CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XV LEGISLATURADISEGNO DI LEGGE N. 218/A
presentato dalla Giunta regionale,
su proposta dell'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, SPANOil 15 maggio 2015
Legge forestale della Sardegna
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RELAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE
Con il presente disegno di legge recante "Legge forestale della Sardegna", considerato il rilevante apporto del sistema forestale pubblico e privato per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna e per una corretta gestione del territorio orientato alla tutela dell'ambiente, si intende procedere all'approvazione di una legge di riordino complessivo della materia forestale, al fine di dotare la Regione di una normativa specifica del settore che sia in armonia con le norme dell'Unione europea e con gli impegni assunti dall'Italia in sede internazionale in tema di gestione forestale sostenibile, tutela dell'ambiente e del paesaggio, mitigazione degli effetti connessi ai cambiamenti climatici, nel rispetto della Costituzione, dello Statuto speciale e dei principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica.
Al riguardo, occorre premettere che la Giunta regionale, con la deliberazione n. 32/12 del 7 agosto 2014, al fine di superare una serie di criticità, riferite, in parte, all'assetto organizzativo dell'Ente foreste della Sardegna e, in parte, alle modalità di perseguimento delle finalità istituzionali dell'ente, così come previste dalla legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 (Istituzione dell'Ente foreste della Sardegna, soppressione dell'Azienda delle Foreste Demaniali della Regione Sarda e norme sulla programmazione degli interventi regionali in materia di forestazione), evidenziava la necessità di elaborare una nuova regolamentazione organica che fondasse la propria architettura, da un lato su un assetto organizzativo razionale ed efficace e, dall'altro, su un complesso sistema integrato di pianificazione, gestione e controllo dell'attività istituzionale.
La Regione, infatti, sebbene si sia dotata già dal 2007 del Piano forestale ambientale regionale (PFAR) (il PFAR vigente è stato approvato con la deliberazione della Giunta regionale 27 dicembre 2007, n. 53/9 e adottato in via definitiva dal Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino con deliberazione 14 febbraio 2008, n. 1), strumento di pianificazione avanzato e moderno, è caratterizzata dall'assenza di una normativa specifica del settore forestale e, in particolare, è l'unica regione d'Italia priva di una legge regionale organica in materia forestale.
La necessità di dotarsi una legge regionale in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale, avvalendosi della competenza primaria di cui all'articolo 3 dello Statuto speciale, nasce dalla considerazione che questo patrimonio, la cui valenza ambientale, sociale, economica e culturale sta assumendo sempre maggiore importanza nel contesto non solo regionale e nazionale, ma anche in quello europeo e globale, necessita di un'autonoma e specifica disciplina, e che le attività riguardanti lo sviluppo sostenibile e la gestione del patrimonio forestale devono essere regolate da un unico testo di legge.
In considerazione di ciò, la Giunta regionale, con la deliberazione n. 32/12, ha approvato specifici indirizzi per la predisposizione di un disegno di legge organico di riorganizzazione dell'Ente foreste e di riordino complessivo della materia forestale, specificando che il nuovo assetto normativo si dovrà fondare sui seguenti principi e finalità:
- rilancio dell'attività dell'Ente finalizzata alla modernizzazione e attualizzazione dei compiti istituzionali, con particolare riferimento alle esigenze di innovazione e di sviluppo delle politiche forestali; a tal fine l'attività istituzionale dell'Ente, oltre alla gestione delle risorse forestali, dovrà inquadrarsi nelle più articolate politiche ambientali di tutela del territorio (parchi e gestione della biodiversità, cambiamenti climatici, difesa dai rischi ambientali, turismo, ricerca scientifica);
- individuazione delle azioni per consentire una migliore valorizzazione, anche economica e sociale, del patrimonio naturale assegnato e dei beni prodotti, affinché sia possibile intervenire con processi incentrati sulla qualità e sulla valorizzazione delle risorse naturali al fine di permetterne la fruizione;
- valorizzazione dell'esigenza di promuovere l'adeguamento tecnologico e l'innovazione delle struttura;
- ridefinizione e ottimizzazione dei compiti istituzionali dell'Ente, al fine di razionalizzare la gestione delle competenze, attualmente eccessivamente frammentate, che talvolta si sovrappongono a competenze analoghe assegnate a differenti rami dell'Amministrazione regionale determinando inutili sovrapposizioni e diseconomie;
- razionalizzare gli obiettivi in funzione delle attività; a tal fine è necessario rivisitare la struttura organizzativa dell'Ente, ormai superata, legata essenzialmente alla gestione dei cantieri forestali e verificare, anche attraverso l'analisi comparata con altre realtà regionali, l'opportunità di attuare un differente modello organizzativo.A tal fine, in ossequio a quanto previsto dalla deliberazione n. 32/12, si è costituito, all'interno della Direzione generale della difesa dell'ambiente, un gruppo di lavoro interassessoriale incaricato di studiare e di predisporre il disegno di legge di riordino della materia forestale secondo le linee di indirizzo sopra richiamate.
La presente proposta di legge è stata, pertanto, frutto dell'attività coordinata di più direzioni generali dell'Amministrazione regionale competenti in materia e si è basata su un'analisi degli indirizzi delle politiche forestali e ambientali a livello comunitario e nazionale, attraverso un confronto continuo con le altre norme regionali in materia forestale.
A tale riguardo, si precisa che la proposta ha attribuito particolare rilevanza alle specificità del territorio regionale, caratterizzato da una superficie forestale la cui estensione costituisce più della metà del territorio sardo, di gran lunga superiore al valore medio nazionale ed europeo, e in cui la proprietà è per due terzi privata e un terzo pubblica.
L'elaborazione del testo ha seguito, inoltre, in aggiunta agli indirizzi di cui alla deliberazione n. 32/12, alcuni principi ispiratori che possono essere riassunti nei punti di seguito illustrati:
- il bosco è stato considerato un sistema ecologico complesso, costituente un bene ambientale, culturale ed economico. La nuova normativa, sulla base della competenza primaria conferita dallo Statuto speciale, si deve incentrare sul concetto di multifunzionalità, così come indicato nei principi fondamentali delle leggi dello Stato, nella normativa comunitaria e nei trattati internazionali sottoscritti dall'Italia;
- sempre nell'ottica della multifunzionalità, è stato particolarmente valorizzato l'aspetto socio-economico, a vantaggio del quale, da un lato, è stata favorita la nascita di forme associative della gestione forestale e, dall'altro, sono stati promossi e ottimizzati i lavori forestali e le filiere produttive che si originano dai prodotti del bosco (es. filiera produzioni legnose e filiera del sughero);
- nella consapevolezza che le politiche forestali stanno assumendo sempre maggiore importanza a tutti i livelli di governance (nazionale, europeo, globale), sono stati individuati strumenti di programmazione e organi, quali il Documento esecutivo di programmazione forestale (DEPF) e la Consulta regionale per le politiche forestali, che possono contribuire a migliorare la definizione e la condivisione delle politiche forestali con i diversi stakeolder;
- si è posta particolare cura nel ricondurre a una sola autorità amministrativa, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, le autorizzazioni e i controlli riguardanti i boschi, per rendere più semplice ed efficiente il rapporto fra il cittadino e l'amministrazione pubblica;
- per tutte le disposizioni che necessitano di un dettaglio tale da non poter essere utilmente inserite nel testo di legge o che necessitano di essere definite con precisione con diversi procedimenti amministrativi, si è preferito il rinvio ad appositi atti da adottarsi con deliberazione della Giunta regionale; in tal modo sarà possibile adottare, di volta in volta, provvedimenti tesi a disciplinare, ove necessario, anche il singolo procedimento in maniera da garantire rapidità ed efficacia all'azione amministrativa regionale.La proposta elaborata sottende un cambiamento culturale, sociale e politico con particolare riferimento sia alla governance del settore forestale pubblico, sia alla promozione del settore privato.
La Regione Sardegna è, infatti, attualmente caratterizzata da un modello di gestione esclusivamente pubblico il quale non sempre è in grado di garantire un elevato grado di efficacia e di efficienza nell'utilizzazione delle risorse pubbliche e può risultare un freno allo sviluppo di attività imprenditoriali private nel settore forestale.
La gestione delle proprietà pubbliche, in particolare dei boschi, risente in maniera sensibile dell'organizzazione che gli enti pubblici si sono dati e tale legge di riordino non può che essere associata a una riforma organica dell'ordinamento dell'Ente foreste della Sardegna.
Pertanto, in attuazione ai principi di efficacia, efficienza ed economicità e altresì coerentemente con la necessità di assicurare una maggiore razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica, in particolare degli apparati istituzionali, si è ritenuto necessario procedere alla soppressione dell'ente strumentale istituito dalla legge regionale n. 24 del 1999, dando vita a un nuovo differente soggetto giuridico: l'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS), la cui struttura organizzativa, più contenuta in quanto priva dell'organo collegiale (consiglio di amministrazione), meglio risponde alle più sopra citate esigenze.
Tale scelta risulta, inoltre, coerente con l'esito referendario del 6 maggio 2012, favorevole all'abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli enti strumentali, e risponde, inoltre, all'esigenza di poter contare su una struttura tecnico-operativa più snella che, nel conseguimento dei propri fini istituzionali di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale regionale, possa avvalersi delle risorse disponibili, in particolare di quelle finanziarie, nel rispetto dei sopracitati criteri di efficienza, efficacia ed economicità.
Ai fini di un ammodernamento e incremento dell'efficienza delle politiche forestali, le funzioni attribuite dal disegno di legge all'Agenzia sono state rinnovate rispetto a quelle precedentemente in capo all'Ente foreste, prevedendo che la stessa si occupi attivamente, su tutto il territorio regionale, oltre che della cura, tutela e conservazione del patrimonio forestale e della difesa dei sistemi forestali e silvo-pastorali dai rischi ambientali, anche della valorizzazione produttiva, turistico-ricreativa e culturale del patrimonio naturale e della promozione della ricerca scientifica, sperimentazione, innovazione tecnologica e cultura nel settore forestale.
Nel dettaglio il disegno di legge si compone di 55 articoli, distribuiti nei seguenti 7 titoli:
I. Disposizioni generali
II. Pianificazione e programmazione forestale
III. Gestione del patrimonio forestale
IV. Prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi
V. Promozione dell'economia e della ricerca forestale
VI. Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS)
VII. Norme transitorie e finali.Il Titolo I (Disposizioni generali), composto da 5 articoli, identifica l'oggetto e le finalità della legge forestale, attribuisce le funzioni esercitate dalla Regione, dagli enti e dalle agenzie facenti parte del sistema regione, fornisce la necessarie definizioni del bosco e delle aree a esso assimilate.
L'articolo 1 riguarda l'oggetto della legge che, in particolare, disciplina la gestione sostenibile delle attività forestali pubbliche e private, detta gli indirizzi sulla cura e la manutenzione del territorio, in un'ottica di incentivazione e sostenibilità ambientale del sistema forestale e silvo-pastorale, semplifica il sistema autorizzatorio relativo al vincolo idrogeologico, disciplina la materia degli incendi boschivi e provvede al riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo dell'Ente foreste attraverso l'istituzione dell'Agenzia FoReSTAS.
Nell'articolo 2 vengono definite le finalità del disegno di legge che riguardano, tra le altre, la tutela della complessità e della multifunzionalità del sistema forestale, la conservazione della biodiversità e la protezione del paesaggio e dell'ambiente, la valorizzazione delle filiere forestali e silvo-pastorali connesse alla gestione dei boschi, la difesa idrogeologica del territorio, la prevenzione del rischio incendi, la promozione della ricerca e della cultura forestale, l'educazione ambientale e la formazione.
Il Titolo II (Pianificazione e programmazione forestale), composto da 10 articoli, definisce gli indirizzi per la pianificazione e la programmazione forestale e individua gli strumenti per la conoscenza e il monitoraggio delle risorse forestali necessari per la pianificazione.
Gli articoli dal 5 al 10 riguardano la pianificazione forestale che si articola su tre livelli: Piano forestale ambientale regionale (PFAR); Piano forestale territoriale di distretto (PFTD); Piano forestale particolareggiato (PFP).
La pianificazione e la programmazione, come d'altra parte unanimemente riconosciuto sia a livello nazionale sia a livello europeo e internazionale, sono considerati strumenti prioritari per il perseguimento dei fini della legge e per garantire la gestione sostenibile delle risorse silvo-pastorali.
Al livello regionale compete la redazione e approvazione del Piano forestale ambientale regionale (PFAR), strumento che deve essere coordinato con il piano paesaggistico e con i piani di bacino e che ha validità dieci anni (art. 6). L'applicazione degli indirizzi indicati dalla pianificazione regionale del PFAR trova il suo approfondimento nella pianificazione territoriale di distretto (PFTD) che costituisce la sede entro la quale sono effettuate le analisi di dettaglio del territorio locale e nella quale si individuano, di concerto con le comunità locali, le destinazioni funzionali degli ambiti forestali (art. 7).
L'ultimo livello della pianificazione è rappresentato dai Piani forestali particolareggiati (art. 8) che costituiscono lo strumento operativo per la gestione e programmazione degli interventi selvicolturali delle proprietà forestali e delle opere e infrastrutture a esse connesse.
Particolarmente innovativi per il territorio della regione sono la promozione della pianificazione particolareggiata comunale, che può includere anche superfici boschive private, purché i rispettivi proprietari ne facciano richiesta, e un rafforzamento del ruolo delle autonomie locali nella predisposizione dei piani di assestamento forestale per la gestione dei boschi pubblici.
L'articolo 9 dispone in materia di pianificazione forestale nelle aree protette e nei siti della rete Natura 2000, individuando e regolamentando l'interazione e la complementarietà fra pianificazione forestale e pianificazione propria delle aree protette.
La programmazione forestale è illustrata nell'articolo 11 dove viene introdotto il Documento esecutivo di programmazione forestale (DEPF) che rappresenta un importante strumento di programmazione, di durata triennale, che individua le attività e gli interventi prioritari dell'intera politica forestale regionale e detta gli indirizzi per il controllo e la valutazione delle attività e dei risultati e delle politiche di settore.
Nell'articolo 12 viene istituita la Consulta regionale per le politiche forestali, alla quale sono attribuite funzioni propositive e consultive tramite pareri sui documenti di pianificazione e di programmazione regionale. La Consulta risulta composta dagli assessori competenti in materia di ambiente, agricoltura, paesaggio e programmazione, da esperti designati dalla Giunta, dal Consiglio regionale, dal Consiglio delle Autonomie locali, dalle associazioni ambientaliste, dalle organizzazioni imprenditoriali e da un rappresentante delle organizzazioni sindacali.
Gli articoli 13 e 14 sottolineano la particolare attenzione dedicata alle esigenze conoscitive e di monitoraggio delle risorse forestali. Viene, infatti, definito il sistema informativo forestale regionale, parte integrante del Sistema informativo ambientale regionale (SIRA), che costituisce base conoscitiva per la pianificazione e programmazione forestale. A tal fine vengono, inoltre, disposti la realizzazione e l'aggiornamento della carta forestale regionale e la redazione dell'Inventario forestale regionale.
Il Titolo III (Gestione del patrimonio forestale), composto da 7 articoli, fornisce indirizzi sulla gestione del patrimonio forestale della regione, definisce le procedure la riconsegna dei terreni in occupazione temporanea e riordina le procedure autorizzative in materia di trasformazione del bosco.
Gli articoli 15 e 16 definiscono il patrimonio forestale pubblico e le modalità di riordino del patrimonio forestale della regione. A questo specifico proposito la legge stabilisce che la Regione succeda nella titolarità del patrimonio immobiliare in capo all'Ente foreste della Sardegna e che la Giunta regionale, con proprio atto, affidi all'Agenzia i beni immobili funzionali alle proprie attività.
L'articolo 17 è riferito all'organizzazione delle procedure di riconsegna dei terreni in occupazione temporanea. Nello specifico, l'Agenzia redige l'elenco dei terreni in occupazione temporanea e il Corpo forestale e di vigilanza ambientale individua i terreni da restituire ai legittimi proprietari.
A tale riguardo, occorre mettere in evidenza che è presente una disposizione specifica per la tutela del personale dell'Agenzia che viene reimpiegato per altre funzioni nel territorio di competenza del servizio territoriale, anche all'esterno delle aree direttamente gestite dall'Agenzia stessa, garantendo una maggiore efficienza nell'utilizzo delle risorse umane.
Gli articoli dal 19 al 21 riguardano gli interventi di trasformazione del bosco e gli interventi selvicolturali per i quali vengono semplificate le procedure autorizzative attraverso una differenziazione dell'iter in funzione della tipologia di intervento (comunicazione semplice, comunicazione e relazione tecnica, autorizzazione regionale). Si individuano, in sintesi, livelli crescenti di controllo in funzione della tipologia di intervento, al fine di provvedere a una tutela effettiva delle superfici boscate senza tuttavia gravare il cittadino di adempimenti sproporzionati alla portata e all'estensione dell'intervento.
Inoltre, con un'ulteriore significativa norma di semplificazione, si prevede che la richiesta di autorizzazione paesaggistica venga raccolta e trasmessa dal Corpo forestale all'autorità competente per permettere all'utente di interfacciarsi con un ente unico.
Per accelerare e semplificare le procedure relative all'imposizione del vincolo idrogeologico di cui al regio decreto legge 30 dicembre 1923, n. 3267 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani), si prevede che la competenza attualmente esercitata dalle Province ai sensi dell'articolo 61, comma 2, della legge regionale 12 giugno 2006, n. 9 (Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali), venga attribuita al Corpo forestale e di vigilanza ambientale che attualmente già riveste la funzione di organo tecnico per la gestione e revisione del vincolo idrogeologico ai sensi dell'articolo 1 del regio decreto legge n. 3267 del 1923.
Con l'occasione, viene introdotto un moderno istituto della legislazione forestale. L'articolo 21 disciplina, infatti, le cosiddette misure compensative, da attuarsi nel caso in cui sia realizzata la trasformazione del bosco, individuando nel rimboschimento compensativo la misura di compensazione più importante e prevedendo, in luogo del rimboschimento compensativo, il versamento di una somma che potrà essere utilizzata dai comuni nel cui territorio ricade l'intervento di trasformazione del bosco per opere di miglioramento forestale e ambientale o per l'acquisizione di terreni da utilizzare per le stesse finalità.
Il Titolo IV (Prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi), composto da 4 articoli, definisce le misure di prevenzione, individua i contenuti del Piano regionale antincendi (PRAI), indica la composizione del sistema regionale antincendi e fornisce indirizzi al fine di migliorare il coordinamento delle attività di prevenzione e di lotta contro gli incendi.
L'articolo 22 contiene le azioni di prevenzione degli incendi boschivi promosse dalla Regione, tra le quali l'educazione ambientale, la ricerca, l'innovazione e la sperimentazione, anche attraverso la Scuola regionale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
Nell'articolo 23 è illustrato il contenuto del PRAI costituito, in particolare, dalla carta dei rischi incendi, il coordinamento delle attività antincendio, le azioni e gli obblighi per la prevenzione diretta e indiretta, l'aggregazione e la standardizzazione del volontariato e i contenuti dei piani antincendi per le aree destinate a esercitazioni militari.
L'articolo 24 descrive le prescrizioni antincendi e i relativi divieti e sanzioni, mentre l'articolo 25 è riferito al Sistema regionale antincendi che risulta costituito dalla Protezione civile regionale, dal Corpo forestale di vigilanza ambientale, dall'Agenzia e, a seguito di appositi accordi, dai soggetti statali competenti, dalle associazioni di volontariato e dalle compagnie barracellari. Vengono, inoltre, uniformati gli ambiti territoriali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale con lo scopo di ottimizzare il coordinamento delle attività di prevenzione e di lotta agli incendi.
Il Titolo V (Promozione dell'economia e della ricerca forestale), costituito da 9 articoli, individua le azioni per il sostegno all'economia forestale, fornisce indirizzi volti alla valorizzazione e all'incremento delle filiere agro-silvo-pastorali connesse alla gestione dei boschi e dell'associazionismo, promuove la ricerca forestale, l'innovazione e il trasferimento tecnologico.
All'articolo 26 viene istituito l'Albo delle imprese forestali al quale possono iscriversi le imprese, le cooperative e i consorzi che operano nel settore forestale. Nell'articolo 27 sono individuati gli obiettivi della Regione finalizzati a favorire la nascita di forme associative di gestione forestale legate alle attività vivaistiche, alla gestione faunistica e a promuovere la costituzione di consorzi forestali tra soggetti pubblici e privati.
Gli articoli dal 28 al 32 riguardano il sostegno alle attività selvicolturali, la valorizzazione delle filiere di produzioni legnose, foresta-sughero, foresta-prodotti non legnosi e l'incentivazione della certificazione forestale quale strumento di promozione, qualificazione e valorizzazione.
L'articolo 33 fornisce alcune disposizioni in riferimento alla vivaistica forestale e prevede l'istituzione del Registro produttori materiale forestale di moltiplicazione presso l'assessorato competente in materia, l'istituzione del Registro regionale materiali di base presso il Corpo forestale e di vigilanza ambientale e individua l'Agenzia quale struttura di riferimento per la conservazione della biodiversità forestale.
L'articolo 34 prevede il sostegno della ricerca e della sperimentazione forestale nonché della divulgazione e del trasferimento tecnologico e l'assistenza tecnica mediante la collaborazione con enti pubblici di ricerca, università, enti strumentali e agenzie, istituzioni pubbliche e private, istituti di ricerca nazionali e internazionali e la Scuola regionale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
Il Titolo VI (Agenzia FoReSTAS), composto da 18 articoli, contiene la rivisitazione della struttura organizzativa dell'ente attraverso l'istituzione dell'Agenzia FoReSTAS, l'attualizzazione dei compiti e la razionalizzazione degli obiettivi in funzione delle attività e della gestione delle competenze.
Nell'articolo 35 viene istituita l'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS), al fine di realizzare l'ammodernamento e una maggiore efficienza delle politiche forestali, con particolare riferimento all'innovazione e alla valorizzazione del patrimonio naturale.
Negli articoli 36 e 37 sono descritti gli ambiti di intervento e le rinnovate funzioni dell'Agenzia che possono riassumersi come segue:
a) cura, tutela e conservazione del patrimonio forestale, della biodiversità e del paesaggio;
b) difesa dei sistemi agro-silvo-pastorali dai rischi ambientali;
c) valorizzazione produttiva, turistico-ricreativa e culturale del patrimonio naturale;
d) promozione della ricerca scientifica, sperimentazione, innovazione tecnologica e cultura nel settore forestale e sostegno delle attività di informazione, sensibilizzazione ed educazione ambientale.L'articolo 38 individua i contenuti dei programmi delle attività dell'Agenzia, tra cui il quadro delle attività, le risorse necessarie, i tempi di attuazione e i risultati da conseguirsi.
La programmazione delle attività deve tenere conto delle indicazioni del Piano forestale ambientale regionale, degli indirizzi impartiti dalla Giunta regionale e delle esigenze delle amministrazioni comunali interessate.
Gli articoli dal 41 al 45 descrivono i compiti e le funzioni degli organi dell'Agenzia: amministratore unico, comitato territoriale, collegio dei revisori.
L'amministratore unico, nominato con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, è il rappresentante legale dell'Agenzia e svolge, tra le altre, le seguenti funzioni: verifica la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa, adotta il bilancio, lo Statuto e i regolamenti dell'Agenzia, cura i rapporti istituzionali con la Regione, con gli organi dello Stato, con le amministrazioni locali, con gli enti e organismi esterni, etc..
Il comitato territoriale, composto dall'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e da tre sindaci indicati dal Consiglio delle Autonomie locali, svolge, a titolo gratuito, funzioni consultive e propositive e, in particolare, raccorda l'attività di gestione dell'Agenzia al sistema delle autonomie locali esprimendo pareri sul programma triennale e annuale delle attività e sull'assetto organizzativo definito nello Statuto.
