CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVLegislatura
Mozione n. 361
AGUS - DERIU - PISCEDDA - SABATINI - ZANCHETTA - USULA - BUSIA sull'adozione e inserimento dello smart working nei modelli organizzativi dell'Amministrazione regionale e di tutto il sistema Regione.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- le pubbliche amministrazioni stanno attraversando una fase di trasformazione e innovazione dei propri modelli organizzativi e funzionali, finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini;
- l'utilizzo delle tecnologie digitali ha consentito alle pubbliche amministrazioni enormi risparmi di tempo e risorse, nonché l'incremento dei livelli di qualità, tempestività e flessibilità dei servizi offerti ai cittadini anche in virtù del conseguente miglioramento delle prestazioni lavorative dei dipendenti;
- tra le varie azioni di trasformazione in atto delle pubbliche amministrazioni è avviato da tempo un percorso per il definitivo inserimento del telelavoro nei processi lavorativi e con le leggi "Bassanini" di riforma della pubblica amministrazione, e in particolare con la legge n. 191 del 1998, è stato previsto che le amministrazioni pubbliche possono avvalersi di forme di lavoro a distanza, per fini di razionalizzazione dell'organizzazione del lavoro e di realizzazione di economie di gestione attraverso l'impiego flessibile delle risorse umane;
- con il successivo regolamento attuativo, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 70, sono state disciplinate le modalità organizzative per l'attuazione nelle pubbliche amministrazioni del telelavoro, definito come "prestazione di lavoro eseguita dal dipendente di una amministrazione pubblica in qualsiasi luogo ritenuto idoneo, collocato al di fuori della sede di lavoro dove la prestazione sia tecnicamente possibile, con il prevalente supporto di tecnologie dell'informazione e della comunicazione, che consentano il collegamento con l'amministrazione cui la prestazione inerisce";
- i progetti di telelavoro sono stati avviati in forma sperimentale in diverse pubbliche amministrazioni, in particolare intesi quali strumenti per lo svolgimento della prestazione lavorativa al di fuori dei luoghi di lavoro per i dipendenti con particolare necessità di cura sanitaria o assistenza familiare;
- in generale, i progetti di telelavoro avviati dalle pubbliche amministrazioni si sono così caratterizzati:
- individuazione di obiettivi generali di razionalizzazione delle strutture organizzative; l'ottimizzazione della gestione del personale anche attraverso l'impiego flessibile delle risorse umane e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei lavoratori;
- possibilità per il lavoratore di auto-organizzarsi il lavoro assegnato, comunque nei limiti massimi delle ore previste dal contratto di lavoro e con la previsione di fasce orarie di reperibilità concordate con il proprio responsabile per comunicazioni di servizio;
- applicazione del principio inderogabile che la modalità di prestazione lavorativa attraverso il telelavoro non possa in alcun caso incidere sullo status giuridico del lavoratore, che resta lavoratore dipendente e subordinato secondo il contratto collettivo di lavoro di categoria;
- la continua evoluzione delle Information and communications technology (ICT) ha ampliato in maniera pressoché illimitata le possibilità di utilizzo degli strumenti digitali in tutte le attività umane e, di conseguenza, anche nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato, numerose attività sono oramai completamente supportate da strumenti forniti dalle tecnologie informatiche e digitali;
- il telelavoro, avviato agli inizi degli anni 2000, sta oggi vivendo una nuova e rapida fase di trasformazione in quello che viene definito "lavoro agile" (smart working) in ragione della crescente consapevolezza del molo strategico delle tecnologie informatiche che hanno permesso in questi armi la dematerializzazione delle informazioni, l'aumento della produttività dei lavoratori e la non più indispensabile "presenza fisica" del lavoratore nel luogo di lavoro per lo svolgimento delle prestazioni lavorative richieste;
- l'evoluzione del telelavoro in smart working mette in evidenza importanti punti di forza del lavoro agile che negli ultimi anni hanno portato quest'ultimo a essere valorizzato, proposto, fino a essere "previsto" per legge; non solo la prestazione lavorativa è intesa come delocalizzata in altri spazi diversi dall'ufficio, ma con lo smart working vengono eliminati precisi vincoli di orario e di sede di lavoro, con l'attenzione di tutto il modello organizzativo che si sposta dal rispetto dell'orario di lavoro del lavoratore al raggiungimento del risultato atteso quale obiettivo primario per il miglioramento della qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni;
