CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA

Mozione n. 143

MOZIONE DEDONI - COSSA - CRISPONI - PITTALIS - RUBIU - FENU - CARTA - TEDDE - ZEDDA Alessandra - LOCCI - CAPPELLACCI - CHERCHI Oscar - FASOLINO - PERU - RANDAZZO - TUNIS - TATTI - PINNA Giuseppino - OPPI - FLORIS - TOCCO - TRUZZU - ORRÙ - SOLINAS Christian sul dimensionamento della rete scolastica regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- l'articolo 117, comma 2, lettera n), della Costituzione attribuisce allo Stato la potestà legislativa esclusiva in materia di "norme generali sull'istruzione";
- l'articolo 117, comma 3, della Costituzione inserisce tra le materie oggetto di legislazione concorrente l'istruzione, "salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell'istruzione e della formazione professionale";
- l'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), attribuisce alla Regione la facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, in materia di "istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi";

CONSIDERATO che:
- con deliberazioni n. 5/26 del 6 febbraio 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015, la Giunta regionale ha adottato un "Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015/2016" (di seguito Piano);
- il Piano è stato predisposto ai sensi delle linee guida adottate dalla stessa Giunta regionale con deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014 e 3/9 del 20 gennaio 2015;
- nelle linee guida si legge quanto segue: "L'analisi del contesto regionale relativo all'istruzione vede la Sardegna caratterizzarsi per bassi livelli di apprendimento degli studenti e per alti tassi di abbandono scolastico. Tutto ciò è causa di forti disparità tra i giovani della regione, in uno scenario nazionale e internazionale di crisi economica che ha ulteriormente accentuato le disuguaglianze sociali e territoriali. La dispersione scolastica in Sardegna costituisce una vera e propria emergenza sociale; la percentuale stimata di giovani che abbandonano prematuramente gli studi è pari al 24,7%, superiore di 7,4 punti alla media nazionale e di 3,3 alla media del mezzogiorno, mentre il tasso di abbandono alla fine del primo biennio delle scuole secondarie si attesta al 10,8%, a fronte di una media italiana pari al 7,3% e a una media del mezzogiorno di 8,3% (ISTAT-DPS). Inoltre i dati relativi alle prove OCSE-PISA sulle competenze di base attestano che il 27,3% studenti ha scarse competenze in lettura (19,5% in Italia), mentre sono 33% (24,7% Italia) quelli con scarse competenze in matematica (ISTAT-DPS). La rinuncia agli studi porta tanti giovani ad entrare in un limbo nel quale non studiano, non lavorano e non si formano professionalmente, i cosiddetti 'Neet' (dall'inglese "not in education, employment, training"), che si stima rappresentino ormai il 28% della popolazione nella fascia d'età tra i 15 e i 19 anni. Tutte queste problematiche si riflettono poi nell'evoluzione dell'istruzione superiore (terziaria). Gli indicatori relativi al rapporto studenti maturi/studenti immatricolati, ai tassi di passaggio dal primo al secondo anno dei corsi di studio universitario e i tassi di abbandono, l'alta percentuale di laureati fuoricorso, segnalano una condizione di difficoltà del sistema di istruzione e formazione sardo alla quale occorre rispondere in maniera sistemica";

VALUTATO che:
- con sentenze n. 200/2009, 235/2010, 92/1011 e 147/2012, la Corte costituzionale ha cassato per vizio di incostituzionalità tutte le norme nazionali tendenti a dettare criteri e parametri per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, riconoscendo il principio per cui il dimensionamento della rete di istituzioni scolastiche non rientra tra le norme generali dell'istruzione di cui all'articolo 117, comma 2, lettera n) della Costituzione, ma tra le materie concorrenti di cui al successivo comma 3 e pertanto lo Stato può legiferare unicamente sui principi generali;
- tali sentenze riconoscono inoltre il principio per cui anche le disposizioni nazionali aventi oggetto la razionalizzazione della spesa pubblica ricadono nel campo della legislazione concorrente;
- ne deriva che i criteri e i parametri adottati dalla Giunta regionale nelle linee guida per la redazione del Piano non trovano alcun riscontro nella vigente normativa di riferimento e sono frutto di una scelta politica della medesima Giunta regionale;

