CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURA

Mozione n. 75

MOZIONE ZEDDA Alessandra - PITTALIS - DEDONI - FENU - RUBIU - TRUZZU - CAPPELLACCI - CHERCHI Oscar - TEDDE - LOCCI - FASOLINO - PERU - RANDAZZO - TUNIS - TOCCO sui ricorsi per la vertenza entrate e il patto di stabilità, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- la riforma dell'articolo 8 dello Statuto, che ha determinato il riconoscimento di maggiori entrate per la Regione autonoma della Sardegna, non è stata accompagnata da un contestuale adeguamento dei parametri del patto di stabilità;
- tale carenza ha causato ogni anno un'ingiusta compressione per la Regione della possibilità di utilizzare le risorse a propria disposizione;
- l'anomalia è stata più volte rilevata dalla Corte dei conti;
- la Corte costituzionale, con sentenza n. 118 del 7 maggio 2012, ha sostanzialmente riconosciuto la necessità che il patto di stabilità della Sardegna dovesse essere armonizzato con le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del nuovo regime finanziario;
- l'articolo 11, comma 5 bis, del decreto legge n. 35 del 2013, convertito nella legge 6 giugno 2013, n. 64, impegnava il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare le dovute modifiche al patto di stabilità interno della Sardegna, concordando con la Regione, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, l'adeguamento finanziario spettante alla Regione, tenuto conto della finanza pubblica isolana, delle funzioni esercitate e dei relativi oneri della Regione, degli svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell'insularità della Sardegna;
- il successivo pronunciamento della Corte costituzionale (sentenza n. 95 del 20 maggio 2013) ha rimarcato con fermezza che "Indubbiamente l'inerzia statale troppo a lungo ha fatto permanere uno stato di incertezza che determina conseguenze negative sulle finanze regionali, alle quali occorre tempestivamente porre rimedio, trasferendo, senza ulteriore indugio, le risorse determinate a norma dello Statuto" e che "il ritardo accumulato sta determinando una emergenza finanziaria in Sardegna";

CONSIDERATO che:
- il 21 luglio 2014 il Presidente Pigliaru ha sottoscritto con il Ministro Padoan un accordo in materia di finanza pubblica, riguardante la questione del patto di stabilità;
- detto accordo prevede un obiettivo programmatico per l'anno 2014 in 2.696 milioni, riducendo il complesso delle spese finali, espresse in termini di competenza eurocompatibile, desumibile dal consuntivo 2011 rilevanti per il patto di stabilità interno, pari a 3.340 milioni, del contributo di 964 milioni per l'anno 2014 posto a carico della Regione dalla normativa vigente e incrementando lo stesso di 320 milioni a seguito del presente accordo;
- le previsioni contenute nell'accordo sono state successivamente formalizzate nel decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, cosiddetto decreto "Sblocca Italia";
- il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze n. 215 del 16 settembre 2014 ha stabilito che le nuove e maggiori entrate erariali derivanti dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, e dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono riservate all'Erario, per un periodo di cinque anni a decorrere dal 1° gennaio 2014, per essere interamente destinate alla copertura degli oneri per il servizio del debito pubblico, al fine di garantire la riduzione del debito pubblico;
- tale previsione normativa rischia di ridurre drasticamente le compartecipazioni della Regione al - gettito erariale;
- detto decreto attua le disposizioni previste nella legge 27 dicembre 2013, n. 147, già impugnata dalla Giunta Cappellacci;
- già con il decreto n. 154 del 5 luglio 2014 il Ministero dell'economia e delle finanze stabiliva il "Riparto del contributo alla finanza pubblica previsto dall'articolo 16, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, tra le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano. Determinazione dell'accantonamento";
- il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, è stato impugnato dalla Giunta Cappellacci;
- il decreto 5 luglio 2014, n. 154, è stato impugnato dalla Regione Valle d'Aosta;
- poiché sono già trascorsi 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto, la Giunta si è pregiudicata la possibilità di impugnare l'atto;
- tale circostanza rende pertanto irrinunciabile il ricorso avverso il decreto n. 95 del 2012, da cui discende quello non più impugnabile;
- il sopracitato accordo siglato dal Presidente Pigliaru recita: "La Regione si impegna a ritirare, entro il 16 settembre 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi o atti consequenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente accordo, o, comunque, a rinunciare per gli anni 2014-17 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento";
- l'attuazione di tale accordo lascerebbe le rivendicazioni della Regione prive della benché minima difesa dalle continue, perduranti e sistematiche aggressioni del Governo all'autonomia e soprattutto alle risorse spettanti alla Sardegna e potrebbe cagionare una rinuncia quantificabile in centinaia di milioni di euro ogni anno per la Regione,

impegna il Presidente della Regione

1) a non ritirare i ricorsi presentati nella legislatura precedente;
2) a promuovere un ulteriore ricorso per dichiarare l'illegittimità per violazione dello Statuto per la Regione autonoma della Sardegna rispettivamente:
a) del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133 (cosiddetto "Sblocca Italia");
b) del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 16 settembre 2014, n. 215.

Cagliari, 19 settembre 2014