CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XV LEGISLATURA
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Seconda commissione, al via il monitoraggio della situazione dei lavoratori precari in servizio nell’amministrazione, negli enti e nelle agenzie della Regione e negli Enti Locali
Cagliari, 8 ottobre 2014 - Ha preso il via in
commissione Lavoro, con una serie di audizioni, il monitoraggio
delle situazioni di precariato nell’amministrazione, nelle agenzie e
negli enti della Regione Sardegna nonché negli Enti Locali.
L’iniziativa, illustrata dal presidente della Seconda commissione,
Gavino Manca, ha come obiettivo quello di favorire una conoscenza
approfondita del fenomeno, in vista della predisposizione di
adeguati e tempestivi interventi normativi che – così come ha
dichiarato il presidente Manca – garantiscano la continuità
lavorativa. Ai lavori ha partecipato anche il presidente della Prima
commissione, Francesco Agus, che ha tra le sue competenze quella che
attinente il personale della Regione.
I primi ad essere auditi in commissione sono stati i rappresentati
dei lavoratori precari dell’amministrazione regionale. I cosiddetti
“precari storici” (sono 13 in totale) che prestano la loro opera
negli uffici della presidenza della Giunta (7 unità),
nell’assessorato dei Trasporti (6) e in quello del Lavoro (3).
Lavorano ininterrottamente da dieci anni in Regione (unico ed
esclusivo datore di lavoro) e svolgono mansioni e funzioni – così
hanno dichiarato i portavoce della delegazione, Francesca Puggioni e
Simona Deiana – tipiche dei lavoratori in pianta organica.
L’emergenza segnalata nel corso dell’audizione è quella della ormai
prossima scadenza – 31 dicembre 2014 – dei contratti in essere, in
coincidenza con la scadenza del piano pluriennale per il superamento
del precariato (articoli 3 e 4 della Legge regionale 12\2012). I
precari storici dell’amministrazione regionale hanno auspicato un
intervento del Consiglio regionale e invitato la Seconda commissione
a procedere con “una soluzione definitiva ed equa”.
I lavori sono proseguiti con l’audizione dei rappresentanti dei
precari dell’amministrazione provinciale di Cagliari. Il “caso”
riguarda 86 lavoratori (nel 2000 erano 140) che in media da 10 anni
svolgono funzioni equiparabili agli istruttori amministrativi
(categoria C) con le varie formule cococò, cocoprò, interinali e
somministrazione lavoro. Tipologie contrattuali, il cui utilizzo
prevalente da parte dell’amministrazione provinciale, ha impedito il
ricorso alle disposizioni della legge finanziaria 2007 dello Stato,
per quanto attiene la stabilizzazione del personale precario. La
scadenza dei contratti è dunque fissata al 31 dicembre 2014 e
l’amministrazione provinciale non ha a disposizione risorse per
procedere con la proroga. L’ulteriore preoccupazione, emersa nel
corso dell’audizione, riguarda la riforma degli Enti Locali che – a
giudizio dei lavoratori – potrebbe compromettere definitivamente il
loro futuro occupazionale.
Già dal novembre del 2011 hanno invece terminato il loro lavoro i 12
funzionari selezionati da apposita “vetrina pubblica” in servizio
all’Arpas a seguito dell’adesione dell’agenzia regionale per la
protezione dell’ambiente in Sardegna al bando “Master and Back”
2008. Partiti con un contratto della durata di 24 mesi hanno
usufruito di una proroga di 12 mesi. La criticità evidenziata nel
corso dell’audizione dei rappresentanti dei precari Arpas, riguarda,
in particolare, quanto previsto nella Proposta di legge n. 66,
presentata in Consiglio regionale il 26 giugno 2014, e che prevede
la possibilità di stabilizzazione soltanto per i precari con più di
36 mesi di contratto.
Periodo del quale potrebbero beneficiare, invece, un altro gruppo di
lavoratori precari (12 funzionari), anch’essi auditi nel corso dei
lavori della commissione, e che sono stati assunti in Arpas nel
2010, a seguito del bando “Master and Back” 2009, e che hanno potuto
proseguire nel lavoro fino a 40 mesi in totale (contratti scaduti il
30 dicembre 2014). Un percorso simile a quello che riguarda 6
funzionari al lavoro in Enas (audito il loro rappresentante, Enrico
Cordeddu) a seguito del bando “Master and Back” 2009 e che sono
rimasti al lavoro fino al giugno del 2013.
Sempre con riferimento all’ Arpas si è tenuta l’audizione dei
rappresentanti dei cosiddetti “idonei graduatorie Arpas 2010”.
Coloro che sono inseriti nella vigente graduatoria, approvata dopo
il regolare svolgimento dei concorsi pubblici banditi dall’Arpas nel
2009 per diverse figure professionali (prova preselettiva, due prove
scritte e prova orale). Gli idonei al concorso contestano la
proposta di legge n. 66 (Lai e più) nella parte in cui prevede la
stabilizzazione dei dodici lavoratori entrati in Arpas nel 2010 a
seguito del bando “Master and Back” 2009. I portavoce degli “idonei”
hanno ricordato le disposizioni nazionali, in particolare la legge
125\2013, e il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge
regionale 17\2012 per affermare che “l’Arpas avrebbe dovuto assumere
il personale necessario attraverso il naturale scorrimento delle
graduatorie e non con nuove selezioni per colloquio”. Tutte le
delegazioni interessate dalla situazione dell’Arpas hanno quindi
evidenziato, nel corso delle rispettive audizioni, come l’agenzia
regionale abbia intensificato nel corso degli ultimi anni il ricorso
alle esternalizzazione per svolgere i servizi che gli competono.
La delegazione dei cosiddetti “lavoratori in utilizzo” ha invece
illustrato alla commissione Lavoro la situazione che interessa circa
50 lavoratori impiegati nella Asl 8 (Cagliari), Asl 6 (Sanluri) e
Asl 1 (Sassari), introdotti nei vari a Enti, a partire dal 2010,
attraverso l’accordo quadro sottoscritto dalla Regione con le
Province, l’Anci, Italia Lavoro, i sindacati e le rappresentanze
datoriali, per l’attuazione delle politiche attive del lavoro. A
seguito dell’entrata in vigore del decreto interministeriale 83473
del 1 agosto 2014, con la modifica dei termini per la concessione
degli ammortizzatori sociali in deroga, sono però cambiate le
condizioni di utilizzo dei lavoratori beneficiari. Per la maggior
parte di essi la Regione ha quindi previsto un sussidio di 700 euro
mensili sino al 31 dicembre 2014, a fronte di un’attività lavorativa
di 80 ore mensili. I “lavoratori in utilizzo” hanno chiesto lumi
sulle caratteristiche del “servizio civico” e le ragioni per le
quali la Regione, pur in presenza della richiesta di
compartecipazione da parte dell’ente utilizzatore, dei lavoratori
abbia formulato una risposta negativa.