ATTESTATO che:
- nella deliberazione n. 5/26 del 2015, a seguito di una prima adozione del Piano, la Giunta regionale ha disposto di inviare la delibera alla competente Commissione consiliare ai sensi dell'articolo 14 della legge regionale 25 giugno 1984, n. 31;
- non si ravvisa alcuna attinenza tra il Piano e quanto disposto nell'articolo 14 della legge regionale n. 33 del 1984, che prevede l'acquisizione del parere della competente Commissione consiliare sul programma annuale degli interventi per il diritto allo studio, il quale niente ha a che vedere con il dimensionamento della rete scolastica;
- la richiesta alla Commissione consiliare di esprimere un parere di merito non dovuto ravvisa l'intenzione, da parte della Giunta regionale, di ottenere una sorta di "legittimazione politica rafforzata" per un atto che, già in partenza, si sapeva avrebbe provocato forti proteste da parte dell'opinione pubblica e di condividere così con l'organo legislativo la responsabilità dell'atto stesso, che invece appartiene interamente all'Esecutivo;
- quanto testé riportato configura una gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio e deve pertanto essere censurato;

EVIDENZIATO che:
- il Piano adottato in prima istanza dalla Giunta regionale prevedeva circa ottanta tra soppressioni e accorpamenti di istituti autonomi e plessi scolastici, concentrati principalmente nei comuni più piccoli e nelle aree più marginali dell'Isola, caratterizzate da un elevato rischio di spopolamento e desertificazione;
- le soppressioni e gli accorpamenti previsti nel Piano sono stati decisi senza tener conto di criteri oggettivi come l'orografia dei territori, le condizioni della rete viaria, la disponibilità dei mezzi di trasporto pubblico e le caratteristiche degli edifici scolastici;
- nei comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti si è immediatamente attivata una forte mobilitazione da parte degli studenti, delle loro famiglie e dei sindaci, contrari alle imposizioni del Piano;
- in taluni casi sono stati oggetto di accorpamento istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e che pertanto avrebbero dovuto mantenere l'autonomia, così come non è stato generalmente rispettato il principio, espresso nelle linee guida, per cui i parametri sarebbero stati derogati a vantaggio dei territori che presentano particolari condizioni di marginalità geografica e isolamento;
- la stessa Seconda Commissione consiliare, nel parere di merito adottato - ancorché non dovuto - il 19 marzo 2015, rileva quanto segue: "L'attuazione delle linee guida non dovrebbe limitarsi alla semplice applicazione di parametri numerici, ma dovrebbe essere accompagnata da un'analisi delle specifiche situazioni territoriali al fine di garantire un'equità di carattere sostanziale" e "Si sarebbe potuto tenere in maggior conto il criterio della gradualità, soprattutto in determinate situazioni dove sono presenti maggiori criticità a livello territoriale";
- ad integrazione di quanto testé riportato, giova ricordare come le linee guida attuate nella redazione del Piano sono un atto politico adottato dalla stessa Giunta e, pertanto, i parametri numerici non soltanto non dovevano essere applicati tali e quali, ma dovevano essere diversamente individuati essendosi rivelati inadeguati a soddisfare le legittime richieste provenienti dai diversi territori della Sardegna;
- a seguito delle interlocuzioni avvenute con la Seconda Commissione nella fase di redazione del parere di merito, la Giunta ha apportato, con la deliberazione n. 9/41 del 10 marzo 2015, alcune modifiche di natura marginale all'elenco delle soppressioni e degli accorpamenti, senza modificare significativamente l'impianto del Piano;
- a seguito dell'acquisizione del parere di merito di cui sopra, nell'adottare definitivamente il Piano, la Giunta ha apportato ulteriori modifiche, anche in questo caso di natura marginale;
- la Giunta non ha sostanzialmente tenuto conto dei rilievi mossi dalla Commissione consiliare;

