CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURAMozione n. 58
MOZIONE FENU - RUBIU - PITTALIS - DEDONI - TRUZZU - CAPPELLACCI - ZEDDA Alessandra - SOLINAS Christian - CARTA - CHERCHI Oscar - CRISPONI - COSSA - FASOLINO - FLORIS - OPPI - ORRÙ - PINNA Giuseppino - RANDAZZO - TATTI - TEDDE - TOCCO - TUNIS sulla richiesta di una moratoria internazionale sull’attività venatoria verso i turdidi maggiori (Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Storno, Merlo e Cesena) e sulla ridefinizione della normativa regionale in materia venatoria e di governo del territorio, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l’attività venatoria consente all’uomo di esercitare l’istinto della caccia che fa parte del nostro patrimonio genetico e che ha, notoriamente, contribuito in modo determinante ad evitare l’estinzione del genere umano; per queste ragioni, le conoscenze innate e tramandate per generazioni, relative all’arte venatoria, rappresentano un patrimonio che l’umanità non deve e non può permettersi di perdere;
- i cacciatori rappresentano, dunque, i custodi della fauna selvatica, veri conoscitori e sentinelle dell’ambiente e del territorio; questa importante dote, li rende, per qualsiasi società, una risorsa umana straordinaria da comprendere e valorizzare;
- la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, in data 20 gennaio 2014, ha pronunciato una importante sentenza che riconosce all'attività venatoria un ruolo pubblico quale indispensabile strumento di gestione e di conservazione della natura, che è necessario e giustificato;
RITENUTO che:
- qualsiasi istinto genera anche grandi passioni, ma la passione per l’arte venatoria non distoglie chi la pratica dalla responsabilità sentita di preservare il patrimonio faunistico per le generazioni future;
- appare oggi più che mai indispensabile saper distinguere l’ambientalismo razionale da quello salottiero e irrazionale, e necessario affrontare, in modo scientifico e non ideologico, l’attività venatoria in genere e, nello specifico, il prelievo venatorio dei turdidi maggiori;
VERIFICATO che:
- i Turdidi che gravitano nell'Europa mediterranea di interesse venatorio sono essenzialmente quattro: Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Merlo e Cesena; nella stragrande maggioranza andranno a nidificare nelle foreste dell'Europa nord orientale (Fed. russa); pertanto, non vi è alcuna differenza che la pressione venatoria avvenga in Italia, nella Penisola iberica, in Francia o avvenga, per la linea di migrazione balcanica, nella ex Jugoslavia, in Romania, Ungheria, Albania o Grecia, oppure sulla linea dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo quali Turchia, Tunisia o Marocco,
PRESO ATTO che:
- gli eventi e le cause che hanno influito in modo decisivo su moltissime specie migratorie volatili, ponendole in sofferenza, sono stati principalmente:
a) nell'aprile 1986, l'esplosione della centrale russa di Chernobyl, che ha distrutto l'intero habitat di una delle zone più interessate dal massiccio arrivo di turdidi e beccacce per la nidificazione da tutta Europa, uccidendo, nel contempo, la stragrande maggioranza dei "riproduttori" che ormai erano concentrati in quei luoghi per la nidificazione;
b) nell'estate del 2008, nello stesso areale, Europa nord-est e repubblica russa, una serie di incendi in zone agricole durati più di un mese che hanno bruciato centinaia di migliaia di ettari nel periodo canonico della riproduzione, creando notevole danno ai riproduttori, sia direttamente sia impedendo loro la deposizione; conseguentemente, sono venuti a mancare i giovani di un’intera generazione;
- sino a pochi anni fa in nessun paese dell'area "sovietica"(areali di nidificazione) era consentito praticare il turismo venatorio mentre, dopo il crollo del muro di Berlino, si è avuto un vero e proprio "esodo venatorio" in quegli areali, con vere e proprie mattanze, anche in periodi e con mezzi non leciti;
- alcuni paesi del nord Africa (Tunisia e Marocco in primis), da alcuni anni, consentono la caccia a questi migratori e, per mera convenienza economica, continuano a permettere vere mattanze, spesso in periodo di termine svezzamento prole;
TENUTO CONTO che:
- i parametri a cui si fa riferimento sono quelli dell’I.S.P.R.A (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) con sede a Bologna; questi si basano spesso su ricerche e studi sulla fauna selvatica e migratoria relativa al climax continentale che niente hanno a che fare con il climax di un’isola al centro del Mediterraneo come la Sardegna, con una realtà ambientale e di biodiversità di gran lunga più simile a quello della Corsica in territorio francese;
- in ogni caso, l’I.S.P.R.A. dovrebbe muoversi in sintonia con i medesimi istituti a livello europeo i quali prevedono, in assenza di superiore disciplina di gestione, la chiusura ai turdidi minimo al 31 gennaio, fatte salve le deroghe;
- il climax sardo è, di fatto, più simile a quello della Corsica e della penisola iberica che non a quello del continente italiano ed europeo; appare pertanto evidente come l’attuazione integrale in Sardegna della legge regionale n. 23 del 1998, in ottemperanza alla legge regionale n. 157 del 1992 sia, di fatto, dannosa per il nostro ambiente e irrispettosa della nostra biodiversità;
