CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVLegislatura

Mozione n. 357

USULA sull'accordo CETA tra Unione europea e Canada.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- il Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA) è un accordo economico e commerciale globale che investe l'Unione europea e il Canada;
- i negoziati che hanno portato al CETA sono durati cinque anni, dal 2009 al 2014, e si sono svolti sotto traccia, quasi segretamente e all'ombra di un altro trattato denominato TTIP "Transatlantic Trade and Investiment Partnership" che ha destato ben altro clamore e che è stato ritirato;
- gli stati dell'Unione europea e i membri del Parlamento europeo hanno ricevuto il 5 agosto 2014 il testo completo del CETA che è stato reso pubblico in un summit UE-Canada il 26 agosto dello stesso anno; il 29 febbraio 2016 la Commissione europea e il Governo canadese hanno annunciato di aver terminato la revisione legale della versione originale, in inglese, dell'accordo che è stato quindi firmato a Bruxelles il 30 ottobre 2016;
- il Parlamento europeo, il 15 febbraio 2017, nell'Assemblea plenaria di Strasburgo, ha dato approvazione all'accordo concludendo quindi anche il processo di ratifica; specularmente, con la ratifica del Parlamento canadese l'accordo è diventato eseguibile anche se inizialmente in via provvisoria già dal 21 settembre 2017;
- la piena attuazione del CETA è stata condizionata (per la caratteristica attribuitagli di "accordo misto" in attesa di un pronunciamento della Corte di giustizia europea investita della questione), all'approvazione del testo da parte dai parlamenti nazionali dei 28 stati membri e di alcune assemblee regionali che lo faranno secondo i rispettivi obblighi costituzionali;
- se anche un solo parlamento dovesse bocciare l'accordo, l'applicazione definitiva del CETA non sarebbe più possibile e conseguentemente, sarebbe rigettato completamente in tutta l'Unione;

PREMESSO altresì che:
- il testo del trattato, di ovvia complessità per la sua composizione 30 capitoli con 397 articoli, seguiti da relativi allegati, da 3 protocolli e da 3 allegati per complessive 1.598 pagine, contiene svariati obiettivi e solo per citarne alcuni:
- abolizione del 99 per cento dei dazi doganali;
- apertura alle imprese dell'Unione europea per le gare d'appalto;
- riconoscimento reciproco delle professioni con l'eliminazione di alcuni ostacoli per alcune professioni regolamentate come quelle di architetto, ingegnere e commercialista;
- tutela della proprietà intellettuale e del diritto d'autore anche con l'adeguamento del Canada agli standard europei delle norme sul diritto d'autore;
- un nuovo modello per le controversie fra investitori e stati (rispetto all'attuale sistema ISDS dove le controversie sono risolte da un collegio arbitrale nominato dalle parti), che prevede un sistema giurisdizionale per la protezione degli investimenti (ICS) indipendente, formato da un Tribunale permanente e una Corte d'appello, composte da magistrati nominati dagli stati, che saranno competenti in materia di risoluzione delle controversie investitore/stato;
- in agricoltura apertura del mercato canadese a formaggi, vini e bevande alcoliche, prodotti ortofrutticoli e trasformati con la garanzia della protezione dalle imitazioni attraverso il marchio IG di indicazione geografica;
- notevoli sono i plausi dichiarati dai fautori e sostenitori del mercato globale, anche in seno alla Commissione europea e alla Commissione europea per il commercio, in ordine ai benefici per l'economia degli stati membri data dalla portata definita "storica" dell'accordo, per la mole degli investimenti, per il volume degli scambi commerciali, e per quanto di positivo la libera concorrenza, senza nessun genere di ostacoli, possa fare in relazione all'aumento del PIL europeo;
- notevoli sono, ancora, le rassicurazioni attestate dalla stessa Commissione europea nella relazione illustrativa, che accompagna la proposta di decisione relativa alla firma dell'accordo, in ordine alle garanzie ivi contenute e necessarie per far sì che i vantaggi economici ottenuti non vadano a scapito dei diritti fondamentali, delle norme sociali, del diritto dei governi di legiferare, della protezione dell'ambiente o della salute e sicurezza dei consumatori per i prodotti importati;

