al grado di religiosità;
- in alcuni casi sì è arrivati alla deriva dell'ideologia di gender. Attualmente i progetti educativi vengono spesso presentati richiamando l'esigenza di contrastare la discriminazione. L'intento in sé potrebbe essere lodevole se ciò significasse educare gli studenti a rispettare ogni persona e a non rendere nessuno oggetto di bullismo, violenze, insulti, discriminazioni. Ciò, tuttavia, non si è sempre verificato. In alcuni casi è stato il cavallo di Troia con il quale si sono introdotti progetti di chiara ispirazione ideologica gender;
- la teoria gender sostiene che l'identificarsi come uomini o donne non dipende dai caratteri biologici che determinano un corpo maschile piuttosto che un corpo femminile. Secondo questa teoria si nasce maschio o femmina per questioni genetiche, ma si diventa uomo o donna (o nessuno dei due) in base a fattori esclusivamente culturali;
- la persona deve invece essere ritenuta un tutt'uno di corpo e mente: non può esistere un corpo contenitore e un io sganciato dalla dimensione corporea; non si può scindere la componente biologica sessuata dalla componente psicologica relazionale;
- la concezione del corpo come contenitore apre la strada a scenari inquietanti quali la pratica dell'utero in affitto;
- la scissione tra il dato biologico e il dato psicologico non è solo impossibile, ma è anche pericolosa per lo sviluppo del bambino perché crea confusione, incertezza, doppiezza, laddove invece i minori chiedono certezza di ruoli e regole condivise;
- l'ideologia gender è, non solo pericolosa in quanto porta alla disintegrazione della personalità con conseguente fragilità psichica, instabilità emotiva ed affettiva, bassa autostima, senso di inadeguatezza, ma totalmente inutile; esiste infatti un paradosso che dimostra come nei paesi in cui si è maggiormente investito nella cosiddetta impostazione di genere paritario, quali la Norvegia, le differenze uomo-donna sono molto più accentuate. Ciò significa che quando una persona è libera di seguire le proprie inclinazioni sceglie quelle tipiche del sesso di appartenenza;
- riconoscere la diversità tra uomini e donne non significa discriminare; il vero principio dell'eguaglianza non nega l'esistenza delle differenze, non le azzera, ma le accoglie e le valorizza in quanto portatrici di ricchezza e di complementarietà;
PRESO ATTO che:
- il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nella recente circolare n. 1972 del 15 settembre 2015, avente a oggetto "Chiarimenti e riferimenti normativi a supporto dell'art. 1 comma 16 legge 107/2015" (la cosiddetta "Buona scuola"), ha precisato che "La finalità del suddetto articolo non è, dunque, quella di promuovere pensieri o azioni ispirati ad ideologie di qualsivoglia natura, bensì quella di trasmettere la conoscenza e la consapevolezza riguardo i diritti e i doveri della persona costituzionalmente garantiti, anche per raggiungere e maturare le competenze chiave di Cittadinanza, nazionale, europea e internazionale, entro le quali rientrano la promozione dell'autodeterminazione consapevole e del rispetto della persona, così come stabilito pure dalla Strategia di Lisbona 2000. Nell'ambito delle competenze che gli alunni devono acquisire, fondamentale aspetto riveste l'educazione alla lotta a ogni tipo discriminazione, e la promozione a ogni livello del rispetto della persona e delle differenze senza alcuna discriminazione. Si ribadisce, quindi, che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né "ideologie gender" né l'insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo",
impegna la Giunta regionale
a intervenire nelle scuole di ogni ordine e grado della Sardegna affinché:
1) non venga in alcun modo introdotta la teoria del gender;
2) venga rispettato il ruolo prioritario della famiglia nell'educazione all'affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario ai sensi dell'articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dei decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori (artt. 1.2, 3.3 e 4.1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 27 del 1999, art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 1997, artt. 2.3, 2.6 e 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 2007 e il Prot. AOODGOS n. 3214 del 22 novembre 2012). La famiglia rappresenta l'ambiente più idoneo ad assolvere l'obbligo di assicurare una graduale educazione della vita sessuale, in maniera armonica, prudente e senza traumi;
3) siano coinvolti gli enti rappresentativi dei genitori e delle famiglie in ogni strategia educativa della scuola rispettando, sia nei contenuti che nelle modalità di elaborazione e diffusione, questo diritto fondamentale della famiglia;
4) siano coinvolte le famiglie nella predisposizione dei progetti sull'affettività e sulla sessualità e nell'opera di educazione, rendendo i loro contenuti trasparenti ed evitando il contrasto con le convinzioni religiose e filosofiche dei genitori;
5) l'azione educativa della scuola sia ispirata a due principi: il principio di sussidiarietà (per cui il diritto-dovere dei genitori di educare è insostituibile e va sostenuto dallo Stato) e il principio di subordinazione (l'intervento della scuola deve essere soggetto al controllo da parte dei genitori);
6) sia oggetto di spiegazione e di studio la ragione per la quale la nostra Costituzione, all'articolo 29, privilegia la famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio", della quale riconosce gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione;
7) si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue.
Cagliari, 24 settembre 2015