SOTTOLINEATO che:
- nelle sentenze sopra citate, la Corte costituzionale ha riconosciuto che la distribuzione del personale docente tra le autonomie scolastiche è compito della Regione, in quanto strettamente connessa al dimensionamento della rete scolastica;
- quanto affermato dalla Consulta è stato recepito nella legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, che all'articolo 9, comma 4, recita quanto segue: "Nelle more di una riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione, la Giunta regionale, nell'ambito delle dotazioni organiche complessive definite in base alle vigenti disposizioni e tenuto conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, definisce le modalità e i criteri per la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche. Nel rispetto dei criteri e delle modalità definiti dalla Giunta regionale, la Direzione generale dell'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, provvede alla distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche";
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche decisa dalla Giunta con le linee guida per la redazione del Piano avrà effetto sulla dotazione organica del comparto scolastico sardo, determinando una riduzione dei posti di lavoro nell'Isola e un risparmio ad esclusivo vantaggio dello Stato;
- la riduzione della dotazione organica del comparto avrà, di fatto, effetto definitivo, poiché, se negli anni a venire la Giunta regionale dovesse decidere di incrementare il numero delle autonomie scolastiche, dovrebbe richiedere al Governo il potenziamento di tale dotazione e appare altamente improbabile che quest'ultimo possa essere disponibile a concederlo;
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà inoltre effetti estremamente negativi relativamente alle prospettive di stabilizzazione del numeroso personale precario, che in Sardegna conta non meno di 800 unità secondo le più recenti stime delle organizzazioni sindacali di categoria;
- si rammenta che già in passato, con l'articolo 9, comma 3, della legge regionale n. 3 del 2009, la Regione ha favorito l'utilizzo del personale precario attraverso l'estensione del tempo-scuola e l'attivazione di moduli didattici integrativi, impiegando risorse proprie;
- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà effetti negativi anche sulle future iniziative che la Regione intenderà adottare al fine di favorire l'utilizzo e, laddove possibile, l'eventuale stabilizzazione del personale precario;

VALUTATO che:
- con la deliberazione n. 12/18 del 27 marzo 2015, la Giunta regionale ha dato mandato all'autorità di gestione del Piano di sviluppo rurale (PSR) 2007-2013 di affidare alla Direzione generale della pubblica istruzione dell'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport l'attuazione della Misura 321, Azione 6, dello stesso PSR, per la parte relativa all'acquisto degli scuolabus;
- tale deliberazione è così motivata: "A seguito della soppressione nel territorio regionale dei plessi scolastici, compresa quella in atto a seguito del Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015-2016 (deliberazione della Giunta regionale n. 5/26 del 6 febbraio 2015), l'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ha manifestato all'Assessorato dell'agricoltura e riforma agro-pastorale l'esigenza di intervenire in modo incisivo sul sistema di trasporto scolastico mediante l'acquisto di scuolabus, in modo da alleviare qualsiasi eventuale disagio agli studenti e alle loro famiglie";
- nella deliberazione si rileva che la Misura 321, nella sua attuale formulazione, consente l'acquisto degli scuolabus soltanto ai comuni classificati come rurali, limitatamente ad automezzi aventi al massimo nove posti, tanto che si è rivelato necessario avviare una procedura di modifica della Misura stessa al fine di consentire l'acquisto di automezzi con un numero maggiore di posti;
- circa l'esito e i tempi di tale procedura di modifica non è dato sapere alcunché;
- lo stanziamento per l'acquisto degli scuolabus è stimato in circa euro 4.000.000;
- la misura posta in essere appare ampiamente insufficiente a fronte del grande numero di soppressioni e accorpamenti previsti nel Piano, soprattutto alla luce del numero di comuni interessati, del territorio che il servizio di trasporto dovrebbe coprire e delle condizioni particolarmente disagiate della rete viaria;
- si fa inoltre notare come l'incremento del numero delle soppressioni e degli accorpamenti comporta un risparmio maggiore per lo Stato, che finanzia l'istruzione, e una spesa maggiore per la Regione, che finanzia l'acquisto degli scuolabus impiegando fondi di provenienza comunitaria che potrebbero essere investiti in iniziative diverse;

