CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURAPROPOSTA DI LEGGE N. 228
presentata dai Consiglieri regionali
ARBAU - AZARA - LEDDA - PERRAil 16 giugno 2015
Norme per la tutela, ufficializzazione e promozione della lingua sarda
e delle altre varietà linguistiche della Sardegna***************
RELAZIONE DEI PROPONENTI
1. Il patrimonio linguistico dell'Isola
La proposta di legge "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua sarda e delle altre varietà linguistiche della Sardegna" propone un progetto identitario-linguistico per la Sardegna, inteso quale processo che necessita di un forte radicamento nella conoscenza e nella capacità di progettare un futuro di autodeterminazione comunitaria solidale, sostanziale e responsabile. La ricchezza linguistica della Sardegna rappresenta, non solo per i dardi, una risorsa preziosa per il futuro e richiama la storia di un popolo che, da tempo immemorabile, ha abitato l'isola, ponendosi come punto di sintesi storica e culturale la cui originalità e specificità è il risultato del sovrapporsi di stratificazioni e contaminazioni di civiltà e culture che si sono incontrate, scontrate o completate.
Perseguire la tutela e la valorizzazione della lingua sarda e delle altre lingue presenti in Sardegna è, quindi, non solo un'esigenza scientifica e culturale, ma anche un impegno etico e politico prioritario, dal momento che la lingua rappresenta un forte differenziatore dei caratteri identitari e, come tale, riveste interesse centrale per un'azione di governo che poggi sui fondamenti della sovranità concreta e della specialità di popolo. Nessuno può negare più che ci sia una questione nazionale in Sardegna, e che questa sia legata strettamente alla presenza millenaria di una lingua nazionale e di altre lingue minori per importanza numerica, ma non per valore culturale e identitario.
La mancata realizzazione di una politica linguistica secolare a favore della lingua locale, operata ai danni del popolo sardo, ha assunto il tratto di una catastrofe storica che ancora oggi porta con sé conseguenze gravissime, ma che, poiché è stata forte e approfondita l'elaborazione e la riflessione sulla perdita, può rappresentare, nel divenire del processo di riacquisizione, un'ulteriore occasione di crescita e di superamento del disconoscimento nazionalitario subito. Oggi che indiscutibilmente l'italiano, a torto o a ragione, è comunque la lingua preminente negli spazi pubblici e formali, si pone ancora più forte il problema della salvaguardia della lingua di identità storica, e degli altri idiomi presenti in Sardegna, al fine di preservare un patrimonio che rischia la definitiva polverizzazione dialettale, la folclorizzazione o la sopravvivenza come mero ghetto etnico.
In quest'ottica, la lingua sarda propriamente detta e le altre varietà linguistiche che si parlano in Sardegna (catalano, gallurese, ligure e sassarese) richiedono una politica di sviluppo e rinascita che non le consideri come un mero patrimonio dialettologico, glottologico o etimologico, oggetto di studi e mai soggetto di azione politico-culturale, ma che le veda, innanzitutto, come bandiere della storia e dell'identità delle genti che abitano e hanno abitato quest'isola. Esse vanno valorizzate quali risorse fondamentali (anche economiche) da conoscere, salvaguardare e accrescere per rafforzare la consapevolezza e il senso di appartenenza alle nostre comunità locali.
C'è stato e c'è tuttora un forte movimento oppositivo in Sardegna sulle questioni linguistiche. Anche da parte di moti intellettuali accreditati. Non sempre è un movimento trasparente nei fini e nelle azioni. Utilizza piuttosto l'arma degli stereotipi e pregiudizi contro una lingua chiamata così, ma considerata "dialetto", piuttosto che la franca battaglia politica e culturale contro una lingua nazionale (che in passato è stata ufficiale e che ha prodotto una ricca letteratura).
Questo ha creato una diffusa percezione di spaesamento, annichilimento, alienazione che ha prodotto un pensiero autoreferenziale in una autorappresentazione della nostra comunità nello scenario mondiale come portatrice massima dello stigma auto colonizzante. Si è favorita in questo modo un'idea di subalternità della Sardegna (e quindi della sua lingua) che è sfociata da un lato nella concezione non paritaria dei rapporti extra isolani, dall'altro nella passività e rassegnazione a un destino di dipendenza e assistenzialismo diffusi. Tale percezione si è palesata in disaffezione politica e soprattutto nel non ricercare competenze primarie sul piano normativo (a differenza di altre regioni a statuto speciale) per la cura del patrimonio linguistico nel suo complesso.
Allo stesso modo si è conformato un pensiero diffuso sulla sardità intesa come fardello, gravame, impedimento all'accesso e alla realizzazione personale-collettiva della dimensione della "modernità". La lingua sarda non viene considerata una risorsa nazionale da cui il popolo sardo (come altri popoli tra cui il catalano) possa ripartire per costruire la sua rinascita, ma piuttosto come un coacervo di dialetti divisi, incomprensibili, arcaici, ghettizzanti, privi di lessico e terminologia moderna, non utilizzabili in contesti pubblici e colti, poco adatti alle donne e che disturbano l'apprendimento sano del bambino.
La presente proposta di legge intende porre un rimedio. Si tratta di un provvedimento a 360 gradi che si occupa di sistematizzare tutte le branche della politica linguistica e non di affrontare solo una sezione o un tema. La rivitalizzazione non può occuparsi solo della scuola o solo degli sportelli linguistici, o solo dei media, ma deve essere affrontata come una pianificazione complessiva e sistemica di tutti gli elementi in gioco e di tutti i piani da aggredire e forgiare. Altrimenti, si rischia il corto circuito operativo e la mancanza di efficacia armonica degli interventi. La scuola non è un mondo a sé. Cosi come non è un mondo a sé l'insegnamento pubblico di una lingua minoritaria.
C'è nella proposta un pannello completo di settori e criticità collegati tra di loro, quando si pianifica il rafforzamento scolastico dell'insegnamento linguistico. Le leggi che regolano la materia, nei vari settori della promozione linguistica, devono essere armonizzate e creare un fronte giuridico-sociale di positività verso il problema generale.
Questa proposta di legge non è dunque un semplice insieme di norme, intese come azioni concrete e valide, ma piuttosto una costruzione sistemica di un punto di vista che sia di ribaltamento del paradigma culturale esistente sulla stereotipizzazione del sardo, che sia di stimolo e supporto alla creazione di una politica linguistica basata sulla lingua dell'autodeteminazione e dell'autocoscienza dei sardi. In questo senso, la lingua diventa un elemento della coesione sociale così come indicato negli strumenti di programmazione europea. Allo stesso tempo si trasforma da occasione presunta di arretratezza sociale, in risorsa economica che vivifica e moltiplica le possibilità di crescita della società sarda.
2. Lingua sarda e legislazione linguistica
Con la proposta di legge si intende intervenire a vari livelli, nelle scarse competenze che lo Stato attribuisce alla Regione, condividendo le scelte con istituzioni, enti, associazioni e operatori qualificati, così come lo strumento normativo che qui si propone, permette e consente. Il testo non è un libro dei sogni autoreferenziale con il quale si cerca il facile consenso. E non è neppure un testo provocatorio che cerca lo scontro con lo Stato sulla compatibilità costituzionale delle norme per dare un alibi alla scarsa concretezza della classe dirigente locale.
Il testo si sforza di muoversi nello stretto e ingiusto corridoio di prerogative giurisdizionali che lo Stato lascia alla Regione autonoma della Sardegna nel campo delle minoranze linguistiche. E propone le norme minime di tutela e azione che si candidano alla non impugnabilità da parte del Governo dinnanzi la Corte costituzionale. Si candidano, con non certezza, perché nell'Italia di oggi, in questa materia, le Regioni spesso devono fare i conti con una tendenza centralistica sempre più forte.
Negli ultimi dieci anni, in attuazione dei programmi di governo, l'Amministrazione regionale richiamandosi alla normativa in materia di minoranze linguistiche e in particolare all'articolo 6 della Costituzione, alla Carta europea per le lingue regionali e minoritarie del 1992 e in attuazione delle norme quadro contenute nella legge 15 dicembre 1999, n. 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 297 del 20 dicembre 1999, e dei principi contenuti nella legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26 (Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna), ha realizzato iniziative volte a sostenere il ruolo della lingua sarda propriamente detta e delle altre varietà presenti nel territorio regionale.
Alcune iniziative legislative, efficaci ma episodiche, hanno regolamentato il sostegno agli uffici della lingua sarda regionali e locali, il sostegno ad alcune emittenti radiofoniche e l'ingresso della lingua sarda a scuola nell'orario curricolare in forma veicolare. Nel merito, occorre rilevare che il contesto di applicazione della vecchia legge regionale n. 26 del 1997 si è notevolmente modificato e ridotto con il sopravvenire della legge n. 482 del 1999, la quale, con l'obiettivo di tutelare e promuovere le lingue regionali e minoritarie, riconosce e tutela, tra le altre, la lingua e la cultura delle popolazioni catalane e di quelle parlanti il sardo. Ciò da un lato rappresenta un importante riconoscimento per la varietà sarda propriamente detta e per quella catalana che impone di approfondire le modalità di rapporto con le altre istituzioni interessate (enti locali, province, istituti scolastici, Stato), dall'altro, non contemplando alcune varietà linguistiche tutelate dalla normativa regionale (che la legge regionale n. 26 del 1997 identifica come il tabarchino delle isole sulcitane e i dialetti sassarese e gallurese), apre un'ulteriore prospettiva di riflessione.
Oggi queste fonti normative vecchie e nuove hanno bisogno di essere raccordate da un nuovo strumento-cornice. Alcuni dei provvedimenti normativi summenzionati sono stati molto positivi, ma si è trattato però di interventi che rischiano di essere slegati tra loro e che hanno necessariamente bisogno di un coordinamento legislativo assicurato dalla presente proposta di legge.
3. Lingua sarda, lingua standard e altre lingue regionali
La questione del rapporto tra la lingua sarda e le altre varietà dell'isola è centrale nella definizione di questa nuova proposta di legge e si caratterizza per la parità di condizioni e interventi pur nel riconoscimento reciproco distintivo dal punto di vista identitario e culturale.
Si intende per lingua sarda, cosi come già sottolineato e messo in evidenza da studi approfonditi e riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, e asseverati dal legislatore sia statale che regionale, quel sistema-famiglia di varietà linguistiche evolutesi nell'Isola a partire da un sostrato latino originario che, pur nella naturale variazione, mantengono comunque una serie di tratti originali e tipici nell'evoluzione dal latino in volgare. La lingua sarda è comunque parlata storicamente nella gran parte del territorio regionale. Il sardo, lingua di identità storica e propria della Sardegna, all'interno del suo dominio si suddivide in numerose realtà territoriali e locali (oltre a subire tutti i mutamenti costanti a cui sono soggette normalmente le varietà linguistiche non standardizzate dal punto di vista cronologico, sociologico, personale, mediale, funzionale e geografico) che mutano nelle classificazioni convenzionali operate da linguisti e dialettologi fino a singoli esiti, come in ogni lingua naturale, in ogni municipio della Sardegna. Studi compiuti all'indomani della nascita della linguistica moderna, hanno messo in rilievo come le varietà linguistiche del nord Sardegna, definite nella legge regionale n. 26 del 1997 come dialetti turritano e gallurese, sono in realtà originarie di un sostrato di lingua corsa (che ha reagito col sardo preesistente) affermatosi in seguito a migrazioni di popolazioni in età moderna. Allo stesso modo la varietà di catalano parlata ad Alghero e quella ligure parlata a Carloforte e Calasetta (che pure hanno subito influenze dal sardo) sono varietà alloglotte giunte in Sardegna in seguito a migrazioni storiche che hanno profondamente modificato il panorama linguistico dei territori di pertinenza. Il catalano, lingua che oggi tende al riconoscimento ufficiale in Europa, è stata varietà ufficiale per lunghi secoli nel Regno di Sardegna e oggi è utilizzata normalmente in Catalogna, Valencia e Baleari, oltre ad essere parlata nella Francia meridionale.
Si ritiene che questa complessità frastagliata e mutabile, lungi dall'essere un peso, sia una possibilità irripetibile di crescita complessiva culturale della comunità regionale in merito alla consapevolezza linguistica. La mutevolezza diatopica interna alla lingua sarda, in assenza per secoli di una koinè ufficiale che mutasse il quadro "naturale" o storico-tradizionale, non ha messo in pericolo la sopravvivenza della lingua che piuttosto è minacciata al giorno d'oggi dalla sostituzione dell' italiano.
Il fenomeno della diglossia delle varietà locali con l'italiano ha di fatto però messo in pericolo la sopravvivenza sia della lingua propria della Sardegna che delle altre varietà. I linguisti concordano nel sostenere che la situazione in Sardegna si avvia da un regime piuttosto stabile di diglossia degli ultimi due secoli a uno più insidioso di alalia che prelude alla scomparsa delle varietà. È necessario, dunque, rafforzare l'intervento con le metodologie internazionali proprie della disciplina della rivitalizzazione e pianificazione linguistica per evitare la catastrofe glotto-linguistica e la fine della veicolarità della lingua sarda e la sua collocazione nelle lingue definitivamente scomparse entro il breve volgere di qualche generazione, come del resto segnalava già la ricerca Euromosaic, sostenuta dall'Europa qualche decennio fa.
La standardizzazione della lingua sarda è fondamentale per il suo prestigio e per il suo uso pubblico. Non può essere accantonata e deve essere invece implementata anche a livello scolastico. Le varietà locali certo vanno rispettate e favorite nell'uso orale, ma la scrittura unificata del sardo è primaria urgenza della politica linguistica. Sa limba sarda comuna, proposta dal governo Soru nel 2006, è già uscita dai ristretti ambiti della "lingua in uscita dell'Amministrazione regionale" e deve essere implementata, anche con emendamenti migliorativi se si ritiene, come scrittura "ufficiale" della lingua sarda.
