CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURARISOLUZIONE N. 2 (ex n. 5 Comm.)/1
RISOLUZIONE DELLA TERZA COMMISSIONE PERMANENTE (PROGRAMMAZIONE, BILANCIO, CONTABILITÀ, CREDITO, FINANZA E TRIBUTI, PARTECIPAZIONI FINANZIARIE, DEMANIO E PATRIMONIO, POLITICHE EUROPEE, RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA, PARTECIPAZIONE ALLA FORMAZIONE DEGLI ATTI EUROPEI, COOPERAZIONE INTERNAZIONALE) sugli indirizzi del Consiglio regionale sulla programmazione unitaria 2014-2020 ai sensi dell’articolo 16 della legge regionale n. 13 del 2010.
***************
IL CONSIGLIO REGIONALE
VISTO:
- l’articolo 16, comma 2, della legge regionale n. 13 del 2010 che dispone che "Il Consiglio regionale indirizza l’attività della Giunta regionale nella definizione della programmazione regionale unitaria attraverso l’approvazione di indirizzi sui relativi programmi";
- l’articolo 16, comma 3, della citata legge n. 13/2010 che prevede che la Giunta regionale assicuri al Consiglio un’adeguata informazione a partire dalla fase di elaborazione delle proposte degli atti di programmazione e che, a seguito dell’approvazione da parte della Commissione europea, li trasmetta al Consiglio regionale per la presa d’atto definitiva;DATO ATTO che in data 26 giugno 2014 è pervenuto al Consiglio regionale il documento "Programmazione unitaria 2014-2020. Aggiornamento e definizione della strategia regionale" che contiene un "un quadro di linee ed indirizzi" relativamente alla programmazione delle risorse finanziarie disponibili per il ciclo di programmazione 2014-2020;
RILEVATO che si tratta di un documento propedeutico rispetto all’elaborazione dei Programmi operativi con un contenuto alquanto generico dal quale risulta difficilmente identificabile una chiara strategia regionale, mentre, ai sensi del citato comma 2 dell’articolo 16, il Consiglio regionale avrebbe dovuto esprimere gli indirizzi sui Programmi;
CONSIDERATO che:
- il Consiglio regionale intende esercitare il proprio ruolo di indirizzo attraverso una condivisione sostanziale delle linee politiche e una partecipazione attiva alle decisioni riguardanti le scelte per lo sviluppo della Sardegna;
- la fase di programmazione che si sta aprendo riveste una straordinaria importanza in considerazione del fatto che la quantità delle risorse disponibili nel bilancio regionale per finanziare le infrastrutture e le politiche di sviluppo è ridotta al minimo e che, quindi, occorre puntare sulle risorse provenienti dalla politica di coesione nazionale ed europea;
- avere la possibilità di investire oltre 5 miliardi di euro nei prossimi sette anni rappresenta per la Sardegna un’opportunità unica, quasi irripetibile, e che deve essere utilizzata al meglio;
- il Consiglio regionale al fine di esercitare il proprio ruolo di indirizzo e di controllo necessita di un informazione costante da parte della Giunta regionale in merito a tutti gli aspetti dell’attuazione della programmazione unitaria, ai sensi della legge regionale n. 13 del 2010;RITENUTO che è necessario riflettere sull’esperienza in corso che andrà a concludersi nel 2015, per individuare, pur in assenza di una seria valutazione, ciò che non ha funzionato o ha funzionato meno e trarne i dovuti insegnamenti per migliorare la capacità di programmazione e attuazione delle politiche europee;
TENUTO CONTO che nell’attuazione della programmazione 2007-2013 sono emerse delle criticità principalmente riconducibili a:
1. difficoltà nella capacità di spesa. Nell’attuale periodo di programmazione, pur non incorrendo nel cosiddetto disimpegno di spesa, il raggiungimento dell’n+2, ossia il target minimo previsto annualmente, è stato spesso conseguito con tempi e modalità che meritano una riflessione. In particolare, la costituzione dei fondi di garanzia (Fondo di garanzia a favore delle imprese pari a 243 milioni, Fondo Jessica di 70 milioni e Fondo per la reindustrializzazione delle aree di crisi pari a 30 milioni) da un lato ha consentito la rendicontazione immediata delle risorse all’Unione europea con la sola loro istituzione e, quindi, ha scongiurato la perdita delle risorse; dall’altro, però, ha distolto un grande quantitativo di risorse già programmate per altri interventi all’interno dei Programmi operativi. Nella medesima direzione è andato anche il taglio di risorse dai programmi operativi regionali con uno spostamento di 340 milioni di fondi FESR su un programma a regia nazionale: il Piano di azione e coesione.
