CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURAMozione n. 68
MOZIONE DEDONI - PITTALIS - SOLINAS Christian - FENU - COSSA - PERU - CRISPONI - CAPPELLACCI - FLORIS - CARTA - CHERCHI Oscar - FASOLINO - LOCCI - ORRÙ - PINNA Giuseppino - RANDAZZO - RUBIU - TATTI - TEDDE - TOCCO - TRUZZU - TUNIS - ZEDDA Alessandra sulla Fondazione Banco di Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la Fondazione Banco di Sardegna esercita oggi in Sardegna un ruolo strategico, sia perché proprietaria del 49 per cento delle quote del Banco di Sardegna sia perché possiede un patrimonio di circa 900 milioni di euro, quale bene originario entrato, in base alla legge n. 218 del 1990, in proprietà dell'intera comunità dei sardi, come trasferimento del "capitale proprio" del Banco di Sardegna istituto di credito di diritto pubblico;
- la Fondazione, da istituzione affidataria, è chiamata a tutelare e gestire detto patrimonio nell'esclusivo interesse dei sardi, in maniera imparziale e in collaborazione con i soggetti espressione delle realtà locali, assicurando la più netta separazione tra politica e sistema bancario;
- la "Carta delle Fondazioni", approvata all'unanimità in sede ACRI in data 4 aprile 2012 affinché le singole fondazioni ispirino ad essa le loro prassi, procedure ed atti operativi, esprime in sintesi i seguenti concetti:
1. i patrimoni delle Fondazioni bancarie sono un bene originario delle popolazioni cui le stesse Fondazioni fanno riferimento e, come tali, di esclusiva proprietà della loro comunità;
2. le fondazioni devono pertanto gestirli nell'esclusivo interesse generale dell'intera comunità, interpretandone le esigenze e rispondendo alle istanze in maniera imparziale;
3. in ragione di ciò, le fondazioni devono rispondere del proprio operato con i soggetti espressione delle realtà locali, che, nelle forme previste dagli statuti, ne eleggono gli organi di governo (il Consiglio regionale e poi anche i consigli provinciali, le università e le camere di commercio);
4. le fondazioni, pur essendo soggetti di diritto privato e in quanto tali dotati di piena autonomia, sono obbligate, con la piena responsabilità, a rendere conto, nelle forme di vigilanza previste (o da istituire), della gestione di un patrimonio che non è proprio, ma è di tutti i cittadini che fanno parte delle comunità di riferimento.
5. le fondazioni, quali azioniste importanti delle società bancarie, pur non ingerendo nella gestione operativa, devono vigilare, esercitando i diritti propri dell'azionista, perché la conduzione avvenga: nella tutela e nella valorizzazione degli assets patrimoniali originari, nella funzione di importante volano di crescita e di stabilizzazione del sistema finanziario insistente nelle aree di riferimento.
6. le fondazioni, al fine di salvaguardare la propria indipendenza, devono far sì che la partecipazione ai loro organi (d'indirizzo e/o di gestione) sia incompatibile con qualsiasi incarico o candidatura politica (anche amministrativa) e per questo devono attuare opportune misure atte a determinare una chiara separatezza/discontinuità temporale tra nomine all'interno dei loro organi e mandati o incarichi politici svolti;
CONSIDERATO che tali principi generali si applicano evidentemente anche alla Fondazione Banco di Sardegna;
EVIDENZIATO che la predetta Fondazione è chiamata, quindi, a dover rispondere del proprio operato a quegli stessi soggetti che sono espressione della realtà sarda (Regione, enti locali, Università, Camere di commercio) che ne esprimono, in base allo statuto vigente, direttamente il Comitato di indirizzo e, indirettamente, il Consiglio di amministrazione;
CONSTATATO che lo Statuto attualmente vigente consente al Comitato di indirizzo di nominare il Comitato di indirizzo che gli succederà ed i componenti del Consiglio di amministrazione della Fondazione senza che sia esplicitamente vietato nominare se stessi e che, pertanto, a ogni tornata si verifica un inaccettabile sistema dì autonomine;
CONSIDERATO che, in particolare, il Comitato di indirizzo è formato da 18 componenti, cinque dei quali scelti direttamente dal Comitato e gli altri 13 sulla base di terne fornite da diversi soggetti (Consiglio regionale, Consigli provinciali, Università e Camere di commercio), lasciando, dunque, ampia discrezionalità al Comitato di indirizzo che decide con un sistema medievale di autononomine sia i propri successori sia i componenti del Consiglio di Amministrazione;
TENUTO CONTO che, senza voler personalizzare il problema, si verifica ormai da tempo che tutti i componenti del Consiglio di amministrazione, quest'ultimo compreso, finiscono per appartenere pressoché esclusivamente ad una sola parte politica o peggio ad un solo partito politico e che tutto ciò non può sicuramente considerarsi rappresentativo della comunità di riferimento cui la Fondazione dovrebbe rispondere della sua azione;
RITENUTO che:
- la Regione, eventualmente anche in intesa con le altre realtà istituzionali coinvolte, possa e debba richiedere alla Fondazione, in persona del suo organo di rappresentanza istituzionale e legale, di dover rispondere, con opportune, necessarie e tempestive informazioni, del proprio operato e delle scelte effettuate, considerato anche il fatto che il Consiglio regionale sceglie una terna sulla base della quale il Comitato di indirizzo nomina un componente del Comitato stesso;
- vada verificato se quanto messo in atto dalla Fondazione, anche recentemente, sia stato effettuato nell'interesse generale dell'intera comunità sarda in modo imparziale e senza particolarismi partitici, nel rispetto di quei principi di trasparenza, di pubblicità e di obiettività dell'operato, che sono degli attributi imprescindibili nell'ambito dei quali deve essere esercitata operativa;
