CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XV LEGISLATURA
INTERPELLANZA N. 5/A
INTERPELLANZA ARBAU sulle azioni da intraprendere a seguito dell'entrata in vigore della decisione n. 2014/178/UE del 27 marzo 2014 della Commissione europea recante misure di protezione contro la peste suina africana.
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Il sottoscritto,
premesso che:
- la decisione n. 2014/178/UE del 27 marzo 2014 della Commissione
europea recante misure di protezione contro la peste suina africana
(PSA) prevede limitazioni diversamente modulate per zone
circoscritte della Polonia e della Lituania mentre, esclusivamente
nei confronti della Sardegna, a causa della presenza endemica della
PSA nell'Isola da oltre 35 anni, stabilisce il divieto assoluto di
esportazione dei suini vivi, delle carni fresche, dei salumi e,
comunque, di tutto ciò che sia prodotto con carne ottenuta da suini
nati ed allevati in tutto il nostro territorio;
- le misure introdotte da questa decisione comunitaria costituiscono
il mero coordinamento di una serie di provvedimenti adottati
dall'Unione europea nei confronti della Sardegna già a partire dal
1979, anno in cui compariva la PSA nell'Isola e culminati con il
provvedimento di blocco totale dell'esportazione di tutti i prodotti
a base di carne suina sarda assunto nel novembre 2011 a seguito
della grave recrudescenza della epizoozia;
- la legislazione nazionale (decreto legislativo 20 febbraio 2004,
n. 54) che ha recepito le disposizioni dell'Unione europea relative
alle misure minime per la lotta contro la PSA (direttiva n.
2002/60/CE), ogni qualvolta viene ufficialmente identificato un
focolaio di PSA, prevede l'immediata istituzione di una zona di
protezione (vasta 3 km di raggio dal focolaio) e di una zona di
sorveglianza (10 km di raggio) all'interno della quale viene inibita
la movimentazione dei suini a titolo precauzionale, per un periodo
non inferiore a 21 giorni (di incubazione della malattia), ma che
normalmente si protrae per circa 40/60 giorni, cioè fino a quando le
autorità locali competenti in ambito veterinario non completano una
serie di controlli clinici e diagnostici sui suini presenti nelle
aziende zootecniche situate all'interno di tali zone al fine di
escludere un eventuale contagio della malattia;
- il divieto assoluto di movimentazione dei suini all'interno delle
zone di protezione e sorveglianza inibisce qualsiasi attività
commerciale delle aziende suinicole ricadenti in tali zone, ancorché
esse siano rimaste indenni dalla malattia, fino alla revoca
definitiva della misura;
considerato che:
- il divieto assoluto di esportazione delle carni suine sarde e le
pesanti restrizioni alla commercializzazione dei suini anche
all'interno del territorio isolano, reiterate a seguito delle
ripetute scoperte di focolai di PSA, ha di fatto portato alla
paralisi di tutte le attività basate sull'allevamento del suino a
livello professionale;
- negli ultimi 3 anni si è drasticamente ridotto il numero delle
aziende suinicole professionali in Sardegna, tanto che nel 2012 ha
chiuso i battenti anche la Tecnopig di Bottidda, azienda modello
specializzata nell'allevamento di suini d'eccellenza, lasciando
senza lavoro, per giustificato motivo, tutti i dipendenti e quanti
operavano nell'indotto;
- recentemente, a causa del focolaio di PSA scoperto a Villacidro
nel Medio Campidano, territorio che fino ad oggi era riuscito a
rimanere indenne dalla PSA, la Sardegna rischia di perdere l'ultimo
baluardo di filiera suinicola regionale costituita da un insieme di
circa 20 allevamenti, 5 macelli, 3 laboratori di sezionamento e 2
salumifici, con un ritorno occupazionale che complessivamente
comprende oltre 450 lavoratori;
sottolineata la corresponsabilità del sistema veterinario locale che
nel territorio di Villacidro ha illegittimamente accreditato 11
aziende dedite all'allevamento dei suini allo stato brado, causa
prima della mancata eradicazione della PSA in Sardegna, pratica
assolutamente vietata dalla normativa regionale, nazionale e
comunitaria in quanto costituisce il fattore principale di rischio
di diffusione della epizoozia;
evidenziato che:
- il Food and veterinary office (FVO), organismo della Commissione
europea deputato alla verifica dell'adeguatezza dei sistemi di
controllo applicati dagli stati membri in materia alimentare e
veterinaria, nel report redatto a seguito della visita ispettiva
effettuata in Sardegna dall'11 al 18 marzo del 2013, indica come
fattori responsabili della mancata eradicazione della PSA l'assoluta
mancanza di qualsiasi azione repressiva da parte del sistema di
controllo ufficiale in Sardegna volta a contrastare la pratica
dell'allevamento suino brado clandestino e l'inadeguatezza della
struttura regionale di prevenzione preposta all'elaborazione delle
azioni di contrasto ed eradicazione della PSA ed al coordinamento
delle strutture di prevenzione periferiche;
- non ci si può esimere dal riconoscere la responsabilità delle
istituzioni politiche e degli organi amministrativi e sanitari