- tale modalità di organizzazione del lavoro si sta sviluppando rapidamente nel sistema di lavoro privato, e in particolare nella grandi aziende (in Italia, secondo le rilevazioni del Politecnico di Milano, il 30 per cento delle grandi aziende ha realizzato progetti strutturati di smart working nell'anno 2016) che hanno investito risorse prima nella sperimentazione e poi nell'attuazione definitiva di modelli organizzativi aziendali che comprendessero in maniera strutturale le forme di lavoro "smart";
- le pubbliche amministrazioni più virtuose hanno individuato tali modelli organizzativi come funzionali al raggiungimento di obiettivi di miglioramento indispensabili per una pubblica amministrazione moderna e funzionale: passaggio dalla mentalità di mera presenza fisica nel luogo di lavoro all'orientamento verso i risultati da ottenere, miglioramento dell'efficienza lavorativa, responsabilizzazione del lavoratore rispetto agli obiettivi da raggiungere, risparmi sui costi di gestione delle strutture, risparmi sui costi e sui tempi a carico del lavoratore per il raggiungimento del luogo di lavoro, migliore conciliazione delle esigenze personali con i doveri lavorativi;
CONSIDERATO che:
- con la risoluzione del 13 settembre 2016 sulla creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all'equilibrio tra vita privata e vita professionale, il Parlamento europeo:
- sottolinea che la conciliazione tra vita professionale, privata e familiare deve essere garantita quale diritto fondamentale di tutti, nello spirito della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con misure che siano disponibili a ogni individuo, non solo alle giovani madri, ai padri o a chi fornisce assistenza;
- sostiene il "lavoro agile", quale approccio all'organizzazione del lavoro basato su una combinazione di flessibilità, autonomia e collaborazione, che non richiede necessariamente al lavoratore di essere presente sul posto di lavoro o in un altro luogo predeterminato e gli consente di gestire il proprio orario di lavoro, garantendo comunque il rispetto del limite massimo di ore lavorative giornaliere e settimanali stabilito dalla legge e dai contratti collettivi; sottolinea pertanto il potenziale offerto dal lavoro agile ai fini di un migliore equilibrio tra vita privata e vita professionale, in particolare per i genitori che si reinseriscono o si immettono nel mercato del lavoro dopo il congedo di maternità o parentale; si oppone tuttavia alla transizione da una cultura della presenza fisica a una cultura della disponibilità permanente;
- invita gli stati membri a promuovere il potenziale offerto da tecnologie quali i dati digitali, internet ad alta velocità, la tecnologia audio e video per l'organizzazione del (tele)lavoro agile;
- le difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e vita privata emergono anche dai dati del Ministero del lavoro e previdenza sociale: nel 2016 in Sardegna hanno abbandonato l'occupazione per dimissioni volontarie 601 mamme e 80 papà divenuti neo genitori, con 270 mamme che hanno abbandonato il lavoro con il figlio di 1 anno e e 212 entro i primi 2 anni;
- l'articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124 (Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche), in coerenza con l'articolo 25 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, stabilisce che "Le amministrazioni pubbliche, nei limiti delle risorse di bilancio disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottano misure organizzative per l'attuazione del telelavoro e per la sperimentazione, anche al fine di tutelare le cure parentali, di nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa che permettano, entro tre anni, ad almeno il 10 per cento dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi di tali modalità, garantendo che i dipendenti che se ne avvalgono non subiscano penalizzazioni ai fini del riconoscimento della professionalità e della progressione di carriera";
- nella seduta del 25 maggio 2017 la Conferenza delle regioni e la Conferenza unificata hanno dato parere favorevole alla direttiva del Presidente del Consiglio in tema di lavoro agile prevista dall'articolo 14, comma 3, della legge n. 124 del 2015;
- la sopra citata direttiva (n. 3 del 2017) stabilisce gli indirizzi per l'attuazione del lavoro agile nella pubblica amministrazione e fornisce le linee guida per l'organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempio di vita e di lavoro dei dipendenti pubblici;
- la direttiva, in particolare, individua i compiti delle pubbliche amministrazioni al fine di agevolare l'adesione alle nuove modalità di organizzazione del lavoro introdotte e previste dalla legge n. 124 del 2015:
- adozione di misure specifiche volte a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche, attraverso un'organizzazione del lavoro non più necessariamente incentrata sulla presenza fisica ma su risultati obiettivamente misurabili e sulla performance, nei termini ed entro i limiti di cui all'articolo 14 della legge n. 124 del 2015;
- individuazione, ove necessaria e tramite apposito atto di ricognizione interna, delle attività che non sono compatibili con le innovative modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione lavorativa;
- individuazione di obiettivi prestazionali specifici, misurabili, coerenti e compatibili con il contesto organizzativo, che permettano da un lato di responsabilizzare il personale rispetto alla mission istituzionale dell'amministrazione, dall'altro di valutare e valorizzare la prestazione lavorativa in termini di performance e di risultati effettivamente raggiunti;
- promozione e diffusione dell'uso delle tecnologie digitali a supporto della prestazione lavorativa, anche al fine di colmare il c.d. digitai divide, per il consolidamento di una struttura amministrativa basata sulle reti informatiche tecnologicamente avanzate, anche attraverso applicazioni gestionali e di project management accessibili da remoto;
RILEVATO che:
- la Giunta regionale con delibera n. 25/18 del 3 maggio 2016 ha introdotto nell'amministrazione centrale regionale il telelavoro per 20 dipendenti con gravi e perduranti problemi di salute personale o con esigenze di assistenza a familiari affetti da gravi patologie;
- tale progetto, pur lodevole nell'intento, agisce in un ambito limitato rispetto alla concezione più ampia del lavoro agile, ed è finalizzato al solo scopo di "favorire il recupero dei lavoratori colpiti da malattie, specie se gravi, e facilitare il loro reinserimento nel ciclo produttivo riducendo al minimo la necessità di rimanerne fuori durante il periodo di cura della patologia";
RITENUTO:
- necessaria l'introduzione del telelavoro e dello smart working in tutto il sistema Regione, in virtù dei numerosi vantaggi che hanno indotto le istituzioni europee e statali a promuovere la diffusione di tali modelli lavorativi anche nella pubbliche amministrazioni;
- che i processi di trasformazione e riorganizzazione dell'intero sistema Regione debbano essere orientati per perseguire i principi di efficienza, efficacia e miglioramento continuo della qualità dei servizi erogati, coerentemente con le risoluzioni del Parlamento europeo in tema di lavoro e di conciliazione ed equilibrio tra vita privata e vita professionale;
- che la Regione debba orientarsi definitivamente verso un modello di funzionamento che dia priorità ai risultati, intervenendo in maniera profonda sui modelli organizzativi dei processi lavorativi, superando schemi e prassi obsolete non più compatibili con la mission di una pubblica amministrazione moderna;
- che il ricambio generazionale del personale che investe tutto il sistema Regione deve essere interpretato non soltanto in termini di reclutamento di nuovo personale per colmare posti di lavoro vacanti ma anche, e soprattutto, come occasione per riformare le modalità di funzionamento dell'amministrazione stessa, valorizzando e utilizzando al meglio competenze, attitudini, capacità del personale già in servizio e prossimo al reclutamento, e favorire il passaggio definitivo verso una diffusa mentalità orientata al raggiungimento di risultati per una migliore qualità di servizi offerti ai cittadini;
RITENUTO inoltre che:
- al lavoratore inserito in un modello di lavoro smart si consentirebbe con maggiore facilità lo svolgimento dell'attività lavorativa incentrata sull'ottimizzazione dei tempi e sulla qualità dei lavoro svolto, risparmio di tempo e risorse economiche per lo svolgimento della prestazione lavorativa "reale", migliore conciliazione del tempo-lavoro con i tempi di vita personale e familiare: più flessibilità per dedicare tempo ai figli, alla famiglia, e alla vita personale, al proseguimento degli studi, all'aggiornamento professionale, e, più in generale, al corretto equilibrio tra vita professionale e vita privata;
- l'adozione di modelli di smart working consente una migliore gestione di particolari situazioni familiari che, in limitati periodi, possono condizionare la presenza fisica continuativa del lavoratore nel luogo di lavoro: lo smart working potrebbe essere utilizzato dai neogenitori per il rientro graduale alle attività lavorative successivamente all'utilizzo dei congedi di maternità e paternità, o nei periodi di assistenza alle cure dei familiari, circostanze ricorrenti per i cittadini-lavoratori che rivendicano il diritto al (ri)equilibrio di diritti e doveri tra genitori e il compimento dell'effettiva parità di genere nel mondo del lavoro;
- il miglioramento delle condizioni organizzative del lavoro della pubblica amministrazione incida positivamente sugli aspetti motivazionali e di produttività dei dipendenti pubblici, e ogni singolo sforzo effettuato in tal senso non potrà che essere funzionale al miglioramento dei servizi erogati dalla Regione;