Dopo anni di intenso lavoro, la politica linguistica è ora in una fase di riflessione. Si pone il problema della proposta, della discussione e dell'approvazione di una nuova legge che applichi le novità legislative e contenutistiche della legge n. 482 del 1999, ed enunci gli indirizzi generali e gli strumenti operativi delle politiche d'intervento della Regione per promuovere e valorizzare la ricchezza culturale e le varietà linguistiche presenti nel territorio isolano. In questi ultimi anni si sono susseguite numerose iniziative tese a rafforzare gli aspetti della valorizzazione e dell'uso effettivo della lingua sarda, in particolare per ciò che riguarda il suo uso parlato oltre a quello ufficiale e di comunicazione pubblica locale.
L'esperienza concreta, effettuata sul campo anche dalla Regione, che ha dato vita a un suo ufficio linguistico, ha fatto maturare ulteriormente la convinzione che esista la necessità di un nuovo strumento normativo che presieda a un più efficace svolgimento delle politiche linguistiche. La legge n. 482 del 1999, pur essendo applicata in Sardegna già da diversi anni, non è mai stata recepita completamente nell'ordinamento regionale. L'emanazione di una nuova e più organica legge diventa pertanto un impegno significativo, un passo obbligatorio e urgente.
La legge regionale n. 26 del 1997 fu approvata prima della legge n. 482 del 1999 e non ne contiene tutte le innovazioni legislative a favore delle lingue minoritarie. Piuttosto è uno strumento che ha accolto principi generali operativi sull'insieme dell'identità sarda, della cultura, della valorizzazione dei beni culturali rafforzando in maniera rilevante, negli ultimi dieci anni, un senso diffuso di identità regionale. Al momento della sua approvazione, la legge non distingueva tra il problema della cultura e quello della lingua e forse anche per questo ha solo in parte contrastato la marginalizzazione e folclorizzazione delle espressioni linguistiche autoctone; solo parzialmente ha contribuito alla veicolarità della lingua e al suo effettivo insegnamento nelle scuole.
La lingua di minoranza, solitamente percepita dalla popolazione, alfabetizzata in un'altra lingua come coacervo di dialetti "inferiori" e "minori", ha bisogno di essere sostenuta, vincolata e protetta come se fosse (e infatti lo è) un soggetto svantaggiato. Allo stesso modo non bisogna cadere nella trappola di "folclorizzare" la questione della lingua e limitarla agli ambiti più propriamente folclorici o delle tradizioni popolari. In questo modo il messaggio vincolato donato alla popolazione sarebbe contradditorio e infelice e si otterrebbe l'effetto opposto di rafforzare il municipalismo e la frammentazione dialettale, a discapito dell'uso di una lingua normale. Le espressioni dell'arte popolare e la politica linguistica vanno necessariamente regolamentate separatamente in ambiti diversi.
6. Finalità, obiettivi e strategie della proposta di legge
Gli obiettivi del disegno di legge sono:
a) ribaltare i fattori negativi che hanno portato all'interruzione della trasmissione intergenerazionale della lingua sarda e alla sua marginalizzazione al di fuori degli ambiti pubblici, formali, tecnici e colti;
b) promuovere la veicolarità della lingua al di fuori di contesti domestici e amicali;
c) radicare l'insegnamento del sardo nelle scuole e all'università;
d) intensificare la presenza del sardo nella pubblica amministrazione e nei media;
e) rendere visibile e udibile il sardo nella società conferendogli un ruolo di ufficialità e di segno forte dell'identità;
f) implementare il processo di utilizzo delle norme scritte di riferimento per la lingua sarda (LSC);
g) consolidare il patrimonio dialettale di tutte le varietà parlate;
h) promuovere le varietà alloglotte (catalano di Alghero, ligure delle isole del Sulcis, sardo-corso gallurese e sassarese).Resta fermo il ruolo dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica. Così come stabilito dalla legge quadro nazionale, gli atti aventi valore legale sono quelli scritti in italiano a cui si può aggiungere una traduzione in sardo.
Dal punto di vista politico-istituzionale si è tenuto conto dei mutamenti di rilievo intercorsi nel quadro normativo statale con la riforma del titolo V della Costituzione e con numerose aperture e possibilità programmatorie che la Regione ha acquisito soprattutto in campo scolastico. La riforma del titolo V, frutto di un processo di decentramento dei poteri e delle funzioni dello Stato, in atto ormai da anni e recentemente fattosi più rapido per l'intensificarsi delle spinte federaliste, è ancora valida per le Regioni a statuto speciale. Essa ha rispecchiato, anche se forse non abbastanza per Regioni a vocazione di autonomismo forte come la Sardegna, l'accresciuta consapevolezza dell'importanza della dimensione delle comunità locali e regionali per l'ordinata e produttiva vita dello Stato unitario.
Le più recenti sentenze della Corte costituzionale hanno chiarito il quadro delle competenze tra Stato e Regione in un preoccupante circolo vizioso, per cui lo Stato oggi però si arroga le competenze più importanti in fatto di minoranze linguistiche, ma non agisce di conseguenza, lasciando un vuoto pericoloso nella promozione delle lingue regionali, in particolare nelle istituzioni scolastiche. Si sta affermando in Italia un diffuso senso di fastidio verso le autonomie speciali e non, e si riproduce l'atteggiamento negativo e riduzionista nei confronti delle lingue regionali.
Tenendo presenti analoghi percorsi già avviati da altre regioni italiane, come il Friuli, la proposta di legge persegue la difesa dei diritti linguistici dei parlanti sardo e catalano in ambito scolastico, universitario, amministrativo e nel mondo della comunicazione di massa. Per le varietà presenti e non riconosciute dalla legge statale, si propongono attività di valorizzazione compensative che assicurino, nel territorio regionale, pari dignità. Finalità del testo normativo è anche quella di costruire un sistema organizzato e strutturato che presieda al dispiegamento di una politica linguistica coerente, competente, efficace e basata su standard di rendimento e verifica internazionali. Approssimazione, mancanza di certificazione delle competenze, cadute nel folclorismo non possono più essere considerate parte di una politica linguistica seria, responsabile, fondata su criteri scientifici e scelte politiche conseguenti.
La prospettiva tracciata è quella della leale e massima collaborazione istituzionale tra organismi europei, Stato, Regione, enti locali, istituzioni scolastiche e universitarie, istituzioni ecclesiali, associazioni, fondazioni e istituti anche non governativi al fine di compiere obiettivi e finalità nell'ambito della rivalutazione e ripartenza della lingua propria della Sardegna.
Dal punto di vista concreto, la proposta di legge tende a favorire la formazione e il consolidamento di operatori capaci, competenti e certificati della pianificazione linguistica che svolgano un ruolo propositivo e positivo nella promozione dei diritti linguistici, e all'acquisizione, a livello colto e popolare, di una nuova consapevolezza identitaria basata sulla veicolarità ufficiale della lingua. La rete degli sportelli linguistici provinciali e di unioni di comuni, già sostenuta dalla legge n. 482 del 1999, viene a questo proposito riorganizzata, implementata e rafforzata. Nella scuola si opera per l'implementazione graduale dell'insegnamento curricolare della lingua di minoranza storica. Si incentivano le università locali e quelle europee, a una maggiore attenzione alla promozione di insegnamenti veicolari e alla formazione degli operatori. Si incentivano i media, in particolare le nuove tecnologie dedicate all'innovazione, a dare una maggiore spinta e presenza alla lingua minoritaria.
Si tende insomma, a dare al sardo visibilità e spazio pubblico in una dimensione prevalentemente unitaria.
Descrizione dell'articolato
La proposta di legge è composta da 34 articoli, ripartiti in VI capi, e norme transitorie e finali.
Capo I - Disposizioni generali
Si compone di 5 articoli che trattano delle finalità della legge, dei principi ispiratori, delle fonti legislative a cui si attinge, della delimitazione territoriale delle minoranze, dei rapporti tra la lingua sarda e le varietà alloglotte e dell'uso delle norme di riferimento della lingua sarda per atti e documenti in uscita dell'Amministrazione regionale.
L'articolo 1 definisce le finalità della legge e ne espone l'oggetto. Le finalità sono individuate nella tutela, valorizzazione e promozione dell'uso della lingua sarda quale lingua di identità storica della Sardegna e parte del patrimonio storico, culturale e umano della comunità regionale. La Regione promuove e sostiene le iniziative pubbliche e private finalizzate a mantenere e incrementare l'uso della lingua sarda nel territorio di riferimento, inoltre promuove il riconoscimento dei diritti linguistici di ogni cittadino, la diversità linguistica e culturale, il sostegno verso un processo di identificazione della comunità regionale nel concetto, costituzionalmente riconosciuto, di popolo sardo. Finalità della legge è anche ampliare l'uso della lingua sarda nel territorio di riferimento, nel rispetto della libera scelta di ciascun cittadino. La legge, oltre che della lingua sarda propriamente detta, si occupa anche delle varietà linguistiche alloglotte. Sia del catalano, riconosciuto anche dalla legge quadro nazionale n. 482 del 1999, sia delle varietà linguistiche sardo-corse (sassarese, gallurese) e ligure dell'Isola di San Pietro, non riconosciute "lingue" dallo Stato, e assicura la pratica del multilinguismo come valore di coesione europea attuando le politiche della Regione a favore delle diversità linguistiche e culturali.
L'articolo 2 tratta dei principi ispiratori della legge che principalmente attua nel territorio regionale le disposizioni della legge quadro statale n. 482 del 1999 e ingloba i principi ispiratori della legge regionale n. 26 del 1997. Elenca le fonti normative internazionali che ispirano i principi della tutela delle minoranze linguistiche.
L'articolo 3 recepisce le disposizioni legislative della legge statale n. 482 del 1999 in merito alla delimitazione territoriale. La legislazione statale, infatti, stabilisce che la legge sulle minoranze linguistiche non tutela tanto il diritto linguistico del singolo individuo, ma piuttosto il diritto linguistico della comunità legata a una determinata realtà territoriale. È, dunque, necessario avviare e regolamentare procedure di delimitazione per far scattare la tutela della lingua ammessa a tutela.
L'articolo 4 determina i diritti delle comunità linguistiche diverse dal sardo propriamente detto e ne stabilisce la parificazione con il sardo individuando negli enti locali territoriali interessati i soggetti attuatori delle politiche di tutela.
L'articolo 5 regola l'uso e il sostegno delle norme linguistiche di riferimento per gli atti dell'Amministrazione regionale in uscita. Il codice giuridico-amministrativo non viene imposto a nessun altro ente pubblico. Gli altri enti sono liberi di utilizzarlo o meno.
Capo II - Uso pubblico della lingua sarda
Determina le regole d'uso, le possibilità e i diritti acquisiti dell'uso della lingua sarda nella pubblica amministrazione in Sardegna. In particolare si entra nel merito e si espone l'impiego della lingua negli uffici, la normativa per la cartellonistica, la toponomastica, la certificazione degli operatori e l'uso nelle assemblee elettive.
L'articolo 6 disciplina l'uso della lingua sarda che è consentito ai cittadini nei rapporti con la Regione, gli uffici degli enti locali e dei loro enti strumentali operanti nel territorio delimitato ai sensi dell'articolo 3. In nessun caso l'uso della lingua sarda nei procedimenti amministrativi può comportare l'aggravio o il rallentamento degli stessi. Stabilisce inoltre che è il Presidente della Regione il titolare delle competenze di politica linguistica.
L'articolo 7 stabilisce che la conoscenza della lingua sarda è attestata da una certificazione linguistica rilasciata da soggetti pubblici e privati abilitati.
L'articolo 8 definisce che gli atti comunicati alla generalità dei cittadini dai soggetti individuati all'articolo 6 possono essere redatti, oltre che in italiano, anche in sardo.
L'articolo 9 fissa le norme per l'uso della lingua sarda negli organismi collegiali.
L'articolo 10 disciplina i cartelli, le insegne, i supporti visivi e ogni altra indicazione di pubblica utilità esposta al pubblico, negli immobili sedi di uffici e di strutture operative, che possono essere corredati della traduzione in lingua sarda con pari evidenza grafica rispetto all'italiano.
L'articolo 11 stabilisce che la denominazione ufficiale in lingua sarda di comuni, frazioni e località è stabilita dalla Regione, tenuto conto delle mutazioni e varianti locali, e d'intesa con i comuni interessati entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Capo III - Interventi nel settore dell'istruzione
L'articolo 12 determina che, ai sensi dell'articolo 4, commi 1, 2, 3 e 4 della legge n. 482 del 1999, nelle scuole dell'infanzia, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado situate nei comuni delimitati ai sensi dell'articolo 3, la lingua sarda, è inserita nel percorso educativo, secondo le modalità specifiche corrispondenti all'ordine e grado scolastico nell'orario curricolare, tenendo conto della potestà legislativa della Regione in seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione.
L'articolo 13 consente alla Regione di collaborare con l'Ufficio scolastico regionale per la Sardegna al fine di garantire un armonico inserimento della lingua sarda nel sistema scolastico e di coordinare le iniziative di politica linguistica in ambito educativo. L'inserimento della lingua sarda a scuola va inteso come graduale e non impositivo. La Regione, in collaborazione con le autorità scolastiche e nel rispetto dell'autonomia scolastica, promuove il coordinamento tra le istituzioni scolastiche, favorisce la costituzione di reti di scuole e l'individuazione di scuole pilota sul territorio con l'obiettivo di sperimentare l'insegnamento del sardo nell'orario curricolare.
