CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVLegislatura

Mozione n. 318

MOZIONE DEDONI - COSSA - CRISPONI sulla situazione della sanità in Sardegna.

***************

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che in data 2 febbraio 2016, con propria deliberazione n. 6/15, la Giunta regionale ha approvato una bozza di un documento di programmazione sanitaria denominato "Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna" e che l'approvazione definitiva di tale atto è, in base allo statuto, e coerentemente anche in base alla legislazione vigente, di assoluta e totale competenza del Consiglio regionale;

ATTESO infatti che a tale previsione si fece eccezione solo con la legge regionale n. 21 del 2012 che, all'articolo 7, prevedeva un percorso accelerato per l'adozione della cosiddetta "rete ospedaliera" che si concludeva esplicitamente con l'approvazione della Giunta regionale, previo parere della sola commissione consiliare competente;

CONSIDERATO però che il Consiglio regionale con la legge n. 23 del 2014 ha successivamente abrogato il richiamato articolo 7 della legge regionale n. 21 del 2012, con ciò ritornando in pieno possesso delle sue prerogative in materia di programmazione sanitaria e che, pertanto, è pacifico che la programmazione della rete ospedaliera della Sardegna sia di esclusiva competenza dello stesso Consiglio regionale;

ATTESO che il documento esitato dalla Giunta regionale denominato "Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna" è stato violentemente criticato a vario titolo da consiglieri regionali di opposizione ma anche della maggioranza, da partiti politici diversi, soggetti singoli, associazioni, organizzazioni sindacali, istituzioni locali, dalle stesse aziende sanitarie che ne hanno messo sotto accusa pressoché tutti gli aspetti, ad iniziare dall'impianto generale;

CONSIDERATO che tale documento, nella sua attuale versione, è palesemente illegittimo in quanto applica gli standards della ristrutturazione organizzativa della rete ospedaliera anche ai presidi ospedalieri Ozieri, Bosa, Alghero, Tempio Pausania, Ghilarza, Sorgono, Isili, Muravera e La Maddalena che ne sono espressamente esclusi dal comma 4 dell'articolo 4 della legge regionale n. 21 del 2012;

ATTESO, infatti, che il Consiglio con successivi provvedimenti ha abrogato diversi articoli della legge regionale n. 21 del 2012 ma non lo ha mai fatto per il comma 4 dell'articolo 4 che quindi deve intendersi pienamente in vigore;

PRESO ATTO che il documento esitato dalla Giunta regionale denominato "Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna" è tuttora all'esame del Consiglio a causa dei fortissimi dubbi sia di natura politica che di natura giuridica che pendono su di esso;

CONSIDERATO, di conseguenza, che nessun atto come apertura o chiusura di reparti ospedalieri, trasferimenti parziali o totali di unità operative, riduzione o ampliamenti di servizi ospedalieri è legittimamente possibile in questo momento in Sardegna, salvo ovviamente un esplicito intervento autorizzativo ad hoc dell'intero Consiglio regionale (e non della sola Commissione sanità);

ATTESO che, invece, si registrano continui spostamenti, chiusure, trasferimenti e riduzioni di servizi, tutti attuati con atti amministrativi da parte dei commissari straordinari prima e dei direttori generali delle aziende sanitarie ora, supportati solitamente da provvedimenti dell'assessorato palesemente illegittimi in quanto di natura programmatoria e quindi di competenza dell'organo legislativo (Consiglio regionale) e non dell'organo esecutivo (Giunta regionale);

CONSIDERATO che la deliberazione della Giunta regionale n. 45/36 del 2 agosto 2016, che di fatto annuncia il trasferimento delle attività cosiddette territoriali dell'ospedale Brotzu verso il territorio, cita come giustificazione autorizzativa il comma 1 dell'articolo 7 della legge regionale n. 23 del 2014 che, a ben vedere, dice tutt'altro e nulla ha a che fare con i servizi del Brotzu; infatti la norma chiamata in causa è una norma di carattere generale che si limita a dire che si dovrà tendere all'accentramento nelle case della salute dei servizi oggi offerti in diverse sedi nel territorio ma nulla dice dei servizi specialistici ospedalieri che, sia pure aventi carattere territoriale, sono centri di alta specializzazione e fungono da centro di riferimento di livello sovrazonale per determinate patologie di grande rilevanza sociale;