Il collegio dei revisori, composto da tre membri iscritti nel registro dei revisori legali, esercita le funzioni dell'articolo 6 della legge regionale 15 maggio 1995, n. 14 (Indirizzo, controllo, vigilanza e tutela sugli enti, istituti ed aziende regionali) ed esprime parere sul bilancio preventivo dell'Agenzia, sulle relative variazioni e sugli equilibri complessivi della gestione.
Gli articoli 46 e 47 descrivono la struttura organizzativa dell'Agenzia costituita dal direttore generale e dai servizi centrali e territoriali con le loro articolazioni organizzative.
Nell'articolo 48 viene assegnato all'Agenzia il personale dipendente dell'Ente foreste, ivi compreso il personale con rapporto di lavoro a tempo determinato semestrale, stabilendo, altresì, che la Giunta regionale, a seguito dei necessari approfondimenti di carattere giuridico, economico e fiscale, predisponga uno specifico disegno di legge per il riordino della disciplina del regime contrattuale del personale dell'Agenzia.
L'articolo 50 prevede la possibilità di utilizzare gli operai per attività per le quali è richiesta una specifica specializzazione e in particolare per attività di lotta agli incendi boschivi, di protezione civile ed esigenze specifiche legate ai lavori forestali.
Il Titolo VII (Norme transitorie e finali), costituito da 3 articoli, contiene la norma finanziaria, che non prevede maggiori oneri a carico della finanza pubblica e include le disposizioni riguardanti l'abrogazione delle norme in contrasto con il presente disegno di legge.
Sotto il profilo finanziario si precisa che, dall'attuazione del suddetto disegno di legge, non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza regionale, atteso che la previsione inerente l'attribuzione a un amministratore unico delle funzioni attualmente svolte nell'ente dal presidente e dal consiglio di amministrazione comporta un notevole risparmio di spesa.
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RELAZIONE DELLA QUARTA COMMISSIONE PERMANENTE GOVERNO DEL TERRITORIO, PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA, EDILIZIA, TUTELA DELL'AMBIENTE, PARCHI E RISERVE NATURALI, DIFESA DEL SUOLO E DELLE COSTE, PIANIFICAZIONE PER LA GESTIONE E LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI, RISORSE IDRICHE, POLITICHE ABITATIVE, LAVORI PUBBLICI, PORTI E AEROPORTI CIVILI, MOBILITÀ E TRASPORTI
composta dai Consiglieri
SOLINAS Antonio, Presidente e relatore di maggioranza - TATTI, Vice presidente e relatore di minoranza - LAI, Segretario - FASOLINO, Segretario - DEMONTIS - MELONI - PERU - UNALI - ZANCHETTA
Relazione di maggioranza
On. SOLINAS Antonio
pervenuta il 13 aprile 2016
L'approvazione, da parte della Quarta Commissione consiliare permanente, del disegno di legge n. 218/A "Legge forestale della Sardegna", avvenuta il 5 aprile 2016 conclude un lungo ed approfondito iter che, iniziato nel corso della Tredicesima legislatura con l'adozione del Piano forestale ambientale regionale da parte del Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino con deliberazione 14 febbraio 2008, n. 1), pone le premesse per sancirne il momento conclusivo con l'approvazione del presente testo normativo che si propone all'attenzione dell'Assemblea consiliare.
Infatti, l'adozione del Piano forestale regionale nello scorcio finale della Tredicesima legislatura non ha trovato alcun riscontro nel corso della Quattordicesima legislatura; quest'ultima non ha affrontato in modo organico e sistematico il settore forestale nella sua complessità. Ciò ha depotenziato notevolmente la capacità riformatrice del Piano forestale regionale, rimasto in gran parte inattuato.
A fronte di tale situazione, l'attuale Esecutivo regionale ha con notevole sollecitudine affrontato la complessa materia proprio partendo dalla presenza di un piano forestale adottato quale strumento di pianificazione avanzato e moderno e, di converso, attivandosi per sopperire all'assenza di una normativa specifica del settore forestale che rappresenta, allo stato, un assai poco lusinghiero primato della Regione, l'unica priva di una legge regionale organica in materia forestale.
L'istruttoria della Commissione, preso atto dei condivisi obiettivi di fondo puntualmente esplicitati dalla Giunta regionale sia nella deliberazione n. 32/12 del 7 agosto 2014, sia nella dettagliata ed articolata relazione a corredo del disegno di legge in questione al momento della sua presentazione, si è focalizzata sull'effettiva corrispondenza tra tali obiettivi e la previsione dei singoli istituti e procedimenti giuridici attraverso cui attuarli.
Tale attività istruttoria è stata, inoltre, caratterizzata da una estesa ed approfondita attività di ascolto delle entità istituzionali, sindacali e sociali coinvolte dalla normativa proposta e, quindi, ad essa anche parzialmente interessate, le cui valutazioni e considerazioni proposte sono state dalla Commissione attentamente esaminate e inserite, se ritenute meritevoli con l'impostazione di fondo della normativa, nel testo finale.
In estrema sintesi la Commissione, dopo un'attenta valutazione ed in seguito al serrato confronto con i portatori di interessi coinvolti, ha quasi integralmente accolto l'impostazione proposta dalla Giunta regionale sugli aspetti più prettamente tecnico-produttivi della disciplina, in quanto li ha considerati esaustivi e coerenti con le finalità del testo. Nel rimandare alla dettagliata relazione della Giunta regionale per la puntuale esplicitazione di tali aspetti, preme soffermarsi brevemente sugli aspetti di tale normativa che hanno interessato l'attività istruttoria della Commissione.
Sotto quest'ultimo profilo, gli ambiti su cui la Commissione si è più diffusamente impegnata e su cui propone all'Assemblea norme differenti da quelle originarie, sono:
1) la disciplina concernente la pianificazione e la programmazione regionale, con uno specifico riferimento alla normativa sul patrimonio forestale regionale;
2) la disciplina della costituenda Agenzia "FoReSTAS", con particolare riferimento alla questione più sentita del regime giuridico del relativo personale.Per quanto attiene il primo profilo la Commissione, nel riconfermare l'impostazione proposta, vale a dire una pianificazione articolata su tre livelli - regionale, di distretto e particolareggiata - ha meglio precisato i contenuti di tali atti, le procedure di adozione ed approvazione, le modalità di partecipazione degli enti locali e dei cittadini interessati e il ruolo dei privati e della stessa Agenzia; ciò al fine di porre le premesse per una efficace, ordinata e conseguente attività di pianificazione. Nel rimandare alla lettura dei singoli articoli, si tracciano brevemente le modifiche più significative introdotte:
1) è stata accentuata la rilevanza del piano forestale di distretto, considerato vero motore della riforma, sia sotto il profilo dell'ambito territoriale di intervento, sia come piano avente effetti diretti sui cittadini ed imprese interessate. Infatti, il piano distretto, predisposto nel rispetto del piano forestale regionale, si configura come lo specifico strumento di indirizzo della gestione forestale del distretto medesimo, ponendosi come punto di riferimento obbligato per i piani particolareggiati e tutti gli altri strumenti di gestione forestale e, limitatamente a tale aspetto, anche nei confronti dei piani urbanistici comunali. Tale previsione ha comportato l'introduzione di specifiche e stringenti norme procedurali sull'adozione ed approvazione di tale atto; sono state, pertanto affinate le procedure di consultazione, le modalità di considerazione delle osservazioni prospettate e il ruolo istruttorio dell'Agenzia. Inoltre è stata portata nell'ambito più proprio del distretto la redazione del piano per la viabilità forestale;
2) è stata ulteriormente specificata la disciplina del piano particolareggiato, sottolineandone il carattere prettamente gestionale ad iniziativa sia pubblica che privata, con un ruolo centrale attribuito all'Agenzia che, quale che sia il soggetto proponente il piano, è comunque titolare della sua approvazione. Al fine di evitare che, nelle more dell'approvazione dei piani regionale e di distretto sovraordinati, la norma resti inattuata, è prevista una specifica disciplina transitoria che attribuisce ad un'apposita deliberazione della Giunta regionale, approvata entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge, la competenza ad individuare le norme atte a consentire ed indirizzare la redazione ed approvazione dei piani particolareggiati anche comprendenti la viabilità forestale;
3) è stata introdotta la previsione che gli interventi contenuti nel documento esecutivo forestale sono articolati per distretto forestale;
4) è stata rivista la pletorica composizione della Consulta regionale per le politiche forestali, di cui sono stati ridotti i componenti ed è stata specificata la natura prettamente consultiva;
5) è stata meglio precisata la disciplina di successione della Regione nella titolarità del patrimonio del soppresso Ente foreste, come ad esso pervenuto ai sensi dell'articolo 16 della legge regionale istitutiva, la n. 24 del 1999, ed è stato previsto che, nelle more della procedura di trasferimento, il medesimo patrimonio è gestito a titolo di comodato d'uso da parte dell'Agenzia.Per quanto attiene il secondo profilo sopra richiamato la Commissione ha riconfermato l'impostazione proposta dalla Giunta regionale in relazione alla istituzione, natura, funzioni, obiettivi, ambiti di intervento ed organizzazione dell'Agenzia "FoReSTAS", con alcune modifiche; le più significative sono:
1) è stata più puntualmente disciplinata l'adozione dei programmi di attività dell'Agenzia, raccordandola meglio con la sovraordinata attività di pianificazione e programmazione regionale e con la previsione di un ruolo più incisivo delle realtà locali;
2) è stata modificata la normativa concernente il personale dell'Agenzia. Rispetto alla proposta, è stata riconfermata la sola disposizione che prevede il subentro dell'Agenzia all'Ente foreste nella titolarità dei rapporti giuridici di tutto il personale, anche, ovviamente, di quello a tempo determinato. Per il resto la Commissione ha ritenuto di introdurre una specifica disciplina in tale testo senza rinviare ad altra normativa come inizialmente proposto. Com'è ampiamente risaputo, la questione dell'inquadramento del personale è stata quella su cui si è maggiormente focalizzato l'interesse e l'attenzione di gran parte dei soggetti sentiti nel corso dell'istruttoria, organizzazioni sindacali in primis. A fronte delle richieste formulate, sovente tra loro contrastanti ed espressione di posizioni spesso particolari e specifiche, la Commissione ha ulteriormente approfondito l'esame, coinvolgendo direttamente anche l'Assessorato regionale competente in materia, quello degli affari generali, personale e riforma della Regione ed in particolare la Direzione generale dell'organizzazione e del personale. Tale struttura regionale, infatti, avrebbe assunto un ruolo centrale qualora fosse stata accolta la richiesta principale da più parti formulata: l'estensione a tutto il personale dell'Agenzia del contratto pubblico dei dipendenti regionali. Nel rimandare al corso del dibattito gli eventuali approfondimenti necessari, è opportuno sottolineare che la decisione adottata dalla Commissione e che si propone all'Assemblea, vale a dire il mantenimento di un contratto separato per il comparto forestale, con la prosecuzione del sistema delineato dalla legge regionale n. 24 del 1999, con qualche piccolo aggiustamento, è stato pienamente concordato con l'Assessorato regionale competente in materia di personale ed è frutto di un approfondito confronto che ha sistematicamente analizzato i pro e i contro di ogni aspetto. In particolare decisiva è stata la considerazione che l'eventuale estensione a tale personale del contratto dei dipendenti regionali avrebbe comportato un aggravio economico attualmente insostenibile per il bilancio regionale e sarebbe stato anche pregiudizievole per un numero elevato di lavoratori, soprattutto per quelli a tempo determinato. In tale ottica, e consapevole della delicatezza della materia, la Commissione ha prudenzialmente mantenuto l'impostazione esistente, riservandosi di riconsiderare la questione in presenza di norme di livello nazionale suscettibili di avere effetti sulla disciplina regionale.In conclusione, la lunga e complessa normativa che si propone all'Assemblea consiliare appare come un obbligato punto di partenza per una, ci si augura, decisiva rivisitazione dell'intero comparto forestale, per mettere in moto tutte le enormi potenzialità finora da esso inespresse e per consentire una valorizzazione delle rilevanti risorse umane e materiali presenti in tale comparto.
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Relazione di minoranza
On. TATTI
pervenuta il 13 aprile 2016
La Quarta Commissione consiliare permanente, nella seduta del 5 aprile 2016, ha approvato definitivamente il disegno di legge n. 218 recante "Legge forestale della Sardegna" con l'astensione dei consiglieri di opposizione presenti.
L'astensione non chiarisce la posizione dei gruppi di minoranza, anche perché in occasione della seduta di approvazione del testo i consiglieri titolari venivano sostituiti a causa di impegni non rinviabili. Il giudizio sul disegno di legge approvato è in realtà ampiamente negativo.
Ad eccezione di quella parte del disegno di legge che, opportunamente, si occupa del riordino complessivo della materia forestale, che è necessario in quanto la Sardegna è l'unica regione d'Italia priva di una legge regionale organica in materia forestale in armonia con le norme dell'Unione europea e con gli impegni assunti dall'Italia in sede internazionale in tema di gestione forestale sostenibile, non convince l'elaborazione del nuovo assetto organizzativo dell'Ente foreste della Sardegna.
In primo luogo non convince la nuova forma giuridica proposta, ossia l'agenzia regionale che nelle intenzioni della Giunta regionale rappresenterebbe la più importante novità della riforma, in grado di determinare una forte discontinuità organizzativa con il passato. Come è noto l'agenzia nella esperienza regionale è una forma giuridica snella che ben si attaglia a quelle organizzazioni in cui l'attività svolta è di tipo prevalentemente tecnico, per la cui governance è sufficiente individuare un direttore generale con il compito di direzione tecnico-amministrativa.
Ammesso e non concesso che questo nuovo assetto organizzativo proposto sia razionale ed efficace, e dunque confacente alle caratteristiche e agli obiettivi prefissati di riforma dell'Ente, non si comprende perché, invece, nel testo proposto dalla Giunta regionale e approvato dalla Commissione, la governance venga affidata ad un tandem costituito da un amministratore unico e da un direttore generale.
Tale proposta appare ambigua e poco chiara e, certamente, non in grado di conseguire i risultati che la Giunta regionale, secondo le valutazioni formulate dall'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, intende conseguire in tema di discontinuità organizzativa con il passato.
Infatti, all'obiezione sollevata in Commissione dai gruppi di minoranza, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente replicava che la figura dell'amministratore unico era, tuttavia, necessaria perché l'Ente foreste ha più di 6.000 dipendenti, una organizzazione di mezzi e strutture distribuita capillarmente in tutta l'Isola, e dunque sarebbe indispensabile un organo di indirizzo politico da affiancare al direttore generale.
Ma se ciò corrisponde al vero, e non vi sono ragioni per dubitarlo, allora non si comprende la scelta di adottare per l'Ente foreste una nuova forma giuridica, ossia l'agenzia, che se viene snaturata con la previsione di un amministratore unico da affiancare al direttore generale tende sostanzialmente a coincidere con l'attuale assetto organizzativo contraddicendo nella sostanza i propositi riformatori manifestati dalla Giunta e dalla maggioranza.
Senza tralasciare il fatto che si creerebbe, nel panorama giuridico regionale, un nuovo modello di agenzia regionale sostanzialmente coincidente con la forma giuridica dell'ente pubblico e dunque, sostanzialmente inutile.
Pertanto al fine di evitare l'insanabile contraddizione suddetta sarebbe preferibile mantenere per l'Ente foreste l'attuale forma giuridica di ente pubblico con la previsione di un amministratore unico in luogo del consiglio di amministrazione.
In questo modo si eviterebbero gli inutili costi che conseguirebbero dalla modifica della natura giuridica dell'ente.
In secondo luogo non convince la previsione del mantenimento per i dipendenti dell'Ente foreste dell'attuale regime contrattuale che prevede l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro degli addetti alla sistemazione idraulico-forestale e del contratto integrativo regionale di lavoro negoziato appositamente per il personale dell'Ente foreste.
Infatti viene perpetrata l'anomalia già prevista dalla legge regionale istitutiva dell'Ente foreste, ossia la legge regionale n. 24 del 1999, secondo la quale ai dipendenti dell'ente non si applica la disciplina del pubblico impiego di cui alla legge regionale n. 31 del 1998, nonostante per certi versi essi siano pubblici dipendenti, ma si applica un regime privatistico.
L'applicazione della disciplina del pubblico impiego a tutti i dipendenti dell'Ente foreste determinerebbe un riassetto istituzionale effettivo con la possibilità di attivare processi di mobilità all'interno del sistema Regione. Tale anomalia è stata, peraltro, efficacemente sottolineata nel parere della Prima Commissione senza che, tuttavia, ciò sia stato tenuto minimamente in conto dalla Quarta Commissione, evidenziandosi sul punto un atteggiamento contraddittorio da parte della stessa maggioranza.
In conclusione si può affermare che il tentativo di riforma dell'Ente foreste proposto dalla Giunta regionale e dalla maggioranza che la sostengono, si traduce in una mera operazione "gattopardesca" con la quale si cambia tutto per non cambiare niente.
Per tali ragioni, i componenti della Commissione espressione dei gruppi di minoranza del Consiglio regionale, nonostante si siano formalmente astenuti, esprimono con la presente relazione una valutazione negativa nei confronti del disegno di legge n. 218/A.
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La Prima Commissione apprezza il contenuto complessivo del disegno di legge. A parere della Commissione, infatti, il testo affronta per la prima volta in modo organico la disciplina della materia sulla tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale. La disciplina ricade nell'ambito della competenza legislativa regionale primaria in materia di foreste di cui all'articolo 3, primo comma, lettera d) dello Statuto speciale. In particolare la previsione degli strumenti di pianificazione e programmazione forestale, come si evince dalla relazione illustrativa del disegno di legge, evidenzia l'intento di coordinare la legislazione regionale con i principi e gli indirizzi che scaturiscono dalla più recente normativa europea e statale.
Per quanto riguarda gli aspetti di competenza, la Prima Commissione evidenzia i seguenti ambiti su ciascuno dei quali esprime osservazioni e suggerimenti:
Funzioni della Regione
Sistema delle fonti normative
Personale dell'Agenzia
Funzioni della Regione: l'articolo 3 del disegno di legge sottoposto al parere, nel definire le funzioni che ricadono nelle materie disciplinate, attribuisce alla Regione le funzioni e i compiti in materia di boschi e foreste che richiedono l'unitario esercizio in sede regionale elencandone, in particolare, alcuni ambiti. Il richiamo alle funzioni che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale e una loro elencazione a titolo "esemplificativo", lascia presumere che si possano individuare altre funzioni della materia "boschi e foreste" allocate o allocabili presso la stessa Regione o presso altri livelli di governo. La tecnica utilizzata (il livello unitario delle funzioni e l'elenco non esaustivo) potrebbe creare incertezze interpretative in ordine all'allocazione di funzioni ricadenti in tale materia diverse da quelle elencate, che non richiedono l'esercizio unitario o che non sono disciplinate da altre leggi. In tal senso si potrebbero eventualmente richiamare le disposizioni che esplicitamente imputano agli enti locali le funzioni non esercitate dalla Regione o, in assenza di tale disciplina, individuare direttamente almeno gli ambiti le cui funzioni possono essere esercitate da tali enti.
Sistema delle fonti normative: alcune disposizioni attribuiscono direttamente alla Giunta regionale l'adozione di atti che sembrano avere le caratteristiche della generalità e dell'astrattezza, proprie degli atti normativi (regolamenti). La Commissione suggerisce una valutazione di tali previsioni sotto il profilo della compatibilità con il sistema delle fonti regionali sardo che, allo stato attuale, non prevede una potestà regolamentare in capo alla Giunta regionale, ma solo in capo al Consiglio. Ciò soprattutto in relazione a quegli atti che, non avendo un riferimento normativo/legislativo dettagliato, implicano un'ampia discrezionalità da parte dell'Esecutivo.
In questo senso ad esempio: la lettera g) del comma 3 dell'articolo 3; gli articoli da 5 a 11; l'articolo 19; il comma 5 dell'articolo 21; il comma 4 dell'articolo 26; il comma 7 dell'articolo 27; il comma 4 dell'articolo 33.
Personale dell'Agenzia: in materia di personale il disegno di legge (articolo 48) prevede che l'Agenzia subentri nella titolarità dei rapporti giuridici concernenti il personale dell'Ente foreste. La disposizione conferma quanto già previsto nella legge regionale n. 24 del 1999 (articolo 9): il personale dipendente e dirigente appartiene a un comparto di contrattazione distinto dal comparto del personale dell'Amministrazione regionale e degli altri enti regionali. Resta confermata anche la tipologia di contratto applicabile (contratto collettivo nazionale degli operai forestali e degli impiegati agricoli e contratto collettivo nazionale dei dirigenti dell'agricoltura). Sotto questo aspetto, per inciso, la Commissione valuta positivamente il fatto che il disegno di legge preveda che la negoziazione decentrata sia espletata dal comitato di cui all'articolo 59 della legge regionale n. 31 del 1998 invece che dall'apposito comitato disciplinato dalla legge regionale n. 24 del 1999.
La Commissione, invece, esprime dubbi sulla permanenza di una previsione che rimanda a tipologie contrattuali differenti anche di tipo privatistico: aspetto che sembra in contrasto con la previsione del "sistema Regione" di cui alla legge regionale n. 24 del 2014, di modifica della legge regionale n. 31 del 1998, con la quale si è inteso creare un sistema che consenta di agevolare le procedure di mobilità del personale dell'Amministrazione regionale, degli enti, delle agenzie, delle aziende e degli istituti regionali. La permanenza di diverse tipologie contrattuali, anche a seguito di riforme successive all'istituzione del "sistema", potrebbe costituire una complicazione rispetto al più recente disegno riformatore entrato in vigore nel 2014.
In riferimento alla disciplina sulle modalità di assunzione (articolo 49 del disegno di legge), inoltre, a parere della Commissione, potrebbero sorgere dubbi sulla scelta di affidare - con un generico rimando - al regolamento interno dell'Agenzia la disciplina dei requisiti per la selezione del personale in servizio al quale attribuire mansioni qualificate. Tuttavia occorre constatare che il controllo preventivo di legittimità della Giunta sugli atti regolamentari dell'Agenzia (controllo che opera in virtù del rimando alla legge regionale n. 14 del 1995 operato dall'articolo 35 del disegno di legge) e l'obbligo di redigere tali regolamenti interni sulla base dei principi e dei criteri della legge regionale n. 31 del 1998 (comma 7 dell'articolo 35 del disegno di legge) offrono alcune garanzie in ordine al rispetto del principio di legalità. La Commissione, anche sul punto, invita comunque la Commissione di merito a valutare tale aspetto.
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La Quinta Commissione permanente, nella seduta del 5 aprile 2016, ai sensi dell'articolo 45, comma 8, del Regolamento interno, ha espresso a maggioranza il proprio parere favorevole sul disegno di legge n. 218 (Legge forestale della Sardegna), con le osservazioni di seguito esplicitate:
1) la Commissione condivide la scelta di individuare una precisa cornice legislativa all'interno della quale disciplinare le attività svolte dalle imprese che operano nel campo forestale e della vivaistica nonché l'impulso che viene dato alla valorizzazione del settore sughericolo;
2) la Commissione ritiene che sarebbe opportuno prevedere l'individuazione di apposite forme di collaborazione tra la costituenda Agenzia e le comunità locali per la gestione e la manutenzione del verde pubblico urbano;
3) la Commissione evidenzia la necessità di un'ulteriore riflessione sulla sanzione della sospensione dell'autorizzazione allo svolgimento dell'attività a carico dei gestori di attività turistiche e agrituristiche, prevista dall'articolo 24, comma 5, che appare eccessivamente gravosa;
4) la Commissione, infine, rileva l'opportunità di aggiungere, all'articolo 37, comma 1, lettera c), punto 4), dopo la parola "sentieristica" la parola "attrezzata".I componenti di minoranza della Commissione dichiarano di ritenere il testo del disegno di legge n. 218 eccessivamente vincolante, restrittivo e sanzionatorio.
