CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVLegislatura

Mozione n. 333

MOZIONE RUBIU - OPPI - PINNA Giuseppino - MARRAS sulle ricadute negative per la Sardegna in seguito alla ratifica del trattato commerciale CETA (Comprehensive economie and trade agreement) stipulato dall'Unione europea con il Canada.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- il Parlamento italiano si appresta a ratificare il Ceta, ovvero il trattato commerciale denominato Comprehensive economie and trade agreement - che l'Unione europea ha stipulato mediante un accordo con il Canada; un'intesa che si basa sulla quasi totale ed istantanea eliminazione dei dazi, rompendo così l'equilibrio che sinora c'è stato tra i coltivatori e le imprese agricole europee e le imprese nordamericane;
- con tale ratifica si legittima, attraverso un trattato internazionale dell'Unione europea, la pirateria alimentare a danno delle produzioni tipiche e tradizionali;
- si procede alla progressiva liberalizzazione degli scambi assicurando alle merci dell'altra parte il trattamento disposto a livello nazionale; si avvia inoltre un'attività di riduzione e soppressione reciproca dei dazi doganali sulle merci originarie dell'altra parte;
- con il via libera al trattato le nostre campagne rischiano, in realtà, di essere spazzate via dall'invasione di produzioni agroalimentari nordamericane, dai cereali alle carni sino ai formaggi e agli ortaggi; di fatto, una tempesta devastante per uno dei settori strategici della Sardegna;

SOTTOLINEATO che:
- le associazioni agricole, sindacali e le organizzazioni produttive hanno già palesato la loro contrarietà al provvedimento;
- si accorda esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità isolane in un trattato sbagliato e pericoloso per le economie deboli come la Sardegna;
- gli agricoltori isolani si sono uniti ai dissensi, già espressi dalle associazioni di categoria, per tentare di contrastare il trattato di libero scambio con il Canada che per la prima volta nella storia dell'Unione accorda a livello internazionale il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici e spalanca le porte all'invasione di grano duro, latte, carni, formaggi, ortaggi e altre produzioni cerealicole;

RILEVATO che:
- le produzioni entrerebbero nella nostra Isola in maniera selvaggia e senza regole; infatti le imprese agricole nordamericane sono avvantaggiate, tanto dalla loro enorme dimensione industriale, quanto dal fatto che godono di una quasi totale libertà economica, con assenza di regole e limiti al fare impresa; al contrario, le aziende agro-zootecniche nostrane sono soggette ad un'enorme e sempre crescente quantità di disposizioni, con finalità di tutela verso le persone e l'ambiente;
- le produzioni provenienti dal nordamerica, dunque, non saranno soggette a nessuna protezione;

OSSERVATO che:
- ad essere colpiti potrebbero essere proprio le produzioni dell'universo agro-zootecnico sardo, in particolare il formaggio isolano (ad esempio il Pecorino romano) che dovrà concorrere con la sua imitazione canadese; nella medesima situazione si troveranno il mercato del grano sardo, le produzioni orticole, le carni e il latte, con un'invasione senza controllo di altri prodotti;
- l'illimitata quantità delle produzioni agro-alimentari nordamericane viene fatta non solo in assoluta libertà, ma anche nei grandi spazi, dove sono addirittura impensabili o superflui i criteri di indicazione geografica tipica;
- si profila dunque una situazione di grande ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale, ottenuto nel rispetto di precisi disciplinari, da imitazioni di bassa qualità;
- quindi si travolge e si marginalizza la qualità tipica delle produzioni agro-alimentari isolane, soprattutto quelle dotate di marchi e indicazioni geografiche, con l'incursione di cibo e sapori di scarsa qualità in quantità industriale ben superiore rispetto alle economie deboli;

ESAMINATO che:
- la mancanza di controlli e protezione si riflette sull'assenza nel divieto dell'utilizzo di alcune sostanze attive; è il caso dell'utilizzo del glifosato e dei neonicotinoidi, che non sono soggetti in Canada ad alcuna limitazione. In particolare, per accelerare la maturazione e aumentare il livello proteico, in Canada viene fatto un uso intensivo del glifosato nella fase di pre-raccolta del grano vietato in Italia; nel paese nordamericano viene utilizzato un numero rilevante di sostanze attive vietate nell'Unione europea; si segnala inoltre il diffuso impiego di ormoni negli allevamenti vietati in Italia;
- l'accordo prevede l'azzeramento del dazio per il grano, spalancando le porte all'invasione di grano duro canadese che viene trattato in fase di pre-raccolta con il glifosato, vietato invece nel nostro Paese perché accusato di essere cancerogeno; già con la prospettiva dell'accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada nei primi due mesi del 2017 in Italia sono aumentati del 15 per cento gli sbarchi di grano duro canadese, mettendo in ginocchio le produzioni nazionali con le quotazioni del grano che viaggiano sui 24 centesimi, ben al di sotto dei costi di produzione;
- il trattato prevede importazioni a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l'accrescimento vietati in Italia;
- quindi è forte il rischio che le produzioni provenienti dal nordamerica possano impadronirsi del mercato isolano, andando a incidere negativamente sulla tradizione, sui sapori e sui saperi della nostra enogastronomia;