RITENUTO che:
- l'analisi dell'attuale situazione del sistema scolastico sardo fatta dalla Giunta regionale nelle linee guida per la redazione del Piano, riportata in precedenza, appare precisa, puntuale e pienamente condivisibile;
- il Piano adottato dalla Giunta regionale va in direzione opposta rispetto agli obiettivi di lotta alla dispersione scolastica e di miglioramento del livello qualitativo dell'offerta di istruzione in Sardegna espressi nelle linee guida;
- il Piano avrà inoltre tra i suoi effetti, ai sensi di quanto precedentemente esposto, un incremento della spesa pubblica regionale, del tasso di disoccupazione e di precariato nel comparto della scuola, del tasso di disoccupazione generale in conseguenza del maggiore abbandono scolastico e dell'inferiore livello qualitativo dell'istruzione, del tasso di spopolamento e desertificazione dei territori più marginali e disagiati e, in ultima analisi, un peggioramento della situazione economica generale in cui versa la Sardegna,

impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport

a riferire quanto segue:
1) se risponda al vero che, già nello scorso mese di febbraio 2015, dopo la prima adozione del Piano e il suo invio alla Seconda Commissione consiliare per l'espressione del parere di merito e prima dell'espressione di tale parere e dell'adozione definitiva del Piano da parte della Giunta regionale, la Dirigenza scolastica regionale stava adottando gli atti di propria competenza per dare attuazione alle soppressioni e agli accorpamenti previsti nel Piano;
2) quali siano le ragioni di natura politica che hanno portato all'adozione delle linee guida per la redazione del Piano ed in particolare dei criteri e dei parametri per il dimensionamento;
3) per quali ragioni si sia ritenuto di acquisire il parere di merito della Seconda Commissione, pur in assenza di una specifica normativa che prevedesse l'acquisizione di tale parere;
4) perché, nella redazione del Piano, si sia deciso di sopprimere istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e perché non siano state applicate le previste deroghe per i territori in condizioni di marginalità geografica e isolamento;
5) per quali ragioni, a fronte delle proteste dei cittadini e dei rilievi mossi dalla Seconda Commissione, la Giunta non abbia ritenuto di modificare i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida;
6) per quali ragioni la Giunta abbia ritenuto di non tenere conto del parere di merito sul Piano espresso dalla Seconda Commissione;
7) di quante unità sarà ridotta la dotazione organica del comparto scolastico sardo a seguito della riduzione del numero delle autonomie scolastiche disposta dalla Giunta;
8) quali misure la Giunta intenda adottare al fine di favorire la stabilizzazione o quantomeno un maggiore utilizzo del personale scolastico precario;
9) quale sia il numero esatto degli studenti che, a seguito dell'attuazione del Piano, avranno necessità di spostarsi al di fuori del proprio comune di residenza per raggiungere gli istituti scolastici in cui sono iscritti;
10) quanti studenti si preveda di servire con l'utilizzo degli scuolabus di cui alla deliberazione n. 12/18 del 2015;
11) se tutti i comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti previsti nel Piano siano classificati come rurali e, in caso contrario, se la Giunta intenda procedere all'acquisto di scuolabus anche per i comuni non classificati come rurali e dove intenda reperire le risorse necessarie,

censura l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali,
informazione, spettacolo e sport

1) per aver sottoposto all'approvazione della Giunta le proposte di deliberazione citate in premessa, la cui applicazione è da ritenersi pesantemente dannosa per il sistema scolastico, per il tessuto socio-economico della Sardegna e per le finanze della Regione;
2) per la gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio motivata in premessa;
3) per aver richiesto l'espressione del parere di merito da parte della Seconda Commissione quando il Piano risultava essere già in fase di attuazione da parte della Dirigenza scolastica regionale,

impegna altresì la Giunta regionale

1) ad annullare le deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014, n. 3/9 del 20 gennaio 2015, n. 5/26 del 6 febbraio 2015, n. 9/41 del 10 marzo 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015;
2) a presentare un disegno di legge di riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione che definisca l'iter procedurale da seguire nell'adozione del Piano di dimensionamento della rete scolastica regionale e fissi i criteri e i parametri cui attenersi per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, che confermi le competenze della Giunta regionale in merito alla distribuzione del personale tra le istituzioni scolastiche di cui alla legge regionale n. 5 del 2009, articolo 9, comma 4, che confermi la misura di cui alla legge regionale n. 3 del 2009, articolo 9, comma 3, per gli anni scolastici a venire e che stanzi le opportune risorse per l'acquisto degli scuolabus necessari a garantire un adeguato servizio di trasporto a tutti gli studenti sardi delle scuole dell'obbligo iscritti in istituti siti in comuni diversi da quello di residenza.

Cagliari, 30 aprile 2015