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PARERE DEL CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI
pervenuto il 15 marzo 2016
Il Consiglio delle autonomie locali della Sardegna premette che ormai da alcuni anni sollecitava un provvedimento legislativo di ampio respiro che ponesse fine all'oneroso disordine normativo e gestionale che grava da decenni sul sistema forestale regionale.
Già nel corso del 2014 il CAL approvava e trasmetteva agli organismi regionali un documento in cui venivano elencati alcuni principi cardine che avrebbero dovuto innervare la disciplina di riforma in materia. Si parlava di autonomia finanziaria, di impostazione di investimento e sviluppo, di chiarezza del quadro normativo, di trasparenza delle politiche di governo forestale, di partecipazione ai processi gestionali, di delocalizzazione della sede dell'Ente foreste, di soluzioni strutturali per l'ente di gestione, di stabilizzazione e di rinnovo delle risorse umane nell'ambito di un riassetto organizzativo tendente ad una forte professionalizzazione tecnica ed amministrativa dei quadri direttivi.
Il disegno di legge n. 218 mantiene un'impostazione conservativa, prospetta un restauro normativo di facciata che poco o niente incide sulle ragioni fondamentali del perenne sottosviluppo e della mancata valorizzazione del patrimonio forestale.
L'impianto complessivo del disegno di legge va in direzione opposta alle dichiarazioni del proponente che parte dal concetto chiave del cosiddetto "sviluppo sostenibile". La nozione di sviluppo sostenibile evoca i principi di valorizzazione, di investimento, di apertura evolutiva, di appartenenza condivisa, di cultura forestale diffusa; questi impostazioni sembrano invece dissolversi in un restyling che nasconde solo le crepe di un sistema gestionale fallimentare.
In sintesi si rilevano le seguenti problematiche:
Autonomia finanziaria. Si prevede che l'attuazione della legge avvenga senza che possano derivare nuovi e maggiori oneri a carico della finanza regionale. Il passaggio strutturale alla neonata Agenzia e l'attuazione della legge forestale avverrebbe in un ottica di contenimento, in linea con la congiuntura economica regressiva senza alcun indirizzo di incremento finanziario. O meglio la novella prevede un particolare favore verso forme associative di gestione e finanziamento fra imprese, associazioni e consorzi a partecipazione privata che fanno presagire istinti predatori e spartitori della ricchezza naturalistica della Sardegna.
Riassetto organizzativo. Il cambio di nome dell'ente di gestione richiama l'idea di sviluppo, ma non modifica strutturalmente l'organizzazione (tranne quella di affidare il comando ad un unico amministratore) e non si può certo pensare che cambiare il marchio equivalga a trasformare un carro in una fuoriserie.
Il riassetto organizzativo deve tendere a costruire un ente di amministrazione improntato alla produzione di risultati programmati secondo standard ottimali in termini di costi e di qualità dei servizi.
Il disegno di legge, che pure ha positivi riflessi sulle stabilizzazioni e prevede un nuova classificazione contrattuale, punta, tuttavia, a fissare lo status quo, cristallizza il contingente, ignora consapevolmente o incoscientemente che le risorse umane sono anch'esse un capitale sul quale investire mediante l'inserimento di nuova linfa, giovane e efficiente, meno sclerotizzata e più qualificata.
Devono essere colmate le caselle vuote della pianta organica dando precedenza alla composizione dei quadri dirigenziali e direttivi. I maggiori oneri potrebbero essere contenuti anche attraverso il trasferimento di dirigenti regionali oppure attraverso il ricorso alla ricollocazione del personale da riassegnare con l'attuazione della legge di riordino degli enti locali.
Trasparenza e partecipazione. In quest'ambito le scelte del proponente sono inequivocabili. In nome di una millantata efficienza decisionale e del contenimento dei costi si riducono gli istituti partecipativi a pura claque consultiva. Si snellisce il processo decisionale lasciando un uomo solo al comando che risponde esclusivamente al governo regionale. Non v'è chi non vede quale disegno centralistico si vuole perseguire. Un percorso già inopinatamente avviato per altri enti per i quali la presenza delle autonomie locali è essenziale perché direttamente coinvolte. Nel caso della gestione del patrimonio forestale è sufficiente un dato: due terzi delle aree gestite dall'Ente foreste sono di proprietà degli enti locali. Il presente provvedimento rappresenta un esproprio delle prerogative che in un qualunque contesto (anche imprenditoriale) competerebbero al socio proprietario maggioritario del patrimonio.
C'è da augurarsi che l'assemblea regionale con il maggior numero di sindaci e di ex sindaci della storia, abbia cura di spegnere sul nascere questo rigurgito autoritario avendo ben chiaro che questa concentrazione della amministrazione della cosa pubblica allontana sempre più i cittadini che dovrebbero usufruirne e goderne. Questa è l'algida convinzione che ormai ispira ogni provvedimento di revisione dell'Amministrazione regionale nell'abbagliante persuasione che l'efficienza sia sinonimo di decisionismo imprenditoriale e produttivo. Si lasciano sfumare i concetti di condivisione della res pubblica, di partecipazione e di politica democratica. Solo un abbaglio può impedire di vedere che lo sviluppo di un patrimonio diffuso quale quello forestale passa attraverso la coscienza comune di appartenenza, attraverso la cultura della ricchezza condivisa, da custodire unanimente piuttosto che da conservare gelosamente in capo a pochi.
Decentramento. Il governo condiviso richiede fra le altre soluzioni il decentramento. La finalità di valorizzazione e autosufficienza finanziaria dell'ente passa attraverso un processo di decentramento delle dinamiche strategico-decisionali. Un segnale in questo senso è il trasferimento della sede generale dell'ente di gestione in un capoluogo interno alla Regione nell'ottica di avvicinamento delle funzioni svolte piuttosto che alla vicinanza dei luoghi di governo politico. Si segnala infatti l'assoluta inadeguatezza ed l'incapienza della attuale sede dell'Ente foreste. Spostare la sede verso i territori amministrati non è un semplice esercizio culturale (questa scelta accresce il senso di appartenenza della aree boschive alle comunità territoriali e diffonde il sentimento di controllo e difesa del territorio), ma conterrebbe enormi benefici in termini di risparmio gestionale per l'ente e di vantaggi economici per le aree interne. È auspicabile un'unica sede per scuola forestale ed Ente foreste della Sardegna.
Semplificazione. È sufficiente richiamare la definizione di bosco per sottolineare quali contenziosi potrebbero scatenarsi in sede attuativa.
Definizione di bosco. La definizione che all'articolo 4, comma 2, viene data di bosco è assolutamente inappropriata. Come si fa a definire bosco un'area di appena 2.000 metri quadrati?
Bisogna tenere ben presente che l'assegnazione ad una superficie di terreno della qualifica di bosco e, per una certa profondità (200 metri) alle aree limitrofe, sono correlati una serie di divieti e di prescrizioni dalla cui inosservanza conseguono svariate sanzioni, anche di natura penale.
Si suggerisce, come minimo, di prendere a riferimento quanto fatto dalla Regione Sicilia, all'articolo 4 della legge regionale 6 aprile 1996, n. 16, che definisce bosco una superficie di terreno di estensione non inferiore a 10.000 metri quadrati in cui sono presenti piante forestali, arboree o arbustive che determinano una copertura del suolo non inferiore al 50 per cento.
Organi dell'Agenzia. L'articolo 42 stabilisce che l' Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio (FoReSTAS) è governata da un'unica persona, l'Amministratore unico nominato con decreto del Presidente della Regione previa conforme deliberazione della Giunta regionale.
La proposta è irragionevole ed assolutamente non condivisibile per i seguenti motivi:
1) l'amministratore unico è scelto dalla Giunta regionale eliminando qualsiasi coinvolgimento del Consiglio delle autonomie locali;
2) non è accettabile che venga cancellato il potere di nomina in capo al sistema degli enti locali che in base alla normativa vigente nomina la maggioranza dei componenti del consiglio di amministrazione dell'Ente foreste, tre su cinque;
3) non è linea con i principi stabiliti nello "schema di decreto legislativo recante testo unico in materia di società a partecipazione pubblica", approvato dal Consiglio dei ministri in data 21 gennaio 2016, che all'articolo 11 stabilisce che si fissino dei criteri in base ai quali per ragioni di adeguatezza organizzativa, in conseguenza dell'elevato numero di dipendenti o del valore della produzione, debba aversi un consiglio di amministrazione composto da tre o cinque membri;
4) non è in linea neanche con il disegno di legge n. 192, sulle società in house, presentato dalla Giunta regionale, su proposta del Presidente della Regione, Pigliaru, il cui articolo 15 prevede che l'organo di amministrazione sia monocratico solamente nei casi in cui il numero dei dipendenti ed il valore della produzione, per la loro esiguità, lo rendano opportuno;
5) un'azienda delle dimensioni di FoReSTAS, circa 6.000 dipendenti e del valore produttivo di circa 200 milioni annui, ha necessità di un consiglio di amministrazione composto da almeno tre o cinque persone.Prevedere un amministratore unico appare del tutto irragionevole ed inadeguato a garantire una efficace gestione dell'Agenzia, oltre ad essere in stridente contrasto con diverse scelte sinora fatte dall'attuale Giunta regionale che ha mantenuto un consiglio di amministrazione di cinque persone per l'ERSU di Cagliari e di Sassari, rispettivamente con un numero di dipendenti pari a circa il 2 per cento e l'1 per cento di quello dell'Ente foreste, ed un consiglio di amministrazione di tre persone per ISRE che ha numero di dipendenti inferiore allo 0,5 per cento di quelli dell'Ente foreste.
In linea con la scelta dell'amministratore unico sono gli altri organismi partecipativi ridotti, come sono, ad una funzione consultiva di facciata, convocati discrezionalmente e senza alcun possibilità di incidenza sulle scelte decisionali.
Per quanto sopra espresso, il Consiglio delle autonomie locali chiede che vengano apportate opportune modifiche al testo in esame al fine di rafforzare gli organismi di partecipazione decentrati e di consentire alle istituzioni proprietarie della maggioranza dei terreni amministrati dall'Agenzia l'effettiva codecisione sulle scelte gestionali. Propone la previsione di un consiglio di amministrazione i cui componenti (che costituiscano la maggioranza del collegio) siano nominati dal Consiglio delle autonomie locali fra i sindaci (esterni al CAL) dei comuni i cui terreni siano amministrati dall'Agenzia e il presidente deve essere designato dal CAL fra i componenti del cda. In alternativa l'amministratore unico deve essere nominato dal Presidente della Regione su designazione del Consiglio delle autonomie locali.
Il parere è conseguente alle considerazioni sopra espresse e all'accoglimento delle proposte emendanti.
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INDICE
Titolo I Disposizioni generali
Capo I Disposizioni generali
Art. 1 Oggetto
Art. 2 Finalità
Art. 3 Funzioni
Art. 4 Definizioni di bosco e delle aree assimilate
Titolo II Pianificazione e programmazione forestale
Capo I Strumenti per la pianificazione e la programmazione
Art. 5 La pianificazione forestale
Art. 6 Piano forestale ambientale regionale
Art. 7 Piano forestale territoriale di distretto
Art. 8 Piano forestale particolareggiato
Art. 9 Pianificazione, gestione e attività nei siti della rete Natura 2000
Art. 10 Viabilità forestale
Art. 11 Programmazione forestale
Art. 12 Consulta regionale per le politiche forestali
Capo II Conoscenza e monitoraggio delle risorse forestali
Art. 13 Sistema informativo forestale
Art. 14 Cartografia e inventario forestale della Sardegna
Titolo III Gestione del patrimonio forestale
Capo I Gestione del patrimonio forestale
Art. 15 Definizione di patrimonio forestale pubblico
Art. 16 Patrimonio forestale della Regione
Art. 17 Riconsegna dei terreni tenuti in occupazione temporanea
Art. 18 Affidamento di beni
Art. 19 Trasformazione del bosco e interventi selvicolturali
Art. 20 Vincolo idrogeologico
Art. 21 Interventi compensativi
Titolo IV Prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi
Capo I Prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi
Art. 22 Prevenzione degli incendi boschivi
Art. 23 Piano regionale antincendi
Art. 24 Prescrizioni antincendi, divieti e sanzioni
Art. 25 Sistema regionale antincendi
Titolo V Promozione dell'economia e della ricerca forestale
Capo I Promozione dell'economia e della ricerca forestale
Art. 26 Albo delle imprese forestali
Art. 27 Forme associative di gestione
Art. 28 Promozione delle attività selvicolturali
Art. 29 Certificazione forestale
Art. 30 Valorizzazione della filiera di produzioni legnose
Art. 31 Valorizzazione della filiera foresta-sughero
Art. 32 Valorizzazione delle filiere foresta-prodotti non legnosi e delle risorse silvo-pastorali
Art. 33 Vivaistica forestale
Art. 34 Promozione della ricerca forestale, trasferimento tecnologico e assistenza tecnica
Titolo VI Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell'ambiente della Sardegna
Capo I Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell'ambiente della Sardegna
Art. 35 Istituzione dell'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell'ambiente della Sardegna
Art. 36 Ambiti di intervento
Art. 37 Funzioni dell'Agenzia
Art. 38 Programma delle attività
Art. 39 Sistema contabile
Art. 40 Indirizzo e controllo
Art. 41 Organi dell'Agenzia
Art. 42 Amministratore unico
Art. 43 Revoca dell'amministratore unico
Art. 44 Comitato territoriale
Art. 45 Il collegio dei revisori
Art. 46 Struttura organizzativa dell'Agenzia
Art. 47 Il direttore generale
Art. 48 Personale dell'Agenzia
Art. 49 Assunzioni
Art. 50 Svolgimento di attività con specifica qualificazione o specializzazione
Art. 51 Risorse per la contrattazione
Art. 52 Patrimonio dell'Agenzia
Titolo VII Norme transitorie e finali
Capo I Norme transitorie e finali
Art. 53 Norma finanziaria
Art. 54 Abrogazioni di norme e disposizioni transitorie
Art. 55 Entrata in vigore
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TESTO DEL PROPONENTE
TESTO DELLA COMMISSIONE
Titolo I
Disposizioni generaliCapo I
Disposizioni generaliArt. 1
Oggetto1. La Regione riconosce il rilevante apporto del sistema forestale pubblico e privato per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna e per una corretta gestione del territorio orientato alla tutela dell'ambiente.
2. La Regione riconosce, altresì, l'interesse pubblico della gestione forestale condotta secondo criteri di sostenibilità ambientale ai fini della corretta conduzione delle attività selvicolturali orientate a favorire la capacità di resilienza del sistema bosco.
3. La presente legge, in armonia con le norme dell'Unione europea e gli impegni assunti dall'Italia in sede internazionale, in tema di gestione forestale sostenibile, tutela dell'ambiente e del paesaggio, mitigazione degli effetti connessi ai cambiamenti climatici, nel rispetto della Costituzione, dello Statuto speciale, dei principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica, nonché delle norme fondamentali di riforma economico-sociale della Repubblica:
a) disciplina la gestione sostenibile delle attività forestali pubbliche e private per il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti e future;
b) disciplina gli strumenti di pianificazione e programmazione;
c) fornisce indirizzi in riferimento alla cura e alla manutenzione del territorio regionale in un ottica di incentivazione della sostenibilità ambientale del sistema forestale e silvo-pastorale;
d) disciplina e semplifica il sistema autorizzatorio relativo al vincolo idrogeologico di cui al regio decreto legge 30 dicembre 1923, n. 3267 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani);
e) disciplina la materia degli incendi boschivi;
f) provvede al riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo dell'Ente foreste della Sardegna, istituito con la legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 (Istituzione dell'Ente foreste della Sardegna, soppressione dell'Azienda delle foreste demaniali della Regione sarda e norme sulla programmazione degli interventi regionali in materia di forestazione), attraverso l'istituzione dell'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS) di cui all'articolo 35, d'ora in poi denominata Agenzia.
Titolo I
Disposizioni generaliCapo I
Disposizioni generaliArt. 1
Oggetto1. La Regione riconosce il rilevante apporto del sistema forestale pubblico e privato per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna e per una corretta gestione del territorio orientato alla tutela dell'ambiente.
2. La Regione contribuisce all'accrescimento del capitale naturale inteso come insieme di beni naturali che l'ambiente mette a disposizione in termini di servizi ecosistemici.
3. La Regione riconosce, altresì, l'interesse pubblico della gestione forestale condotta secondo criteri di sostenibilità ambientale ai fini della corretta conduzione delle attività selvicolturali orientate a favorire la capacità di resilienza del sistema bosco.
4. La presente legge, in armonia con le norme dell'Unione europea e gli impegni assunti dall'Italia in sede internazionale in tema di gestione forestale sostenibile, tutela dell'ambiente e del paesaggio, mitigazione degli effetti connessi ai cambiamenti climatici, nel rispetto della Costituzione, dello Statuto speciale, dei principi dell'ordinamento giuridico della Repubblica, nonché delle norme fondamentali di riforma economico-sociale della Repubblica:
a) disciplina la gestione sostenibile delle attività forestali pubbliche e private per il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti e future;
b) disciplina gli strumenti di pianificazione e programmazione;
c) fornisce indirizzi in riferimento alla cura e alla manutenzione del territorio regionale in un'ottica di incentivazione della sostenibilità ambientale del sistema forestale e silvo-pastorale;
d) disciplina e semplifica il sistema autorizzatorio relativo al vincolo idrogeologico di cui al regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani);
e) disciplina la materia degli incendi boschivi;
f) provvede al riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo dell'Ente foreste della Sardegna, istituito con la legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 (Istituzione dell'Ente foreste della Sardegna, soppressione dell'Azienda delle foreste demaniali della Regione sarda e norme sulla programmazione degli interventi regionali in materia di forestazione), attraverso l'istituzione dell'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS) di cui all'articolo 35, d'ora in poi denominata Agenzia.
Art. 2
Finalità1. La finalità della presente legge è la tutela della complessità e della multifunzionalità del sistema forestale con particolare riferimento ai seguenti aspetti:
a) la protezione e cura del bosco quale bene irrinunciabile;
b) la gestione sostenibile del bosco per il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti e future;
c) la salvaguardia del patrimonio forestale dalla minaccia degli incendi;
d) la tutela idrogeologica del territorio e la difesa del suolo;
e) la tutela e l'incremento della biodiversità, la protezione del paesaggio e dell'ambiente, inclusi i sistemi forestali ricadenti in contesti litoranei e dunali;
f) la valorizzazione e l'incremento delle filiere forestali e silvo-pastorali, connesse alla gestione dei boschi e dell'uso delle biomasse forestali, ai fini della produzione di energia;
g) lo sviluppo del turismo e delle attività ricreative;
h) il sostegno all'economia forestale con particolare riferimento allo sviluppo rurale e montano;
i) la mitigazione degli effetti connessi ai cambiamenti climatici e il contrasto ai processi di desertificazione;
j) la promozione della cultura forestale, l'educazione ambientale, la formazione e l'aggiornamento degli operatori;
k) la conoscenza degli ecosistemi forestali attraverso la ricerca, il monitoraggio e l'inventario;
l) la semplificazione dell'attività amministrativa in materia forestale.
Art. 2
Finalità
(identico)
Art. 3
Funzioni1. Le funzioni concernenti le materie disciplinate dalla presente legge sono esercitate dalla Regione, dagli enti e dalle agenzie facenti parte del sistema Regione come previsto dall'articolo 1, comma 2 bis, della legge regionale 13 novembre 1998, n. 31 (Disciplina del personale regionale e dell'organizzazione degli uffici della Regione) e dagli enti locali in conformità alle previsioni della legge regionale 12 giugno 2006, n. 9 (Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali) e successive modifiche e integrazioni.
2. La Regione svolge le funzioni di cui al comma 1 mediante l'Assessorato regionale competente in materia di ambiente, l'Agenzia, la Protezione civile regionale, nonché le altre strutture regionali competenti per materia.
3. Sono attribuite alla Regione le funzioni e i compiti in materia di boschi e foreste che richiedono l'unitario esercizio in sede regionale, con particolare riferimento ai seguenti ambiti:
a) concorso all'elaborazione e all'attuazione delle politiche nazionali e comunitarie e relative funzioni di monitoraggio, vigilanza e controllo;
b) attuazione di specifici programmi regionali, interregionali, nazionali e comunitari definiti ai sensi delle normative sulle procedure di programmazione;
c) pianificazione e programmazione in campo forestale e relative funzioni di monitoraggio, controllo e vigilanza;
d) approvazione dei piani di tutela idrogeologica di cui al regio decreto legge n. 3267 del 1923;
e) prevenzione, repressione e sorveglianza in materia di polizia forestale;
f) determinazioni sul vincolo idrogeologico di cui al regio decreto legge n. 3267 del 1923 secondo quanto disposto all'articolo 20;
g) redazione e approvazione del regolamento delle prescrizioni di massima e di polizia forestale di cui al regio decreto 16 maggio 1926, n. 1126 (Approvazione del regolamento per l'applicazione del r.d.l. 30 dicembre 1923, n. 3267, concernente il riordinamento e la riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni);
h) redazione e aggiornamento dell'inventario forestale regionale, del piano forestale ambientale regionale (PFAR) e della carta forestale regionale;
i) tutela della biodiversità forestale di interesse regionale, inclusi gli ecosistemi costieri;
j) ricerca applicata di interesse regionale in campo forestale e relativa divulgazione e assistenza tecnica;
k) sviluppo e valorizzazione delle filiere produttive forestali e silvo-pastorali;
l) gestione del Sistema informativo forestale regionale.
Art. 3
Funzioni
(identico)
Art. 4
Definizioni di bosco e delle aree assimilate1. Ai fini della presente legge i termini "bosco", "foresta" e "selva" sono sinonimi.
2. Costituisce bosco qualsiasi area, di estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati e di larghezza maggiore di 20 metri, misurata al piede delle piante di confine, coperta da vegetazione arborea forestale associata o meno a quella arbustiva spontanea o di origine artificiale, ivi compresa la macchia mediterranea, in qualsiasi stadio di sviluppo, tale da determinare, con la proiezione delle chiome sul piano orizzontale, una copertura del suolo pari ad almeno il 20 per cento.
3. Sulla determinazione dell'estensione e della larghezza minime non influiscono i confini amministrativi, delle singole proprietà o catastali, e le classificazioni urbanistiche e catastali. La continuità della vegetazione forestale non è, altresì, considerata interrotta da presenza di:
a) infrastrutture o aree di qualsiasi uso e natura che ricadano all'interno del bosco o che lo attraversino e che abbiano ampiezza inferiore a 2.000 metri quadrati e larghezza inferiore a 20 metri;
b) viabilità agro-silvo-pastorale;
c) corsi d'acqua minori.4. Si considerano, altresì, bosco:
a) i castagneti e le sugherete;
b) i rimboschimenti e gli imboschimenti in qualsiasi stadio di sviluppo;
c) le aree già boscate che, a seguito di interventi selvicolturali o d'utilizzazione oppure di danni per calamità naturali, accidentali o per incendio, presentano una copertura arborea o arbustiva temporaneamente anche inferiore al 20 per cento.5. Sono assimilabili a bosco:
a) i popolamenti ripari e rupestri e la vegetazione retrodunale;
b) i fondi gravati dall'obbligo di rimboschimento per le finalità di difesa idrogeologica del territorio, qualità dell'aria, salvaguardia del patrimonio idrico, conservazione della biodiversità, protezione del paesaggio e dell'ambiente in generale;
c) le colonizzazioni spontanee di specie arboree o arbustive su terreni precedentemente non boscati, quando il processo in atto ha determinato l'insediamento di un soprassuolo arboreo o arbustivo, la cui copertura intesa come proiezione al suolo delle chiome, superi il 20 per cento dell'area o, nel caso di terreni sottoposti a vincolo idrogeologico, quando siano trascorsi almeno dieci anni dall'ultima lavorazione documentata;
d) qualsiasi radura all'interno di un bosco, purché la superficie sia inferiore a 2.000 metri quadrati o che, sviluppandosi secondo una direzione prevalente e di qualsiasi superficie, abbia una larghezza inferiore a 20 metri;6. Non sono considerati bosco:
a) i parchi urbani, i giardini, gli orti botanici e i vivai, le alberature stradali;
b) i castagneti da frutto in attualità di coltura, gli impianti per arboricoltura da legno o da frutto e le altre colture specializzate realizzate con alberi e arbusti forestali e soggette a pratiche agronomiche, ivi comprese le formazioni arboree di origine artificiale realizzate su terreni agricoli a seguito dell'adesione a misure agro-ambientali promosse nell'ambito delle politiche di sviluppo rurale dell'Unione europea.