POSTO che:
- annualmente la Regione spende oltre 8 milioni di euro per le spese di manutenzione e di funzionamento degli uffici regionali, e 3 milioni di euro per i canoni di affitto per gli uffici regionali ubicati nella città di Cagliari;
- l'introduzione dello smart working in tutto il sistema Regione avrebbe vantaggi anche sul piano strettamente economico grazie al risparmio sui costi di gestione dei locali regionali (costi di manutenzione, pulizie, illuminazione, riscaldamento e condizionamento aria, ecc), contribuendo alla risoluzione delle criticità logistiche degli uffici regionali nella città di Cagliari;
- la maggior parte degli uffici regionali sono ubicati nella città di Cagliari: la diminuzione sostanziale di traffico cittadino dovuta alla riduzione del numero di spostamenti casa-lavoro-casa di una parte dei 6.000 dipendenti regionali (molti dei quali pendolari) avrebbe sensibili vantaggi anche sul piano ambientale grazie alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e acustico prodotto dai veicoli e alla diminuzione del traffico veicolare nella città;
- per i dipendenti regionali non sarebbero senz'altro trascurabili i risparmi sui costi di mobilità e sui tempi di tragitto lavoro-casa da impiegare diversamente e in maniera più produttiva;
EVIDENZIATO che:
- le strutture amministrative del sistema Regione già utilizzano numerosi strumenti informativi web based per lo svolgimento delle attività lavorative assegnate e che con i dovuti accorgimenti gli stessi strumenti potrebbero essere disponibili attraverso il collegamento remoto per consentire lo smart working;
- la progressiva copertura degli accessi alle rete internet in tutto il territorio isolano - anche attraverso le azioni messe in atto dalla Giunta regionale per l'estensione della Banda ultra larga in tutta l'Isola - favorisce la realizzazione effettiva delle modalità di smart working per tutti i dipendenti delle pubbliche amministrazioni sarde;
- nel corso degli ultimi anni diverse strutture amministrative del sistema Regione hanno già adottato autonomamente iniziative per l'introduzione del telelavoro nei rispettivi modelli organizzativi,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad accelerare i processi di riforma e innovazione del modello organizzativo e funzionale dell'Amministrazione regionale per consentire l'incremento dei livelli di qualità, tempestività e flessibilità dei servizi offerti ai cittadini;
2) ad agevolare l'adesione di tutto il sistema Regione alle nuove modalità di organizzazione del lavoro introdotte e previste dalla legge n. 124 del 2015 e dai successivi regolamenti attuativi;
3) ad adottare un "Piano per l'utilizzo del telelavoro e dello smart working nella Regione Sardegna" per il personale dell'Amministrazione regionale, degli enti, agenzie, aziende e istituti regionali del sistema Regione come definitivo dall'articolo 1, comma 2 bis, della legge regionale n. 31 del 1998;
4) ad effettuare una rilevazione dei bisogni delle lavoratrici e lavoratori del sistema Regione in riferimento alle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;
5) a realizzare preliminarmente al Piano uno studio di fattibilità che:
1) effettui l'analisi e la mappatura delle attività e dei processi lavorativi delle strutture amministrative regionali, individuando in particolare quelle che si prestano maggiormente ad essere eseguite attraverso lo smart working;
2) individui le caratteristiche soggettive del personale che possa potenzialmente effettuare lo smart working;
3) identifichi le possibili modalità di realizzazione dello smart working per le attività "telelavorabili";
4) individui i possibili modelli di gestione, controllo, monitoraggio dell'attività dei lavoratori in smart working da parte delle strutture amministrative di appartenenza;
5) effettui una valutazione dei costi e benefici attesi con l'introduzione sperimentale dello smart working in favore del 10 per cento del personale del sistema Regione;
6) ad adottare criteri di accesso del personale allo smart working che consentano di dare priorità ai casi di necessità di cure sanitarie personali e familiari, ai neo-genitori nella fase successiva all'utilizzo dei congedi di maternità e paternità, al personale che svolge attività di formazione continua, completamento degli studi e aggiornamento professionale, al personale pendolare;
7) a stabilire le condizioni e i principi di compatibilità delle attività lavorative eseguite in smart working con gli obiettivi prioritari di efficienza, efficacia e qualità dei servizi erogati da tutto il sistema Regione e la relatività compatibilità col sistema dei diritti e doveri dei lavoratori pubblici.
Cagliari, 27 settembre 2017