L'articolo 14 statuisce l'ambito di applicazione nelle scuole situate nei comuni delimitati ai sensi dell'articolo 3, le quali individuano, nella programmazione dell'insegnamento della lingua sarda, il modello educativo da applicare. La Regione, nella fase di prima applicazione della presente legge, promuove un metodo graduale e non impositivo di diffusione dell'insegnamento della lingua sarda. A questo scopo, per le prime tre annualità, promuove progetti-pilota nelle istituzioni scolastiche interessate a sperimentare l'insegnamento in orario curricolare della lingua sarda e agevola anche l'inserimento di figure professionali esterne certificate per l'insegnamento della lingua sarda.
Con l'articolo 15, per le finalità di cui all'articolo 13, comma 2, e dell'articolo 14, la Regione provvede al trasferimento di finanziamenti alle istituzioni scolastiche, sulla base del numero delle ore di insegnamento e di uso curricolare della lingua sarda rilevate e comunicate dall'Ufficio scolastico regionale.
Con l'articolo 16 la Regione sostiene la produzione di materiale didattico per l'insegnamento della e nella lingua sarda, elaborato secondo le linee indicate dal Comitato tecnico di cui all'articolo 13.
Con l'articolo 17 si disciplina l'accertamento delle risorse di personale docente con competenze nella lingua sarda in servizio nelle istituzioni scolastiche della Regione.
Con l'articolo 18 la Regione realizza iniziative d'informazione e di sensibilizzazione rivolte alle famiglie per diffondere la conoscenza degli obiettivi e delle caratteristiche del piano di introduzione della lingua sarda nel sistema scolastico anche presso le comunità residenti all'estero.
L'articolo 19, al fine di favorire l'apprendimento e l'uso della lingua sarda da parte dei cittadini, consente alla Regione di promuovere l'attività di volontariato per l'insegnamento della lingua sarda.
Capo IV - Interventi nel settore dei mezzi di comunicazione
La Regione sostiene la produzione di materiali audiovisivi ed editoriali in lingua sarda allo scopo di darne massima diffusione in ogni settore.
L'articolo 20 sostiene la presenza della lingua sarda nei mezzi di comunicazione di massa, radio, tv, giornali, stampa periodica, internet. La Regione stipula una convenzione con la RAI e attua il programma di una sua emittente web e digitale in video.
L'articolo 21 aiuta la Regione a incentivare e sostenere le pubblicazioni periodiche scritte interamente o prevalentemente in lingua sarda.
L'articolo 22 consente alla Regione di incentivare e sostenere la presenza della lingua sarda nell'ambito delle tecnologie informatiche, in particolare su Internet, in formato testuale e audiovisivo.
L'articolo 23 stabilisce che, con atto emanato dall'Assessore di cui all'articolo 14, comma 4, della legge regionale n. 26 del 1997, sentita la Commissione consiliare competente, sono definiti criteri e modalità per l'attuazione degli interventi di sostegno previsti dalle disposizioni del presente capo, compresi interventi che riguardino rapporti con la concessionaria del pubblico servizio radiotelevisivo.
La Regione riconosce una speciale funzione di servizio ai soggetti pubblici e privati che svolgono un'attività qualificata e continuativa nel territorio regionale per la promozione e la diffusione della lingua sarda e che dispongono di strutture stabili e di un'adeguata organizzazione.
Con l'articolo 24, la Regione può promuovere, in collaborazione con gli atenei isolani, gli sportelli linguistici e le associazioni di tutela riconosciute, la creazione di fondazioni e istituti con un ruolo di primaria importanza, sostenendone il perseguimento delle finalità istituzionali di alto valore scientifico nell'ambito della lingua sarda. Le finalità di fondazioni e istituti devono essere improntate alle attività di pianificazione e promozione linguistica con standard europei. La Regione favorisce e sostiene la creazione di corsi di insegnamento, cattedre, studio, nonché ricerche, di e sulla lingua sarda presso istituzioni accademiche sarde, italiane ed estere. Il 70 per cento delle iniziative deve essere improntato all'uso veicolare della lingua nell'insegnamento. Le iniziative sono finalizzate alla formazione di insegnanti e operatori della politica linguistica.
Capo VI - Programmazione e verifiche
La Regione definisce gli strumenti, i modi e i tempi della programmazione linguistica, delle verifiche e dei monitoraggi necessari.
L'articolo 25 definisce il Piano generale di politica linguistica (PGPL) per il conseguimento dei seguenti obiettivi:
a) garantire ai cittadini di lingua sarda l'esercizio dei diritti linguistici;
b) promuovere l'uso sociale della lingua sarda e il suo sviluppo come codice linguistico adatto a tutte le situazioni della vita moderna;
c) pur nel rispetto delle espressioni linguistiche locali, perseguire una politica linguistica unitaria, mediante il coordinamento delle azioni programmate da altri enti e istituzioni pubbliche e private;
d) stabilire le priorità degli interventi regionali nel settore dell'istruzione;
e) fissare criteri e priorità per interventi nel settore dei mezzi di comunicazione e per il sostegno alle realtà associative.L'articolo 26 determina il ruolo del Piano degli interventi prioritari da approvare annualmente.
L'articolo 27 dispone che la Regione, gli enti locali e i concessionari di pubblici servizi approvino dei piani di politica linguistica. L'approvazione e la conforme applicazione dei Piani di politica linguistica costituiscono, per gli enti locali e per i concessionari di pubblici servizi, condizioni per l'ottenimento dei finanziamenti di cui alla presente legge negli anni successivi.
L'articolo 28 determina che la Regione sostiene finanziariamente gli uffici della lingua sarda, istituiti da enti locali o unioni di enti locali e altre amministrazioni pubbliche e ne coordina le iniziative.
L'articolo 29 stabilisce che il Consiglio regionale, una volta all'anno, dedica una seduta all'analisi delle politiche linguistiche regionali in seguito alla presentazione di un rapporto da parte della Giunta regionale.
L'articolo 30 statuisce che la Regione organizza ogni anno la Conferenza regionale della lingua sarda quale occasione di verifica dei risultati ottenuti e per un confronto democratico con gli operatori del settore.
L'articolo 31 prevede che la Regione sostenga iniziative di promozione dell'uso della lingua sarda nei culti.
L'articolo 32 conferma il sostegno della Regione all'uso della lingua sarda nella società, nel mondo economico, in quello giuridico e sportivo e in tutti i campi della vita moderna anche con campagne promozionali dedicate.
L'articolo 33 prevede la copertura finanziaria del provvedimento.
L'articolo 34 indica le norme che il presente provvedimento legislativo abroga.
L'articolo 35 disciplina l'entrata in vigore della legge.
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TESTO DEL PROPONENTE
Capo I
Disposizioni generaliArt. 1
Finalità1. In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), così come modificato dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione), la Regione tutela, valorizza e promuove l'uso della lingua sarda quale lingua di identità storica e di popolo della Sardegna e parte del patrimonio storico, culturale e umano della comunità regionale.
2. Con la presente legge la Regione promuove e sostiene le iniziative pubbliche e private finalizzate a mantenere e sviluppare l'uso della lingua sarda nel territorio di riferimento, promuovendo la diversità linguistica e culturale, nonché il sostegno verso un processo di identificazione della comunità regionale nel concetto costituzionalmente riconosciuto, di popolo sardo.
3. La presente legge è finalizzata ad ampliare l'uso della lingua sarda, nel rispetto della libera scelta di ciascun cittadino. I servizi in lingua sarda che gli enti pubblici e i concessionari dei pubblici servizi assicurano sono opportunità per i cittadini che vi aderiscono in base alla propria libera scelta.
4. La Regione, nell'ambito delle competenze statutarie, promuove e incentiva, altresì, la conoscenza e l'uso della lingua sarda presso le comunità dei sardi in Italia e nel mondo.
5. La presente legge, unitamente alle disposizioni emanate a tutela della lingua catalana e delle varietà linguistiche sardo-corse (sassarese e gallurese) e ligure delle isole del Sulcis, promuove il multilinguismo come valore di coesione europea e attua le politiche della Regione a favore delle diversità linguistiche e culturali.
Art. 2
Principi1. Con la presente legge la Regione concorre nell'ambito delle proprie competenze all'attuazione dei principi espressi:
a) dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni unite il 10 dicembre 1948;
b) dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata con la legge 4 agosto 1955, n. 848 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali firmata a Roma il 4 novembre 1950 e del Protocollo addizionale alla Convenzione stessa, firmato a Parigi il 20 marzo 1952);
c) dallo Strumento dell'iniziativa centro europea per la tutela dei diritti di protezione delle minoranze, sottoscritto a Budapest il 15 novembre 1994;
d) dai documenti dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) sottoscritti dall'Italia in materia di tutela delle lingue;
e) dalla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, adottata a Strasburgo il 5 novembre 1992;
f) dall'articolo 3 del Trattato costituzionale dell'Unione europea, ratificato dal Parlamento italiano con legge 7 aprile 2005, n. 57 (Ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Roma il 29 ottobre 2004).2. La presente legge attua i principi della legislazione statale quadro in materia e, in particolare, della legge 15 dicembre 1999, n. 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), tenuto conto dei principi e delle disposizioni della legge regionale 15 ottobre 1996, n. 26 (Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna) che, laddove non modificati, sono accolti nel presente testo.
Art. 3
Territorio di applicazione1. Le disposizioni della presente legge si applicano nel territorio di insediamento del gruppo linguistico sardo delimitato ai sensi dell'articolo 3 della legge-quadro n. 482 del 1999.
2. Le enclave linguistiche di lingua sarda situate all'interno di altre varietà linguistiche, sono riconosciute e tutelate dall'Amministrazione regionale.
3. Particolari iniziative per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio linguistico sardo possono essere sostenute dalla Regione anche in aree escluse dal territorio di cui al comma 1.
4. La Regione può stipulare intese con gli enti locali territoriali allo scopo di sostenere la lingua sarda nelle aree delimitate secondo la procedura di legge.
5. La Presidenza della Regione, di concerto con il Dipartimento per gli Affari regionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, aggiorna l'elenco dei territori delimitati e lo comunica a tutti gli organismi interessati.
Art. 4
Rapporti con le altre comunità linguistiche1. La Regione promuove e sostiene iniziative di collaborazione tra enti e istituzioni che promuovono e valorizzano la lingua sarda e gli enti e istituzioni che promuovono e valorizzano le altre varietà linguistiche presenti in Sardegna, in particolare nei settori della linguistica, dell'istruzione, della formazione e dei mezzi di informazione e comunicazione comprese le nuove tecnologie di internet.
2. La Regione promuove, altresì, rapporti di collaborazione tra le minoranze linguistiche di identità storica sarda e catalana con le altre varietà linguistiche presenti nel territorio: la sardo-corsa (sassarese, gallurese) e ligure (tabarchina).
3. La Regione sostiene finanziariamente i progetti degli enti locali e territoriali riguardanti tutte le lingue della Sardegna affinché, nei territori di competenza, tali varietà abbiano identica protezione a quella della lingua sarda nel suo territorio delimitato. Sugli interventi relativi alla lingua di identità storica di Alghero e sulle altre varietà linguistiche presenti all'interno del territorio regionale, la Regione sostiene finanziariamente, altresì, gli enti locali interessati.
4. La Regione promuove il confronto e la tutela delle nuove lingue di immigrazione presenti nel territorio regionale, nell'ottica di una crescita culturale comune.
Art. 5
Uso delle norme di riferimento
della lingua sarda1. Sono assunte come norme di riferimento della lingua sarda, per atti e documenti in uscita dell'Amministrazione regionale, quelle definite ai sensi della deliberazione della Giunta regionale n. 16/14 del 18 aprile 2006.
2. La Regione promuove e sostiene con premialità l'uso delle norme di cui al comma 1, anche con la concessione dei contributi e finanziamenti previsti in applicazione della presente legge, in ogni settore della promozione linguistica. Nelle comunicazioni orali, anche ufficiali, si utilizza qualsiasi variante locale parlata.
3. Gli atti e documenti in lingua sarda della Regione, degli enti strumentali e concessionari di pubblici servizi sono redatti secondo le norme di cui al comma 1. Le pubbliche amministrazioni, gli enti locali, le scuole, i media che usano le norme di cui al comma 1 hanno la priorità nei finanziamenti della presente legge.
4. La Regione, entro e non oltre un anno dall'approvazione della presente legge, promuove con legge la creazione di una Fondazione operativa di interesse militante, scientifico e culturale che si occupi di promuovere le norme linguistiche di riferimento, anche con la creazione di un dizionario ufficiale e l'impulso all'uso di una terminologia moderna.
5. Tutte le disposizioni, provvidenze e facilitazioni della presente legge, indicate a favore della lingua sarda, valgono anche per le altre varietà linguistiche presenti sul territorio regionale senza eccezioni nel loro territorio di competenza.
Capo II
Uso pubblico della lingua sardaArt. 6
Uso pubblico della lingua sarda1. L'uso della lingua sarda è consentito nei rapporti con la Regione, gli uffici degli enti locali e dei loro enti strumentali operanti nel territorio delimitato ai sensi dell'articolo 3.
2. Quando un'istanza è avviata in lingua sarda la risposta è effettuata dagli enti anche in tale lingua.
3. La Regione sostiene finanziariamente, coordina e organizza tutte le azioni volte a promuovere l'uso del sardo negli spazi pubblici amministrativi.
4. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 3 si applicano anche ai concessionari di servizi pubblici degli enti indicati al comma 1, operanti nel territorio delimitato ai sensi dell'articolo 3.
5. Gli enti di cui al comma 1 assicurano, anche in forma associata, l'esercizio dei diritti di cui ai commi 1 e 3.
6. In nessun caso l'uso della lingua sarda nei procedimenti amministrativi comporta l'aggravio o il rallentamento degli stessi.
