CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA

Mozione n. 220

MOZIONE AGUS - PIZZUTO - LAI - COCCO Daniele Secondo sul coordinamento delle attività di prima e seconda accoglienza e della gestione dei servizi per le persone richiedenti asilo e i cittadini stranieri.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- la Costituzione della Repubblica italiana, tra i principi fondamentali, prevede che "lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha il diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge";
- tale principio significa riconoscere l'obbligo di accoglienza per chi fugge da situazioni di guerra, ma anche di fame e da condizioni di vita non dignitose;

PRESO ATTO che:
- l'immigrazione di cittadini stranieri nel territorio regionale, inserito nel più ampio scenario nazionale e internazionale, è un fenomeno strutturale caratterizzante l'attuale fase storica;
- componente importante di questo fenomeno è la migrazione, derivante da motivazioni di ordine politico e persecutorio e/o scaturente dalla presenza di conflitti armati nei paesi di origine dei migranti;
- nonostante le motivazioni che ne comportano l'esistenza tale fenomeno suscita talvolta allarme sociale e xenofobia, alimentati spesso da campagne massmediatiche che accrescono tali sentimenti;

OSSERVATO che:
- la percezione dei fenomeni migratori nel nostro paese è piuttosto falsata e sproporzionata, anche considerando l'entità numerica del fenomeno, visto che il numero di profughi presenti in Italia non arriva a 150 mila unità;
- in Sardegna il fenomeno è allo stesso modo limitato numericamente, ma ciò nonostante l'allarme sociale è altresì elevato, per cause legate alla percezione visiva del fenomeno e alla speculazione politica e propagandistica che si fa della presenza "extracomunitaria";
- in effetti in Sardegna la popolazione è costante e i flussi di immigrazione sono talmente ridotti da costituire appena un fattore di riequilibrio demografico;

CONSIDERATO che:
- la limitata portata quantitativa del fenomeno comporta comunque la necessità dell'impegno pubblico nella gestione dello stesso, per la complessità dello stesso e per la sua trasversalità, in quanto coinvolge aspetti di ordine lavorativo e occupazionale, culturale e formativo, assistenziale;
- nonostante la riconosciuta importanza del fenomeno le azioni operative svolte da parte degli enti pubblici nel nostro paese sono ancora esigue: su 8 mila comuni italiani solo 700 danno asilo ai profughi;
- in Sardegna, attualmente, promuovono progetti formativi per l'integrazione dei rifugiati attraverso i programmi Sprar solo la Provincia di Cagliari e i comuni di Quartu Sant'Elena e Villasimius;

RILEVATO che:
- l'intesa sull'attuazione del Piano nazionale accoglienza, approvata il 10 luglio 2014 in Conferenza unificata, individua livelli di responsabilità e di governo con l'intento di promuovere l'organizzazione di un sistema di accoglienza in grado di rispondere in maniera dignitosa e tempestiva all'arrivo di migranti;
- la Circolare del Ministero dell'interno, Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del 27 novembre 2014, sollecita gli enti territoriali e locali a porre in essere percorsi finalizzati a superare la condizione di passività dei richiedenti asilo e di coloro che sono in attesa della definizione del ricorso attraverso il loro coinvolgimento in attività volontarie di pubblica utilità svolte a favore delle popolazioni locali e finalizzate ad assicurare maggiori prospettive di integrazione nel tessuto sociale;
- la Regione ha come riferimento normativo la legge regionale n. 46 del 1990 "Norme di tutela di promozione delle condizioni di vita dei lavoratori extracomunitari in Sardegna", che promuove azioni positive volte al superamento delle condizioni di svantaggio dei lavoratori stranieri nell'isola con interventi di carattere sociale, culturale ed economico;