Art. 4
Definizioni di bosco e delle aree assimilate
(identico)
Titolo II
Pianificazione e programmazione forestaleCapo I
Strumenti per la pianificazione
e la programmazioneArt. 5
La pianificazione forestale1. Le Regione definisce le linee di tutela, conservazione, valorizzazione e sviluppo multifunzionale del settore forestale nel territorio regionale attraverso una pianificazione forestale basata sui principi della gestione forestale sostenibile.
2. La Regione svolge le attività di cui al comma 1 attraverso l'Assessorato competente in materia di ambiente e l'Agenzia.
3. La Regione tiene conto delle istanze territoriali coinvolgendo le autonomie locali nella pianificazione forestale con modalità definite dalla Giunta regionale.
4. La pianificazione forestale è articolata sui seguenti livelli:
a) regionale, mediante il Piano forestale ambientale regionale (PFAR);
b) territoriale su scala di distretto, mediante i Piani forestali territoriali di distretto (PFTD);
c) particolareggiato su scala aziendale, declinato tramite i Piani forestali particolareggiati (PFP).
Titolo II
Pianificazione e programmazione forestaleCapo I
Strumenti per la pianificazione
e la programmazioneArt. 5
La pianificazione forestale1. Le Regione definisce le linee di tutela, conservazione, valorizzazione e sviluppo multifunzionale del settore forestale nel territorio regionale attraverso una pianificazione forestale basata sui principi della gestione forestale sostenibile.
2. La Regione svolge le attività di cui al comma 1 attraverso l'Assessorato competente in materia di ambiente e l'Agenzia.
3. La Regione persegue le finalità della pianificazione forestale attraverso la compartecipazione e la condivisione degli enti territoriali e delle componenti sociali interessati, con modalità definite dalla presente legge.
4. La pianificazione forestale è articolata sui seguenti livelli:
a) regionale, mediante il Piano forestale ambientale regionale (PFAR);
b) territoriale su scala di distretto, mediante i Piani forestali territoriali di distretto (PFTD);
c) particolareggiato su scala aziendale, declinato tramite i Piani forestali particolareggiati (PFP).
Art. 6
Piano forestale ambientale regionale1. Il Piano forestale ambientale regionale (PFAR) definisce gli obiettivi strategici della politica forestale e assume un ruolo di indirizzo e coordinamento dei successivi livelli della pianificazione.
2. Il PFAR disciplina:
a) l'indicazione degli orientamenti gestionali per le specifiche azioni di intervento forestale;
b) il coordinamento dei livelli successivi della pianificazione all'interno di un quadro di analisi impostato sulla compartimentazione del territorio in distretti forestali;
c) i criteri per il riconoscimento e l'individuazione dei distretti forestali quali ambiti territoriali ottimali di riferimento per la pianificazione di livello intermedio, espressione di unità fisico-strutturali, vegetazionali, naturalistiche e storico-culturali distinte e riconoscibili;
d) gli strumenti conoscitivi alla base dell'implementazione della pianificazione a livello intermedio e particolareggiato;
e) l'individuazione delle linee strategiche di intervento per il settore pubblico e privato, le priorità e i progetti di valenza regionale da attuarsi in programmazione diretta.3. Il PFAR è approvato dalla Giunta regionale previo parere della Commissione consiliare competente, da rendersi entro trenta giorni, decorsi i quali il parere si intende acquisito. Il Piano ha una durata di dieci anni a decorrere dalla data di approvazione definitiva e resta in vigore fino all'approvazione del nuovo Piano.
4. Il PFAR è coordinato con il Piano di assetto idrogeologico (PAI) di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183 (Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo) e del decreto legge 11 giugno 1998, n. 180 (Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico e a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania) convertito in legge, dall'articolo 1, della legge 3 agosto 1998, n. 267 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania) e successive modifiche e integrazioni, con il Piano paesaggistico regionale (PPR) di cui all'articolo 135 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) e successive modifiche e integrazioni, con i Piani di bacino di cui all'articolo 66 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) e successive modifiche e integrazioni, con il Piano faunistico venatorio regionale di cui all'articolo 19 della legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia in Sardegna), con il Piano energetico ambientale regionale (PEAR), nonché con i principali strumenti di pianificazione regionale.
5. Il PFAR è sottoposto alla procedura di valutazione ambientale strategica ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
6. Il PFAR vigente alla data di entrata in vigore della presente legge, approvato con la deliberazione della Giunta regionale 27 dicembre 2007, n. 53/9 (Procedura per l'approvazione finale del Piano forestale ambientale regionale redatto ai sensi del decreto legislativo n. 227/2001) e adottato in via definitiva dal Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino, ai sensi dell'articolo 9, comma 4, della legge regionale 6 dicembre 2006, n. 19 (Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici) con deliberazione 14 febbraio 2008, n. 1, resta in vigore alla scadenza del decimo anno e, comunque, fino all'approvazione del nuovo PFAR.
Art. 6
Piano forestale ambientale regionale1. Il Piano forestale ambientale regionale (PFAR) definisce gli obiettivi strategici della politica forestale e assume un ruolo di indirizzo e coordinamento dei successivi livelli della pianificazione.
2. Il PFAR disciplina:
a) l'indicazione degli orientamenti gestionali per le specifiche azioni di intervento forestale;
b) il coordinamento dei livelli successivi della pianificazione all'interno di un quadro di analisi impostato sulla compartimentazione del territorio in distretti forestali;
c) i criteri per il riconoscimento e l'individuazione dei distretti forestali quali ambiti territoriali ottimali di riferimento per la pianificazione di livello intermedio, espressione di unità fisico-strutturali, vegetazionali, naturalistiche e storico-culturali distinte e riconoscibili e la concreta individuazione dei distretti forestali;
d) gli strumenti conoscitivi alla base dell'implementazione della pianificazione a livello intermedio e particolareggiato;
e) l'individuazione delle linee strategiche di intervento per il settore pubblico e privato, le priorità e i progetti di valenza regionale da attuarsi in programmazione diretta.3. Il PFAR, espletata la procedura di VAS di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), e successive modifiche ed integrazioni, è approvato dalla Giunta regionale previo parere della Commissione consiliare competente, da rendersi entro trenta giorni decorsi i quali il parere si intende acquisito. Il Piano ha una durata di dieci anni a decorrere dalla data di approvazione definitiva e resta in vigore fino all'approvazione del nuovo Piano.
4. Il PFAR è coerente con il Piano di assetto idrogeologico (PAI) di cui alla legge n. 183 del 1989 e al decreto legge 11 giugno 1998, n. 180, convertito in legge dall'articolo 1 della legge 3 agosto 1998, n. 267 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania), e successive modifiche ed integrazioni, e coordinato con il Piano paesaggistico regionale (PPR) di cui all'articolo 135 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137), e successive modifiche ed integrazioni, con i Piani di bacino di cui all'articolo 66 del decreto legislativo n. 152 del 2006, e successive modifiche ed integrazioni, con il Piano faunistico venatorio regionale di cui all'articolo 19 della legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 (Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia in Sardegna), con il Piano energetico ambientale regionale (PEAR), nonché con i principali strumenti di pianificazione regionale.
5. In sede di prima applicazione il PFAR, adottato in via definitiva dal Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino con la deliberazione del 14 febbraio 2008, trova applicazione fino all'anno 2018 e comunque fino all'approvazione del nuovo Piano.
Art. 7
Piano forestale territoriale di distretto1. Il Piano forestale territoriale di distretto (PFTD) contiene l'analisi di dettaglio del territorio locale e individua, di concerto con le comunità locali, le destinazioni funzionali degli ambiti forestali valutandone le potenzialità e valorizzando l'integrazione fra le diverse funzioni assolte dal bosco.
2. Il PFTD definisce le linee gestionali più efficaci in relazione alle diverse vocazioni dei sistemi boscati, individua gli interventi strutturali e infrastrutturali correlati ed evidenzia gli strumenti finanziari potenzialmente disponibili a supporto della sua implementazione.
3. Il PFTD è elaborato in coerenza con lo scenario programmatico e pianificatorio del contesto cui si riferisce e si configura come piano di settore rispetto alla pianificazione sovraordinata in coordinamento con i Piani forestali particolareggiati, gli altri strumenti ordinari di gestione forestale, gli strumenti urbanistici comunali, rispetto ai quali assume un ruolo di indirizzo della gestione forestale nell'ambito del distretto considerato.
4. I PFTD sono redatti a cura dell'Agenzia con la collaborazione di tutti gli enti competenti e sotto il coordinamento dell'Assessorato regionale competente in materia di ambiente.
5. I PFTD sono approvati con decreto dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente, previa verifica di coerenza con i contenuti del Piano forestale ambientale regionale.
6. I PFTD hanno una durata di dieci anni a decorrere dalla data di approvazione definitiva, restano in vigore fino all'approvazione del nuovo Piano e sono sottoposti ad aggiornamento ogni qualvolta venga approvato un nuovo Piano forestale ambientale regionale.
Art. 7
Piano forestale territoriale di distretto1. Il Piano forestale territoriale di distretto (PFTD) contiene l'analisi di dettaglio del territorio locale e individua le destinazioni funzionali degli ambiti forestali valutandone le potenzialità e valorizzando l'integrazione fra le diverse funzioni assolte dal bosco.
2. Il PFTD definisce le linee gestionali più efficaci in relazione alle diverse vocazioni dei sistemi boscati, individua gli interventi strutturali e infrastrutturali correlati ed evidenzia gli strumenti finanziari potenzialmente disponibili a supporto della sua implementazione.
3. Il PFTD contiene il piano della viabilità forestale di cui all'articolo 7 bis.
4. Il PFTD è predisposto sulla base dei sovraordinati atti di programmazione e pianificazione riferiti al contesto cui si riferisce, si configura come piano di settore ed assume un ruolo di indirizzo della gestione forestale nell'ambito del distretto considerato rispetto ai piani forestali particolareggiati, agli altri strumenti ordinari di gestione forestale e, limitatamente alle previsioni di contenuto forestale, agli strumenti urbanistici comunali.
5. Lo schema preliminare di PFTD predisposto dall'Agenzia con la collaborazione di tutti gli enti competenti e sotto il coordinamento dell'Assessorato regionale competente in materia di ambiente, è adottato con decreto dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente e pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS), con l'indicazione delle modalità di accesso e di consultazione degli elaborati relativi e contestualmente inviato agli enti locali interessati. Entro sessanta giorni dall'ultima pubblicazione le autonomie locali, le organizzazioni e associazioni economiche e sociali e tutti i soggetti interessati possono presentare osservazioni; trascorso tale termine l'Agenzia indice l'istruttoria pubblica, ai sensi dell'articolo 18 della legge regionale 22 agosto 1990, n. 40 (Norme sui rapporti fra i cittadini e l'amministrazione della Regione Sardegna nello svolgimento dell'attività amministrativa).
6. Il PFTD, esaminate le osservazioni di cui al comma 5 e successivamente sottoposto alla procedura di VAS di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, e successive modifiche ed integrazioni, è in via definitiva approvato con decreto dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente.
7. Il PFTD ha una durata di dieci anni a decorrere dalla data di approvazione definitiva, resta in vigore fino all'approvazione del nuovo Piano ed è sottoposto ad aggiornamento qualora sia approvato un nuovo Piano forestale ambientale regionale.
Art. 7 bis
Viabilità forestale1. La Regione riconosce l'importanza della viabilità forestale per un'adeguata gestione delle superfici boschive e per garantire l'accesso dei mezzi per la prevenzione e lo spegnimento degli incendi boschivi.
2. Il piano della viabilità forestale contiene il censimento della viabilità esistente, l'analisi delle zone servite, l'analisi delle esigenze di accessibilità e gli interventi necessari per il miglioramento della viabilità nel rispetto della sostenibilità ambientale e delle eventuali prescrizioni contenuti nei piani di gestione delle aree Rete Natura 2000.
3. Gli interventi previsti all'interno del piano della viabilità forestale sono soggetti a procedure autorizzative semplificate nel rispetto della normativa vigente.
4. L'approvazione del piano della viabilità forestale costituisce un elemento di premialità nell'erogazione di finanziamenti pubblici.
5. La Giunta regionale definisce, con proprio atto, i parametri dimensionali e plano-altimetrici della viabilità forestale principale, secondaria e delle piste forestali.
Art. 8
Piano forestale particolareggiato1. Il Piano forestale particolareggiato (PFP) è lo strumento operativo per la gestione e programmazione degli interventi selvicolturali delle proprietà forestali e delle opere e infrastrutture a esse connesse e costituisce un elemento di premialità per l'accesso ai finanziamenti comunitari, nazionali e regionali destinati ai soprassuoli forestali.
2. La Regione promuove la redazione di piani forestali particolareggiati per i boschi di proprietà pubblica, supportando in particolare la regolamentazione per la gestione delle terre a uso civico e promuove la pianificazione delle superfici forestali di proprietà privata, incentivando la gestione associata delle proprietà.
3. I PFP sono redatti in coerenza con la vigente pianificazione forestale di livello superiore.
4. Per promuovere una corretta gestione del bosco, i comuni, anche in forma associata, redigono i piani particolareggiati delle superfici boschive, non gestite dall'Agenzia, ricomprese nel proprio territorio.
5. Nei piani di cui al comma 4 possono essere incluse anche le superfici boschive private, purché i rispettivi proprietari ne facciano esplicita richiesta e dichiarino di assoggettarsi ai conseguenti obblighi.
6. I piani forestali particolareggiati di cui al comma 4 contengono la regolamentazione degli eventuali usi civici esistenti.
7. La Regione è autorizzata a finanziare le risorse necessarie per la stesura dei piani particolareggiati di cui al comma 4, individuandole anche nell'ambito della programmazione dei fondi comunitari.
8. I PFP sono redatti su iniziativa del proprietario o del soggetto gestore, in accordo con gli indirizzi delineati dal Piano forestale di distretto qualora vigente o in conformità alle indicazioni tecnico-metodologiche disciplinate con specifico provvedimento della Giunta regionale da emanarsi entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
9. Il PFP ha una validità massima decennale, in relazione ai contenuti tecnici e ai tempi necessari all'esecuzione degli interventi programmati.
Art. 8
Piano forestale particolareggiato1. Il Piano forestale particolareggiato (PFP) è lo strumento operativo per la gestione degli interventi selvicolturali delle proprietà forestali e delle opere e infrastrutture a esse connesse e la sua approvazione costituisce un elemento di premialità per l'accesso ai finanziamenti comunitari, nazionali e regionali destinati ai soprassuoli forestali.
2. Il PFP è redatto, in coerenza con la vigente pianificazione forestale di livello superiore e con gli indirizzi delineati dal Piano forestale di distretto, su iniziativa del proprietario, pubblico o privato, o del soggetto gestore dei terreni interessati ed è approvato:
a) dall'Agenzia, qualora il piano comprenda terreni interamente o in prevalenza di competenza dell'Agenzia;
b) dai comuni, qualora il piano comprenda terreni di proprietà dei comuni o di privati, previo parere tecnico dell'Agenzia da esprimersi entro sessanta giorni, decorsi i quali si intende acquisito.3. La Regione, nel promuovere la stesura dei piani particolareggiati, individua le risorse necessarie, anche nell'ambito della programmazione dei fondi comunitari, per:
a) la redazione di piani forestali particolareggiati per i boschi di proprietà pubblica, supportandone in particolare la regolamentazione per la gestione delle terre a uso civico;
b) la pianificazione delle superfici forestali di proprietà privata, incentivando la gestione associata delle proprietà.4. Nei piani di cui al comma 3, lettera a) possono essere incluse anche le superfici boschive private, purché i rispettivi proprietari ne facciano esplicita richiesta e dichiarino di assoggettarsi ai conseguenti obblighi.
5. Il PFP ha una validità massima decennale, in relazione ai contenuti tecnici e ai tempi necessari all'esecuzione degli interventi programmati.
6. In sede di prima applicazione e fino all'approvazione del piano forestale di distretto, il piano particolareggiato è redatto sulla base di apposite linee guida, predisposte sulla base del Piano forestale regionale di cui all'articolo 6, comma 5, e approvate dalla Giunta regionale entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge. In assenza del piano forestale di distretto, il piano particolareggiato può prevedere anche il piano della viabilità forestale di cui all'articolo 7 bis.
Art. 9
Pianificazione, gestione e attività
nei siti della rete Natura 20001. La pianificazione forestale nelle aree protette e nei siti della "Rete Natura 2000", di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche) e successive modifiche e integrazioni è soggetta alle prescrizioni contenute nella normativa e negli strumenti di pianificazione e regolamentazione di cui le stesse sono dotate.
2. I piani forestali che interessano, in tutto o in parte, siti della Rete Natura 2000, recepiscono le indicazioni previste dal piano di gestione del sito specifico e le misure di conservazione per lo stesso vigenti. I piani forestali assicurano la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, degli habitat di specie o delle specie di interesse comunitario ivi presenti e sono soggetti a valutazione di incidenza ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modifiche e integrazioni.
3. L'Agenzia esprime un parere obbligatorio per l'approvazione dei piani di gestione della Rete Natura 2000 ricadenti nei compendi da essa amministrati.
Art. 9
Pianificazione, gestione e attività
nei siti della Rete Natura 20001. La pianificazione forestale nelle aree protette e nei siti della Rete Natura 2000, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche), e successive modifiche ed integrazioni, è soggetta alle prescrizioni contenute nella normativa e negli strumenti di pianificazione e regolamentazione di cui le stesse sono dotate.
2. I piani forestali di distretto o particolareggiati che interessano, in tutto o in parte, siti della Rete Natura 2000, recepiscono le indicazioni previste dal piano di gestione del sito specifico e le misure di conservazione per lo stesso vigenti. I piani forestali assicurano la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, degli habitat di specie o delle specie di interesse comunitario ivi presenti e sono soggetti a valutazione di incidenza ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, e successive modifiche ed integrazioni.
3. L'Agenzia esprime un parere obbligatorio per l'approvazione dei piani di gestione della Rete Natura 2000 ricadenti nei compendi da essa amministrati.
Art. 10
Viabilità forestale1. La Regione riconosce l'importanza della viabilità forestale per un'adeguata gestione delle superfici boschive e per garantire l'accesso dei mezzi per la prevenzione e lo spegnimento degli incendi boschivi.
2. Nell'ambito della pianificazione particolareggiata di cui all'articolo 8, l'Agenzia e i comuni redigono il piano della viabilità forestale.
3. Il piano della viabilità forestale contiene il censimento della viabilità esistente, l'analisi delle zone servite, l'analisi delle esigenze di accessibilità e gli interventi necessari per il miglioramento della viabilità nel rispetto della sostenibilità ambientale e delle eventuali prescrizioni contenuti nei piani di gestione delle aree Rete Natura 2000.
4. Gli interventi previsti all'interno del piano della viabilità forestale adottato sono soggetti a procedure autorizzative semplificate nel rispetto della normativa vigente.
5. L'adozione del piano della viabilità forestale costituisce un elemento di premialità nell'erogazione di finanziamenti pubblici.
6. La Giunta regionale definisce, con proprio atto, i parametri dimensionali e plano-altimetrici della viabilità forestale principale, secondaria e delle piste forestali.
Art. 10
Viabilità forestale
(soppresso)
Art. 11
Programmazione forestale1. La pianificazione forestale regionale è attuata mediante il Documento esecutivo di programmazione forestale (DEPF) di durata triennale con aggiornamento annuale.
2. Il DEPF, predisposto dall'Assessorato regionale competente in materia di ambiente con la collaborazione dell'Agenzia in coerenza con il Programma regionale di sviluppo (PRS):
a) individua le attività e gli interventi prioritari per il periodo di validità sulla base delle risorse finanziarie regionali, nazionali e comunitarie stanziate nel bilancio annuale e pluriennale;
b) detta indirizzi per il controllo e la valutazione dell'attività svolta e dei risultati conseguiti.3. Il DEPF è approvato dalla Giunta regionale su proposta dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente di concerto con l'Assessore regionale competente in materia di programmazione e con l'Assessore regionale competente in materia di agricoltura, previo parere della Consulta di cui all'articolo 12.
Art. 11
Documento esecutivo di programmazione
forestale1. La pianificazione forestale regionale è attuata mediante il Documento esecutivo di programmazione forestale (DEPF) contenente il programma degli interventi forestali. Il documento ha durata triennale con aggiornamento annuale.
2. Il DEPF, predisposto dall'Assessorato regionale competente in materia di ambiente con la collaborazione dell'Agenzia in coerenza con il Programma regionale di sviluppo (PRS):
a) individua le attività e gli interventi prioritari articolati per distretto forestale per il periodo di validità sulla base delle risorse finanziarie regionali, nazionali e comunitarie stanziate nel bilancio annuale e pluriennale;
b) detta indirizzi per il controllo e la valutazione dell'attività svolta e dei risultati conseguiti.3. Il DEPF è approvato dalla Giunta regionale su proposta dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente di concerto con l'Assessore regionale competente in materia di programmazione e con l'Assessore regionale competente in materia di agricoltura, previo parere della Consulta regionale per le politiche forestali di cui all'articolo 12 e previo parere della competente Commissione consiliare da rendersi entro il termine di venti giorni, oltre il quale si intende acquisito.
Art. 12
Consulta regionale per le politiche forestali1. È istituita presso l'Assessorato regionale competente in materia di ambiente la Consulta regionale per le politiche forestali.
2. La Consulta è nominata con decreto del Presidente della Regione ed è composta da:
a) l'Assessore regionale competente in materia di ambiente, con funzioni di presidente;
b) l'Assessore regionale competente in materia di agricoltura;
c) l'Assessore regionale competente in materia di paesaggio;
d) l'Assessore regionale competente in materia di programmazione e bilancio;
e) due esperti qualificati in materia forestale o agricola, provvisti di titolo di laurea ed esperienza maturata nell'amministrazione di enti od organismi pubblici o privati, designati dalla Giunta regionale;
f) due esperti qualificati in materia forestale o agricola, provvisti di titolo di laurea ed esperienza maturata nell'amministrazione di enti od organismi pubblici o privati, designati dal Consiglio delle Autonomie locali;
g) due esperti qualificati in materia forestale o agricola, provvisti di titolo di laurea ed esperienza maturata nell'amministrazione di enti od organismi pubblici o privati, designati dal Consiglio regionale;
h) un esperto in materia forestale o agricola designato d'intesa tra le associazioni ambientaliste maggiormente rappresentative a livello regionale;
i) un esperto in materia forestale o agricola designato d'intesa tra le organizzazioni imprenditoriali del settore agroforestale maggiormente rappresentative a livello regionale;
l) un rappresentante delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nel settore agroforestale, designato d'intesa tra le stesse.3. La Consulta resta in carica cinque anni e, comunque, per un periodo non eccedente i centottanta giorni dal termine della legislatura regionale.
4. La Consulta svolge funzioni consultive e propositive in materia di programmazione forestale e in particolare:
a) esprime alla Giunta regionale le proprie valutazioni e proposte in merito alle politiche forestali;
b) esprime parere sul PFAR di cui all'articolo 6 della presente legge;
c) esprime parere sul DEPF di cui all'articolo 11.5. I pareri della Consulta sono espressi entro trenta giorni dalla data della richiesta decorsi i quali si prescinde dagli stessi.
