Mozione n. 95

FLORIS - MASALA - AMADU - BALLETTO - BERTOLOTTI - BIANCAREDDU - CASU - FEDERICI - GRANARA - LIPPI - LOMBARDO - MARRACINI - MARRAS - MILIA - NIZZI - OPPIA - PIRASTU - PITTALIS - RANDACCIO - TUNIS Marco Fabrizio - BOERO - BIGGIO - CADONI - CARLONI - FRAU - LIORI - LOCCI - SANNA Maria Noemi - USAI Edoardo di sfiducia della Giunta Regionale della Sardegna.


Il Consiglio regionale

premesso che:

- la Sardegna vive un perenne stato di crisi economica e sociale, che si è ulteriormente aggravato negli ultimi due anni a causa della mancanza di un progetto organico di sviluppo dell'intera Isola;

- in tale conclamata situazione, pur essendo richiesto maggior impegno e determinazione nel governo dell'economia per quanto possibile in funzione del miglior impiego delle risorse pubbliche disponibili, la Giunta regionale è distratta dalle esigenze di verifica interna, collegata alle periodiche incombenze delle nomine;

- gli episodici interventi della Giunta si sono rivelati fallimentari per la loro inconsistenza, rispetto alla gravità dei problemi. Ciò è dimostrato dal vertiginoso aumento della disoccupazione e dalla assoluta mancanza, a breve, di iniziative capaci di ingenerare fiducia e speranza nei nostri giovani;

- non sono state effettuate le riforme istituzionali necessarie a decentrare l'attività di gestione verso gli enti locali, accentuando quindi gli squilibri economico-sociali delle varie realtà territoriali della nostra Isola, non consentendo un rapporto migliore tra Istituzioni e cittadini;

- la Giunta è rimasta totalmente assente nel campo del riordino legislativo nel varo dei Testi Unici che la Regione aveva promesso, al fine di pervenire ad una legislazione più chiara e semplificata tale da agevolare la sentita e irrinunciabile esigenza di semplificare il rapporto tra imprenditoria, cittadini e Pubblica amministrazione;

- non è stata portata a compimento la riforma della Regione, dalla quale discende il mal funzionamento dell'attività amministrativa nonché la capacità di spendita delle risorse disponibili;

- non si è avuta la capacità di risolvere i punti nodali della vertenza Sardegna: emblematiche sono le incertezze che riguardano i trasporti, l'energia, il governo delle acque e il piano telematico;

- non è stata riservata nessuna attenzione al settore della piccola e media impresa, privandola di un quadro normativo di riferimento capace di dare risposte concrete alla grave crisi del settore;

- il nodo delle politiche del credito, al di là delle parate convegnistiche, non si è affrontato con il conseguente risultato che i settori produttivi hanno visto aggravarsi le loro già precarie condizioni;

- i settori agricolo, zootecnico e dell'agro-industria, fondamentali per ogni società civile che si rispetti, sono stati trattati, al pari del passato, come settori totalmente assistiti. E' mancata la volontà di programmazione dei comparti sulla base di un attento studio delle risorse idriche da destinare all'agricoltura che andasse a individuare le culture che più vantaggiosamente si potrebbero incentivare, promuovendo e valorizzando i prodotti tipici presso i consumatori;

- si è affrontato con superficialità e leggerezza l'artigianato, settore di grande tradizione e i cui prodotti hanno contribuito in passato a valorizzare e promuovere l'immagine della Sardegna nel mondo;

- sull'atavico problema della pesca e delle risorse ittiche l'unico intervento attuato riguarda la corresponsione dell'indennità ai pescatori per il fermo biologico. Nulla si è fatto per la riforma del settore volta alla tutela, alla valorizzazione e conservazione dell'ambiente marino e delle acque interne;

- al di là dei proclami si è trattato il turismo come settore economico, anziché come industria trainante capace di connettersi con le produzioni e i consumi delle nostre risorse primarie;

- non è stata portata a compimento una legislazione di riordino dei centri storici che avrebbero sicuramente migliorato la qualità della vita nelle nostre città, quanto sopra considerato,

invita la Giunta regionale
a trarre le inevitabili conseguenze politiche di cui all'articolo 37, secondo comma dello Statuto Speciale.

Alla seduta 138