7. Gli enti interessati provvedono all'applicazione progressiva delle disposizioni di cui al presente articolo, secondo i progetti obiettivo annuali, nell'ambito dei piani di politica linguistica di cui all'articolo 27.
8. Per agevolare l'implementazione della politica linguistica e dare alla lingua sarda il massimo prestigio possibile nella società, con l'esclusione di alcune competenze in merito all'insegnamento scolastico del sardo, all'interno dell'Amministrazione regionale, è il Presidente della Regione il titolare delle competenze sulla politica linguistica.
9. La Regione promuove anche la standardizzazione e ufficializzazione di catalano, sassarese, ligure e gallurese nel loro territorio di competenza, previa delimitazione.
Art. 7
Certificazione linguistica1. La conoscenza della lingua sarda a livello professionale è attestata da una certificazione linguistica rilasciata da soggetti pubblici e privati abilitati.
2. La certificazione linguistica è aperta a tutti coloro che sono in possesso dei requisiti previsti ai sensi del comma 3.
3. Le modalità, i criteri e i requisiti per conseguire la certificazione linguistica sono definiti con criteri che, ispirati alla certificazione del quadro europeo comune di riferimento, sono emanati entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge.
4. La Regione promuove la ricerca, la produzione di materiali e l'organizzazione di corsi di formazione e aggiornamento per conseguire la certificazione linguistica relativa alla conoscenza orale e scritta della lingua sarda.
5. L'elenco dei soggetti pubblici e privati, abilitati al rilascio della certificazione linguistica, è compilato dal Presidente della Regione, ed è aggiornato annualmente.
6. Al fine di promuovere il conseguimento della certificazione linguistica da parte del personale del comparto unico regionale e degli altri enti pubblici della Sardegna, la Regione, di concerto con i singoli enti, promuove l'organizzazione di corsi di formazione e aggiornamento e ne favorisce la frequenza anche attraverso appositi incentivi al personale. Per gli enti territoriali la Regione può stipulare intese con comuni, unioni di comuni e province.
Art. 8
Atti e informazioni di carattere generale1. Gli atti comunicati alla generalità dei cittadini, dai soggetti di cui all'articolo 6, possono essere redatti, oltre che in italiano, anche in sardo.
2. I soggetti di cui all'articolo 6 possono effettuare la comunicazione istituzionale e la pubblicità degli atti destinata al territorio delimitato ai sensi dell'articolo 3 in italiano e in sardo.
3. La presenza della lingua sarda è comunque garantita anche nella comunicazione istituzionale e nella pubblicità degli atti destinata all'intero territorio regionale.
4. Il testo e la comunicazione in lingua sarda hanno la stessa evidenza, anche tipografica, di quelli in lingua italiana.
Art. 9
Organismi elettivi e collegiali1. Ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 482 del 1999, nei comuni che rientrano nella delimitazione di cui all'articolo 3, i componenti dei consigli comunali e degli altri organi a struttura collegiale dell'amministrazione stessa hanno diritto di usare, nell'attività degli organismi medesimi, la lingua sarda.
2. Il comma 1 trova, altresì, applicazione per i consiglieri regionali, nonché per i componenti delle unioni di comuni, delle comunità montane e delle province che comprendono comuni nei quali è riconosciuta la lingua sarda. Al fine di garantire l'immediata traduzione in lingua italiana, nei casi previsti della legge, l'ente locale o la Regione assicurano la presenza di personale interprete qualificato.
3. Le condizioni e le regole di traduzione immediata risultano da apposite deliberazioni emanate dagli organi deliberanti.
Art. 10
Cartellonistica in lingua sarda1. La Regione sostiene finanziariamente, nel territorio delimitato ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 482 del 1999, i cartelli, le insegne, i supporti visivi e ogni altra indicazione di pubblica utilità esposta al pubblico negli immobili sede di uffici e strutture operative dei soggetti di cui all'articolo 6, corredati della traduzione in lingua sarda con pari evidenza grafica rispetto all'italiano.
2. I soggetti di cui all'articolo 6 usano la lingua sarda con pari evidenza grafica dell'italiano anche nelle scritte esterne, nei supporti visivi e nei mezzi di trasporto. Qualora, nell'erogazione del servizio di trasporto pubblico, siano previsti servizi automatici di comunicazione vocale, questi possono essere forniti anche in lingua sarda.
3. Nel territorio delimitato ai sensi dell'articolo 3, comma 1, la cartellonistica stradale reca i toponimi anche in lingua sarda, secondo le modalità previste dall'articolo 11.
4. I soggetti di cui all'articolo 6 si adeguano alle previsioni del presente articolo, secondo i progetti obiettivo annuali, nell'ambito dei piani di politica linguistica di cui all'articolo 27.
Art. 11
Toponomastica in lingua sarda1. La denominazione ufficiale in lingua sarda di comuni, frazioni e località è ufficializzata dalla Regione in seguito a pronunciamento del consiglio comunale dei comuni interessati entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
2. Le deliberazioni della Giunta regionale, riguardanti le denominazioni ufficiali in lingua sarda e ogni altra questione generale concernente i toponimi in lingua sarda, sono approvate con decreto del Presidente della Regione da pubblicarsi nel Bollettino ufficiale della Regione.
3. I soggetti di cui all'articolo 6 utilizzano entro l'area delimitata ai sensi dell'articolo 3, accanto alla denominazione in lingua italiana, anche la denominazione in lingua sarda dei comuni con pari dignità grafica, delle frazioni e delle località, definita ai sensi del comma 1.
4. La Regione è autorizzata a stipulare convenzioni con altre amministrazioni pubbliche e con soggetti privati al fine di promuovere l'uso delle denominazioni ufficiali in lingua sarda.
5. Gli enti locali possono stabilire, su conforme delibera dei propri consigli comunali, di adottare l'uso dei toponimi bilingui o di toponimi nella sola lingua sarda in caso di identità grafica con la lingua italiana. La Regione sostiene finanziariamente la segnaletica bilingue degli enti locali.
Capo III
Interventi nel settore dell'istruzioneArt. 12
Lingua sarda ed educazione plurilingue1. La Regione sostiene l'apprendimento e l'insegnamento della lingua sarda inserito all'interno di un percorso educativo plurilingue che prevede, accanto alla lingua italiana, la compresenza di lingue minoritarie storiche e lingue straniere. Il percorso educativo plurilingue costituisce parte integrante della formazione a una cittadinanza europea attiva e di valorizzazione della specificità storico-identitaria della comunità regionale e del principio di riconoscimento costituzionalmente sancito della legittimità del concetto di popolo sardo.
2. Ai sensi dell'articolo 4, commi 1, 2, 3 e 4, della legge n. 482 del 1999, nelle scuole dell'infanzia, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado situate nei comuni delimitati ai sensi dell'articolo 3, la lingua sarda è inserita nel percorso educativo, secondo le modalità specifiche corrispondenti all'ordine e grado scolastico.
3. Fatta salva l'autonomia degli istituti scolastici, al momento dell'iscrizione i genitori o chi ne fa le veci, comunicano la propria volontà di avvalersi dell'insegnamento della lingua sarda.
Art. 13
Coordinamento inter-istituzionale1. La Regione, nell'ambito delle funzioni di coordinamento, collabora con l'Ufficio scolastico regionale per la Sardegna al fine di garantire un armonico inserimento della lingua sarda nel sistema scolastico e di coordinare le iniziative di politica linguistica in ambito educativo.
2. L'inserimento della lingua sarda a scuola va inteso come graduale e non impositivo. La Regione, in collaborazione con le autorità scolastiche e nel rispetto dell'autonomia scolastica, promuove il coordinamento tra le istituzioni scolastiche, favorisce la costituzione di reti di scuole e l'individuazione, nella fase di avvio della presente legge, di scuole pilota sul territorio con l'obiettivo di sperimentare l'insegnamento del sardo nell'orario curricolare.
3. La Regione collabora e stipula convenzioni anche con agenzie, fondazioni, istituti e enti privati per l'istituzione permanente di percorsi di aggiornamento e formativi abilitanti, comprensivi di azioni per la formazione iniziale e anche in servizio degli insegnanti per l'insegnamento o l'uso della lingua sarda secondo quanto previsto dall'articolo 6 della legge n. 482 del 1999.
4. Presso la Presidenza della Giunta regionale, è istituito il Comitato tecnico permanente per l'insegnamento della lingua sarda, al fine di assicurare il coordinamento e il monitoraggio dell'attività svolta dalle diverse istituzioni nell'attuazione della presente legge per l'inserimento dell'insegnamento di e in sardo nell'orario curricolare.
5. Il comitato è nominato con decreto del Presidente della Regione ed è presieduto dallo stesso Presidente o da un suo delegato. Ne fanno parte esperti di comprovata esperienza in numero non superiore a 5 escluso il Presidente.
6. Gli esperti nominati garantiscono l'esclusività del loro lavoro per la Regione. Nel caso di dipendenti pubblici o della scuola possono essere attivati comandi e mobilità.
Art. 14
Ambito di applicazione nelle scuole1. Nel rispetto dell'autonomia scolastica, delle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 (Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59) e degli articoli 138 e 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) le scuole situate nei comuni delimitati ai sensi dell'articolo 3, individuano, nella programmazione dell'insegnamento della lingua sarda, anche in aderenza alle specificità del contesto socio-culturale, il modello educativo da applicare.
2. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Regione, di concerto con l'Ufficio scolastico regionale, definisce il piano applicativo di sistema con le articolazioni e le specificità relative ai vari ordini e gradi scolastici indicati all'articolo 12, comma 2 e sostiene finanziariamente le autonomie scolastiche che decidono di utilizzare la possibilità di insegnare in sardo in orario curricolare e con modalità veicolare. L'insegnamento della lingua sarda è garantito nell'ambito della quota di flessibilità dell'autonomia scolastica in orario curricolare.
3. Nella programmazione dell'insegnamento della lingua sarda, da parte delle istituzioni scolastiche, sono comprese le modalità didattiche che assumono come modello di riferimento il metodo basato sull'apprendimento veicolare integrato delle lingue.
4. Nelle scuole secondarie di secondo grado è promossa la programmazione dell'insegnamento della lingua sarda nell'ambito dei progetti di arricchimento dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche.
5. La Regione, nella fase di prima applicazione della presente legge, applica un metodo graduale e non impositivo di diffusione dell'insegnamento della lingua sarda. A questo scopo, per le prime tre annualità, promuove progetti-pilota nelle istituzioni scolastiche interessate a sperimentare l'insegnamento in orario curricolare della lingua sarda e agevola anche l'inserimento di figure professionali esterne certificate per l'insegnamento della lingua sarda.
6. La Regione, d'intesa con la Direzione regionale scolastica, compila un registro degli esperti esterni di lingua sarda da utilizzare nell'insegnamento curricolare e veicolare del sardo a scuola con il compito di affiancare il docente titolare che non conosce la lingua oggetto di insegnamento.
7. La Regione può utilizzare delle figure tutoriali di esperti nell'ambito della programmazione didattica in accordo con la Direzione scolastica regionale e con i singoli dirigenti scolastici.
Art. 15
Sostegno finanziario alle scuole e verifica1. Per le finalità di cui all'articolo 13, comma 2, e dell'articolo 14, la Regione provvede al trasferimento di finanziamenti alle istituzioni scolastiche, sulla base del numero delle ore di insegnamento e dell'uso curricolare della lingua sarda rilevate e comunicate dalla Direzione scolastica regionale o da ogni singola autonomia. I trasferimenti finanziari, gestiti dalle singole istituzioni scolastiche, sono destinati alle spese per i docenti, anche esterni, impegnati nell'attuazione della presente legge e per le sole spese organizzative delle scuole in misura non superiore al 20 per cento del finanziamento. Tali risorse sono utilizzate nel rispetto delle normative e dei contratti di lavoro vigenti.
2. La Regione sostiene anche finanziariamente le iniziative di cui all'articolo 14, commi 3 e 4.
3. Il Comitato tecnico permanente per l'insegnamento della lingua sarda di cui all'articolo 13, commi 4, 5 e 6 opera presso la Presidenza della Regione. L'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ne fa parte di diritto insieme a 5 esperti di didattica della lingua, scelti dall'Amministrazione regionale e dal Direttore scolastico regionale.
4. La Presidenza della Regione, di concerto con l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, sentito il Comitato tecnico permanente per l'insegnamento della lingua sarda, sulla base delle esigenze annualmente individuate, in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale, propone le modalità di applicazione delle misure di sostegno finanziario previste per le istituzioni scolastiche, valorizzando quelle che applicano i modelli di insegnamento della lingua sarda più avanzati, all'interno di un quadro plurilingue, secondo lo standard europeo.
5. In collaborazione con la Direzione scolastica regionale, il Comitato tecnico permanente per l'insegnamento della lingua sarda verifica e valuta annualmente, secondo modalità concordate, lo stato di applicazione dell'insegnamento e dell'uso della lingua sarda nelle istituzioni scolastiche, la ricaduta sulle competenze degli studenti e la risposta delle famiglie.
6. Le singole scuole concorrono alla verifica e valutazione annuale dell'insegnamento e dell'uso della lingua sarda, mediante le generali attività di verifica e valutazione svolte dalle scuole stesse.
7. La Regione dà priorità di finanziamento e premialità a quelle scuole che inseriscono la didattica del sardo per almeno due ore settimanali e per più di sette mesi per anno scolastico.
8. La Regione dà, altresì, priorità di finanziamento a quelle scuole che utilizzano, come base dell'insegnamento, le norme ufficiali di riferimento della lingua sarda.
Art. 16
Materiale didattico1. La Regione sostiene la produzione di materiale didattico, con l'utilizzo delle norme di riferimento, per l'insegnamento della e nella lingua sarda elaborato secondo le linee indicate dal Comitato tecnico di cui all'articolo 13, commi 4, 5 e 6.