ATTESO, pertanto, che nessun atto del Consiglio regionale giustifica e autorizza tali trasferimenti in mancanza e in attesa di una corretta programmazione dell'offerta territoriale da parte del Consiglio regionale e che, pertanto, anche in questo caso si tratta solo dell'ennesima esondazione politico-programmatoria dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e della Giunta regionale;

CONSIDERATO, altresì, che la stessa deliberazione della Giunta regionale stabilisce il trasferimento all'ospedale San Michele (Azienda Brotzu) di diversi reparti che operano oggi in altri ospedali del circondario cagliaritano, in particolare la neurochirurgia dell'ospedale Marino, il servizio di oculistica del Binaghi e la chirurgia pediatrica del SS. Trinità, il tutto evidentemente al di fuori e aldilà della normativa vigente e ignorando totalmente il ruolo e le prerogative del Consiglio regionale;

ATTESO che a giustificazione di questi trasferimenti la Giunta regionale richiama una norma del tutto inconferente quale il comma 3 dell'articolo 29 della legge regionale n. 5 del 2015, che tratta sostanzialmente del finanziamento della spesa sanitaria e contiene solo un vago accenno alla possibilità per la Giunta regionale di predisporre un piano di riqualificazione ma è di tutta evidenza che un piano, pur predisposto dalla Giunta regionale, va poi approvato dall'organo competente che è il Consiglio regionale, altrimenti si dovrebbe dedurre che con la semplice frase contenuta nel detto comma la Giunta regionale sarebbe autorizzata a fare di suo conto l'intero Piano sanitario regionale;

VISTO che alcuni di tali atti hanno già avuto luogo, come ad esempio il trasferimento della chirurgia pediatrica dall'ospedale SS. Trinità di Cagliari all'Azienda ospedaliera Brotzu e la chiusura del punto nascita dell'ospedale Merlo di La Maddalena (che poteva essere facilmente evitato in una logica di hub con l'ospedale di Olbia) e che altri trasferimenti sono già programmati e in via di esecuzione nei prossimi mesi (neurochirurgia dall'ospedale Marino al Brotzu, oculistica dal Binaghi al Brotzu);

VISTO, inoltre, che solo il tempestivo intervento del competente servizio dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale ha impedito all'allora commissario dell'ASL n. 7 di Carbonia il trasferimento della divisione di medicina da Iglesias a Carbonia e la chiusura del reparto di ostetricia dell'ospedale S. Barbara di Iglesias, che sarebbe altrimenti avvenuto sia in assenza di programmazione regionale sia di autorizzazione all'esercizio dell'attività;

CONSIDERATO che ogni azienda si muove oramai per conto suo come dimostra la deliberazione n. 35 del 26 gennaio 2017 del direttore generale dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari con cui viene di fatto "fotografata" la struttura organizzativa dell'azienda così come stratificatasi negli anni e si definiscono strutture semplici e complesse che di fatto diventano definitive, anche in questo caso in assoluta carenza di programmazione regionale;

ATTESO che la Gallura continua a soffrire una pericolosa carenza di posti letto ospedalieri ai quali l'assessore ha inopinatamente cercato di porre riparo con una anomala convenzione con la Fondazione Qatar, cui sono stati concessi oltre 240 letti e un budget di 60 milioni l'anno senza neppure far finta di fare una gara di concessione, come pure sarebbe stato dovuto a' termini di legge;

CONSIDERATO che tale anomala procedura non ha portato a distanza di due anni neppure all'attivazione di un ambulatorio e che anzi l'assegnazione, si ripete, avvenuta al di fuori della programmazione regionale, ha prodotto risultati francamente ridicoli dal punto di vista sanitario come ad esempio l'attribuzione al nuovo ospedale della stroke unit con la conseguente cesura funzionale dei servizi di emergenza della Gallura;

ATTESO che:
- sempre in mancanza di volontà espressa dal Consiglio regionale, si sta procedendo a un preoccupante impoverimento culturale e professionale, oltre che assistenziale, dell'Azienda Brotzu di Cagliari, unica azienda ospedaliera ad alta specializzazione isolana, mediante lo smantellamento di alcuni servizi a carattere medico-sociale ospedalieri di tradizione pluridecennale;
- tale smantellamento avviene in nome di una presunta territorializzazione che, per quanto comprensibile, non è stata in alcun modo autorizzata dal Consiglio regionale, che non ha mai stanziato le necessarie risorse: in altre parole, non solo non è stato ancora approvato l'atto che ridisegna la "rete ospedaliera" ma non è neppure giunta all'attenzione dello stesso Consiglio regionale una sia pur sintetica bozza della "rete territoriale" dei servizi;