6. I componenti della Consulta svolgono i compiti previsti dalla presente legge a titolo gratuito.
Art. 12
Consulta regionale per le politiche forestali1. È istituita presso l'Assessorato regionale competente in materia di ambiente la Consulta regionale per le politiche forestali.
2. La Consulta è nominata con decreto del Presidente della Regione ed è composta da:
a) l'Assessore regionale competente in materia di ambiente, o un suo delegato, con funzioni di presidente;
b) due esperti qualificati in materia forestale o agricola, provvisti di titolo di laurea ed esperienza maturata nell'amministrazione di enti od organismi pubblici o privati, designati dalla Giunta regionale;
c) due esperti qualificati in materia forestale o agricola, provvisti di titolo di laurea ed esperienza maturata nell'amministrazione di enti od organismi pubblici o privati, designati dal Consiglio delle autonomie locali;
d) due esperti qualificati in materia forestale o agricola, provvisti di titolo di laurea ed esperienza maturata nell'amministrazione di enti od organismi pubblici o privati, designati dal Consiglio regionale;
e) un esperto in materia forestale o agricola designato d'intesa tra le associazioni ambientaliste maggiormente rappresentative a livello regionale;
f) un esperto in materia forestale o agricola designato d'intesa tra le organizzazioni imprenditoriali del settore agroforestale maggiormente rappresentative a livello regionale;
g) un rappresentante delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nel settore agroforestale, designato d'intesa tra le stesse.3. La Consulta resta in carica cinque anni e, comunque, per un periodo non eccedente i centottanta giorni dal termine della legislatura regionale.
4. La Consulta svolge funzioni consultive e propositive in materia di programmazione forestale e in particolare:
a) esprime alla Giunta regionale le proprie valutazioni e proposte in merito alle politiche forestali;
b) esprime parere sul PFAR di cui all'articolo 6;
c) esprime parere sul DEPF di cui all'articolo 11.5. I pareri della Consulta sono espressi entro trenta giorni dalla data della richiesta, decorsi i quali si prescinde dagli stessi.
6. I componenti della Consulta svolgono i compiti previsti dalla presente legge a titolo gratuito.
Capo II
Conoscenza e monitoraggio
delle risorse forestaliArt. 13
Sistema informativo forestale1. Il sistema informativo forestale regionale costituisce la base conoscitiva per la pianificazione e programmazione forestale regionale, fa parte integrante del Sistema informativo ambientale regionale (SIRA) ed è aggiornato attraverso il modulo di gestione dei procedimenti amministrativi del SIRA.
2. Il sistema informativo forestale regionale oltre a monitorare le attività connesse al settore forestale e rendere accessibili al pubblico le relative informazioni assolve ai seguenti compiti:
a) archiviazione delle cartografie tematiche di interesse forestale e silvo-pastorale e di quelle relative alle aree boscate percorse dal fuoco;
b) gestione delle relative basi di dati, comprese quelle della Carta forestale regionale e dell'inventario forestale regionale;
c) analisi e archiviazione di informazioni statistiche forestali;
d) divulgazione delle informazioni archiviate.3. In attuazione della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi) e successive modifiche e integrazioni e delle previsioni della Convenzione sull'accesso all'informazione, sulla partecipazione del pubblico al processo decisionale e alla giustizia in materia ambientale, firmata ad Aarhus il 25 giugno 1998, ratificata ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195 (Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale), il Sistema informativo ambientale regionale mette a disposizione delle strutture regionali, delle autonomie locali e dei cittadini le informazioni ambientali detenute.
Capo II
Conoscenza e monitoraggio
delle risorse forestaliArt. 13
Sistema informativo forestale
(identico)
Art. 14
Cartografia e inventario forestale della Sardegna1. Per conoscere, descrivere e pianificare le risorse forestali e silvo-pastorali, la Regione realizza e aggiorna la carta forestale regionale e redige l'inventario forestale regionale, anche avvalendosi di altri soggetti pubblici o privati operanti nel settore forestale.
2. L'inventario forestale della Sardegna e le altre cartografie tematiche sono gestite nell'ambito del Sistema informativo ambientale regionale.
Art. 14
Cartografia e inventario forestale della Sardegna
(identico)
Titolo III
Gestione del patrimonio forestaleCapo I
Gestione del patrimonio forestaleArt. 15
Definizione di patrimonio forestale pubblico1. Il patrimonio forestale e silvo-pastorale pubblico è costituito dalle proprietà sui beni forestali demaniali e patrimoniali acquistati, espropriati, trasferiti o in qualunque modo pervenuti alla Regione, alle province, alle comunità montane, ai comuni e agli altri enti pubblici.
Titolo III
Gestione del patrimonio forestaleCapo I
Gestione del patrimonio forestaleArt. 15
Definizione di patrimonio forestale pubblico
(identico)Art. 16
Patrimonio forestale della Regione1. A far data dall'entrata in vigore della presente legge, la Regione succede nella titolarità del patrimonio immobiliare del soppresso Ente foreste della Sardegna, come a esso pervenuto in base all'articolo 16, comma 5, della legge regionale n. 24 del 1999.
2. L'Agenzia, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, trasmette all'Assessorato regionale competente in materia di demanio e patrimonio, copia del proprio conto patrimoniale immobiliare e l'elenco dei beni immobili di cui al comma 1. L'elenco, convalidato con specifico atto dell'Assessorato regionale competente in materia di demanio e patrimonio, costituisce titolo ai fini della trascrizione nella Conservatoria dei registri immobiliari.
3. Entro novanta giorni dalla trasmissione dell'elenco di cui al comma 2, la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente:
a) individua tra i beni di cui al comma 1 e i restanti beni di proprietà regionale già gestiti dal soppresso Ente foreste della Sardegna, quelli del patrimonio della Regione funzionali alle attività dell'Agenzia;
b) definisce il titolo giuridico sulla base del quale affidare all'Agenzia i beni immobili funzionali alle proprie attività di istituto.4. Nelle more del completamento del processo di cui ai commi 2 e 3, l'Agenzia succede all'Ente foreste della Sardegna nei rapporti giuridici in essere alla data di entrata in vigore della presente legge e gestisce, secondo i propri compiti istituzionali, le aree di cui al comma 1.
Art. 16
Patrimonio forestale della Regione1. La Regione, a decorrere dall'entrata in vigore della presente legge succede nella titolarità del patrimonio del soppresso Ente foreste della Sardegna, come a esso pervenuto in base all'articolo 16 della legge regionale n. 24 del 1999.
2. L'Agenzia, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, trasmette all'Assessorato regionale competente in materia di demanio e patrimonio, copia del proprio conto patrimoniale immobiliare e l'elenco dei beni immobili di cui al comma 1. L'elenco, convalidato con specifico atto dell'Assessorato regionale competente in materia di demanio e patrimonio, costituisce titolo ai fini della trascrizione nella Conservatoria dei registri immobiliari.
3. Entro centottanta giorni dalla trasmissione dell'elenco di cui al comma 2, la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente:
a) individua tra i beni di cui al comma 1 e i restanti beni di proprietà regionale già gestiti dal soppresso Ente foreste della Sardegna, quelli del patrimonio della Regione funzionali alle attività dell'Agenzia;
b) definisce il titolo giuridico sulla base del quale affidare all'Agenzia i beni immobili funzionali alle proprie attività di istituto.4. Nelle more del completamento della procedura di cui ai commi 2 e 3, il patrimonio di cui al comma 1 è gestito a titolo di comodato d'uso dall'Agenzia.
Art. 17
Riconsegna dei terreni
tenuti in occupazione temporanea1. L'Agenzia, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, redige l'elenco dei terreni sottoposti a occupazione temporanea ai sensi del regio decreto legge n. 3267 del 1923.
2. L'elenco di cui al comma 1 è trasmesso al Corpo forestale e di vigilanza ambientale che individua, entro centottanta giorni, i terreni da restituire ai legittimi proprietari previa dichiarazione di avvenuta esecuzione delle opere di rimboschimento e rinsaldamento dei terreni e previo collaudo e redazione dei piani di coltura da parte del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, ai sensi dell'articolo 54 del regio decreto n. 3267 del 1923. La restituzione dei terreni soggetti a occupazione temporanea, inclusi nell'elenco di cui al comma 1, avviene a cura dell'Agenzia.
3. Il personale dell'Agenzia che presta la propria opera nei terreni riconsegnati è reimpiegato, per le funzioni di cui all'articolo 37, nell'ambito del territorio di competenza del servizio territoriale, anche all'esterno delle aree direttamente gestite, sulla base di specifici progetti redatti dall'Agenzia in coerenza con quanto previsto dal Programma triennale di cui all'articolo 38.
4. I terreni privati riconsegnati possono essere acquisiti al patrimonio regionale, con criteri definiti con deliberazione della Giunta regionale.
5. I terreni pubblici riconsegnati possono essere gestiti dall'Agenzia attraverso le forme previste dalle leggi vigenti.
Art. 17
Riconsegna dei terreni
tenuti in occupazione temporanea1. L'Agenzia, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, redige l'elenco dei terreni sottoposti a occupazione temporanea ai sensi del regio decreto n. 3267 del 1923.
2. L'elenco di cui al comma 1 è trasmesso al Corpo forestale e di vigilanza ambientale che individua, entro i successivi centottanta giorni, i terreni da restituire ai legittimi proprietari previa dichiarazione di avvenuta esecuzione delle opere di rimboschimento e rinsaldamento dei terreni e previo collaudo e redazione dei piani di coltura da parte del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, ai sensi dell'articolo 54 del regio decreto n. 3267 del 1923. La restituzione dei terreni soggetti a occupazione temporanea, inclusi nell'elenco di cui al comma 1 è a cura dell'Agenzia.
3. Il personale dell'Agenzia che presta la propria opera nei terreni riconsegnati è reimpiegato, per le funzioni di cui all'articolo 37, nell'ambito del territorio di competenza del servizio territoriale, anche all'esterno delle aree direttamente gestite, sulla base di specifici progetti redatti dall'Agenzia in coerenza con quanto previsto dal Programma triennale di cui all'articolo 38.
4. I terreni privati riconsegnati possono essere acquisiti al patrimonio regionale, con le modalità definite con deliberazione della Giunta regionale.
5. I terreni pubblici riconsegnati possono essere gestiti dall'Agenzia attraverso le forme previste dalle leggi vigenti.
Art. 18
Affidamento di beni1. I beni immobili, classificati come demaniali o patrimoniali indisponibili assegnati all'Agenzia, possono essere attribuiti in concessione a terzi, secondo i criteri e le modalità disciplinati dalla Giunta regionale mediante propria deliberazione, nel rispetto della normativa vigente. La Giunta regionale, in particolare, disciplina la concessione in comodato per periodi limitati allo svolgimento di manifestazioni di particolare rilevanza a enti, associazioni, fondazioni e comitati non aventi scopo di lucro che promuovano e tutelino interessi generali della comunità.
2. I beni immobili classificati come disponibili possono essere dati in locazione a terzi al valore di mercato o affidati a enti pubblici in comodato gratuito per lo svolgimento di attività di pubblico interesse.
3. I beni immobili, le strutture e le aree attrezzate gestiti dall'Agenzia per finalità di divulgazione, sensibilizzazione ed educazione ambientale possono essere utilizzati da soggetti qualificati operanti nei medesimi settori. L'uso dei beni deve essere compatibile con la natura, la destinazione, le caratteristiche strutturali e di agibilità di ciascuno di essi.
Art. 18
Affidamento di beni
(identico)Art. 19
Trasformazione del bosco
e interventi selvicolturali1. Costituisce trasformazione del bosco ogni intervento che comporta l'eliminazione della vegetazione esistente al fine di un'utilizzazione del terreno diversa da quella forestale.
2. Gli interventi selvicolturali che modificano lo stato di fatto delle aree boscate e gli altri interventi che presuppongono una variazione della destinazione d'uso del suolo di terreni non boscati, sottoposti a vincolo idrogeologico, possono essere avviati, a seconda della loro natura ed entità, secondo le seguenti modalità procedimentali:
a) comunicazione semplice;
b) comunicazione corredata da relazione tecnica;
c) autorizzazione regionale.3. La Giunta regionale, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, definisce con deliberazione le tipologie di intervento da assoggettare alle modalità di cui al comma 2 e i relativi procedimenti.
4. I procedimenti di cui al comma 3 sono di competenza dei servizi territoriali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
5. Il Corpo forestale e di vigilanza ambientale rilascia un unico provvedimento amministrativo valido sia per l'autorizzazione alla trasformazione del bosco che per quella del suolo.
6. La trasformazione del bosco è autorizzata unicamente previo rilascio dell'autorizzazione paesaggistica da parte dell'autorità competente, alla quale il Corpo forestale e di vigilanza ambientale trasmette copia dell'istanza del richiedente con i relativi allegati.
Art. 19
Trasformazione del bosco
e interventi selvicolturali
(identico)
Art. 20
Vincolo idrogeologico1. All'articolo 60, comma 1, della legge regionale n. 9 del 2006, dopo la lettera i) è aggiunta la seguente lettera:
"j) le funzioni concernenti le determinazioni sul vincolo idrogeologico di cui al regio decreto legge n. 3267 del 1923.2. Le funzioni di cui al comma 1 sono attribuite al Corpo forestale e di vigilanza ambientale che le esercita attraverso i propri ispettorati.
3. L'articolo 61, comma 2, della legge regionale n. 9 del 2006 è soppresso.
4. Le province concludono i procedimenti di propria competenza già avviati alla data di entrata in vigore della presente legge.
Art. 20
Vincolo idrogeologico1. Dopo la lettera i) del comma 1 dell'articolo 60 della legge regionale n. 9 del 2006, è aggiunta la seguente:
"i bis) le funzioni concernenti le determinazioni sul vincolo idrogeologico di cui al regio decreto n. 3267 del 1923.".2. Le funzioni di cui al comma 1 sono attribuite al Corpo forestale e di vigilanza ambientale che le esercita attraverso i propri ispettorati.
3. Le province concludono i procedimenti di propria competenza già avviati alla data di entrata in vigore della presente legge.
Art. 21
Interventi compensativi1. La trasformazione del bosco, qualora autorizzata, è compensata da rimboschimenti con specie autoctone su terreni non boscati di pari superficie.
2. L'estensione minima dell'area boscata soggetta a trasformazione oltre la quale vale l'obbligo dell'intervento compensativo è di 2.000 metri quadrati, pari alla superficie definita per l'estensione del bosco di cui all'articolo 4.
3. Sono esclusi dall'obbligo di rimboschimento compensativo gli interventi di trasformazione finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico e gli interventi antincendio di cui all'articolo 149, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 42 del 2004.
4. In luogo del rimboschimento compensativo, il richiedente può versare una somma pari all'importo presunto dell'intervento compensativo calcolato sulla base dei costi standard in materia forestale che tenga conto del valore del terreno. La somma versata dal richiedente è utilizzata dai comuni nel cui territorio ricade l'intervento di trasformazione del bosco per opere di miglioramento forestale e ambientale o per l'acquisizione di terreni da utilizzare per le stesse finalità.
5. La Giunta regionale disciplina con apposita deliberazione:
a) le modalità, i tempi di realizzazione del rimboschimento compensativo e i criteri per l'individuazione delle aree dove deve essere effettuato;
b) il versamento di adeguate cauzioni a garanzia del rimboschimento compensativo;
c) le modalità di versamento delle somme dovute in luogo del rimboschimento compensativo.
Art. 21
Interventi compensativi
(identico)
Titolo IV
Prevenzione e lotta contro gli incendi boschiviCapo I
Prevenzione e lotta contro gli incendi boschiviArt. 22
Prevenzione degli incendi boschivi1. La Regione al fine di promuovere e favorire tutte le azioni di prevenzione tese a ridurre il numero, l'estensione e gli effetti degli incendi boschivi:
a) sostiene lo studio, la ricerca, l'innovazione e la sperimentazione di sistemi orientati alla previsione e alla prevenzione degli incendi;
b) promuove la diffusione di comportamenti sostenibili e responsabili attraverso l'educazione ambientale, la diffusione di informazioni e il supporto alla formazione;
c) promuove, anche attraverso la Scuola regionale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, la ricerca e la sperimentazione di tecniche operative e modelli organizzativi innovativi per il miglioramento delle tecniche di spegnimento degli incendi, da diffondere attraverso il costante addestramento degli operatori antincendi.
Titolo IV
Prevenzione e lotta contro gli incendi boschiviCapo I
Prevenzione e lotta contro gli incendi boschiviArt. 22
Prevenzione degli incendi boschivi
(identico)
Art. 23
Piano regionale antincendi1. La Regione redige, a opera della protezione civile regionale, il Piano regionale antincendi (PRAI) in conformità a quanto sancito dalla legge 21 novembre 2000, n. 353, (Legge-quadro in materia di incendi boschivi).
2. Il Piano regionale antincendi contiene le prescrizioni antincendi per l'intero anno solare e la carta del rischio di incendi e disciplina:
a) le azioni e gli obblighi per la prevenzione diretta, interventi tecnici idonei a preservare la vegetazione forestale e rurale dal pericolo di incendio;
b) le azioni e gli obblighi per la prevenzione indiretta, azioni di sensibilizzazione, divulgazione, informazione nei confronti della popolazione, delle scuole e degli enti pubblici e privati in materia di incendi boschivi e rurali;
c) il coordinamento delle l'attività antincendi di tutti i soggetti componenti il sistema regionale antincendi anche attraverso gli elaborati tecnici e cartografici della parte generale del Piano stesso, dei piani operativi ripartimentali e dei piani dei parchi e delle aree militari;
d) i criteri di aggregazione su scala regionale e di standardizzazione del volontariato antincendi;
e) i contenuti minimi di appositi piani antincendi per le aree destinate a esercitazioni militari, che prevedono limitazioni permanenti all'accesso, da redigersi a cura delle amministrazioni militari sentito il Corpo forestale e di vigilanza ambientale. I suddetti piani prevedono l'adozione di tutte le azioni necessarie a evitare l'insorgenza e la propagazione di incendi nelle e dalle aree amministrate e costituiscono un'apposita sezione del piano antincendi regionale e sono aggiornati con le stesse modalità.3. Il PRAI ha validità di tre anni ed è sottoposto a revisione annuale.
4. Il Corpo forestale e di vigilanza ambientale redige i piani operativi ripartimentali, contenenti il dettaglio e l'organizzazione delle risorse presenti nei singoli territori di competenza degli Ispettorati ripartimentali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, di concerto con l'Agenzia e con tutti gli altri soggetti concorrenti all'attività di spegnimento degli incendi.
Art. 23
Piano regionale antincendi1. La Regione redige, a opera della protezione civile regionale, il Piano regionale antincendi (PRAI) in conformità a quanto sancito dalla legge 21 novembre 2000, n. 353 (Legge-quadro in materia di incendi boschivi).
2. Il Piano regionale antincendi contiene le prescrizioni antincendi per l'intero anno solare e la carta del rischio di incendi e disciplina:
a) le azioni e gli obblighi per la prevenzione diretta, interventi tecnici idonei a preservare la vegetazione forestale e rurale dal pericolo di incendio;
b) le azioni e gli obblighi per la prevenzione indiretta, azioni di sensibilizzazione, divulgazione, informazione nei confronti della popolazione, delle scuole e degli enti pubblici e privati in materia di incendi boschivi e rurali;
c) il coordinamento delle attività antincendi di tutti i soggetti componenti il sistema regionale antincendi anche attraverso gli elaborati tecnici e cartografici della parte generale del Piano stesso, dei piani operativi ripartimentali e dei piani dei parchi e delle aree militari;
d) i criteri di aggregazione su scala regionale e di standardizzazione del volontariato antincendi;
e) i contenuti minimi di appositi piani antincendi per le aree destinate a esercitazioni militari, che prevedono limitazioni permanenti all'accesso, da redigersi a cura delle amministrazioni militari sentito il Corpo forestale e di vigilanza ambientale. Tali piani prevedono l'adozione di tutte le azioni necessarie a evitare l'insorgenza e la propagazione di incendi nelle e dalle aree amministrate, costituiscono un'apposita sezione del piano antincendi regionale e sono aggiornati con le medesime modalità.3. Il PRAI ha validità di tre anni ed è sottoposto a revisione annuale.
4. Il Corpo forestale e di vigilanza ambientale redige i piani operativi ripartimentali, contenenti il dettaglio e l'organizzazione delle risorse presenti nei singoli territori di competenza degli Ispettorati ripartimentali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, di intesa con l'Agenzia e con gli altri soggetti concorrenti all'attività di spegnimento degli incendi.
Art. 24
Prescrizioni antincendi, divieti e sanzioni1. Le prescrizioni regionali antincendi definiscono:
a) le modalità di controllo delle azioni determinanti anche solo potenzialmente l'innesco di incendio nelle aree e nei periodi a rischio di incendio boschivo e rurale di cui all'articolo 3, comma 3, lettera f), della legge n. 353 del 2000;
b) i comportamenti da assumere in caso di attualità d'incendio;
c) le norme relative agli abbruciamenti e alle relative autorizzazioni;
d) le norme relative alla gestione, riduzione, eliminazione del combustibile vegetale confinante con strade, impianti e insediamenti di qualunque tipo e alle altre modalità di interruzione della continuità del combustibile vegetale;
e) le modalità di autoprotezione degli insediamenti esposti a rischio di incendio di interfaccia e l'ampiezza di fasce prive di vegetazione per i nuovi insediamenti;
f) le modalità di gestione del materiale combustibile, vegetale e non, delle aree periferiche o intercluse nel tessuto urbano;
g) le norme sugli elettrodotti;
h) le norme di protezione degli insediamenti turistico-residenziali, compresi gli agriturismo, ricadenti in aree extraurbane;
i) le modalità e termini per l'attenuazione delle violazioni di cui al comma 4.2. Il rilascio del permesso di costruire relativo a interventi insediativi da realizzare all'interno, o comunque a distanza inferiore a 200 metri dalle aree considerate boschi, nonché nelle zone esposte ai rischi da incendi di interfaccia, è subordinato alla previsione della realizzazione delle misure di cui al comma 1, lettera f). Il rilascio della certificazione di agibilità di cui all'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia (Testo A)) è condizionato all'avvenuta realizzazione delle misure medesime.
3. Si applicano i divieti, le prescrizioni e le sanzioni previsti dall'articolo 10, commi 1, 2, 3, 4, della legge n. 353 del 2000, così come integrate dal presente comma:
a) per la violazione dei precetti individuati dal comma 1, lettere a) ed e) si applicano la sanzione amministrativa e le altre disposizioni fissate dall'articolo 10, commi 6 e 7, della legge n. 353 del 2000;
b) per le violazioni alle prescrizioni contenute nelle norme relative agli abbruciamenti di cui al comma 1, lettera c), salvo che il fatto non costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 150 a euro 900;
c) per le violazioni agli obblighi di cui al comma 1, lettera d), salvo che il fatto non costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 200 a euro 1.200 per ogni ettometro o frazione di ettometro di tratta non conforme a quanto prescritto;
d) per le violazioni agli obblighi dettati dal comma 1 lettera f), salvo che il fatto non costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.000 a euro 6.000;
e) per ogni altra violazione ai precetti recati dal presente Titolo così come integrati dalle prescrizioni regionali antincendi, per la quale non sia prevista specifica sanzione, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 50 a euro 300.4. L'autorità che effettua il controllo, quando accerta l'esistenza di una delle violazioni previste dal comma 1, lettera d), che sono sanate prima che si verifichino eventi dannosi, prescrive al trasgressore gli adempimenti necessari per una completa regolarizzazione delle violazioni accertate, fissando un termine non superiore a quindici giorni per ottemperare a essi. Se il trasgressore ottempera a tutte le prescrizioni imposte dall'autorità entro il termine fissato, le sanzioni sono ridotte a un quinto.