competenti sia a livello regionale che territoriale, per la mancata
esecuzione delle azioni previste nei piani regionali di eradicazione
della PSA per quanto concerne il contrasto della pratica
dell'allevamento del suino brado "clandestino";
- le responsabilità della non applicazione delle azioni di lotta al
pascolo brado appaiono tanto più gravi ed evidenti se paragonate
alla capziosa applicazione della miriade di normative sanitarie
introdotte negli anni per contrastare la PSA, applicate
esclusivamente nei confronti delle aziende "virtuose", cioè
regolarmente accreditate e sempre rimaste indenni dalla PSA, in
pratica miriadi di controlli sanitari e non, richieste di
adempimenti burocratici spesso ingiustificati ma sempre dispendiosi
in termini di risorse monetarie e di capitale umano, blocchi delle
attività portate avanti sempre più faticosamente e con difficoltà
amplificatesi negli anni;
rimarcato che:
- il dispiegarsi della immane e pluriennale attività di controllo,
teoricamente finalizzata alla salvaguardia del comparto suinicolo
regionale, in quanto applicata a senso unico solo nei confronti del
sistema suinicolo virtuoso, nel tempo si è rivelata una concausa del
progressivo indebolimento del comparto, a tutto vantaggio delle
importazioni e dei produttori suinicoli esteri, con grave danno per
l'intera economia regionale;
- le diffuse inadempienze della politica e del sistema di controllo
regionale nell'azione di contrasto alla PSA, lungi dal porsi come
strumenti a tutela e supporto degli interessi socio-economici della
Regione, sono risultate per contro univocamente funzionali al
mantenimento delle condizioni di emergenza ed alle misure
straordinarie di spesa ad esse connesse;
- tutti i piani di eradicazione della PSA messi in atto in questi
anni a livello regionale e l'enorme massa di denaro messa a
disposizione per la loro attuazione, in quanto misure straordinarie
di contrasto ad una emergenza sanitaria in materia di sicurezza
alimentare, non sono mai stati oggetto di effettiva valutazione in
termini di rapporto costi-benefici, ma sono stati sterilmente
riproposti di anno in anno, finendo col rappresentare non validi
elementi di contrasto alla PSA, quanto piuttosto elementi integranti
del sistema politico e burocratico altamente autoreferenziale con
cui la PSA pacificamente convive e prolifica da decenni;
ritenuto che:
- non sia più differibile uscire in tempi il più possibile rapidi
dalla continua "emergenza sanitaria", espressione peraltro essa
stessa stridente e grottesca in quanto usata in riferimento ad una
situazione che si protrae ormai da trentacinque anni;
- per ricreare le condizioni di sviluppo del comparto suinicolo
regionale e della filiera agro-industriale ad essa connessa sia
necessaria un'inversione di rotta ed un taglio netto rispetto alle
azioni fino ad oggi intraprese a livello regionale, rinnovamento che
si ritiene non possa essere attuato efficacemente da quegli stessi
soggetti che nei vari settori si sono resi corresponsabili dei
decennali insuccessi nella lotta alla PSA;
- sia necessario procedere al rinnovamento ed incremento del
Servizio di prevenzione regionale con professionalità specifiche e
con autorità effettiva di coordinamento e controllo dell'attività di
prevenzione periferica e parimenti al rinnovamento delle direzioni
dei Servizi di sanità animale delle 8 ASL della Sardegna, qualora i
dirigenti abbiano maturato nella stesse sede anzianità di servizio
tali da legittimare dubbi sull'efficacia dell'attività svolta
nell'esercizio delle proprie funzioni,
chiede di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore
regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
1) se non ritengano necessario e urgente intraprendere, presso le
competenti autorità sanitarie nazionali e comunitarie, tutte le
iniziative utili al fine di ottenere la sospensione immediata
dell'applicazione in Sardegna delle misure di lotta contro la PSA
previste nel decreto legislativo n. 54 del 2004, in quanto efficaci
per contrastare una forma epidemica e non endemica della epizoozia
come nel caso della PSA in Sardegna;
2) se non ritengano altresì necessario ed indifferibile, in un
contesto strutturalmente rinnovato e responsabilizzato, attuare
progressivamente l'implementazione delle azioni di contrasto alla
PSA indicate nel report FVO;
3) se ritengano opportuno procedere al rinnovamento ed incremento
del Servizio di prevenzione regionale con professionalità specifiche
e con autorità effettiva di coordinamento e controllo dell'attività
di prevenzione periferica e parimenti al rinnovamento delle
direzioni dei Servizi di sanità animale delle 8 ASL della Sardegna;
4) se ritengano altresì opportuno avviare la predisposizione di un
sistema di incentivazione per l'allevamento suinicolo sardo
regolarmente accreditato e continuativamente indenne da PSA sia di
piccole che di grandi dimensioni, al fine di salvaguardare le
aziende esistenti e favorire la progressiva emersione e
regolarizzazione delle aziende suinicole irregolari.
Cagliari, 29 aprile 2014