Va citata, infine, la pratica, invalsa non solo nella nostra Regione, di rendicontare sui programmi finanziati con risorse europee i cosiddetti progetti retrospettivi ossia progetti realizzati con altre risorse (nazionali e regionali) ma "compatibili" con gli obiettivi dei programmi operativi. Questa pratica va criticata in quanto, seppure non determini una perdita di queste risorse, rendicontare questi interventi ordinari sul POR significa sancirne almeno in parte la non attuazione e soprattutto fare venir meno uno degli aspetti fondamentali della spesa europea, ossia, l’addizionalità;
2. frammentazione degli interventi. L’eccessiva frammentazione delle linee di attività non solo vanifica l’effetto che si intendeva raggiungere in termini di obiettivi, ma moltiplica le procedure di spesa, di per sé complesse, e i relativi controlli che vengono attivati anche per interventi di esigua entità. Di fatto, la tendenza iniziale a limitare gli interventi, che si riscontra solitamente nella fase iniziale della programmazione, spesso viene vanificata nel corso della gestione del programma in quanto le risorse europee talvolta vengono utilizzate per sopperire alla totale assenza nel bilancio regionale di risorse disponibili per gli investimenti ordinari nei vari settori di interesse regionale, soprattutto quelli di maggior interesse per gli enti locali;
3. unitarietà della programmazione. È indubbio che gli aspetti organizzativi, sottesi alla gestione delle risorse europee afferenti alla programmazione unitaria (finanziata con risorse europee e con il Fondo per lo sviluppo e coesione), rappresentino una pre-condizione necessaria per migliorare la performance regionale. L’inefficienza organizzativa si ripercuote inevitabilmente sulla capacità di spesa. Alcune tra le cause "storiche" possono essere così riassunte:
- eccessivo turn over della dirigenza;
- frammentarietà delle procedure/processi;
- assenza di un presidio forte della programmazione unitaria;
- impermeabilità degli assessorati rispetto ai meccanismi della programmazione, "pensati altrove" e spesso calati dall’alto;
- scarsa responsabilizzazione dei dirigenti e dei funzionari;
- scarso coinvolgimento di tutte le strutture operative preposte all’attuazione delle politiche europee;
4. difficoltà nell’attuazione degli interventi
a) L’attuazione degli interventi avviene in larga parte attraverso "soggetti attuatori" diversi dalla Regione; in particolare rivestono un ruolo importantissimo gli enti locali. Quando si analizza il dato relativo alla capacità di spesa della Regione, quindi, occorre fare un ragionamento di sistema. L’incidenza del dato relativo al contributo degli enti locali nell’attuazione della programmazione, ci permette di affermare che esiste una forte interdipendenza tra la capacità di spesa complessiva della Regione e il ruolo degli enti locali. Questi ultimi in considerazione delle loro dimensioni spesso non dispongono di professionalità adeguate o, specificamente dedicate alla programmazione europea, con problematiche attuative degli interventi di vario genere che, in una visione di tipo sistemico, rallentano la spesa regionale. Questo rappresenta un altro elemento di debolezza strutturale sul quale intervenire;
b) uno degli aspetti di maggiore complessità legato all’attuazione degli interventi finanziati con le risorse europee da parte della Regione e degli altri soggetti attuatori è, inoltre, quello delle procedure di appalto. Il dato italiano relativo alla durata media di una gara ad evidenza pubblica è particolarmente critico e male si concilia con i tempi di spesa previsti dalle procedure europee. Il tema degli appalti è notoriamente un punto di debolezza del sistema regionale che ha comportato la rilevazione di irregolarità e la sospensione dei pagamenti o addirittura la loro de-certificazione come riscontrato dalla stessa Corte dei conti nella relazione svolta dalla sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali nel corso del 2013;DATO ATTO che:
- sulle linee strategiche della Programmazione 2014-2020, la Commissione ha svolto una serie di audizioni con il partenariato istituzionale ed economico-sociale che ha fornito un contributo importante per la definizione dell’atto di indirizzo;