Art. 17
Docenti1. La Regione collabora con l'Ufficio scolastico regionale, al fine di accertare le risorse di personale docente con competenze nella lingua sarda in servizio nelle istituzioni scolastiche della Regione, anche al fine di ottenere la disponibilità individuale degli insegnanti all'insegnamento della lingua di minoranza.
Art. 18
Interventi di promozione1. La Regione realizza iniziative d'informazione e di sensibilizzazione, rivolte alle famiglie, per diffondere la conoscenza degli obiettivi e delle caratteristiche del piano di introduzione della lingua sarda nel sistema scolastico.
2. Secondo le disposizioni della legge n. 482 del 1999, la Regione concorre a sostenere le iniziative di insegnamento della lingua sarda rivolte agli adulti, attivate da soggetti pubblici e privati, purché certificati, dalle scuole e da altri soggetti riconosciuti.
3. La Regione promuove corsi e iniziative specifiche dedicate all'insegnamento della lingua sarda per gli immigrati presenti nelle aree delimitate.
4. Forme particolari di promozione, avvicinamento e insegnamento della lingua sarda sono attivate per le popolazioni di origine sarda residenti all'estero.
5. La Giunta regionale disciplina i requisiti, le modalità e i criteri per il sostegno finanziario degli interventi previsti dal presente articolo.
Art. 19
Insegnamento volontario della lingua sarda1. Al fine di favorire l'apprendimento e l'uso della lingua sarda da parte dei cittadini, la Regione promuove e sostiene l'attività di volontariato per l'insegnamento della lingua sarda.
2. Per le finalità di cui al comma 1, è istituito il registro dei volontari per l'insegnamento della lingua sarda.
3. Sono riconosciuti come volontari le persone maggiorenni di madrelingua sarda, o che la conoscano a livello C 1 , o che diano prova di capacità attiva orale e scritta della lingua, che dichiarino la propria disponibilità ad effettuare a titolo gratuito, secondo modelli organizzativi e con modalità operative definite dalla Presidenza della Regione, attività dirette a diffondere la conoscenza e l'uso della lingua sarda. Ai volontari è riconosciuto un rimborso spese.
Capo IV
Interventi
nel settore dei mezzi di comunicazioneArt. 20
Radio e televisione1. La Regione sostiene la produzione di materiali audiovisivi in lingua sarda allo scopo di darne massima diffusione.
2. Nel settore televisivo, la Regione sostiene la produzione e l'emissione di programmi in lingua sarda. Il sostegno è proporzionato alla copertura territoriale e alle modalità di inserimento nel palinsesto. I fondi sono impegnati almeno per il 75 per cento nella produzione di cui almeno il 60 per cento è realizzata da produttori indipendenti. La Regione sostiene anche le produzioni veicolate attraverso la tv e la radio via Internet. Il sostegno è proporzionato alla percentuale di programmi trasmessi in lingua sarda e a quelli prodotti in proprio.
3. La Regione sostiene le emittenti radiofoniche che trasmettono programmi in lingua sarda. Il sostegno è proporzionato alla percentuale di programmi trasmessi in lingua sarda e a quelli prodotti in proprio.
4. Nell'ambito delle proprie competenze la Regione sostiene e favorisce le emittenti televisive e radiofoniche che utilizzano la lingua sarda in almeno il 25 per cento della propria programmazione.
5. Nei mezzi di comunicazione audiovisivi della Regione è garantita un'adeguata presenza della lingua sarda. La Regione stipula convenzioni con la Rai e altri soggetti pubblici o privati al fine di attivare trasmissioni e programmi in lingua sarda.
6. La Regione promuove la lingua sarda attraverso una sua rivista periodica, una radio digitale e una web tv diffusa, o attraverso i siti ufficiali della Regione e canali digitali-satellitari, o anche gestiti da privati in convenzione.
Art. 21
Stampa e altre produzioni1. La Regione incentiva e sostiene le pubblicazioni periodiche scritte interamente in lingua sarda. La Regione può stipulare, altresì, convenzioni con case editrici di quotidiani e periodici di informazione maggiormente diffusi che garantiscono un'informazione regolare e di qualità in lingua sarda.
2. La Regione, altresì, sostiene:
a) l'edizione, la distribuzione e la diffusione di libri e pubblicazioni in formato cartaceo, informatico o multimediale interamente in lingua sarda;
b) la produzione e la diffusione di opere cinematografiche, teatrali e musicali interamente in lingua sarda.3. Nelle pubblicazioni periodiche della Regione, nei siti web ufficiali, è garantita un'adeguata presenza della lingua sarda.
Art. 22
Internet e nuove tecnologie1. La Regione incentiva e sostiene la presenza della lingua sarda nell'ambito delle tecnologie informatiche, in particolare su internet, in formato testuale e audiovisivo, comprese le reti sociali di ogni genere.
2. Per le finalità di cui al comma 1, la Regione sostiene con misure adeguate la ricerca, la produzione, la commercializzazione e l'uso di strumenti informatici e tecnologici in lingua sarda tesi a un uso corretto della lingua.
3. La Regione favorisce, inoltre, l'uso della lingua sarda nei siti internet degli enti pubblici di cui all'articolo 6 e dei soggetti privati ai quali si riconosca una significativa funzione sociale.
4. Il finanziamento è prioritario ai soggetti pubblici e privati che utilizzano le norme comuni di riferimento.
Art. 23
Criteri per gli interventi
nel settore dei mezzi di comunicazione1. La Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente, definisce criteri e modalità per l'attuazione degli interventi di sostegno previsti dalle disposizioni del capo IV, compresi interventi che riguardino rapporti con la con RAI.
Capo V
Interventi a favore delle realtà accademiche
e associativeArt. 24
Realtà associative, economiche e accademiche1. La Regione riconosce una speciale funzione di servizio, ai soggetti pubblici e privati, che svolgono un'attività qualificata e continuativa nel territorio regionale per la promozione e la diffusione della lingua sarda e che dispongono di strutture stabili e di un'adeguata organizzazione o che vantano particolari meriti storici di promozione del bilinguismo.
2. Per le finalità di cui al comma 1, la Regione sostiene, con specifici finanziamenti, l'attività dei soggetti individuati con deliberazione della Giunta regionale.
3. La Regione promuove la creazione di fondazioni e istituti con un ruolo di primaria importanza nella politica linguistica, sostenendone il perseguimento delle finalità istituzionali di alto valore scientifico nell'ambito della lingua sarda. Le finalità di fondazioni e istituti sono improntate alle attività di pianificazione e normalizzazione linguistica con standard operativi di livello europeo.
4. La Regione promuove e sostiene la creazione di corsi di insegnamento, cattedre, studio, nonché ricerche di e sulla lingua sarda presso istituzioni accademiche fuori dal territorio della Regione e estere. Il 70 per cento delle iniziative è improntato all'uso veicolare della lingua nell'insegnamento e le pubblicazioni stampate e diffuse in sardo e in inglese.
5. La Regione incentiva le imprese che, nella comunicazione aziendale e di marketing, utilizzano la lingua sarda con modalità proprie della pianificazione e normalizzazione linguistica.
Capo VI
Programmazione e verifica dei risultatiArt. 25
Piano generale di politica linguistica1. Il Piano generale di politica linguistica è definito di norma ogni cinque anni, entro un anno dall'inizio della legislatura, per il conseguimento dei seguenti obiettivi:
a) garantire ai cittadini di lingua sarda l'esercizio dei diritti linguistici;
b) promuovere l'uso sociale della lingua sarda e il suo sviluppo come codice linguistico adatto a tutte le situazioni della vita moderna;
c) perseguire, pur nel rispetto delle espressioni linguistiche locali, una politica linguistica unitaria mediante il coordinamento delle azioni programmate da altri enti e istituzioni pubbliche e private;
d) stabilire le priorità degli interventi regionali nel settore dell'istruzione;
e) fissare criteri e priorità per interventi nel settore dei mezzi di comunicazione e per il sostegno alle realtà associative;
f) fissare criteri e priorità in tutti gli altri settori della politica linguistica.2. Il Piano è suddiviso per tipologie di soggetti. Per ogni tipologia sono previste specifiche aree di intervento e, per ognuna di esse, progetti obiettivo generali. Il Piano stabilisce, altresì, le modalità di valutazione delle iniziative realizzate e gli strumenti di verifica dei risultati raggiunti da ogni soggetto. Esso è approvato dalla Giunta regionale, su proposta dall'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, sentita la Commissione consiliare competente.
Art. 26
Piano annuale delle priorità di intervento1. La Giunta regionale, in base al Piano di cui all'articolo 25 e tenuto conto delle disponibilità di bilancio, su proposta dell'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport adotta annualmente il Piano delle priorità di intervento, contenente gli obiettivi da raggiungere nell'anno.
2. Il Piano delle priorità di intervento stabilisce quali iniziative, previste dalla presente legge, sono ritenute prioritarie e quante risorse sono destinate a ciascun settore o gruppo di interventi.
3. Il Piano delle priorità di intervento è corredato dei relativi bandi e indica le procedure per la presentazione di progetti per i quali è richiesto il finanziamento.
4. Al fine di garantire la trasparenza, al Piano sono allegati anche i criteri di massima per la valutazione di progetti.
5. Il Piano è adottato entro il 15 febbraio di ciascun anno, a prescindere dal documento di bilancio.
Art. 27
Piani di politica linguistica1. La Regione in tutte le sue articolazioni, gli enti locali e i concessionari di pubblici servizi approvano ogni cinque armi, un Piano di politica linguistica al fine di stabilire, sulla base del Piano generale di politica linguistica di cui all'articolo 26, i progetti obiettivo da raggiungere annualmente nell'ambito di ogni area di intervento, con scadenze che, in nessun caso, possono superare la durata del piano stesso.
2. La Regione, gli enti locali e i concessionari di pubblici servizi prevedono nei Piani speciali di politica linguistica l'adeguamento progressivo dell'organizzazione e delle strutture tecniche per dare attuazione a quanto previsto nel capo II.
3. L'approvazione e la conforme applicazione dei Piani speciali di politica linguistica costituiscono per gli enti locali e per i concessionari di pubblici servizi condizioni per l'ottenimento dei finanziamenti di cui alla presente legge negli anni successivi.
Art. 28
Uffici della lingua sarda1. La Regione sostiene finanziariamente gli uffici della lingua sarda istituiti da enti locali o unioni di enti locali e altre amministrazioni pubbliche territoriali e ne coordina le iniziative.
2. È istituito un registro regionale degli operatori degli uffici linguistici.
3. Sono iscritti al Registro degli uffici linguistici coloro che hanno un curriculum di chiara fama, o hanno svolto quest'attività per almeno due anni continuativi o quattro con interruzioni e, avendo questi requisiti, conoscono la lingua sarda scritta e parlata almeno a livello C l del quadro comune di riferimento.
Art. 29
Seduta annuale del Consiglio regionale1. Il Consiglio regionale, una volta all'anno, dedica una seduta all'analisi delle politiche linguistiche regionali in seguito alla presentazione di un rapporto da parte della Giunta regionale.
Art. 30
Conferenza annuale della lingua sarda1. La Regione organizza ogni anno la Conferenza regionale della lingua sarda, quale occasione di verifica dei risultati ottenuti e per un confronto democratico con tutti gli operatori del settore.
Art. 31
Lingua sarda nei culti1. La Regione sostiene iniziative di promozione dell'uso della lingua sarda nei culti.
Art. 32
Promozione linguistica nella società1. La Regione sostiene l'uso della lingua sarda nella società, nel mondo economico, in quello giuridico e sportivo e in tutti i campi della vita moderna, anche con campagne promozionali dedicate.
Art. 33
Norma finanziaria1. Per effetto delle modifiche introdotte dalla presente legge, le risorse già stanziate in bilancio per gli interventi di cui alla legge regionale n. 26 del 1997 sono incrementate di euro 3.000.000 annui, a decorrere dall'anno 2015.
2. Ai maggiori oneri derivanti dall'attuazione del comma 1 si fa fronte mediante utilizzo di pari quota delle risorse già destinate agli interventi di cui all'articolo 6, comma 1, della legge regionale 5 marzo 2008, n. 3 (legge finanziaria 2008), e successive modifiche ed integrazioni, relative al finanziamento del fondo regionale per l'occupazione, iscritte in conto dell'UPB S06.06.004 del bilancio di previsione della Regione per gli anni 2015-2017 e in conto delle UPB corrispondenti dei bilanci per gli anni successivi.
3. Nel bilancio di previsione della Regione per gli anni 2015-2017 sono apportate le seguenti modifiche:
in aumento
UPB S03.02.001
Interventi per la valorizzazione della lingua e della cultura sarda
2015 euro 3.000.000
2016 euro 3.000.000
2017 euro 3.000.000
in diminuzione
UPB S06.06.004
Fondo regionale per l'occupazione - Spese correnti
2015 euro 3.000.000
2016 euro 3.000.000
2017 euro 3.000.000
Art. 34
Abrogazioni1. Sono abrogati gli articoli 5, 6, 12, 13, 14, il comma 2 degli articoli 15 e 16, gli articoli 17, 18, 19, 20, 21, 22, 24 e 25 della legge regionale n. 26 del 1997 e le loro modifiche e integrazioni.
2. È abrogato, altresì, l'articolo 82 della legge regionale 12 giugno 2006, n. 9 (Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali).
Art. 35
Entrata in vigore1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).