EVIDENZIATO che:
- si ritiene che la natura e la vita, i costumi e le tradizioni non possano essere ridotti ed azzerati nel mercato, tanto più se questo pretende di essere globale e senza regole di riferimento;
- il CETA andrebbe a delineare una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori mentre si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece la Sardegna e l'Unione europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l'espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo;

RIMARCATO che:
- l'agricoltura e il mondo delle campagne isolane mal si conciliano con la globalizzazione selvaggia e senza controllo, anche rispetto alla qualità dei prodotti;
- andrebbero adottate misure per tutelare le produzioni tipiche sarde ed evitare che vengano cancellate da un ulteriore invasione senza regole o, peggio ancora, soppiantate da imitazioni che nulla hanno da spartire con le tradizioni isolane;

ATTESO che si avrebbe la possibilità in Sardegna di puntare sulle produzioni di qualità per rilanciare il mercato del settore agro-alimentare e zootecnico, anche attraverso strumenti di tutela come i marchi e le indicazioni geografiche;

TENUTO CONTO che si profila il rischio che il CETA possa inghiottire e azzerare il mondo dell'agricoltura isolana e delle tipicità proprie della Sardegna;

VALUTATO che la Sardegna corre il pericolo di subire senza nessuna reazione l'entrata in vigore del trattato in argomento;

RICORDATO che l'Isola vanta una grande tradizione sul fronte dell'identità delle produzioni legate ai diversi territori che va assolutamente difesa;

CONSTATATO che necessità di un provvedimento legislativo che possa tutelare le produzioni tipiche isolane è ormai indispensabile per contrastare il possibile avvento del CETA; nuove opportunità economiche e sociali per il territorio mediante la promozione, valorizzazione e gestione sostenibile e biologica delle risorse sarebbero possibili solo con la sopravvivenza del comparto agro-zootecnico, a forte rischio con il trattato;

VERIFICATO che alcuni comuni isolani hanno già approvato mozioni per invitare la Regione al riconoscimento ufficiale delle produzioni tipiche isolane, auspicando ad esprimere un forte dissenso al trattato in parola, che potrebbe fagocitare i capisaldi dell'agricoltura e della zootecnia isolana; si impone dunque un provvedimento per il riconoscimento del ruolo svolto dalla galassia delle aziende agricole e zootecniche isolane, impegnate anche a dare un valore di qualità alle produzioni, mediante certificazioni garantite da appositi disciplinari;

VAGLIATO che l'entrata in vigore del trattato, una volta ratificato, potrebbe compromettere definitivamente l'economia rurale dell'Isola portando alla desertificazione delle campagne non in grado di competere con realtà più forti e senza regole, e alla morte certa dell'agricoltura sarda nelle sue diverse sfaccettature ;

CONDIVISE le preoccupazioni del comparto agro-zootecnico e delle filiere produttive agro-alimentari per la possibile entrata in vigore del CETA;

VISTO che ad oggi non vi sono stati passi avanti credibili sull'elaborazione di progetti per dare un valore aggiunto alle produzioni agroalimentari tipiche della Sardegna;

CONSTATATO non sufficiente, a giudicare dai fatti, l'impegno della Regione per rilanciare il settore agroalimentare e connesso con la zootecnia,

impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale

1) a contrastare, attraverso strumenti legislativi, regolamentari e con interlocuzioni politiche e istituzionali, la possibile entrata in vigore di regole quali il CETA, che potrebbero danneggiare e portare alla cancellazione del comparto agropastorale della nostra Isola;
2) a tutelare le produzioni identitarie e tipiche della Sardegna (che si allargano dal latte alle carni sino agli ortaggi, ai cereali e ai formaggi), già pesantemente colpite dalla crisi in atto, con il rischio di essere fagocitate dal trattato in parola;
3) a dare corso a provvedimenti in grado di salvaguardare i lavoratori e le aziende del comparto agro zootecnico, che corrono il rischio di essere spazzate via dal nuovo scenario.

Cagliari, 6 luglio 2017