5. In caso di violazione dei precetti di cui al comma 1, lettera f), da parte di esercenti di attività turistiche o agrituristiche, oltre alle sanzioni di cui al comma 3, lettera d), è disposta, dall'autorità competente, la sospensione della licenza, dell'autorizzazione o del provvedimento amministrativo che consente l'esercizio dell'attività, con efficacia decorrente fino al termine dell'accertata ottemperanza ai precetti medesimi. L'irrogazione delle sanzioni amministrative compete al Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
Art. 24
Prescrizioni antincendi, divieti e sanzioni1. Le prescrizioni regionali antincendi definiscono:
a) le modalità di controllo delle azioni determinanti anche solo potenzialmente l'innesco di incendio nelle aree e nei periodi a rischio di incendio boschivo e rurale di cui all'articolo 3, comma 3, lettera f), della legge n. 353 del 2000;
b) i comportamenti da assumere in caso di attualità d'incendio;
c) le norme relative agli abbruciamenti e alle relative autorizzazioni;
d) le norme relative alla gestione, riduzione, eliminazione del combustibile vegetale confinante con strade, impianti e insediamenti di qualunque tipo e alle altre modalità di interruzione della continuità del combustibile vegetale;
e) le modalità di autoprotezione degli insediamenti esposti a rischio di incendio di interfaccia e l'ampiezza di fasce prive di vegetazione per i nuovi insediamenti;
f) le modalità di gestione del materiale combustibile, vegetale e non, delle aree periferiche o intercluse nel tessuto urbano;
g) le norme sugli elettrodotti;
h) le norme di protezione degli insediamenti turistico-residenziali, compresi gli agriturismo, ricadenti in aree extraurbane;
i) le modalità e termini per l'attenuazione delle violazioni di cui al comma 4.2. Il rilascio del permesso di costruire relativo a interventi insediativi da realizzare all'interno, o comunque a distanza inferiore a 200 metri dalle aree considerate boschi, nonché nelle zone esposte ai rischi da incendi di interfaccia, è subordinato alla previsione della realizzazione delle misure di cui al comma 1, lettera h). Il rilascio della certificazione di agibilità di cui all'articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia (Testo A)) è condizionato all'avvenuta realizzazione delle misure medesime.
3. Si applicano i divieti, le prescrizioni e le sanzioni previsti dall'articolo 10, commi 1, 2, 3, 4, della legge n. 353 del 2000, così come integrati dal presente comma:
a) per la violazione dei precetti individuati dal comma 1, lettere a) ed e) si applicano la sanzione amministrativa e le altre disposizioni fissate dall'articolo 10, commi 6 e 7, della legge n. 353 del 2000;
b) per le violazioni alle prescrizioni contenute nelle norme relative agli abbruciamenti di cui al comma 1, lettera c), salvo che il fatto non costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 150 a euro 900;
c) per le violazioni agli obblighi di cui al comma 1, lettera d), salvo che il fatto non costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 200 a euro 1.200 per ogni ettometro o frazione di ettometro di tratta non conforme a quanto prescritto;
d) per le violazioni agli obblighi dettati dal comma 1, lettera f), salvo che il fatto non costituisca reato, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.000 a euro 6.000;
e) per ogni altra violazione ai precetti recati dal presente titolo così come integrati dalle prescrizioni regionali antincendi, per la quale non sia prevista specifica sanzione, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 50 a euro 300.4. L'autorità che effettua il controllo, quando accerta l'esistenza di una delle violazioni previste dal comma 1, lettera d), che sono sanate prima che si verifichino eventi dannosi, prescrive al trasgressore gli adempimenti necessari per una completa regolarizzazione delle violazioni accertate, fissando un termine non superiore a quindici giorni per ottemperare a essi. Se il trasgressore ottempera a tutte le prescrizioni imposte dall'autorità entro il termine fissato, le sanzioni sono ridotte a un quinto.
5. In caso di violazione dei precetti di cui al comma 1, lettera f), da parte di esercenti di attività turistiche o agrituristiche, oltre alle sanzioni di cui al comma 3, lettera d), è disposta, dall'autorità competente, la sospensione della licenza, dell'autorizzazione o del provvedimento amministrativo che consente l'esercizio dell'attività, con efficacia decorrente fino al termine dell'accertata ottemperanza ai precetti medesimi.
6. L'irrogazione delle sanzioni amministrative compete al Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
Art. 25
Sistema regionale antincendi1. Il sistema operativo regionale antincendi è costituito dalla Protezione civile regionale, dal Corpo forestale di vigilanza ambientale, dall'Agenzia e, in base ad appositi accordi, dai soggetti statali competenti, dalle associazioni di volontariato e dalle compagnie barracellari.
2. Per migliorare l'attività di coordinamento delle attività di prevenzione e di lotta attiva agli incendi, gli ambiti territoriali di competenza dei servizi ripartimentali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e gli ambiti territoriali di competenza dei servizi territoriali dell'Agenzia coincidono.
Art. 25
Sistema regionale antincendi1. Il sistema operativo regionale antincendi è costituito dalla Protezione civile regionale, dal Corpo forestale di vigilanza ambientale, dall'Agenzia e, in base ad appositi accordi, dai soggetti statali competenti, dalle associazioni di volontariato e dalle compagnie barracellari.
2. Il coordinamento delle attività di lotta agli incendi boschivi e rurali (linea di spegnimento) e la funzione di Direzione delle operazioni di spegnimento (DOS) sono svolti dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
3. Per migliorare l'attività di coordinamento delle attività di prevenzione e di lotta attiva agli incendi, gli ambiti territoriali regionali del sistema antincendi coincidono con i servizi ripartimentali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale.
Titolo V
Promozione dell'economia
e della ricerca forestaleCapo I
Promozione dell'economia
e della ricerca forestaleArt. 26
Albo delle imprese forestali1. È istituito, ai sensi dell'articolo 7, commi 1 e 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 (Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57), l'albo regionale delle imprese forestali.
2. Nell'albo di cui al comma 1 sono iscritte le imprese, le cooperative e i consorzi che operano nel settore degli interventi forestali, comprese le ditte di utilizzazione, trasformazione e commercializzazione in ambito forestale.
3. Gli interventi sul patrimonio pubblico nel settore forestale sono eseguiti in amministrazione diretta dall'Agenzia, ovvero attraverso affidamento ai soggetti iscritti all'albo di cui al comma 1. Nei casi e nei limiti di cui all'articolo 17, commi 1 e 2, della legge 31 gennaio 1994, n. 97 (Nuove disposizioni per le zone montane), i lavori possono essere affidati ai soggetti ivi indicati.
4. La Giunta regionale disciplina con proprio atto la procedura, i requisiti giuridico-amministrativi e tecnici per l'iscrizione, il rinnovo, la sospensione e la decadenza degli operatori e individua le tipologie di interventi selvicolturali per la realizzazione dei quali è necessaria l'iscrizione all'albo.
5. La tenuta dell'albo è curata dal servizio della direzione generale dell'ambiente competente in materia di politiche forestali.
Titolo V
Promozione dell'economia
e della ricerca forestaleCapo I
Promozione dell'economia
e della ricerca forestaleArt. 26
Albo delle imprese forestali
(identico)
Art. 27
Forme associative di gestione1. La Regione, in raccordo con l'Agenzia, favorisce la nascita di forme associative della gestione forestale con particolare riferimento alle filiere foresta-prodotti legnosi e non legnosi e promuove forme associative legate alle attività vivaistiche, alla gestione faunistica, all'educazione alla sostenibilità, all'apicoltura, alla sentieristica, alle attività turistico-ricreative e alla promozione territoriale.
2. La Regione riconosce e promuove la costituzione di consorzi forestali e incentiva la partecipazione di soggetti pubblici e privati.
3. I consorzi forestali sono costituiti volontariamente tra i soggetti pubblici e privati proprietari dei terreni e altri soggetti delle filiere forestali, al fine di svolgere, nei terreni conferiti, tutte le attività necessarie alla valorizzazione dei terreni e dei prodotti.
4. Ai consorzi forestali costituiti interamente da soggetti privati si applicano le disposizioni di cui agli articoli 2602 e seguenti del codice civile.
5. I consorzi forestali hanno personalità giuridica e gestiscono direttamente i terreni loro conferiti attraverso un piano forestale particolareggiato.
6. Quando, in ragione dell'estensione dei terreni conferiti, la partecipazione pubblica al consorzio è maggioritaria, l'affidamento di lavori a terzi è soggetto alle procedure a evidenza pubblica previste dalla normativa dell'Unione europea e statale.
7. La Giunta regionale disciplina con proprio atto le procedure per la costituzione dei consorzi, per l'adozione degli statuti e per il riconoscimento e i criteri e le modalità di finanziamento.
Art. 27
Forme associative di gestione
(identico)
Art. 28
Promozione delle attività selvicolturali1. Per il perseguimento delle finalità di cui all'articolo 2 della presente legge, la Regione promuove gli interventi e le opere selvicolturali attuati da soggetti pubblici e privati contenuti nel Piano forestale ambientale regionale.
2. Gli interventi di cui al comma 1 riguardano, in particolare:
a) la cura e la gestione del patrimonio forestale, il suo ampliamento anche mediante rimboschimenti o imboschimenti, la ricostituzione di boschi degradati o danneggiati, le cure colturali, gli interventi di rinaturalizzazione e la difesa fitosanitaria;
b) l'impianto e il miglioramento di sugherete, castagneti, formazioni riparie, boschi periurbani e altre formazioni forestali particolari;
c) l'arboricoltura da legno;
d) la tutela degli alberi monumentali;
e) le sistemazioni idraulico-forestali e delle aste fluviali;
f) la rinaturalizzazione di aree forestali.
Art. 28
Promozione delle attività selvicolturali
(identico)
Art. 29
Certificazione forestale1. La Regione, in ottemperanza alle previsioni dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 227 del 2001, promuove l'adesione dei proprietari e dei gestori di boschi pubblici e privati a schemi volontari di certificazione forestale, per una gestione sostenibile e responsabile delle risorse e dei prodotti forestali.
2. La certificazione forestale, rilasciata da organismi accreditati sulla base di standard internazionali, comunitari e nazionali predefiniti, è promossa, quale strumento di promozione e valorizzazione del comparto forestale regionale, attraverso misure di sostegno e incentivazione rivolte ai gestori e ai proprietari di superfici forestali.
3. La Regione promuove, inoltre, certificazioni di prodotto e di processo diverse dalle certificazioni specifiche per il settore forestale, quali misure volte alla valorizzazione qualitativa dei prodotti forestali legnosi e non legnosi, comprese le produzioni sughericole, o alla promozione dei territori agro-silvo-pastorali. A tale scopo si sperimentano anche modelli di certificazione su diversi livelli, aziendale, territoriale di gruppo, regionale, anche relativamente alla certificazione della gestione forestale e del prodotto di filiera.
Art. 29
Certificazione forestale
(identico)
Art. 30
Valorizzazione
della filiera di produzioni legnose1. Per migliorare la competitività del settore forestale, la Regione promuove interventi di soggetti pubblici e privati volti alla valorizzazione della filiera delle produzioni legnose, anche a fini energetici.
2. La valorizzazione delle filiere di cui al comma 1 è attuata nel rispetto di modelli di gestione forestale sostenibile e di aumento della funzionalità delle foreste, da conseguirsi anche attraverso attività di promozione dei consorzi di cui all'articolo 27, in coerenza con la Pianificazione forestale di distretto e con la pianificazione forestale particolareggiata.
3. Gli atti della programmazione regionale specificano gli interventi da promuovere nell'ambito della tipologia di cui ai commi precedenti.
Art. 30
Valorizzazione
della filiera di produzioni legnose
(identico)
Art. 31
Valorizzazione della filiera foresta-sughero1. La Regione riconosce il valore strategico del comparto sughericolo nell'ambito della politica forestale regionale e individua nel sistema agroforestale della sughera un bene di alta valenza produttiva, culturale paesaggistica e ambientale, oggetto di tutela e conservazione.
2. La sughericoltura è valorizzata attraverso indirizzi selvicolturali mirati all'aumento della funzionalità dei sistemi attuali, come strategia per una produzione di maggiore qualità e supporto all'adozione di modelli di gestione forestale sostenibile, funzionali alla certificazione dei sistemi di gestione e dei prodotti da essi derivati.
3. La Regione, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, approva il programma straordinario pluriennale per lo sviluppo della sughericoltura di cui all'articolo 1 della legge regionale 9 febbraio 1994, n. 4 (Disciplina e provvidenze a favore della sughericoltura e modifiche alla legge regionale 9 giugno 1989 n. 37, concernente "Disciplina e provvidenze a favore della sughericoltura e dell'industria sughericola") e definisce obiettivi, strategie di valorizzazione del settore a breve, medio e lungo termine.
4. La Regione individua annualmente le risorse destinate alla valorizzazione del comparto sughericolo e all'attuazione delle misure previste nel piano straordinario pluriennale di cui al comma 2, riguardanti azioni dirette o di agevolazione del credito, nei limiti delle disposizioni di legge e dei regolamenti comunitari.
5. La Regione promuove e coordina le attività di rilievo, verifica, aggiornamento e messa a sistema di tutte le informazioni derivanti dai diversi inventari e ricerche specifiche nel campo della sughericoltura, condotte da diversi enti pubblici e privati di cui agli articoli 5 e 11 della legge regionale n. 4 del 1994 e realizza l'inventario regionale della risorsa sughericola e la carta sughericola regionale, per la quantificazione e qualificazione del patrimonio sughericolo nell'ambito delle azioni previste all'articolo 14, commi 1 e 2.
6. La valorizzazione della sughericoltura è attuata anche attraverso la certificazione forestale di cui all'articolo 29, che attesta la rispondenza di sistemi produttivi, prodotti e servizi connessi alla foresta, a predeterminati standard di gestione forestale sostenibile.
7. La Regione sostiene l'avvio di partnership pubblico-private, rivolte anche a mercati europei ed extra europei, nei distretti sughericoli regionali vocati per la sughericoltura e la valorizzazione della filiera corta bosco-sughero e favorisce la stabile collaborazione tra gestori delle foreste pubblici e privati, imprese e cooperative addette all'estrazione, industrie di trasformazione di prodotti derivati e commercianti operanti nel settore.
8. La Regione promuove e sostiene la ricerca, la sperimentazione, l'innovazione, il trasferimento tecnologico e l'assistenza tecnica, attraverso i propri enti strumentali, in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati, sui temi della sughericoltura, inclusi gli aspetti fitosanitari connessi al deperimento delle sugherete, la compatibilità tra uso pastorale e uso selvicolturale delle superfici interessate da formazioni a sughera, le problematiche relative alla trasformazione e al marketing, con approcci partecipativi e di animazione territoriale nei contesti più vocati, miranti allo sviluppo di sistemi gestionali multi-funzionali modello.
9. La Regione sostiene la formazione continua a livello regionale degli operatori del settore e la creazione di un albo di operatori addetti alla decortica, denominati scorzini.
10. La Regione individua con deliberazione della Giunta regionale, la struttura pubblica di riferimento per la ricerca, assistenza tecnica, in materia di sughericoltura.
Art. 31
Valorizzazione della filiera foresta-sughero
(identico)
Art. 32
Valorizzazione delle filiere foresta-prodotti non legnosi e delle risorse silvo-pastorali1. La Regione attua, coinvolgendo gli operatori locali, programmi di studio e sviluppo di attività collaterali nel settore delle produzioni tipiche del bosco, favorisce la realizzazione di sinergie nel settore agro-pastorale connesso con la gestione forestale e in quello delle produzioni tipiche locali come l'apicoltura e l'attività di utilizzo dei prodotti secondari del bosco quali frutti, foglie, piante o parte di esse.
2. La Regione promuove la filiera di cui al comma 1, attraverso le misure di promozione di cui all'articolo 28, in coerenza con gli indirizzi definiti dai piani forestali di distretto e dei piani forestali particolareggiati.
3. Gli atti della programmazione regionale specificano gli interventi da promuovere nell'ambito della tipologia di cui ai commi 1 e 2.
Art. 32
Valorizzazione delle filiere foresta-prodotti non legnosi e delle risorse silvo-pastorali
(identico)Art. 33
Vivaistica forestale1. La Regione persegue la tutela dei sistemi forestali, della biodiversità e l'integrità genetica delle specie autoctone e indigene e degli habitat naturali, in applicazione del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386 (Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione).
2. La Regione disciplina la produzione, la commercializzazione, la cessione e l'utilizzo, per fini forestali di materiale forestale di moltiplicazione, certificato a norma del decreto legislativo n. 386 del 2003.
3. La Regione è "Organismo ufficiale" ed è "Regione di provenienza" ai sensi del decreto legislativo n. 386 del 2003. Le specie di interesse forestale sono quelle contemplate nell'allegato I del decreto legislativo n. 386 del 2003. La Regione può ulteriormente suddividere il territorio regionale in differenti regioni di provenienza e proporre nuove specie forestali indigene e autoctone di interesse regionale.
4. La Giunta regionale, con propria deliberazione, definisce le competenze e le procedure per l'attuazione del decreto legislativo n. 386 del 2003 e istituisce la commissione tecnica regionale quale organismo regionale di indirizzo tecnico e monitoraggio. Fino all'adozione della deliberazione della Giunta regionale di cui al primo periodo, trova applicazione quanto previsto dalla deliberazione della Giunta regionale 18 settembre 2012, n. 38/11 (Attuazione del decreto legislativo n. 386 del 2003 e Direttiva Comunitaria 105/1999 CE. Disposizioni applicative in ambito regionale delle modalità di produzione e commercializzazione del materiale di propagazione forestale. Implementazione del Progetto Operativo Strategico n. 3 del Piano Forestale Ambientale Regionale).
5. È istituito, presso l'Assessorato regionale competente per il rilascio della licenza per la produzione e per la vigilanza fitosanitaria, il registro dei produttori di materiale forestale di moltiplicazione.
6. È istituito, presso la direzione generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, il registro regionale dei materiali di base. Al Corpo forestale e di vigilanza ambientale competono le funzioni relative alle procedure autorizzative finalizzate alla verifica dei materiali di base e le attività di controllo dei requisiti ai fini della loro immissione.
7. L'Agenzia è la struttura di riferimento per l'esecuzione del programma di individuazione delle unità di ammissione o materiali di base, per la produzione di materiali forestali di moltiplicazione nelle categorie "identificati alla fonte", "selezionati", "qualificati" e "controllati", presenti nelle foreste demaniali regionali.
8. L'Agenzia è la struttura di riferimento per la gestione dei propri vivai forestali, per la produzione e commercializzazione di specie di interesse forestale indigene, autoctone e non, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 386 del 2003.
9. L'Agenzia è la struttura di riferimento per la conservazione della biodiversità forestale di cui alla legge regionale 14 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti) come modificata dalla legge regionale 4 dicembre 2014, n. 30 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2014, n. 16 (Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agrobiodiversità, marchio collettivo, distretti)), con particolare riferimento allo studio, alla conservazione, al monitoraggio e alla produzione di endemismi regionali e alla conservazione del patrimonio di biodiversità delle specie frutticole autoctone locali e delle specie vegetali endemiche e a rischio di estinzione nell'ambito dei vivai conservazionisti regionali, di competenza dell'osservatorio regionale della biodiversità dell'Assessorato regionale competente in materia di ambiente. Per tali scopi, l'Agenzia può collaborare con enti di ricerca e università nazionali e internazionali.
10. L'Agenzia svolge l'attività vivaistica, nei termini e secondo le modalità da definirsi con deliberazione della Giunta regionale, anche a fini promozionali nei confronti degli enti pubblici e privati, assicurando la gestione, regolamentazione e registrazione del materiale forestale di moltiplicazione; l'Agenzia è autorizzata a produrre e commercializzare materiale di propagazione forestale, prodotto secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 386 del 2003.
Art. 33
Vivaistica forestale
(identico)
Art. 34
Promozione della ricerca forestale,
trasferimento tecnologico e assistenza tecnica1. La Regione promuove e sostiene lo sviluppo della ricerca e della sperimentazione in materia forestale attraverso gli enti pubblici di ricerca, avvalendosi, in particolare, dell'opera dei propri enti strumentali e agenzie, delle Università e degli enti e istituti di ricerca, pubblici e privati, nazionali e internazionali.
2. La Regione promuove, altresì, la divulgazione e il trasferimento dei risultati delle sperimentazioni e delle ricerche, nonché l'assistenza tecnica nel settore forestale, anche attraverso i propri enti strumentali e agenzie, sostenendo in particolare la qualificazione e l'aggiornamento delle imprese forestali.
3. Per le finalità di cui ai commi 1 e 2, la Regione può avvalersi anche della Scuola regionale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, istituita ai sensi della legge regionale 5 novembre 1985, n. 26 (Istituzione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione sarda).
4. Il funzionamento e compiti della Scuola di cui al comma 3 sono organizzati con deliberazione della Giunta regionale, in conformità a quanto previsto dall'articolo 12 bis della legge regionale n. 26 del 1985.
5. Le attività di cui ai commi 1 e 2 sono inserite nel Documento esecutivo di programmazione forestale di cui all'articolo 11.
Art. 34
Promozione della ricerca forestale,
trasferimento tecnologico e assistenza tecnica
(identico)
Titolo VI
Agenzia forestale regionale
per lo sviluppo del territorio
e dell'ambiente della SardegnaCapo I
Agenzia forestale regionale
per lo sviluppo del territorio
e dell'ambiente della SardegnaArt. 35
Istituzione dell'Agenzia forestale regionale
per lo sviluppo del territorio
e dell'ambiente della Sardegna1. Per conseguire il miglioramento, l'ammodernamento, l'incremento e la maggiore efficienza delle politiche forestali, con particolare riferimento alle esigenze di innovazione e di valorizzazione, anche economica e sociale, del patrimonio naturale e dei beni prodotti, è istituita l'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell'ambiente della Sardegna (FoReSTAS). La Regione definisce le modalità di raccordo dell'Agenzia con l'azione regionale, assicurando la coerenza e integrazione dell'attività con la programmazione della Regione.
2. L'Agenzia ha per missione l'attuazione dei programmi in campo forestale-ambientale e opera in conformità con le direttive della Giunta regionale. L'Agenzia, nell'ambito degli indirizzi definiti nel DEPF di cui all'articolo 11, supporta la Regione sui temi della gestione forestale ambientale, della multifunzionalità e della tutela del paesaggio forestale e rurale, della ricerca e del trasferimento dell'innovazione tecnologica.
3. L'Agenzia, quale struttura tecnico-operativa della Regione, è un ente di gestione, di promozione e di supporto tecnico e amministrativo, di ricerca e sperimentazione, nel settore forestale e ambientale.
4. L'Agenzia è dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, ha potere regolamentare e gode di autonomia statutaria, patrimoniale, contabile e finanziaria.
5. Lo statuto dell'Agenzia, da emanarsi entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, approvato dalla Giunta regionale, disciplina l'ordinamento e il funzionamento dell'Agenzia in conformità alle disposizioni di legge, ne individua la sede e il patrimonio, specifica le competenze e le modalità di funzionamento degli organi e delle strutture, nonché l'ordinamento finanziario e contabile.
6. L'Ente foreste della Sardegna, di cui alla legge regionale n. 24 del 1999, è soppresso e l'Agenzia subentra nei rapporti giuridici attivi e passivi dell'Ente foreste.
7. Per tutto quanto non diversamente disposto dalla presente legge, si applicano all'Agenzia le disposizioni di legge riguardanti gli enti pubblici regionali non aventi natura economica e il relativo personale e, in particolare, la legge regionale 3 maggio 1995, n. 11 (Norme in materia di scadenza, proroga, decadenza degli organi amministrativi della Regione Sardegna, in materia di società partecipate dalla Regione e di rappresentanti della Regione), la legge regionale 15 maggio 1995, n. 14 (Indirizzo, controllo, vigilanza e tutela sugli enti, istituti ed aziende regionali), la legge regionale 23 agosto 1995, n. 20 (Semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento degli enti strumentali della Regione e di altri enti pubblici e di diritto pubblico operanti nell'ambito regionale) e la legge regionale n. 31 del 1998. I regolamenti interni di organizzazione e funzionamento dell'Agenzia sono redatti sulla base dei principi e dei criteri generali contenuti nella legge regionale n. 31 del 1998.