CONSIDERATO che:
- tra i servizi ospedalieri in dismissione presso l'Azienda Brotzu, rientrano sia quelli in via di avanzato smantellamento (Centro per le malattie dismetaboliche e l'arteriosclerosi) sia quelli di cui è stato pubblicamente annunciato il trasferimento nel territorio (Centro antidiabete e Centro per le malattie pervasive dello sviluppo), tutti indispensabili presidi della salute pubblica che fungono da tempo immemorabile da punti di riferimento super specialistici per patologie a forte impronta sociale;
- infatti anche quanto previsto dalla deliberazione n. 1013 del 2015 con cui il direttore generale dell'azienda Brotzu, non si sa in base a quale autorizzazione, ha deciso di "raccordare in un'unica struttura le diverse attività in armonia con i principi di cui sopra" riguardante il Centro antidiabetico e quello per l'arteriosclerosi;

ATTESO che tutti questi provvedimenti non sono basati su atti di programmazione correttamente adottati, come invece dovrebbe essere trattandosi di atti con un impatto pesantissimo sul normale fluire dell'assistenza e sulla salute dei cittadini, ma sono invece adottati su decisione di organi non competenti per legge (la Giunta regionale, talvolta, o addirittura i direttori delle aziende di loro iniziativa);

CONSIDERATO che:
- l'adozione di tali provvedimenti sta mettendo quotidianamente in crisi la qualità dei servizi offerti al cittadino, trasferendo ai sardi la precisa sensazione dello smantellamento dell'assistenza sanitaria pubblica nella nostra isola;
- la mancata ristrutturazione della rete di assistenza ospedaliera e la mancata programmazione di quelli territoriali, insieme al blocco del turn over nelle assunzioni e al largo utilizzo di contratti di lavoro atipici, determina la diffusa sofferenza degli organici sanitari, il loro invecchiamento anagrafico, il blocco del trasferimento del know how e delle competenze;

ATTESO come stia, conseguentemente, diventando sempre più difficile garantire la qualità dell'assistenza sanitaria sulla esclusiva base dell'abnegazione e dello spirito di sacrificio delle risorse umane impiegate in sanità, sempre meno gratificate professionalmente e sempre più costrette a lavorare in condizioni di equilibrio assolutamente precario;

PREMESSO, inoltre, che l'articolo 4, comma 4 della legge regionale n. 23 del 2014 recita: "La Giunta regionale, acquisito il parere della commissione consiliare competente, definisce la sede, il patrimonio, il personale e le specifiche funzioni dell'AREUS e le interrelazioni con le altre aziende sanitarie, e provvede alla nomina dei relativi organi, contestualmente al riassetto delle aziende sanitarie locali di cui alla presente legge. Stabilisce, altresì, la composizione del collegio di direzione, le linee di indirizzo per la definizione dell'atto aziendale dell'AREUS, secondo quanto previsto all'articolo 9 della legge regionale n. 10 del 2006, al fine della determinazione della struttura organizzativa";

CONSIDERATO, altresì, che l'articolo 16, comma 21, della legge regionale n. 17 del 2016 recita: "Entro il 31 dicembre 2016 la Giunta regionale nomina il direttore generale dell'Azienda regionale dell'emergenza e urgenza della Sardegna (AREUS)" "e che sono ormai trascorsi quasi sei mesi da tale termine senza che sia stato nominato nessun direttore generale per l'Azienda regionale dell'emergenza e urgenza";

VISTO che tale inerzia ha collocato una materia delicatissima e di vitale importanza qual è l'assistenza sanitaria in regime di urgenza in una sorta di "limbo" politico amministrativo, che paralizza di fatto il sistema sanitario dell'emergenza e urgenza, con conseguenze gravissime per la corretta erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA), considerato che l'Azienda per la tutela della salute (ATS) non prevede nella sue linee guida nessun aspetto che riguardi l'emergenza urgenza, attribuita all'AREUS;

