CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XVLegislatura
Mozione n. 115
SOLINAS Christian - CARTA - ORRÙ - PITTALIS - RUBIU - DEDONI - OPPI - CAPPELLACCI - FLORIS - PINNA Giuseppino - TATTI - CRISPONI - COSSA - FENU - TRUZZU - ZEDDA Alessandra - LOCCI - CHERCHI Oscar - FASOLINO - PERU - TOCCO - TUNIS - RANDAZZO - TEDDE sulla riaffermazione del valore storico, ideale e identitario della bandiera della Regione autonoma della Sardegna e per l'istituzione della Giornata nazionale della bandiera sarda, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
***************
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, come noto, non prevedeva uno stemma, e la scelta di adottare propri emblemi a suggello della riconosciuta identità regionale venne affermata per la prima volta nella seduta del Consiglio regionale del 19 giugno 1950, con l'approvazione dello stemma dei quattro mori e dalla legge regionale 24 luglio 1950, n. 37, recante "Celebrazione dell'anniversario della Regione", la quale fissava per l'ultima domenica di gennaio di ciascun anno la ricorrenza della proclamazione dell'autonomia regionale;
- con decreto del Presidente della Repubblica del 5 luglio 1952 "Concessione alla Regione autonoma della Sardegna di uno stemma e un gonfalone", è stato riconosciuto alla nostra Regione, in conformità alle istanze del Consiglio regionale, l'utilizzo del ben noto stemma dei quattro mori ai sensi del regio decreto 7 giugno 1943, n. 652, recante "Regolamento per la consulta araldica del regno", tuttora in vigore per le parti applicabili dopo l'abolizione del riconoscimento dei titoli nobiliari;
- soltanto a seguito della proposta di legge n. 349 del 18 luglio 1997, presentata dal compianto capogruppo sardista Salvatore Bonesu, il Consiglio regionale ha adottato con la legge regionale 15 aprile 1999, n. 10, la "Bandiera della Regione", confermando una secolare tradizione che riconosceva quale simbolo condiviso il "campo bianco crociato di rosso con in ciascun quarto una testa di moro bendata sulla fronte rivolta in direzione opposta all'inferitura", seppure introducendo alcuni elementi di discontinuità quali la benda "sulla fronte" e lo sguardo rivolto non più verso l'inferitura;
CONSIDERATO che:
- in disparte l'annoso ed articolato dibattito sulle origini dell'emblema dei quattro mori - siano essi celebrativi della vittoria aragonese di Alcoraz del 1096 o la rappresentazione del gonfalone donato da papa Benedetto VIII ai pisani in difesa della Sardegna o ancora il sigillo coniato nel XIII secolo dalla Cancelleria reale di Pietro d'Aragona - oramai da sette secoli questo rappresenta un elemento identificativo della nostra terra, per noi sardi e per la comunità internazionale: Sos battor moros scandiscono infatti la storia del popolo sardo nei periodi bui come in quelli radiosi e fin dallo Stemmario di Gelre - manoscritto tardo-trecentesco conservato a Bruxelles, nel quale sono compilativamente raccolti gli stemmi dell'Europa del tempo - sono certamente riconosciuti nel mondo come identificativi del Regno di Sardegna;
- nel tempo, l'emblema dei quattro mori, pur non avendo una genesi autoctona, è stato interiorizzato dal sentimento popolare diffuso ed ha storicamente rappresentato la Sardegna sfilando, ad esempio, al funerale di Carlo V nel 1558; contraddistinguendo i numerosi e "riformati" Tercios de Cerdeña fino al primo reggimento dei Granatieri di Sardegna ed alla gloriosa Brigata Sassari; guidando le sorti di migliaia di giovani sardi che con onore e abnegazione hanno dato la loro vita nelle trincee e sui campi delle troppe guerre dell'Italia savoiarda;