- l'attivazione a regime dell’IRFS (Istituto regionale fauna selvatica) e la sua corretta gestione svincolerebbe la Sardegna dall’ISPRA, universalmente ritenuto poco attivo e inattendibile, e ci consentirebbe di dotarci di dati scientifici certi e specifici sulla realtà sarda;
- la rotta migratoria dei turdidi maggiori che interessa la Sardegna è la medesima di quella che interessa le regioni della Estremadura (penisola iberica) e della Corsica (Francia); tuttavia mentre in queste aree è consentito il prelievo venatorio dei turdidi fino alla fine di febbraio (condizione questa che favorisce e concentra un’interessante e redditizio turismo venatorio a favore di altri e a discapito dei sardi), in Sardegna, solo per assoggettarci a studi a noi avulsi e per giunta scientificamente contestati e contestabili, viene impedito tale prelievo venatorio già dall'8 gennaio;
- dai primi studi realizzati in Sardegna sulla fauna migratoria dalla Società Anthus, su incarico della Regione, emerge che il ritorno preannunziale avviene nella seconda decade di gennaio. Ammesso e non concesso che ciò corrisponda alla realtà, giacché in quel periodo le catture possono riguardare facilmente fauna errante in cerca di cibo più che in transito e che il periodo e le località di censimento prescelto non ci consentono di considerare il dato attendibile, per l'individuazione della data di fine prelievo bisogna tenere conto, almeno, della decade di sovrapposizione, cosi come previsto è introdotto dalla legge n. 96 del 2010 all'articolo 42 e dei naturali tempi di percorrenza delle distanze da parte della fauna migratoria, così come correttamente previsto per la Corsica;
- per le ragioni sopracitate, mentre nell'adiacente Corsica e in Estremadura, il regolare prelievo venatorio al medesimo flusso migratorio dei turdidi continua, in Sardegna viene ingiustamente interrotto e inizia il flusso migratorio di un’altra specie , quella dei tanti sardi appassionati, i quali si trovano costretti a prelevare in Corsica e in Estremadura la medesima selvaggina che avrebbero potuto prelevare in Sardegna e che, pertanto, viene resa disponibile ad altri, nonostante le tasse regolarmente pagate. Questo contribuisce notevolmente, con grande giubilo e ilarità degli amici corsi, a favorire il turismo venatorio e l’economia ad esso correlati in queste regioni (11.000 presenze di sardi in Corsica e 16.000 in Estremadura), sottraendo risorse e opportunità economiche e occupazionali alla Sardegna;
- ciò appare indubbiamente come una palese ingiustizia e discriminazione nei confronti dei Sardi, nonché un danno all’economia diretta e indiretta del comparto venatorio;
RITENUTO che, nonostante ciò, ci si debba responsabilmente sentire motivati a preservare anche per le future generazioni queste specie migratorie, si ritiene improcrastinabile una moratoria internazionale che miri a una ripresa a livello mondiale della popolazione dei turdidi maggiori e alla tutela dell’ambiente e della biodiversità della Sardegna,
pertanto, per le motivazioni espresse,impegna il Presidente della Regione, l'Assessore della difesa dell'ambiente
e l'Assessore dell'agricoltura e riforma agropastorale a:1) chiedere e adoperarsi per ottenere una moratoria internazionale atta a interrompere il prelievo venatorio delle suddette specie per almeno 2 anni, in modo da favorire la ripresa della popolazione a livello mondiale, riconoscendo, sino ad allora, ai cacciatori sardi le medesime condizioni vigenti in Corsica, in Estremadura e nel resto d'Europa, interessate dal medesimo flusso migratorio, anche attraverso legittime deroghe;
2) aprire in materia ambientale e venatoria, un tavolo tecnico di confronto sulle specificità dell’ambiente sardo con i Ministeri nazionali competenti, nel rispetto degli interessi nazionali;
3) utilizzare ogni prerogativa consentita dall'articolo 3 lettera i) (caccia e pesca) ed esercitare la sovranità e la piena potestà legislativa dello Statuto sardo e delle leggi e direttive comunitarie in materia nel modo più vantaggioso per i cittadini sardi;
4) riconoscere anche in Sardegna, a chi pratica l'attività venatoria (36.000 in attività e 45.000 complessivi), un ruolo pubblico nel governo del territorio come sentinella dell'ambiente e custode della fauna selvatica;
5) rendere definitivamente operativo e funzionale l’Istituto regionale fauna selvatica che consente alla Sardegna di avere dati sulla fauna selvatica contestualizzati alla nostra realtà;
6) approvare una legge in Consiglio regionale per:
a) abrogare la legge regionale n. 23 del 1998, di fatto, fortunatamente mai del tutto attuata, in quanto inadeguata alla nostra specificità, dannosa per le nostre biodiversità e inadatta alle consuetudini socio-culturali della Sardegna;
b) rientrare nelle more, nel regime normativo della legge regionale n. 32 del 1978, sicuramente più adatta alle nostre specificità, che anticipa di 30 anni la tendenza europea, introducendo il concetto di prelievo sostenibile;
c) dotare finalmente la Sardegna, a seguito di specifici studi e di un adeguato percorso di condivisione, in ottemperanza alla legge n. 157 del 1992 e alle superiori direttive comunitarie, di una nuova legge regionale che regoli la gestione dell'ambiente, il governo del territorio, dell’attività venatoria e della fruizione delle altre risorse spontanee rigenerabili nel rispetto dell'ambiente e a tutela delle biodiversità e specificità della Sardegna.Cagliari, 18 luglio 2014