ATTESO che, in questo quadro generale confuso e ingarbugliato, il servizio di elisoccorso, attualmente assicurato dai Vigili del fuoco, scade il 30 giugno e che la gara per l'avvio del nuovo servizio di elisoccorso è stata bloccata a seguito dei rilievi dell'Autorità nazionale anticorruzione e che le correzioni imposte da tale organo richiedono tempi più lunghi di quelli ottimisticamente rappresentati dall'assessore ai media regionali;

CONSIDERATO che, di conseguenza, la convenzione con le associazioni di volontariato e le cooperative sociali, che scade il 30 giugno, non è stata rinnovata e che per ora l'assessorato non ha posto in essere nessun atto affinché non vi siano brusche interruzioni o riduzioni delle prestazioni attualmente garantite;

VALUTATO che, peraltro, tale incertezza impedisce ai presidenti delle associazioni di volontariato e delle cooperative sociali di assumere obbligazioni finalizzate a disporre dei mezzi necessari per gli interventi di competenza e che, conseguentemente, diventa difficile provvedere in tempi brevi, con il rischio di avere "buchi" assistenziali importanti nella rete territoriale dell'emergenza;

CONSIDERATO che quanto precede appare chiaramente come un segno indiscutibile di un indirizzo politico della gestione di un servizio delicatissimo come quello dell'urgenza sanitaria a dir poco dilettantistico, stravagante e paradossale, certificato dall'ulteriore estemporaneità del tentativo di avviare una nuova rete ospedaliera prima di aver predisposto un'adeguata rete di emergenza e urgenza;

PRESO ATTO che, in sintesi, da un lato si riducono i presidi sanitari in maniera del tutto illegittima, e comunque fuori di qualsiasi quadro programmatorio da parte dell'organo politico che ne ha la responsabilità, e dall'altro non viene rafforzata organicamente la rete dell'emergenza-urgenza deputata al mantenimento della immediata accessibilità degli ospedali;

CONSIDERATO che tutti i provvedimenti posti in essere in spregio dei poteri del Consiglio regionale e della legislazione che li regola (o meglio, che li dovrebbe regolare) sono facilmente annullabili dal Tribunale amministrativo regionale non appena uno degli interessati da tali provvedimenti dovesse presentare un ricorso, con ciò rischiando di rallentare ulteriormente un processo di modernizzazione di cui il sistema ha assolutamente bisogno, sia pure non nei termini previsti dalla Giunta regionale nei suoi provvedimenti;

DATO ATTO ulteriormente che, nonostante promesse al limite del miracoloso, ripetute innumerevoli volte, e nonostante la nomina di supposti fuoriclasse della sanità nei ruoli manageriali, con contestuale umiliazione delle risorse organizzative della sanità sarda che ha visto i suoi rappresentanti esclusi dalle nomine più rilevanti, la spesa sanitaria continua sostanzialmente a restare nei termini in cui era all'inizio delle legislatura;

PRESO ATTO che l'assessorato sta portando avanti un'ipotesi di modifica dell'articolazione dell'attività delle cure primarie che è, di fatto, un taglio di assistenza all'esistente in quanto si andrebbe a cassare l'attività notturna della continuità assistenziale (ex Guardia medica) che attualmente lavora in ambulatori capillarmente diffusi sul territorio trasferendo il servizio in quell'orario all'emergenza-urgenza, cosa che potrebbe portare ad abbandonare letteralmente l'attuale attività medica 0.00-8.00 ai volontari del soccorso che potranno solo portare il paziente al più vicino posto di pronto soccorso;

ATTESO che tale ipotesi prevede che le istituende case della salute, che sono da anni al nastro di partenza ma che sono ben lungi dall'essere realmente attivate, svolgano sia un ruolo di supplenza e sostituzione legate alla chiusura dei piccoli ospedali che quello di filtro territoriale per i pronto soccorso;

CONSIDERATO che si vocifera insistentemente dell'inglobamento nelle nuove strutture degli attuali sanitari di Guardia medica con lo scopo di fare da filtro al pronto soccorso ospedalieri, cosa che sarebbe inutile e dannosa dato che ormai gli studi più moderni indicano inequivocabilmente che l'intasamento dei pronto soccorso dipende in minima parte da questo problema (...non ho trovato il mio medico...) e in grandissima parte dal fatto che oggi, pur se con attese notevoli, si riesce quasi sempre, senza pagamento di ticket, a fare un check up completo anche per disturbi banali, bypassando lunghe liste d'attesa;