EVIDENZIATO che:
- la presenza di cittadini stranieri contribuisce allo sviluppo economico e sociale dei territori che li accolgono, in considerazione, innanzitutto, di un positivo inserimento nel mondo del lavoro anche in ambiti particolarmente delicati e rilevanti quali il lavoro domestico e di assistenza alla persona;
- gli stranieri sono una risorsa per i Paesi che li ospitano, sono oggi l'8,3 per cento della popolazione e producono l'8,6 per cento della ricchezza del Paese, che corrisponde a circa 125 miliardi di euro all'anno;
- specie nei comuni segnati da una pesante decrescita demografica e da invecchiamento della popolazione sarebbe importante attivare politiche e protocolli che favoriscano l'inserimento di stranieri nella vita delle comunità;

POSTO che:
- al fine di promuovere e garantire l'adeguatezza delle politiche di integrazione occorre considerare le differenze di provenienza, di radicamento, di competenze, di prospettive e aspirazioni di vita dei cittadini stranieri presenti nei nostri territori;
- tali considerazioni richiedono interventi mirati e consapevoli da parte delle istituzioni e dei servizi territoriali, con lo sviluppo di politiche territoriali nei diversi ambiti, quali ad esempio l'istruzione, la sanità, il lavoro, l'accesso all'alloggio, tese a favorire un processo di positiva integrazione dei cittadini stranieri, con l'obiettivo di costruire una comunità plurale e coesa;
- occorre, pertanto, costruire un modello di "governance" che, attraverso nuovi strumenti basati su una puntuale osservazione e analisi del fenomeno migratorio, delinei una serie di programmi e azioni da parte dell'Amministrazione regionale e degli enti locali, in collaborazione con le organizzazioni statali e internazionali, e in una relazione di forte integrazione con gli organismi sociali e del terzo settore;
- occorre valorizzare il ruolo dell'associazionismo straniero e lo sviluppo di nuove modalità di rappresentanza e di partecipazione alla vita della comunità dei cittadini stranieri, in particolare attraverso la qualificazione e la diffusione nel territorio dei consigli e delle consulte degli stranieri istituiti presso gli enti locali della Regione;
- gli interventi tesi a favorire l'integrazione partecipe dei cittadini stranieri devono essere innanzitutto finalizzati alla rimozione delle disuguaglianze sostanziali collegate a differenze di lingua e di cultura;
- occorre, quindi, strutturare efficienti modelli di integrazione ed evitare di gestire il fenomeno attraverso modalità operative di tipo emergenziale;

RILEVATO che:
- occorre riqualificare il sistema dell'accoglienza e ribaltare la situazione dei numeri tra prima accoglienza (100 mila persone circa) e seconda accoglienza, qualificata e diffusa, (21 mila persone circa);
- occorre ampliare la platea dei comuni ospitanti al fine di offrire un servizio migliore, distribuire in maniera omogenea i richiedenti asilo e garantire opportunità a tutti i territori.
- occorre procedere, da parte della Regione, all'osservazione sistematica del fenomeno immigratorio e delle sue caratteristiche, nonché alla realizzazione e divulgazione di studi e ricerche sull'argomento;
- la Regione deve promuovere, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle direttive dell'Unione europea, la tutela del diritto di asilo e la protezione sussidiaria attraverso interventi di prima accoglienza e di integrazione, in raccordo con gli uffici centrali o periferici dello Stato, coinvolti per competenza, e con gli enti locali;
- occorre considerare attentamente la complessiva debolezza della condizione dei cittadini stranieri e promuovere il rafforzamento di una rete di punti informativi, con specifica competenza nelle materie relative ai titoli di soggiorno, integrata con i servizi di accesso polifunzionale ai servizi della pubblica amministrazione, nonché di una rete di servizi di tutela per la prevenzione e il contrasto dei comportamenti discriminatori;
- occorre agevolare l'accesso e la fruizione dei servizi territoriali da parte dei cittadini stranieri attraverso la qualificazione dei mediatori culturali, la formazione degli operatori pubblici e privati sui temi dell'intercultura e l'adeguamento in genere dei servizi a un'utenza pluriculturale;
- esistono modelli virtuosi da prendere come riferimento, quali le politiche portate avanti dalla Regione Toscana che, sin dall'emergenza nord Africa del 2011, ha sperimentato un modello di accoglienza diffusa sul proprio territorio caratterizzato da moduli di piccole dimensioni alla cui attuazione hanno attivamente concorso soggetti pubblici e del privato sociale e che attiva costantemente nuovi servizi quali la creazione di un numero telefonico a cui comunicare la propria disponibilità a offrire servizi o chiedere informazioni e lo stanziamento di 100 mila euro per coprire le spese assicurative per cittadini stranieri impiegati in attività socialmente utili o di volontariato;
- in diverse regioni d'Italia è stata istituita la figura del Garante dei diritti dei rifugiati e delle persone bisognose di protezione internazionale o umanitaria;