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TESTO IN SARDO PREPARATO DAI PROPONENTI
Proposta de lege Sardigna Vera – Coordinamentu Sardu Ufitziale
“Normas pro sa tutela, ufitzializatzione e promotzione de sa limba sarda e de sas àteras variedades linguìsticas de sa Sardigna”TESTU DE SA PROPOSTA DE LEGE
Cabu I
Dispositziones generalesArtìculu 1
Finalidades1. In atuatzione de s’artìculu 6 de sa Costitutzione e de sa lege costitutzionale 26 freàrgiu 1948, n.3 (istatutu Ispetziale pro sa Sardigna) gasi comente modificadu dae sa lege costitutzionale 18 santugaine 2001 n.3 (Modìficas a su tìtulu V de sa segunda parte de sa Costitutzione) sa Regione tutelat, valorizat e promovet s’impreu de sa limba sarda che a limba de identidade istòrica e de pòpulu de sa Sardigna e che a parte de su patrimòniu istòricu, culturale e umanu de sa comunidade regionale.
2. Cun sa lege presente sa Regione promovet e sustenet sas initziativas pùblicas e privadas punnadas a mantènnere e isvilupare s’impreu de sa limba sarda in su territòriu de riferimentu. Sa Regione promovet sa diversidade linguìstica e culturale e finas su sustegnu cara a unu protzessu de identificatzione de sa comunidade regionale in su cuntzetu, reconnotu dae sa Costitutzione, de pòpulu sardu.
3. Sa lege presente est punnada a ampliare s’impreu de sa limba sarda, in su rispetu de su lìberu sèberu de onni tzitadinu. Sos servìtzios in limba sarda chi sos entes pùblicos e sos cuntzessionàrios de sos pùblicos servìtzios assegurant sunt oportunidades pro sos tzitadinos chi aderint in cunforma a su lìberu sèberu issoro.
4. Sa Regione, in s’àmbitu de sas cumpetèntzias istatutàrias, promovet e intzentivat, finas sa connoschèntzia e s’impreu de sa limba sarda in sas comunidades de sos sardos in Itàlia e in su mundu.
5. Sa lege presente, paris a sas dispositziones emanadas a tutela de sa limba catalana e de sas variedades linguìsticas sardu-corsicanas (tataresu e gadduresu) e lìgure de sas ìsulas de su Sulcis, promovet su multilinguismu che a valore de coesione europea e acumprit sas polìticas de sa Regione a favore de sas diversidades linguìsticas e culturales.
Artìcolo 2
Printzìpios1. Cun custa lege sa Regione cuncurret in s’àmbitu de sas cumpetèntzias pròprias a s’acumprimentu de sos printzìpios espressados:
a) dae sa Declaratzione universale de sos deretos de s’ Òmine, adotada dae s’Assemblea generale de sas Natziones Unidas su 10 nadale 1948;
b) dae sa Cunventzione pro sa salvaguàrdia de sos deretos de s’òmine e de sa libertades fundamentales, ratificada cun sa lege 4 austu 1955, n. 848 (Ratìfica e esecutzione de sa Cunventzione pro sa salvaguàrdia de sos deretos de s’òmine e de sas libertades fundamentales firmada in Roma su 4 onniasantu 1950 e de su Protocollu agiùnghidu a sa Cunventzione matessi, firmadu in Parigi su 20 martzu 1952);
c) dae s’Istrumentu de s’Initziativa Tzentru Europa pro sa tutela de sos deretos de protetzione de sas minoràntzias, sutascritu in Budapest su 15 onniasantu 1994;
d) dae sos documentos de s’Organizatzione pro sa seguràntzia e sa cooperatzione in Europa (OSCE) sutaiscritos dae s’Itàlia in matèria de tutela de sas limbas;
e) dae sa Carta europea de sas limbas regionales e minoritarias, adotada in Istrasburgu su 5 onniasantu 1992;
f) dae s’artìculu 3 de su Tratadu costitutzionale de s’Unione Europea, ratificadu dae su Parlamentu italianu cun lege 7 abrile 2005, n. 57 (Ratìfica e esecutzione de su Tratadu chi adotat una Costitutzione pro s’Europa e unos cantos atos collegados, cun atu finale, protocollos e declaratziones, fatu in Roma su 29 santugaine 2004).2. Sa lege presente acumprit sos printzìpios de sa legislatzione istatale cuadru in matèria, e in particulare de sa lege 15 nadale 1999, n.482 (Normas in matèria de tutela de sas minorias linguìsticas istòricas), postos in contu sos printzìpios e sos disponimentos de sa lege regionale 15 santugaine, n. 26 (Promotzione e valorizatzione de sa cultura e de sa limba de sa Sardigna) chi, in ue non modificados, sunt acollidos in su testu presente.
Artìculu 3
Territòriu de aplicatzione1. Sas dispositziones de sa lege presente si àplicant in su territòriu in ue est aposentadu su grupu linguìsticu sardu delimitadu in cunforma a s’artìculu 3 de sa lege cuadru istatale 482/99.
2. Sas enclaves linguìsticas de limba sarda aposentadas in intro de su territòriu de àteras variedades linguìsticas sunt reconnotas e tuteladas dae s’Amministratzione regionale.
3. Initziativas particulares pro sa connoschèntzia e sa valorizatzione de su patrimòniu linguìsticu sardu podent èssere sustènnidas dae sa Regione finas in àeras escluidas dae su territòriu de su cale a su comma 1.
4. Sa Regione podet istipulare intesas cun sos entes locales territoriales cun sa punna de sustènnere sa limba sarda in sas àreas delimitadas in cunforma a sa protzedura de lege. Sa presidèntzia de sa Giunta Regionale, a cunsonu cun su Dipartimentu pro sos Afares Regionales in sa Presidèntzia de su Cussìgiu de sos Ministros, agiornat s’elencu de sos territòrios delimitados e los comùnicat a totu sos organismos interessados.
Artìculu 4
Relatziones cun sas àteras comunidades linguìsticas1. Sa Regione promovet e sustenet initziativas de collaboratzione cun entes e istitutziones chi promovent e valorizant sa limba sarda e cun sos entes e istitutziones chi promovent e valorizant sas àteras variedades linguìsticas de sa Sardigna, in particulare in sos setores de sa linguìstica, de s’istrutzione, de sa formatzione e de sos mèdios de informatzione e comunicatzione incluidas sas tecnologias noas de Internet.
2. Sa Regione promovet, finas, relatziones de collaboratzione intro sas minorias de identidade istòrica sarda e catalana cun sas àteras variedades linguìsticas presentes in su territòriu: sa sardu-corsa (tataresu e gadduresu) e lìgure (tabarchina).
3. Sa Regione sustenet cun interventos finantziàrios sos progetos de sos entes locales e territoriales chi pertocant totu sas limbas de Sardigna pro chi, in sos territòrios de cumpetèntzia, custas variedades apant sa matessi protetzione de cussa de sa limba sarda in su territòriu delimitadu suo. Pro su chi pertocat sos interventos relativos a sa limba de identidade istòrica de S’Alighera e pro sas àteras variedades linguìsticas chi sunt in intro de su territòriu regionale, sa Regione sustenet finas cun interventos finantziàrios sos entes locales interessados.
4. Sa Regione promovet sa connoschèntzia e sa tutela de sas limbas de immigratzione chi sunt in su territòriu regionale cun sa punna de una crèschida culturale comuna.
Artìculu 5
Impreu de sas normas de riferimentu de sa limba sarda1. Sunt adotadas che a norma de riferimentu de sa limba sarda pro atos e documentos in essida de s’Amministratzione regionales cussas definidas in cunforma a sa delìbera de sa Giunta Regionale de su 18 abrile 2006 n°16/14.
2. Sa Regione promovet e sustenet cun premialidades s’impreu de sas normas mentovadas in subra, finas cun sa cuntzessione de agiudos e finantziamentos prevìdidos in aplicatzione de sa lege presente, in onni setore de sa promotzione linguìstica. In sas comunicatziones orales finas ufitziales si impreat cale si siat variedade faeddada.
3. Sos atos e documentos in limba sarda de sa Regione, de sos entes istrumentales e cuntzessionàrios de servìtzios pùblicos sunt redatzionados in cunforma a sas normas mentovadas in subra. Sas pùblicas amministratziones, sos entes locales, sas iscolas, sos mèdios chi ant a impreare sas normas mentovadas in subra ant a dèpere àere sa prioridade in sos finantziamentos de sa lege presente.
4. Sa Regione, intro e non prus de un’annu dae s’aprovatzione de sa lege presente, promovet cun lege sa creatzione de una Fundatzione operativa de impignu militante, iscientìficu e culturale chi promovat sas normas linguìsticas de riferimentu finas cun sa creatzione de unu ditzionàriu ufitziale e s’impèllida a s’impreu de una terminologia moderna.
5. Totu sas dispositziones, providèntzias e fatzilitatziones de custa lege chi sunt indicadas a favore de sa limba sarda balent finas pro sas àteras variedades linguìsticas chi sunt in su territòriu regionale sena etzetziones in su territòriu de cumpetèntzia.
Cabu II
Impreu pùblicu de sa limba sardaArtìculu 6
Impreu pùblicu de sa limba sarda1. S’impreu de sa limba sarda est adduidu in sas relatziones cun sa Regione, cun sos ufìtzios de sos entes locales e de sos entes istrumentales issoro chi òperant in su territòriu delimitadu in cunforma a s’artìculu 3.
2. Cando un’istàntzia est aviada in limba sarda sa resposta de s’ente est fata cun cussa limba etotu.
3. Sa Regione sustenet cun finantziamentos, coordinat e organizat totu sas atziones chi promovent s’impreu de su sardu in sos ispàtzios pùblicos amministrativos.
4. Sas dispositziones de sas cales a sos commas 1 e 3 s’àplicant finas a sos cuntzessionàrios de servìtzios pùblicos de sos entes indicados a sos commas 1 e 2 chi òperant in su territòriu delimitadu in cunforma a s’artìculu 3.
5. Sos entes de sos cales a su comma 1 assegurant, finas in forma assotziada, s’esertzìtziu de sos deretos de sos cales a sos commas 1 e 3.
6. In perunu casu s’impreu de sa limba sarda in sos protzedimentos amministrativos podet cumportare unu càrrigu majore o su rallentamentu de sos protzedimentos matessi.
7. Sos entes interessados provèdint a s’aplicatzione progressiva de sas dispositziones de de sas cales a s’artìculu presente, in cunforma a sos progetos obietivos annuales, in s’àmbitu de sos pranos de polìtica linguìstica de sos cales a s’art. 27.
8. Pro fatzilitare s’implementatzione de sa polìtica linguìstica e dare a sa limba sarda su prestìgiu prus mannu possìbile in sa sotziedade, escludende unas cantas cumpetèntzias in contu de insinnamentu iscolàsticu, in intro de s’Amministratzione Regionale est su Presidente de sa Giunta Regionale su titolare de sas cumpetèntzias subra sa polìtica linguìstica.
9. Sa Regione promovet finas s’istandardizatzione e ufitzializatzione de catalanu, tataresu lìgure e gadduresu in su territòriu issoro de cumpetèntzias, posca chi est fata sa delimitatzione.
Artìculu 7
Tzertificatzione linguìstica1. Sa connoschèntzia de sa limba sarda a livellu professionale est proada dae una tzertificatzione linguìstica emanada dae sugetos pùblicos e privados abilitados.
2. Sa tzertificatzione linguìstica est aberta a totus cuddos chi sunt in possessu de de sos recuisitos prevìdidos in cunforma a su comma 3.
3. Sas modalidades, sos critèrios e sos recuisitos pro otènnere sa tzertificatzione linguìstica sunt definidos cun critèrios ispirados a sa tzertificatziones de su Cuadru Europeu Comune de Riferimentu de emanare intro ses meses dae s’intrada in vigèntzia de sa lege presente.
4. Sa Regione promovet sa chirca, sa produtzione de materiales e s’organizatzione de cursos de formatzione e agiornamentu pro otènnere sa tzertficatzione linguìstica pertocante a sa connoschèntzia orale e iscrita de sa limba sarda.
5. S’elencu de sos sugetos pùblicos e privados abilitados a emanare sa tzertificatzione linguìstica est compiladu dae su Presidente de sa Regione, e est agiornadu cada annu.
6. A fines de promòvere s’otenimentu de sa tzertificatzione linguìstica dae banda de su personale de su cumpartu ùnicu regionale e de sos àteros entes pùblicos de sa Sardigna, sa Regione, a cunsonu cun sos sìngulos entes, promovet s’organizatzione de cursos de formatzione e agiornamentu e nde favoresset sa partetzipatzione finas tràmite intzentivos dedicados a su personale. Pro sos entes territoriales sa Regione podet istipulare intesas cun Comune, Uniones de Comunes e Provìntzias.
Artìculu 8
Atos e informatziones de caràtere generale1. Sos atos comunicados a sa generalidade de sos tzitadinos dae sos sugetos de sos cales a s’artìculu 6, podent èssere redatzionados, in prus che in italianu, finas in sardu.
2. Sos sugetos de sos cales a s’artìculu 6 podent fàghere sa comunicatzione istitutzionale e sa publitzidade de sos atos destinada a su territòriu delimitadu in cunforma de s’artìculu 3 in italianu e in sardu.
3. Sa presèntzia de sa limba sarda est garantida finas in sa comunicatzione istitutzionale e in sa publitzidade de sos atos destinada a su territòriu regionale intreu.
4. Su testu e sa comunicatzione in limba sarda ant s’evidèntzia matessi de cussa italiana.
Articolo 9
Organismos eletivos e cullegiales1. In cunforma a s’artìculu 7 de sa lege 482/1999, in sos Comune chi sunt in intro de sa delimitatzione de sa cale a s’artìculu 3, sos cumponentes de sos cussìgios comunales e de sos àteros òrganos a istrutura cullegiale de s’amministratzione matessi ant su deretu de impreare in s’atividade de sos organismos etotu, sa limba sarda.