- l'uso dei quattro mori bendati sui quarti disegnati dalla croce di San Giorgio è stato perciò anche formalmente adottato, come anzidetto, quale segno grafico identificativo dell'Amministrazione regionale, secondo una tradizione certa di circa sette secoli, e rappresenta indiscutibilmente più di ogni altro simbolo, il senso profondo di appartenenza identitaria del popolo sardo, ed è stato fino ad oggi l'elemento maggiormente determinante della maturazione della sua coscienza civile, comunitaria, sociale e politica, aliena da egoistici individualismi, e della collaborazione, su un piano di pari dignità, con comunità diverse o più vaste;
ATTESO che:
- l'adozione e l'utilizzo istituzionale da parte della Regione, quale ente esponenziale del popolo sardo, della bandiera dei quattro morì, e non soltanto del semplice gonfalone, ha evidenziato la coscienza e la volontà condivisa di essere comunità e non semplice ente territoriale, poiché la bandiera della Sardegna, pur non essendo espressione di sovranità, è comunque affermazione di individualità comunitaria ed assieme segno istituzionale per la promozione e la valorizzazione dell'immagine unitaria della Regione;
- dal febbraio dell'anno 2005 era stato, peraltro, avviato un processo di ridefinizione dell'identità visiva dell'Amministrazione regionale che aveva ricompreso anche l'uso applicativo dello stemma negli atti dell'Amministrazione, che per portata storica e valenza simbolica contribuisce a preservare la memoria e dà continuità al patrimonio archivistico degli atti dell'Amministrazione regionale, attraverso l'adozione quasi uniforme dell'immagine della bandiera della Regione quale simbolo sostitutivo dello stemma, pur non essendo intervenuta alcuna modifica normativa che abbia sancito la sostituzione di detto simbolo con quello della bandiera;
CONSTATATO infine che sorprendenti ed inopinate esternazioni pubbliche contro l'utilizzo della bandiera dei quattro mori quale rappresentazione ufficiale ed istituzionale della Regione, operate di recente anche da parte di esponenti dell'attuale Governo italiano, hanno messo in evidenza tutta la genericità e la profonda carenza del senso di appartenenza alla nostra comunità di quanti, pure nell'occasione, hanno mostrato di non interpretare affatto gli interessi e la sensibilità del popolo sardo, ma soltanto di portare avanti, in coerenza ad un ormai chiaro progetto di soppressione della specialità e delle sue prerogative legislative, il pericoloso tentativo di destrutturare l'intero impianto identitario della nazione sarda, a partire dalla cancellazione della sua bandiera storica, unica nel suo genere dal punto di vista del riconoscimento socio-culturale,
riafferma
il valore storico, ideale e identitario della bandiera della Regione, in armonia con il percorso esistenziale dell'intero popolo sardo, che vi si è riconosciuto da oltre sette secoli, ed in conformità alla rappresentazione di cui alla legge regionale 15 aprile 1999, n. 10, secondo cui consta di "campo bianco crociato di rosso con in ciascun quarto una testa di moro bendata sulla fronte rivolta in direzione opposta all'inferitura",
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a farsi portavoce dell'esigenza di interpretare anche simbolicamente la sensibilità popolare della Sardegna ed assieme garantire coerenza e omogeneità all'immagine complessiva della Regione anche mediante il più ampio utilizzo dell'immagine della bandiera della Regione in tutti gli atti interni ed esterni della Regione autonoma della Sardegna, nonché nel portale istituzionale dell'Amministrazione, nei siti tematici, negli speciali in esso ricompresi ed in tutte le produzioni grafiche che contraddistinguono le attività di comunicazione istituzionale dell'ente, ivi compresi gli usi applicativi connessi alla partecipazione della Regione a fiere, rassegne, convegni, mostre a livello nazionale ed internazionale;
2) a riprendere la celebrazione dell'anniversario della costituzione della Regione in ente autonomo e dichiarando congiuntamente tale ricorrenza quale Giornata nazionale della bandiera sarda.
Cagliari, 24 febbraio 2015