Interpellanza n. 388/A

BONESU sulla dismissione delle strutture carcerarie nell'isola dell'Asinara


Il sottoscritto,

premesso che:

- il decreto legge 23 ottobre 1996 n. 553 (Disposizione in tema di incompatibilità dei magistrati e di proroga dell'utilizzazione per finalità di detenzione degli istituti penitenziari di Pianosa e dell'Asinara), convertito con Legge 23 dicembre 1996 n. 652, modificando il D.L. 1 settembre 1992 n. 369, all'art. 6 afferma: "L'utilizzazione per finalità di detenzione, degli istituti penitenziari di Pianosa e dell'Asinara, ristrutturati in esecuzione del presente decreto, ha carattere provvisorio, e cessa, anche gradualmente in relazione alla realizzazione del Parco Nazionale dell'Asinara, improrogabilmente non oltre il 31 ottobre 1997";

- si è appreso che durante la Conferenza di servizio del 9 settembre u.s. sarebbe emersa, su proposta della Regione " di condividere con il Ministero di Grazia e Giustizia, seppur con diverse funzioni, la nuova fase di vita e di utilizzo dell'Isola dell'Asinara"; dovrebbe cioè convivere col Parco una struttura carceraria "leggera";

- la proposta afferma che ciò dovrebbe avvenire nell'interesse generale non solo di tutela di un patrimonio naturalistico, e che tale patrimonio si è preservato grazie alla presenza delle finalità carcerarie nell'Isola"; sono affermazioni gravi. Se per tutelare il patrimonio naturalistico occorrono carceri perché non istituirne qualcuno, più o meno leggero, anche nel Gennargentu o sui Sette Fratelli? E occorre valutare se altre strutture "leggere" possano contribuire a tutelare la natura come fa la base nucleare nel Parco della Maddalena;

- sta di fatto che le strutture carcerarie, unico intervento antropico sull'isola dell'Asinara, sono interamente responsabili dello stato di grave degrado e desertificazione in cui versa l'Isola;

- la presenza di discariche abusive e di scarichi non autorizzati, il ridursi progressivo del mantello di vegetazione evoluta, il dilagare di specie faunistiche distruttive degli equilibri biologici come i cinghiali, fra l'altro incrociati con suini domestici, l'assenza di qualsiasi intervento atto a spegnere gli incendi che si sono ripetutamente verificati negli ultimi anni, sono il frutto di una gestione caratterizzata dal cattivo uso del territorio;

- l'unico intervento per il ripristino ambientale è stato il cantiere di forestazione dell'Amministrazione regionale, che deve spendere proprie risorse per riparare i danni causati dallo Stato;

- non si venga a dire che la presenza di un carcere assicura la vigilanza dell'Isola. Solo se si ha la visione dei parchi come di qualcosa di chiuso, simili appunto a carceri, dove sia vietato a chi sta dentro di uscire e a chi sta fuori di entrare, si può sostenere simile tesi. Non si vede come la Polizia Penitenziaria, che ha compiti non propriamente naturalistici, possa svolgere il compiti di tutela del Parco meglio di un corpo specializzato come il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale;

- se poi la vigilanza consiste nel mandare qualche motovedetta lungo le coste dell'Isola riteniamo che la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato e i Carabinieri abbiano la professionalità e la capacità operativa per svolgere tale compito nel quadro dei loro servizi di istituto, ovviamente ove la Giunta non voglia porre rimedio alle deficienze nel servizio marittimo del Corpo Forestale, più volte segnalate da consiglieri regionali;

- non si vede poi perché, se si ritiene che non siano fattibili altre soluzioni, non si pensi di acquisire al Corpo Forestale, o all'Ente Parco, i mezzi e gli uomini della Polizia Penitenziaria attualmente in servizio all'Asinara;

- ciò considerato non si capisce quale sia "l'interesse generale" a perseguire soluzioni contrarie alla lettera ed allo spirito della legge, buttando al vento il duro lavoro dei parlamentari sardi, a meno che si ritenga interesse generale" la volontà del Ministero di Grazia e Giustizia di eludere il dettato dell'art. 14 dello Statuto regionale. La chiusura del carcere porterebbe al trasferimento della proprietà dell'isola dallo Stato alla Regione. Forse è proprio quello che non si vuole. Se la proprietà resta allo Stato sarà sempre possibile nel futuro una utilizzazione per esigenze carcerarie, militari, ecc., senza che costituisca ostacolo la normativa del Parco e soprattutto la presenza delle istituzioni regionali e dei cittadini sardi, che da oltre un secolo sono stati esclusi da una parte del loro territorio;

tutto ciò premesso il sottoscritto chiede di interpellare
il Presidente della Giunta regionale per sapere se tali elementi siano stati valutati e se intenda svolgere attività nel, e per, il rispetto delle leggi e la tutela degli interessi della Sardegna.

Cagliari, 26 settembre 1997