Titolo VI
Agenzia forestale regionale
per lo sviluppo del territorio
e dell'ambiente della SardegnaCapo I
Agenzia forestale regionale
per lo sviluppo del territorio
e dell'ambiente della SardegnaArt. 35
Istituzione dell'Agenzia forestale regionale
per lo sviluppo del territorio
e dell'ambiente della Sardegna1. Per conseguire il miglioramento, l'ammodernamento, l'incremento e la maggiore efficienza delle politiche forestali, con particolare riferimento alle esigenze di innovazione e di valorizzazione, anche economica e sociale, del patrimonio naturale e dei beni prodotti, è istituita l'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell'ambiente della Sardegna (FoReSTAS). La Regione definisce le modalità di raccordo dell'Agenzia con l'azione regionale, assicurando la coerenza e integrazione dell'attività con la programmazione della Regione.
2. L'Agenzia ha per missione l'attuazione dei programmi in campo forestale-ambientale e opera in conformità con le direttive della Giunta regionale. L'Agenzia, nell'ambito degli indirizzi contenuti negli strumenti per la pianificazione e la programmazione di cui al titolo II, supporta la Regione sui temi della gestione forestale ambientale, della multifunzionalità e della tutela del paesaggio forestale e rurale, della ricerca e del trasferimento dell'innovazione tecnologica.
3. L'Agenzia, quale struttura tecnico-operativa della Regione, è un ente di gestione, di promozione e di supporto tecnico e amministrativo, di ricerca e sperimentazione, nel settore forestale e ambientale.
4. L'Agenzia è dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, ha potere regolamentare e gode di autonomia statutaria, patrimoniale, contabile e finanziaria.
5. Lo statuto dell'Agenzia, da emanarsi entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, approvato dalla Giunta regionale, previo parere della competente Commissione consiliare, disciplina l'ordinamento e il funzionamento dell'Agenzia in conformità alle disposizioni di legge, ne individua la sede e il patrimonio, specifica le competenze e le modalità di funzionamento degli organi e delle strutture, nonché l'ordinamento finanziario e contabile.
6. L'Ente foreste della Sardegna, di cui alla legge regionale n. 24 del 1999, è soppresso e l'Agenzia subentra nei rapporti giuridici attivi e passivi dell'Ente foreste.
7. Per tutto quanto non diversamente disposto dalla presente legge, si applicano all'Agenzia le disposizioni di legge riguardanti gli enti pubblici regionali non aventi natura economica e il relativo personale e, in particolare, la legge regionale 3 maggio 1995, n. 11 (Norme in materia di scadenza, proroga, decadenza degli organi amministrativi della Regione Sardegna, in materia di società partecipate dalla Regione e di rappresentanti della Regione), la legge regionale 15 maggio 1995, n. 14 (Indirizzo, controllo, vigilanza e tutela sugli enti, istituti ed aziende regionali), la legge regionale 23 agosto 1995, n. 20 (Semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento degli enti strumentali della Regione e di altri enti pubblici e di diritto pubblico operanti nell'ambito regionale) e la legge regionale n. 31 del 1998. I regolamenti interni di organizzazione e funzionamento dell'Agenzia sono redatti sulla base dei principi e dei criteri generali contenuti nella legge regionale n. 31 del 1998.
Art. 36
Ambiti di intervento1. L'Agenzia attua i propri compiti istituzionali sul territorio regionale operando, con tutti gli altri soggetti regionali competenti, nei sotto indicati ambiti di intervento:
a) gestione forestale;
b) gestione di ambiti forestali insistenti su ecosistemi costieri terrestri;
c) gestione della rete ecologica regionale negli ambiti forestali, in accordo con gli enti di gestione e i comuni interessati, individuando le più opportune forme associative consentite dalla legge;
d) manutenzione del tessuto rurale;
e) protezione civile e salvaguardia del patrimonio forestale dalla minaccia degli incendi;
f) ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico e formazione.
Art. 36
Ambiti di intervento
(identico)
Art. 37
Funzioni dell'Agenzia1. L'Agenzia, nel rispetto degli atti di pianificazione e programmazione regionale, tutela, gestisce e valorizza il patrimonio forestale attraverso le seguenti funzioni:
a) cura, tutela e conservazione del patrimonio forestale, della biodiversità e del paesaggio e, in particolare:
1) svolgimento di tutte le attività strumentali finalizzate alla conservazione del patrimonio, con azioni volte alla tutela della biodiversità e alla promozione dei vivai conservazionistici, nonché al contrasto ai cambiamenti climatici, attraverso una gestione forestale pianificata, orientata alla preservazione e conservazione della qualità dei sistemi ecologici in tutte le loro componenti fisiche e biologiche;
2) attuazione di piani, programmi e progetti, in collaborazione con altri soggetti, finalizzati al ripristino funzionale e strutturale dei sistemi forestali in contesti litoranei e dunali;
3) diffusione faunistica e gestione dei centri di allevamento e recupero della fauna selvatica;
4) attuazione di interventi forestali e fitosanitari;
5) espressione di pareri obbligatori sugli interventi previsti da terzi che interessano i beni amministrati, nei casi previsti dal regolamento generale di organizzazione.
b) difesa dei sistemi forestali e silvo-pastorali dai rischi ambientali e, in particolare:
1) esecuzione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria dei territori a rischio, opere di difesa del suolo, sistemazione idraulico-forestale, rimboschimento e rinsaldamento in ambiti territoriali soggetti a intensa erosione, rischio di desertificazione e dissesto, ovvero sottoposti a regime vincolistico ai sensi del regio decreto legge n. 3267 del 1923;
2) attuazione in tutto il territorio regionale delle attività di protezione civile, con particolare riferimento alle campagne antincendio, alle attività di presidio idraulico e idrogeologico di livello regionale e alla lotta contro i parassiti delle piante forestali.
c) valorizzazione produttiva, turistico-ricreativa e culturale del patrimonio naturale e, in particolare:
1) esecuzione di opere finalizzate alla crescita economica e al benessere sociale del territorio agroforestale attraverso la realizzazione di interventi selvicolturali e di arboricoltura da legno, la valorizzazione economica delle foreste e la promozione dell'impresa forestale in un'ottica di gestione forestale sostenibile, con particolare riferimento alle filiere foresta-legno e foresta-prodotti non legnosi e filiera foresta-sughero, ivi compresa la regolamentazione dell'utilizzo sostenibile delle risorse ambientali gestite (raccolta di prodotti legnosi e non legnosi, fide e concessioni);
2) svolgimento di attività vivaistica forestale anche a fini promozionali nei confronti degli enti pubblici e privati assicurando la gestione, regolamentazione e registrazione del materiale di propagazione forestale, nei termini e secondo le modalità da definirsi con deliberazione della Giunta regionale;
3) svolgimento di attività strumentali finalizzate alla valorizzazione e promozione del patrimonio con azioni volte alla tutela del paesaggio, della cultura e tradizioni locali quali i sistemi agrosilvopastorali tradizionali, parchi anche attraverso interventi di conservazione e valorizzazione delle infrastrutture rurali;
4) realizzazione e manutenzione di aree e parchi attrezzati e di opere finalizzate alla promozione di attività di turismo rurale e ricreative, quali infrastrutture per la mobilità lenta, sentieristica e le attività sportive e turistico-ricreative ecocompatibili, nonché tutte le attività collaterali utili per il miglior utilizzo economico di beni, opere e risorse dell'Agenzia;
5) promozione della certificazione della gestione forestale, partendo dal livello aziendale per estendersi alla dimensione territoriale e favorendo le partnership pubblico-private;
6) azione di impulso della crescita e dell'associazione delle imprese forestali e dello sviluppo di consorzi, cooperative e forme utili ad accrescere la sussidiarietà pubblico-privato nel settore forestale per l'attuazione delle politiche e dei piani a livello territoriale;
7) promozione delle produzioni artigianali tipiche di qualità e delle attività forestali e silvo-pastorali, condotte secondo i criteri di sostenibilità;
d) promozione della ricerca scientifica, sperimentazione, innovazione tecnologica e della cultura nel settore forestale e sostegno delle attività di informazione, sensibilizzazione ed educazione ambientale e, in particolare:
1) collaborazione a ricerche e studi mirati allo sviluppo di attività produttive e ricreative ecocompatibili, complementari e connesse alla gestione forestale e alle attività di ricerca scientifica, di sperimentazione, di innovazione e trasferimento tecnologico nei settori di competenza;
2) promozione e divulgazione dei valori naturalistici, storici e culturali del patrimonio forestale regionale, nonché delle proprie attività istituzionali, anche attraverso attività di educazione ambientale, in raccordo con gli altri soggetti istituzionalmente competenti;
3) implementazione dei sistemi informativi tramite la gestione e l'aggiornamento dei dati ambientali di propria pertinenza, in raccordo con l'Assessorato regionale competente in materia di ambiente;
4) promozione di percorsi di innovazione tecnologica e sperimentazione in grado di favorire la competitività nel settore forestale;
5) consulenza e assistenza tecnica a soggetti pubblici e privati in materie forestali e ambientali.
Art. 37
Funzioni dell'Agenzia1. L'Agenzia, nel rispetto degli atti di pianificazione e programmazione regionale, tutela, gestisce e valorizza il patrimonio forestale attraverso le seguenti funzioni:
a) cura, tutela e conservazione del patrimonio forestale, della biodiversità e del paesaggio e, in particolare:
1) svolgimento di tutte le attività strumentali finalizzate alla conservazione del patrimonio, con azioni volte alla tutela della biodiversità e alla promozione dei vivai conservazionistici, nonché al contrasto ai cambiamenti climatici, attraverso una gestione forestale pianificata, orientata alla preservazione e conservazione della qualità dei sistemi ecologici in tutte le loro componenti fisiche e biologiche;
2) attuazione di piani, programmi e progetti, in collaborazione con altri soggetti, finalizzati al ripristino funzionale e strutturale dei sistemi forestali in contesti litoranei e dunali;
3) diffusione faunistica e gestione dei centri di allevamento e recupero della fauna selvatica;
4) attuazione di interventi forestali e fitosanitari;
5) espressione di pareri obbligatori sugli interventi previsti da terzi che interessano i beni amministrati, nei casi previsti dal regolamento generale di organizzazione;
b) difesa dei sistemi forestali e silvo-pastorali dai rischi ambientali e, in particolare:
1) esecuzione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria dei territori a rischio, opere di difesa del suolo, sistemazione idraulico-forestale, rimboschimento e rinsaldamento in ambiti territoriali soggetti a intensa erosione, rischio di desertificazione e dissesto, ovvero sottoposti a regime vincolistico ai sensi del regio decreto n. 3267 del 1923;
2) attuazione in tutto il territorio regionale delle attività di protezione civile, con particolare riferimento alle campagne antincendio, alle attività di presidio idraulico e idrogeologico di livello regionale e alla lotta contro i parassiti delle piante forestali;
c) valorizzazione produttiva, turistico-ricreativa e culturale del patrimonio naturale e, in particolare:
1) esecuzione di opere finalizzate alla crescita economica e al benessere sociale del territorio agroforestale attraverso la realizzazione di interventi selvicolturali e di arboricoltura da legno, la valorizzazione economica delle foreste e la promozione dell'impresa forestale in un'ottica di gestione forestale sostenibile, con particolare riferimento alle filiere foresta-legno e foresta-prodotti non legnosi e filiera foresta-sughero, ivi compresa la regolamentazione dell'utilizzo sostenibile delle risorse ambientali gestite (raccolta di prodotti legnosi e non legnosi, fide e concessioni);
2) svolgimento di attività vivaistica forestale anche a fini promozionali nei confronti degli enti pubblici e privati assicurando la gestione, regolamentazione e registrazione del materiale di propagazione forestale, nei termini e secondo le modalità da definirsi con deliberazione della Giunta regionale;
3) svolgimento di attività strumentali finalizzate alla valorizzazione e promozione del patrimonio con azioni volte alla tutela del paesaggio, della cultura e tradizioni locali quali i sistemi agro-silvo-pastorali tradizionali, parchi anche attraverso interventi di conservazione e valorizzazione delle infrastrutture rurali;
4) realizzazione e manutenzione di aree e parchi attrezzati e di opere finalizzate alla promozione di attività di turismo rurale e ricreative, quali infrastrutture per la mobilità lenta, la sentieristica attrezzata e le attività sportive e turistico-ricreative ecocompatibili, nonché tutte le attività collaterali utili per il miglior utilizzo economico di beni, opere e risorse dell'Agenzia;
5) promozione della certificazione della gestione forestale, partendo dal livello aziendale per estendersi alla dimensione territoriale e favorendo le partnership pubblico-private;
6) azione di impulso della crescita e dell'associazione delle imprese forestali e dello sviluppo di consorzi, cooperative e forme utili ad accrescere la sussidiarietà pubblico-privato nel settore forestale per l'attuazione delle politiche e dei piani a livello territoriale;
7) promozione delle produzioni artigianali tipiche di qualità e delle attività forestali e silvo-pastorali, condotte secondo i criteri di sostenibilità;
d) promozione della ricerca scientifica, sperimentazione, innovazione tecnologica e della cultura nel settore forestale e sostegno delle attività di informazione, sensibilizzazione ed educazione ambientale e, in particolare:
1) collaborazione a ricerche e studi mirati allo sviluppo di attività produttive e ricreative ecocompatibili, complementari e connesse alla gestione forestale e alle attività di ricerca scientifica, di sperimentazione, di innovazione e trasferimento tecnologico nei settori di competenza;
2) promozione e divulgazione dei valori naturalistici, storici e culturali del patrimonio forestale regionale, nonché delle proprie attività istituzionali, anche attraverso attività di educazione ambientale, in raccordo con gli altri soggetti istituzionalmente competenti;
3) implementazione dei sistemi informativi tramite la gestione e l'aggiornamento dei dati ambientali di propria pertinenza, in raccordo con l'Assessorato regionale competente in materia di ambiente;
4) promozione di percorsi di innovazione tecnologica e sperimentazione in grado di favorire la competitività nel settore forestale;
5) consulenza e assistenza tecnica a soggetti pubblici e privati in materie forestali e ambientali.
Art. 38
Programma delle attività1. L'Agenzia predispone e attua i programmi inerenti alle attività di propria competenza negli ambiti di cui all'articolo 36, nel rispetto delle indicazioni del PFAR e delle direttive impartite dalla Giunta regionale e dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente.
2. I programmi di cui al comma 1 hanno durata triennale, sono soggetti a revisione annuale e redatti nel rispetto delle disposizioni contenute negli altri strumenti di programmazione finanziaria della Regione.
3. I programmi di cui al comma 1 definiscono il quadro previsionale delle attività di cui al comma 2, le risorse necessarie, i tempi di attuazione e i risultati da conseguirsi, anche attraverso l'utilizzo di costi e benefici standard approvati dall'Assessorato regionale competente in materia di ambiente, indicando nel dettaglio le modalità attuative nell'anno di riferimento.
4. I programmi di cui al comma 1 sono approvati dalla Giunta regionale, acquisito il parere delle amministrazioni comunali nei cui territori ricadono gli interventi previsti. A tal fine l'Assessore regionale competente in materia di ambiente, per il tramite dell'Agenzia, indice apposite conferenze di servizi, articolate per ambiti territoriali omogenei.
Art. 38
Programma delle attività1. L'Agenzia predispone e attua i programmi inerenti alle attività di propria competenza negli ambiti di cui all'articolo 36, nel rispetto degli obiettivi strategici e delle linee gestionali contenuti negli strumenti della pianificazione forestale regionale e in attuazione del documento di cui all'articolo 11 e delle ulteriori direttive impartite:
a) dalla Giunta regionale mediante deliberazione;
b) dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente.2. I programmi di cui al comma 1 hanno durata triennale, sono soggetti a revisione annuale e redatti nel rispetto delle disposizioni contenute negli altri strumenti di programmazione finanziaria della Regione.
3. I programmi di cui al comma 1 definiscono il quadro previsionale delle attività dell'Agenzia, le risorse necessarie, i tempi di attuazione e i risultati da conseguirsi, anche attraverso l'utilizzo di costi e benefici standard approvati dall'Assessorato regionale competente in materia di ambiente, indicando nel dettaglio le modalità attuative nell'anno di riferimento.
4. I programmi di cui al comma 1, predisposti dopo l'acquisizione del parere delle amministrazioni comunali nei cui territori ricadono gli interventi previsti, anche acquisito in apposite conferenze di servizi, articolate per ambiti territoriali omogenei indette dall'Agenzia, sono sottoposti alle procedure di controllo di cui alla legge regionale n. 14 del 1995.
Art. 39
Sistema contabile1. L'Agenzia adotta il sistema contabile della Regione.
2. Al fine di evidenziare le modalità con le quali l'Agenzia concorre al perseguimento degli obiettivi generali, le missioni e i programmi del bilancio regionale sono declinati in azioni. Le azioni costituiscono le unità di approvazione del bilancio dell'Agenzia.
3. Costituisce parte integrante del bilancio il piano degli indicatori, rappresentativo dei servizi resi e dei benefici che l'Agenzia persegue attraverso le azioni. Il piano degli indicatori deve dimostrare la coerenza degli obiettivi delle azioni con quelli del PFAR e del DEPF.
Art. 39
Sistema contabile
(identico)
Art. 40
Indirizzo e controllo1. L'Agenzia è sottoposta all'attività di indirizzo, controllo, vigilanza e tutela della Giunta regionale ai sensi della legge regionale n. 14 del 1995 e successive modifiche e integrazioni.
2. L'Agenzia è tenuta all'osservanza delle direttive impartite dalla Giunta regionale e dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente.
3. Per le finalità di cui al comma 1, l'Agenzia, contestualmente all'invio della proposta del bilancio di previsione, trasmette annualmente i programmi triennali di cui all'articolo 38 e il piano degli indicatori.
4. Alla tabella A allegata alla legge regionale n. 14 del 1995 il punto n. 4 "Ente foreste della Sardegna" è sostituito con il seguente:
"4. Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS)".5. L'Agenzia è sottoposta al controllo interno di gestione previsto dall'articolo 10 della legge regionale n. 31 del 1998 e successive modifiche e integrazioni.
Art. 40
Indirizzo e controllo
(identico)
Art. 41
Organi dell'Agenzia1. Sono organi dell'Agenzia:
a) l'amministratore unico;
b) il collegio dei revisori dei conti;
c) il comitato territoriale.
Art. 41
Organi dell'Agenzia
(identico)
Art. 42
Amministratore unico1. L'amministratore unico dell'Agenzia è nominato con decreto del Presidente della Regione previa conforme deliberazione della Giunta regionale adottata su proposta dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente tra soggetti in possesso di elevate competenze in materia di organizzazione e amministrazione nonché di elevata professionalità e di comprovata esperienza, a seguito di procedura selettiva pubblica. L'amministratore unico dura in carica cinque anni rinnovabili una sola volta e decade al centottantesimo giorno dall'insediamento del Consiglio regionale.
2. L'amministratore unico è il rappresentante legale dell'Agenzia e svolge le seguenti funzioni:
a) verifica la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa e della gestione agli indirizzi e alle priorità strategiche fissate dalla Giunta regionale e dall' Assessore regionale competente in materia di ambiente;
b) adotta il bilancio di previsione e le sue variazioni e il conto consuntivo;
c) adotta su proposta del direttore generale lo statuto e i regolamenti dell'Agenzia;
d) propone la nomina e la revoca del direttore generale dell'Agenzia;
e) conferisce gli incarichi di direzione di servizio secondo i criteri stabiliti nel regolamento di organizzazione;
f) assegna le risorse umane, finanziarie e strumentali al direttore generale e verifica il loro utilizzo;
g) in caso di inerzia del direttore generale nel compimento degli atti di sua competenza, ovvero in presenza di mancato esercizio del potere sostitutivo in caso di inattività dei dirigenti nell'adozione dei provvedimenti rientranti nelle loro attribuzioni, assegna al direttore generale stesso un termine perentorio entro il quale provvedere. Trascorso il termine assegnato, esercita il potere sostitutivo attraverso la nomina di un commissario ad acta;
h) su proposta del direttore generale, promuove e resiste alle liti, disponendo in merito alle relative conciliazioni, rinunce e transazioni;
i) definisce i criteri generali da seguirsi nella determinazione di tariffe, canoni e analoghi oneri a carico di terzi;
j) adotta gli atti di disposizione del patrimonio eccedenti l'ordinaria amministrazione, anche di carattere finanziario;
k) adotta gli atti di costituzione di società e di altre forme associate e sulla partecipazione a esse;
l) adotta gli atti di acquisizione e restituzione dei terreni e degli altri beni immobili;
m) cura i rapporti istituzionali con la Regione, con gli organi dello Stato, con le amministrazioni locali, con gli enti e organismi esterni, nel quadro della programmazione generale deliberata dalla Giunta regionale;
n) cura le relazioni sindacali.3. All'amministratore unico è corrisposta dall'Agenzia un'indennità di funzione, pari alla retribuzione attribuita ai direttori generali del sistema Regione, a cui va sommata una premialità determinata secondo parametri e obiettivi stabiliti con deliberazione della Giunta regionale e inseriti nel contratto.
Art. 42
Amministratore unico1. L'amministratore unico dell'Agenzia è nominato con decreto del Presidente della Regione, previa conforme deliberazione della Giunta regionale adottata su proposta dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente, tra soggetti in possesso di elevate competenze in materia di organizzazione e amministrazione nonché di elevata professionalità e di comprovata esperienza, a seguito di procedura selettiva pubblica. L'amministratore unico dura in carica cinque anni rinnovabili una sola volta e decade al centottantesimo giorno dall'insediamento del Consiglio regionale. La qualifica di dipendente dell'Agenzia è causa di incompatibilità alla nomina ad amministratore unico.
2. L'amministratore unico è il rappresentante legale dell'Agenzia e svolge le seguenti funzioni:
a) verifica la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa e della gestione agli indirizzi e alle priorità strategiche fissate dalla Giunta regionale e dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente;
b) adotta il bilancio di previsione e le sue variazioni e il conto consuntivo;
c) adotta, su iniziativa del direttore generale, la proposta di statuto e i regolamenti dell'Agenzia;
d) propone la nomina e la revoca del direttore generale dell'Agenzia;
e) conferisce gli incarichi di direzione di servizio secondo i criteri stabiliti nel regolamento di organizzazione;
f) assegna le risorse umane, finanziarie e strumentali al direttore generale e verifica il loro utilizzo;
g) in caso di inerzia del direttore generale nel compimento degli atti di sua competenza, ovvero in presenza di mancato esercizio del potere sostitutivo in caso di inattività dei dirigenti nell'adozione dei provvedimenti rientranti nelle loro attribuzioni, assegna al direttore generale un termine perentorio entro il quale provvedere; trascorso il termine assegnato, esercita il potere sostitutivo attraverso la nomina di un commissario ad acta;
h) su proposta del direttore generale, promuove e resiste alle liti, disponendo in merito alle relative conciliazioni, rinunce e transazioni;
i) definisce i criteri generali da seguirsi nella determinazione di tariffe, canoni e analoghi oneri a carico di terzi;
j) adotta gli atti di disposizione del patrimonio eccedenti l'ordinaria amministrazione, anche di carattere finanziario;
k) adotta gli atti di costituzione di società e di altre forme associate e sulla partecipazione a esse;
l) adotta gli atti di acquisizione e restituzione dei terreni e degli altri beni immobili;
m) cura i rapporti istituzionali con la Regione, con gli organi dello Stato, con le amministrazioni locali, con gli enti e organismi esterni, nel quadro della programmazione generale deliberata dalla Giunta regionale;
n) cura le relazioni sindacali.3. All'amministratore unico è corrisposta dall'Agenzia un'indennità di funzione, pari alla retribuzione attribuita ai direttori generali del sistema Regione, a cui va sommata una premialità determinata secondo parametri e obiettivi stabiliti con deliberazione della Giunta regionale e inseriti nel contratto.