- le principali questioni emerse nel corso delle audizioni hanno riguardato le criticità riscontrate nell’attuale periodo di programmazione, che coincidono in larga parte con quanto già esposto, e il merito delle singole politiche con particolare riferimento ai seguenti aspetti: la competitività, l’internazionalizzazione del sistema produttivo e la promozione della ricerca e l’innovazione soprattutto relativamente alle PMI; la necessità di investimenti infrastrutturali per accrescere l’indice di "accessibilità e collegabilità" dell’Isola; le misure per far fronte all’emergenza occupazionale con particolare riferimento alle esigenze di inclusione sociale dei soggetti che versano nella condizione di maggior disagio: i giovani, i NEET, le donne; i conseguenti interventi anche a partire dai percorsi di istruzione e formazione professionale; lo sviluppo urbano, soprattutto attraverso gli investimenti territoriali integrati; la valorizzazione degli attrattori naturali e culturali con particolare attenzione al turismo; le tematiche legate alla sostenibilità ambientale e specialmente al risparmio ed efficientamento energetico;CONSIDERATO che la Commissione ha, quindi, aperto la discussione generale che ha portato alla formulazione di osservazioni e indirizzi sulla Programmazione unitaria 2014-2020 relativamente sia ad aspetti di carattere organizzativo e procedimentale, che ad aspetti di merito;
RITENUTO di dover formulare delle osservazioni e degli indirizzi sui Programmi operativi relativi al periodo di programmazione 2014-2020,
formula le seguenti osservazioni e indirizzi
1. con riferimento agli aspetti di carattere metodologico, organizzativo e procedurale
a) Concentrazione delle risorse
Ridurre il più possibile le linee di attività e concentrare gli stanziamenti su pochi interventi, ma di alta qualità e impatto. Sarebbe opportuno che ciascun assessorato individuasse, in attuazione della strategia complessiva, macro obiettivi da perseguire nel prossimo periodo di programmazione evitando la parcellizzazione delle misure. Le misure potranno avere un denominatore comune che consenta, attraverso una regia regionale, di dare unitarietà agli interventi e garantisca, allo stesso tempo, una territorializzazione delle ricadute (vedi efficientamento energetico scuole).
b) Maggiore orientamento ai risultati
Il presupposto per migliorare la spendita delle risorse a disposizione del prossimo periodo di programmazione è la conoscenza dei risultati conseguiti nel ciclo 2007-2013. Da tali informazioni è possibile "apprendere" ciò che ha funzionato o meno e costituire la base di partenza informativa per programmare le prossime politiche regionali: solo dalla "distinzione" tra interventi efficaci e interventi non efficaci, per la soluzione dei problemi della collettività sarda, si può comprendere come allocare al meglio le risorse disponibili. Per fare questo, però, servono dati, informazioni che diano conto dell’attuazione degli interventi, del conseguimento dei risultati o degli effetti prodotti o che evidenzino eventuali aspetti problematici o criticità.
È fondamentale implementare un sistema di valutazione completo costituito da una valutazione ex ante, contenente tutte le informazioni necessarie per conoscere le problematiche e implementare gli interventi, una valutazione in itinere, che dia conto di eventuali scostamenti rispetto a ciò che è stato programmato e infine una valutazione ex post, necessaria per comprendere se e in che misura gli obiettivi programmati siano stati effettivamente raggiunti e quali effetti siano stati prodotti per la soluzione dei problemi.
Anche il monitoraggio finanziario è importante in quanto consente di verificare lo stato di avanzamento della spesa. Esso va implementato e aggiornato costantemente e tali informazioni devono diventare un patrimonio conoscitivo a disposizioni di tutti, in primo luogo del Consiglio regionale.
c) Semplificazione
Gli oneri burocratici hanno un peso enorme sulle imprese e sui cittadini; essi vanno alleggeriti attraverso un intervento sulla normativa (revisione della normativa di settore con la creazione di testi unici) e sulle procedure amministrative (standardizzazione dei procedimenti, l’adozione di misure legate all’e-government).
La costruzione dei bandi o dei disciplinari, inoltre, dovrebbe essere concertata con i soggetti destinatari delle misure in quanto troppo spesso, in particolare per quanto concerne il Programma di sviluppo rurale, la loro concreta attuazione risulta difficile in quanto basata su presupposti totalmente estrenei alla realtà o che mal si conciliano con le esigenze del sistema produttivo.
