Mozione n. 127

BERRIA - SCANO - GHIRRA - CUGINI - DETTORI Ivana - ZUCCA sul governo del mercato del lavoro in Sardegna.


Il Consiglio regionale

considerato che:

  • il mercato del lavoro, in Italia, ha necessità di essere governato, come dimostra l'esperienza di tutti i paesi più sviluppati e progrediti, compresi quelli ad impronta più liberista;
  • a questo proposito, basta ricordare gli effetti perversi, quali il "caporalato" ed altre forme di sfruttamento e di assenza completa di tutela della salute e della dignità dei lavoratori, che possono essere indotti dall'assenza di governo del mercato del lavoro;
  • governare il mercato del lavoro non deve significare difesa, ad oltranza, dell'attuale monopolio pubblico del collocamento, bensì, anche con riferimento a prevalenti riferimenti normativi e di indirizzo comunitari, forte presenza pubblica, in contesto aperto alla concorrenza di iniziative private serie e selezionate con funzione regolatrice, di controllo e di indirizzo, oltre che di gestione in senso stretto;
  • un'organizzazione del lavoro di tipo monopolistico e centralistico, nei momenti decisionali e funzionali, quale quella fino ad oggi conosciuta, mal si concilia con le diverse esigenze poste, nel governo del mercato del lavoro, dalle diverse realtà locali presenti sul territorio nazionale;

rilevato che:

  • una nuova e forte presenza pubblica nel mercato del lavoro, atta a meglio governare e stimolare lo stesso, non può che essere improntata ad una decisa caratterizzazione territoriale della sua organizzazione, dei suoi livelli decisionali ed operativi, attraverso modelli e strutture che sappiano valorizzare al meglio le diversità e le risorse economiche e culturali presenti nella realtà locale, senza perdere di vista le esigenze di omogeneità ed uniformità del perseguimento dell'obiettivo finale, teso alla riduzione della disoccupazione ed all'incremento dei livelli occupativi;
  • in questo contesto, appare positivo, ma non sufficiente, il processo di riforma avviato da Bassanini (L. n. 59/'97) con il passaggio alla Regione ed agli Enti locali di tutte le competenze in materia di politiche dell'impiego e che, se dovesse rimanere inalterata l'attuale cornice normativa, rischia di diventare un'ulteriore occasione di cambiamento fallita. Un semplice decentramento funzionale potrebbe pericolosamente ed unicamente rappresentare il passaggio di importanti strumenti da una burocrazia ministeriale a una burocrazia regionale o locale;

ritenuto che:

  • partendo dall'opportunità rappresentata dal decentramento amministrativo e funzionale della "Bassanini" di avvalersi di strutture già esistenti, sperimentate, sufficientemente rodate ed attrezzate, di mezzi e di personale, occorre, per la Regione Sarda, spingere e completare il processo riformatore, trasformando il governo del mercato del lavoro nel senso prima indicato attraverso l'utilizzazione coordinata di tutto il potere legislativo consentito, ai fini di modificare gli attuali strumenti ed adattarli alle esigenze peculiari della realtà regionale;
  • occorre portare a compimento il disegno e la costruzione di un modello di governo del mercato del lavoro che parta dalle strutture pubbliche e/o di pubblico servizio esistenti (Agenzia regionale del lavoro, sezioni circoscrizionali per l'impiego ed il collocamento in agricoltura e sportelli informativi comunali e consortili);
  • dal lato della domanda di lavoro, di sostegno alle imprese e di creazione di nuovo lavoro, soprattutto in forma autonoma e delle organizzazioni no-profit, occorre indirizzare le risorse e le strutture pubbliche o di servizio pubblico a supporto, con adeguati interventi di revisione normativa (LL.RR. n. 28/'84 e n. 33/'88), verso un'indispensabile crescita di capacità progettuale e di innovazione, sostenendo e stimolando, in tal senso, le spinte e le iniziative che spontaneamente il mercato suscita, dopo averne saputo valutare la serietà sostanziale e non solo formale;
  • dal lato dell'offerta, occorre uscire, con opportune modifiche alla normativa vigente, dalla logica attuale degli elenchi e delle graduatorie di precedenza per l'avviamento al lavoro degli iscritti nelle liste di collocamento che apparentemente garantiscono tutti, di fatto tengono insieme situazioni individuali e sociali le più distanti tra loro, per caratteristiche professionali e stato di bisogno, impedendo interventi mirati e graduati di politica attiva del lavoro, da parte dei pubblici poteri locali. Occorre, a questo proposito, scollegare, disincentivandola, l'iscrizione nelle liste di collocamento, come unico momento certificativo sul possesso dell'effettivo status giuridico di "disoccupato" dalla possibilità di usufruire dei benefici previsti da vasti istituti dello stato-sociale così come è attualmente organizzato, nei settori della sanità, scuola ed università, edilizia pubblica e case popolari, previdenza ed assistenza pubbliche in genere. In tal senso va rafforzata e resa veramente operativa, a tutti i livelli, la previsione normativa dell'articolo 25, comma 12, della Legge n. 223 del 1991, secondo cui l'iscrizione nelle liste di collocamento deve essere finalizzata unicamente all'avviamento al lavoro subordinato o all'erogazione dell'indennità di disoccupazione, lasciando alle modalità di riorganizzazione dello stato sociale, dei diritti di cittadinanza e dei servizi pubblici a ciò preposti, il compito esclusivo di accertare ed individuare gli aventi titolo e diritto a tali benefici;
  • andrebbe, congiuntamente, prima sperimentata ad alcuni settori di intervento e poi, eventualmente diffusa, la possibilità di procedere alla formazione di elenchi e/o graduatorie di precedenza degli iscritti nelle liste del pubblico collocamento differenziati, oltre che per qualifiche professionali, per caratteristiche di omogeneità e condizione sociale, al fine di meglio calibrare ed indirizzare gli interventi di governo e di politica del lavoro, intesi a contrastare, ridurre la disoccupazione e favorire l'occupazione di determinate fasce sociali. Va assolutamente ricercato, a questo proposito, un sistema unico regionale di formazione delle graduatorie di precedenza valide per l'avviamento al lavoro che, superando gli attuali difetti di rigidità, assicuri maggiore flessibilità e rotazione;
  • occorre, a tale riguardo chiaramente completare ed adeguare l'indispensabile supporto informatico, pur presente allo stato embrionale ed in maniera scollegata nelle diverse strutture per l'impiego attualmente operanti (sportelli informativi, enti locali, agenzia regionale, ecc.) per creare una rete telematica diffusa nel territorio, con un primo punto di interconnessione di livello regionale;
  • in questo nuovo quadro si avrebbe la possibilità concreta di utilizzare lo strumento della formazione professionale con una valorizzazione degli attuali apparati;

impegna la Giunta regionale

a presentare, entro 90 giorni, un disegno di legge organico sul governo del mercato del lavoro in Sardegna che tenga, fra l'altro, conto dell'esigenza di procedere:

  1. ad una rapida integrazione ed adeguamento qualitativo e quantitativo (riorganizzazione, diffusione nel territorio ed omogeneità di preparazione professionale) del personale attualmente utilizzato nelle diverse strutture che si occupano dei servizi per l'impiego e della gestione delle politiche del lavoro, partendo da professionalità che ci sono e di cui bisogna utilizzare al massimo le potenzialità, attraverso opportuni interventi formativi di affinamento, nell'ottica del cambiamento;
  2. all'individuazione, in concorso con il Governo nazionale, di criteri per assicurare standard uniformi ed omogenei di qualità dei nuovi servizi regionali per l'impiego, su tutto il territorio nazionale;
  3. alla creazione, in concorso con il Governo nazionale, di punti di interconnessione tra i servizi informatizzati, in reti telematiche, delle diverse regioni per un adeguato scambio di informazioni tendente a favorire la mobilità e la libera circolazione dei lavoratori occupati, disoccupati o in cerca di occupazione e delle imprese;
  4. ad una completa e dettagliata definizione delle risorse nazionali e regionali necessarie all'immediato funzionamento del nuovo sistema regionale e ad un rapido e certo reperimento delle stesse risorse;
  5. ad una riorganizzazione territoriale che, partendo dalla situazione esistente, (assessorato regionale, uffici periferici del Ministero del lavoro ed eventuali iniziative in corso da parte di Enti locali, sportelli informa-giovani), risponda al meglio alle peculiarità della realtà sarda.

Cagliari, 18 giugno 1997