2. Su comma 1 s’àplicat finas pro sos cussigeris regionales, e finas pro sos cumponentes de sas Uniones de comunes, de sas Comunidades montanas e de sas Provìntzias in sas cales b’at comunes in ue est reconnota sa limba sarda. A fines de garantire sa tradutzione in tempos curtzos in limba italiana, in sos casos prevìdidos dae sa lege, s’ente locale o sa Regione assegurant sa presèntzia de personale interprete cualificadu.
3. Sas cunditziones e sas règulas de tradutzione in tempos curtzos depent resultare dae deliberatziones dedicadas emanadas dae sos òrganos deliberantes.
Articolo 10
Cartellonìstica in limba sarda1. Sa Regione sustenet cun interventos finantziàrios, in su territòriu delimitadu in cunforma a s’artìculu 3 de sa lege 482/99, sos cartellos, sas insignas, sos suportos visivos e onni àteru indicu de pùblica utilidade postu in logu pùblicu in sos immòbiles sede de ufìtzios e istruturas operativas de sugetos de sos cales a s’artìculu 6, cun sa tradutzione in limba sarda cun evidèntzia paris a cussa italiana.
2. Sos sugetos de sos cales a s’artìculu 6 impreant sa limba sarda cun evidèntzia gràfica parìvile finas in sas iscritas esternas, in sos suportos visivos e in sos mèdios de trasportu. Si in su servìtziu de trasportu pùblicu sunt prevìdidos servìtzios automàticos de comunicatzione vocale, custos podent èssere frunidos finas in limba sarda.
3. In su territòriu delimitadu in cunforma a s’artìculu 3, comma 1, sa cartellonìstica istradale est fata finas in limba sarda, segundu sas modalidades prevìdidas dae s’artìculu 11 de sa lege presente.
4. Sos sugetos de sos cales a s’artìculu 6 si adèguant a sas previsiones de s’artìculu presente, segundu sos progetos obietivu annuales, in s’àmbitu de sos pranos de polìtica linguìstica de sos cales a s’artìculu 27.
Articolo 11
Toponomàstica in limba sarda1. Sa denominatzione ufitziale in limba sarda de Comunes, fratziones o localidades est ufitzializada dae sa Regione a pustis chi siat fata sa delìbera de su Cussìgiu comunale de sos Comunes interessados intro ses meses dae sa data de intrada in vigèntzia de sa lege presente.
2. Sas deliberatziones de sa Giunta Regionale chi pertocant sas denominatziones ufitziales in limba sarda e onni àtera chistione generale chi atenet a sos topònimos in limba sarda sunt aprovadas cun decretu de su su Presidente de sa Regione e publicadu in su Bulletinu Ufitziale de sa Regione.
3. Sos sugetos de sos cales a s’artìculu 6 utilizant intro s’àrea delimitada in cunforma a s’artìculu 3, a prope a sa denominatzione in limba italiana, finas sa denominatzione in limba sarda de sos Comunes cun dignidade gràfica paris, de sas fratziones e de sas localidades, definidas in cunforma a su comma 1.
4. Sa Regione est autorizada a istipulare cunventziones cun sas àteras amministratziones pùblicas e cun sugetos privados a fines de promòvere s’impreu de sas denominatziones ufitziales in limba sarda.
5. Sos entes locales podent apostivigare, fata chi siat una delìbera cunforme de sos cussìgios comunales, de adotare s’impreu de sos topònimos bilìngues o de topònimos in limba italiana ebbia in casu de identidade gràfica cun sa limba italiana. Sa Regione sustenet cun interventos finantziàrios sa segnalètica bilìngue de sos entes locales.
Cabu III
Interventos in su setore de s’istrutzioneArtìculu 12
Limba sarda e educatzione plurilìngue1. Sa Regione Autònoma de Sardigna sustenet s’aprendimentu e s’insinnamentu de sa limba sarda inseridu in intro de una sèmida educativa plurilìngue chi prevìdit, acanta a sa limba italiana, sa presèntzia parìvile de limbas minoritàrias istòricas e de limbas istràngias. Sa sèmida educativa plurilìngue costituit una parte de fundamentu de sa formatzione pro una tzitadinàntzia europea ativa e de valorizatzione de s’ispetzifitzidade istòricu-identitària de sa comunidade regionale e de su printzìpiu de reconnoschimentu, chi est apostivigadu dae sa Costitutzione, de sa legitimidade de su cuntzetu de pòpulu sardu.
2. In cunforma a sos artìculos 4, commas 1,2,3,e 4 de sa lege 482/1999, in sas iscolas de s’infàntzia, in sas iscolas primàrias e segundàrias de primu gradu postas in sos Comunes delimitados in cunforma a s’artìculu 3, sa limba sarda est inserida in sa sèmida educativa, segundu sas modalidades ispetzìficas chi currispundint a s’òrdine e gradu iscolàsticu.
3. Fata sarba s’autonomia de sos istitutos iscolàsticos, a su momentu de s’iscritzione, su babbu e sa mama, o chie los rapresentat, comùnicant sa volontade issoro de si giuare de s’insinnamentu de sa limba sarda.
Artìculu 13
Coordinamentu inter-istitutzionale1. Sa Regione, in s’àmbitu de sas funtziones de coordinamentu, collàborat cun s’Ufìtziu Iscolàsticu Regionale pro sa Sardigna a fines de garantire un’inserimentu armònicu de sa limba sarda in su sistema iscolàsticu e de coordinamentu de sas initziativas de polìtica linguìstica in àmbitu educativu.
2. S’inserimentu de sa limba sarda in iscola si depet fàghere a manera graduale e non impositiva. Sa Regione, in collaboratzione cun sas autoridades iscolàsticas e in su rispetu de s’autonomia iscolàstica, promovet su coordinamentu intro sas sas istitutziones iscolàsticas, favorit sa costitutzione de retzas de iscolas e s’individuatzione, in sa fase de inghitzu de sa lege presente, de iscolas pilotas in su territòriu cun s’obietivu de isperimentare s’insinnamentu de su sardu in s’oràriu curriculare.
3. Sa Regione collàborat e istìpulat cunventziones finas cun agèntzias, fundatziones, istitutos e entes privados pro s’istitutzione permanente de sèmidas de agiornamentu e formativos abilitantes, cumprensivos de atziones pro sa formatzione initziale e finas in servìtziu de sos insinnanntes pro s’insinnamentu o s’impreu de sa limba sarda segundu cantu prevìdidu dae s’artìculu 6 de sa lege 482/1999.
4. In sa Presidèntzia de sa Giunta Regionale, est istituidu su Comitadu Tècnicu Permanente pro s’insinnamnetu de sa limba sarda, a fines de assegurare su coordinamentu e su monitoràgiu de s’atividade acumprida dae sas istitutziones diferentes in s’atuatzione de sa lege presente pro s’inserimentu de s’insinnamentu de su sardu in oràriu curriculare.
5. Su comitadu est nominadu cun decretu de su Presidente de sa Giunta Regionale e est presèdidu dae su Presidente matessi o dae unu delegadu suo. Nde faghent parte espertos de esperièntzia iscumproada in nùmeru non prus artu de 5, escluidu su Presidente.
6. Sos espertos nominados depent garantire s’esclusividade de su traballu issoro pro sa Regione. In casu de dipendentes pùblicos o de s’iscola podent èssere ativados cumandos e mobilidade.
Artìculu 14
Àmbitu de aplicatzione in sas iscolas1. In su rispetu de s’autonomia iscolàstica e de sos disponimentos de sos cales a su decretu de su Presidente de sa Repùblica 8 martzu 1999, n. 275 (Regulamentu chi at normas in matèria de autonomia de sas istitutziones iscolàsticas, in cunforma de s’artìculu 21 de sa lege 59/1997), e de sos artìculos 138 e 139 de su decretu legislativu 31 martzu 1998 n°112 (Cunferimentu de funtziones e còmpitos amministrativos de s’Istadu a sas regiones e a sos entes locales, in atuatzione de su Cabu I de sa lege 15 martzu 1997, n°59) sas iscolas chi sunt in intro de sos Comunes delimitados in cunforma s’artìculu 3 indivìduant, in sa programmatzione de s’insinnamentu de sa limba sarda, finas ponende in contu su cuntestu sotziale in su cale si òperat, su modellu operativu de aplicare.
2. Intro ses meses dae sa data de intrada in vigèntzia de sa lege presente, sa Regione, a cunsonu cun s’Ufìtziu Iscolàsticu Regionale, definit su pranu aplicativu de sistema cun sas articulatziones e ispetzifitzidades chi pertocant a sos òrdines e grados iscolàsticos diferentes indicados in artìculu 12, comma 2 e sustenet cun finantziamentos sas autonomias iscolàsticas chi detzìdent de impreare sa possibilidade de insinnare su sardu in oràriu curriculare e cun modalidade veiculare. S’insinnamentu de sa limba sarda est garantidu in s’àmbitu de sa cuota de flessibilidade de s’autonomia iscolàstica in oràriu curriculare.
3. In sa programmatzione de s’insinnamentu de sa limba sarda dae banda de sas istitutziones iscolàsticas sunt postas sas modalidades didàticas chi leant comente modellu de riferimentu su mètodu fundadu subra s’aprendimentu veiculare integradu de sas limbas.
4. In sas iscolas segundàrias de segundu gradu est promòvida sa programmatzione de s’insinnamentu de sa limba sarda in s’àmbitu de sos progetos de irrichimentu de s’oferta formativa de sas istitutziones iscolàsticas.
5. Sa Regione, in sa fase de aplicatzione prima de sa lege presente, àplicat unu mètodu graduale e non impositivu, de difusione de s’insinnamentu de sa limba sarda. In custa punna, pro sas primas tres annualidades promovet progetos-pilotas in sas istitutziones iscolàsticas interessadas a isperimentare s’insinnamentu in oràriu curriculare de sa limba sarda e agiudat finas s’inserimentu de figuras professionales esternas tzertificadas pro s’insinnamentu de sa limba sarda.
6. Sa Regione, a cunsonu cun sa Diretzione Regionale Iscolàstica, compilat unu Registru de sos espertos esternos de limba sarda de utilizare in s’insinnamentu curriculare e veiculare de su sardu in iscola cun su còmpitu de si nche pònnere a su costadu de su dotzente titulare chi non connoschet sa limba ogetu de insinnamentu.
7. Sas Regione podet utilizare figuras tutoriales de espertos in s’àmbitu de sa programmatzione didàtica a cunsonu e acordu cun sa Diretzione Iscolàstica Regionale e cun sos sìngulos dirigentes iscolàsticos.
Artìculu 15
Sustegnu finantziàriu a sas iscolas e iscumprou1. Pro sas finalidades de sas cales a art. 13, comma 2, e de s’artìculu 14, sa Regione providet a su trasferimentu de finantziamentos a sas istitutzione iscolàsticas, subra sa base de su nùmeru de oras de insinnamentu e de s’impreu curriculare de sa limba sarda averguadas e comunicadas dae sa Diretzione Iscolàstica Regionale o dae cada sìngula autonomia. Sos trasferimentos finantziàrios, gestidos dae sas sìngulas istitutziones iscolàsticas, sunt destinados a sas ispesas pro sos dotzentes, finas esternos, impignados in s’atuatzione de sa lege presente, e pro sas ispesas organizativas de sas iscolas ebbia in mesura non prus arta de su 20 pro chentu de su finantziamentu. Custas resursas sunt utilizadas in su rispetu de sas normativas e de sos cuntratos de traballu in vigèntzia.
2. Sa Regione sustenet finas cun interventos finantziàrios sas initziativas de sas cales a s’artìculu 14, comma 3 o 4.
3. Su Comitadu tècnicu permanente pro s’insinnamentu de sa limba sarda òperat in sa Presidèntzia de sa Giunta Regionale. S’Assessore de s’Istrutzione Pùblica nde faghet parte de deretu paris a 5 espertos de didàtica de sa limba seberados dae s’Amministratzione Regionale e dae su Diretore Iscolàsticu Regionale.
4. Sa Presidèntzia de sa Giunta, a cunsonu cun s’Assessore de s’Istrutzione Pùblica, intèndidu su Comitadu tècnicu permanente pro s’insinnamentu de sa limba sarda, subra sa base de sas rechestas individuadas annu pro annu, in collaboratzione cun s’Ufìtziu Iscolàsticu Regionale, proponet sas modalidades de aplicatzione de sa mesuras de sustegnu finantziàriu prevìdidas dae sas istitutziones iscolàsticas, valorizende cussas chi àplicant sos modellos de insinnamentu de sa limba sarda prus avantzados, in intro de unu cuadru plurilìngue, segundu s’istandard europeu.
5. In collaboratzione cun sa Diretzione Iscolàstica Regionale, su Comitadu tècnicu permanente pro s’insinnamentu de sa limba sarda avèrguat e valutat annu cun annu, segundu modalidades cuncordadas, s’istadu de aplicatzione de s’insinnamentu e de s’impreu de sa limba sarda in sas istitutziones iscolàsticas, cun su balàngiu subra sas cumpetèntzias de sos istudiantes e sas respostas de sas famìlias.
6. Sas iscolas sìngulas cuncurrent a averguare e a valutare annu cun annu s’insinnamentu e s’impreu de sa limba sarda tràmite sas atividades generales de verìfica e valutatziones acumpridas dae sas iscolas matessi.
7. Sa Regione at a dare prioridade a sos finantziamentos pro cussas iscolas chi ant a impreare, comente base de s’insinnamentu, sas normas ufitziales de riferimentu de sa limba sarda.
Artìculu 16
Materiale didàticu1. Sa Regione sustenet sa produtzione de materiale didàticu, cun s’impreu de sas normas de riferimentu, pro s’insinnamentu de e in limba sarda, elaboradu segundu sas lìnias indicadas dae su comitadu tècnicu de su cale a s’artìculu 13.