Nell’ottica della semplificazione normativa e procedurale, anche attraverso dei disciplinari di funzionamento, si collocano i SUAP la cui disciplina è caratterizzata da una stratificazione normativa che ha reso finora problematico il funzionamento.
d) Organizzazione regionale
Il tema della governance della programmazione unitaria, come detto, rappresenta il vero punto di debolezza che incide negativamente sulla gestione dei fondi europei e va considerato come prioritario. L’unitarietà della programmazione va perseguita attraverso un forte ripensamento dell’organizzazione regionale e un approccio culturale nuovo che richiede il superamento di una logica settoriale o di mero coordinamento e va sostenuta con modalità organizzative efficaci e meccanismi operativi di tipo forte, con una definizione certa di ruoli e responsabilità.
Le procedure di spesa della Regione non dovrebbero essere differenti a seconda delle risorse finanziarie utilizzate (europee, nazionali e regionali); l’unificazione delle procedure con l’utilizzo delle "regole" europee porterebbe degli indubbi vantaggi, primo fra tutti eviterebbe che i dirigenti possano dare la "precedenza" alle procedure di spesa meno rigide e controllate rispetto a quelle europee, spendendo in prima battuta per esempio i fondi regionali.
A proposito del ruolo importantissimo della dirigenza regionale va citata la norma inserita nella legge finanziaria 2012 che stabilisce che il mancato utilizzo delle risorse europee determina per i dirigenti regionali responsabili di linea una riduzione del trattamento di risultato non inferiore al 50 per cento. Questa norma va ulteriormente rafforzata e meglio puntualizzata in quanto la sua formulazione così generica non ne consente un’effettiva applicazione.
Occorre valutare la creazione di un ufficio centrale di supporto in materia di appalti che possa dare una consulenza qualificata in materia legale e fornire degli standard da applicare nell’ambito delle procedure ad evidenza pubblica. Il discorso relativo agli appalti in realtà si può ampliare e può riguardare una pluralità di aspetti procedurali e gestionali relativi all’attuazione degli interventi che possono essere trasferiti e condivisi tra le strutture attraverso l’elaborazione di buone pratiche (messa in comune di conoscenze e competenze su questioni di metodo e merito) tratte dalle procedure della Regione o da quelle delle altre regioni.
e) Fattibilità degli interventi
Un’altra riflessione sulla capacità di spesa riguarda l’effettiva possibilità di realizzazione degli interventi. Si è rilevato, infatti, che in più di una circostanza le risorse stanziate per interventi sicuramente utili e meritevoli non avessero, fin dal principio, alcuna possibilità di realizzazione; occorre verificare, già in fase di programmazione, se l’intervento abbia delle concrete possibilità di successo (valutazione che prescinde dalla effettiva necessità) e allo stesso modo considerare se non sia il caso di finanziarlo con altri fondi che non hanno così tanti vincoli dal punto di vista procedurale e temporale. Potrebbe essere utile, a questo proposito, nella quantificazione degli indicatori relativi ai risultati attesi, una maggiore attenzione ai tempi di realizzazione che devono essere congruamente valutati;
f) Raggiungimento target di spesa
Sulla tempistica della spesa europea una delle innovazioni introdotte nel nuovo ciclo di programmazione riguarda il cosiddetto n+3, ossia, la certificazione delle risorse deve essere presentata entro il 31.12 del terzo anno successivo a quello previsto per l’impegno dal piano finanziario approvato dalla Commissione. In merito a tale aspetto si sottolinea la pericolosità di tale misura che può rivelarsi come un’arma a doppio taglio, in quanto si corre il rischio di accumulare grandi quantitativi di risorse da spendere in prossimità della scadenza del target, invece che spalmarle nei tre anni effettivamente disponibili per la spesa.