Art. 43
Revoca dell'amministratore unico1. Nei casi in cui la gestione evidenzi una situazione di grave disavanzo, di grave violazione di legge, di mancato raggiungimento degli obiettivi, di difformità rispetto alle finalità istituzionali dell'ente o inosservanza delle direttive, il Presidente della Regione, su conforme deliberazione della Giunta regionale, previa contestazione dell'Assessore regionale competente in materia di ambiente, provvede alla revoca dell'amministratore unico.
2. All'atto della revoca la Giunta regionale nomina un commissario straordinario, dotato di professionalità ed esperienza idonee allo svolgimento dell'incarico, che provvede alla gestione ordinaria dell'Agenzia e all'adozione degli atti indifferibili e urgenti, con l'indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità.
3. Le funzioni di commissario sono attribuite con decreto del Presidente della Regione, adottato in conformità alla deliberazione della Giunta regionale di cui al comma 1.
4. Il commissario straordinario esercita le funzioni per il tempo strettamente necessario all'espletamento delle procedure previste per la nomina di un nuovo amministratore unico e per un periodo massimo di sei mesi, prorogabile per una sola volta per quarantacinque giorni, trascorso il quale decade.
Art. 43
Revoca dell'amministratore unico
(identico)
Art. 44
Comitato territoriale1. Il comitato territoriale è costituito dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente, che lo presiede, e da quattro rappresentanti indicati dal Consiglio delle autonomie locali, scelti tra i sindaci in carica nei comuni in cui siano presenti terreni amministrati dall'Agenzia. Alle riunioni del comitato partecipa, senza diritto di voto, l'amministratore unico dell'Agenzia.
2. I membri del comitato sono nominati con decreto del Presidente della Regione e restano in carica tre anni e, comunque, per un periodo non superiore a centottanta giorni dal termine della legislatura regionale. I membri del comitato decadono allo scadere del mandato elettivo.
3. Il comitato svolge funzioni consultive e propositive e, in particolare:
a) raccorda l'attività di gestione dell'Agenzia al sistema delle autonomie locali verificando l'andamento generale delle attività ed esprimendo le proprie valutazioni e proposte;
b) esprime parere sullo statuto e sul programma triennale e annuale delle attività.4. I pareri del comitato sono espressi, entro trenta giorni dalla data della richiesta, decorsi i quali si prescinde dagli stessi.
5. I componenti del comitato svolgono i compiti previsti dalla presente legge e dallo statuto a titolo gratuito.
Art. 44
Comitato territoriale1. Il comitato territoriale è costituito dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente, che lo presiede, e da quattro rappresentanti indicati dal Consiglio delle autonomie locali, scelti tra i sindaci in carica nei comuni in cui siano presenti terreni amministrati dall'Agenzia. Alle riunioni del comitato partecipa, senza diritto di voto, l'amministratore unico dell'Agenzia.
2. I membri del comitato sono nominati con decreto del Presidente della Regione e restano in carica tre anni e, comunque, per un periodo non superiore a centottanta giorni dal termine della legislatura regionale. I membri del comitato decadono allo scadere del mandato elettivo.
3. Il comitato svolge funzioni consultive e propositive e, in particolare:
a) raccorda l'attività di gestione dell'Agenzia al sistema delle autonomie locali verificando l'andamento generale delle attività ed esprimendo le proprie valutazioni e proposte;
b) esprime parere sullo statuto e sul programma triennale e annuale delle attività.4. I pareri del comitato sono espressi entro trenta giorni dalla data della richiesta, decorsi i quali si prescinde dagli stessi.
5. I componenti del comitato hanno diritto ad un gettone di presenza onnicomprensivo.
Art. 45
Il collegio dei revisori1. Il collegio dei revisori è composto da tre membri, iscritti nel registro dei revisori legali e possono essere riconfermati una sola volta.
2. I membri del collegio dei revisori sono nominati con decreto del Presidente della Regione, su proposta dell'Assessore cui compete il controllo, previa deliberazione della Giunta regionale, che ne indica anche il presidente. Nei confronti dei revisori dei conti si applicano le disposizioni di cui alla legge regionale n. 20 del 1995.
3. Il collegio dei revisori esercita le funzioni previste dall'articolo 6 della legge regionale n. 14 del 1995. Con deliberazione della Giunta regionale, su proposta del Presidente della Regione sono definiti gli ulteriori compiti del collegio dei revisori.
4. Il collegio dei revisori esprime il parere sul bilancio preventivo dell'Agenzia e sulle relative variazioni anche in termini di congruità, di coerenza e di attendibilità contabile delle previsioni, nonché il parere sugli equilibri complessivi della gestione.
5. Qualora sia riscontrato il mancato o irregolare svolgimento delle funzioni da parte del collegio dei revisori dei conti, il Presidente della Regione, previa conforme deliberazione della Giunta regionale, ne dispone con decreto motivato la revoca.
6. Ai componenti del collegio dei revisori è attribuita un'indennità di carica annua onnicomprensiva, determinata ai sensi dell'articolo 6, comma 4 bis, della legge regionale n. 20 del 1995, quale compenso lordo comprensivo di IVA, cassa previdenziale e oneri vari.
Art. 45
Collegio dei revisori
(identico)
Art. 46
Struttura organizzativa dell'Agenzia1. L'Agenzia è organizzata in una direzione generale articolata in servizi centrali e in servizi territoriali.
2. I servizi sono strutture organizzative costituite per l'esercizio anche decentrato di funzioni omogenee, affini o complementari dì carattere permanente o continuativo.
3. I servizi e le loro articolazioni organizzative rispondono ai seguenti criteri:
a) organicità della struttura per attività omogenee e complementari;
b) razionalizzazione della distribuzione delle competenze, al fine di eliminare sovrapposizioni e duplicazioni;
c) rilevanza, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, delle attività svolte e delle risorse umane e materiali assegnate.4. Ai servizi sono preposti dirigenti.
5. I servizi territoriali sono articolati in conformità e coerenza con i servizi ripartimentali del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e possono essere articolati in ulteriori strutture locali da individuarsi con lo statuto nel rispetto dei principi di cui al comma 3.
Art. 46
Struttura organizzativa dell'Agenzia
(identico)
Art. 47
Il direttore generale1. Il direttore generale è nominato con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore competente in materia di ambiente, ed è scelto con procedura a evidenza pubblica tra i dirigenti del sistema Regione di cui al comma 2 bis dell'articolo 1 della legge regionale n. 31 del 1998 o tra soggetti esterni in possesso del diploma di laurea e di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza dell'Agenzia, che abbiano ricoperto incarichi dirigenziali nella direzione di sistemi organizzativi pubblici o privati complessi di medie e grandi dimensioni per almeno cinque anni nei dieci anni precedenti, il cui rapporto di lavoro non sia stato risolto per demerito o altro fatto imputabile al soggetto medesimo.
2. La durata dell'incarico, le responsabilità e il trattamento economico e normativo sono disciplinati secondo quanto previsto dalla legge regionale n. 31 del 1998 e successive modifiche e integrazioni.
3. L'incarico di direttore generale comporta un rapporto di lavoro a tempo pieno, non è compatibile con attività professionali e incarichi elettivi e, per i pubblici dipendenti, è subordinato al collocamento in aspettativa o fuori ruolo dall'ente di appartenenza, senza assegni per tutto il periodo dell'incarico.
4. Il direttore generale è responsabile dell'attività gestionale dell'Agenzia e in particolare svolge le seguenti funzioni:
a) nel rispetto degli obiettivi, degli indirizzi e delle priorità strategiche fissate dalla Giunta regionale e dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente, sentito l'amministratore unico, determina i programmi operativi, affidandone la gestione ai direttori dei servizi;
b) dirige, controlla e coordina le attività delle strutture organizzative, anche con potere sostitutivo in caso di inerzia, al fine di conseguire gli obiettivi assegnati e di assicurare l'attuazione dei piani, dei programmi e delle direttive;
c) collabora con l'amministratore unico esprimendo pareri, formulando proposte e fornendo le informazioni utili per la decisione, con particolare riguardo ai piani annuali e pluriennali di attività;
d) sovrintende alla gestione delle risorse umane, patrimoniali e finanziarie assicurando la funzionalità, l'economicità e la rispondenza dell'azione tecnico-amministrativa ai fini generali dell'Agenzia e provvede, nel rispetto di quanto previsto nei regolamenti all'organizzazione delle strutture, al controllo e alla verifica dell'attività dei dirigenti;
e) predispone la proposta di Statuto dell'Agenzia e la trasmette all'amministratore unico, entro novanta giorni dalla nomina, per la relativa adozione;
f) predispone la proposta di programma annuale di attività e la trasmette all'amministratore unico, entro il 30 ottobre di ogni anno, per la relativa adozione;
g) predispone la proposta di bilancio di previsione, l'assestamento al bilancio stesso e le relative variazioni nonché il rendiconto generale;
h) redige la relazione sull'attività svolta nell'anno precedente e sui risultati conseguiti, anche in termini finanziari, da allegare al rendiconto;
i) decide sui ricorsi gerarchici contro gli atti e i provvedimenti amministrativi non definitivi dei dirigenti;
i) esercita tutte le attribuzioni conferitegli dalla legge, dallo statuto, dai regolamenti e adotta ogni altro atto di carattere gestionale non attribuito ai dirigenti preposti alle strutture organizzative interne.
Art. 47
Direttore generale1. Il direttore generale è nominato con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale, su proposta dell'amministratore unico dell'Agenzia, ed è scelto con procedura a evidenza pubblica tra i dirigenti del sistema Regione di cui all'articolo 1, comma 2 bis, della legge regionale n. 31 del 1998 o tra soggetti esterni in possesso del diploma di laurea e di comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza dell'Agenzia, che abbiano ricoperto incarichi dirigenziali nella direzione di sistemi organizzativi pubblici o privati complessi di medie e grandi dimensioni per almeno cinque anni nei dieci anni precedenti, il cui rapporto di lavoro non sia stato risolto per demerito o altro fatto imputabile al soggetto medesimo.
2. La durata dell'incarico, le responsabilità e il trattamento economico e normativo sono disciplinati secondo quanto previsto dalla legge regionale n. 31 del 1998, e successive modifiche ed integrazioni.
3. L'incarico di direttore generale comporta un rapporto di lavoro a tempo pieno, non è compatibile con attività professionali e incarichi elettivi e, per i pubblici dipendenti, è subordinato al collocamento in aspettativa o fuori ruolo dall'ente di appartenenza, senza assegni per tutto il periodo dell'incarico.
4. Il direttore generale è responsabile dell'attività gestionale dell'Agenzia e in particolare svolge le seguenti funzioni:
a) nel rispetto degli obiettivi, degli indirizzi e delle priorità strategiche fissati dalla Giunta regionale con deliberazione e dall'Assessore regionale competente in materia di ambiente con decreto, sentito l'amministratore unico, determina i programmi operativi, affidandone la gestione ai direttori dei servizi;
b) dirige, controlla e coordina le attività delle strutture organizzative, anche con potere sostitutivo in caso di inerzia, al fine di conseguire gli obiettivi assegnati e di assicurare l'attuazione dei piani, dei programmi e delle direttive;
c) collabora con l'amministratore unico esprimendo pareri, formulando proposte e fornendo le informazioni utili per la decisione, con particolare riguardo ai piani annuali e pluriennali di attività;
d) sovrintende alla gestione delle risorse umane, patrimoniali e finanziarie assicurando la funzionalità, l'economicità e la rispondenza dell'azione tecnico-amministrativa ai fini generali dell'Agenzia e provvede, nel rispetto di quanto previsto nei regolamenti all'organizzazione delle strutture, al controllo e alla verifica dell'attività dei dirigenti;
e) predispone la proposta di statuto dell'Agenzia e la trasmette all'amministratore unico, entro novanta giorni dalla nomina, per la relativa adozione;
f) predispone la proposta di programma annuale di attività e la trasmette all'amministratore unico, entro il 30 ottobre di ogni anno, per la relativa adozione;
g) predispone la proposta di bilancio di previsione, l'assestamento al bilancio stesso e le relative variazioni nonché il rendiconto generale;
h) redige la relazione sull'attività svolta nell'anno precedente e sui risultati conseguiti, anche in termini finanziari, da allegare al rendiconto;
i) decide sui ricorsi gerarchici contro gli atti e i provvedimenti amministrativi non definitivi dei dirigenti;
j) esercita tutte le attribuzioni conferitegli dalla legge, dallo statuto, dai regolamenti e adotta ogni altro atto di carattere gestionale non attribuito ai dirigenti preposti alle strutture organizzative interne.
Art. 48
Personale dell'Agenzia1. È assegnato all'Agenzia il personale dipendente dell'Ente foreste della Sardegna, ivi compreso il personale con rapporto di lavoro a tempo determinato semestrale.
2. Entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale approva un disegno di legge per la disciplina del regime contrattuale del personale dell'Agenzia. Nelle more continuano ad applicarsi gli articoli 9, 10 e 11 della legge regionale n. 24 del 1999 e successive modifiche e integrazioni.
Art. 48
Personale dell'Agenzia1. L'Agenzia subentra all'Ente foreste della Sardegna nella titolarità dei rapporti giuridici concernenti il personale, compreso quello con rapporto di lavoro a tempo determinato.
2. Ai dipendenti dell'Agenzia, che costituisce un comparto di contrattazione distinto dal comparto del personale dell'Amministrazione regionale e degli altri enti regionale, continua ad applicarsi:
a) il contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai forestali ed impiegati agricoli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale eseguiti in amministrazione diretta da enti, aziende o istituzioni pubbliche;
b) il contratto integrativo regionale stipulato ai sensi del presente articolo.3. Limitatamente alle materie indicate dal contratto collettivo nazionale di lavoro, la disciplina contrattuale dei dipendenti di cui al comma 2 può essere integrata dal contratto collettivo decentrato, negoziato dal comitato di cui all'articolo 59 della legge regionale n. 31 del 1998, e successive modifiche ed integrazioni.
4. Al personale dirigente continua ad applicarsi il contratto collettivo nazionale dei dirigenti dell'agricoltura e il relativo contratto integrativo, negoziato dal medesimo comitato di cui all'articolo 59 della legge regionale n. 31 del 1998, e successive modifiche ed integrazioni.
5. Gli indirizzi per la contrattazione collettiva integrativa sono deliberati dalla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore competente in materia di personale d'intesa con l'Assessore competente in materia di ambiente. Si applica l'articolo 62 della legge regionale n. 31 del 1998.
6. Le risorse finanziarie da destinare alla copertura degli oneri contrattuali relativi al personale dell'Agenzia sono comunque determinate nel rispetto della normativa nazionale e regionale in materia di spese per il personale delle pubbliche amministrazioni.
Art. 49
Assunzioni1. Le assunzioni agli impieghi nell'Agenzia avvengono:
a) per le mansioni di operaio comune, qualificato o superiore mediante richiesta di avviamento presso i centri dei servizi per il lavoro, secondo quanto previsto dall'articolo 37 della legge regionale 5 dicembre 2005, n. 20 (Norme in materia di promozione dell'occupazione, sicurezza e qualità del lavoro. Disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro. Abrogazione della legge regionale 14 luglio 2003, n. 9, in materia di lavoro e servizi all'impiego) e successive modifiche e integrazioni;
b) per i disabili, secondo le procedure previste dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) e successive modifiche e integrazioni;
c) per le funzioni impiegatizie e dirigenziali, mediante concorso pubblico, in conformità con quanto disposto dalla legge regionale n. 31 del 1998;
d) per le mansioni di operaio qualificato o superiore l'Agenzia avvia preliminarmente a selezione il personale già in servizio in qualifica inferiore da almeno tre anni, raggiunti anche cumulando periodi di servizio semestrali, che sia in possesso dei requisiti richiesti per i posti da ricoprire, anche mediante procedure di riqualificazione, secondo limiti e modalità disciplinate con regolamento interno.
Art. 49
Assunzioni1. Le assunzioni agli impieghi nell'Agenzia avvengono:
a) per le mansioni di operaio comune, qualificato o superiore mediante richiesta di avviamento presso i centri dei servizi per il lavoro, secondo quanto previsto dall'articolo 37 della legge regionale 5 dicembre 2005, n. 20 (Norme in materia di promozione dell'occupazione, sicurezza e qualità del lavoro. Disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro. Abrogazione della legge regionale 14 luglio 2003, n. 9, in materia di lavoro e servizi all'impiego), e successive modifiche ed integrazioni;
b) per i disabili, secondo le procedure previste dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), e successive modifiche ed integrazioni;
c) per le funzioni impiegatizie e dirigenziali, mediante concorso pubblico, in conformità con quanto disposto dalla legge regionale n. 31 del 1998;
d) per le mansioni di operaio qualificato o superiore l'Agenzia avvia preliminarmente a selezione il personale già in servizio in qualifica immediatamente inferiore da almeno tre anni, raggiunti anche cumulando periodi di servizio semestrali, che sia in possesso dei requisiti richiesti per i posti da ricoprire, anche mediante procedure di riqualificazione, secondo limiti e modalità disciplinate con regolamento interno.
Art. 50
Svolgimento di attività
con specifica qualificazione o specializzazione1. Per esigenze specifiche legate ai lavori forestali come programmati negli atti di pianificazione triennale, all'attività di prevenzione e lotta agli incendi boschivi e di protezione civile gli operai dell'Agenzia possono essere utilizzati nello svolgimento di attività per le quali è richiesta una specifica qualificazione o specializzazione, in base a criteri definiti con regolamento interno.
Art. 50
Svolgimento di attività
con specifica qualificazione o specializzazione
(identico)
Art. 51
Risorse per la contrattazione1. L'ammontare massimo delle risorse finanziarie da destinare alla contrattazione collettiva per il personale dell'Agenzia è determinato con apposita norma da inserire nella legge finanziaria.
2. La spesa per gli oneri contrattuali del personale dell'Agenzia posta a carico del bilancio della Regione è iscritta, in ragione dell'ammontare determinato ai sensi del comma 1, in un apposito fondo dello stato di previsione dell'Assessorato regionale competente in materia di bilancio.
3. In esito alla sottoscrizione dei contratti collettivi, l'Assessore competente in materia di bilancio è autorizzato a trasferire, con proprio decreto, le somme occorrenti per la copertura dei costi contrattuali mediante trasferimento dal fondo oneri contrattuali a favore del pertinente capitolo di bilancio dell'Agenzia.
Art. 51
Risorse per la contrattazione
(identico)
Art. 52
Patrimonio dell'Agenzia1. L'Agenzia succede nella titolarità dei beni strumentali e mobili dell'Ente foreste della Sardegna.
2. L'Agenzia provvede ai propri compiti istituzionali impiegando il proprio patrimonio.
3. Costituiscono il patrimonio dell'Agenzia:
a) il fondo di dotazione;
b) i cespiti derivanti dalle attività economiche dell'Agenzia;
c) i contributi annuali della Regione;
d) i finanziamenti e contributi derivanti da norme statali o comunitarie;
e) i beni affidati a qualsiasi titolo dalla Regione;
f) i contributi concessi da enti o da privati interessati alle categorie di opere;
g) gli altri beni comunque acquisiti.
Art. 52
Patrimonio dell'Agenzia
(identico)
Titolo VII
Norme transitorie e finaliCapo I
Norme transitorie e finaliArt. 53
Norma finanziaria1. L'Amministrazione regionale attua la presente legge senza far derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza regionale, mediante l'impiego delle risorse già destinate agli interventi di cui alla legge regionale n. 24 del 1999 iscritte in conto delle UPB S04.08.007 del bilancio della Regione per l'anno 2015 e su quelle corrispondenti dei bilanci per gli anni successivi.
2. L'Amministrazione regionale provvede agli adempimenti previsti dalla presente legge, nell'ambito delle risorse previste dalla legge finanziaria per i rinnovi contrattuali a legislazione vigente.
Titolo VII
Norme transitorie, finali e di modifica della legge regionale n. 12 del 1994Capo I
Norme transitorie, finali e di modifica della legge regionale n. 12 del 1994Art. 53
Norma finanziaria
(identico)
Art. 53 bis
Modifiche alla legge regionale n. 12 del 1994 (Mutamento di destinazione)1. Dopo il comma 2 dell'articolo 17 della legge regionale 14 marzo 1994, n. 12 (Norme in materia di usi civici. Modifica della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1, concernente l'organizzazione amministrativa della Regione sarda), è aggiunto il seguente:
"2 bis. Con le medesime modalità di cui al comma 2, i terreni soggetti ad uso civico possono essere concessi all'Agenzia "FoReSTAS" per l'esercizio delle funzioni ad essa attribuite. La durata massima della sospensione dall'esercizio degli usi civici è fissata in trenta anni rinnovabili.".
Art. 54
Abrogazioni di norme e disposizioni transitorie1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge sono abrogate le seguenti disposizioni:
a) articoli 1, 2, 3, 4, 4 bis, 5, 6, 8, 12, 13, 14, 15, 15 bis, 16, 17 della legge regionale n. 24 del 1999;
b) articoli 1, 2, 3, 4, 5, 8, 9 della legge regionale 9 agosto 2002, n. 12 (Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 (Istituzione dell'Ente Foreste della Sardegna, soppressione dell'Azienda Foreste Demaniali della Regione sarda e norme sulla programmazione degli interventi regionali in materia di forestazione);
c) articolo 15, comma 23, della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2007))
d) articolo 15, comma 19 della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento);
e) articolo 20, commi 4 e 5, della legge regionale 29 aprile 2003, n. 3 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2003));
f) articolo 6, comma 31, della legge regionale 24 aprile 2001, n. 6 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2001);
g) legge regionale 31 dicembre 1999, n. 28 (Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 "Istituzione dell'Ente foreste della Sardegna");
h) articolo 1 della legge regionale 18 luglio 2000, n. 13 (Differimento della soppressione dell'Azienda delle Foreste Demaniali della Regione sarda).2. Dalla data di entrata in vigore della presente legge ogni riferimento contenuto nelle leggi vigenti all'Ente foreste della Sardegna deve intendersi riferito all'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS).
Art. 54
Abrogazioni di norme e disposizioni transitorie1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge sono abrogate:
a) la legge regionale n. 24 del 1999, e successive modifiche ed integrazioni, con esclusione degli articoli 7 e 16;
b) gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 9 della legge regionale 9 agosto 2002, n. 12 (Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 (Istituzione dell'Ente Foreste della Sardegna, soppressione dell'Azienda Foreste Demaniali della Regione sarda e norme sulla programmazione degli interventi regionali in materia di forestazione));
c) il comma 23 dell'articolo 15 della legge regionale 29 maggio 2007, n. 2 (legge finanziaria 2007);
d) il comma 19 dell'articolo 15 della legge regionale 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori di intervento);
e) i commi 4 e 5 dell'articolo 20 della legge regionale 29 aprile 2003, n. 3 (legge finanziaria 2003);
f) il comma 31 dell'articolo 6 della legge regionale 24 aprile 2001, n. 6 (legge finanziaria 2001);
g) la legge regionale 31 dicembre 1999, n. 28 (Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1999, n. 24 "Istituzione dell'Ente foreste della Sardegna");
h) l'articolo 1 della legge regionale 18 luglio 2000, n. 13 (Differimento della soppressione dell'Azienda delle Foreste Demaniali della Regione sarda).2. Dalla data di entrata in vigore della presente legge ogni riferimento contenuto nelle leggi vigenti all'Ente foreste della Sardegna deve intendersi riferito all'Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e l'ambiente della Sardegna (FoReSTAS).
Art. 55
Entrata in vigore1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Sardegna (BURAS).
Art. 55
Entrata in vigore1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul BURAS.