Artìculu 18
Interventos de promotzione1. Sa Regione acumprit initziativas de informatzione e de sensibilizatzione indiritzadas a sas famìlias pro difùndere sa connoschèntzia de sos obietivos e de sas caraterìsticas de su pranu de introdutzione de sa limba sarda in su sistema iscolàsticu.
2. Segundu sos disponimentos de sa lege 482/1999, sa Regione cuncurret a sustènnere sas initziativas de insinnamentu de sa limba sarda indiritzadas a sos adultos, ativadas dae sugetos pùblicos e privados, semper chi siant tzertificados, dae iscolas e dae àteros sugetos reconnotos.
3. Sa Regione promovet cursos e initziativas ispetzìficas dedicadas a s’insinnamentu de sa limba sarda pro immigrados presentes in àreas delimitadas.
4. Formas particulares de promotzione, acostiamentu e insinnamentu de sa limba sarda sunt ativadas pro sas populatziones de orìgine sarda residentes in fora de Sardigna e de s’Itàlia.
5. Sa Giunta Regionale disciplinat sos rechisitos, sas modalidades e sos critèrios pro su sustegnu finantziàriu de sos interventos prevìdidos dae s’artìculu presente.
Artìculu 19
Insinnamentu voluntàriu de sa limba sarda1. A fines de favorèssere s’aprendimentu e s’impreu de sa limba sarda dae banda de sos tzitadinos, sa Regione promovet e sustenet s’atividade de voluntariadu pro s’insinnamentu de sa limba sarda.
2. Pro sas finalidades de su comma 1 est istituidu su registru de sos voluntàrios pro s’insinnamentu de sa limba sarda.
3. Podent èssere reconnotas che a voluntàrias sas persones de majore edade de limba materna sarda, o chi la connoscant a livellu C1, o chi diant proa de capatzidade ativa orale e iscrita de sa limba, chi declarent sa disponibilidade a fàghere a s’indonu, segundos modellos organizativos e cun modalidades operativas definidas dae sa Presidèntzia de sa Giunta Regionale, atividades diretas a difùndere sa connoschèntzia e s’impreu de sa limba sarda. S’ant a pòdere rimborsare sas ispesas.
Cabu IV
Interventos in su setore de sos mèdios de comunicatzioneArtìculu 20
Ràdiu e televisione1. Sa Regione sustenet sa produtzione de materiales audiovisivos in limba sarda cun sa punna de nde dare difusione màssima.
2. In su setore televisivu, sa Regione sustenet sa produtzione e s’emissione de programmas in limba sarda. Su sustegnu est proportzionadu a sa cobertura territoriale e sas modalidades de inserimentu in su palinsestu. Sos fundos sunt impignados nessi pro su 75% in sa produtzione de su cale nessi su 60 pro chentu depet èssere realizada dae produtores indipendentes. Si sustenent finas sas produtziones veiculadas tràmite sa tv e sa ràdiu in Internet. Su sustegnu est proportzionadu a sas pertzentuales de programmas trasmìtidos in limba sarda e a cussoa produidos a contu pròpriu.
3. Sa Regione sustenet sas emitentes radiofònicas chi trasmitint programas in limba sarda. Su sustegnu est proportzionadu a sa pertzentuale de programmas trasmìtidos in limba sarda e a cussos produidos a contu pròpriu.
4. In s’àmbitu de sas cumpetèntzias suas sa Regione sustenet e favoresset sas emitentes televisivas e radiofònicas chi utilizant sa limba sarda in nessi su 25 % de sa programmatzione sua.
5. In sos mèdios de comunicatzione audiovisiva de sa Regione est garantida una presèntzia adeguada de sa limba sarda. Sa Regione istìpulat cunventziones cun sa Rai e àteros sugetos pùblicos e privados a fines de ativare trasmissiones e programmas in limba sarda.
6. Sa Regione promovet sa limba sarda tràmite una rivista sua periòdica, una ràdiu digitale e una web tv difùndida o tràmite sos sitos ufitziales de sa Regione e canales digitales satellitares gestidos dae privados in cunventzione.
Artìculu 21
Imprenta e àteras produtziones1. Sa Regione intzentivat e sustenet sas publicatziones iscritas totu in sardu. Sa Regione podet istipulare, finas, cunventziones cun domos editoras de cuotidianos e periòdicos de informatzione majore difùndidos in su territòriu chi garantint un’informatzione regulare in limba sarda.
2. Sa Regione sustenet finas:
a) S’editzione, sa distributzione e sa difusione de libros e publicatziones in formadu cartàtzeu, informàticu o multimediale totu in limba sarda.
b) Sa produtzione e sa difusione de òperas tzinematogràficas, teatrales e musicales totus in limba sarda.3. In sas publicatziones periòdicas de sa Regione, in sos sitos web ufitziales, est garantida una presèntzia adeguada de sa limba sarda.
Artìculu 22
Internet e tecnologias noas1. Sa Regione intzentivat e sustenet sa presèntzia de sa limba sarda in s’àmbitu de sas tecnologias informàticas, mescamente in Internet, in formadu testuale e audiovisivu, cumpresas sas retzas sotziales de cada casta.
2. Pro sas finalidades de sas cales a su comma 1, sa Regione sustenet cun mesuras adeguadas sa chirca, sa produtzione, sa cummertzializatzione e s’impreu de istrumentos informàticos e tecnològicos in limba sarda punnados a un’impreu curretu e normalizadu de sa limba.
3. Sa Regione favoresset, in prus, s’impreu de sa limba sarda in sos sitos internet de sos entes pùblicos de sos cales a s’artìculu 6 e de sos sugetos privados a sos cales si reconnoscat una funtzione sotziale de giudu.
4. Su finantziamentu est prioritàriu a sos sugetos pùblicos e privados chi impreant sas normas comunas de riferimentu.
Artìculu 23
Critèrios pro sos interventos in su setore de sos mèdios de comunicatzione1. Sa Giunta Regione, intesa sa Cummisione cunsiliare cumpetente, definit critèrios e modalidades pro s’atuatzione de sos interventos de sustegnu prevìdidos dae sos disponimentos de su Cabu presente, incluidos interventos chi pertochent relatziones cun sa RAI.
Cabu V
Interventos in favore de sos assòtzios e de s’acadèmiaArtìculo 24
Assòtzios, assòtzios econòmicos e acadèmia1. Sa Regione reconnoschet una funtzione ispetziale de servìtziu a sos sugetos pùblicos e privados chi acumprint un’atividade cualificada e sighida in su territòriu regionale pro sa promotzione e difusione de sa limba sarda e chi possedint istruturas istàbiles e de un’organizatzione adeguada o chi bantant meressimentos istòricos de promotzione de su bilinguismu.
2. Pro sas finalidades de sas cales a su comma1, sa Regione sustenet cun finantziamentos ispetzìficos s’atividade de sos sugetos individuados cun deliberatzione dae sa Giunta Regionale.
3. Sa Regione promovet sa creatzione de fundatziones e istitutos cun unu ruolu de primore in sa polìtica linguìstica, finas cun su sustegnu a persighire sas finalidades istitutzionales de valore iscientìficu artu in s’àmbitu de sa limba sarda. Sas finalidades de fundatziones e istitutos depent èssere punnadas a sas atividades de pranificatzione e normalizatzione linguìstica cun istandard operativos de livellu europeu.
4. Sa Regione promovet e sustenet sa creatzione de cursos de insinnamentu, catedras, istùdiu, e finas chircas de e subra sa limba sarda in istitutziones acadèmicas foras dae su territòriu de sa Regione e de s’Itàlia. Su 70 pro chentu de sas initziativas depent èssere punnadas a s’impreu veiculare de sa limba in s’insinnamentu e sas publicatziones imprentadas e isparghinadas cun su sardu e s’inglesu.
5. Sa Regione intzentivat sas impresas chi in sa comunicatzione aziendale e in sa promotzione cummertziale impreant sa limba sarda cun modalidades pròprias de sa pranificatzione e normalizatzione linguìstica.
Cabu VI
Programmatzione e iscumprou de sos resultados
Artìculu 25
Pranu generale de polìtica linguìstica1. Su pranu generale de polìtica linguìstica est definidu de norma cada chimbe annos, intro un’annu dae su cominztu de sa legisladura, pro cunsighire sos obietivos chi sighint:
a) Garantire a sos tzitadinos de limba sarda s’esertzìtziu de sos deretos linguìsticos;
b) Promòvere s’impreu sotziale de sa limba sarda e s’isvilupu suo comente còdighe linguìsticu pretzisu pro totu sas situatziones de sa vida moderna;
c) sena fàghere mai mancare su rispetu pro sas espressiones linguìsticas locales, persighire una polìtica linguìstica unitària tràmite su coordinamentu de sas atziones programadas dae àteros entes e istitutziones pùblicas e privadas;
d) definire sas prioridades de sos interventos regionales in su setore de s’istrutzione;
e) fissare critèrios e prioridades pro interventos in su setore de sos mèdios de comunicatzione e pro su sustegnu a sas realidades assotziativas;
f) fissare critèrios e prioridades in totu sos àteros setores de sa polìtica linguìstica.2. Su Pranu est partzidu pro tipologias de sugetos. Pro cada tipologia sunt prevìdidas àreas ispetzìficas de interventu e, pro cada una de custas, progetos obietivos generales. Su Pranu definit, in prus, sas modalidades de valutatzione de sas initziativas acumpridas e sos istrumentos de iscumprou de sos resultados lòmpidos dae cada sugetu. Su pranu est aproadu dae sa Giunta Regionale, fata chi siat sa proposta de s’Assessore de sa Pùblica Istrutzione, intesa sa cummissione consiliare cumpetente.
Artìculu 26
Pranu annuale de sas prioridades de interventu1. In cunforma a su Pranu de su cale a s’artìculu 25 e ponende in contu sas disponibilidades de bilantzu, sa Giunta Regionale, fata chi siat sa proposta de s’Assessore de s’Istrutzione Pùblica, adotat annu cun annu su Pranu de sas prioridades de interventu, chi cuntenet sos obietivos de cunsighire in s’annu.
2. Su Pranu de sas prioridades de interventu apostìvigat cales initziativas prevìdidas dae sa lege presente sunt giudicadas prioritàrias e cantas resursas sunt collocadas in cada setore o grupu de interventos.
3. Su pranu de sas prioridades de interventu est acumpangiadu dae sos bandos chi li pertocant e inditat sas protzeduras pro sa presentatzione de sos progetos pro sos cales si rechedet su finantziamentu.
4. A fines de garantire sa trasparèntzia, a su pranu sunt ligados finas sos critèrios de màssima pro sa valutatzione de sos progetos.
5. Su Pranu depet èssere adotadu intro su 15 freàrgiu de cada annualidade finas si su bilantzu no est aproadu.
Artìculu 27
Pranos de polìtica linguìstica1. Sa Regione in totu sas articulatziones suas, sos entes locales e sos cuntzessionàrios de servìtzios pùblicos aproant cada chimbe annos, unu Pranu de polìtica linguìstica a fines de apostivigare, in cunforma de su Pranu generale de polìtica linguìstica de su cale a s’artìculu antepostu, sos progetos obietivos de cunsighire annu cun annu in s’àmbitu de cada àrea de interventu, cun iscadèntzias chi mai ant a pòdere barigare sa durada de su pranu matessi.
2. Sa Regione, sos entes locales e sos cuntzessionàrios de servìtzios pùblicos prevìdint in sos pranos ispetziales de polìtica linguìstica s’adeguamento progressivu de s’organizatzione e de sas istruturas tècnicas pro dare atuatzione a cantu prevìdidu in su Cabu II.
3. S’aprovatzione e s’aplicatzione coerente de sos Pranos Ispetziales de polìtica linguìstica costituint pro sos entes locale e pro sos cuntzessionàrios de servìtzios pùblicos cunditziones pro s’otenimentu de sos finantziamentos de sos cales a sa lege presente in sos annos imbenientes.
Artìculu 28
Ufìtzios de sa Limba Sarda1. Sa Regione sustenet cun interventos finantziàrios sos ufìtzios de sa limba sarda istituidos dae entes locales o uniones de entes locales e àteras amministratziones pùblicas territoriales e nde coordinat sas initziativas.
2. Est istituidu unu registru regionale de sos operadores linguìsticos.
3. Podent èssere iscritos a su Registru de sos ufìtzios linguìsticos sos chi ant unu curriculum de fama crara, o ant acumpridu custa atividade pro nessi duos annos o bator cun interrutziones e, sende chi ant custos rechisitos, connoschent sa limba sarda iscrita e faeddada nessi a livellu C1 de su Cuadru Comune de Riferimentu.
Artìculu 29
Setziada annuale de su Cussìgiu RegionaleSu Cussìgiu Regionale, una bia a s’annu, dèdicat una setziada a s’anàlisi de sas polìticas linguìsticas regionales fata chi siat una relata operativa dae banda de sa Giunta Regionale.
Artìculu 30
Cunferèntzia annuale de sa Limba SardaSa Regione organizat cada annu sa Cunferèntzia regionale de sa limba sarda che a ocasione de verìfica de sos resultados cunsighidos e pro una cunfrontatzione democràtica cun totu sos operadores de su setore.
Artìculu 31
Limba sarda in sos cultosSa Regione sustenet initziativas de promotzione de s’impreu de sa limba sarda in sos cultos.
Artìculu 32
Promotzione linguìstica in sa sotziedadeSa Regione sustenet s’impreu de sa limba sarda in sa sotziedade, in su mundu econòmicu, in cussu giurìdicu e isportivu e in totu sos campos de sa vida moderna finas cun campagnas promotzionales dedicadas.