g) Approccio placed based
Lo sviluppo della strategia regionale non può prescindere da un’articolazione territoriale secondo una logica di co-progettazione e di co-responsabilità; essa non può essere calata dall’alto, ma deve partire dalle esigenze di sviluppo dei territori che devono assumere un ruolo da protagonisti. La programmazione 2014-2020 deve essere orientata attraverso un modello rivolto ai luoghi; a questo proposito, la Strategia aree interne, che va in questo senso e che si fonda su un’alleanza territoriale basata sui progetti, dovrebbe essere utilizzata come modello per l’intera programmazione regionale. La Commissione europea ha puntato molto sullo sviluppo locale proponendo strumenti territoriali integrati (ITI e CLLD) che sul piano teorico rivestono un grande interesse in quanto promuovono l’integrazione di differenti tipologie di intervento e di fondi ma, soprattutto, attribuiscono un ruolo ai soggetti locali nella definizione (progettazione partecipata) e gestione delle strategie di intervento. L’applicazione di tale modello potrebbe partire da settori critici come scuola, sanità e trasporti (con particolare riguardo ai temi dell’insularità e della continuità territoriale) che si caratterizzano per una forte trasversalità rispetto a ogni intervento programmatorio (non a caso sono quelli individuati dalla Strategia aree interne). Su tali ambiti si potrebbe intervenire, partendo da una forte integrazione delle fonti finanziarie, attraverso azioni specifiche (offerta formativa regionale, sanità su base territoriale e trasporto pubblico) "costruite e plasmate" sulle esigenze del territorio. L’utilizzo di tali strumenti dovrebbe essere sperimentato nell’ambito delle strategie regionali in un’ottica di crescita dei soggetti locali e di accompagnamento, non di mera "assistenza"; il supporto non può essere di tipo occasionale, ma sistematico attraverso l’impostazione di un nuovo metodo di lavoro. Gli enti locali vanno coinvolti e valorizzati non solo con riferimento alla fase attuativa, ma anche alla fase di gestione (in questa direzione va sicuramente la strategia aree urbane) e alla programmazione delle risorse. Per fare ciò è indispensabile, preliminarmente, organizzare un nuovo processo di governance attraverso il riordino del sistema degli enti locali.
Certo è che la Regione, anche alla luce dell’esperienza fatta con i Gruppi di Azione Locale, che nella maggioranza dei casi si sono rivelati inefficienti rispetto alla capacità di spendita delle risorse, deve fare dei passi avanti affinché la cultura dello sviluppo locale non rimanga solo teoria, ma diventi una strada percorribile che porti valore aggiunto ai territori che devono poter partecipare consapevolmente al loro sviluppo.
Su questo elemento occorre agire nella fase iniziale della programmazione prevedendo delle risorse specificamente dedicate al supporto strutturato sul campo, all’accompa-gnamento, alla formazione continua dei dipendenti degli enti locali e alla crescita di tutto il sistema che contribuisce all’attuazione delle politiche europee, con particolare riguardo ai soggetti attuatori che presentano maggiori elementi di debolezza. Si può intervenire stanziando una percentuale delle risorse previste per l’assistenza tecnica o quelle dell’Obiettivo tematico 11 finalizzato a migliorare la qualità istituzionale della Regione e rafforzare la capacità amministrativa di tutto il sistema, compresi gli enti e le agenzie regionali e gli enti locali. Si potrebbe, inoltre, prevedere per gli enti locali (o soggetti attuatori) un sistema di premialità (di carattere finanziario) o di sanzioni (potere di sostituzione) legati alla performance nell’attuazione della spesa o alla presenza di gravi inadempienze.
h) Riforme istituzionali e delle politiche settoriali
Il miglioramento della performance della Regione, in termini quantitativi e di qualità della spesa, può realizzarsi solo a condizione che vengano attuate una serie di riforme, oramai improcrastinabili, che riguardano la riorganizzazione della struttura amministrativa regionale, gli enti e le agenzie, il sistema di governance (per esempio nel settore agricolo), il riordino complessivo del settore delle partecipate regionali e soprattutto la legge di riordino degli enti locali.