CONSIDERATO che:
- è inconcepibile che un accordo commerciale di tale vasta portata, destinato a cambiare il destino di milioni di persone, sia stato adottato quasi nascostamente senza un processo decisionale democratico che abbia valorizzato le istanze delle parti sociali ed economiche, dei sindacati, delle associazioni di categoria, delle associazioni dei consumatori e delle associazioni ambientaliste;
- è complessivamente funzionale alle esigenze delle società transnazionali e multinazionali secondo un modello di sviluppo economico sociale fondato sull'agroindustria in cui al profitto viene subordinato il diritto delle nazioni e la vita e la salute dei cittadini;
- lo stesso sistema giurisdizionale è progettato in funzione della protezione degli investimenti (ICS), il quale, ancorché costituito da magistrati nominati dagli stati, ne limita comunque l'autonomia; si tratta infatti di sistema giuridico parallelo, accessibile solo ai capitali transnazionali, al quale gli investitori possono ricorrere citando in giudizio gli stati che fanno leggi sulla protezione ambientale o che introducono regolamentazioni sulla protezione sociale o leggi di pubblico interesse che possano minacciare il libero scambio commerciale; gli stati "preservano" il diritto di legiferare solo nella misura in cui leggi e regolamenti siano "non discriminatori" nei confronti degli investitori stranieri creando un sistema sbilanciato a favore delle imprese;
- in data 25 giugno 2017 la Commissione esteri del Senato, ha velocemente approvato il trattato CETA sul libero scambio e lo ha trasferito all'Aula per la discussione, che dovrebbe essere calendarizzata per il 26 settembre, con una forzatura del governo interessato ad accelerare il processo di ratifica e non curante degli appelli alla prudenza derivanti dalla necessità di approfondire;
- manifestazioni di dissenso alla ratifica dell'accordo (sono oltre 450 da entrambe le parti dell'Atlantico le associazioni che hanno indirizzato una petizione ai legislatori per rigettare l'Accordo economico e commerciale globale tra l'Unione europea e il Canada) senza una profonda e scrupolosa analisi dei suoi effetti sul sistema Europa sono stati pubblicamente espressi in Italia da un gran numero di soggetti economici, sindacali e associativi (CGIL, Arci, Movimento consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, ACLI Terra, ISDE, FairWatch e Coldiretti) che chiedono fortemente di poter esprimere le loro opinioni in merito;
- in funzione delle criticità evidenziate nella mozione, non si può prescindere da una puntuale e approfondita discussione col coinvolgimento delle forze politiche presenti nel Consiglio di una regione ad autonomia speciale come la Sardegna che potrebbe avere molto da perdere dall'attuazione dell'accordo in virtù dell'esistenza di aziende di dimensioni tali che non avrebbero alcuna possibilità di competere con le multinazionali dell'agroindustria;