RILEVATO, inoltre, che la Fondazione, nella sua qualità di azionista del Banco di Sardegna spa, debba, come nell'esercizio dei suoi diritti di importante socio, correttamente vigilare affinché la conduzione dell'azionista di maggioranza si svolga nel rispetto del radicamento operativo e del ruolo d'essere la più importante banca al servizio dell'economia dell'isola;
EVIDENZIATO che, proprio perché il patrimonio della Fondazione è un bene di esclusiva proprietà di tutti i sardi, la Regione non debba né possa sottrarsi dall'esercitare quei compiti di vigilanza, di tutela e di controllo che gli competono per essere il massimo organo di rappresentanza democratica dei cittadini della Sardegna, in indifferenza di opzioni politiche, di età, di sesso e di condizione sociale;
CONSIDERATO che, nonostante la legge invitasse le fondazioni a proseguire nella liquidazione delle partecipazioni nelle banche conferitarie e a diversificare adeguatamente il proprio patrimonio, la Fondazione Banco di Sardegna ha continuato a mantenere invariata la propria quota nel Banco; rilevato che nell'ottobre 2013 è stato siglato un nuovo patto parasociale con la BPER; l'accordo prevede un obbligo della Fondazione a non scendere sotto la quota del 20 per cento della partecipazione al capitale del Banco; nel caso decida di vendere azioni ordinarie in eccesso di tale quota la Fondazione si impegna a trasferirle alla BPER o, se trasferite a terzi, a garantire a BPER un diritto di prelazione dell'intero pacchetto, e nel caso che il potenziale acquirente sia una banca o una società finanziaria, ad ottenere il preventivo gradimento di BPER;
TENUTO CONTO che quando avviene uno scambio si presume che ci guadagnino entrambi i contraenti, mentre sono evidenti i vantaggi che BPER può trarre da questo accordo (si assicura un socio di minoranza, ha la prelazione sull'offerta, può limitare attraverso la clausola di gradimento l'insieme dei possibili acquirenti), non sono affatto chiari i benefici per la Fondazione;
CONSIDERATO che dopo tutto ciò l'unica novità è stata la nomina dell'allora presidente della Fondazione, Avvocato Antonello Arru, a presidente del Banco di Sardegna e la nomina dell'ex parlamentare Antonello Cabras alla presidenza della Fondazione;
TENUTO CONTO che:
- il Banco di Sardegna ha perso la Sardaleasing, una delle partecipazioni storiche del Banco, oltre che ente assai influente e valido sul mercato creditizio dell'isola, a causa della fusione con l'ABF Leasing, in mano alla BPER;
- le ragioni d'una fusione con l'ABF Leasing sono tutte dalla parte della BPER, interessata a salvaguardare una sua controllata in salute precaria, e per quel che avrebbe espresso nel suo piano industriale, per avere un'unica "unità prodotto" per l'intero gruppo, oltre che per migliorare i propri requisiti patrimoniali;
- per sottrarre al Banco quella partecipazione senza esborso alcuno, viene attuata una "fusione per incorporazione", prevedendo un concambio di azioni fra le due società, con l'attribuzione ad ogni azione dell'ABF il valore di 5,46 volte maggiore di quella della società incorporante (cioè la Sardaleasing). Attraverso quest'iniqua moltiplicazione, la BPER ha ottenuto il 51 per cento delle azioni, cioè il suo controllo, e retrocedendo il Banco di Sardegna dal 91,16 al 45,22 per cento del capitale;
- non si capisce chi sia "l'advisor indipendente", ancora senza nome, che ha collaborato all'operazione e perché la Fondazione attraverso i suoi rappresentanti nel Consiglio di amministrazione del Banco, non abbia chiesto ed ottenuto chiarimenti su quel moltiplicatore (5,46) che, a spanne, sembrerebbe privilegiare l'incorporanda e penalizzare pesantemente l'incorporante;
- l'articolo 52 del decreto legislativo. n. 78 del 2010 "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica", ha chiarito che la vigilanza di legittimità sulle fondazioni di origine bancaria, di cui all'articolo 10 del decreto legislativo n. 153 del 1999, è attribuita al Ministero dell'economia e delle finanze,impegna il Presidente della Consiglio regionale
1) a verificare e chiarire, anche tramite il proprio rappresentante all'interno della Fondazione:
- se all'interno della Fondazione Banco di Sardegna sia stata garantita la più netta separazione tra finanza e politica, rispondente a valori morali ed etici, oggi fortemente espressi dalla sensibilità comune;
- se la Fondazione Banco di Sardegna debba essere chiamata a rispondere del proprio operato alla comunità dei sardi, per assicurare ai cittadini sardi che abbia agito nel pieno rispetto dei principi ricordati;
- se la Fondazione abbia messo in atto tutti gli strumenti opportuni e necessari per ottenere un profondo cambiamento delle regole di governance della Fondazione, nella direzione di una netta separazione tra politica e finanza, finalizzata alla trasparenza della rappresentatività negli organi e alla garanzia di ricambio dei componenti;
- per quale motivo sia stato siglato un patto para sociale che, a quanto sembra, è a tutto vantaggio della BPER a discapito della Fondazione;
- quali siano le motivazioni che hanno portato il Banco di Sardegna a "svendere" la Sardaleasing alla controllata della BPER;
2) a chiedere al Ministero dell'economia e delle finanze di attivare sulla questione i poteri di vigilanza attribuiti al Ministero delle finanze dall'articolo 52 del decreto legge n. 78 del 2010, come modificato dalla legge di conversione.Cagliari, 10 settembre 2014