A questo quadro di riforme istituzionali si deve aggiungere una riforma organica delle principali politiche settoriali della Regione che dia coerenza e sistematicità anche agli interventi previsti nella programmazione unitaria. In particolare, risulta determinante l’adozione di un Piano regionale in materia di trasporti, energia, lavoro, paesaggio e territorio, cultura, salute, sanità veterinaria e turismo.2. Con riferimento alle priorità strategiche:
a) Strategia relativa alla competitività e internazionalizzazione del sistema produttivo
I. Interventi di fiscalità di sviluppo in attuazione del novellato articolo 10 dello Statuto speciale per la Sardegna:
- introduzione di misure di fiscalità di sviluppo rivolte alle piccole e medie imprese di nuova costituzione che operano prioritariamente nel settore della mobilità e della logistica, agroalimentare, edilizia, turismo;
- applicazione del modello ZFU, utilizzato nel Sulcis, in altre aree della Sardegna;
- interventi infrastrutturali e misure di fiscalità di vantaggio che consentano di ridurre rispettivamente il costo dell’energia e quello del lavoro, cause principali del gap competitivo sofferto dalle imprese;
II. Interventi atti a favorire processi di aggregazione per superare l’endemico individualismo e la scarsa propensione a fare rete attraverso:
- la previsione di incentivi per reti d’impresa, contratti di rete, progetti di filiera, organizzazioni dei produttori;
- la promozione dello sviluppo delle filiere (in particolare quella agroalimentare), il finanziamento dei progetti di filiera e le aziende che stanno in reti, filiere distretti;
III. Interventi orientati a favorire l’apertura internazionale delle imprese sarde e la capacità di intercettare le domande provenienti dall’estero e ad accrescere la propria competitività (infatti soltanto l’8,6 per cento delle imprese opera sui mercati esteri ponendosi nettamente al di sotto della media nazionale) mediante:
- il rifinanziamento di alcune misure presenti nel PO FESR 2007-2013: "Sostegno alle PMI finalizzato all’innovazione tecnologica, organizzativa e commerciale" e "L’Internazionalizzazione a favore delle PMI" che hanno dato prova di buon funzionamento;
IV. Interventi a favore della ricerca e dell'innovazione mediante:
- la previsione di incentivi per ricerca e innovazione anche per favorire rapporti finalizzati alla ricerca, sviluppo e innovazione (ad es. attraverso costituzione di partenariati tra imprese, enti di ricerca e associazioni di categoria);
- la previsione di interventi di infrastrutturazione innovativa delle zone franche previste dal decreto legislativo n. 78 del 1995 e dalla legge regionale n. 20 del 2013 finalizzati ad attrarre investimenti;
V. Il rafforzamento della struttura finanziaria delle PMI attraverso il potenziamento del sistema di credito alle imprese;
VI. L’individuazione di misure che consentano di abbattere i costi per la commercializzazione e gli scambi di prodotti tipici sardi con particolare riguardo al settore agro-alimentare e all’artigianato.
In relazione al conseguimento di tali obiettivi si sottolinea l’importanza degli investimenti infrastrutturali, sia per abbattere i costi dell’insularità sia per migliorare l’accesso alle TIC. L’inclusione digitale delle PMI, in particolare, è vista come premessa fondamentale per favorire una progettualità innovativa;
b) Strategia relativa agli investimenti sulle persone sia in ordine al lavoro che all’istruzione e formazione, ambiti strettamente connessi
Il tasso di occupazione dei soggetti in età da lavoro si attesta attualmente al 48,4 per cento registrando una contrazione più consistente rispetto a quella del Mezzogiorno e alla media nazionale. Si tratta di una vera e propria emergenza occupazionale che esige un governo forte del sistema attraverso:
- uno stretto raccordo tra gli Enti territoriali e il partenariato economico sociale;
- l’adozione di un apposito Piano che contenga una strategia e interventi di carattere pluriennale;
- l’elaborazione di misure ad hoc per le categorie di soggetti che hanno accusato in maniera più sensibile il peggioramento nelle condizioni di accesso al mercato del lavoro come ad es. i giovani, le donne, i NEET. La disoccupazione dei soggetti tra i 15 e 34 anni, in particolare, è aumentata soltanto nell’ultimo anno di 6,1 punti percentuali attestandosi al 35,2 per cento a fine 2013. Si propone in merito l’attivazione di una linea di azione relativa a forme di reddito di cittadinanza legata a percorsi di inclusione sociale;
- l’intervento sul sistema di istruzione e formazione professionale (IeFP) per eliminare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Da un lato, infatti, le competenze sviluppate sono difficilmente assorbite dal mercato del lavoro; dall’altro il sistema dell’IeFP non sembra in grado di formare un capitale umano adeguato alle esigenze delle imprese. A tal fine è opportuno promuovere un più stretto rapporto tra il sistema della IeFP e il mondo delle imprese attraverso un ripensamento profondo dei percorsi formativi e la valorizzazione di strumenti quali per esempio l’apprendistato, i tirocini, l’orientamento.