CONSIDERATO altresì che:
- sul fronte dell'export agro-alimentare all'Italia sono state riconosciute solo 41 indicazioni geografiche (IG) tolti dal paniere dei prodotti generici, a fronte di 288 DOP e IGP registrate, con la conseguente rinuncia alla tutela delle restanti 247 con impatti gravissimi sul piano della perdita della qualità del made in Italy: la Sardegna nel settore vanta 2 IGP e 6 DOP; non è noto quale destino sarà poi riservato al settore della produzione dei vini che a livello italiano tra IGP e DOP (che ingloba quelli DOC+DOCEG) sono registrati 523 prodotti e in Sardegna 15 IGP e 18 DOP;
- non viene superato il fenomeno delle "volgarizzazioni" legate ai prodotti tipici (es. Parmesan) che, come attestato dalla Coldiretti, coesisteranno con le denominazioni autentiche dei nostri prodotti creando confusione: "Il trattato accoglie, infatti, la nozione di "fabbricazione sufficiente" che consente di indicare come originario di una parte, il prodotto che contenga materiali non originari in percentuali definite;
- per quanto riguarda l'aspetto sanitario e fitosanitario verrà applicato il "principio di equivalenza": i prodotti canadesi compresi gli OGM, per i quali le normative sono meno stringenti di quelle europee, non dovranno sottostare a nuovi controlli nei paesi in cui verranno venduti; sostanze pericolose per la salute umana e fortemente cancerogene come il glifosato, già ora impiegato in UE sotto controllo, (bandito in Italia dal MISE in alcuni contesti più sensibili e per il quale è stata avviata una procedura per la completa eliminazione in tutta l'Unione), è utilizzato in Canada senza restrizioni per il trattamento nelle coltivazioni estensive di grano anche in preraccolta; il CETA non prevede il principio di "precauzione" sanitaria in base al quale qualsiasi azienda, prima dell'utilizzazione e commercializzazione di una sostanza, deve dimostrare che non provoca danni e l'Europa potrebbe importare fino a 1.200.000 tonnellate di grano all'anno e in Italia, già solo in previsione dell'entrata in vigore dell'accordo, nei primi due mesi del 2017 gli sbarchi di grano duro sono aumentati del 15 per cento;
- sempre sul fronte dell'agro-alimentare sono già emerse problematiche in quanto il CETA ha già indebolito una norma UE riguardante il divieto di importazione di carcasse bovine pulite con sostanze chimiche e si prevede che nel giro di sei anni, anche se in maniera graduale, entreranno contingenti di carni bovine per oltre 50.000 tonnellate e di carni suine per circa 75.000 tonnellate senza garanzie di alimentazione che escluda ormoni e antibiotici o che entrino nella filiera alimentare carni da animali clonati;
- anche sul fronte occupazionale profonde sono le riserve espresse da diversi economisti in ordine ai reali benefici di un tale libero mercato; la tendenza alla contrazione dei costi di produzione, facilitata in economie agricole estensive e per società transazionali, può comportare, di riflesso, crolli occupazionali in paesi la cui struttura è basata in grandissima parte sulle PMI, come quella italiana e sarda e, conseguentemente comporta una contestuale contrazione dei diritti del lavoro in funzione esclusiva della concorrenza, come tristemente si è verificato in tutti i settori produttivi interessati dalla globalizzazione: si stima circa 250.000 posti di lavoro in meno nel settore agricolo e il paese più colpito sarà l'Italia;

DATO ATTO:
- della profonda crisi esistente in Sardegna nel settore agroalimentare che con l'attuazione dell'accordo CETA potrebbe subire ulteriori e drammatici contraccolpi ponendo a rischio produzione tipiche che hanno consentito finora la conservazione della biodiversità e l'identità in agricoltura;
- che la stessa crisi potrebbe ulteriormente acuirsi se, come sembra plausibile, a livello comunitario non saranno più stanziati dal 2020 i fondi per il Programma di sviluppo rurale;

RILEVATO che seppure il CETA riguardi formalmente solo il Canada, in realtà apre le porte anche alle multinazionali USA che attraverso le loro controllate canadesi possono giungere comunque in Europa attraverso uno stato "ponte" grazie all'Accordo NAFTA (North American Free Trade Agreement esistente tra Canada, USA e Messico); Di fatto si consente, anche in maniera subordinata di attuare il TTIP pur non in vigore e contro il quale si è mobilitata una larghissima parte di opinione pubblica e diventerebbe concreto il rischio di invasione di prodotti di quei paesi;

RICHIAMATO l'articolo 52 dello statuto della Regione autonoma della Sardegna, il quale prevede che: "La Regione è rappresentata nella elaborazione dei progetti dei trattati di commercio che il Governo intenda stipulare con Stati esteri in quanto riguardino scambi di specifico interesse della Sardegna. La Regione è sentita in maniera di legislazione doganale per quanto concerne i prodotti tipici del suo specifico interesse",

invita le forze politiche rappresentate in Consiglio e impegna, il Presidente della Regione, la Giunta regionale e in particolare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale

1) a promuovere ogni azione possibile per opporsi alla ratifica di un trattato dalla cui applicazione deriverebbero conseguenze negative per i cittadini, gli agricoltori e l'economia sarda nel suo complesso;
2) a promuovere, ai sensi dell'articolo 52 dello Statuto sardo, ogni possibile azione presso il Governo e il Parlamento della Repubblica al fine di consentire alla Regione di rappresentare nelle sedi istituzionali la propria posizione in merito;
3) a farsi promotori di iniziative pubbliche per la divulgazione delle informazioni sull'accordo CETA al fine di avviare un ampio e diffuso dibattito pubblico coinvolgendo in particolare le parti sociali ed economiche, i sindacati, le associazioni di categoria, le associazioni dei consumatori e le associazioni ambientaliste.

Cagliari, 25 settembre 2017