CONSTATATO che:
- con deliberazione n. 1/9 del 12 gennaio 2016 "Disposizioni regionali per l'accoglienza dei flussi migratori non programmati. Piano regionale 2016", la Giunta regionale ha stabilito:
1) di costituire un gruppo di lavoro interassessoriale coordinato dalla Presidenza con il compito di porre in essere, nel rispetto delle indicazioni e degli indirizzi adottati dalla stessa Giunta, ogni utile adempimento per favorire un'efficace politica regionale in materia di migrazione;
2) di individuare una figura esperta della tematica migratoria che assicuri il necessario coordinamento del gruppo di lavoro interassessoriale e rappresenti la Sardegna nelle opportune sedi;
3) di dotarsi della necessaria assistenza tecnica di supporto ai soggetti istituzionali e al gruppo di lavoro nelle attività di programmazione, gestione, implementazione, monitoraggio e valutazione delle azioni;
- la predisposizione, da parte del gruppo di lavoro, di un Piano regionale 2016 per l'accoglienza dei flussi non programmati finalizzato a promuovere azioni positive volte a una migliore gestione dei flussi migratori sul territorio regionale,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) ad assumere la regia dei programmi di accoglienza di primo e secondo livello, promuovendo un tavolo interistituzionale con la Prefettura e i soggetti che gestiscono servizi di prima accoglienza e progetti formativi per l'integrazione dei rifugiati attraverso i programmi Sprar;
2) ad attivare una collaborazione tra la Regione, la Prefettura, ANCI Sardegna, associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali e altri soggetti gestori delle attività di accoglienza, in relazione alla necessità di promuovere percorsi che possano consentire ai migranti di interagire positivamente con il contesto sociale che li ospita attraverso lo svolgimento di attività di volontariato, senza fini di lucro, finalizzate a favorire un ruolo attivo e partecipe all'interno della comunità nella quale sono accolti e a realizzare uno scopo sociale e/o di pubblico interesse;
3) a favorire e promuovere la diffusione della conoscenza della lingua italiana tra i cittadini stranieri;
4) a promuovere la formazione e la qualificazione di mediatori culturali, operatori pubblici e privati sui temi dell'intercultura, dando attuazione alla deliberazione n. 25/17 del 26 maggio 2015 "Sperimentazione innovativa per la messa a sistema dei servizi di mediazione culturale a valere sul POR FSE 2014-2020";
5) a promuovere campagne informative e iniziative culturali relative alle comunità e ai cittadini stranieri presenti in Sardegna al fine di utilizzare la conoscenza come antidoto alla paura;
6) a favorire e promuovere la diffusione dei consigli e delle consulte dei cittadini stranieri e apolidi presso gli enti locali della Regione;
7) ad aggiornare il quadro normativo che disciplina la presenza e i diritti dei cittadini stranieri in Sardegna, con particolare riferimento alla legge regionale n. 46 del 1990 e al Piano sanitario, e, tenendo conto del mutato panorama nazionale e internazionale, definire nuove figure quali il Garante dei diritti dei rifugiati e delle persone bisognose di protezione internazionale o umanitaria o un Piano di indirizzo integrato per le politiche sull'immigrazione, come già fatto da altre regioni italiane;
8) a farsi promotori di un tavolo di confronto tra enti locali e Governo nazionale per definire lo status giuridico per coloro che non ottengono l'asilo e, allo stato attuale, rimangono nel nostro paese da clandestini.

Cagliari, 15 gennaio 2016