Si propone, inoltre, di intervenire sulle politiche attive del lavoro, anche attraverso un ripensamento del Sistema dei servizi per il lavoro, attualmente inadeguato rispetto al ruolo che dovrebbero svolgere, al fine di accrescere la capacità di intercettare l’utenza e migliorare la capacità di orientamento nel mondo del lavoro;
c) Strategia Società inclusiva
Una società realmente inclusiva, che favorisca una reale coesione e integrazione sociale, non può prescindere dalla previsione di interventi finalizzati a:
- potenziare l’offerta di asili nido tramite incentivi per la creazione di asili aziendali (pubblici e privati) e la creazione di micronidi e attraverso l’attivazione di voucher;
- potenziare l’offerta dei percorsi scolastici ed extrascolastici rivolti ai bambini e ai ragazzi anche attraverso il coinvolgimento nella progettazione dei genitori e delle altre agenzie educative;
- interventi di riqualificazione urbana e ambientale (family friendly) attraverso la creazione di quartieri e servizi pubblici a misura di famiglia;
- incentivi mirati al sostegno e potenziamento delle aziende agricole - familiari anche in chiave promozione turistico - territoriale e enogastronomica;
d) Strategia Ambiente sostenibile
Si rileva nel settore della sostenibilità ambientale la necessità di dedicare una attenzione particolare ai temi della sostenibilità energetica.
Per soddisfare le esigenze di risparmio ed efficientamento energetico è di fondamentale importanza prevedere incentivi relativi a orizzonti temporali pluriennali in modo tale da incoraggiare le imprese a effettuare investimenti in un settore chiave per lo sviluppo e la ripresa economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. In materia di energie rinnovabili si propone di incentivare i soli impianti finalizzati all’autoproduzione.
In particolare si propongono alcune misure:
- istituzione di fondi di rotazione a sostegno di investimenti del settore con possibilità di prestiti finanziari agevolati;
- l’attribuzione di voucher della domanda e dell’offerta energetica attraverso il potenziamento delle smart grid e l’avvio dei distretti energetici;
- incentivi per la ricerca e sperimentazione di sistemi di accumulo energetico;
e) Strategia Valorizzazione degli attrattori naturali e culturali
Particolare attenzione dev’essere dedicata agli interventi nell’ambito del turismo, fondamentale leva di crescita del sistema economico anche in relazione al numero di imprese coinvolte nel settore. L’attività di queste ultime, inoltre, dopo il calo registrato negli ultimi tre anni ha mostrato segnali di ripresa nel 2013. Tra le misure principali ai fini dello sviluppo del settore si individuano:
- l’elaborazione di una strategia di medio lungo periodo relativa al turismo e alla valorizzazione del patrimonio culturale dell’Isola attraverso l’adozione di un apposito Piano;
- il finanziamento delle attività di completamento degli scavi archeologici relativi a siti di rilievo regionale (ad esempio il sito di Mont'e Prama) e degli interventi della fruizione e della messa in rete dei siti;
- la promozione di "politiche di rete" di risorse e potenzialità dell’Isola che mettano a sistema risorse culturali, storiche, archeologiche ecc. In tale contesto un ruolo fondamentale potrebbe essere attribuito ai grandi attrattori turistici regionali (per esempio il Trenino Verde della Sardegna);
- interventi di riqualificazione delle strutture per la promozione di servizi orientati alla destagionalizzazione dell’offerta o, quantomeno, all’allungamento della stagione turistica con particolare riferimento alle attività agrituristiche. A tal fine si potrebbero promuovere "accordi di rete" tra piccole strutture;
- nell’ambito della programmazione degli interventi in materia di beni culturali volti alla tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale regionale riveste un ruolo strategico il finanziamento del recupero di una parte della struttura ex Manifattura tabacchi per destinarla alla biblioteca del Consiglio regionale che può rivestire un ruolo di attrattori culturale e volano per lo sviluppo sociale ed economico del territorio,impegna la Giunta regionale a trasmettere al Consiglio regionale
a) i Programmi Operativi prima dell’invio alla Commissione europea e a seguito della loro approvazione per la presa d’atto definitiva al termine del negoziato con l’Unione europea, secondo quanto disposto dalla legge regionale n. 13 del 2010, articolo 16, commi 1-3;
b) gli atti che modificano in modo sostanziale i Programmi Operativi ai sensi del legge regionale n. 13 del 2010, articolo 16, comma 4;delibera
di approvare le osservazione e gli indirizzi contenuti nella presente risoluzione.
------------------------------------
La risoluzione è stata approvata dal Consiglio regionale nella seduta del 10 luglio 2014.