Interpellanza n. 367/A
BONESU sulla riserve marine.
Il sottoscritto, a nome del gruppo sardista,
premesso che
in data 22 aprile 1997 il Ministro dell'Ambiente e il Presidente della Regione hanno stipulato una intesa per l'istituzione delle riserve marine della Penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre, di Capo Caccia-Isola Piana, di Tavolara- Punta Coda Cavallo e di Capo Carbonaraconsiderato che
se tale intesa, di per se stessa, deve considerarsi un fatto positivo, emergono però dal documento, dagli elaborati approvati dalla Consulta del mare e da dichiarazioni rilasciate da dirigenti del Ministero dell'Ambiente, profili preoccupanti, che stanno destando viva ostilità nelle popolazioni interessate. La gestione delle riserve marine sarà infatti normata con convenzioni e regolamenti determinati dal Ministero dell'Ambiente, su cui la Regione dovrebbe esprimere un parere non vincolante. Sembra all'interpellante che accettando tale fatto si sia violato, a danno dei poteri della Regione, quanto dalla Corte Costituzionale stabilito con la sentenza n. 337 del 15 giugno 1989. La Suprema Corte ha infatti affermato che l'intreccio dei poteri statali in materia di riserve marine "con numerose materie assegnate alle competenze regionali le principali delle quali (agricoltura e foreste, edilizia ed urbanistica, caccia e pesca, turismo ed industria alberghiera), nel caso della Sardegna, sono attribuite alla competenza esclusiva della Regione - comportano che l'esercizio di quei poteri statali si svolga nel rispetto di procedure di cooperazione legalmente stabilite che, in relazione ai momenti di massima incidenza sulle competenze regionali, debbono consistere in specifiche forme di intesa". Pertanto convenzione e regolamenti incidendo su competenze esclusive della Regione, per esempio in materia di pesca e turismo, debbono essere adottati d'intesa con la Regione;considerato
altresì che gli elaborati adottati dalla Consulta per la difesa del mare appaiono disomogenei e non rispondenti alle situazioni locali; per esempio per la riserva di Tavolara- Capo Coda Cavallo si sono escluse le aree di porti futuribili, mentre per la riserva della Penisola del Sinis sono stati inseriti in riserva generale gli attuali approdi. L'attività di pesca è stata comunque in tutte le riserve considerata un elemento eventuale ed accidentale, non accordando alcuna garanzia alle attività attualmente esercitate da varie centinaia di pescatori, che non avrebbero altre alternative per la loro attività. Ogni attività è comunque subordinata, anche nelle aree di riserva parziale, alle attività di ricerca scientifica, con una ingiustificata limitazione di diritti, quali quello al lavoro, costituzionalmente garantiti;ritenuto che
negli organismi di gestione non è garantita la presenza di coloro che hanno rilevanti interessi sulle aree di riserva, come i pescatori e gli operatori turistici; che sotto il profilo finanziario non sono previsti interventi finalizzati allo sviluppo delle aree interessate dalle riserve, né misure compensative dei danni; che anche le risorse per la gestione appaiono estremamente limitate considerato che il Piano triennale per l'ambiente prevede complessivamente cinque miliardi per tutte le numerose riserve marine italiane, a ciò si aggiunga che dirigenti del Ministero dell'Ambiente hanno affermato che, nonostante l'intesa parli di vigilanza da parte del Corpo Forestale della Regione, la vigilanza sarà primariamente compito delle Capitanerie di porto, e che, per quanto si conosce, i regolamenti dovrebbero rispecchiare quello in vigore ad Ustica, che non prevede alcuna possibilità di intervento da parte della Regione,tutto ciò premesso chiede di interpellare
il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore della difesa dell'ambiente per sapere se di fronte a questi problemi la Giunta regionale intenda andare avanti, rinunciando alle prerogative della Regione e alla tutela del diritto al lavoro dei sardi, o intenda richiedere più ampie garanzie al Governo in un quadro di collaborazione e non di subordinazione.Cagliari, 24 luglio 1997