Mozione n. 115

BONESU - MONTIS - CONCAS - VASSALLO - LA ROSA sull'intervento italiano in Albania.


Il Consiglio regionale

avendo appreso
della volontà del Governo di impegnare l'Italia in un intervento militare in Albania, anche se dichiarato a fini umanitari;

ritenuto che
a norma della Costituzione le forze armate possono essere utilizzate esclusivamente a difesa della Repubblica e che nessuna minaccia viene dall'Albania;

rilevato che
la spedizione appare, anche per espresse dichiarazioni di membri del Governo, come un intervento negli affari interni di un altro paese;

ritenuto che
i precedenti storici dei rapporti fra Italia e Albania presentano già pagine non edificanti e che recenti tragici episodi non hanno certamente contribuito alla popolarità dell'Italia e delle sue forze armate;

rilevato che
gli interessi economici dell'Italia in Albania non appaiono rilevanti e che coloro che, sfruttando le condizioni ambientali di basso costo del lavoro e di una carenza diffusa di legalità, hanno investito in Albania, ben sapevano di investire in un Paese privo di stabilità politica, sociale ed economica;

considerato
lo scarso impegno degli altri Paesi nella vicenda e il fatto che la spedizione, formalmente sotto l'egida dell'ONU, sarà in gran parte a spese dell'Italia e con impegno prevalente di forze armate italiane;

ritenuto che
l'esito della missione, considerata la situazione di caos e di contrasti di mafie e di clan esistenti in Albania e la presenza di governanti inetti e screditati contro cui si è scatenata la collera popolare, è tutt'altro che sicuro e che è fondato il rischio di ripetizioni della negativa esperienza della Somalia;

considerato che:
- la missione potrebbe persino rafforzare il potere della malavita albanese e dare una maggiore possibilità di sviluppare i rapporti già floridi con la malavita italiana;

- gli interessi in gioco non valgono per l'Italia il notevole esborso finanziario, né il rischio della vita e dell'integrità fisica dei militari impegnati, e che migliori risultati si possono ottenere per via politica, e con adeguato uso di strumenti di pressione economica, mediante l'elezione di un governo democratico e l'addestramento di forze di polizia albanesi;

- lo sforzo militare in Albania appare poco comprensibile per la Sardegna ove necessiterebbe maggiore sicurezza per i cittadini;

- i nuovi impegni finanziari potrebbero indebolire l'impegno dello Stato limitando le risorse e i mezzi atti a superare la difficile crisi economica dell'Italia e in particolare della Sardegna;

rilevato che
i preannunciati tagli al bilancio della difesa per finanziare la spedizione rischiano di tramutarsi in ulteriori tagli agli indennizzi per le servitù militari,

esprime
la propria contrarietà all'intervento armato in Albania.

Cagliari, 9 aprile 1997