ATTESO che tale modello, in via di surrettizia adozione, lo si ripete, in totale assenza di programmazione da parte del Consiglio regionale, comporterebbe l'inglobamento nelle case della salute dei medici di famiglia che a quel punto dovrebbero lasciare i loro ambulatori sparsi nei territori, cosa che, diversamente dagli ambiti urbani, avrebbe conseguenze estremamente deleterie in quanto priverebbe tanti piccoli centri dell'unica e indispensabile presenza del servizio sanitario;

VALUTATO ulteriormente che l'unica soluzione che potrebbe aiutare l'erogazione di una sanità moderna e contenuta nei costi, cioè i punti di primo soccorso negli ospedali o vicino a essi da un lato e gli ospedali di comunità dall'altro, sebbene ripetutamente propagandati a parole dall'attuale Giunta regionale, non sono neppure alle viste;

ATTESO che l'esperienza delle regioni che già hanno percorso la stessa strada dimostra che le case della salute e le altre strutture territoriali alternative all'ospedale tradizionale costano non solo come realizzazione ma soprattutto come mantenimento e che tuttora non esiste traccia di programmazione della sostenibilità finanziaria nella nostra isola, con particolare riguardo alle esigenze di personale;

CONSIDERATO che:
- le liste d'attesa, anche in questo caso nonostante promesse e propaganda della Giunta regionale, non sono state affatto ridotte negli ultimi tre anni e le promesse che i cittadini potranno fare le visite specialistiche sul territorio senza lista d'attesa assomigliano molto al "millantato credito" perché non risultano esistere risorse economiche atte a convenzionare altri specialisti o ad ampliare le convenzioni con gli erogatori privati né esiste una qualsiasi forma di programmazione ad hoc;
- quindi, dopo tre anni e mezzo di legislatura, il Servizio sanitario regionale si trova nelle seguenti innegabili e drammatiche condizioni:
- mancata attivazione dell'AREUS;
- scadenza del servizio dell'elisoccorso senza l'avvio del nuovo modello, anzi con blocco della procedura, secondo l'accordo volontariamente siglato dalla Regione con l'Autorità nazionale anticorruzione;
- imminente scadenza della convenzione in essere con le associazioni di volontariato e le cooperative sociali per l'assistenza e il trasporto dei malati in condizione di urgenza-emergenza;
- mancata predisposizione di un piano di potenziamento della rete di risposta sanitaria territoriale, sia nella componente privata accreditata sia, ancora più grave, in quella di pertinenza pubblica;
- illegittimo tentativo di avviare una nuova rete ospedaliera senza approvazione da parte del Consiglio regionale;
- provvedimenti di chiusura, riduzione e trasferimento di servizi ospedalieri tra diversi ospedali o addirittura verso il territorio senza che tutto ciò sia stato valutato e deciso nel quadro di una adeguata programmazione regionale dell'offerta dei servizi sanitari nell'isola;
- mancata predisposizione da parte della Giunta regionale di un organico piano dei servizi territoriali da sottoporre al Consiglio regionale per la discussione e la relativa approvazione;
- mancato avvio delle case della salute e degli ospedali di comunità;
- concreto rischio di annullamento da parte del Tribunale amministrativo della Sardegna dei provvedimenti fin cui attuati dalla Giunta regionale e/o dai commissari e dai direttori generali in maniera illegittima in quanto in assenza di programmazione regionale da parte dell'organo a ciò deputato;
- spesa che, nonostante proclami e promesse ripetute nel tempo, si mantiene superiore di circa 300 milioni l'anno rispetto alle assegnazioni del CIPE, con pesanti e costanti necessità di ripiano a carico delle casse regionali;
- tutto ciò rappresenta plasticamente i risultati negativi di una politica fallimentare che configura una responsabilità politica gravissima dell'assessore e di una Giunta regionale che ha aumentato i costi della sanità sarda e ridotto le prestazioni,

impegna il Presidente della Regione

a riferire immediatamente in Aula sulla situazione evidenziata e a valutare le conseguenze della catastrofica gestione della sanità in Sardegna portata avanti dall'attuale Giunta regionale.

Cagliari, 8 giugno 2017